in questo numero Il Comico e la Spalla al Politeama Rossetti dal 13 al 17 aprile 14 il Comico e la Spalla 2004 2005 Il Comico e la Spall la scheda di presentazione Un atto d’amore verso due figure - il comico e la spalla - che appartengono alla tradizione dello spettacolo italiano e radicano i loro archetipi nel mondo della farsa più antica, poi della commedia dell’arte e tracciano un fil rouge attraverso i secoli, fiorendo nel varietà, nel cinema e nella televisione. Un atto di fiducia verso il teatro che – anche quando pone sul palcoscenico figure lievi, che appartengono all’ambito della comicità – è sempre in grado di offrire agli occhi del pubblico una profonda e significativa metafora della vita. Vincenzo Cerami sviluppa lungo queste due dimensioni il testo de Il comico e la spalla, che parte raccontando il divertente e burrascoso rapporto fra due anziani artisti, il loro bagaglio di memorie comuni, di reciproche dipendenze e taciute frustrazioni, per tracciare alla fine due ritratti di toccante umanità. Alfio e Carmelo: un binomio che sulle scene da anni raccoglie successi e che dietro le quinte cela un mondo di piccole tumultuose rivalità e di inscindibili simbiosi. Sono loro i personaggi al centro dell’invenzione di Cerami. Diventano creature palpitanti di vita, grazie alla vis comica e alla profondità interpretativa di Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina, entrambi già applauditi al Politeama Rossetti. Nel primo atto, la pièce ce li presenta nel pieno della loro attività: in scena, i due comici stanno interpretando uno spettacolo esilarante ma dal tragico finale, in cui Carmelo – la spalla – frustrato dalla sua posizione rispetto ad Alfio, uccide il collega. Nel secondo atto, Alfio e Carmelo sono dipinti invece nella loro realtà di persone, spogliati dei loro ruoli e dei costumi sono semplicemente Ernesto ed Orazio. Continuano però intimamente ad essere “il comico e la spalla”: nel loro dialogo riecheggiano le battute, i sottili attacchi che poco prima abbiamo sentito sulla scena e che evidentemente fanno ormai parte della loro esistenza, dell’universo chiuso che negli anni si sono costruiti, e dove rimangono protetti ma anche “impermeabili” rispetto al la 1 ora e 45 minuti con intervallo la prosa resto del mondo. Il mondo “esterno” con le sue sollecitazioni non li cambia: giunge loro attraverso il simpatico contrappunto di Marta, la padrona della pensione in cui alloggiano, che punteggia le giornate con i suoi racconti e commenti. Ma un giorno viene posta ai due protagonisti una prova ben più forte: quella di affrontare l’impeto sincero e imprevedibile della figlia di Orazio, che un gioco crudele del destino vorrebbe ora amante di Ernesto. Nemmeno una folata così palpitante di vita “vera” e di sentimento come è quello incarnato dalla giovane donna, riescono a scalfire il rapporto fra i due, che scricchiola, si colora di smarrimento, di conflittualità ma alla fine si ricompone. Ed Ernesto e Orazio – imprigionati ormai definitivamente nelle dinamiche di palcoscenico – finiscono per ridere anche di questa delicata situazione. Se alla coinvolgente scrittura di Vincenzo Cerami dobbiamo questa bella storia, importante è segnalare molti altri contributi artistici su cui si fonda lo spettacolo: innanzitutto la parte musicale, imponente (c’è un musicista – Fabio Ceccarelli – in scena, impegnato in un costante commento “dal vivo” rispetto a quanto avviene) firmata da Nicola Piovani, che rinsalda così il suo già fortunato sodalizio con Cerami. La regia è affidata alla mano esperta di Jean-Claude Penchenat, fondatore con Ariane Mnouchkine del celeberrimo Théâtre du Soleil. Intense anche le due protagoniste femminili, Anna Malvica che colora con la sua vivacità il personaggio di Marta e Clotilde Sabatino che regala alla platea una Cristina impegnata nel passaggio dalle utopie della giovinezza alle durezze della vita adulta. (i.lu.) Il Comico e la Spall l’autore, il regista e l’autore delle m Vincenzo Cerami Nato a Roma, ha come insegnante di lettere nella scuola media di Ciampino, Pier Paolo Pasolini, che gli fa scoprire la letteratura e in particolare la poesia. Nel 1976 esce Un Borghese piccolo piccolo, il suo primo romanzo, di cui Italo Calvino scrive la presentazione. Pubblica successivamente diverse opere letterarie: il romanzo Amorosa presenza, il poema narrativo Addio Lenin; i romanzi Tutti cattivi, Ragazzo di vetro e La lepre; il libro di racconti L’ipocrita, la raccolta di “mini-romanzi” La gente; il “manuale” di scrittura creativa Consigli a un giovane scrittore, il racconto di quattro celebri delitti italiani intitolato Fattacci, la sceneggiatura del film La vita è bella, il testo teatrale Canti di scena, i racconti in fumetto Olimpo S.p.a., il romanzo Fantasmi e la raccolta di scritti vari Pensieri così. All’attività letteraria Cerami ha sempre affiancato quella cinematografica e teatrale. Ha collaborato alla sceneggiatura di numerosi film, fra cui ricordiamo Casotto, Il minestrone e Vipera di Sergio Citti, Salto nel vuoto e Gli occhi, la bocca di Marco Bellocchio, Colpire al cuore, I ragazzi di via Panisperna e Porte aperte di Gianni Amelio, Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, Il mostro, La vita è bella e Pinocchio di Roberto Benigni. Cerami ha scritto, tra le altre, le opere teatrali L’amore delle tre melarance, L’enclave des Papes, Teatro Excelsior, La casa al mare, Ring, Francesco, il musical e Socrate. Dalla lunga collaborazione con il musicista Nicola Piovani sono nati gli spettacoli Le cantate del Fiore e del Buffo, Il signor Novecento e Canti di scena, Borderò, Romanzo musicale e lo “Stabat Mater” La Pietà. Al Festival della Letteratura di Mantova ha presentato l’epistolario in versi Lettere al metronomo. Nel 2003, nell’isola greca di Delos, è andata in scena la cantata L’isola della Luce, musicata e diretta da Nicola Piovani. Per il Teatro Comunale di Bologna ha ricostruito il recitativo – andato perso – del libretto di un’opera di Schubert, Gli amici di Salamanca. Jean-Claude Penchenat ha fondato a Parigi nel 1964, con Ariane Mnouchkine, il Théâtre du Soleil, compagnia che ha messo in scena importanti spettacoli come La cuisine, L’âge d’or (rappresentati anche al Piccolo Teatro di Milano e a Venezia per la Biennale del Teatro), Le songe d’un nuit d’été, Les clowns, 1789, 1793 e Capitaine Fracasse. Nel 1975 ha dato vita al Théâtre du Campagnol (con sede a “La Piscine” di Châtenay-Malabry, alla periferia di Parigi), che nel 1983 diventa “Centre dramatique national”. Tra le sue regie si ricordano Le triomphe de l’amour di Marivaux, Le bal, creazione collettiva con numerose tournées in Francia e all’estero, L’Opéra de Smyrne di Goldoni, L’enclave des Papes di Vincenzo Cerami, Illusions perdues e Splendeurs et misères des courtisanes, adattamento da Balzac, Arlequin poli par l’amour, L’epreuve, La colonie, La provinciale (spettacolo che ha fatto una lunga tournée negli Stati Uniti, Canada, Messico, Haiti e Islanda), Les acteurs de bonne foi di Marivaux, Une des dernières soirées de Carneval di Goldoni, Le voyage à Rome, Le jouer di Goldoni, Le jeu des 7 familles, Peines d’amour perdues di Shakespeare, Les cédrats de Sicile di Pirandello, Une petite découverte, creazione collettiva portata in tournée anche in Italia, L’homme exemplaire di Goldoni, Nouvelles di Pirandello e Boccaccio. Penchenat, che è coautore di tutti gli spettacoli del Théâtre du Soleil e delle creazioni collettive delle due compagnie da lui fondate, ha scritto anche dei testi teatrali che, oltre a essere stati rappresentati, sono editi dalla prestigiosa casa editrice francese Actes-Sud: I, Place Garibaldi (1990) e Les enfants gâtés (1998). Dello spettacolo Le bal Ettore Scola nel 1983 ha diretto la trasposizione cinematografica intitolandola Ballando ballando. Sia nella pièce che nella pellicola Penchenat figura fra gli interpreti insieme alla sua compagnia. Come attore di cinema ha lavorato, tra gli altri, nei film 1789 e Moliére di Ariane Mnouchkine, in F. comme Fairbanks di Maurice Dugowson, in L’affiche rouge di Frank Cassenti, in Bolivar di Eduardo Manet e in Gardé à vue di Claude Miller. Jean-Claude Penchenat la musiche Politeama Rossetti dal 13 al 17 aprile 2005 la prosa Nicola Piovani Nicola Piovani è nato a Roma, dove vive e lavora. Allievo del compositore greco Manos Hadjidakis, inizia la sua carriera di autore di musica da film nel 1969 componendo la colonna sonora di N.P. il segreto di Silvano Agosti. Nel 1970 l’incontro con Marco Bellocchio per il film Nel nome del padre, al quale seguono Sbatti il mostro in prima pagina, Marcia trionfale, Salto nel vuoto, Il gabbiano. Ha musicato più di cento film fra cui Il marchese del Grillo, Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli; La notte di San Lorenzo, Kaos, Good morning Babilonia, Tu ridi di Paolo e Vittorio Taviani, La messa è finita, Palombella rossa, Caro diario, La stanza del figlio di Nanni Moretti. Ha lavorato anche con i registi Giuseppe Tornatore, Sergio Citti, Luigi Magni, Daniele Lucchetti, Antonio Albanese, Gianfranco Mingozzi, Peter Del Monte, Fabio Carpi, Damiano Damiani. Tra il 1985 e il 1990 compone le musiche degli ultimi tre film di Federico Fellini: Ginger e Fred, Intervista e La voce della luna. Con le musiche scritte per il film di Roberto Benigni La vita è bella vince il Premio Oscar 1999 e nel 2000 ottiene la nomination per i Grammy Awards. Piovani ha anche collaborato con Bigas Luna, Jos Stelling, John Irvin, Ben Von Verbong, Maria Luisa Bemberg, Sergeij Bodrov, John Harrison, Philippe Lioret. Piovani si dedica con assiduità al teatro: ha scritto la musica per I Sette Re di Roma di Luigi Magni, regia di Pietro Garinei, e per il musical Concha Bonita che ha debuttato al “Théâtre National de Chaillot” di Parigi, con la regia di Alfredo Arias. Fondamentale l’incontro con lo scrittore Vincenzo Cerami: insieme hanno scritto La cantata del Fiore, La cantata del Buffo, Il signor Novecento, Canti di scena, Romanzo musicale, La Pietà, Concerto fotogramma. Nel 2003, nell’isola greca di Delos, ha avuto la prima esecuzione della cantata L’isola della Luce. Attivo come compositore di musica da camera e per balletto, Piovani è anche autore di canzoni, fra le quali ricordiamo quelle scritte per Fabrizio De André, Roberto Benigni e Noa. Il Comico e la Spall Note del regista Per la seconda volta metto in scena una commedia di Vincenzo Cerami. La prima è stata nel 1984 al Festival di Avignone. Ci siamo incontrati a Roma durante le riprese di Le Bal, a Cinecittà. Ettore Scola, che era al corrente di un mio progetto, ci ha presentato e subito, dopo una breve conversazione, ho proposto a Vincenzo di raggiungere la nostra compagnia, il “Théâtre du Campagnol”, a Châtenay-Malabry, nella periferia sud di Parigi, dove avevo il mio teatro, “La Piscine”. E così fu. Abbiamo vissuto tre mesi di scambi appassionati intorno al soggetto che avevo scelto, tra le proposte di Vincenzo, le improvvisazioni degli attori e la scoperta giorno dopo giorno dell’opera che si andava costruendo. Allora ho cominciato a conoscere Cerami, la sua finezza e il suo acume davanti agli attori, l’humour singolare che i Francesi non sempre decifrano, la sfrontatezza e il riserbo. E la sua scrittura. Lo spettacolo si chiamava L’enclave des Papes ou la nouvelle villégiature in omaggio alla commedia di Goldoni. Metteva in scena un gruppo di intellettuali in villeggiatura, ospiti di un ricco editore nel Lubéron, terra d’elezione della “gauche-caviar” parigina che si confrontava con la destra tradizionale dei notabili locali. Attendevano la visita del ministero della Cultura. In mezzo a tutto questo una troupe teatrale che allestiva La tempesta di Shakespeare in provenzale. Erano gli anni di Jack Lang… Lo spettacolo fu accolto freddamente dalla critica perché nel teatro pubblico si è perduta l’abitudine di ridere delle bizzarie della nostra società. Bisogna dire che nel testo la stampa veniva particolarmente punzecchiata. La commedia da noi è un genere che va perdendosi, sempre più ristretta al teatro di strada e alle esibizioni di attori solitari e autocompiacenti. Il pubblico invece apprezzò e lo spettacolo andò in tournée con un bel successo. È dunque la seconda avventura che divido con Cerami. Questa volta sono io a raggiungerlo al Teatro Stabile di Catania e a scoprire un paese, degli attori, una lingua, ritrovando però la stessa scrittura, lo stesso universo, la stessa stravaganza. Devo accompagnare Cerami nella sua creazione, non tradirlo, e portare la sua opera fino al primo incontro con il pubblico. È un compito difficile mettere in scena un testo contemporaneo, ma quanta libertà! E l’autore è sempre il vicino, prova dopo prova e insieme, grazie al fraterno e amorevole, si scopre la ricchezza nascosta tra le parole. Che piacere condividere questi momenti insieme ad attori con una tradizione diversa dalla mia, un grande musicista e l’amico Roberto Moscoso che ha inventato tanti spazi per i miei sogni. la Le figure del comico e della spalla appartengono al genere farsesco. La cultura italiana, a differenza ad esempio di quella francese, ha una lontana e radicata tradizione basata sui meccanismi che scattano nel rapporto tra i due personaggi. Il comico è un clown la cui logica assurda e incongrua viene continuamente smascherata dall’attore che lo spalleggia. Il quale ha il compito specifico di incarnare i valori comuni e di essere portavoce del buon senso. Anche se può sembrare blasfemo gli stessi Dante e Virgilio nella Divina Commedia in alcune situazioni coprono perfettamente i due ruoli. Nel Novecento c’è stata una grande fioritura di comici accompagnati dalle loro spalle, prima nel varietà, poi nel cinema e infine nella televisione. Basta pensare a Totò e Peppino, o a Totò e Castellani; al “Vieni avanti, cretino” dei fratelli De Rege; a Chiari e Campanini; a Cochi e Renato; a Tognazzi e Vianello e a tanti altri, perduti in provincia e nella memoria. È una coppia canonica, uno non può fare a meno dell’altro. Ovvero la spalla fornisce al suo partner materiali capaci di esaltarne la vis comica, di farne esplodere appieno la personalità. Questo è il punto Note dell’autore di partenza della mia commedia, nella quale viene alla ribalta un gioco di ruoli che va ben oltre le leggi teatrali. Ho puntato la lente di ingrandimento sul rapporto comico-spalla per mettere a nudo gli occulti ingranaggi che legano insieme due persone fortemente dipendenti fra loro, come possono essere un genitore e un figlio, un docente e l’allievo, marito e moglie, due indissolubili amici. Mi sono chiesto fin dove simile sodalizio conservi la sua spontaneità, se non intervenga a un certo punto una sorta di coazione patologica che non permette ai due di affrancarsi, di vivere di vita propria. Come in tutti i legami stretti si crea un metalinguaggio esclusivo e impenetrabile fatto di codici autoreferenziali: è un universo equilibrato, rassicurante, consolidato nel tempo e nei codici. Ma è sempre incombente il rischio che questa sfera diventi una trappola e che i protagonisti perdano del tutto i contatti con il loro esterno. Ho tentato di indagare nei recessi di un tale sodalizio, dove fatalmente cova la spinta a evadere da un orizzonte chiuso e regressivo. Se i due attori imboccano la strada dell’autonomia, da un lato sono bloccati dalla paura di affrontare l’ignoto e dall’altro devono fare i conti con una sorda e mai risolta conflittualità. Mano a mano che scrivevo “Il comico e la spalla” i due protagonisti, Alfio e Carmelo, mi si presentavano non più come due professionisti del palcoscenico, che per mestiere devono far ridere il pubblico, ma come due amici di vecchia data che per un momento, solo un momento, con sforzo disumano, fanno venire a galla tutti i problemi della loro esistenza reale. In questo sforzo ho specchiato la pulsione a sentirsi padroni di se stessi, comune a molti, me compreso. Il comico e la spalla, sotto questa luce, sono un pretesto per mettere a fuoco in una scena virtuale il tema dell’identità e di una vita percepita come parassitaria. Il Comico e la Spall i protagonisti «Raffinati e allo stesso tempo in un certo senso “popolari”: Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina mi hanno da subito conquistato, soprattutto per la loro singolare vis comica che mi è molto vicina... Ho infatti molto amato e frequentato – sia come spettatore che come regista – il genere della comicità. Una tradizione preziosa e ricca che in antico sfociava nella commedia dell’arte e che si è evoluta assieme all’arte del teatro fino ai nostri giorni, esprimendosi nell’avanspettacolo, nel varietà…» Antonio Calenda è probabilmente l’interlocutore più adatto a introdurci all’arte che Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina portano sul palcoscenico ne Il comico e la spalla: il direttore dello Stabile regionale ha infatti al proprio attivo esperienze notevolissime in tale ambito, ove ha raggiunto momenti memorabili con la messinscena di spettacoli come ‘Na sera e maggio e Cinecittà. «Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi come Pupella e Rosalia Maggio, Pietro De Vico, Aldo Tarantino – racconta infatti Calenda - maestri in cui si ravvedono i capisaldi della grande vera tradizione italiana, quella degli attori “a tutto tondo”, che sapevano costruire un rapporto con il pubblico e tenerlo teso indipendentemente dalla lingua, usando la “recitazione” piena, i dialetti che rappresentavano l’unica possibilità di comunicazione quando la lingua in Italia non era unificante né era unica… Ritengo che Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina appartengano a pieno titolo a questa “famiglia”, che ha un punto di la la prosa riferimento importante pure in un altro attore siciliano indimenticabile, Turi Ferro, con cui hanno condiviso spesso la scena e di cui perpetuano ora il sapere teatrale. Li ho conosciuti personalmente e ho potuto apprezzare la loro grande creatività quando negli anni Ottanta li ho diretti entrambi in Quando non arrivarono i nostri di Sciascia, una parte dello spettacolo Trittico, che firmai per lo Stabile catanese, e che comprendeva altre due parti di Bufalino e Consolo, fra i più grandi autori italiani contemporanei». «Lavorando fianco a fianco sul palcoscenico – aggiunge ancora Calenda – trovai allora in Musumeci e Pattavina una impeccabile capacità attorale, una comicità naturale che sapeva attingere all’istinto plautino, fescennino ma anche portare il segno della tragedia, della malinconia, di una profonda consapevolezza esistenziale. Sono soddisfatto di aver potuto proporre questo loro lavoro al pubblico del Politeama Rossetti, dove li accolgo con affetto augurandomi che le nostre strade possano nuovamente incontrarsi» Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina hanno alle spalle notevolissime carriere teatrali: il primo abbandona per il palcoscenico gli studi di medicina. La sua comicità lineare, istintiva, lo rende un interprete con forte gusto della satira, dello sberleffo, ma capace anche di ritrarre i personaggi con grande intensità: inizia dunque formando un applaudito duo comico con un giovanissimo Pippo Baudo ma presto giunge allo Stabile di Catania, dove affina il suo talento con maestri di spessore. Innumerevoli le sue prove da protagonista in testi importanti di autori siciliani, ma anche in grandi classici della storia del teatro: fra questi vanno menzionati almeno Cronaca di un uomo di Giuseppe Fava, Il consiglio d’Egitto di Sciascia, I Malavoglia di Verga, la commedia musicale di Tony Cucchiara Pipino il Breve. Con un applaudito allestimento del pirandelliano Il berretto a sonagli interpretato assieme a Turi Ferro ottiene successo a Parigi, Bonn, Toronto e New York. Alle prove teatrali alterna da sempre impegni televisivi sia come interprete di sceneggiati sia prendendo parte a show come Settevoci o Giochiamo al varietà, in cui è nuovamente assieme a Pippo Baudo. Pattavina invece esordisce come cantante e successivamente – seguendo la sua vera aspirazione – approda alla recitazione nell’ambito di una trasmissione radiofonica. Entrato a far parte dello Stabile etneo ha recitato un vasto repertorio di autori fra cui Verga, Capuana, De Roberto, diretto da registi di primo livello: ricordiamo titoli quali Cavalleria rusticana, La lupa di Verga, L’avaro e La scuola delle mogli di Molière, Riccardo III di Shakeseare accanto a Giorgio Albertazzi, e poi l’Aulularia plautina e Liolà di Pirandello. Entrambi sono già stati ospiti dello Stabile regionale, Musumeci con I vicerè di De Roberto e recentemente con Annata Ricca di Martoglio; Pattavina è stato applaudito nello shakespeariano Molto rumore per nulla, e accanto ad Andrea Jonasson, ne La governante di Brancati. Ilaria Lucari Persiani il prossimo spettacolo È uno spettacolo di produzione, l’eschileo Persiani diretto da Antonio Calenda, a chiudere – dal 26 aprile al 1° maggio – la Stagione di Prosa 2004-2005 del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Una stagione che ha raccolto consensi e che per lo Stabile regionale è stata, fin dall’inizio, molto significativa. Inaugurata dal Re Lear di Shakespeare, con Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi e Alessandro Preziosi – spettacolo che si è rivelato uno dei più richiesti e applauditi dell’anno sul piano nazionale – è stata connotata dal susseguirsi di titoli e artisti apprezzati dal pubblico e di momenti importanti, come la celebrazione – lo scorso 22 dicembre – del Cinquantesimo anno d’attività del Teatro. A concludere idealmente questo ciclo – in attesa di ripartire a ottobre 2005 con un nuovo cartellone di grandi proposte – sarà dunque un altro lavoro firmato dallo Stabile, che dopo aver debuttato al Teatro Greco di Siracusa nel maggio 2003 è stato ripreso e portato in tournèe nazionale proprio in questi mesi. La compagnia impegnata nell’imponente allestimento è capeggiata da un’attrice di grande intensità espressiva quale Piera Degli Esposti (che interpreta la Regina Atossa) ed è composta da nomi di primo livello quali Osvaldo Ruggieri – un autorevole spettro del Re Dario – e Luca Lazzareschi che in una prova di virtuosismo dà vita sia al ruolo poetico del Messaggero, sia a quello del giovane Re Serse, vinto e punito per la sua troppo accesa ambizione. Accanto a loro, guidato da un primo corifeo della statura di Giancarlo Cortesi, un ensemble di attori che, affiatatissimi, danno vita a un coro di profondo struggimento. Fin dal debutto al Teatro Greco e nel corso di ogni tappa del tour invernale, lo spettacolo ha colpito per la sua forte attualità: Emilia Costantini scriveva infatti da Siracusa sul Corriere della Sera «Piera Degli Esposti, ATTENZIONE! Lo spettacolo debutta di martedì (turno PRI). Il turno pomeridiano (E) è in programma mercoledì 27 aprile alle 16. nell’allestimento di Calenda improntato a un’aggressiva modernità, è una donna rassegnata alla sconfitta del suo popolo. Un colpo di cannone spacca in due la facciata del palazzo reale: è la guerra, ieri e oggi, a seminare odio e terrore. Atossa è come una madre irachena, pronta a seppellire i suoi morti». Mentre da Trento, dove lo spettacolo è stato ripreso, la penna di Claudia Gelmi – recensendo per il Corriere del Trentino – sottolinea come «lo strabiliante Luca Lazzareschi è il reduce che porta negli occhi il dolore di chi ha visto, un dolore che si è trasformato in follia e delirio e che magistralmente l’attore riversa su un corpo dai movimenti spaventati, su una voce tremante e disperata, su uno sguardo disumano, poiché spogliato di tutta l’umanità del mondo e della storia». Persiani è infatti una sofferta elegia sul tema della guerra: impossibile non pensare – rileggendone il testo – ai molti e violenti conflitti che appartengono da sempre “al mondo e alla storia” e che continuano a infliggerci sofferenza, instabilità e dolore. «È un monito duro, chiarissimo, a non perdere di vista la limitatezza dell’uomo – commenta il regista Calenda – un monito alla cui efficacia Eschilo (che pure fu direttamente colpito dalla ferocia delle guerre contro i Persiani) sacrifica la possibilità di cantare l’eroismo dei suoi Greci. Conserva invece Politeama Rossetti dal 26 aprile al 1° maggio 2005 la prosa con fermezza il punto di vista dei nemici vinti, dando voce ad una pietas d’universale validità». Per far giungere al pubblico di oggi tale messaggio, il regista si è avvalso dei fidati collaboratori che lo hanno seguito nel corso dell’intero progetto dedicato ai classici greci, attuato assieme all’Istituto Nazionale del Dramma Antico: la scena è di Bruno Buonincontri, di Elena Mannini i costumi e Nino Napoletano firma le luci dello spettacolo. Il coinvolgente coro si muove sulle musiche di Germano Mazzocchetti, secondo la linea dei movimenti coreografici creati da Catherine Pantigny. (i.lu.) Photo by Gian Paolo Barbieri Pigrizia, arroganza o presunzione? Vi stat e c h i e d e n d o p e r c h è fac c i a m o u n a s o l a m i s c e l a ? Ve lo d i c i a m o n o i . Per anni abbiamo cercato di eguagliare quella che abbiamo già, ma non ci siamo riusciti. Non stupitevi: ci sono cose nella vita che non è possibile migliorare e la nostra miscela probabilmente è una di queste. Così abbiamo deciso di concentrarci su una cosa sola: mantenere il livello di qualità raggiunto, il migliore che potevamo offrirvi. credeteci, non è un lavoro da pigri. some things are just better. Calendario spettacoli e prevendite APRILE 2005 DAL 13 AL 17 APRILE 2005 - POLITEAMA ROSSETTI Teatro Stabile di Catania Il comico e la spalla di Vincenzo Cerami regia di Jean Claude Penchenat con Pippo Pattavina, Tuccio Musumeci PLATEA A Interi € 27,50 PLATEA A Under 25 PLATEA B Interi € 24,00 PLATEA B Under 25 PLATEA C Interi € 19,00 PLATEA C Under 25 GALLERIE Interi € 14,00 GALLERIE Under 25 € € € € 22,00 19,00 15,00 11,00 DAL 26 APRILE AL 1° MAGGIO 2005 - POL. ROSSETTI Prosa Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in collaborazione con Istituto Nazionale del Dramma Antico Fondazione Onlus Persiani di Eschilo regia di Antonio Calenda con Piera Degli Esposti, Osvaldo Ruggieri, Luca Lazzareschi Prezzi: vedi “Il comico e la spalla” DAL 5 AL 24 APRILE 2005 - SALA BARTOLI Suspect Culture (Glasgow) - Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in associazione con Tron Theatre Glasgow Mer 13 apr Gio 14 apr Ven 15 apr Sab 16 apr Dom 17 apr Lun 18 apr Mar 19 apr Mer 20 apr Gio 21 apr Ven 22 apr Sab 23 apr Dom 24 apr Lun 25 apr Mar 26 apr Mer 27 apr Gio 28 apr Ven 29 apr Sab 30 apr A different language di Renato Gabrielli regia di Graham Eatough con Sergio Romano, Selina Boyak Under 25 € 12,50 fuori abbonamento altri percorsi Posto unico Interi € 15,00 DAL 18 AL 30 MAGGIO 2005 - SALA BARTOLI Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in coproduzione con Centro culturale Mobilità delle Arti in collaborazione con Teatro Mercat de les Flors (Barcellona, Spagna) Fighting Dogs (cane vs. sangue) da Michail Bulgakov progetto e regia di Andres Teres Morte con Annamaria Gherardi, Daniela Giovanetti, Pino Censi, Corrado Russo, Andrea Mochi Sismondi, Sandro Stefanini Posto unico Interi € 15,00 Under 25 € 12,50 DAL 12 AL 17 APRILE 2005 - TEATRO DEI SALESIANI Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia I Piccoli di Podrecca “Varietà” INTERI € 6,00 RID. ABBONATI E U25 € 3,00 DALL’11 AL 13 MAGGIO 2005 - POLITEAMA ROSSETTI Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in collaborazione con Civica Scuola di Arte Drammatica presenta Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni regia di Maurizio Soldà con gli allievi delle Scuole Medie Inferiori e Superiori della Provincia di Trieste Dom 1 mag Lun 2 mag Mar 3 mag Mer 4 mag Gio 5 mag Ven 6 mag Sab 7 mag Dom 8 mag Lun 9 mag Mar 10 mag Mer 11 mag Gio 12 mag Ven 13 mag Sab 14 mag Dom 15 mag Lun 16 mag Mar 17 mag Mer 18 mag Gio 19 mag POLITEAMA ROSSETTI 20.30 (PRI) IL COMICO E LA SPALLA 16 (E) E 20.30 (A) IL COMICO... 20.30 (B) IL COMICO E LA SPALLA 20.30 (C) IL COMICO E LA SPALLA 16.00 (D) IL COMICO E LA SPALLA SALA BARTOLI 21.00 A DIFFERENT LANGUAGE 21.00 A DIFFERENT LANGUAGE 21.00 A DIFFERENT LANGUAGE 21.00 A DIFFERENT LANGUAGE 17.00 A DIFFERENT LANGUAGE 21.00 A 21.00 A 21.00 A 21.00 A 21.00 A 17.00 A 20.30 16.00 20.30 20.30 20.30 (PRI) PERSIANI (E) PERSIANI (A) PERSIANI (B) PERSIANI (C) PERSIANI DIFFERENT DIFFERENT DIFFERENT DIFFERENT DIFFERENT DIFFERENT 17.30 INCONTRO 17.30 INCONTRO LANGUAGE LANGUAGE LANGUAGE LANGUAGE LANGUAGE LANGUAGE COMPAGNIA PERSIANI SULLA SCENEGGIATA MAGGIO 2005 POLITEAMA ROSSETTI 16.00 (D) PERSIANI 20.30 SOCIETÀ SALA BARTOLI DEI CONCERTI 20.30 ARLECCHINO SERVITORE... 10.00 ARLECCHINO SERVITORE... 10.00 ARLECCHINO SERVITORE... 20.30 SOCIETÀ DEI CONCERTI 21.00 FIGHTING DOGS 21.00 FIGHTING DOGS 21.00 FIGHTING DOGS il Rossetti News I ragazzi delle Scuole presentano il classico “Arlecchino servitore di due padroni” Il 21 aprile al Duomo di Milano lettura scenica delle lettere di Padre Turoldo: la produzione è del Teatro Stabile Si rinnova da mercoledì 11 a venerdì 13 maggio il tradizionale appuntamento con lo spettacolo realizzato dagli allievi delle Scuole medie inferiori e superiori di Trieste che hanno seguito nel corso della stagione il laboratorio organizzato dalla Civica Scuola d’Arte Drammatica e diretto da Maurizio Soldà. Il testo che sarà messo in scena quest’anno è l’ “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni e segna un ritorno al teatro classico: nelle prime due stagioni, infatti, furono messi in scena un altro capolavoro goldoniani, “Il bugiardo” e la commedia shakespeariana “Sogno di una notte di mezza estate”. Lo spettacolo debutterà mercoledì 11 maggio alle ore 20.30 e sarà replicato giovedì 12 e venerdì 13 maggio alle ore 10 (queste repliche sono riservate alle scuole, che potranno effettuare le prenotazioni al numero 040-3593535). Il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia sarà presente il 21 aprile al Duomo di Milano per la letteura scenica “Salmodia della Speranza” di Padre David Maria Turoldo, il sacerdote poeta, saggista, drammaturgo e sceneggiatore cinematografico nato a Coderno del Friuli nel 1916 e scomparso nel 1992. Lo Stabile ha aderito all’ambizioso progetto che dopo Milano toccherà altri luoghi di culto. Tra i protagonisti delle letture gli attori Moni Ovadia e Maddalena Crippa. Il Teatro Stabile ha già portato in scena l’opera di Padre Turoldo: nella stagione 1992-93 Furio Bordon ha allestito lo spettacolo “Amici devo dirvi”, mentre nella stagione 196566 è andato in scena “Il martirio di Lorenzo”, interpretato, tra gli altri, da Egisto Marcucci e Lino Savorani. I Piccoli di Podrecca portano “Varietà” al Teatro dei Salesiani Le preziose marionette di Podrecca saranno protagoniste con la loro musica e fantasia al Teatro dei Salesiani di via dell’Istria a Trieste a partire dal 12 aprile: lo spettacolo “Varietà” prodotto dal Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia, ritorna infatti a grande richiesta per il pubblico delle scuole (replica di mattina alle 10.30 dal 12 al 15 aprile) e anche per il pubblico degli appassionati – adulti e bambini – che vorranno applaudire i Piccoli nelle recite di venerdì 15 aprile alle ore 20.30 e nelle pomeridiane di sabato 16 e domenica 17 aprile alle ore 17. Il biglietto per “Varietà” è in vendita a soli 6 euro con riduzioni a 3 euro per gli abbonati allo Stabile regionale ed i giovani sotto i 14 anni. diretto da Antonio Calenda “Trieste a Teatro” Periodico del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia www.ilrossetti.com/triesteteatro.asp Anno XIV - numero 113 - 13 aprile 2005 redazione Viale XX Settembre, 45 - 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Autorizz.Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna Un pomeriggio con la sceneggiata il 29 aprile alla Sala Bartoli Il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in collaborazione con l’Associazione Amici del Caffè Gambrinus organizza venerdì 29 aprile alle ore 17.30 una conferenza-spettacolo sul tema del teatro napoletano e in particolare sul genere della sceneggiata. Ne offriranno un’interessante analisi il giornalista Enrico Fiore, critico teatrale del quotidiano “Il Mattino” di Napoli e il direttore dello Stabile regionale Antonio Calenda che spesso ha affrontato i grandi autori napoletani. Ospite particolarmente gradito dell’incontro sarà Nando Neri, un grande interprete di questo genere che parlerà della sua lunghissima carriera e offrirà al pubblico alcuni intensi momenti cantati tratti dal ricco repertorio della sceneggiata. La conferenza si terrà alla Sala Bartoli. Il giorno precedente, giovedì 28 aprile, sempre alle ore 17,30 in Sala Bartoli, è in programma l’incontro con la compagnia dello spettacolo “Persiani”. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. ADOLFO LEVIER (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.