Abstract BooK

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Congresso Nazionale World Association Psychosocial Rehabilitation, WAPR-Italia
Le buone pratiche nei trattamenti psicosociali integrati: benvenuti al sud!
Abstract BooK
versione definitiva
A cura di Massimo Casacchia e Rita Roncone
L’Aquila, 6-7 ottobre 2011
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Presidente del Congresso e Presidente della WAPR-Italia
Massimo Casacchia
Segreteria Scientifica
Massimo Casacchia (L’Aquila), Paola Carozza (Ravenna), Bernardo
Carpiniello (Cagliari), Angelo Cocchi (Milano), Monica Mazza (L’Aquila ),
Rocco Pollice (L’Aquila), Edoardo Re (Milano), Rita Roncone (L’Aquila),
Donatella Ussorio (L’Aquila)
Comitato Scientifico Direttivo WAPR Italia
Presidente Massimo Casacchia
Segretario Edoardo Re
Tesoriere Augusto Righi
Consiglieri Germana Agnetti, Roberto Bosio, Paola Carozza, Angelo
Cocchi, Barbara D’Avanzo, Giorgio De Isabella, Anna Felcher, Federico
Galvan, Teodoro Maranesi, Anna Meneghelli, Elisabetta Rossi,
Alessandro Svettini, Alberto Taverna
Segreteria Organizzativa
Momeda Eventi
Via San Felice, 38 - 40122 Bologna
Tel. 051 5876729 - Fax 051 5876848
email: [email protected]
Rapporti Locali: Luigia Marcocci
Tel: 0862/311713 - fax: 0862/312104
email: [email protected]
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Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D2.28
PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLA
SCARSITA’ DI RISORSE- 1 PARTE
INTERVENTI DI RIABILITAZIONE NEL “SUD” DEL MONDO
Angelo Barbato
Laboratorio di Epidemiologia e Psichiatria Sociale, Istituto Mario Negri, Milano
Moderatori: Massimo Casacchia (L’Aquila), Edoardo Re (Milano)
Negli ultimi anni, soprattutto in seguito all’impulso dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, si sono moltiplicati gli sforzi per individuare modelli di cura e riabilitazione
idonei per i disturbi mentali gravi nei paesi a basso reddito, descriverne
l’implementazione pratica e studiarne l’efficacia.
I dati disponibili in quest’area sono sempre più consistenti e vanno anche interpretati
alla luce di una crescente differenzazione nell’ambito dei paesi collocati in questa
categoria, per cui alcuni di essi di si avvicinano sempre più ai paesi cosiddetti
occidentali, pur mostrando una grande differenziazione sociale al loro interno.
Una ricognizione della letteratura ci mostra che paesi come la Cina, l’India e il Brasile,
che vivono un’importante transizione socio-economica, hanno un ruolo di punta
anche per quanto riguarda la produzione di ricerche ed esperienze nell’approccio
comunitario ai disturbi mentali gravi.
In questa presentazione, dopo aver fornito un quadro generale dell’argomento,
verranno illustrati a titolo di esempio:
a) Il “package of care for schizophrenia in low and middle income countries”
proposto da Mari, Thara e Thronicroft
b) Le esperienze di “community based rehabilitation” in India
c) Le esperienze di “family intervention” in Cina.
PSYCHOSOCIAL REHABILITATION: NEEDS & OPPORTUNITIES IN INTERNATIONAL
PSYCHIATRY
Muhammad Afzal Javed
Consultant Psychiatrist & Honorary Associate Clinical Professor, Warwick University,
UK; President Elect World Association for Psychosocial Rehabilitation (WAPR)
e-mail: [email protected]
The last few decades have seen a tremendous increase in the efforts aiming at
improving current psychiatric services and incorporating a number of new innovations
and initiatives in different areas of mental health. Rehabilitation Psychiatry like many
other specialities is also emerging as an important sub speciality in almost all
countries. But it is still a neglected speciality within the context of mental health
services. There are a number of barriers in its development and expansion even in
many developed countries that generally include lack of directions / policies for
service delivery in psychosocial rehabilitation, limited financial resources, lack of
opportunities for professional training and capacity building in the field of psychiatric
rehabilitation.
The Author describes the current priorities in the development of psychosocial
rehabilitation services around the globe and would argue for formulating policies and
directions for establishing rehabilitation services especially in the deprived, less
resourced and low income countries. The salient features of such needs and
opportunities would be discussed looking specifically at contemporary definition of
rehabilitation, conceptual core components / purpose of specialist rehabilitation
services, responsibilities of a rehabilitation teams, manpower development & needs
for involving the patients, users & families in the process of rehabilitation.
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health services in the future. The Author presents some of the key ideas and
examines their implications for the delivery of mental health services.
Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D2.28
PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLA
SCARSITA’ DI RISORSE- 2 PARTE
Moderatori: Angelo Cocchi (Milano), Roberto Bosio (Cesena)
L’IMPLEMENTAZIONE DELLE BUONE PRATICHE
Barbara D’Avanzo
Laboratorio di Epidemiologia e Psichiatria Sociale, Istituto di Ricerche Farmacologiche
Mario Negri, Milano
RECOVERY AND REHABILITATION - OLD WINE IN NEW BOTTLES?
Geoff Shepherd
Recovery Programme Lead, Centre for Mental Health, London (visiting Professor,
Population and Health Services Research Department, Institute of Psychiatry,
University of London)
Il tema dell’implementazione, ovvero dell’adozione su base ordinaria, di interventi di
provata efficacia ha visto negli anni più recenti una ripresa di interesse nel quadro,
anche, della più ampia riflessione sulla dimensione translazionale della ricerca e della
scienza. Esso è da una parte un tema estremamente concreto, che deriva
dall’osservazione della qualità variabile e spesso inferiore all’atteso dei servizi di
salute mentale e ha a che vedere con le condizioni che favoriscono od ostacolano la
realizzazione di prestazioni e trattamenti. Dall’altra rappresenta una vera e propria
disciplina che va chiarendo i suoi quadri di riferimento teorici e va dotandosi di una
metodologia per molti versi simile a quella dell’epidemiologia e della
farmacoepidemiologia sperimentale, producendo risultati non sempre consistenti.
Disponiamo di alcune indicazioni su ciò che favorisce od ostacola l’implementazione
dei trattamenti. Rispetto a questi, metteremo in luce i problemi connessi alla
creazione delle condizioni favorevoli al cambiamento e all’innovazione e cercheremo
di enucleare alcune domande. In particolare: data la rilevanza delle risorse per la
promozione e la realizzazione dei cambiamenti, come porsi in un’epoca che ha come
una delle sue caratteristiche più salienti la scarsità delle risorse necessarie? Come
evitare che l’incertezza sulle strategie più efficaci per l’implementazione diventi una
barriera all’implementazione stessa e all’introduzione di cambiamenti? Diversi studi si
sono dedicati alla descrizione delle strategie di implementazione all’interno di sistemi
di servizi, ben oltre la dimensione del singolo servizio: è quindi il singolo servizio
un’unità priva di senso dal punto di vista della gestione del cambiamento, oppure la
logica bottom-up suggerita per l’acquisizione e l’integrazione delle evidenze e delle
innovazioni nei servizi sanitari, trova nel singolo servizio il luogo di applicazione
adeguato? In che misura le conoscenze derivanti dagli studi di implementazione delle
linee guida aiutano nell’introduzione di cambiamenti per singoli e parziali aspetti del
trattamento? Come si pongono gli organismi che a livello centrale, regionale,
aziendale si occupano della qualità dei servizi?
‘Recovery’ is an idea whose time has come. At its heart is a set of values about a
person’s right to build a meaningful life for themselves, with or without the
continuing presence of mental health symptoms. Recovery is based on ideas of selfdetermination and self-management. It emphasises the importance of ‘hope’ in
sustaining motivation and supporting expectations of an individually fulfilled life.
Recovery provides a new rationale for mental health services.
Many of the ideas underpinning the recovery philosophy are not new. The main
impetus comes from the consumer / survivor movement in the 1980s and 1990s. This
was based on selfhelp, empowerment and advocacy. It provided a challenge to
traditional notions of professional power and expertise which pervaded mental health
services (and arguably still do). These ideas themselves had their roots in the Civil
Rights movements of the 1960s and 1970s in the US and in self-help groups such as
Alcoholics Anonymous where the concept of being ‘in recovery’ remains a central
tenet.
Recovery ideas were then given a strong impetus in the 1980s by evidence emerging
from studies of the long-term outcomes of people with serious mental health
conditions like schizophrenia. They challenged the idea that people would inevitably
deteriorate and demonstrated a wide range of different outcomes.
Many recovery ideas have an even longer pedigree. There are echoes with the
concept of ‘moral treatment’ as practised in the early institutions, inspired by the
example of the York Retreat (Digby, 1985). There are also some parallels with the
‘Therapeutic Community’ movement which drove the reforms of the old institutions
after the Second World War (Clark, 1974). Both these approaches emphasised the
importance of humane treatment, self-help, peer support and the value of work and
other structured activities.
The concept of recovery requires further development, but that it provides a
framework which, if seriously adopted, will bring a radical transformation of mental
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Tutti i pazienti e i familiari coinvolti nello studio sono valutati a T0, a 6 e a 12 mesi
dall’inizio dell’intervento con strumenti di misura clinici, sociali e demografici
standardizzati precedentemente validati.
Al momento, sono state reclutate 140 famiglie, di cui 73 assegnate al trattamento
psicoeducativo familiare. Di queste, solo 9 famiglie hanno abbandonato lo studio
dopo la fase informativa.
I risultati preliminari indicano che l’intervento è utile nel ridurre i livelli di disabilità del
paziente e del carico familiare, indicando una notevole efficacia di questo intervento
nel trattamento dei pazienti con disturbo bipolare tipo I.
Sulla base di questi risultati, sarebbe auspicabile una maggiore diffusione di
quest’intervento nel trattamento dei pazienti con disturbo bipolare tipo I, sebbene
debbano ancora essere esplorate le variabili che possono condizionarne l’utilizzo.
Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D4.2
SIMPOSIO 1.
TRATTAMENTI PSICOEDUCATIVI FAMILIARI INTEGRATI
Moderatori: Barbara D’Avanzo (Milano), Natascia Vispi (Gubbio)
A2. INTERVENTO PSICOEDUCATIVO FAMILIARE NEL DISTURBO BIPOLARE I
Andrea Fiorillo, Mario Luciano, Valeria Del Vecchio, Domenico Giacco, Corrado De
Rosa, Claudio Malangone, Mario Maj
Dipartimento di Psichiatria, Università di Napoli SUN
Il disturbo bipolare I comporta una significativa compromissione del funzionamento
lavorativo, familiare e sociale delle persone affette, con riduzione dell’autonomia
individuale. L’intervento psicoeducativo familiare, potrebbe ridurre le ricadute di
malattia, migliorare la compliance al trattamento farmacologico e la qualità della vita
dei pazienti con questo disturbo e dei loro familiari. Attualmente, però, mancano
studi controllati randomizzati che abbiano dimostrato l’efficacia degli interventi
familiari nella pratica clinica.
Questo studio, coordinato dal Dipartimento di Psichiatria SUN e finanziato dal
Ministero della Salute, ha inteso valutare l’efficacia dell’intervento psicoeducativo
familiare per il disturbo bipolare tipo I e la sua diffusione nella pratica clinica nei DSM
italiani. L’intervento, sviluppato secondo l’approccio di I. Falloon, comprende: a)
valutazione clinica e socio-ambientale del paziente e dei suoi familiari; b)
raggiungimento di obiettivi individuali per ciascun membro del nucleo familiare; c)
sedute informative sul disturbo bipolare, sui trattamenti farmacologici, sul
riconoscimento dei segni iniziali di crisi e sul rischio suicidario; d) regolarizzazione
degli stili di vita e dell’umore; d) sedute sulle abilità di comunicazione; e) sedute sul
problem solving.
Lo studio è attualmente in fase di svolgimento in 11 centri di salute mentale italiani.
In ciascun centro, è prevista la partecipazione di 16 famiglie di utenti con disturbo
bipolare tipo I, con un’età compresa tra 18 e 65 anni, in carico al DSM da almeno 3
mesi, con almeno un episodio affettivo negli ultimi 3 anni, con almeno 1 familiare
convivente non affetto da disturbi fisici o mentali gravi. Le famiglie sono assegnate in
maniera randomizzata al gruppo trattato con l’intervento psicoeducativo familiare o
al gruppo di controllo, che riceve il trattamento standard.
A3. IL TRATTAMENTO DEL DISTURBO BIPOLARE NELL’ESPERIENZA DEL
GRUPPO DI BARCELLONA
Alessandra Nivoli, Greta Lubino*
Dottoranda di ricerca Università di Sassari - Università di Barcellona (Spagna), *Scuola
di Specializzazione in Psichiatria, Università di Sassari
I disturbi dell’umore, caratterizzati da episodi di depressione ed episodi di mania,
rappresentano disturbi frequenti e particolarmente e invalidanti. Al pari della
schizofrenia, sono influenzati nel loro decorso da fattori stressanti ambientali e
familiari e sono accompagnati da marcati livelli di disabilità sociale e da uno
scadimento della qualità di vita per le persone che ne sono affette. I familiari spesso
lamentano un forte carico assistenziale e notevoli difficoltà nel mettere in atto delle
efficaci strategie di coping.
Per il loro trattamento vengono impiegati psicofarmaci e psicoterapie, ma se
storicamente il primo obiettivo era quello di ridurre i sintomi, progressivamente tale
obiettivo è stato affiancato dal riconoscimento della necessità di identificare strategie
che permettano di ridurre le ricadute e il ripresentarsi di nuovi episodi.
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Il panorama degli studi psicosociali nel disturbo bipolare è molto ricco e offre molti
spunti per un trasferimento nelle pratiche cliniche dei servizi di salute mentale.
Gli Autori discutono gli esiti di tali eventi alla luce delle linee-guida sul trattamento dei
disturbi bipolari.
destinati vengono inviati e ricevuti. I pazienti con schizofrenia dimostrano un chiaro
deficit pragmatico del linguaggio espressivo e nella comprensione, cioè scarsa
comprensione non letterale del linguaggio (ad es., la metafora e l'ironia), o scarsa
conoscenza dei proverbi. Un nostro recente studio ha valutato l'idoneità della teoria
della mente e della capacità pragmatica di conversazione come possibile
endofenotipo cognitivo della schizofrenia. Sono stati esaminati 38 pazienti con
schizofrenia, 34 parenti non psicotici e 33 controlli sani. Inoltre è stata condotta una
estesa valutazione clinica e neuropsicologica. I risultati ottenuti hanno mostrato che
le prestazioni peggiori nei compiti di falsa credenza e i compiti di conversazione
pragmatica erano state ottenute dai soggetti con schizofrenia e dai parenti di primo
grado. In generale, le capacità cognitive e delle funzioni neuropsicologiche non erano
correlate alle attività di cognizione sociale. In conclusione, i disturbi di teoria della
mente e la difficoltà di capire le massime griceane della conversazione sembrano
associati con la schizofrenia. I nostri risultati forniscono una dimostrazione diretta che
la compromissione del valore ToM è associato a deficit delle prestazioni in aspetti
pragmatici del linguaggio e inoltre con l'incapacità di riconoscere le violazione
intenzionale delle regole di conversazione. Gli Autori discutono l'esistenza di un
modello disfunzionale cognitivo, considerato probabilmente come un ulteriore
endofenotipo cognitivo della schizofrenia, con possibili implicazioni pratiche negli
interventi con le famiglie di persone affette.
A4. LA LEZIONE CHE ABBIAMO IMPARATO DAL LAVORO CON LE FAMIGLIE
Rita Roncone, Monica Mazza
Dipartimento di Scienze della Salute, Università dell’Aquila
Sono stati compiuti molti progressi a partire dagli studi dell’Istituto di Psichiatria
Sociale di Londra condotti negli anni 60 in cui si indagarono le caratteristiche
dell’ambiente familiare, identificandone fattori di rischio (gli atteggiamenti di critica e
di ipercoinvolgimento emotivo) e fattori di protezione (gli apprezzamenti positivi e gli
atteggiamenti di calore e di supporto emotivo nei confronti del paziente), e mettendo
in evidenza come i familiari potevano influenzare il decorso della malattia di un loro
familiare affetto da schizofrenia.
Una delle linee di ricerca che ha riscosso il maggior successo sul piano dei risultati
ottenuti è stata quella relativa ai trattamenti familiari, che ha visto una progressiva
espansione. La concezione alla base di tali trattamenti familiari è innovativa, sia per
l’attribuzione ai familiari di un ruolo attivo nei programmi terapeutici sia per il
definitivo superamento del pregiudizio sulla responsabilità della famiglia
nell’insorgenza della malattia. Gli Autori illustreranno gli elementi “core” dei
trattamenti familiari sulla base delle evidenze scientifiche accumulate in questi anni.
Un ulteriore sviluppo sperimentale nel lavoro con le famiglie è fornito dagli studi sulla
cognizione sociale. Infatti, recentemente nei ricercatori è cresciuto l’ interesse per
tale ambito e il deficit nella Teoria della Mente, ToM, considerata una disfunzione di
base relativa alla patogenesi della schizofrenia che, secondo i teorici precedenti, può
essere meglio compresa come un disturbo della rappresentazione di stati mentali.
Alcuni studi hanno evidenziato un aspetto molto interessante riguardo i deficit di
ToM, cioè che tale deficit può essere associato con un disturbo semantico-pragmatico
del linguaggio. Il disturbo della cognizione sociale rifletterebbe quindi una debolezza
della competenza comunicativa. Il linguaggio è un costrutto molto complesso, e la
ricerca si è focalizzata su un aspetto specifico, la pragmatica, che può portare allo
sviluppo di un intervento innovativo che coinvolge la comunicazione all’interno delle
famiglie. La pragmatica, che sembra, infatti, essere alla base del più rilevante modello
neurobiologico della schizofrenia, studia come i comunicatori usano il linguaggio in
diverse situazioni del mondo reale, e in modi contestualmente rilevanti che vanno
ben oltre il discorso strettamente letterale, al fine di garantire che i messaggi
Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D2.28
SIMPOSIO 2.
INTERVENTI PRECOCI INTEGRATI
Moderatori: Angelo Cocchi (Milano), Rocco Pollice (L’Aquila)
B1. PROGRAMMA 2000: IL PRIMO SASSO NELLO STAGNO
Anna Meneghelli
AO Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano
Sebbene nel campo della salute mentale già da tempo fosse presente l’esigenza di
ripensare le risposte da rivolgere alle persone giovani nei momenti del preannunciarsi
e dell’insorgere della malattia, quando nel 1999 il Programma 2000 iniziò il suo
percorso di intervento-ricerca, né da un punto di vista clinico né da quello
organizzativo esistevano in Italia diffuse consapevolezze del problema, programmi o
strategie mirate, desiderio di dedicarvi energie e risorse. Ma una crescente
letteratura internazionale, alcune importanti esperienze applicative, il fiorire di
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ricerche e soprattutto l’onda di entusiasmo e di ottimismo che venivano dall’estero
(Gran Bretagna, Australia, Canada, Paesi Scandinavi) sono stati motore e sostegno per
la strutturazione e la conduzione del Programma.
Oggi, dopo dodici anni di lavoro, Programma 2000 può non solo presentare
confortanti risultati clinici e scientifici, ma compiere un primo bilancio della sua opera
di disseminazione, di promozione e di collegamento di iniziative che si sono avviate
nel Paese.
Nella presentazione verranno mostrati alcuni dati di outcomes (aderenza, risposta al
trattamento, remissione sintomatologica, funzionamento sociale, suicidalità, costi),
nonché un quadro dell’ormai inarrestabile cammino del movimento innovativo in
corso in Italia.
a settimana per interventi integrati. È stata realizzata una stretta collaborazione con i
medici del dipartimento psichiatrico e con i medici di famiglia. L’unico criterio di
ammissione è stato la presenza di sintomi funzionali psicologici, psichiatrici,
comportamentali e la richiesta di aiuto da parte dei giovani (età compresa tra i 16 e i
30 anni). Gli utenti possono accedere direttamente, chiamare ogni giorno dalle 9.00
alle 19.00 su un telefono cellulare, pagare la seconda e la terza visita con un ticket per
una “visita SMILE”. Abbiamo cambiato la denominazione tradizionale di “visita
psichiatrica o psicologica”, per evitare la paura della stigmatizzazione nei giovani.
Per permettere la continuità delle cure, i casi clinici sono stati seguiti due volte a
settimana dal team SMILE e dagli altri medici del DSM.
All’ammissione, per valutare i sintomi, sono stati impiegati i seguenti strumenti:
l’Integrated System for Assessment in Psychiatry (i.s.a.p.) 20 lo Youth Psychosis at Risk
Questionnaire (Y-PARQ) 21 il Symptom Onset in Schizophrenia (SOS) 22 la Brief
Psychiatric Rating Scale (BPRS) 23 e un nostro strumento personale, in via di
convalida, il Symptom Onset SMILE (SoSMILE).
La SoSMILE è stata sviluppata dal nostro gruppo, sulla base dello Structured Interview
for Prodromal Symptom (SIPS) 24 l’Interview for the Retrospective Assessment of the
Onset of Schizophrenia and Other Psychoses (IRAOS) 25 e il Mood Disorders
Questionnaire (MDQ) 26 per il riconoscimento precoce di soggetti ad aumentato
rischio per psicosi.
Risultati. I protocolli per il trattamento dei sintomi, segni e bisogni comuni sono stati
divisi in 5 macro-aree in base al sottogruppo di ipotesi diagnostica (macroarea
disagio/deragliamento psicologico; macro-area ansia; macro-area SM R; macro-area
umore; macroarea psicosi) sono disponibili in forma scritta per la consultazione da
parte dei medici, degli specialisti, dello psicologo, del tecnico della riabilitazione
psichiatrica.
L’educazione dei pazienti e dei parenti rispetto al trattamento dei sintomi è stata
effettuata dal team SMILE mediante fogli informativi e lezioni formali.
Abbiamo utilizzato 3 tipi di interventi: la terapia cognitivo-comportamentale (TCC ), la
terapia psicosociale integrata (TPI) e la terapia farmacologica (TF). Per quanto
riguarda la TCC e la TPI abbiamo utilizzato due diversi strumenti di intervento, il
trattamento ambulatoriale (bisogni/sintomi orientato) o il più intensivo trattamento
in day hospital (sintomi/ malattia orientato), che potrebbero essere riassunti come
segue: training sul problem solving, training cognitivo/emozionale, training sulle
abilità sociali, training psico-educazionale, training sui segni precoci di allarme,
gruppo di peer educational, gruppo di auto-mutuo-aiuto.
B2. LO SMILE: UN’ESPERIENZA DI SUCCESSO DEL “SUD” NELL’AMBITO DEI SERVIZI
PER GLI ESORDI
Rocco Pollice
Direttore UOS “SMILE” – ASL 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila
Obiettivo. Nel DSM di L’Aquila nel 2005 è stato creato un servizio, specificamente
dedicato all’identificazione precoce dei segni e sintomi psicologici e comportamentali
delle malattie mentali, per riconoscere il più precocemente possibile le persone a
rischio e indirizzarle verso un adeguato trattamento. Gli obiettivi del servizio, sono
quelli di permettere la valutazione sistematica, il riconoscimento e il trattamento
integrato per i problemi mentali e psicologici nei giovani, di prevenire il disagio
psicologico e le malattie mentali, di garantire la continuità delle cure in tutte le fasi
del disagio, di riconoscere e curare all’esordio i disturbi e offrire personale sanitario
addestrato nel trattamento dei segni e sintomi precoci, premorbosi e prodromici dei
disturbi sciatrici e dei problemi psicologici.
L’Autore descrive l'organizzazione del servizio e riporta i dati relativi all’attività i
principali esiti relativi alla popolazione afferente.
Metodi. Lo SMILE ha iniziato la propria attività il 1 novembre 2005. Il team SMILE è
composto da due psichiatri, da medici in formazione specialistica in psichiatria, un
neuropsichiatra infantile, un neuropsicologo e un tecnico della riabilitazione
psichiatrica. Un pedagogista e un pediatra sono disponibili per consulenze.
Sono state riservate allo SMILE tre stanze all’interno dell’ambulatorio specialistico
(distante dal reparto di psichiatria) dell’ospedale “S. Salvatore”. Il servizio, in questa
fase sperimentale, è stato aperto due volte a settimana per le prime visite e due volte
7
Come misura oggettiva dell’efficacia dello SMILE abbiamo paragonato il numero dei
giovani (di età tra 16 e 30 anni) che si sono rivolti a servizi ambulatoriali generali
specialistici per la cura della salute mentale negli anni precedenti l’inizio dell’attività
dello SMILE (novembre 2000 - novembre 2005 = Y1) e nei successivi 5 anni della sua
attività (novembre 2005 – novembre 2010 = Y2).
Ovviamente sono stati considerati indici di esito clinico e funzionale, stratificati per
tipo di trattamento eseguito e variabili socio-demografiche. I dati relativi al carico di
lavoro per i membri del team nel corso dei cinque anni successivi all’inizio del
programma, sono stati valutati come un ulteriore indice oggettivo di out come del
successo del programma.
Conclusioni. La diagnosi precoce e il trattamento dei sintomi rappresentano
un’emergenza psichiatrica. La nostra esperienza suggerisce che un team
specificamente rivolto al riconoscimento dei segni e sintomi psicologici e
comportamentali dei disturbi mentali per permettere la valutazione sistematica e il
riconoscimento e per offrire un trattamento integrato per i problemi mentali e
psicologici precoci nei giovani, garantisce un eccellente controllo dei sintomi, senza
distinzione tra disagio e malattia mentale.
La stretta collaborazione con i medici del dipartimento psichiatrico e con i medici di
famiglia, inoltre, permette il mantenimento della continuità delle cure.
Abbiamo osservato pazienti durante tutti gli stadi del problema mentale, dai segni
precoci all’esordio della malattia. Un terzo dei pazienti ha ricevuto un trattamento TPI
attivo e molti di essi sono stati sottoposti a cure ambulatoriali con TCC prima
dell’inizio della terapia sintomi/malattia orientata. La maggior parte dei pazienti al
momento dell’ammissione presentava tre o più sintomi gravi. Tale dato porta a due
considerazioni: l’equazione cura dei sintomi uguale terapia solo dei sintomi psicotici
potrebbe essere sbagliata o non sufficientemente tempestiva; un approccio multidisciplinare per la cura delle dimensioni cliniche non-psicotiche e di quelle funzionali,
sembrerebbe essere se non obbligatoria, quantomeno da suggerire.
di giovani con un’età compresa tra i 16 e i 30 anni con diagnosi di Disturbo Borderline
di Personalità all’esordio (< 3 anni dal primo contatto con i Servizi).
Il trattamento si è realizzato con la collaborazione tra UOC di Psichiatria (UOP) e UOC
di Psicologia Clinica (UOPC).
Il programma di trattamento ambulatoriale ha compreso interventi individuali, di
gruppo e multifamiliari, di carattere intensivo (più prestazioni con frequenza dei
contatti almeno bisettimanale) e della durata di un anno, svolti presso la sede
ospedaliera dell’UOPC.
L’approccio si è svolto secondo i principi della terapia dialettico-comportamentale
sviluppata da M.M. Linehan con la quale gli psicologi e lo psichiatra del Programma
hanno seguito il training intensivo.
Hanno avuto accesso al Programma, fino alla fine di settembre 2011, 24 pazienti (11
M e 13 F – età media 24 anni).
Verranno presentati i dati d’esito preliminari, le criticità e i possibili sviluppi.
B4. L’ESPERIENZA DEL DSM DELLA REGIONE PUGLIA IN TEMA DI TRATTAMENTO E
PREVENZIONE DELLE PSICOSI
Angela Carofiglio, Maria Cristina Filograno*
Dirigente psichiatra DSM ASL Bari. Centro GIPPSI; *Psicologa- psicoterapeuta EPASSS
Bari - Centro GIPPSI
Il centro GIPPSI (Gestione Interdisciplinare per la Prevenzione della Psicosi) comincia
la sua operatività a gennaio 2011, come esperienza di integrazione tra pubblico e
privato sociale, attraverso l’implementazione del progetto biennale di Identificazione
e Intervento precoce negli esordi psicotici, promosso dal Dipartimento di Salute
mentale della ASL di Bari, con la partnership dell’EPASSS (Ente Provinciale Acli Servizi
Socio – Sanitari), storicamente coinvolto nella riabilitazione dei disturbi psichiatrici. Il
programma GIPPSI ha come obiettivo di verificare i vantaggi di un “servizio fase
specifico” e prospettare forme organizzative più adattate alle caratteristiche della ASL
su cui insiste. Si rivolge ad una popolazione giovanile compresa tra i diciassette e i
trent’anni e copre un bacino di utenza afferente all’area della ASL BA, comprensiva di
14 CSM, alcuni dei quali facenti capo a territori distanti. Il progetto si articola in tre
fasi: la prima, di formazione dell’èquipe e di individuazione dei primi casi; una
intermedia, di espletamento del trattamento con gli utenti e con le loro famiglie; una
finale, di valutazione degli esiti. Nel periodo attuale, completata la fase di formazione,
è stato avviato l’assessment e il trattamento di circa venti casi. Il modello di
intervento adottato si basa su di un protocollo manualizzato, che prevede una fase di
assessment, con batterie di test predefinite; una fase di trattamento, caratterizzata
B3. UN PROGRAMMA INNOVATIVO PER GIOVANI CON DISTURBO BORDERLINE DI
PERSONALITÀ ALL’ESORDIO
Giorgio De Isabella*, Serena Barbieri*, Paolo Rigliano**
* UOC di Psicologia Clinica; ** UOC di Psichiatria AO “Ospedale San Carlo Borromeo”
Milano
Nel corso dell’ultimo triennio (2009-2011) è stato realizzato, nell’ambito del DSM, un
Programma Innovativo, finanziato dalla Regione Lombardia, dedicato al trattamento
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da psicoterapia cognitivo - comportamentale, psico - educazione familiare, gruppi
orientati al coping sociale, interventi psico – sociali di ripresa o costruzione del ruolo;
una fase di valutazione degli esiti. Centrali sono i criteri di multidisciplinarietà, con
ruoli e funzioni professionali differenti (psichiatra, psicologo, educatore professionale,
tecnico della riabilitazione psichiatrica, specializzandi psicologi e tirocinanti educatori
e tecnici) e di flessibilità, che prende origine, in modo innovativo, dalla riconversione
strutturale di un preesistente servizio e si concretizza nella condivisione e
realizzazione di un progetto terapeutico individualizzato.
“fareassieme”, viene descritta l’esperienza di Utenti e Familiari Esperti (UFE) che
lavorano in tutte le aree del servizio, fianco a fianco con i professionisti della salute
mentale, offrendo il loro sapere esperienziale.-
C2. REINDIRIZZARE LE DETERMINANTI AMBIENTALI: L’INSEGNAMENTO DEL
PROGRAMMA RETI SOCIALI NATURALI
Annalisa Cerri, Marco Fontana, Alessandro Maggioni, Francesca Tasselli, Edoardo Re
D.S.M. A.O. Niguarda Ca’ Granda, Associazione Contatto Onlus per la promozione delle
Reti Sociali Naturali, Milano
Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D4.4
SIMPOSIO 3
RETI SOCIALI E CURE INFORMALI: POTENZIALITÀ E CRITICITÀ
Il social network (SN) rappresenta una determinante cruciale rispetto alla
eziopatogenesi del disturbo psichico, ai processi di trattamento e al loro esito. Da qui
la messa a punto di strategie volte a conservarlo e migliorarlo, attraverso la
promozione delle risorse informali nascoste.
Il Programma “Reti Sociali Naturali” ha come obiettivo il miglioramento della qualità
della vita e della inclusione sociale di cittadini affetti da disagio psichico attraverso il
reclutamento di “facilitatori naturali”. Il razionale del Programma deriva dai seguenti
elementi:
- necessità dei servizi di mettere a punto trattamenti costo/efficaci soprattutto per la
utenza più gravosa
- intrinseca natura istituzionale dei servizi che comporta di per sé il rischio di
stigmatizzazione
- necessità di restituire al corpo sociale la propria responsabilità nei processi di
inclusione
La metodologia scelta, che deriva da alcuni filoni tradizionali (affido familiare, peer
help, non professional care), si propone di sviluppare un processo di recovery
integrando le risorse formali del servizio psichiatrico con quelle informali della
comunità e consiste nel valorizzare, sostenere e promuovere le relazioni tra il
paziente e uno o più facilitatori naturali, individuati dal paziente stesso. Elemento
cruciale è l’enfasi posta sulla soggettività del paziente, sulla sua capacità di
individuare e valutare i propri bisogni e di esprimere desideri.
I programmi riabilitativi individuali vengono formalmente condivisi dai tre soggetti
che ne prendono parte: utente, facilitatore naturale, servizio psichiatrico con la
mediazione dell’operatore di rete che ha il compito di monitorare mensilmente
l’andamento del programma e di sottoporlo a valutazione.
Moderatori: Edoardo Re (Milano), Gisella Trincas (Cagliari)
C1. IL COINVOLGIMENTO ATTIVO DI UTENTI E FAMILIARI NEL SERVIZIO DI SALUTE
MENTALE DI TRENTO. L’APPROCCIO DEL “FAREASSIEME” E GLI UTENTI FAMILIARI
ESPERTI (UFE).
Kathleen Bertotti, Maurizio Capitanio* (Trento)
Psicologa, Servizio di Salute Mentale, Trento; *Utenti Familiari Esperti, UFE - Servizio
di Salute Mentale - Trento
The presentation outlines user-oriented practices of Italian community psychiatry
underlining the way they have been implemented in the Department of Mental
Health of Trento. In particular, examples are given on specific activities based on the
active involvement of users and family members within the framework of the
approach known as “doing together”. As most meaningful achievement of “doing
together”, it is described the experience of Expert Users and Family members (UFE)
who work in all the areas of the Department alongside with mental health
professionals, sharing their experiential knowledge.
La presentazione delinea le pratiche orientate all'utente della psichiatria italiana di
comunità, evidenziando come esse siano state attuate presso il Dipartimento di
Salute Mentale di Trento. In particolare, sono riportati alcuni esempi di attività
specifiche basate sul coinvolgimento attivo di utenti e familiari, nella cornice di un
approccio noto come “fareassieme”. Come risultato più significativo del
9
Dall’avvio del Programma ad oggi sono stati trattati 179 pazienti (età media 50 anni,
diagnosi di psicosi 55%), la durata media dei programmi è stata di 17 mesi e 117 pz
sono stati valutati attraverso WHO-QOL. E VGF, rilevando :
- discreto miglioramento della qualità della vita (incremento WHO-QOL 10%) e del
funzionamento sociale (incremento VGF: 17%) con deviazioni standard molto ampie
e maggiori risultati sugli utenti lungoassistiti
- miglioramento delle relazioni sociali e della tenuta comunitaria (non ancora
quantificato);
- mantenimento della relazione utente-facilitatore anche dopo il termine formale del
programma;
- miglioramento nell’utente della percezione di sé e del servizio e della adesione al
trattamento standard;
- miglioramento nel servizio della immagine del paziente come cittadino, con un
allargamento dello sguardo sulle sue potenzialità relazionali e la sua capacità di
autodeterminazione.
Uno dei principali problemi delle persone con disagio psichico è quello di “passare il
tempo” in modo proficuo, cioè di occupare il tempo libero, che in alcuni casi è
elevato, con attività che possano portare un buon livello di gradimento.
Il nostro territorio saronnese vanta una rete associativa tra le più ricche d’Italia.
La presenza, da un lato, di questa straordinaria presenza associativa, e dall’altro di un
importante bisogno di socializzazione di tanti abitanti del nostro territorio, ha spinto
AsVAP4 a ideare un progetto che vuole mettere in contatto queste due importanti
realtà col bisogno delle persone con disagio.
Nasce così “UNOSPAZIOPER…”
Questo progetto di inclusione sociale ha usato lo strumento della formazione e dei
seminari per sensibilizzare le Associazioni del territorio ed ha permesso che la
ricchezza di queste Associazioni del tempo libero, diventasse un’opportunità di
crescita per i più fragili.
C4. COSTRUZIONE E VALUTAZIONE DI PROCESSI DI EMPOWERMENT IN SETTING A
BASSA DISPONIBILITÀ DI RISORSE
Antonio Francomano
Dipartimento di Biomedicina sperimentale e Neuroscienze Cliniche – Sezione
Psichiatria, Università di Palermo
L’approccio multidisciplinare alla riabilitazione psichiatrica in set e setting assistenziali
caratterizzati da sempre maggiori vincoli per quanto attiene l’utilizzo delle limitate
risorse da impiegare necessita un particolare impegno per costruire modelli di lettura
e validazione in progress delle attività promosse. Ciò risponde a esigenze di efficacia e
di qualità degli interventi ma serve anche a favorire la strutturazione di una “filosofia
di intervento” dell’èquipe multiprofessionale .La ricerca e la condivisione di strumenti
di monitoraggio e valutazione flessibili che integrino le informazioni derivanti dalla
testologia clinica, dai percorsi terapeutici individuali e dalle singole attività
laboratoriali può porsi come campo di riflessione e di riconoscimento culturale degli
operatori impegnati nella descrizione dei processi di empowerment, individuale e
gruppale.
L’intervento si prefigge di fornire i dati preliminari di una ricerca in corso . che ha visto
lo sforzo per una visione integrata delle varie aree di intervento lungo le dimensioni
(self-efficacy, partecipazione, progresso/autonomia) caratterizzanti un percorso
riabilitativo messo in atto a favore di 15 utenti psicotici afferenti al gruppo riabilitativo
“Albatros” operante presso l’Unità Operativa di Psichiatria del Policlinico
Universitario di Palermo.
Si sono predisposte schede di ricognizione valutanti le dimensioni dell’empowerment
correlate prevalentemente alla cognizione sociale e aventi riferimento a strumenti già
C3. RISORSE CHE ATTIVANO RISORSE
Marco Goglio e gruppo Fareassieme (Saronno)
UOP Saronno
Da alcuni anni la nostro Unità Operativa di Psichiatria ha potenziato lo strumento
della comunicazione e della collaborazione coinvolgendo gli attori del disagio
psichico: utenti, operatori, familiari e volontari. Emulando altre esperienze italiane
abbiamo chiamato questo gruppo: Fareassieme.
Operatore
La gestione di un Programma Innovativo della Regione Lombardia ci ha aperto la
possibilità di offrire corsi di consapevolezza agli utenti che oggi, in un numero di una
trentina, collaborano con alcuni percorsi di cura: gestione di gruppi di auto mutuo
aiuto, gruppi di risocializzazione, assistenza domiciliare, accoglimento al front-office
dell’ambulatorio.
Utente
Negli ultimi 5 anni abbiamo raccolto una serie di nostre riflessioni sulla malattia, sui
sintomi, sulla diagnosi ma anche sulle nostre risorse che sono diventate un bagaglio di
esperienza utile ad altri utenti, soprattutto per le persone che esordiscono nel disagio
psichico. Abbiamo raccolto questi scritti in un testo che prende il nome: “Dottore non
sono di psichiatria! Consapevolezza di utenti con disagio psichico.” (scaricabile
gratuitamente dal sito: www.ericksonlive.it)
AsVAP4 (Associazione di familiari e volontari)
10
validati per lo studio delle competenze e delle autonomie sociali di pazienti psicotici.
Ci si mossi secondo i seguenti step: 1) identificazione di dimensioni e relative
sottotipologie; 2) strutturazione di schede di ricognizione; 3) rilevazione dei dati; 4)
uso dello strumento; 5) valutazione dell’efficacia dello strumento. La valutazione su
ciascun utente è stata effettuata in tre misurazioni successive (t = 0 ; t = dopo 6 mesi;
t = dopo 12 mesi). I dati raccolti sono stati incrociati con valutazioni di un gruppo di
controllo di pazienti psicotici cronici seguiti esclusivamente con interventi farmacoterapici n assetto ambulatoriale. I risultati ottenuti dalla valutazione delle dimensioni
dell’empowerment, come risulta dai diagrammi radar, mostrano miglioramenti nel
profilo individuale in ciascun utente, anche se con livelli percentuali differenti, in vari
ambiti. I risultati ottenuti nel profilo gruppale ad un anno sono incoraggianti e così
sintetizzabili: acquisto e/o riacquisto di abilità sociali, trasferimento di nuove
competenze in situazioni concrete al di fuori del setting di trattamento,
sperimentazione di un numero minore e meno grave di recidive dei sintomi
psichiatrici, assenza di ricoveri e migliorato adattamento nella community. Il valore
proattivo della valutazione si è riflesso positivamente nell’èquipe curante
migliorandone la comunicazione interna e favorendo il monitoraggio complessivo
degli utenti La metodologia proposta, di valutazione proattiva dell’empowerment
permette un monitoraggio della complessità multidimensionale propria del soggetto
psicotico e supporta la gestione dei percorsi riabilitativi, valutandone l’impatto su una
serie di indicatori di esito.
Giovedì 6 ottobre 2011 – Aula D4.5
SIMPOSIO 4.
PRENDERSI CURA DEI LUOGHI DI CURA: LE STRUTTURE E LE RELAZIONI
TERAPEUTICHE
Moderatori: Roberto Bosio (Cesena), Marco Grignani (Perugia)
D1. POSSO OFFRIRLE UN CAFFE? LA STRUTTURA DEI SERVIZI PER LA SALUTE
MENTALE COERENTI AL DIRITTO DI CITTADINANZA E AL SUPERAMENTO DELLO
STIGMA
Roberto Bosio
Direttore Struttura Complessa Centro Salute Mentale Cesena, Regione Emilia
Romagna AUSL Cesena
e-mail: [email protected]
Nella ristrutturazione del CSM di Cesena, sin dai primi momenti di progettazione si è
voluto porre attenzione all’interazione esistente fra procedure e strutture all’interno
dei concetti di qualità, adeguatezza e sostenibilità delle relazioni . Consci che un CSM
24 ore debba essere un luogo da attraversarsi in una dimensione socio-riabilitativa e
di interazione rispondendo ai parametri del vivere quotidiano in un continuum
dedicato al fuori dai luoghi speciali della cura, si è immaginato ed avviato un luogo
dell’ascolto, della cura e della riabilitazione immaginando un servizio che anche nella
sua parte più strutturale fosse coerente ai principi di dignità universale delle persone,
del superamento dello stigma e all’inclusione sociale. In tal senso lì’azione parlante si
è estrinsecata nel superamento dei setting medicalizzanti creando spazi e luoghi di
interazione a caratteristica più familiare in modo che la persona con disagio potesse
sentirsi e relazionarsi in un modo più “confidente” cercando di bypassare la seriosità
asettica degli ambienti clinici cosi freddi, lontani e forse auto protetti rispetto alla
quotidianità del mondo reale. Se si propone il superamento dello stigma anche i
servizi di salute mentale devono essere de-stigmatizzati ed allora un salotto colloquio
piuttosto che un ambulatorio, una cucina con i suoi odori e profumi piuttosto che una
mensa e un banco accettazione piuttosto che una guardiola caratterizzano la struttura
in senso ecologico e sostenibile da parte della persona, creano una ulteriore
possibilità di vicinanza a favore del percorso verso l’abbattimento della sofferenza e
pongono persone sullo stesso piano seppure con professionalità o bisogni diversi in
un contesto di definizione di diritto di cittadinanza. Un ambiente a caratteristica
domestica genera, a nostro parere, relazioni terapeutiche più vicine alla quotidianità
11
e pertanto più vere. Inoltre si innescano sinergie che riverberano nel contesto
territoriale stesso modificando l’immagine ed il senso dell’agire dei servizi di salute
mentale. Favoriscono un accesso precoce ai servizi grazie all’abbattimento delle
distanze.
La presente relazione illustra le azioni svolte, gli ambienti ed il senso di cura
dell’estetica quale valore aggiunto, ma diremmo dovuto, per la creazione di servizi a
misura di persona. In tal senso la coerente sintesi fra valori di riferimento dell’agire,
procedure e strutture a nostro giudizio declina l’appartenenza e risorsa de
stigmatizzante e de stigmatizzata di un servizio di salute mentale territoriale
veramente adeso alla quotidianità del vivere.
soggettivo ed individualizzato, sostenuto da una larga componente del movimento
del recovery, inteso anche come recupero di un ruolo sociale e della capacità di auto
determinarsi. In questo senso, gli interventi EB dovrebbero essere finalizzati a rendere
i pazienti capaci di assumersi la responsabilità decisionale sui principali aspetti della
loro vita: il paradigma del recovery, infatti, enfatizza la natura personale del processo
di guarigione e dichiara soggetto principale della propria ripresa la persona stessa che
sta guarendo.
IL RECOVERY NELLA SCHIZOFRENIA NEL REAL-WORLD: EVIDENZE E PROBLEMI
APERTI
Bernardo Carpiniello, Federica Pinna, Andrea Zaccheddu
Dipartimento di Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria, Università di Cagliari
Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D2.28
PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLA
GUARIGIONE
Negli ultimi anni. la consapevolezza delle aumentate possibilità terapeuti grazie ai
trattamenti integrati, psicofarmacologici e psicosociali, unitamente alle sollecitazioni
da parte dei gruppi di pressione costituiti dalle associazioni dei familiari e degli utenti,
sono state probabilmente determinanti affinchè il recovery cominciasse ad essere
considerato come obiettivo ultimo degli interventi. Benchè molti clinici rimangano
scettici, molti gruppi di ricerca hanno iniziato porsi il problema di quanto e in che
misura il recovery fosse raggiungibile nella pratica clinica e quali ne fossero le
determinanti o meglio i fattori predittivi. Per fare questo, il mondo scientifico si è
dovuto cimentare con il problema di definire cosa fosse il recovery, ed in secondo
luogo come misurarlo. Allo stato attuale non esistono definizioni univoche del
concetto, con grandi e sostanziali differenze fra le definizioni provenienti dal mondo
dell’associazionismo e quelle provenienti dal mondo scientifico. La psichiatria clinica,
nell’accettare l’idea del recovery, si è in particolare dovuta occupare di stabilirne una
definizione che fosse poi traducibile in criteri operativi per valutarlo in maniera
affidabile. Verranno analizzati criticamente nella presente relazione.le diverse
definizioni (e i relativi criteri operativi) comparse nella letterature specialistica e i
relativi limiti. Verranno portati i dati di letteratura relativi alla prevalenza del recovery
nonché i primi dati derivanti da uno studio di decorso longitudinale prospettico
relativo a pazienti affetti da schizofrenia e disturbi schizoaffettivi seguiti
territorialmente .
Moderatori: Elisabetta Rossi (Perugia), Augusto Righi (Milano)
TRATTAMENTI PSICOSOCIALI INTEGRATI E IL PROCESSO DI GUARIGIONE DELLA
MALATTIA MENTALE
Paola Carozza
Direttore DSM DP Ravenna
Il termine guarigione nel campo delle malattie mentale (recovery in lingua inglese) è
da anni al centro di vivaci dibattiti tra clinici, ricercatori e utenti. Mentre i primi hanno
cercato di individuare parametri oggettivi per misurarla, i secondi, convinti, prima
ancora dei professionisti, che la malattia mentale è una patologia persistente, hanno
invece considerato la guarigione come la ripresa di una vita significativa, pur in
presenza dei limiti imposti dalla disabilità.
La necessità di pervenire ad una sintesi ha portato allo sviluppo di un modello dii
guarigione che contempla specifiche condizioni psicologiche soggettive e specifiche
condizioni oggettive, istituzionali e socio-politiche. Entrambe, agendo sinergicamente,
promuovono il movimento verso la ripresa della salute mentale.
Uno dei campi di ricerca più importanti sviluppatasi negli ultimi 20 anni è quello che
indaga l’efficacia delle EBP sugli esiti di guargione dalla malattia mentale e che cerca
di conciliare un approccio oggettivo e misurabile (quello delle EBP) con un approccio
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SERVIZI DI SALUTE MENTALE RECOVERY-ORIENTED: ISTRUZIONI PER L’USO
Alessandro Svettini
Direttore medico Servizio di Riabilitazione Psichiatrica Precoce e Recovery “Gelmini”;
Dipartimento di Psichiatria, Comprensorio Sanitario di Bolzano
soggetti siano affetti da un disturbo o siano a rischio di avere un disturbo. In tal senso
la scuola viene ritenuta da coloro che si occupano di questi programmi come
potenzialmente uno dei contesti più importanti e in pratica più efficaci per
promuovere la salute in generale e in particolar modo la salute mentale. Come
suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Salute il “settings approach” dovrebbe
focalizzare l’attenzione sui contesti fisici e sociali con un approccio di tipo globale. Sul
concetto di approccio globale la discussione da decenni è davvero ampia nonostante
che Lister Shape (1999) attraverso una rassegna sistematica e ormai datata abbia
osservato che gli approcci globali siano quelli maggiormente incisivi per quanto
riguarda gli esiti complessivi (sociali ed emozionali) e che relativamente più di recente
attraverso una rassegna degli approcci Wells et al. (2003) abbiano concluso che i
programmi che hanno mostrato solida evidenza sono quelli appunti che si possono
anche definire come olistici. Nel presente intervento tra tutti i numerosi fattori che
sono parte integrante di questi programmi (molti di essi sono caratterizzati dagli
aspetti gestionali, di tecniche di apprendimento e di scolarizzazione, dell’ambiente e
delle relazioni con la comunità circostante, ecc.) prenderemo in considerazione solo
quelli relativi all’acquisizione di differenti tipi di abilità. Queste abilità includono: le
abilità di vita come ad esempio le abilità di auto-riflessione o “meta-cognizione”,
abilità di problem solving e di relazione o di capacità comunicative. Sulla base di
questi principi l’Isituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della
Salute ha messo a punto un programma che si attua attraverso un manuale curato da
Gigantesco e Morosini, particolarmente fruibile per studenti di età compresa tra i 14 e
i 17 anni. L’impatto di questo manuale è stato studiato, su indicazione degli stessi
autori, per la prima volta a Campobasso e Isernia a cura dei due Dipartimenti dei
Salute Mentale in collaborazione con l’Associazione di Volontariato Promosam
(Associazione per la Promozione della Salute Mentale) in quattro classi del primo
anno di scuola Superiore e 4 classi che hanno svolto il ruolo di controllo. L’analisi dei
risultati attraverso diversi test di valutazione ha mostrato l’efficacia del programma su
alcune determinanti importanti per il benessere psicologico attraverso il
miglioramento statisticamente significativo di alcuni item relativi all’Autoefficacia
Percepita, alle componenti Benessere, Soddisfazione e Propositività, al Coping
Emozionale, alla Gestione dello Stress, alla rimodulazione dei Pensieri Disfunzionali.
Questo programma sembra promettente perché include molti dei principi di efficacia
evidenziati nella letteratura specifica. Sulla base dell’esperienza condotta a
Campobasso si sono presi in considerazione tuttavia soprattutto i limiti proprio per
migliorare l’applicazione, tra cui una revisione del manuale da far adottare
Soprattutto nell’ultimo decennio, sempre maggiori evidenze provenienti sia da
testimonianze personali dirette che da ricerche scientifiche sugli esiti a lungo termine
di soggetti affetti da schizofrenia cronica hanno sempre più sfidato e contraddetto
quanto comunemente creduto sulla negatività della prognosi delle malattie mentali
gravi.
E’ dimostrato quindi come il recovery dalla schizofrenia sia oggi possibile in un
numero di casi di gran lunga maggiore di quanto ritenuto in passato.
E’ fondamentale però avere chiarezza su cosa si stia ad indicare con tale termine
inglese, che nei concetti di recupero, ripresa o guarigione non trova purtroppo una
sua soddisfacente traduzione.
Per recovery da una malattia mentale grave si intende un processo di sviluppo di
potenzialità personali e di recupero di un ruolo sociale valido, al di là delle limitazioni
connesse alla malattia.
I servizi di salute mentale sono oggi orientati più alla stabilizzazione clinica e
all’assistenza. Per fare in modo che essi abbiano come obiettivo il favorire il recovery
dalla disabilità psichiatrica è necessario pertanto un cambiamento di paradigma non
tanto nell’organizzazione dei servizi, quanto nel modo di relazionarsi con gli utenti e
di fornire gli interventi. In tal senso indicazioni preziose provengono da quanto riferito
come utile in questa direzione da parte di utenti che si trovano in una condizione di
recovery.
Empowerment, speranza, rispetto, responsabilità sono alcuni dei principi-chiave
illustrati nel presente contributo, seguendo i quali è possibile promuovere una
trasformazione dei servizi di salute mentale per renderli recovery-oriented.
LA PROMOZIONE DEL BENESSERE: EVIDENZE E PROVE DI EFFICACIA
Franco Veltro
Direttore SPDC Campobasso, Azienda Sanitaria Regione Molise
Come noto la promozione del benessere, intesa come salute mentale e fisica, rientra
nei programmi di sanità pubblica per la Salute per Tutti. Infatti questi programmi sono
universalistici, indirizzati a tutta la popolazione, indipendentemente dal fatto se i
13
soprattutto nel triennio delle Scuole Secondarie di Primo Grado con l’obiettivo di
agire il più precocemente possibile.
Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D2.28
SIMPOSIO 5
MISURARE È FACILE?
Moderatori: Alessandro Svettini (Bolzano), Anna Felcher (Milano)
LA PREVENZIONE DEL RISCHIO NEI MINORI FIGLI DI UTENTI PSICHIATRICI
Edoardo Re
Responsabile Scientifico Associazione Contatto Onlus per la promozione delle Reti
Sociali Naturali, Segretario WAPR Italia
E1. “MISURARE IL RECOVERY”
Ileana Boggian
Psicologa-Psicoterapeuta-Centro Diurno Riabilitativo psichiatrico-DSM Legnago VRAULSS 21
Il rischio per i figli di persone affette da patologia psichiatrica di sviluppare a loro volta
un disturbo psichiatrico è molto alto. Solo per fare l’esempio della depressione una
estesa review della letteratura ha concluso ormai più i dieci anni orsono che il 40 %
dei figli di pazienti depressi è destinato all’età di 20 anni a presentare a sua volta un
disturbo mentale, percentuale che a 25 anni sale al 60%. Per questa patologia e per
quelle più gravi della sfera psicotica la ricerca è unanime nel rilevare che i bambini
che convivono con genitori psichiatrici sviluppano più dei controlli patologie della
sfera cognitiva (soprattutto deficit attentivi) e affettiva (soprattutto problemi di
attaccamento, ansia e depressione), disturbi neurologici, problemi relazionali,
problemi legati allo stigma sociale, difficoltà scolastiche e abuso di sostanze.
Recentemente la WPA ha redatto linee guida specifiche per la protezione e la
promozione della salute mentale di questi soggetti e l’EUFAMI ha lanciato
nell’ambito del Parlamento Europeo una Action Network virtuale che si propone di
collegare le iniziative europee in atto. Tali iniziative, nate particolarmente in nordEuropa, sono prevalentemente orientate in senso preventivo e si differenziano in
base ai soggetti promotori, il target a cui si rivolgono, l’interazione tra servizi sociali e
sanitari e ovviamente la metodologia adottata. In Italia un progetto pilota è stato
realizzato lo scorso anno sul territorio di Sesto San Giovanni (Milano) dalla
Associazione Contatto con finanziamento ASL. Da questa esperienza è nato il primo
convegno nazionale sul tema che è stato realizzato a cura di WAPR Italia e ha fatto il
punto sulle evidenze epidemiologiche, le dinamiche del rischio, le competenze in
gioco e le linee operative adottabili.
L’intervento si snoderà attraverso una breve introduzione dello Studio Italiano sul
Recovery (SIR, I. Boggian, D. Lamonaca, A. Svettini e gruppo SIR) che rappresenta uno
dei pochi studi focalizzati sul Recovery nell’ambito della salute mentale in Italia. Tale
ricerca si è infatti focalizzata sulla diffusione di strumenti da includere nella
pianificazione dei servizi, nello specifico di valutare la validità e l’utilità della versione
italiana della scala RAS (Recovery Assessment Scale di W. Corrigan, M. Salzer, R.
Ralph, Y. Sangster,L. Keck, 2004), e indagare gli elementi decisivi del processo di
recovery.
Verrà quindi approfondito l’utilizzo della Scala RAS e verranno prese in considerazione
altre scale di valutazione pertinenti al tema del recovery nel panorama nazionale e
soprattutto internazionale.
La relazione ha l’intento di esaminare la possibilità e l’utilità di avvalersi di strumenti
di misurazione del recovery, inteso, come noto in letteratura, come un processo non
lineare, strettamente individuale e multicomponenziale. Molte ricerche, specialmente
quelle che utilizzano strumenti quantitativi, sono in grado di esplorare gli elementi
necessari ad orientare al concetto di recovery sia lo staff dei servizi sia l’utenza. I
servizi orientati al recovery lavorano in modo flessibile sul territorio, affiancandosi ai
supporti individuali naturali e alle risorse presenti nell’ambiente. Questo contributo
cercherà di proporre un nuovo approccio al recovery nei servizi di salute mentale,
riferendosi ad un metodo che combina nella pratica clinica la valutazione oggettiva
del ruolo sociale dell’utente e gli obiettivi personali di vita dello stesso, in un connubio
sinergico tra pratica e ricerca.
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E2. MISURARE L’EVIDENZA
Antonio Macrì, Alberto Taverna, Cristiana Montemagni*, Gianluca Baiardi**
D.S.M. A.S.L. TO1 – Torino; *Dottorato in neuroscienze indirizzo psichiatria,
Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi Torino,** Cooperativa Sociale
P.G. FRASSATI s.c.s ONLUS - Torino
E3. MISURARE IL FUNZIONAMENTO: L’ICF NELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA.
UNO STRUMENTO INNOVATIVO?
Gabriele Rocca
Board Member WAPR, Direttore UOC di Psichiatria Corberi, ASL Monza e Brianza
Negli ultimi decenni, nonostante la provata efficacia degli strumenti terapeutici
disponibili, il funzionamento sociale nella vita reale delle persone con disturbi mentali
gravi non è migliorato in misura significativa. Anche il miglioramento delle abilità
sociali associato all’uso di alcuni interventi psicosociali non si traduce
necessariamente in un progresso nella performance sociale nella vita di tutti i giorni.
Sulla base di queste evidenze, il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università degli
Studi di Torino in collaborazione con il D.S.M. dell'A.S.L. TO1, ha progettato uno
studio di valutazione dell'efficacia degli interventi terapeutici e riabilitativi, in
particolare del loro impatto sul funzionamento nella vita reale sia diretto sia indiretto,
nell'ambito delle normali attività dei C.S.M. e presso il Centro Diurno "G. Bisacco"
(distretti 1-8). Tale ricerca ha come obiettivo specifico la valutazione degli interventi
riabilitativi psicosociali svolti presso il Centro Diurno, nell’ottica di un uso corretto
delle risorse.
Nel mese di gennaio 2010 l'A.S.L. TO1, in collaborazione con la Cooperativa P.G.
Frassati, ha avviato un nuovo servizio di accoglienza diurna e di terapie riabilitative
psicosociali.
Il protocollo di ricerca ha previsto:
•
definizione e reclutamento del campione sperimentale;
•
definizione e reclutamento del gruppo di controllo;
•
definizione delle scale di valutazione della psicopatologia (BPRS), delle risorse
della persona quali le strategie di coping e del funzionamento nel modo reale (qualità
di vita soggettiva SF36 e oggettiva QLS, Funzionamento Personale e Sociale” PSP) e
modalità di somministrazione;
•
tecniche di analisi dei dati;
La ricerca si articola in tre fasi:
I.
reclutamento del campione;
II.
prima somministrazione delle scale di valutazione;
III.
follow up a sei mesi e a un anno.
Nel corso della relazione verranno presentate le criticità e i vantaggi metodologici
riscontrati in ciascuna delle fasi in relazione alla letteratura scientifica.
La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute,
nota come ICF è stata pubblicata dall’OMS nel 2001 ed ha i seguenti scopi principali:
• fornire uno strumento scientifico che descriva lo stato di salute e le sue
conseguenze in termini di funzionamento;
• stabilire un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad
essa correlate allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utilizzatori incluse
le persone con disabilità;
• favorire il confronto tra i dati raccolti in servizi, periodi e paesi diversi;
• promuovere l’utilizzo di uno schema di codifica per i sistemi informativi sanitari.
Dopo aver sottolineato l’evoluzione concettuale rispetto alla Classificazione
Internazionale delle menomazioni, della Disabilità e degli Handicap (ICIDH) pubblicata
per la prima volta nel 1980, saranno sottolineati gli aspetti più significativi quali: il
focus sul funzionamento umano e non sulla sola disabilità, l’inclusione del contesto e
non solo della persona, l’applicabilità in tutte le culture, l’utilizzo per tutte le classi di
età.
Una specifica attenzione verrà posta al ruolo che l’ICF ha e, soprattutto, potrà avere
nell’area della salute mentale e in particolare della riabilitazione psicosociale anche in
riferimento a un tema complesso come la dimensione soggettiva dei pazienti.
E4. MISURARE L’ EMPOWERMENT PER FAVORIRE L’ EMPOWERMENT
Ettore Straticò
Direttore Strutture Complesse Aquarius e Virgilio, OPG Azienda Ospedaliera Carlo
Poma
Una rigorosa definizione operativa di una pratica empowering si può sviluppare
allorquando si indichino e si declinino un insieme coerente di elementi che includano
un concetto (che funga da teoria di riferimento), da cui discenda un peculiare
approccio al paziente, finalizzato al conseguimento di una meta: <la condizione
empowered> (Straticò, 2009), che viene quivi richiamata poiché costituisce quanto si
vuole misurare.
15
A partire dalla dimostrazione che l’empowerment è un concetto che può essere
<operazionalizzato> come costrutto che ammette, in quanto tale, una convalidazione
empirica, viene presentata ai fini della misurazione dell’empowerment dei pazienti,
la “SESM” (Straticò et al., 2007), versione italiana della “Scala costruita dai consumers
per misurare l’ Empowerment nei SSM” (Rogers et al.,1997).
Della SESM, vengono riportate le principali proprietà psicometriche ed evidenziati
punti di forza e criticità rispetto alla valutazione della <condizione empowered>.
La presentazione si conclude con l’auspicio dell’autore che quanto <manca> alla SESM
per una esaustiva misurazione della meta indicata, venga realizzato in Italia con un
percorso analogo a quello compiuto dai consumers statunitensi in partnership con il
Centro per la riabilitazione dell’Università di Boston.
Risultati: Al termine dell’intervento di PST abbiamo riscontrato un miglioramento del
quadro psicopatologico e del funzionamento sociale degli utenti, nonchè una
maggiore capacità di pianificazione e di problem-solving, ed un incremento della
capacità attentiva. Al termine dell’intervento psicoeducativo si evidenzia un globale
miglioramento della psicopatologia generale, della consapevolezza di malattia e della
compliance al trattamento dei giovani utenti.
Si evidenzia una riduzione del carico soggettivo ed una diminuzione dello stress
percepito nel campione dei familiari
Conclusioni: I risultati ottenuti rivelano l’importanza di interventi precoci di tipo
riabilitativo, nel miglioramento del quadro psicopatologico, dell’aderenza al
trattamento e del funzionamento personale e sociale di soggetti all’esordio. In linea
con i dati di letteratura, ribadisce l’importanza di interventi familiari nella riduzione
del carico e dello stress percepito dai familiari (Kavanagh, 1996; Kelly, 1995).
Bibliografia
Rodewald K, Rentrop M, Holt DV, Roesch-Ely D, Backenstrass M, Funke J, Weisbrod M, Kaiser S. Planning
and problem-solving training for patients with schizophrenia: a randomized controlled trial. BMC
Psychiatry. 2011 Apr 28;11:73.
Xia J, Merinder LB, Belgamwar MR. Psychoeducation for schizophrenia. Cochrane Database Syst Rev. 2011
Jun 15;(6):CD002831.
Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D4.2
FORUM 6
PSICHIATRI, PSICOLOGI E GLI ALTRI?
Moderatori: Federico Galvan (Milano), Donatella Ussorio (L’Aquila)
F3. IL PROGETTO TEMPOZERO: UN ESEMPIO DI INTEGRAZIONE DEL LAVORO
Fabiola Bongiolatti, Federico Galvan, Tiziana Baruffini, Mario Ballantini
Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna – DSM – Progetto
TempoZero
e-mail: [email protected]
F1. IL CONTRIBUTO DEI TECNICI DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA
NEL LAVORO SUGLI ESORDI NELLO SMILE
Donatella Ussorio, Roberta Ortenzi, Anna Salza
Dipartimento di Scienze della Salute, Corso di laurea in Tecnica della Riabilitazione
Psichiatrica, Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
Il lavoro mira ad offre una visione di insieme delle componenti clinico/riabilitative del
programma di intervento precoce del DSM di Sondrio, focalizzando l’attenzione prima
sugli aspetti metodologici e di integrazione del lavoro, poi, nello specifico, sul
supporto in ambito lavorativo e scolastico e sui gruppi di competenza sociale. La
finalità trasversale dell’intervento è di andare ad individuare i fattori ostacolanti la
performance sociale e gli stressors ambientali, parallelamente agli obiettivi della CBT
e dei gruppi di gestione dell’ansia e problem solving, e nello stesso tempo sviluppare i
fattori di protezione lavorando sull’autostima, il mantenimento di ruolo e le risposte
positive dell’ambiente. Quindi, le strategie di supporto scolastico e professionale
devono attuarsi in sinergia con il paziente, quale attore protagonista responsabile del
proprio progetto, la famiglia, le persone chiave (insegnanti, amici, colleghi), i servizi
per l’inserimento lavorativo, le aziende, i sindacati, quali agenti cooperanti nelle
azioni di aiuto. Il sostegno deve integrarsi nell’ambiente (scuola e mercato del lavoro)
Introduzione: Il deterioramento clinico, funzionale e sociale dei pazienti tende a
stabilizzarsi entro i primi due anni dall’esordio (International Pilot Study of
Schizophrenia, 1991). Le disabilità personale e sociale si instaurano prevalentemente
nei primi tre anni di malattia (Birchwood, 1998).
Scopo: La relazione illustra il contributo dei T.R.P. in un centro dedicato agli esordi,
illustrando gli interventi riabilitativi effettuati e mostrando gli esiti di due di essi:
Problem Solving Training e Intervento Psicoeducativo per utenti e loro familiari.
Materiali e Metodi: Sono stati valutati 60 soggetti afferenti al servizio S.M.I.L.E tra
Gennaio 2010- Luglio 2011 sottoposti al Problem-Solving Training, e 20 utenti e 36
familiari sottoposti ad un Intervento Psicoeducativo. Entrambi gli interventi hanno
avuto una durata di 2 mesi, per un totale di 8 incontri di circa un’ora ciascuno.
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affinché esso diventi supportivo e possa favorire il mantenimento dei ruoli sociali,
allontanando lo spettro dello stigma e dell’isolamento. Le strategie si inseriscono
nell’ottica di un progetto riabilitativo di rete, che funga da “coscienza anticipante” del
dover essere della persona, capace di tessere percorsi educativi modellati attorno alle
peculiari esigenze del singolo. La rete rappresenta una modalità elastica di lavoro, in
cui si possono introdurre variabili, operare cambiamenti funzionali, lavorare con un
atteggiamento critico di ricerca e confronto costante.
Verrà data particolare importanza al lavoro di cooperazione tra le diverse figure
professionali dell’èquipe e delle specifiche metodologie (assessment psicosociale e
neurocognitivo, gruppi psicoeducativi e riabilitativi, psicoterapia cognitivocomportamentale, adeguato intervento farmacologico, riabilitazione neuro cognitiva
e supporto indermieristico) in una chiave di gestione complessa del caso.
c) gli utenti che vivono ancora in famiglia, nella fase di sganciamento e
autonomizzazione.
Il CPS mantiene il ruolo di gestione clinica e complessiva degli utenti delegando
all'equipe del "supported-housing" alcuni compiti specifici rispetto al tema
dell'abitare.
La necessità di investire in programmi di "supported-housing" trova consenso nella
letteratura internazionale e nella pratica dei servizi psichiatrici territoriali.
L’assetto organizzativo proposto dal progetto prevede una specifica equipe ad esso
dedicata che si affianca alle attività dei servizi del DSM.
Le soluzioni attivate per gli interventi sono calibrate sulle necessità e preferenze degli
utenti secondo modalità non rigide e standardizzate ma flessibili e ricche di opzioni.
Per ogni paziente viene predisposto un programma individualizzato concordato con
l'equipe curante del CPS e viene definito il protocollo per il case management e la
valutazione dell'intervento.
Per il monitoraggio dell'esperienza strumenti privilegiati sono le videoregistrazioni e
I'lCF (Classificazione Internazionale del Funzionamento delle Disabilità e della Salute).
Le video interviste e le video riprese effettuate nel corso degli anni hanno permesso
la realizzazione di due video documentari che si affiancano ed integrano agli altri
strumenti di monitoraggio e verifica delle attività.
Nel corso del mese di Maggio 2010 è stata portata a termine la terza
somministrazione dell’ICF al follow up a 16 mesi.
Emerge che i qualificatori più indicati, cioè i problemi più diffusi, riguardano quelli
indicati dai codici b130 (Funzioni dell’energia e delle pulsioni), b140 (Attenzione),
b164 (Funzioni cognitive di livello superiore); in entrambi i casi siamo all’interno delle
funzioni mentali che, per definizione, sono le più colpite nei pazienti a cui il progetto
si rivolge. Un altro dato interessante evidenzia i Fattori ambientali, cioè l’ambiente
fisico, sociale e degli atteggiamenti in cui le persone vivono e conducono la loro
esistenza. L’equipe del progetto co-crea e al mantiene i “facilitatori” e la rimozione
delle “barriere”.
Gli operatori si confrontano quotidianamente con situazioni che facilitano e altre che
sono al contrario un ostacolo alla vita dei loro pazienti.
I dati, confrontati con quelli di 16 mesi prima (Febbraio 2009), evidenziano un
aumentato da 57 a 73 il numero totale dei facilitatori.
All’analisi completa della situazione biopsicosociale, è seguita la somministrazione di
una selezione di items che riguardano esclusivamente i Fattori ambientali (ICF parte
2).
Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula 4.4
SIMPOSIO 7
VERSO L’INNOVAZIONE
G.7 SUPPORTED HOUSING, SULLA SOGLIA DELLA RESIDENZIALITA’
Claudio T. Pagani, Teodoro Maranesi, Franca Tagliabue, Andrea Valmassoi, Valeria
Bianchi, Marco Pasinetti, Marco Mancini, Elisa Stucchi, Sabrina Canducci
D.S.M. A.O. Ospedale Luigi Sacco, Milano - Operatori sociali Progetto Supported
Housing
Il progetto si occupa di riabilitazione e assistenza domiciliare di pazienti psichiatrici
affetti da gravi disturbi psichici in carico ai CPS (Centro Psico Sociale) del DSM.
Focus dell'intervento è l'abitare, nel suo aspetto privato dell'abitazione e in quello
pubblico della partecipazione sociale al contesto di vita.
Ruolo dell'operatore è quello di affiancare il paziente aiutandolo a ritrovare maggiori
competenze e soddisfazioni nella vita in casa e nella comunità locale di appartenenza.
Candidati all’intervento sono:
a) gli utenti inseriti in strutture residenziali per i quali si prevede il rientro a domicilio
o in case appositamente individuate
b) gli utenti dei CPS a rischio di istituzionalizzazione da supportare al domicilio
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E’ emerso tra Paziente e psichiatra un interessante confronto sui 5 fattori considerati,
dal loro punto di vista, una BARRIERA (cioè un ostacolo per il paziente), o un
FACILITATORE (un aiuto).
Da aprile 2011 è a disposizione del progetto un appartamento dotato di impianto di
videoregistrazione ambientale dove settimanalmente un piccolo gruppo di pazienti
del progetto si ritrova per organizzare una cena. Ogni volta il gruppo si cimenta – con
telecamera a mano- nella produzione di un breve video “tutorial” sulle ricette (serie
“Il Signore dei fornelli”), disponibili su CD per i pazienti e nel sito del progetto.
Inoltre la strumentazione presente in appartamento, 5 telecamere fisse, 6 microfoni e
una piccola sala regia con monitor, permette di osservare e registrare quanto avviene
nel corso del lavoro di gruppo, focalizzare gli scambi comunicativi e le dinamiche che
coinvolgono i partecipanti. Il materiale videoregistrato è utilizzato nell’ambito della
supervisione e formazione degli operatori. La finalità principale è quella di favorire
negli operatori una maggiore consapevolezza del proprio stile relazionale, attraverso
l’auto osservazione.
In sintesi il progetto si è dimostrato un modello operativo efficace nella direzione di
permettere:
ai pazienti in carico di
- acquisire o riappropriarsi di capacità di autogestione riguardo alla sfera dell'abitare
- imparare a relazionarsi con le reti sociali informali, anche slegate dai servizi
psichiatrici, in modo da intraprendere uno stile di vita maggiormente legato alla
comunità
- rinforzare il senso di responsabilità e le capacità di riconoscere ed esprimere i propri
bisogni e desideri rispetto all'abitazione;
ai servizi coinvolti di
- ampliare l'offerta dell'intervento riabilitativo sui pazienti più compromessi.
- ridurre il numero di ricoveri in SPDC e in CP
- ridurre il tempo di permanenza medio dei pazienti in comunità favorendone il
turnover per il territorio.
Inoltre dall’analisi della valorizzazione del costo dei vari possibili interventi previsti
all’interno del DSM su un ipotetico caso ad “alto carico”, emerge l’alta efficienza del
progetto in termini di ridotta allocazione di risorse economiche.
Tutto il materiale del progetto, i video documentari e le video ricette, sono disponibili
nel sito www.supportedhousing.altervista.org
Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D4.5
SIMPOSIO 8
CATASTROFI E RESILIENZA: IL SISMA AQUILANO DEL 6 APRILE 2009 ED
IL PROGETTO SPES
Moderatore: Massimo Casacchia (L’Aquila)
CATASTROFI E RESILIENZA: IL SISMA AQUILANO DEL 6 APRILE 2009 ED IL PROGETTO
SPES
Massimo Casacchia, Paolo Evangelista*, Vittorio Sconci**, Laura Verni§, Maurizio
Malavolta§, Valeria Bianchini§, Natascia Giordani Paesani§, Marta Colatei§, Ida De
Lauretis§, Ilaria Santini§, Adele Tosone§, Stefania Di Mauro§§, Rocco Pollice§§, Rita
Roncone§§
Responsabile Scientifico “Programma di Supporto Psicosociale e Tutela della Salute
Mentale per l’Emergenza Sisma, SPES 2009”; *Medico di Medicina Generale, L’Aquila;
**Dipartimento di Salute Mentale L’Aquila; §Scuola di Specializzazione in Psichiatria;
§§ Dipartimento di Scienze della Salute; Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
Il 6 aprile del 2009 un sisma di magnitudo 5.8 sulla scala Richter ha colpito L’Aquila e i
comuni limitrofi, causando 309 decessi e più di 1500 feriti, il danneggiamento di più
della metà degli edifici pubblici e privati e il displacement della popolazione esposta.
Tutto ciò ha comportato un notevole carico emotivo sia per gli operatori sia per i
soggetti che hanno vissuto la drammatica esperienza del terremoto.
Il Simposio organizzato nell’ambito del Congresso Nazionale WAPR illustra le 3
principali azioni della ricerca del Ministero della Salute, finanziata tramite la Regione
Abruzzo, “Programma di Supporto Psicosociale e Tutela della Salute Mentale per
l’Emergenza Sisma, SPES 2009”. Le tre azioni del progetto sono relative: 1. alla
popolazione generale; 2. alla medicina di base; 3. ai servizi psichiatrici.
Il progetto SPES vede la partecipazione, oltre che degli operatori del Servizio
Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura della ASL1-Avezzano-Sulmona-L’Aquila,
anche dei Medici di Medicina Generale della città.
Verranno discussi i dati relativi all’indagine di popolazione effettuata al follow-up di 9
mesi tramite l’invio per posta ordinaria di strumenti standardizzati, quali il GHQ-12 ed
il Impact Event Scale-R, IES-R (Creamer et al. 2003; Weiss and Marmar 1997), assieme
ad un questionario specifico sull’impatto del sisma. I soggetti afferenti ai Medici di
Medicina Generale sono stati valutati con la stessa batteria di strumenti, con
l’obiettivo di descrivere le eventuali variabili associate ad una maggior resilienza.
Ulteriori dati sulla popolazione afferente ai servizi psichiatrici saranno presentati
Bibliografia
Burns T., Firn M., (2003), La presa in carico intensiva sul territorio, Il pensiero scientifico Ed.
18
dall’équipe del Dipartimento di Salute Mentale dell’Aquila, che ha dato un importante
contributo nell’assistenza della popolazione terremotata.
LA DISCREPANZA TRA LE EVIDENZE E LE PRATICHE NEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE
Domenico Semisa
Direttore Struttura Complessa CSM Acquaviva delle Fonti, Dipartimento Salute Mentale ASL Bari
Venerdì 7 ottobre 2011 – Aula D2.28
PLENARIA – LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE E LA SFIDA DELLE
BUONE PRATICHE
Scopo. Ci si propone di evidenziare le principali discrepanze, rilevate nell’ambito del
Progetto SIEP-DIRECT’S, tra le Linee guida NICE per la schizofrenia fondate sulle
evidenze scientifiche e le pratiche abituali dei servizi di salute mentale italiani, con
particolare riferimento alla promozione del recupero dei pazienti affetti da
schizofrenia.
Metodi. A partire dalle principali raccomandazioni NICE sulla promozione del
recupero, sono stati costruiti 41 indicatori. Essi sono stati sperimentati nei 19
Dipartimenti di Salute Mentale o Servizi Psichiatrici italiani che hanno aderito al
Progetto, mediante una autovalutazione delle attività rivolte a promuovere il
recupero dei pazienti, finalizzata a verificare il grado di applicazione delle
raccomandazioni in ciascun servizio. I dati per la autovalutazione richiesti dalla
maggior parte degli indicatori sono stati ottenuti dal sistema informativo del DSM e
dalla Direzione DSM; sono state inoltre realizzate ricerche specifiche sulle cartelle
cliniche e su campioni rappresentativi di pazienti. Invece, per 14 indicatori è stata
richiesta una valutazione da parte di focus group “multidisciplinari” o “specialistici”,
che hanno attribuito loro un punteggio secondo scale definite ad hoc.
Risultati e conclusioni. Vengono presentati i principali risultati dello studio che
propongono, relativamente alle attività di promozione del recupero, un’immagine dei
servizi di salute mentale italiani con luci ed ombre. I Servizi sembrano garantire
trattamenti farmacologici di mantenimento, per la prevenzione delle ricadute e per la
cura dei pazienti con schizofrenia resistente, adeguati e fondati sulle evidenze;
offrono inoltre, nella maggior parte dei casi, un’assistenza integrata con il
coinvolgimento degli altri servizi sanitari e sociali che operano nel territorio, ed una
buona gestione dei pazienti multiproblematici, che costituiscono una percentuale
significativa dei pazienti in carico (quasi il 25% mediamente). Mostrano difficoltà,
invece, rispetto al monitoraggio della salute fisica dei pazienti, all’offerta di attività
psicoterapeutiche -praticate ormai marginalmente-, di interventi psicoeducativi e di
attività strutturate in favore delle famiglie; inoltre, sono molto limitate e dagli esiti
spesso insoddisfacenti le attività finalizzate alla promozione e realizzazione
dell’inserimento lavorativo dei pazienti. Infine, i servizi di salute mentale evidenziano
ancora dei limiti relativamente alla capacità di strutturare e formalizzare
Moderatori: Rita Roncone (L’Aquila), Ernesto Muggia (Milano)
APPROPRIATEZZA ORGANIZZATIVA E QUALITÀ DELLE CURE. UN CONFRONTO TRA GLI
ASPETTI TEORICO-EPIDEMIOLOGICI E LE BUONE PRATICHE
Antonello Bellomo
Direttore del Dipartimento Misto (ASL FG3-Università degli Studi di Foggia) di Salute Mentale
della AUSL FG3
I disturbi mentali costituiscono quasi un quarto del carico di malattia in Europa e sono
tra le maggior fonti di carico assistenziale per il Sistema Sanitario Nazionale italiano.
Studi epidemiologici illustrano un continuo aumento del bisogno di salute mentale
sottolineando l'importanza di diversi fattori psicosociali.
In Italia, il 48% dei pazienti psichiatrici ha un basso grado d'istruzione, il 40% è
disoccupato, l' 87% vive in difficoltà economiche moderatamente gravi o gravi.
Tale scenario rende ineludibile la questione del miglioramento delle prestazioni
sanitarie, nell'ottica di una razionalizzazione dei costi e di una maggior appropriatezza
clinica ed organizzativa che si focalizzi sulle effettive esigenze individuali ed
intersoggettive del paziente.
All'interno del dibattito appare indispensabile, inoltre, porre l'accento sulla diagnosi
precoce, sulle "buone pratiche" e sul ruolo della riabilitazione psicosociale quale
strumento fondamentale per un' efficace presa in carico ed organizzazione del
progetto di cura.
Bibliografia
Jan-Llopis E, and Anderson P (2005) Mental health promotion and mental disorder prevention: a policy for
Europe. Nijmegen: Radboud University.
McDaid (2005). Policy Brief I, Mental Health Key issues in the development of policy and practice across
Europe. European Observatory on Health Systems and Policies, World Health Organization (Note per un
piano d'azione, III, I fondi destinati alla salute mentale in Europa. Osservatorio europeo sui sistemi e sulle
politiche della salute, OMS).
(ISS) Cs n°6-2011 - Salute mentale: report su SEME, il primo sistema sentinella sui disturbi psichiatrici
19
l’organizzazione dei processi assistenziali, con una migliore utilizzazione di linee guida
professionali, protocolli e procedure scritte.
DALLA RESIDENZIALITÀ ALLA VITA INDIPENDENTE. CAMBIARE LE IDEE E LE PRATICHE
Antonio Maone
Dipartimento di Salute Mentale, ASL Roma/A
Il superamento dell’approccio custodialistico e la diffusione dell’approccio territoriale,
finalizzato a curare e riabilitare il paziente nella comunità, anziché in contesti
istituzionali segreganti, non ha potuto comunque arginare il ricorso a soluzioni che
prevedessero la permanenza a medio-lungo termine in strutture di tipo residenziale,
sebbene non più basate su criteri di restrittività, bensì organizzate per rispondere ai
bisogni di cura, assistenza e riabilitazione, in una prospettiva di progressiva
restituzione sociale. Le ragioni di ciò sono varie ed apparentemente motivate, ma è
inevitabile che esse finiscano per legittimare (o rischiare costantemente di farlo)
nuove forme di istituzionalismo ed esclusione.
Molte evidenze dimostrano come sia possibile oggi “ribaltare” la tradizionale
concezione della residenzialità in psichiatria, in favore di un approccio che,
disgiungendo i suoi due elementi costitutivi (abitazione ed assistenza), ponga al
centro la riscoperta del ruolo centrale dell’abitare come bisogno universale, a partire
dal quale rilanciare il processo di inclusione sociale e di autodeterminazione. E’ un
processo che richiede una profonda revisione delle idee e delle pratiche dei servizi.
20
ABSTRACT
POSTER E COMUNICAZIONI
1.
ACQUISIZIONE E RINFORZO DELLE ABILITÀ SOCIALI, RELAZIONALI E
LAVORATIVE QUALE STRUMENTO DI ELEZIONE PER IL REINSERIMENTO
SOCIALE
Anna Maria Allegro, Roberto Ladislao Bonanni, Cecilia Ciotti, Makenda D’Amico,
Michela Di Pietro, Camilla Franchi, Nicoletta Nardi, Rita Pappalepore, Manuela Sabini,
Marialuisa Rossi, Anna Paola Vespa, Concetta De Amicis
ASL 01 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, DSM Centro di Salute Mentale
e-mail: [email protected]
2. TUTTI SULLA STESSA BARCA
Nevio Baruffi
Educatore professionale, Centro Diurno Psichiatrico, Cesena
Obiettivo. offrire una migliore qualità della vita a cinque giovani pazienti del Centro di
Salute Mentale dell'AUSL di Cesena favorendo lo sviluppo di una abilità professionale
che apra loro nuove prospettive di impiego, primo fondamentale passo verso un
totale reinserimento in società.
Materiali e metodi. Primo lavoro proposto ai pazienti è stato il restauro di una barca.
La barca oggetto del restauro, cui potranno seguirne altri, è un "cutter da spiaggia"
degli anni '70, ultima generazione delle imbarcazioni da lavoro in legno romagnole
che venivano impiegate per il trasporto dei turisti, che andrà ad arricchire
ulteriormente la collezione del Museo della Marineria. Non solo: l'imbarcazione verrà
anche impiegata per crociere costiere con turisti, in cui verranno attivamente
coinvolti i ragazzi protagonisti del progetto, con un ulteriore opportunità in termini di
socializzazione.
Risultati. Attraverso l'impegno in équipe per un comune risultato che il lavoro
coordinato di ristrutturazione della barca prevede, nonché grazie alle nozioni e
all'abilita' professionale acquisite durante l'opera di restauro, i giovani protagonisti
del progetto effettueranno un iter riabilitativo che avvia un percorso di inclusione
sociale secondo i più moderni approcci riabilitativi orientati alla partecipazione e alla
tutela del "diritto di cittadinanza" attiva.
Conclusioni. Il cutter oggetto di restauro andrà ad affiancare le due imbarcazioni
ormeggiate oltre il ponte e abilitate alla navigazione, che partecipano in estate a
uscite dimostrative e a raduni di barche d'epoca.
Obiettivo. Il reinserimento sociale delle persona passa attraverso un ampliamento
delle reti socio- relazionali all’interno delle quali l’individuo si muove e l’inserimento
in un normale contesto lavorativo in cui il cittadino utente possa sperimentare
l’integrazione sociale e un adeguato senso di efficacia personale.
Materiali e Metodi. Partendo da una situazione iniziale di grave carenza di
competenze richieste si è proceduto all’acquisizione o al rinforzo di quelle stesse
competenze attraverso: gruppi di Social Skill Training, interventi sulle reti, colloqui di
sostegno, tutoraggio sistematico e gruppi di sostegno al lavoro.
Risultati. A 6 mesi dall’inizio degli interventi emerge come i cittadini utenti siano
riusciti, attraverso l’inserimento lavorativo, a riattivare delle aree di funzionamento e
ad acquisire nuove competenze.
Conclusioni. L’inserimento lavorativo, mirato anche alla cura della persona dal punto
di vista sociale e relazionale, produce un significativo miglioramento della qualità di
vita con conseguente alleggerimento del carico familiare e un utilizzo più adeguato
dei servizi psichiatrici da parte dell’utente.
21
EFFICACIA DELLA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE (CBT) E
RUOLO DELLE STRATEGIE DI COPING NEI GIOVANI CON SINTOMATOLOGIA
POST TRAUMATICA DOPO IL TERREMOTO DELL’AQUILA
Valeria Bianchini, Natascia Giordani Paesani, Rita Roncone*, Massimo Casacchia*,
Rocco Pollice*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Unità di Psichiatria, Dipartimento Scienze
della Salute, Università degli Studi dell’Aquila
e-mail: [email protected]
Bibliografia
Agustini EN, Asniar I, Matsuo H . The prevalence of long-term post-traumatic stress symptoms among
adolescents after the tsunami in Aceh. J Psychiatr Ment Health Nurs. 2011 Aug;18(6):543-9.
Bradley R, Greene J, Russ E, Dutra L, Westen D. A multidimensional meta-analysis of psychotherapy for
PTSD. Am J Psychiatry. 2005 Feb;162(2):214-27. ReviewBerry DM,
Ehlers A, Clark DM, Hackmann A, McManus F and Fennell M. (2005) Cognitive therapy for PTSD:
development and evaluation. Behaviour Research and Therapy, 43, 413-431.
York K. Depression and religiosity and/or spirituality in college: a longitudinal survey of students in the USA.
Nurs Health Sci. 2011 Mar;13(1):76-83.
Introduzione. Il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) si manifesta come una
risposta precoce e frequente (13% circa) tra le vittime di un trauma e deve essere
considerato un importante predittore di scarso outcome clinico e funzionale a breve e
a lungo termine (1). Le strategie di coping individuali sono state a lungo studiate come
fattori in grado di modulare la risposta delle vittime di un trauma. La religiosità in
numerosi studi si è rivelata un fattore protettivo rispetto ai sintomi d’ansia e
depressivi, e un buon indicatore della qualità di vita (2). La Terapia CognitivoComportamentale (CBT) risulta essere il più valido approccio terapeutico in soggetti
che sperimentano sintomi secondari ad un trauma (3). Lo scopo dello studio è stato la
valutazione dell’efficacia di un intervento CBT su una popolazione di giovani esposti al
terremoto dell’Aquila e il ruolo delle strategie di coping nella risposta clinica.
Metodologia. A due anni dal sisma, giovani tra i 18 e i 35 anni afferiti
consecutivamente presso l’ambulatorio SMILE sono stati suddivisi in un gruppo (39
soggetti) sottoposto a trattamento CBT standardizzato per la sintomatologia ansiosa e
post traumatica (4) e un gruppo non sottoposto a trattamento (24 soggetti). A T0
sono stati tutti sottoposti a valutazione con l’ Impact of Event Scale-Revised (IES-R), la
General Health Questionnaire-12 items (GHQ-12) e il Brief Cope. Dopo l’intervento
(T1), entrambi i gruppi sono stati valutati con i medesimi strumenti psicometrici.
Risultati. I risultati hanno mostrato, nel gruppo di giovani sottoposti a CBT, una
significativa riduzione della sintomatologia post traumatica con un miglioramento in
ciascuna delle tre sottodimensioni post traumatiche (riesperienza, iperarousal ed
evitamento) e nel punteggio totale dell’IES-R. Differenze significative sono state
rilevate anche nei livelli di distress percepito (GHQ-12): il miglioramento più
consistente è emerso in coloro che hanno adottato strategie di coping di
“Pianificazione” e di “Religiosità”.
Conclusioni. Il PTSD è associato a numerose difficoltà psicologiche e sociali, con
notevole impatto sul funzionamento globale della vittima di un disastro. Risulta
quindi di fondamentale importanza l’impiego di interventi di provata efficacia come la
CBT nei soggetti esposti a traumi collettivi o individuali allo scopo di prevenire tali
conseguenze a lungo termine e lo sviluppo di ulteriori disagi psicologici.
4. SINTOMATOLOGIA NEGATIVA AL PRIMO EPISODIO PSICOTICO
Valeria Bianchini, Rita Roncone*, Massimo Casacchia*, Rocco Pollice*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria, *Dipartimento di Scienze della Salute,
Università degli Studi dell’Aquila
3.
Obiettivo. Nel corso degli ultimi anni, vi è stato un rinnovato interesse della comunità
scientifica sulla fisiopatologica e fenomenologica della sintomatologia negativa e sulla
sua importanza come “core-symptom” dei disturbi psicotici. Sintomi negativi
“attenuati” sono presenti già nella fase prodromica del disturbo psicotico e anche se
aspecifici, sembrano essere dovuti alla prima espressione dell’ interruzione di alcuni
circuiti neurali, tra cui i meso-corticali e i limbici. In questo studio abbiamo
confrontato la percezione soggettiva della sintomatologia negativa in un campione di
giovani pazienti al Primo Episodio Psicotico (FEP) afferiti presso lo SMILE con pazienti
affetti da Schizofrenia a decorso continuo ricoverati presso l’SPUDC dell’Aquila.
Materiali e Metodo. 14 giovani FEP con età media di 23,4 aa (ds±2,1) afferiti
consecutivamente presso l’ambulatorio SMILE sono stati confrontati con 21 pazienti
con Schizofrenia a decorso continuo ricoverati presso l’SPUDC dell’Aquila (età media
46,7 aa ds±1,5). Tutti i pazienti sono stati sottoposti all’intervista strutturata SENS (
Subjective Experience of Negative Symptoms) e valutati con la PANSS per il quadro
psicopatologico e la VGF per il funzionamento globale.
Risultati. L’analisi del punteggio totale della SENS ha rilevato una differenza
statisticamente significativa (p<0.04) tra i due gruppi di studio, mostrando una
maggiore percezione della sintomatologia negativa nei FEP con punteggi
particolarmente elevati negli item “ Relazioni con altri soggetti”, “ Cura e Igiene
personale” e “Incapacità a provare emozioni”. Lo studio della PANSS ha evidenziato
una differenza significativa esclusivamente nella dimensione Negativa con una
correlazione inversamente significativa al punteggio totale della SENS.
Conclusioni. Recenti studi hanno rilevato che soggetti al First Episode (FEP) che
manifestano già in fase prodromica sintomi negativi “attenuati”, avrebbero una
22
probabilità più elevata di sviluppare un disturbo psicotico (3). Di primaria importanza
risulta quindi l’identificazione precoce della sintomatologia negativa e la valutazione
della percezione soggettiva del paziente al FE allo scopo di migliorarne e prevederne
l’outcome clinico, la risposta al trattamento e il funzionamento globale.
generali dell’utente contribuiscono a migliorare la qualità di vita ed il benessere
personale degli stessi.
Bibliografia
Baptista T, Serrano A, Uzcátegui E, ElFakih Y, Rangel N, Carrizo E, Fernández V, Connell L, de Baptista EA,
Quiroz S, Uzcátegui M, Rondón J, Matos Y, Uzcátegui L, Gómez R, Valery L, Novoa-Montero D. The
metabolic syndrome and its constituting variables in atypical antipsychotic-treated subjects: comparison
with other drug treatments, drug-free psychiatric patients, first-degree relatives and the general population
in Venezuela. Schizophr Res. 2011 Mar;126(1-3):93-102. Epub 2010 Nov 10.
Fagiolini A, Chengappa KN, Soreca I, Chang J. Bipolar disorder and the metabolic syndrome: causal factors,
psychiatric outcomes and economic burden. CNS Drugs. 2008;22(8):655-69.
Bibliografia
Correll CU, Hauser M, Auther AM, Cornblatt BA. Research in people with psychosis risk syndrome: a review
of the current evidence and future directions. J Child Psychol Psychiatry. 2010 Apr;51(4):390-431.
Yung AR, Nelson B. Young people at ultra high risk for psychosis: a research update. Early Interv Psychiatry.
2011 Feb;5 Suppl 1:52-7.
5.
VALUTAZIONE DEGLI ESITI DI UN INTERVENTO PSICOEDUCATIVO VOLTO AL
MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA DEGLI UTENTI IN TRATTAMENTO
CON ANTIPSICOTICI A RISCHIO DI SINDROME METABOLICA
Laura Borriello, Roberta Ortenzi, Donatella Ussorio
Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico
Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
POTENZIAMENTO DELLA COMPLIANCE TERAPEUTICA, MEDIANTE UN
INTERVENTO PSICOEDUCATIVO DI GRUPPO NEL S.P.U.D.C. DI L’AQUILA:
VALUTAZIONE D’EFFICACIA
Cinzia Ceci, Francesca Antonelli, Donatella Ussorio
Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico
Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Verificare l’esito di un intervento psicoeducativo sul corretto stile
alimentare, sullo stato di salute e lo stile di vita di utenti ricoverati nel S.P.U.D.C. di
L’Aquila.
Materiali e Metodi: Il campione è composto da 16 utenti, ricoverati tra Giugno 2010 a
Marzo 201 con alterazioni dei parametri metabolici. Sono stati utilizzati a tempo T0 e
T1: Test di valutazione dello stile di vita (Milano e Comazzi, 2005), Test sulla
valutazione delle conoscenze sulle abitudini alimentari e benessere (Milano e
Comazzi, 2005), Short Form Health Survey 36, SF-36 (Ware e coll., 1992) per la
valutazione della qualità di vita e Life Skill Profile, LSP ( Parker G. 1991) per la
valutazione del funzionamento.
Risultati: Al termine dell’intervento, sono stati rilevati miglioramenti statisticamente
significativi dalla SF-36, nelle aree “attività sociali” (p=0.04),“ruolo emotivo”
(p=0.05),“e “salute mentale” (p=0.04). Gli utenti hanno mostrato un miglioramento in
tutte le dimensioni del LSP ed hanno assunto uno stile di vita alimentare
soddisfacente con un differenza statisticamente significativa rispetto all’ingresso
(p=0.05).
Conclusioni: Troppo spesso l’attenzione per gli utenti ricoverati in un SPUDC è
incentrata soprattutto sul quadro clinico e sui sintomi e meno sullo “Stato di
Benessere” complessivo della persona. Interventi che prestano attenzione ai bisogni
Obiettivo: Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare gli esiti di un intervento
cognitivo comportamentale di gruppo, rispetto all’aderenza farmacologica, alla
consapevolezza di malattia e alla psicopatologia.
Materiali e Metodi: Il campione era composto da 20 pazienti (12 maschi e 8
femmine), afferenti consecutivamente in regime di ricovero ordinario, nel periodo
compreso tra Febbraio 2011 ed Agosto 2011, presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi
e Cura a direzione Universitaria di L’Aquila. Il campione esaminato presentava un’età
media di 41,9 anni e una degenza media di 20,8 giorni. Durante gli incontri, ai pazienti
ricoverati sono stati somministrati i seguenti 5 moduli costanti: Che cosa è accaduto
prima del ricovero; Modello stress-vulnerabilità; Psicofarmaci; Segni precoci di crisi;
Obiettivi individuali alla dimissione. Tutti i partecipanti sono stati valutati all’ingresso
(T0) e alla dimissione (T1) con i seguenti strumenti standardizzati di valutazione: BPRS
(Brief Psychiatric Rating Scale, Ventura et al. 1993), Insight Scale A e B (Roncone et al.
2003), DAI-10 (Drug Attitude Inventory-10 (Hogan et al. 1983);
Risultati: I risultati evidenziano che i pazienti che hanno partecipato ad almeno tre
degli incontri previsti dall'intervento hanno manifestato un miglioramento del quadro
psicopatologico, della consapevolezza di malattia e dell'adesione al trattamento.
Conclusioni: I dati, seppur preliminari, confermano l'utilità dell'intervento di gruppo
strutturato di tipo cognitivo-comportamentale. Tuttavia tale intervento non
6.
23
otterrebbe miglioramenti significativi se non fosse accostato ad un adeguato
trattamento farmacologico, dimostrando così l'efficacia di un trattamento integrato.
l’assunzione attuale di farmaci psichiatrici (p=0,00), con la presenza di familiarità
psichiatrica (p=0,009; p=0,006), con precedenti psichiatrici nel corso di pregresse
gravidanze (p=0,053; p=0,000) e aborti (GHQ-28 p=0,003). Inoltre, maggiore è la
nausea nel corso dell’attuale gravidanza, minore è la percezione di benessere (GHQ28 p=0,004).
Discussione e conclusioni: I dati elaborati concordano con quelli presenti in
letteratura. Maggiori sono i fattori di rischio presenti, tanto più emergono dei sintomi
depressivi e una peggiore percezione del proprio benessere. Nel nostro Servizio si
effettuano degli incontri settimanali con le donne esaminate, effettuando una
psicoeducazione al disturbo, incentivando le attività piacevoli, svolgendo esercizi di
respirazione lenta e di rilassamento muscolare, viene insegnato alle utenti l’ABC delle
emozioni e il Problem-Solving. Si effettuano degli incontri con i partner per
coinvolgerli in maniera attiva nella risoluzione delle difficoltà riferite dalle utenti.
Bibliografia
Nemoto T, Mizuno M. Improvements in spontaneity and social functioning in patients with schizophrenia
after cognitive training. Seishin Shinkeigaku Zasshi. 2011;113(4):374-9.
Vendittelli N., Veltro F., Oricchio I., Bazzoni A., Rosicarelli M.L., Polidori G., Morosini P. L’intervento cognitivocomportamentale di gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Centro Scientifico Editore, Torino,
2008
7.
SERVIZIO PER LA DEPRESSIONE IN GRAVIDANZA E NEL POSTPARTUM,
PRIMI RISULTATI
Marta Colatei, Gabriella Di Emidio, Roberta Ortensi*, Donatella Ussorio*, Rita
Roncone*, Rocco Pollice*, Massimo Casacchia*, Angela D’Alfonso**, Adina Di
Fonso**, Valentina Parisse**, Gaspare Carta**
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Unità di Psichiatria, Dipartimento di
Medicina Sperimentale, Università degli Studi L’Aquila, **Scuola di Specializzazione in
Ginecologia e Ostetricia
Bibliografia
Bunevicius R.et al, Psychosocial risk factors for depression during pregnancy, Acta Obstet Gynecol Scand.
2009;88(5):599-605
Kimberly A. et al., Depression Screening of Perinatal Women: An Evaluation of the Healthy Start Depression
Initiative, Psychiatric Services, March 2009 Vol. 60 No. 3
Piacentini D. et al., Efficacia di un intervento cognitive-comportamentale manualizzato nella depression
post-partum, Rivista di psichiatria, 2011, 46, 3
Introduzione: Durante la gravidanza la donna può presentare sintomi depressivi o
preoccupazioni eccessive concentrate sul parto e sul nascituro (soprattutto nel primo
e nel terzo trimestre) Il 10-15% delle donne dopo il parto può sviluppare una
Depressione Post-Partum. Non è prerogativa della prima gravidanza, ma può
manifestarsi nelle gravidanze successive poiché legata a fattori molteplici. Scopo del
nostro studio è valutare come i diversi fattori di rischio influenzino il benessere della
donna durante la gravidanza e nell’insorgenza di una depressione nel post-partum
Materiali e metodi: Le donne che partoriscono presso la Clinica di Ginecologia e
Ostetricia vengono sottoposte ad uno screening per la Depressione in gravidanza e
nel Post-partum tramite una scheda anagrafica, una scheda psichiatrica e ostetrica, la
Edinburgh Post-partum Depression Scale (EPDS), e il General Health Questionnaire a
28 item (GHQ-28). Le utenti che allo screening presentano dei fattori di rischio per
l’insorgenza di una sintomatologia depressiva e che hanno ottenuto valori elevati alla
EPDS e al GHQ-28, vengono poi ricontattate per un follow-up 40 giorni, tre e sei mesi
dal parto.
Risultati: Dal mese di novembre 2010 al mese di luglio 2011, presso la Clinica di
Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civile S. Salvatore dell’Aquila, 124 donne (età
media 33,77 anni) sono state sottoposte alla screening. Il 6,19% ha superato i cut-off
della EPDS e del GHQ-28. Il 28% si è rivolta in passato ad uno specialista. Alti punteggi
alla EPDS e al GHQ-28 si correlano positivamente con una bassa scolarità , con
8.
BENESSERE PERCEPITO E STATO DI SALUTE PSICOFISICA IN SOGGETTI
ANZIANI AFFERENTI PRESSO L’AMBULATORIO DI PSICOGERIATRIA DOPO IL
SISMA DEL 6 APRILE 2009
Marta Colatei, Orfefs Piperopoulos, Rocco Pollice*, Rita Roncone*, Massimo
Casacchia*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Unità di Psichiatria, Dipartimento di Scienze
della Salute, Università degli Studi L’Aquila
Obiettivo: In letteratura vengono poco approfonditi gli effetti che una catastrofe
naturale può avere sulla percezione soggettiva della qualità di vita e della salute in
soggetti anziani. Inoltre, pochi lavori hanno esaminato come la popolazione anziana
reagisca alla perdita della casa. Lo scopo del nostro studio è quello di evidenziare,
tramite un confronto tra esposti e non esposti, come il terremoto che il 6 aprile 2009
ha colpito la città dell’Aquila, ha modificato la percezione soggettiva di benessere e ha
peggiorato lo stato cognitivo di pazienti affetti da demenza, in relazione con la perdita
della propria abitazione.
Materiali e metodi: Il campione è stato reclutato tra le persone afferenti presso
l’ambulatorio di Psicogeriatria del S.P.U.D.C. dell’Ospedale S. Salvatore dell’Aquila,
24
dall’aprile del 2009 a luglio del 2011. I soggetti sono stati sottoposti alla seguente
valutazione: Mini-Mental State Examination (MMSE); Activities of Daily Living (ADL);
Instrumental Activities of Daily Living (IADL); General Health Questionnaire (GHQ-12);
Geriatric Depression Scale (GDS); Hamilton Rating Scale for Anxiety (HAM-A).
Risultati: Sono stati esaminati 144 pazienti (91F e 53M), età media di 77,57, suddivisi
in due gruppi: esposti al sisma (G1) 111 pazienti (74F e 37M), età media 77,51 anni;
non esposti al sisma (G2) 33 soggetti (18F e 15M), età media 77,63 anni. Nel gruppo
G1 i punteggi medi al MMSE sono pari a 17,63 (DS 5,65), alla ADL 4,51 (DS 2,12), al
AIDL 4,20 (DS 3,06), alla GDS 11,78 (DS 1,41), alla HAM-A 13,96 (DS 1,02) e al GHQ-12
15,51 (DS 1,41). Del gruppo G1, in 44 (30F e 14M) hanno perso la propria abitazione
(G1a) contro 100 che sono rientrati nelle proprie case (G1b), si riportano di seguito i
risultati a confronto: MMSE 18,63 (DS 7,07) vs 19,38 (DS 1,02); ADL 4,73 (DS 1,02) vs
4,37 (DS 0,70); AIDL 4,57 (DS 4,94) vs 3,97 (DS 0,70); GDS 13,17 (DS 3,53) vs 10,94 (DS
12,72); HAM-A 15,46 (DS 6,36) vs 13,02 (DS 8,48); GHQ-12 16,19(DS 4,94) vs 14,97 (DS
4,24). Per quanto riguarda il gruppo G2 i risultati sono i seguenti: MMSE 17,99 (DS
7,77), ADL 3,86 (DS 1,71), AIDL 3,33 (DS 3,17), GDS 10,56 (DS 12,02), HAM-A 12,83 (DS
2,82); GHQ-12 12,83 (DS 2,82).
Conclusioni: Il gruppo G1 presenta un maggior deficit cognitivo (MMSE), una
maggiore sintomatologia ansioso-depressiva (GDS, HAM-A) e una peggiore percezione
del proprio benessere (GHQ-12) rispetto a chi invece non ha vissuto direttamente
l’evento sismico (G2). Tuttavia in questo secondo gruppo emerge una minore
autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane (ADL, AIDL). In merito agli
esposti che hanno perso la propria abitazione, anche in questo caso emerge un
quadro psichico e cognitivo maggiormente compromesso nel gruppo G1a, tuttavia,
con una maggiore autonomia nelle attività quotidiane, rispetto a chi non ha perso la
propria casa (G1b). Eventi traumatici, come in questo caso un evento sismico, fanno
insorgere nelle persone anziane profondi vissuti non solo di angoscia e di disperazione
ma anche di perdita di speranza nel futuro.
9.
EFFICACIA DI UN INTERVENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE BREVE
PER LA GESTIONE DELL’ANSIA DA ESAME: ESPERIENZA DEL SERVIZIO DI
ASCOLTO E CONSULTAZIONE PER STUDENTI -SACS
Ida De Lauretis, Natascia Giordani Paesani, Rocco Pollice*, Rita Roncone*, Massimo
Casacchia*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Scienze della Salute,
Università degli Studi dell’Aquila
Obiettivo: L'ansia da esame è una particolare forma di ansia caratterizzata da sintomi
somatici, cognitivi e comportamentali che insorgono nella preparazione o esecuzione
di una prova. Spesso si accompagna ad un calo delle prestazioni e a gravi problemi
psicologici con un impatto negativo sul funzionamento cognitivo e
sull’apprendimento. Lo studio si propone di valutare l’efficacia di un intervento
cognitivo-comportamentale (ICC) di gruppo per la gestione dell’ansia e dello stress da
esame in una popolazione di giovani universitari afferenti al Servizio di Ascolto e
Consultazione per Studenti (SACS) dell’Università degli Studi dell’Aquila nei mesi
precedenti la sessione estiva dell’AA 2010-11.
Materiali e Metodi: Sono stati inclusi 34 soggetti iscritti a diversi corsi di laurea
dell’Università dell’Aquila, 27 di sesso femminile e 7 di sesso maschile, con un’età
media di 25,6 anni (ds 7,3). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad una
valutazione standardizzata effettuata all’inizio di un ICC breve di gruppo per la
gestione dell’ansia e dello stress da esame (T0) e ad un mese dalla fine dell’intervento
(T1), con l’uso delle seguenti scale psicometriche: STAI-Y1e Y2, DISS, SCL-90 ed SF-12,
Questionario per il rilevamento dei fattori stressanti.
Risultati: Alla valutazione iniziale i soggetti presentavano un’intensa sintomatologia
ansiosa, una compromissione del benessere fisico e psichico e del rendimento in
relazione allo stato emotivo. Al follow up (T1) è stata registrata una diminuzione dei
punteggi medi totali dell’ansia di stato (p=0,001), una buona riduzione della disabilità
(p=0,000) ed un incremento dei punteggi all’SF-12 (p=0,002).
Conclusioni: L’intervento cognitivo-comportamentale di gruppo è risultato efficace
per il trattamento e la prevenzione dell’ansia da esame. Sottoporre gli studenti
universitari in una fase precoce del percorso di studi a programmi strutturati per la
gestione e la prevenzione dello stress e della sintomatologia ansiosa potrebbe
migliorare le performance accademiche e prevenire il ritardo negli studi.
Bibliografia
Douglas F. et all, Multisite Investigation of Traumatic Brain Injuries, Posttraumatic Stress Disorder, and Selfreported Health and Cognitive Impairments, Arch Gen Psychiatry. 2010 December ; 67(12): 1291–1300
Papadopoulos, Terrorism and panic Psychotherapy and Politics International, 2006, 4 2:90-100
Priebe S, Grappasonni I, Mari M, Dewey M, Petrelli F, Costa A. Posttraumatic stress disorder six months
after an earthquake: findings from a community sample in a rural region in Italy. Soc Psychiatry Psychiatr
Epidemiol. 2009 May;44(5):393-7. Epub 2008 Oct 4
Bibliografia
Neuderth S, Jabs B, Schmidtke A. Strategies for reducing test anxiety and optimizing exam preparation in
German university students: a prevention-oriented pilot project of the University of Würzburg. J Neural
Transm. 2009 Jun;116(6):785-90. Epub 2008 Sep 23.
25
Velayudhan A, Gayatridevi S, Bhattacharjee RR. Efficacy of behavioral intervention in reducing anxiety and
depression among medical students. Ind Psychiatry J. 2010 Jan;19(1):41-6.
11. RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA IN PAZIENTI AFFERENTI PRESSO IL
SERVIZIO S.M.I.L.E: VALUTAZIONE DEGLI ESITI
Stefania Di Mauro, Valeria Bianchini*, Natascia Giordani Paesani*, Roberta Ortenzi**,
Laura Verni*, Annarita Tomassini**, Rocco Pollice**
Dipartimento di Scienze della Salute; *Scuola di Specializzazione in Psichiatria,
Università degli Studi dell’Aquila; **Servizio SMILE L’Aquila
10. LA SFIDA DEGLI OPERATORI NELLE STRUTTURE RIABILITATIVE
Mirella Del Principe
Psicologa-Psicoterapeutica, Centro Riabilitazione Psichiatrica - DSM ASL 01 L’Aquila
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Scopo del nostro studio è stato quello di valutare gli esiti di un intervento
di ristrutturazione cognitiva, in termini psicopatologici e di modificazione delle
credenze disfunzionali di base, in soggetti affetti da disturbi di personalità del cluster
B e C, afferenti presso il servizio SMILE dell’Aquila.
Materiali e Metodi: sono stati arruolati 50 utenti (16 maschi e 34 femmine) di età
media pari a 21,32 anni (ds ± 2,54), afferenti al servizio SMILE nel periodo compreso
tra Gennaio e Settembre 2010 e sottoposti ad un intervento di ristrutturazione
cognitiva breve di gruppo. Tutti i soggetti sono stati valutati, al T0, T1 (dopo 3 mesi) e
T2 (dopo 9 mesi) tramite l’utilizzo della SCL-90, per l’assesment psicopatologico, e il
Diaologo Interno Inventory, per la valutazione dei pensieri disfunzionali.
Risultati: dalla valutazione psicopatologica effettuata al T1 si apprezza un globale
miglioramento della psicopatologia generale, con differenze statisticamente
significative rispetto al T0 nelle dimensioni: “ossessività” (p=0,041) “aggressività”
(p=0,049) e “depressione” (p=0,047). Rispetto al T0, al T1, inoltre, si ha aumento della
“sensitività interpersonale”. Al follow-up eseguito dopo 9 mesi, vengono confermati i
valori ottenuti al T1. Tramite l’utilizzo del Dialogo Interno Inventory, è emersa al T0
una prevalenza di pensieri disfunzionali (“catastrofico”, “assolutistico”,
“generalizzazione” e “svalutazione globale di sé e degli altri”). Al T1 si ha una
diminuzione globale dei valori medi al Dialogo Interno Inventory, con una riduzione
statisticamente significativa dei valori medi al DII agli items relativi ai pensieri
“assolutistico” (p=0,012) e “catastrofico” (p=0,026). Al T2 si ottengono valori
sovrapponibili a quelli emersi al T1.
Conclusioni: il nostro studio, seppur condotto su un piccolo campione di soggetti con
disturbo di personalità, mostra un efficacia in termini psicopatologici e di riduzione
dei pensieri disfunzionali dell’intervento di ristrutturazione cognitiva breve effettuato.
Tale efficacia, inoltre, sembra mantenersi nel tempo, come dimostrato al follow-up a
9 mesi.
Obiettivo. Descrivere il lavoro psicoterapeutico condotto con gli utenti affetti da
disturbi mentali gravi accolti nelle strutture riabilitative, lavoro caratterizzato
dall’identificazione della priorità degli interventi, dal loro monitoraggio in vari passi,
quali il contenimento farmacologico, l’implementazione delle capacità relazionali,
sociali e di abilità nella autonomia, e dalle verifiche periodiche.
Materiali e Metodi. Nell’ambito del lavoro vengono attuate diverse strategie
attraverso il contributo degli operatori, parte attiva della terapia, non solo in quanto
portatori di tecniche, ma anche in qualità di persone che esprimono ed accolgono
affettività. La struttura stessa diventa elemento di contenimento. Come una vera
famiglia, attiva nei propri conflitti, l’accoglienza viene esplicitata attraverso due
modalità da una parte la configurazione affettiva dei vissuti di rifiuto, dall’altra la
vigilanza nel valutare il momento in cui è necessario spronare all’indipendenza.
Risultati e Conclusioni. Nel caso di una paziente ripresa in carico dalla struttura, e la
cui analisi della richiesta configura una dipendenza a carattere regressivo, si sta
procedendo con un lavoro sul gruppo per creare un momento di accettazione al quale
deve seguire un movimento volto al progressivo sganciamento dal gruppo, per
permettere alla stessa di sentire un soffocato ma necessario stimolo alla autonomia e
alla integrazione su un piano diverso.
La conduzione, apparentemente e volutamente di tipo familiare, attiva richieste
sempre più connesse a problemi reali e non ad aspettative sociali di efficienza. Anche
in situazioni gravi, la persona riesce a gestire non solo la sua realtà ma anzi a rendersi
partecipe e collaborante alle richieste del gruppo.
Bibliografia
Beck AT, Freeman A, Davis DD. Cognitive therapy of personality disorder. Guilford Press; New-York:1993
Matusiewicz AK, Hopwood CJ, Banducci AN, Lejuez CW. The effectiveness of Cognitive Behavioral Therapy
for Personality Disorders. Psychiatr Clin North Am, 2010; 33(3):657-685
26
12. VALUTAZIONE PSICOPATOLOGICA E NEUROPSICOLOGICA IN PAZIENTI
GIOVANI ALL’ESORDIO DI UN DISTURBO PSICHIATRICO: L’IMPATTO DEL
SISMA AQUILANO
Stefania Di Mauro, Rocco Pollice*
Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila; *Servizio SMILE
L’Aquila
non con differenze statisticamente significative), così come performance peggiori alla
valutazione neurocognitiva (Su et al., 2010).
Bibliografia
Kar N., Bastia BK. Post-traumatic stress disorder, depression and generalised anxiety disorder in
adolescents after a natural disaster: a study of comorbidity. Clin Pract Epidemiol Ment Health 2006 Jul
26;2:17
Su CY, Kuan-Yi T, Chou F, Ho WW, Liu R, Lin WK. A three-year follow-up study of the psychosocial predictors
of delayed and unresolved post-traumatic stress disorder in Taiwan Chi-Chi earthquake survivors.
Psychiatry and Clinical Neurosciences 2010; 64: 239–248
Obiettivo: Numerosi studi hanno evidenziato che adolescenti e giovani adulti possono
sviluppare una sintomatologia di pertinenza psichiatrica successivamente
all’esposizione ad eventi traumatici (Kar et al., 2006). Scopo del nostro studio è stato
valutare i fenomeni psicopatologici e neurocognitivi emersi come conseguenza
dell’esposizione al sisma in una popolazione di giovani afferenti presso l’ambulatorio
SMILE dell’Aquila.
Materiali e Metodi: Sono stati arruolati soggetti di età tra i 17 e i 30 anni, afferenti
consecutivamente presso l’ambulatorio SMILE dell’Aquila da gennaio 2010 a
dicembre 2010. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ai seguenti test psicometrici
standardizzati: Self-Report Symptom Inventory – Revised (SCL-90-R ), SCID-II, General
Health Questionnaire-12 (GHQ-12) Test di fluenza verbale, di working-memory e delle
funzioni esecutive,
Risultati: Il campione totale, costituito da 288 utenti, 128 maschi (44,4%) e 160
femmine (55,6%), con età media di 24,33 anni (ds + 6,09), è stato suddiviso in due
gruppi: esposti (G1, N=188) e non esposti (G2, N =100). al sisma dell’Aquila. Più del
30% dei soggetti in entrambi i gruppi presentava una diagnosi nella macroarea ansia,
nel gruppoG1, inoltre, il 4,2% (N=8) e il 5,2% (N=10) avevano una diagnosi
rispettivamente di PTSD e DOC. In entrambi i gruppi si osserva una maggioranza di
prevalenza di tratti di personalità del cluster C. Il valore medio al GHQ-12 risulta
essere maggiore di 15 (>15) sia nel G1 sia nel G2, con un valore medio totale
maggiore nel G1 (p>0,05). Alla valutazione psicopatologica è emerso che i soggetti
appartenenti al G1 mostravano valori maggiori rispetto a quelli del G2 in tutte le
dimensioni indagate (p>0,05). Alla valutazione neuropsicologica, i soggetti del G2
mostravano valori più elevati nelle prove span avanti, span indietro, memoria di prosa
immediata (p=0,02), memoria di prosa differita e prova di Rey imediata. La fluenza
verbale è risultata migliore nei soggetti del G1.
Conclusioni: lo studio conferma che un evento catastrofico determina lo sviluppo di
disturbi di pertinenza psichiatrica, come il PTSD, presente nel 4,2% dei soggetti
esposti al sisma, ma anche una maggiore gravità del quadro psicopatologico (anche se
13. LE NUOVE POTENZIALITA’ IN MATERIA DI NUOVE DROGHE: RISULTATI AD
UN ANNO DEL RECREATIONAL DRUG EUROPEAN NETWORK
Giuditta Di Melchiorre, Fabrizio Schifano*, Ornella Corazza*
Visiting Research Assistant, School of Pharmacy, University of Hertfordshire; *School
of Pharmacy University of Hertfordshire
e-mail: [email protected]
Obiettivo: costruire e diffondere un programma ICT (Information and Communication
Technology) che permette di ampliare a livello internazionale le informazioni relative
alle sostanze d’abuso tradizionali e alle “nuove droghe”
Materiali e metodi : Il programma si articola su 3 livelli:
- ricerca ed elaborazione delle informazioni sulle nuove sostanze attraverso l’occhio di
esperti multidisciplinari che renderanno maggiormente accessibili ai “laici” tali
informazioni;
- diffusione dei messaggi di informazione e di prevenzione nei quale verranno
promossi stili di vita sani;
- valutazione e ricerca sull’impatto di questo nuovo programma.
Risultati : Sono state individuate più di 400 sostanze che costituiscono i trend attuali.
A scopo di diffusione delle informazioni abbiamo prodotto: comunicazioni a congressi,
pubblicazioni di articoli scientifici, sviluppo di nuovi networks e collaborazioni
strategiche, costruzione di un’esposizione virtuale su Second Life delle varie schede
tecniche con annessi seminari virtuali; applicazioni per i-pad e smart-phone e
produzione di filmini per you-tube o altri website.
Conclusioni: Il nostro lavoro si propone come un attuale modello di prevenzione per
l’abuso di nuove sostanze basato sulle nuove tecnologie molto usate dalle fasce di
popolazione giovanile a rischio.
27
15. PENSARE POSITIVO: UN PROGETTO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE
MENTALE NELLE SCUOLE ATTRAVERSO L’EDUCAZIONE RAZIONALEEMOTIVA
Simona D’Onofrio, Adele Tosone, Roberta Ortenzi*, Annarita Tomassini*, Rita
Roncone*, Rocco Pollice*, Massimo Casacchia*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria, *Dipartimento di Scienze della Salute,
Università degli Studi dell’Aquila
14. VERSIONE ITALIANA DELLA METACOGNITIVE SKILL TRAINING (MCT).
ESPERIENZA DI UN CENTRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE PER LA
DISSEMINAZIONE DELLA MCT
Vittorio Di Michele, Barbara Pecoriello, Paola Pincini
Unità di Riabilitazione Psicosociale, DSM Pescara, ASL Pescara - Centro di riferimento
Nazionale per il Training di Riabilitazione Metacognitiva (MCT)
e-mail: [email protected]
Obiettivo. La promozione del benessere tra i giovani delle scuole è argomento di
notevole interesse da parte delle Istituzioni e della Comunità Scientifica. Nell’ambito
di tali suggestioni nasce il progetto “Pensare Positivo”, collaborazione tra la cattedra
di Psichiatria dell’Università degli Studi dell’Aquila e l’Istituto Istruzione Statale
Superiore (IISS) per Geometri "O.Colecchi” dell’Aquila. Lo scopo di “Pensare Positivo”
è la promozione del benessere psicologico tra i ragazzi delle scuole attraverso
l’acquisizione delle abilità propedeutiche al riconoscimento delle emozioni alla
riformulazione di pensieri disfunzionali con focus sull’intelligenza emotiva, il
potenziamento della comunicazione interpersonale: l’acquisizione di tecniche
comportamentali per la gestione dell’ansia, l’apprendimento del metodo ProblemSolving. E’ stato effettuato un modulo psicoeducazionale su Alcool ed sostanze di
abuso ed un modulo su contraccezione e malattie sessualmente trasmesse. Le
problematiche giovanili legate alle conseguenze dell’evento sismico aquilano del
06.04.2009 sono state trattate attraverso uno specifico intervento.
Materiali e Metodo. “Pensare Positivo” ha coinvolto 50 alunni di due classi dell’IISS; si
è svolto in 10 incontri della durata di 2 ore ognuno. Gli incontri, tenuti all’interno
degli edifici scolastici da un’equipe di operatori della Salute Mentale, sono stati
condotti attraverso una modalità interattiva (role playing, modelling, simulate…), con
il supporto di un manuale teorico-pratico realizzato ad hoc. All’inizio (T0) e alla fine
degli incontri (T1) i ragazzi sono stati sottoposti a valutazione psicometria attraverso
GHQ-12 (Goldberg, 1978), Idea Inventory (Kassinove, Crisci e Tiegerman (1977), TAS20 (G. J. Taylor, R. M. Bagby, J. D. A. Parker) ed un’apposita batteria per il terremoto.
Al T0 è stata somministrata una scala analogica a termometro relativa all’utilizzo di
sostanze pre e post sisma.
Risultati. Al T1 è emersa una riduzione statisticamente significativa del livello di stress
percepito dai ragazzi, (p = 0,00) ,del pensiero assolutistico (p <0,05), del fattore 2
(difficoltà a esprimere i propri sentimenti) e dello score totale della TAS (p< 0,05).
Non sono emerse differenze statisticamente significative nella sintomatologia post
traumatica. Le strategie di fronteggiamento mostrano la prevalenza di stili pro attivi
con incremento statisticamente significativo del coping “espressione” al T1. Si è
Obiettivo. La MCT o Training metacognitivo nella sua traduzione italiana, è una
metodica di riabilitazione cognitiva indirizzata a persone affette da schizofrenia,
sviluppata dal prof. Steffen Moritz della Università di Amburgo. Obiettivo del nostro
Centro è la disseminazione e la implementazione del training nel novero delle attività
riabilitative erogate dai servizi di salute mentale.
Materiali e metodi. Sono stati arruolati 21 pazienti con diagnosi di Schizofrenia e
disturbo Schizoaffettivo di età compresa fra i 22 e i 45 anni afferenti al CSM di Pescara
Nord. Una valutazione cognitiva (memoria, attenzione, cognizione sociale) e sulla
qualità della vita veniva effettuata ad inizio e fine training.
Risultati. Il training è risultato particolarmente ben accetto dagli utenti che hanno
apprezzato la chiarezza espositiva, la completezza dei processi di training e il contesto
multiculturale delle situazioni e dei materiali adoperati. Inoltre gli utenti riferiscono
una stabilizzazione dei benefici del training a distanza di 12 settimana dalla
conclusione del primo ciclo di addestramento.
Conclusioni. Il training metacognitivo, nella sua versione italiana ha mantenuto, nella
nostra esperienza, le favorevoli caratteristiche degli ideatori, che la rendono ben
adattabile e pratica nei contesti pubblici per flessibilità, semplicità esecutiva,
chiarezza ed esaustività dei materiali e delle procedure. La stabilità dei benefici nel
tempo appare particolarmente sorprendente e merita ulteriori approfondimenti
scientifici e con opportuni disegni sperimentali.
28
rilevato un incremento statisticamente significativo (p<0,05) del consumo di Nicotina
ed Alcol nel periodo post sisma.
Conclusioni. Gli interventi nelle scuole rivestono un ruolo centrale nell’ambito della
prevenzione e della promozione alla salute e rappresentano uno strumento utile per
conoscere lo stato di salute dei ragazzi, le loro modalità di pensare, di relazionarsi e di
gestire i propri problemi. Tali interventi diventano indispensabili in contesti come
quello dell’aquila post sisma, per fornire ai ragazzi risorse per affrontare il disagio
conseguente i drastici cambiamenti dopo una catastrofe naturale.
sperimentazione di nuove forme di intervento educativo e riabilitativo nell’area
dell’adolescenza.
17. UTENTI E OPERATORI DEL CENTRO DIURNO “AL CONTRARIO”: UN
PERCORSO DI RECOVERY ATTRAVERSO LO SCAMBIO DEI RUOLI
Erica Fre*, Andrea Cianchini**, Patrizia Tempia§, Maria Laura Colmegna*, Cristina
Canazza§§, Cristiano Bor§§, Claudia Gerodetti*, Giorgio Borri*, Donatella Sciascio*,
Irene Bencich*, Mariavittoria Leone*
*Anteo Cooperativa Sociale Onlus; ** ASL Biella; § Associazione Emanuele Lomonaco
“Far Pensare Onlus”; §§utenti
e-mail: frerica @alice.it
Bibliografia
O.M.S. Conferenza Ministeriale Europea sulla Salute Mentale. Migliorare la salute mentale della
popolazione, 2005.
Kaltiala-Heino R, Ranta K, Fröjd S.. Adolescent mental health promotion in school context Duodecim. 2010;
126 (17):2033-9.
Obiettivo: il progetto ha lo scopo di favorire il percorso di Recovery attraverso la
riacquisizione del senso di autoefficacia e la promozione dell’empowerment degli
utenti del Centro Diurno di Biella.
Materiali e Metodi: L’iniziativa, si è sviluppata attraverso le seguenti tappe:
- prima “Giornata al Contrario”: gli utenti hanno gestito il servizio per
un’intera giornata organizzando attività di gruppo per gli operatori;
- 1 giornata informativa sul PRP (Progetto Riabilitativo Personalizzato):
attraverso una metodologia attiva e partecipativa, si è creato un confronto
tra utenti e operatori sul tema del progetto riabilitativo;
- 4 incontri sul tema delle aspettative legate ai ruoli di utente e operatore
attraverso l’utilizzo di giochi proiettivi, role playing, ecc;
- 4 incontri di gruppo con lo psichiatra su psicofarmaci ed effetti collaterali.
Risultati: il progetto è stato realizzato nel periodo giugno-dicembre 2010 ed ha
coinvolto 8 operatori (1 psichiatra, 1 psicologa, 4 educatori e 2 assistente sociali) e34
utenti così suddivisi:
 Sesso: 21 maschi e 13 femmine
 Età: 6 compresi tra i 18 e i 30 anni, 20 tra i 30 e i 50 e 8 oltre i 50
 Diagnosi: 15 psicosi, 7 disturbo dell’umore e 12 disturbo di personalità,
 Presa in carico: 3 meno di un anno, 13 tra 1 e 3 anni e 18 da più di tre anni.
La possibilità di sperimentarsi in un ruolo attivo attraverso la rottura e il superamento
dei ruoli rigidi di operatore ed utente ha favorito una maggiore consapevolezza delle
proprie potenzialità e l’attivazione di risorse personali e di gruppo.
Nel primo semestre 2011: 6 utenti hanno intrapreso un tirocinio lavorativo o iniziato
laboratorio incentivato prelavorativo e 7 utenti sono entrati a far parte in maniera
attiva dell’associazione degli utenti “Diritti e Doveri”.
16. PROGETTO ADOLESCENZA RAINBOW
Ivan Fiorini, Ilaria Persiani, Silvia Urbani
AUSL 2 Umbria/Cooperativa Sociale Polis Umbria
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Il Progetto Adolescenza Rainbow è un Gruppo Psico-educativo a
mediazione corporea che ha come obiettivo principale l’intervento precoce e la
prevenzione nell’età adolescenziale al fine di prevenire l’insorgere di disturbi emotivi
e relazionali e/o la strutturazione di gravi patologie psichiche.
Materiali e metodi: Il Progetto si configura come un intervento di Gruppo. Le
metodologie utilizzate fanno riferimento principalmente al Programma life skills
dell’OMS e alle metodologie educative attive e a mediazione corporea. I principali
strumenti sono: tecniche di counselling, focus group, role play, attività ludicoespressive, narrazione, scrittura creativa, tecniche psico-corporee.
Risultati: Al momento disponiamo solo di prime osservazioni qualitative e non
strutturate.
Gli indicatori più evidenti risultano essere una maggiore consapevolezza di sé,
maggiori capacità comunicativo-relazionali, aumento della capacità di problemsolving, maggiore consapevolezza corporea, miglioramento nella gestione dei
conflitti, maggiore aderenza nella psicoterapia individuale.
Conclusioni: Al termine dei primi due anni di attività del Progetto, possiamo
considerare molto positiva l’esperienza intrapresa nella direzione della ricerca e della
29
Sono state avviate 5 attività di gruppo (corso di inglese, biblioteca, lavanderia, cucito,
informatica) gestite da utenti, valorizzando le competenze personali;6 utenti hanno
iniziato ad organizzare in modo autonomo il tempo libero, senza la necessità di essere
supportati dal circuito riabilitativo.
Conclusioni: Aver lavorato su se stessi ha permesso la creazione di un diverso spazio
relazionale tra utenti ed operatori nonché la riattivazione di risorse personali con una
significativa ricaduta a livello riabilitativo-terapeutico. Infine, l’esperienza effettuata
ha consentito al gruppo di lavoro di pensare al futuro in termini di “possibilità” e
“speranza”.
diastolica e sistolica, glicemia, colesterolo HDL, trigliceridi, circonferenza vita, body
mass index-BMI).
Risultati. Il 96,15% (N=150) della popolazione in studio è stata esposta al trauma del
terremoto e il 7,3% presentava una piena sintomatologia di PTSD. La SM è stata
riscontrata nel 54,14% dei soggetti. Alla valutazione psicometrica effettuata i soggetti
con una sintomatologia parziale di PTSD (N=27) hanno riportato valori più elevati al
GHQ-12 (p=0,0001) e alla SDS (p=0,0001) rispetto a coloro che non presentavano
sintomi di PTSD, con compromissione dello stato di salute fisica (p=0,0001).
Differenze di genere si sono osservate rispetto alla presenza di una più intensa
psicopatologia, in termini di GHQ-12 (p=0,03), SDS (p=0,0011), SF-12 (p=0,0027),
sintomi post-traumatici come evitamento (p=0,0015), intrusività (p=0,0002) ed
iperarousal (p=0,0000) e valori metabolici mediamente più alti, in termini di pressione
diastolica (p=0,0002), pressione sistolica (p=0,02), colesterolo HDL (p=0,001),
circonferenza vita (p=0,0000) e BMI (p=0,0002).
Conclusioni. Dal nostro studio si evidenzia come la presenza di una sintomatologia
seppur parziale di PTSD, contribuisca allo sviluppo di una più intensa sofferenza in
termini di sintomi depressivi, alti livelli di stress percepito e di compromissione della
salute fisica. Nei due sessi si sono osservate una maggior sofferenza post-traumatica e
una maggior predisposizione alla SM. Pertanto risulta necessario intervenire su tale
popolazione al fine di instaurare trattamenti adeguati e tempestivi che possano
evitare il peggioramento della sintomatologia post traumatica e le complicanze ad
essa associate, al fine di prevenire anche l’insorgenza di patologie fisiche stress
correlate.
18. ASSOCIAZIONE TRA IL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS E LA
SINDROME METABOLICA A SEGUITO DEL SISMA DELL’AQUILA: ESPERIENZA
DELL’UTAP 2
Natascia Giordani Paesani, Ilaria Santini, Valeria Bianchini, Ida De Lauretis, Adele
Tosone, Simona D’Onofrio, Antonella Mattei*, Paolo Evangelista^, Rocco Pollice**,
Rita Roncone**, Massimo Casacchia**
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Medicina Interna e Sanità
Pubblica; ^Medico di Medicina Generale L’Aquila; **Dipartimento di Scienze della
Salute, Università degli Studi dell’Aquila
Obiettivo. Nel periodo immediatamente successivo ad un trauma, i sopravvissuti
sono a rischio per sperimentare distress psicologici, che risultano essere predittori sia
di malattie psichiatriche che di patologie organiche. Il presente studio si propone di
esaminare in una popolazione sopravvissuta al terremoto dell’Aquila 2009, la
reazione allo stress post-traumatico, la presenza di una morbidità psichiatrica in
termini di Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), e la presenza di Sindrome
Metabolica (SM). In aggiunta, lo studio ha offerto l'opportunità di esaminare
l’associazione tra la severità del PTSD e la presenza di SM nei due sessi, a nove mesi
dal sisma.
Materiali e Metodo. Lo studio ha incluso 157 soggetti, 55 (35,03%) di sesso maschile
e 102 (64,97%) di sesso femminile, ed età media di 56,80 (ds15,26). Tali soggetti sono
stati reclutati presso l’UTAP 2 dell’Aquila durante il periodo di novembre-dicembre
2009 e sono stati sottoposti ad uno screening per la valutazione del benessere
psicosociale (attraverso l’utilizzo di scale standardizzate auto-compilate: General
Health Questionnaire-12 (GHQ-12), Specific Earthquake Experience Questionnaire
(SEEQ), Impact of Event Scale-R (IES-R), Self-rating Depression Scale (SDS)), e della SM
attraverso la misurazione di parametri fisici e laboratoristici (pressione arteriosa
Bibliografia
Chrousos GP. Stressors, stress, and neuroendocrine integration of the adaptive response. The 1997 Hans
Selye Memorial Lecture. Ann N Y Acad Sci 1998, 851:311-335
Heppner SP, Crawford EF, Haji1 UA, Afari N, Hauger RL, Dashevsky BA, Horn PS, Nunnink SE, Baker DG. The
association of posttraumatic stress disorder and metabolic syndrome: a study of increased health risk in
veterans. BMC Medicine 2009, 7:1
Priebe S., Grappasonni I., Mari M., Dewey M., Petrelli F., Costa A. Posttraumatic stress disorder six months
after an earthquake. Findings from a community sample in a rural region in Italy. Soc Psychiatry Psychiatr
Epidemiol (2009) 44:393–397
30
19. STRATEGIE DI REMEDIATION COGNITIVA IN PERSONE CON DISTURBO
BIPOLARE CON SINTOMI DEPRESSIVI RESIDUALI
Patricia Giosuè, Marta Costantini*
DSM, ASL di Teramo; *Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica,
Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
20. IL TRATTAMENTO MULTIDIMENSIONALE DELLA DISABILITA’ PSICHIATRICA
Rita Giovannangelo, D.ssa Livia Silvestri, Loretta Cauti, Beatrice Villamizar, Francesco
Nuccetelli
Area Riabilitativa CSM –Ortona (Chieti)
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Recenti studi nell’ambito della riabilitazione psicosociale e del recovery
hanno dimostrato che, nel momento in cui si abbattono i pregiudizi rispetto alla
immodificabilità e alla incurabilità delle gravi malattie psichiatriche, se ne modificano
radicalmente le aspettative prognostiche e la possibilità di recupero.
Scopo del presente lavoro è illustrare come un approccio integrato della disabilità
psichiatrica, all’interno di un servizio psichiatrico territoriale, possa favorire processi
di cambiamento volti al recupero di ruoli sociali validi.
Materiali e metodi: Da alcuni anni il CSM di Ortona ha indirizzato il suo interesse
operativo nei confronti dell’attività di riabilitazione psicosociale dando corso ad una
serie di iniziative e servizi socio-assistenziali finalizzati a collegare funzionalmente le
fasi del percorso riabilitativo che conduce l’utente al passaggio da una fase di
assistenza priva di ruolo ad una di guarigione sociale. Il modello operativo applicato
dall’èquipe multidisciplinare afferente all’area riabilitativa si ispira ai principi della
riabilitazione psicosociale che prevede: lo sviluppo di abilità negli utenti (Metodo
Spivak e contributo del Center For Psychiatric Rehabilitation di Boston) e sviluppo di
supporti ambientali nei quali poter validamente esercitare le abilità apprese
(attivazione del “Progetto Spider: la comunità responsabile” secondo la metodologia
di rete che utilizza l’approccio concertativo-partecipato).
Risultati: Il progetto ha preso l’avvio nel 2005 ed è tutt’ora attivo; ha riguardato n° 32
utenti con processi cronici in carico presso il ns CSM, n°20 aziende operanti sul
territorio hanno aderito al progetto, con 10 di queste sono stati stipulati protocolli
d’intesa, n° 18 associazioni no-profit hanno aderito al progetto; sono stati attivati due
progetti a valenza collettiva e 15 progetti individualizzati. Tutti gli utenti che hanno
aderito al progetto hanno mostrato una riduzione significativa del numero delle
giornate di ricovero in SPDC o altra struttura psichiatrica, si sono registrati
miglioramenti significativi del funzionamento globale (rilevati con strumenti quali la
Vado e la BPRS), si è registrato un incremento nella percezione della qualità delle
prestazioni ricevute da parte dell’utenza e dei propri famigliari (valutato con specifico
questionario).
Conclusioni: L’approccio integrato con orientamento al recovery, la ricerca e
l’attivazione della rete sociale rappresentano un modello di gestione valido per
Obiettivo: Il Disturbo Bipolare (DB) è caratterizzato da episodi ricorrenti di
depressione e/o mania con sintomi dell'umore inter-episodici che interferiscono con il
funzionamento psicosociale. Due fattori determinanti del funzionamento psicosociale
degli individui eutimici con DB sono: sintomi depressivi residuali e deficit cognitivi velocità di elaborazione rallentata, disfunzione delle funzioni esecutive e difficoltà di
codifica, recupero e conservazione della memoria (Martinez-Aran, et al., 2011). Con il
presente studio abbiamo valutato gli effetti di un Training di Remediation Cognitiva
(CT) combinato a un programma psicoeducazionale specifico (PSY) per persone
affette da depressione in termini di riduzione dei livelli di disabilità e funzionamento
in relazione ai miglioramenti della performance cognitiva.
Materiali e metodi: Dopo l’intervento psicoeducativo familiare di gruppo, 3 persone
con DB (età media=61.3, DS=2.6; esordio=28.2, DS=3.7) hanno effettuato un CT (20
incontri, durata circa 1 ora). Prima e dopo tre mesi di trattamento, sono stati valutati
tramite BPRS, SCL-90, HAM-D, GHQ, MMSE e VGF. Ai familiari partecipanti è stato
somministrato il PF dopo l’intervento PSY e dopo il TC. Tutti i partecipanti hanno
assunto regolarmente un trattamento psicofarmacologico.
Risultati: A fine trattamento i partecipanti hanno mostrato una riduzione del
punteggio totale della BPRS, della HAM-D, un miglioramento del VGF e del punteggio
al MMSE. Il carico soggettivo dei familiari è migliorato dopo tre mesi di trattamento.
Conclusioni: Nel nostro studio e come accade in altri contesti, il TC per disturbi
depressivi ha migliorato le prestazioni della memoria nei partecipanti coinvolti nello
studio e ridotto i sintomi depressivi (Naismith et al., 2010). Il campione, omogeneo
per età e la lunga storia di malattia, pur rappresentando un limite per la
generalizzazione dei risultati, appare un’opzione di trattamento non farmacologico da
inserire negli interventi erogabili in un CSM.
31
promuovere reali processi di inclusione sociale a favore di persone affette da
disabilità psichiatrica grave.
22. L’AGRICOLTURA SOCIALE NELLA RIABILITAZIONE DEL PAZIENTE
PSICHIATRICO GRAVE
Paolo Leggero, Natascia Brondino*, Arianna Goggi*
Cooperativa sociale Interactive, Villareggia (TO); *Università di Pavia
21. METACOGNIZIONE E FUNZIONAMENTO SOCIALE NELLA SCHIZOFRENIA: UN’
INDAGINE CON STRUMENTI EFFICACI E GESTIBILI PER LA PRATICA CLINICA
Laura Giusti, Monica Mazza, Rita Roncone, Massimo Casacchia
Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi dell’Aquila
e-mail: [email protected]
Obiettivo. L’Agroterapia, che si basa sull’inserimento e l’inclusione di pazienti in un
contesto rurale con l’impegno in attività agricole strutturate, si è dimostrata
promettente nella riabilitazione del paziente psichiatrico cronico. L’Agricoltura Sociale
promuove il connubio tra le comunità locali, che si fanno carico del disagio sociale e
realizzano percorsi di promozione umana, e la malattia mentale.
Metodi. La Comunità Clubhouse è situata in zona a prevalente vocazione agricola con
prodotti di eccellenza (Toma di Murazzano DOP - Nocciola IGP - Dogliani DOCG). Si è
pertanto pensato di “sfruttare” le attività agricole del territorio per aiutare persone
con gravi problemi comportamentali a conseguire maggiori livelli di autonomia e di
autostima. Il progetto si è concentrato sull’allevamento di ovini (Pecora delle Langhe)
al fine di produrre il formaggio locale. La sede prescelta è costituita da una antica
Cascina in pietra ubicata nel Comune di Murazzano (CN). Sono state acquistate nella
fase iniziale 50 pecore nonché le attrezzature necessarie per la conduzione agricola;
in collaborazione con i tecnici della Coldiretti si è tenuto un primo corso di formazione
per gli ospiti della Comunità.
Risultati. Hanno partecipato al progetto 6 pazienti psichiatrici gravi (BPRS>70), inseriti
in un percorso riabilitativo (“Gruppo Lavoro”) che ha permesso loro di sperimentarsi
nello svolgimento di attività lavorative vere e proprie, quali piccole manutenzioni,
pulizie e lavori di tinteggiatura. Cinque pazienti sono stati coinvolti nel lavoro manuale
di accudimento degli animali e di produzione casearia, mentre un paziente ha
partecipato ai lavori con mansioni amministrative.
Conclusioni. Il progetto ha favorito l’acquisizione di una maggiore autonomia nelle
normali attività quotidiane da parte dei pazienti ed ha prodotto un sensibile
miglioramento delle capacità comunicative. Si è inoltre verificato un incremento
dell’interazione con gli abitanti del territorio e dell’assunzione di responsabilità
rispetto al proprio futuro. Il riconoscimento economico correlato alle prestazioni
lavorative ha determinando la nascita di sentimenti di coesione e cooperazione in
pazienti cronicamente afflitti da una pesante sintomatologia negativa.
Obiettivo: Nel presente studio è stato esplorato in che misura la capacità
metacognitiva possa assumere un ruolo cruciale nel funzionamento sociale dei
soggetti schizofrenici, rispetto ad altre variabili tradizionalmente indagate, quali la
psicopatologia, la neurocognizione e la cognizione sociale.
Materiali e metodi: Su 20 pazienti schizofrenici e 17 soggetti sani è stata condotta
una valutazione multidimensionale che includeva misure cliniche, neuropsicologiche e
del funzionamento; alcune di queste inusuali, ma più adatte alle esigenze del contesto
clinico.
Risultati: Le analisi hanno evidenziato che la misura metacognitiva correla in modo
significativamente maggiore con il funzionamento sociale, rispetto alle altre. Inoltre,
dall’analisi di regressione lineare, il deficit nell’autoriflessività, implicata nella
rivalutazione e correzione dei propri biases o interpretazioni erronee della realtà, è
emerso, nei pazienti schizofrenici, come il maggiore predittore di un basso
funzionamento sociale.
Conclusioni: I nostri risultati sono in linea con le ricerche più recenti, confermando
come il deficit metacognitivo rappresenti una caratteristica nucleare della
schizofrenia e ostacolo ad un adeguato funzionamento sociale. Tale disfunzione
risulta essere un utile indicatore di soggetti a rischio schizofrenia o con forme, già
manifeste, più gravi. La metacognizione si configura efficace target nell’orientare
programmi di intervento terapeutici e preventivi: una nuova frontiera nell’approccio
riabilitativo-psichiatrico. Pertanto, l'inserimento nella pratica clinica di misure
metacognitive efficaci, seppur di facile e rapida somministrazione, contribuisce alla
stesura del profilo clinico e neuropsicologico del paziente, nonché all’ottimizzazione
del tempo e delle risorse nella pratica clinica.
32
23. UNA TORTA PER VINCERE LO STIGMA
Paolo Leggero, Dilva Rolandin, Arianna Goggi*, Natascia Brondino*
Cooperativa sociale Interactive, Villareggia (TO); *Università di Pavia
24. NOTE RIABILITATIVE: L'ESPERIENZA DI UN CORO POLIFONICO DI PAZIENTI
PSICHIATRICI
Paolo Leggero, Dilva Rolandin, Arianna Goggi*, Natascia Brondino*
Cooperativa sociale Interactive, Villareggia (TO); *Università di Pavia
Obiettivo: Negli ultimi 20 anni si è osservata una crescita degli sforzi clinici, politici e
di ricerca volti a ridurre lo stigma connesso alla malattia mentale. Profondamente
radicato nelle norme sociali e culturali, lo stigma comporta atteggiamenti dettati dal
pregiudizio volti a screditare gli individui, marchiandoli come “indesiderabili”. I
soggetti affetti da patologia mentale possono essere soggetti a discriminazione da
parte degli altri (“received stigma”), e possono interiorizzare sentimenti di
svalutazione (“self-stigma”). A ciò si aggiunge il “public stigma” della collettività,
emblema di un contesto sociale di attitudini e credenze negative nei confronti della
patologia psichiatrica.
Metodi: La Comunità Psichiatrica riabilitativa “La Lumière” organizza ogni anno,
nell’ambito del progetto “Porte Aperte alla Lumière”, una gara di torte a cui può
partecipare tutta la comunità di Chatillon nonché gli ospiti. Durante il pomeriggio ogni
partecipante porta la propria torta alla quale viene assegnato un numero:
l’assegnazione viene fatta da un operatore che non farà parte della giuria, per favorire
la massima trasparenza e far si che l’eventuale premiazione di un ospite sia frutto solo
delle capacità culinarie di quest’ultimo. Al termine dell’iscrizione dei partecipanti, una
giuria composta da tre membri esterni effettua gli assaggi, assegnando un voto. Ai
primi tre classificati vengono assegnati premi di carattere culinario (libri di cucina,
abbonamenti a riviste specializzate).
Risultati: alla manifestazione di settembre 2010 hanno partecipato oltre agli ospiti de
“La Lumière” circa un centinaio di persone. Trentasei sono state le torte in gara.
Nessun paziente è risultato tra i vincitori.
Conclusioni: la manifestazione che si svolge ogni anno ha promosso la riduzione degli
atteggiamenti stigmatizzanti nella comunità di Chatillon, favorendo la comparsa di
sentimenti di apertura e solidarietà. La paura che costituisce spesso una reazione nei
confronti dell’incontro con la patologia mentale è stata eliminata grazie alla
possibilità di socializzare con gli ospiti de “La Lumière”. Si è osservata inoltre una
riduzione dei sentimenti di inadeguatezza e svalutazione provati dai pazienti, con
conseguente miglioramento degli aspetti relazionali.
Obiettivo: E' stato dimostrato come la musicoterapia possa rappresentare un
trattamento efficace in aree di funzionamento, quali quelle legate alla presenza di
sintomatologia negativa, in cui la terapia psicofarmacologica pare essere meno
incisiva. Il canto, in particolare, rappresenta una forma espressiva strutturata e
socialmente accettabile con cui i pazienti possono convogliare sentimenti che
altrimenti sarebbero soverchianti. La musica può aiutare i pazienti ad ampliare la
propria gamma emotiva, riducendo l'appiattimento affettivo da cui sono spesso
afflitti. In secondo luogo, cantare insieme costituisce una sfida sociale, connessa al
tentativo di formare e costruire relazioni.
Metodi: la partecipazione al coro polifonico “Allegra-mente” è aperta agli ospiti di
tutte le comunità della Interactive della Valle D’Aosta. La sessioni di canto si svolgono
settimanalmente e hanno la durata di 3 ore. L’attività viene svolta da un operatore
con formazione musicoterapica. Il coro si esibisce con cadenza variabile in occasione
di festività e ricorrenze locali.
Risultati: attualmente il coro è composto da 18 elementi. L’ultima esibizione si è
svolta in data 14/05 a Point Saint-Martin. I partecipanti, intervistati dopo la
performance, hanno espresso la grande emozione provata nell’esibirsi davanti a un
vasto pubblico e la soddisfazione esperita al veder concretizzati gli sforzi e il lavoro dei
mesi precedenti.
Conclusioni: la partecipazione all’attività di musicoterapica ha favorito il sorgere di
sentimenti di autostima negli ospiti; ha ridotto l’ansia sociale e ha permesso
l’istaurarsi di sentimenti di coesione all’interno del gruppo, migliorando le dinamiche
di gruppo anche nella vita di comunità.
33
guadagni sono stati in parte utilizzati per pagare la cooperativa che ha sovvenzionato il
progetto, e in parte reinvestiti per una futura produzione; pertanto il gruppo di
partecipanti è riuscito solo a coprire le spese dei vari spostamenti per la promozione
del progetto.
Dal punto di vista terapeutico/riabilitativo, i fattori specifici e aspecifici del nostro
trattamento hanno determinato un miglioramento in due delle 4 aree indagate dalla
scala F.P.S. del manuale VADO: l’area delle attività socialmente utili e i rapporti
personali e sociali, favorendo nel complesso l'accrescimento dell’autostima nei
pazienti, restituendo la capacità di pianificazione e di programmazione, prerequisito
della recovery.
L’integrazione, inoltre, di varie modalità terapeutiche, che vanno dalla musicoterpia al
teatro alla scrittura e disegno creativo, ha dimostrato una buona efficacia anche nel
recupero di alcune abilità cognitive deficitarie, come quelle attentive.
Conclusioni: Ad oggi, purtroppo, non si può sostenere che ci sia stato un effettivo
guadagno per i nostri utenti, ma di sicuro abbiamo messo le basi per un processo
produttivo. Abbiamo sperimentato, inoltre, che dove c’è uno spazio per creare e per
produrre non c’è disagio né malattia. Le idee non mancano e la motivazione degli
utenti è crescente, soprattutto con la prospettiva del guadagno, ma le risorse
scarseggiano e ogni giorno la sfida diventa più ardua.
A distanza di qualche mese dalla fine del progetto, il gruppo di lavoro continua a
lavorare all’ideazione di nuovi accessori moda, quali le borse, ma si pone come
obiettivo principale quello del guadagno dei partecipanti in modo tale da dare una
restituzione in termini concreti del lavoro fatto.
25. LA VALENZA DELLE ARTITERAPIE. “LE STANZE DELLA MENTE” TRA
RIABILITAZIONE E LAVORO
Luisa Maresca, Walter Di Munzio, Mario Pisciotta, Rosa Fontanella, Chiara Pontillo,
Mariangela Salvati, Carolina Carpentieri, Maria Carmina Annunziata
ASL SALERNO - UOSM 1; CSM - Centro Diurno di Angri
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Il Polo di Artiterapie del D.S.M dell’ASL SA, è impegnato nell’individuazione
e nell’attuazione di percorsi di riabilitazione e di integrazione sociale centrati sul
processo creativo e si rivolge a soggetti con disagio psichico. Come ultimo step del
nostro percorso ci siamo proposte l'obiettivo dell'inserimento lavorativo, strumento
riabilitativo per eccellenza.
A partire da un lavoro di ricerca su “Creatività e Follia”, dedicato ad artisti famosi
affetti da disagio psichico, nasce il progetto “Le stanze della mente”. L ’Arte si
trasforma in un oggetto reale e tangibile mediante la produzione di accessori moda.
Materiali e metodi: Tempistica del progetto: settembre 2010-luglio 2011
-scelta dei criteri di inclusione dei partecipanti: diagnosi di psicosi schizofrenica ed
affettiva, una età media di 35 anni e un titolo di studio di scuola media secondaria
- reclutamento pazienti attraverso colloqui attitudinali
- scala F.P.S. VADO somministrata a T0 e T1
- organizzazione di laboratori di musicoterapia, teatro e scenografia e costume, della
durata di circa tre ore, tre giorni alla settimana
- tecniche di drammatizzazioni, scrittura creativa, espressione figurativa
-ricerca della cooperativa sociale interessata al progetto e disposta a finanziare la
prima produzione
-ricerca di mercato per la scelta dell’azienda più competitiva per la prima produzione
di accessori moda: t-shirt
Risultati: Gli 11 utenti inseriti nel progetto si sono mostrati costanti e assidui nella
partecipazione; di fatto nel corso dei 10 mesi si sono verificati solo due episodi di drop
out riconducibil a life event che hanno avuto ripercussioni sulla stabilizzazione della
malattia e pertanto sul percorso riabilitativo; solo il 10% dei pazienti inseriti nel
progetto, nel corso dei 10 mesi è ricorso a ricovero in ambiente ospedaliero
psichiatrico, a causa di un peggioramento della sintomatologia; un utente, invece, si è
inserito in una compagnia teatrale non protetta per una evoluzione naturale del
percorso riabilitativo. In definitiva, il gruppo di lavoro è riuscito a produrre, prendendo
spunto e rivisitando quadri di autori famosi affetti da disagio psichico, un stock di tshirt e a metterlo sul mercato durante fiere, convegni o attraverso le vetrine di negozi
che si sono fatti promotori del progetto, vendendo tutta la prima produzione. I
26. NON SONO SOLI AL SOLE: UN LAVORO DI EMPOWERMENT PER LA
PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOFISICO DEI PAZIENTI E DELLE FAMIGLIE
Luisa Maresca, Walter Di Munzio, Mario Pisciotta, Salvatore Cerrato, Chiara Pontillo,
Maria Carmina Annunziata, Teresa Avino, Assunta Esposito, Marcella Pappalardo
Asl Salerno; UOSM 1; CSM - Centro Diurno di Angri
e-mail: [email protected]
Obiettivi: Nell’ottica di sperimentare soluzioni di sollievo al carico avvertito dai
pazienti e dalle famiglie nel periodo estivo, il Servizio di Angri, attraverso l’unica
risorsa a disposizione, la sinergia, ha organizzato un’ esperienza “diversa” di soggiorno
marino che ha visto trasformarsi in operatori le famiglie dei pazienti, con l’intento di:
- favorire l’integrazione dei sistemi curanti;
- migliorare le competenze gestionali e ridurre i carichi della famiglia;
34
- promuovere il processo di recovery e il miglioramento della qualità della vita del
paziente e della famiglia.
Materiali e Metodi: Ricerca della location più idonea: Convento Francescano di
Maiori, pensione completa; - 3sedute di training psicoeducativo rivolto alle famiglie; test di valutazione funzionale per rientrare nei criteri di inclusione (Scala F.P.S. VADO);
- test di valutazione di performance strumentali a T0 e T1 (IADL).
Risultati: Il progetto, proposto per la prima volta nel 2009, ha permesso ad un gruppo
di 6 utenti e 7 familiari (non necessariamente di pazienti inseriti nel progetto), di
affrontare un soggiorno fuori porta della durata di 5 giorni.
I familiari, organizzati in turni di due, hanno dato il cambio per la notte agli operatori,
prendendosi carico di tutte le necessità degli utenti, dalla supervisione della terapia
alla gestione funzionale del tempo. Negli anni successivi il progetto ha visto un
numero sempre più folto di partecipanti (ad oggi a 12 utenti e 9 familiari), e un
accrescimento delle performance nelle attività di vita quotidiane valutato attraverso
la scala IADL. Ciò ha reso possibile prolungare il soggiorno marino fino a 7 giorni, e
aumentare le richieste di performance, prevedendo degli spostamenti con i mezzi
pubblici nelle località vicine. Il soggiorno a Maiori ha rappresentato per i nostri utenti
non solo una strategia per ridurre lo stress derivante dal quotidiano, ma anche una
modalità per generalizzare/ampliare le abilità strumentali; per il CSM ha
rappresentato la scoperta di una nuova modalità per offrire dei servizi ai nostri utenti
altrimenti non più erogabili a causa della riduzione degli straordinari degli operatori;
per i familiari ha rappresentato un esperienza di cooperazione, messa alla prova e
svago allo stesso tempo. Tale esperienza (per molti utenti, così come per alcuni
familiari, la prima lontano da casa) ha dato la possibilità di sperimentarsi fuori dai
consueti contesti, restituendo l'opportunità di progettare, anche se solo a cominciare
da un nuovo viaggio.
Nello specifico gli obiettivi raggiunti si possono così riassumere:
- Migliorate le capacità di problem solving e di coping sia negli utenti che nei familiari,
con conseguente empowerment;
- Ampliata la rete di supporto non istituzionali, con conseguente condivisione del
carico;
- Ridotto l'atteggiamento di delega da parte delle istituzioni e della famiglia;
- Ripristinata la capacità di progettare in ogni sistema.
Conclusioni: Tale esperienza ha permesso la riscoperta della risorsa famiglia; la
sinergia di quest'ultima con le istituzioni ha avviato, inoltre, una ulteriore modalità
operativa, interrompendo quel circuito di ideazione negativa dei sistemi (pazienteservizio-famiglia), generato, spesso, dalla discrepanza tra il mandato al quale
nell'immaginario comune dovrebbe rispondere il servizio, e i reali compiti che riesce
ad ottemperare.
27. UN’ESPERIENZA DI TEATROTERAPIA QUALE STRUMENTO DI LAVORO
PSICOSOCIALE ED EDUCATIVO
Lorenza Marinozzi, Samuele Canonici, Raffaella Silvestri, Raimondo Venanzini
Dipartimento di Salute Mentale Zt n.3 Fano (PU)
e-mail: [email protected]
Obiettivo: La Teatroterapia come animazione teatrale diviene strumento di
consapevolezza di sé e di facilitazione relazionale. I mezzi tecnici utilizzati sono il
corpo e le sue modalità comunicative di linguaggio e gestualità. L’obiettivo è stato
quello di accompagnare gli utenti ad una graduale consapevolezza delle proprie
potenzialità comunicative ed espressive.
Materiali e metodi: I partecipanti sono stati dodici, tutti inseriti in un progetto
riabilitativo personalizzato presso il Centro Residenziale e Diurno. Il gruppo era
eterogeneo per età, sesso e patologia. Gestito da un conduttore esperto in tecniche
teatrali, uno psichiatra ed un educatore. Il lavoro si è articolato nell’arco di quattro
mesi, in un incontro settimanale, della durata di un’ora, caratterizzato da esercizi e
giochi focalizzati su corpo, voce e movimento, adiuvati, in un secondo momento
dall’uso della musica, del canto, della danza. Gli incontri sono stati videoregistrati, per
rendere il lavoro patrimonio condivisibile.
Risultati: Dopo tale esperienza, la valutazione clinica dei partecipanti, ha mostrato
maggiore coordinazione e coerenza nel movimento spaziale e nel complesso,
competenze relazionali più adeguate.
Conclusioni: L’esperienza ha rivelato come, attraverso l’interpretazione teatrale, gli
utenti abbiano avuto l’opportunità di raccontarsi attraverso i personaggi
rappresentati.
35
29. INTERVENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE DI GRUPPO PER I DISTURBI
D’ANSIA SECONDO IL METODO ANDREWS: VALUTAZIONE DEGLI ESITI
Roberta Ortenzi, Ilaria Santini*, Simona D’Onofrio*, Rocco Pollice§
Servizio Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura, *Scuola di Specializzazione in
Psichiatria, Università dell’Aquila, §Servizio S.M.I.L.E.
28. ADOLESCENTI IN ESORDIO PSICOTICO: PROGETTO INTERDIPARTIMENTALE
PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA PSICHIATRICA
Alessandra Musicò*, Guido Fusaro**, Giulio Fusaro*, Giovanni Geda§, Marco Crosa*,
Rita Contaldo*, Maura Mercandino*, Pamela Cinti*
*Anteo Cooperativa Sociale; **NeuroPsichiatria Infantile ASL Biella; §Dipartimento di
Salute Mentale ASL Biella
e-mail: [email protected]
Obiettivo. I Disturbi d’Ansia sono relativamente comuni nell’infanzia e
nell’adolescenza (5-18%), associandosi ad una significativa morbidità e
compromissione del funzionamento sociale e scolastico. Esistono numerose evidenze
per l'efficacia della terapia cognitivo comportamentale (CBT). Obiettivo dello studio è
stato quello di valutare l’efficacia di un intervento cognitivo comportamentale di
gruppo per i Disturbi d’ansia, in soggetti con diagnosi di PTSD e Disturbo di Panico, in
accordo con il DSM.IV, afferenti presso lo S.M.I.L.E. dopo il sisma del 6 Aprile.
Metodologia. Sono stati valutati 33 soggetti, 6 maschi e 27 femmine, con età media di
27,9 anni (ds+3,8). A ciascun soggetto sono stati somministrati, prima (T0) e dopo
l’intervento (T1) i seguenti strumenti di valutazione clinica standardizzata: Self-rating
Depression Scale (SDS Zung, 1974) Self-rating Anxiety State (SAS Zung, 1974) General
Health Questionnaire (GHQ di Goldberg, 1978), Impact Event Scale (IES Horowitz et
al., 1979) Brief Cope (Carver, 1997). Risultati: Il campione presentava al T0 una
sintomatologia ansiosa e depressiva, un moderato grado di stress percepito, una vera
e propria sintomatologia di PTSD, e strategie di coping disfunzionali. Al T1 è stata
evidenziata una diminuzione della sintomatologia depressiva mentre lo stress
percepito, pur riducendosi, presentava comunque valori lievemente al di sopra del
cut-off di riferimento. La sintomatologia da Stress Post-Traumatico permane anche al
T1, ma con una diminuzione statisticamente significativa (p < 0,05). Al termine
dell’intervento gli stili di coping sono rimasti invariati. Conclusioni: L’intervento si è
rivelato notevolmente efficace nel miglioramento della percezione dello stato di
salute attraverso la riduzione dei sintomi depressivi e della sintomatologia del PTSD.
Non ha avuto effetti sugli stili di coping, rimasti comunque disfunzionali seppur
utilizzati con minore frequenza.
Obiettivo. Garantire la presa in carico, ospedaliera e/o territoriale, ed il supporto
specializzato a minori già noti oppure non ancora conosciuti al Servizio di NPI, in
condizioni di emergenza psichiatrica. L’equipe multidisciplinare effettua un intervento
mirato ed individualizzato sul minore e sul contesto socio – famigliare.
Materiali e metodi. Il Protocollo di intesa tra NPI, DEA, CSM dell’ ASL BI (5/10/2010)
permette la presa in carico del minore che accede all’Ospedale con l’attivazione di
una assistenza integrata offerta dalla Cooperativa Anteo. Il progetto prevede: a) una
valutazione del medico; b) la richiesta di ricovero con assistenza o supporto
domiciliare; c) la presenza di operatore 24 ore in pediatria; d) la raccolta
dell’anamnesi e la stesura della relazione.
Risultati. Riportiamo un sintetico resoconto di quanto da noi effettuato nel periodo
gennaio ad agosto 2011:
utenti
Area
Numero
ore
esito
intervento
interventi
3
ospedale
17
310
2 attivazioni domiciliari; 1
giornate
inserimento in comunità
2
domicilio
160
384
1: disposizione dal tribunale dei
minori della permanenza in
famiglia con supporto in corso.
1: presa in carico da NPI
Conclusioni. Il nostro lavoro dà la possibilità di garantire al minore in acuzie la
permanenza in ambiente ospedaliero per il tempo necessario a individuare le azioni
da intraprendere contro la cronicizzazione della sofferenza psichica e per favorire la
salute mentale dell’adolescente.
Bibliografia
Allen LB, White KS, Barlow DH, Shear MK, Gorman JM, Woods SW. Cognitive-Behavior Therapy (CBT) for
Panic Disorder: Relationship of Anxiety and Depression Comorbidity with Treatment Outcome. J
Psychopathol Behav Assess. 2010 Jun;32(2):185-192. Epub 2009 Jul 24.
Crits-Christoph P, Newman MG, Rickels K, Gallop R, Gibbons MB, Hamilton JL, Ring-Kurtz S. Combined
medication and cognitive therapy for generalized anxiety disorder. J Anxiety Disord. 2011 Jul 27. [Epub
ahead of print]
36
Kim KR, Park JY, Song DH, Koo HK, An SK. Neurocognitive performance in subjects at ultrahigh risk for
schizophrenia: a comparison with first-episode schizophrenia. Compr Psychiatry. 2011 Jan-Feb;52(1):33-40.
Epub 2010 Jun 26.
30. FUNZIONAMENTO, CAPACITÀ DECISIONALE E PSICOPATOLOGIA IN
SOGGETTI AL FIRST EPISODE: EFFICACIA DI UN INTERVENTO DI PROBLEM
SOLVING TRAINING DI GRUPPO
Roberta Ortenzi, Donatella Ussorio, Ida De Lauretis*, Rocco Pollice
Dipartimento di Scienze della Salute, *Scuola di Specializzazione in Psichiatria,
Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
31. SUPPORTED HOUSING - PROGRAMMI RIABILITATIVI RIVOLTI A SOGGETTI
AFFETTI DA GRAVI DISTURBI PSICHICI: PER IL REINSERIMENTO E IL
MANTENIMENTO AL DOMICILIO, PER IL POTENZIAMENTO DELLE
AUTONOMIE SOCIALI E QUOTIDIANE, PER IL RADICAMENTO NEL
CONTESTO TERRITORIALE DI APPARTENENZA
Obiettivo: Scopo di questo studio è stato quello di sottoporre soggetti al First Episode
afferenti presso il servizio S.M.I.L.E ad un intervento di Problem Solving Training, per
poi valutarne gli esiti sulla capacità funzionale e sul quadro psicopatologico.
Materiali e Metodi: Sono stati valutati 60 soggetti afferenti al servizio S.M.I.L.E tra
Gennaio 2010- Luglio 201. Il campione è stato sottoposto prima e dopo l’intervento ai
seguenti strumenti di valutazione: SCL-90 (Symptom Checklist-90-Revised di L.R.
Derogatis), FPS (Morosini et al. 2000), TMT A e B (Trial Making Test di Reitan 1958).
Risultati: L’analisi dei dati al T0 ha evidenziato all’interno del campione oggetto di
studio una sintomatologia caratterizzata prevalentemente da Psicoticismo, Sensitività
interpersonale, Ansia e Depressione con un funzionamento personale e sociale,
notevolmente compromesso.
La performance al TMT A risultava ai limiti della norma (82 sec, ds 1.23) mentre quella
al TMT B (290 sec, ds 1.52) al TMT A-B (208 sec, ds 1.36), risultavano notevolmente
compromesse. Al termine dell’intervento di PST, le dimensioni psicopatologiche
suddette sono risultate tutta nella norma, al contrario dello Psicoticismo che seppur
diminuito, supera comunque i valori limiti di riferimento (0.90 ds 0.98). Abbiamo
riscontrato un significativo miglioramento nei rapporti sociali, (p=0.04) e nella
performance al TMT B (262 sec, p=0,04). La performance al TMT A è rimasta invariata,
mentre i risultati al TMT A-B sono passati da deficitari a nelle norma, seppur con una
tendenza al limite del cut-off negativo (180 sec, ds 2.34), dimostrando un incremento
della capacità attentiva.
Conclusioni: I risultati ottenuti sottolineano l’importanza dell’acquisizione di strategie
efficaci di risoluzione dei problemi e del perfezionamento delle capacità di
pianificazione, in quanto sembrano incidere in maniera significativa sulla riduzione
della psicopatologia, così come sul funzionamento personale e sociale.
Claudio T. Pagani, Franca Tagliabue, Andrea Valmassoi, Eleonora Scaglia, Valeria
Bianchi, Cinzia D’Autilia, Marco Pasinetti
DSM, A.O. Polo Universitario Ospedale "Luigi Sacco"
e-mail: [email protected]
Obiettivi
Focus dell'intervento è l'abitare, nel suo aspetto privato dell'abitazione e in quello
pubblico della partecipazione sociale al contesto di vita.
Ruolo dell'operatore è quello di affiancare il paziente aiutandolo a ritrovare maggiori
competenze e
soddisfazioni nella vita in casa e nella comunità locale di appartenenza.
Candidati all’intervento sono:gli utenti inseriti in strutture residenziali dei CPS a
rischio di istituzionalizzazione,che vivono ancora in famiglia, nella fase di
autonomizzazione.
Il CPS mantiene il ruolo di gestione clinica e complessiva degli utenti .
Usufruire di un programma progressivo per obiettivi, prima di impegnarsi nella
conduzione individuale autonoma dell'appartamento
Materiali e Metodi
L’assetto organizzativo proposto dal progetto prevede una specifica equipe ad esso
dedicata che si affianca alle attività dei servizi del DSM.
Le soluzioni flessibili attivate per gli interventi sono calibrate sulle necessità e
preferenze degli utenti.
Risultati e Conclusioni
Per il monitoraggio dell'esperienza strumenti privilegiati sono le videoregistrazioni
(sono stati realizzati due video documentari) e l'ICF.
Bibliografia
Rodewald K, Rentrop M, Holt DV, Roesch-Ely D, Backenstrass M, Funke J, Weisbrod M, Kaiser S. Planning
and problem-solving training for patients with schizophrenia: a randomized controlled trial. BMC
Psychiatry. 2011 Apr 28;11:73.
37
Bibliografia
Koskinen S, Hokkinen EM, Sarajuuri J, Alaranta H. Applicability of the ICF checklist to traumatically braininjured patients in post-acute rehabilitation settings. J Rehabil Med. 2007 Jul;39(6):467-72.
La somministrazione dell’ICF (follow up a 16 mesi) ha confermato che i problemi più
diffusi sono all’interno delle funzioni mentali più colpite nei pazienti a cui il progetto si
rivolge.
Rispetto ai Fattori ambientali, in cui le persone vivono, l’equipe del progetto co-crea e
mantiene i “facilitatori” e la rimozione delle “barriere”.
E’ emerso tra Paziente e Psichiatra un interessante confronto sui fattori considerati,
una BARRIERA (cioè un ostacolo per il paziente), o un FACILITATORE (un aiuto).
33. UTENTI AFFERENTI AL SPUDC DELL’AQUILA: VALUTAZIONE PRE E POSTTERREMOTO
Samanta Prescenzo, Stefania Di Mauro, Valter Marola, Paolo Pomero, Maurizio
Giannangeli, Rocco Pollice, Rita Roncone, Massimo Casacchia
Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura, ASL 1 Avezzano-SulmonaL’Aquila
32. ICF: VALUTAZIONE DEL FUNZIONAMENTO DELLA DISABILITÀ E DELLA
SALUTE IN PAZIENTI SCHIZOFRENICI RICOVERATI PRESSO IL SPUDC DI
L’AQUILA
Giada Palombo, Roberta Ortenzi, Donatella Ussorio
Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico
Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è stato quello di effettuare una valutazione
epidemiologica dei soggetti ricoverati consecutivamente presso il SPUDC dell’Aquila,
nei due anni precedenti e nei due successivi al terremoto dell’aprile 2009. Si è voluto
inoltre indagare la presenza di eventuali differenze diagnostiche e socio-anagrafiche
tra i soggetti ricoverati precedentemente il terremoto e quelli ricoverati
successivamente l’evento stesso, con particolare attenzione al rilevamento di variabili
correlate al fenomeno revolving-door.
Materiali e Metodi: Nel nostro studio abbiamo arruolato 1071 soggetti, 503 femmine
(47%) e 568 maschi (53%), con età media di 47,32 anni (ds + 16,02), ricoverati
consecutivamente presso il SPUDC dell’Aquila da Aprile 2007 ad Aprile 2011. Tutti i
soggetti sono stati valutati tramite l’utilizzo dei seguenti test: BPRS, PANSS, VGF e
GHQ-12.
Risultati: Il campione totale è stato suddiviso in due gruppi: S1 e S2, in base alla data
di ricovero, rispettivamente precedente o successiva al terremoto del 6 aprile 2009
dell’Aquila. I soggetti appartenenti al gruppo S1 erano 671, 347 maschi (51,7%) e 324
femmine (48,3%), con età media di 46,19 anni (ds + 16,94), mentre quelli S2 erano
400, 226 maschi (56,5) e 174 femmine (43,5%) ed età media pari a 48,79 anni (ds +
16,62). Non emergono differenze statisticamente significative tra S1 e S2 nelle
caratteristiche socio-demografiche né nella valutazione psicopatologica. S2
presentava una degenza media maggiore (p=0,012). Il campione totale è stato
suddiviso, inoltre, in 3 gruppi, in base al numero dei ricoveri: R1 (un solo
ricovero/anno), R2 (2 ricoveri/anno, N=111) e R3 (3 o più ricoveri/anno, N=40). I
soggetti del gruppo R3 presentano anni di scolarità media significativamente inferiori
(p<0,05) e una maggior frequenza diagnosi di schizofrenia e di Disturbo Bipolare. I
soggetti dei gruppi R2 e R3 sono in maggior frequenza celibi o separati rispetto a
quelli appartenenti ad R1. I soggetti appartenenti al gruppo R2 presentavano sia
all’ingresso sia alla dimissione valori medi alla BPRS maggiori (p>0,05) e un valore
Obiettivo: Lo scopo del presente lavoro è quello di evidenziare in che percentuale
il supporto da parte di persone che forniscono assistenza, migliora la performance
dei soggetti affetti da schizofrenia.
Materiali e metodi: Il campione oggetto di studio è costituito da 35 pazienti con
diagnosi di Disturbo Schizofrenico, in accordo con il DSM-IV, ricoverati presso il
Servizio Universitario di Diagnosi e Cura de L'Aquila in regime di ricovero ordinario
o TSO, nel periodo Ottobre 2010-Aprile 2011. E’ stata somministrata a tutti gli
utenti la Checklist ICF (OMS 2003), facendo riferimento alla sezione 2 “Attività e
Partecipazione” ed alla sezione 3 “Fattori Ambientali”. Per quanto riguarda
quest’ultimi sono state considerate le aree e3 “Relazioni e Sostegno sociale” ed e4
“Atteggiamenti”.
Risultati: Le aree maggiormente problematiche sono rappresentate da
“Risoluzione dei Problemi”, “Intraprendere un compito articolato”, “Fare i lavori di
casa”, “Interazioni Interpersonali semplici e complesse”, “Lavoro retribuito”,
“Autosufficienza economica”. L’atteggiamento delle persone familiari per
qualcuno è una barriera, come quelli della società, mentre gli operatori sanitari
risultano come facilitatori.
Conclusioni: Per la maggior parte dei pazienti il sostegno di familiari e amici è
fondamentale ma per alcuni è una barriera che suggerisce l’utilizzo di interventi
sempre più mirati al loro coinvolgimento. Gli operatori sanitari sono alleati e
facilitatori nell'ambito dei servizi psichiatrici mentre la società evidenzia lo stigma nei
confronti delle problematiche psichiatriche.
38
medio più elevato alla PANSS negativa (p=0,006) ed un valore medio minore alla VGF
(p=0,02). I valori al GHQ-12 erano maggiori del cut-off in tutti e tre i gruppi.
Conclusioni: numerosi studi presenti in letteratura hanno indagato le conseguenze
psicopatologiche in una popolazione esposta ad un disastro naturale, così come il
fenomeno revolving-door, che sembra essere in continua crescita (Botha et al., 2010).
Dal nostro studio emerge che lo stato civile e la scolarità sembrano essere variabili
correlate ad un maggior numero di ricoveri.
malattia, il tipo di decorso della malattia, secondo il DSM-IV TR, eventuali comorbidità
con altre diagnosi di asse I e asse II e con l’abuso di sostanze. Abbiamo anche raccolto
dati relativi alla durata della malattia non trattata (DUI), il numero di ricoveri, il
numero di tentativi di suicidio e il funzionamento globale utilizzando la scala GAF
(Global Assessment of Functioning) del DSM IV-TR, considerata come variabili di corso
e esito.
Risultati e Conclusioni: La maggior parte degli studi presenti in letteratura inerenti la
relazione tra la durata della malattia non trattata e gli esiti a lungo termine sono
prospettici e hanno un follow-up della durata di circa 10 anni al massimo. Studi
retrospettivi come questo, nonostante i loro limiti, sono attualmente necessari per
comprendere il rapporto tra il DUI e l’esito a lunghissimo termine. Il nostro studio,
che presenta un campione di pazienti schizofrenici con oltre 25 anni di durata della
malattia, dimostra che la latenza tra la comparsa dei primi sintomi e il primo
trattamento medico è una variabile importante di esito. Una DUI più breve è
associato ad un decorso migliore della malattia, soprattutto caratterizzato da episodi
senza sintomi residui intercritici (p = 0,024) mentre tra i pazienti con una DUI
superiore ad un anno il decorso è per lo più continuo o episodico con sintomi residui
intercritici. Inoltre, è stato dimostrato un migliore funzionamento globale (p = 0.002)
e ridotto numero di ospedalizzazioni (p = 0,002), confermando i dati della letteratura
su studi nel breve-medio termine, che mostrano un miglior esito della schizofrenia nei
pazienti con una breve durata di malattia non trattata.
Bibliografia
Botha UA, Koen L, Joska JA, Parker JS, Horn N, Hering LM, Oosthuizen PP. The revolving door phenomenon
in psychiatry: comparing low-frequency and high-frequency users of psychiatric inpatient services in a
developing country. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2010 Apr;45(4):461-8
34. LA DURATA DI MALATTIA NON TRATTATA (DUI) PREDICE L’ESITO A
LUNGHISSIMO TERMINE NEI DISTURBI DELLO SPETTRO SCHIZOFRENICO?
Diego Primavera, Chiara Bandecchi, Tiziana Lepori, Lucia Sanna, Bernardo Carpiniello
Dipartimento di Sanità Pubblica-Sezione di Psichiatria, Clinica Psichiatrica – Università
degli Studi di Cagliari, Via Liguria 13, 09127 Cagliari (CA)
e-mail: [email protected]
Obiettivo: La schizofrenia ha solitamente un decorso cronico associato a una
compromissione cognitiva e basso funzionamento sociale. La durata della malattia
non trattata (DUI) è il tempo che intercorre tra l'insorgenza dei sintomi psichiatrici e il
primo trattamento farmacologico. Un gran numero di studi su pazienti schizofrenici
mostrano che questo tempo è molto variabile e spesso molto lungo, della durata di
diversi mesi o addirittura anni. E 'stato dimostrato che i pazienti schizofrenici con
lunga durata di malattia non trattata mostrano una peggiore risposta al trattamento
nella fase acuta, provocando un peggior esito a breve termine. Solo pochi studi hanno
dimostrato che la DUI è un fattore prognostico anche nel medio e lungo termine (più
di 10 anni di malattia). Si rendono utili pertanto ulteriori studi a lunghissimo termine
(oltre 20 anni di malattia). Lo scopo di questo studio è valutare la relazione tra DUI ed
esiti a lunghissimo termine nei pazienti diagnosticati come schizofrenici secondo i
criteri del DSM-IV-TR.
Materiali e Metodi: Questo studio retrospettivo è basato su un'analisi delle cartelle
cliniche, standardizzate nel formato AMDP, usato presso la Clinica Psichiatrica
dell'Università di Cagliari. Il campione consiste in 80 pazienti (52M e 28F) con una
diagnosi di schizofrenia, confermata dalla SCID-I, con oltre 25 anni di durata della
malattia. Abbiamo raccolto i dati personali, storia familiare, età di esordio della
Bibliografia
Altamura AC, Camuri G, Dell'Osso B. Understanding the role of the duration of untreated illness in
psychiatric disorders: a narrative review. Riv Psichiatr. 2010 Jul-Aug;45(4):197-208
Bottlender R, Sato T, Jäger M, Wegener U, Wittmann J, Strauss A, Möller HJ. The impact of the duration of
untreated psychosis prior to first psychiatric admission on the 15-year outcome in schizophrenia. Schizophr
Res. 2003 Jul 1;62(1-2):37-44
Carbone S., Harrigan S., McGorry P.D., Curry C. and Elkins K., Duration of untreated psychosis and 12-month
outcome in first-episode psychosis: the impact of treatment approach, Acta Psychiatr. Scand. 100 (1999),
pp. 96–104.
39
Vendittelli N., Veltro F., Oricchio I., Bazzoni A., Rosicarelli M.L., Polidori G., Morosini P. L’intervento
cognitivo-comportamentale di gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Centro Scientifico
Editore, Torino, 2008
35. VALUTAZIONE DEGLI ESITI DI UN INTERVENTO COGNITIVOCOMPORTAMENTALE AGLI UTENTI AFFETTI DA EPISODIO DEPRESSIVO
MAGGIORE O DISTURBO BIPOLARE IN FASE DEPRESSIVA AFFERENTI AL
SERVIZIO PSICHIATRICO UNIVERSITARIO DI DIAGNOSI E CURA DI L’AQUILA
Anna Salza, Donatella Ussorio
Corso di Laurea in Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica; Servizio Psichiatrico
Universitario Diagnosi e Cura, Università dell’Aquila
e-mail: [email protected]
36. FUNZIONAMENTO SOCIALE E LAVORATIVO IN PAZIENTI RICOVERATI CON
PATOLOGIE MENTALI GRAVI
Ilaria Santini, Ida De Lauretis, Anna Lisa Di Loreto*, Rocco Pollice**, Rita Roncone**,
Massimo Casacchia**
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Corso di Laurea in Tecnico della
Riabilitazione Psichiatrica; **Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli
Studi dell’Aquila
Scopo: Verificare l’efficacia di un intervento cognitivo - comportamentale in un
gruppo sperimentale (G1) rispetto ad uno di controllo (G2) su: psicopatologia,
compliance farmacologica, abilità di coping e qualità di vita in pazienti afferenti al
Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura o al Day-Hospital, Ospedale San
Salvatore di L’Aquila dal dicembre 2010 a luglio 2011 con diagnosi di Episodio
Depressivo Maggiore o Disturbo Bipolare, fase depressiva
Materiali e metodi: Dei 29 pazienti, 19 (G1) hanno partecipato a tutti gli incontri e 10
a meno di 3 (G2). I moduli trattati durante gli incontri sono stati:
 Che cosa è accaduto prima del ricovero?
 Disturbi dell’umore--> tristezza e gioia.
 Che cosa è la depressione?
 Depressione e psicofarmaci
Tutti i soggetti sono stati valutati all’ingresso (t0), alla dimissione (t1) e dopo 3 mesi
(t2) con i seguenti strumenti:
 Brief Psychiatric Rating Scale 4.0 (BPRS 4.0), (Ventura, et al. 1993);
 Drug Attitude Inventory (DAI), (Hogan et al. 1983);
 Hamilton Depression Rating Scale (HAM-d), (Hamilton, 1960);
 Beck Depression Inventory (BDI) (Beck et al. 1961);
 Cope (Carven et al. 1989);
 World Health Organization Quality of Life-bref (WHOQOL-bref), (1998).
Risultati: I risultati ottenuti hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi
nella BPRS (p=0.04), nell’HAM-D (p=0.04), nella BDI (p=0.04) e nella WHOQOL-BREF
(p=0.05) nel G1 rispetto al G2. Mentre non ci sono differenze statisticamente
significative per quanto riguarda le abilità di coping e la compliance farmacologica.
Conclusioni: un intervento strutturato di gruppo all’interno di un SPUDC se svolto con
continuità può risultare efficace nel ridurre la sintomatologia e migliorare la qualità di
vita nei paziente con diagnosi di Depressione Maggiore
Introduzione. I disturbi mentali costituiscono un importante problema di sanità
pubblica perché presentano un’elevata frequenza nella popolazione generale e sono
associati a significativi livelli di menomazione del funzionamento psicosociale. Questi
elementi costituiscono un ostacolo all’inserimento lavorativo di persone affette da
disturbo mentale: un peso rilevante hanno le difficoltà a focalizzare l’attenzione, a
concentrarsi, la mancanza di persistenza e continuità nei compiti, i limiti nello
svolgere compiti multipli e nel lavorare con ritmi predefiniti, i problemi di relazione
con gli altri, quelli di accettare le critiche e la supervisione, la scarsa flessibilità e la
difficoltà a cambiare procedure e mansioni.
Materiali e metodi. Scopo dello studio è stato quello di valutare il funzionamento
socio-lavorativo di soggetti ricoverati presso il SPUDC dell’Ospedale Civile S. Salvatore
dell’Aquila. Quarantanove utenti, 26 maschi e 23 femmine, con età media di 45,17 aa
(+14,1) sono stati inclusi nel campione. Tutti i pazienti sono stati valutati mediante la
Mini-ICF-P, la PSP, la BPRS.
Risultati. Il punteggio medio alla BPRS è risultato 60 (+11,3), quello alla PSP 49 (+11,9)
e quello alla Mini-ICF-P 1,23 (+0,5). Il 28,6 % degli utenti era disoccupato, il 22,4%
invalido ed il 49% aveva un lavoro. Il 44,7% dei soggetti hanno riferito una durata
dell’ultimo impiego inferiore ad 1 anno. I soggetti con un lavoro hanno mostrato sia
alla PSP che alla Mini-ICF-P punteggi statisticamente differenti da quelli disoccupati
(p=0,007; p=0,018), ed in particolare negli item “Flessibilità” (p=0,03), “Durata”
(p=0,03) e “Capacità negli spostamenti” (p=0,02).
Conclusioni. I nostri risultati preliminari sottolineano come alcune abilità personali
siano importanti per consentire l’integrazione nel mercato del lavoro. Tale
considerazione non può prescindere dalla pianificazione di interventi riabilitativi che
prevedano il potenziamento di abilità sociali, necessarie affinché la persona possa
interagire correttamente con l’ambiente circostante.
Bibliografia
40
Bibliografia
Baron S, Linden M. Disorders of functions and disorders of capacity in relation to sick leave in mental
disorders. Int J Soc Psychiatry. 2009 Jan;55(1):57-63.
Carpiniello B. Funzionamento sociale e schizofrenia. Giorn Ital Psicopat 2010;16:227-230.
della Mini-ICF-P e quelli della PANSS (r=0,604, p=0,000), correlazione riscontrata
anche nella scala dei sintomi positivi (r=0,446, p<0,005), dei sintomi negativi (r=
0,509, p<0,005), e dei sintomi generali (r=0,443, p<0,005).
Conclusioni. La “gravità” della patologia non può essere definita solamente in base
alla “gravità” dei sintomi, ma deve prendere in considerazione anche la qualità della
vita e l’impatto sul funzionamento globale del soggetto. La Mini-ICF-P sottolinea
l'importanza di valutare il concetto di disabilità nel funzionamento come una
dimensione ulteriore, oltre a quella legata al quadro psicopatologico, nella
valutazione dei disturbi mentali.
37. VALUTAZIONE DEL FUNZIONAMENTO PSICOSOCIALE IN PAZIENTI CON
DISTURBI DELLO SPETTRO PSICOTICO ATTRAVERSO L’UTILIZZO DELLA MINIICF-P, UN BREVE STRUMENTO PER L’ASSESSMENT DELLE DISABILITÀ
Ilaria Santini, Ida De Lauretis, Rocco Pollice*, Rita Roncone*, Massimo Casacchia*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Scienze della Salute,
Università degli Studi dell’Aquila
Bibliografia
1. Schaub D, Brüne M, Jaspen E, Pajonk FG, Bierhoff HW, Juckel G. The illness and everyday living: close
interplay of psychopathological syndromes and psychosocial functioning in chronic schizophrenia. Eur Arch
Psychiatry Clin Neurosci. 2010 Jul 22.
2. Linden M, Baron S. Analyzing the Effectiveness of Inpatient Psychosomatic Rehabilitation Using the MiniICF-APP [Article in German]. Rehabilitation, 2009; 48: 145-153.
Obiettivo. La schizofrenia è considerata un disturbo con alto tasso di recidiva ed
elevato rischio di cronicità. Specialmente in corso di trattamento a lungo termine, le
alterazioni delle capacità di relazione risultano importanti, aumentando il rischio di
emarginazione e povertà come conseguenza delle scarse competenze sociali e della
disoccupazione. Scopo dello studio è stato di valutare le capacità di relazione sociale
di soggetti affetti da patologie mentali gravi, misurando quale dimensione risulti
maggiormente compromessa, verificando l’esistenza di una differenza tra il livello di
disabilità tra i pazienti ricoverati e quelli ambulatoriali e di una correlazione tra
compromissione funzionale e gravità psicopatologica.
Materiali e Metodi. Novantasei pazienti, con età media di 41,89 aa (+11,85), inclusi
nello studio, sono stati valutati mediante la Mini-ICF-Rating for Mental Disorders
(Mini-ICF-P) al fine di conoscere il grado di disabilità nel funzionamento sociale, la
PANSS per la valutazione del quadro psicopatologico e la VGF.
Risultati. Il 51,3% dei soggetti aveva una diagnosi di Schizofrenia, il 18,2% di disturbo
Schizoaffettivo, ed il 30,5 % di Psicosi NAS. Il punteggio medio alla PANSS è stato 70,4
(ds+15), con rispettivamente il punteggio di 18,2 (+5,7) alla scala positiva, di 16,1
(+6,6) alla scala negativa, di 36 (+7,6) alla scala generale. Il punteggio medio alla VGF è
stato 50 (+13,7). Il punteggio medio alla Mini-ICF-P è stato 1,91 (+0,7). Le dimensioni
maggiormente compromesse risultano “Durata” , “Giudizio” e “Contatti con altre
persone”. I pazienti ricoverati presentano un valore medio alla Mini-ICF-P maggiore
rispetto a quelli visitati in regime ambulatoriale (2,11 +0,7 vs 1,56 +0,5; p<0,005). Con
un campione di circa 100 pazienti, è stata evidenziata una correlazione inversa,
statisticamente significativa, tra i punteggi della Mini-ICF-P e quelli ottenuti nella
valutazione del funzionamento globale effettuata tramite la VGF (r=-0,534, p=0,000).
Emerge inoltre una correlazione diretta, statisticamente significativa, tra i punteggi
38. SOSTENERE PSICOLOGICAMENTE I PAZIENTI NELL’AMBITO DEI PROGETTI
RIABILITATIVI INDIVIDUALIZZATI E STUDIARE LE MODALITÀ PER INSERIRE
TALE PRASSI RIABILITATIVE DEI L.E.A.
Vittorio Sconci, Roberto Ladislao Bonanni, Cecilia Ciotti, Makenda D’Amico, Michela
Di Pietro, Camilla Franchi, Nicoletta Nardi, Rita Pappalepore, Manuela Sabini,
Marialuisa Rossi, Anna Paola Vespa, Concetta De Amicis
ASL 01 Avezzano–Sulmona-L’Aquila, Dipartimento di Salute Mentale.
Obiettivo. I Progetti di Inserimento Lavorativo hanno come obiettivo principale
sostenere la riabilitazione psicosociale e l’inserimento nel mondo del lavoro delle
persone affette da disagio mentale grave in trattamento presso il DSM di L’Aquila.
Sull’intero campione della popolazione segnalata dai medici psichiatri sono state
individuate 52 persone in possesso dei requisiti richiesti per gli inserimenti.
Materiali e Metodi. La metodologia ha previsto una prima fase di valutazione
mediante: colloquio di valutazione psicologico-clinico, somministrazione di test e
questionari standardizzati (WAIS-R, SF/36, AVQ, BPRS).
Risultati e Conclusioni. A seguito delle valutazioni sono stati individuati i 52 cittadiniutenti in possesso dei requisiti per l’inserimento lavorativo in Progetto Armonia e
Borsa Lavoro.
La valutazione delle persone individuate nel campione ha messo in evidenza
numerose carenze nell’ambito delle abilità lavorative, sociali e relazionali sulle quali
l’equipe che ha curato gli inserimenti lavorativi è intervenuta.
41
39. IL VISSUTO SOGGETTIVO DEL RECOVERY
Adele Tosone, Chiara Di Venanzio, Rocco Pollice*, Massimo Casacchia*, Rita
Roncone*
Scuola di Specializzazione in Psichiatria; *Dipartimento di Scienze della Salute,
Università degli Studi dell’Aquila
40. RISPOSTE ADATTATTIVE DI BAMBINI ED ADOLESCENTI AFFETTI DA
AUTISMO ESPOSTI AL TERREMOTO DELL’AQUILA DEL 2009
Marco Valenti, Tiziana Ciprietti*, Claudia Di Egidio*, Maura Gabrielli*, Francesco
Masedu, Annarita Tomassini*, Germana Sorge*
Dipartimento di Medicina e Salute Pubblica, Università dell’Aquila; *Fondazione per
l’Autismo “Il Cireneo”, L’Aquila, Lanciano e Vasto
e-mail: [email protected]
Obiettivo. La de-istituzionalizzazione e lo sviluppo di un sistema di supporto
comunitario hanno condotto alla formulazione del concetto “recovery”: modo di
vivere una vita soddisfacente, di speranza e partecipazione anche in presenza di
malattia. Il recovery riconosce in sé caratteristiche fondamentali quali fiducia in se
stessi e speranza, disponibilità a chiedere aiuto, orientamento ad obiettivi e al
successo, fiducia negli altri, la capacità di non sentirsi dominati dai sintomi. Scopo del
nostro lavoro era quello di indagare le attitudini al recovery e le correlazioni con il
funzionamento sociale, e l’insight.
Materiali e Metodi. 20 utenti affetti da Malattia Mentale Grave ricoverati presso lo
S.P.U.D.C. dell’Aquila sono stati sottoposti a valutazione psicopatologica attraverso
PANSS, BPRS e a valutazione del funzionamento sociale attraverso VGF, PSP, LSP. La
dimensione soggettiva è stata indagata attraverso scale self-report: Insight, DAI, e le
attitudini al recovery con la RAS.
Risultati. Più alti punteggi alla RAS vengono riportati nella dimensione “obiettivi e
orientamento al successo” e “disponibilità a chiedere aiuto”; mentre “la capacità di
non sentirsi dominati dai sintomi”, meno rappresentata, correla negativamente con la
consapevolezza di malattia e il ri-etichettamento dei sintomi. Non emergono
correlazioni fra le dimensioni del recovery indagate con la RAS né con le dimensioni
psicopatologiche né con quelle del funzionamento.
Conclusioni. Lo sguardo soggettivo al recovery evidenzia un atteggiamento di
speranza e di disponibilità a ricevere aiuto, mentre la consapevolezza di malattia
sembrerebbe un ostacolo alla “capacità di non sentirsi dominati dai sintomi”. Il
recovery è da considerare una potenzialità del soggetto che deve trovare il contesto
in cui esprimersi; si rendono necessari ulteriori studi su come l’atteggiamento del
singolo si inserisca in quello sociale.
Obiettivo: In letteratura non sono presenti studi che descrivono gli esiti adattativi dei
soggetti con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) in seguito a disastri naturali. Lo
scopo dello studio è quello di valutare il comportamento adattivo di bambini ed
adolescenti con DSA dopo un anno dall’evento sismico aquilano del 2009.
Materiali e metodi: Tutti i soggetti valutati afferivano ai centri di riabilitazione
semiresidenziale per l’autismo della Fondazione ‘Il Cireneo’ di L’Aquila, Lanciano,
Vasto dal 2007 e presentavano una diagnosi DSA formulata attraverso strumenti
diagnostici quali Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS), Autism Diagnostic
Interview-Revised (ADI-R) ed i criteri ICD-10. Sono stati valutati 18 soggetti esposti
all’evento sismico e confrontati con 42 soggetti non esposti. Il comportamento
adattivo è stato valutato al baseline, dopo 6 mesi e dopo 1 anno dall’evento sismico,
attraverso la Vineland Adaptive Behaviour Scales (VABS). I soggetti esposti all’evento
sismico sono stati prontamente inseriti nel programma riabilitativo attraverso
l’ospitalità degli altri Centri della Fondazione.
Risultati. I soggetti esposti presentavano un drammatico declino del loro
comportamento adattivo nei primi 6 mesi dopo il disastro (p:0.01 for all VABS
dimensions). Tuttavia, l’intervento ed intensivo effettuato nel post-terremoto ha
permesso un parziale recupero del funzionamento adattivo.
Conclusioni. Il nostro studio dimostra che la resilienza e il recupero del
funzionamento pre-disastro in gran parte giovani con DSA dipende dal loro
immediato inserimento nella routine intensiva di programmi di riabilitazione e dalla
stabilizzazione, per quanto possibile, della routine della vita quotidiana.
Bibliografia
Anthony WA. Recovery from mental illness: The guiding vision of the mental health system in the 1990s.
Innovations and Research 1993;2:17-24.
Roe D. The Subjective Experience of People with Severe Mental Illness: A Potentially Crucial Piece of the
Puzzle Isr J Psychiatry Relat Sci Vol 42 No. 4 (2005) 223–230
41. LAVORARE INSIEME E AIUTARSI RECIPROCAMENTE
Massimo Mari, Arianna Di Cesare, Cecilia Ciotti, Camilla Franchi, Giuseppe Ferella
Dipartimento Salute Mentale ASUR Zona 5 Jesi – Gruppo Umana Solidarietà
e-mail: [email protected]
Obiettivo: Il progetto “Centra L’Ascolto” nasce come prosecuzione dell’attività del GUS
dal maggio 2009 e ha nei volontari il punto cardine di un’azione mirata al sostegno
42
della popolazione aquilana: si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei
residenti nei 3 Progetti CASE (Cese di Preturo, Coppito 3, Paganica 2) e di
conseguenza, accompagnarli nel trovare in se stessi le risorse utili ad una nuova
ripartenza.
Materiali e metodi: Per perseguire gli obiettivi i mezzi utilizzati sono stati:
- I volontari con i loro vissuti e le loro esperienze
- interviste informali
- questionari strutturati
- ascolto attivo
- interventi di rete
- collaborazioni con Associazioni di Volontariato aquilane
Risultati: Da quanto emerso a conclusione del progetto, il bisogno principale dei
residenti è quello di tornare in casa propria e, nell’attesa, di avere maggiori servizi
all’interno di quelli che ora vengono vissuti come quartieri dormitorio. Grazie ai
volontari si sono attivate risorse nel programmare attività sociali che rendessero
più umane le new town.
Conclusioni: Il progetto ha permesso di comprendere la situazione dei residenti
nelle new town e di vivere, con i loro occhi, le sensazioni e le emozioni derivanti
dalla realtà indotta dal sisma. I volontari hanno potuto comprendere, a partire dal
loro mondo interno, quanto sia importante il superamento del lutto per le perdite
subite dagli Aquilani al fine di ricostruire luoghi e tempi che sentano come propria
casa, propria città, propria vita.
43
ABSTRACT
VIDEO “I CORTI”
V1. “NEL TEMPO LIBERO LA PARANOIA…”
Irene Bencich, Maria Laura Colmegna, Erica Fre, Roberto Placanico *, Claudia
Gerodetti, Mariavittoria Leone
Anteo Cooperativa Sociale Onlus, Biella; *attore
e-mail: [email protected]
V2. FUORIGIOCO: UN CALCIO ALLA DISCRIMINAZIONE
Sara Sepicacchi e Consiglio direttivo della Associazione “Fuorigioco”onlus
Associazione “Fuorigioco” onlus, Perugia
e-mail: [email protected]
L’idea di Fuorigioco nasce dal confronto e dall’incontro di diversi soggetti afferenti al
mondo della salute mentale: operatori sociali della riabilitazione psichica, psichiatri,
utenti, cittadini. L’Umbria ha fatto da cornice al movimento di de-istituzionalizzazione
delle strutture manicomiali muovendosi verso un principio di diritto alla salute che
riportasse al centro della dimensione di cura l’uomo e non più la malattia. Le persone
accolte nelle strutture intermedie, residenziali e semiresidenziali, della AUSL n.2
vivono però ancora un isolamento relazionale che accresce la diffidenza da parte di
chi conosce “il matto” solo come viene presentato dai media (pericoloso, aggressivo).
“Fuorigioco”, attraverso lo sport, ha cercato un linguaggio fruibile a tutti che
permettesse una dimensione di prossimità in cui le persone possano conoscersi e riconoscersi. Obiettivo principale è reintegrare l’utente dei servizi psichiatrici in una
normalità che non può più prescindere dalla rieducazione sociale e culturale dei
cittadini.
Attraverso lo sport l’Associazione si fa veicolo dei valori fondamentali dello stare
insieme, del lavoro di gruppo e della compartecipazione fisica ed emotiva delle
persone. L’Associazione intende, attraverso azioni mirate, costruire realtà stabili e
non più di intrattenimento, attraverso un lavoro fisico e psichico serio, che metta le
persone nella condizione di autodeterminarsi all’interno di una progettualità che essi
stessi contribuiranno a costruire verso canali ottimali di reinserimento nel tessuto
sociale.
Il “corto” mostra un evento organizzato dall’Associazione nel 2011 e, tramite
interviste ad utenti ed aderenti all’Associazione stessa, vengono raccolte opinioni e
valutazioni sull’esperienza.
Obiettivo: il cortometraggio, realizzato interamente da un gruppo di utenti del Centro
Diurno di Biella, si pone come obiettivo la rappresentazione del “tempo libero” dal
punto di vista della persona portatrice di una sofferenza mentale. Il video racconta le
dimensioni del vuoto e dell’isolamento e la possibilità di farvi fronte attraverso la
creazione di relazioni significative.
Gli autori, hanno partecipato ad un concorso, iscrivendosi senza connotazioni di
malattia, ma come gruppo di amici.
Materiali e Metodi: Un assistente sociale col supporto tecnico di un fotografo
professionista, hanno coordinato un gruppo di 5 utenti interessati alla realizzazione di
un cortometraggio.
Il progetto si è articolato in diverse fasi: stesura della sceneggiatura, la scelta dei
luoghi, effettuazione delle riprese oltre allo studio dei personaggi e della colonna
sonora.
La realizzazione delle riprese ha visto gli utenti attivi sia nel ruolo di attori, che nel
ruolo di registi, curando sia la scenografia che le riprese. La fase di montaggio è stata
effettuata dal tecnico che ha seguito il progetto.
Il brano proposto per i titoli di coda è stato scritto e interpretato da Roberto Placanico
all’interno di un progetto organizzato in collaborazione con un atelier di musica del
territorio.
Risultati: Il cortometraggio, creato per il concorso “Tempo libero, libera il tempo”
indetto da “Informagiovani”di Cossato, è risultato primo classificato. In seguito, è
stato utilizzato come strumento per effettuare interventi di sensibilizzazione e lotta
allo stigma nelle scuole del territorio biellese.
Conclusioni: La partecipazione al concorso di “Informagiovani” è stata un’occasione
importante per poter rappresentare la propria condizione in un contesto “normale”,
ma anche possibilità di integrazione con una significativa ricaduta sull’autostima e un
incremento del senso di autoefficacia.
44
V3. “MESSAGGIO DI SPERANZA” (MESAZH E SHPRESE)
Attore Protagonista: Ver Hjseni, Art Director e Sceneggiatori: Willy Mussini, Attilio
Buccini, Testi: Franco Veltro, Musica: Pseudofonia, Pasquale Petrone
Il Cortometraggio, a cura dell’Associazione Liberamente Insieme ONLUS, della durata
di 11 minuti ha come soggetto la storia di un paziente dell’Ospedale Psichiatrico di
Skutari (Albania). Ricoverato in seguito ad uno scompenso psichico in Italia, dove
aveva tentato la fortuna, viene ricoverato e non più dimesso per povertà e solitudine.
Isolato anche all’interno dell’Istituto, i momenti di benessere sono legati ai ricordi
dell’infanzia e soprattutto delle partite di calcio. Ciò viene compreso dagli operatori
che pensano di organizzare un torneo di calcetto con i pazienti dei Servizi Psichiatrici
Comunitari dell’Italia. Il torneo si svolgerà a Skutari con evidenti effetti benefici sul
soggetto e sull’ambiente. Da una storia “vera”, il soggetto del corto, a cura di Franco
Veltro, William Mussini e Attilio Buccini rappresenta un documentario dell’azione
della cooperazione internazionale A.P.Q. Balcani di de-istituzionalizzazione in Albania
che ha visto la partecipazione di 5 utenti del Servizio Psichiatrico di Campobasso e dei
pazienti delle Residenze e dell’Ospedale di Skutari.
Il corto è basato sul breve dialogo interno del paziente all’inizio del cortometraggio, in
lingua originale e con i sottotitoli in italiano, e poi di conseguenza con le immagini
della preparazione dell’incontro, dello svolgimento della partita e……!
La partecipazione degli utenti e la realizzazione del cortometraggio sono stati possibili
grazie al contributo delle cooperative sociali: “Nardacchione” di Casacalenda, “Nuove
Prospettive” di Busso, “Dialogo” di Campolieto, “Scaed” di Castellino del Biferno,
“Scorim” di Duronia, “Falcone” di Gambatesa, “S.G. Battista” di San Giovanni in Galdo
e “Bachelet” di Speino che gestiscono Centro Diurno e Centri di Riabilitazione
Psichiatrica del DSM di Campobasso.
L’ASReM e la Regione Molise hanno patrocinato tale evento.
45
INDICE AUTORI
Carpiniello Bernardo; 12; 39
Carta Gaspare; 24
Casacchia Massimo; 18; 22; 24; 25; 28; 30; 32; 38; 40; 41; 42
Cauti Loretta; 31
Ceci Cinzia; 23
Cerrato Salvatore; 34
Cerri Anna Lisa; 9
Cianchini Andrea; 29
Cinti Pamela; 36
Ciotti Cecilia; 21; 41; 42
Ciprietti Tiziana; 42
Colatei Marta; 18; 24
Colmegna Maria Laura; 29; 44
Contaldo Rita; 36
Corazza Ornella; 27
Costantini Marta; 31
Crosa Marco; 36
A
Allegro Anna Maria; 21
Annunziata Maria Carmina; 34
Antonelli Francesca; 23
Avino Teresa; 34
B
Baiardi Giancluca; 15
Ballantini Mario; 16
Bandecchi Chiara; 39
Barbato Angelo; 3
Barbieri Serena; 8
Baruffi Nevio; 21
Baruffini Tiziana; 16
Bellomo Antonello; 19
Bencich Irene; 29; 44
Bertotti Kathleen; 9
Bianchi Valeria; 17; 37
Bianchini Valeria; 18; 22; 26; 30
Boggian Ileana; 14
Bonanni Roberto Ladislao; 21; 41
Bongiolatti Fabiola; 16
Bor Cristiano; 29
Borri Giorgio; 29
Borriello Laura; 23
Bosio Roberto; 11
Brondino Natascia; 32; 33
Buccini Attilio; 45
D
D’Alfonso Angela; 24
D’Amico Makenda; 21; 41
D’Autilia Cinzia; 37
D’Avanzo Barbara; 4
D’Onofrio Simona; 28; 30; 36
De Amicis Concetta; 21; 41
De Isabella Giorgio; 8
De Lauretis Ida; 18; 25; 30; 37; 40; 41
De Rosa Corrado; 5
Del Principe Mirella; 26
Del Vecchio Valeria; 5
Di Cesare Arianna; 42
Di Egidio Claudia; 42
Di Emidio Gabriella; 24
Di Fonso Adina; 24
Di Loreto Anna Lisa; 40
Di Mauro Stefania; 18; 26; 27; 38
Di Melchiorre Giuditta; 27
Di Michele Vittorio; 28
Di Munzio Walter; 34
C
Canazza Cristina; 29
Canducci Sabrina; 17
Canonici Samuele; 35
Capitanio Maurizio; 9
Carofiglio Angela; 8
Carozza Paola; 12
Carpentieri Carolina; 34
46
Di Pietro Michela; 21; 41
Di Venanzio Chiara; 42
J
Javed Muhammad Afzal; 3
E
L
Esposito Assunta; 34
Evangelista Paolo; 18; 30
Leggero Paolo; 32; 33
Leone Mariavittoria; 29; 44
Lepori Tiziana; 39
Lubino Greta; 5
Luciano Mario; 5
F
Ferella Giuseppe; 42
Filograno Maria Cristina; 8
Fiorillo Andrea; 5
Fiorini Ivan; 29
Fontana Marco; 9
Fontanella Rosa; 34
Franchi Camilla; 21; 41; 42
Francomano Antonio; 10
Fre Erica; 29; 44
Fusaro Giulio; 36
Fusaro Guido; 36
M
Macrì Antonio; 15
Maggioni Alessandro; 9
Maj Mario; 5
Malangone Claudio; 5
Malavolta Maurizio; 18
Mancini Marco; 17
Maone Antonio; 20
Maranesi Teodoro; 17
Maresca Luisa; 34
Mari Massimo; 42
Marinozzi Lorenza; 35
Marola Valter; 38
Masedu Francesco; 42
Mattei Antonella; 30
Mazza Monica; 6; 32
Meneghelli Anna; 6
Mercandino Maura; 36
Montemagni Cristiana; 15
Musicò Alessandra; 36
Mussini Willy; 45
G
Gabrielli Maura; 42
Galvan Federico; 16
Geda Giovanni; 36
Gerodetti Claudia; 29; 44
Giacco Domenico; 5
Giannangeli Maurizio; 38
Giordani Paesani Natascia; 18; 22; 25; 26; 30
Giosuè Patricia; 31
Giovannangelo Rita; 31
Giusti Laura; 32
Goggi Arianna; 32; 33
Goglio Marco; 10
Gruppo Fareassieme; 10
N
Nardi Nicoletta; 21; 41
Nivoli Alessandra; 5
Nuccetelli Francesco; 31
H
Hjseni Ver; 45
47
Santini Ilaria; 18; 30; 36; 40; 41
Scaglia Eleonora; 37
Schifano Fabrizio; 27
Sciascio Donatella; 29
Sconci Vittorio; 18; 41
Semisa Domenico; 19
Sepicacchi Sara; 44
Shepherd Geoff; 4
Silvestri Livia; 31
Silvestri Raffaella; 35
Sorge Germana; 42
Straticò Ettore; 15
Stucchi Elisa; 17
Svettini Alessandro; 13
O
Ortensi Roberta; 24
Ortenzi Roberta; 16; 23; 26; 28; 36; 37; 38
P
Pagani Claudio T.; 17; 37
Palombo Giada; 38
Pappalardo Marcella; 34
Pappalepore Rita; 21; 41
Parisse Valentina; 24
Pasinetti Marco; 17; 37
Pecoriello Barbara; 28
Persiani Ilaria; 29
Petrone Pasquale; 45
Pincini Paola; 28
Pinna Federica; 12
Piperopoulos Orfefs; 24
Pisciotta Mario; 34
Placanico Roberto; 44
Pollice Rocco; 7; 18; 22; 24; 25; 26; 27; 28; 30; 36; 37; 38; 40; 41; 42
Pomero Paolo; 38
Pontillo Chiara; 34
Prescenzo Samanta; 38
Primavera Diego; 39
T
Tagliabue Franca; 17; 37
Tasselli Francesca; 9
Taverna Alberto; 15
Tempia Patrizia; 29
Tomassini Annarita; 26; 28; 42
Tosone Adele; 18; 28; 30; 42
U
Urbani Silvia; 29
Ussorio Donatella; 16; 23; 24; 37; 38; 40
R
Re Edoardo; 9; 14
Rigliano Paolo; 8
Rocca Gabriele; 15
Rolandin Dilva; 33
Roncone Rita; 6; 18; 22; 24; 25; 28; 30; 32; 38; 40; 41; 42
Rossi Marialuisa; 21; 41
V
Valenti Marco; 42
Valmassoi Andrea; 17; 37
Veltro Franco; 13; 45
Venanzini Raimondo; 35
Verni Laura; 18; 26
Vespa Anna Paola; 21; 41
Villamizar Beatrice; 31
S
Sabini Manuela; 21; 41
Salvati Mariangela; 34
Salza Anna; 16; 40
Sanna Lucia; 39
Z
Zaccheddu Andrea; 12
48
49
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