CENTRO SERVIZI CULTURALI S.CHIARA DI TRENTO STAGIONE LIRICA 2006/2007 LE NOZZE DI FIGARO COMMEDIA PER MUSICA IN QUATTRO ATTI Libretto di Lorenzo da Ponte Musica di Wolfgang Amadeus Mozart nel 250.mo anniversario della nascita del Maestro l'opera avrà un solo intervallo sabato 30 settembre / lunedì 2 ottobre ore 20.30 | Teatro Sociale di Trento giovedì 19 / sabato 21 ottobre ore 20.00 | Nuovo Teatro Comunale di Bolzano venerdì 27 ore 20.30 / domenica 29 ottobre ore 16.00 | Teatro Sociale di Rovigo NUOVA PRODUZIONE DEL CENTRO SERVIZI CULTURALI S.CHIARA IN COLLABORAZIONE CON L'ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO E IN COPRODUZIONE CON: TEATRO SOCIALE DI ROVIGO, FONDAZIONE TEATRO COMUNALE E AUDITORIUM DI BOLZANO. ALLESTIMENTO DEL TEATRO DI SAN CARLO DI NAPOLI. LE NOZZE DI FIGARO COMMEDIA PER MUSICA IN QUATTRO ATTI Edizioni Bärenreiter - Kassel Libretto di Lorenzo Da Ponte dalla commedia Le Mariage de Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais Musica di Wolfgang Amadeus Mozart nel 250.mo anniversario della nascita del Maestro Prima rappresentazione assoluta Vienna, Burgtheater, 1 maggio 1786 L’opera avrà un solo intervallo Il Conte d'Almaviva La Contessa d'Almaviva Susanna Figaro Cherubino Marcellina Bartolo Basilio Don Curzio Barbarina Antonio Due Contadine Natale De Carolis Monica Colonna Cinzia Forte Andrea Concetti Marina Comparato Cristina Baggio Mattia Nicolini Bruno Lazzaretti Federico Lepre Natalia Roman Nicolò Ceriani Anna Pellizzari Federica Majer Maestro concertatore e direttore Regia Ripresa da Giancarlo Andretta Mario Martone Scene Costumi Luci Movimenti Coreografici Fortepiano Sergio Tramonti Ursula Patzak Pasquale Mari Anna Redi Eddi De Nadai Maestro del Coro ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO CORO DEL TEATRO SOCIALE DI TRENTO Luigi Azzolini Raffaele Di Florio Direttore allestimenti scenici Maestro collaboratore Direttore di scena Maestri collaboratori Maestro alle luci Maestro ai sovrattitoli Scenotecnica Assistente alle luci Aiuto costumista Attrezzista Capo sarta Truccatrici Parrucchiera Aiuto sarta Foto di scena Damiano Pastoressa Eddi De Nadai Emanuele Morfini Valeria Vitaterna Federico Scarfì Anna Maria Nardelli Francesca Cereghini Monica Bocchi Giordano Baratta Cinzia Falcetti Ermisenda Soy Béjar Stefania Casagrande Lucia Santorsola, Monica Salomoni Daniela Berto Maria Luisa Fumanelli Teatro di S. Carlo di Napoli, Monique (backstage) Fandango Valeria Grasso Stefania Lazzeri Daniela Lazzizzera Valentina Spagni Lucys Battistella Francesco Antimiani Sandro Miori Marco Petroli Claudio Travaglia Guido Trebo Figuranti Luca Giacomelli Francesco Mattedi Maurizio Orlando Sabino Roberto Palumbien Massimo Pezzedi Pier Paolo Principe Maurizio Raffaelli Roberto Tubaro Centro Servizi Culturali S. Chiara Ufficio stampa Direttore tecnico Segreteria organizzativa Assistente alla produzione Servizi tecnici, organizzativi ed amministrativi Katia Cont Viviana Bertolini Marco Carletti Marina Ambrosi Anna Ferro Centro Servizi Culturali S. Chiara «Voglio un'arte d'equilibrio, di purezza, che non dia inquietudine o turbamento, voglio che l'uomo stanco, affranto, sfinito, abbia dalla mia pittura calma e riposo». Henri Matisse, 1922? 1) VERSO LA RIVOLUZIONE (ovvero verso il perdono universale) È il 1786. Mozart ha trent'anni. Ha terminato di comporre uno dei suoi più grandi capolavori, non solo musicale, ma anche letterario (grazie alla straordinaria collaborazione con l'abate - libertino Lorenzo Da Ponte), ma anche politico - ideologico. Beaumarchais aveva scritto Le mariage de Figaro nel 1778. Il piccolo borghese Figaro anticipa a teatro la presa della Bastiglia, così fa il democratico - massone Mozart in musica. Anche in Mozart è dominante la componente ideologica nel senso che musica e pensiero vivono in perfetta osmosi con lo sviluppo drammaturgico.È straordinario l'approccio mozartiano dal punto di vista politico: nel primo atto c'è l'aria stupenda di Figaro "Se vuol ballare signor contino, il chitarrino le suonerò", ove il barbiere non risparmia parole taglienti nei confronti del Conte sbeffeggiandolo come se avesse un sogno, un desiderio irrinunciabile alzare le mani su di lui. Mozart conosce bene Parigi sin da quando era un bambino prodigio allorché nel 1763-64, cioè a 7/8 anni, aveva ottenuto grande successo. Non è così 15 anni dopo quando il 23 maggio del 1778, questa volta con la madre Anna Maria, non più con il padre Leopoldo, arriva nuovamente a Parigi: è una città effervescente e prospera e Leopoldo ha ordinato a Wolfgang di andarvi per tentare la fortuna. Mancano 11 anni alla caduta della Bastiglia. Il successo questa volta non gli arride. I suoi rapporti con la nobiltà che, pure frequenta assiduamente, sono difficili in quanto si sentono "superiori a lui per diritto di nascita"2). Peraltro non possiamo trascurare i suoi legami con quella élite intellettuale che vuole un cambio della società patrizia che Mozart, appunto, disprezza3), a favore di un diverso e più equo momento sociale. Il sociologo tedesco Elias sostiene che Mozart "era un genio, un individuo creativo, eccezionalmente dotato, nato in una società che non conosceva ancora il concetto romantico di genio e il cui canone sociale non offriva ancora un posto legittimo all'artista geniale con una personalità molto spiccata". E ancora: «La tragedia di Mozart [ebbe] il suo fondamento nel fatto che egli cercò, come persona ma anche nella sua attività creativa, di infrangere da solo le barriere del potere della società»4). Il soggiorno parigino è, dunque, uno dei più tristi della breve vita di Mozart, anche se proprio a Parigi riesce a diventare padrone della propria vita e non deve più soggiacere alla volontà paterna. Ebbene, pur non avendo prove a favore non ci sono prove contro che, mentre compone 7/8 anni dopo le Nozze, non abbia, per così dire, storicizzato la sua negativa esperienza parigina vestendo tout-court i panni di Figaro e rivisitando i momenti con i quali confliggeva ovvero si accordava con le idee progressiste che stavano prendendo corpo in Francia. Ma Mozart non ha una visione politica, ideologica, insomma illuministica. È una visione sua personale, che intende distruggere le barriere sociali. Non si piega a pregiudizi di classe e si affida molto all'ironia che anche nelle Nozze è molto presente come, per esempio, nell'aria citata all'inizio. Egli più che all'illuminismo francese si avvicina a quello lombardo ed austriaco, a Parini, ai fratelli Verri. Come si avvicina alla folle giornata de Le Mariage de Figaro? Certamente il contenuto della commedia lo attrae, ma lo attrae anche il suo autore. Ed è proprio durante il suo soggiorno parigino che Beaumarchais termina la commedia (che verrà rappresentata soltanto nel 1781 con una rappresentazione privata e solo nel 1784 pubblicamente) ed è là che scrive una serie di variazioni per pianoforte sull'arietta Je suis Lindor dal Barbier de Séville, compiuto nel 1772 e andato in scena nel 1775. Con le Nozze inizia la collaborazione con Lorenzo Da Ponte il quale non esita a riconoscere come l'idea di rifarsi a Beaumarchais sia di Mozart. Fra i due si instaura una vera e propria simbiosi, forse un èmpateia che - se non presumo troppo - non si ripeterà con altri musicisti se è vero che circa 60 anni dopo Wagner, per realizzare la sua rivoluzionaria concezione del WORT - TON - DRAMA, si farà anche librettista. Qui l'èmpateia diventa un valore giacché riesce ad incardinare un'etica. È un'etica - come è stato detto 5)- individuale e collettiva che rappresenta la cifra interpretativa delle Nozze. Così da un lato emerge la consapevolezza politica con la critica alla società, il rifiuto della nobiltà e via dicendo; dall'altro emerge il momento umano - erotico che coinvolge l'uomo, la donna, l'archetipo Cherubino, ossia chi non sai che cosa è, se ha una componente omosessuale ovvero ermafrodita. Mozart sembra un precursore anche in questo ché per lui politica e morale sono inscindibili. Al riguardo basta ricordare il suo atteggiamento nei confronti del grande amico boemo, il musicista Josef Myslivecìk 6), da lui frequentato quando era a Bologna nel 1770 con la madre. Nel 1777 Myslivecìk soffre di una malattia venerea che gli deturpa il viso. Leopoldo dice a Wolfgang di non andare a trovarlo nell'ospedale di Monaco, ove è ricoverato, per salvare le apparenze. Mozart, invece, va a trovare il «vecchio» amico (era nato nel 1737 e morì nel 1781) che gli dice: «Mi fa davvero un effetto strano che qui siano così pochi a venire a trovarmi. In Italia ero circondato da compagnia ogni giorno.» Mozart annota: «Se non fosse per l'aspetto sarebbe sempre il vecchio Myslivecìk, così pieno di fuoco, di spirito e di vitalità.» 7). E riesce a far cambiare idea anche al padre. È un episodio del tutto marginale, ma è, per così dire, propedeutico alla morale che ispira le Nozze e al messaggio che l'opera contiene che si rivolge, appunto, al nuovo, al rivoluzionario guardato dal massone Wolfgang, ancorché a livello personale, con grande simpatia. Bellissime sono le sue parole, anticipatrici dell'opera, che fanno parte di un suo post-scriptum ad una lettera della madre al padre del 7 febbraio 1778 da Mannheim: «Il mio intento è fare la felicità di mia moglie e non la mia grazie a lei (…) I nobili non possono sposarsi per piacere o per amore ma unicamente per intereße (…) noi altri, poveri comuni mortali non soltanto abbiamo il dovere di scegliere una moglie che amiamo e che ci ami, ma possiamo e vogliamo sceglierla così (…) non abbiamo bisogno di una moglie ricca. La nostra ricchezza muore con noi perché esiste tutta nella nostra testa» 8). Dunque, Mozart nel 1778, a 22 anni, 11 anni prima della presa della Bastiglia, rivendica per sé e per il suo modo di pensare la sua ricchezza che è solo una ricchezza intellettuale. Niente integralismo, peraltro. Niente moralismo. La sua musica spinge ad un erotismo raffinato nel quale convive la tipica contraddizione umana. «La verità, nelle Nozze, non è un diktat pedante, ma una luce che illumina chi sa perdonare, chi preferisce riflettere che sputare sentenze, chi non si mette, come il Conte d'Almaviva, su un piedistallo, ma sa cercare le ragioni degli altri nelle pieghe sottili di un'esistenza per tutti faticosa (…) viene beffeggiata l'arroganza, la superficialità, la gelosia che tormenta gli insicuri e i babbei. (…) nelle Nozze prevale una superiore compassione. Ci si può parlare, scrutare, toccare, amare, se si patisce insieme.»9) Purtroppo Mozart muore a soli 35 anni dopo aver perso l'amore della propria donna e l'amore del pubblico: «Questa è la sua e la nostra tragedia; quella dell'umanità».10) Con queste premesse generali, siamo in grado di condurre un esame dell'opera elencando quasi paradigmaticamente i pezzi dei quattro atti che dimostrano la tesi del nostro titolo. Quanto all'atto primo 1 L'ouverture avvolge l'opera senza peraltro citare i temi che poi verranno di volta in volta espressi. È una straordinaria esplosione che dà un senso nuovo e fulmineo al modo di concepire l'opera. 2/3 Ci si avvia così al duettino Susanna - Figaro: «Cinque … dieci … venti … trenta» cui segue un altro duettino - cosa rara - con i medesimi protagonisti: «Se a caso madama la notte ti chiama». 4 A seguire, nella scena seconda, c'è la prima aria dell'opera: la straordinaria cavatina di Figaro: «Se vuol ballare signor contino, il chitarrino le suonerò». Sinfonia, i due duettini, la cavatina rappresentano un rombo che racchiude in sé tutta la struttura musicale poetica ideale delle Nozze se consideriamo che i due angoli acuti rappresentano sinfonia e cavatina protesi, appunto, verso la conquista delle tematiche dell'opera, mentre i due angoli ottusi rappresentano i due duettini capaci di contenere sia la serenità della casa e dell'amore, sia lo spunto per aprire gli occhi nei confronti delle macchinazioni del Conte come se fosse una sorte di metafora delle macchinazioni che la società, la nobleße mette in atto nei confronti della nascente borghesia. Si susseguono alcuni pezzi che caratterizzano i personaggi e il contenuto teatrale musicale dell'opera. 5/6/7/8 Così all'aria di vendetta di Bartolo: «La vendetta, oh la vendetta» segue il duettino «stizzoso e pungente»11) Susanna - Marcellina: «Via resti servita, madama brillante», poi la straordinaria aria di Cherubino, «l'esemplare d'un primo stadio di fenomeno amoroso»12): «Non so più cosa son, cosa faccio» ed infine il primo piccolo concertato «un esempio assolutamente probante della unione ideale di musica e dramma (cioè azione, svolgimento dei fatti)»13) tale da costituire il momento più alto dell'atto. 9/10 Il coro: «Giovani liete» rappresenta «un momento di distensione «dopo il nodo drammatico» del terzetto14) e prelude all'aria più celebre e famosa di tutte le Nozze: «Non più andrai farfallone amoroso». È un'aria che ha in sé una specie anomala ed eccezionale di finale sotto forma di dialogo nel senso che Figaro canta sì da solo, ma rivolgendosi contestualmente a Cherubino, il Cherubino di oggi, «quello presente, di giovane vagheggino tutto elegante e impernacchiato» e di domani, «quello futuro di militare, costretto a scarpinare nel fango, per montagne e per valloni, con virili mustacchi, (…) in luogo di quell'aspetto imberbe che ha ora»15). Questa aria prelude all'altra celeberrima di Leporello: «Madamina» del Don Giovanni, ma quel che più conta è che Mozart prima nel terzetto ed ora qui anticipa la concezione wagneriana associando la «danza, cioè [il] gioco scenico degli attori» alla musica e alla poesia nello spettacolo del dramma musicale». Grandezza di Mozart che, «in questo finalino (…) fornisce (…) la possibilità di una pantomima scenica irresistibile. [Dunque, è] un fatto essenzialmente teatrale»16) Quanto all'atto secondo 11 L'apertura ci porta a conoscere uno dei personaggi più importanti dell'opera grazie alla cavatina della Contessa: «Porgi amor». È una delle più importanti presenze femminili di tutto il corpus mozartiano: « è l'esemplare perfetto di quel tipo abbozzato nella Costanza del Ratto dal Serraglio» (e già anche nella dolcissima Ilia dell'Idomeneo), e che nel Don Giovanni (…) non si ritroverà più esatto né nella vendicativa Donna Anna (….) né nell'affannata Elvira. (..) Pamina sarà quasi una ideazione mitica di quel tipo femminile (…). Non c'è nella Contessa né violenza, né durezza, né rivolta contro la sorte, e la sua cavatina si espande tranquilla, concentrica, con la naturalezza dei cerchi d'acqua che si allargano intorno a un sasso gettato in uno stagno» 17). 12 Sopravviene l'aria - ovvero la canzone secondo la partitura Eulenburg - di Cherubino: «Voi che sapete che cosa è amor». Si dimostra l'alchimia del paggio che si traveste da donna e fa innamorare di sé Susanna e la Contessa. La sua figura è ambigua e ha in qualche misura «una patina di omosessualità, tanto più trasgressiva perché vissuta dal punto di vista femminile, un punto di vista spesso prediletto da Mozart. L'aria risuona di carezze, movimenti, sospiri, appena accennati, evocati, forse solo pensati»18) 13 A seguire l'aria di Susanna: «Venite… inginocchiatevi…» che analogamente all'aria «Non più andrai farfallone amoroso» è un aria terzetto nel senso che all'azione partecipano anche Cherubino e la Contessa. 14/15 Preceduti e seguiti rispettivamente da due recitativi e da un recitativo sono i momenti del terzetto Susanna - Contessa - Conte: «Susanna or via, sortite» e del duettino Susanna - Cherubino: «Aprite, presto aprite» uno dei più grandi apici musicali e drammaturgici di Mozart. Assistiamo così nel terzetto - come dice Mila - ad una «naturale coincidenza tra le esigenze formali della musica e quelle narrative dell'azione. Dialogo che si fa musica, e musica che si estrinseca in dialogo, secondo la formula esattissima con cui Wagner riconobbe la qualità della drammaturgia mozartiana nelle Nozze di Figaro»19), mentre nel duettino, che ha uno svolgimento vertiginoso durando nemmeno 50 secondi, avviene una sorta di fusione drammaturgica fra Susanna che vuol far scappare il paggio e Cherubino che, terrorizzato dall'idea di essere trovato dal Conte («M'uccide se mi trova»), non pensa che alla fuga. 16 Inizia così il grandioso finale I che dura più di metà dell'atto e che si struttura almeno in cinque parti. Così al duetto Conte - Contessa: «Esci ormai, garzon malnato», segue l'esclamazione ironica di Susanna: «Signore! Cos'è quello stupore?» e lo stupore della Contessa: «Susanna! son morta: il fiato mi manca!», successivamente il quartetto Figaro - Conte - Susanna - Contessa: «Signori, di fuori son già i suonatori», indi il quintetto Antonio - Conte - Susanna - Contessa - Figaro: «Ah, signor… signor» ed infine il settimino che conclude l'atto Marcellina - Basilio - Bartolo - Conte - Susanna Contessa - Figaro: «Voi signor, che giusto siete». La caratteristica di questi pezzi è che il duettino e il settimino hanno un solo pezzo musicale, mentre gli altri hanno due pezzi di musica. Per quanto riguarda poi i 7 personaggi che sono in scena è evidente che si crea fra essi una netta cesura: da un lato Marcellina, Bartolo e Basilio ed il Conte, i cosidetti «cattivi» uniti solo dalla loro tracotanza, dall'altro Figaro, Susanna e la Contessa, i cosiddetti «buoni» che tuttavia si differenziano nell'atteg- giamento psicologico giacché «Figaro è affranto, la Contessa sconcertata, Susanna pronta a riprendere la lotta»20). Quanto all'atto terzo 17 Con il terzo atto l'azione si fa, per così dire, seria, non ostante l'esilarante e faunesco sestetto di cui al n. 19. L'inizio, comunque, dopo il recitativo: «Che imbarazzo è mai questo!» si apre con il duettino Conte - Susanna: «Crudel! Perché finora», frivolo e galante come era già avvenuto nel corso della vestizione di Cherubino. 18 Segue il recitativo: «Hai già vinto la causa» e l'aria: «Vedrò mentr'io sospiro» del Conte: è un pezzo musicale straordinario che ci dà il senso pieno dello stile dell'opera seria intrapreso da questo atto. Il Conte proprio con questo recitativo obbligato diventa un personaggio tragico passando «attraverso ogni sorta d'emozioni forti, agitazione, gelosia, collera, false speranze di soddisfazione, tutto salvo la felicità.»21). 19 Dall'aria di collera del Conte al sestetto Marcellina - Figaro - Bartolo - Don Curzio - Conte - Susanna: «Riconosci in questo amplesso», pieno di comicità farsesca. Siamo in presenza di un concertato interno che per un po' spezza la drammaticità dell'azione con il Conte che rimane sempre più isolato (solo il giudice Don Curzio gli resta fedele). 20 Segue il recitativo: «E Susanna non vien!» e l'aria: «Dove sono i bei momenti» della Contessa che passa dall'indignazione alla melanconia. Siamo, dunque, ancora nello stile dell'opera seria. Mila ha scritto su quest'aria parole irraggiungibili: «Ispirazioni come quella di quest'aria tolgono la parola al commentatore per la loro semplicità. Bisognerebbe sapersi elevare con la parola ad altezza lirica pari a quella della musica, il che non è dato a tutti, né è sempre possibile a comando. Qualsiasi pretesa di analisi stona in presenza di questa pagina elementare e sublime. (…) la nostalgia è la dimensione espansiva dell'aria»22). 21 È la volta del duettino Susanna - la Contessa: «Su l'aria… che soave zeffiretto…» preceduta e seguita da un recitativo prima del 22 Coro di contadini: «Ricevete, o padroncina» che crea un clima rustico e pastorale come se Mozart optasse quasi per un dileggio dell'azione. 23 Dopo alcuni recitativi che coinvolgono via via Barbarina, la Contessa, il Conte, Antonio, Susanna, Figaro, arriviamo al finale con Figaro: «Ecco la marcia… andiamo» che contiene, com'è noto, il famoso misterioso «fandango» spagnolo. Finita la danza, il Conte invita alla cerimonia nuziale, idest alle nozze delle Nozze di cui, però, nel quarto atto non se ne parla più: le nozze di Figaro terminano con il sestetto «Riconosci in questo amplesso» e lasciano spazio alla Contessa che vuole riconquistare il Conte. Quanto all'atto quarto 24 L'aria di Barbarina: «L'ho perduta, me meschina» apre l’atto in modo straordinario ed originalissimo. 25 L'aria di Marcellina: «Il capro e la capretta» spesso viene tagliata non essendo drammaturgicamente necessaria. Qui viene eseguita in una originale interpretazione scenica. L'aria fa da contraltare a quella misogina che sta per cantare Figaro. 26 Anche l'aria di Basilio: «In quegl'anni in cui val poco» è superflua nel contrasto dell'azione. Qui è eseguita. 27 Il recitativo: «Tutto è disposto» e l'aria : «Aprite un po' quegli occhi» di Figaro; la terza aria solista di Figaro è preceduta da un recitativo accompagnato con l'orchestra alla maniera dell'opera seria di cui finora hanno usufruito solo i personaggi nobili, il Conte e la Contessa. L'aria è una satira antifemminile che in Da Ponte - Mozart sostituisce la forte requisitoria sociale di Beaumarchais. Anche in lui v'è, di notte, un monologo di Figaro il quale fa un bilancio triste della sua vita. Dopo essere riuscito a fatica dalla miseria, è di nuovo in bilico, sul baratro a causa di un potente, il suo padrone. Da Ponte per ingraziarsi l'imperatore Giuseppe II cambia il «contenuto» del monologo; il momento sociale «rivoluzionario» si trasforma in un momento sessista, in una satira di bassa lega contro le donne per far ridere l'ascoltatore senza farlo pensare. È un passo indietro compiuto da Da Ponte - Mozart che pure - soprattutto il musicista - aspirano a rompere senza compromessi con la nobleße. Ciò non ostante Mozart addotta alcuni accorgimenti musicali per non far precipitare il suo Figaro nel buffonesco. Intanto il musicista premette all'aria un recitativo accompagnato dall'orchestra. Poi la comicità dell'aria sottende costantemente un tono collerico. Domina il famoso Galgenhumor di Hermann Albert, idest l'humor del patibolo di ascendenza germanica, l'umor nero. La musica da parte sua, ad iniziare dall'invito: «Aprite un po' quegli occhi, uomini incauti e schiocchi», sale progressivamente di tonalità comica fino ad arrivare alla reiterata reticenza di Figaro («il resto nol dico Già ognun lo sa») che scenicamente si esplicita nel segno delle corna fatte da Figaro stesso. 28 Il recitativo: «Giunge alfin il momento» e l'aria: «Deh vieni, non tardar» di Susanna sono due pezzi straordinari. Il recitativo è accompagnato con l'orchestra come avviene per le opere serie. Ma non basta. Si tratta di un «accompagnamento orchestrale a un recitativo così musicalmente formato (…) [in] cui gli archi introducono il recitativo stesso (…) [come se fosse] l'inizio di una piccola sinfonia (…) si tratta (…) d'una vera e propria idea musicale.»23) E ancora: con questa aria Susanna, diviene con Figaro, la Contessa e il Conte uno dei personaggi principali, insomma un poker così formato: un baritono - basso (Figaro con tre arie); un basso (il Conte con un'aria con recitativo accompagnato); un soprano (la Contessa con due arie); un soprano leggero (Susanna con due arie), senza contare che Susanna è quasi sempre presente: nei primi due duettini con Figaro, in un duettino con Marcellina, nel terzetto con il Conte e Basilio o in quello con il Conte e la Contessa, nel duettino con Cherubino, nel Finale I, nel duetto con il Conte, nel sestetto dell'agnizione di Figaro, nel duettino della lettera con la Contessa, nel Finale II. È un'aria che, come quella della Contessa, è di grande e miracolosa semplicità che rivela come un personaggio sbarazzino, una soubrette diventa donna. Jean-Victor Hocquard, citato da Mila, afferma: «la voce proclama nella notte immensa il desiderio, quello della carne e quello dell'anima, il languore dell'attesa, la dolcezza della gioia promessa, l'offerta e il dono totale di se stessa, la comunicazione serena nell'amore più puro».24) 29 Inizia l'eccezionale finale II: «Pian pianin le andrò più presso». È il grande stupendo poema della notte. La notte è la protagonista dell'atto quarto e domina incontrastata questo finale, ove la natura acquista un rilievo protagonistico esaltando le umane vicende e aprendo la strada ad un elemento nuovo tipico della notte: il mistero, preludio peraltro all'atto secondo del Tristan und Isolde. Il finale si sviluppa in 8 pezzi musicali: 5 precedono l'azione e 3 fanno parte della scena ultima, laddove a Cherubino, la Contessa, Figaro, Susanna e il Conte si aggiungono Bartolo, Antonio, Basilio, Don Curzio ed il coro, ossia il personale del castello. È il quinto pezzo musicale - andante, si bemolle maggiore, 6/8 - che scioglie l'azione nel momento in cui Susanna e Figaro dopo essersi rincontrati hanno fatto pace. Musicalmente avviene ciò che Mila chiama duetto in 6/8 25): i due manifestano la loro felicità perché sono di nuovo insieme e in accordo. È un Eden semplice, originario, innocente, felice cui Mozart si rifà senza che l'azione si arresti giacché entra in scena il Conte che non è felice in quanto alla ricerca spasmodica di Susanna: «Non la trovo e girai tutto il bosco», mentre Figaro si dichiara a Susanna travestita da Contessa facendo vieppiù infuriare il Conte. «Ah corriamo, corriamo mio bene, E le pene compensi il piacer» cantano all'inizio i due innamorati. Dunque, il piacere è una sorta di ristoro alle pene quotidiane che l'uomo deve sopportare, quel mensch che per Mozart è naturalmente votato alla felicità. La felicità giusnaturalistica da un lato ed epicurea dall'altro, mentre la felicità della Contessa è la riconquista del suo amore coniugale. Una volta scoperto, il Conte supplica il perdono e la «pura» Contessa glielo concede in «questo giorno di tormenti, Di capricci e di follia» con una frase che diventa un corale religioso 26) durante il quale i singoli personaggi lasciano il posto a «voci anonime d'un coro, che proclama la suprema aspirazione dell'anima di Mozart, la sua settecentesca fede nel vangelo del piacere e della felicità».27) E la felicità è la sua più vera e profonda religione. Ed è proprio con Le Nozze di Figaro che Mozart scrive la sua meravigliosa, insuperata opera aurorale che poi approderà alla filantropia e alla teorizzazione massonica con Die Zauberflöte. Il suo opus è la più alta, straordinaria forma artistica di un unico vocale Elicona che canta in modo irripetibile «il mito dello stato di natura, la convinzione della bontà originaria dell'uomo, fondamento d'ogni concezione immanente e progressiva della civiltà»28), di quella civiltà che per mantenersi immanente e progressiva, ma soprattutto felice non può che aspirare - magari solo nel pensiero più intimo - alla rivoluzione ovvero al perdono universale. Alfonso Malaguti 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) Cors.m. È Massimo Mila che cita questa frase di Matisse nel «Programma per un circolo mozartiano» del 1942, ora in M. Mila, Mozart, Saggi 1941-1987, Einaudi, Torino, 2006, pp. 118-119. La tesi del grande musicologo è dimostrare come, proprio durante la terribile seconda guerra mondiale, Mozart acquista un grande significato giacché la sua musica ci può portare ad «una vita ordinatamente felice» nel senso che «quando lo spirito è digiuno di bellezza (…), quando il gusto è offeso dal ferro imperio della violenza (…), quando le strade (…) della città offrono immagini sinistre di regresso dal cosmo al caso (…), questi poemi di suoni (…) si ergono innanzi al nostro spirito nella loro adorabile euritmia come pura espressione della Forma, principio supremo d'intelligenza ordinatrice e plasmatrice del mondo». Cfr. Piero Melograni, La vita e il tempo di Wolfgang Amadeus Mozart, Editori Laterza, Bari, 2003, pag. 143 Cfr. la lettera di Mozart al padre del 16 ottobre 1777 da Augusta: W.A. Mozart, Briefe und Aufzeichnun-gen Bärenreiter, Kassel - Basel - London - New York, 7 voll, 1962-1975, vol.2, ins 351, pp.62-67. Così è la feroce scurrile chiusa nella traduzione di Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, Bruno Mondadori, Milano 2005, pag. 87: "C'era un sacco di Nobleße, la duchessa Culoboemo, la Contessa Pisciavolentieri e poi la principessa Puzzacomesterco, con le due sue figlie che tuttavia, sono già sposate con i due principi Panciagrossa di Vergadiporco”. P. Melograni, op.cit., ivi. È Melograni che cita Norbert Elias, Mozart, Sociologia di un genio, il Mulino, Bologna, 1991, pp. 34 e 30 L. Bramani, op. cit., pag. 88 Ivi Ibidem, pag. 90. È la lettera al padre dell'11 ottobre 1777 da Monaco, citata da Bramani. Ivi. La lettera è citata e tradotta da Bramani. Ibidem, pag. 91. N. Elias, op. cit., pag. 19 M.Mila, Lettura delle Nozze di Figaro, P.B.E. Einaudi, Torino, 2003, pag. 43 Ibidem, pag. 47 Ibidem, pag. 50 Ibidem, pag. 53 Ibidem, pag. 63 Ibidem, pag. 65 Ibidem, pp. 69-71 Cfr. L. Bramani, op. cit., pag. 110. Cfr. M. Mila, op. cit., pag 84. Cfr. L. Bramani, op. cit., pag. 113 M. Mila, op. cit., pag. 123, cors. mio. Qui Mila cita Frédéric M. Breydart ed il suo La génie créateur de Mozart (Alsatia, Paris, s.d.) Ibidem, pag. 135. Ibidem, pag. 157 Ibidem, pag. 158 Ibidem, pag. 170 Ibidem, pag. 177 Ivi NOTE BIBLIOGRAFICHE …PENSIERI…RICORDI… Siete anche Voi dell'idea che un’esecuzione dovrebbe sempre creare il più equilibrato incontro tra presente e passato? Anche Nozze nacque dal “genio immortale” di Mozart in un preciso momento del passato e di quel tempo ci parla. …è musica universale… chiudiamo gli occhi ed attraverso le note di Mozart possiamo riaprirli nella seconda metà del XVIII sec. Quando ci disponiamo ad un nuovo ascolto d'una esecuzione mozartiana, quale Mozart desideriamo ascoltare? E per noi esecutori, quale Mozart desideriamo oggi eseguire? La tradizione della scuola di Vienna - Böhm, Krips, etc. (alla quale tra l'altro sono estremo debitore per gli anni di studio all'Accademia e di lavoro poi allo Staatsoper di Vienna ed al Festival estivo di Salisburgo) oppure un Mozart ispirato dal rinnovato sapere filologico, certamente innovativo rispetto alla tradizione pura, ma altrettanto vivo di spirito musicale sincero e rispettoso. È importante sottolineare come un nuovo sapere abbia ispirato, guidato il nostro “gusto”. La prima edizione critica Bärenreiter fu pubblicata nel 1973! Ricordo alcuni incontri epifanici, per esempio quello del 1988 con il musicologo Martin, invitato a Vienna da Suitner: che master! Oppure quello, appena qualche anno dopo, con il nuovo sapere di Harnoncourt… I cantanti stabili dell'opera di Vienna “legati” alla tradizione; l'incontro con il mezzosoprano Lilowa (Cherubino), il più classico esempio di tradizione… Cosa è cambiato? 1. i tempi musicali ( si “torna” a Hummel, Corri ovvero Czerny); 2. il suono orchestrale (con organici più piccoli, il “suono puro”, assenza di vibrati); 3. l'attenzione totale nell' articolazione del fraseggio; 4. la prassi vocale dell'appoggiatura, della variazione, della cadenza, della ornamentazione; 5. la vocalità naturale che ripudia qualsiasi forzatura a particolare intensità della voce; 6. il recitativo (sono dispiaciuto di non poterli eseguire personalmente per esigenze sceniche); 7. etcetera. Nello studiare con Raffaele Di Florio il video del San Carlo di Napoli ho provato immediata sintonia e gioia per lo splendido lavoro del maestro Martone e del maestro Tate. Come è importante il rapporto tra concezione registica e musica! Le Nozze sono poi così particolari perché è fondamentale ricreare e restituire quel senso “settecentesco” della gerarchia fra le classi sociali e delle convenzioni, ove vita e teatro nel settecento venivano retti. Un gesto errato, gesti scomposti, un uso “superficiale” oppure “opportuno” del “tu”, del “voi”, dell'”Ella” e tutto scade o si esalta! Ebbene, con Mario ci si esalta! Giancarlo Andretta IL MIO VIAGGIO CON MOZART Concludo con l'allestimento di Nozze di Figaro, un viaggio durato sette anni nel teatro di Mozart e Da Ponte. Di questa straordinaria opportunità ringrazio il Teatro di San Carlo di Napoli e i teatri di Trento, Bolzano e Rovigo. Li ringrazio innanzitutto per avermi dato la libertà di sperimentare un impianto scenico certamente inusuale ma che mi ha consentito di esplorare pienamente le dimensioni teatrali di questi capolavori. Non c'è nulla di più potente di un concertato di Mozart su versi di Da Ponte: diversi personaggi esprimono stati d'animo, compiono azioni, elaborano pensieri tutti diversi tra loro e tutto avviene contemporaneamente, esattamente come nella vita. La differenza è che qui la vita è trasfigurata in musica. Avermi permesso di immaginare un teatro essenziale, fatto di pochi elementi, ma che consente al palcoscenico di sporgersi in sala e aprirsi praticamente a trecentosessanta gradi intorno all'orchestra, ha significato poter schiudere dall'interno il meccanismo teatrale di questi concertati e manifestarlo spero con chiarezza allo sguardo dello spettatore, che in opere come queste deve essere vigile quanto il suo ascolto. Ringrazio, inoltre, i Teatri di avermi fatto compiere questo viaggio a ritroso: Cosi fan tutte, del 1789, è infatti l'ultima delle opere scritte da Mozart con Da Ponte e Le nozze di Figaro, del 1786, la prima. Se si prendono queste tre opere dal lato di ciò che raccontano il disordine dei sentimenti colpisce che nell'ultima ci siano due coppie di giovani fidanzati e nella prima una coppia di coniugi maturi; in mezzo c'è comunque Don Giovanni, la sua indefinibile età, il suo incontro col castigo. Quello che intendo dire è che questa trilogia poggia sull'intero arco dell'esperienza che nella vita ciascuno compie quando viene attraversato dal demone ambiguo della seduzione, dall'illusione e dalla disillusione amorosa, dalla scoperta della doppiezza e della fragilità che tanto spesso si annidano nel nostro animo. Ma seguendo il percorso a ritroso che è toccato a me, a concludere il percorso è il perdono che la Contessa accorda a suo marito e che quasi all'improvviso conclude Le nozze di Figaro. La conclusione matura e crepuscolare, bellissima e amara, di una tempesta che ha attraversato tre opere e che ha scosso, tra commedia e dramma, gli animi non solo del Conte di Almaviva ma di Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Guglielmo, Despina, Donn'Anna, Donna Elvira, Leporello, Zerlina, Figaro, Susanna, Cherubino… C'è chi è sparito tra le fiamme, come Don Giovanni, e chi forse proprio dalle fiamme è tornato a mostrare la spietata verità della propria filosofia, come Don Alfonso. Ma è in Nozze di Figaro che gli uomini e le donne appaiono nella loro essenziale e malinconica fisionomia, ognuno preso dal proprio rovello, foglie al vento della vanità e della storia, che in quest'opera è ben più di uno sfondo. Ringrazio, infine, gli artisti che mi hanno accompagnato in questo viaggio, Raffaele Di Florio, Ursula Patzak, Sergio Tramonti, Pasquale Mari, e poi i direttori d'orchestra, i cantanti, il coro e le maestranze tutte dei teatri che ci hanno accolto con amore e professionalità. Mario Martone FANGO FA RIMA CON FANDANGO Non più andrai, farfallone amoroso… …me la cantava e ricantava con risatine amorosa la strega-indovina Elsa Morante a Roma tra Piazza Navona il Pincio e la trattoria “Pallotta” a Ponte Milvio. Era il 1969 ex sudente di architettura lavoravo con Carlo Cecchi in teatro e avevo appena fatto Medea (come attore) con Pier Paolo Pasolini e Maria Callas… Ero un eclettico, fortunato, molesto cherubinaccio romagnolo, in piena scioltezza giovanile, diceva lei… e “con molta chioma”. Non più andrai… Elsa me la cantava sbeffeggiandomi perché avevo appena ricevuto la cartolina per il militare e dovevo lasciare la dolcissima vita romana e tutte le sue contesse, Susanne, Barbarine… Fiordiligi e Dorabella… Zerline… e, perché no, Marcelline. Non più andrai… …cantato da lei era uno spettacolo per tutti gli amici che al bar o al ristorante, le stavano intorno: attori, intellettuali maschi e femmine e pazzarielli di passaggio. Ma in particolare per i “nostri camerieri” più affezionati... sempre incantati dalle sue filastrocche improvvisate! La sapeva tutta, a memoria e mi massacrava con la seconda parte dell'aria: Ed invece del fandango, Una marcia per il fango. Per montagne, per valloni, Con le nevi e i solleoni, Al concerto di tromboni, Di bombarde, di cannoni… …Era la prima volta che ascoltavo quel brano do Mozart e che capivo, l'ironia e la crudeltà delle rime di Da Ponte recitate cantando dalla mia indimenticabile amicaandalusa Elsa Morante. “Fango fa rima con fandango” - ce lo dicevamo alla fine, prima di salutarci quasi all'unisono, lei ridacchiava ancora una volta… Io un po' meno. Sergio Tramonti SINOPSI DELL’OPERA LE NOZZE Prima Parte Il mattino del giorno delle proprie nozze Figaro e Susanna sono nella stanza che il Conte ha destinato loro. Figaro misura la stanza mentre Susanna si prova il cappello che ha preparato per le nozze. Figaro si compiace della generosità del Conte, ma Susanna insinua che quella generosità non è disinteressata: probabilmente il Conte approfitterà della vicinanza delle loro stanze per infastidirla. Le brame del Conte sono favorite da Don Basilio, maestro di musica. Figaro si irrita e nell'aria “Se vuol ballare signor Contino…” trama una vendetta. Anche la non più giovane Marcellina è intenzionata a mandare all'aria i progetti di matrimonio di Figaro e reclama, con l'aiuto di Don Bartolo, il diritto a sposare Figaro in virtù di un prestito concessogli in passato e mai restituito. Don Bartolo, del resto, gode all'idea di potersi vendicare dell'ex 'barbiere di Siviglia', ora al servizio del Conte. Entra il paggio Cherubino per chiedere a Susanna di intercedere in suo favore presso la Contessa: il giorno prima il Conte, trovandolo solo con Barbarina (figlia dodicenne del giardiniere Antonio), si è insospettito e lo ha cacciato dal palazzo. L'arrivo improvviso del Conte lo costringe a nascondersi e ad assistere suo malgrado alle proposte galanti che il Conte rivolge alla cameriera. Ma anche il Conte deve nascondersi a Don Basilio, che rivela a Susanna le attenzioni rivolte dal paggio alla Contessa (Rosina). Spinto dalla gelosia, il Conte esce dal nascondiglio, poi, scoprendo a sua volta il paggio, monta su tutte le furie. Entrano i contadini che ringraziano il Conte per aver abolito il famigerato 'ius primae noctis'. Il Conte, con un pretesto, rimanda il giorno delle nozze e ordina la partenza immediata di Cherubino per Siviglia dove dovrà arruolarsi come ufficiale del suo reggimento. Figaro si prende gioco del paggio con una delle arie più celebri dell'opera, "Non più andrai, farfallone amoroso". Susanna rivela all'addolorata Contessa le pretese del Conte. Entra Figaro ed espone il suo piano di battaglia: ha fatto pervenire al Conte un biglietto anonimo dove si afferma che la Contessa ha dato un appuntamento a un ammiratore per quella sera. Quindi suggerisce a Susanna di fingere di accettare l'incontro col Conte: Cherubino (che non è ancora partito) andrà al posto di lei vestito da donna, così la Contessa smaschererà il marito, cogliendolo in fallo. Tuttavia, mentre il travestimento del paggio è ancora in corso, il Conte sopraggiunge e, insospettito dai rumori provenienti dalla stanza attigua (dove la Contessa ha rinchiuso Cherubino), decide di forzare la porta. Ma Cherubino riesce a fuggire saltando dalla finestra e Susanna ne prende il posto. Quando dal guardaroba esce Susanna invece di Cherubino, il Conte è costretto a chiedere perdono alla moglie. Entra Figaro che spera di poter finalmente affrettare la cerimonia nuziale. Irrompe però il giardiniere Antonio che afferma di aver visto qualcuno saltare dalla finestra della camera della Contessa. Figaro cerca di parare il colpo sostenendo di essere stato lui a saltare. Ma ecco arrivare con Don Bartolo anche Marcellina che reclama i suoi diritti: possiede ormai tutti i documenti necessari per costringere Figaro a sposarla. DI FIGARO Seconda Parte La Contessa spinge Susanna a concedere un appuntamento galante al Conte, il quale però si accorge dell'inganno e promette di vendicarsi. Il giudice Don Curzio entra con le parti contendenti e dispone che Figaro debba restituire il suo debito o sposare Marcellina. Ma da un segno che Figaro porta sul braccio si scopre ch'egli è il frutto di una vecchia relazione tra Marcellina e Don Bartolo, i quali sono quindi i suoi genitori. La Contessa intanto, determinata a riconquistare il marito, detta a Susanna un bigliettino, sigillato da una spilla, per l'appuntamento notturno da far avere al Conte. Modificando il piano di Figaro, e agendo a sua insaputa, le due donne decidono che sarà la stessa Contessa e non Cherubino a incontrare il Conte al posto di Susanna. Mentre alcune giovani contadine recano ghirlande per la Contessa, Susanna consegna il biglietto galante al Conte che si punge il dito con la spilla.... Figaro è divertito: non ha visto, infatti, chi ha dato il bigliettino al Conte. Poi si festeggiano due coppie di sposi: oltre a Susanna e Figaro, anche Marcellina e Don Bartolo. È ormai notte e nell'oscurità del parco del castello Barbarina sta cercando la spilla che il Conte le ha detto di restituire a Susanna, e la fanciulla ha perduta. Figaro capisce che il biglietto ricevuto dal Conte gli era stato consegnato dalla sua promessa sposa e credendo ad una nuova trama, si nasconde per sorprendere i due 'amanti'. Susanna, che ha udito non vista le rampogne di Figaro, si sente offesa dalla sua mancanza di fiducia e decide di farlo stare sulle spine. Entra il Conte con quella ch'egli crede essere Susanna e che è invece la Contessa travestita. Anche Cherubino importuna la Contessa credendo di avere a che fare con Susanna. Il Conte s'infuria immaginando di scorgere Figaro corteggiare sua moglie (ma è Susanna travestita da Contessa). Ma Susanna durante la conversazione dimentica di falsare la propria voce, e Figaro scopre l'inganno e per punire Susanna sta al gioco, e rende le proprie avances alla Contessa molto esplicite. In un turbinio di colpi di scena, alla fine Figaro chiede scusa a Susanna per aver dubitato della sua fedeltà, mentre il Conte per la seconda volta e apparentemente con sincerità implora il perdono della Contessa. Le nozze tra Figaro e Susanna si possono finalmente celebrare e la "folle giornata" si chiude in modo festoso. GIANCARLO ANDRETTA direttore d'orchestra Attualmente è Direttore principale ed artistico dell' Orchestra Sinfonica di Aarhus (DK). Primo Direttore ospite dell'Opera Reale di Danimarca a Copenhagen. Professore Ordinario della cattedra di Direzione d'orchestra alla Accademia Reale di Musica di Copenhagen. È stato Direttore stabile e consulente del Sovrintendente dell'Opera di Graz (A) ed altresì Direttore principale ed artistico delle orchestre "Filarmonia Veneta" e "Teatro Olimpico Città di Vicenza". Dal 1988 al 1993 "Solo Korrepetitor", poi responsabile per i repertori lirici italiano e mozartiano all'Opera di Stato di Vienna. Studienleiter per il Festival Estivo di Salisburgo dal 1991 al 1994 e per numerosissime produzioni liriche del Konzerthaus di Vienna, O.R.F. di Vienna, Opera Bastille di Parigi etc., cosiccome per incisioni discografiche della Deutsche Grammophon, Nachtigall e R.S.O. Ha diretto nelle più importanti sale e cicli di concerti con molte delle principali orchestre europee cosiccome in molti celebri teatri d'Opera. È stato professore assistente all'Accademia di Musica di Vienna per le cattedre di Pianoforte principale e Korrepetition Praxis. Ha insegnato Direzione d'orchestra presso i Conservatori di musica di Milano e Bologna. Tra gli appuntamenti della prossima stagione: nuove produzioni di "Aida" a Tampere, "Lucia di Lammemmoor" a Copenhagen, "Macbeth" a Goteborg, "Fidelio" ad Aarhus oltre a concerti sinfonici in diverse capitali e paesi europei. MARIO MARTONE regista Regista teatrale e cinematografico, ha lavorato per la prima volta in un teatro lirico a venticinque anni, nel 1985, realizzando con Lino Fiorito le scene della Vedova allegra prodotta dal S. Carlo di Napoli con la regia di Mauro Bolognini; nel 1988 è stato chiamato dall'Opera di Roma a curare la regia di Charlotte Corday di Lorenzo Ferrero e nello stesso anno ha messo in scena l'Oedipus rex di Stravinskj-Cocteau sui ruderi di Gibellina. Ma solo undici anni più tardi, nel 1999, ha iniziato al S. Carlo un lavoro approfondito sul repertorio operistico con l'allestimento di Così fan tutte di Mozart. Lo spettacolo ha avuto una lunga vita, è stato rielaborato in due fortunate edizioni ferraresi con la direzione di Claudio Abbado (2000 e 2003) e figura nella prossima stagione del S. Carlo di Lisbona. Nel 2001 ha messo in scena Lulu di Alban Berg al Massimo di Palermo e nel 2002 ha inaugurato la stagione del S. Carlo col Don Giovanni, seconda tappa del viaggio nel teatro di Mozart e Da Ponte che si alterna tra Napoli e il circuito Trento - Rovigo - Bolzano e che si conclude quest'anno col presente allestimento di Nozze di Figaro. Ha curato le regie di Matilde di Shabran e di Torvaldo e Dorliska di Rossini a Pesaro per il Rossini Opera Festival (2004-2006); nel 2005 ha affrontato Verdi al Covent Garden di Londra, con Un ballo in maschera diretto da Antonio Pappano e ha messo in scena, per il Festival di Ravello, il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi rielaborato da Giorgio Battistelli. Ha ricevuto Opera Award per il Don Giovanni e il premio Abbiati per Matilde di Shabran. RAFFAELE DI FLORIO regista Ha studiato recitazione e regia all'Università Popolare dello Spettacolo e scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha condotto laboratori teatrali di formazione collaborando con Enti Locali a progetti di integrazione sociale (Progetto Urban) e monitoraggio sul mondo giovanile (Metropoli Invisibile), realizzando video documentari: i ragazzi e le ragazze dei quartieri spagnoli; noi crediamo nei sogni; metropoli Invisibile. Come regista e scenografo teatrale firma gli spettacoli: Il Tredicesimo Apostolo; Io muoio, Orazio!; La discesa; Lo sguardo escluso; Penultimi; bungt&bangt: Percussionisti allo scasso; OrO, progetto di un'opera in divenire; A global dionysus in naples; Géza; Sedi-menti. Come scenografo ha realizzato scene per Teatri di Prosa, Enti Lirici, Cinema ed Eventi Speciali. Nel cinema, in qualità di attore, ha preso parte al film di Antonietta De Lillo il resto di niente. Ha collaborato con Mario Martone in qualità di regista e scenografo assistente ai lavori teatrali: I Dieci Comandamenti; Nella solitudine dei campi di cotone; Edipo a colono; L'opera segreta. Assistente alla regia delle opere liriche Don Giovanni; Nozze di Figaro e Così fan tutte; nonché nei film: Morte di un matematico napoletano; Nella Napoli di Luca Giordano; Caravaggio, l'ultimo tempo. SERGIO TRAMONTI scenografo Pittore, scenografo e costumista, nato a Piangipane (Ravenna). Inizia l'attività teatrale con R. Padoan e F. Miracco al Teatro Universitario di Cà Foscari. Nel 1968 debutta, anche come attore, con C. Cecchi nel Woyzeck di Brüchner ed è il fratello di Medea nell'omonimo film di Pasolini con Maria Callas e lo studente Antonio Pace nell'Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto di E. Petri. Parallelamente prosegue l'attività di scenografo in numerosi spettacoli di prosa e operistici, con registi quali C. Cecchi, F. Enriquez, U. Gregoretti, I. Spinelli, G. Proietti, P. Graziosi, T. Bertorelli, A. Pugliese, G. Imparato, G. Dall'Aglio e con M. Martone, con cui realizza Così fan tutte, Lulu, Don Giovanni e Le Nozze di Figaro. Recentemente ha firmato le scene di Stasera si recita Molière di e con P. Rossi; Lotta di negro contro cani di B.M. Koltes, Il borghese gentiluomo con la regia di Giampiero Solari e il lungometraggio L'odore del sangue diretto da Mario Martone. URSULA PATZAK costumista Nata a Monaco di Baviera, consegue la laurea in scenografia all'Accademia di belle Arti di Bologna. nel 1991 inizia la sua attività collaborando come assistente costumista di Sibille Ulsamer, di Moidele Nickel per gli spettacoli di Peter Stein e di Chloe Obolensky al festival di Salisburgo per Jenufa con la regia di Bob Swaim. Nel 1998 è costumista per King Lear di Leo di Bernardinis a Bologna. Collabora con Mario Martone in qualità di costumista per numerosi spettacoli fra i quali : I dieci comandamenti a Roma (2000), Don Giovanni (in collaborazione con Sergio Tramonti) al teatro di San Carlo a Napoli (2002) e Matilde di Shabran (2004) al Rossini Opera Festival. Ha collaborato con Anselm Kiefer a Napoli e Vera Marzot a Ferrara. Sempre nel 2004 Elettra regia di Andrea De Rosa, Teatro Mercadante di Napoli e successivamente Opera Segreta regia di Mario Martone, sempre con il Teatro Mercadante di Napoli e poi l'Idomeneo al Teatro Sociale di Trento regia di Andrea De Rosa. Nel 2005 scene e costumi per Arrighetto con la regia Rosetta Cucchi al Rossini Opera Festival, Il Combattimento di Tancredi e Clorinda regia di Mario Martone al Ravello Festival e Curlew River con la regia di Andrea De Rosa al Teatro Sociale di Trento. Nel 2006 Le Nozze di Figaro regia di Martone per il Teatro di San Carlo di Napoli, Torvando e Dorviska regia di Mario Martone al Rossini Opera Festival. PASQUALE MARI disegnatore luci Pasquale Mari, direttore della fotografia e disegnatore luci, ha collaborato nella sua carriera a tutto il Teatro di Mario Martone e per lui ha firmato le fotografie dei film Rasoi e Teatro di Guerra. In campo cinematografico è stato autore della fotografia per Ferzan Ozpetek, Peter del Monte, Stefano Incerti, Pasquale Scineca, Francesca Archibugi, Marco Belloccio per il quale ha firmato L'ora di religione e Buongiorno, Notte. In campo lirico ha lavorato con Toni Servillo (Nozze di Figaro a Venezia, Boris Godunov e Arianna a Nasso a Lisbona) e ancora con Martone per Così fan tutte, Don Giovanni e Le Nozze di Figaro a Napoli, Ferrara, Trento, Bolzano e Rovigo. Lulù a Palermo e Matilde di Shabran del Rossini Opera Festival di Pesaro. Nel 2004 ha condiviso con l'artista plastico David de Almeida la cura dell'allestimento dell'opera contemporanea Neither di Morton Feldman a Lisbona. In musica leggera ha collaborato con Avion Travel e Ivano Fossati. Con Andrea De Rosa ha all'attivo i lavori teatrali Le Troiane e Decimo Anno. Nel 2004 cura le luci dell'opera lirica Idomeneo, re di Creta produzioni del Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento e nel 2005 della parabola sacra Curlew River. CURRICULA VITAE NATALE DE CAROLIS Basso - Baritono Natale De Carolis ha iniziato gli studi del canto sotto la guida di Renato Guelfi per proseguirli con Maria Vittoria Romano. Nel 1983 ha vinto il concorso “Adriano Belli” del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, dove ha debuttato nel ruolo di Basilio nel Barbiere di Siviglia. È tornato ad esibirsi allo Sperimentale per altre tre stagioni, cantando L'elisir d'amore (Dulcamara), Don Pasquale e Le nozze di Figaro nei ruoli del protagonista e recentemente nel ruolo del protagonista in Don Giovanni. Nel 1985 ha vinto il concorso “Toti Dal Monte” di Treviso e nel 1990 ha ricevuto il premio “Giacomo Lauri Volpi”. Tra le tappe fondamentali della sua carriera: Le nozze di Figaro (Figaro) al Metropolitan di New York, all'Opernhaus di Zurigo, al Teatro alla Scala, alla Fenice di Venezia e allo Staatsoper di Vienna; Don Giovanni, nel ruolo di Leporello, al Teatro Comunale di Firenze, al Metropolitan di New York, allo Staatsoper di Vienna, nel ruolo del protagonista a Francoforte, all'Opera di Sidney e a Lisbona; Così fan tutte (Guglielmo) al Comunale di Firenze, al Festival di Glyndebourne e all'Opera di Sidney; il Requiem di Mozart (Teatro La Fenice di Venezia); La Cenerentola (Don Magnifico) alla Carnegie Hall di New York; Tancredi al Comunale di Bologna; Il barbiere di Siviglia al Colon di Buenos Aires; L'elisir d'amore, nel ruolo di Dulcamara allo Staatsoper di Vienna e nel ruolo di Belcore al Covent Garden, The Rape of Lucretia di Britten al San Carlo di Napoli. Nel corso del 2006 ha ripreso L'elisir d'amore alla Staatsoper di Berlino e ha cantato La Bohème alla Scala di Milano e Werther al Teatro dell'Opera di Roma. Tra i suoi prossimi impegni: Le Nozze di Figaro, al Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento e all'Opera de Mahon di Menorca (Spagna), Werther all'Opera di Roma, Falstaff al Regio di Torino, Manon Lescaut alla Scala di Milano. MONICA COLONNA Soprano Ha vinto numerosi premi di canto tra i qual i Concorsi “Belli" di Spoleto, "Giacomo Lauri Volpi" e "Luciano Pavarotti - International Voice Competition of Philadelphia". Ha debuttato al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto con Elisir d'Amore di Donizetti, Ligeia di Augusta Read Thomas e La Bella verità di Puccini. Il premio Luciano Pavarotti l'ha portata in numerosi teatri europei e negli USA per concerti con il tenore italiano. Direttori quali Claudio Abbado e Richard Bonynge, Jonathan Webb e Marizio Benini l'hanno diretta in importanti teatri tra cui il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Carlo Felice di Genova, il San Carlo di Napoli, di Modena, Reggio Emila e Ferrara, Festival di Aix en Provence, Koeln Opera, Opera de Nice, Théâtre Municipal de Lausanne, San Franciso Opera, Chicago Opera Theatre. Tra i registi con i quali ha cantato vi sono Peter Brook, Luca Ronconi, Ugo Gregoretti, Denis Krief, Filippo Crivelli e Daniele Abbado. Un particolare successo sono state le sue interpretazioni dei ruoli di Donna Anna e Donna Elvira in Don Giovanni, La Contessa in Le Nozze di Figaro, Fiordiligi in Così fan tutte. È stata anche Lucia in The Rape of Lucretia di Britten. Altri ruoli nel suo repertorio sono Adalgisa in Norma di Bellini, Gilda de Il Rigoletto di Verdi, Elena da Feltre di Mercadante, Agrippina di Haendel, Le astuzie femminili e Matrimonio Segreto di Cimarosa, Adina in Elisir d'Amore e Parisina di Donizetti e ancora le parti di Mimì, Madama Cortese ne Il Viaggio a Reims di Rossini ( a Chicago). Recentemente ha debuttato in La Traviata di Verdi in una tournèe in Giappone. A Siena per l'Accademia Chigiana è stata interprete di Le congiurate di Schubert, nella prima assoluta in versione italiana. Al Teatro S. Chiara di Trento ha debuttato nella parte di Elettra in Idomeneo, poi ripresa al Teatro di Rovigo. Al Teatro Pergolesi di Jesi ha cantato nell'ottobre 2005 la parte di Madama Zuccherina nell'Ape Musicale di Da Ponte (prima esecuzione moderna della versione di Vienna). CURRICULA VITAE CINZIA FORTE Soprano Diplomata in canto e pianoforte, Cinzia Forte vince il concorso “A. Belli” di Spoleto dopo il quale viene invitata dai più prestigiosi teatri e istituzioni concertistiche internazionali tra cui: Teatro alla Scala di Milano, Teatro di San Carlo di Napoli, Teatro La Fenice di Venezia, Covent Garden di Londra, Royal Concertgebouw e Nederlandse Opera di Amsterdam, Teatro Liceu di Barcellona, Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, Deutsche Oper Berlin, Auditorium Santa Cecilia di Roma, Rossini Opera Festival, Severance Hall-Cleveland Orchestra. Soprano lirico di coloratura, è apprezzata interprete di ruoli mozartiani quali Pamina (Die Zauberflöte), Donna Anna e Zerlina (Don Giovanni), e del repertorio belcantistico italiano (Donizetti, Bellini, Rossini) in opere quali Lucia di Lammermoor, La Sonnambula, Il Turco in Italia. Interpreta anche i ruoli di Violetta (La Traviata), Gilda (Rigoletto) e altri appartenenti al repertorio francese. Collabora con direttori d'orchestra di fama internazionale tra cui Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Myun Wung-Chung, Jesus Lopez Cobos, Jeffrey Tate, Bruno Campanella, Daniele Gatti, René Jacobs e con registi quali Graham Vick, Luca Ronconi, Pierluigi Pizzi, Franco Zeffirelli, Dario Fo, Jérôme Savary, Willy Decker. ANDREA CONCETTI Basso Si è diplomato in canto al Conservatorio G. Rossini di Pesaro, in seguito si è perfezionato con Sesto Bruscantini e Mietta Sighele.Vince il 46° concorso Internazionale A.Belli di Spoleto dove debutta nel '92. Inizia la sua carriera in diversi teatri italiani fino a partecipare, nel 1997, alla inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano con Armide di Gluck diretta da Riccardo Muti. Nel 2000 è invitato da Claudio Abbado a sostenere il ruolo di Don Alfonso nella produzione del Così fan tutte di Mozart a Ferrara, con la regia di Mario Martone (ruolo ripreso nel 2004 sempre con Claudio Abbado) e ottiene un gran successo di pubblico e di critica. Inizia così la sua carriera internazionale che lo ha portato alla Filarmonica di Berlino e al Festival di Salisburgo sempre diretto da Claudio Abbado con le produzioni di Simon Boccanegra e Falstaff; all'Opéra National di Parigi, alla Staatsoper di Monaco di Baviera (La clemenza di Tito), alla Staatsoper di Berlino (Dulcamara in Elisir d'amore), a Colonia (Leporello), a Santiago del Cile (Dulcamara e Don Alfonso), al Teatro San Carlo di Lisbona (Stiffelio di Verdi) e a Strasburgo (Seneca nell'Incoronazione di Poppea). Attivo nei maggiori teatri, ricordiamo le ultime intepretazioni di questo anno mozartiano con il felicissimo debutto nel ruolo di Figaro al Théatre des Champs-Elysées di Parigi; Don Alfonso al Théatre de la Monnaie di Bruxelles e al San Carlo di Napoli dove ha ripreso, inoltre l'acclamatissimo ruolo di Leporello. Ha inaugurato l'ultima stagione dello Sferisterio di Macerata interpretando Papageno nel Flauto Magico di Mozart, ruolo che ha ripreso al Festival Internazionale di Edimburgo con la direzione di Claudio Abbado e la regia di Daniele Abbado, ottenendo in entrambi i casi un grandissimo successo di pubblico e critica. Concluderà quest'anno di celebrazioni mozartiane interpretando il ruolo di Don Giovanni al Teatro Bellini di Catania. CURRICULA VITAE MARINA COMPARATO Mezzosoprano Nata a Perugia. Laureata in Scienze Politiche a Firenze, vi si diploma anche in canto nel 1996 sotto la guida di Renata Ongaro. Lo stesso anno debutta a Londra come Rosina nel Barbiere di Siviglia e al Maggio Musicale Fiorentino nell'Elektra, diretta da C. Abbado. Nel 1997 vince il Concorso del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, nella cui stagione lirica debutta come Seto nella Clemenza di Tito e Siebel in Faust. Da allora è stata ospite di diversi teatri tra i quali: Maggio Musicale Fiorentino (Orfeo, Le Comte Ory, Ritorno di Ulisse, Les Troyens, Così fan tutte); Teatro di Ferrara (La Clemenza di Tito); ROF di Pesaro (La Cenerentola, Il viaggio a Reims); Opera di Roma (Boris Gudunov, Faust); Opéra de Paris (Parsifal, Zauberflote); teatri di Pisa, Klagenfurt, Torino, Francoforte in tournée a Pechino (Barbiere di Siviglia / Rosina); Opera di Liegi (Così fan tutte); Opéra de Montpellier (Antigona); Opéra du Chatelet (Oberon, Antigona); Regio di Torino (Anna Bolena); La Monnaie di Bruxelles (Così fan tutte); Carlo Felice di Genova (Don Giovanni); Anversa, Glyndebourne, Venezia, Firenze, Lipsia, Genova, San di Carlo di Napoli (Nozze di Figaro / Cherubino); Festival di Salisburgo (Finta Semplice). Ha collaborato con diversi direttori quali: B. Campanella, J. Conlon, J.E. Gardiner, M. Minkowski, Z. Mehta, C. Rousset, R. Jacobs, J. Tate. Nell'attività concertistica, si è esibita in diverse sale tra cui Concertgebouw di Amsterdam (dir. R. Chailly); Royal Albert Hall di Londra (dir. Sir A. Davies); Barbican Center di Londra (dir. J. E. Gardiner); NHK Concert Hall di Tokio (dir. K. Nagano). Fra i prossimi impegni per il 2006-2007: Pulcinella di Stravinsky a Cagliari; Il Paradiso e la Peri di Schumann a Napoli; Barbiere di Siviglia a Torino. CRISTINA BAGGIO Soprano Cristina Baggio dopo una laurea in Psicopedagogia, si diploma in Canto e in Musica Vocale da Camera con il massimo dei voti e la lode. Frequenta l'Accademia Internazionale di Perfezionamento del M° Leone Magiera. Segue il Verdi Opera Studio, corso di avviamento al debutto tenuto da Renata Scotto e il Prof. Bruno Cagli presso il Teatro Regio di Parma. Viene ammessa alla Academy of Vocal Arts di Philadelphia. Studia a New York con Bill Schuman e Ruth Falcon. Segue il perfezionamento con Lella Cuberli. I numerosi concorsi internazionali di cui risulta vincitrice: AsLiCo, Toti Dal Monte, Iris Adami Corradetti (Premio Boito), Mario Del Monaco, Martinelli-Pertile, Rosetum, Vinias di Barcellona (finalista), la avviano alla carriera professionale. Invitata da teatri italiani ed esteri (San Carlo di Napoli, Fenice di Venezia, Regio di Parma, Teatro dell'Opera di Roma, Teatri di Brescia, Cremona, Reggio Emilia, Filarmonico di Verona, Philadelphia) debutta in: Così Fan Tutte di Mozart (Fiordiligi), Boheme di Puccini (Mimì), Nozze di Figaro di Mozart (Susanna), Orfeo ed Euridice di Gluck (Euridice), Idomeneo di Mozart (Elettra), Don Giovanni di Mozart (Donna Elvira), Principe P. di N.Rota (Principessa), Faust di Gounod (Siebel), Bastiano e Bastiana di Mozart (Bastiana), Campanello di Donizetti (Serafina), La Clochette di Duni (Colinette), Il Matrimonio Segreto di Cimarosa (Elisetta), Marin Faliero di Donizetti (Irene), Cenerentola di Rossini (Clorinda), Il mondo della luna di Galuppi, Incanto di Natale di Furlani (Paxty), Serva Scaltra di Hasse (Dorilla). Ha collaborato con i direttori: Tate, Noseda, Gelmetti, Dantone, Webb, Morandi, Guttler, Marcon, Macatsoris e i registi Pizzi, Abbado, Marthinoty, Proietti, Placido. Attiva la sua partecipazione anche nel campo della musica cameristica e barocca. Ha collaborato con l'Accademia Filarmonica Romana, il Teatro Rossini di Pesaro, l'Accademia Farnese di Reggio Emilia, la Terza Prattica, l'Orchestra del Regio di Parma, l'Orchestra Nazionale della RAI, la Chamber Orchestra di Philadelphia, Orchestra del Teatro Olimpico, Venice Baroque Orchestra. CURRICULA VITAE MATTIA NICOLINI Basso - Baritono Gli studi con Vito Maria Brunetti, Carlo Camerini e Claude Thiolas, lo conducono nel 1989 al debutto nella Serva Padrona di Pergolesi nell'ambito della Sagra Malatestiana e all'affermazione in diversi concorsi. La sua cariera si sviluppa su due binari complementari: ad una ricca attività sinfonico-cameristica dove spiccano le esecuzioni della Cantata N° 4 di J.S. Bach con l'Orchestra dell'Accademia di S. Cecilia, de' “La Maledizione del cantore” op.139 di Schumann con l'Orchestra Rai di Milano, del Requiem di G. Faurè con l'Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, de' “Beatitudines” di G. Petrassi con l'Orchestra Giovanile Italiana, affianca l'impegno in campo operistico, soprattutto nel repertorio dell'opera buffa e in ruoli di carattere, o mirato al recupero in ripresa moderna di lavori non molto frequentati. Ha cantato in numerosi teatri italiani ed esteri sotto la guida di direttori quali: Marek Janowsky, Christpher Stembridge, Lothar Zagrosek, Maurizio Arena, Tiziano Severini, Isaac Karabtchevsky, Enrique Mazzola, Karl Martin, John Neschling, Rafael Frühbeck de Burgos, Claudio Desderi, Giancarlo Andretta etc. e registi come: Enzo Dara, Franca Valeri, Maurizio Nichetti, Hugo De Ana, Alberto Fassini, Michael Hampe, Leo De Berardinis, Pierluigi Pizzi, Graham Vick, Ugo Chiti, Luca Ronconi etc. Tra i suoi più recenti impegni: Curlew River di B. Britten a Trento e Pisa con la regia di Andrea De Rosa e la direzione di Damian Iorio, Un ballo in maschera di G. Verdi al Teatro Massimo di Palermo diretto da Stefano Ranzani e la regia di Pier Luigi Pizzi. Ha all'attivo diverse incisioni operistiche. BRUNO LAZZARETTI Tenore Nato a Sassuolo, ha compiuto gli studi musicali a Modena e studia attualmente col M° Alain Billard. Ha esordito nel 1980 al Teatro Comunale di Bologna nell'Euridice di Caccini. Ha cantato nei più importanti teatri in Italia quali la Scala, il Teatro dell'Opera di Roma, il Comunale di Firenze, il Comunale di Bologna, La Fenice di Venezia, il Regio di Torino, il Massimo di Palermo, il Carlo Felice di Genova, il Comunale di Modena, nonché in quelli di Vienna, Madrid, Parigi, Berlino, Innsbruck, Amburgo, Chicago, Avignone, Praga, Caracas, Città del Messico e Lione. Ha lavorato con direttori d'orchestra: Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Maurizio Arena, Daniel Barenboim, Richard Bonynge, Semyon Bychkov, Bruno Campanella, Gianandrea Gavazzeni, Gustav Kuhn, Riccardo Muti, Evelino Pidò, Alberto Zedda. Tra i ruoli interpretati ricordiamo: Don Ottavio nel Don Giovanni alla Lyric Opera of Chicago con Daniel Barenboim; Bruno Lazzaretti ha preso parte anche al Don Giovanni al Teatro Comunale di Ferrara con la direzione di Claudio Abbado; Ferrando nel Così fan tutte alla Lyric Opera of Chicago con Daniel Barenboim, all'Opéra di Montecarlo con Salvatore Accardo; Nemorino nell'Elisir d'amore all'Opéra de Lyon con Bruno Campanella, e a Modena e Ravenna con Richard Bonynge; Arlecchino ne I Pagliacci al Teatro alla Scala con Riccardo Muti, Almaviva nel Barbiere di Siviglia a Treviso con Evelino Pidò; Alberto ne L'occasione fa il ladro al Teatro di San Carlo di Na- CURRICULA VITAE FEDERICO LEPRE Tenore È nato nel 1976 a Udine. È risultato vincitore di importanti concorsi internazionali tra cui l'As.Li.Co. nel 2002 e, nello stesso anno, l'VIII° Festival della Lirica di Sanremo. Per l'As.Li.Co è stato impegnato nelle rappresentazioni del “Falstaff” (come Dott. Cajus); ne “Les Contes d'Hoffmann” nei ruoli di Andrés, Cochenille, Frantz, Pitichinnaccio; in “Turandot” nel ruolo di Pong. Al Teatro alla Scala di Milano ha preso parte alle produzioni di “Le Nozze di Figaro” (Don Basilio e Don Curzio) diretta dal m° R. Muti e di “Madama Butterfly” (Goro) diretta dal m° C. Rizzi. Ha cantato il ruolo di Beppe nella “Rita” ed il ruolo di Arlecchino ne “I Pagliacci” al Teatro Verdi di Trieste. È stato impegnato nella prima esecuzione mondiale dell'opera “Vita” di Marco Tutino per il Teatro alla Scala di Milano. Ha interpretato il Conte d'Almaviva ne “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini; e il Duca di Mantova nel “Rigoletto” di Verdi. Ha inoltre debuttato i ruoli di Edgardo nella “Lucia di Lammermoor” di Donizetti e di Erisso e Selimo nel “Maometto II” di Rossini per il Teatro La Fenice di Venezia. Di recente ha debuttato nel ruolo di Werther nell'omonima opera di Massenet e nel ruolo di Tebaldo ne “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini a San Paolo (Brasile). Nel repertorio sacro si ricorda la Messa da Requiem di Mozart, la Petite Messe Solennelle di Rossini, il Requiem di Donizetti, l'Oratorio di Natale di J.S. Bach, il Magnificat di Vivaldi, il Requiem di Dvorak, il Dixit Dominus di Handel e, in prima esecuzione assoluta, la Messa Solenne di Verdi al Teatro Ponchielli di Cremona. NATALIA ROMAN Soprano Nata a Drochia in Moldavia ha conseguito nel 2003 la Laurea in Canto Lirico presso l'Università d'Arte e Teatro di Chiþinau (Moldavia). Durante gli studi universitari ha frequentato il Master class col M° Corrado di Sessa a Bologna. Durante l'anno della laurea ha partecipato, nella Corea del Nord, al Festival “Primavera in Aprile” vincendo la coppa d'oro. Attualmente sta seguendo un corso di perfezionamento con il soprano Luisa Tannini. Nelle sue esperienze professionali può vantare di aver cantato come solista presso la Filarmonica di Botosani (Romania), oltre che alla Filarmonica di Chisinau nella Sinfonia n° 4 di Mahler, nel Don Giovanni di Mozart (nel ruolo di Zerlina). Al Teatro Olimpico di Vicenza ha potuto esibirsi con arie di Puccini e Gounod mentre nel Duomo di S. Donà del Piave ha eseguito il “Gloria” di Vivaldi, “Exultate Jubilate” e “Laudate Dominum” di Mozart durante il Concerto di Natale. Nell'estate 2006 ha interpretato il ruolo di violetta ne La Traviata al Festival Opera Toscana di S. Giminiano. NICOLÒ CERIANI Baritono Ha compiuto gli studi musicali di canto, violino e pianoforte a Trieste. Affronta ruoli del repertorio buffo (come il Barone Trombonok ne Il Viaggio a Reims di Rossini al Rossini Opera Festival di Pesaro) e frequenta regolarmente il genere dell'operetta, quale ospite fisso del Festival Internazionale dell'Operetta di Trieste. Svolge una costante attività nel campo dell'Oratorio (Bach e Haydn) e della liederistica (da segnalare una sua tournèe con il ciclo della Winterreise di Schubert ). Ha fra l'altro interpretato i ruoli di Don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Paisiello; Don Bartolo nel Barbiere di Siviglia di Rossini; Monsieur Gobineau ne La Medium di Menotti; la Strega e un Marinaio nel Dido and Aeneas di Purcell; Emilio ne Il Cappello di Paglia di Firenze di Rota; Kromow ne La Vedova Allegra di Lehár; Benoît ne La Bohème, il Sagrestano in Tosca, Shaunard in Bohéme. Inoltre si è esibito alla Fenice di Venezia per il dittico di Petrassi Morte dell'aria / Cordovano. Nel 2006 ha cantato il ruolo di Simon ne I Quattro rusteghi di Wolf-Ferrari al Teatro La Fenice di Venezia e Antonio ne Le Nozze di Figaro di Mozart al Teatro S. Carlo di Napoli e ora a Trento, Bolzano e Rovigo. CURRICULA VITAE ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO Gustav Kuhn direttore artistico Istituzione Concertistica Orchestrale riconosciuta dal Ministero per i beni e le attività culturali, l'Orchestra Haydn si è costituita nel 1960 per iniziativa delle Province e dei Comuni di Trento e Bolzano. L'orchestra è stata ospite dei principali sodalizi concertistici italiani ed ha preso parte a vari Festivals Internazionali (Festival Haydn di Esterhazy, Festspiele di Bregenz, Festival Internazionale Arturo Benedetti Michelangeli di Brescia e Bergamo, Festival Mozart di Rovereto, Settimane musicali Gustav Mahler di Dobbiaco, Concorso Internazionale per Direttori d'Orchestra Antonio Pedrotti di Trento, Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano, etc.). Si è esibita negli USA, in Olanda, Svizzera, Germania, Austria, Ungheria; nel 2002 è stata invitata a Vienna dove ha suonato assieme a Milva nella leggendaria Goldener Saal del Musikverein, ottenendo un clamoroso successo di pubblico ed un ottimo riscontro da parte della critica specializzata. Nel corso di oltre quarant'anni di attività l'Orchestra Haydn si è fatta interprete di un ampio catalogo di opere che ha spaziato in tutti i generi musicali, dal Barocco fino ai compositori contemporanei. Attenta alla valorizzazione di un repertorio spesso trascurato, la Haydn si è fatta promotrice anche della riscoperta di preziosi manoscritti, come il Dixit Dominus di Domenico Cimarosa, eseguito per la prima volta in epoca moderna nell'ambito del 30. Festival di Musica Sacra oppure come la Messe solennelle di Hector Berlioz proposta in prima esecuzione moderna italiana recentemente. Innumerevoli le presenze di grandi artisti alla guida della formazione sinfonica del Trentino Alto-Adige. Sul podio della Haydn sono saliti Claudio Abbado, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Eliahu Inbal, Daniel Oren, Gustav Kuhn, etc. L'Orchestra ha accompagnato anche interpreti del calibro di G. Sokolov, B. L. Gelber, L. Zilberstein, V. Mullova, S. Krylov, G. Carmignola, M. Brunello, A. Ugorski, K. Ricciarelli, R. Kabaiwanska, K. Zimerman, E. Gvazava, E. Dindo, Milva, etc. Attiva da molti anni sul fronte discografico, l'Orchestra Haydn ha inciso per CPO, VMC Classic, Agorà, ARTS. ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO Violini Primi Violini Secondi Viole Violoncelli Marco Mandolini** Stefano Ferrario* Elisabeth Pichler Teodor Puscas Johanna Wassermann Roberto Bisceglia Maria Patron Erika Ferrari Roberto Tomada* Annalisa Garzia* Sandro Acinapura Simone Ferrari Patrizia Autieri Mariarita Di Pasquale Armando Dassati Margherita Pigozzo* Gabriele Marangoni* Maura Bruschetti Roberto Mendolicchio Pierluigi Borgogno Alejandro Biancotti* Luca Pasqual* Elisabetta Branca Jutta Kagerer Elke Hager Contrabbassi Gabriele Carpani* Corrado Pastore Daniele Ragnini Flauti Francesco Dainese* Alessandro Visintini Oboi Gianni Olivieri* Fabio Righetti Clarinetti Stefano Ricci* Andrea Brazzo Fagotti Flavio Baruzzi* Andrea Racheli Corni Vittorio Schiavone* Alexander Perathoner Trombe Alberto Brini* Fabiano Ruin Timpani David Mazzei* ** spalla * prime parti LUIGI AZZOLINI maestro del coro Inizia la propria carriera artistica come strumentista diplomandosi in violino e in viola presso il Conservatorio di Padova ed intraprendendo anche studi di analisi e composizione con il M° A. Franceschini. Svolge un'intensa attività concertistica in Italia e all'estero e innumerevoli sono le partecipazioni a registrazioni e incisioni discografiche nonché a prime esecuzioni assolute. Dal 1985 all'attività strumentale affianca la direzione di coro divenendo Direttore del coro Polifonico Castelbarco di Avio, del Gruppo corale Quadrivium, dell' Ensemble Vocale Continuum e del Coro del Teatro Sociale di Trento con notevole attività concertistica. Nel 2003 ha debuttato alla direzione dell'Orchestra Haydn di Trento e Bolzano e nel 2004, ha lavorato in qualità di assistente del M° Corrado Rovaris, presso il Teatro dell'Opera di Losanna. Già docente presso i Conservatori di Musica di Adria e Trento, attualmente insegna presso il Conservatorio "Claudio Monteverdi" di Bolzano. CORO DEL TEATRO SOCIALE DI TRENTO La compagine corale è nata con le produzioni operistiche del Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento; l'allestimento del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini nel 1999, anticipato dalla messa in scena de la Traviata e la Cenerentola di Rossini per l'inaugurazione del Teatro Sociale nel 2000 (occasione che ha determinato l'attuale denominazione del coro) sono le tappe che tracciano un itinerario artistico assai impegnativo. La stretta e proficua collaborazione con l'Orchestra Haydn e l'Orchestra Filarmonia Veneta, sotto la direzione dei Maestri Dario Lucantoni, Giancarlo Andreatta e Karl Martin, hanno portato il Coro ad esibirsi in altri teatri italiani quali il Sociale di Rovigo, il Teatro Nuovo di Bolzano e all'Opera Festival di Bassano, riscuotendo unanimi consensi ed apprezzamenti. Da ricordare inoltre la partecipazione all'allestimento del Requiem di Verdi presentato nel mese di agosto 2001 a Bolzano, Bressanone e nel Duomo di Trento con l'Orchestra Haydn con la direzione del Maestro Cristian Mandeal. Nel 2001 ha partecipato a Così fan tutte di Mozart con la Direzione di Corrado Rovaris, rappresentato a Trento, Rovigo e Bolzano. Nel 2002-2003 ha partecipato alla prima nazionale della Messe Solennelle di Berlioz nel Duomo di Trento, per la direzione di Christoph Eberle, ed all'allestimento dell'Italiana in Algeri e del Don Giovanni, che hanno aperto le ultime Stagioni Liriche a Trento, con la Direzione del Maestro Giancarlo Andretta. Nel 2004 ha cantato nella produzione del Centro S. Chiara di Trento Idomeneo, re di Creta di Mozart e nel 2005 in Curlew River di Britten. Il Coro del Teatro Sociale di Trento è preparato e diretto dal M° Luigi Azzolini. CORO DEL TEATRO SOCIALE DI TRENTO Direttore del Coro Luigi Azzolini Alessandra Carlin Elena Croci Irene D'Angelo Giulia Gabrielli Barbara Lui Federica Majer Francesca Martinelli Irene Oberosler Anna Pellizzari Michela Pizzolato Monica Schmidt Martina Zanaga Francesco Antimiani Fabio Bonatti Marco Cavagnis Silvano Ceolin Salvatore De Salvo Roberto Garniga Alberto Manzoni Luca Merlini Sandro Miori Marco Petrolli Gianni Sterzi Guido Trebo CENTRO SERVIZI CULTURALI S.CHIARA DI TRENTO STAGIONE LIRICA 2006/2007 PROSSIMI APPUNTAMENTI Sabato 27 e Lunedì 29 gennaio 2007 | ore 20.30 Teatro Sociale di Trento LA BOHÈME SCENE LIRICHE IN QUATTRO QUADRI sul libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dal romanzo Scène de la vie de Bohème di Henri Murger Musica di Giacomo Puccini Editore Casa Ricordi, Milano Maestro concertatore e direttore Giampaolo Bisanti Regia Dino Gentili Scene Damiano Pastoressa Orchestra Filarmonia Veneta "Gian Francesco Malipiero" Coro del Teatro Sociale di Trento Maestro del Coro Luigi Azzolini NUOVA PRODUZIONE DEL CENTRO SERVIZI CULTURALI S. CHIARA DI TRENTO, ALLESTIMENTO DEL LUGLIO MUSICALE TRAPANESE. Sabato 10 e Domenica 11 marzo 2007 | ore 20.30 Teatro Sociale di Trento OTELLO DRAMMA LIRICO IN QUATTRO ATTI Libretto di Arrigo Boito Musica di Giuseppe Verdi Editore Casa Ricordi, Milano Maestro concertatore e direttore Gianluca Martinenghi Regia Dieter Kaegi Scene e Costumi Gabbris Ferrari Orchestra Filarmonia Veneta "Gian Francesco Malipiero" Coro del Teatro Sociale di Rovigo Maestro del Coro Giorgio Mazzuccato NUOVA PRODUZIONE DEL TEATRO SOCIALE DI ROVIGO E IN COPRODUZIONE CON: CENTRO SERVIZI CULTURALI S.CHIARA DI TRENTO, FONDAZIONE TEATRO COMUNALE E AUDITORIUM DI BOLZANO, TEATRO VERDI DI PISA. Organigramma Centro Servizi Culturali S.Chiara Presidente Carlo Fait Vice Presidente Grazia Cattani Direttore Franco Oss Noser Vice Direttore Marisa Detassis Consiglio di Amministrazione Carmine Ragozzino Giuseppe Endrizzi Lia de Finis Renzo Fracalossi Sandra Tafner Collegio revisori dei conti Renzo Sartori Antonella Andreatta Michela Margoni Segreteria organizzativa Arely Pereyra Cruz Doriana Frizzera Marina Ambrosi Nadia Clementi Prenotazioni spazi Paola Turcino Ufficio cassa Luigi Acler, responsabile Anne Simons Eugenia Derin Lidia Baes Veronica Bergamo Decarli Centralino Isabella Albertini Angelo Dalla Costa Lucino Salvetti Ufficio tecnico Marco Carletti, responsabile Luca Dallabona Responsabili di palcoscenico Marco Comuzzi, luci Giuseppe Finocchiaro, scene Tecnici di sala, luci e audio Alfeo Pacher Aldea Viorel Claudio Boniatti Carlo Meloni Luigi Zeni Marco Bombardelli Massimo Zanlucchi Paolo Zanlucchi Silvano Brugnara William Trentini Archivio Sabrina Mottes Amministrazione Giuliano Nifoldi Fiorella Bertolini Alessia Spicuglia Comunicazione e Promozione Katia Cont, responsabile Formazione e Promozione Viviana Bertolini Informazioni Helga La Nave Cristina De Nardis Per TRENTO A TEATRO con il Centro Servizi Culturali S.Chiara collaborano i seguenti consulenti artistici: Fausto Bonfanti, musica d'autore Lanfranco Cis, danza Stefano Giordano, cinema Alfonso Malaguti, musica lirica Giovanna Palmieri, teatro ragazzi Cristina Pietrantonio, progetti di formazione musica lirica Emanuela Rossini, progetti culturali stagione di prosa Verba Volant - Trento AD Giuseppe Marchi Foto di scena: Teatro di S. Carlo di Napoli, Monique (backstage) Comune di Trento Provincia Autonoma di Trento Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo Fondazione Carlo, Aldo, Alice e Maria Stella Tartarotti Informazioni Centro Servizi Culturali S. Chiara Trento - Via S. Croce 67 Tel. 0461.213834 / 0461.213811 [email protected] www.centrosantachiara.it