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Tesi 19
Glulk e Calzabigi
Tesi 19
La riforma di Glulk e Calzabigi, teorici del melodramma satire e parodie
Tentativi di fusione dell’opera seria italiana e l’opera francese
Nel saggio Sopra l’opera in musica del 1755, Francesco Algarotti, sosteneva una rinnovata
attenzione nell’opera seria, che doveva essere orientata in senso mitologico e storico sul gusto
neoclassico.
Queste idee erano in linea con il pensiero illuministico del tempo, e soprattutto gli illuministi
francesi, vollero rinnovare le arti drammatiche, tra cui anche l’opera.
Algarotti fu amico di Voltaire, che era il più importante drammaturgo francese del tempo.
Un altro scritto che riflette decisamente le tendenze del teatro musicale, è il trattato
di Antonio Plainelli, Dell’opera in musica, dove si critica la struttura fondamentale del
melodramma e si ravvisa la necessità, di pervenire alla stretta connessione delle varie componenti
dello spettacolo, musica, poesia danza e scenografia.
Anche nel trattato Sulla poesia drammatica, di Denis Diderot, padre dell’illuminismo, si
espongono varie tesi riguardo alla commozione dello spettatore. Tale commozione poteva avvenire
solo se lo spettatore si identificava nei personaggi in scena. Per questo Diderot diceva che i
personaggi dovevano esprimersi con naturalezza.
La tragedia lirica francese non era dominata da cantanti virtuosi, e in questo periodo si cercò di
fonderla con l’opera italiana.
La tragedia lirica era caratterizzata da cori danze e brani strumentali.
In questo processo di fusione, contribuì anche il ducato di Parma con i Borboni, che favorirono
l’esecuzione di opere francesi in Italia.
Calzabigi e Gluk
Questo progetto di unificazione si concretizzo a Vienna, con il librettista Calzabigi e il
compositore Gluk, soprattutto con le opere Orfeo e Euridice, L’Alceste e Paride e Elena e fu un
processo che coinvolse anche il coreografo Angiolini e il conte Giacomo Durazzo.
Gluk pubblica sul giornale parigino Mercure de France diversi interventi riguardanti il
rinnovamento dell’opera:
- Stretta intesa col poeta, estrema attenzione per la parola
- Ritorno ai soggetti mitologici
- Introduzione del ballo e del coro numeroso
- Eliminazione degli intrighi secondari
- Eliminazione delle ridondanze e ripetizioni e quindi delle arie col da capo
- Eliminazione di eccessivi virtuosismi
- Riduzione del numero delle scene
- Mantenimento del lieto fine
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Glulk e Calzabigi
Il rigoroso lavoro di prove e perfezionamento, viene sottolineato nella dedica della partitura di
Paride e Elena.
L' opera Orfeo di Calzabigi Gluk, è sicuramente l’opera più famosa. L'opera viene spogliata da
ogni intrigo, sprovvista di personaggi secondari.
Quest'opera, definita anche azione teatrale, si basa su tre parti salienti :
Morte di Euridice nel primo atto;
Discesa di Orfeo negli inferi e recupero di Euridice dalla pace dei Campi Elisi nel secondo atto;
Seconda morte di Euridice e intervento di Amore, che la rende sposa al cantore nel terzo atto;
Il recitativo in quest'opera, è declamato e scivola spesso nell’arioso, ed è sostenuto da soli archi.
Esempio di ciò è il recitativo Che puro ciel cantato da Orfeo nel secondo atto. E' questo un tipico
esempio di lungo arioso, patetico, scritto per mettere in rilievo le doti sceniche di del cantante
Guadagni.
L’aria Chiamo il mio ben così cantata da Orfeo, ha una struttura strofica a definita a Couplets in cui
cioè, si cambia il testo ma non la musica;
La forma di rondò , caratterizza l’aria di Orfeo, Che farò senza Euridice.
C'è invece una forma di Vaudeville strofico, nel finale Trionfi Amore, che vede tutti i personaggi in
scena.
In quest'opera, il coro agisce come un vero personaggio, e interviene in scena, rispettando la
tradizione delle tragedie liriche francesi di Rameau.
Ciò è evidente soprattutto, nell’esecuzione di Chi mai dall’Erbo cantato da tutte le voci all’unisono.
Il coro svolge un importante azione psicologica.
La farsa in un atto
Nell’ambito dello sviluppo della commedia musicale, dell’ultimo decennio del Settecento e fino a
Rossini, la farsa in un atto rivestì una posizione di notevole importanza.
La farsa in un atto ebbe diffusione nei teatri minori, ed era caratterizzata principalmente da
situazioni burlesche e storie poetiche e sentimentali.
Le farse in un atto, avevano un ritmo più serrato e rapido delle opere in più atti, ed erano assai
simili agli intermezzi settecenteschi. Originariamente la farsa in un solo atto, era concepita come
versione riassuntiva di un opera di maggiori dimensioni.
Spesso venivano rappresentate più fare in una sola serata. Dense di equivoci, semplici intrighi e
colpi di scena, le farse hanno un orchestra ridotta.
È col genere della farsa che Rossini (1792 1868) inizio la sua carriera di compositore di drammi
buffi.
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Rossini infatti, scrisse 5 farse :
L’occasione fa il ladro;
La cambiale di matrimonio;
L’inganno felice;
La scala di seta;
Il signor Bruschino;
Queste composizioni serviranno da modello per le successive opere buffe di Rossini come il
Barbiere di Siviglia, L’italiana in Algeri, e La Cenerentola.
Le Farse di Rossini avevano questa struttura: Sinfonia d’apertura collegata all’Introduzione,
Duetto, Aria, Concertato, Aria , Finale.
Bibliografia:
M.Carrozzo C.Cimagalli, Storia della Musica Occidentale Volume 2, Armando Roma 2008
pp. 300-319
E.Surian, Manuale di Storia della Musica Volume 2, Rugginenti Torino 2006,
pp.140, 165-183
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