ATROPA BELLADONNA
Tamburrini N. Nozioni fondamentali di Materia Medica e Terapia. Napoli, 1881: 609-615.
I punti principali dell’azione della belladonna, i quali sono stati utilizzati in terapia, si riducono a provocare
la stupefazione dei filetti nervosi sensitivi e motorii, a diminuire il potere eccitomotore dei centri nervosi,
all’influenza ipercinetica, a scemare diverse secrezioni e a produrre midriasi. Il principio attivo, che si trova
contenuto nelle diverse parti della belladonna, è l’atropina, che perciò ha un’azione identica alla droga dalla
quale deriva. L’atropina e la belladonna vengono facilmente assorbite dalle diverse superfici, in modo che
dopo breve tempo danno luogo ai fenomeni generali. Si racconta di gravi intossicazioni in seguito all’uso di
collirii concentrati posti sulla congiuntiva, sulla superficie endermatica, o dopo aver mangiato le bacche o le
carni di animali, che alla loro volta presero le foglie della belladonna, quali conigli, colombi, lumache…il
primo fenomeno è la secchezza della bocca e delle fauci, con patina sulla lingua e raucedine, seguiti (con
aumento della dose) da senso di strangolamento, disfagia completa, difficoltà nel parlare, nausea e afonia. Le
secrezioni della mucosa orale sono realmente diminuite e la pelle diventa tanto più secca, quanto più grande
fu la dose, comparendo un transitorio esantema di aspetto scarlattinoso, per lo più alla metà superiore del
corpo, che dà luogo talvolta a desquamazione dell’epidermide. Un altro fenomeno iniziale è la dilatazione
della pupilla, proporzionale alla quantità del farmaco, che può produrre anche amaurosi completa. Quando la
dose è relativamente grande, si ha paralisi dello sfintere uretrale e anale, onde incontinenza delle urine e delle
feci. I disturbi del sistema nervoso sono notevole e caratteristici e si manifestano prima con cefalea, grande
eccitamento e irrequietezza, delirio calmo e allegro, con riso convulsivo, tendenza a correre e a piegare il
tronco innanzi, tremore negli arti, movimenti continuati con le mani e le dita, e poi con fenomeni depressivi
gravi. Il cuore è dapprincipio rallentato, ma poi acquista una frequenza insolita, così come la respirazione.
Cantani A. Manuale di Materia Medica e Terapeutica. Vallardi, Milano, 1880 (circa); vol. II: 88-99, §502.
L’unico principio attivo della belladonna è l’atropina (Reisinger, 1825), un alcaloide quasi identico alla
daturina, trovatesi nella datura stramonium e molto simile alla giusquiamina esistente nel giusquiamo. A
dosi medie, le radici e le foglie di belladonna provocano una molesta secchezza della bocca e delle fauci, che
arrivano fino a un senso di strangolamento (disfagia e iperemia della lingua e del faringe) e difficoltà di
articolazione delle parole, a dosi più elevate. A tali dosi si arriva anche a paralisi degli sfinteri, anale e
vescicale. Dapprima rallenta e poi accelera il polso, con respirazione aumentata, difficile e irregolare.
Aumento della temperatura corporea. Diminuzione delle secrezioni mucose (saliva), mentre la pelle diventa
tanto più asciutta, quanto più si aumentano le dosi. Caratteristico è l’eritema passeggero simile a quello della
scarlattina (Hahnemann, Hirtz, Schroff). Aumento delle dejezioni fecali. Tipica la midriasi. Vertigini,
allucinazioni visive e acustiche, sonnolenza, lipotimia e perdita della coscienza. La sensibilità generale viene
diminuita…le influenze esterne si percepiscono meno intensamente e perciò l’individuo può avere un senso
di benessere, che si può spingere fino all’allegria e alla caratteristica voglia di camminare, correre, che tanto
contrasta coi tremori degli arti, coll’andamento titubante e l’impossibilità di reggersi sui piedi; l’avvelenato
ha la tendenza di chinare il tronco all’innanzi (Gualtier). Le piccole dosi producono una cefalea più intensa e
duratura che le grandi (Schroff). Tintinnio delle orecchie. La belladonna è usata come profilattico della
scarlattina, secondo Hahnemann, Hufeland e Peyre-Porcher, che si basarono sul fatto dell’eritema che la
pianta può produrre, e ne conchiusero all’efficacia contro la scarlattina in senso omeopatico.
Da secoli sono stati segnalati casi di avvelenamento con belladonna. Tra i molti sintomi che, nel tempo, sono stati
descritti, occorre evidenziare l’azione diretta sul sistema nervoso centrale. In un caso di ingestione accidentale della
pianta, peraltro su un soggetto in buona salute, si manifestò un quadro clinico molto simile al delirium tremens,
accompagnato a contrazioni miocloniche e segni di coinvolgimento extrapiramidale, che suggerivano l’inizio di una
demenza subacuta1. In una intossicazione collettiva di 9 ragazzi, che avevano ingerito un infuso di belladonna, oltre ai
ben conosciuti sintomi anticolinergici, si manifestarono stati di delirio e allucinazioni visive, per una dose stimata
intorno ai 3 mg/persona di atropina2. In effetti, i seri avvelenamenti con la pianta determinano conseguenze, che
possono facilmente essere confuse con una psicosi delirante acuta3, o addirittura con il quadro clinico di un danno
cerebrale post-traumatico4. Nei secoli passati, d’altra parte, gli estratti della belladonna sono stati somministrati per la
cura della depressione5 e per l’induzione di stati alterati di coscienza, in occasione di riti e funzioni particolari6. Poco
descritti, ma non per questo meno importanti sono altri sintomi di avvelenamento. Una donna di 52 anni, dopo un
ingestione accidentale di bacche della pianta, manifestò, oltre al ben noto stato confusionale, anche difficoltà nel
deambulare, disfagia e disartria. Un bambino di 3 anni, invece, manifestò vomito, difficoltà a deambulare e temperatura
corporea elevata (39°), con agitazione, cute calda e arrossata e pupille dilatate7. Il quadro classico, è evidente, di una
forma molto simile alla scarlattina.
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Goodman & Gilman’s The pharmacological basis of therapeutics. McGraw-Hill, IX edition, New York: 150.
L’atropina è antagonista delle azioni di acetilcolina e di altri agonisti muscarinici, competendo con i loro recettori. Tutti
i recettori muscarinici sono bloccati dalla sua azione: ghiandole esocrine, muscolatura cardiaca e liscia, gangli e neuroni
intramurali. A dosi terapeutiche l’atropina determina un effetto vagolitico. A dosi tossiche l’eccitazione centrale diventa
maggiore, inducendo irrequietezza, irritabilità, disorientamento, allucinazioni o delirio. Aumentando ancora le dosi:
depressione, collasso circolatorio e arresto della respirazione, dopo un periodo di paralisi e coma. Induzione di
tachicardia, per blocco vagale su M2 recettori. Inibisce la secrezione di naso, bocca, faringe e bronchi (recettori M1
muscarinici). Inibizione della peristalsi intestinale e delle attività motorie degli altri organi digestivi (stomaco, duodeno,
digiuno, ileo) È descritta una “febbre da atropina” nei bambini, per piccole dosi.
Hahnemann (Tentativo di individuare un nuovo principio per scoprire il potere curativo delle sostanze
farmacologiche, accanto ad alcuni cenni su quelli impiegati finora, 1796. Quaderni di ARIO, 1994 vol. III:
36-38).
“È probabile che l’Atropa Belladonna sia utile, se non addirittura nel tetano, nel trisma e nella difficoltà
spastica della deglutizione (dal momento che essa stessa provoca qualcosa di simile): entrambi gli effetti
appartengono alla sua azione diretta. Se il suo potere contro la rabbia canina (ammesso che possieda ciò)
dipenda solamente da quest’ultima proprietà, oppure contemporaneamente dal potere palliativo della
Belladonna di sopprimere per più ore l’eccitabilità crescente e la ipersensibilità della rabbia canina, lo lascio
in sospeso.
La sua virtù di calmare e risolvere ghiandole indurite, dolorose e ulcerate, diviene innegabile attraverso la
particolarità di dare, come effetto diretto, un dolore penetrante e molesto in quelle tumefazioni ghiandolari.
Mi sembra, però, che essa agisca solo in modo contrario in quelle nate per eccessiva eccitazione del sistema
assorbente e cioè in modo palliativo e solo con breve effetto (con successivo peggioramento, come in ogni
palliativo delle malattie croniche); invece, su quelle tumefazioni da sistema linfatico troppo pigro provoca la
formazione di una malattia simile, agendo in maniera duratura (in questo caso sarebbe utile proprio in quegli
indurimenti ghiandolari, nei quali si potrebbe usare la cicuta maggiore, e questa sarebbe utile, ove la prima
nociva).
Ma, dato che per l’azione secondaria indiretta esaurisce il corpo, se usata in modo continuo, e dato che
provoca facilmente la febbre cancerosa (a dosi relativamente troppo alte, oppure a dosi somministrate a
intervalli troppo brevi), il suo effetto positivo viene offuscato spesso da questi svantaggi secondari e tutto
procede verso la morte (prevalentemente in malati di cancro, le cui forze sono talvolta logorate dalla
sofferenza di molti anni), se non viene usata con cautela in pazienti ancora discretamente robusti.
Essa causa addirittura rabbia (così, come su lodato, uno spasmo tonico); gli spasmi clonici si hanno solo
nell’azione secondaria (convulsioni), attraverso lo stato corporeo che risulta dopo l’azione diretta della
Belladonna (per impedire le funzioni animali e naturali). Per questo, la sua virtù nell’epilessia, collegata ad
accessi di pazzia furiosa, è stata indirizzata contro quest’ultima sempre con la massima efficacia, mentre la
prima soleva, per la maggior parte, venir solo cambiata attraverso l’effetto contrario (palliativo) della
Belladonna e soleva passare a tremori e spasmi simili e propri di un corpo debole e irritabile. Ogni spasmo
che la Belladonna provoca, nella sua azione iniziale diretta, è uno spasmo di tipo tonico; è vero che i muscoli
si trovano in una specie di rilassamento simile alla paralisi, ma la eccitabilità carente determina una forma di
immobilità e una sensazione di salute, come se ci fosse contrazione. Dato che la pazzia furiosa, che essa
causa, è molto selvaggia, essa placa le pazzie furiose di questo tipo, o almeno ne toglie la componente
turbolenta. Dato che, nell’effetto diretto, sopprime la memoria, essa peggiora la nostalgia di questa, ma, a
dire il vero, la stimola anche, come io ho constatato (per questo motivo sarà di utilità nella debolezza di
memoria).
Anche il notato aumento della minzione, della sudorazione, del flusso mensile, della defecazione e della
salivazione, sono solo conseguenze dello stato corporeo risultante e contrario ed eccessivamente eccitabile,
oppure solo una sensibilità aumentata durante l’effetto secondario indiretto, quando l’effetto iniziale diretto
della Belladonna sia scomparso; effetto, durante il quale tutte le escrezioni nominate, e da me spesso
osservate, vengono soppresse, a volte dopo dosi più forti, per dieci o più ore. Quindi, nei casi in cui le
escrezioni nominate avvengono con difficoltà e inducono una malattia importante, la Belladonna risolve
questa difficoltà agendo come rimedio dall’azione simile, quando alla base vi siano tensione delle fibre e
carenza della eccitabilità e delle sensazioni, in modo continuo ed energico. Con molta solerzia dico malattie
importanti, poiché solo contro queste è permesso usare uno dei farmaci più potenti, il quale richiede molta
prudenza. È il caso di alcuni tipi di idropisia e clorosi. La forte tendenza della Belladonna a paralizzare i
nervi ottici la rende un rimedio importante nell’amaurosi, per la sua azione simile.
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Nell’effetto diretto impedisce il sonno e il sonno profondo che sopraggiunge più tardi è conseguenza del suo
stato opposto, dovuto al venir meno di questa azione. La Belladonna potrà, quindi, risolvere insonnie di
lunga data (da carenza di eccitabilità), attraverso tale malattia artificiale, in modo più duraturo che qualsiasi
altro palliativo.
Essa sarà giudicata utile nella dissenteria; probabilmente perché, nell’azione diretta, impedisce la
defecazione (nella forma più semplice, con ritenzione delle feci e rara apertura); ma non nelle diarree
lienteriche simili alla dissenteria, dove tra l’altro dovrà nuocere.
Non oso, però, indicare se essa è conveniente a tali stati, considerando gli altri suoi effetti. Essa provoca
l’apoplessia; se, come si dice, è stata ritenuta utile nell’apoplessia seria, è proprio per questa sua particolarità.
Inoltre, durante l’effetto diretto, provoca un bruciore interno, con freddo nelle parti esterne.
La sua azione diretta dura 12, 24, fino a 48 ore. Sotto i due giorni, quindi, non si dovrebbe ripetere la
somministrazione. Una ripetizione più veloce, anche se in piccole dosi, deve essere al pari di una dose
elevata, per i suoi effetti pericolosi. E questo lo insegna anche l’esperienza”.
Hahnemann (Cura e prevenzione della febbre scarlatta, 1801. Jain Publishers, New Delhi: 369-385).
“Il rimedio capace di mantenere la salute non infettabile dal miasma della scarlattina, sono così fortunato da
scoprirlo. Trovo anche che lo stesso rimedio, dato nel periodo in cui i sintomi indicativi della invasione di
malattia insorgono, contrasta la febbre nel momento iniziale; e comunque, risulta più efficace di qualsiasi
altro farmaco conosciuto, nel rimuovere la maggior parte dei postumi conseguenti alla scarlattina che ha
ultimato il suo decorso, spesso peggiori della malattia stessa…la belladonna…è la sola che potrebbe
soddisfare molte delle indicazioni di questa malattia, considerando che nella sua azione primaria ha, in
accordo alle mie osservazioni, la tendenza ad eccitare, anche nelle persone sane, grande avvilimento, sguardo
attonito, con palpebre straordinariamente aperte, oscuramento della vista, freddo e pallore del volto,
mancanza di sete, polso eccessivamente piccolo e rapido, dolori costrittivi all’addome, che diventano
intollerabili in qualsiasi posizione del corpo, oltre a piegarsi in avanti, tremito e calore di certe parti con
esclusione di altre, ad esempio della sola testa, degli arti soltanto, etc…la sua capacità di produrre macchie
erisipelatose della pelle, volto bollente e gonfio, etc…D’altra parte, la belladonna manifesta un notevole e
specifico potere di rimuovere i postumi della scarlattina…il gonfiore della faccia, delle mani e dei piedi, etc.,
la cachessia, le febbricole serotine con brivido, la rigidità degli arti, il senso di costrizione dell’addome
mantenendo il corpo eretto, il formicolio e l’intorpidimento della colonna, l’infiammazione delle ghiandole,
la suppurazione all’interno delle orecchie, le ulcere sul volto, sulla membrana di rivestimento del naso, agli
angoli della bocca, etc., la straordinaria debolezza di tutto il corpo, la sonnolenza, ottundimento alternato a
eccessiva fretta nel parlare e agire, il risveglio precoce, le cefalee pressive, etc., saranno specificamente e
rapidamente rimossi dalle stesse dosi sufficienti alla profilassi”.
Hahnemann (Osservazioni sulla febbre scarlatta, 1808. Jain Publishers, New Delhi: 479-483).
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colpisce solo i bambini, fino al dodicesimo anno, quasi mai gli adulti;
l’arrossamento della pelle è di tipo erisipelatoso – arrossamento scarlatto vivo, simile all’erisipela
nel colore e nel fatto che immediatamente scompare alla pressione delle dita, mostrando una macchia
bianca, che riassume il colore rosso immediatamente;
l’arrossamento liscio della pelle decorre impercettibilmente nelle vicine parti bianche e non è mai
definito – di tanto in tanto diventa ora più pallido, ora più acceso;
attacca, di preferenza, dapprima le parti scoperte, le quali si gonfiano non appena si estende
l’arrossamento: prima la faccia, collo e torace, poi alle mani e alla parte esterna dei piedi e quindi a
tutto il corpo;
l’arrossamento compare simultaneamente alla febbre e con essa scompare con desquamazione;
nessuna delle parti eritematose colpite traspira, così come nessun caso di erisipela. Ciò avviene solo
quando comincia a decrescere la febbre e l’arrossamento scompare gradualmente;
in questa vera forma di scarlattina, la belladonna è utile, sia come profilassi, sia come rimedio.
Hahnemann (Esame delle fonti della comune materia medica, pubblicato postumo dal British Journal of
Homeopathy, nel 1845. Jain Publishers: 693).
“…dal momento che la sola degna via, quella omeopatica, è stata perseguita con onestà e zelo, sono già stati
scoperti i rimedi specifici per molte delle malattie costanti…in questa strada omeopatica, da una
considerazione dei sintomi della febbre scarlatta liscia, con accesso arrossamento erisipelatoso della pelle,
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che ha in passato infierito sull’Europa di tanto in tanto, come un contagio epidemico (ma è stata quasi del
tutto soppiantata dalla porpora miliare, che, nel 1800, provenne dal Nederland fino al nostro paese, ed è stata
impropriamente confusa con la scarlattina dai medici, che non conoscevano l’altra malattia), trovo il rimedio
specifico curativo e preventivo per questa vera, liscia febbre scarlatta nelle più piccole dosi di belladonna,
che ha il potere di produrre una febbre molto simile, con un simile colore rosso aragosta della pelle. Così, da
una approfondita considerazione dei sintomi presentati dalla porpora miliare sopra menzionata, nel
particolare carattere della febbre puramente infiammatoria, con ansia agonizzante e irrequietezza, trovo che
l’aconito debba essere il rimedio specifico (occasionalmente alternato a caffè crudo); e l’esperienza ha
confermato la verità della osservazione”.
Scarlattina (Cazenave A. Abrègè pratique des Maladies de la Peau. Paris Bèchet Jeune, 1838 : 46-59).
Debutta generalmente verso sera, improvvisamente, con accesso febbrile accompagnato ad abbattimento,
brividi passeggeri, nausea, vomito, dolori lombari e alle estremità inferiori. Il polso molto accelerato, la
respirazione frequente e irregolare. Pelle del tronco calda, con i piedi freddi (talvolta convulsioni).
L’indomani compare l’esantema: dapprima al volto e poi nel resto del corpo in 24 ore, una moltitudine di
punti rossi piccoli, talmente ravvicinati tra loro, che la pelle offre un generale colorito rosso e sembra rugosa
al tatto. Si accompagna vivo calore e prurito. Anche la lingua, il faringe, il velo del palato, la superficie
interna delle palpebre, delle narici e delle guance; la deglutizione è, nello stesso tempo, dolorosa. Spesso i
bordi e la punta della lingua offrono solo questo colore, anche se la sua superficie è coperta di un induito
mucoso biancastro, attraverso il quale spuntano le papille, che sono più o meno prominenti e presentano una
tinta rosso viva. L’eruzione è accompagnata da un’agitazione più o meno grande; talvolta si ha delirio e
assopimento, insieme a un gonfiore del volto e delle estremità. Calore generale molto fastidioso, nausea. Nei
casi in cui la febbre è più alta, l’angina è più intensa, con rigidità dei muscoli del collo e della mascella
inferiore; le amigdale sono molto tumefatte, la voce rauca, la deglutizione molto dolorosa e difficile, talvolta
impossibile, con senso di costrizione penosa della gola; grande frequenza del polso, vivo calore della pelle,
agitazione, cefalea, assopimento, leggero delirio, epistassi, nausea e qualche volta vomito. Nei casi ancora
più gravi: abbattimento, secchezza e calore vivo e bruciante della pelle, ansietà, oppressione e vomito; talora
delirio e polso debole e frequente; può insorgere coma, respirazione stertorosa, tumefazione del collo e testa
riversa all’indietro.
Sul trattamento: come mezzo preventivo della scarlattina, oltre l’isolamento, è stata proposta la belladonna,
impiegata con successo in diverse epidemie, in Germania e in Svizzera. Biett ha visto questa malattia regnare
epidemicamente in un’alta valle della Svizzera e rispettare, senza alcuna eccezione, tutti i bambini che
avevano assunto la belladonna. Non si esiterà, dunque, a ricorrervi, sia nelle comunità, sia nei villaggi, etc.,
tutte le volte che la scarlattina sembra diventare epidemica.
Rabbia (Niemeyer F. Patologia e terapia speciale. Vallardi, milano, 1866; vol. IV: 431-437).
Intorno alla durata del periodo di incubazione i pareri sono molto differenti…la durata più breve sembra
essere da 8 a 10 giorni e la più lunga da 12 a 13 mesi. Nella maggior parte dei casi, la malattia sopravviene
quaranta giorni dopo la avvenuta morsicatura del cane rabbioso. Le asserzioni di Marocchetti, secondo le
quali durante l’incubazione si formerebbero vescichette piccole sotto la lingua, la cui distruzione potrebbe
impedire lo sviluppo della malattia, non ebbero conferma. In molti casi, due o tre giorni incirca avanti
l’esordire della malattia, si osservano particolari alterazioni nella ferita…la quale piglia un aspetto livido,
diventa dolorosa e secerne un umore icoroso tenue; la cicatrice, che d’ordinario si è sviluppata presto e senza
fenomeni singolari, diventa rosso cerulea, si gonfia e sovente la ferita si riapre. Alcuni ammalati accusano
contemporaneamente sensazioni dolorose, che si irradiano dalla ferita in direzione centripeta ed altri soffrono
un senso di torpore nel membro morsicato. In molti casi, però, mancano queste alterazioni nella località ove
agì il virus idrofobico.
Stadio prodromale: sorprendente depressione psichica, una melanconia acuta. I pazienti cercano per lo più la
solitudine, sono timidi e si spaventano facilmente, siedono pensierosi, taciturni e immobili, oppure sono
inquieti e non trovano mai riposo; l’uno accusa una sensazione di indeterminata ansia e oppressione e manda
frequenti e profondi sospiri, senza conoscerne una causa speciale; un altro si occupa di tetre idee di varia
natura, o è di continuo tormentato, quando sa il pericolo che lo minaccia, dalla paura dell’eruzione di questa
terribile malattia. Il sonno è inquieto e viene turbato da sogni gravi e angosciosi. I pazienti accusano un senso
di pressione ai precordii e di quando in quando si manifestano profonde inspirazioni sospiranti, in cui il
diaframma, discendendo molto in giù, spinge all’esterno l’epigastrio, mentre contemporaneamente gli
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elevatori delle scapole, i cucullari e gli altri muscoli rispettivi, che tutti si contraggono violentemente, stirano
in alto le spalle. Questi movimenti energici d’inspirazione, che succedono involontariamente, sono i primi
sintomi dei crampi tonici ne’ muscoli inspiratori, i quali nel secondo stadio provocano nel paziente i più
terribili tormenti.
Dopo che lo stadio dei prodromi durò due o tre giorni, comincia il secondo stadio, o stadio convulsivo,
idrofobico, furioso. Il suo principio è segnato da un accesso di soffocazione, che sopraggiunge di repente,
sotto un tentativo di bere, ed il quale rende impossibile agli ammalati la deglutizione di una sola goccia di
liquido…come se, nel tentativo di bere venisse loro “allacciato il petto e la gola”. Ogni nuovo tentativo di
bere richiama il parossismo. Le esperienze terribili, che il paziente stesso ha fatto nel tentativo di bere, sono
la sola causa della sua idrofobia, cioè della paura dell’acqua. Quanto più spesso gli accessi si ripetono, tanto
più cresce il timore che ha di essi…Egli è sorprendente che in principio la deglutizione di alimenti solidi non
è sempre seguita da questo violento spasmo riflesso; all’inverso, se la malattia cresce, desso avviene anche
sotto l’influenza di altre cause, un colpo d’aria che offenda la cute, il toccare la pelle con qualche oggetto
freddo, il tentativo di inghiottire la propria saliva e persino la viva immagine di un tentativo di inghiottire,
può provocare tosto un nuovo parossismo e in altri casi non è neppur possibile il constatare la causa del
medesimo. Molti infermi allontanano subito, sputando tosto e senza riguardo, ogni traccia di saliva che si
raccoglie loro in bocca, per non cadere nella tentazione d’inghiottirla. Nell’acme della malattia lo spasmo si
propaga dai muscoli inspiratori anche ad altri muscoli e i parossismi prendono tutto l’aspetto di crampi
tetanici od epilettiformi. Anche nel secondo stadio gli infermi soffrono il peso di una grave tristezza e
melanconia e d’una sensazione d’ineffabile ansia; alcuni cercano la solitudine e fuggono il mondo, altri
corrono instancabilmente, senza riposo, qua e là, come nella malinconia errabonda.
Ma siccome nelle psicopatie croniche lo stadio melanconico è spesso seguito da uno stadio maniaco, così
anche nel decorso della lissa, nella maggior parte dei malati, specialmente allorquando vengono rozzamente
trattati, si manifestano parossismi maniaci periodici. Durante un tale attacco gli ammalati non ponno che
difficilmente venir frenati; distruggono tutto che incontrano, battono, calpestano, graffiano e mordono chi li
tocca; e sovente, se non custoditi con sollecitudine, minacciano di uccidersi…Non di rado i pazienti, negli
intervalli liberi dal parossismo, il quale suole di rado eccedere quindici o trenta minuti, esortano i loro parenti
di non avvicinarsi loro, chiedono perdono del dispiacere loro cagionato e pienamente consci della vicina
morte fanno il loro testamento. Dopo che i parossismi di rabbia e spasmo per due o tre giorni diventarono più
frequenti, dessi, a motivo della crescente debolezza degli infermi, perdono quasi sempre in intensità e di rado
la morte avviene nell’acme della malattia, per soffocamento durante un parossismo violento e protratto. Di
solito la prostrazione e il collapso dell’egro crescono d’ora in ora, la voce diventa rauca e debole, la
respirazione superficiale, il polso piccolo, irregolare e molto frequente e coi fenomeni di paralisi generale,
qualche volta dopo precesso un transitorio miglioramento, sopraggiunge la morte.
Quale ulteriore profilattico fu raccomandata la somministrazione di belladonna a dose larga, come pure una
serie di altri farmaci, che si conoscono sotto il nome di antidrofobici (antilyssa).
Al giorno d’oggi, le misure preventive veterinarie hanno molto diminuito l’incidenza della rabbia nell’uomo. Tuttavia, i
morsi di animali sconosciuti alimentano ancora lo spettro di questa terribile malattia. Di conseguenza le misure
d’urgenza, che vengono adottate, prima fra tutte la vaccinazione, contribuiscono a una maggiore conoscenza
immunopatologica delle risposte anti-lyssavirus. Interessante appare la reattività crociata con la gp120 di HIV, indotta
proprio dal vaccino anti-rabbico8. La sequenza 160-170 di questa glicoproteina mima il motivo analogo del virus, così
come quello delle neurotossine di serpente (naja e bungarus), nel legame sul recettore nicotinico dell’acetilcolina. Ciò
dimostra, tra l’altro, che il legame sul recettore, a livello post-sinaptico, è un importante momento del neurotropismo del
virus della rabbia9. Ma più ancora che esiste la possibilità di indurre una risposta che coinvolge anche altre strutture,
come dimostrato in alcuni casi di neuropatia periferica, conseguente alla somministrazione di vaccino antirabbico
allestito su tessuto nervoso10. Tale neuropatia sarebbe insorta dopo 14 iniezioni giornaliere di vaccino tipo Fermi, con
una paralisi ascendente delle estremità, durata otto settimane. Un altro paziente ha sviluppato una sindrome di Guillain
Barrè, dopo la somministrazione di vaccino PCEC (purified chick embryo cell)11. Il vaccino di Semple, derivato di
tessuto cerebrale infettato da virus della rabbia, inattivato con fenolo, può indurre una encefalomielite autoimmune, con
una frequenza di 1/220 individui immunizzati12, il cui meccanismo patogenetico viene ricondotto a una
demielinizzazione correlata alla risposta sulla proteina basica della mielina. Uno studio condotto sulla eventuale
predisposizione HLA ha messo in evidenza un aumento di frequenza degli alleli DR9 e DR3 nella popolazione Thay. A
fronte di queste osservazioni, alcuni autori hanno cominciato ad avere alcuni dubbi sulla questione etiva del vaccino
anti-rabbico, almeno per ciò che attiene il tipo Semple13, il quale produce un inaccettabile rischio di severe
complicazioni neurologiche negli adulti14.
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BELLADONNA (dal I volume, 3° edizione, 1830: Hahnemann, Materia Medica Pura)
Spesso avviene che le peggiori forme di angina (specialmente quelle associate a gonfiore esterno), sono
curate in poche ore con una singola e minuta dose di belladonna.
Belladonna, nella piccola dose sopra descritta, è in grado, qualora il caso sia omeopaticamente adatto, di
curare le malattie più acute (nelle quali agisce con una rapidità proporzionale alla natura del disordine).
D’altro canto, non è meno utile dei disturbi più cronici, nei quali la sua durata d’azione, anche con la dose
più piccola, arriva fino alle tre settimane e più.
La condizione di stupor, la mania e la furia stimolati dalla belladonna, sono più immediatamente e
sicuramente rimossi in modo omeopatico da una o due piccole dosi di giusquiamo. Quando una piccola dose
di belladonna, selezionata non omeopaticamente, provoca una tendenza al pianto, con brividi e cefalea, una
eguale piccola dose di pulsatilla è in grado di eliminare tali disturbi.
Ma l’aiuto più conveniente viene richiesto nei casi in cui la belladonna è stata deglutita in quantità
considerevoli, ad esempio con le bacche. In tali casi il soccorso si opera con l’ingestione di grandi quantità di
caffè forte, che rimuove la perdita di irritabilità e le convulsioni tetaniche, sebbene questo avvenga solo in
maniera anti-patica. Esso provoca anche il vomito delle bacche nel modo più sicuro, se nello stesso tempo si
irritano le fauci con una penna lunga, onde svuotare lo stomaco.
Il gonfiore erisipelatoso provocato da belladonna viene facilmente eliminato da hepar sulphuris. Anche la
camphora mostra un gran potere di antidoto contro alcuni degli effetti morbosi causati da belladonna.
L’azione profilattica della belladonna (data alla dose più piccola ogni sei o sette giorni), da me scoperta,
contro la vera, omogenea ed erisipelatoide febbre scarlatta, come descritta da Sydenham, Plencitz e altri, fu
calunniata e ridicolizzata per diciannove anni da un gran numero di medici che non erano a conoscenza di
questa particolare forma di malattia infantile, e conseguentemente la scambiavano per la miliare rossa
(porpora miliare).
L’azione profilattica della belladonna (data alla dose più piccola ogni sei o sette giorni), da me scoperta,
contro la vera, omogenea ed erisipelatoide febbre scarlatta, come descritta da Sydenham, Plencitz e altri, fu
calunniata e ridicolizzata per diciannove anni da un gran numero di medici che non erano a conoscenza di
questa particolare forma di malattia infantile, e conseguentemente la scambiavano per la miliare rossa
(porpora miliare), che venne dal Belgio nel 1801. Quest’ultima la definivano falsamente “febbre scarlatta”, e
naturalmente fallivano nel risultato, con la somministrazione del mio rimedio profilattico e curativo per la
febbre scarlatta, nella febbre miliare rossa∗∗∗∗∗. Sono felice nel dire che, negli ultimi anni, altri uomini di
medicina abbiano ancora osservato la vera vecchia febbre scarlatta. Essi hanno ampiamente testimoniato sul
potere profilattico della belladonna in tale malattia, e mi hanno finalmente reso giustizia dopo essere stato
trattato così a lungo con immeritato disprezzo.
Questa miliare rossa (roodvonk) è una malattia completamente diversa, che richiede un trattamento del tutto
differente. Naturalmente la belladonna non è efficace in essa, e la pratica ordinaria conduce la maggior parte
dei pazienti alla morte. Tale malattia deve essere curata solo alternando la somministrazione di aconitum a
quella della tintura di caffè crudo - il primo per l’irrequietezza ingravescente e l’ansia agonizzante, il
secondo per gli eccessivi dolori e l’umore fosco. L’aconitum dovrebbe essere dato alla decilionesima
diluizione del succo, e il caffè amaro alla milionesima; entrambi nelle più piccole porzioni di una goccia per
ogni dose, l’uno o l’altro in base alle loro indicazioni, somministrati ogni dodici, sedici o ventiquattro ore. In
tempi recenti, queste due diverse malattie (febbre scarlatta omogenea, e porpora miliare) sembrano essersi
complicate una con l’altra in alcune epidemie; dunque, in alcuni di questi pazienti la belladonna, in altri
l’aconito sembravano essere stati più utili.
La migliore prevenzione per l’idrofobia è data dalla più piccola dose di belladonna, somministrata dapprima
ogni tre o quattro giorni, e ripetuta poi a intervalli più lunghi.
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Riepilogo sintomi di avvelenamento (i numeri arabi indicano la materia medica di Hahnemann)
Vertigini (5, 14)
cefalea (75, 76, 87, 88, 92, 102, 105, 111, 120, 137)
midriasi (253, 450, 252,, 295, 300, 250, 254, 260), amaurosi (265, 267, 274)
tintinnio delle orecchie (340)
secchezza della bocca e delle fauci (470), con patina sulla lingua (445) e raucedine (490)
senso di strangolamento (516), disfagia completa (517, 311, 515) difficoltà nel parlare (450)
nausea (589, 587, 623)
incontinenza di feci e urine (paralisi degli sfinteri) (708, 706, 709) (744, 739)
respirazione accelerata (860), difficile e irregolare (839, 834)
tremore degli arti (306), movimenti continuati con le mani e con le dita (1095)
aumento della temperatura corporea (1182, 1183, 1224, 1248, 1257)
esantema di aspetto scarlattinoso (1281, 1274, 883)
secchezza della pelle (181, 1244)
sonnolenza (1166, 1179, 1165), lipotimia e perdita della coscienza (1410)
tachicardia (1315)
eccitazione (1418) e irrequietezza (1003, 1411, 1396, 1400), delirio calmo e allegro (52, 1368, 1356, 1348), con riso
convulsivo, tendenza a correre (1093) e a piegare il tronco in avanti (90)
fenomeni depressivi gravi (1384, 1383)
allucinazioni visive (1433, 1150) e acustiche (340, 1400)
Riepilogo sintomi di scarlattina (i numeri arabi indicano la materia medica di Hahnemann)
Insorgenza di sera, con accesso febbrile (1232, 1182, 1181, 1183, 1224, 1257, 1244, 1223), abbattimento (1166, 1165,
1099), brividi (1209, 1214), nausea (587), vomito (600), dolori lombari (874) e alle estremità inferiori (1223, 964, 1258,
1232, 1111, 1182, 1183, 1224)
Sguardo attonito (1118, 1119), con oscuramento della vista (267, 274)
Gonfiore del volto (204, 205, 151, 176, 178, 179, 190, 181, 165)
Epistassi (354)
Arrossamento e secchezza della lingua, faringe, palato (470, 490), narici e guance (197)
Lingua coperta di induito mucoso biancastro, con papille prominenti dal colore rosso vivo (445)
Deglutizione dolorosa, senso di costrizione penosa della gola (515, 517, 492, 516, 311)
Raucedine (490)
Angina molto intensa (492, 507)
Dolori costrittivi all’addome (644, 566, 656, 674, 662, 660)
Respirazione difficile (839) frequente e irregolare (834, 836, 860)
Rigidità dei muscoli del collo (403, 897) e della mascella inferiore (492)
Cute calda (1258, 1248, 1284, 842) e piedi freddi (1203, 1201, 177)
Esantema (883), con prurito (1274) calore della cute (1283, 1284, 1258)
Tremore (1095, 306)
Polso rapido (1315)
Agitazione (1384, 1396, 1142, 1411, 1093) talvolta delirio (1368, 1367, 1383, 1418, 1400, 1348, 1356, 52, 1150, 1410,
1433), alternati ad assopimento (1390, 1132)
Riepilogo sintomi di lissa (i numeri arabi indicano la materia medica di Hahnemann)
la ferita assume un aspetto livido, diventa dolorosa (1057, 1052, 1058, 1055, 1048)
deglutizione penosa, soprattutto per i liquidi (515, 517, 492, 516, 311)
senso di soffocamento (839, 516, 517, 860)
inspirazioni profonde, contrazioni muscolari gradualmente involontarie (parossismi di soffocamento) (413, 515, 517)
voce rauca (490) e respirazione difficile (839)
pressione precordiale (834, 836, 839), polso piccolo, irregolare e frequente (1315)
sonno inquieto, turbato da sogni gravi e minacciosi (1133, 1411, 1157)
depressione e malinconia (1384, 1383)
parossismi maniaci (1368, 1367, 1383, 1418, 1400, 1348, 1356, 52, 1150, 1410, 1433)
paralisi (913, 914, 915, 953, 912, 1111, 1119)
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