Martedì 9 e mercoledì 10 febbraio 2010, ore 20,30 Teatro Municipale Valli PERSONAGGI con Antonio Albanese testi di Michele Serra, Antonio Albanese collaborazione ai testi di Piero Guerrera, Enzo Santin, Giampiero Solari Produzione Bea Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli, un po’ più allegri, un po’ più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre. Antonio Albanese Che cosa hanno in comune i mille volti con i quali Antonio Albanese racconta il presente? L’umanità. La realtà diventa teatro attraverso Epifanio, L’Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drastico e Perego, maschere e insieme prototipi della nostra società, visi conosciuti che si ritrovano nel vicino di casa, nell’amico del cuore, in noi stessi. Lo spettacolo Personaggi riunisce alcuni tra i volti creati da Antonio Albanese: dall’immigrato che non riesce a inserirsi al nord, all’imprenditore che lavora sedici ore al giorno, dal sommelier serafico nel decantare il vino, al candidato politico poco onesto, dal visionario ‘Ottimista’ “abitante di un mondo perfetto” al tenero Epifanio e i suoi sogni internazionali. Personaggi appunto che in questi anni abbiamo imparato a conoscere e ad amare, dove la nevrosi, l’alienazione, il soliloquio nei rapporti umani e lo scardinamento affettivo della famiglia, l’ottimismo insensato e il vuoto ideologico contribuiscono a tessere la trama scritta da Michele Serra e Antonio Albanese. In scena uomini del sud e del nord, uomini alti e bassi, grassi e magri, ricchi e poveri, ottimisti e qualunquisti. Maschere irriverenti e grottesche specchio di una realtà guardata con occhio attento a carpirne i difetti, le abitudini e i tic. Una galleria di anti-eroi che svelano un mondo fatto di ossessioni, paure, deliri di onnipotenza e scorciatoie, ma dove alla fine anche la poesia trova posto. Un recital che racconta, con corrosiva comicità e ritmo serrato, un mondo popolato da personaggi tipici del nostro tempo, dal pensiero contemporaneo interpretato con dirompente fisicità. Parlando Albanese di Andrea Salerno Alex Drastico: 12.000. Perego: 43.200. Frengo: 88.700. Cetto La Qualunque: 42.600. Epifanio: 13.800. Se i personaggi di Antonio Albanese si mettessero a fare ego surfing – scusate la parola – cioè se si mettessero a cercare nei motori di ricerca di Internet quante volte compare il loro nome, quanti siti, quante pagine web, quanti Mp3 o Jpg, farebbero sicuramente causa al loro genitore, chiederebbero un aumento dei diritti Siae, batterebbero cassa. Me li immagino mentre suonano tutti assieme al citofono della tranquilla casetta di Antonio. La nuvola di fumo altamente tossica di Frengo, la faccia sorpresa di Epifanio. Loro sono gli unici a non sapere precisamente perché si trovano lì. Diciamo che non se lo sono neanche chiesto troppo. Si guardano attorno, giocano con i gatti, rollano il rollabile. Sono stati gli altri tre a trascinarli, a convincerli ad affrontare il viaggio: Alex, Ivo, Cetto, un terzetto più pericoloso della Banda dei quattro e di quella della Magliana messe as- sieme. Loro sono personaggi reali, vivono nel loro tempo, declinano ancora con significati antichi le parole: lavoro, soldi, potere, casa. La new economy se la sono mangiata a colazione e lei è finita prima dei cornetti, prima dell’ultimo caffè. L’hanno subito digerita. Si sono imbattuti in Tecnici delle Gestioni Integrate persi nell’analisi di flussi di ogni genere e grado, in sommelier danzanti precisi e utili come le domande a mezzanotte di Gigi Marzullo, in intellettuali sublimi che gli hanno spiegato l’importanza del mondo B, dei film a basso costo, della filosofia da talkshow, del confronto tra i paradigmi di Amedeo Minghi e quelli di Max Weber, che tanto non fa differenza. Come la destra e la sinistra, categorie dello spirito di un secolo finito, perse nei partiti della Prima e della Seconda repubblica come lacrime nella pioggia. Hanno conosciuto gli Ottimisti da ponte Titanic e gli uomini assoggettati alla nuova religione mondiale: la Grande Paura e i suoi devoti apostoli. Sono dei sopravvissuti a tutto, perché del tutto loro sono figli, la sintesi e la radice, l’espressione e la matrice. E ora sono lì sul pianerottolo. Antonio pare non ci sia. - Ostia, sta girando uno di quei suoi film – dice uno. - Fiction su ‘u pilu? – chiede un altro. - Ma che minchia di fiction… cinematografo! Nun cunfunemmo la minchia c’o bummolo, - chiosa il terzo. E tutti guardano le scarpe da campagna piene di fango appoggiate su un mobile bianco, i bastoni, qualche attrezzo. Guardano le canne da pesca adagiate sulle scale, le latte d’olio. Guardano quelle cose e si rassicurano. Anche Antonio è reale. Lo sanno che sa maneggiare una sega circolare, un tornio. Lo sanno che ogni anno trova il tempo di andare a pescare le trote con la mosca e di fare l’olio, di curare gli ulivi, di guardare il padre che gli rifà il muretto di casa, pietra dopo pietra, come si faceva una volta, come si fanno le cose per farle bene. Lo sanno che Antonio conosce veramente i loro gesti, le loro parole, i loro dialetti. Conosce la loro storia, la loro disperazione, la loro natura. Per questo riesce a farli vivere, a farli applaudire dalla gente ogni volta che vanno in giro per i teatri, riesce a fare ridere dei loro difetti e delle loro virtù. E allora tutto sommato sono contenti, Alex, Cetto e Ivo. A loro dell’ego surfing in fondo non è mai fregato nulla. Anzi, non sanno neanche che cosa sia. E questa, infatti, è l’unica invenzione in queste righe strampalate. Sono molte, invece, le “invenzioni” che troverete in Personaggi. Sono le mille maschere e le mille trovate che Antonio Albanese ha portato in televisione e a teatro negli ultimi quindici anni. Una forza espressiva senza pari, un talento comico completo, fatto di voce, di gesti, mimica e testo. Un insieme inscindibile e che compone un racconto efficace e prezioso del nostro Paese, di noi stessi, dei nostri costumi e modi di vivere. Regala risate, satira e ironia leggera. Quella che si racconta in Personaggi è una cavalcata straordinaria, una carriera fantastica, un mondo immaginario che parla di noi, delle nostre paure, dei nostri giorni passati tra lavori inesistenti e un reale sdoppiato tra reale e panna montata. da: Antonio Albanese, Personaggi, Einaudi, 2006. Due o tre cose che so di loro di Antonio Albanese I miei personaggi sono liberi di girare, liberi di agire. Io mentalmente me li ritrovo sempre sparsi nel mondo. Mi piace pensare Alex Drastico in Norvegia, Perego a sharmelsheik, shamsheick, shemscieik, come dice lui, mi piace pensare il Professore o l’Intellettuale di sinistra in una comune in Umbria, Cetto La Qualunque da un analista. Ecco, io amo fantasticare, amo animare i miei personaggi anche quando non li rappresento. Quando mi dicono: “Dov’è Frengo?” mi piace rispondere: “Frengo è in Sud America da un amico”. Mi piace cercare di immaginarli vivi. Io li proteggo molto i miei personaggi, perché è fondamentale, perché comunque è soprattutto proteggere me stesso. Li proteggo perché nel tempo sono diventati amici, la mia compagnia, mante- nendo delle vere distanze, questo è certo, ma sono diventati dei grandi amici. Loro sono un po’ il segno dei nostri tempi confusi, sono la rappresentazione, nel bene e nel male, di questi ultimi quindici anni, di questi cambiamenti faticosi che stiamo tutti vivendo e affrontando. I miei personaggi si possono dividere – quasi – in due: quelli che generano e cavalcano determinate situazioni che io non accetto, quelli che le subiscono, che sono (come Epifanio) delle persone ingenue. L’ingenuità è una cosa che adoro, è una cosa che mi mette gioia, tenerezza. La meravigliosa ingenuità, che è l’opposto della maledetta furbizia, perché poi essere furbi è maledettamente facile, è un comportamento infame, è facile. E allora, la grande difficoltà e il grande impegno è quello di ritrovare quell’ingenuità, quella tenerezza che mi rende felice. Io seguo il mio tempo, mi piace rappresentare il mio tempo, quello che mi circonda, anche il micromomento, la microatmosfera, le microsituazioni, perché credo che il mio lavoro sia anche questo. Credo che sia come in un esaurimento nervoso, che arriva non per una sola e brutta notizia, ma arriva per tante. Mi piace lavorare sulle piccole cose, che tutte assieme diventano rappresentazione generale di un universo. Cerco di riportare in maniera esasperata quello che vedo. Sono figlio degli anni Ottanta, di una generazione nevrotica che è cresciuta negli ultimi anni su uno strato culturale tendenzialmente volgare. Anzi, credo che questo sia uno dei periodi più volgari della storia dell’uomo, anche se comodo per tanti motivi. Le brutalità che vedo sono il motore della rappresentazione comica. Forse solo la comicità le può svelare in maniera più efficace, perché credo che la comicità sia una delle forme d’arte più elevate in assoluto. Nella comicità ci deve essere tutto: il corpo, il linguaggio, il colore, il ritmo, lo sguardo, la rappresentazione, il gesto. Invece, in una rappresentazione o interpretazione che chiamiamo per intenderci drammatica – anche se a volte ci sono rappresentazioni drammatiche che sono molto meno drammatiche di quelle comiche – c’è una linea da seguire, un punto, se vogliamo ben preciso, e tu devi rientrare in tutto questo: è meno faticoso, è un lavoro più sereno. (...) da: Antonio Albanese, Personaggi, Einaudi, 2006. Antonio Albanese nasce a Lecco il 10 ottobre 1964 e nel 1991 si diploma alla scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Tra il 1990 e il 1991 è in teatro, diretto da registi come Vacis (Tre Sorelle di Cechov), Santagata e Morganti (Tamburi nella notte di B. Brecht), Martin (Caligola di Camus) e Solari (Calapranzi di Pinter), negli stessi anni è autore e attore protagonista degli spettacoli Psicofarmaco (1990) e Uomo (1992) quest’ultimo scritto con Amato, Modesti, regia di Solari. Nel 1991 debutta sul grande schermo con Il viaggiatore cerimonioso per la regia di Bertolucci e l’anno successivo in televisione con il programma di Raitre condotto da Paolo Rossi Su la testa. Nel 1993 è nel cast di Puccini Music Show di Freyrie, regia di Sala, e nello stesso anno è su Italia 1 con la trasmissione Mai dire gol. Nel 1994 è protagonista con Vito e Tita Ruggeri dello spettacolo teatrale Salone Meraviglia regia di Sala. Dal 1994 al 1996 è in tournée con gli spettacoli Uomo e Salone Meraviglia. Nel 1996 torna al cinema con il film di Mazzacurati Vesna va veloce e debutta come regista con Uomo d’acqua dolce. L’anno successivo porta in scena Giù al Nord, scritto dallo stesso Albanese, Serra e Santin per la regia di Solari e sempre nel 1997 interpreta il cortometraggio di Marengo Dead Train, abbinato nelle sale cinematografiche al film di Woody Allen Herry a pezzi. Nel 1998 è tra i protagonisti della pellicola dei fratelli Taviani Tu ridi. Il 1999 lo vede tornare al cinema in qualità di regista e attore con il film La Fame e la Sete, alla cui sceneggiatura collabora Cerami e a luglio dello stesso anno è protagonista dell’opera buffa e inedita Concerto apocalittico per Grilli, Margherite, Blatta e Orchestra scritta da Benni con musiche originali composte da Morricone e Francesconi, presentata all’interno del Festival Taormina Arte e in inverno riprende la tournée teatrale dello spettacolo Giù al Nord. Nel 2000 è accanto a Fabrizio Bentivoglio nel film La lingua del Santo per la regia di Mazzacurati e nel febbraio dell’anno successivo debutta alla Scala di Milano come interprete della celebre fiaba musicale Pierino e il lupo di Prokof’ev, con i professori d’orchestra scaligeri diretti da Rizzi Brignoli, produzione Teatro alla Scala. Nel 2002 esce nelle sale cinematografiche Il nostro matrimonio è in crisi di cui è regista, interprete e sceneggiatore con Cerami e Serra e torna a teatro con Buffa Opera, atto unico per attore orchestra e coro (Kammerton vocal ensemble) scritta da Benni e messa in musica da Francesconi, produzione Piccolo Teatro di Milano. L’anno successivo è in tv con Non c’è problema programma di Raitre scritto con Salerno, Purgatori, Serra, Ruisi e Guerrera, che diventa anche spettacolo teatrale per la regia di Solari, nello stesso anno partecipa al documentario pellicola La seconda notte di nozze. È, inoltre, in scena con Psicoparty di Albanese e Serra, scritto con Solari, Guerrera e Santin per la regia di Solari. Sempre nel 2007 torna al cinema con due film: Manuale d’amore 2 regia di Veronesi e Giorni e Nuvole di Soldini. Dal 2007 partecipa al programma di Raitre Che tempo che fa. Nel 2009 esce nelle sale cinematografiche Questione di cuore di Archibugi del quale è protagonista insieme a Kim Rossi Stuart. L’Uomo flessibile di Condiglio, tratto dal Diario postumo di un lavoratore flessibile di Gallino. Nel 2004 è sul grande schermo con E’ già ieri di Manfredonia, nel 2005 porta in scena Personaggi scritto con Serra e con la collaborazione di Guerrera, Santin e Solari che ne è anche il regista e viene diretto, lo stesso anno, da Pupi Avati nella 13 febbraio 2010 ore 20,30 Teatro Municipale Valli 15, 16 febbraio 2010 ore 20,30 Teatro Municipale Valli coreografia di Israel Galvan Integrale delle suites di Bach per violoncello solo Prossimi spettacoli 13 febbraio 2010 ore 20,30, 14 febbraio 2010 ore 15,30 Teatro Ariosto Le nuvole di Aristofane regia Antonio Latella Natalia Gutman violoncello Arena Fondazione Comune di Reggio Emilia Al cavallino bianco di R. Benatzky e R. Stolz L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte. A cura dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione Soci fondatori 19, 20 febbraio 2010 ore 20,30 21 febbraio ore 15,30 Teatro Municipale Valli Sostenitori Partner ROTARY CLUB REGGIO EMILIA Amici del Teatro Delegazione di Reggio Emilia Giuliana Allegri, Paola Benedetti Spaggiari, Enea Bergianti, Franco Boni, Gemma Siria Bottazzi, Gabriella Catellani Lusetti,Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Grande Ufficiale Gr. Croce llario Amhos Pagani, Comm. Donatella Tringale Moscato Grazia Maria di Mascalucia Pagani, Ivan Sacchetti, Paola Scaltriti, Mauro Severi, Corrado Spaggiari, Deanna Ferretti Veroni, Vando Veroni, Gigliola Zecchi Balsamo Soci fondatori aderenti Cittadini del Teatro Annalisa Pellini Gianni Borghi, Vanna Lisa Coli, Andrea Corradini, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Franca Manenti Valli, Ramona Perrone, Viviana Sassi, Alberto Vaccari Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori