Corriere del Ticino 30 SABATO 7 NOVEMBRE 2015 PICCOLO SCHERMO STUDIO FOCE JAZZ IN BESS Morto il papà della Batmobile Il rock dei Martha’s Laundry Eclettici Mr. Rencore zxy George Barris, il creatore della celebre Batmobile e di altri veicoli che hanno fatto la storia del piccolo e grande schermo, è morto all’età di 98 anni. Oltre all’auto guidata dall’uomo pipistrello nello serie degli anni Sessanta, Barris ha creato anche la mitica KITT di Supercar, la serie televisiva con David Hasselhoff, nonché i veicoli dei protagonisti di Mannix e di Beverly Hillbillies. zxy Il livornese Gabrio Baldacci alla chitarra, Beppe Scardino al sax e clarinetto e Daniele Paoletti alla batteria, presentano in concerto il progetto Mr. Rencore, questa sera, 7 novembre, alle ore 21 a Jazz in Bess, in via Besso 42 a a Lugano. La loro musica unisce le esperienze degli strumentisti, mescolando il rock alle musiche popolari passando attraverso l’improvvisazione libera. zxy Sono nati nel 2006 e la loro musica mescola indie-rock, new wave e sonorità synth. Sono i bellinzonesi Martha’s Laundry e questa sera saranno in concerto sul palco dello Studio Foce di Lugano. Ad aprire la serata, a partire dalle ore 21.30, non saranno come precedentemente annunciato i milanesi Brontë. A sostituirli sono stati chiamati Francesco Pervangher & Band. SPETTACOLI BELLINZONA L’efferata etica di «Köszeg» stasera al Sociale zxy Liberamente ispirato all’opera della scrittrice Agota Kristof, segnatamente alla Trilogia della città di K., lo spettacolo Köszeg di Opera Retablo va in scena questa sera alle ore 20.45. al Teatro Sociale di Bellinzona, nell’ambito della rassegna «Altri percorsi». Si parla di identità, di separazione e di un’umanità sempre al limite in questa creazione firmata da Ledwina Costantini e Daniele Bernardi, presentata in forma di studio all’ultima edizione del Festival bellinzonese Territori e all’Alto Fest di Napoli, e ora in prima assoluta in forma completa al Sociale. Uno spettacolo che si dipana sul confine tra infanzia ed età adulta dove i protagonisti, confrontati con la durezza dell’esistenza, creano un’efferata etica della vita per rendersi immuni alla sofferenza. La visione dello spettacolo è riservata a un pubblico adulto. IN FESTA Teatro DanzAbile: un impegno lungo dieci anni zxy Per festeggiare i 10 anni di attività del Teatro DanzAbile e i 30anni della scuola di danza Dance&Move di Cristiana Zenari (componente della compagnia) verrà organizzata una grande festa oggi e domani presso la sede dei Cantori delle Cime (via alla Stampa 4, Lugano-Davesco). Il Teatro DanzAbile nasce nel 2005 dalla volontà di Uma Pozzi, attrice, regista, danzatrice e danzaterapista con il sostegno di Cristiana Zenari, danzatrice professionista e insegnante, con l’intento di creare la prima compagnia in Ticino di teatro-danza integrata. L’obbiettivo è quello d’integrare realtà diverse: quella di persone portatrici di handicap e quella di persone senza handicap. Da allora questo impegno ha portato a risultati come il Premio Coop Cultura nel 2007 per Alice nel mondo dei Quanti, o alla creazione di un festival di arti integrate in Ticino, oggi ribatezzato Orme Festival. Programma e iscrizione su www.teatrodanzabile.ch. SUL PALCO DEL LAC Da sinistra: Mariangela Granelli, Ruggero Dondi, Igor Horvat e Anahì Traversi in Gabbiano. (Foto Thinking Monkey Digital Art) LuganoInScena Un «Gabbiano» che vola alto Ha debuttato il testo di Cechov per la regia di Carmelo Rifici ANTONIO MARIOTTI zxy È una regia forte, coerente dall’inizio alla fine, senza un momento o un dettaglio lasciati al caso quella di Carmelo Rifici per il Gabbiano di Anton Cechov che ha debuttato giovedì sera al LAC (dove si replica ancora domani alle 16.30). Per questa prima produzione di grande impegno e importanza, il direttore di LuganoInScena ha scelto un testo i cui connotati simbolici si adattano perfettamente al nuovo centro culturale: la pièce è infatti intrinsecamente legata al mondo del teatro e si svolge in una tenuta di campagna in riva a un lago, la cui superficie riflette, deformandone i contorni, le vicende umane che si svolgono sul palcoscenico. Quale poteva dunque essere allora (Cechov scrisse il Gabbiano nel 1895) e quale può essere oggi il ruolo del teatro nella società? Quello di seguire le convenzioni e fungere da semplice veicolo «cronachistico» degli umori del momento, oppure quello di spingersi oltre, facendosi portavoce di un discorso critico che non assume però mai connotati politici precisi, con tutti i rischi che ciò comporta? E i teatranti? Attori, scrittori, intellettuali che ruotano attorno a questa «realtà parallela», devono puntare soltanto alla celebrità e al successo oppure devono macerarsi nel dubbio, subire attacchi meschini e giungere a pensare – come fa il giovane protagonista, Konstantin – che l’unica via d’uscita sia il suicidio? Questa dicotomia, già presente nel testo originale, è estremizzata da Rifici che connota fortemente, in un senso o nell’altro, quasi tutti i personaggi. Il risultato di questo confronto – a tratti estremamente aspro e convulso – lo si può leggere a chiare lettere nel finale della pièce: tutti si attendono di udire il colpo di rivoltella fuori scena che annuncia il suicidio di Kostantin, ma il colpo non arriva e nemmeno il sussulto che dovrebbe far riflettere tutti quanti sul loro comportamento. Gli attori (come già succede per le didascalie che introducono i diversi atti) leggono, alternandosi, le ultime righe del testo: una scelta che dimostra l’impossibilità per il teatro di oggi di raccontarci con efficacia il senso della morte, ormai banalizzata dall’informazione «usa e getta». Al di là delle scelte registiche, però, Cechov rimane Cechov con il suo linguaggio ottocentesco e i suoi tempi (lo spettacolo dura 3 ore più intervallo, anche se sarà ancora un po’ «asciugato» replica dopo replica). Un classico che Rifici af- fronta forse con troppa freddezza ma in modo innovativo, grazie alla scenografia, quasi astratta eppure efficacissima, di Margherita Palli; alla presenza in scena e alla musica dal vivo del violoncellista Zeno Gabaglio e alla scelta di lasciare sul palco per quasi l’intero spettacolo tutti gli attori. Attori che si dimostrano all’altezza della situazione: dall’appasionato quanto disperato Kostantin di Emiliano Masala al cinico e razionale Trigorin di Fausto Russo Alesi, dalla ingenua e idealista Nina di Anahì Traversi alla raffinata e altezzosa Arkàdina di Giorgia Senesi, dalla «dark lady» Mascia di Mariangela Granelli al vispo Sorin di Ruggero Dondi, senza dimenticare Antonio Ballerio, Igor Horvat, Giovanni Crippa, e Maria Pilar Pérez Aspa. La sera della prima applausi convinti per tutti da un pubblico folto ma anche un po’ provato. Con «La ciav dal Paradis» la commedia dialettale torna in scena La compagnia del TEPSI guidata da Yor Milano in quattro rappresentazioni a Bellinzona, Locarno, Chiasso e Lugano zxy Torna il Teatro popolare della Svizzera italiana con una nuova commedia dialettale che sarà rappresentata a Bellinzona, Locarno, Chiasso e Lugano. La ciav dal Paradis, scritta da Gustavo Palazio e Daniele Rezzonico, narra una vicenda tragicomica, con non poche scene di panico, situazioni insostenibili e proprio per questo paradossalmente esilaranti. La compagnia di Yor Milano è dunque pronta ad offrire un’opera che rinnova la tradizione della commedia dialettale, apprezzatissima dal pubblico di casa. Le recite sono in programma (sempre con inizio alle 20.30) lunedì 9 novembre all’Espocentro di Bellinzona (i biglietti sono già quasi tutti venduti), sabato 21 novembre al Teatro di Locarno, mercoledì 25 novembre al Cinema Teatro di Chiasso e mercoledì 2 dicembre al Palazzo dei congressi di Lugano. La storia si svolge tra le mura domestiche di una coppia un po’ sofisticata. Lui (interpretato da Yor Milano) è un diplomatico in là con gli anni ma ancora molto attivo, amante di oggetti antichi ma originalissimi. La moglie (Margherita Coldesina), molto più giovane, per arricchire la collezione gli regala un oggetto più unico che raro: una cintura di castità del XIV secolo. Per mostrarla orgogliosa al marito, la donna indossa la cintura facen- POPOLARE Yor Milano stavolta interpreta un diplomatico, alle prese con una cintura di castità. done scattare la serratura. Quando però, finita la dimostrazione, si tratta di toglierla, la povera moglie si accorge che la chiave non c’è. Perfino il parroco don Clerici (Giuseppe Franscella) non sa che fare di fronte all’incresciosa situazione. Da quel momento si scatena una gara di solidarietà per trovare un «feré», un fabbro, che sia in grado di riprodurre la chiave e liberare così la donna dall’imprevista quanto intollerabile tortura. Fortunatamente la domestica della coppia (Simona Bernasconi) svela ai padroni che il suo fidanzato (Diego Pitruzzella) è fabbro. Ma riuscirà il giovane artigiano a riprodurre la chiave del Paradiso? «Siamo sempre alla ricerca di testi originali e soprattutto divertenti, visto che la missione statutaria del Teatro popolare della Svizzera italiana, oltre a salvaguardare il nostro dialetto, è divertire il suo fedelissimo pubblico» afferma Yor Milano. «Dopo la decisione della RSI di sospendere le commedie del TEPSI – aggiunge il popolarissimo attore – incontro gente che mi raccomanda di continuare: «Yor, mola mia!» oppure «Yor, tegn bota, podum mia fan a mén di vost comédi, guai a vialtri se nii mia innanz». E io rispondo: «va ben, però vialtri devov vignì a vedém a teatro». Nel cast due nuovi acquisti. Margherita Coldesina, formatasi come attrice alla Scuola Teatro Dimitri, collabora per la prima volta con il TEPSI. Come pure Diego Pitruzzella, che ha studiato a Milano con Quelli di Grock ed è apprezzatissimo attore di doppiaggio. Simona Bernasconi, impegnatissima con la RSI, e Giuseppe Franscella, sono invece di casa al TEPSI. La scenografia è curata da Micaela Biadici, i costumi sono di Dany Panduri. Prenotazioni e prevendita: spettacolo del 21 a Locarno, Ente turistico Lago Maggiore (091 759 76 60); per quello del 25 a Chiasso: Cinema Teatro (091 695 09 16); per quello del 2 dicembre a Lugano: Lugano Turismo, Palazzo Civico (058 866 66 00).