Storia e societa nell`Italia unita cap.23 (Laura)

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r
Nazioni e imperi
/1
LE CONDIZDONI DI VITA CEGLI ITALIANI
Gran Bret~If~
Nel 186t al momento dell'unità, l'Italia era abitata da circa 22 milioni
e istruzione
di abitanti (26 ~alcolando anche la popolazione del Veneto e del Lazio):
.
di questi, solo '.mIllOnl avevano frequentato un corso di istruzione elementare; II tasso medio di analfabetismo era del 78%, con punte del 90% nei territori
tifici
I M'
Il . I
ex pon,
I ICI, ne
ezzogiorno e ne e ISOe. Molto minore - più o meno la metà - era il numero di
coloro che erano effettivamente m grado di leggere e scrivere. Pochissimi facevano uso corrente della lingua Itaha~a, mentre tutti gli altri comunicavano attraverso i dialetti, di cui la
stessa rnmoranza colta SI serviva nelle conversazioni familiari e nei rapporti con la gente del
popolo.
~~
Popolazione
Germania
----_._-----
Italia
Svezia
La grande maggIOranza degli italiani viveva nelle campagne e nei piccoli ce?tri rurali e traeva 1suoi mezzi di sostentamento dalle attività agrico.
.
le. L'agricoltura, infatti, occupava il 70% della popolazione attiva contro
Il 18% dell'industria e dell'artigianato e il 12% del settore terziario (commercio e servizi),
contribuendo
per Il 58% al prodotto lordo di tutto il paese, mentre industria e terziario vi
contribuivano ciascuno per il 20% circa. Contrariamente
a quanto affermava un luogo comune allora largamente diffuso, l'agricoltura italiana nel suo complesso non era affatto fa-
colture e di assetti
,
. ..
I
Le ~f~:-e h
capI a I IC e
colera nel 1884,
far sì che si
a
avviasse un
dibattito sulla
esistenza e sulla
natura degli squilibri
economici e sociali
fra le diverse
regioni della
nazione.
42%
70% (1861)
61%
35%
55%
o
80%
__
-----
52%
67%
produttivi.
Solo nella zona irrigua della Pianura padana -la Bassa Lombardia e le
province risicole del Piemonte - si erano sviluppate, tra la fine del '700
e l'inizio dell'BOO, numerose aziende agricole moderne che univano
l'agricoltura all'allevamento dei bovini, erano condotte con criteri capitalistici e impiegavano soprattutto manodopera salariata. Accanto a esse coesistevano, nelle regioni del Nord, le
grandi proprietà coltivate a cereali e le piccole aziende a conduzione
familiare, diffuse queste ultime soprattutto nelle zone collinari della Lombardia, del
il centro
economica, Napoli
continuò a essere
la citta italiana più
popolata fino al
primo conflitto
mondiale. Fu
proprio l'attenzione
nazionale posta alla
Questione
napoletana, messa
in luce con lo
scoppio di
un'epidemia di
52%
vorita dalle condizioni naturali. Il suolo della penisola era per quasi due terzi montagnoso.
Più del 20% della superficie del paese era occupato da terre incolte o da terreni paludosi infestati dalla malaria. Anche nelle zone coltivabili di pianura e di collina, quella italiana era,
con alcune rilevanti eccezioni, un'agricoltura povera, caratterizzata da una grande varietà dì
AI momento
Napoli
adeguata base
23%
28%
.._-=.~_:,~
..... -._-~_..-._--~_._..•...•...
Giappone
Un'agricoitura
urbano più grande
d'Italia e ancora
uno dei maggiori in
Europa. Nonostante
non fosse
sostenuta da una
22%
28%
---------------------_._------
povera
dell'unità,
costituiva
-- ._-_._--_
6%
~%_
Manodopera
impiegata in
agricoltura rispetto
alla popoIazio-ne
----- _._-_._---------~ _._--------
Francia
Le città
Intorno al1860 l'Italia, com'era sempre stata, costituiva uno dei paesi eu.
..
ropei con Il maggior numero di città. Una decina erano i centri con più
d. 100.000 abitanti :- II pIÙ grande era l apoli con 450.000, seguivano Torino, Palermo, Milano e Roma con CIrca 200.000 - e la popolazione urbana propriamente
detta (quella che
viveva In.comlllll con oltre ~O.OOOabitanti) era pari al 20% del totale. Ma la maggior parte
delle clttà.era pnva di attività produttive di grande rilievo, dal momento che le poche indu~tne dI CUI Il paese disponeva erano preferibilmente
dislocate lontano dai grossi centri.
Panorama della
città di Napoli da
San Martino,
187()'75
[Collezione Gafio,
Napolil
..
44%
Olanda
:l.92Q-30
:l.90o-~O
:1.850
1
J
1
Piemonte e del Veneto.
;:;; mezzadria
In tutta l'Italia centrale, in particolare in Toscana, Marche e Urnbria dominava invece la mezzadria. La terra era divisa in poderi, prevalentemente
di piccole e medie dimensioni, dove le colture cerealicole si mescolavano
a quelle arboree (olivi, viti, alberi da frutta). Ciascun
podere produceva quanto era necessario per il mantenimento della famiglia che viveva sul fondo e per il pagamento del canone in natura dovuto al padrone. Il
contratto mezzadri le era infatti basato sulla ripartizione e1egli oneri e dei ricavi fra il proprietario e il coltivatore: quest'ultimo corrispondeva al proprietario metà del prodotto ed era tenuto a concorrere ai lavori di
manutenzione
del fondo, alle spese per il bestiame e
per gli attrezzi agricoli. In queste condizioni, il regime
di mezzadria finiva col costituire un ostacolo all'innovazione tecnica e allo sviluppo di un'agricoltura moderna, orientata verso il mercato. In compenso con-
I proprietari
coltivatori nel 1871
le percentuali sono
sugli addetti
in
agricolMa.
OOOOa5%
O d,5a 10%
O 0010 a 15%
O da15 ,20%
00020,25%
O d,25 ,30%
~
d,3D ,35%
_
d,35 ,40%
lI9 d, 40 a 45%
_
cllreil45%
534
"
:-
Stato e società nell'Italia unita
Naziorue imperi
Nel1877 venne istituita un
"
~~~~~:~n~~~~~h;;;~~~:~~~t~~~:~~~!S~~~I~a~~~~u~t:r~~I~
Inchiesta, lasciati tuttavia irriSOI~'d!r~~~ml
messi In IUge da ta!e
tutta la gravità della -que tì
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mo centrale, nvelarono
paese" Fotografiecome
q~~~~:
~e~~~;.al~'. che pesò a lungosul
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della dimensione pittoresca sQuarci eIO~~ o~mer, aprono, al di
del tempo.
'
enti sulla realtà sociale
ed economica
me granturco,
avena e segale
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davan°fr quindi soggetti alle m~latt::~~
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soprattutt
7
non 'd'
O ne
d ' la l m a itazioni piccole e malsane
I ra o In capanne o in caverne che spes
da dimora anch e per g l"I amrna l"lo
so servi.7
vano
f.
Una re~ltà poco
Questa realtà non poteva essere
conoscIUta
del tutto ignota ai membri della
,
,classe
dirigente, molti dei uali
erano propnetan terrieri, Ma certarnent
q
d 11' "
•
e gran parte
n~b~pmlOne pubblica urbana e borghese non la coreali e, almeno m un p~imo tempo, nei suoi termini
. , e nelle sue esatte dimensioni. Nell'Italia a ena
~~:flcata mancavano dati statistici completi e a~~ndi. ',ma s,oprattutto mancava un sistema di comunica~lOm rapide fra, le varie parti della penisola, Una rete
errovrana naztonale
.
.
1861
.
,era
m
pratica
inesistente: nel
, erano
111
funzione
circa 2000 km di strade ferra-
~~ed; CUIdue terzi in Piemonte e in Lombardia.
ta nef ~~,~.'tradale
I
J:
rie! _ scriveva in una lettera a Cavour - Altro che Italia! Questa è Africa:
i beduini, a riscontro di questi cafoni, sono fior di virtù civili", Gli uomini cui toccò il difficilissimo compito di realizzare la vera unificazione del
, paese _ dopo quella politica sancita dai plebisciti e dai decreti - si trovarono dunque di fronte a una realtà mal conosciuta e mal compresa: l'in-
GUIDAilu.aS1\.lDIO
1. Dove viveva la maggior parte degli italiani?
2. Qual! aziende agricole si potevano deflntre moderne? 3. Quali elementi caratterizzavano il paesaggio agrartc tipico dell'Italia del
Sud? 4. I politici italiani conoscevano la società contadina meridionale?
contro non poteva essere facile,
1
,
L'eredità
di Cavour
.!t'.
~",,-"l(O
'.f~_'~
LA CLASSE DIRIGENTE: DESTRA E SINISTRA
Il 6 giugno 1861, poche settimane dopo la proclamazione
dell'unità,
moriva a Torino a soli cinquant'anni il conte di Cavour: la classe dirigente moderata perdeva così il suo leader naturale e il suo esponente più
capace. Isuccessori di Cavour si attennero sostanzialmente alla politica da lui già impostata nelle grandi linee: una politica rispettosa delle libertà costituzionali e insieme energicamente accentratrice, decisamente liberista in campo economico,
sinceramente
laica in materia di rapporti fra Stato e Chiesa, Ma lo fecero senza la genialità e la capacità di iniziativa
che erano state caratteristiche dell'azione cavouriana,
Destra
Il gruppo dirigente che governò ininterrottamente
il paese nel primo
storica
quindicennio di vita unitaria non era molto diverso da quello che si era venuto formando dopo il '49 nel Piemonte costituzionale. Il nucleo centra-
la
le:~~~:~~:-
e d'
prima a tutte la pellagra. Vivevano
Sud ammucchi ti i bi -
e:
l'autunno del 1860, fu inviato nelle province meridionali in qualità di luogotenente generale, non seppe nascondere il proprio stupore e il proprio aristocratiéo disprezzo: "Che barba-
sentiva una relativa pace sociale - per questo era
.
curava un certo grado di salvag
d del terri
,apprezzata
da molti conservatori - e
'
,
d'
uar la e territorio: ne è te f
.
'l
assì.
no e or rnaro, intessuto di strade e d'
fini
',s
irnornanza I tipico paesaggi
,
I con iru e punteggIato d 'Il
'
,
o vacora oggI sopravvive in buona parte dell'Italia centrale
a VI aggl e piccole città, che an.
Il latifondo
Molto diversa, da questo punto di vista
l'
,
.
no e nelle isole. Se si rescin
.'
er~ ~ srtuazrone nel NIezzogior_
d, una agricoltura povera e polverizza t P,
lde dal terreni d, montagna - dove si vive
, ,
a In pICCOlS51mlappe '
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vera pastonzia _ e da alcune zone fe tili d Il C
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zzarnenti e I un altrettanto p
lizzate nella produzione di or!
,rfr' I e IO arnparua, della Puglia e della Sicilia sp 0,
aggl e utta, e campa
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na parte delI Agro romano porto
l"
gne men ona I e insulari oltre a b
,
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avano Impronta e 'd t d Il '
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glO: grandi distese, per lo più coltivate a rana n VI en e e ah fondo anche nel paesag_
umani, con la popolazione concentrata ig
, , on mterrotte da strade o da insediamenti
namento feudale si facevano senti
n pochi e grossi borghi rurali, Le.tracce dell'ord'
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ne pesantemente
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1carci e asati sullo scambio in natura e n '
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, a agrari, profondamente
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erizza ,soprattutto in Sicilia da fa
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I lpen enza personale.
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una situazione limite M
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l Mezzogiorno era senza dubbio
nelle campagne
scambio in n t
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anc e ne resto d'Italia l'autoconsumo
e lo
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argamente (i usa. Tutto ciò si rifletteva nel bassi
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momen o e 'unità, una realtà
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' sissimo livello d, vita della popolazione rugran. e mdgglOranza, VIvevano ai limiti del]
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,
fisica. Si nutri v
'
,
a sussistenza
MangJ~t,mdi maccheroni, Napoli, 1870 cl'"
. ano quasi esclusivamente di pane - pe
co-r
[ColleZione
privata,Roma]
a.
o plU non d, frumento , ma di cerea l''l « mrenon»
c "
,.-
E an-
era gravemente carente, soprattut-
Fra gli uomini politici settentrionali, dunque ben
pochi avevano conoscenza diretta delle condizioni del
Mezzogiorno
Lo stesso Cavour, che pure aveva irato In lungo e In largo per l'E
'.
g.
t
d di F"
uropa, non SI era mal spmo a su
I irenze. Il romagnolo Farini, quando, nel-
le era costituito da piemontesi (Alfomo La Marmora, Quintino Sella, Giovanni Lanza), cioè
dalla vecchia maggioranza della Camera subalpina. A essa si erano uniti senza difficoltà i gnlppi moderati lombardi (Stefano [acini, Emilio Visconti Venosta), emiliani (Luigi Carlo Farini, Marco Minghetti) e toscani (Bettino Ricasoli, Ubaldino Peruzzi). Meno numerosa era la
rappresentanza delle regioni meridionali, che pure contava personalità eli tutto rilievo (Antonio Scialaja e Silvio Spaventa). Diversi per provenienza geografica, per formazione culturale e per esperienze politiche trascorse, questi uomini formavano tuttavia un gruppo abbastanza omogeneo, sia dal punto di vista sociale - venivano per lo più da famiglie di proprietari terrieri ed erano spesso di origine aristocratica - sia sotto il profilo politico. Nei primi parlamenti dell'Italia unita, la maggioranza si collocava a destra e come Destra essa venne definita nel linguaggio politico corrente (l'aggettivo «storica » fu aggiunto più tardi, a significare lo
funzione decisiva e peculiare svolta da questa classe dirigente nella storia d'Italia). In realtà,
più che una forza di destra, essa costituiva un gruppo di centro moderato: la vera destra-quella dei clericali e dei nostalgici dei vecchi regimi -si era infatti autoesclusa dalle istituzioni del
nuovo Stato in quanto non ne riconosceva la legittimità.
La Sinistra
,.
Un fenomeno analogo si verificò sull'altro versante dello schieramento poIitico: quello della sinistra democratica, I mazziniani eli stretta osservanza
e, in genere, i repubblicani intransigenti rifiutarono di partecipare all'attività politica ufficiale. Sui banchi dell'opposizione in Parlamento sedevano, assieme agli esponenti della vecchia
sinistra piemontese (Agosti no Depretis, Lorenzo Valeria, Angelo Brofferio), quei patrioti
mazziniani o garibaldini (da Francesco Crispi ad Agostino Bertani, a Benedetto Cairoli)che,
in numero sempre crescente, decidevano di inserirsi nelle istituzioni monarchicbe,
sia pure
per cambiarie. Rispetto alla Destra, la Sinistra si appoggiava su una base sociale più ampia e
composita, che era formata essenzialmente dai gruppi piccolo e medio-borghesi delle città-
Stato
Nazioni e imperi
'.
e società nell'Italia unita
j
Lm.inomioate
professionisti e intellettuali,
ma anche cornmere;
.
dt
.
~mtie
irnpren Ion - e comprendeva
anche gruppi di o er .
e artigiani del Nord, esclusi dall'elettorato.
Nei pP al
anni do pc l' UnI't'a, Ia S·mistra
.
si contrappose
netta nnu
te alla maggioranza
moderata facendo proprie le r::~:
d,c~Zlom della democrazia
nsorgimentale:
il suffra io
umv~rsale, Il decentramento
amministrativo
e so ~at
tutto II completamento
dell'unità,
da raggiungers; tr :
rrute lo. ripresa dell'lnìaìanva
popolare. Col passare d:gli anni, la Sinistra venne ampliando
la sua base e il
program
d
suo
.
. ma venne per endo alcuni dei connotati origman, tanto da rendere abbastanza incerti i confini tra
maggIOranza e opposizione.
'Paese
legale.
:e;:::~se
on bisogna
dimenticare
stra e. Sinis~a erano
che De~
entrambe
il sistema
elettorale
Deputati della prima legislatura, 1861
~~~~~a:~~~ldel. ~~
Regno d'ftalia.•riunitosi a Torino il 18
l'unificazione ~~
~rt~~ a:~~taéreQInumerosi e ~vi .problemi che
'.
. uesto montaggiO di fotografi
una Significativa carrejlata alcuni deputati della prima e
f::~:~~~
espressione di una classe dirigente
molto nstretta, di un «paese legale" assai poco rappresentativo
del
«paes.e reale», La legge elettorale piemontese,
estesa a
tutto II Regno, concedeva infatti il diritto di voto solo a
quel Cittadini che avessero compiuto i 25 anni' sa
l'
' ~ss~
ro eggere e SCrivere e pagassero almeno 40 l' di'
t Il'
Ire
rmpos e a . a~no. ~uesti criteri non erano molto diversi
da quelli vigenn m Gran Bretagna prima della riforma
elettorale del 1867 [cfr. 20, 9j. Ma diverse erano le condizioni
del due paesi:
in Italia il redditI o pro-capite. era
c'
'.
irca un terzo di quello
mglese
ficile favorire la riuscita dei candidati «governativi».
L'isolamento
Questi caratteri della vita politica, comuni in una certa misura a tutti i
della classe
regimi liberali ottocenteschi,
in un paese appena unificato politicarnendirigente
te com'era l'Italia ebbero l'effetto di accentuare l'isolamento
della classe
dirigente. Una classe dirigente che era tuttavia convinta di rappresentare
la parte migliore e
più avanzata del paese e che, per molti aspetti, lo era dawero. Gli uomini della Destra storica si distinsero per onestà e per rigore, tanto da costituire, da questo punto di vista, un esempio mai più superato nella storia dell'Italia unita. Essi furono però portati a identificare le proprie sorti di gruppo politico con
quelle delle istituzioni statali, sottoposte alla minaccia concentrica
dei
«neri» e dei «rossi», ossia dei clericali reazionari e dei repubblicani rivoluzionari; a considerare i fermenti e le inquietudini
della società come altrettante minacce al bene supremo dell'unità appena conquistata.
GUIDAAU.OST\lDIO
i.'Quale origine aveva la classe politica del
primo governo unitario? 2. Da quali forze so-ciali era composta la Destra in Italia? 3. In
che cosa consisteva il programma politico
della Sinistra? 4. Che cosa significa
resoresslone «paese legale»? S. Che cosa
accomunava j politici della Destra a, quelll
della Sinistra? Cosa li distingueva?
e il tasso di analfabeti-
AccentramentolDecentramento
Per tutto il secolo XIX la scena politica europea fu dominata dallo scontro
-tnaogorare- fra conservatori, llberalmoderati e democratici: uno scontro
che riguardava essenzialmente
le far,
me e i modi della partecipazione al potere. Ma un altro scontro non meno importante, anche se meno appariscente, era quello che concerneva I'orgenizzaztone del potere: owero la forma accentrata o decentrata delle istìtuzìon,
statali. Su questo tema si fronteggiavano due modelli: quello francese - nato
con l'assolutismo regio e rafforzatosi
con la rivoluzione giacobina e con l'Impero napoleonico - prevedeva uno
stretto controllo del potere centrale
sugli organi di governo locale, realizzato attraverso una fitta rete di funzionari
smo era quasi tre volte più alto.
elle prime elezioni dell'Italia unita gli
Nel linguaggiopolitico il termine _uninominale. indica un sistema elettorale nel quale ci
iscritti nelle liste elettorali erano circa 400.000, meno del Z% della poposono tanti collegi quanti sono i rappresentanlazione totale e del 7% dei maschi adulti. Se poi si calcola che la percenti da eleggere (ecollegi unlnominall-). Esistono sistemi unìnomlnati a un tumo, nel quali il
tuale di coloro che non votavano pur avendone il diritto era molto elevata
seggio è assegnato al candidato che ha otte-finoa
toccare in certe elezioni i150%-si capirà come, nel primo ventennuto il maggior numero di voti-anche nel canio di vita unitaria, grazie anche al vigente sistema del collegio uninorniso in cui questa maggioranza non è assoluta
_. e sistemi uninominali a due turni che, nel
naIe, bastassero poche centinaia o addirittura poche decine di voti per elegcaso in cui nessuno abbia conquistato la
gere un deputato. Risultava così esasperato il carattere oligarchico e permaggioranza assoluta nel primo turno. prevedono un ballottaggio tra i due candìdati più
sonalistico della vita politica. _lell'assenza di partiti organizzati nel senso
votati.
moderno del termine, la lotta politica si impemiava su singole personalità
più che su programmi definiti: era dominata da pochi notabili in grado di
sfruttare la propria influenza e le proprie relazioni per ottenere i suffragi necessari all'elezione e veniva pesantemente
condizionata
dalle ingerenze del potere esecutivo, cui non era dif-
che facevano capo ai prefetti, rappreguito, esempi contrari nell'uno e nell'alse~tantl del governo nelle singole circotro senso. In Italia esisteva fra i demoscnzioru amministrative (dipartimenti);
cratici una forte corrente autonomista e
quello britannico lasciava invece ampi
federalista (si pensi a Cattaneo), mentre
spaz!. ne! campo amministrativo e an- I moderati, al potere dopo l'unificazione,
che In quello giudiziario, all'iniziativa
realizzarono un ordinamento fortemendelle comunità locali.
te accentrato.
La linea di divisione fra i sostenitori delPresi in sé, dunque, l'accentramento e
l'uno e dell'altro modello non coincideva
il decentramento non sono né -di decon quella fra conservatori e progressistra-, né .dj sinistra-: entrambi possostio Nell'BOa furono soprattutto i demon~ essere usati con scopi politici oppocratìcì a farsi paladini dell'accentramensti. E vero invece che la propensione a~
to e dell'unità amministrativa vista come
l'accentramento è propria in qualche
strumento di uguaglianza. mentre conmisura di chi detiene il potere centrale
servatori e mocerati difesero le autono(e cerca di rafforzarne le basi), mentre
m~e e le diversità locali come ilcontesto
Il decentramento è solitamente rivendipiu adatto a far valere i tradizionali privi- cato dalle forze che da quel potere solegi socìali delle classi alte. Ma non mano no escluse o non vi si sentono adeguacarona, e non sarebbero mancati in setamente rappresentate.
~
LO STATO ACCENTRATO,
IL MEZZOGIORNO
E IL BRIGANTAGGIO
La preoccupazione
quasi ossessiva dell'unità da salvaguardare
contro nemici veri o presunti condizionò pesantemente le scelte dei primi governi
postunitari e determinò
in larga parte la stessa fisionomia del nuova Stato. I leader della Destra, ammiratori dell'esempio
britannico, erano disposti a riconoscere
in
teoria la validità di un sistema decentrato, basato sull'autogoverno
(self-govemment) delle comunità locali. Nei fatti, però, prevalsero le esigenze pratiche immediate,
che spingevano
i
governanti a stabilire un controllo il più possibile stretto e capillare su tutto il paese e dunque a orientarsi verso un modello di Stato accentrato
molto vicino a quello napoleonico:
basato cioè su ordinamenti
uniformi per tutto il Regno e su una rigida gerarchia di funzionari
dipendenti
'Le leggi
unificairici
dal centro.
Del resto, le premesse dell'accentramento
statale erano implicite nel rnodo stesso in cui si era giunti all'unificazione
del paese, mediante successive annessioni al Regno di Sardegna. Fra il giugno '59 e il gennaio '60, gra-
zie ai poteri straordinari conferiti al governo dallo stato di guerra con l'Austria, erano state varate senza alcun controllo parlamentare
numerose leggi riguardanti i settori-chiave
della vita
del paese. Talora si trattava di un'estensione,
con piccole modifiche, delle leggi piemontesi alle province appena annesse (così fu, ad esempio, per la legge elettorale). In altri casi furono
t'I
I ~
emanate leggi nuove: come la legge Casa ti sull'istru .
.
nazionale e stabiliva il principio dell'i truzi
l
zrone, che creava un SIstema scolastico
, l'
s uzione e ementare obbl g t . (d
d d
ro attuazione ai comu ni), o come la l
R'
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eman an one pele, che affidava il governo dei comuni :~e
attazlz, sulll'ordinamento comunale e provincia_
di nomina regia e faceva delle rovin
n conSlg 'o e etto a suffragio ristretto e a un sindaco
nendole sotto lo stretto controll~ dei p~:f~~c,rcoscnzlOnI amministrative più importanti, posta legge fu successivamente estesa con po~::ppredsefìnthantI del potere esecutivo. Anche que.
.
..'
mo , 'c e, a tutto il Regno.
Il malessere
Fra, motivi che spinsero la classe dirigente a scegliere q e t
l .
del
e ad accantonare o ni roz tt d· cl
. usa so uz,one
Mezzogiorno
cipale fu
tituit g p "e o , ecentramento arnrrumstrativo, il princos rui o certamente dall ituazi
he si
re nel Mezzogiorno, Nelle province meridionali li
a SI azione c e SI era venuta a creare antico delle masse contadine si sornmè
d.ffuberatedal regime borbonico, Il malessemo a una , sa ostilità verso il
.
co, che non aveva portato nessun mutame t
d'
l
verso ~ nuovo .ordme politiaveva visto la borghesia rurale fare
id n O ra icale nella sfera dei rapporti sociali, anzi
!j
rapi amente causa c
.
.
nell'ultima fase dell'impresa ganb ldi
. omune con, «conquistatori», Già
.
a ma erano scoppiate so
tt tt . C
..
contadine di una certa gravità Ma
I I
l'
' pra u o m arnparua, rivolte
.
.
n mano c le a rea ta del n
St t .
.
do con, suoi tratti più spiacevoli a li occhi delle
. uovo . a o SI venne mamfestanlità, il servizio di leva obblioator,·o)g di dini .lopolazlOm
meridionali (la pesante fiscat
o
,'lSor
'm si recero più estesi
., f
. fi
srormarsi in un generale moto di riv It·
.
cl
esi e plll requenti, InO a tra,
o a, mcoraggrato a un
t d I I
.
to dalla corte borbonica in esilio a Roma.
a par e e c ero e sovvenziona.
Fin dall'estate del 1861, tutte le regioni del Mezzozi
.
I
erano percorse da bande di irre olari
. '.
gIOrno contmenta e
scolavano ai contadini insorti agli e.
T t . b bg . .' dove, briganti ven e propri si me,
>
x rru I ari or onici, al cosprratori legittimisti italiani e
Il brigantaggio
\'....r ~.... ......,
..·L'"
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Stato e società nell'Italia unita
Nazioni e imperi
"''-''-'.z
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stranieri. Le bande assalivano di preferenza i piccoli centri e li occupavano per giorni, massacrando i notabili liberali e incendiando gli archivi comunali: quindi si ritiravano sulle
montagne per attaccare subito dopo altrove. A queste aggressioni, che parevano mettere in
forse le basi stesse dell'unità nazionale, i govemi postunitari reagirono con spietata energia,
rafforzando in primo luogo i contingenti militari già presenti nel Sud, Nel 1863 il Parlamento approvò una legge che istituiva, nelle province dichiarate "in stato di brigantaggio», un
vero e proprio regime di guerra: tribunali militari per giudicare i ribelli e fucilazione immediata per chi avesse opposto resistenza con le armi. Sia per l'efficacia delle misure repressive, sia per la stanchezza della popolazione, il «grande brigantaggio» fu sconfitto nel giro di
pochi anni, Già nel 1865 le bande più importanti erano state isolate e distrutte.
Aspirazioni
Rimasero però irrisolti i nodi politici e sociali che avevano reso possibicontadine
le la diffusione del fenomeno, Mancò ai governi della Destra la capacie proprietà
tà o la volontà di attuare una politica per il Mezzogiorno capace di riasse ecclesiastico
della terra
durre le cause del malcontento: cause legate in gran
parte alla mancata realizzazione delle secolari aspirazioni contadine alla proprietà della terra. La divisione dei terreni demaniali - ossia delle
terre pubbliche di origine feudale o comunale - fu portata avanti con
scarsa incisività, mentre la vendita dei terreni dell'asse ecclesiastico, attuata col sistema delle vendite all'asta, non migliorò la situazione dei piccoli proprietari e dei contadini senza terra, che non erano in grado di
concorrere all'acquisto dei fondi, e si risolse in un rafforzamento della
grande proprietà. In generale le scelte di politica economica della Destra accentuarono
il divario fra le regioni del Sud e quelle del CentroNord. Molto prima di diventare oggetto di polemiche e di studi, la «questione meridionale»
era già una bruciante
Michelina Oe Cesare, 1865 ca.
Tra le file dei briganti militavano spesso
a~che ~edonne. Figlie, madri o mogli di
bnganti, spe~so rimaste sole, si univano
alle bande dimostrandosi capaci di
parteC!pare attivamente alla rivolta
contadina.
M·IA ,(.ig.ji%L't)gffl'$l
4-
L'UNIFICAZIONE
AgrEcoltura
e industria
ECONOMICA
realtà.
Questa espressione, che indica i beni degli
enti ecclesiastici, compare nella legislaziooe
per la soppressione degli istituti religiosi, dalle leggi piemontesi de11855 fino al Concordato Iateranense del 1929, che sancì la pacificazione tra Stato e Chiesa.
GUIDIW..i.OS1UIlIO
1.ln quali settori le leggi Casati e Rattazzi accentrarono le funzioni dello Stato?" 2. Perché i contadini meridionali erano ostili nei
confronti del nuovo Stato? 3. Come reagl il
governo al fenomeno del brìgantaggio? 4Che cosa si intende con l'espressione «neetlcne meddionale-?
Stato e società nell'Italia unita
~~",7rw,;o:=.:tW..'IIr1M
ltittlit,jNnilii\ììi,fff9iìIlm!lS!ìli
~.::J:'~
.• '"
La stazione
ferroviaria e piazza
Acquaverde a
Genova con i lavori
per le nuove
banchine del porto,
1880
..!':rrt::;:1::~
Attilio Pusteria, Alle
cucine economiche
di Porta Nuova,
188EH17
[Galleria d'Arte
Moderna, Milano l
Proposta per la
prima volta da
Quintino Sella nel
1862, la tassa sul
macinato fu
approvata solo nel
1868, per timore
delle reazioni che
avrebbe provocato
sulle fasce sociali
più deboli già
colpite dalle dure
condizioni
economiche
postunftarie.
Lo sviluppo delle
vie di
comunicazione fu
uno degli impegni
pnoritari del
governo unitario. Di
questi lavori
beneficlarono in
particolare le
ferrovie, ma anche
alcuni porti, fra cui
Genova, le cui
strutture furono
rinnovate e
potenziate in vista
di una economia
commerciale più
attiva.
nerale,. tutto il settore agricolo conobbe, nei primi decenni dopo l'unità, progressi abbastanza significativi ll1 termini di Incremento produttivo.
Nessun vantaggio immediato venne invece al settore industriale, che fu anzi ne] complesso penalizzato daWaccresciuta concorrenza internazionale. Continuò a svilupparsi l'industria della seta, tradizionalmente
esportatrice seppur poco avanzata tecnologicamente.
D~clmarono Invece le altre produzioni tessili, in particolare quella laniera, e, cosa ancora
pm grave, I settori SIderurgico e meccanico, ancora troppo deboli per potersi giovare dell'occasrone che In altri paesI era stata offerta dallo sviluppo delle ferrovie, la cui costruzione fu
invece affidata, In buona parte, a imprese straniere. Gli effetti negativi della scelta liberista
furono sentiti sopratturm dai pochi nuclei industriali del Mezzogiorno, inesorabilmente cancellatI dalla brusca caduta dei dazi protettivi all'ombra dei quali si erano sviluppati.
QuestI processi rappresentavano comunque un fattore di modernizzazione, dell'apparato
produttivo.
Ma essi non furono accompagnati
da
un azione efficace dei poteri statali, poiché gli uomini politici italiani,
della Destra come della Sinistra, erano convinti che l'Italia dovesse puntare sull'agricoltura
come base della crescita economica, men tre lo sviluppo industriale sarebbe venuto semmai
più :ard~. L'espansione dell'agricoltura degli anni '60 e '70, derivante da queste scelte, consentì un accumulazione
di capitali che rese a sua volta possibile un ulteriore potenziamento delle mfrastrutture (strade, ferrovie), indispensabile per il futuro sviluppo industriale. Ma
nel comple:so, dopo un ventennio di vita unitaria, l'Italia aveva perso terreno nei confronti
del paesI plU progrediti e Il tenore di vita della maggioranza dei suoi abitanti non aveva regIstrato mutamenti di rilievo: anzi, in alcuni casi, era addirittura peggiorato.
Un progresso
limitato
L:politi~a
'
Responsabile
fiscale
scale, dettata
struzione del
nel campo delle comunicazioni
principale di questa situazione fu la durissima politica fidalla necessità di coprire i costi dell'unificazione.
La conuovo Stato aveva infatti comportato spese ingentissime, sia
sia in quelli dell'amministrazione
pubblica, dell'istruzione
e dell'esercito. Per far fronte a queste spese, i governi della Destra dovettero ricorrere a una
serie di inasprimenti fiscali, che colpivano sia i redditi e i patrimoni sia i consumi (tasse su
sali e tabacchi, dazi locali sui generi alimentari). La situazione si aggravò ulteriormente
dopo il 1866, in conseguenza di una crisi internazionale e delle spese sostenute per la guerra
contro l'Austria [cfr. 20.3].
ci
.,
Per rinsanguare le casse delìo Stato, i governi succedutisi fra il '66 e il '69
~It~~~~nato
furono costretti acl appesantire le imposte già esistenti e, nell' estate del
1868, a vararne una nuova: quella sulla macmazione del cereali, meglio
nota come tas~a sul macinato. Si trattava in pratica di una tassa sul pane, cioè sul consumo
popolare per eccellenza, che colpiva duramente le classi più povere. Inoltre, dovendo essere pagata ai mugnai all'atto del ritiro della farina, non risparmiava nemmeno quel lav,oratori agricoli che producevano da soli i cereali o li ricevevano come parte del s~lan~. L introduzione di questa tassa accrebbe l'impopolarità della classedmgente:
provoco: alI l,mzlO del
1869, le prime agitazioni sociali su scala nazionale della stona dell Italia uruta. Scoppiati
senza alcun coordinamento un po' in tutto il paese, i moti contro la tassa sul macmato assunsero dimensioni preoccupanti soprattutto nelle campagne padane. La repressione fu anche in questo caso durissima.
. .
..'
. .
. , ,a- . ,
Alla fine la politica eli duro fiscalismo e di inflessibile ngore finanziario
ll Plabr~lggiO
ottenne gli effetti sperati. Le condizioni del bilancio statale migliorarono
d e nancio
. d e l pareggIO.
. Ma
rapidamente fino a raggiungere, ne l l 875 ,ol' biiettivo
intanto il fronte degli scontenti si allargava. Alla protesta dei ceti popolari, al cronico malcontento del Mezzogiorno, si aggiunsero le pressioni degli industriali e dei gruppi bancari e speculativi in favore di una politica
economica meno rigida e restrittiva, che lasciasse pIÙ mnpI rnargiru alla
formazione della ricchezza privata. Il peso di questi interessi sarebbe stato decisivo nel provocare la caduta della Destra.
GUIDAAl.Lm'I'\lDlO
1. In che modo si favorì l'unificazione economica del paese? 2. Che cosa accadde al
settore industriale ..italiano? 3. Quali erano
le nuove spese dello Stato unitario? 4. Chi
era contrario alla pcìltlca fiscale dello Stato
unitario?
Stato e società nell'Italia unita
1§!D:~~~LIi;:;::]~I1'n!1'
!l.mi:!· m:-.
~
MiJ4".:!i'ìW·'Y\!fi!!, 'Mi543]
Nazioni e imperi
IL COMPLETAMENTO
DELl'UNITÀ
Erano ancora vive le discussioni sulla provvisoria rinuncia alla conquista
del Lazio quando all'Italia si presentò inaspettatamente
l'occasione di
. vista
.
del
raggiungere l'altro obiettivo fondamentale
m
e cornt»
complment~ d e-l
~ le!Z3 guerra
d'indIpendenza'
l'unità: la liberazione del Veneto. L'occasione fu offerta, nel 1866, da una proposta di alleanza militare rivolta al governo italiano da Bismarck, che si apprestava allora ad affron~are
la guerra con l'Impero asburgico [cfr. 20.3]. La pa~ecipazlone
italiana fu decisiva per l eSIto del conflitto, in quanto impegnò una parte dell esercito austnaco e rese qumdI possihile
la vittoria prussiana. Ma, per le forze armate nazionali chiamate alla loro pnma prova Impe:
gnativa, la guerra si risolse in un clamoroso i~uccesso: gh italiani, infatti, furono sconfittr
sia per terra (a Custoza) sia per mare (presso l Isola di Lissa), nonostante le forze austrI:che
fossero inferiori di numero. In entrambi i casi gli alti comandi diedero cattiva prova di se: furono i loro errori di valutazione a trasformare in cocenti sconfitte quelli che in realtà erano
stati degli scontri brevi e confusi, con perdite limitate da arnbo ~e parti. Frattanto la Prussia,
avendo raggiunto i suoi obiettivi, aveva avviato le trattative per l arrrustizio. Dalla successiva
La questione
romana
pace di Vienna del 3 ottobre 1866 l'Italia ottenne solo Il Veneto.
.
.
L'ultima delle guerre di indipendenza SI concludeva cosi con un bilanUnbilancIO
cio quanto mai deludente: rimanevano sotto l'Austria la Venezia Ciulia
deludente
e il Trentina. Ciò avrebbetostituito,
ancora per mezzo secolo, un ricor,.
uLibera Chiesa
in libero Stato-
_
rente
scichi
nione
zioni
ziale
•
il
motivo di protesta e di agitazione patriottica. La guerra aveva poi lasciato pesanti ,strasul piano finanziario e, cosa ancora più grave, aveva suscitato m vasti strati dell Opipubblica una vera e propria crisi morale: quasi che l'infelice andamento delle operabelliche fosse la prova di una non ancora raggIUnta coesione nazionale, di unasosta~inadeguatezza del nuova Stato a inserirsi fra le potenze europee su un plano di parità.
D processo di unificazione
D cessioni di Nizza e Savoia
E6I annessione del Veneto, 1866
D annessione del Lazio, 1870
l'uniflcazione
d'Italia
Realizzata fra 111859 e Bia60, l'unità d'Italia non potè di~si
compiuta se non dopo le annessioni d~1venet~ (186~).e di Roma
con il Lazio (1870).
Rimanevano
tuttavia sotto Il dormmo
austriaco Trento e Trieste.
~battaglie
Il tentativo
garibaldlno
v
~
u
11859.60 1
11860-101
Questa situazione diede nuovo slancio all'attività dei gruppi democratici
d'opposizione. Mazzini intensificò la propaganda per una rifondazione
spedizione
repubblicana dello Stato, mentre Garibaldi ricominciò a progettare una
garibaldina
spedizione a Roma. L'azione dei volontari avrebbe dovuto appoggiarsi su
nel 1867
un'insurrezione
preparata dagli stessi patrioti romani nell'estate del
1867. Si sperava in tal modo di giustificare il colpo di mano, presentandolo come un atto di
volontà popolare, e di evitare così l'intervento francese. A metà ottobre, invece, Napoleone
III inviò un corpo di spedizione nel Lazio, mentre l'insurrezione a Roma fallì per la sorveglianza della polizia e per la scarsa partecipazione popolare. Il 3 novembre 1867, le truppe
francesi da poco sbarcate a Civitavecchia attaccarono presso Mentana le forze garibaldine
e le sconfissero dopo un duro combattimento. Svaniva così ogni speranza di risolvere la questione romana d'accordo col papa e con la Francia.
Il fallimento
della
La presa
di Roma
L'occasione per la conquista di Roma sarebbe però stata offerta, di lì a poco, dalla guerra franco-prussiana e dalla caduta del Secondo Impero. Nel
settembre 1870, subito dopo la battaglia di Sedan [cfr. 20.4J, il governo
italiano, non sentendosi più vincolato ai patti sottoscritti con l'imperatore, decise di mandare un corpo di spedizione nel Lazio e di avviare contemporaneamente
un negoziato col papa per giungere a una soluzione concordata. Benché fosse completamente
isolato in Europa, Pio IX rifiutò ogni accordo, deciso a mostrare al mondo intero di essere stato costretto a
cedere alla violenza. 1120 settembre 1870 le truppe italiane, dopo aver aperto con l'artiglieria una breccia nella cinta muraria che allora circondava Roma e dopo aver sostenuto un
breve combattimento
con i reparti pontifici, entravano nella città presso Porta Pia, accolte
festosamente dalla popolazione. Pochi giorni dopo, un plebiscito sanzionava a schiacciante maggioranza l'annessione di Roma e del Lazio.
r;;,iegg~
MA
delle
guarentigie
11trasferimento della capitale da Firenze a Roma fu effettuato nell'estate del 1871, dopo che lo Stato italiano ebbe regolato con una legge il
complesso problema dei rapporti con la Santa Sede. Questa legge, approvata il 13 maggio 1871, fu detta delle guarentigie, cioè delle garanzie, in quanto con es-
Carlo Ademollo, La
breccia di Porta Pia
[Civico Museo del
Plscrgimento.
MilanoJ
sa il Regno d'Italia si impegnava unilateralmente a garantire al pontefice le condizioni per
il libero svolgimento del suo magistero spirituale, secondo le linee del progetto cavouriano.
Al papa venivano riconosciute prerogative simili a quelle di un capo di Stato: onori sovrani,
facoltà di tenere un corpo di guardie armate, diritto di rappresentanza
diplomatica, extraterritorialità per i palazzi del Vaticano e del Laterano, libertà di comunicazioni
postali e telegrafiche col resto del mondo. Nel complesso la legge delle guarentigie attuava largamente
'il principio della libertà della Chiesa, la quale, liberatasi dal peso del potere temporale, finì col guadagnarne
,
.
Il non expedit
in dinamismo e in capacità di influenza.
Non per questo si attenuò l'intransigenza di Pio IX nei confronti del Regno d'Italia. Anzi, l'invito ad astenersi da ogni partecipazione
alla vita politica dello Stato, già rivolto dal clero ai cittadini italiani all'indomani
l'unità, si trasformò, nel 1874 , in un esplicito divieto pronunciato dalla Curia romana e riassunto nella formula del non expedit (<<non giova», «non
è opportuno» che i cattolici partecipino alle elezioni politiche). L'acquisto di Roma, nel momento stesso in cui coronava il processo di unificazione nazionale, ampliava così le fratture della società italiana e restringeva
la già fragile base di consenso su cui si reggevano le istituzioni.
6
del-
GUIDJVW.(JSTUOIO
che cos'a co'n~i'sievalra «9lJe's~oné rér:
mana»'? 2.'}n chernodo awenn~.r àn~e~~iO:
ne. del Veneto e dì R0lJ1a?i3.·.Q~G!!7:l'1l0r9 etr;
bere i democratici ne! nuovo qu"adr,o politico?;
4. Checcsa'regoleva la legge,de,l1e gu~!~n~l
tlgle? :,'" '"
":""'f"\"'"
,'."h:"
1.,in
LA SCNDS'I'IRA AL GOVERNO
Nella prima metà degli anni 'lO si verificarono nel quadro politico italia1 mutamenti
no alcuni significativi mutamenti. Aumentò il numero dei deputati che
nel panorama
politico
non si collocavano né a destra né a sinistra, ma si definivano «indipendenti" o di «centro». Si accentuarono le fratture interne alla Destra, sempre più divisa in
gruppi a base regionale (piemontesi, lornbardo-emiliani, toscani). Divenne evidente, anche
in conseguenza dei timori suscitati dalla Comune parigina [cfr. 20.5], lo slittamento di buona parte della Sinistra parlamentare su posizioni più moderate: venne così emergendo una
«Sinistra giovane», espressione di una borghesia (soprattutto meridionale) poco sensibile alla tradizione democratica-risorgimentale
e attenta piuttosto alla tutela dei propri interessi.
+> ",.
"""
[]
18 marzo 18761a Destra si presentò divisa nella discussione alla Carne~I~:~~~~ra
ra di un progetto governativo per il passaggio alla gestione statale delle
ferrovie, che erano affidate in esercizio a compagnie private. Il governo
Minghetti, messo in minoranza, presentò le dimissioni. Pochi giorni dopo, il re chiamò a
formare il nuovo governo Agostino Depretis, che costituì un ministero interamente composto da uomini della Sinistra. Nelle elezioni politiche del novembre di quell'anno, il nettissimo successo della Sinistra fu in parte dovuto alle pesanti ingerenze del governo. D'altro canto il risultato delle elezioni confermò il carattere irreversibile del declino della Destra.
"
Con la cosiddetta «rivoluzione parlamentare"
del marzo 1876 si apriva
Una nuova
stagione
una nuova fase nella storia politica de 11'Ita l ia unita. G iungeva a l potere
politica
un ceto dirigente quasi del tutto nuovo a esperienze di governo, diverso
per formazione e per estrazione sociale da quello che aveva retto il paese nel primo quindicennio di vita unitaria. Si allontanava l'età delle lotte risorgimentali mentre scomparivano.
nel giro di un decennio, gli ultimi protagonisti c1iquella stagione: Mazzini, spentosi in solitudine e in semi clandestinità a Pisa nel 1872; Vittorio Emanuele Il (cUI successe Il figlio
Umberto 1) e Pio IX, scomparsi ne11878 a poche settimane di distanza l'uno dall'altro; Garibaldi, morto a Caprera nel188Z. Al momento «epico» del Risorgimento era ormai su ben-
1
1il1
Il!
Stato e società nell'Italia unita
trato quello sempre più «prosaico»
te del governo dell'Italia unita.
e spesso deluden_
so elementare obbligatorio, o dimostrassero comunque di saper leggere e scrivere. Il requisito del censo era mantenuto, in alternativa a quello dell'istruzione, e abbassato di circa la
metà (da 40 a 20 lire di imposte annue pagate). A causa dell'alto tasso di analfabetismo, la
consistenza numerica dell'elettorato restava sempre piuttosto esigua: poco più di 2 milioni,
pari al 7% della popolazione e a circa un quarto dei maschi maggiorenni. Il corpo elettorale risultava tuttavia più che triplicato rispetto alle ultime consultazioni e, quel che più conta, profondamente
modificato nella composizione. Grazie alla nuova legge accedeva alle urne anche una frangia non trascurabile di artigiani e operai del Nord. Le prime elezioni a suffragio allargato (ottobre 1882) videro infatti l'ingresso alla Camera del primo deputato socia-
l'~aratteri
Nel momento in cui arrivò al potedella Sinistra
re, la Sinistra parlamentare aveva
.
fortemente attenuato la sua originana connotazione radicaI-democratica e aveva accolto nel suo seno componenti moderate o addirittura conservatrici. Ciononostante,
la nuova classe dirigente riuscì a esprimere in qualche modo il desiderio
di democratizzazione
della vita politica diffuso in larga parte della società: tentò infatti, pur con molte incertezze e cautele, di ampliare le basi dello Stato e
seppe venire' incontro alle esigenze di una borghesia
m crescita, meglio di quanto non fossero stati in grado
di fare gli uomini della Destra, troppo chiusi in un atteggiamento di aristocratico distacco rispetto ai fermenti del «paese reale».
lista, il romagnolo
li'trasformismo
e i suoi effetti
Andrea Costa.
La riforma elettorale dell'82 segnò il coronamento, ma anche il punto terminale, della breve stagione di riforme inaugurata con l'avvento della Sinistra. Furono proprio le preoccupazioni suscitate dall'ampliamento
del
suffragio e dal conseguente prevedibile rafforzamento dell' estrema sinistra a favorire quel processo di convergenza tra le forze moderate di entrambi gli schieramenti, che nacque da un accordo elettorale tra Depretis e il leader della Destra Minghetti e che prese il nome di trasformismo. La sostanza del trasformismo non stava - come sosteneva Depretis - nella «trasformazione» dei moderati in progressisti, ma piuttosto nel venir meno delle tradizionali distinzioni
ideologiche fra Destra e Sinistra e nella rinuncia, da parte di quest'ultima, a una precisa caratterizzazione programmatica. Si compiva così un mutamento ìrreversibile nella fisionomia
della Camera e nei caratteri stessi della lotta politica. A un modello «bipartitico» di stampo
inglese _ destra contro sinistra, maggioranza contro opposizione, conservatori contro progressisti _ se ne sostituiva un altro basato su un grande centro che tendeva a inglobare le opposizioni moderate e a emarginare le ali estreme (i conservatori più intransigenti da un Iato.I' estrema sinistra dall'altro). La maggioranza non era più definita sulla base di precise discriminanti programmatiche,
ma veniva «costruita» giorno per giorno a forza di compromessi e patteggiamenti: una situazione che provocava un sostanziale immobilismo nell'azione di governo,
l'g~~erni
Il protagonista indiscusso di questa
fase politica, il piemontese Agostino Depretis, già leader della Sinistra all'opposizione, fu capo del governo, salvo brevi
mter~rllZlOm, per oI~e diec.i anni. Mazziniano in gioventù, approdato pOi a posizioni più moderate, parlamentare espertls~lmo, Depretis riuscì a contemperare
con molta abilita le spmte progressiste e le tendenze
conservatnci che coesistevano all'interno della nuova
maggIOranza.
Depretis
Depretls In una vignetta umoristica, 1881
In
que~ta vignetta Depretls viene rappresentato intento nella ricerca
detl~ pietra filosofale che gli consentirà un potere eterno alludendo
COSIalla lunga durata del suo mandato politico.
I
imfloste dirette, imp:osie fndirette
Le riforme
Il programma della Sinistra era badel/a sinistra
sato su pochi punti fondamentali:
.
ampliamento
del suffragio elettorale, maggiore sostegno all'istruzione
elementare
sgravi fiscali soprattutto nel settore delle imposte indi:
rette, decentramento
amministrativo.
Quest'ultimo
Impegno fu accantonato mentre gli altri ebbero attuaZIOne, anche se a volte tardiva. La prima riforma attuata fu quella dell'istruzione elementare. Una legge del
1877 - nota come legge Coppo
d I
del mi .
stro che la presentò _ ribadiva l'abbi i d Il fr
.
mo a nome e rmrn•
0-0'
•
.
. go
e a equenza scolastica portandolo fino ai nove an~) ~ aggiungendovi alcune S3flZIOm per i genitori inadempienti. Tuttavia a causa cl lla
dirette sono quelfe che lo Stato applica ai redditi e ai patrimoso~ttuno case e terreni - dei singoli cittadini e che i cittadini pag~nodlre~amenteal fisco. le imposte indirette sono Quelle applicate
al consuml-. nell'aO? per esempio, la tassa sul macinato,
i uelle suìla be.rtZln~ o SU~ tabacchi: il cittadino le paga indiretta~t~ nel
momento In CUIacquista una certa merce, il cui prezzo verrà poi in P8(t,eversa~ allo Stat~.Le ~mpostedirette possono essere proporzionali al reddito? al patnmonio. o progressive, quando la loro incidenza au~enta ~ I a~entare della somma tassata. le imposte indirette colpl~no
In~
In egual misura tutti j consumatori: per questo sono
:~~~:~~~~mPOpolari, soprattutto quando si applicano ageneridi 181'I~poste
ni-
tar~n C~I versava la maggioranza
~o~~ 6e~: ~~~~:~;:
d o costantemente.
~~;e~:~~~~~
La
:~~~~::,~e
legge'
delle famiglie italiane e della scarsa ca~acità dei ~O~I~~~;
~~:~~l~~en:
Legato al problema
~e~:,~t::~~:~I:~;~~;~gpO
1
dell'istruzione
scodlastico: fiur nnmuen-
era quello dell'ampliamento
del suf-
ir;~~o.La nuova legge elettorale, approvata dalla Camera all'inizio del
do il diritto di v
-,Introduceva
come requisito fondamentale l'istruzione, concedenI
d
ot~ a tutti I cittadini che avessero compiuto il ventunesimo anno d'età
la
egge prece ente Issava l'età minima a 25 anni - e avessero superato
esame finale del ~or-
r
to/.tr41[,]k.@Qg"·, 'Ml'j5ìjl,;;; .547]
}
oltre che un netto scadimento nel tono della vita politica.
)
I
Il governo DepretiS
in una vignetta
satirica
La vignetta mostra i
ministri del governo
Depretìsmentre
.saitar» la
cavalilnescevaicencost
a
vicenda: in questo
modo gli oppositori
interpretavano la
politica del
trasformismo.
Stato e società nell'Italia
Nazioni e imperi
unita
i::dì~
Le Paludi pontine
La svolta moderata di Depretis ebbe come conseguenza il definitivo distacco dalla maggioranza dei gruppi democratici più avanzati che, pur
avendo abbandonato i metodi cospirativi e accantonato la pregiudiziale repubblicana, COntinuavano a battersi per il suffragio universale, per una politica estera antiaustriaca, per una
politica ecclesiastica più decisamente anticlericale e per un più vasto imOOIDAAl..!.elS1Ul}(D
pegno in favore delle classi povere. Sotto la guida di Agostino Bertani, e
1. Perché fa Destra perse le elezioni del
18767 2. Qual,era ll programrna di governo
poi di Felice Cavallotti, questo gruppo - che, con termine mutuato daldella Sinistra? ,3. Checesa accadde in 'sela Francia della Terza Repubblica [cfr. 20.8], fu chiamato radicale - svolgultc aUa.fegge elettoraie del 1882? -4. Che
cosa si jntenoe con"i! terniine «trasfortnl..
se negli anni '80 un ruolo di cornbattiva opposizione contro le maggioarno»? 5. Chi erano i radicali?',
ranze trasforrniste.
71
LA I?CLITICA ECONOMICA: CRISI AGRARIA
INDUSTRIAi..lE
E SVILUPPO
aii 'sgravi
Fra le cause che avevano portato alla caduta della Destra c'era il malconfiscali e
tento provocato dalla sua politica economica, sia fra i ceti popolari, graval'aumento della
ti dal peso delle imposte indirette, sia fra la borghesia produttiva, desiderospesa pubblica
sa di una linea meno rigida che incoraggiasse gli investimenti e la formazione della ricchezza. I govemi della Sinistra cercarono di venire incontro a queste esigenze
non facilmente conciliabili. La famigerata tassa sul macinato fu considerevolmente
ridotta
nel 1880, per essere poi del tutto abolita nell'84. Venne contemporaneamente
aumentata la
spesa pubblica, sia per coprire le accresciute esigenze militari sia per accontentare le richieste dei variegati gruppi di interesse su cui si reggeva la maggioranza. Questa politica provocò,
fin dall'inizio degli anni '80, la ricomparsa di un crescente deficit nel bilancio statale, senza
peraltro riuscire a superare le difficoltà economiche dovute in primo luogo all'arretratezza del
settore agricolo.
I limiti
Gli sviluppi registrati dall'agricoltura italiana nel ventennio 1860-80 non
dello sviluppo
avevano modificato nella sostanza i rapporti di produzione né avevano
agriCOlo
comportato grandi progressi nelle tecniche di coltivazione. Se miglioramenti vi erano stati, questi avevano riguardato soprattutto le zone e i settori già relativamente progrediti: le terre irrigue della pianura lombarda e le colture «specializzate» del Mezzogiorno (olivi, agrumi e soprattutto uva da vino). Altri mutamenti significativi si erano avuti,
fin dall'inizio degli anni 'lO, in alcune zone della Bassa padana, in particolare nel Ferrarese: qui grandi lavori di bonifica promossi da imprenditori capitalisti avevano sconvolto la fisionomia del paesaggio agrario e attirato vaste masse di braccianti. In tutto il resto d'Italia,
però, la situazione dell'agricoltura non era molto cambiata rispetto ai primi anni dell'unità
né erano molto migliorate le condizioni dei lavoratori delle campagne, oberati da contratti
arcaici, sottopagati, malnutriti, analfabeti nella stragrande maggioranza.
Questa realtà fu ampiamente documentata
dalla grande Inchiesta agratia deliberata dalParlamento
nel 1877 e presieduta dal senatore lombardo Stefano [acini. Dall'Inchiesta,
che fu conclusa nel 1884, emergeva un
quadro drammatico dello stato dell'agricoltura italiana. Nella relazione finale si indicavano
come rimedi un' estensione delle opere di bonifica e di irrigazione, un più razionale avvicendamento delle colture e una loro maggior diversificazione. Ma ciò richiedeva abbondanza
di capitali e disponibilità all'investimento
da parte dei privati: tutte condizioni che allora
mancavano, soprattutto nel Mezzogiorno.
L'inchiesta
Jacini
"'"
ravò quando a partire dal 1881, l'Italia cominciò a nLa situazione SI agg
,
l
l'Il!
a europea
sentire II effetti della cnsi che colpì 111queg I anm ag:lco tr
I
[ fr 18 g2] un brusco abbassamento dei preZZI interesso in pnmo luogo
C.
,
d
r dotti agncolI, a eccezione delle col tucereali e pO! tutto l'insieme
ei p Od' l
Al calo del
seguì
b ano la concorrenza o treoceano
h
re da esportazrone c e non su IV
d
per tutte le categone produttive
d
con conseguenti graVISSImI isagi
Il
un calo de a pro uzione,
l' d II C SIagrana furono analoghi a quejli gIà oslegate all'agncoltura Anche glI effetti SOClal e ad lrl' .onflittualità nelle campagne e rapido
,
d
eSIeuropei'
aumento
e ac
81
servati per l msierne ei l'a
b
ttutto verso l'estero Fra 1118 e
Le
conseg~e.nze
della .CrlSI
agrana
r==
Nonostante i lavori
di bonifica avviati
nella Bassa
pedana, nella
seconda metà
dell'80a
permanevano nel
resto d'Italia vaste
zone paludose
inservibili per
l'agricoltura. La
fotografia mostra
un'immagine delle
Paludi pontìne
(Lazio) prima delle
bonifiche operate
durante il ventennio
fascista. Questo
paesaggio di grande
suggestione
nascondeva una
realtà sociale molto
dura. In queste
zone dividevano la
vita con gli uomini i
bufali, i soli animali
domestid che
riuscivano a
soprawivere in un
ambiente ostile.
incremento del flUSSImigraton verso l ce?tn ur ~~~~ ~~~r~lhom di persone
111901 abbandonarono definitivarnente l Italia p
ltenore fattore di ntardo per Il decollo
Se, dunque, da un lato la cnsi agrar~a C~:::Ul ~:d~ttlva del paese e rallentò Il processo di
industriale italiano, m quanto indebolì la
p lt versi essa finì col favonrlo, o quanto
rrasformazione capitalistica dell'agncolt~raL' per a n n solo distolse capitali dal settore agnchiara la necessita
a cnsi no
d
l
cl
meno co ren erne piu c
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c
d e le illusioni d, chi ancora cre eva
d l
altri irnpieg l ma tece ca er
colo, ìndirizzan o l verso
, b d
l
ll'agncoltura e sull'esportazIOne
che lo SVIluppo econormco italiano potesse on arsi so o su
ù
dei prodotti della terra.
. d Il S' . t
rana come i loro predecessori, avversi in liGh esponenti e a irus fa e,
l'
. Oste conviuIl protezionismo
d' principio all'intervento dello Stato nel economia. _ue
.
nea l,
'
to tutt' altro che brillante dell' economta nazioni liberiste furono pero scosse dall ~ndamen .
ei so rattutto dalla Germania. Una
J
.
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zionale e dall'esempio che veniva daglI a1~; ;et~: ~~~~~at~ or~ai da quasi tutti gli industriadecisa svolta m senso proteziorushco era
.
d"
tamente favorevoli al liberismo ma
li e dagli stessi proprietari terrieri, un tempo mcon izrona
I
Il
ora colpiti dalle conseguenze della cnst agrana.
.li
nerale che metteva al riparo dalla
..
'11887
al varo di una nuova tarma ge
l 'd
SI gmnse cosi ne
,
.
. d ll'i cl tria nazionale (i più favoriti, oltre a SI e.
. portanti setton e m us l
.
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concorrenza s raruera nn
l .
) olpendo le merci di importaZIOne
'1 l'
'1 cotoni ero e lo zucc -ienerc , c
,
fu
rurgico,
rano l amero, l
. l
'1 o o regime doganale fu esteso ai cerea. cl . d' trata In campo agnco o, l nu v
con pesanti azi I en \'.
.'
fa 1'87 e 1'89. La tariffa dell'87 segnava una rottura
li: il dazio sul grano fu quasi triplicato r
.
l'
. '60 e '70 e poneva le basi di
..
lib
b sta segUlta neg l anni
definitiva con la tradizione l eroscam l "1
certi aspetti a quello realizzatosi nella
d' otere economico - sirm e per
.
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un nuovo
acca IP
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ll'alleanza fra l'industria protetta e l gran. bi
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a [cfr 20 3 e ]-lon
a o su
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Germama
isrnarc uan
.. '.
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sull'intreccio non sempre implora
I
di proprietari terrieri (settentrionali e men IOn. l e
maggiori gruppi di interesse e I poten statali.
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Il
I
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l'
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Stato e società
Nazioni e imperi
È ormai opinione comune che la scelta protezionistica costituisse per
l'Italia una sorta di passaggio obbligato sulla strada di quel decollo industriale poi realizzatosi a partire dagli ultimi anni dell'800. È certo tuttavia che, almeno nell'immediato,
la tariffa dell'87 produsse una serie di conseguenze negative e accentuò gli squilibri fra i vari settori dell'economia e fra le varie zone del paese. I dazi
doganali non proteggevano in modo uniforme i diversi comparti produttivi. Al forte sostegno
accordato alla siderurgia, anche per motivi «strategici» legati agli armamenti, faceva riscontro la scarsa protezione di cui godeva l'industria meccanica (danneggiata oltretutto dal rialzo dei prezzi dei prodotti siderurgici).
Gli squilibri
economici
Per quanto riguarda l'agricoltura, l'introduzione del dazio sul grano provocò un immediato rialzo del prezzo dei cereali che, se da un lato rappresentò una boccata d'ossigeno per le
aziende in crisi, dall'altro danneggiò i consumatori e contribuì a tenere in vita, soprattutto
nel Mezzogiorno, realtà produttive tecnicamente arretrate. Contemporaneamente
l'agricoltura meridionale veniva colpita nel suo settore più moderno: quello delle colture specializzate, che si reggeva soprattutto sulle esportazioni e che vide bruscamenGUIDAAJ.WS1\JD!O
te chiudersi il suo principale mercato di sbocco. La tariffa dell'87 ebbe
1. come si mòdificò il bilancio statale agli inizi degli anni 'BO? 2e Che cosa accadde nelinfatti come conseguenza una rottura commerciale, poi degenerata in vele campagne italiane a partire dal 1881.? 3.
ra e propria guerra doganale, con la Francia, che era stata fin allora il
Come si ccstitul'Ilnuovo blocco di potere' in
Italia? 4. Quali furono re conseguenze della
principale partner economico dell'Italia e il maggior acquirente dei pronuova tariffa doganale del 18B,??
dotti agricoli del Sud.
B
LA !POliTICA lESTERA: TRIiP'UCIE AH.ll.fANZA
Eli) ESPANSIONlE COLONIAll..E
1m
Anche per la politica estera italiana gli anni della Sinistra segnarono una
svolta decisiva: nel maggio 1882 il governo Depretis - abbandonando la
linea di prudente equilibrio seguita dai governi precedenti e basata sul
mantenimento di buone relazioni con tutte le grandi potenze e sul rapporto «preferenziale"
con la Francia - stipulò con la Germania e l'Austria-Ungheria il trattato della Triplice alleanza [cfr. 20.6J. Diversi motivi concorsero a determinare e a rendere quasi inevitabile questa scelta che rappresentava una netta rottura con la tradizione risorgimentale. Pesarono nella decisione preoccupazioni di ordine interno: l'alleanza con gli imperi conservatori del
Centro Europa sembrava infatti la più adatta a conferire solidità alle istituzioni del giovane
Stato. Ma la motivazione principale fu di natura internazionale: in particolare il desiderio
di uscire da una situazione di isolamento diplomatico
che appariva insopportabile
in
un'epoca dominata dalla logica di potenza.
La svolta
La C,isi-!~~isina
Questo isolamento era apparso in tutta la sua evidenza nel ISSI quando
la Francia, col consenso delle altre potenze, aveva occupato la Tunisia e
l'Italia - che da tempo nutriva aspirazioni su quel territorio, anche per la presenza di una
forte comunità di emigrati italiani - non aveva potuto far nulla per opporsi. Ne era seguito
un grave deterioramento
dei rapporti itala-francesi, destinato a far sentire i suoi effetti per oltre un quindicennio. Per uscire dall'isolamento, l'Italia non aveva dunque altra strada se non
quella dell'accordo con Germania e Austria, insistentemente sollecitato da Bisrnarck.
L~Tri;iic~'
La Triplice era un'alleanza di carattere difensivo, che impegnava gli Stati firmatari Cl garantirsi reciproca assistenza in caso di aggressione da pare l'irredentismo
te di altre potenze. In concreto, l'Italia veniva coinvolta nel sistema di sicurezza bismarckiano, ricevendone in cambio la garanzia contro un'improbabile
aggressioalleanza
M
unita
. rovi alleati alcun vantaggio immediato, anzi. rinuncianne francese, ma senza ottenere dal Ol
.
d Il terre irredente (cioè il Trentine e la Vedo implicitamente
alia rivendicazione stf~ca t e : dominio austriaco). Un problema, qued1
nezia Giulia, «non redente» ovvero ~on Il Ilera e erose associazioni e irredentiste», nate ne. 1
nte VIVOc a e nurri
<
,
cl l
sto, che era tenuto partico arrne .
cl' aie e che fu drammaticamente
riproposto
a
gli ambienti della simstra repubblicana e ra IC '.
.
to nel dicembre l882 per aver cerd' G lielmo Oberdan, un gIovane triestino impicca
.
caso 1 ug
ira dell'i
t
ustriaco Francesco GIuseppe.
cato di attentare alla VIta de. Imper~ ore a
dell'Italia migliorò nel 1887, quando, in occar'
. """ La situazione dip ornatIca.
.
.'
l trattato due nuove
Il rinno~o .
'i ne del rinnovo della Tnphce, furono inserite ne
..,
. ._
della Triplice
s IO
l La rima stabiliva che eventuali modifiche territoriali nel Bal
ciauso e.
p
do fra Italia e Austria e che ogni vantaggio di una
cani sarebbero avvenute di comune accor da ade uati «compensi» per l'altra. Con la secondelle due potenze sarebbe stato bilanciato
g
f . dell'Italia in caso di un conflit. .'
nava a intervenire a ranco
.
~
da clausola, la Cerrnania SI impegi Marocco e in Tripolitania. L'Italia si garantIva CaSIcon:
to provocato da iniziative francesi m
_.
. ffi
la sua aspirazione a un ruolo di
tra il ripetersi di episodi come quello tUnISInO e na errnava
potenza mediterranea.
lla sti ulazione della Triplice, il governo Depre'" , .
.,
,
Contemporaneamente
a
p...
..
dalla ressione di nL'avvio
. M icini s into da considerazìoru di presngio e
p
.
dell'espansione
tis-r al
'.
t esse aveva ritenuto opporhmo porre le basi per una
in Africa
stretti gruppI l. In er
l in una zona dell'Africa orientale in CUI
orientale
piccola imzianva eo orna e
d'
l t ri e missionari italiani) e
.•
(l
(
I er la presenza l esp ora o
l'espansione apparIVa plU aCI e anc le p.
difficil ravvisare per l'Italia interessi econo-t ma m CUI era l lCl e
.
l
la concorrenza meno agguern a,
. Il unto di partenza fu costituito dall'acqUISto, ne
miei o strategICI di qualche Importanza.
P
'd'
l del Mar Rosso. All'acquisto fece
.
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Il bai d' As b sulla costa meri lana e
Giugno 1882, de a ara l sa,
d'
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he occupò una striscia di terntono
ra
b
segUl't 0, ne l l885 l'invio di un corpo l spe izione C
à..
J
degli anni 'SO
nell'Italia
ì :
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la baia di Assab e la città di Massaua. .
d'
c ava con l'Impero etiopico, il più forbit t d npolazioni no ma l, connn
h'
Questa zona, a 1 a a a p
.'
Abiss:
come veniva comunemente c 12li S . fri
. L'ElIop12-0
)lSSInIa,
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te e il più vasto fra g l tati a Icam..
lt arretrato con una popolazione di re.
l'
se econoIDlcalnente mo o,
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mata m Ita la - era un ~ae
.'
valenza alla pastorizia, con un orga11lZZaZlOde cristiana e di confessione capta dedita In pre
Michele
Cammarano, La
battaglia
di Dogali,
1.896
[Galleria Nazionale
d'Arte Moderna,
Roma]
Assieme a quella di
Adua (1896)
la
sconfitta subìta
dalle truppe italiane
a Oogali fu
particolarmente
traumatica per
l'opinione ~u~b.lica
perché srrumn Il
mito della
superiorità bellica
dei bianchi. In
questa immagine è
interessante notare
come all'ardore
composto e ?Iastico
delle truppe Italiane
si contrapponga il
confuso. violento e
per questo
spiazzante attacca
indigeno. Lo
sparuto reparto
italiano. compost?
da 500 soldati, SI
trovò infatti a
fronteggi are un
numero di nemici
tale da perdersi
all'orizzonte.
Stato e società nell'Italia
Nazioni e imperi
ne di tipo feudale In cui l'autorità dell'irn erator (
del slgnon locali (ras) che dispon
dp
e negus) era fortemente limitata da quella
evano I propn eserciti In u
l
carona di stabilire buoni rapporti con l t
d
n pnrno tempo g I italia m cerMa, quando tentarono di ampliare
e iopi e ;rvlare una penetrazione commerciale
scontrarsi con la reazione del negus G oro cornvtroda territoriale verso l'm temo, dovettero
iovanrn
e ei ras locali
L'eccidio
Nel gennaio 1887 una colonna d 500
l
di Dogali
truppe abissine e sterminata nel p~esSi dm~ltanllt~Iam
fu sorpresa dalle
SUSCitòun'ondata di proteste In tutt l I oga I a notizia dell'eccidio
GUIDAAI.I.CS1\.IDIO
di estrema srrnstra ch'
o I paese, In particolare fra I gruppi
e opposti ali' avventura colonial e
1. Quale fu fa funzione della Triplice alleanPrevalse però l' eSlgen::~ e~~~
za? 2. Chi erano gli irredentìsti itaìianl? 3.
ra accordò al go
fi: e are I prestigio nazionale: così la CarneDove SI rndrnzzò l'lnlzìatfva colomale del governa I nanzrarnenti richiesti pe l'
d
c
verno Depretis? 4. Che cosa accadde a Doper Il consolidamento
dell
l
r invio I nnrorzi e
gall ne11887?
a presenza ua lana sulla fascia costiera
unita
Kt#"§II,!i,>fl5j: -~._~
Gli anarchici
li
~_""",,,,,,,",,,,,,..,q
semr
Gli operaisli
~
MOVDMENVO OPERAIO lE ORGANIZZAZIONI
CAnOLICHIE
la classe
La crescita di un movimento operaoperaia
IOorganizzato fu rallentata, in lta.
ha, dal ritardo nello sviluppo indu~t~~le e dalla conseguente assenza di un proletariato di
a. nca mo~~rn~ e numericamente consistente. Degli oltre 3 milioni di persone - pari a un 20% della popolazione atbva- che il censimento del 1871 . d'
come add tt' ll'i d
. l
In icava
e J ~ • In ustna, Clmaggioranza
era costituìta da lavoranti di botteghe artigiane. Anche nelle unità
pro~uttlve di maggIOri dimensioni (specie nel settore
tessil e, dove era molto numerosa la manodopera femminile e minorile) accadeva spesso che gli operai alternassero stagionalmente il lavoro in fabbrica con quello
nel campi; e molto diffuso, sempre nel settore tessile
restava Il lavoro a domicilio.
'
Le so~ietà dr''"
Fino all'inizio degli anni '70, l'uniorganizzazione operaia di una
certa consistenza diffusa in tutto il
paese fu quella delle società di mutuo soccorso associazrorn in parte controllate dai mazziniani e in' parte
orgaruzzate da esponenti moderati. Concepite come
strumenti di educazione del popolo più che come orgamsml di lotta, le società operaie avevano essenzialmente scopi di solidarietà, rifiutavano la lotta di classe e d
consideravano «funesto» il ricorso alI o sciopero
.
E
Giuseppe Mericci, L'artigiano cieco e la sua famiglia, 1851
fa unque natu~ale che perdessero terreno via vi~
:ffiSSO. alle ~palle.dell'artigiano. un manifesto invita alla
che lo scontro sO~lale si faceva più aspro e che corninormaaone di SOCietà di mutuo soccorso: un'alternativa al
?eSOlante spettacolo di indigenza rappresentato Il
.
flava ahdlffondem n.el paese l'internazionalismo
sociaal r:et~g~~~~n~~I1~ ISta,.~ e m Italia SI ISpIrÒ, almeno in un primo temdi tragico isolamento.
uen I snuanoru
po, pm alle teorie anarchiche di Bakunin che a quelle d, Marx [cfr. 16.7J.
mutuo soccorso
ca
:~~:~~ee~~Oe~~:n~~~~e:a~~~::~~n~e~:~~i~~~~i~r~'q
Le associazioni
operaie
Fra il 1887 e il 1893 sorsero le prime federazioni di mestiere a carattere
nazionale, vennero fondate le prime Camere del lavoro (organizzazioni
sindacali a base locale), si accelerò anche la penetrazione del socialismo
fra i lavoratori della terra grazie al movimento associativo fra i braccianti e i contadini della
Valle padana. Per tutto il movimento di classe si poneva a questo punto il problema di una
organizzazione politica unitaria capace di guidare e coordinare le lotte a livello nazionale.
Labriol; .
Il problema non era di facile soluzione a causa della frammentazione
ore Turati
ganizzativa del movimento operaio e del suo scarso grado di maturazione ideologica. Le opere di Marx, infatti, erano poco conosciute e l'unico
autentico e originale teorico marxista allora attivo in Italia era il filosofo napoletano Antonio Labriola, amico e corrispondente
di Engels. Ma Labriola, proprio per il suo rigore teorico, era una figura sostanzialmente
isolata tra i leader socialisti. Fu invece un intellettuale
milanese, Filippo Turati, il principale protagonista delle vicende che portarono alla fondazione del Partito socialista italiano. l ato nel 1857 da una famiglia dell'alta borghesia lombarda, Turati aveva militato da giovane nelle file della democrazia radicale. Decisivo per la
sua formazione politica era stato l'incontro con Anna Kuliscioff, una giovane esule russa
che aveva già alle spalle una notevole esperienza politica e una larga conoscenza del mondo socialista europeo. Ma non meno decisivo fu il contatto con l'ambiente operaio di Milano, già allora indiscussa capitale economica d'Italia e sede degli esperimenti più avanzati di
associazionismo fra i lavoratori. La posizione di Turati, meno rigorosa sul piano teorico di
quella di Labriola, fu molto chiara nelle scelte politiche di fondo: l'affermazione
dell'autonomia del movimento operaio dalla democrazia borghese; il rifiuto dell'insurrezionismo
anarchico; il riconoscimento
del carattere prioritario delle lotte economiche; l'esigenza di
collegare queste lotte con quelle politiche e di inquadrarle in un progetto generale che aveva come obiettivo finale la socializzazione
dei mezzi di produzione.
'_:: 553J
554
Stato e società nell'Italia
Nazioni e imperi
Bandiera socialista
la bandiera rossa fu adottata come simbolo del Partito socialista
nel 1892. la falce e il martello, simboli dell'unita tra contadini e
operai, apparvero solo dopo il 1919.
La nascita ShWi
Nell'agosto del 1892 si riunirono a
del Partito
Genova i delegati di circa 300 fra
socialista
società operaie, leghe contadine,
circoli politici e associazioni di varia natura. Subito si
delineò la frattura tra una maggioranza favorevole all'immediata costituzione di un partito e una minoranza contraria, formata dagli anarchici e da una parte
degli aderenti al Partito operaio. Vista l'impossibilità
di trovare un accordo, i delegati della maggioranza,
guidati da Turati, abbandonarono
la sala del congresso e, riuniti si in altra sede, dichiararono costituito il
Partito dei lavoratori italiani, approvandone
subito
il programma e lo statuto. Il programma inclicava come fine la «gestione sociale» dei mezzi di produzione e, come mezzo atto a raggiungerlo, «l'azione del
proletariato organizzato in partito [... J esplicantesi
sotto il doppio aspetto: l) della lotta di mestieri per i
miglioramenti immediati della vita operaia [... J; 2) di
.
una lotta più ampia intesa a conquistare i poteri pubblici». L'anno seguente il nuovo partito avrebbe modificato il suo nome in Partito socialista dei lavoratori italiani, per assumere poi, nel 1895, quello definitivo di Partito sociali.
sta italiano.
I cattolici
Se per la classe dirigente liberaI-moderata il movimento socialista rappree l'Opera
sentava una presenza minacciosa, sull'opposto versante politico non medei congressi
no preoccupante
era l'atteggiamento della massa dei cattolici militanti,
fermi nella fedeltà al papa e nel conseguente rifiuto dello Stato uscito dal Risorgimento [cfr.
23.5J. I cattolici costituivano una forza eversiva nei confronti delle istituzioni unitarie di cui
non riconoscevano la legittimità: una forza tanto più pericolosa in quanto profondamente
radicata nel tessuto sociale, in particolare nel mondo delle campagne. II divieto papale di
partecipare alle elezioni, formulato col non expedit del 1874, non si applicava alle elezioni
amministrative né significava per il movimento cattolico la rinuncia a una presenza autonoma nella vita del paese. Proprio nel 1874, in un convegno tenuto a Venezia, un gruppo di
autorevoli esponenti del mondo cattolico italiano (ecclesiastici e laici) decise di dar vita a
un'organizzazione
nazionale che fu chiamata Opera dei congressi: saldamente controllata dal clero, ebbe il compito di convocare periodicamente congressi delle associazioni cattoliche operanti in Italia, assicurando loro un più stretto collegamento. Il suo programma
si riduceva a una dichiarazione di ostilità nei confronti del liberalismo laico, della democrazia e del socialismo, a una professione di fedeltà al magistero del pontefice e alla dottrina
cattolica.
Aperture
e contrasti
Qualche segno di apertura si ebbe dopo il 1878, in coincidenza con l'avvento al soglio pontificio di papa Leone À'III. Sotto il suo pontificato il
movimento cattolico italiano accentuò il suo impegno sul terreno socia-
unita
,I
le cui lo spingeva fatalmente la stessa tendenza a raccogliere una base di massa. Sorserolco.'
~ tto in Lombardia e nel Veneto società di mutuo soccorso, cooperatIve agnco e e
soprarru
'
.
.
.
arti iane controllate dal clero e ispirate alla dottrina SOCIalecattolica. ,
.
8i fronte alla crescita delle organizzazioni cattolico-in transigenti, l atteggIamento
del\a
classe dirigente fu incerto e os~iIlante. Da un lato glI uomini della Sinistra erano natura -
SI,
mente portati a combattere l'associazionismo cattohco m ognr sua forma,
dall'altro erano indotti a riconsiderare l'importanza di un accordo ~on I~
Chi~sa per la stabilità politica e sociale del paese: Ma un tentativo d,
conciliazione
avviato nel 1886-87 per iniziativa di esponenti cattolicomoderati si scontrò con l'intransigenza del papa sulla questione della so-
ClU!DAAl!iIlS1lJIlIO
1. Quali furono le prime organizzazioni ~oCi&
liste italiane? 2. Chi era FilippoTurati? 3.
Qual era il programma politic~
~eIPart~ del
lavoratori italiani? 4. I cattoliCI patecìpeve
no alla vita politica?
vranità su Roma e si concluse con un fallimento.
1@
LA DEMOCRAZDA AUTORITARIA DI FRANCESCO
erispi
al governo
CRISPI
Ouando, nell'estate del 1887, morì Agostino Depretis, parve naturale che
;;-succedergli fosse Francesco Crispi, ch~ rico?riva allora la canca di rrumstro degli Interni ed era certo la personahtà plll nlevante della S1I11strapar-
lamentare. Siciliano, primo meridionale a salire alla presidenza del ConSlgho,Cnspl
poteva
contare in virtù del suo passato mazziniano e garibaldino, su ampie simpatie a sinistra, ma anche sull~ benevola fiducia dei gruppi conservatori, attratti dalle sue promesse dlun~stde di governo più autoritario ed efficiente, di chiara impronta "b,smarcklana". Appoggra~ OSI-sidenlarghissima maggioranza e accentrando nella sua persona per quasi quattro anm a presI enza del Consiglio e i ministen degh Interni e de~h Esteri, Crispi impresse in effetti una decisa svolta all azione
di zovemc: accentuò le spinte autoritarie e repressive,
rna si fece anche promotore di un'opera di riorganizzazione e di razionalizzazione dell'apparato statale che
non aveva precedenti, se non nei primi anni dell'unità,
e che certo non fu priva di aspetti positivi.
1
.•
••
,
Nel 1888 fu approvata una legge
Riforme .
comunale e provinciale che ame rapressrcne
pliavail diritto di voto per le elezioni amministrative
e rendeva elettivi i sindaci dei comuni con più di 10.000 abitanti. Nel 1889 fu varato u~
nuovo codice penale - noto come Codice Zanardelh,
dal nome delI'allora ministro della Ciustizia - che aboliva la pena di morte, ancora in vigore in tu.tti i maggIOri Stati europei, e non negava il diritto d, sciopero, neonoscendone implicitamente
la legittimità. Questo n:
conosci mento era però temperato dalla nuova legge d,
Pubblica sicurezza - varata anch'essa neII'89 - che,
pur essendo più avanzata della precedente, poneva gravi limiti alla libertà sindacale e [asciava alla polizia ampi poteri discrezionali, come quello di inviareal domicilio coatto senza l'autorizzazione della magIstratura,
gli elementi ritenuti pericolosi. Di questi poteri i gover-
Ritratto di Francesco Crispi
Ministro degli Interni con Depretis nel 1877-78 e nell'87, ?rispi ,
guidò il suo primo governo dall'a7 al '91 e il secondo dal 93 al 96.
"fS56"",,--,,-,-~_'"'=_",,,"~~:~m
••·.iJi1i
•••,,•.•J«...•~lj_.
Nazioni e imperi
Stato e società nell'Italia unita
ni presieduti da Crispi si valsero con molta frequenza, intervenendo duramente contro il movimento operaio, ma anche contro le organizzazioni cattoliche e contro i circoli irredentisti
di ispirazione repubblicana.
-La gabbia dei
malfattori. La legge
e uguale per tutti-
[Dalla rivista
_l'Asino_, 1893.
Collezione privata.
Milano]
Il
Alla riorganizzazione dello Stato faceva riscontro, nei progetti di Crispi,
rafforzamento
una decisa quanto velleitaria affermazione del ruolo dell'Italia come
dalla Triplice
grande potenza, anche nel settore coloniale. Per realizzare il suo programma, lo statista siciliano puntò fin dall'inizio sul rafforzamento della Triplice alleanza e,
all'interno di essa, sul consolidamento
dei legami con l'Impero tedesco. Conseguenza
di
questa politica fu un ulteriore inasprimento dei rapporti italo-francesi, che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nella "guerra doganale. {cfr. 23.7].
della Triplice doveva non soma anche servire da base per una più" attiva presenza sullo scacchiere africano.
Nel 1890 i possedimenti italiani furano ampliati e riorganizzati col nome di Colonia Eritrea,
mentre venivano poste le basi per una nuova iniziativa di espansione sulle coste della vicina
Somalia. La politica coloniale di Crispi suscitava, però, perplessità in seno alla stessa maggioranza, in quanto risultava troppo costosa per il bilancio dello Stato in un momento di grave crisi economica. Messo in minoranza in una votazione alla Camera, Crispi si dimise all'inizio del 1891.
La politica
coloniale
Nelle intenzioni
La vignetta satirica
denuncia il
coìnvoìglmento
della classe politica
italiana nello
scandalo della
Banca romana. Si
riconoscono fra gli
altri Crispl (in prima
fila al centro con i
baffi bianchi) e
Giolitti (secondo da
sinistra in seconda
fila). In alto a
sinistra l'immagine
del defunto
Depretis.
di Crispi, il rafforzamento
lo garantire l'Italia da nuove iniziative francesi nel Mediterraneo,
Il programm~"'"
Nel maggio 1892, dopo un intermezzo in cui la guida del governo fu affidata al marchese Antonio di Rudinì, esponente di quell'ala della destra
conservatrice che si era opposta alla politica coloniale e finanziaria di
Crispi, la presidenza del Consiglio passò al piemontese Giovanni Giolitti. Figura centrale
del successivo trentennio di storia italiana, Giolitti, allora cinquantenne, si presentava alla
ribalta politica con un programma piuttosto avanzato. In politica finanziaria mirava a una
più equa ripartizione del carico fiscale, che risparmiasse i ceti disagiati e colpisse con aliquote più alte i redditi maggiori (secondo il principio, oggi universalmente accettato, della progressività delle imposte). In politica interna aveva idee innovatrici, contrarie all'intervento
repressivo contro il movimento operaio e le organizzazioni popolari, come dimostrò rifiutandosi di ricorrere a misure eccezionali contro i Fasci dei lavoratori. Questi ultimi erano
associazioni popolari (il termine «fascio» stava per «unione») sviluppatesi in Sicilia, che protestavano contro le tasse troppo pesanti e il malgoverno locale e chiedevano per i contadini
terre da coltivare e patti agrari più vantaggiosi. Non si trattava dunque di un movimento rivoluzionario, anche se diede luogo ad alcune manifestazioni violente (assalti ai municipi e
ai caselli daziarl), né di un movimento socialista in senso stretto, ma suscitò tuttavia forti preoccupazioni fra i conservatori di tutta Italia, ai quali non piacque l'atteggiamento,
ritenuto
«debole», del presidente del Consiglio.
di Giolitti
L'ostilità dei conservatori contribuì non poco a indebolire il governo e ad
accelerarne la caduta, che fu dovuta tuttavia alle conseguenze di un graromana
ve scandalo politico-finanziario,
quello della Banca romana.
La Banca romana era uno dei maggiori istituti di credito italiani, uno dei cinque che, assieme alla Banca nazionale, godevano del privilegio di stampare _ dietro autorizzazione del
ministero del Tesora - biglietti a corso legale. Avendo impegnato Somme cospicue nell'edilizia, negli anni in cui la capitale in rapida espansione era stata attraversata da una vera e
propria febbre speculativa, si era poi trovata in serio imbarazzo quando, alla fine degli anni 'SO, la crisi economica aveva colpito il settore delle costruzioni facendo fallire molte delle imprese debitrici. Per uscire dalle difficoltà, i dirigenti della banca si erano resi colpevoli di gravissime irregolarità
Una successiva inchiesta parlamentare rivelò il pericoloso inLo scandalo
della Banca
"
liti e iomalistico agli ambienti della speculazione edilitreccia che legava Il mondo po ItlCO gl"'
t h" finanziati dalla Banca ramana; e di
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zia e ancana. l o I epu
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C"IOlitti
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l'opinione pubblica in occasione delzioni di denaro che serviva a influenzare a s arnpa e
le campagne
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Il ritorno
elettorali..
l'
larità della banca in quanto ministro del
Accusato d, aver coperto e mego
.
Tesoro Giolitti si dovette dimettere. Asostituirlo fu chiamato nuovarnendi Crispi
te Crist i che me aveva, nello scandalo, responsabilità non meno pesan.
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e di rimettere ordine nel paese e d, arrestare la
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I d' embre del 1893 Crispi affrontò
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crescita del movimento operaio.
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economi~o il nuovo governo avtata dall'intensificarsi
delle agitazroru m Slclblra.In campo h inasprimenti fiscali e cornple..
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I 1926
ebbe ottenuto il monopolio della ernis. . . l B
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bblico Crispi non esitò a ricorrere a mezzi ecce.- -'
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Le leggi
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anlisoc;aliste
zron l' non solo er l'ordine costituito, ma per la stessa sicurezza dello
. penco o
.'
Pi di ennaio del 1894 lo stato d'assedio fu proclamaStato uscito dal Risorgimento. Ai pnm
a dove si era verificato, senza alcun nesII
to in Sicilia e successivamente
esteso a a und,g,an,
. e anarchica La repressione mili.
.. T . n tentativo I msurrezion
.
so con gli avvenimenti SlCI taru, U
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a iù generale repressione poliziesca
tare fu clura e sanguinosa e venne accompagna a "a un
ahe e iornali facenti capo al Par-
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estesa a tutto il paese e rivolta soprattutto co~~~ ~:~:~~
mot~ siciliano. Nel luglio 1894
tito socialista, che pure non aveva responsa I I a I . ttere organico facendo approvare dal
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Il
a one represslva un cara
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il governo va e are a a sua Zl . . " . d II lib tà d', stampa di riunione e di associaI
d' leggI limitative e a I er,
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Parlamento un comp esso I
.
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no in realtà come obiettivo principale
zione. Queste leggi, definite «antianarc le e», aveva
Stato e società nell'Italia unita
Nazioni e imperi
la battaglia di
Adua in un dipinto
etiope
Le condizioni di vita degli italiani
l'Impero enoprco
era uno Stato
povero, con una
popolazione
cristiana di
c;ootes.sione
capta;
r a~tà
del negus
era, Inoltre,
fortemente limitata
da una struttura del
potere di tipo
feudale che
esaltava
t'autonomiadei ras
capìlocali dotati di'
proprie forze
militari. Ciò
nonostante, la
potenzaetiope non
era trascurabile
perchépoteva fare
affidamento su un
notevolenumero di
uominie su una
consolidata
tradizionedi
bellicosità maturata
nellasecolare
resistenzaai vicini
paesi tsremrc.
AI
momento dell'unità la grande
maggioranza degli italiani era
analfabeta. Soltanto il 20% della
popolazione viveva in città. L'agricoltura
era l'attività economica prevalente, ma
si trattava' di un'agricoltura per lo più
povera, caratterizzata da una grande
varietà negli assetti produttivi: aziende
agricole moderne (Pianura pedana),
mezzadria (Italia centrale), latifondo
(Mezzogiorno). La condizione di vita dei
contadini era generalmente ai limiti
della sussistenza fisica. Questa realtà
di arretratezza economica e disagio
sociale era assai poco conosciuta dalla
classe dirigente nazionale.
classe dirigente: Destra e'
Sinistra Morto Cavour (giugno '61), il
gruppo dirigente che tenne le redini del
La
paese proseguendone
l'opera fu quello
della Destra. Le si contrapponeva
Il Partito socialista,
che nell'ottobre
fu d
.
quelli spera li da Crispi Le persecuzrom, I~~~~~r:to fuon legge Gli effetti non furono però
te orgaruzzanva
su CUi Si reggeva"
partito
rebb: nuscirono a distruggere la già solida reno nella Simstra democralica
e soprattutt
e acclre bero le srrnpatie di CUI I socialisti godeva"I
M
o neg I am lenii mtellettu
I
La sconfitta
! a Il colpo
definitivo per CrIS I ve
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di Adua e la
di conciliare la politica d
t P ,~ne dal fallimento
del suo tentativo
caduta di Crispi
alto livello di spese m I t I aus entà manziana col mantenimento
di un
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l l an e con una ripresa di uuzianva
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rna di protettorato sull'Ehopla,
:~I?I aveva cercato di stabilire una qualche forno, nel 1889, alla firma del trattato di Uccialli n~~vo negus Menelik trattative che portarem come un implicito nconoscimento del I
questo trattato, considerato
dagli Italia
gli etropr, che reagirono energicamente
al t~:t protettorato,
fu interpretato diversamente
da:
torno al potere di Crispi. Fra Italia ed Eti
ativi italiani di penetrazione
npresi dopo" nnel disastro di Adua del l0 marzo 1896. u~pla SI giunse così allo scontro armato, culmmato
a
camente anmentata
dalle forze etiopich
La colonfina Italiana di 16 000 uorruru venne pratilia VIOIen t e mallIfestaZlOnI contro la guerrae d'Afr
scon tta ebb
di
e imrne
ate npercussioru
In ltate altre Città, mentre Il governo fu costretto a di ICa scoppl~rono
a Roma, a Milano e in molsuo successore, ancora una volta Rudinì
me~efSl Crispi usciva dalla scena politica AI
•
rru, non resto che concIud
con l Etiopia che garantisse almeno la
ere m tutta fretta una pace
malia. L'episodio di Ad
I
presenza Italiana m Entrea e SoGtJlJ)AAU!'-S1tJIl1O
ua e e reazronr che
~~n~1 ~ra sostenuto Il governo di Francemostrato quanto la guerra coloniale fosse
ne erano seguite avevano din
pr
2. QualiiruziatlvedI politicaInterlari e da larghi strati della st . I
d poco sentita dalle masse POI)Oa ed estera furono varate dal governo Cnessa c asse lngent
~Pl? 3. PerchéGlolltti dovetteabbandonare
stato Il tentativo di Crispi di co liere
e e quanto illusorio fosse
I governo? 4. Quale fu lo scopo delle leggI
paese, m un'avventura
Imperl'agl t
successi di prestigio, per sé e per Il
~antianarchlche.? 5. ComeSIconcluse l'lnl·
IS rea a CUI ma le
I
ziatìvacoloniale del governoCrispì?
premesse politIche ed economiche.
I avano e indispensabili
la
Sinistra, che faceva proprie le
rivendicazioni della democrazia
risorgimentale: suffragio universale,
decentramento amministrativo,
completamento dell'unità attraverso
!'iniziativa popolare. Destra e Sinistra
erano espressione d'una classe
dirigente molto ristretta - solo 400.000
persone avevano il diritto di voto - che
diede un carattere accentrato e
personalistico alla vita poììtìca.
accentrato, il Mezzogiorno
e il brigantaggio
I leader della Destra
Lo Stato
realizzarono, sul piano amministrativo e
legislativo, una rigida centralizzazione.
Tra le circostanze che li spinsero in
tale direzione va ricordata soprattutto
la situazione del Mezzogiorno, dove
l'ostilità delle masse contadine verso i
_conquistatori- assunse col
brigantaggio caratteristiche di vera e
propria guerriglia. Il brigantaggio fu
sconfitto grazie a un massiccio impiego
dell'esercito. Restò tuttavia ìrrìsolto il
problema di fondo del Mezzogiorno,
cioè quello della distribuzione delle
proprietà agricole: né la divisione dei
terreni demaniali né la vendita dei beni
ecclesiastici favorirono; contadini.
L'unificazione
economica
Sul piano
economico, la linea liberistica seguita
dal governo produsse
un'intensificazione degli scambi che
favorì lo sviluppo del!' agricoltura e
consentì l'inserimento del nuovo Stato
nel contesto economico europeo. Fu
importante anche l'impegno della
Destra nella creazione delle
infrastrutture necessarie allo sviluppo
economico (strade, ferrovie).
Nell'immediato, tuttavia, il tenore di
vita della popolazione non migliorò e
diminuì il peso percentuale delle
attività industriali. la distanza tra la
classe dirigente e il _paese reale- fu
aumentata dalla dura politica fiscale
seguita dalla Destra. Particolarmente
impopolare fu la tassa sul macinato,
che provocò violente agitazioni sociali
in tutta la penisola.
Il completamento
dell'unità
Il
completamento dell'unità costituì uno
dei problemi più difficili per la nuova
classe dirigente nazionale. Falliti i
tentativi di conciliazione con la Chiesa,
riacquistò spazio l'iniziativa dei
democratici: nel 1862 l'iniziativa
garibaldina di una spedizione di volontari
si risolse in uno scontro con l'esercito
regolare (Aspromonte). Nel 1864 fu
firmata la ~Convenzione di settembrecon la Francia, che prevedeva il
trasferimento della capitale a Rrenze.
L'alleanza con Bismarck contro l'Austria
e la vittoria prussiana consentirono
l'acquisto del Veneto, nonostante le
sconfitte subite dall'Italia a ussa e a
Custoza (1866). Il problema della
conquista di Roma - fallito a Mentana
(1867) un nuova tentativo garibaldino si risolse con la caduta del Secondo
Impero, che permise al governo italiano
la presa della città (20 settembre
1870). Con la legge delle gusrentìgle lo
Stato italiano si impegnava a garantire
al pontefice le condizioni per il libero
svolgimento del suo magistero
spirituale. l'intransigenza di Pio IX si
manifestò nel divieto per i cattolici
italiani di partecipare alle elezioni:
un ulteriore ostacolo che si frapponeva
al processo di reale unificazione del
paese.
Sinistra al governo Nel marzo
1876 il governo della Destra fu battuto
La
alla Camera su un progetto di legge
relativo alla statalizzazione delle
ferrovie. L'awento al potere della
Sinistra segnò l'inizio di una nuova
fase nella politica italiana: si
allontanava il periodo delle lotte
risorgimenta!i e si ampliavano in
~WM
& ,
qualche misura le basi dello Stato.
Tuttavia - approvate la legge Coppino
sull'istruzione
e la riforma elettorale
dell'82 - gran parte del programma
riformatore della Sinistra fu
accantonato. 11 sistema politico italiano
perse, col trasformismo di Depretis, il
suo carattere bipartiticQ, finendo con
t'essere dominato da un grande Centro
che emarginava le ali estreme.
La politica economica: crisi agraria
e sviluppo industriale La Sinistra
abolì la tassa sul macinato e aumentò
la spesa pubblica. Se si escludono le
zone più sviluppate del Nord,
l'agricoltura italiana versava in
condizioni assai arretrate: situazione
ulteriormente aggravata dalle
ripercussioni della crisi agraria, tra i cui
effetti vi fu un rapido incremento
dell'emigrazione. La crisi agraria finì col
favorire indirettamente il .oecouoindustriale italiano, dimostrando quanto
fosse ìltusona l'idea che lo sviluppo
economico del paese potesse basarsi
solo sull'agricoltura. Si affermò così
una linea di appoggio dello Stato
all'industria che si manifestò anzitutto
nell'adozione (1887) di tariffe
protezionistiche.
Il protezionismo era
una strada obbligata per ~
l'industrializzazione del paese. Restava,
e anzi si aggravava, lo squilibrio
economico fra Nord e Sud.
La politica estera: Triplice alleanza
ed espansione coloniale La
stipulazione della Triplice alleanza con
Germania e Austria-Ungheria (1882)
segnò nella politica estera italiana una
svolta, determinata dal timore di un
isolamento internazionale e dal trauma
rappresentato dall'occupazione
francese della Tunisia. Il trattato
costringeva rnaua a rinunziare
implicitamente alla rivendicazione di
Trentina e Venezia Giulia, tenuta viva
dal movimento irredentista. Fu anche
awiata in quegli anni un'espansione
coloniale sulle coste del Mar Rosso.
Il tentativo di estendersi verso uoternc
portò al contrasto con l'Etiopia e
all'eccidio di Dogali (1887).
Movimento operaio e organizzazioni
cattoliche
Dati i ritardi nello svltuppo
industriale, la classe operaia italiana
era costituita solo per una minoranza
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