Cbe originali tuMPtrmwi«di Giovanni Simone Mayr Prima rappresentzione moderna secondo la versione originale (Venezia, 17!8) Venezia, Teatro Piccolo Arsenale Venerdì 14 maggio 2004, ore 10.30 (recita per le scuole) Sabato 15 maggio 2004, ore20.30 DI MUSICA BEMDETTO MARCELLO CONSERVATORIO 1ENEZIA Ifr @llabor@lùe con LA BIENNAIE DI VENEZIA TSTITUTO MUSICALE DONIZEITI DI BERGAMO FONDAZIONE DONIZETTI DI BERGAMO Che origùnalù Farsa pu musica di Gaetano Rossi di Musica Giovanni Simone Mayr Prima rappresentazione moderna secondo la versione originale (Venezia, San Benedetto, 1798) Edizione titica di Maria Chiara Bertieri Proprietà Fondeione Personagi Don Fnoro, Musicomaniaco, Padre Doniatti O 2004 ed, interpre ti di Erdem Nusret Karakas Donna ArusrEt, Metastasiasta Amy Gasparetto / Daniela Giazzon Don CmouNo, suoAmante Elvis Eanton/Claudio Grasso Donna RosNe, Figlia di D. Febeo Carlotta Gomiero/ Sara pegoraro BIscRoM,r, Servidore di D. Febeo Ganluca Ilrmino / Malcin Viszkows§ Cfl.ssrt,u, Carnerieradi D. Febeo Sara Bino / Ragnhild Kristina Motzfeldt CARurccro, Saffiere di D Febeo Giovatroi Beftoldi Due servitori di D. Febeo Alessandra Bergagnini ed Eugenia Znin Maestrc concertetore e Direttore Maurizio Dini Ciacci Regia e prcgetto scenograflco Francesco Bellotto Orchestta del Conseryatorio con agiunti dell'Istituto Musicale Donizetti dì Bergamo Maestrl al cembalo Crmm Di Graia, Nicola Lamon Ifipbnto wico e mtriale illuminotemiar Biennale di Yenezia; Costrmir Nicolao Ateller Costunhla: Silvia \hrctto; ?iroporrir Ditta PÀndolfo Yerezìa, Ibatro Piccolo Arsenale Venerdì 14 maggio 2004, orc 10.30 (recita per le scuole) Sabato 15 maggio 2004, orc20.30 Marcello di venezia Prosignificatiuaoperazione T L ' riusciti a dar uita all'allestimmto di un intermezzo in due atti,,^r^!:!i::;:tffi:;:: gbieri risultati ottenuti ci banno spronato a continuare per la uia tracciata: l,anno passato ci trouauamo ad auspicare cautamente nuoue produzioni ed ogi riusciamo a mantenere le aspettatiue incrementando addirittura il nostro impegno L'auspicro di quest'anno può così essere di auuiare una tradizione per un appuntamento annuale, iome si è fatto pe, altie attiuitò artisticbe in questi ultimi anni. Infatti il teatro musicale turaterie _ strumentali, uocali, teatrali e storicbe _ presenti Non arietà, un modello di lauo_ ro ondente nel professioni. ,ttffi rappiesenta nel l,opera m solo: e L'allestimento si gioua della collaborazione di altri enti prestigiosi, quati la Biennale di venezia, l'ktituto Musicale Donizetti e la Fondazione Donizetti di Beigamo. eueste due ultime presenze (prouuido collegamento con I'estrema propaggine occidenmù delta-serenissima) uogliono onorare ositore di Bergamo, partecipando alrecupero d,i Che originali, ci bafornito i materfahàeil,opera in edizione critica' Mayr - ma ancbe Rossini e Donizetti deue proprio alle farse ueneziane le prime uere, importanti, occasioni di successo. che origrnalifu una dàue oprri di qurrto genere più fortunate ed eseguite; circolò in tutta Europa e sue riprese scno attestqte da numerosefinti corneruate nelle principali città: Firenze, Milano, ma ancbe Monaco, Dresda parigi. e Forse"proprio questa messe Giouanni , r, 0t co origina di uersioni impedito cbe fino ad oggi potesse essere messa in scena neila sua $an Benedetto, 1798).it nostro corueruatorio è dunque onorato di allestire, in prima assoluta moderna e nella città di nascita, un testo cbe da 206 anni forma in laguna. mancaua Ma la produzione non è pensata come momento di soddkfazione esclusiua perfilologi eruditi: ta pièce è particolarmente diuertente, agile e ben scritta. Per questa rqgione, oltre allo spettacolo serale del 15, abbiamo preuisto nei giorni precedenti alcune repliche al del nostro territorio: crediamo così di contribuire fattiuamente alla fo domani, e nel contempo mostrare alle prossime gmerazioni quante e quali siano le abilità (sia artistiche, sia tecnicbe) cbe una scuola di Alta Formazione Artistica ad acquisire. come la nostra può aiutare Il Direttore Giouanni Umberto Battel Siouanni Simone Mayr in una incisione dell,epoca di Cbe originali Che originali (Venezia, Teatro di San Benedetto, 1798) Farsa in un atto di Gaetano Rossi (1771-1855) Musica di Giouanni Simone Mayr (176j-1845) Personaggi Don Febeo,,44elsicomaniaco, Padre di Erdem Nusret Karakas Donna fuistea,,Metastasiasta Amy Gasparetto (d) / Daniela Giazzon b) Elvis Fanton (b) / Claudio Grasso 1a; Don Carolino, suo Amante Donna Rosina, Figlia di D. Febeo La musicomania, stampa di età rosslniana lnterpreti 1b; Biscroma, Seruidore di D. Febeo Carlotta Gomiero 6;; /Sara Pegoraro 1c; Gianluca Tumino (c) / Marcin lfliszkows§ Celestina, Cameriera di D, Febeo Sara Bino (b) / 1a; Ragnhild Ituistina Motzfeldt 1t; Carluccio,Staffiere di D, Febeo Giovanni Bertoldi Due servitori di D. Febeo Alessandra Bergagnini (e) ed Eugenia Zuin Maestro Concertatore e Direttore Maurizio Dìni Ciacci Regia Francesco Bellotto Maestro al cembalo Carmen DrGrazia (f) Caposarta costumista Silvia Varotto Direttore dell'allestimento Marciano Rizzo Direttore alle luci Carlo Pallieri Assistente al rrucco e ai costumi Giovanna Dabalà 1e1 ksistente di regia Martina Zaccarin 1e; Assistenti di palcoscenico Serena Catullo rer / Sara Pretegiani ,e, Assistente alle proiezioni Eleonora Marzaro Assistente alle lucl Federica Dalla Motta Accompagnatori al pianoforte Alessandro Garino Elementi di illuminazione e scenotecnici La Biennale di Venezia Costumi e accessori Nicolao Atelier - Venezia Trasporti Ditta Pandolfo Corso di Esercitzioni orchestrali Maurizio Dini Ciacci Scuole di Canto (a) Elena De Martin 0) Stefano Gibellato G) Mirna Pecile (d) Stella Silva 1a; (e) /Nicola Lamon (t) 1e1 1e; 19; /Alberto Massarorto (s) Corso di Arte Scenica (e) Francesco Bellotto Scuola di Clavicembalo (f) Scuola di Pianoforte (g) Silvia Urbanis Orgar,rzzazione Franca Moretto (coordinamento), Marco Vincenzi "#e Keti Mzzetto, Andrea Durlo Consulenza musicologica Maria Chiara Bertieri, Paolo Fabbri, Maria Giovanna Miggiani *** Orchestra del Conservatorio Violini Flauti ChiaraAguzi* Silvia Grigolato Carla Savoldi* Mila Barutti*** Laura Brunello Stefano Bruni Margherita Busetto Luigi Calzavara*** Oboi Andrea Massaro Paola Scotti+ Esona Ceka* Giorgio De Battisti Gabriele Gastaldello Lorenzo Gentili Tedeschi* Marco Mauoleni* AÌessandra Scatola David Spartà*** Turcato Francesca Cecilia Zanotto Clarinetti Riccardo De Danieli* Francesco Socal Fagoni Manuel Cester Paolo Valsecchi* Comi Viole Francesca Acerbis* Marco Albano*x Fiorenza Barutti*** Francesca Levorato*** Alessandro Valoti+ Benedetta Zucconi Valerio Panzolato* Trombe Luca Scarpi Violoncelli Riccardo Bellingeri MaiaElena Fiandaca Enrico Garau Moroni* Francesca Rismondo Contrabbassi Elena Spreafico* Loris Tagliapietra Cbitarra Michael Fiorin + alLieui agiunti dell'lstituto Musicale Donizetti di Bergamo ** + + + docenti del Conseraatorio collaboratori e§emi Enrico Uberti, Pianta del Teatro Gatlo (San Benedetto) rn I Teatri di Venezia (1868) Quando la musica parla di sé Paolo Fabbri nla musica [è] del celebre sig. Simone Mayer,, annunciava il libretto della farsa Cbe originali di Gaetano Rossi, oda rappresentarsi nel nobilissimo teatro Venier in San Benedetto», a Venezia, nella stagione di nAutunno dell'anno 1798,. Bavarese di nascita, ma italiano - anzi,veneziano - di formazione, da nemmeno un lustro Mayr era uno dei nomi nuovi (e di punta) dei teatri in Laguna: dal debutto alla Fenice con Sffi (carnevale 1794), ai successi di Lodoiska (Fenice, carnevale 1796ì) e della farsa I'intrigo della lettera (S. Moisè, autunno 1197),ll7798, poi, vide Mayr impewersare felicemente in ogni genere e su ogni palcoscenico cittadino: durante il carnevale al S, Samuele col dramma giocoso , ariso ai maritati e alla Fenice con l'opera seria Lauso e Lidia, in primavera con un'altra opera seria al S. Benedetto (Adriano in Siria, un classico di Metastasio), e sempre lì in autunno per l'appunto con Cbe origtnali Già primo teatro della Serenissima, dal1192 il S. Benedetto aveva dor,uto cedere il passo alla Fenice, adattandosi ad ospitare anche generi di minor rango quale appunto la farsa: una prima volta nel carnevale 1J95, regolarmente proprio a cominciare da quel 1798. La conversione non poteva essere più fausta: in accoppiata quasi sempre con un ballo per far serata (ad un certo punto, sappiamo che esso fu Le solitarie strasburgbesi del ballerino-coreografo Giovanni Monticini, su musiche di Vittorio Trento), e solo un paio di volte con un'altra farsa, Che originali tenne la scena ininterrottamente dal 18 ottobre al 26 novembre, raggiungendo Ie 21 (o forse 2l) repliche dopo Ia'prima'.La parte di Donna Aristea, affidata ad Elisabetta Gafforini (poi tra le più grandi cantanti comiche attive in Italia attorno al 1810, a detta di Stendhal), divenne uno dei suoi cavalli di battaglia. Gli altri ruoli furono coperti da Lorenzo Canobbio (Don Febeo) fratello del noto violinista e compositore Carlo, da Antonio Gordigiani (Don Carolino) futuro cantante dacamera di Napoleone e padre del composrtore Giovan Battista, da Sofia Riccomini (Donna Rosina), Filippo Bandini (Biscroma), Carolina Costa (Celestina), Antonio Roani (Carluccio) La scena, unica, era stata disegnata appositamente da Giuseppe Camisetta; il vestiario, di Abram Grego, realizzato dal capo-sarto Baldassarre Maiani. il suo libretto, Rossi si era basato sulla farsa (ptrlatil La musicomania, rappresentata aYenezia il 2 dicembre 1796, traduzione di Placido Bordoni della commedia francese in trn atto La musicomanie di Nicolas-Médard Audinot (Parigi, Théàtre Ambigu 1119).Yi si portavano in scena tre personaggi caricaturali: un fanatico per la musica che tiranneggia anche Ie sue due figliuole, delle quali una infatuata della poesia di Metastasio, e l'altra ipocondriaca. Attorno a loro, i maneggi interessati dei servi per far maritare la pima col suo spasimante, e i loro dileggi delle ridicole manie dei padroni e delle loro affettate smancerie, come ben dimostra I'ipertrofica e iperlanguida cadenza del Duetto (poi Terzetto) nVedrai mio ben la pecora, (i due nobili innamorati cantano con «caricatura», prescrive già il libreno). Ma ancor prima di esprimersi, i protagonisti di Cbe originali palesano la propria natura bislacca già nell'abito. Don Febeo, al cui servizio sta un cameriere dall'eloquente nome di Biscroma, compare ridicolmente in scena «con una veste da camera dipinta a note ed instromenti musicali e berretta Per senza troppo successo AntonroLuzeri Atrio del Teatro Gallo (San Benedetto) Facciata del Teatro Gallo (San Benedetto), con il ponte sul rio di San Luca Litografie (sec. 10 Xlfi Venezia, L'luseo Coner eguale,. Quanto a Donna Aristea, il delizioso duetto «Nel pensar che padre sono, ci fa capire come la ragazza segua le ultime tendenze della moda francese, ora importate anche in Italia, che imponevano acconciature all'antica romana e foggia d'abito neoclassica, con audaci esibizioni di nudità (la schiena, ildecolleté, i piedi non più costretti in scarpe ma rivelati da sandali aperti): il tutto, però, 11 ìrgutamente contrabbandato per fogge «metastasiaste» ispirate alle eroine di Didone abbandonata, contrawenendo |emiramide, Olimpiade, Zenobia, Nitteti, Ipermestra. \ella medesima stagione che vide il debutto di Cbe originali, immediatamente a seguire il pubblico Jel S. Benedetto avrebbe riso anche con un altro soggetto simile: Ie tre orfanelle o sia La scola di nusica, di Giovanni Bertati musicato da Marcello Di Capua (debutto: 24 o 25 novembre, 12 recite ino al 15 dicembre), dove Bandini stavolta impersonava il «maestro di musica, Orgasmo, e la ne (per sineddoche) all'impalcato morfologico di cui è protagonista, possiamo lo stesso ragionevol- 3afforini e la Costa i personaggi di due delle sue tre allieve del titolo, Dunque, un cartellone o dell'autunno 1798 - - quel- dove preponderava il tema delì'auto-referenzialta, della riflessione meta-lin- guistica sul linguaggio (musicale) stesso, come usava da un po' di decenni: anzi, potremmo dire meta-teatrale, dato che Don Febeo ambisce a misurarsi col genere di composizione più in voga, vale l dire l'opera in musica - parrebbe - alla consuetudine di riprendere nuovamente la melodia dopo un episodio diversivo di transizione. Per quanto sia ormai assodato che il termine ucabalett» si debba riferire anzitutto ad una formulazione melodica (un omotivo, facile e orecchiabile), e solo per estensio- t e i suoi campioni (Pergolesi, Iommelli). dimostri di essere in dimestichezza con l'opera teorica di Rousseau (di cui esibisce un renerato busto) e con pagine strumentali contemporanee quali i quartetti di Haydn o le sonate di Mozart e i «ConCeftoni» di Pleyel fatti studiare allafigha, è infatti nel teatro musicale che Don Febeo iruol cogliere allori. Per I'immaginario Don Cbisciotte e Dulcinea del non meno fittizio poeta Rubaversi (?!) che un gruppo di compositori sta musicando collettivamente in occasione dell'inaugurazione di un nuovo teatro, fortuna - o merito riconosciuto - ha voluto che gli sia stato assegnato il 'numero' più importante: il gran urondò colle catene,. La scena si articola in un balordo recitativo strumentato (nMisero mel Qual secchio d'acqua fresca,,) che va a pawe in un rondò (ulo ti lascio, e chi sa quando,) in cui Rubaversi dà l'impressione di aver parodlato buffamente - e senza fuistea nChi dice mal d'amore, (N. J), nell'aria di Carolino nSe non foste quel che siete, (N. 5) e di nuovo in quella di Aristea oNo che padre a me nen 5is1s» (N, 11). Per quanto - mio ss1s,, il parallelo rondo del protagonista in carcere dal secondo atto del celeberrimo Giulio Sabino di Giovannini-Sarti (1781). Ripulito dalle premesse, dai passi di cornice e dar commenti di contorno, l'assetto letterario di questo balzano parto poetico di Rubaversi volerlo «Cari oggetti del può così presentarsi (X\,'ll, 52 e segg.): sa quando, rivedrò. Senza un soldo al mio comando, come a vivere farò. Sposa, addio. Se darti al core delle botte sentirai, Io ti lascio, e chi Dulcinea, ti mente ipotizzare che qui Mayr voglia segnalarci la goffaggine di quel suo personaggio compositore dilettante, ignaro perfìno di un principio formale tanto owio. Lo si può sostenere pensando agli spropositi musicali in cui sistematicamente incorre quel maldestro incompetente: ad esempio, la sesquipedale imitazione delle òotte» al cuore di Dulcinea palpitante, o l'asinina sillabzione dei versi nell'aria nD'Acheronte sull'orride sponde, incastonata nell'lntroduzione. Ma decisivo è il fatto che lo stesso Mayr, in altre pagine della medesima farca, dia invece ripetutamente prova di voler osservare la norma della ripresa della cabaletta: nel secondo tempo (Allegro) della ncavatina, di sortita di I Nel Finale (chiuso da un bell'esempio di couplets en uaudeuille, una struttura deflyata dal mondo del|opéra comique), Don Febeo invita poi la figlia ad esibire le sue qualità musicali e a carrtarc per il suo promesso sposo. La ragazzasi schermisce («Non posso, ho il raffreddore,), sicché tutti devono esortarla: «Cantate , sgnorina: I anche una cavatina I a noi già bastera,. Imbracciata una chitarra, fuistea- che alla sua sortita avevacantato ciò che solo la partitura (e dunque il compositore) definisce ocavatina, - ora intona quanto il libretto (vale a dire il poeta) designa come tale, lasciando anche capire trattarsi della più semplice tra Ie prestazioni canore possibili: «cavatine, cioè piccole aie, nel 1788, e «arie brevi» l'anno dopo Antonio Garzia traducendo Iriarte, commentando quel modello formale testimoniato apartire dalla metà del Senecento, Tra le altre allusioni o esplicite menzioni musicali che si potrebbero raccogliere dal testo di Rossi, ayeya spiegato Vincenzo Manfredini segnalo ancora la struttura mista Don Chisciotte, allor dirai, per me adesso sosplrò, Vado, sI che fler tormento, che sassata, eternl dei, Deh complanga I casi miei chi nel seno amor provò. gruie - vocale e strumentale - dell'«accademft, (cioè un concerto) che, alla disponibilrtà di sua figlia Aristea, Don Febeo offrirà alla congrega quasi iniziatica di suoi compari filarmonici: oUn Concerto di Clementi I eseguito sul cembalo, un Duetto I coll'arpa e vio- loncello, I due Cavatine, un'aria, e 'l mio Rondò | tn qual barbaro momenton, Quest'ultimo è ciò che canta Sabino awiato a morte nell'atto terzo del citato Giulio Sabino di Sarti: stavolta non semplicemente un'allusione, ma una citzione esplicita - ribadita musicalmente daMayr - di un luogo famoso, e ben noto agli spettatori del S. Benedetto, dato che proprio lì, nel carnevale 1781, quel- l'ormai classico titolo di Sarti era stato tenuto a battesimo col divo Gasparo Pacchierotti (castrato Da pate sua, Mayr marca ben più esplicitamente I'articolzione lnterna del 'numero' anche introducendo in partitura ulteriori zeppe poetiche grazie alle quall vengono ostentatamente segnalati l'approssimarsi della ripresa della prima parte (nlo ti lascio,,,», quando «ll motivo io prenderò, da capo, awerte Don Febeo), poi I'irruzione dell'Allegro (or I'allegro Eentlrete»r nVado, sì...,) e della cabaletta (nsentirete che perfetta I non più intesa cabaletta»l «Deh complanga, , .»). Insomma, Mayr evidenzia le strutture del rondò incastonato in quest'arla dl Don Febeo molto più incisivamente di quanto Rossi non avesse fatto, fornendo un'eccellente ed eopllclta testlmonianza morfologica di soprano) nella parte del protagonista. rondo 'moderno', con due movimenti principali separetl tre loro da un Allegro intermedio. In aggiunta, qui debutta in una fonte letterario.muslcale anche ll termlne «cabaletta», pochi anni arie'di scena'per i buffl; motM ricorrenti per legare i'numeri' d'assieme; dopo la sua prima comparsa finora documentatar ncl 1794, rfl'lnterno della farsa (parlata) di Sografi Le conuenienze teatrali. Tutte strutture e componentl ehe domlneranno i decenni a seguire del plesso, oltre a godere della sua felicità di scrittura, un'odierna ripresa di Che teatro d'opera italiano. nel primo decennio dell'Ottocento, quando andò conformandosi secondo quel canone a noi ben noto grazie ai fulminanti prodotti del debuttante Rossini. La ncabalett» del rondò di Don Febeo esiblsce un motlvÈtto ln t2 66 che però compare un'unica volta, Oltre alla gustosità dei riferimenti interni al mondo del teatro musicale (qualcosa di analogo a quello che oggi awiene in televisione: ma con quale assenza di spirito, di stile e di ogni regola d'arte!) e partitlra di Mayr può vantare una diffusa e garbatagrazia melodica (che talora fa riecheggiare l'accattivante semplicità delLied: ad esempio, alla felice consapevolezza caricaturale, la fortunatissima nell'Allegro del N. 4 ,Vedrai mio ben la pecora.',) e un efficace maneggio delle abitudini teatral-musicali del tempo: uso di 'numeri' articolati solo per le 'prime parti'; pezzi semplici per le altre, oppure capacità di segnalare armonicamente lo scorrere dell'azione, ma anche di restituirne blocchi o scarti improwisi. Nel com- originali ci permette anche di accostare un esempio di farsa precedente all'irrigidimento cui questo genere fu sottoposto 13 origùnali di Giovanni Simone Mayr: I libretti metateatrali di Gaetano Rossi Cbe Maria Giou anna Miggiani 'lia i più importanti librettisti tra la fine del Settecento e il primo Ottocento, Gaetano Rossi nacque Verona il 18 maggio 1774. Presumibilmente si stabilì a Venezia verso il a 1797, anno della caduta della repubblica veneta ed anno in cui Rossi iniziò a collaborare stabilmente con i maggiori teatri della città. Il legame con la sede lagunare fu consolidato anche dal matrimonio con una veneziana, Cristina Bernardi, morta nel 1810, cui seguì nello stesso anno il secondo matrimonio con una lontana parente, la veronese Angelica Nicolis, lunione con la Nicolis - che gli diede negli anni successivi quattro fìgli e che morì precocemente nel 1819 - implico l'abbandono della residenza in laguna e il progressivo ritorno alla città natale: Rossi fu almeno in due occasioni (1815, 1830) impresario al Teatro Filarmonico di Verona e sempre in questo teatro direttore di scena tra gli anni1847-47. Poco apprezzato come versificatore, era da tutti considerato un eccellente drammaturgo e un direttore di scena particolarmente abile. Infatti egli stesso amava autodefinirsi 'parolajo' anziché poeta, ironizzando sulla propria goffaggrne letteraria ma nel contempo sottolineando implicitamente la specificità dei propri compiti di artefice drammatico. La sua ricerca innovativa di soggetti e forme poetico-musicali è testimoniatadatnaricca produzione, in pafte scritta per alcuni tra i maggiori musicisti del suo tempo: Mayt Rossini, Meyerbeer, Pacini, Mercadante, Donizetti. In vecchiaia Rossi, da tempo in precarie condizioni economiche, fu spesso afutato finanziariamente dalla celebre cantante Carolina Ungher e dal compositore Giacomo Meyerbeer Morì in tarda età a Verona il25 gennaio 1855. Negli anni iniziali della sua carriera Rossi intrattenne un rapporto prMlegiato con Giovanni Simone al nascere sul teatro,. Più anziano di undici anni, Mayr dovette trovarsi a pro"gemell[o] prio agio con il giovane librettista, di cui dovette il carattere gioviale ed amabile, l'indole ^pprezzare entusiasta, la costante disponibilità ad accontentare il compositore, Tra il 1798 e il 1805 Rossi gli destinò un terzo abbondante del lavoro complessivo da lui compiuto, scrivendo drammi che appartenevano a tutti i generi teatraliallorain auge: si contano sia opere serie (Adelaide di Guesclino,Gli sciti, Gineura di Scozia, Argene, Eraldo ed Emma, Gli americani), sia appartenenti al repertorio comico (le farce Che originali, Labino e Carlotta, L'accademia di musica,l uirtuosi, il dramma gio- Mayr, suo coso La locandiera e il dramma eroicomico La roccia di Frauenstein), sia al genere semiserio (il dramma sentimentale Elisa ossia il monte San Bernardo e la farsa sentimentale L'amor coniu- gale).Quasituttequesteoperefuronorappresentateperlaprimavoltasulla plazzaveneziana, Dopo il 1805 le occasioni di lavoro comune si diradarono (nel 1802 Mayr, dapprima residente a Venezia, era diventato maestro di cappella della basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo): nel 1808 il maestro bavarese musicò un libretto già approntato da Rossi l'anno precedente per Pavesi, I cberusci, senza che sia documentato il coinvolgimento del librettista. In seguito Rossi e Mayr si limitarono a collaborare in casi del tutto sporadici, come L'amorfi.gliale (7811) e Lanqssa (181|, al cui libretto contribuì anche Bartolomeo Merelli. Giouanni Simone Mayr con i[ suo allievo più famoso, Gaetano Donizetti, in una incisione degli anni Trenta dell'Ottocento t4 Cbe originali, rappresentato n el1798, appatiene al genere dellafarsaveneziana in un atto. Tale tipo- logia drammatica si affermò nei teatri lagunari trail7797 e il 181!, in un periodo denso di vicissitur5 lini nella vita politica della città, trovando diffusione in tutta Italia negli stessi anni. La farsa, di soli- La farsa I uirtuosi si conclude con l'arrivo di un messo, una sorta di deus ex macbina che richiama o derivata da una fonte francese, si distingue rispetto al repertorio allora comunemente rappresen- tutti ato (opere serie e più prettamente comiche) per l'ambientazione spiccatamente realistica, quotiliana, borghese. I suoi temi prediletti sono l'amore contrastato tra due giovani, il conflitto tra gene'uionl,la volontà di migliorare in modo lecito o illecito la propria posizione sociale ed economica. linteresse rivolto al mondo reale giustifica l'inserimento a vario titolo nel plot di attività musicali a una disciplina più severa e al rispetto dei propri doveri: Debba ognun che al teatro sia addetto alla proprie incombenze adempire; se d'opporsi avrà alcuno l'udire isi pensi all'esecuzione di canzoni, risorsa ben nota al teatro comico settecentesco) come pure inco'aggia soggetti metateatrali nin cui il teatro parla di se stesso», anch'essi già praticati in precedenza: della legge il rigor proverà. afarsaparlataLe conuenienze teatrali di Sografì (1794) otterrà unaversione musicale in due atti da Pietro Carlo Guglielmi (1801) poi trasformata in atto unico, per non parlare della straordinaria for- dalla legge punito sarà. :una della farsa I a prima proua degli Orazi e i Curiazi di Artusi e Gnecco (1803), più volte replica-a nel corso del primo decennio del secolo. )ltre aCbe originali, nell'ampia produzione rossiana di questi anni ben due libretti possono essere r.icondotti alla tipologia appena descritta, cioè I'accademia di musica (1799) e I uirtuosi (1801), Chi fomenta discordie e protegge Di questo monito rigoroso i personaggi di Cbe originali, tutti presi dal loro ingenuo fanatismo per la musica e il teatro, non awebbero avuto bisogno, Tempi nuovi stavano per awicinarsi, in cui l'afte sarebbe stata considerata un bene assoluto al pan di una religione e non awebbe più tollerato ridicolizzaioni. anch'essi destinati a Mayr Nel primo caso I'accademia di musica, cioè un concerto che si tiene a casa I in teatro, offre il destro alla furba Annetta di dichiarare pubblicamente le difficoltà che si frappon- gono al suo matrimonio con l'amato Valerio e così di piegare Ie mire del futuro suocero, di lei inva- ghito: il bramoso, ricco vecchiotto, benché di malavoglia, viene convinto a sposare una donna di «mezzÀ età>>, che alle ultime battute del dramma si rivela un servitore travestito. Qui I'interesse non consiste tanto negli accenni a pratiche o consuetudini musicali (nell'accademia casalinga si cantano solo alcune non meglio identificate «c2rìZoo€tto))r quanto nell'imbroglio a freddo nei confronti di un padre che viene spudoratamente, irrevocabilmente ingannato a coronamento dell'intrigo (identità mentite caratterazano del resto anche Ia conclusione diChe originalt). Numerosissimi agganci illa realtà musicale coeva sono invece offerti da I uirtuosi, un caso di metateatro che si richiama esplicitamente ilTeatro alla modq, il libello di «consigli alla rovesci» di Benedetto Marcello (1720).|due personaggi principali sono una cantante, accompagoata dal padre, e una ballerina di facili costumi, con al seguito il fratello, un ridicolo buffo 'di cartello' di cui mai nessuno ha sentito parlare. Completano il quartetto un impresario 'in angustie', tutto preso dal sanare i continui contrasti tra le due litigiose artiste, e un nobile protettore, già amante della ballerina, ora corteggiatore della cantante. Sarebbe impossibile elencare i riferimenti a pratiche drammatiche e musicali di cui la farsa è interamente intessuta. Nonostante l'owrabanalazuione di alcuni spunti, ridotti atopoi per fini comici, si insiste molto sulla presenza di'scene madri': la cantante pretende di aggiungere una cavatina dall'Armida, accompagnata da un a solo di ballo, nell'opera buffa che si sta mettendo in scena; il buffo fratello della ballerina riferisce dello strepitoso successo da lui ottenuto a Chioggia in una scena ambientata in un sotterraneo, (si pensi anche al'rondò colle catene' di don Febeo inCbe originali). La cituione di questi momenti clou cooferma un tipo di ascolto e di recezione molto parcellizzato da parte del pubblico, che nella farsaviene reso oggetto di riso e dunque esorcizzalo. Un accenno alla prassi musicale del tempo (realizznione del basso continuo in teatro col cembalo? col fortepiano?) si può invece trovare in ripetute dichiarazioni dei personaggi (a cantante ,6'accosta al cemba.lo e tasteggiando, afferma nChe cembalo scordato!,; il padre della cantante sostiene che nla mia figlia va quattro corde sopra il clavicembalo,). Asserzioni di questo tipo, che vanno ad aggiungersi al'assoluto silenzio su questo tema nelle recensioni giornalistiche dell'epoca, sembrerebbero confermare un certo conservatorismo nella scelta dello strumento a tastiera, se non fosse prescritta proprio nella didascalia scenica ad apertura di libretto Ia presenza nella stanza di «un piano-forte». \6 t7 Aristea e Febeo: due 'originali' in scena Francesco Bellotto Quest'anno, assieme alla poderosa squadra di allievi di arte scenlca (ra effettivi e aggiunti andiamo oltre la ventina), assieme a Maurizio Dini Ciacci e assieme agli insegnanti di canto abbiamo deciso di concentrarci su di un titolo ambizioso e complesso. Ambizioso perché le dimensioni sono quelle di una farsa yenezrana ormai tutta proiettata verso la sensibilita ottocentesca: 12 numeri musicali - di cui la - rappresentano una quantità di lavoro considerevole, metà è per voci in insieme Lorchestrzione è densa e accurata: occorrono molti musicisti in buca; la compagnìa di canto conta sette voci soliste, dai caratteri ben stagliati e differenziati. Ma la complessità non riguarda solo gli organici: Cbe originaLi, che con un'operzione di 'archeologia musicale' riesce a tornare agli onori del palcoscenico nella versione primigenia dopo 206 anni, ci mostra come la farsa dell'epoca mayriana è ormai distante dallatradizione italiana settecentesca quale noi grossolanamente potremmo figurarcela: composizione svelta, ritmo serratamente misurato sulla recitazione verbale, impiego non eccessivo di orchestrzione, struttura modulare ripetuta allo sfinimento. In poche parole: artigianato teatrale piuttosto che meditato work of art . Mettere in studio Cbe origtnali ci è servito per rivedere queste nostre schematiche convinzioni sulla farsa veneziana come propaggine del Settecento, Risulta evidente anche ad un primo ascolto: i tempi distesi della narruione, la nobile finezza in cui ilazzi dei comrc|l'altezza del linguaggio verbale e musicale sono sintomi di un'estetica che ormai ha molto più a che spartire col Canova piuttosto che con i Longhi, Canaletto, Bellotto e si risolvono Giandomenico Tiepolo. La complessità principale risiede dunque proprio nel rispetto della particolare sensibilità neoclassica di cui questo testo è espressione: si è continuamente tentati di scivolare i due opposti rappresentati dal realismo goldoniano e dall'astrazione rossiniana (e il paragone owio è con Ia cambiale di matrimonio, L'inganno felice, La scala di seta, L'occasione fa il ladro e ll Signor Bruscltins:).\n poche parole, non è semplice cercare il passo giusto per questo genere di fra letteratura, abbondantemente disertata dai cartelloni d'oggidì. Un esempio dedicato alla psicologia dei due personaggi principali può forse chiarire il nostro pensiero. Non v'è dubbio che viaggiando verso l'Ottocento la commedia s'era andata infoltendo di casi clinici. Se la pazz\a nel teatro semiserio aveva un momento di grande successo per il trattatamento sentimentale, larmoyant (ad uso Cecchine o Nine), nel genere comico diventava il pretesto per presentare alla ribalta carrellate di notabili sciroccati, individui infradiciati di fissazioni per le arti o per le scienze, monomaniaci pronti a diventare ingiusti o prepotenti quando gli altri non fossero disposti a seguire le particolarissime leggi dei loro mondi: i matti, come dicevano le nostre nonne, vanno assecondati, E del resto, il Settecento è il secolo dei nuovi saperi, delle nuove scienze che continua- mente cozzano contro la prosaicità del quotidiano. In somma, il teatro conosce personaggi che in nome dei loro pseudosaperi (in verità sono quasi sempre mediocri dilettanti) credono d'aver trovato la formuletta dell'esistenza: incontriamo perciò razionalisti testardi che sperimentano la bruciante incapacità nel governare i sentimenti (ad esempio /e triomphe de I'amour,Marivaux7732l, astro- nomi gabbati (si pensi a Goldoni, ll mondo della luna 174)), nobili poetastri imbecilli che ritengono di vivere in un'Arcadia piena di ninfe e divinità classiche quand'anche abbiano lissime Papagene (Jommelli,l'zccellatrice a che fare con umi- 1751) e la galleria di ritratti potrebbe estendersi per deci- ne di righe ancora. Appunti di studio per la regia e le proìezioni di Che onginah 18 Ma nell'epoca di Mayr si registra un mutamento di sensibilità, f esagitato del teatro comico comincia 19 puzi del Settecento vivono in una dimeniione parallela: affettida manie colte (il nostro Febeo è uno di costoro) o semplicemente da vizi rd essere affiancato da matti di natura un po' diversa, I Argomento rssessivi (|'avarizia degli Ambrogio, la vanità dei Basilio, la lussuria degli Almaviva), ci fanno ridere rcrché applicare regole non condivise dagli altri, vivere cioè da alieni (alienatf) in questo mondo :rea situzioni ridicole. E quei matti non se ne accorgono, portano a conseguenze estreme la loro lstinazione. Forse non è dunque un caso che Febeo metta in musica le gesta di Don Chisciotte, un rltro 'originale' del quale (trasportando la vicenda nel genere serio) evidentemente il nostro barone ron percepisce la comicità. Invece, i pazzi delle nuove generzioni (se ne trovaqua\cuno nel'intrigo lella lettera e in Un uero originale sempre di Mayr: il maestro contagerà anche Donizetti, che ne h rornanzesca e I'uomo nero ripropone t topos) sono partecipi del mondo circostante: cercano rttraverso l'arte è la poesia quella esaltazione sentimentale che non esisterebbe in una realtà né artiìtica né tantomeno poetica. Don Febeo è perpetuamente immerso nei suoi pentagrammi, mentre libretto tragico: vive nel suo 1798 ma parla.e declamaMetastasio perché appassionata di quelle sensazioni e di quelle parole (uSì belle, / :spressive, amorose cosarel/e,, le defìnisce consapevolmente), proprio come veste secondo l'ultima moda parigina delle merueillezses prendendo a pretesto le ambientzioni classiche del Trapassi, E Mayr rivela di appartenere anche ad un gusto un po' diverso da quello di Rossini; il pesarese utiA.ristea è perfettamente conscia di non vivere fra le righe di un Nel 1798, in una non meglio definita città d'Italia abitt la strana famiglia del barone Don Biscroma ironizza sulla malata immaginaria, mentre Celestina tenta di soccorrerla. Si aggiunge al ter- il appunto nel ritenersi un musicista straordinario, un compositore supremo. Partitura allamano canta una sua cavallna, composta invero con rara incapacità. I due servitori rimangono inflne da soli: è in atto un piccolo complotto. Aristea, sorella maggiore di Rosina, ha un ricco pretendente, il conte Carolino, che vorrebbe sposarla. Anche la raguzasarebbe ben contenta di queste nozzej ma il progetto rischia d'incontrare la fiera opposizione di Febeo: Carolino non è musicista e mai ilbarone darebbe l'unica sua 'figlia musicale' a un non iniziato nell'arte tanto teatro italiano del secondo Settecento. In Rossini, attra- dei suoni. Ma se Biscroma aiuterà il conte e se Celestina aiuterà Aristea, ci saranno duecento zecchi- l'astrzione ideale, si annacqueranno le asprezze del teatro comi- ni per mancia: sarà la dote per poter celebrare le sospirate nozze dei due servi-amanti, Celestina, - avevano contaminato verso l'enfasi musicale, attraverso zetto il padrone di casa, nel pieno esercizio della sua 'musicomania': l'originalità di Febeo consiste 0 tizzerà'originali'dei due generi ma eviterà in maniera accurata quelle sorsate di cinismo che - complice la Francia Febeo, l'incontro di Biscroma e Celestina, maggiordomo e cameriera: i due sono segretamente fidanzati, si scambiano effitsioni ma vengono interrotti da Rosina, la figlia più giovane di Febeo. È affetta daipocondria: si lamenta continuamente e continuamente denuncia mali misteriosi. La vicenda s'apre con all'idea, esprime tutta co 'immorale' del secolo appena concluso. Quale opera giocosa di Rossini awebbe mai messo in scena una beffa ordita contro un vecchio bizzarro per concludere col finale di Mayr e Rossi? Come ruole la tradizione, vincono gl'intrighi dei ser- [a sua impuienza. vitori, infinitamente più scaltri e propositivi dei loro nobili padroni (emblematico il fatto che il servo Si presenta in scena Aristea, che recita un lirico inno all'amore, citando a memoria Metastasio. Come i suoi parenti, soffre di 'originalità': è una 'metastasiasta' , eparla, agisce e si veste come nei libretti del Carluccio riesca nell'intento di farsi accogliere da Febeo, cosa che Carolino, in una scena gemella celebre poeta drammatico. Viene raggiunta da Carolino, che ben volentieri s'adegua al gioco: la salu- appena precedente non era riuscito ad ottenere). Insomma, si prende in giro un prepotente, è vero: ta con versi altisonanti e consoni alla situazione teatrale. Il contìno ha in animo di presentarsi a Febeo maAristea sposa un marito sotto mentite spoglie. E poi? La burla non viene svelata, i 'congiurati' non per chiedere la mano della figlia. I due si salutano con tenereua. chiedono scusa d. pater familias, a Don Febeo non è data la possibilità di rimedio con la concessione di perdono a giochi htti (come ad esempio capita nella Scala di seta), f opera chiude con la vit- Biscroma introduce Carolino al padrone di casa. I timori dei servitori si rivelano fondati: nell'appren- toria dell'inganno, con la supremzia dei matti finti sui matti veri: si ride un po' amaro, e il lieto fine dere che il conte non è musicista, Febeo lo respinge in malo modo. Immediatamente dopo un altro è fondato sulla menzogna. personaggio incappa nel medesimo trattamento: è Carlotto, che vorrebbe farsi assumere come staf- Questa pungente comicità prerossiniana non è propriamente morale, ma assomiglia molto alla vita. fiere da) barone. Offeso da Febeo perché non conosce la musica, Carlotto reagisce con appassionato slancio ed improwisa un'arietta di furia che rivela inaspettate doti vocali. Febeo decide perciò di assu- merlo come allievo della sua'corte musicale'. Una nota sull'allestimento Essenziali i mezzi produttivi messi a nostra disposizione per secondare lo stile della commedia. Abbiamo dunque lavorato per evocare alcuni simboli-base. I costumi el'attrezzeria serviranno per u, Nel frattempo, Aristea ha finito di studiare per l'accademia (un concerto pubblico), e il padre gongo- la all'idea di poter esibire pubblicamente l'abilità della sua progenie. Ma Febeo s'accorge che Aristea veste in maniera audace e la rimprovera; la figlia ha pronte delle ottime scuse metastasiaste per giu- i costringere i personaggi nei confini delle precise connotazioni storiche del libretto. Le luci, assieme stificarsi: la schiena nuda è alla lfigenia, il collo nudo è alla Didone, alla proiezione di testimonianze iconografiche d'epoca (alvolta decostruite e riassemblate per moti- all'Olimpiade, le piume allaZenobia, il manto all'Oraaia, i riccetti alla Nitteti, vi puramente funzionah) s'incaricano di cercare la sfumatura lratinta comico-realista (il Settecento monocromatico delle arti e delle tecniche) e tinta comico-sentimentale (il romanzesco policromo di II barone è soddisfatto dalle argute risposte della fi$ia e si prepara per andare all'accademia per ese- alcune vedute). Il tutto è inserito in una scatola su due livelli, pronta ad evocare il doppio boccasce- na voluto dal gioco metateatrale del libretto. 20 calzai alla Semiramide, i fiori lafxcla all'lpermestra. guire un suo nuovo rondò ispirato al Don Chisciotte di Cervantes. Liquida Rosina (colta da un ulteriore attacco d'ipocondrìa) ed organizzauna esecuzione domestica del rondò, poi esce di $ato casa festeg- dagli ipocriti complimenti di parenti e domestici. 21 Approfittando della breve assenza di Febeo, Biscroma ha travestito Carolino, che dowà fìngere di volersi far assumere come scrivano. Ma ben presto ritorna Febeo, firrente: la sua composizione è stata accolta dal pubblico con eloquenti fìschi. Già di pessimo umore, procede all'esame dell'aspirante impiegato, ma un dettato melodico svela I'immusicalità deìlo scrivano. Tuoni e fulmini. II barone l'afferra per i capelli, gli rimane in mano la parrucca, riconosce Carolino e lo caccia di casa, gridando al complotto e prendendosela con Aristea, la quale ha un bel daffare per protestare e spiegare Ie proprie ragioni: Febeo preferirebbe darla in sposa ad un venditore di mele piuttosto che a quelf ignorante di Carolino. Ma il manipolo di servitori non si è arreso: Biscroma, Celestina e Carlotto hanno preparato un nuovo travestimento. A Febeo viene annunciato I'arrivo del celeberrimo Maestro Semiminima, musicista senza uguali. Il barone è in pieno delirio musicomaniaco e perciò, quando gli si presenta per latena - opportunarnente camuffato da Semiminima -, non s'accorge del travestimento. Non solo: Semiminima sta cercando una moglie, e la vorrebbe musicista. Febeo è al colmo della felicità: gli propone subito di sposare Aristea (che naturalmente sa tutto e ben felice asseconda l'idea del padre). volta Carolino A questo punto è Carolino-Semiminima a chiedere un esame di ammisione: ruol sentire come canta i Aristea, e le chiede di eseguire un'aria. Iesame viene superato, e nella gioia generale si festeggiano 'promessi sposi' musicali. Nota: Trascrizione effettuata sulla base della edizione 1798. I versi del libretto che non hanno corrispondenza nelle fonti musicali sono fra virgolette alte. I versi delle fonti musicali che non hanno corrispondenza nel libretto del 1798 sono fra parentesi quadrate. I passi non eseguiti sono evidenziati con un fondino grigio. 22 23 Ros. §CENA PRIMA i busti, poi Crrrsuxe, tndiD.RosrNts poiD.FEB. tutti a suo tempo Ah! La sorte m'è proprio nemica al mio male non trovo pietà. cbe sta scoppando BrscRoMA, Cer, r 35 Cnr.Eh via; non vi conviene. la notte che male,.. Frs.Biscroma: io mi ritiro che sogni, che fo! nella camera quarta dei quartetti, Brs. a proYare que' A non rider ci ruole fatica 3rs. Musicali eccelsi eroi Tomo eguale di lor non si dà. lncbinandosi. Gorgbegerò spropo sitatamente. Frs. professori riveriti Oh che musica è mai questa qua. dalla polvere puliti di tenervi 40 Mi volgo rivolgo pel letto, smaniosa nuovi d'Haydn, che mi venner d'lnghilterra. che vita rabbiosa. Mandami due violini e un oboè Se Minima Semicroma, e alamirè. rifarmi saprò, Pafie. D. Rosina ua uia, un dì sarò sposa 40 Parte. è mio dover. koppa. 3or. 35 35 Caro, caro il mio Biscromal SCENA SECONDA SCENA TER7]I D. FEBEo, Cnmsnlu e BrscRoMA. Cilnstnrt, e BISCRoMA. Brs. Non stornarmi Celestina. Ewiva D. Febeo: l'astro novello Bm.Che ti par Celestina? Quando tu mi sei vicina piu non faccio il mio mestier del cielo musical: ah! presto io spero, Cer,lo diro che un padrone quando sono a te vicina di cromatici allori, A2 BIs. e pur grande il mio piacer Ros. Celestina sto pur male Con caricata languideza. Bn. È vero. Basta solo Frs, Quest'è ìa cura mia: per questo io sono il suo primo ministro favorito. Con compiacenza. Cn E gìieìa sai cavar molto pulito. Grazie Biscroma. A3 Brs,Oh se potessi fare, Tu sei il solo, fra tanti sono stanca di me stessa Esseri dissonnanti non so più che mi voler. che mi sono d'intorno, Cel, Fate cuore padroncina I Brs. Qui sta il male poverina. J e il timpano mi fendon tutto il giorno, che il conte Carolino bene Quanto caro l'awei: cento zecchini d'oro, io buscherei, che mi parli il linguagio melodioso, CelEd altrettanti pure a me ne dona I goder i Brs. Venga qui se belle scene ) Fm.Di te pur, Celestina, I'ho finito di Se si sposa al 15 Contino la padrona. AH. Chi dice mal d'amore, dice una falsirà. Non v'è piacer maggiore un ben maggior non v'ha. Chi dice mal d'amore ecc. Brs.Oh corpo miol llaffare discontento non son. Potessi, o Dei! esserlo almen così, colle stonanti SCENA QT]INIA D. Arusrnc esce con un libro in mano. giungesse ad isposar Donna Aristeal 10 Cu(Ma di lui, dov'è un matto più gustoso?) capo. Ros. Ahl per me non v'è più secondar Ia stua m:usica puzia. cinta vedervi I'armoniosa chioma. Cu.(Come il burla colui!) che languor mi tiene oppressa ll non si può ritrovar meglio di questo, frutto de vostri armonici sudori 15 merita dunque tutta l attenzione. "Amor ci forma I'anima CBr. Brama alcuno di veder mie figlie inenarmoniche; ma il cielo Mettiamoci all'impegno, Celestina, amor sublima il core Don Febeo esce con una ueste da camera dipinta a lor non accordò l'alto favore, tu per la padroncina, io pel Contino. ottien da lui splendore, d note e istrumenti musicali, e benetta eguale d'aver contrappuntati, e testa, e cuore. Cerchiam di farli sposi. Procuriamo la cantando la Wuente dria. D'Acherontesull'orridesponde Fns. lan le ri, lan Ie re, lon la ra. Gorghegiando. Fa più caldo che non fa in Siberia le lo li, len la ra lo le la ra. Come sopra. Crr. r Brs. 20 di guadagnar questi zecchini... e poi... Donna Aristea per allro FSB.Sì, non c'è tanto male veramente. Canta passabilmente, Cu.E poi?.. che.,. che dir vuoi? suona, non mi scontento, ma vorrei Brs, cb'ella potesse un giorno, CuOh fra le musiche squadre giunger le glorie ad emular del Padre. Ah che pezzo pir) bell'aria seria BIs. Si farà, si farà. Pergolesi, Iomella non fa, FEB, 25 )< Viva il genio del nostro padrone, Don Febeo ripete a capriccio un peno d'aria. La frittata farem, cara anche noi. sì, facciam presto. che gusto amor vi dà. Che dolci patpiti "ci desta al cor?" di vivere così. Biscroma amato, Che gioie amabili quando vien questo dì sì fortunato? 15 "cagiona amor?" quanto felicita Marito mi chiede un puro ardor? quel [oco, ch'io sento in bocca e per le mani Metastasio Donna Rosina poi. Con que' vapori suoi disconcertanti 10 ProYatelo e vedrete Son stanca veramente Si faria bene, se sempre non avesse Brs. Ragazze a me credete quest'è la verità. Dolce. 20 gruia elabeltà.;' 30 30 riposo, contento Caro, caro Contino, non trovo, non ho mio tesoro, mia vita, oh dove 20 sei? Ros, Fate troppo sussurro papà. se un'opera non fosse che smania furiosa Dove, caro, t'ascondi, agl'occhi mieil Fss. dissonnante al mio grado di Buone Ia rabbia Ohimèl Ti chiama invano Tu vuoi farmi stonare il polmone disarmonica figlia: e tu va. 24 solfeggiarla vorrei con un bastone. affannosa] di giorno m'assale; la povera Aristea! Depone il libro. 25 un suo nuovo rondò... partir degg'io. Che bella cosa è I'aver letto tanto, Gr"Ma qual'asrro splendeva al nascer mio, e I'aver ritenuto Aru.E poi, caro Contino a memoria sì belle Questo real soggiorno, periglioso è per te: che se mai noto, Che tu sia benedetto. fosse al papà che sei s'avanza stelle! Chi mai suà. 40 Cen" Cen"Oh mia speranza? Adorata Aristea... pur mi concede il fato... del barbaro suo cennor Brs. il piacer sospirato... io più non credo, che di dolor si mora... e in questo stato a rendermi infelice io sfido il fato. Aru. (Eh? Va imparando a me.) 45 CARAh dì, mia principessa Ma signore io venivo Gn,Per ciò m'ho procurato per chiedervi in isposa mi Brs, Èforza,ocaro, dividermi da te. Cm. Afl. 50 Brs. pria di partiq dimmi, se m'ami. lettere ARI. Sorpreso, Come? non son scritte, e composte in contrappunto. Brs, Vedrai mio ben la pecora Frs, Siete anco sordo! Siete musico? Forte. Ecco il barone appunto, Brs,Egli non ha signor, questa fortuna, mangiusi un lupo in pria C,cR. 55 mangiarsi il grande in pria Fns. musico si farà. CAR, Brs, Esce cantando. Presto, Biscroma, prendi il tuo violino altri adorar che te. fammi il secondo a queste variazioni. Brs, (Oh adesso mi ritrovo.) E non so come Signor, quel Cavaliere di presentarsi sempre avea fra le labbra il tuo bel nome. a voi, brama il piacere. Brs.Ma almen per convenienza... Fm,(Mio musical ardor abbt puienza,) Parlatemi pur sempre, Cen. Fnn. Cen. II clavicembalo? FEa. Cen. lncbinandosi. Cer. questa mia stravagante pazzerella: l'oboè, il clarinetto, corni, trombe, ottaYin! Sarpan, fagotto Presentandole. per troppo secondarla anch'io con lei.) Fm.Queste carte? Di musica? Brs. Cen. Sappi cara Aristea, ch'oggi ho deciso, di chiederti in isposa, al tuo gran genitor, (lho C,cR. Timidamente. FEs. Impaziente. Non signore... detto?) Sospeso. il tamburo? Ma signore una lettera... (che imbroglio?) assai mi piace, Fro.È in musica, sì, o no. Can. ma! Lasciarti degg'io, rimanti in pace. D Aristea entra nella passione, D. Carolino per partire dalla porta mezo s'incontra in Biscrona. di C,rn. Timidammte. sua stanza con affettata Andarvene potete. Timido assai. Nemmeno. FsB.La chittara, No. Fse. 30 La viola, Il contrabbasso Come sopra. Yi diran queste carte. ma impazzir non vorrei Riscaldandosi. Carolino tace. Chi siete?.. che volete... fate presto. Can(Oh quanto mi divene II violino! Sempre. Il violoncellol Fm.Alle buone, alle buone... vedrai, mio ben, quanto il mio cor t'adora, Come sopra. Nemmeno. Fns. Permettete barone... del mio diletto Metastasio, e allora, Confuso. Vi dirò... Non signore. e sempre più, Contin, mi piacerete, o con Yersl, o con ane (Tacete.) C,qn. Fm.Non ho tempo, lo sai. Aru.Oh così mi piacete, Come? Fm.Qualche istromento almen suonar saprete che possa, anima mia, C-nnCosì presto partite. ')< ma per farvi piacere Vedrai dal pesce piccolo Aru.Oh ritirarmi devo: di suonare. Voi?.. Siete musico? Car"lo vo' tentar,.. (Come a seguir si fa.) Sappi, che mai.., 26 Se quelle SCENA OTIAVA perché il baron papà, vuole, che impari Cessando Cer. CenPerché? Che brami? Cen. Va: ma FEs, Io temo Contino mio, che noi nulla faremo, Senti,., 20 vostra figlia fuistea, delle lettere. lasci?.. D.Fnsso,e detti. GtCiò Contino, non vi fate stare.) Can(À4a con quai matti mai, sempre ho da fare?) Bts.Oggi? Con quali appoggi? che possa, anima mia, non son reo d'un pensier., sappi, che mai., (Non mi ricordo più.) Sappi, che mai... Brs. (Caro (Che cara mattarella) scemarsr amore 1n me. C,en.Anch'io, credilo, o cara Suona. non basterebbe a me I'essergli figlia. come il tuo Cuolino. 'l puoi domandar mio Principino?) Non me n'importa niente. CanDunque saprai, che voglio fedel ti conservasti Aru, (E me Al cembalo. Sicuramente. domandar al barone oggifuistea, Oh quanto, caro, oh quanto atteso giungi, sospirato, e piantol Finalmente, Fes. Non vi portate male veramente. Gn.Ah birbanter eri qui? ARr. 15 Son cavalier in questa reggia ad onta un trasporto d'amor; che ti consiglia D.C*ouxo,e detta. Masignore. Cen. Bs.Braùssimo! Mi piace bellissimo duetto. a te non basterebbe: SCENA SESTA Cen. Brscnou,r, e D. CARouNo. Frs,Non ho tempo di pause. espressive, amorose, cosarelle! Cuo il mio Metastasio! Alcun Per andare al cembalo. SCENA SETTIMA Non la voglio. signore. Cen. Non FBs. Come sopra, 35 27 Suonando. Le campane! Cen. Come sopra, FEB, Con tutta 20 Nemmen. laforza e sdegno. Frs. Brs. Frs. mortal dissonantissimo Fm.Entri pure sentiamolo. rifiuto, miserabile d'Apollo. Brs, Brs. awerti le mie figlie che sen vengaoo qui. Riscaldandosi, e cantando ancbe lui seriamente. Galantuomo avYanz te Ottimamente. FEB.Presto, presto Biscroma se foste ancor di mille pregi adorno. CmL. questi è il signor barone, v'inchinate. Senza un'appoggiatura Cantando in tuono serio. Non vi voglio, non vi voglio, non vi voglio, 10 dal barone Maimon raccomandato. E ricercarmi ardisci, non vo' farmi aspettar siffatte qualità conta per niente.,. Chil z0 perpetuo Presidente, lncbinandosi. Quel giovinotto, che I'altr'ieri v'è stato Deil Quale orrorel d'andar all'Accademia, Io, che vi sono Ma se vostra Ecceìlenza Brs.Che l'introduca! Bn, Tosto vi servo. 25 Via. Lei non mi r,uol? Non me n'importa un como. vocale, o strumentaìe, d'unirti Brs, alla mia prole musicaie? SCENA DECIMA protettori, eccelsi Dei: Cmu, fulminate quel buffon lncbinandosi. D'un rifiuto soffrir dovrò il rossore! M'ha detto, sua Eccellenza Pensar doweste almeno, il baron Maimon, ch'io sono un cavalier: che quest'azione che 1'Eccellenza vostra l0 non foste, quel che siete; se badassi a' torti miei Aru, Pronta al cenno reale. signor baron." FBs. ah barone, non vi state Ma che vedo!.. voi ridete! Cenr-. Fro.Sapete voi lnchinandosi. Brs. Che increanzal . che insolenza CmL,EIla sa. Per te sol mio dolce amore di musrca, (Oh che tomol) Ma pria saper vorrei per quando possa È musico, e poeta a un tempo istesso! invitar gli Accademici compagni Presto presto Bicroma, al mio servigio ad ascoltar I'incanto di che accendendo i[ cor mi va. che in materia di pettine. e rasoio , ARI. Frs. C,cRr.. Incbinandosi. Sei certa tutti quanti istupidire? rrr Dunque dopo domani e quai pezzi di nuovo farai sentir. Ma mi creda Eccellenza ARI. Un concerto di Clementi un po' quel signorin, se mi seccava per far delle ambasciate, un pocchettin di più, lo solfeggiava, per ritrovar persone eseguito sul cembalo. Uo duetto per consegnare un foglio, coll'arpa, e violoncello Brs.Signore è qui di fuori. questo mio clavicembaìo; ma Dei, Frs. con venti clavicembali, che ho in casa tenerli non poss'io tutti accordati. due cavatine, un'aria, non troverà l'eguale. FB,Ci stia, Com'è scordato Come sopra. Io non vi voglio, CmL. Riscaldato. 20 eru. State certo, vi dico. Non vi voglio. Fns,M'avea fatto inquietare Proprio! di farti onor. di farmi comparire, e di far Cantandoin seio. 15 io sono preparata papà, quando volete. . Frs. D. Fraao, e BrscRoMA. tua vinù sublime in suono, e in canto. Aru. (Secondiamolo) Feo.Proprio? 10 Ecceletza son d'una leggerezza. 28 Oh che immaginuiooe, o che prontezza! Via, volesse un po' provarmi, troverebbe, SCENA NONA Io vado all'Accademia. Bts.Vi servo (Di più savr n'han legato,) frenar posso quel furore A momenti Bravol Bravo! Bravissimol che Ia mia condizrone.,. se vostra che volete? FEB. sia subito fermato. vede Eccellenza... FEB.Dunque per me non fate non vi voglio, C,qru,Ma Cbe sarà stdto attonito a tutto il pezzo di Carluccio. Come sopra. Staffiere, e musico. Mi burlate!.. mi insultate? ah! Sì indegna impertinenza o) per ottener l'intento) ebben parlate, FBs. Ma io, cara Eccellenza, a inquietar per carità. awenito Biscroma, ch'io lo secondi in tutto D. Frsro e BrscRoMA. Sorpreso, deh lo sfogo perdonate il mio cor soffrir non Aru, (M'ha Clu,Come sarebbe a dir? Fcs, Amonte,amonte poetica signora Metastasio per ora. SCENA UNDICESIMA Musico e staffiere. Ah signor d'un primo caldo 60 che tomo originalel eccellentissimo lncbinandosi sempre uia. Cantando in serio. D Febeomostra di sdegnarsi. 55 una delle mie figlie d'uno staffiere Fss. pentir forse vi farei della vostra inciviltà, l*tvrl.. Fm.ll gran genio è Biscroma! Oh ecco appunto Ossequiosissimo ha di mestieri Se D. Fuseo in"diD. servo umilissimo. Inchinandosi. non è degna di voi, signor barone. i0 SCENA DODICESIMA vendicate i torti miei, C,lnDunque perché non sono musico anch'io signorel "Yoi di tutti i servitori 25 Ctttuccro, e detti. (Oh povero Contino!) Frn.Se' il grand'uomo, Biscroma... oh cospettone. .. E gla vlcma t'ora : O ss ertt ando l' oro logio. "ln 25 e'l mio rondò, qual barbaro momento» basta così? Fss, Sì, cara io son contento. 29 Aru. Si vede veramente Che n a non fallare da maritare da voi non giurasi che fedettà. de'parti miei l'ornamento maggior, figlia, tu sei. SCENA TREDICESIMA CELESINA, poi Mi colla luna, non vorrei barattar del gran signor. "Lo cerco da per tutto, e non lo trovo. Se di gioia, di contento di morire voglia ancor E ancor non vien.., quanto aspettar si fa." La Fes. e È un'ora che faspetto Cnr.Sappi, che la padrona, ARr. Fea. che Fm. Semiramide vibastr FEs. se lo Pre§o semPre. Nl'Olimpiade. Fns. Quelle piume.,. Nlaknobia, ARr. Fns. È. all'Orazia. NlaNifietti. Nl'lperrne*ra, ARI. A2 FEs. Vanne 1à, che egual maestra di te visto ancor non ho. 30 Brs, al mio gran capo d'opera.., non Yeggo voglio una giovane, già ci s'intende 20 Sarà fatto, ma poi 4{) come l'intenderanno i perrucchieri? che sia mia sempre, la notte, e il dì, la voglio amabile, già ci s'intende po'brunetta, giusto così. Occhio furbetto, e ci s'intende Ben rotondetto, quel che sta qui. Ne[ lor mestiere 25 Ecco Donna Rosina, 15 Fro,Si potna chiamar meglio, Languidina. pedino, gentil manina un bel mostri d'essere un uomo e fatto apposta per me. qual dovrebb'essere vorrei trovar Brs. l'etcoetera, oh ci s'intende tutto il resto andrem d'accordo noi. Intendesti il ci s'intende? M'ho saputo ben spiegu? Cu..Perché? 30 io voglio, che sia mia tutta e poi tutta. Sposa bella, il ci s'intende come posso in te sperar?" Sempre Languidamente. Son serva a[ signor padre. FEB. Ed io saiuto ha per anco impuata quella nuova suonata di Mozart, che le diedi da studiue? Rm.Non signore. FEB. Ros, Andria bene Perché? Perché sto male Fro.Dunque, signora mia, ella,.. miacara, il ci s'intende ma mi spiace Ros. che dopo alcuni mesi, il ci s'intende poco, o nulla da voi [poi si comprende. Rm. la mia signora figlia, Dica un poco: Ma non so poi, Perché una donna SCENA SEDICESIMA D. RosrNA, e derri. Il dente piccolo, bella bocchina, mio gustoso buffone, Tu dawero Brs, pero nessuna delle mie prosapie. Brs. un Cu.Perché? Brs. 10 vo dare una passata Questo uom, che dei sposar, Cn.Ci si iotende. Frr. Quella fascia.., 65 Biscroma è teco. Frn.Vien qua pnma d'andar all'Accademia che quando egli è partito, Brs. Quei riccietti... ARr. come io voglio interpretar. è all'istante d'essere, il Conte qui, renda awertito." kcindo, Senti un poco il ci s'intende d' andare all'Accademia: ella desia se in Frs. Quel tuo manto... ARI, E Biscroma dov'è? Brs, luol sul momento. Cn."ll barone i fagotti i lacchè portino seco. "poco, o nulla da voi care, s'intende. 15 Cu..Tu sei sempre quel caro, Son quei flori,.. ARI, voi portate Ie trombe ai due cocchieri io divento così contrabbandiere." di saper così calzò. si piglino i staftìen i lor violini Libretto 1798: Brs.lo per me, glielo do Non sapete: è un collaretto, dove diavolo cacciasti? ARr. sopra dell'imperial della car rozza prendano i clarinetti i camerieri e a tutti i patti, il vuol per suo marito. S'è così,., mailfazzoletto? Ma i calcagni delle scarpe voi portate il violone Ah mettiamoci i mustacchi di cuocersi ha finito, Si vestiva Ifigenia Didone un giorno usò, le vostre insegne e a vostri posti andate ch'abbiam noi Cornovaglia ad abitar seguito col Contin questa mattina Tioppo aperto. Ohibò, ohibò. AH. virtuosi satelliti, pigliate dopo l'abboccamento Dimmi un poco. Figlìa mia caro padre, come io fò. FEo.Presto, presto miei bravi procuriamo di non c'andar] 10 BIScRoMA. ci s'intende, ci s'intende Brs.M'aspettava i[ mio benl Per qual oggetto? D. Febeo osseruandola bute la tua schiena dove andò? SCENA QUINDICESIMA D.FEBEI, seguito e da molti seruitoripoi fa. Maritati che provate S'alza. tua figlia. o padre. abbraccia. S'abbracciano, Parte. questo stato dite voi Eccolo finalmente. degna è ben di tanto onor 60 il ci s'intende gustar potete, segno è ben che non mi sento Vieni, vien tra le mie braccia, stanno male, e anzi stu non possan poi." Ad esser spose alfin giungete, il ci s'intende restar vi degna sei di tanto onor 55 ,5 Di qua passar dovrà,., Fss. ma senza una donnetta Oh, ci s'intende! ed amorose mie care spose A2, a dir sempre, e poi sempre mal di noi Oh, ci s'intende! E I uomo semplice credendo va. Siede. Aru. Mio vocale genitor i0 - Oh di qua non mi muovo. Consonante mia progenìe, questi signori uomini Oh, ci s'intende! a tai detti, oh dei, non moro, Frs. Aru. - Mifarai? quel diavol di Biscroma. ARr. - M'accorderai? Cnr.Dove mai s'è cacciato Cu."Par, che facciano apposta \uoi tu bene? - Oh, ci s'intende! Sarai fedele? BtscRoMA. Nel pensar che padre sono di tal figlia, eterni Dei SCENA QUATTORDICESIMA Cnmsrnr,r so/a il vostro core è tutto amore Partono. i scorre per le vene, E che Finché mie belle siete zitelle par son io maestra! Poche sanno quel ch'io so. che un sangue fllarmonico 35 Sto male ma male signor padre. 31 FEo.Dunque... Ros. 10 Se va così mOfO presto presto. Fnn. Ma Dulcinea, ch'è presente non più intesa cabaletta,) si strugge in pianto, Don Chisciotre sospira Deh compianga i casi miei e il tiranno papà sbuffa datl'ira. il tuo male dimmi un po', in che consiste? Ros BN. (Matti I mali miei chi nel sen amor provò, ARr.Questo è morir d'affannol simili a questi non si danno.) Turn son tanti, che a voi dirli, io non potrei, Bravol Bravol 30 FEB. Frs.Atrenzione, silenzio, miei signori Biscroma tu sta attento alle battute Gruie,gruie non è un pezzo singolare? E senza aprir mai bocca, Infelice sventurata da miei mali gemo oppressa. Fin per me, la yita istessa, sta pronto a voltar carta quando tocca. insoffribile si fa. Misero me? Qual secchio d'acqua fresca mi ruina sul cor.. Dunque è deciso? Ma il maggior de' mali miei il più barbaro, che provo: Moccarmela dovrò.., bella mia vita è il veder, che non ritrovo, la Commedia per noi dunque è finita? né sollievo, né pietà. SCENA DICIASSETTESIMA lzli Stupendissimo. Frs. 35 Sicurissimo. FEr. Obbligaro. Quale incanto! Che furore deve far questo rondò. Certo il vanto, il primo onore 40 E quando meritai sì brutta azione!., Arusru e Ctresnxe, Vi pare! Turn Spietatissime stelle? Asinissimo fattol Amor briccone? D. Fraeo, Brscnou.t, Turrr al cembalo, spiega sul lettorino un rotolo di carta di mwica siede, e caricamente canta. Va sopra gli altri io porterò. Addio, mia Principessa, mia sbignata speraozal Il ciel ti renda Fm.Oh che figlu! Oh che figliat Io so ilsuo male più felice di me.,. ma chet TÌr piangi?.. A noi Biscroma, a noil Ah non pianger mia Luna! Andanda al cl au i cemb alo. Aru. +) Non congiurar tu ancora col mio destino. A piedi tuoi f implora il povero Chisciot: bell'idol miol proviamo questo insigne capo d'Opera. Che provate di bello signor padre. Fno.Vien pur, tu sai mia consonante prole (Crepar mi sento.) Amato bene,., Addio. Che celebrar si wole I'apertura del nuovo Nobilissimo Teatro (Non fìatate, attenri state si fa un'Opera seria tutta nuova, che appunto all'Accademia oggi si prova. Io ti lascio, e chi sa quando leccelso Rubbaversi Dulcinea, drammatico poeta rinomato Senza un soldo al mio comando scrisse il nuovo libretto: titolo: Don Chisciotte, e Dulcinea. come Sì a ti rivedrò, vivere farò? Turn Brs.lnserio?. FEB. Bts, SCENA DICIANNOVESIMA Che bel pezzol.. sorprendentel FEs. signor (Che bell'idea.) Fbs.Siam dodici Maestri Grazte... Zifii. Crn.Eccomi a'cenni ruoi, bella regina. Aru. Oh quanto ancor sotto mentito aspetto per me adesso sospirò. Volta carta, 3u.(Oh che rzza di matti.) Fm. Fm,Ecco la situazione. Turn Don Chisciotte è urestato Nel castel di Toboso, e condannaro Cm, quanto piace quel volto agli occhi miei, Aru.Mi amerai? Supera a quegli accenti Cen AH. CAR. la mia felicità la vostra o dei. Ero incantato. Sbalordire or vi vedrò. Puoi temerlo? Sempre? Sempre, Aru.Ahl Per rendermi il cor, vieppiù sicuro, 40 giuralo. Ne son certo/a attento/a sto. Fnn. trauestito con perucca e detti. Sposa addio. Se darti al core Don Chiscione, allor dirai Brs, C,qn. delle botte sentirai, che scriviamo a vicenda la sorte musical, che mi vuol bene Don N rimanente. l'arie, i duetti, i pezzi concertati toccar mi fè il rondò colle Catene. 50 viene adesso il gran Rondò.) Vado sì, che fier tormento! dal crudel genitor di Dulcinea Che sassata è questa o dei?., a sfrattar dal castello immantinente. (Sentirete che perfetra Can. A ruui i nosrri Dei Io giuro, giuro ch'ad altro mai la destra io porgerò. )2 13 SCENA\TNTESIMA Btaovp di dentro, e detti. Can.o spero che FEn sotto [a dettatura, Brs. (Fa bene la sua parte.) siam traditi, o regina ecco i[ barone Aru (Povero il mio contino.) Didentro. C,rn. 80 troverete perfetto inchiostro, e penna. (E s'ei mi vede?) Siete all'ordine? Un crudo genitor Mi dica un poco lei. Fen. FEB, Lei cara signorina. Frs, Son insatanassato. Non sai, che mi successe? Biscroma che ridono da un lato, ARr. Signor, son innocente... 4ru. Cen. Il successo più rio, che succedesse. dall'altro. Fra, Ma tu Biscroma, squaqquera BIs. Io son di lapis lazzuli. e 85 di Cn., Biscroma Brs., A-ru., e Cel. Fns. chi sa qual termine, tal scena avrà? Tuml FEn. Non era un capo d'opera?.. lo dite, Avoi, quel giovane, presto scrivete. Cen. Pronto a'vostri ordini, eccomi qua, Ebben, inorridite. Fm. Oh che orchestral Io non posso Cer. e Aru. Scrivete dunque: do re mi fa. Che cosa dice: che dir vorrà che indegna direzionel,. Che sussurro! io tremo misera, eccomi Fns. degli asini alla prova; infin dei conti Cen. Come! Signore? Questo cos'è? Cen. e Aru, Egli impazzisce, sì per mia fè. FBs.Ma FEo. Mi sol fa re do re fa mi. fuor del Paese andranno. C,cR, ARI, Carnminando uede il Contino, si ferma e poi: Frs, Che fate: che volete? Egl'è signore CAR quel nuovo segretario di cui v'hanno parlato. luoi Cen. (Siamo in ballo, balliamo.) Molto bello. ll Fb.Corretto esattamente copierete? ffina uuole trascinare innanzi il busto di pei capelli, e gli resta in mano 120 Contino parte, Donna Aristea disperata si Setta a sedere. SCENAÉNTUMSIMA D. Fnsro, D. Arusrm, Cnemu,r, e BIscnoue. [Non vi voglio Mi parea del porto in seoo Biscroma, lo speziale, chiara ['onda, i[ ciel sereno il medico si chiami. Poverina? dre un cor,. naufragare farmi ancor. Fro. Va, non son più genitor. Cu. r Di scriver musica lei non si degna? Mira di musica, chi scrisse un dì. sento? Lei vadi inanto via non vogliate, padre amato A scriver musica non venni qui. Ah disarmonica, anima indegna? Il Fro, 5, Ma voi sbagliate, signor barone. Fm.Avete bel cmttere? Che tormento a quest'anima io Ail. tu scrivere, dunque buffone? Cen. (Che diavolo costui, s'è immaginato!) or Aru. Che momento funesto è mai questo! sposarmela lasciate. 105 Non Frs, Da ridere, da piangere C,m. Signor deh vi placate Temo impzzirmene se va così. FEB. tragedia. Sventurata che scena d'orror. più qui veoir non stia. Va più imbrogliandosi l'affar così. Voi, chi siete? Brs. t00 in A5 crepar mi sento già. Ma via scrivete, che cosa fate? pir) non mi sentiranno. I pezzi miei La commedia cangiossi Frs. La bile ormai mi soffoca 60 115 Ma non vo disperare per Non signore. Tt,nr furor. C,lr. Quella testa minaccia tempesta. Ell'è in errore. Cen. Mai potrò scrivere, se non dettate. vendeta, Biscroma Non respiro, che bile, e Non possiamo. Birboni?., Turrt Molli affetti dall'alma fuggite, Cnr. e Brs. Frs. Bugiardi?.. 95 Fss. che son padre per or non mi dite, tal scena a un puoto fa. Ah qual pericolo: ci siamo affè. FEB. Fns, Ripeteràacapriccio. Corpo delle piramidi d'Egitto! a voi. Pietà del nostro stato. Lo sappiamo. Turrr 55 Sol mi do re mi fa sol re. fu da perfidi hschi, accompagnato. indegno sfregio La vediamo. Frs. Parlate?., qua. Un partito contrario.., FEB. 115 Fps. Più non Ia sento al cor." laveva?., Tumr farmela ancor passar. che stonzione. Sì Tmn 50 il cor mi palpita dentro del petto in fine, oh rabbia: mai ci fosse andato Placatevi padrone, Fss. Ma quest'è... "Un de'suoi soliti tratti m'aspetto" non fu inteso il rondò. Non piacque, e infine Cnl. Brs. Crr. Signore io non so niente. 90 Voi lo sentiste con pompa, e con onor, Signore, io non saprei. Frs. Saprai tu, Celestina.., 110 Farolìa seppellire compone D. Carolino è al tauolino, Celestina, e e all'Accademia a far sentire andai? 34 M'uccide il mio martire Di me che mai suà! mi soffoca la bilel che poco fa provar 35 destino malandriool D. Febeo si mette a passegiare, come in atto quel pezzo da sessanta, il mio rondò 30 Eh Yia, che non si more. Supina asinità, Biscroma (oh Dei.) Fro. Brs. Frs, Oh massima perfidial Aru.Che awenne, o genitor? )< giusto il mio rigore. Quando voi volete, FEs.Quel ch'io vi detterò dunque scrivete, Brs,Toglietemi di pena. 20 È 4ru. Cen. C,qn. 105 ARr Mi sento, oh dio, morire, ah son/ch'è precipitato Fns. GR Escindo infuriato. Fon. Che contrattempo è questo egli I'halm'ha rawisato CaroLino eseguisce. secondatemi in tutto, e non temete.) Frs. 45 Lei può sposarsi il diavolo, mia flglia, no signor. Aru. Ah padre mio calmatevi. il vero or si saprà. Turr Prendetevi una sedia, (Zitto non vi movete Fes. Birbanti tuni quanti Fm.Ecco là un tavolino, Ignoranti, ignoranti. Libretto 1798: Ah certo io son tradito. 75 eccone I'occasione Frs. Come che cos'è questo? Il conte travestito? 40 GnQuest'è appunto, o signo! la mia brawra, Brs.Altro che giuramenri, Brs. contento rimarrete. Io voglio, che copiate 10 110 Ail r Russò lo la perucca Fes. Fnn.Cos'ha signora fìglia! Le vien I È cotta, arcibiscotta eh signorina? Cu-Via, non la deridete 5 voi così non farete che accrescerle l'affanno. Brs. Deh, calmatevi Signore, FEo.Passerà, passerà. C,cR. Aru. Deh, perdono, genitore. Fts.Capperi, mia signora, Paventate il mio male? rigor] Padre tiranno? ella piaoge in Drammatico?.. dowesti l0 recitarmi uo pezetto 35 di È scena di Didone abbandonata. h parte Afl, al proposito tdattata. Brs. idee d'umanità sensi d'amore Questa poi è infallibite. Ho trovata mia cara l'invenzione, Sì signore. Fns. Il cappello il mio bastone Cn.Fosse vero: ci ho gusto. d'un genitor crudele; ma gli Dei... Brs,Ma bella, ma bellissima del Contino è il demerito? FEs. Ti pare? SCENA 1TNTIQUATTRESIMA Vuol sortir, signor barone? Btsctout conendo, e detti. C,cnr oh che onore,., oh che favore. Corri, vola, mascalzone, Vo a servirvi, mio padrone Can, (e l'amico ad awisar) 35 Carluccio, e tutti gli altri Cu.(Oh che testa!) birbanti della casa... oh questa volta Brs il barone ci 10 Ma chi viene? né a torto, in questo dì: FEs Ma chi? parla, in tua malora. Brs. Non avete inteso ancora: Seminima vien qua, ,10 oh! Fns Eh! Brs, Partono. È poi vero? Fss fuciverissimo. Brs. conoscerai, bella progenie mia, SCENA VENTITREESIMA del tuo padre l'amor, per te qual sia. D. Frsro, eD.Rosrindi Fns Niente, e poi niente. Aru.II mio pregar... Ros Non credea, non m'attendea questa sorte in verità. Ceruuccro. Bn, Aru.Dunque senza di ciò... Frs. parla: cos'è stato? si tratta, oh Dio, di perdere Fallo musico, e poi 30 ia Eivi stima, vi wol bene. colui che ti ferì. casca. Andiam, vedrai Ma Ei qua viene. Brs. che grand'uomo è Biscroma, e stupirai. No: t'inganni fortunato in verità. Fffi Fes Povero cor tu palpiti, convien trar dalla nostra anco Rosina Aru.Ah, voi dunque m'odiate. ah barone siete oato Brs. Parte. Vien meco, Piuttosto a un vendi Poma voglio darti, gruial oh che fortuna Un riparo ci ruol qua.) presto, torna non tardar. Dilla. che non sapete mio signore?.. mia cara Celestina (Oh che tomo!) Bts, Oh, (Che sconcerto cospettone? FEs. Uno, che non è musico sposarti! Frs. la mia spada a prender va. visitar dove stà. ,J0 degna proprio di me. Col. Bts. Aru,Che ingiustizia: ma quale Ceru, che fuà dir di sì, anco al barone. vittima del capriccio Fm Oh gli Dei?,. ma i[ contin, non fa per lei, se l'amico ancor tarda ad escir Cm, Frs. Si, vo il primo Semiminima Oh corpo di Nettuno! d'una misera figlia, che si vede 25 Dopo auer pensato. non avete, signore, non inasprite il duolo 20 15 Cunsrw,r, e BscRoue. Nzandosi. Eh tacete una volta,'e se nel petto 15 SCENA VENTIDT]ESIMA Tutti quanti i professori che han saputo, ch'è veouto, Fnn. Ma, signora, mi seccate. Ros Ma, che cuor, non ascoltarmi, C,qRL. Ecco qui, mio signore il bastone, l'accompagnan con onori, Frn. Ma, che granché, voler seccarmi,.. Fns. E Ia spada. e istrumenti in quantità. Fss.Più d'uno scoglio in mar duro son'io. Ros Un momento vi domando.., Ceru. Aru,Ah questo è troppol Dite, Frs. Figlia betla, ah ch'io ti mando.., Fns. ARI. 3' Nonvale, Il pianto mio... che il mio penar v'alletta, e il vostro core 5 Ros, Signor padre, ascoltate, un pochetto. Genitore a questo eguale Fnn. non signori, non si dà. C,cRL Quanto tarda a venir maledetto.,, Il cappello è trovato. non signori, non si Ros. CABI d2r. 10 Frs. Eccellenza... la gran nuova 55 Semiminima è arrivato 15 36 II maestro Semiminima. Sì signore. Fro, fuom di cui, non v'ha il migliore. CARI. Sì signore. FEs. Della musica I'onore? C.tru, Sì signore. FEB. Lo splendor di nostra età. Ftn. Fas. Tum Febeo ua per SCENA 25 UITIMA Conte C*otrNo, e detti. partire, C.u, e le donne, e Carluccio Ros. Signor padre, attendete, attendete, Con maesta. Più non so che inventare che fare a voi son già d'ammirarvi d'abbraccianri il desio mi trasse qua. (Adorato, Idolo mio per amo! che non si fal) Frs. Ah lasciatemi, andate, ucete, che con voi, più non voglio impazzir Semiminima son'io noto forse Tutti lo circondano. Tum Non sa piu dove si sia dalla sua felicitìr. Asinaccio, briccone! La peruca, ehi signore, badate. 20 Non so piu dove mi sia dalla mia ielicità. ll gli si ffillano intorno e segue. Csr. Non si parte. Signore ascoltate. per recar tal novità. C,lru. il bastone? dawero.,. Andrò senza, non serve di già. poco fa nella città. M'ho sfiatato dal gran correre E C,cRr Oh il maestro rinomato, Fns. Ah per certo mi gira il cervello, 20 incontratelo, è quel là. E il cappello? vo a cercarli, e in un salto son qua. Seccatrice a questa eguale, fiero, si pasce a[ mio fatal dolore. Pdrte C,cnr, Egli sale già le scale Oh che testal Frs. A2 crudel, piuttosto dite, 15 e vocali, e istrumentali, Ma, signore, m'ascoltate. Abbracciamci. Diamci un pegno di fiducia, e d'amistìr. Frs. Oh maestro?.. Io non son degno 37 0 Tmn è un onore.., è sua bontà, Fra. r anche una CAR. Con diletto, io stringo al petto delizia, e amor! Tu, che mi palpiti, sì dolce al che sappia ben cantar: ogSetto tenero di fedettà. è docilissima, l'anima Cen. Basta Turu FEB. \5 Cm, armonica, la panod potrò al mio la sua figura ha un cor, ch'è tenero, sa ben di musica, Credo di sì. In annua rendita, sei mila talleri, sen? 0 4ru. io ti Voirei sentir cantare sorellina. che ascoltarci venner qui. La mia voce.,. Incantatrice. 75 FINE quando mai con lei/lui sarà. Tmn Ah che un matto/padre più felice con tal figlia non si dà. Cen. Concludiamo,baron,stipuliamo. s'è ver, che a voi somiglia se oracolo sarà. Ia mia mano, il mio core a lei do. mia, canta per carità. ARr. Non posso, ho it raffreddore. (da ridere mi fa.) a un professore la voce tremerà. Fss. Ah canla. 80 volete anche in questo momento Flo. Vuoi tu prenderlo, figlia mia cara? A-u. Signor padre, di me disponete. Frn. Quelle destre a me dunque porgete, 85 sposo, sposa, ecco tosto vi [o. Tr,"rn Viva dunque sì bell'Imeneo virz sempre il baron E. Febeo! Viva sempre gli sposi beati, Fns. Ah canta. Aru. In faccia fonunati sien sempre i lor dì Viva viva rurri quanri Bravissima. più frenare non so il mio contento Maestro m'adulate. Viva dunque sì bell'lmeneo Viva sempre gli sposi beati, Ir5 Ia vostra bella figlia: Insuperbir mi fate cessi d'adorar. viva sempre il barone Febeo! Ah! quest'anima felice Accetto di buon cuore morir possa se un istante Tum padroncina. Turn Credo di sì. che una curiosità. 38 Ros. Cu. e Bn. 4ru, e c,u. Non restami barone, i0 Tu mio sempre io sempre tua Bnva,brava Basta così? c \lavia, figlia C.cR caro ben alfin sarai signorina Tum 't5 FEB. AH. e 70 4ru. Compatiscano,.. così? la vostra esibizione. 0 che accademie s'han da far figlia mia in oro, e stabili, awà per dote... Tum C,cR. quando a venti almen saranno Fns. Cen. che per naturz, Un prodotto musicale da qui avanti voglio ogn'anno Ah! quando stringerti Mia figlia dicesi, questa ch'è qui, pregiarvela, maì vi giunga ad inquietar FEB, 10i felicità. io ve la posso du. posso La ria fredda gelosia 55 Per me sei l'unica Maestro mio fermatevi, dispiacevi, Brs. e Cen, cuo il mio ben: non posso ancot trovar. Le sue gioie alterni amore cor giro, ma questa femmina se non Ros. Crl. 00 Te sol desidero, figlia di padre musico, moglie, si festeggi un sì bel dì 60 per voi sempre sposi amanti. che mossemi a viaggiar, almen mia fra il piacer i suoni i canti Oh di quest'anima Io cerco una sposina, Il contento l'aìlegria l'alma inonda a tutti quanti Prende la cbittara e canta Un segno d'amicizia I'idea col palesarvi, l5 FEB. Turrr la mia chinara qua. che sia brillante, e tenera, ,0 c valira, Ebben, giacché il volete, caro baron vo' darvi, l0 Dobbiam tuni giubilar. 95 voi mi accompagnerete: S'incammina a meraviglia lieto fin la scena avrà. f5 CAR. voi sonate, noi cantiamo. 55 a noi già basterà, ARr. uom di tal celebrità, Turn Cantate signorina 90 fortunati sien sempre i lor dì. Bts. Via da bravi suonatori queste nozze celebriamo 39 Conservatorio di Musica Benedetto Marcello 3}l?4Yenezia - San Marco, 2810 tel. 0415225604 - 0415236561 - fax 0415239268 e-mail:[email protected] http ://www. conseve.it Polmo /Tipogtoiio Cortotecnico Veneziono s,rl