Congresso Nazionale World Association Psychosocial Rehabilitation, WAPR-Italia Le buone pratiche nei trattamenti psicosociali integrati: benvenuti al sud! Abstract BooK versione definitiva A cura di Massimo Casacchia e Rita Roncone L’Aquila, 6-7 ottobre 2011 1 Presidente del Congresso e Presidente della WAPR-Italia Massimo Casacchia Segreteria Scientifica Massimo Casacchia (L’Aquila), Paola Carozza (Ravenna), Bernardo Carpiniello (Cagliari), Angelo Cocchi (Milano), Monica Mazza (L’Aquila ), Rocco Pollice (L’Aquila), Edoardo Re (Milano), Rita Roncone (L’Aquila), Donatella Ussorio (L’Aquila) Comitato Scientifico Direttivo WAPR Italia Presidente Massimo Casacchia Segretario Edoardo Re Tesoriere Augusto Righi Consiglieri Germana Agnetti, Roberto Bosio, Paola Carozza, Angelo Cocchi, Barbara D’Avanzo, Giorgio De Isabella, Anna Felcher, Federico Galvan, Teodoro Maranesi, Anna Meneghelli, Elisabetta Rossi, Alessandro Svettini, Alberto Taverna Segreteria Organizzativa Momeda Eventi Via San Felice, 38 - 40122 Bologna Tel. 051 5876729 - Fax 051 5876848 email: [email protected] Rapporti Locali: Luigia Marcocci Tel: 0862/311713 - fax: 0862/312104 email: [email protected] 2 Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D2.28 PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLA SCARSITA’ DI RISORSE- 1 PARTE INTERVENTI DI RIABILITAZIONE NEL “SUD” DEL MONDO Angelo Barbato Laboratorio di Epidemiologia e Psichiatria Sociale, Istituto Mario Negri, Milano Moderatori: Massimo Casacchia (L’Aquila), Edoardo Re (Milano) Negli ultimi anni, soprattutto in seguito all’impulso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si sono moltiplicati gli sforzi per individuare modelli di cura e riabilitazione idonei per i disturbi mentali gravi nei paesi a basso reddito, descriverne l’implementazione pratica e studiarne l’efficacia. I dati disponibili in quest’area sono sempre più consistenti e vanno anche interpretati alla luce di una crescente differenzazione nell’ambito dei paesi collocati in questa categoria, per cui alcuni di essi di si avvicinano sempre più ai paesi cosiddetti occidentali, pur mostrando una grande differenziazione sociale al loro interno. Una ricognizione della letteratura ci mostra che paesi come la Cina, l’India e il Brasile, che vivono un’importante transizione socio-economica, hanno un ruolo di punta anche per quanto riguarda la produzione di ricerche ed esperienze nell’approccio comunitario ai disturbi mentali gravi. In questa presentazione, dopo aver fornito un quadro generale dell’argomento, verranno illustrati a titolo di esempio: a) Il “package of care for schizophrenia in low and middle income countries” proposto da Mari, Thara e Thronicroft b) Le esperienze di “community based rehabilitation” in India c) Le esperienze di “family intervention” in Cina. PSYCHOSOCIAL REHABILITATION: NEEDS & OPPORTUNITIES IN INTERNATIONAL PSYCHIATRY Muhammad Afzal Javed Consultant Psychiatrist & Honorary Associate Clinical Professor, Warwick University, UK; President Elect World Association for Psychosocial Rehabilitation (WAPR) e-mail: [email protected] The last few decades have seen a tremendous increase in the efforts aiming at improving current psychiatric services and incorporating a number of new innovations and initiatives in different areas of mental health. Rehabilitation Psychiatry like many other specialities is also emerging as an important sub speciality in almost all countries. But it is still a neglected speciality within the context of mental health services. There are a number of barriers in its development and expansion even in many developed countries that generally include lack of directions / policies for service delivery in psychosocial rehabilitation, limited financial resources, lack of opportunities for professional training and capacity building in the field of psychiatric rehabilitation. The Author describes the current priorities in the development of psychosocial rehabilitation services around the globe and would argue for formulating policies and directions for establishing rehabilitation services especially in the deprived, less resourced and low income countries. The salient features of such needs and opportunities would be discussed looking specifically at contemporary definition of rehabilitation, conceptual core components / purpose of specialist rehabilitation services, responsibilities of a rehabilitation teams, manpower development & needs for involving the patients, users & families in the process of rehabilitation. 3 health services in the future. The Author presents some of the key ideas and examines their implications for the delivery of mental health services. Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D2.28 PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLA SCARSITA’ DI RISORSE- 2 PARTE Moderatori: Angelo Cocchi (Milano), Roberto Bosio (Cesena) L’IMPLEMENTAZIONE DELLE BUONE PRATICHE Barbara D’Avanzo Laboratorio di Epidemiologia e Psichiatria Sociale, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano RECOVERY AND REHABILITATION - OLD WINE IN NEW BOTTLES? Geoff Shepherd Recovery Programme Lead, Centre for Mental Health, London (visiting Professor, Population and Health Services Research Department, Institute of Psychiatry, University of London) Il tema dell’implementazione, ovvero dell’adozione su base ordinaria, di interventi di provata efficacia ha visto negli anni più recenti una ripresa di interesse nel quadro, anche, della più ampia riflessione sulla dimensione translazionale della ricerca e della scienza. Esso è da una parte un tema estremamente concreto, che deriva dall’osservazione della qualità variabile e spesso inferiore all’atteso dei servizi di salute mentale e ha a che vedere con le condizioni che favoriscono od ostacolano la realizzazione di prestazioni e trattamenti. Dall’altra rappresenta una vera e propria disciplina che va chiarendo i suoi quadri di riferimento teorici e va dotandosi di una metodologia per molti versi simile a quella dell’epidemiologia e della farmacoepidemiologia sperimentale, producendo risultati non sempre consistenti. Disponiamo di alcune indicazioni su ciò che favorisce od ostacola l’implementazione dei trattamenti. Rispetto a questi, metteremo in luce i problemi connessi alla creazione delle condizioni favorevoli al cambiamento e all’innovazione e cercheremo di enucleare alcune domande. In particolare: data la rilevanza delle risorse per la promozione e la realizzazione dei cambiamenti, come porsi in un’epoca che ha come una delle sue caratteristiche più salienti la scarsità delle risorse necessarie? Come evitare che l’incertezza sulle strategie più efficaci per l’implementazione diventi una barriera all’implementazione stessa e all’introduzione di cambiamenti? Diversi studi si sono dedicati alla descrizione delle strategie di implementazione all’interno di sistemi di servizi, ben oltre la dimensione del singolo servizio: è quindi il singolo servizio un’unità priva di senso dal punto di vista della gestione del cambiamento, oppure la logica bottom-up suggerita per l’acquisizione e l’integrazione delle evidenze e delle innovazioni nei servizi sanitari, trova nel singolo servizio il luogo di applicazione adeguato? In che misura le conoscenze derivanti dagli studi di implementazione delle linee guida aiutano nell’introduzione di cambiamenti per singoli e parziali aspetti del trattamento? Come si pongono gli organismi che a livello centrale, regionale, aziendale si occupano della qualità dei servizi? ‘Recovery’ is an idea whose time has come. At its heart is a set of values about a person’s right to build a meaningful life for themselves, with or without the continuing presence of mental health symptoms. Recovery is based on ideas of selfdetermination and self-management. It emphasises the importance of ‘hope’ in sustaining motivation and supporting expectations of an individually fulfilled life. Recovery provides a new rationale for mental health services. Many of the ideas underpinning the recovery philosophy are not new. The main impetus comes from the consumer / survivor movement in the 1980s and 1990s. This was based on selfhelp, empowerment and advocacy. It provided a challenge to traditional notions of professional power and expertise which pervaded mental health services (and arguably still do). These ideas themselves had their roots in the Civil Rights movements of the 1960s and 1970s in the US and in self-help groups such as Alcoholics Anonymous where the concept of being ‘in recovery’ remains a central tenet. Recovery ideas were then given a strong impetus in the 1980s by evidence emerging from studies of the long-term outcomes of people with serious mental health conditions like schizophrenia. They challenged the idea that people would inevitably deteriorate and demonstrated a wide range of different outcomes. Many recovery ideas have an even longer pedigree. There are echoes with the concept of ‘moral treatment’ as practised in the early institutions, inspired by the example of the York Retreat (Digby, 1985). There are also some parallels with the ‘Therapeutic Community’ movement which drove the reforms of the old institutions after the Second World War (Clark, 1974). Both these approaches emphasised the importance of humane treatment, self-help, peer support and the value of work and other structured activities. The concept of recovery requires further development, but that it provides a framework which, if seriously adopted, will bring a radical transformation of mental 4 Tutti i pazienti e i familiari coinvolti nello studio sono valutati a T0, a 6 e a 12 mesi dall’inizio dell’intervento con strumenti di misura clinici, sociali e demografici standardizzati precedentemente validati. Al momento, sono state reclutate 140 famiglie, di cui 73 assegnate al trattamento psicoeducativo familiare. Di queste, solo 9 famiglie hanno abbandonato lo studio dopo la fase informativa. I risultati preliminari indicano che l’intervento è utile nel ridurre i livelli di disabilità del paziente e del carico familiare, indicando una notevole efficacia di questo intervento nel trattamento dei pazienti con disturbo bipolare tipo I. Sulla base di questi risultati, sarebbe auspicabile una maggiore diffusione di quest’intervento nel trattamento dei pazienti con disturbo bipolare tipo I, sebbene debbano ancora essere esplorate le variabili che possono condizionarne l’utilizzo. Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D4.2 SIMPOSIO 1. TRATTAMENTI PSICOEDUCATIVI FAMILIARI INTEGRATI Moderatori: Barbara D’Avanzo (Milano), Natascia Vispi (Gubbio) A2. INTERVENTO PSICOEDUCATIVO FAMILIARE NEL DISTURBO BIPOLARE I Andrea Fiorillo, Mario Luciano, Valeria Del Vecchio, Domenico Giacco, Corrado De Rosa, Claudio Malangone, Mario Maj Dipartimento di Psichiatria, Università di Napoli SUN Il disturbo bipolare I comporta una significativa compromissione del funzionamento lavorativo, familiare e sociale delle persone affette, con riduzione dell’autonomia individuale. L’intervento psicoeducativo familiare, potrebbe ridurre le ricadute di malattia, migliorare la compliance al trattamento farmacologico e la qualità della vita dei pazienti con questo disturbo e dei loro familiari. Attualmente, però, mancano studi controllati randomizzati che abbiano dimostrato l’efficacia degli interventi familiari nella pratica clinica. Questo studio, coordinato dal Dipartimento di Psichiatria SUN e finanziato dal Ministero della Salute, ha inteso valutare l’efficacia dell’intervento psicoeducativo familiare per il disturbo bipolare tipo I e la sua diffusione nella pratica clinica nei DSM italiani. L’intervento, sviluppato secondo l’approccio di I. Falloon, comprende: a) valutazione clinica e socio-ambientale del paziente e dei suoi familiari; b) raggiungimento di obiettivi individuali per ciascun membro del nucleo familiare; c) sedute informative sul disturbo bipolare, sui trattamenti farmacologici, sul riconoscimento dei segni iniziali di crisi e sul rischio suicidario; d) regolarizzazione degli stili di vita e dell’umore; d) sedute sulle abilità di comunicazione; e) sedute sul problem solving. Lo studio è attualmente in fase di svolgimento in 11 centri di salute mentale italiani. In ciascun centro, è prevista la partecipazione di 16 famiglie di utenti con disturbo bipolare tipo I, con un’età compresa tra 18 e 65 anni, in carico al DSM da almeno 3 mesi, con almeno un episodio affettivo negli ultimi 3 anni, con almeno 1 familiare convivente non affetto da disturbi fisici o mentali gravi. Le famiglie sono assegnate in maniera randomizzata al gruppo trattato con l’intervento psicoeducativo familiare o al gruppo di controllo, che riceve il trattamento standard. A3. IL TRATTAMENTO DEL DISTURBO BIPOLARE NELL’ESPERIENZA DEL GRUPPO DI BARCELLONA Alessandra Nivoli, Greta Lubino* Dottoranda di ricerca Università di Sassari - Università di Barcellona (Spagna), *Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università di Sassari I disturbi dell’umore, caratterizzati da episodi di depressione ed episodi di mania, rappresentano disturbi frequenti e particolarmente e invalidanti. Al pari della schizofrenia, sono influenzati nel loro decorso da fattori stressanti ambientali e familiari e sono accompagnati da marcati livelli di disabilità sociale e da uno scadimento della qualità di vita per le persone che ne sono affette. I familiari spesso lamentano un forte carico assistenziale e notevoli difficoltà nel mettere in atto delle efficaci strategie di coping. Per il loro trattamento vengono impiegati psicofarmaci e psicoterapie, ma se storicamente il primo obiettivo era quello di ridurre i sintomi, progressivamente tale obiettivo è stato affiancato dal riconoscimento della necessità di identificare strategie che permettano di ridurre le ricadute e il ripresentarsi di nuovi episodi. 5 Il panorama degli studi psicosociali nel disturbo bipolare è molto ricco e offre molti spunti per un trasferimento nelle pratiche cliniche dei servizi di salute mentale. Gli Autori discutono gli esiti di tali eventi alla luce delle linee-guida sul trattamento dei disturbi bipolari. destinati vengono inviati e ricevuti. I pazienti con schizofrenia dimostrano un chiaro deficit pragmatico del linguaggio espressivo e nella comprensione, cioè scarsa comprensione non letterale del linguaggio (ad es., la metafora e l'ironia), o scarsa conoscenza dei proverbi. Un nostro recente studio ha valutato l'idoneità della teoria della mente e della capacità pragmatica di conversazione come possibile endofenotipo cognitivo della schizofrenia. Sono stati esaminati 38 pazienti con schizofrenia, 34 parenti non psicotici e 33 controlli sani. Inoltre è stata condotta una estesa valutazione clinica e neuropsicologica. I risultati ottenuti hanno mostrato che le prestazioni peggiori nei compiti di falsa credenza e i compiti di conversazione pragmatica erano state ottenute dai soggetti con schizofrenia e dai parenti di primo grado. In generale, le capacità cognitive e delle funzioni neuropsicologiche non erano correlate alle attività di cognizione sociale. In conclusione, i disturbi di teoria della mente e la difficoltà di capire le massime griceane della conversazione sembrano associati con la schizofrenia. I nostri risultati forniscono una dimostrazione diretta che la compromissione del valore ToM è associato a deficit delle prestazioni in aspetti pragmatici del linguaggio e inoltre con l'incapacità di riconoscere le violazione intenzionale delle regole di conversazione. Gli Autori discutono l'esistenza di un modello disfunzionale cognitivo, considerato probabilmente come un ulteriore endofenotipo cognitivo della schizofrenia, con possibili implicazioni pratiche negli interventi con le famiglie di persone affette. A4. LA LEZIONE CHE ABBIAMO IMPARATO DAL LAVORO CON LE FAMIGLIE Rita Roncone, Monica Mazza Dipartimento di Scienze della Salute, Università dell’Aquila Sono stati compiuti molti progressi a partire dagli studi dell’Istituto di Psichiatria Sociale di Londra condotti negli anni 60 in cui si indagarono le caratteristiche dell’ambiente familiare, identificandone fattori di rischio (gli atteggiamenti di critica e di ipercoinvolgimento emotivo) e fattori di protezione (gli apprezzamenti positivi e gli atteggiamenti di calore e di supporto emotivo nei confronti del paziente), e mettendo in evidenza come i familiari potevano influenzare il decorso della malattia di un loro familiare affetto da schizofrenia. Una delle linee di ricerca che ha riscosso il maggior successo sul piano dei risultati ottenuti è stata quella relativa ai trattamenti familiari, che ha visto una progressiva espansione. La concezione alla base di tali trattamenti familiari è innovativa, sia per l’attribuzione ai familiari di un ruolo attivo nei programmi terapeutici sia per il definitivo superamento del pregiudizio sulla responsabilità della famiglia nell’insorgenza della malattia. Gli Autori illustreranno gli elementi “core” dei trattamenti familiari sulla base delle evidenze scientifiche accumulate in questi anni. Un ulteriore sviluppo sperimentale nel lavoro con le famiglie è fornito dagli studi sulla cognizione sociale. Infatti, recentemente nei ricercatori è cresciuto l’ interesse per tale ambito e il deficit nella Teoria della Mente, ToM, considerata una disfunzione di base relativa alla patogenesi della schizofrenia che, secondo i teorici precedenti, può essere meglio compresa come un disturbo della rappresentazione di stati mentali. Alcuni studi hanno evidenziato un aspetto molto interessante riguardo i deficit di ToM, cioè che tale deficit può essere associato con un disturbo semantico-pragmatico del linguaggio. Il disturbo della cognizione sociale rifletterebbe quindi una debolezza della competenza comunicativa. Il linguaggio è un costrutto molto complesso, e la ricerca si è focalizzata su un aspetto specifico, la pragmatica, che può portare allo sviluppo di un intervento innovativo che coinvolge la comunicazione all’interno delle famiglie. La pragmatica, che sembra, infatti, essere alla base del più rilevante modello neurobiologico della schizofrenia, studia come i comunicatori usano il linguaggio in diverse situazioni del mondo reale, e in modi contestualmente rilevanti che vanno ben oltre il discorso strettamente letterale, al fine di garantire che i messaggi Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D2.28 SIMPOSIO 2. INTERVENTI PRECOCI INTEGRATI Moderatori: Angelo Cocchi (Milano), Rocco Pollice (L’Aquila) B1. PROGRAMMA 2000: IL PRIMO SASSO NELLO STAGNO Anna Meneghelli AO Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano Sebbene nel campo della salute mentale già da tempo fosse presente l’esigenza di ripensare le risposte da rivolgere alle persone giovani nei momenti del preannunciarsi e dell’insorgere della malattia, quando nel 1999 il Programma 2000 iniziò il suo percorso di intervento-ricerca, né da un punto di vista clinico né da quello organizzativo esistevano in Italia diffuse consapevolezze del problema, programmi o strategie mirate, desiderio di dedicarvi energie e risorse. Ma una crescente letteratura internazionale, alcune importanti esperienze applicative, il fiorire di 6 ricerche e soprattutto l’onda di entusiasmo e di ottimismo che venivano dall’estero (Gran Bretagna, Australia, Canada, Paesi Scandinavi) sono stati motore e sostegno per la strutturazione e la conduzione del Programma. Oggi, dopo dodici anni di lavoro, Programma 2000 può non solo presentare confortanti risultati clinici e scientifici, ma compiere un primo bilancio della sua opera di disseminazione, di promozione e di collegamento di iniziative che si sono avviate nel Paese. Nella presentazione verranno mostrati alcuni dati di outcomes (aderenza, risposta al trattamento, remissione sintomatologica, funzionamento sociale, suicidalità, costi), nonché un quadro dell’ormai inarrestabile cammino del movimento innovativo in corso in Italia. a settimana per interventi integrati. È stata realizzata una stretta collaborazione con i medici del dipartimento psichiatrico e con i medici di famiglia. L’unico criterio di ammissione è stato la presenza di sintomi funzionali psicologici, psichiatrici, comportamentali e la richiesta di aiuto da parte dei giovani (età compresa tra i 16 e i 30 anni). Gli utenti possono accedere direttamente, chiamare ogni giorno dalle 9.00 alle 19.00 su un telefono cellulare, pagare la seconda e la terza visita con un ticket per una “visita SMILE”. Abbiamo cambiato la denominazione tradizionale di “visita psichiatrica o psicologica”, per evitare la paura della stigmatizzazione nei giovani. Per permettere la continuità delle cure, i casi clinici sono stati seguiti due volte a settimana dal team SMILE e dagli altri medici del DSM. All’ammissione, per valutare i sintomi, sono stati impiegati i seguenti strumenti: l’Integrated System for Assessment in Psychiatry (i.s.a.p.) 20 lo Youth Psychosis at Risk Questionnaire (Y-PARQ) 21 il Symptom Onset in Schizophrenia (SOS) 22 la Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS) 23 e un nostro strumento personale, in via di convalida, il Symptom Onset SMILE (SoSMILE). La SoSMILE è stata sviluppata dal nostro gruppo, sulla base dello Structured Interview for Prodromal Symptom (SIPS) 24 l’Interview for the Retrospective Assessment of the Onset of Schizophrenia and Other Psychoses (IRAOS) 25 e il Mood Disorders Questionnaire (MDQ) 26 per il riconoscimento precoce di soggetti ad aumentato rischio per psicosi. Risultati. I protocolli per il trattamento dei sintomi, segni e bisogni comuni sono stati divisi in 5 macro-aree in base al sottogruppo di ipotesi diagnostica (macroarea disagio/deragliamento psicologico; macro-area ansia; macro-area SM R; macro-area umore; macroarea psicosi) sono disponibili in forma scritta per la consultazione da parte dei medici, degli specialisti, dello psicologo, del tecnico della riabilitazione psichiatrica. L’educazione dei pazienti e dei parenti rispetto al trattamento dei sintomi è stata effettuata dal team SMILE mediante fogli informativi e lezioni formali. Abbiamo utilizzato 3 tipi di interventi: la terapia cognitivo-comportamentale (TCC ), la terapia psicosociale integrata (TPI) e la terapia farmacologica (TF). Per quanto riguarda la TCC e la TPI abbiamo utilizzato due diversi strumenti di intervento, il trattamento ambulatoriale (bisogni/sintomi orientato) o il più intensivo trattamento in day hospital (sintomi/ malattia orientato), che potrebbero essere riassunti come segue: training sul problem solving, training cognitivo/emozionale, training sulle abilità sociali, training psico-educazionale, training sui segni precoci di allarme, gruppo di peer educational, gruppo di auto-mutuo-aiuto. B2. LO SMILE: UN’ESPERIENZA DI SUCCESSO DEL “SUD” NELL’AMBITO DEI SERVIZI PER GLI ESORDI Rocco Pollice Direttore UOS “SMILE” – ASL 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila Obiettivo. Nel DSM di L’Aquila nel 2005 è stato creato un servizio, specificamente dedicato all’identificazione precoce dei segni e sintomi psicologici e comportamentali delle malattie mentali, per riconoscere il più precocemente possibile le persone a rischio e indirizzarle verso un adeguato trattamento. Gli obiettivi del servizio, sono quelli di permettere la valutazione sistematica, il riconoscimento e il trattamento integrato per i problemi mentali e psicologici nei giovani, di prevenire il disagio psicologico e le malattie mentali, di garantire la continuità delle cure in tutte le fasi del disagio, di riconoscere e curare all’esordio i disturbi e offrire personale sanitario addestrato nel trattamento dei segni e sintomi precoci, premorbosi e prodromici dei disturbi sciatrici e dei problemi psicologici. L’Autore descrive l'organizzazione del servizio e riporta i dati relativi all’attività i principali esiti relativi alla popolazione afferente. Metodi. Lo SMILE ha iniziato la propria attività il 1 novembre 2005. Il team SMILE è composto da due psichiatri, da medici in formazione specialistica in psichiatria, un neuropsichiatra infantile, un neuropsicologo e un tecnico della riabilitazione psichiatrica. Un pedagogista e un pediatra sono disponibili per consulenze. Sono state riservate allo SMILE tre stanze all’interno dell’ambulatorio specialistico (distante dal reparto di psichiatria) dell’ospedale “S. Salvatore”. Il servizio, in questa fase sperimentale, è stato aperto due volte a settimana per le prime visite e due volte 7 Come misura oggettiva dell’efficacia dello SMILE abbiamo paragonato il numero dei giovani (di età tra 16 e 30 anni) che si sono rivolti a servizi ambulatoriali generali specialistici per la cura della salute mentale negli anni precedenti l’inizio dell’attività dello SMILE (novembre 2000 - novembre 2005 = Y1) e nei successivi 5 anni della sua attività (novembre 2005 – novembre 2010 = Y2). Ovviamente sono stati considerati indici di esito clinico e funzionale, stratificati per tipo di trattamento eseguito e variabili socio-demografiche. I dati relativi al carico di lavoro per i membri del team nel corso dei cinque anni successivi all’inizio del programma, sono stati valutati come un ulteriore indice oggettivo di out come del successo del programma. Conclusioni. La diagnosi precoce e il trattamento dei sintomi rappresentano un’emergenza psichiatrica. La nostra esperienza suggerisce che un team specificamente rivolto al riconoscimento dei segni e sintomi psicologici e comportamentali dei disturbi mentali per permettere la valutazione sistematica e il riconoscimento e per offrire un trattamento integrato per i problemi mentali e psicologici precoci nei giovani, garantisce un eccellente controllo dei sintomi, senza distinzione tra disagio e malattia mentale. La stretta collaborazione con i medici del dipartimento psichiatrico e con i medici di famiglia, inoltre, permette il mantenimento della continuità delle cure. Abbiamo osservato pazienti durante tutti gli stadi del problema mentale, dai segni precoci all’esordio della malattia. Un terzo dei pazienti ha ricevuto un trattamento TPI attivo e molti di essi sono stati sottoposti a cure ambulatoriali con TCC prima dell’inizio della terapia sintomi/malattia orientata. La maggior parte dei pazienti al momento dell’ammissione presentava tre o più sintomi gravi. Tale dato porta a due considerazioni: l’equazione cura dei sintomi uguale terapia solo dei sintomi psicotici potrebbe essere sbagliata o non sufficientemente tempestiva; un approccio multidisciplinare per la cura delle dimensioni cliniche non-psicotiche e di quelle funzionali, sembrerebbe essere se non obbligatoria, quantomeno da suggerire. di giovani con un’età compresa tra i 16 e i 30 anni con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità all’esordio (< 3 anni dal primo contatto con i Servizi). Il trattamento si è realizzato con la collaborazione tra UOC di Psichiatria (UOP) e UOC di Psicologia Clinica (UOPC). Il programma di trattamento ambulatoriale ha compreso interventi individuali, di gruppo e multifamiliari, di carattere intensivo (più prestazioni con frequenza dei contatti almeno bisettimanale) e della durata di un anno, svolti presso la sede ospedaliera dell’UOPC. L’approccio si è svolto secondo i principi della terapia dialettico-comportamentale sviluppata da M.M. Linehan con la quale gli psicologi e lo psichiatra del Programma hanno seguito il training intensivo. Hanno avuto accesso al Programma, fino alla fine di settembre 2011, 24 pazienti (11 M e 13 F – età media 24 anni). Verranno presentati i dati d’esito preliminari, le criticità e i possibili sviluppi. B4. L’ESPERIENZA DEL DSM DELLA REGIONE PUGLIA IN TEMA DI TRATTAMENTO E PREVENZIONE DELLE PSICOSI Angela Carofiglio, Maria Cristina Filograno* Dirigente psichiatra DSM ASL Bari. Centro GIPPSI; *Psicologa- psicoterapeuta EPASSS Bari - Centro GIPPSI Il centro GIPPSI (Gestione Interdisciplinare per la Prevenzione della Psicosi) comincia la sua operatività a gennaio 2011, come esperienza di integrazione tra pubblico e privato sociale, attraverso l’implementazione del progetto biennale di Identificazione e Intervento precoce negli esordi psicotici, promosso dal Dipartimento di Salute mentale della ASL di Bari, con la partnership dell’EPASSS (Ente Provinciale Acli Servizi Socio – Sanitari), storicamente coinvolto nella riabilitazione dei disturbi psichiatrici. Il programma GIPPSI ha come obiettivo di verificare i vantaggi di un “servizio fase specifico” e prospettare forme organizzative più adattate alle caratteristiche della ASL su cui insiste. Si rivolge ad una popolazione giovanile compresa tra i diciassette e i trent’anni e copre un bacino di utenza afferente all’area della ASL BA, comprensiva di 14 CSM, alcuni dei quali facenti capo a territori distanti. Il progetto si articola in tre fasi: la prima, di formazione dell’èquipe e di individuazione dei primi casi; una intermedia, di espletamento del trattamento con gli utenti e con le loro famiglie; una finale, di valutazione degli esiti. Nel periodo attuale, completata la fase di formazione, è stato avviato l’assessment e il trattamento di circa venti casi. Il modello di intervento adottato si basa su di un protocollo manualizzato, che prevede una fase di assessment, con batterie di test predefinite; una fase di trattamento, caratterizzata B3. UN PROGRAMMA INNOVATIVO PER GIOVANI CON DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ ALL’ESORDIO Giorgio De Isabella*, Serena Barbieri*, Paolo Rigliano** * UOC di Psicologia Clinica; ** UOC di Psichiatria AO “Ospedale San Carlo Borromeo” Milano Nel corso dell’ultimo triennio (2009-2011) è stato realizzato, nell’ambito del DSM, un Programma Innovativo, finanziato dalla Regione Lombardia, dedicato al trattamento 8 da psicoterapia cognitivo - comportamentale, psico - educazione familiare, gruppi orientati al coping sociale, interventi psico – sociali di ripresa o costruzione del ruolo; una fase di valutazione degli esiti. Centrali sono i criteri di multidisciplinarietà, con ruoli e funzioni professionali differenti (psichiatra, psicologo, educatore professionale, tecnico della riabilitazione psichiatrica, specializzandi psicologi e tirocinanti educatori e tecnici) e di flessibilità, che prende origine, in modo innovativo, dalla riconversione strutturale di un preesistente servizio e si concretizza nella condivisione e realizzazione di un progetto terapeutico individualizzato. “fareassieme”, viene descritta l’esperienza di Utenti e Familiari Esperti (UFE) che lavorano in tutte le aree del servizio, fianco a fianco con i professionisti della salute mentale, offrendo il loro sapere esperienziale.- C2. REINDIRIZZARE LE DETERMINANTI AMBIENTALI: L’INSEGNAMENTO DEL PROGRAMMA RETI SOCIALI NATURALI Annalisa Cerri, Marco Fontana, Alessandro Maggioni, Francesca Tasselli, Edoardo Re D.S.M. A.O. Niguarda Ca’ Granda, Associazione Contatto Onlus per la promozione delle Reti Sociali Naturali, Milano Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D4.4 SIMPOSIO 3 RETI SOCIALI E CURE INFORMALI: POTENZIALITÀ E CRITICITÀ Il social network (SN) rappresenta una determinante cruciale rispetto alla eziopatogenesi del disturbo psichico, ai processi di trattamento e al loro esito. Da qui la messa a punto di strategie volte a conservarlo e migliorarlo, attraverso la promozione delle risorse informali nascoste. Il Programma “Reti Sociali Naturali” ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita e della inclusione sociale di cittadini affetti da disagio psichico attraverso il reclutamento di “facilitatori naturali”. Il razionale del Programma deriva dai seguenti elementi: - necessità dei servizi di mettere a punto trattamenti costo/efficaci soprattutto per la utenza più gravosa - intrinseca natura istituzionale dei servizi che comporta di per sé il rischio di stigmatizzazione - necessità di restituire al corpo sociale la propria responsabilità nei processi di inclusione La metodologia scelta, che deriva da alcuni filoni tradizionali (affido familiare, peer help, non professional care), si propone di sviluppare un processo di recovery integrando le risorse formali del servizio psichiatrico con quelle informali della comunità e consiste nel valorizzare, sostenere e promuovere le relazioni tra il paziente e uno o più facilitatori naturali, individuati dal paziente stesso. Elemento cruciale è l’enfasi posta sulla soggettività del paziente, sulla sua capacità di individuare e valutare i propri bisogni e di esprimere desideri. I programmi riabilitativi individuali vengono formalmente condivisi dai tre soggetti che ne prendono parte: utente, facilitatore naturale, servizio psichiatrico con la mediazione dell’operatore di rete che ha il compito di monitorare mensilmente l’andamento del programma e di sottoporlo a valutazione. Moderatori: Edoardo Re (Milano), Gisella Trincas (Cagliari) C1. IL COINVOLGIMENTO ATTIVO DI UTENTI E FAMILIARI NEL SERVIZIO DI SALUTE MENTALE DI TRENTO. L’APPROCCIO DEL “FAREASSIEME” E GLI UTENTI FAMILIARI ESPERTI (UFE). Kathleen Bertotti, Maurizio Capitanio* (Trento) Psicologa, Servizio di Salute Mentale, Trento; *Utenti Familiari Esperti, UFE - Servizio di Salute Mentale - Trento The presentation outlines user-oriented practices of Italian community psychiatry underlining the way they have been implemented in the Department of Mental Health of Trento. In particular, examples are given on specific activities based on the active involvement of users and family members within the framework of the approach known as “doing together”. As most meaningful achievement of “doing together”, it is described the experience of Expert Users and Family members (UFE) who work in all the areas of the Department alongside with mental health professionals, sharing their experiential knowledge. La presentazione delinea le pratiche orientate all'utente della psichiatria italiana di comunità, evidenziando come esse siano state attuate presso il Dipartimento di Salute Mentale di Trento. In particolare, sono riportati alcuni esempi di attività specifiche basate sul coinvolgimento attivo di utenti e familiari, nella cornice di un approccio noto come “fareassieme”. Come risultato più significativo del 9 Dall’avvio del Programma ad oggi sono stati trattati 179 pazienti (età media 50 anni, diagnosi di psicosi 55%), la durata media dei programmi è stata di 17 mesi e 117 pz sono stati valutati attraverso WHO-QOL. E VGF, rilevando : - discreto miglioramento della qualità della vita (incremento WHO-QOL 10%) e del funzionamento sociale (incremento VGF: 17%) con deviazioni standard molto ampie e maggiori risultati sugli utenti lungoassistiti - miglioramento delle relazioni sociali e della tenuta comunitaria (non ancora quantificato); - mantenimento della relazione utente-facilitatore anche dopo il termine formale del programma; - miglioramento nell’utente della percezione di sé e del servizio e della adesione al trattamento standard; - miglioramento nel servizio della immagine del paziente come cittadino, con un allargamento dello sguardo sulle sue potenzialità relazionali e la sua capacità di autodeterminazione. Uno dei principali problemi delle persone con disagio psichico è quello di “passare il tempo” in modo proficuo, cioè di occupare il tempo libero, che in alcuni casi è elevato, con attività che possano portare un buon livello di gradimento. Il nostro territorio saronnese vanta una rete associativa tra le più ricche d’Italia. La presenza, da un lato, di questa straordinaria presenza associativa, e dall’altro di un importante bisogno di socializzazione di tanti abitanti del nostro territorio, ha spinto AsVAP4 a ideare un progetto che vuole mettere in contatto queste due importanti realtà col bisogno delle persone con disagio. Nasce così “UNOSPAZIOPER…” Questo progetto di inclusione sociale ha usato lo strumento della formazione e dei seminari per sensibilizzare le Associazioni del territorio ed ha permesso che la ricchezza di queste Associazioni del tempo libero, diventasse un’opportunità di crescita per i più fragili. C4. COSTRUZIONE E VALUTAZIONE DI PROCESSI DI EMPOWERMENT IN SETTING A BASSA DISPONIBILITÀ DI RISORSE Antonio Francomano Dipartimento di Biomedicina sperimentale e Neuroscienze Cliniche – Sezione Psichiatria, Università di Palermo L’approccio multidisciplinare alla riabilitazione psichiatrica in set e setting assistenziali caratterizzati da sempre maggiori vincoli per quanto attiene l’utilizzo delle limitate risorse da impiegare necessita un particolare impegno per costruire modelli di lettura e validazione in progress delle attività promosse. Ciò risponde a esigenze di efficacia e di qualità degli interventi ma serve anche a favorire la strutturazione di una “filosofia di intervento” dell’èquipe multiprofessionale .La ricerca e la condivisione di strumenti di monitoraggio e valutazione flessibili che integrino le informazioni derivanti dalla testologia clinica, dai percorsi terapeutici individuali e dalle singole attività laboratoriali può porsi come campo di riflessione e di riconoscimento culturale degli operatori impegnati nella descrizione dei processi di empowerment, individuale e gruppale. L’intervento si prefigge di fornire i dati preliminari di una ricerca in corso . che ha visto lo sforzo per una visione integrata delle varie aree di intervento lungo le dimensioni (self-efficacy, partecipazione, progresso/autonomia) caratterizzanti un percorso riabilitativo messo in atto a favore di 15 utenti psicotici afferenti al gruppo riabilitativo “Albatros” operante presso l’Unità Operativa di Psichiatria del Policlinico Universitario di Palermo. Si sono predisposte schede di ricognizione valutanti le dimensioni dell’empowerment correlate prevalentemente alla cognizione sociale e aventi riferimento a strumenti già C3. RISORSE CHE ATTIVANO RISORSE Marco Goglio e gruppo Fareassieme (Saronno) UOP Saronno Da alcuni anni la nostro Unità Operativa di Psichiatria ha potenziato lo strumento della comunicazione e della collaborazione coinvolgendo gli attori del disagio psichico: utenti, operatori, familiari e volontari. Emulando altre esperienze italiane abbiamo chiamato questo gruppo: Fareassieme. Operatore La gestione di un Programma Innovativo della Regione Lombardia ci ha aperto la possibilità di offrire corsi di consapevolezza agli utenti che oggi, in un numero di una trentina, collaborano con alcuni percorsi di cura: gestione di gruppi di auto mutuo aiuto, gruppi di risocializzazione, assistenza domiciliare, accoglimento al front-office dell’ambulatorio. Utente Negli ultimi 5 anni abbiamo raccolto una serie di nostre riflessioni sulla malattia, sui sintomi, sulla diagnosi ma anche sulle nostre risorse che sono diventate un bagaglio di esperienza utile ad altri utenti, soprattutto per le persone che esordiscono nel disagio psichico. Abbiamo raccolto questi scritti in un testo che prende il nome: “Dottore non sono di psichiatria! Consapevolezza di utenti con disagio psichico.” (scaricabile gratuitamente dal sito: www.ericksonlive.it) AsVAP4 (Associazione di familiari e volontari) 10 validati per lo studio delle competenze e delle autonomie sociali di pazienti psicotici. Ci si mossi secondo i seguenti step: 1) identificazione di dimensioni e relative sottotipologie; 2) strutturazione di schede di ricognizione; 3) rilevazione dei dati; 4) uso dello strumento; 5) valutazione dell’efficacia dello strumento. La valutazione su ciascun utente è stata effettuata in tre misurazioni successive (t = 0 ; t = dopo 6 mesi; t = dopo 12 mesi). I dati raccolti sono stati incrociati con valutazioni di un gruppo di controllo di pazienti psicotici cronici seguiti esclusivamente con interventi farmacoterapici n assetto ambulatoriale. I risultati ottenuti dalla valutazione delle dimensioni dell’empowerment, come risulta dai diagrammi radar, mostrano miglioramenti nel profilo individuale in ciascun utente, anche se con livelli percentuali differenti, in vari ambiti. I risultati ottenuti nel profilo gruppale ad un anno sono incoraggianti e così sintetizzabili: acquisto e/o riacquisto di abilità sociali, trasferimento di nuove competenze in situazioni concrete al di fuori del setting di trattamento, sperimentazione di un numero minore e meno grave di recidive dei sintomi psichiatrici, assenza di ricoveri e migliorato adattamento nella community. Il valore proattivo della valutazione si è riflesso positivamente nell’èquipe curante migliorandone la comunicazione interna e favorendo il monitoraggio complessivo degli utenti La metodologia proposta, di valutazione proattiva dell’empowerment permette un monitoraggio della complessità multidimensionale propria del soggetto psicotico e supporta la gestione dei percorsi riabilitativi, valutandone l’impatto su una serie di indicatori di esito. Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D4.5 SIMPOSIO 4. PRENDERSI CURA DEI LUOGHI DI CURA: LE STRUTTURE E LE RELAZIONI TERAPEUTICHE Moderatori: Roberto Bosio (Cesena), Marco Grignani (Perugia) D1. POSSO OFFRIRLE UN CAFFE? LA STRUTTURA DEI SERVIZI PER LA SALUTE MENTALE COERENTI AL DIRITTO DI CITTADINANZA E AL SUPERAMENTO DELLO STIGMA Roberto Bosio Direttore Struttura Complessa Centro Salute Mentale Cesena, Regione Emilia Romagna AUSL Cesena e-mail: [email protected] Nella ristrutturazione del CSM di Cesena, sin dai primi momenti di progettazione si è voluto porre attenzione all’interazione esistente fra procedure e strutture all’interno dei concetti di qualità, adeguatezza e sostenibilità delle relazioni . Consci che un CSM 24 ore debba essere un luogo da attraversarsi in una dimensione socio-riabilitativa e di interazione rispondendo ai parametri del vivere quotidiano in un continuum dedicato al fuori dai luoghi speciali della cura, si è immaginato ed avviato un luogo dell’ascolto, della cura e della riabilitazione immaginando un servizio che anche nella sua parte più strutturale fosse coerente ai principi di dignità universale delle persone, del superamento dello stigma e all’inclusione sociale. In tal senso lì’azione parlante si è estrinsecata nel superamento dei setting medicalizzanti creando spazi e luoghi di interazione a caratteristica più familiare in modo che la persona con disagio potesse sentirsi e relazionarsi in un modo più “confidente” cercando di bypassare la seriosità asettica degli ambienti clinici cosi freddi, lontani e forse auto protetti rispetto alla quotidianità del mondo reale. Se si propone il superamento dello stigma anche i servizi di salute mentale devono essere de-stigmatizzati ed allora un salotto colloquio piuttosto che un ambulatorio, una cucina con i suoi odori e profumi piuttosto che una mensa e un banco accettazione piuttosto che una guardiola caratterizzano la struttura in senso ecologico e sostenibile da parte della persona, creano una ulteriore possibilità di vicinanza a favore del percorso verso l’abbattimento della sofferenza e pongono persone sullo stesso piano seppure con professionalità o bisogni diversi in un contesto di definizione di diritto di cittadinanza. Un ambiente a caratteristica domestica genera, a nostro parere, relazioni terapeutiche più vicine alla quotidianità 11 e pertanto più vere. Inoltre si innescano sinergie che riverberano nel contesto territoriale stesso modificando l’immagine ed il senso dell’agire dei servizi di salute mentale. Favoriscono un accesso precoce ai servizi grazie all’abbattimento delle distanze. La presente relazione illustra le azioni svolte, gli ambienti ed il senso di cura dell’estetica quale valore aggiunto, ma diremmo dovuto, per la creazione di servizi a misura di persona. In tal senso la coerente sintesi fra valori di riferimento dell’agire, procedure e strutture a nostro giudizio declina l’appartenenza e risorsa de stigmatizzante e de stigmatizzata di un servizio di salute mentale territoriale veramente adeso alla quotidianità del vivere. soggettivo ed individualizzato, sostenuto da una larga componente del movimento del recovery, inteso anche come recupero di un ruolo sociale e della capacità di auto determinarsi. In questo senso, gli interventi EB dovrebbero essere finalizzati a rendere i pazienti capaci di assumersi la responsabilità decisionale sui principali aspetti della loro vita: il paradigma del recovery, infatti, enfatizza la natura personale del processo di guarigione e dichiara soggetto principale della propria ripresa la persona stessa che sta guarendo. IL RECOVERY NELLA SCHIZOFRENIA NEL REAL-WORLD: EVIDENZE E PROBLEMI APERTI Bernardo Carpiniello, Federica Pinna, Andrea Zaccheddu Dipartimento di Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria, Università di Cagliari Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D2.28 PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLA GUARIGIONE Negli ultimi anni. la consapevolezza delle aumentate possibilità terapeuti grazie ai trattamenti integrati, psicofarmacologici e psicosociali, unitamente alle sollecitazioni da parte dei gruppi di pressione costituiti dalle associazioni dei familiari e degli utenti, sono state probabilmente determinanti affinchè il recovery cominciasse ad essere considerato come obiettivo ultimo degli interventi. Benchè molti clinici rimangano scettici, molti gruppi di ricerca hanno iniziato porsi il problema di quanto e in che misura il recovery fosse raggiungibile nella pratica clinica e quali ne fossero le determinanti o meglio i fattori predittivi. Per fare questo, il mondo scientifico si è dovuto cimentare con il problema di definire cosa fosse il recovery, ed in secondo luogo come misurarlo. Allo stato attuale non esistono definizioni univoche del concetto, con grandi e sostanziali differenze fra le definizioni provenienti dal mondo dell’associazionismo e quelle provenienti dal mondo scientifico. La psichiatria clinica, nell’accettare l’idea del recovery, si è in particolare dovuta occupare di stabilirne una definizione che fosse poi traducibile in criteri operativi per valutarlo in maniera affidabile. Verranno analizzati criticamente nella presente relazione.le diverse definizioni (e i relativi criteri operativi) comparse nella letterature specialistica e i relativi limiti. Verranno portati i dati di letteratura relativi alla prevalenza del recovery nonché i primi dati derivanti da uno studio di decorso longitudinale prospettico relativo a pazienti affetti da schizofrenia e disturbi schizoaffettivi seguiti territorialmente . Moderatori: Elisabetta Rossi (Perugia), Augusto Righi (Milano) TRATTAMENTI PSICOSOCIALI INTEGRATI E IL PROCESSO DI GUARIGIONE DELLA MALATTIA MENTALE Paola Carozza Direttore DSM DP Ravenna Il termine guarigione nel campo delle malattie mentale (recovery in lingua inglese) è da anni al centro di vivaci dibattiti tra clinici, ricercatori e utenti. Mentre i primi hanno cercato di individuare parametri oggettivi per misurarla, i secondi, convinti, prima ancora dei professionisti, che la malattia mentale è una patologia persistente, hanno invece considerato la guarigione come la ripresa di una vita significativa, pur in presenza dei limiti imposti dalla disabilità. La necessità di pervenire ad una sintesi ha portato allo sviluppo di un modello dii guarigione che contempla specifiche condizioni psicologiche soggettive e specifiche condizioni oggettive, istituzionali e socio-politiche. Entrambe, agendo sinergicamente, promuovono il movimento verso la ripresa della salute mentale. Uno dei campi di ricerca più importanti sviluppatasi negli ultimi 20 anni è quello che indaga l’efficacia delle EBP sugli esiti di guargione dalla malattia mentale e che cerca di conciliare un approccio oggettivo e misurabile (quello delle EBP) con un approccio 12 SERVIZI DI SALUTE MENTALE RECOVERY-ORIENTED: ISTRUZIONI PER L’USO Alessandro Svettini Direttore medico Servizio di Riabilitazione Psichiatrica Precoce e Recovery “Gelmini”; Dipartimento di Psichiatria, Comprensorio Sanitario di Bolzano soggetti siano affetti da un disturbo o siano a rischio di avere un disturbo. In tal senso la scuola viene ritenuta da coloro che si occupano di questi programmi come potenzialmente uno dei contesti più importanti e in pratica più efficaci per promuovere la salute in generale e in particolar modo la salute mentale. Come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Salute il “settings approach” dovrebbe focalizzare l’attenzione sui contesti fisici e sociali con un approccio di tipo globale. Sul concetto di approccio globale la discussione da decenni è davvero ampia nonostante che Lister Shape (1999) attraverso una rassegna sistematica e ormai datata abbia osservato che gli approcci globali siano quelli maggiormente incisivi per quanto riguarda gli esiti complessivi (sociali ed emozionali) e che relativamente più di recente attraverso una rassegna degli approcci Wells et al. (2003) abbiano concluso che i programmi che hanno mostrato solida evidenza sono quelli appunti che si possono anche definire come olistici. Nel presente intervento tra tutti i numerosi fattori che sono parte integrante di questi programmi (molti di essi sono caratterizzati dagli aspetti gestionali, di tecniche di apprendimento e di scolarizzazione, dell’ambiente e delle relazioni con la comunità circostante, ecc.) prenderemo in considerazione solo quelli relativi all’acquisizione di differenti tipi di abilità. Queste abilità includono: le abilità di vita come ad esempio le abilità di auto-riflessione o “meta-cognizione”, abilità di problem solving e di relazione o di capacità comunicative. Sulla base di questi principi l’Isituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della Salute ha messo a punto un programma che si attua attraverso un manuale curato da Gigantesco e Morosini, particolarmente fruibile per studenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni. L’impatto di questo manuale è stato studiato, su indicazione degli stessi autori, per la prima volta a Campobasso e Isernia a cura dei due Dipartimenti dei Salute Mentale in collaborazione con l’Associazione di Volontariato Promosam (Associazione per la Promozione della Salute Mentale) in quattro classi del primo anno di scuola Superiore e 4 classi che hanno svolto il ruolo di controllo. L’analisi dei risultati attraverso diversi test di valutazione ha mostrato l’efficacia del programma su alcune determinanti importanti per il benessere psicologico attraverso il miglioramento statisticamente significativo di alcuni item relativi all’Autoefficacia Percepita, alle componenti Benessere, Soddisfazione e Propositività, al Coping Emozionale, alla Gestione dello Stress, alla rimodulazione dei Pensieri Disfunzionali. Questo programma sembra promettente perché include molti dei principi di efficacia evidenziati nella letteratura specifica. Sulla base dell’esperienza condotta a Campobasso si sono presi in considerazione tuttavia soprattutto i limiti proprio per migliorare l’applicazione, tra cui una revisione del manuale da far adottare Soprattutto nell’ultimo decennio, sempre maggiori evidenze provenienti sia da testimonianze personali dirette che da ricerche scientifiche sugli esiti a lungo termine di soggetti affetti da schizofrenia cronica hanno sempre più sfidato e contraddetto quanto comunemente creduto sulla negatività della prognosi delle malattie mentali gravi. E’ dimostrato quindi come il recovery dalla schizofrenia sia oggi possibile in un numero di casi di gran lunga maggiore di quanto ritenuto in passato. E’ fondamentale però avere chiarezza su cosa si stia ad indicare con tale termine inglese, che nei concetti di recupero, ripresa o guarigione non trova purtroppo una sua soddisfacente traduzione. Per recovery da una malattia mentale grave si intende un processo di sviluppo di potenzialità personali e di recupero di un ruolo sociale valido, al di là delle limitazioni connesse alla malattia. I servizi di salute mentale sono oggi orientati più alla stabilizzazione clinica e all’assistenza. Per fare in modo che essi abbiano come obiettivo il favorire il recovery dalla disabilità psichiatrica è necessario pertanto un cambiamento di paradigma non tanto nell’organizzazione dei servizi, quanto nel modo di relazionarsi con gli utenti e di fornire gli interventi. In tal senso indicazioni preziose provengono da quanto riferito come utile in questa direzione da parte di utenti che si trovano in una condizione di recovery. Empowerment, speranza, rispetto, responsabilità sono alcuni dei principi-chiave illustrati nel presente contributo, seguendo i quali è possibile promuovere una trasformazione dei servizi di salute mentale per renderli recovery-oriented. LA PROMOZIONE DEL BENESSERE: EVIDENZE E PROVE DI EFFICACIA Franco Veltro Direttore SPDC Campobasso, Azienda Sanitaria Regione Molise Come noto la promozione del benessere, intesa come salute mentale e fisica, rientra nei programmi di sanità pubblica per la Salute per Tutti. Infatti questi programmi sono universalistici, indirizzati a tutta la popolazione, indipendentemente dal fatto se i 13 soprattutto nel triennio delle Scuole Secondarie di Primo Grado con l’obiettivo di agire il più precocemente possibile. Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D2.28 SIMPOSIO 5 MISURARE È FACILE? Moderatori: Alessandro Svettini (Bolzano), Anna Felcher (Milano) LA PREVENZIONE DEL RISCHIO NEI MINORI FIGLI DI UTENTI PSICHIATRICI Edoardo Re Responsabile Scientifico Associazione Contatto Onlus per la promozione delle Reti Sociali Naturali, Segretario WAPR Italia E1. “MISURARE IL RECOVERY” Ileana Boggian Psicologa-Psicoterapeuta-Centro Diurno Riabilitativo psichiatrico-DSM Legnago VRAULSS 21 Il rischio per i figli di persone affette da patologia psichiatrica di sviluppare a loro volta un disturbo psichiatrico è molto alto. Solo per fare l’esempio della depressione una estesa review della letteratura ha concluso ormai più i dieci anni orsono che il 40 % dei figli di pazienti depressi è destinato all’età di 20 anni a presentare a sua volta un disturbo mentale, percentuale che a 25 anni sale al 60%. Per questa patologia e per quelle più gravi della sfera psicotica la ricerca è unanime nel rilevare che i bambini che convivono con genitori psichiatrici sviluppano più dei controlli patologie della sfera cognitiva (soprattutto deficit attentivi) e affettiva (soprattutto problemi di attaccamento, ansia e depressione), disturbi neurologici, problemi relazionali, problemi legati allo stigma sociale, difficoltà scolastiche e abuso di sostanze. Recentemente la WPA ha redatto linee guida specifiche per la protezione e la promozione della salute mentale di questi soggetti e l’EUFAMI ha lanciato nell’ambito del Parlamento Europeo una Action Network virtuale che si propone di collegare le iniziative europee in atto. Tali iniziative, nate particolarmente in nordEuropa, sono prevalentemente orientate in senso preventivo e si differenziano in base ai soggetti promotori, il target a cui si rivolgono, l’interazione tra servizi sociali e sanitari e ovviamente la metodologia adottata. In Italia un progetto pilota è stato realizzato lo scorso anno sul territorio di Sesto San Giovanni (Milano) dalla Associazione Contatto con finanziamento ASL. Da questa esperienza è nato il primo convegno nazionale sul tema che è stato realizzato a cura di WAPR Italia e ha fatto il punto sulle evidenze epidemiologiche, le dinamiche del rischio, le competenze in gioco e le linee operative adottabili. L’intervento si snoderà attraverso una breve introduzione dello Studio Italiano sul Recovery (SIR, I. Boggian, D. Lamonaca, A. Svettini e gruppo SIR) che rappresenta uno dei pochi studi focalizzati sul Recovery nell’ambito della salute mentale in Italia. Tale ricerca si è infatti focalizzata sulla diffusione di strumenti da includere nella pianificazione dei servizi, nello specifico di valutare la validità e l’utilità della versione italiana della scala RAS (Recovery Assessment Scale di W. Corrigan, M. Salzer, R. Ralph, Y. Sangster,L. Keck, 2004), e indagare gli elementi decisivi del processo di recovery. Verrà quindi approfondito l’utilizzo della Scala RAS e verranno prese in considerazione altre scale di valutazione pertinenti al tema del recovery nel panorama nazionale e soprattutto internazionale. La relazione ha l’intento di esaminare la possibilità e l’utilità di avvalersi di strumenti di misurazione del recovery, inteso, come noto in letteratura, come un processo non lineare, strettamente individuale e multicomponenziale. Molte ricerche, specialmente quelle che utilizzano strumenti quantitativi, sono in grado di esplorare gli elementi necessari ad orientare al concetto di recovery sia lo staff dei servizi sia l’utenza. I servizi orientati al recovery lavorano in modo flessibile sul territorio, affiancandosi ai supporti individuali naturali e alle risorse presenti nell’ambiente. Questo contributo cercherà di proporre un nuovo approccio al recovery nei servizi di salute mentale, riferendosi ad un metodo che combina nella pratica clinica la valutazione oggettiva del ruolo sociale dell’utente e gli obiettivi personali di vita dello stesso, in un connubio sinergico tra pratica e ricerca. 14 E2. MISURARE L’EVIDENZA Antonio Macrì, Alberto Taverna, Cristiana Montemagni*, Gianluca Baiardi** D.S.M. A.S.L. TO1 – Torino; *Dottorato in neuroscienze indirizzo psichiatria, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi Torino,** Cooperativa Sociale P.G. FRASSATI s.c.s ONLUS - Torino E3. MISURARE IL FUNZIONAMENTO: L’ICF NELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA. UNO STRUMENTO INNOVATIVO? Gabriele Rocca Board Member WAPR, Direttore UOC di Psichiatria Corberi, ASL Monza e Brianza Negli ultimi decenni, nonostante la provata efficacia degli strumenti terapeutici disponibili, il funzionamento sociale nella vita reale delle persone con disturbi mentali gravi non è migliorato in misura significativa. Anche il miglioramento delle abilità sociali associato all’uso di alcuni interventi psicosociali non si traduce necessariamente in un progresso nella performance sociale nella vita di tutti i giorni. Sulla base di queste evidenze, il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università degli Studi di Torino in collaborazione con il D.S.M. dell'A.S.L. TO1, ha progettato uno studio di valutazione dell'efficacia degli interventi terapeutici e riabilitativi, in particolare del loro impatto sul funzionamento nella vita reale sia diretto sia indiretto, nell'ambito delle normali attività dei C.S.M. e presso il Centro Diurno "G. Bisacco" (distretti 1-8). Tale ricerca ha come obiettivo specifico la valutazione degli interventi riabilitativi psicosociali svolti presso il Centro Diurno, nell’ottica di un uso corretto delle risorse. Nel mese di gennaio 2010 l'A.S.L. TO1, in collaborazione con la Cooperativa P.G. Frassati, ha avviato un nuovo servizio di accoglienza diurna e di terapie riabilitative psicosociali. Il protocollo di ricerca ha previsto: • definizione e reclutamento del campione sperimentale; • definizione e reclutamento del gruppo di controllo; • definizione delle scale di valutazione della psicopatologia (BPRS), delle risorse della persona quali le strategie di coping e del funzionamento nel modo reale (qualità di vita soggettiva SF36 e oggettiva QLS, Funzionamento Personale e Sociale” PSP) e modalità di somministrazione; • tecniche di analisi dei dati; La ricerca si articola in tre fasi: I. reclutamento del campione; II. prima somministrazione delle scale di valutazione; III. follow up a sei mesi e a un anno. Nel corso della relazione verranno presentate le criticità e i vantaggi metodologici riscontrati in ciascuna delle fasi in relazione alla letteratura scientifica. La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, nota come ICF è stata pubblicata dall’OMS nel 2001 ed ha i seguenti scopi principali: • fornire uno strumento scientifico che descriva lo stato di salute e le sue conseguenze in termini di funzionamento; • stabilire un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utilizzatori incluse le persone con disabilità; • favorire il confronto tra i dati raccolti in servizi, periodi e paesi diversi; • promuovere l’utilizzo di uno schema di codifica per i sistemi informativi sanitari. Dopo aver sottolineato l’evoluzione concettuale rispetto alla Classificazione Internazionale delle menomazioni, della Disabilità e degli Handicap (ICIDH) pubblicata per la prima volta nel 1980, saranno sottolineati gli aspetti più significativi quali: il focus sul funzionamento umano e non sulla sola disabilità, l’inclusione del contesto e non solo della persona, l’applicabilità in tutte le culture, l’utilizzo per tutte le classi di età. Una specifica attenzione verrà posta al ruolo che l’ICF ha e, soprattutto, potrà avere nell’area della salute mentale e in particolare della riabilitazione psicosociale anche in riferimento a un tema complesso come la dimensione soggettiva dei pazienti. E4. MISURARE L’ EMPOWERMENT PER FAVORIRE L’ EMPOWERMENT Ettore Straticò Direttore Strutture Complesse Aquarius e Virgilio, OPG Azienda Ospedaliera Carlo Poma Una rigorosa definizione operativa di una pratica empowering si può sviluppare allorquando si indichino e si declinino un insieme coerente di elementi che includano un concetto (che funga da teoria di riferimento), da cui discenda un peculiare approccio al paziente, finalizzato al conseguimento di una meta: <la condizione empowered> (Straticò, 2009), che viene quivi richiamata poiché costituisce quanto si vuole misurare. 15 A partire dalla dimostrazione che l’empowerment è un concetto che può essere <operazionalizzato> come costrutto che ammette, in quanto tale, una convalidazione empirica, viene presentata ai fini della misurazione dell’empowerment dei pazienti, la “SESM” (Straticò et al., 2007), versione italiana della “Scala costruita dai consumers per misurare l’ Empowerment nei SSM” (Rogers et al.,1997). Della SESM, vengono riportate le principali proprietà psicometriche ed evidenziati punti di forza e criticità rispetto alla valutazione della <condizione empowered>. La presentazione si conclude con l’auspicio dell’autore che quanto <manca> alla SESM per una esaustiva misurazione della meta indicata, venga realizzato in Italia con un percorso analogo a quello compiuto dai consumers statunitensi in partnership con il Centro per la riabilitazione dell’Università di Boston. Risultati: Al termine dell’intervento di PST abbiamo riscontrato un miglioramento del quadro psicopatologico e del funzionamento sociale degli utenti, nonchè una maggiore capacità di pianificazione e di problem-solving, ed un incremento della capacità attentiva. Al termine dell’intervento psicoeducativo si evidenzia un globale miglioramento della psicopatologia generale, della consapevolezza di malattia e della compliance al trattamento dei giovani utenti. Si evidenzia una riduzione del carico soggettivo ed una diminuzione dello stress percepito nel campione dei familiari Conclusioni: I risultati ottenuti rivelano l’importanza di interventi precoci di tipo riabilitativo, nel miglioramento del quadro psicopatologico, dell’aderenza al trattamento e del funzionamento personale e sociale di soggetti all’esordio. In linea con i dati di letteratura, ribadisce l’importanza di interventi familiari nella riduzione del carico e dello stress percepito dai familiari (Kavanagh, 1996; Kelly, 1995). Bibliografia Rodewald K, Rentrop M, Holt DV, Roesch-Ely D, Backenstrass M, Funke J, Weisbrod M, Kaiser S. Planning and problem-solving training for patients with schizophrenia: a randomized controlled trial. BMC Psychiatry. 2011 Apr 28;11:73. Xia J, Merinder LB, Belgamwar MR. Psychoeducation for schizophrenia. Cochrane Database Syst Rev. 2011 Jun 15;(6):CD002831. Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D4.2 FORUM 6 PSICHIATRI, PSICOLOGI E GLI ALTRI? Moderatori: Federico Galvan (Milano), Donatella Ussorio (L’Aquila) F3. IL PROGETTO TEMPOZERO: UN ESEMPIO DI INTEGRAZIONE DEL LAVORO Fabiola Bongiolatti, Federico Galvan, Tiziana Baruffini, Mario Ballantini Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna – DSM – Progetto TempoZero e-mail: [email protected] F1. IL CONTRIBUTO DEI TECNICI DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA NEL LAVORO SUGLI ESORDI NELLO SMILE Donatella Ussorio, Roberta Ortenzi, Anna Salza Dipartimento di Scienze della Salute, Corso di laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] Il lavoro mira ad offre una visione di insieme delle componenti clinico/riabilitative del programma di intervento precoce del DSM di Sondrio, focalizzando l’attenzione prima sugli aspetti metodologici e di integrazione del lavoro, poi, nello specifico, sul supporto in ambito lavorativo e scolastico e sui gruppi di competenza sociale. La finalità trasversale dell’intervento è di andare ad individuare i fattori ostacolanti la performance sociale e gli stressors ambientali, parallelamente agli obiettivi della CBT e dei gruppi di gestione dell’ansia e problem solving, e nello stesso tempo sviluppare i fattori di protezione lavorando sull’autostima, il mantenimento di ruolo e le risposte positive dell’ambiente. Quindi, le strategie di supporto scolastico e professionale devono attuarsi in sinergia con il paziente, quale attore protagonista responsabile del proprio progetto, la famiglia, le persone chiave (insegnanti, amici, colleghi), i servizi per l’inserimento lavorativo, le aziende, i sindacati, quali agenti cooperanti nelle azioni di aiuto. Il sostegno deve integrarsi nell’ambiente (scuola e mercato del lavoro) Introduzione: Il deterioramento clinico, funzionale e sociale dei pazienti tende a stabilizzarsi entro i primi due anni dall’esordio (International Pilot Study of Schizophrenia, 1991). Le disabilità personale e sociale si instaurano prevalentemente nei primi tre anni di malattia (Birchwood, 1998). Scopo: La relazione illustra il contributo dei T.R.P. in un centro dedicato agli esordi, illustrando gli interventi riabilitativi effettuati e mostrando gli esiti di due di essi: Problem Solving Training e Intervento Psicoeducativo per utenti e loro familiari. Materiali e Metodi: Sono stati valutati 60 soggetti afferenti al servizio S.M.I.L.E tra Gennaio 2010- Luglio 2011 sottoposti al Problem-Solving Training, e 20 utenti e 36 familiari sottoposti ad un Intervento Psicoeducativo. Entrambi gli interventi hanno avuto una durata di 2 mesi, per un totale di 8 incontri di circa un’ora ciascuno. 16 affinché esso diventi supportivo e possa favorire il mantenimento dei ruoli sociali, allontanando lo spettro dello stigma e dell’isolamento. Le strategie si inseriscono nell’ottica di un progetto riabilitativo di rete, che funga da “coscienza anticipante” del dover essere della persona, capace di tessere percorsi educativi modellati attorno alle peculiari esigenze del singolo. La rete rappresenta una modalità elastica di lavoro, in cui si possono introdurre variabili, operare cambiamenti funzionali, lavorare con un atteggiamento critico di ricerca e confronto costante. Verrà data particolare importanza al lavoro di cooperazione tra le diverse figure professionali dell’èquipe e delle specifiche metodologie (assessment psicosociale e neurocognitivo, gruppi psicoeducativi e riabilitativi, psicoterapia cognitivocomportamentale, adeguato intervento farmacologico, riabilitazione neuro cognitiva e supporto indermieristico) in una chiave di gestione complessa del caso. c) gli utenti che vivono ancora in famiglia, nella fase di sganciamento e autonomizzazione. Il CPS mantiene il ruolo di gestione clinica e complessiva degli utenti delegando all'equipe del "supported-housing" alcuni compiti specifici rispetto al tema dell'abitare. La necessità di investire in programmi di "supported-housing" trova consenso nella letteratura internazionale e nella pratica dei servizi psichiatrici territoriali. L’assetto organizzativo proposto dal progetto prevede una specifica equipe ad esso dedicata che si affianca alle attività dei servizi del DSM. Le soluzioni attivate per gli interventi sono calibrate sulle necessità e preferenze degli utenti secondo modalità non rigide e standardizzate ma flessibili e ricche di opzioni. Per ogni paziente viene predisposto un programma individualizzato concordato con l'equipe curante del CPS e viene definito il protocollo per il case management e la valutazione dell'intervento. Per il monitoraggio dell'esperienza strumenti privilegiati sono le videoregistrazioni e I'lCF (Classificazione Internazionale del Funzionamento delle Disabilità e della Salute). Le video interviste e le video riprese effettuate nel corso degli anni hanno permesso la realizzazione di due video documentari che si affiancano ed integrano agli altri strumenti di monitoraggio e verifica delle attività. Nel corso del mese di Maggio 2010 è stata portata a termine la terza somministrazione dell’ICF al follow up a 16 mesi. Emerge che i qualificatori più indicati, cioè i problemi più diffusi, riguardano quelli indicati dai codici b130 (Funzioni dell’energia e delle pulsioni), b140 (Attenzione), b164 (Funzioni cognitive di livello superiore); in entrambi i casi siamo all’interno delle funzioni mentali che, per definizione, sono le più colpite nei pazienti a cui il progetto si rivolge. Un altro dato interessante evidenzia i Fattori ambientali, cioè l’ambiente fisico, sociale e degli atteggiamenti in cui le persone vivono e conducono la loro esistenza. L’equipe del progetto co-crea e al mantiene i “facilitatori” e la rimozione delle “barriere”. Gli operatori si confrontano quotidianamente con situazioni che facilitano e altre che sono al contrario un ostacolo alla vita dei loro pazienti. I dati, confrontati con quelli di 16 mesi prima (Febbraio 2009), evidenziano un aumentato da 57 a 73 il numero totale dei facilitatori. All’analisi completa della situazione biopsicosociale, è seguita la somministrazione di una selezione di items che riguardano esclusivamente i Fattori ambientali (ICF parte 2). Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula 4.4 SIMPOSIO 7 VERSO L’INNOVAZIONE G.7 SUPPORTED HOUSING, SULLA SOGLIA DELLA RESIDENZIALITA’ Claudio T. Pagani, Teodoro Maranesi, Franca Tagliabue, Andrea Valmassoi, Valeria Bianchi, Marco Pasinetti, Marco Mancini, Elisa Stucchi, Sabrina Canducci D.S.M. A.O. Ospedale Luigi Sacco, Milano - Operatori sociali Progetto Supported Housing Il progetto si occupa di riabilitazione e assistenza domiciliare di pazienti psichiatrici affetti da gravi disturbi psichici in carico ai CPS (Centro Psico Sociale) del DSM. Focus dell'intervento è l'abitare, nel suo aspetto privato dell'abitazione e in quello pubblico della partecipazione sociale al contesto di vita. Ruolo dell'operatore è quello di affiancare il paziente aiutandolo a ritrovare maggiori competenze e soddisfazioni nella vita in casa e nella comunità locale di appartenenza. Candidati all’intervento sono: a) gli utenti inseriti in strutture residenziali per i quali si prevede il rientro a domicilio o in case appositamente individuate b) gli utenti dei CPS a rischio di istituzionalizzazione da supportare al domicilio 17 E’ emerso tra Paziente e psichiatra un interessante confronto sui 5 fattori considerati, dal loro punto di vista, una BARRIERA (cioè un ostacolo per il paziente), o un FACILITATORE (un aiuto). Da aprile 2011 è a disposizione del progetto un appartamento dotato di impianto di videoregistrazione ambientale dove settimanalmente un piccolo gruppo di pazienti del progetto si ritrova per organizzare una cena. Ogni volta il gruppo si cimenta – con telecamera a mano- nella produzione di un breve video “tutorial” sulle ricette (serie “Il Signore dei fornelli”), disponibili su CD per i pazienti e nel sito del progetto. Inoltre la strumentazione presente in appartamento, 5 telecamere fisse, 6 microfoni e una piccola sala regia con monitor, permette di osservare e registrare quanto avviene nel corso del lavoro di gruppo, focalizzare gli scambi comunicativi e le dinamiche che coinvolgono i partecipanti. Il materiale videoregistrato è utilizzato nell’ambito della supervisione e formazione degli operatori. La finalità principale è quella di favorire negli operatori una maggiore consapevolezza del proprio stile relazionale, attraverso l’auto osservazione. In sintesi il progetto si è dimostrato un modello operativo efficace nella direzione di permettere: ai pazienti in carico di - acquisire o riappropriarsi di capacità di autogestione riguardo alla sfera dell'abitare - imparare a relazionarsi con le reti sociali informali, anche slegate dai servizi psichiatrici, in modo da intraprendere uno stile di vita maggiormente legato alla comunità - rinforzare il senso di responsabilità e le capacità di riconoscere ed esprimere i propri bisogni e desideri rispetto all'abitazione; ai servizi coinvolti di - ampliare l'offerta dell'intervento riabilitativo sui pazienti più compromessi. - ridurre il numero di ricoveri in SPDC e in CP - ridurre il tempo di permanenza medio dei pazienti in comunità favorendone il turnover per il territorio. Inoltre dall’analisi della valorizzazione del costo dei vari possibili interventi previsti all’interno del DSM su un ipotetico caso ad “alto carico”, emerge l’alta efficienza del progetto in termini di ridotta allocazione di risorse economiche. Tutto il materiale del progetto, i video documentari e le video ricette, sono disponibili nel sito www.supportedhousing.altervista.org Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D4.5 SIMPOSIO 8 CATASTROFI E RESILIENZA: IL SISMA AQUILANO DEL 6 APRILE 2009 ED IL PROGETTO SPES Moderatore: Massimo Casacchia (L’Aquila) CATASTROFI E RESILIENZA: IL SISMA AQUILANO DEL 6 APRILE 2009 ED IL PROGETTO SPES Massimo Casacchia, Paolo Evangelista*, Vittorio Sconci**, Laura Verni§, Maurizio Malavolta§, Valeria Bianchini§, Natascia Giordani Paesani§, Marta Colatei§, Ida De Lauretis§, Ilaria Santini§, Adele Tosone§, Stefania Di Mauro§§, Rocco Pollice§§, Rita Roncone§§ Responsabile Scientifico “Programma di Supporto Psicosociale e Tutela della Salute Mentale per l’Emergenza Sisma, SPES 2009”; *Medico di Medicina Generale, L’Aquila; **Dipartimento di Salute Mentale L’Aquila; §Scuola di Specializzazione in Psichiatria; §§ Dipartimento di Scienze della Salute; Università dell’Aquila e-mail: [email protected] Il 6 aprile del 2009 un sisma di magnitudo 5.8 sulla scala Richter ha colpito L’Aquila e i comuni limitrofi, causando 309 decessi e più di 1500 feriti, il danneggiamento di più della metà degli edifici pubblici e privati e il displacement della popolazione esposta. Tutto ciò ha comportato un notevole carico emotivo sia per gli operatori sia per i soggetti che hanno vissuto la drammatica esperienza del terremoto. Il Simposio organizzato nell’ambito del Congresso Nazionale WAPR illustra le 3 principali azioni della ricerca del Ministero della Salute, finanziata tramite la Regione Abruzzo, “Programma di Supporto Psicosociale e Tutela della Salute Mentale per l’Emergenza Sisma, SPES 2009”. Le tre azioni del progetto sono relative: 1. alla popolazione generale; 2. alla medicina di base; 3. ai servizi psichiatrici. Il progetto SPES vede la partecipazione, oltre che degli operatori del Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura della ASL1-Avezzano-Sulmona-L’Aquila, anche dei Medici di Medicina Generale della città. Verranno discussi i dati relativi all’indagine di popolazione effettuata al follow-up di 9 mesi tramite l’invio per posta ordinaria di strumenti standardizzati, quali il GHQ-12 ed il Impact Event Scale-R, IES-R (Creamer et al. 2003; Weiss and Marmar 1997), assieme ad un questionario specifico sull’impatto del sisma. I soggetti afferenti ai Medici di Medicina Generale sono stati valutati con la stessa batteria di strumenti, con l’obiettivo di descrivere le eventuali variabili associate ad una maggior resilienza. Ulteriori dati sulla popolazione afferente ai servizi psichiatrici saranno presentati Bibliografia Burns T., Firn M., (2003), La presa in carico intensiva sul territorio, Il pensiero scientifico Ed. 18 dall’équipe del Dipartimento di Salute Mentale dell’Aquila, che ha dato un importante contributo nell’assistenza della popolazione terremotata. LA DISCREPANZA TRA LE EVIDENZE E LE PRATICHE NEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE Domenico Semisa Direttore Struttura Complessa CSM Acquaviva delle Fonti, Dipartimento Salute Mentale ASL Bari Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D2.28 PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLE BUONE PRATICHE Scopo. Ci si propone di evidenziare le principali discrepanze, rilevate nell’ambito del Progetto SIEP-DIRECT’S, tra le Linee guida NICE per la schizofrenia fondate sulle evidenze scientifiche e le pratiche abituali dei servizi di salute mentale italiani, con particolare riferimento alla promozione del recupero dei pazienti affetti da schizofrenia. Metodi. A partire dalle principali raccomandazioni NICE sulla promozione del recupero, sono stati costruiti 41 indicatori. Essi sono stati sperimentati nei 19 Dipartimenti di Salute Mentale o Servizi Psichiatrici italiani che hanno aderito al Progetto, mediante una autovalutazione delle attività rivolte a promuovere il recupero dei pazienti, finalizzata a verificare il grado di applicazione delle raccomandazioni in ciascun servizio. I dati per la autovalutazione richiesti dalla maggior parte degli indicatori sono stati ottenuti dal sistema informativo del DSM e dalla Direzione DSM; sono state inoltre realizzate ricerche specifiche sulle cartelle cliniche e su campioni rappresentativi di pazienti. Invece, per 14 indicatori è stata richiesta una valutazione da parte di focus group “multidisciplinari” o “specialistici”, che hanno attribuito loro un punteggio secondo scale definite ad hoc. Risultati e conclusioni. Vengono presentati i principali risultati dello studio che propongono, relativamente alle attività di promozione del recupero, un’immagine dei servizi di salute mentale italiani con luci ed ombre. I Servizi sembrano garantire trattamenti farmacologici di mantenimento, per la prevenzione delle ricadute e per la cura dei pazienti con schizofrenia resistente, adeguati e fondati sulle evidenze; offrono inoltre, nella maggior parte dei casi, un’assistenza integrata con il coinvolgimento degli altri servizi sanitari e sociali che operano nel territorio, ed una buona gestione dei pazienti multiproblematici, che costituiscono una percentuale significativa dei pazienti in carico (quasi il 25% mediamente). Mostrano difficoltà, invece, rispetto al monitoraggio della salute fisica dei pazienti, all’offerta di attività psicoterapeutiche -praticate ormai marginalmente-, di interventi psicoeducativi e di attività strutturate in favore delle famiglie; inoltre, sono molto limitate e dagli esiti spesso insoddisfacenti le attività finalizzate alla promozione e realizzazione dell’inserimento lavorativo dei pazienti. Infine, i servizi di salute mentale evidenziano ancora dei limiti relativamente alla capacità di strutturare e formalizzare Moderatori: Rita Roncone (L’Aquila), Ernesto Muggia (Milano) APPROPRIATEZZA ORGANIZZATIVA E QUALITÀ DELLE CURE. UN CONFRONTO TRA GLI ASPETTI TEORICO-EPIDEMIOLOGICI E LE BUONE PRATICHE Antonello Bellomo Direttore del Dipartimento Misto (ASL FG3-Università degli Studi di Foggia) di Salute Mentale della AUSL FG3 I disturbi mentali costituiscono quasi un quarto del carico di malattia in Europa e sono tra le maggior fonti di carico assistenziale per il Sistema Sanitario Nazionale italiano. Studi epidemiologici illustrano un continuo aumento del bisogno di salute mentale sottolineando l'importanza di diversi fattori psicosociali. In Italia, il 48% dei pazienti psichiatrici ha un basso grado d'istruzione, il 40% è disoccupato, l' 87% vive in difficoltà economiche moderatamente gravi o gravi. Tale scenario rende ineludibile la questione del miglioramento delle prestazioni sanitarie, nell'ottica di una razionalizzazione dei costi e di una maggior appropriatezza clinica ed organizzativa che si focalizzi sulle effettive esigenze individuali ed intersoggettive del paziente. All'interno del dibattito appare indispensabile, inoltre, porre l'accento sulla diagnosi precoce, sulle "buone pratiche" e sul ruolo della riabilitazione psicosociale quale strumento fondamentale per un' efficace presa in carico ed organizzazione del progetto di cura. Bibliografia Jan-Llopis E, and Anderson P (2005) Mental health promotion and mental disorder prevention: a policy for Europe. Nijmegen: Radboud University. McDaid (2005). Policy Brief I, Mental Health Key issues in the development of policy and practice across Europe. European Observatory on Health Systems and Policies, World Health Organization (Note per un piano d'azione, III, I fondi destinati alla salute mentale in Europa. Osservatorio europeo sui sistemi e sulle politiche della salute, OMS). (ISS) Cs n°6-2011 - Salute mentale: report su SEME, il primo sistema sentinella sui disturbi psichiatrici 19 l’organizzazione dei processi assistenziali, con una migliore utilizzazione di linee guida professionali, protocolli e procedure scritte. DALLA RESIDENZIALITÀ ALLA VITA INDIPENDENTE. CAMBIARE LE IDEE E LE PRATICHE Antonio Maone Dipartimento di Salute Mentale, ASL Roma/A Il superamento dell’approccio custodialistico e la diffusione dell’approccio territoriale, finalizzato a curare e riabilitare il paziente nella comunità, anziché in contesti istituzionali segreganti, non ha potuto comunque arginare il ricorso a soluzioni che prevedessero la permanenza a medio-lungo termine in strutture di tipo residenziale, sebbene non più basate su criteri di restrittività, bensì organizzate per rispondere ai bisogni di cura, assistenza e riabilitazione, in una prospettiva di progressiva restituzione sociale. Le ragioni di ciò sono varie ed apparentemente motivate, ma è inevitabile che esse finiscano per legittimare (o rischiare costantemente di farlo) nuove forme di istituzionalismo ed esclusione. Molte evidenze dimostrano come sia possibile oggi “ribaltare” la tradizionale concezione della residenzialità in psichiatria, in favore di un approccio che, disgiungendo i suoi due elementi costitutivi (abitazione ed assistenza), ponga al centro la riscoperta del ruolo centrale dell’abitare come bisogno universale, a partire dal quale rilanciare il processo di inclusione sociale e di autodeterminazione. E’ un processo che richiede una profonda revisione delle idee e delle pratiche dei servizi. 20 ABSTRACT POSTER E COMUNICAZIONI 1. ACQUISIZIONE E RINFORZO DELLE ABILITÀ SOCIALI, RELAZIONALI E LAVORATIVE QUALE STRUMENTO DI ELEZIONE PER IL REINSERIMENTO SOCIALE Anna Maria Allegro, Roberto Ladislao Bonanni, Cecilia Ciotti, Makenda D’Amico, Michela Di Pietro, Camilla Franchi, Nicoletta Nardi, Rita Pappalepore, Manuela Sabini, Marialuisa Rossi, Anna Paola Vespa, Concetta De Amicis ASL 01 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, DSM Centro di Salute Mentale e-mail: [email protected] 2. TUTTI SULLA STESSA BARCA Nevio Baruffi Educatore professionale, Centro Diurno Psichiatrico, Cesena Obiettivo. offrire una migliore qualità della vita a cinque giovani pazienti del Centro di Salute Mentale dell'AUSL di Cesena favorendo lo sviluppo di una abilità professionale che apra loro nuove prospettive di impiego, primo fondamentale passo verso un totale reinserimento in società. Materiali e metodi. Primo lavoro proposto ai pazienti è stato il restauro di una barca. La barca oggetto del restauro, cui potranno seguirne altri, è un "cutter da spiaggia" degli anni '70, ultima generazione delle imbarcazioni da lavoro in legno romagnole che venivano impiegate per il trasporto dei turisti, che andrà ad arricchire ulteriormente la collezione del Museo della Marineria. Non solo: l'imbarcazione verrà anche impiegata per crociere costiere con turisti, in cui verranno attivamente coinvolti i ragazzi protagonisti del progetto, con un ulteriore opportunità in termini di socializzazione. Risultati. Attraverso l'impegno in équipe per un comune risultato che il lavoro coordinato di ristrutturazione della barca prevede, nonché grazie alle nozioni e all'abilita' professionale acquisite durante l'opera di restauro, i giovani protagonisti del progetto effettueranno un iter riabilitativo che avvia un percorso di inclusione sociale secondo i più moderni approcci riabilitativi orientati alla partecipazione e alla tutela del "diritto di cittadinanza" attiva. Conclusioni. Il cutter oggetto di restauro andrà ad affiancare le due imbarcazioni ormeggiate oltre il ponte e abilitate alla navigazione, che partecipano in estate a uscite dimostrative e a raduni di barche d'epoca. Obiettivo. Il reinserimento sociale delle persona passa attraverso un ampliamento delle reti socio- relazionali all’interno delle quali l’individuo si muove e l’inserimento in un normale contesto lavorativo in cui il cittadino utente possa sperimentare l’integrazione sociale e un adeguato senso di efficacia personale. Materiali e Metodi. Partendo da una situazione iniziale di grave carenza di competenze richieste si è proceduto all’acquisizione o al rinforzo di quelle stesse competenze attraverso: gruppi di Social Skill Training, interventi sulle reti, colloqui di sostegno, tutoraggio sistematico e gruppi di sostegno al lavoro. Risultati. A 6 mesi dall’inizio degli interventi emerge come i cittadini utenti siano riusciti, attraverso l’inserimento lavorativo, a riattivare delle aree di funzionamento e ad acquisire nuove competenze. Conclusioni. L’inserimento lavorativo, mirato anche alla cura della persona dal punto di vista sociale e relazionale, produce un significativo miglioramento della qualità di vita con conseguente alleggerimento del carico familiare e un utilizzo più adeguato dei servizi psichiatrici da parte dell’utente. 21 EFFICACIA DELLA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE (CBT) E RUOLO DELLE STRATEGIE DI COPING NEI GIOVANI CON SINTOMATOLOGIA POST TRAUMATICA DOPO IL TERREMOTO DELL’AQUILA Valeria Bianchini, Natascia Giordani Paesani, Rita Roncone*, Massimo Casacchia*, Rocco Pollice* Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Unità di Psichiatria, Dipartimento Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila e-mail: [email protected] Bibliografia Agustini EN, Asniar I, Matsuo H . The prevalence of long-term post-traumatic stress symptoms among adolescents after the tsunami in Aceh. J Psychiatr Ment Health Nurs. 2011 Aug;18(6):543-9. Bradley R, Greene J, Russ E, Dutra L, Westen D. A multidimensional meta-analysis of psychotherapy for PTSD. Am J Psychiatry. 2005 Feb;162(2):214-27. ReviewBerry DM, Ehlers A, Clark DM, Hackmann A, McManus F and Fennell M. (2005) Cognitive therapy for PTSD: development and evaluation. Behaviour Research and Therapy, 43, 413-431. York K. Depression and religiosity and/or spirituality in college: a longitudinal survey of students in the USA. Nurs Health Sci. 2011 Mar;13(1):76-83. Introduzione. Il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) si manifesta come una risposta precoce e frequente (13% circa) tra le vittime di un trauma e deve essere considerato un importante predittore di scarso outcome clinico e funzionale a breve e a lungo termine (1). Le strategie di coping individuali sono state a lungo studiate come fattori in grado di modulare la risposta delle vittime di un trauma. La religiosità in numerosi studi si è rivelata un fattore protettivo rispetto ai sintomi d’ansia e depressivi, e un buon indicatore della qualità di vita (2). La Terapia CognitivoComportamentale (CBT) risulta essere il più valido approccio terapeutico in soggetti che sperimentano sintomi secondari ad un trauma (3). Lo scopo dello studio è stato la valutazione dell’efficacia di un intervento CBT su una popolazione di giovani esposti al terremoto dell’Aquila e il ruolo delle strategie di coping nella risposta clinica. Metodologia. A due anni dal sisma, giovani tra i 18 e i 35 anni afferiti consecutivamente presso l’ambulatorio SMILE sono stati suddivisi in un gruppo (39 soggetti) sottoposto a trattamento CBT standardizzato per la sintomatologia ansiosa e post traumatica (4) e un gruppo non sottoposto a trattamento (24 soggetti). A T0 sono stati tutti sottoposti a valutazione con l’ Impact of Event Scale-Revised (IES-R), la General Health Questionnaire-12 items (GHQ-12) e il Brief Cope. Dopo l’intervento (T1), entrambi i gruppi sono stati valutati con i medesimi strumenti psicometrici. Risultati. I risultati hanno mostrato, nel gruppo di giovani sottoposti a CBT, una significativa riduzione della sintomatologia post traumatica con un miglioramento in ciascuna delle tre sottodimensioni post traumatiche (riesperienza, iperarousal ed evitamento) e nel punteggio totale dell’IES-R. Differenze significative sono state rilevate anche nei livelli di distress percepito (GHQ-12): il miglioramento più consistente è emerso in coloro che hanno adottato strategie di coping di “Pianificazione” e di “Religiosità”. Conclusioni. Il PTSD è associato a numerose difficoltà psicologiche e sociali, con notevole impatto sul funzionamento globale della vittima di un disastro. Risulta quindi di fondamentale importanza l’impiego di interventi di provata efficacia come la CBT nei soggetti esposti a traumi collettivi o individuali allo scopo di prevenire tali conseguenze a lungo termine e lo sviluppo di ulteriori disagi psicologici. 4. SINTOMATOLOGIA NEGATIVA AL PRIMO EPISODIO PSICOTICO Valeria Bianchini, Rita Roncone*, Massimo Casacchia*, Rocco Pollice* Scuola di Specializzazione in Psichiatria, *Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila 3. Obiettivo. Nel corso degli ultimi anni, vi è stato un rinnovato interesse della comunità scientifica sulla fisiopatologica e fenomenologica della sintomatologia negativa e sulla sua importanza come “core-symptom” dei disturbi psicotici. Sintomi negativi “attenuati” sono presenti già nella fase prodromica del disturbo psicotico e anche se aspecifici, sembrano essere dovuti alla prima espressione dell’ interruzione di alcuni circuiti neurali, tra cui i meso-corticali e i limbici. In questo studio abbiamo confrontato la percezione soggettiva della sintomatologia negativa in un campione di giovani pazienti al Primo Episodio Psicotico (FEP) afferiti presso lo SMILE con pazienti affetti da Schizofrenia a decorso continuo ricoverati presso l’SPUDC dell’Aquila. Materiali e Metodo. 14 giovani FEP con età media di 23,4 aa (ds±2,1) afferiti consecutivamente presso l’ambulatorio SMILE sono stati confrontati con 21 pazienti con Schizofrenia a decorso continuo ricoverati presso l’SPUDC dell’Aquila (età media 46,7 aa ds±1,5). Tutti i pazienti sono stati sottoposti all’intervista strutturata SENS ( Subjective Experience of Negative Symptoms) e valutati con la PANSS per il quadro psicopatologico e la VGF per il funzionamento globale. Risultati. L’analisi del punteggio totale della SENS ha rilevato una differenza statisticamente significativa (p<0.04) tra i due gruppi di studio, mostrando una maggiore percezione della sintomatologia negativa nei FEP con punteggi particolarmente elevati negli item “ Relazioni con altri soggetti”, “ Cura e Igiene personale” e “Incapacità a provare emozioni”. Lo studio della PANSS ha evidenziato una differenza significativa esclusivamente nella dimensione Negativa con una correlazione inversamente significativa al punteggio totale della SENS. Conclusioni. Recenti studi hanno rilevato che soggetti al First Episode (FEP) che manifestano già in fase prodromica sintomi negativi “attenuati”, avrebbero una 22 probabilità più elevata di sviluppare un disturbo psicotico (3). Di primaria importanza risulta quindi l’identificazione precoce della sintomatologia negativa e la valutazione della percezione soggettiva del paziente al FE allo scopo di migliorarne e prevederne l’outcome clinico, la risposta al trattamento e il funzionamento globale. generali dell’utente contribuiscono a migliorare la qualità di vita ed il benessere personale degli stessi. Bibliografia Baptista T, Serrano A, Uzcátegui E, ElFakih Y, Rangel N, Carrizo E, Fernández V, Connell L, de Baptista EA, Quiroz S, Uzcátegui M, Rondón J, Matos Y, Uzcátegui L, Gómez R, Valery L, Novoa-Montero D. The metabolic syndrome and its constituting variables in atypical antipsychotic-treated subjects: comparison with other drug treatments, drug-free psychiatric patients, first-degree relatives and the general population in Venezuela. Schizophr Res. 2011 Mar;126(1-3):93-102. Epub 2010 Nov 10. Fagiolini A, Chengappa KN, Soreca I, Chang J. Bipolar disorder and the metabolic syndrome: causal factors, psychiatric outcomes and economic burden. CNS Drugs. 2008;22(8):655-69. Bibliografia Correll CU, Hauser M, Auther AM, Cornblatt BA. Research in people with psychosis risk syndrome: a review of the current evidence and future directions. J Child Psychol Psychiatry. 2010 Apr;51(4):390-431. Yung AR, Nelson B. Young people at ultra high risk for psychosis: a research update. Early Interv Psychiatry. 2011 Feb;5 Suppl 1:52-7. 5. VALUTAZIONE DEGLI ESITI DI UN INTERVENTO PSICOEDUCATIVO VOLTO AL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA DEGLI UTENTI IN TRATTAMENTO CON ANTIPSICOTICI A RISCHIO DI SINDROME METABOLICA Laura Borriello, Roberta Ortenzi, Donatella Ussorio Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] POTENZIAMENTO DELLA COMPLIANCE TERAPEUTICA, MEDIANTE UN INTERVENTO PSICOEDUCATIVO DI GRUPPO NEL S.P.U.D.C. DI L’AQUILA: VALUTAZIONE D’EFFICACIA Cinzia Ceci, Francesca Antonelli, Donatella Ussorio Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] Obiettivo: Verificare l’esito di un intervento psicoeducativo sul corretto stile alimentare, sullo stato di salute e lo stile di vita di utenti ricoverati nel S.P.U.D.C. di L’Aquila. Materiali e Metodi: Il campione è composto da 16 utenti, ricoverati tra Giugno 2010 a Marzo 201 con alterazioni dei parametri metabolici. Sono stati utilizzati a tempo T0 e T1: Test di valutazione dello stile di vita (Milano e Comazzi, 2005), Test sulla valutazione delle conoscenze sulle abitudini alimentari e benessere (Milano e Comazzi, 2005), Short Form Health Survey 36, SF-36 (Ware e coll., 1992) per la valutazione della qualità di vita e Life Skill Profile, LSP ( Parker G. 1991) per la valutazione del funzionamento. Risultati: Al termine dell’intervento, sono stati rilevati miglioramenti statisticamente significativi dalla SF-36, nelle aree “attività sociali” (p=0.04),“ruolo emotivo” (p=0.05),“e “salute mentale” (p=0.04). Gli utenti hanno mostrato un miglioramento in tutte le dimensioni del LSP ed hanno assunto uno stile di vita alimentare soddisfacente con un differenza statisticamente significativa rispetto all’ingresso (p=0.05). Conclusioni: Troppo spesso l’attenzione per gli utenti ricoverati in un SPUDC è incentrata soprattutto sul quadro clinico e sui sintomi e meno sullo “Stato di Benessere” complessivo della persona. Interventi che prestano attenzione ai bisogni Obiettivo: Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare gli esiti di un intervento cognitivo comportamentale di gruppo, rispetto all’aderenza farmacologica, alla consapevolezza di malattia e alla psicopatologia. Materiali e Metodi: Il campione era composto da 20 pazienti (12 maschi e 8 femmine), afferenti consecutivamente in regime di ricovero ordinario, nel periodo compreso tra Febbraio 2011 ed Agosto 2011, presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura a direzione Universitaria di L’Aquila. Il campione esaminato presentava un’età media di 41,9 anni e una degenza media di 20,8 giorni. Durante gli incontri, ai pazienti ricoverati sono stati somministrati i seguenti 5 moduli costanti: Che cosa è accaduto prima del ricovero; Modello stress-vulnerabilità; Psicofarmaci; Segni precoci di crisi; Obiettivi individuali alla dimissione. Tutti i partecipanti sono stati valutati all’ingresso (T0) e alla dimissione (T1) con i seguenti strumenti standardizzati di valutazione: BPRS (Brief Psychiatric Rating Scale, Ventura et al. 1993), Insight Scale A e B (Roncone et al. 2003), DAI-10 (Drug Attitude Inventory-10 (Hogan et al. 1983); Risultati: I risultati evidenziano che i pazienti che hanno partecipato ad almeno tre degli incontri previsti dall'intervento hanno manifestato un miglioramento del quadro psicopatologico, della consapevolezza di malattia e dell'adesione al trattamento. Conclusioni: I dati, seppur preliminari, confermano l'utilità dell'intervento di gruppo strutturato di tipo cognitivo-comportamentale. Tuttavia tale intervento non 6. 23 otterrebbe miglioramenti significativi se non fosse accostato ad un adeguato trattamento farmacologico, dimostrando così l'efficacia di un trattamento integrato. l’assunzione attuale di farmaci psichiatrici (p=0,00), con la presenza di familiarità psichiatrica (p=0,009; p=0,006), con precedenti psichiatrici nel corso di pregresse gravidanze (p=0,053; p=0,000) e aborti (GHQ-28 p=0,003). Inoltre, maggiore è la nausea nel corso dell’attuale gravidanza, minore è la percezione di benessere (GHQ28 p=0,004). Discussione e conclusioni: I dati elaborati concordano con quelli presenti in letteratura. Maggiori sono i fattori di rischio presenti, tanto più emergono dei sintomi depressivi e una peggiore percezione del proprio benessere. Nel nostro Servizio si effettuano degli incontri settimanali con le donne esaminate, effettuando una psicoeducazione al disturbo, incentivando le attività piacevoli, svolgendo esercizi di respirazione lenta e di rilassamento muscolare, viene insegnato alle utenti l’ABC delle emozioni e il Problem-Solving. Si effettuano degli incontri con i partner per coinvolgerli in maniera attiva nella risoluzione delle difficoltà riferite dalle utenti. Bibliografia Nemoto T, Mizuno M. Improvements in spontaneity and social functioning in patients with schizophrenia after cognitive training. Seishin Shinkeigaku Zasshi. 2011;113(4):374-9. Vendittelli N., Veltro F., Oricchio I., Bazzoni A., Rosicarelli M.L., Polidori G., Morosini P. L’intervento cognitivocomportamentale di gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Centro Scientifico Editore, Torino, 2008 7. SERVIZIO PER LA DEPRESSIONE IN GRAVIDANZA E NEL POSTPARTUM, PRIMI RISULTATI Marta Colatei, Gabriella Di Emidio, Roberta Ortensi*, Donatella Ussorio*, Rita Roncone*, Rocco Pollice*, Massimo Casacchia*, Angela D’Alfonso**, Adina Di Fonso**, Valentina Parisse**, Gaspare Carta** Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Unità di Psichiatria, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università degli Studi L’Aquila, **Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia Bibliografia Bunevicius R.et al, Psychosocial risk factors for depression during pregnancy, Acta Obstet Gynecol Scand. 2009;88(5):599-605 Kimberly A. et al., Depression Screening of Perinatal Women: An Evaluation of the Healthy Start Depression Initiative, Psychiatric Services, March 2009 Vol. 60 No. 3 Piacentini D. et al., Efficacia di un intervento cognitive-comportamentale manualizzato nella depression post-partum, Rivista di psichiatria, 2011, 46, 3 Introduzione: Durante la gravidanza la donna può presentare sintomi depressivi o preoccupazioni eccessive concentrate sul parto e sul nascituro (soprattutto nel primo e nel terzo trimestre) Il 10-15% delle donne dopo il parto può sviluppare una Depressione Post-Partum. Non è prerogativa della prima gravidanza, ma può manifestarsi nelle gravidanze successive poiché legata a fattori molteplici. Scopo del nostro studio è valutare come i diversi fattori di rischio influenzino il benessere della donna durante la gravidanza e nell’insorgenza di una depressione nel post-partum Materiali e metodi: Le donne che partoriscono presso la Clinica di Ginecologia e Ostetricia vengono sottoposte ad uno screening per la Depressione in gravidanza e nel Post-partum tramite una scheda anagrafica, una scheda psichiatrica e ostetrica, la Edinburgh Post-partum Depression Scale (EPDS), e il General Health Questionnaire a 28 item (GHQ-28). Le utenti che allo screening presentano dei fattori di rischio per l’insorgenza di una sintomatologia depressiva e che hanno ottenuto valori elevati alla EPDS e al GHQ-28, vengono poi ricontattate per un follow-up 40 giorni, tre e sei mesi dal parto. Risultati: Dal mese di novembre 2010 al mese di luglio 2011, presso la Clinica di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civile S. Salvatore dell’Aquila, 124 donne (età media 33,77 anni) sono state sottoposte alla screening. Il 6,19% ha superato i cut-off della EPDS e del GHQ-28. Il 28% si è rivolta in passato ad uno specialista. Alti punteggi alla EPDS e al GHQ-28 si correlano positivamente con una bassa scolarità , con 8. BENESSERE PERCEPITO E STATO DI SALUTE PSICOFISICA IN SOGGETTI ANZIANI AFFERENTI PRESSO L’AMBULATORIO DI PSICOGERIATRIA DOPO IL SISMA DEL 6 APRILE 2009 Marta Colatei, Orfefs Piperopoulos, Rocco Pollice*, Rita Roncone*, Massimo Casacchia* Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Unità di Psichiatria, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi L’Aquila Obiettivo: In letteratura vengono poco approfonditi gli effetti che una catastrofe naturale può avere sulla percezione soggettiva della qualità di vita e della salute in soggetti anziani. Inoltre, pochi lavori hanno esaminato come la popolazione anziana reagisca alla perdita della casa. Lo scopo del nostro studio è quello di evidenziare, tramite un confronto tra esposti e non esposti, come il terremoto che il 6 aprile 2009 ha colpito la città dell’Aquila, ha modificato la percezione soggettiva di benessere e ha peggiorato lo stato cognitivo di pazienti affetti da demenza, in relazione con la perdita della propria abitazione. Materiali e metodi: Il campione è stato reclutato tra le persone afferenti presso l’ambulatorio di Psicogeriatria del S.P.U.D.C. dell’Ospedale S. Salvatore dell’Aquila, 24 dall’aprile del 2009 a luglio del 2011. I soggetti sono stati sottoposti alla seguente valutazione: Mini-Mental State Examination (MMSE); Activities of Daily Living (ADL); Instrumental Activities of Daily Living (IADL); General Health Questionnaire (GHQ-12); Geriatric Depression Scale (GDS); Hamilton Rating Scale for Anxiety (HAM-A). Risultati: Sono stati esaminati 144 pazienti (91F e 53M), età media di 77,57, suddivisi in due gruppi: esposti al sisma (G1) 111 pazienti (74F e 37M), età media 77,51 anni; non esposti al sisma (G2) 33 soggetti (18F e 15M), età media 77,63 anni. Nel gruppo G1 i punteggi medi al MMSE sono pari a 17,63 (DS 5,65), alla ADL 4,51 (DS 2,12), al AIDL 4,20 (DS 3,06), alla GDS 11,78 (DS 1,41), alla HAM-A 13,96 (DS 1,02) e al GHQ-12 15,51 (DS 1,41). Del gruppo G1, in 44 (30F e 14M) hanno perso la propria abitazione (G1a) contro 100 che sono rientrati nelle proprie case (G1b), si riportano di seguito i risultati a confronto: MMSE 18,63 (DS 7,07) vs 19,38 (DS 1,02); ADL 4,73 (DS 1,02) vs 4,37 (DS 0,70); AIDL 4,57 (DS 4,94) vs 3,97 (DS 0,70); GDS 13,17 (DS 3,53) vs 10,94 (DS 12,72); HAM-A 15,46 (DS 6,36) vs 13,02 (DS 8,48); GHQ-12 16,19(DS 4,94) vs 14,97 (DS 4,24). Per quanto riguarda il gruppo G2 i risultati sono i seguenti: MMSE 17,99 (DS 7,77), ADL 3,86 (DS 1,71), AIDL 3,33 (DS 3,17), GDS 10,56 (DS 12,02), HAM-A 12,83 (DS 2,82); GHQ-12 12,83 (DS 2,82). Conclusioni: Il gruppo G1 presenta un maggior deficit cognitivo (MMSE), una maggiore sintomatologia ansioso-depressiva (GDS, HAM-A) e una peggiore percezione del proprio benessere (GHQ-12) rispetto a chi invece non ha vissuto direttamente l’evento sismico (G2). Tuttavia in questo secondo gruppo emerge una minore autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane (ADL, AIDL). In merito agli esposti che hanno perso la propria abitazione, anche in questo caso emerge un quadro psichico e cognitivo maggiormente compromesso nel gruppo G1a, tuttavia, con una maggiore autonomia nelle attività quotidiane, rispetto a chi non ha perso la propria casa (G1b). Eventi traumatici, come in questo caso un evento sismico, fanno insorgere nelle persone anziane profondi vissuti non solo di angoscia e di disperazione ma anche di perdita di speranza nel futuro. 9. EFFICACIA DI UN INTERVENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE BREVE PER LA GESTIONE DELL’ANSIA DA ESAME: ESPERIENZA DEL SERVIZIO DI ASCOLTO E CONSULTAZIONE PER STUDENTI -SACS Ida De Lauretis, Natascia Giordani Paesani, Rocco Pollice*, Rita Roncone*, Massimo Casacchia* Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila Obiettivo: L'ansia da esame è una particolare forma di ansia caratterizzata da sintomi somatici, cognitivi e comportamentali che insorgono nella preparazione o esecuzione di una prova. Spesso si accompagna ad un calo delle prestazioni e a gravi problemi psicologici con un impatto negativo sul funzionamento cognitivo e sull’apprendimento. Lo studio si propone di valutare l’efficacia di un intervento cognitivo-comportamentale (ICC) di gruppo per la gestione dell’ansia e dello stress da esame in una popolazione di giovani universitari afferenti al Servizio di Ascolto e Consultazione per Studenti (SACS) dell’Università degli Studi dell’Aquila nei mesi precedenti la sessione estiva dell’AA 2010-11. Materiali e Metodi: Sono stati inclusi 34 soggetti iscritti a diversi corsi di laurea dell’Università dell’Aquila, 27 di sesso femminile e 7 di sesso maschile, con un’età media di 25,6 anni (ds 7,3). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad una valutazione standardizzata effettuata all’inizio di un ICC breve di gruppo per la gestione dell’ansia e dello stress da esame (T0) e ad un mese dalla fine dell’intervento (T1), con l’uso delle seguenti scale psicometriche: STAI-Y1e Y2, DISS, SCL-90 ed SF-12, Questionario per il rilevamento dei fattori stressanti. Risultati: Alla valutazione iniziale i soggetti presentavano un’intensa sintomatologia ansiosa, una compromissione del benessere fisico e psichico e del rendimento in relazione allo stato emotivo. Al follow up (T1) è stata registrata una diminuzione dei punteggi medi totali dell’ansia di stato (p=0,001), una buona riduzione della disabilità (p=0,000) ed un incremento dei punteggi all’SF-12 (p=0,002). Conclusioni: L’intervento cognitivo-comportamentale di gruppo è risultato efficace per il trattamento e la prevenzione dell’ansia da esame. Sottoporre gli studenti universitari in una fase precoce del percorso di studi a programmi strutturati per la gestione e la prevenzione dello stress e della sintomatologia ansiosa potrebbe migliorare le performance accademiche e prevenire il ritardo negli studi. Bibliografia Douglas F. et all, Multisite Investigation of Traumatic Brain Injuries, Posttraumatic Stress Disorder, and Selfreported Health and Cognitive Impairments, Arch Gen Psychiatry. 2010 December ; 67(12): 1291–1300 Papadopoulos, Terrorism and panic Psychotherapy and Politics International, 2006, 4 2:90-100 Priebe S, Grappasonni I, Mari M, Dewey M, Petrelli F, Costa A. Posttraumatic stress disorder six months after an earthquake: findings from a community sample in a rural region in Italy. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2009 May;44(5):393-7. Epub 2008 Oct 4 Bibliografia Neuderth S, Jabs B, Schmidtke A. Strategies for reducing test anxiety and optimizing exam preparation in German university students: a prevention-oriented pilot project of the University of Würzburg. J Neural Transm. 2009 Jun;116(6):785-90. Epub 2008 Sep 23. 25 Velayudhan A, Gayatridevi S, Bhattacharjee RR. Efficacy of behavioral intervention in reducing anxiety and depression among medical students. Ind Psychiatry J. 2010 Jan;19(1):41-6. 11. RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA IN PAZIENTI AFFERENTI PRESSO IL SERVIZIO S.M.I.L.E: VALUTAZIONE DEGLI ESITI Stefania Di Mauro, Valeria Bianchini*, Natascia Giordani Paesani*, Roberta Ortenzi**, Laura Verni*, Annarita Tomassini**, Rocco Pollice** Dipartimento di Scienze della Salute; *Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università degli Studi dell’Aquila; **Servizio SMILE L’Aquila 10. LA SFIDA DEGLI OPERATORI NELLE STRUTTURE RIABILITATIVE Mirella Del Principe Psicologa-Psicoterapeutica, Centro Riabilitazione Psichiatrica - DSM ASL 01 L’Aquila e-mail: [email protected] Obiettivo: Scopo del nostro studio è stato quello di valutare gli esiti di un intervento di ristrutturazione cognitiva, in termini psicopatologici e di modificazione delle credenze disfunzionali di base, in soggetti affetti da disturbi di personalità del cluster B e C, afferenti presso il servizio SMILE dell’Aquila. Materiali e Metodi: sono stati arruolati 50 utenti (16 maschi e 34 femmine) di età media pari a 21,32 anni (ds ± 2,54), afferenti al servizio SMILE nel periodo compreso tra Gennaio e Settembre 2010 e sottoposti ad un intervento di ristrutturazione cognitiva breve di gruppo. Tutti i soggetti sono stati valutati, al T0, T1 (dopo 3 mesi) e T2 (dopo 9 mesi) tramite l’utilizzo della SCL-90, per l’assesment psicopatologico, e il Diaologo Interno Inventory, per la valutazione dei pensieri disfunzionali. Risultati: dalla valutazione psicopatologica effettuata al T1 si apprezza un globale miglioramento della psicopatologia generale, con differenze statisticamente significative rispetto al T0 nelle dimensioni: “ossessività” (p=0,041) “aggressività” (p=0,049) e “depressione” (p=0,047). Rispetto al T0, al T1, inoltre, si ha aumento della “sensitività interpersonale”. Al follow-up eseguito dopo 9 mesi, vengono confermati i valori ottenuti al T1. Tramite l’utilizzo del Dialogo Interno Inventory, è emersa al T0 una prevalenza di pensieri disfunzionali (“catastrofico”, “assolutistico”, “generalizzazione” e “svalutazione globale di sé e degli altri”). Al T1 si ha una diminuzione globale dei valori medi al Dialogo Interno Inventory, con una riduzione statisticamente significativa dei valori medi al DII agli items relativi ai pensieri “assolutistico” (p=0,012) e “catastrofico” (p=0,026). Al T2 si ottengono valori sovrapponibili a quelli emersi al T1. Conclusioni: il nostro studio, seppur condotto su un piccolo campione di soggetti con disturbo di personalità, mostra un efficacia in termini psicopatologici e di riduzione dei pensieri disfunzionali dell’intervento di ristrutturazione cognitiva breve effettuato. Tale efficacia, inoltre, sembra mantenersi nel tempo, come dimostrato al follow-up a 9 mesi. Obiettivo. Descrivere il lavoro psicoterapeutico condotto con gli utenti affetti da disturbi mentali gravi accolti nelle strutture riabilitative, lavoro caratterizzato dall’identificazione della priorità degli interventi, dal loro monitoraggio in vari passi, quali il contenimento farmacologico, l’implementazione delle capacità relazionali, sociali e di abilità nella autonomia, e dalle verifiche periodiche. Materiali e Metodi. Nell’ambito del lavoro vengono attuate diverse strategie attraverso il contributo degli operatori, parte attiva della terapia, non solo in quanto portatori di tecniche, ma anche in qualità di persone che esprimono ed accolgono affettività. La struttura stessa diventa elemento di contenimento. Come una vera famiglia, attiva nei propri conflitti, l’accoglienza viene esplicitata attraverso due modalità da una parte la configurazione affettiva dei vissuti di rifiuto, dall’altra la vigilanza nel valutare il momento in cui è necessario spronare all’indipendenza. Risultati e Conclusioni. Nel caso di una paziente ripresa in carico dalla struttura, e la cui analisi della richiesta configura una dipendenza a carattere regressivo, si sta procedendo con un lavoro sul gruppo per creare un momento di accettazione al quale deve seguire un movimento volto al progressivo sganciamento dal gruppo, per permettere alla stessa di sentire un soffocato ma necessario stimolo alla autonomia e alla integrazione su un piano diverso. La conduzione, apparentemente e volutamente di tipo familiare, attiva richieste sempre più connesse a problemi reali e non ad aspettative sociali di efficienza. Anche in situazioni gravi, la persona riesce a gestire non solo la sua realtà ma anzi a rendersi partecipe e collaborante alle richieste del gruppo. Bibliografia Beck AT, Freeman A, Davis DD. Cognitive therapy of personality disorder. Guilford Press; New-York:1993 Matusiewicz AK, Hopwood CJ, Banducci AN, Lejuez CW. The effectiveness of Cognitive Behavioral Therapy for Personality Disorders. Psychiatr Clin North Am, 2010; 33(3):657-685 26 12. VALUTAZIONE PSICOPATOLOGICA E NEUROPSICOLOGICA IN PAZIENTI GIOVANI ALL’ESORDIO DI UN DISTURBO PSICHIATRICO: L’IMPATTO DEL SISMA AQUILANO Stefania Di Mauro, Rocco Pollice* Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila; *Servizio SMILE L’Aquila non con differenze statisticamente significative), così come performance peggiori alla valutazione neurocognitiva (Su et al., 2010). Bibliografia Kar N., Bastia BK. Post-traumatic stress disorder, depression and generalised anxiety disorder in adolescents after a natural disaster: a study of comorbidity. Clin Pract Epidemiol Ment Health 2006 Jul 26;2:17 Su CY, Kuan-Yi T, Chou F, Ho WW, Liu R, Lin WK. A three-year follow-up study of the psychosocial predictors of delayed and unresolved post-traumatic stress disorder in Taiwan Chi-Chi earthquake survivors. Psychiatry and Clinical Neurosciences 2010; 64: 239–248 Obiettivo: Numerosi studi hanno evidenziato che adolescenti e giovani adulti possono sviluppare una sintomatologia di pertinenza psichiatrica successivamente all’esposizione ad eventi traumatici (Kar et al., 2006). Scopo del nostro studio è stato valutare i fenomeni psicopatologici e neurocognitivi emersi come conseguenza dell’esposizione al sisma in una popolazione di giovani afferenti presso l’ambulatorio SMILE dell’Aquila. Materiali e Metodi: Sono stati arruolati soggetti di età tra i 17 e i 30 anni, afferenti consecutivamente presso l’ambulatorio SMILE dell’Aquila da gennaio 2010 a dicembre 2010. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ai seguenti test psicometrici standardizzati: Self-Report Symptom Inventory – Revised (SCL-90-R ), SCID-II, General Health Questionnaire-12 (GHQ-12) Test di fluenza verbale, di working-memory e delle funzioni esecutive, Risultati: Il campione totale, costituito da 288 utenti, 128 maschi (44,4%) e 160 femmine (55,6%), con età media di 24,33 anni (ds + 6,09), è stato suddiviso in due gruppi: esposti (G1, N=188) e non esposti (G2, N =100). al sisma dell’Aquila. Più del 30% dei soggetti in entrambi i gruppi presentava una diagnosi nella macroarea ansia, nel gruppoG1, inoltre, il 4,2% (N=8) e il 5,2% (N=10) avevano una diagnosi rispettivamente di PTSD e DOC. In entrambi i gruppi si osserva una maggioranza di prevalenza di tratti di personalità del cluster C. Il valore medio al GHQ-12 risulta essere maggiore di 15 (>15) sia nel G1 sia nel G2, con un valore medio totale maggiore nel G1 (p>0,05). Alla valutazione psicopatologica è emerso che i soggetti appartenenti al G1 mostravano valori maggiori rispetto a quelli del G2 in tutte le dimensioni indagate (p>0,05). Alla valutazione neuropsicologica, i soggetti del G2 mostravano valori più elevati nelle prove span avanti, span indietro, memoria di prosa immediata (p=0,02), memoria di prosa differita e prova di Rey imediata. La fluenza verbale è risultata migliore nei soggetti del G1. Conclusioni: lo studio conferma che un evento catastrofico determina lo sviluppo di disturbi di pertinenza psichiatrica, come il PTSD, presente nel 4,2% dei soggetti esposti al sisma, ma anche una maggiore gravità del quadro psicopatologico (anche se 13. LE NUOVE POTENZIALITA’ IN MATERIA DI NUOVE DROGHE: RISULTATI AD UN ANNO DEL RECREATIONAL DRUG EUROPEAN NETWORK Giuditta Di Melchiorre, Fabrizio Schifano*, Ornella Corazza* Visiting Research Assistant, School of Pharmacy, University of Hertfordshire; *School of Pharmacy University of Hertfordshire e-mail: [email protected] Obiettivo: costruire e diffondere un programma ICT (Information and Communication Technology) che permette di ampliare a livello internazionale le informazioni relative alle sostanze d’abuso tradizionali e alle “nuove droghe” Materiali e metodi : Il programma si articola su 3 livelli: - ricerca ed elaborazione delle informazioni sulle nuove sostanze attraverso l’occhio di esperti multidisciplinari che renderanno maggiormente accessibili ai “laici” tali informazioni; - diffusione dei messaggi di informazione e di prevenzione nei quale verranno promossi stili di vita sani; - valutazione e ricerca sull’impatto di questo nuovo programma. Risultati : Sono state individuate più di 400 sostanze che costituiscono i trend attuali. A scopo di diffusione delle informazioni abbiamo prodotto: comunicazioni a congressi, pubblicazioni di articoli scientifici, sviluppo di nuovi networks e collaborazioni strategiche, costruzione di un’esposizione virtuale su Second Life delle varie schede tecniche con annessi seminari virtuali; applicazioni per i-pad e smart-phone e produzione di filmini per you-tube o altri website. Conclusioni: Il nostro lavoro si propone come un attuale modello di prevenzione per l’abuso di nuove sostanze basato sulle nuove tecnologie molto usate dalle fasce di popolazione giovanile a rischio. 27 15. PENSARE POSITIVO: UN PROGETTO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE MENTALE NELLE SCUOLE ATTRAVERSO L’EDUCAZIONE RAZIONALEEMOTIVA Simona D’Onofrio, Adele Tosone, Roberta Ortenzi*, Annarita Tomassini*, Rita Roncone*, Rocco Pollice*, Massimo Casacchia* Scuola di Specializzazione in Psichiatria, *Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila 14. VERSIONE ITALIANA DELLA METACOGNITIVE SKILL TRAINING (MCT). ESPERIENZA DI UN CENTRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE PER LA DISSEMINAZIONE DELLA MCT Vittorio Di Michele, Barbara Pecoriello, Paola Pincini Unità di Riabilitazione Psicosociale, DSM Pescara, ASL Pescara - Centro di riferimento Nazionale per il Training di Riabilitazione Metacognitiva (MCT) e-mail: [email protected] Obiettivo. La promozione del benessere tra i giovani delle scuole è argomento di notevole interesse da parte delle Istituzioni e della Comunità Scientifica. Nell’ambito di tali suggestioni nasce il progetto “Pensare Positivo”, collaborazione tra la cattedra di Psichiatria dell’Università degli Studi dell’Aquila e l’Istituto Istruzione Statale Superiore (IISS) per Geometri "O.Colecchi” dell’Aquila. Lo scopo di “Pensare Positivo” è la promozione del benessere psicologico tra i ragazzi delle scuole attraverso l’acquisizione delle abilità propedeutiche al riconoscimento delle emozioni alla riformulazione di pensieri disfunzionali con focus sull’intelligenza emotiva, il potenziamento della comunicazione interpersonale: l’acquisizione di tecniche comportamentali per la gestione dell’ansia, l’apprendimento del metodo ProblemSolving. E’ stato effettuato un modulo psicoeducazionale su Alcool ed sostanze di abuso ed un modulo su contraccezione e malattie sessualmente trasmesse. Le problematiche giovanili legate alle conseguenze dell’evento sismico aquilano del 06.04.2009 sono state trattate attraverso uno specifico intervento. Materiali e Metodo. “Pensare Positivo” ha coinvolto 50 alunni di due classi dell’IISS; si è svolto in 10 incontri della durata di 2 ore ognuno. Gli incontri, tenuti all’interno degli edifici scolastici da un’equipe di operatori della Salute Mentale, sono stati condotti attraverso una modalità interattiva (role playing, modelling, simulate…), con il supporto di un manuale teorico-pratico realizzato ad hoc. All’inizio (T0) e alla fine degli incontri (T1) i ragazzi sono stati sottoposti a valutazione psicometria attraverso GHQ-12 (Goldberg, 1978), Idea Inventory (Kassinove, Crisci e Tiegerman (1977), TAS20 (G. J. Taylor, R. M. Bagby, J. D. A. Parker) ed un’apposita batteria per il terremoto. Al T0 è stata somministrata una scala analogica a termometro relativa all’utilizzo di sostanze pre e post sisma. Risultati. Al T1 è emersa una riduzione statisticamente significativa del livello di stress percepito dai ragazzi, (p = 0,00) ,del pensiero assolutistico (p <0,05), del fattore 2 (difficoltà a esprimere i propri sentimenti) e dello score totale della TAS (p< 0,05). Non sono emerse differenze statisticamente significative nella sintomatologia post traumatica. Le strategie di fronteggiamento mostrano la prevalenza di stili pro attivi con incremento statisticamente significativo del coping “espressione” al T1. Si è Obiettivo. La MCT o Training metacognitivo nella sua traduzione italiana, è una metodica di riabilitazione cognitiva indirizzata a persone affette da schizofrenia, sviluppata dal prof. Steffen Moritz della Università di Amburgo. Obiettivo del nostro Centro è la disseminazione e la implementazione del training nel novero delle attività riabilitative erogate dai servizi di salute mentale. Materiali e metodi. Sono stati arruolati 21 pazienti con diagnosi di Schizofrenia e disturbo Schizoaffettivo di età compresa fra i 22 e i 45 anni afferenti al CSM di Pescara Nord. Una valutazione cognitiva (memoria, attenzione, cognizione sociale) e sulla qualità della vita veniva effettuata ad inizio e fine training. Risultati. Il training è risultato particolarmente ben accetto dagli utenti che hanno apprezzato la chiarezza espositiva, la completezza dei processi di training e il contesto multiculturale delle situazioni e dei materiali adoperati. Inoltre gli utenti riferiscono una stabilizzazione dei benefici del training a distanza di 12 settimana dalla conclusione del primo ciclo di addestramento. Conclusioni. Il training metacognitivo, nella sua versione italiana ha mantenuto, nella nostra esperienza, le favorevoli caratteristiche degli ideatori, che la rendono ben adattabile e pratica nei contesti pubblici per flessibilità, semplicità esecutiva, chiarezza ed esaustività dei materiali e delle procedure. La stabilità dei benefici nel tempo appare particolarmente sorprendente e merita ulteriori approfondimenti scientifici e con opportuni disegni sperimentali. 28 rilevato un incremento statisticamente significativo (p<0,05) del consumo di Nicotina ed Alcol nel periodo post sisma. Conclusioni. Gli interventi nelle scuole rivestono un ruolo centrale nell’ambito della prevenzione e della promozione alla salute e rappresentano uno strumento utile per conoscere lo stato di salute dei ragazzi, le loro modalità di pensare, di relazionarsi e di gestire i propri problemi. Tali interventi diventano indispensabili in contesti come quello dell’aquila post sisma, per fornire ai ragazzi risorse per affrontare il disagio conseguente i drastici cambiamenti dopo una catastrofe naturale. sperimentazione di nuove forme di intervento educativo e riabilitativo nell’area dell’adolescenza. 17. UTENTI E OPERATORI DEL CENTRO DIURNO “AL CONTRARIO”: UN PERCORSO DI RECOVERY ATTRAVERSO LO SCAMBIO DEI RUOLI Erica Fre*, Andrea Cianchini**, Patrizia Tempia§, Maria Laura Colmegna*, Cristina Canazza§§, Cristiano Bor§§, Claudia Gerodetti*, Giorgio Borri*, Donatella Sciascio*, Irene Bencich*, Mariavittoria Leone* *Anteo Cooperativa Sociale Onlus; ** ASL Biella; § Associazione Emanuele Lomonaco “Far Pensare Onlus”; §§utenti e-mail: frerica @alice.it Bibliografia O.M.S. Conferenza Ministeriale Europea sulla Salute Mentale. Migliorare la salute mentale della popolazione, 2005. Kaltiala-Heino R, Ranta K, Fröjd S.. Adolescent mental health promotion in school context Duodecim. 2010; 126 (17):2033-9. Obiettivo: il progetto ha lo scopo di favorire il percorso di Recovery attraverso la riacquisizione del senso di autoefficacia e la promozione dell’empowerment degli utenti del Centro Diurno di Biella. Materiali e Metodi: L’iniziativa, si è sviluppata attraverso le seguenti tappe: - prima “Giornata al Contrario”: gli utenti hanno gestito il servizio per un’intera giornata organizzando attività di gruppo per gli operatori; - 1 giornata informativa sul PRP (Progetto Riabilitativo Personalizzato): attraverso una metodologia attiva e partecipativa, si è creato un confronto tra utenti e operatori sul tema del progetto riabilitativo; - 4 incontri sul tema delle aspettative legate ai ruoli di utente e operatore attraverso l’utilizzo di giochi proiettivi, role playing, ecc; - 4 incontri di gruppo con lo psichiatra su psicofarmaci ed effetti collaterali. Risultati: il progetto è stato realizzato nel periodo giugno-dicembre 2010 ed ha coinvolto 8 operatori (1 psichiatra, 1 psicologa, 4 educatori e 2 assistente sociali) e34 utenti così suddivisi: Sesso: 21 maschi e 13 femmine Età: 6 compresi tra i 18 e i 30 anni, 20 tra i 30 e i 50 e 8 oltre i 50 Diagnosi: 15 psicosi, 7 disturbo dell’umore e 12 disturbo di personalità, Presa in carico: 3 meno di un anno, 13 tra 1 e 3 anni e 18 da più di tre anni. La possibilità di sperimentarsi in un ruolo attivo attraverso la rottura e il superamento dei ruoli rigidi di operatore ed utente ha favorito una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e l’attivazione di risorse personali e di gruppo. Nel primo semestre 2011: 6 utenti hanno intrapreso un tirocinio lavorativo o iniziato laboratorio incentivato prelavorativo e 7 utenti sono entrati a far parte in maniera attiva dell’associazione degli utenti “Diritti e Doveri”. 16. PROGETTO ADOLESCENZA RAINBOW Ivan Fiorini, Ilaria Persiani, Silvia Urbani AUSL 2 Umbria/Cooperativa Sociale Polis Umbria e-mail: [email protected] Obiettivo: Il Progetto Adolescenza Rainbow è un Gruppo Psico-educativo a mediazione corporea che ha come obiettivo principale l’intervento precoce e la prevenzione nell’età adolescenziale al fine di prevenire l’insorgere di disturbi emotivi e relazionali e/o la strutturazione di gravi patologie psichiche. Materiali e metodi: Il Progetto si configura come un intervento di Gruppo. Le metodologie utilizzate fanno riferimento principalmente al Programma life skills dell’OMS e alle metodologie educative attive e a mediazione corporea. I principali strumenti sono: tecniche di counselling, focus group, role play, attività ludicoespressive, narrazione, scrittura creativa, tecniche psico-corporee. Risultati: Al momento disponiamo solo di prime osservazioni qualitative e non strutturate. Gli indicatori più evidenti risultano essere una maggiore consapevolezza di sé, maggiori capacità comunicativo-relazionali, aumento della capacità di problemsolving, maggiore consapevolezza corporea, miglioramento nella gestione dei conflitti, maggiore aderenza nella psicoterapia individuale. Conclusioni: Al termine dei primi due anni di attività del Progetto, possiamo considerare molto positiva l’esperienza intrapresa nella direzione della ricerca e della 29 Sono state avviate 5 attività di gruppo (corso di inglese, biblioteca, lavanderia, cucito, informatica) gestite da utenti, valorizzando le competenze personali;6 utenti hanno iniziato ad organizzare in modo autonomo il tempo libero, senza la necessità di essere supportati dal circuito riabilitativo. Conclusioni: Aver lavorato su se stessi ha permesso la creazione di un diverso spazio relazionale tra utenti ed operatori nonché la riattivazione di risorse personali con una significativa ricaduta a livello riabilitativo-terapeutico. Infine, l’esperienza effettuata ha consentito al gruppo di lavoro di pensare al futuro in termini di “possibilità” e “speranza”. diastolica e sistolica, glicemia, colesterolo HDL, trigliceridi, circonferenza vita, body mass index-BMI). Risultati. Il 96,15% (N=150) della popolazione in studio è stata esposta al trauma del terremoto e il 7,3% presentava una piena sintomatologia di PTSD. La SM è stata riscontrata nel 54,14% dei soggetti. Alla valutazione psicometrica effettuata i soggetti con una sintomatologia parziale di PTSD (N=27) hanno riportato valori più elevati al GHQ-12 (p=0,0001) e alla SDS (p=0,0001) rispetto a coloro che non presentavano sintomi di PTSD, con compromissione dello stato di salute fisica (p=0,0001). Differenze di genere si sono osservate rispetto alla presenza di una più intensa psicopatologia, in termini di GHQ-12 (p=0,03), SDS (p=0,0011), SF-12 (p=0,0027), sintomi post-traumatici come evitamento (p=0,0015), intrusività (p=0,0002) ed iperarousal (p=0,0000) e valori metabolici mediamente più alti, in termini di pressione diastolica (p=0,0002), pressione sistolica (p=0,02), colesterolo HDL (p=0,001), circonferenza vita (p=0,0000) e BMI (p=0,0002). Conclusioni. Dal nostro studio si evidenzia come la presenza di una sintomatologia seppur parziale di PTSD, contribuisca allo sviluppo di una più intensa sofferenza in termini di sintomi depressivi, alti livelli di stress percepito e di compromissione della salute fisica. Nei due sessi si sono osservate una maggior sofferenza post-traumatica e una maggior predisposizione alla SM. Pertanto risulta necessario intervenire su tale popolazione al fine di instaurare trattamenti adeguati e tempestivi che possano evitare il peggioramento della sintomatologia post traumatica e le complicanze ad essa associate, al fine di prevenire anche l’insorgenza di patologie fisiche stress correlate. 18. ASSOCIAZIONE TRA IL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS E LA SINDROME METABOLICA A SEGUITO DEL SISMA DELL’AQUILA: ESPERIENZA DELL’UTAP 2 Natascia Giordani Paesani, Ilaria Santini, Valeria Bianchini, Ida De Lauretis, Adele Tosone, Simona D’Onofrio, Antonella Mattei*, Paolo Evangelista^, Rocco Pollice**, Rita Roncone**, Massimo Casacchia** Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Medicina Interna e Sanità Pubblica; ^Medico di Medicina Generale L’Aquila; **Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila Obiettivo. Nel periodo immediatamente successivo ad un trauma, i sopravvissuti sono a rischio per sperimentare distress psicologici, che risultano essere predittori sia di malattie psichiatriche che di patologie organiche. Il presente studio si propone di esaminare in una popolazione sopravvissuta al terremoto dell’Aquila 2009, la reazione allo stress post-traumatico, la presenza di una morbidità psichiatrica in termini di Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), e la presenza di Sindrome Metabolica (SM). In aggiunta, lo studio ha offerto l'opportunità di esaminare l’associazione tra la severità del PTSD e la presenza di SM nei due sessi, a nove mesi dal sisma. Materiali e Metodo. Lo studio ha incluso 157 soggetti, 55 (35,03%) di sesso maschile e 102 (64,97%) di sesso femminile, ed età media di 56,80 (ds15,26). Tali soggetti sono stati reclutati presso l’UTAP 2 dell’Aquila durante il periodo di novembre-dicembre 2009 e sono stati sottoposti ad uno screening per la valutazione del benessere psicosociale (attraverso l’utilizzo di scale standardizzate auto-compilate: General Health Questionnaire-12 (GHQ-12), Specific Earthquake Experience Questionnaire (SEEQ), Impact of Event Scale-R (IES-R), Self-rating Depression Scale (SDS)), e della SM attraverso la misurazione di parametri fisici e laboratoristici (pressione arteriosa Bibliografia Chrousos GP. Stressors, stress, and neuroendocrine integration of the adaptive response. The 1997 Hans Selye Memorial Lecture. Ann N Y Acad Sci 1998, 851:311-335 Heppner SP, Crawford EF, Haji1 UA, Afari N, Hauger RL, Dashevsky BA, Horn PS, Nunnink SE, Baker DG. The association of posttraumatic stress disorder and metabolic syndrome: a study of increased health risk in veterans. BMC Medicine 2009, 7:1 Priebe S., Grappasonni I., Mari M., Dewey M., Petrelli F., Costa A. Posttraumatic stress disorder six months after an earthquake. Findings from a community sample in a rural region in Italy. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol (2009) 44:393–397 30 19. STRATEGIE DI REMEDIATION COGNITIVA IN PERSONE CON DISTURBO BIPOLARE CON SINTOMI DEPRESSIVI RESIDUALI Patricia Giosuè, Marta Costantini* DSM, ASL di Teramo; *Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] 20. IL TRATTAMENTO MULTIDIMENSIONALE DELLA DISABILITA’ PSICHIATRICA Rita Giovannangelo, D.ssa Livia Silvestri, Loretta Cauti, Beatrice Villamizar, Francesco Nuccetelli Area Riabilitativa CSM –Ortona (Chieti) e-mail: [email protected] Obiettivo: Recenti studi nell’ambito della riabilitazione psicosociale e del recovery hanno dimostrato che, nel momento in cui si abbattono i pregiudizi rispetto alla immodificabilità e alla incurabilità delle gravi malattie psichiatriche, se ne modificano radicalmente le aspettative prognostiche e la possibilità di recupero. Scopo del presente lavoro è illustrare come un approccio integrato della disabilità psichiatrica, all’interno di un servizio psichiatrico territoriale, possa favorire processi di cambiamento volti al recupero di ruoli sociali validi. Materiali e metodi: Da alcuni anni il CSM di Ortona ha indirizzato il suo interesse operativo nei confronti dell’attività di riabilitazione psicosociale dando corso ad una serie di iniziative e servizi socio-assistenziali finalizzati a collegare funzionalmente le fasi del percorso riabilitativo che conduce l’utente al passaggio da una fase di assistenza priva di ruolo ad una di guarigione sociale. Il modello operativo applicato dall’èquipe multidisciplinare afferente all’area riabilitativa si ispira ai principi della riabilitazione psicosociale che prevede: lo sviluppo di abilità negli utenti (Metodo Spivak e contributo del Center For Psychiatric Rehabilitation di Boston) e sviluppo di supporti ambientali nei quali poter validamente esercitare le abilità apprese (attivazione del “Progetto Spider: la comunità responsabile” secondo la metodologia di rete che utilizza l’approccio concertativo-partecipato). Risultati: Il progetto ha preso l’avvio nel 2005 ed è tutt’ora attivo; ha riguardato n° 32 utenti con processi cronici in carico presso il ns CSM, n°20 aziende operanti sul territorio hanno aderito al progetto, con 10 di queste sono stati stipulati protocolli d’intesa, n° 18 associazioni no-profit hanno aderito al progetto; sono stati attivati due progetti a valenza collettiva e 15 progetti individualizzati. Tutti gli utenti che hanno aderito al progetto hanno mostrato una riduzione significativa del numero delle giornate di ricovero in SPDC o altra struttura psichiatrica, si sono registrati miglioramenti significativi del funzionamento globale (rilevati con strumenti quali la Vado e la BPRS), si è registrato un incremento nella percezione della qualità delle prestazioni ricevute da parte dell’utenza e dei propri famigliari (valutato con specifico questionario). Conclusioni: L’approccio integrato con orientamento al recovery, la ricerca e l’attivazione della rete sociale rappresentano un modello di gestione valido per Obiettivo: Il Disturbo Bipolare (DB) è caratterizzato da episodi ricorrenti di depressione e/o mania con sintomi dell'umore inter-episodici che interferiscono con il funzionamento psicosociale. Due fattori determinanti del funzionamento psicosociale degli individui eutimici con DB sono: sintomi depressivi residuali e deficit cognitivi velocità di elaborazione rallentata, disfunzione delle funzioni esecutive e difficoltà di codifica, recupero e conservazione della memoria (Martinez-Aran, et al., 2011). Con il presente studio abbiamo valutato gli effetti di un Training di Remediation Cognitiva (CT) combinato a un programma psicoeducazionale specifico (PSY) per persone affette da depressione in termini di riduzione dei livelli di disabilità e funzionamento in relazione ai miglioramenti della performance cognitiva. Materiali e metodi: Dopo l’intervento psicoeducativo familiare di gruppo, 3 persone con DB (età media=61.3, DS=2.6; esordio=28.2, DS=3.7) hanno effettuato un CT (20 incontri, durata circa 1 ora). Prima e dopo tre mesi di trattamento, sono stati valutati tramite BPRS, SCL-90, HAM-D, GHQ, MMSE e VGF. Ai familiari partecipanti è stato somministrato il PF dopo l’intervento PSY e dopo il TC. Tutti i partecipanti hanno assunto regolarmente un trattamento psicofarmacologico. Risultati: A fine trattamento i partecipanti hanno mostrato una riduzione del punteggio totale della BPRS, della HAM-D, un miglioramento del VGF e del punteggio al MMSE. Il carico soggettivo dei familiari è migliorato dopo tre mesi di trattamento. Conclusioni: Nel nostro studio e come accade in altri contesti, il TC per disturbi depressivi ha migliorato le prestazioni della memoria nei partecipanti coinvolti nello studio e ridotto i sintomi depressivi (Naismith et al., 2010). Il campione, omogeneo per età e la lunga storia di malattia, pur rappresentando un limite per la generalizzazione dei risultati, appare un’opzione di trattamento non farmacologico da inserire negli interventi erogabili in un CSM. 31 promuovere reali processi di inclusione sociale a favore di persone affette da disabilità psichiatrica grave. 22. L’AGRICOLTURA SOCIALE NELLA RIABILITAZIONE DEL PAZIENTE PSICHIATRICO GRAVE Paolo Leggero, Natascia Brondino*, Arianna Goggi* Cooperativa sociale Interactive, Villareggia (TO); *Università di Pavia 21. METACOGNIZIONE E FUNZIONAMENTO SOCIALE NELLA SCHIZOFRENIA: UN’ INDAGINE CON STRUMENTI EFFICACI E GESTIBILI PER LA PRATICA CLINICA Laura Giusti, Monica Mazza, Rita Roncone, Massimo Casacchia Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila e-mail: [email protected] Obiettivo. L’Agroterapia, che si basa sull’inserimento e l’inclusione di pazienti in un contesto rurale con l’impegno in attività agricole strutturate, si è dimostrata promettente nella riabilitazione del paziente psichiatrico cronico. L’Agricoltura Sociale promuove il connubio tra le comunità locali, che si fanno carico del disagio sociale e realizzano percorsi di promozione umana, e la malattia mentale. Metodi. La Comunità Clubhouse è situata in zona a prevalente vocazione agricola con prodotti di eccellenza (Toma di Murazzano DOP - Nocciola IGP - Dogliani DOCG). Si è pertanto pensato di “sfruttare” le attività agricole del territorio per aiutare persone con gravi problemi comportamentali a conseguire maggiori livelli di autonomia e di autostima. Il progetto si è concentrato sull’allevamento di ovini (Pecora delle Langhe) al fine di produrre il formaggio locale. La sede prescelta è costituita da una antica Cascina in pietra ubicata nel Comune di Murazzano (CN). Sono state acquistate nella fase iniziale 50 pecore nonché le attrezzature necessarie per la conduzione agricola; in collaborazione con i tecnici della Coldiretti si è tenuto un primo corso di formazione per gli ospiti della Comunità. Risultati. Hanno partecipato al progetto 6 pazienti psichiatrici gravi (BPRS>70), inseriti in un percorso riabilitativo (“Gruppo Lavoro”) che ha permesso loro di sperimentarsi nello svolgimento di attività lavorative vere e proprie, quali piccole manutenzioni, pulizie e lavori di tinteggiatura. Cinque pazienti sono stati coinvolti nel lavoro manuale di accudimento degli animali e di produzione casearia, mentre un paziente ha partecipato ai lavori con mansioni amministrative. Conclusioni. Il progetto ha favorito l’acquisizione di una maggiore autonomia nelle normali attività quotidiane da parte dei pazienti ed ha prodotto un sensibile miglioramento delle capacità comunicative. Si è inoltre verificato un incremento dell’interazione con gli abitanti del territorio e dell’assunzione di responsabilità rispetto al proprio futuro. Il riconoscimento economico correlato alle prestazioni lavorative ha determinando la nascita di sentimenti di coesione e cooperazione in pazienti cronicamente afflitti da una pesante sintomatologia negativa. Obiettivo: Nel presente studio è stato esplorato in che misura la capacità metacognitiva possa assumere un ruolo cruciale nel funzionamento sociale dei soggetti schizofrenici, rispetto ad altre variabili tradizionalmente indagate, quali la psicopatologia, la neurocognizione e la cognizione sociale. Materiali e metodi: Su 20 pazienti schizofrenici e 17 soggetti sani è stata condotta una valutazione multidimensionale che includeva misure cliniche, neuropsicologiche e del funzionamento; alcune di queste inusuali, ma più adatte alle esigenze del contesto clinico. Risultati: Le analisi hanno evidenziato che la misura metacognitiva correla in modo significativamente maggiore con il funzionamento sociale, rispetto alle altre. Inoltre, dall’analisi di regressione lineare, il deficit nell’autoriflessività, implicata nella rivalutazione e correzione dei propri biases o interpretazioni erronee della realtà, è emerso, nei pazienti schizofrenici, come il maggiore predittore di un basso funzionamento sociale. Conclusioni: I nostri risultati sono in linea con le ricerche più recenti, confermando come il deficit metacognitivo rappresenti una caratteristica nucleare della schizofrenia e ostacolo ad un adeguato funzionamento sociale. Tale disfunzione risulta essere un utile indicatore di soggetti a rischio schizofrenia o con forme, già manifeste, più gravi. La metacognizione si configura efficace target nell’orientare programmi di intervento terapeutici e preventivi: una nuova frontiera nell’approccio riabilitativo-psichiatrico. Pertanto, l'inserimento nella pratica clinica di misure metacognitive efficaci, seppur di facile e rapida somministrazione, contribuisce alla stesura del profilo clinico e neuropsicologico del paziente, nonché all’ottimizzazione del tempo e delle risorse nella pratica clinica. 32 23. UNA TORTA PER VINCERE LO STIGMA Paolo Leggero, Dilva Rolandin, Arianna Goggi*, Natascia Brondino* Cooperativa sociale Interactive, Villareggia (TO); *Università di Pavia 24. NOTE RIABILITATIVE: L'ESPERIENZA DI UN CORO POLIFONICO DI PAZIENTI PSICHIATRICI Paolo Leggero, Dilva Rolandin, Arianna Goggi*, Natascia Brondino* Cooperativa sociale Interactive, Villareggia (TO); *Università di Pavia Obiettivo: Negli ultimi 20 anni si è osservata una crescita degli sforzi clinici, politici e di ricerca volti a ridurre lo stigma connesso alla malattia mentale. Profondamente radicato nelle norme sociali e culturali, lo stigma comporta atteggiamenti dettati dal pregiudizio volti a screditare gli individui, marchiandoli come “indesiderabili”. I soggetti affetti da patologia mentale possono essere soggetti a discriminazione da parte degli altri (“received stigma”), e possono interiorizzare sentimenti di svalutazione (“self-stigma”). A ciò si aggiunge il “public stigma” della collettività, emblema di un contesto sociale di attitudini e credenze negative nei confronti della patologia psichiatrica. Metodi: La Comunità Psichiatrica riabilitativa “La Lumière” organizza ogni anno, nell’ambito del progetto “Porte Aperte alla Lumière”, una gara di torte a cui può partecipare tutta la comunità di Chatillon nonché gli ospiti. Durante il pomeriggio ogni partecipante porta la propria torta alla quale viene assegnato un numero: l’assegnazione viene fatta da un operatore che non farà parte della giuria, per favorire la massima trasparenza e far si che l’eventuale premiazione di un ospite sia frutto solo delle capacità culinarie di quest’ultimo. Al termine dell’iscrizione dei partecipanti, una giuria composta da tre membri esterni effettua gli assaggi, assegnando un voto. Ai primi tre classificati vengono assegnati premi di carattere culinario (libri di cucina, abbonamenti a riviste specializzate). Risultati: alla manifestazione di settembre 2010 hanno partecipato oltre agli ospiti de “La Lumière” circa un centinaio di persone. Trentasei sono state le torte in gara. Nessun paziente è risultato tra i vincitori. Conclusioni: la manifestazione che si svolge ogni anno ha promosso la riduzione degli atteggiamenti stigmatizzanti nella comunità di Chatillon, favorendo la comparsa di sentimenti di apertura e solidarietà. La paura che costituisce spesso una reazione nei confronti dell’incontro con la patologia mentale è stata eliminata grazie alla possibilità di socializzare con gli ospiti de “La Lumière”. Si è osservata inoltre una riduzione dei sentimenti di inadeguatezza e svalutazione provati dai pazienti, con conseguente miglioramento degli aspetti relazionali. Obiettivo: E' stato dimostrato come la musicoterapia possa rappresentare un trattamento efficace in aree di funzionamento, quali quelle legate alla presenza di sintomatologia negativa, in cui la terapia psicofarmacologica pare essere meno incisiva. Il canto, in particolare, rappresenta una forma espressiva strutturata e socialmente accettabile con cui i pazienti possono convogliare sentimenti che altrimenti sarebbero soverchianti. La musica può aiutare i pazienti ad ampliare la propria gamma emotiva, riducendo l'appiattimento affettivo da cui sono spesso afflitti. In secondo luogo, cantare insieme costituisce una sfida sociale, connessa al tentativo di formare e costruire relazioni. Metodi: la partecipazione al coro polifonico “Allegra-mente” è aperta agli ospiti di tutte le comunità della Interactive della Valle D’Aosta. La sessioni di canto si svolgono settimanalmente e hanno la durata di 3 ore. L’attività viene svolta da un operatore con formazione musicoterapica. Il coro si esibisce con cadenza variabile in occasione di festività e ricorrenze locali. Risultati: attualmente il coro è composto da 18 elementi. L’ultima esibizione si è svolta in data 14/05 a Point Saint-Martin. I partecipanti, intervistati dopo la performance, hanno espresso la grande emozione provata nell’esibirsi davanti a un vasto pubblico e la soddisfazione esperita al veder concretizzati gli sforzi e il lavoro dei mesi precedenti. Conclusioni: la partecipazione all’attività di musicoterapica ha favorito il sorgere di sentimenti di autostima negli ospiti; ha ridotto l’ansia sociale e ha permesso l’istaurarsi di sentimenti di coesione all’interno del gruppo, migliorando le dinamiche di gruppo anche nella vita di comunità. 33 guadagni sono stati in parte utilizzati per pagare la cooperativa che ha sovvenzionato il progetto, e in parte reinvestiti per una futura produzione; pertanto il gruppo di partecipanti è riuscito solo a coprire le spese dei vari spostamenti per la promozione del progetto. Dal punto di vista terapeutico/riabilitativo, i fattori specifici e aspecifici del nostro trattamento hanno determinato un miglioramento in due delle 4 aree indagate dalla scala F.P.S. del manuale VADO: l’area delle attività socialmente utili e i rapporti personali e sociali, favorendo nel complesso l'accrescimento dell’autostima nei pazienti, restituendo la capacità di pianificazione e di programmazione, prerequisito della recovery. L’integrazione, inoltre, di varie modalità terapeutiche, che vanno dalla musicoterpia al teatro alla scrittura e disegno creativo, ha dimostrato una buona efficacia anche nel recupero di alcune abilità cognitive deficitarie, come quelle attentive. Conclusioni: Ad oggi, purtroppo, non si può sostenere che ci sia stato un effettivo guadagno per i nostri utenti, ma di sicuro abbiamo messo le basi per un processo produttivo. Abbiamo sperimentato, inoltre, che dove c’è uno spazio per creare e per produrre non c’è disagio né malattia. Le idee non mancano e la motivazione degli utenti è crescente, soprattutto con la prospettiva del guadagno, ma le risorse scarseggiano e ogni giorno la sfida diventa più ardua. A distanza di qualche mese dalla fine del progetto, il gruppo di lavoro continua a lavorare all’ideazione di nuovi accessori moda, quali le borse, ma si pone come obiettivo principale quello del guadagno dei partecipanti in modo tale da dare una restituzione in termini concreti del lavoro fatto. 25. LA VALENZA DELLE ARTITERAPIE. “LE STANZE DELLA MENTE” TRA RIABILITAZIONE E LAVORO Luisa Maresca, Walter Di Munzio, Mario Pisciotta, Rosa Fontanella, Chiara Pontillo, Mariangela Salvati, Carolina Carpentieri, Maria Carmina Annunziata ASL SALERNO - UOSM 1; CSM - Centro Diurno di Angri e-mail: [email protected] Obiettivo: Il Polo di Artiterapie del D.S.M dell’ASL SA, è impegnato nell’individuazione e nell’attuazione di percorsi di riabilitazione e di integrazione sociale centrati sul processo creativo e si rivolge a soggetti con disagio psichico. Come ultimo step del nostro percorso ci siamo proposte l'obiettivo dell'inserimento lavorativo, strumento riabilitativo per eccellenza. A partire da un lavoro di ricerca su “Creatività e Follia”, dedicato ad artisti famosi affetti da disagio psichico, nasce il progetto “Le stanze della mente”. L ’Arte si trasforma in un oggetto reale e tangibile mediante la produzione di accessori moda. Materiali e metodi: Tempistica del progetto: settembre 2010-luglio 2011 -scelta dei criteri di inclusione dei partecipanti: diagnosi di psicosi schizofrenica ed affettiva, una età media di 35 anni e un titolo di studio di scuola media secondaria - reclutamento pazienti attraverso colloqui attitudinali - scala F.P.S. VADO somministrata a T0 e T1 - organizzazione di laboratori di musicoterapia, teatro e scenografia e costume, della durata di circa tre ore, tre giorni alla settimana - tecniche di drammatizzazioni, scrittura creativa, espressione figurativa -ricerca della cooperativa sociale interessata al progetto e disposta a finanziare la prima produzione -ricerca di mercato per la scelta dell’azienda più competitiva per la prima produzione di accessori moda: t-shirt Risultati: Gli 11 utenti inseriti nel progetto si sono mostrati costanti e assidui nella partecipazione; di fatto nel corso dei 10 mesi si sono verificati solo due episodi di drop out riconducibil a life event che hanno avuto ripercussioni sulla stabilizzazione della malattia e pertanto sul percorso riabilitativo; solo il 10% dei pazienti inseriti nel progetto, nel corso dei 10 mesi è ricorso a ricovero in ambiente ospedaliero psichiatrico, a causa di un peggioramento della sintomatologia; un utente, invece, si è inserito in una compagnia teatrale non protetta per una evoluzione naturale del percorso riabilitativo. In definitiva, il gruppo di lavoro è riuscito a produrre, prendendo spunto e rivisitando quadri di autori famosi affetti da disagio psichico, un stock di tshirt e a metterlo sul mercato durante fiere, convegni o attraverso le vetrine di negozi che si sono fatti promotori del progetto, vendendo tutta la prima produzione. I 26. NON SONO SOLI AL SOLE: UN LAVORO DI EMPOWERMENT PER LA PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOFISICO DEI PAZIENTI E DELLE FAMIGLIE Luisa Maresca, Walter Di Munzio, Mario Pisciotta, Salvatore Cerrato, Chiara Pontillo, Maria Carmina Annunziata, Teresa Avino, Assunta Esposito, Marcella Pappalardo Asl Salerno; UOSM 1; CSM - Centro Diurno di Angri e-mail: [email protected] Obiettivi: Nell’ottica di sperimentare soluzioni di sollievo al carico avvertito dai pazienti e dalle famiglie nel periodo estivo, il Servizio di Angri, attraverso l’unica risorsa a disposizione, la sinergia, ha organizzato un’ esperienza “diversa” di soggiorno marino che ha visto trasformarsi in operatori le famiglie dei pazienti, con l’intento di: - favorire l’integrazione dei sistemi curanti; - migliorare le competenze gestionali e ridurre i carichi della famiglia; 34 - promuovere il processo di recovery e il miglioramento della qualità della vita del paziente e della famiglia. Materiali e Metodi: Ricerca della location più idonea: Convento Francescano di Maiori, pensione completa; - 3sedute di training psicoeducativo rivolto alle famiglie; test di valutazione funzionale per rientrare nei criteri di inclusione (Scala F.P.S. VADO); - test di valutazione di performance strumentali a T0 e T1 (IADL). Risultati: Il progetto, proposto per la prima volta nel 2009, ha permesso ad un gruppo di 6 utenti e 7 familiari (non necessariamente di pazienti inseriti nel progetto), di affrontare un soggiorno fuori porta della durata di 5 giorni. I familiari, organizzati in turni di due, hanno dato il cambio per la notte agli operatori, prendendosi carico di tutte le necessità degli utenti, dalla supervisione della terapia alla gestione funzionale del tempo. Negli anni successivi il progetto ha visto un numero sempre più folto di partecipanti (ad oggi a 12 utenti e 9 familiari), e un accrescimento delle performance nelle attività di vita quotidiane valutato attraverso la scala IADL. Ciò ha reso possibile prolungare il soggiorno marino fino a 7 giorni, e aumentare le richieste di performance, prevedendo degli spostamenti con i mezzi pubblici nelle località vicine. Il soggiorno a Maiori ha rappresentato per i nostri utenti non solo una strategia per ridurre lo stress derivante dal quotidiano, ma anche una modalità per generalizzare/ampliare le abilità strumentali; per il CSM ha rappresentato la scoperta di una nuova modalità per offrire dei servizi ai nostri utenti altrimenti non più erogabili a causa della riduzione degli straordinari degli operatori; per i familiari ha rappresentato un esperienza di cooperazione, messa alla prova e svago allo stesso tempo. Tale esperienza (per molti utenti, così come per alcuni familiari, la prima lontano da casa) ha dato la possibilità di sperimentarsi fuori dai consueti contesti, restituendo l'opportunità di progettare, anche se solo a cominciare da un nuovo viaggio. Nello specifico gli obiettivi raggiunti si possono così riassumere: - Migliorate le capacità di problem solving e di coping sia negli utenti che nei familiari, con conseguente empowerment; - Ampliata la rete di supporto non istituzionali, con conseguente condivisione del carico; - Ridotto l'atteggiamento di delega da parte delle istituzioni e della famiglia; - Ripristinata la capacità di progettare in ogni sistema. Conclusioni: Tale esperienza ha permesso la riscoperta della risorsa famiglia; la sinergia di quest'ultima con le istituzioni ha avviato, inoltre, una ulteriore modalità operativa, interrompendo quel circuito di ideazione negativa dei sistemi (pazienteservizio-famiglia), generato, spesso, dalla discrepanza tra il mandato al quale nell'immaginario comune dovrebbe rispondere il servizio, e i reali compiti che riesce ad ottemperare. 27. UN’ESPERIENZA DI TEATROTERAPIA QUALE STRUMENTO DI LAVORO PSICOSOCIALE ED EDUCATIVO Lorenza Marinozzi, Samuele Canonici, Raffaella Silvestri, Raimondo Venanzini Dipartimento di Salute Mentale Zt n.3 Fano (PU) e-mail: [email protected] Obiettivo: La Teatroterapia come animazione teatrale diviene strumento di consapevolezza di sé e di facilitazione relazionale. I mezzi tecnici utilizzati sono il corpo e le sue modalità comunicative di linguaggio e gestualità. L’obiettivo è stato quello di accompagnare gli utenti ad una graduale consapevolezza delle proprie potenzialità comunicative ed espressive. Materiali e metodi: I partecipanti sono stati dodici, tutti inseriti in un progetto riabilitativo personalizzato presso il Centro Residenziale e Diurno. Il gruppo era eterogeneo per età, sesso e patologia. Gestito da un conduttore esperto in tecniche teatrali, uno psichiatra ed un educatore. Il lavoro si è articolato nell’arco di quattro mesi, in un incontro settimanale, della durata di un’ora, caratterizzato da esercizi e giochi focalizzati su corpo, voce e movimento, adiuvati, in un secondo momento dall’uso della musica, del canto, della danza. Gli incontri sono stati videoregistrati, per rendere il lavoro patrimonio condivisibile. Risultati: Dopo tale esperienza, la valutazione clinica dei partecipanti, ha mostrato maggiore coordinazione e coerenza nel movimento spaziale e nel complesso, competenze relazionali più adeguate. Conclusioni: L’esperienza ha rivelato come, attraverso l’interpretazione teatrale, gli utenti abbiano avuto l’opportunità di raccontarsi attraverso i personaggi rappresentati. 35 29. INTERVENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE DI GRUPPO PER I DISTURBI D’ANSIA SECONDO IL METODO ANDREWS: VALUTAZIONE DEGLI ESITI Roberta Ortenzi, Ilaria Santini*, Simona D’Onofrio*, Rocco Pollice§ Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura, *Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università dell’Aquila, §Servizio S.M.I.L.E. 28. ADOLESCENTI IN ESORDIO PSICOTICO: PROGETTO INTERDIPARTIMENTALE PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA PSICHIATRICA Alessandra Musicò*, Guido Fusaro**, Giulio Fusaro*, Giovanni Geda§, Marco Crosa*, Rita Contaldo*, Maura Mercandino*, Pamela Cinti* *Anteo Cooperativa Sociale; **NeuroPsichiatria Infantile ASL Biella; §Dipartimento di Salute Mentale ASL Biella e-mail: [email protected] Obiettivo. I Disturbi d’Ansia sono relativamente comuni nell’infanzia e nell’adolescenza (5-18%), associandosi ad una significativa morbidità e compromissione del funzionamento sociale e scolastico. Esistono numerose evidenze per l'efficacia della terapia cognitivo comportamentale (CBT). Obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia di un intervento cognitivo comportamentale di gruppo per i Disturbi d’ansia, in soggetti con diagnosi di PTSD e Disturbo di Panico, in accordo con il DSM.IV, afferenti presso lo S.M.I.L.E. dopo il sisma del 6 Aprile. Metodologia. Sono stati valutati 33 soggetti, 6 maschi e 27 femmine, con età media di 27,9 anni (ds+3,8). A ciascun soggetto sono stati somministrati, prima (T0) e dopo l’intervento (T1) i seguenti strumenti di valutazione clinica standardizzata: Self-rating Depression Scale (SDS Zung, 1974) Self-rating Anxiety State (SAS Zung, 1974) General Health Questionnaire (GHQ di Goldberg, 1978), Impact Event Scale (IES Horowitz et al., 1979) Brief Cope (Carver, 1997). Risultati: Il campione presentava al T0 una sintomatologia ansiosa e depressiva, un moderato grado di stress percepito, una vera e propria sintomatologia di PTSD, e strategie di coping disfunzionali. Al T1 è stata evidenziata una diminuzione della sintomatologia depressiva mentre lo stress percepito, pur riducendosi, presentava comunque valori lievemente al di sopra del cut-off di riferimento. La sintomatologia da Stress Post-Traumatico permane anche al T1, ma con una diminuzione statisticamente significativa (p < 0,05). Al termine dell’intervento gli stili di coping sono rimasti invariati. Conclusioni: L’intervento si è rivelato notevolmente efficace nel miglioramento della percezione dello stato di salute attraverso la riduzione dei sintomi depressivi e della sintomatologia del PTSD. Non ha avuto effetti sugli stili di coping, rimasti comunque disfunzionali seppur utilizzati con minore frequenza. Obiettivo. Garantire la presa in carico, ospedaliera e/o territoriale, ed il supporto specializzato a minori già noti oppure non ancora conosciuti al Servizio di NPI, in condizioni di emergenza psichiatrica. L’equipe multidisciplinare effettua un intervento mirato ed individualizzato sul minore e sul contesto socio – famigliare. Materiali e metodi. Il Protocollo di intesa tra NPI, DEA, CSM dell’ ASL BI (5/10/2010) permette la presa in carico del minore che accede all’Ospedale con l’attivazione di una assistenza integrata offerta dalla Cooperativa Anteo. Il progetto prevede: a) una valutazione del medico; b) la richiesta di ricovero con assistenza o supporto domiciliare; c) la presenza di operatore 24 ore in pediatria; d) la raccolta dell’anamnesi e la stesura della relazione. Risultati. Riportiamo un sintetico resoconto di quanto da noi effettuato nel periodo gennaio ad agosto 2011: utenti Area Numero ore esito intervento interventi 3 ospedale 17 310 2 attivazioni domiciliari; 1 giornate inserimento in comunità 2 domicilio 160 384 1: disposizione dal tribunale dei minori della permanenza in famiglia con supporto in corso. 1: presa in carico da NPI Conclusioni. Il nostro lavoro dà la possibilità di garantire al minore in acuzie la permanenza in ambiente ospedaliero per il tempo necessario a individuare le azioni da intraprendere contro la cronicizzazione della sofferenza psichica e per favorire la salute mentale dell’adolescente. Bibliografia Allen LB, White KS, Barlow DH, Shear MK, Gorman JM, Woods SW. Cognitive-Behavior Therapy (CBT) for Panic Disorder: Relationship of Anxiety and Depression Comorbidity with Treatment Outcome. J Psychopathol Behav Assess. 2010 Jun;32(2):185-192. Epub 2009 Jul 24. Crits-Christoph P, Newman MG, Rickels K, Gallop R, Gibbons MB, Hamilton JL, Ring-Kurtz S. Combined medication and cognitive therapy for generalized anxiety disorder. J Anxiety Disord. 2011 Jul 27. [Epub ahead of print] 36 Kim KR, Park JY, Song DH, Koo HK, An SK. Neurocognitive performance in subjects at ultrahigh risk for schizophrenia: a comparison with first-episode schizophrenia. Compr Psychiatry. 2011 Jan-Feb;52(1):33-40. Epub 2010 Jun 26. 30. FUNZIONAMENTO, CAPACITÀ DECISIONALE E PSICOPATOLOGIA IN SOGGETTI AL FIRST EPISODE: EFFICACIA DI UN INTERVENTO DI PROBLEM SOLVING TRAINING DI GRUPPO Roberta Ortenzi, Donatella Ussorio, Ida De Lauretis*, Rocco Pollice Dipartimento di Scienze della Salute, *Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] 31. SUPPORTED HOUSING - PROGRAMMI RIABILITATIVI RIVOLTI A SOGGETTI AFFETTI DA GRAVI DISTURBI PSICHICI: PER IL REINSERIMENTO E IL MANTENIMENTO AL DOMICILIO, PER IL POTENZIAMENTO DELLE AUTONOMIE SOCIALI E QUOTIDIANE, PER IL RADICAMENTO NEL CONTESTO TERRITORIALE DI APPARTENENZA Obiettivo: Scopo di questo studio è stato quello di sottoporre soggetti al First Episode afferenti presso il servizio S.M.I.L.E ad un intervento di Problem Solving Training, per poi valutarne gli esiti sulla capacità funzionale e sul quadro psicopatologico. Materiali e Metodi: Sono stati valutati 60 soggetti afferenti al servizio S.M.I.L.E tra Gennaio 2010- Luglio 201. Il campione è stato sottoposto prima e dopo l’intervento ai seguenti strumenti di valutazione: SCL-90 (Symptom Checklist-90-Revised di L.R. Derogatis), FPS (Morosini et al. 2000), TMT A e B (Trial Making Test di Reitan 1958). Risultati: L’analisi dei dati al T0 ha evidenziato all’interno del campione oggetto di studio una sintomatologia caratterizzata prevalentemente da Psicoticismo, Sensitività interpersonale, Ansia e Depressione con un funzionamento personale e sociale, notevolmente compromesso. La performance al TMT A risultava ai limiti della norma (82 sec, ds 1.23) mentre quella al TMT B (290 sec, ds 1.52) al TMT A-B (208 sec, ds 1.36), risultavano notevolmente compromesse. Al termine dell’intervento di PST, le dimensioni psicopatologiche suddette sono risultate tutta nella norma, al contrario dello Psicoticismo che seppur diminuito, supera comunque i valori limiti di riferimento (0.90 ds 0.98). Abbiamo riscontrato un significativo miglioramento nei rapporti sociali, (p=0.04) e nella performance al TMT B (262 sec, p=0,04). La performance al TMT A è rimasta invariata, mentre i risultati al TMT A-B sono passati da deficitari a nelle norma, seppur con una tendenza al limite del cut-off negativo (180 sec, ds 2.34), dimostrando un incremento della capacità attentiva. Conclusioni: I risultati ottenuti sottolineano l’importanza dell’acquisizione di strategie efficaci di risoluzione dei problemi e del perfezionamento delle capacità di pianificazione, in quanto sembrano incidere in maniera significativa sulla riduzione della psicopatologia, così come sul funzionamento personale e sociale. Claudio T. Pagani, Franca Tagliabue, Andrea Valmassoi, Eleonora Scaglia, Valeria Bianchi, Cinzia D’Autilia, Marco Pasinetti DSM, A.O. Polo Universitario Ospedale "Luigi Sacco" e-mail: [email protected] Obiettivi Focus dell'intervento è l'abitare, nel suo aspetto privato dell'abitazione e in quello pubblico della partecipazione sociale al contesto di vita. Ruolo dell'operatore è quello di affiancare il paziente aiutandolo a ritrovare maggiori competenze e soddisfazioni nella vita in casa e nella comunità locale di appartenenza. Candidati all’intervento sono:gli utenti inseriti in strutture residenziali dei CPS a rischio di istituzionalizzazione,che vivono ancora in famiglia, nella fase di autonomizzazione. Il CPS mantiene il ruolo di gestione clinica e complessiva degli utenti . Usufruire di un programma progressivo per obiettivi, prima di impegnarsi nella conduzione individuale autonoma dell'appartamento Materiali e Metodi L’assetto organizzativo proposto dal progetto prevede una specifica equipe ad esso dedicata che si affianca alle attività dei servizi del DSM. Le soluzioni flessibili attivate per gli interventi sono calibrate sulle necessità e preferenze degli utenti. Risultati e Conclusioni Per il monitoraggio dell'esperienza strumenti privilegiati sono le videoregistrazioni (sono stati realizzati due video documentari) e l'ICF. Bibliografia Rodewald K, Rentrop M, Holt DV, Roesch-Ely D, Backenstrass M, Funke J, Weisbrod M, Kaiser S. Planning and problem-solving training for patients with schizophrenia: a randomized controlled trial. BMC Psychiatry. 2011 Apr 28;11:73. 37 Bibliografia Koskinen S, Hokkinen EM, Sarajuuri J, Alaranta H. Applicability of the ICF checklist to traumatically braininjured patients in post-acute rehabilitation settings. J Rehabil Med. 2007 Jul;39(6):467-72. La somministrazione dell’ICF (follow up a 16 mesi) ha confermato che i problemi più diffusi sono all’interno delle funzioni mentali più colpite nei pazienti a cui il progetto si rivolge. Rispetto ai Fattori ambientali, in cui le persone vivono, l’equipe del progetto co-crea e mantiene i “facilitatori” e la rimozione delle “barriere”. E’ emerso tra Paziente e Psichiatra un interessante confronto sui fattori considerati, una BARRIERA (cioè un ostacolo per il paziente), o un FACILITATORE (un aiuto). 33. UTENTI AFFERENTI AL SPUDC DELL’AQUILA: VALUTAZIONE PRE E POSTTERREMOTO Samanta Prescenzo, Stefania Di Mauro, Valter Marola, Paolo Pomero, Maurizio Giannangeli, Rocco Pollice, Rita Roncone, Massimo Casacchia Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura, ASL 1 Avezzano-SulmonaL’Aquila 32. ICF: VALUTAZIONE DEL FUNZIONAMENTO DELLA DISABILITÀ E DELLA SALUTE IN PAZIENTI SCHIZOFRENICI RICOVERATI PRESSO IL SPUDC DI L’AQUILA Giada Palombo, Roberta Ortenzi, Donatella Ussorio Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è stato quello di effettuare una valutazione epidemiologica dei soggetti ricoverati consecutivamente presso il SPUDC dell’Aquila, nei due anni precedenti e nei due successivi al terremoto dell’aprile 2009. Si è voluto inoltre indagare la presenza di eventuali differenze diagnostiche e socio-anagrafiche tra i soggetti ricoverati precedentemente il terremoto e quelli ricoverati successivamente l’evento stesso, con particolare attenzione al rilevamento di variabili correlate al fenomeno revolving-door. Materiali e Metodi: Nel nostro studio abbiamo arruolato 1071 soggetti, 503 femmine (47%) e 568 maschi (53%), con età media di 47,32 anni (ds + 16,02), ricoverati consecutivamente presso il SPUDC dell’Aquila da Aprile 2007 ad Aprile 2011. Tutti i soggetti sono stati valutati tramite l’utilizzo dei seguenti test: BPRS, PANSS, VGF e GHQ-12. Risultati: Il campione totale è stato suddiviso in due gruppi: S1 e S2, in base alla data di ricovero, rispettivamente precedente o successiva al terremoto del 6 aprile 2009 dell’Aquila. I soggetti appartenenti al gruppo S1 erano 671, 347 maschi (51,7%) e 324 femmine (48,3%), con età media di 46,19 anni (ds + 16,94), mentre quelli S2 erano 400, 226 maschi (56,5) e 174 femmine (43,5%) ed età media pari a 48,79 anni (ds + 16,62). Non emergono differenze statisticamente significative tra S1 e S2 nelle caratteristiche socio-demografiche né nella valutazione psicopatologica. S2 presentava una degenza media maggiore (p=0,012). Il campione totale è stato suddiviso, inoltre, in 3 gruppi, in base al numero dei ricoveri: R1 (un solo ricovero/anno), R2 (2 ricoveri/anno, N=111) e R3 (3 o più ricoveri/anno, N=40). I soggetti del gruppo R3 presentano anni di scolarità media significativamente inferiori (p<0,05) e una maggior frequenza diagnosi di schizofrenia e di Disturbo Bipolare. I soggetti dei gruppi R2 e R3 sono in maggior frequenza celibi o separati rispetto a quelli appartenenti ad R1. I soggetti appartenenti al gruppo R2 presentavano sia all’ingresso sia alla dimissione valori medi alla BPRS maggiori (p>0,05) e un valore Obiettivo: Lo scopo del presente lavoro è quello di evidenziare in che percentuale il supporto da parte di persone che forniscono assistenza, migliora la performance dei soggetti affetti da schizofrenia. Materiali e metodi: Il campione oggetto di studio è costituito da 35 pazienti con diagnosi di Disturbo Schizofrenico, in accordo con il DSM-IV, ricoverati presso il Servizio Universitario di Diagnosi e Cura de L'Aquila in regime di ricovero ordinario o TSO, nel periodo Ottobre 2010-Aprile 2011. E’ stata somministrata a tutti gli utenti la Checklist ICF (OMS 2003), facendo riferimento alla sezione 2 “Attività e Partecipazione” ed alla sezione 3 “Fattori Ambientali”. Per quanto riguarda quest’ultimi sono state considerate le aree e3 “Relazioni e Sostegno sociale” ed e4 “Atteggiamenti”. Risultati: Le aree maggiormente problematiche sono rappresentate da “Risoluzione dei Problemi”, “Intraprendere un compito articolato”, “Fare i lavori di casa”, “Interazioni Interpersonali semplici e complesse”, “Lavoro retribuito”, “Autosufficienza economica”. L’atteggiamento delle persone familiari per qualcuno è una barriera, come quelli della società, mentre gli operatori sanitari risultano come facilitatori. Conclusioni: Per la maggior parte dei pazienti il sostegno di familiari e amici è fondamentale ma per alcuni è una barriera che suggerisce l’utilizzo di interventi sempre più mirati al loro coinvolgimento. Gli operatori sanitari sono alleati e facilitatori nell'ambito dei servizi psichiatrici mentre la società evidenzia lo stigma nei confronti delle problematiche psichiatriche. 38 medio più elevato alla PANSS negativa (p=0,006) ed un valore medio minore alla VGF (p=0,02). I valori al GHQ-12 erano maggiori del cut-off in tutti e tre i gruppi. Conclusioni: numerosi studi presenti in letteratura hanno indagato le conseguenze psicopatologiche in una popolazione esposta ad un disastro naturale, così come il fenomeno revolving-door, che sembra essere in continua crescita (Botha et al., 2010). Dal nostro studio emerge che lo stato civile e la scolarità sembrano essere variabili correlate ad un maggior numero di ricoveri. malattia, il tipo di decorso della malattia, secondo il DSM-IV TR, eventuali comorbidità con altre diagnosi di asse I e asse II e con l’abuso di sostanze. Abbiamo anche raccolto dati relativi alla durata della malattia non trattata (DUI), il numero di ricoveri, il numero di tentativi di suicidio e il funzionamento globale utilizzando la scala GAF (Global Assessment of Functioning) del DSM IV-TR, considerata come variabili di corso e esito. Risultati e Conclusioni: La maggior parte degli studi presenti in letteratura inerenti la relazione tra la durata della malattia non trattata e gli esiti a lungo termine sono prospettici e hanno un follow-up della durata di circa 10 anni al massimo. Studi retrospettivi come questo, nonostante i loro limiti, sono attualmente necessari per comprendere il rapporto tra il DUI e l’esito a lunghissimo termine. Il nostro studio, che presenta un campione di pazienti schizofrenici con oltre 25 anni di durata della malattia, dimostra che la latenza tra la comparsa dei primi sintomi e il primo trattamento medico è una variabile importante di esito. Una DUI più breve è associato ad un decorso migliore della malattia, soprattutto caratterizzato da episodi senza sintomi residui intercritici (p = 0,024) mentre tra i pazienti con una DUI superiore ad un anno il decorso è per lo più continuo o episodico con sintomi residui intercritici. Inoltre, è stato dimostrato un migliore funzionamento globale (p = 0.002) e ridotto numero di ospedalizzazioni (p = 0,002), confermando i dati della letteratura su studi nel breve-medio termine, che mostrano un miglior esito della schizofrenia nei pazienti con una breve durata di malattia non trattata. Bibliografia Botha UA, Koen L, Joska JA, Parker JS, Horn N, Hering LM, Oosthuizen PP. The revolving door phenomenon in psychiatry: comparing low-frequency and high-frequency users of psychiatric inpatient services in a developing country. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2010 Apr;45(4):461-8 34. LA DURATA DI MALATTIA NON TRATTATA (DUI) PREDICE L’ESITO A LUNGHISSIMO TERMINE NEI DISTURBI DELLO SPETTRO SCHIZOFRENICO? Diego Primavera, Chiara Bandecchi, Tiziana Lepori, Lucia Sanna, Bernardo Carpiniello Dipartimento di Sanità Pubblica-Sezione di Psichiatria, Clinica Psichiatrica – Università degli Studi di Cagliari, Via Liguria 13, 09127 Cagliari (CA) e-mail: [email protected] Obiettivo: La schizofrenia ha solitamente un decorso cronico associato a una compromissione cognitiva e basso funzionamento sociale. La durata della malattia non trattata (DUI) è il tempo che intercorre tra l'insorgenza dei sintomi psichiatrici e il primo trattamento farmacologico. Un gran numero di studi su pazienti schizofrenici mostrano che questo tempo è molto variabile e spesso molto lungo, della durata di diversi mesi o addirittura anni. E 'stato dimostrato che i pazienti schizofrenici con lunga durata di malattia non trattata mostrano una peggiore risposta al trattamento nella fase acuta, provocando un peggior esito a breve termine. Solo pochi studi hanno dimostrato che la DUI è un fattore prognostico anche nel medio e lungo termine (più di 10 anni di malattia). Si rendono utili pertanto ulteriori studi a lunghissimo termine (oltre 20 anni di malattia). Lo scopo di questo studio è valutare la relazione tra DUI ed esiti a lunghissimo termine nei pazienti diagnosticati come schizofrenici secondo i criteri del DSM-IV-TR. Materiali e Metodi: Questo studio retrospettivo è basato su un'analisi delle cartelle cliniche, standardizzate nel formato AMDP, usato presso la Clinica Psichiatrica dell'Università di Cagliari. Il campione consiste in 80 pazienti (52M e 28F) con una diagnosi di schizofrenia, confermata dalla SCID-I, con oltre 25 anni di durata della malattia. Abbiamo raccolto i dati personali, storia familiare, età di esordio della Bibliografia Altamura AC, Camuri G, Dell'Osso B. Understanding the role of the duration of untreated illness in psychiatric disorders: a narrative review. Riv Psichiatr. 2010 Jul-Aug;45(4):197-208 Bottlender R, Sato T, Jäger M, Wegener U, Wittmann J, Strauss A, Möller HJ. The impact of the duration of untreated psychosis prior to first psychiatric admission on the 15-year outcome in schizophrenia. Schizophr Res. 2003 Jul 1;62(1-2):37-44 Carbone S., Harrigan S., McGorry P.D., Curry C. and Elkins K., Duration of untreated psychosis and 12-month outcome in first-episode psychosis: the impact of treatment approach, Acta Psychiatr. Scand. 100 (1999), pp. 96–104. 39 Vendittelli N., Veltro F., Oricchio I., Bazzoni A., Rosicarelli M.L., Polidori G., Morosini P. L’intervento cognitivo-comportamentale di gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Centro Scientifico Editore, Torino, 2008 35. VALUTAZIONE DEGLI ESITI DI UN INTERVENTO COGNITIVOCOMPORTAMENTALE AGLI UTENTI AFFETTI DA EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE O DISTURBO BIPOLARE IN FASE DEPRESSIVA AFFERENTI AL SERVIZIO PSICHIATRICO UNIVERSITARIO DI DIAGNOSI E CURA DI L’AQUILA Anna Salza, Donatella Ussorio Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila e-mail: [email protected] 36. FUNZIONAMENTO SOCIALE E LAVORATIVO IN PAZIENTI RICOVERATI CON PATOLOGIE MENTALI GRAVI Ilaria Santini, Ida De Lauretis, Anna Lisa Di Loreto*, Rocco Pollice**, Rita Roncone**, Massimo Casacchia** Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; **Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila Scopo: Verificare l’efficacia di un intervento cognitivo - comportamentale in un gruppo sperimentale (G1) rispetto ad uno di controllo (G2) su: psicopatologia, compliance farmacologica, abilità di coping e qualità di vita in pazienti afferenti al Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura o al Day-Hospital, Ospedale San Salvatore di L’Aquila dal dicembre 2010 a luglio 2011 con diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore o Disturbo Bipolare, fase depressiva Materiali e metodi: Dei 29 pazienti, 19 (G1) hanno partecipato a tutti gli incontri e 10 a meno di 3 (G2). I moduli trattati durante gli incontri sono stati: Che cosa è accaduto prima del ricovero? Disturbi dell’umore--> tristezza e gioia. Che cosa è la depressione? Depressione e psicofarmaci Tutti i soggetti sono stati valutati all’ingresso (t0), alla dimissione (t1) e dopo 3 mesi (t2) con i seguenti strumenti: Brief Psychiatric Rating Scale 4.0 (BPRS 4.0), (Ventura, et al. 1993); Drug Attitude Inventory (DAI), (Hogan et al. 1983); Hamilton Depression Rating Scale (HAM-d), (Hamilton, 1960); Beck Depression Inventory (BDI) (Beck et al. 1961); Cope (Carven et al. 1989); World Health Organization Quality of Life-bref (WHOQOL-bref), (1998). Risultati: I risultati ottenuti hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi nella BPRS (p=0.04), nell’HAM-D (p=0.04), nella BDI (p=0.04) e nella WHOQOL-BREF (p=0.05) nel G1 rispetto al G2. Mentre non ci sono differenze statisticamente significative per quanto riguarda le abilità di coping e la compliance farmacologica. Conclusioni: un intervento strutturato di gruppo all’interno di un SPUDC se svolto con continuità può risultare efficace nel ridurre la sintomatologia e migliorare la qualità di vita nei paziente con diagnosi di Depressione Maggiore Introduzione. I disturbi mentali costituiscono un importante problema di sanità pubblica perché presentano un’elevata frequenza nella popolazione generale e sono associati a significativi livelli di menomazione del funzionamento psicosociale. Questi elementi costituiscono un ostacolo all’inserimento lavorativo di persone affette da disturbo mentale: un peso rilevante hanno le difficoltà a focalizzare l’attenzione, a concentrarsi, la mancanza di persistenza e continuità nei compiti, i limiti nello svolgere compiti multipli e nel lavorare con ritmi predefiniti, i problemi di relazione con gli altri, quelli di accettare le critiche e la supervisione, la scarsa flessibilità e la difficoltà a cambiare procedure e mansioni. Materiali e metodi. Scopo dello studio è stato quello di valutare il funzionamento socio-lavorativo di soggetti ricoverati presso il SPUDC dell’Ospedale Civile S. Salvatore dell’Aquila. Quarantanove utenti, 26 maschi e 23 femmine, con età media di 45,17 aa (+14,1) sono stati inclusi nel campione. Tutti i pazienti sono stati valutati mediante la Mini-ICF-P, la PSP, la BPRS. Risultati. Il punteggio medio alla BPRS è risultato 60 (+11,3), quello alla PSP 49 (+11,9) e quello alla Mini-ICF-P 1,23 (+0,5). Il 28,6 % degli utenti era disoccupato, il 22,4% invalido ed il 49% aveva un lavoro. Il 44,7% dei soggetti hanno riferito una durata dell’ultimo impiego inferiore ad 1 anno. I soggetti con un lavoro hanno mostrato sia alla PSP che alla Mini-ICF-P punteggi statisticamente differenti da quelli disoccupati (p=0,007; p=0,018), ed in particolare negli item “Flessibilità” (p=0,03), “Durata” (p=0,03) e “Capacità negli spostamenti” (p=0,02). Conclusioni. I nostri risultati preliminari sottolineano come alcune abilità personali siano importanti per consentire l’integrazione nel mercato del lavoro. Tale considerazione non può prescindere dalla pianificazione di interventi riabilitativi che prevedano il potenziamento di abilità sociali, necessarie affinché la persona possa interagire correttamente con l’ambiente circostante. Bibliografia 40 Bibliografia Baron S, Linden M. Disorders of functions and disorders of capacity in relation to sick leave in mental disorders. Int J Soc Psychiatry. 2009 Jan;55(1):57-63. Carpiniello B. Funzionamento sociale e schizofrenia. Giorn Ital Psicopat 2010;16:227-230. della Mini-ICF-P e quelli della PANSS (r=0,604, p=0,000), correlazione riscontrata anche nella scala dei sintomi positivi (r=0,446, p<0,005), dei sintomi negativi (r= 0,509, p<0,005), e dei sintomi generali (r=0,443, p<0,005). Conclusioni. La “gravità” della patologia non può essere definita solamente in base alla “gravità” dei sintomi, ma deve prendere in considerazione anche la qualità della vita e l’impatto sul funzionamento globale del soggetto. La Mini-ICF-P sottolinea l'importanza di valutare il concetto di disabilità nel funzionamento come una dimensione ulteriore, oltre a quella legata al quadro psicopatologico, nella valutazione dei disturbi mentali. 37. VALUTAZIONE DEL FUNZIONAMENTO PSICOSOCIALE IN PAZIENTI CON DISTURBI DELLO SPETTRO PSICOTICO ATTRAVERSO L’UTILIZZO DELLA MINIICF-P, UN BREVE STRUMENTO PER L’ASSESSMENT DELLE DISABILITÀ Ilaria Santini, Ida De Lauretis, Rocco Pollice*, Rita Roncone*, Massimo Casacchia* Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila Bibliografia 1. Schaub D, Brüne M, Jaspen E, Pajonk FG, Bierhoff HW, Juckel G. The illness and everyday living: close interplay of psychopathological syndromes and psychosocial functioning in chronic schizophrenia. Eur Arch Psychiatry Clin Neurosci. 2010 Jul 22. 2. Linden M, Baron S. Analyzing the Effectiveness of Inpatient Psychosomatic Rehabilitation Using the MiniICF-APP [Article in German]. Rehabilitation, 2009; 48: 145-153. Obiettivo. La schizofrenia è considerata un disturbo con alto tasso di recidiva ed elevato rischio di cronicità. Specialmente in corso di trattamento a lungo termine, le alterazioni delle capacità di relazione risultano importanti, aumentando il rischio di emarginazione e povertà come conseguenza delle scarse competenze sociali e della disoccupazione. Scopo dello studio è stato di valutare le capacità di relazione sociale di soggetti affetti da patologie mentali gravi, misurando quale dimensione risulti maggiormente compromessa, verificando l’esistenza di una differenza tra il livello di disabilità tra i pazienti ricoverati e quelli ambulatoriali e di una correlazione tra compromissione funzionale e gravità psicopatologica. Materiali e Metodi. Novantasei pazienti, con età media di 41,89 aa (+11,85), inclusi nello studio, sono stati valutati mediante la Mini-ICF-Rating for Mental Disorders (Mini-ICF-P) al fine di conoscere il grado di disabilità nel funzionamento sociale, la PANSS per la valutazione del quadro psicopatologico e la VGF. Risultati. Il 51,3% dei soggetti aveva una diagnosi di Schizofrenia, il 18,2% di disturbo Schizoaffettivo, ed il 30,5 % di Psicosi NAS. Il punteggio medio alla PANSS è stato 70,4 (ds+15), con rispettivamente il punteggio di 18,2 (+5,7) alla scala positiva, di 16,1 (+6,6) alla scala negativa, di 36 (+7,6) alla scala generale. Il punteggio medio alla VGF è stato 50 (+13,7). Il punteggio medio alla Mini-ICF-P è stato 1,91 (+0,7). Le dimensioni maggiormente compromesse risultano “Durata” , “Giudizio” e “Contatti con altre persone”. I pazienti ricoverati presentano un valore medio alla Mini-ICF-P maggiore rispetto a quelli visitati in regime ambulatoriale (2,11 +0,7 vs 1,56 +0,5; p<0,005). Con un campione di circa 100 pazienti, è stata evidenziata una correlazione inversa, statisticamente significativa, tra i punteggi della Mini-ICF-P e quelli ottenuti nella valutazione del funzionamento globale effettuata tramite la VGF (r=-0,534, p=0,000). Emerge inoltre una correlazione diretta, statisticamente significativa, tra i punteggi 38. SOSTENERE PSICOLOGICAMENTE I PAZIENTI NELL’AMBITO DEI PROGETTI RIABILITATIVI INDIVIDUALIZZATI E STUDIARE LE MODALITÀ PER INSERIRE TALE PRASSI RIABILITATIVE DEI L.E.A. Vittorio Sconci, Roberto Ladislao Bonanni, Cecilia Ciotti, Makenda D’Amico, Michela Di Pietro, Camilla Franchi, Nicoletta Nardi, Rita Pappalepore, Manuela Sabini, Marialuisa Rossi, Anna Paola Vespa, Concetta De Amicis ASL 01 Avezzano–Sulmona-L’Aquila, Dipartimento di Salute Mentale. Obiettivo. I Progetti di Inserimento Lavorativo hanno come obiettivo principale sostenere la riabilitazione psicosociale e l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone affette da disagio mentale grave in trattamento presso il DSM di L’Aquila. Sull’intero campione della popolazione segnalata dai medici psichiatri sono state individuate 52 persone in possesso dei requisiti richiesti per gli inserimenti. Materiali e Metodi. La metodologia ha previsto una prima fase di valutazione mediante: colloquio di valutazione psicologico-clinico, somministrazione di test e questionari standardizzati (WAIS-R, SF/36, AVQ, BPRS). Risultati e Conclusioni. A seguito delle valutazioni sono stati individuati i 52 cittadiniutenti in possesso dei requisiti per l’inserimento lavorativo in Progetto Armonia e Borsa Lavoro. La valutazione delle persone individuate nel campione ha messo in evidenza numerose carenze nell’ambito delle abilità lavorative, sociali e relazionali sulle quali l’equipe che ha curato gli inserimenti lavorativi è intervenuta. 41 39. IL VISSUTO SOGGETTIVO DEL RECOVERY Adele Tosone, Chiara Di Venanzio, Rocco Pollice*, Massimo Casacchia*, Rita Roncone* Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila 40. RISPOSTE ADATTATTIVE DI BAMBINI ED ADOLESCENTI AFFETTI DA AUTISMO ESPOSTI AL TERREMOTO DELL’AQUILA DEL 2009 Marco Valenti, Tiziana Ciprietti*, Claudia Di Egidio*, Maura Gabrielli*, Francesco Masedu, Annarita Tomassini*, Germana Sorge* Dipartimento di Medicina e Salute Pubblica, Università dell’Aquila; *Fondazione per l’Autismo “Il Cireneo”, L’Aquila, Lanciano e Vasto e-mail: [email protected] Obiettivo. La de-istituzionalizzazione e lo sviluppo di un sistema di supporto comunitario hanno condotto alla formulazione del concetto “recovery”: modo di vivere una vita soddisfacente, di speranza e partecipazione anche in presenza di malattia. Il recovery riconosce in sé caratteristiche fondamentali quali fiducia in se stessi e speranza, disponibilità a chiedere aiuto, orientamento ad obiettivi e al successo, fiducia negli altri, la capacità di non sentirsi dominati dai sintomi. Scopo del nostro lavoro era quello di indagare le attitudini al recovery e le correlazioni con il funzionamento sociale, e l’insight. Materiali e Metodi. 20 utenti affetti da Malattia Mentale Grave ricoverati presso lo S.P.U.D.C. dell’Aquila sono stati sottoposti a valutazione psicopatologica attraverso PANSS, BPRS e a valutazione del funzionamento sociale attraverso VGF, PSP, LSP. La dimensione soggettiva è stata indagata attraverso scale self-report: Insight, DAI, e le attitudini al recovery con la RAS. Risultati. Più alti punteggi alla RAS vengono riportati nella dimensione “obiettivi e orientamento al successo” e “disponibilità a chiedere aiuto”; mentre “la capacità di non sentirsi dominati dai sintomi”, meno rappresentata, correla negativamente con la consapevolezza di malattia e il ri-etichettamento dei sintomi. Non emergono correlazioni fra le dimensioni del recovery indagate con la RAS né con le dimensioni psicopatologiche né con quelle del funzionamento. Conclusioni. Lo sguardo soggettivo al recovery evidenzia un atteggiamento di speranza e di disponibilità a ricevere aiuto, mentre la consapevolezza di malattia sembrerebbe un ostacolo alla “capacità di non sentirsi dominati dai sintomi”. Il recovery è da considerare una potenzialità del soggetto che deve trovare il contesto in cui esprimersi; si rendono necessari ulteriori studi su come l’atteggiamento del singolo si inserisca in quello sociale. Obiettivo: In letteratura non sono presenti studi che descrivono gli esiti adattativi dei soggetti con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) in seguito a disastri naturali. Lo scopo dello studio è quello di valutare il comportamento adattivo di bambini ed adolescenti con DSA dopo un anno dall’evento sismico aquilano del 2009. Materiali e metodi: Tutti i soggetti valutati afferivano ai centri di riabilitazione semiresidenziale per l’autismo della Fondazione ‘Il Cireneo’ di L’Aquila, Lanciano, Vasto dal 2007 e presentavano una diagnosi DSA formulata attraverso strumenti diagnostici quali Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS), Autism Diagnostic Interview-Revised (ADI-R) ed i criteri ICD-10. Sono stati valutati 18 soggetti esposti all’evento sismico e confrontati con 42 soggetti non esposti. Il comportamento adattivo è stato valutato al baseline, dopo 6 mesi e dopo 1 anno dall’evento sismico, attraverso la Vineland Adaptive Behaviour Scales (VABS). I soggetti esposti all’evento sismico sono stati prontamente inseriti nel programma riabilitativo attraverso l’ospitalità degli altri Centri della Fondazione. Risultati. I soggetti esposti presentavano un drammatico declino del loro comportamento adattivo nei primi 6 mesi dopo il disastro (p:0.01 for all VABS dimensions). Tuttavia, l’intervento ed intensivo effettuato nel post-terremoto ha permesso un parziale recupero del funzionamento adattivo. Conclusioni. Il nostro studio dimostra che la resilienza e il recupero del funzionamento pre-disastro in gran parte giovani con DSA dipende dal loro immediato inserimento nella routine intensiva di programmi di riabilitazione e dalla stabilizzazione, per quanto possibile, della routine della vita quotidiana. Bibliografia Anthony WA. Recovery from mental illness: The guiding vision of the mental health system in the 1990s. Innovations and Research 1993;2:17-24. Roe D. The Subjective Experience of People with Severe Mental Illness: A Potentially Crucial Piece of the Puzzle Isr J Psychiatry Relat Sci Vol 42 No. 4 (2005) 223–230 41. LAVORARE INSIEME E AIUTARSI RECIPROCAMENTE Massimo Mari, Arianna Di Cesare, Cecilia Ciotti, Camilla Franchi, Giuseppe Ferella Dipartimento Salute Mentale ASUR Zona 5 Jesi – Gruppo Umana Solidarietà e-mail: [email protected] Obiettivo: Il progetto “Centra L’Ascolto” nasce come prosecuzione dell’attività del GUS dal maggio 2009 e ha nei volontari il punto cardine di un’azione mirata al sostegno 42 della popolazione aquilana: si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei residenti nei 3 Progetti CASE (Cese di Preturo, Coppito 3, Paganica 2) e di conseguenza, accompagnarli nel trovare in se stessi le risorse utili ad una nuova ripartenza. Materiali e metodi: Per perseguire gli obiettivi i mezzi utilizzati sono stati: - I volontari con i loro vissuti e le loro esperienze - interviste informali - questionari strutturati - ascolto attivo - interventi di rete - collaborazioni con Associazioni di Volontariato aquilane Risultati: Da quanto emerso a conclusione del progetto, il bisogno principale dei residenti è quello di tornare in casa propria e, nell’attesa, di avere maggiori servizi all’interno di quelli che ora vengono vissuti come quartieri dormitorio. Grazie ai volontari si sono attivate risorse nel programmare attività sociali che rendessero più umane le new town. Conclusioni: Il progetto ha permesso di comprendere la situazione dei residenti nelle new town e di vivere, con i loro occhi, le sensazioni e le emozioni derivanti dalla realtà indotta dal sisma. I volontari hanno potuto comprendere, a partire dal loro mondo interno, quanto sia importante il superamento del lutto per le perdite subite dagli Aquilani al fine di ricostruire luoghi e tempi che sentano come propria casa, propria città, propria vita. 43 ABSTRACT VIDEO “I CORTI” V1. “NEL TEMPO LIBERO LA PARANOIA…” Irene Bencich, Maria Laura Colmegna, Erica Fre, Roberto Placanico *, Claudia Gerodetti, Mariavittoria Leone Anteo Cooperativa Sociale Onlus, Biella; *attore e-mail: [email protected] V2. FUORIGIOCO: UN CALCIO ALLA DISCRIMINAZIONE Sara Sepicacchi e Consiglio direttivo della Associazione “Fuorigioco”onlus Associazione “Fuorigioco” onlus, Perugia e-mail: [email protected] L’idea di Fuorigioco nasce dal confronto e dall’incontro di diversi soggetti afferenti al mondo della salute mentale: operatori sociali della riabilitazione psichica, psichiatri, utenti, cittadini. L’Umbria ha fatto da cornice al movimento di de-istituzionalizzazione delle strutture manicomiali muovendosi verso un principio di diritto alla salute che riportasse al centro della dimensione di cura l’uomo e non più la malattia. Le persone accolte nelle strutture intermedie, residenziali e semiresidenziali, della AUSL n.2 vivono però ancora un isolamento relazionale che accresce la diffidenza da parte di chi conosce “il matto” solo come viene presentato dai media (pericoloso, aggressivo). “Fuorigioco”, attraverso lo sport, ha cercato un linguaggio fruibile a tutti che permettesse una dimensione di prossimità in cui le persone possano conoscersi e riconoscersi. Obiettivo principale è reintegrare l’utente dei servizi psichiatrici in una normalità che non può più prescindere dalla rieducazione sociale e culturale dei cittadini. Attraverso lo sport l’Associazione si fa veicolo dei valori fondamentali dello stare insieme, del lavoro di gruppo e della compartecipazione fisica ed emotiva delle persone. L’Associazione intende, attraverso azioni mirate, costruire realtà stabili e non più di intrattenimento, attraverso un lavoro fisico e psichico serio, che metta le persone nella condizione di autodeterminarsi all’interno di una progettualità che essi stessi contribuiranno a costruire verso canali ottimali di reinserimento nel tessuto sociale. Il “corto” mostra un evento organizzato dall’Associazione nel 2011 e, tramite interviste ad utenti ed aderenti all’Associazione stessa, vengono raccolte opinioni e valutazioni sull’esperienza. Obiettivo: il cortometraggio, realizzato interamente da un gruppo di utenti del Centro Diurno di Biella, si pone come obiettivo la rappresentazione del “tempo libero” dal punto di vista della persona portatrice di una sofferenza mentale. Il video racconta le dimensioni del vuoto e dell’isolamento e la possibilità di farvi fronte attraverso la creazione di relazioni significative. Gli autori, hanno partecipato ad un concorso, iscrivendosi senza connotazioni di malattia, ma come gruppo di amici. Materiali e Metodi: Un assistente sociale col supporto tecnico di un fotografo professionista, hanno coordinato un gruppo di 5 utenti interessati alla realizzazione di un cortometraggio. Il progetto si è articolato in diverse fasi: stesura della sceneggiatura, la scelta dei luoghi, effettuazione delle riprese oltre allo studio dei personaggi e della colonna sonora. La realizzazione delle riprese ha visto gli utenti attivi sia nel ruolo di attori, che nel ruolo di registi, curando sia la scenografia che le riprese. La fase di montaggio è stata effettuata dal tecnico che ha seguito il progetto. Il brano proposto per i titoli di coda è stato scritto e interpretato da Roberto Placanico all’interno di un progetto organizzato in collaborazione con un atelier di musica del territorio. Risultati: Il cortometraggio, creato per il concorso “Tempo libero, libera il tempo” indetto da “Informagiovani”di Cossato, è risultato primo classificato. In seguito, è stato utilizzato come strumento per effettuare interventi di sensibilizzazione e lotta allo stigma nelle scuole del territorio biellese. Conclusioni: La partecipazione al concorso di “Informagiovani” è stata un’occasione importante per poter rappresentare la propria condizione in un contesto “normale”, ma anche possibilità di integrazione con una significativa ricaduta sull’autostima e un incremento del senso di autoefficacia. 44 V3. “MESSAGGIO DI SPERANZA” (MESAZH E SHPRESE) Attore Protagonista: Ver Hjseni, Art Director e Sceneggiatori: Willy Mussini, Attilio Buccini, Testi: Franco Veltro, Musica: Pseudofonia, Pasquale Petrone Il Cortometraggio, a cura dell’Associazione Liberamente Insieme ONLUS, della durata di 11 minuti ha come soggetto la storia di un paziente dell’Ospedale Psichiatrico di Skutari (Albania). Ricoverato in seguito ad uno scompenso psichico in Italia, dove aveva tentato la fortuna, viene ricoverato e non più dimesso per povertà e solitudine. Isolato anche all’interno dell’Istituto, i momenti di benessere sono legati ai ricordi dell’infanzia e soprattutto delle partite di calcio. Ciò viene compreso dagli operatori che pensano di organizzare un torneo di calcetto con i pazienti dei Servizi Psichiatrici Comunitari dell’Italia. Il torneo si svolgerà a Skutari con evidenti effetti benefici sul soggetto e sull’ambiente. Da una storia “vera”, il soggetto del corto, a cura di Franco Veltro, William Mussini e Attilio Buccini rappresenta un documentario dell’azione della cooperazione internazionale A.P.Q. Balcani di de-istituzionalizzazione in Albania che ha visto la partecipazione di 5 utenti del Servizio Psichiatrico di Campobasso e dei pazienti delle Residenze e dell’Ospedale di Skutari. Il corto è basato sul breve dialogo interno del paziente all’inizio del cortometraggio, in lingua originale e con i sottotitoli in italiano, e poi di conseguenza con le immagini della preparazione dell’incontro, dello svolgimento della partita e……! La partecipazione degli utenti e la realizzazione del cortometraggio sono stati possibili grazie al contributo delle cooperative sociali: “Nardacchione” di Casacalenda, “Nuove Prospettive” di Busso, “Dialogo” di Campolieto, “Scaed” di Castellino del Biferno, “Scorim” di Duronia, “Falcone” di Gambatesa, “S.G. Battista” di San Giovanni in Galdo e “Bachelet” di Speino che gestiscono Centro Diurno e Centri di Riabilitazione Psichiatrica del DSM di Campobasso. L’ASReM e la Regione Molise hanno patrocinato tale evento. 45 INDICE AUTORI Carpiniello Bernardo; 12; 39 Carta Gaspare; 24 Casacchia Massimo; 18; 22; 24; 25; 28; 30; 32; 38; 40; 41; 42 Cauti Loretta; 31 Ceci Cinzia; 23 Cerrato Salvatore; 34 Cerri Anna Lisa; 9 Cianchini Andrea; 29 Cinti Pamela; 36 Ciotti Cecilia; 21; 41; 42 Ciprietti Tiziana; 42 Colatei Marta; 18; 24 Colmegna Maria Laura; 29; 44 Contaldo Rita; 36 Corazza Ornella; 27 Costantini Marta; 31 Crosa Marco; 36 A Allegro Anna Maria; 21 Annunziata Maria Carmina; 34 Antonelli Francesca; 23 Avino Teresa; 34 B Baiardi Giancluca; 15 Ballantini Mario; 16 Bandecchi Chiara; 39 Barbato Angelo; 3 Barbieri Serena; 8 Baruffi Nevio; 21 Baruffini Tiziana; 16 Bellomo Antonello; 19 Bencich Irene; 29; 44 Bertotti Kathleen; 9 Bianchi Valeria; 17; 37 Bianchini Valeria; 18; 22; 26; 30 Boggian Ileana; 14 Bonanni Roberto Ladislao; 21; 41 Bongiolatti Fabiola; 16 Bor Cristiano; 29 Borri Giorgio; 29 Borriello Laura; 23 Bosio Roberto; 11 Brondino Natascia; 32; 33 Buccini Attilio; 45 D D’Alfonso Angela; 24 D’Amico Makenda; 21; 41 D’Autilia Cinzia; 37 D’Avanzo Barbara; 4 D’Onofrio Simona; 28; 30; 36 De Amicis Concetta; 21; 41 De Isabella Giorgio; 8 De Lauretis Ida; 18; 25; 30; 37; 40; 41 De Rosa Corrado; 5 Del Principe Mirella; 26 Del Vecchio Valeria; 5 Di Cesare Arianna; 42 Di Egidio Claudia; 42 Di Emidio Gabriella; 24 Di Fonso Adina; 24 Di Loreto Anna Lisa; 40 Di Mauro Stefania; 18; 26; 27; 38 Di Melchiorre Giuditta; 27 Di Michele Vittorio; 28 Di Munzio Walter; 34 C Canazza Cristina; 29 Canducci Sabrina; 17 Canonici Samuele; 35 Capitanio Maurizio; 9 Carofiglio Angela; 8 Carozza Paola; 12 Carpentieri Carolina; 34 46 Di Pietro Michela; 21; 41 Di Venanzio Chiara; 42 J Javed Muhammad Afzal; 3 E L Esposito Assunta; 34 Evangelista Paolo; 18; 30 Leggero Paolo; 32; 33 Leone Mariavittoria; 29; 44 Lepori Tiziana; 39 Lubino Greta; 5 Luciano Mario; 5 F Ferella Giuseppe; 42 Filograno Maria Cristina; 8 Fiorillo Andrea; 5 Fiorini Ivan; 29 Fontana Marco; 9 Fontanella Rosa; 34 Franchi Camilla; 21; 41; 42 Francomano Antonio; 10 Fre Erica; 29; 44 Fusaro Giulio; 36 Fusaro Guido; 36 M Macrì Antonio; 15 Maggioni Alessandro; 9 Maj Mario; 5 Malangone Claudio; 5 Malavolta Maurizio; 18 Mancini Marco; 17 Maone Antonio; 20 Maranesi Teodoro; 17 Maresca Luisa; 34 Mari Massimo; 42 Marinozzi Lorenza; 35 Marola Valter; 38 Masedu Francesco; 42 Mattei Antonella; 30 Mazza Monica; 6; 32 Meneghelli Anna; 6 Mercandino Maura; 36 Montemagni Cristiana; 15 Musicò Alessandra; 36 Mussini Willy; 45 G Gabrielli Maura; 42 Galvan Federico; 16 Geda Giovanni; 36 Gerodetti Claudia; 29; 44 Giacco Domenico; 5 Giannangeli Maurizio; 38 Giordani Paesani Natascia; 18; 22; 25; 26; 30 Giosuè Patricia; 31 Giovannangelo Rita; 31 Giusti Laura; 32 Goggi Arianna; 32; 33 Goglio Marco; 10 Gruppo Fareassieme; 10 N Nardi Nicoletta; 21; 41 Nivoli Alessandra; 5 Nuccetelli Francesco; 31 H Hjseni Ver; 45 47 Santini Ilaria; 18; 30; 36; 40; 41 Scaglia Eleonora; 37 Schifano Fabrizio; 27 Sciascio Donatella; 29 Sconci Vittorio; 18; 41 Semisa Domenico; 19 Sepicacchi Sara; 44 Shepherd Geoff; 4 Silvestri Livia; 31 Silvestri Raffaella; 35 Sorge Germana; 42 Straticò Ettore; 15 Stucchi Elisa; 17 Svettini Alessandro; 13 O Ortensi Roberta; 24 Ortenzi Roberta; 16; 23; 26; 28; 36; 37; 38 P Pagani Claudio T.; 17; 37 Palombo Giada; 38 Pappalardo Marcella; 34 Pappalepore Rita; 21; 41 Parisse Valentina; 24 Pasinetti Marco; 17; 37 Pecoriello Barbara; 28 Persiani Ilaria; 29 Petrone Pasquale; 45 Pincini Paola; 28 Pinna Federica; 12 Piperopoulos Orfefs; 24 Pisciotta Mario; 34 Placanico Roberto; 44 Pollice Rocco; 7; 18; 22; 24; 25; 26; 27; 28; 30; 36; 37; 38; 40; 41; 42 Pomero Paolo; 38 Pontillo Chiara; 34 Prescenzo Samanta; 38 Primavera Diego; 39 T Tagliabue Franca; 17; 37 Tasselli Francesca; 9 Taverna Alberto; 15 Tempia Patrizia; 29 Tomassini Annarita; 26; 28; 42 Tosone Adele; 18; 28; 30; 42 U Urbani Silvia; 29 Ussorio Donatella; 16; 23; 24; 37; 38; 40 R Re Edoardo; 9; 14 Rigliano Paolo; 8 Rocca Gabriele; 15 Rolandin Dilva; 33 Roncone Rita; 6; 18; 22; 24; 25; 28; 30; 32; 38; 40; 41; 42 Rossi Marialuisa; 21; 41 V Valenti Marco; 42 Valmassoi Andrea; 17; 37 Veltro Franco; 13; 45 Venanzini Raimondo; 35 Verni Laura; 18; 26 Vespa Anna Paola; 21; 41 Villamizar Beatrice; 31 S Sabini Manuela; 21; 41 Salvati Mariangela; 34 Salza Anna; 16; 40 Sanna Lucia; 39 Z Zaccheddu Andrea; 12 48 49