UNO SPECIALE REALIZZATO DA MEDIAPLANET
No 1./Giugno 2011
SALUTE DELLA
TIROIDE
7
IDEE
PER SAPERNE
DI PIÙ
La laser
terapia
Una nuova
metodica
minimamente
invasiva
Ipertiroidismo
e ipotiroidismo
Quando la
tiroide funziona
troppo o
troppo poco
I disturbi
del sonno
Cause e
conseguenze
dipendenti
dagli ormoni
tiroidei
CURARNE I
DISTURBI
FOTO: PROF. ALDO PINCHERA PRESIDENTE ONORARIO ASSOCIAZIONE ITALIANA TIROIDE
QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO
UNO SPECIALE REALIZZATO DA MEDIAPLANET
2 · SALUTE DELLA TIROIDE
EDITORIALE
La tiroide
e le sue malattie
L
e malattie della tiroide sono estremamente diffuse
in tutto il mondo:
insieme al diabete
mellito, rappresentano le patologie
più diffuse del sistema endocrino-metabolico. Negli ultimi anni
questo primato è stato in realtà
superato dalla enorme diffusione
dell’obesità in Italia e nella maggior parte degli altri paesi, compresi quelli in via di sviluppo.
Le malattie della tiroide hanno la caratteristica di essere molto più frequenti nella donna e di
essere in larga misura dipendenti dallo stato nutrizionale di iodio.
Ciò si spiega facilmente considerando che lo iodio è un costituente
fondamentale degli ormoni prodotti dalla ghiandola (tiroxina e
triiodotironina), che a loro volta sono essenziali per assicurare
un armonico sviluppo dell’organismo e in particolare del cervello, della maturazione sessuale e
dell’equilibrio metabolico nel suo
complesso.
In zone molto estese del mondo
lo iodio disponibile negli alimenti è scarso e ciò spiega perché il rischio di gozzo e, nei casi di maggiore carenza, anche il rischio di
un difetto dello sviluppo mentale, è stato a lungo molto elevato fino ad interessare oltre due miliardi di persone nel mondo. Negli ultimi anni la profilassi iodica, con
l’aggiunta di iodio nel sale comune, ha consentito di contrastare,
IN EVIDENZA
PAGE 04
nella maggior parte dei paesi, gli
effetti della carenza iodica. La recente introduzione in Italia di una
legge che promuove la distribuzione generalizzata del sale iodato
a tutta la popolazione, ha già dato
i suoi frutti, ma è importante che
l’uso del sale iodato sia esteso a
tutta la popolazione per una completa prevenzione dei disturbi da
carenza iodica. Per rispondere alle recenti raccomandazioni di limitare il consumo di sale negli alimenti, il nostro motto è: poco sale
ma iodato!
Tra le malattie della tiroide non
legate alla carenza alimentare di
iodio, le forme più comuni sono le
malattie autoimmuni e in particolare la tiroidite di Hashimoto, con
o senza ipotiroidismo e il morbo di
Basedow, con ipertiroidismo spesso associato ad esoftalmo. Anche
in questo caso, la donna è colpita
molto più dell’uomo.Per l’ipotiroidismo è disponibile l’ormone tiroideo sintetico (levotiroxina) che
è del tutto identico all’ormone naturale e corregge completamente i disturbi da ridotta produzione
ormonale. Per l’ipertiroidismo si
hanno a disposizione farmaci che
frenano rapidamente l’eccesso di
funzione tiroidea, ma spesso non
consentono un controllo definitivo dell’ipertiroidismo. In questi
casi, l’intervento chirurgico (tiroidectomia) o la terapia radiometabolica con radiodiodio permettono di ottenere una cura definitiva
dell’ipertiroidismo.
I tumori maligni della tiroide
“In questo fascicolo sono
brevemente
illustrati i grandi
progressi effettuati dalla ricerca bio-medica,
in questi ultimi
anni, nella diagnosi e nella
terapia delle
malattie della
tiroide”
Aldo Pinchera
Professore
Emerito di
Endocrinologia,
Università di Pisa
Roberto Rocchi
Dirigente medico Dipartimento
Endocrinologia
e Metabolismo,
azienda Ospedaliera Universitaria
Pisana.
sono relativamente rari e,come illustrato in un apposito articolo di
questo supplemento, sono spesso
suscettibili di guarigione se trattati adeguatamente.Tra questi tumori il carcinoma papillare può
essere indotto dalle radiazioni e
in particolare dallo iodio radioattivo liberato negli incidenti nucleari, come si è verificato dopo l’incidente di Chernobyl. Paradossalmente, nelle dosi opportune, lo
stesso iodio radioattivo viene utilizzato con successo nella terapia
dell’ipertiroidismo e anche dello
stesso tumore maligno della tiroide.
In questo fascicolo sono brevemente illustrati i grandi progressi effettuati dalla ricerca bio-medica, nella diagnosi e nella terapia
delle malattie della tiroide. Riteniamo qui opportuno sottolineare il grande contributo dato dagli
studi della fisiopatologia tiroidea
che ha avuto nella prevenzione e
cura di affezioni della tiroide con
elevato impatto sociale, per la loro diffusione e gravità.Si tratta del
cretinismo endemico che è stato ormai debellato in gran parte
del mondo con la iodoprofilassi, e
del cretinismo sporadico (dovuto all’ipotiroidismo congenito),
che viene efficacemente prevenuto con una pronta terapia con ormoni tiroidei, grazie alla diagnosi precoce consentita dallo screening neonatale. Si tratta di vere e
proprie conquiste epocali su scala
mondiale.
Paolo
Miccoli
Professore
Ordinario di
chirurgia
dell’Università di
Pisa.
“La tecnica MIVAT
unisce il vantaggio
della piccola incisione a quello dell’ingrandimento delle
immagini endoscopiche.”
La laser terapia nel nodulo
tiroideo
p. 05
La carenza iodica nella donna gravida
p. 08
TIROIDE, PRIMA EDIZIONE,
GIUGNO 2011
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SALUTE DELLA TIROIDE · 3
Forme subcliniche di
ipotiroidismo e ipertiroidismo
Le patologie subcliniche della
tiroide (ipotiroidismo ed ipertiroidismo subclinico) possono essere considerate delle forme iniziali di disfunzione della ghiandola tiroide in cui i livelli degli ormoni tiroidei sono
ancora nei valori di normalità,
mentre l’ormone ipofisario, il
TSH , che controlla la funzione
e il trofismo della ghiandola tiroide, è già alterato. L’ipotiroidismo subclinico rappresenta una
condizione di carenza funzionale della ghiandola tiroidea. Tale
patologia è molto frequente (416% della popolazione generale)
specie nelle donne e nelle persone anziane.
astenia, adinamia, crampi muscolari, intolleranza al freddo,
edema palpebrale e stipsi. Un
deficit di ormoni tiroidei,anche
lieve, può essere responsabile
di una ridotta fertilità, e in caso di gravidanza, di importanti
complicanze per la madre e per
il feto.
Complicanze
Sintomatologia
La sintomatologia clinica può
essere lieve e poco specifica. Solo il 30% dei pazienti con Ipotiroidismo subclinico riferisce
sintomi specifici come cute
secca, disturbi della memoria,
GAETANO LOMBARDI
Professore Ordinario in Endocrinologia, Università di Napoli Federico II
BERNADETTE BIONDI
Professore Associato in Endocrinologia, Università di Napoli Federico II
L’ipotiroidismo subclinico può
inoltre essere responsabile di
complicanze cardiovascolari come ipertensione, ipercolesterolemia, e può essere un importante fattore di rischio per
cardiopatia ischemica e insufficienza cardiaca, specie nell’
anziano. L’Ipertiroidismo subclinico ha un prevalenza dello
0.7-12.4%, in relazione al consumo di iodio. La sintomatologia
è caratterizzata da palpitazioni, tremori, intolleranza al caldo, sudorazioni, ansia, difficoltà
di concentrazione, cardiopalmo,
insonnia. Segni e sintomi specifici di patologia sono generalmente mascherati nel paziente
anziano, anche se le conseguenze cliniche di tale patologia sono più gravi in età avanzata.
Sintomi
Il primo sintomo di ipertiroidismo subclinico dell’anziano
è spesso la fibrillazione atriale, che può predisporre a un aumentato rischio di insufficienza cardiaca e di ictus e può essere responsabile di un’aumenta mortalità,specie nei pazienti cardiopatici. Inoltre, nei pazienti anziani, l’ipertiroidismo
subclinico può inoltre essere responsabile di un aumentato rischio di osteoporosi e fratture.
4 · SALUTE DELLA TIROIDE
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La chirurgia mini-invasiva
nelle malattie della tiroide
■ Domande: Quaii le nuove tecniche di chirurgia nelle
malattie della tiroide?
■ Risposta: La chirurgia MIVAT è la tecnica più diffusa al
mondo.
La definizione di chirurgia mini-invasiva della tiroide risulta
di interpretazione equivoca sia
per il chirurgo esperto, che per
il paziente: la poca precisione
del termine induce una notevole confusione per tutti e grandi
discussioni negli ambienti chirurgici.
La mini-incisione
Seguendo un banale criterio di
lunghezza dell’incisione, molti
chirurghi tiroidei attualmente
eseguono una tiroidectomia attraverso un taglio di 4-5 cm. Questo è stato permesso dall’avvento di strumenti chirurgici “ad
energia” che permettono di sezionare e coagulare vasi e tessuti, e che vengono utilizzati routinariamente nei centri dedicati
alla chirurgia tiroidea.
La tiroidectomia
endoscopica
Varie tecniche sono state proposte per eseguire una tiroidectomia seguendo i principi della
“laparoscopia” (termine più comune ma utilizzabile solo per interventi sull’addome), ma sono
state abbandonate per diverse
ragioni: la discutibilità dell’esito estetico (diverse piccole inci-
PAOLO MICCOLI. Professore Ordinario di chirurgia dell’Università di
Pisa.
MICHELE MINUTO. Specialista in
Chirurgia Generale e Dottore di Ricerca in Endocrinologia, Università di Pisa.
sioni sul collo) e la possibilità di
rimuovere solo uno dei due lobi
della tiroide (lobectomia).
In Italia, la patologia tiroidea
colpisce generalmente entrambi i lobi ghiandolari e la tiroidectomia totale non risulta eseguibile con tecnica endoscopica.
L’intervento ha un valore estetico notevole (per l’assenza di
cicatrice sul collo) e il suo enorme vantaggio è il valore aggiunto della visione 3D e della dissezione chirurgica che il Sistema
DaVinci® (Intuitive) (“il robot”)
permette.
La tiroidectomia robotica
Questo intervento non può essere considerato propriamente “mini-invasivo”, basandosi
sull’esecuzione della tiroidectomia a partire da una singola incisione all’ascella.
L’accesso alla tiroide prevede
una dissezione chirurgica più
estesa rispetto a quella tradizionale, e i tempi operatori risultano più lunghi di quelli della tiroidectomia tradizionale.
La MIVAT
Minimally Invasive Video-Assisted
Thyroidectomy è nata a Pisa nel
1998 e rappresenta attualmente la tecnica mini-invasiva più
diffusa nel mondo: permette
l’asportazione della tiroide attraverso una singola incisione
di 2 cm circa alla base del collo.
La tecnica unisce il vantaggio
della piccola incisione a quello dell’ingrandimento delle immagini endoscopiche (l’ingran-
dimento è di 20-25 volte rispetto alle dimensioni reali): questa
visione permette di visualizzare
l’anatomia del collo in maniera
più accurata rispetto alla visione oculare. Una volta visualizzate le strutture tramite l’endoscopio, l’intervento viene condotto in maniera convenzionale,
garantendo così un risultato finale identico alla chirurgia tradizionale.
La MIVAT non è tuttavia applicabile a tutti i pazienti che devono
essere sottoposti a una tiroidectomia (in Italia solo il 15-20% circa dei casi), ma va indicata sulla
base del volume ecografico della
tiroide e del nodulo.
I vantaggi maggiori sono: il
risultato estetico e la cicatrice
definitiva, ma anche la miglior
convalescenza. A lungo termine, inoltre, i pazienti operati
con MIVAT hanno meno sintomi “post-tiroidectomia” (il “fastidio” all’atto della deglutizione o una limitazione della voce,
anche se di timbro normale, in
termini di potenza ed estensione), sintomi frequenti dopo una
tiroidectomia tradizionale.
MIVAT = intervento più sicuro? No! Non è mai stato dimostrato un vantaggio della MIVAT
rispetto alla tecnica tradizionale: i risultati delle due tecniche,
in termini di (rare) complicanze
sono sovrapponibili.
La forma più frequente di malattia della tiroide nell’adolescente di genere femminile, è la
tiroidite cronica autoimmune
che può colpire fino al 10% della
popolazione generale di questa
età, specialmente in soggetti con
familiarità per malattie autoimmuni della tiroide.Nella maggior
parte dei casi non si rilevano disturbi oltre ad un lieve rigonfiamento alla base del collo. Gli esami di funzione tiroidea mettono
in rilievo la presenza di anticorpi contro la tiroide, un quadro
ecografico tipico e ormoni tiroidei circolanti generalmente normali. Non sono però infrequenti
i casi di ipotiroidismo con bassa
tiroxinemia ed elevati valori di
TSH. La terapia con levotiroxina è obbligatoria ed è efficace nei
casi di ipotiroidismo conclamato ed è indicata anche nelle forme più lievi. L’ecografia e l’esame
citologico su agoaspirato sono le
indagini necessarie per accertare la natura dei noduli.Il carcinoma della tiroide è raro in questa
età ed è generalmente costituito
da un carcinoma papillare spesso associato a metastasi linfonodali locali. Va sottolineato che
i tumori tiroidei di questa età
hanno di regola una prognosi eccellente. Con frequenza sempre
maggiore si rilevano alterazioni della funzione tiroidea dovute all’uso incongruo di prodotti
dimagranti, di cosmetici e vari
prodotti tanto che si parla di “beauty farm thyroid disease”; fenomeno questo che era, fino ad oggi,più frequentemente osservato
nelle donne giovani adulte.
Piernicola
Garofalo
UOC
Endocrinologia
AOR “Villa Sofia”
Palermo
Farmaci del futuro: gli analoghi degli ormoni tiroidei
Gli ormoni tiroidei sono indispensabili per lo sviluppo cerebrale del feto e del
neonato e il normale accrescimento del bambino,
stimolano il consumo calorico e modulano il metabolismo glucidico, lipidico
e proteico, svolgono molteplici effetti di potenziamento dell’attività cardiovascolare.
A questi effetti positivi si contrappongono azioni negative
esercitate dagli ormoni tiroidei,
specie quando presenti in elevata
quantità, su diversi organi (osso,
cuore, muscolo, ecc.). La possibilità di mimare gli effetti favorevoli
degli ormoni tiroidei riducendone al minimo quelli negativi sta
stimolando la ricerca farmacologica a sviluppare farmaci a selettiva azione tireomimetica.
La sostanza tireomimetica sinora più utilizzata è l’acido triiodo-
tiroacetico (TRIAC), sfruttato impropriamente a fini dimagranti
per le sue capacità termogeniche
e inserito in creme cosmetiche
o in affascinanti quanto dannosi “cocktail dimagranti”, forieri
di importanti effetti collaterali.
Più interessante la diiodotironina (T2) studiata come agente anti-adiposo a causa della sua azione stimolatoria sul consumo calorico sui mitocondri.
Gli ormoni tiroidei riducono il colesterolo plasmatico interagendo con lo specifico recettore β1
del fegato. Sono stati creati degli
analoghi quali il “sobetirome” e
l’”eprotirome” che stimolano selettivamente i recettori tiroidei
β1 ma non i recettori α1, abbondanti a livello cardiaco e responsabili di effetti avversi come la tachicardia. L’”eprotirome” è capace di ridurre i livelli di colesterolo totale e LDL e i trigliceridi sia
da solo che associato alle statine
provoc ando un potenziamento
ALFREDO PONTECORVI
Direttore, Cattedra di Endocrinologia, Policlinico Gemelli, Università
Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
dell’azione anti-aterosclerotica.
Un altro analogo è il profarmaco MB07811, capace di essere selettivamente captato dalle cellule epatiche e metabolizzato nello MB07344, un agonista specifico del recettore tiroideo β che
ha mostrato notevoli effetti ipolipidemizzanti negli animali da
esperimento.
Gli ormoni tiroidei sono potenti
stimolatori della gittata cardia-
ENRICA SALOMONE
Specializzanda in Endocrinologia
Policlinico Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
ca anche attraverso l’induzione
di proteine muscolari dotate di
maggiore vigore contrattile. Nella terapia dello scompenso cardiaco è stato utilizzato un altro
composto tireomimetico, l’acido diiodotiropropionico (DITPA),
ma l’insorgenza di tachicardia e
un aumento della perdita ossea
hanno costretto all’interruzione del trial clinico. Il DITPA, tuttavia, promette di essere efficace
nella terapia di una rara ma gravissima malattia neurologica del
bambino causata dalla alterazione genetica di MCT-8, una proteina che trasporta gli ormoni tiroidei all’interno della cellula bersaglio.
La ricerca, sia di base che clinicofarmacologica, è dunque in grande fermento nella individuazione
e valutazione di nuovi farmaci capaci di riprodurre selettivamente
i tanti favorevoli effetti degli ormoni tiroidei che potrebbero essere sfruttati nella terapia di malattie molto frequenti come l’obesità, l’aterosclerosi, l’insufficienza cardiaca, le patologie del rimodellamento osseo, la depressione.
Ma la prudenza è d’obbligo quando si ha a che fare con ormoni che
agiscono pressoché ovunque con
una serie diversa e, a volte, contrastante di azioni ormonali.
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3
NEWS
Nodulo tiroideo benigno
e termo-ablazione laser:
una nuova terapia
■ Domanda: Avete un nodulo tiroideo sicuramente benigno, con dimensioni tali da
causare disturbi, volete evitare
l’intervento chirurgico o avete
controindicazioni ad una anestesia generale?
■ Risposta: Oggi è possibile eseguire un trattamento laser che riduce efficacemente
le dimensioni del nodulo senza
ricorrere alla tiroidectomia.
Circa l’80% dei noduli tiroidei
sono benigni all’esame citologico eseguito su materiale ottenuto per aspirazione con ago sottile.
Questi noduli possono causare disturbi da compressione locale o alterare il profilo del collo con danno estetico. La terapia medica con
L-Tiroxina, indicata soprattutto
nei soggetti giovani, può essere
efficace nel frenare la crescita del
nodulo e soprattutto nel prevenire la formazione di altre lesioni
nodulari,ma ha scarso effetto ai fini della riduzione delle dimensioni di un nodulo già formato. Quando i disturbi suddescritti, sono rilevanti o sono percepiti come tali,
viene preso in considerazione il
trattamento chirurgico di tiroidectomia.
Dopo un lungo periodo di sperimentazione,nella pratica clinica è
stata introdotta la termo-ablazione a luce laser che riduce le dimensioni del nodulo e quindi i disturbi
da compressione.Questa procedu-
ENRICO PAPINI
Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Ospedale Regina
Apostolorum,Albano Laziale.
PAOLO VITTI
Professore Ordinario
di Endocrinologia,
Università di Pisa.
ra non richiede l’anestesia generale e non necessita di particolari accorgimenti prima o dopo l’esecuzione. Consiste nell’inserimento,
sotto controllo ecografico di uno o
due aghi e successivo inserimento di due fibre ottiche ultrasottili all’interno dell’ago e successiva
erogazione di energia luminosa.
Il calore all’interno del nodulo determina la distruzione della parte trattata. Il risultato è una riduzione del 50% delle dimensioni del
nodulo in alcuni mesi, con miglioramento dei sintomi, e assenza di
cicatrici e di alterazioni della funzione tiroidea.
Il trattamento è rapido, ben tollerato dal paziente,ripetibile,e privo di effetti collaterali maggiori.
La termo-ablazione a luce laser
offre una alternativa alla chirurgia
per i noduli con citologia benigna.
Questa opzione riveste particolare interesse negli adulti specie se
di età avanzata o con fattori di rischio anestesiologico e nei soggetti che per vari motivi preferiscono
evitare l’intervento chirurgico.
La procedura è di recente introduzione e sarà pertanto opportuno valutare a distanza di tempo l’evoluzione dei noduli trattati
con particolare attenzione alla recidiva della crescita,che peraltro è
comunque controllabile con una
nuova termo-ablazione. Le indicazioni devono essere poste attentamente tenendo presente che la
termo-ablazione affianca ma non
sostituisce la chirurgia. Si raccomanda che questa procedura sia
eseguita su pazienti selezionati
ed in centri di provata esperienza specifica con operatori esperti
nella tecnica.
EFFETTI DELL’ORMONE TIROIDEO
!"e$
ne34-5i
Aumento
frequenza
cardiaca,
aritmia,
scompenso
cardiaco
Deficit
forza
muscolare
!"e$
dell’ormone
-roideo
!"e$
1ene20i
Perdita
di
massa
grassa
Ormoni
-romime-0i
Riduzione
di
livelli
LDL
colesterolo
IN BREVE
I rischi per le donne
Il genere femminile e la tiroide sono uniti in un relazione
inscindibile che, nel bene e nel
male, ovvero in condizioni fisiologiche e patologiche, abbraccia
le varie stagioni della vita della
donna.
Tutte le malattie tiroidee sono
da 5 a 10 volte più frequenti nelle
donne che negli uomini e comprendono il gozzo, cioè l’aumento di dimensioni della ghiandola, i noduli tiroidei, sia benigni,
sia maligni, l’ipotiroidismo e
l’ipertiroidismo (Tabella).
donne che negli uomini.
Nella maggior parte dei casi
queste disfunzioni tiroidee sono causate da malattie di origine immunitaria: la tiroidite
cronica autoimmune, o tiroidite di Hashimoto, e il gozzo diffuso tossico, più conosciuto in
Europa come morbo di Basedow. La prevalenza degli anticorpi anti-tiroide aumenta progressivamente con l’età nella
popolazione femminile, fino a
superare il 20% nelle ultrassessantenni.
La gravidanza e il dimorfismo
immunitario, cioè la maggior
predisposizione del sesso femminile allo sviluppo della malattie autoimmuni, tra cui anche quelle tiroidee, rendono ragione di questo fenomeno. Durante la gravidanza complesse modificazioni del metabolismo ormonale e della fisiologia
ghiandolare si traducono in un
aumentato fabbisogno di ormoni tiroidei e di iodio. L’aumentato carico funzionale tiroideo si riflette in una tendenza
all’ipertrofia ghiandolare (gozzo), fenomeno tanto più evidente quanto maggiore è la carenza
di iodio della gestante.
Questo fenomeno si traduce in
un numero consistente di casi di ipotiroidismo. A loro volta,
sia l’ipotiroidismo, sia l’ipertiroidismo, se non curati, possono avere ripercussioni negative
sulla gravidanza e sul prodotto
del concepimento. Tipica delle
donne è anche la comparsa di
una tiroidite autoimmune nel
periodo post-partum, patologia
spesso misconosciuta, nonostante possa causare ipotiroidismo e tireotosicosi.
Studi epidemiologici indicano
che le dimensioni della tiroide e la comparsa di gozzo nella popolazione femminile sono direttamente correlate alla
storia riproduttiva, cioè al numero di gravidanze. Dati molto
simili sono noti anche per i noduli tiroidei, il cui numero e dimensioni tendono ad aumentare nel corso della gestazione. Le
patologie tiroidee conseguenti
alla gravidanza sono spesso irreversibili, ciò spiega l’aumenta prevalenza di gozzo nodulare
nelle donne in menopausa. Anche l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo sono più frequenti nelle
Luca Chiovato
Professore Ordinario di Endocrinologia,
Università di Pavia.
Tabella. Malattie tiroidee più frequenti
o esclusive nella donna
■ Gozzo semplice o nodulare
■ Noduli tiroidei benigni
■ Carcinoma della tiroide
THRα
THRβ
DNA
Perdita
di
massa
ossea
SALUTE DELLA TIROIDE · 5
■ Tiroidite cronica autoimmune con o senza ipotiroidismo
■ Morbo di Basedow
■ Ipertiroidismo recidivante nel post-partum
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■ Tiroidite post-partum
6 · SALUTE DELLA TIROIDE
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NEWS
Ipertiroidismo
e ipotiroidismo
■ Domanda: Cosa caratterizza e accomuna nello specifico queste due forme di
malattia alla tiroide?
■ Risposta: Sono dovute
entrambe dagli ormoni tiroidei, TSH. Dipendono dal loro aumento o dalla loro insufficente azione sui tessuti
dell’organismo.
L’ipertiroidismo è caratterizzato da un aumento degli ormoni tiroidei circolanti con valori
di TSH sierico indosabili. Le più
comuni cause di ipertiroidismo
sono il Morbo di Basedow (forma autoimmune che colpisce
soprattutto l’età media in aree
del mondo a adeguato apporto
iodico), il gozzo multinodulare
tossico e l’adenoma tossico (che
colpiscono soggetti più anziani oltre 50-60 anni e prevalgono
nelle zone a carenza iodica). La
MASSIMO TONACCHERA
Professore Associato di
Endocrinologia Università di Pisa
prevalenza dell’ipertiroidismo
franco in una area a adeguato
apporto iodico è di circa 1,8 %
nelle donne e 0,4% negli uomini. Nelle aree con lieve-moderata carenza iodica la prevalenza
dell’ipertiroidismo è di circa il 3
% senza differenza fra i due sessi. La sintomatologia comune di
tutte le forme di ipertiroidismo
dipende dalla gravità del quadro
clinico e comprende manifestazioni a diversi livelli: cardiovascolare (tachicardia e aritmie),
neuropsichico (insonnia, tremori, agitazione), neuromuscolare (astenia), metabolico (intolleranza al caldo e calo ponderale). Manifestazioni cliniche
peculiari del Morbo di Basedow
sono la sporgenza dell’occhio,
l’edema palpebrale, lo sdoppiamento dell’immagine, o le manifestazioni cutanee localizzate nella porzione anteriore del-
LUCIA MONTANELLI
Dottore di ricerca in Scienze
Endocrine e Metaboliche,
Università di Pisa.
IDEA
4
la tibia.
L’ipotiroidismo è un quadro clinico dovuto a una insufficiente azione degli ormoni tiroidei
sui tessuti dell’organismo ed è
caratterizzato dall’aumento del
TSH circolante con diminuzione degli ormoni tiroidei. Nelle
aree dove la popolazione assume un adeguato apporto iodico
la causa più frequente di ipotiroidismo è la tiroidite cronica
autoimmune o le conseguenze
del trattamento dell’ipertiroidismo con iodio radioattivo o terapia chirurgica. Altre forme rare di ipotiroidismo sono dovute
a problemi ipofisari.
L’ipotiroidismo franco interessa 1,5 % delle donne e 0,5 % degli uomini. Le manifestazioni
cliniche dell’ipotiroidismo conclamato variano a seconda della entità e della durata del deficit ormonale e della età di insorgenza. L’ipotiroidismo conclamato nella età adulta è caratterizzato da rallentamento
psicomotorio (astenia, sonnolenza, eloquio rallentato, deficit
della memoria), alterazioni cutanee (cute secca, rugosa, pallida), alterazioni cardiovascolari
(bradicardia e cardiomegalia).
Quando l’ipotiroidismo colpisce
l’età giovanile si possono avere
disturbi della crescita e dello
sviluppo neuromotorio.
Al Centro Oncologico Fiorentino ci si occupa di patologie oncologiche
compresi i tumori endocrini e la malattia tiroidea in particolare.
Ogni paziente che si presenta alla Endocrinologia del Centro Oncologico Fiorentino viene seguito secondo precisi
percorsi diagnostici e terapeutici, in accordo con linee guida
e protocolli internazionali. Come viene gestita una persona
che presenta un nodulo tiroideo? “In primo luogo viene eseguita una specifica analisi del sangue, poi il paziente viene
sottoposto ad un’accurata valutazione clinica ed ecografica
che permette di definire meglio la qualità del nodulo. Naturalmente – spiega il Prof. Riccardo Gionata Gheri, Responsabile della Endocrinologia e Malattie Tiroidee del Centro Oncologico Fiorentino - questa valutazione può portare alla
necessità di effettuare manovre come l’agoaspirazione diagnostica del nodulo stesso, con un responso disponibile nel
giro di 24 ore. Vengono esaminati
anche i linfonodi del collo, talvolta
espressione della patologia; nella
Prof. Riccardo Gionata Gheri,
Responsabile della Endocrinologia
e Malattie Tiroidee del
Centro Oncologico Fiorentino
ulteriore definizione diagnostica disponiamo anche di altre
modernissime tecnologie come la sono-elastografia, la TAC
e PET-TAC. A quel punto il paziente viene rivisto da me ed
indirizzato a un percorso clinico-osservazionale o chirurgico
a seconda delle esigenze”. Quando è necessaria la chirurgia
e in che tempi viene espletata? “La chirurgia è necessaria
quando sussiste il sospetto diagnostico di tumore tiroideo
o se c’è la necessità di definire la patologia quando le indagini diagnostiche non sono riuscite a dare una definizione
completa – risponde il prof. Gheri continuando -. L’intervento viene effettuato nel giro di pochissimi giorni; abbiamo
un team di chirurghi che operano sia con tecniche tradizionali che mininvasive che comportano brevissimi periodi
di degenza e che restituisce il paziente già inquadrato. In
caso di tumore nel nostro Centro vengono effettuate tutte
le terapie necessarie e il successivo follow-up periodico. In
caso di noduli tiroidei di grandi dimensioni ma non tumorali essi possono essere trattati anche con la ablazione LASER”. Con percorsi simili vengono seguiti i pazienti con altri
tumori endocrini come gli adenomi ipofisari, i noduli alle
ghiandole surrenali, gli adenomi delle paratiroidi o i rarissi-
mi tumori Neuroendocrini. Una
particolare attenzione viene fatta ai pazienti
che presentano tumori endocrini ereditari, allargando la valutazione
clinica anche ai loro famigliari. La coesistenza di molteplici
specialistiche mediche, assieme all’area formativa e di ricerca, rende il Centro Oncologico Fiorentino una struttura
capace di connettere quasi in tempo reale l’azione clinica
ed il laboratorio di base, il chirurgo esperto e il medico in
formazione, realizzando un proficuo interscambio scientifico tra ricercatori di base, epidemiologi e clinici e con una
prospettiva aperta e comunicativa verso tutta la comunità
scientifica internazionale.
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SALUTE DELLA TIROIDE · 7
L’eco-elastosonografia:
un nuovo strumento
nella diagnosi del
nodulo tiroideo
La maggior parte dei noduli tiroidei sono benigni e solo circa
il 5% sono noduli maligni. L’esame ecografico fornisce un quadro morfologico di notevole utilità nella pratica clinica ma non
è in grado di stabilire con certezza la natura della lesione nodulare. L’esame citologico eseguito
su un campione di cellule prelevate dal nodulo con ago sottile
consente la diagnosi in più dei
2/3 dei casi. È noto che la consistenza aumentata o dura del nodulo tiroideo è associata ad un
aumentato rischio di malignità.
Questo dato clinico è purtroppo
soggettivo e dipende dalla esperienza del medico.
NODULO CON AREA DI NECROSI
DOPO LA TERMOABLAZIONE A
LUCE LASER
(freccia nera)
L’elastosonografia è una nuova
tecnica che si affianca alla ecografia tradizionale e che consente di dare una misura oggettiva della consistenza di un tessuto, misurando il grado di spostamento del fascio di onde ultrasonore prodotto dall’apparecchio ecografico. Questa metodica
è stata inizialmente usata per la
diagnosi del tumore della mammella. Del tutto recentemente,
studi condotti nel Dipartimento
di Endocrinologia dell’Università di Pisa hanno dimostrato che
l’elastosonografia è di notevole
PAOLO VITTI
Professore Ordinario di
Endocrinologia,
Università di Pisa.
TERESARAGO
Dirigente Medico Dipartimento di
Endocrinologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
utilità nella diagnosi dei noduli
tiroidei.
più compatta, propria dei noduli maligni.
I noduli benigni della tiroide, sono caratterizzati da una prevalente consistenza elastica, mentre la consistenza dei tumori della tiroide risulta nettamente aumentata.
Di particolare utilità si è dimostrato l’uso dell’elastosonografia
nella differenziazione dei noduli
con citologia non dirimente (circa il 30%), nei quali la distinzione
tra benignità e malignità può essere effettuata con ampio grado
di affidabilità in base al grado di
consistenza del nodulo stesso.
La recente conferma di questi
risultati giustificano l’uso della
elastonografia come metodica
non invasiva nella diagnosi del
nodulo tiroideo ed in particolare
per i noduli con quadro citologico non dirimente.
La maggiore elasticità dei noduli
tiroidei benigni rispetto a quelli maligni, viene visualizzata attraverso l’esame elastosonografico mediante una rappresentazione a scala di colori che va dal
rosso-giallo-verde per la componente tissutale più elastica,
al colore blu per la componente
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La carenza iodica
in gravidanza
■ Domanda: Quanto è importante l’assunzione di questo micronutriente?
■ Risposta: Molto iportante perchè da questo dipende
il patrimonio iodico del feto e il
suo armonico sviluppo somatico e neurologico.
L’equilibrio funzionale tiroideo
nella donna gestante è essenziale per il regolare impianto e
sviluppo dell’embrione e per la
maturazione della placenta. Gli
ormoni tiroidei disponibili a livello del feto, indispensabili per
il suo armonico sviluppo somatico e neurologico, nella prime
venti settimane di gravidanza
sono di origine esclusivamente
materna e successivamente, di
origine materna e fetale.
La tiroide della gestante, per
far fronte alle maggiori esigenze metaboliche della gravidanza e per garantire il passaggio
di adeguate quantità di tiroxina
al feto tramite la placenta, deve incrementare la produzione
ormonale di circa il 50%. Questo adattamento funzionale richiede un’adeguata disponibilità del substrato per la biosintesi
ormonale: lo iodio. L’assunzione
alimentare di questo micronutriente, oltre che per la sintesi
ormonale materna, servirà a costituire il patrimonio iodico del
feto per la biosintesi dei propri
ormoni tiroidei.
Per tali motivi, il fabbisogno nutrizionale di iodio, che nella po-
FRANCESCO TRIMARCHI
Professore Ordinario di Endocrinologia, Università di Messina,
Presidente dell’Associazione Italiana della Tiroide.
FRANCESCO VERMIGLIO
Professore Ordinario di Endocrinologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
polazione generale deve essere
di circa 150 µg al giorno, durante
il periodo della gravidanza aumenta a 250 µg.
va misura di prevenzione primaria di questi gravi disordini.
Oltre al consumo alimentare di
sale iodato (che dovrebbe essere usato da tutta la popolazione), disponiamo oggi di ulteriori mezzi per aumentare l’apporto alimentare di iodio (alimenti
naturali arricchiti in iodio). In
gravidanza, anche se la madre
fa uso abituale di sale fortificato con iodio, si deve raccomandare l’assunzione di integratori
alimentari che contengano, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità,
almeno 150 µg di iodio.
Quando l’apporto nutrizionale
di iodio è insufficiente le conseguenze più gravi e talora fatali si ripercuotono sul prodotto del concepimento in termini di maggiore tasso di aborti
spontanei, di natimortalità e di
alterazioni dello sviluppo neurointellettivo che saranno tanto più gravi quanto più severa
e prolungata nel tempo sarà la
carenza iodica. A parte il cretinismo endemico, ormai di interesse storico, sono stati tuttora
rilevati difetti neurointellettivi,
anche importanti, definiti come
deficit cognitivo endemico e deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD).
La iodoprofilassi è la risoluti-
L’uso regolare di questi integratori dovrebbe essere iniziato quanto prima possibile una
volta accertata la gravidanza o,
meglio ancora, alcuni mesi prima del concepimento quando lo
stesso sia stato preventivamente pianificato.
Chernobyl e Fukushima
Il recentissimo disastro nucleare di Fukushima in Giappone
ha nuovamente portato all’attenzione dell’opinione pubblica il dramma dell’incidente di
Chernobyl che risale a 25 anni
fa. Il 26 aprile del 1986 la centrale nucleare di Chernobyl situata
nell’Ucraina settentrionale,vicino al confine con la Bielorussia,
è andata incontro ad una esplosione con emissione di enormi
quantità di materiale radioattivo che si è protratta per diversi
giorni. Come effetto diretto ed
immediato della esposizione a
queste radiazioni sono decedute
alcune decine di persone coinvolte nelle prime operazioni di
soccorso.
A distanza di pochi anni si è osservato in Bielorussia, in Ucraina settentrionale e in minor misura in alcune regioni della Russia, un aumento progressivo del
carcinoma papillare della tiroide
nei bambini, che di regola sono
solo occasionalmente interessati da questo tumore.Nel corso degli anni si sono registrati in queste zone oltre 6000 casi di tumori
della tiroide riscontrati da prima nei bambini, poi negli adolescenti e infine nei giovani adulti; in tutti questi casi si trattava
di soggetti che erano in età pediatrica al momento della esposizione alle radiazioni. Non sono stati riscontrati aumenti statisticamente significativi nella
frequenza di tumori della tiroide
nei soggetti esposti alle radiazioni in età adulta, né si sono registrati aumenti realmente significativi di neoplasie in altri organi
diversi dalla tiroide. Fortunatamente, solo 17 pazienti con carcinoma della tiroide sono deceduti
a causa del tumore radio indotto,
grazie alla scarsa aggressività di
questi tumori e alla efficacia della terapia. Non si sono registrati aumenti di tumori in nessuno dei molteplici paesi europei,
compresa l’Italia, interessati dalla nube radioattiva liberata dal
reattore di Chernobyl.
L’esperienza di Chernobyl ha
richiamato l’attenzione sulla importanza dello stato nutrizionale di iodio. La frequenza del carcinoma della tiroide nei bambini Bielorussi e Ucraini colpiti
dalle radiazioni è stata tre volte
più elevata delle aree con carenza nutrizionale di iodio rispetto a
quelle con adeguato apporto nutrizionale di iodio. Questo è un
dato di estrema importanza che
deve essere tenuto presente nella promozione della iodoprofilassi.Va peraltro sottolineato che
nelle emergenze dovute ad incidenti nucleari, la protezione della tiroide va effettuata con dosi
molto elevate di iodio attraverso
l’assunzione di pillole contenenti 100 mg di iodio. Questa forma
di profilassi del danno da radiazione è detta Iodine Thyroid Blocking per distinguerla dalla comune iodo profilassi del gozzo
endemico. L’esperienza di Chernobyl ha inoltre messo in rilievo che le misure più efficaci per
la protezione dalle radiazioni dopo incidenti nucleari, consistono nella evacuazione delle popolazioni prossime al reattore nucleare, nel riparo nelle abitazioni
e/o in altri luoghi protetti e nella astensione dal consumo di cibi
contaminati. Questi misure sono state prese in dovuta considerazione in Giappone dopo l’incidente di Fukushima.
Prof. Aldo Pinchera - Dr. Roberto Rocchi
La tireoglobulina nel monitoraggio del carcinoma tiroideo
Intervista al Prof. Aldo Pinchera
Cos’è il Carcinoma Differenziato della Tiroide
(CDT)?
Il CDT è la forma prevalente di tumore maligno della tiroide. Viene distinto in c. papillare, che è di gran
lunga il più frequente, e in c. follicolare. Ambedue
questi tipi condividono il carattere di essere differenziati, cioè di conservare alcune proprietà della tiroide
normale e in particolare la capacità di concentrare
lo iodio e di produrre tireoglobulina (Tg), la proteina
specificamente secreta dalla tiroide. Queste proprietà vengono vantaggiosamente utilizzate nella cura di
questo tumore.
In che modo queste proprietà vengono utilizzate
vantaggiosamente?
La capacità di concentrare lo iodio consente di sfruttare l’effetto distruttivo del radioiodio limitando il
danno cellulare a livello del tumore e risparmiando
gli altri tessuti. Si tratta perciò di una vera e propria
terapia mirata che ha preceduto le più recenti utilizzate in oncologia. La capacità di produrre Tg da parte
del CDT consente il riconoscimento precoce delle recidive/metastasi, in quanto il riscontro di Tg sierica de-
nuncia la presenza di tessuto tiroideo normale o neoplastico. La presenza di Tg sierica in pazienti con CDT
sottoposti a tiroidectomia e terapia radiometabolica
con radioiodio a scopo ablativo del residuo tiroideo,
è da considerarsi pertanto un indice di persistenza di
tessuto tumorale. In questo senso la Tg costituisce un
marcatore ideale del CDT.
Questo marcatore può essere sempre utilizzato
nella pratica clinica?
Un problema clinico importante sta nella interferenza
degli anticorpi anti-Tg nel dosaggio della Tg sierica.
Per questa interferenza la misura può risultare alterata soprattutto in difetto. Ne consegue che ogni misura
della Tg deve prevedere anche il dosaggio degli anticorpi anti-Tg. Si tratta di una interferenza che interessa il 10-20% dei pazienti con CDT associato a tiroidite
autoimmune.
Esistono altri problemi clinici?
Un altro problema è costituito dalla dipendenza della
secrezione di Tg dall’azione dell’ormone tireostimolante TSH. Il paziente con CDT, dopo la tiroidectomia,
sono sottoposti a terapia con levotiroxina in dosi soppressive la secrezione di TSH per correggere l’ipotiroidismo e per contrastare l’effetto di stimolo del TSH
sull’eventuale persistenza di neoplasia. La Tg sierica
ne risulta variamente soppressa a seconda della entità del tessuto tumorale presente. Per riconoscere le
fasi iniziali di una recidiva è necessario perciò disporre
di metodi di dosaggio della Tg adeguatamente sensibili per misurare piccole quantità di Tg nei pazienti in
terapia soppressiva. Alternativamente si può ricorrere
ad uno stimolo indotto mediante l’iniezione di TSH
umano sintetico (TSH ricombinante). La recente introduzione del dosaggio ultrasensibile della Tg permette
di monitorare il decorso della neoplasia, senza alcun
disagio per il paziente e con appropriata frequenza
di controlli. La misura della Tg con metodi ultrasensibili è un presidio clinico molto utile e maneggevole:
esso integra e razionalizza l’uso di altri presidi quali
l’ecografia del collo e lo stimolo con TSH ricombinante. Questo conserva tutta la sua utilità in casi selezionati che richiedono un approfondimento diagnostico
oltre che nel sensibilizzare il tessuto tiroideo residuo
alla terapia radiometabolica a scopo ablativo.
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Il cancro della tiroide:
una malattia curabile
Sebbene raro il carcinoma della tiroide è il tumore endocrino
più frequente. Si distinguono vari tipi istologici: il carcinoma papillare è il più comune mentre il
follicolare sta divenendo sempre
più raro. L’anaplastico è fortunatamente rarissimo (1-2%) ma
purtroppo invariabilmente letale.
Il midollare ha la peculiarità
che nel 25% dei casi è di tipo ereditario e quindi trasmissibile da
genitori a figli ma oggi, grazie alle analisi genetiche, tali casi possono essere identificati e curati. Il carcinoma papillare è il tumore che nelle ultime decadi ha
mostrato la più alta percentuale
di incremento di incidenza. Tuttavia si tratta si un tumore curabile tanto è vero che il 95% dei
pazienti ha una sopravvivenza
simile a quella della popolazione
generale. Questa ottima prognosi è dovuta sia alla lenta crescita
FURIO PACINI
Professore Ordinario
di Endocrinologia, Direttore Sezione di Scienze Endocrino-Metaboliche, Università di Siena.
del tumore sia al fatto che le cellule tumorali mantengono la capacità di captare lo iodio per cui
si può ottenere la loro distruzione con meccanismo mirato mediante somministrazione di iodio radioattivo (131-I).
ROSSELLA ELISEI
Professore Associato
di Endocrinologia presso la facoltà
di Medicina e Chirurgia,
Università di Pisa
Da alcuni anni tale terapia è
resa meno impegnativa per il paziente poiché, nella fase di ablazione post-chirurgica, può essere
eseguita dopo stimolazione con
Thyrogen. Si tratta di un farmaco di tipo ricombinante ottenuto
mediante tecniche di ingegneria
genetica, sostanzialmente identico al TSH umano, che consente
di non sospendere la terapia con
tiroxina, come si faceva invece
in passato, evitando quindi la fase di ipotirodismo molto impegnativa per il paziente. Inoltre,
il recente sviluppo di nuovi farmaci a bersaglio molecolare, detti farmaci intelligenti, ha aperto
nuove e promettenti prospettive
terapeutiche anche per i casi più
complicati e refrattari alla terapia con 131-I.
Come la maggior parte delle
malattie tiroidee anche il carcinoma colpisce più frequentemente le donne. L’età media alla
diagnosi è di 40-45 anni. L’unico
fattore di rischio riconosciuto è
l’esposizione alle radiazioni ionizzanti: è noto infatti che soggetti sottoposti a terapia radiante esterna sulla regione del collo
per il trattamento di altre pato-
logie sono ad alto rischio di sviluppare il carcinoma papillare
anche dopo molto anni.
Nonostante l’ottima prognosi è opportuno che i pazienti siano seguiti a lungo poiché la malattia può recidivare anche 2030 anni dopo la guarigione. Solo
l’identificazione precoce della
recidiva consente di contrastare con efficacia l’evoluzione della malattia.
Oggi ciò è possibile grazie
all’introduzione di nuovi metodologie ecografiche del collo, ai
metodi di dosaggio ultrasensibili che consentono il rilievo di minime quantità di tireoglobulina
(Tg), marcatore specifico della
malattia, o alla somministrazione di Thyrogen che, stimolando
la Tg, ne consente l’identificazione anche mentre il paziente è in
terapia con tiroxina.
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Il sonno in tutte
le sue fasi e attività
C’è uno stretto rapporto tra
sonno e attività ormonale, e a
volte questa relazione è legata
a specifiche fasi particolari del
sonno. Ci sono due tipi fondamentali di sonno.
Il primo è il sonno non-REM,
privo di movimenti oculari rapidi e suddiviso in vari stadi
che esprimono il progressivo
approfondimento del sonno. Lo
stadio 1 o di addormentamento
è la fase di transizione tra veglia e sonno; lo stadio 2 è la fase di sonno leggero; gli stadi 3 e
4 o sonno profondo sono caratterizzati da onde molto lente e
ampie.
Sonno REM e non-REM
Il secondo tipo di sonno è
rappresentato dal REM (da Rapid Eye Movements), caratterizzato appunto da movimenti oculari rapidi, ma anche da
assenza di attività muscolare
e un tracciato elettroencefalografico simile a quello della veglia con occhi aperti.
Il sonno non-REM (definito “ortodosso”) e quello REM
(definito “paradosso”) si alternano 4-5 volte nel corso della
notte. Nella prima parte della
notte prevale il sonno profondo non-REM (stadi 3 e 4), men-
LUIGI FERINI STRAMBI
Direttore Centro di Medicina del
Sonno, Università Vita-Salute
San Raffaele, Milano
tre nell’ultima parte della notte predomina invece il sonno
REM. E il sonno profondo nonREM è fondamentale per il rilascio del GH (ormone della crescita).
IL GH viene secreto soprattutto nei primi anni di vita, ma
questo ormone è importante
anche nell’età adulta. La sua
carenza è infatti correlata con
aumento del grasso viscerale,
perdita della libido, amenorrea,
sterilità, calvizie, osteoporosi,
perdita della massa e della forza muscolare.
Il sonno profondo non-REM è
anche importante per il suo effetto inibitorio sul rilascio del
cortisolo, ormone dello stress: è
per questo motivo che durante
questa fase del sonno si osserva
una diminuzione della pressione arteriosa e della frequenza
cardiaca, con conseguente “rilassamento” del nostro apparato vascolare.
IN BREVE
Sonno e tiroide
In presenza di malattie della tiroide si possono verificare disturbi del sonno, la cui intensità è più o meno rilevante in funzione della gravità e della durata della disfunzione ormonale
sottostante. L’ipertiroidismo è
una condizione caratterizzata
da un eccesso di ormoni tiroidei e determina la comparsa di
ansia, agitazione, ipereccitabilità, labilità emotiva e difficoltà
nella concentrazione. Accanto
a questi segni di eccessiva attivazione della sfera neuropsichica può comparire insonnia, con
difficoltà nell’addormentamento e riduzione della durata del
sonno. Quest’ultimo può risultare agitato e frequentemente
disturbato da incubi. L’ipotiroidismo, dovuto ad un deficit di
ormone tiroideo, si manifesta
al contrario con riduzione delle
forze e un rallentamento generalizzato delle funzioni mentali, unitamente alla presenza di
sonnolenza che nei casi estremi
può raggiungere uno stato di vera e propria letargia con marcata difficoltà nel risveglio. Anche
l’alternanza e la durata delle fasi
del sonno possono risultare al-
terate dalla carenza di ormone
tiroideo. È importante sottolineare come tanto le manifestazioni dell’ ipertiroidismo quanto quelle dell’ ipotiroidismo possano mimare vere e proprie malattie psichiatriche. Pertanto, in
presenza di disturbi psichici o di
malattia del sonno occorre considerare il possibile ruolo causale svolto da una malattia tiroidea; parimenti, la persistenza
di disturbi della sfera psichica o
di disturbi del sonno dopo correzione di una disfunzione ormonale tiroidea deve far pensare
alla coesistenza di una diversa
patologia per la quale può essere
necessario il ricorso ad un trattamento specifico.
FERRUCCIO SANTINI
Professore Associato in
Endocrinologia, Università di Pisa.