r Nazioni e imperi /1 LE CONDIZDONI DI VITA CEGLI ITALIANI Gran Bret~If~ Nel 186t al momento dell'unità, l'Italia era abitata da circa 22 milioni e istruzione di abitanti (26 ~alcolando anche la popolazione del Veneto e del Lazio): . di questi, solo '.mIllOnl avevano frequentato un corso di istruzione elementare; II tasso medio di analfabetismo era del 78%, con punte del 90% nei territori tifici I M' Il . I ex pon, I ICI, ne ezzogiorno e ne e ISOe. Molto minore - più o meno la metà - era il numero di coloro che erano effettivamente m grado di leggere e scrivere. Pochissimi facevano uso corrente della lingua Itaha~a, mentre tutti gli altri comunicavano attraverso i dialetti, di cui la stessa rnmoranza colta SI serviva nelle conversazioni familiari e nei rapporti con la gente del popolo. ~~ Popolazione Germania ----_._----- Italia Svezia La grande maggIOranza degli italiani viveva nelle campagne e nei piccoli ce?tri rurali e traeva 1suoi mezzi di sostentamento dalle attività agrico. . le. L'agricoltura, infatti, occupava il 70% della popolazione attiva contro Il 18% dell'industria e dell'artigianato e il 12% del settore terziario (commercio e servizi), contribuendo per Il 58% al prodotto lordo di tutto il paese, mentre industria e terziario vi contribuivano ciascuno per il 20% circa. Contrariamente a quanto affermava un luogo comune allora largamente diffuso, l'agricoltura italiana nel suo complesso non era affatto fa- colture e di assetti , . .. I Le ~f~:-e h capI a I IC e colera nel 1884, far sì che si a avviasse un dibattito sulla esistenza e sulla natura degli squilibri economici e sociali fra le diverse regioni della nazione. 42% 70% (1861) 61% 35% 55% o 80% __ ----- 52% 67% produttivi. Solo nella zona irrigua della Pianura padana -la Bassa Lombardia e le province risicole del Piemonte - si erano sviluppate, tra la fine del '700 e l'inizio dell'BOO, numerose aziende agricole moderne che univano l'agricoltura all'allevamento dei bovini, erano condotte con criteri capitalistici e impiegavano soprattutto manodopera salariata. Accanto a esse coesistevano, nelle regioni del Nord, le grandi proprietà coltivate a cereali e le piccole aziende a conduzione familiare, diffuse queste ultime soprattutto nelle zone collinari della Lombardia, del il centro economica, Napoli continuò a essere la citta italiana più popolata fino al primo conflitto mondiale. Fu proprio l'attenzione nazionale posta alla Questione napoletana, messa in luce con lo scoppio di un'epidemia di 52% vorita dalle condizioni naturali. Il suolo della penisola era per quasi due terzi montagnoso. Più del 20% della superficie del paese era occupato da terre incolte o da terreni paludosi infestati dalla malaria. Anche nelle zone coltivabili di pianura e di collina, quella italiana era, con alcune rilevanti eccezioni, un'agricoltura povera, caratterizzata da una grande varietà dì AI momento Napoli adeguata base 23% 28% .._-=.~_:,~ ..... -._-~_..-._--~_._..•...•... Giappone Un'agricoitura urbano più grande d'Italia e ancora uno dei maggiori in Europa. Nonostante non fosse sostenuta da una 22% 28% ---------------------_._------ povera dell'unità, costituiva -- ._-_._--_ 6% ~%_ Manodopera impiegata in agricoltura rispetto alla popoIazio-ne ----- _._-_._---------~ _._-------- Francia Le città Intorno al1860 l'Italia, com'era sempre stata, costituiva uno dei paesi eu. .. ropei con Il maggior numero di città. Una decina erano i centri con più d. 100.000 abitanti :- II pIÙ grande era l apoli con 450.000, seguivano Torino, Palermo, Milano e Roma con CIrca 200.000 - e la popolazione urbana propriamente detta (quella che viveva In.comlllll con oltre ~O.OOOabitanti) era pari al 20% del totale. Ma la maggior parte delle clttà.era pnva di attività produttive di grande rilievo, dal momento che le poche indu~tne dI CUI Il paese disponeva erano preferibilmente dislocate lontano dai grossi centri. Panorama della città di Napoli da San Martino, 187()'75 [Collezione Gafio, Napolil .. 44% Olanda :l.92Q-30 :l.90o-~O :1.850 1 J 1 Piemonte e del Veneto. ;:;; mezzadria In tutta l'Italia centrale, in particolare in Toscana, Marche e Urnbria dominava invece la mezzadria. La terra era divisa in poderi, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, dove le colture cerealicole si mescolavano a quelle arboree (olivi, viti, alberi da frutta). Ciascun podere produceva quanto era necessario per il mantenimento della famiglia che viveva sul fondo e per il pagamento del canone in natura dovuto al padrone. Il contratto mezzadri le era infatti basato sulla ripartizione e1egli oneri e dei ricavi fra il proprietario e il coltivatore: quest'ultimo corrispondeva al proprietario metà del prodotto ed era tenuto a concorrere ai lavori di manutenzione del fondo, alle spese per il bestiame e per gli attrezzi agricoli. In queste condizioni, il regime di mezzadria finiva col costituire un ostacolo all'innovazione tecnica e allo sviluppo di un'agricoltura moderna, orientata verso il mercato. In compenso con- I proprietari coltivatori nel 1871 le percentuali sono sugli addetti in agricolMa. OOOOa5% O d,5a 10% O 0010 a 15% O da15 ,20% 00020,25% O d,25 ,30% ~ d,3D ,35% _ d,35 ,40% lI9 d, 40 a 45% _ cllreil45% 534 " :- Stato e società nell'Italia unita Naziorue imperi Nel1877 venne istituita un " ~~~~~:~n~~~~~h;;;~~~:~~~t~~~:~~~!S~~~I~a~~~~u~t:r~~I~ Inchiesta, lasciati tuttavia irriSOI~'d!r~~~ml messi In IUge da ta!e tutta la gravità della -que tì .. mo centrale, nvelarono paese" Fotografiecome q~~~~: ~e~~~;.al~'. che pesò a lungosul la della dimensione pittoresca sQuarci eIO~~ o~mer, aprono, al di del tempo. ' enti sulla realtà sociale ed economica me granturco, avena e segale h' l davan°fr quindi soggetti alle m~latt::~~ l' soprattutt 7 non 'd' O ne d ' la l m a itazioni piccole e malsane I ra o In capanne o in caverne che spes da dimora anch e per g l"I amrna l"lo so servi.7 vano f. Una re~ltà poco Questa realtà non poteva essere conoscIUta del tutto ignota ai membri della , ,classe dirigente, molti dei uali erano propnetan terrieri, Ma certarnent q d 11' " • e gran parte n~b~pmlOne pubblica urbana e borghese non la coreali e, almeno m un p~imo tempo, nei suoi termini . , e nelle sue esatte dimensioni. Nell'Italia a ena ~~:flcata mancavano dati statistici completi e a~~ndi. ',ma s,oprattutto mancava un sistema di comunica~lOm rapide fra, le varie parti della penisola, Una rete errovrana naztonale . . 1861 . ,era m pratica inesistente: nel , erano 111 funzione circa 2000 km di strade ferra- ~~ed; CUIdue terzi in Piemonte e in Lombardia. ta nef ~~,~.'tradale I J: rie! _ scriveva in una lettera a Cavour - Altro che Italia! Questa è Africa: i beduini, a riscontro di questi cafoni, sono fior di virtù civili", Gli uomini cui toccò il difficilissimo compito di realizzare la vera unificazione del , paese _ dopo quella politica sancita dai plebisciti e dai decreti - si trovarono dunque di fronte a una realtà mal conosciuta e mal compresa: l'in- GUIDAilu.aS1\.lDIO 1. Dove viveva la maggior parte degli italiani? 2. Qual! aziende agricole si potevano deflntre moderne? 3. Quali elementi caratterizzavano il paesaggio agrartc tipico dell'Italia del Sud? 4. I politici italiani conoscevano la società contadina meridionale? contro non poteva essere facile, 1 , L'eredità di Cavour .!t'. ~",,-"l(O '.f~_'~ LA CLASSE DIRIGENTE: DESTRA E SINISTRA Il 6 giugno 1861, poche settimane dopo la proclamazione dell'unità, moriva a Torino a soli cinquant'anni il conte di Cavour: la classe dirigente moderata perdeva così il suo leader naturale e il suo esponente più capace. Isuccessori di Cavour si attennero sostanzialmente alla politica da lui già impostata nelle grandi linee: una politica rispettosa delle libertà costituzionali e insieme energicamente accentratrice, decisamente liberista in campo economico, sinceramente laica in materia di rapporti fra Stato e Chiesa, Ma lo fecero senza la genialità e la capacità di iniziativa che erano state caratteristiche dell'azione cavouriana, Destra Il gruppo dirigente che governò ininterrottamente il paese nel primo storica quindicennio di vita unitaria non era molto diverso da quello che si era venuto formando dopo il '49 nel Piemonte costituzionale. Il nucleo centra- la le:~~~:~~:- e d' prima a tutte la pellagra. Vivevano Sud ammucchi ti i bi - e: l'autunno del 1860, fu inviato nelle province meridionali in qualità di luogotenente generale, non seppe nascondere il proprio stupore e il proprio aristocratiéo disprezzo: "Che barba- sentiva una relativa pace sociale - per questo era . curava un certo grado di salvag d del terri ,apprezzata da molti conservatori - e ' , d' uar la e territorio: ne è te f . 'l assì. no e or rnaro, intessuto di strade e d' fini ',s irnornanza I tipico paesaggi , I con iru e punteggIato d 'Il ' , o vacora oggI sopravvive in buona parte dell'Italia centrale a VI aggl e piccole città, che an. Il latifondo Molto diversa, da questo punto di vista l' , . no e nelle isole. Se si rescin .' er~ ~ srtuazrone nel NIezzogior_ d, una agricoltura povera e polverizza t P, lde dal terreni d, montagna - dove si vive , , a In pICCOlS51mlappe ' 'd" va vera pastonzia _ e da alcune zone fe tili d Il C ' zzarnenti e I un altrettanto p lizzate nella produzione di or! ,rfr' I e IO arnparua, della Puglia e della Sicilia sp 0, aggl e utta, e campa 'di l' . ' ecia. na parte delI Agro romano porto l" gne men ona I e insulari oltre a b , ' avano Impronta e 'd t d Il ' ' uo, glO: grandi distese, per lo più coltivate a rana n VI en e e ah fondo anche nel paesag_ umani, con la popolazione concentrata ig , , on mterrotte da strade o da insediamenti namento feudale si facevano senti n pochi e grossi borghi rurali, Le.tracce dell'ord' " b ne pesantemente nel contr tti 1carci e asati sullo scambio in natura e n ' " , a agrari, profondamente art' ti' ' ei rapporti fra I 51gn " d' erizza ,soprattutto in Sicilia da fa d' d' d on e I conta mi, spesso carat, :"'''''''''''''',".•••• ' "'" O '. :~e I lpen enza personale. ~ ,:ond.z.oni _uella della Sicilia e di molte zone del . d. v.ta una situazione limite M h l Mezzogiorno era senza dubbio nelle campagne scambio in n t ,a anc e ne resto d'Italia l'autoconsumo e lo I I ff a ura rappresentavano al t d Il argamente (i usa. Tutto ciò si rifletteva nel bassi " momen o e 'unità, una realtà rale. l contadini italiani, nella loro d ' sissimo livello d, vita della popolazione rugran. e mdgglOranza, VIvevano ai limiti del] . '.' ,"o,""" , fisica. Si nutri v ' , a sussistenza MangJ~t,mdi maccheroni, Napoli, 1870 cl'" . ano quasi esclusivamente di pane - pe co-r [ColleZione privata,Roma] a. o plU non d, frumento , ma di cerea l''l « mrenon» c " ,.- E an- era gravemente carente, soprattut- Fra gli uomini politici settentrionali, dunque ben pochi avevano conoscenza diretta delle condizioni del Mezzogiorno Lo stesso Cavour, che pure aveva irato In lungo e In largo per l'E '. g. t d di F" uropa, non SI era mal spmo a su I irenze. Il romagnolo Farini, quando, nel- le era costituito da piemontesi (Alfomo La Marmora, Quintino Sella, Giovanni Lanza), cioè dalla vecchia maggioranza della Camera subalpina. A essa si erano uniti senza difficoltà i gnlppi moderati lombardi (Stefano [acini, Emilio Visconti Venosta), emiliani (Luigi Carlo Farini, Marco Minghetti) e toscani (Bettino Ricasoli, Ubaldino Peruzzi). Meno numerosa era la rappresentanza delle regioni meridionali, che pure contava personalità eli tutto rilievo (Antonio Scialaja e Silvio Spaventa). Diversi per provenienza geografica, per formazione culturale e per esperienze politiche trascorse, questi uomini formavano tuttavia un gruppo abbastanza omogeneo, sia dal punto di vista sociale - venivano per lo più da famiglie di proprietari terrieri ed erano spesso di origine aristocratica - sia sotto il profilo politico. Nei primi parlamenti dell'Italia unita, la maggioranza si collocava a destra e come Destra essa venne definita nel linguaggio politico corrente (l'aggettivo «storica » fu aggiunto più tardi, a significare lo funzione decisiva e peculiare svolta da questa classe dirigente nella storia d'Italia). In realtà, più che una forza di destra, essa costituiva un gruppo di centro moderato: la vera destra-quella dei clericali e dei nostalgici dei vecchi regimi -si era infatti autoesclusa dalle istituzioni del nuovo Stato in quanto non ne riconosceva la legittimità. La Sinistra ,. Un fenomeno analogo si verificò sull'altro versante dello schieramento poIitico: quello della sinistra democratica, I mazziniani eli stretta osservanza e, in genere, i repubblicani intransigenti rifiutarono di partecipare all'attività politica ufficiale. Sui banchi dell'opposizione in Parlamento sedevano, assieme agli esponenti della vecchia sinistra piemontese (Agosti no Depretis, Lorenzo Valeria, Angelo Brofferio), quei patrioti mazziniani o garibaldini (da Francesco Crispi ad Agostino Bertani, a Benedetto Cairoli)che, in numero sempre crescente, decidevano di inserirsi nelle istituzioni monarchicbe, sia pure per cambiarie. Rispetto alla Destra, la Sinistra si appoggiava su una base sociale più ampia e composita, che era formata essenzialmente dai gruppi piccolo e medio-borghesi delle città- Stato Nazioni e imperi '. e società nell'Italia unita j Lm.inomioate professionisti e intellettuali, ma anche cornmere; . dt . ~mtie irnpren Ion - e comprendeva anche gruppi di o er . e artigiani del Nord, esclusi dall'elettorato. Nei pP al anni do pc l' UnI't'a, Ia S·mistra . si contrappose netta nnu te alla maggioranza moderata facendo proprie le r::~: d,c~Zlom della democrazia nsorgimentale: il suffra io umv~rsale, Il decentramento amministrativo e so ~at tutto II completamento dell'unità, da raggiungers; tr : rrute lo. ripresa dell'lnìaìanva popolare. Col passare d:gli anni, la Sinistra venne ampliando la sua base e il program d suo . . ma venne per endo alcuni dei connotati origman, tanto da rendere abbastanza incerti i confini tra maggIOranza e opposizione. 'Paese legale. :e;:::~se on bisogna dimenticare stra e. Sinis~a erano che De~ entrambe il sistema elettorale Deputati della prima legislatura, 1861 ~~~~~a:~~~ldel. ~~ Regno d'ftalia.•riunitosi a Torino il 18 l'unificazione ~~ ~rt~~ a:~~taéreQInumerosi e ~vi .problemi che '. . uesto montaggiO di fotografi una Significativa carrejlata alcuni deputati della prima e f::~:~~~ espressione di una classe dirigente molto nstretta, di un «paese legale" assai poco rappresentativo del «paes.e reale», La legge elettorale piemontese, estesa a tutto II Regno, concedeva infatti il diritto di voto solo a quel Cittadini che avessero compiuto i 25 anni' sa l' ' ~ss~ ro eggere e SCrivere e pagassero almeno 40 l' di' t Il' Ire rmpos e a . a~no. ~uesti criteri non erano molto diversi da quelli vigenn m Gran Bretagna prima della riforma elettorale del 1867 [cfr. 20, 9j. Ma diverse erano le condizioni del due paesi: in Italia il redditI o pro-capite. era c' '. irca un terzo di quello mglese ficile favorire la riuscita dei candidati «governativi». L'isolamento Questi caratteri della vita politica, comuni in una certa misura a tutti i della classe regimi liberali ottocenteschi, in un paese appena unificato politicarnendirigente te com'era l'Italia ebbero l'effetto di accentuare l'isolamento della classe dirigente. Una classe dirigente che era tuttavia convinta di rappresentare la parte migliore e più avanzata del paese e che, per molti aspetti, lo era dawero. Gli uomini della Destra storica si distinsero per onestà e per rigore, tanto da costituire, da questo punto di vista, un esempio mai più superato nella storia dell'Italia unita. Essi furono però portati a identificare le proprie sorti di gruppo politico con quelle delle istituzioni statali, sottoposte alla minaccia concentrica dei «neri» e dei «rossi», ossia dei clericali reazionari e dei repubblicani rivoluzionari; a considerare i fermenti e le inquietudini della società come altrettante minacce al bene supremo dell'unità appena conquistata. GUIDAAU.OST\lDIO i.'Quale origine aveva la classe politica del primo governo unitario? 2. Da quali forze so-ciali era composta la Destra in Italia? 3. In che cosa consisteva il programma politico della Sinistra? 4. Che cosa significa resoresslone «paese legale»? S. Che cosa accomunava j politici della Destra a, quelll della Sinistra? Cosa li distingueva? e il tasso di analfabeti- AccentramentolDecentramento Per tutto il secolo XIX la scena politica europea fu dominata dallo scontro -tnaogorare- fra conservatori, llberalmoderati e democratici: uno scontro che riguardava essenzialmente le far, me e i modi della partecipazione al potere. Ma un altro scontro non meno importante, anche se meno appariscente, era quello che concerneva I'orgenizzaztone del potere: owero la forma accentrata o decentrata delle istìtuzìon, statali. Su questo tema si fronteggiavano due modelli: quello francese - nato con l'assolutismo regio e rafforzatosi con la rivoluzione giacobina e con l'Impero napoleonico - prevedeva uno stretto controllo del potere centrale sugli organi di governo locale, realizzato attraverso una fitta rete di funzionari smo era quasi tre volte più alto. elle prime elezioni dell'Italia unita gli Nel linguaggiopolitico il termine _uninominale. indica un sistema elettorale nel quale ci iscritti nelle liste elettorali erano circa 400.000, meno del Z% della poposono tanti collegi quanti sono i rappresentanlazione totale e del 7% dei maschi adulti. Se poi si calcola che la percenti da eleggere (ecollegi unlnominall-). Esistono sistemi unìnomlnati a un tumo, nel quali il tuale di coloro che non votavano pur avendone il diritto era molto elevata seggio è assegnato al candidato che ha otte-finoa toccare in certe elezioni i150%-si capirà come, nel primo ventennuto il maggior numero di voti-anche nel canio di vita unitaria, grazie anche al vigente sistema del collegio uninorniso in cui questa maggioranza non è assoluta _. e sistemi uninominali a due turni che, nel naIe, bastassero poche centinaia o addirittura poche decine di voti per elegcaso in cui nessuno abbia conquistato la gere un deputato. Risultava così esasperato il carattere oligarchico e permaggioranza assoluta nel primo turno. prevedono un ballottaggio tra i due candìdati più sonalistico della vita politica. _lell'assenza di partiti organizzati nel senso votati. moderno del termine, la lotta politica si impemiava su singole personalità più che su programmi definiti: era dominata da pochi notabili in grado di sfruttare la propria influenza e le proprie relazioni per ottenere i suffragi necessari all'elezione e veniva pesantemente condizionata dalle ingerenze del potere esecutivo, cui non era dif- che facevano capo ai prefetti, rappreguito, esempi contrari nell'uno e nell'alse~tantl del governo nelle singole circotro senso. In Italia esisteva fra i demoscnzioru amministrative (dipartimenti); cratici una forte corrente autonomista e quello britannico lasciava invece ampi federalista (si pensi a Cattaneo), mentre spaz!. ne! campo amministrativo e an- I moderati, al potere dopo l'unificazione, che In quello giudiziario, all'iniziativa realizzarono un ordinamento fortemendelle comunità locali. te accentrato. La linea di divisione fra i sostenitori delPresi in sé, dunque, l'accentramento e l'uno e dell'altro modello non coincideva il decentramento non sono né -di decon quella fra conservatori e progressistra-, né .dj sinistra-: entrambi possostio Nell'BOa furono soprattutto i demon~ essere usati con scopi politici oppocratìcì a farsi paladini dell'accentramensti. E vero invece che la propensione a~ to e dell'unità amministrativa vista come l'accentramento è propria in qualche strumento di uguaglianza. mentre conmisura di chi detiene il potere centrale servatori e mocerati difesero le autono(e cerca di rafforzarne le basi), mentre m~e e le diversità locali come ilcontesto Il decentramento è solitamente rivendipiu adatto a far valere i tradizionali privi- cato dalle forze che da quel potere solegi socìali delle classi alte. Ma non mano no escluse o non vi si sentono adeguacarona, e non sarebbero mancati in setamente rappresentate. ~ LO STATO ACCENTRATO, IL MEZZOGIORNO E IL BRIGANTAGGIO La preoccupazione quasi ossessiva dell'unità da salvaguardare contro nemici veri o presunti condizionò pesantemente le scelte dei primi governi postunitari e determinò in larga parte la stessa fisionomia del nuova Stato. I leader della Destra, ammiratori dell'esempio britannico, erano disposti a riconoscere in teoria la validità di un sistema decentrato, basato sull'autogoverno (self-govemment) delle comunità locali. Nei fatti, però, prevalsero le esigenze pratiche immediate, che spingevano i governanti a stabilire un controllo il più possibile stretto e capillare su tutto il paese e dunque a orientarsi verso un modello di Stato accentrato molto vicino a quello napoleonico: basato cioè su ordinamenti uniformi per tutto il Regno e su una rigida gerarchia di funzionari dipendenti 'Le leggi unificairici dal centro. Del resto, le premesse dell'accentramento statale erano implicite nel rnodo stesso in cui si era giunti all'unificazione del paese, mediante successive annessioni al Regno di Sardegna. Fra il giugno '59 e il gennaio '60, gra- zie ai poteri straordinari conferiti al governo dallo stato di guerra con l'Austria, erano state varate senza alcun controllo parlamentare numerose leggi riguardanti i settori-chiave della vita del paese. Talora si trattava di un'estensione, con piccole modifiche, delle leggi piemontesi alle province appena annesse (così fu, ad esempio, per la legge elettorale). In altri casi furono t'I I ~ emanate leggi nuove: come la legge Casa ti sull'istru . . nazionale e stabiliva il principio dell'i truzi l zrone, che creava un SIstema scolastico , l' s uzione e ementare obbl g t . (d d d ro attuazione ai comu ni), o come la l R' ' a ona eman an one pele, che affidava il governo dei comuni :~e attazlz, sulll'ordinamento comunale e provincia_ di nomina regia e faceva delle rovin n conSlg 'o e etto a suffragio ristretto e a un sindaco nendole sotto lo stretto controll~ dei p~:f~~c,rcoscnzlOnI amministrative più importanti, posta legge fu successivamente estesa con po~::ppredsefìnthantI del potere esecutivo. Anche que. . ..' mo , 'c e, a tutto il Regno. Il malessere Fra, motivi che spinsero la classe dirigente a scegliere q e t l . del e ad accantonare o ni roz tt d· cl . usa so uz,one Mezzogiorno cipale fu tituit g p "e o , ecentramento arnrrumstrativo, il princos rui o certamente dall ituazi he si re nel Mezzogiorno, Nelle province meridionali li a SI azione c e SI era venuta a creare antico delle masse contadine si sornmè d.ffuberatedal regime borbonico, Il malessemo a una , sa ostilità verso il . co, che non aveva portato nessun mutame t d' l verso ~ nuovo .ordme politiaveva visto la borghesia rurale fare id n O ra icale nella sfera dei rapporti sociali, anzi !j rapi amente causa c . . nell'ultima fase dell'impresa ganb ldi . omune con, «conquistatori», Già . a ma erano scoppiate so tt tt . C .. contadine di una certa gravità Ma I I l' ' pra u o m arnparua, rivolte . . n mano c le a rea ta del n St t . . do con, suoi tratti più spiacevoli a li occhi delle . uovo . a o SI venne mamfestanlità, il servizio di leva obblioator,·o)g di dini .lopolazlOm meridionali (la pesante fiscat o ,'lSor 'm si recero più estesi ., f . fi srormarsi in un generale moto di riv It· . cl esi e plll requenti, InO a tra, o a, mcoraggrato a un t d I I . to dalla corte borbonica in esilio a Roma. a par e e c ero e sovvenziona. Fin dall'estate del 1861, tutte le regioni del Mezzozi . I erano percorse da bande di irre olari . '. gIOrno contmenta e scolavano ai contadini insorti agli e. T t . b bg . .' dove, briganti ven e propri si me, > x rru I ari or onici, al cosprratori legittimisti italiani e Il brigantaggio \'....r ~.... ......, ..·L'" . ~ Stato e società nell'Italia unita Nazioni e imperi "''-''-'.z ~A; :::t 53!ì1 stranieri. Le bande assalivano di preferenza i piccoli centri e li occupavano per giorni, massacrando i notabili liberali e incendiando gli archivi comunali: quindi si ritiravano sulle montagne per attaccare subito dopo altrove. A queste aggressioni, che parevano mettere in forse le basi stesse dell'unità nazionale, i govemi postunitari reagirono con spietata energia, rafforzando in primo luogo i contingenti militari già presenti nel Sud, Nel 1863 il Parlamento approvò una legge che istituiva, nelle province dichiarate "in stato di brigantaggio», un vero e proprio regime di guerra: tribunali militari per giudicare i ribelli e fucilazione immediata per chi avesse opposto resistenza con le armi. Sia per l'efficacia delle misure repressive, sia per la stanchezza della popolazione, il «grande brigantaggio» fu sconfitto nel giro di pochi anni, Già nel 1865 le bande più importanti erano state isolate e distrutte. Aspirazioni Rimasero però irrisolti i nodi politici e sociali che avevano reso possibicontadine le la diffusione del fenomeno, Mancò ai governi della Destra la capacie proprietà tà o la volontà di attuare una politica per il Mezzogiorno capace di riasse ecclesiastico della terra durre le cause del malcontento: cause legate in gran parte alla mancata realizzazione delle secolari aspirazioni contadine alla proprietà della terra. La divisione dei terreni demaniali - ossia delle terre pubbliche di origine feudale o comunale - fu portata avanti con scarsa incisività, mentre la vendita dei terreni dell'asse ecclesiastico, attuata col sistema delle vendite all'asta, non migliorò la situazione dei piccoli proprietari e dei contadini senza terra, che non erano in grado di concorrere all'acquisto dei fondi, e si risolse in un rafforzamento della grande proprietà. In generale le scelte di politica economica della Destra accentuarono il divario fra le regioni del Sud e quelle del CentroNord. Molto prima di diventare oggetto di polemiche e di studi, la «questione meridionale» era già una bruciante Michelina Oe Cesare, 1865 ca. Tra le file dei briganti militavano spesso a~che ~edonne. Figlie, madri o mogli di bnganti, spe~so rimaste sole, si univano alle bande dimostrandosi capaci di parteC!pare attivamente alla rivolta contadina. M·IA ,(.ig.ji%L't)gffl'$l 4- L'UNIFICAZIONE AgrEcoltura e industria ECONOMICA realtà. Questa espressione, che indica i beni degli enti ecclesiastici, compare nella legislaziooe per la soppressione degli istituti religiosi, dalle leggi piemontesi de11855 fino al Concordato Iateranense del 1929, che sancì la pacificazione tra Stato e Chiesa. GUIDIW..i.OS1UIlIO 1.ln quali settori le leggi Casati e Rattazzi accentrarono le funzioni dello Stato?" 2. Perché i contadini meridionali erano ostili nei confronti del nuovo Stato? 3. Come reagl il governo al fenomeno del brìgantaggio? 4Che cosa si intende con l'espressione «neetlcne meddionale-? Stato e società nell'Italia unita ~~",7rw,;o:=.:tW..'IIr1M ltittlit,jNnilii\ììi,fff9iìIlm!lS!ìli ~.::J:'~ .• '" La stazione ferroviaria e piazza Acquaverde a Genova con i lavori per le nuove banchine del porto, 1880 ..!':rrt::;:1::~ Attilio Pusteria, Alle cucine economiche di Porta Nuova, 188EH17 [Galleria d'Arte Moderna, Milano l Proposta per la prima volta da Quintino Sella nel 1862, la tassa sul macinato fu approvata solo nel 1868, per timore delle reazioni che avrebbe provocato sulle fasce sociali più deboli già colpite dalle dure condizioni economiche postunftarie. Lo sviluppo delle vie di comunicazione fu uno degli impegni pnoritari del governo unitario. Di questi lavori beneficlarono in particolare le ferrovie, ma anche alcuni porti, fra cui Genova, le cui strutture furono rinnovate e potenziate in vista di una economia commerciale più attiva. nerale,. tutto il settore agricolo conobbe, nei primi decenni dopo l'unità, progressi abbastanza significativi ll1 termini di Incremento produttivo. Nessun vantaggio immediato venne invece al settore industriale, che fu anzi ne] complesso penalizzato daWaccresciuta concorrenza internazionale. Continuò a svilupparsi l'industria della seta, tradizionalmente esportatrice seppur poco avanzata tecnologicamente. D~clmarono Invece le altre produzioni tessili, in particolare quella laniera, e, cosa ancora pm grave, I settori SIderurgico e meccanico, ancora troppo deboli per potersi giovare dell'occasrone che In altri paesI era stata offerta dallo sviluppo delle ferrovie, la cui costruzione fu invece affidata, In buona parte, a imprese straniere. Gli effetti negativi della scelta liberista furono sentiti sopratturm dai pochi nuclei industriali del Mezzogiorno, inesorabilmente cancellatI dalla brusca caduta dei dazi protettivi all'ombra dei quali si erano sviluppati. QuestI processi rappresentavano comunque un fattore di modernizzazione, dell'apparato produttivo. Ma essi non furono accompagnati da un azione efficace dei poteri statali, poiché gli uomini politici italiani, della Destra come della Sinistra, erano convinti che l'Italia dovesse puntare sull'agricoltura come base della crescita economica, men tre lo sviluppo industriale sarebbe venuto semmai più :ard~. L'espansione dell'agricoltura degli anni '60 e '70, derivante da queste scelte, consentì un accumulazione di capitali che rese a sua volta possibile un ulteriore potenziamento delle mfrastrutture (strade, ferrovie), indispensabile per il futuro sviluppo industriale. Ma nel comple:so, dopo un ventennio di vita unitaria, l'Italia aveva perso terreno nei confronti del paesI plU progrediti e Il tenore di vita della maggioranza dei suoi abitanti non aveva regIstrato mutamenti di rilievo: anzi, in alcuni casi, era addirittura peggiorato. Un progresso limitato L:politi~a ' Responsabile fiscale scale, dettata struzione del nel campo delle comunicazioni principale di questa situazione fu la durissima politica fidalla necessità di coprire i costi dell'unificazione. La conuovo Stato aveva infatti comportato spese ingentissime, sia sia in quelli dell'amministrazione pubblica, dell'istruzione e dell'esercito. Per far fronte a queste spese, i governi della Destra dovettero ricorrere a una serie di inasprimenti fiscali, che colpivano sia i redditi e i patrimoni sia i consumi (tasse su sali e tabacchi, dazi locali sui generi alimentari). La situazione si aggravò ulteriormente dopo il 1866, in conseguenza di una crisi internazionale e delle spese sostenute per la guerra contro l'Austria [cfr. 20.3]. ci ., Per rinsanguare le casse delìo Stato, i governi succedutisi fra il '66 e il '69 ~It~~~~nato furono costretti acl appesantire le imposte già esistenti e, nell' estate del 1868, a vararne una nuova: quella sulla macmazione del cereali, meglio nota come tas~a sul macinato. Si trattava in pratica di una tassa sul pane, cioè sul consumo popolare per eccellenza, che colpiva duramente le classi più povere. Inoltre, dovendo essere pagata ai mugnai all'atto del ritiro della farina, non risparmiava nemmeno quel lav,oratori agricoli che producevano da soli i cereali o li ricevevano come parte del s~lan~. L introduzione di questa tassa accrebbe l'impopolarità della classedmgente: provoco: alI l,mzlO del 1869, le prime agitazioni sociali su scala nazionale della stona dell Italia uruta. Scoppiati senza alcun coordinamento un po' in tutto il paese, i moti contro la tassa sul macmato assunsero dimensioni preoccupanti soprattutto nelle campagne padane. La repressione fu anche in questo caso durissima. . . ..' . . . , ,a- . , Alla fine la politica eli duro fiscalismo e di inflessibile ngore finanziario ll Plabr~lggiO ottenne gli effetti sperati. Le condizioni del bilancio statale migliorarono d e nancio . d e l pareggIO. . Ma rapidamente fino a raggiungere, ne l l 875 ,ol' biiettivo intanto il fronte degli scontenti si allargava. Alla protesta dei ceti popolari, al cronico malcontento del Mezzogiorno, si aggiunsero le pressioni degli industriali e dei gruppi bancari e speculativi in favore di una politica economica meno rigida e restrittiva, che lasciasse pIÙ mnpI rnargiru alla formazione della ricchezza privata. Il peso di questi interessi sarebbe stato decisivo nel provocare la caduta della Destra. GUIDAAl.Lm'I'\lDlO 1. In che modo si favorì l'unificazione economica del paese? 2. Che cosa accadde al settore industriale ..italiano? 3. Quali erano le nuove spese dello Stato unitario? 4. Chi era contrario alla pcìltlca fiscale dello Stato unitario? Stato e società nell'Italia unita 1§!D:~~~LIi;:;::]~I1'n!1' !l.mi:!· m:-. ~ MiJ4".:!i'ìW·'Y\!fi!!, 'Mi543] Nazioni e imperi IL COMPLETAMENTO DELl'UNITÀ Erano ancora vive le discussioni sulla provvisoria rinuncia alla conquista del Lazio quando all'Italia si presentò inaspettatamente l'occasione di . vista . del raggiungere l'altro obiettivo fondamentale m e cornt» complment~ d e-l ~ le!Z3 guerra d'indIpendenza' l'unità: la liberazione del Veneto. L'occasione fu offerta, nel 1866, da una proposta di alleanza militare rivolta al governo italiano da Bismarck, che si apprestava allora ad affron~are la guerra con l'Impero asburgico [cfr. 20.3]. La pa~ecipazlone italiana fu decisiva per l eSIto del conflitto, in quanto impegnò una parte dell esercito austnaco e rese qumdI possihile la vittoria prussiana. Ma, per le forze armate nazionali chiamate alla loro pnma prova Impe: gnativa, la guerra si risolse in un clamoroso i~uccesso: gh italiani, infatti, furono sconfittr sia per terra (a Custoza) sia per mare (presso l Isola di Lissa), nonostante le forze austrI:che fossero inferiori di numero. In entrambi i casi gli alti comandi diedero cattiva prova di se: furono i loro errori di valutazione a trasformare in cocenti sconfitte quelli che in realtà erano stati degli scontri brevi e confusi, con perdite limitate da arnbo ~e parti. Frattanto la Prussia, avendo raggiunto i suoi obiettivi, aveva avviato le trattative per l arrrustizio. Dalla successiva La questione romana pace di Vienna del 3 ottobre 1866 l'Italia ottenne solo Il Veneto. . . L'ultima delle guerre di indipendenza SI concludeva cosi con un bilanUnbilancIO cio quanto mai deludente: rimanevano sotto l'Austria la Venezia Ciulia deludente e il Trentina. Ciò avrebbetostituito, ancora per mezzo secolo, un ricor,. uLibera Chiesa in libero Stato- _ rente scichi nione zioni ziale • il motivo di protesta e di agitazione patriottica. La guerra aveva poi lasciato pesanti ,strasul piano finanziario e, cosa ancora più grave, aveva suscitato m vasti strati dell Opipubblica una vera e propria crisi morale: quasi che l'infelice andamento delle operabelliche fosse la prova di una non ancora raggIUnta coesione nazionale, di unasosta~inadeguatezza del nuova Stato a inserirsi fra le potenze europee su un plano di parità. D processo di unificazione D cessioni di Nizza e Savoia E6I annessione del Veneto, 1866 D annessione del Lazio, 1870 l'uniflcazione d'Italia Realizzata fra 111859 e Bia60, l'unità d'Italia non potè di~si compiuta se non dopo le annessioni d~1venet~ (186~).e di Roma con il Lazio (1870). Rimanevano tuttavia sotto Il dormmo austriaco Trento e Trieste. ~battaglie Il tentativo garibaldlno v ~ u 11859.60 1 11860-101 Questa situazione diede nuovo slancio all'attività dei gruppi democratici d'opposizione. Mazzini intensificò la propaganda per una rifondazione spedizione repubblicana dello Stato, mentre Garibaldi ricominciò a progettare una garibaldina spedizione a Roma. L'azione dei volontari avrebbe dovuto appoggiarsi su nel 1867 un'insurrezione preparata dagli stessi patrioti romani nell'estate del 1867. Si sperava in tal modo di giustificare il colpo di mano, presentandolo come un atto di volontà popolare, e di evitare così l'intervento francese. A metà ottobre, invece, Napoleone III inviò un corpo di spedizione nel Lazio, mentre l'insurrezione a Roma fallì per la sorveglianza della polizia e per la scarsa partecipazione popolare. Il 3 novembre 1867, le truppe francesi da poco sbarcate a Civitavecchia attaccarono presso Mentana le forze garibaldine e le sconfissero dopo un duro combattimento. Svaniva così ogni speranza di risolvere la questione romana d'accordo col papa e con la Francia. Il fallimento della La presa di Roma L'occasione per la conquista di Roma sarebbe però stata offerta, di lì a poco, dalla guerra franco-prussiana e dalla caduta del Secondo Impero. Nel settembre 1870, subito dopo la battaglia di Sedan [cfr. 20.4J, il governo italiano, non sentendosi più vincolato ai patti sottoscritti con l'imperatore, decise di mandare un corpo di spedizione nel Lazio e di avviare contemporaneamente un negoziato col papa per giungere a una soluzione concordata. Benché fosse completamente isolato in Europa, Pio IX rifiutò ogni accordo, deciso a mostrare al mondo intero di essere stato costretto a cedere alla violenza. 1120 settembre 1870 le truppe italiane, dopo aver aperto con l'artiglieria una breccia nella cinta muraria che allora circondava Roma e dopo aver sostenuto un breve combattimento con i reparti pontifici, entravano nella città presso Porta Pia, accolte festosamente dalla popolazione. Pochi giorni dopo, un plebiscito sanzionava a schiacciante maggioranza l'annessione di Roma e del Lazio. r;;,iegg~ MA delle guarentigie 11trasferimento della capitale da Firenze a Roma fu effettuato nell'estate del 1871, dopo che lo Stato italiano ebbe regolato con una legge il complesso problema dei rapporti con la Santa Sede. Questa legge, approvata il 13 maggio 1871, fu detta delle guarentigie, cioè delle garanzie, in quanto con es- Carlo Ademollo, La breccia di Porta Pia [Civico Museo del Plscrgimento. MilanoJ sa il Regno d'Italia si impegnava unilateralmente a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale, secondo le linee del progetto cavouriano. Al papa venivano riconosciute prerogative simili a quelle di un capo di Stato: onori sovrani, facoltà di tenere un corpo di guardie armate, diritto di rappresentanza diplomatica, extraterritorialità per i palazzi del Vaticano e del Laterano, libertà di comunicazioni postali e telegrafiche col resto del mondo. Nel complesso la legge delle guarentigie attuava largamente 'il principio della libertà della Chiesa, la quale, liberatasi dal peso del potere temporale, finì col guadagnarne , . Il non expedit in dinamismo e in capacità di influenza. Non per questo si attenuò l'intransigenza di Pio IX nei confronti del Regno d'Italia. Anzi, l'invito ad astenersi da ogni partecipazione alla vita politica dello Stato, già rivolto dal clero ai cittadini italiani all'indomani l'unità, si trasformò, nel 1874 , in un esplicito divieto pronunciato dalla Curia romana e riassunto nella formula del non expedit (<<non giova», «non è opportuno» che i cattolici partecipino alle elezioni politiche). L'acquisto di Roma, nel momento stesso in cui coronava il processo di unificazione nazionale, ampliava così le fratture della società italiana e restringeva la già fragile base di consenso su cui si reggevano le istituzioni. 6 del- GUIDJVW.(JSTUOIO che cos'a co'n~i'sievalra «9lJe's~oné rér: mana»'? 2.'}n chernodo awenn~.r àn~e~~iO: ne. del Veneto e dì R0lJ1a?i3.·.Q~G!!7:l'1l0r9 etr; bere i democratici ne! nuovo qu"adr,o politico?; 4. Checcsa'regoleva la legge,de,l1e gu~!~n~l tlgle? :,'" '" ":""'f"\"'" ,'."h:" 1.,in LA SCNDS'I'IRA AL GOVERNO Nella prima metà degli anni 'lO si verificarono nel quadro politico italia1 mutamenti no alcuni significativi mutamenti. Aumentò il numero dei deputati che nel panorama politico non si collocavano né a destra né a sinistra, ma si definivano «indipendenti" o di «centro». Si accentuarono le fratture interne alla Destra, sempre più divisa in gruppi a base regionale (piemontesi, lornbardo-emiliani, toscani). Divenne evidente, anche in conseguenza dei timori suscitati dalla Comune parigina [cfr. 20.5], lo slittamento di buona parte della Sinistra parlamentare su posizioni più moderate: venne così emergendo una «Sinistra giovane», espressione di una borghesia (soprattutto meridionale) poco sensibile alla tradizione democratica-risorgimentale e attenta piuttosto alla tutela dei propri interessi. +> ",. """ [] 18 marzo 18761a Destra si presentò divisa nella discussione alla Carne~I~:~~~~ra ra di un progetto governativo per il passaggio alla gestione statale delle ferrovie, che erano affidate in esercizio a compagnie private. Il governo Minghetti, messo in minoranza, presentò le dimissioni. Pochi giorni dopo, il re chiamò a formare il nuovo governo Agostino Depretis, che costituì un ministero interamente composto da uomini della Sinistra. Nelle elezioni politiche del novembre di quell'anno, il nettissimo successo della Sinistra fu in parte dovuto alle pesanti ingerenze del governo. D'altro canto il risultato delle elezioni confermò il carattere irreversibile del declino della Destra. " Con la cosiddetta «rivoluzione parlamentare" del marzo 1876 si apriva Una nuova stagione una nuova fase nella storia politica de 11'Ita l ia unita. G iungeva a l potere politica un ceto dirigente quasi del tutto nuovo a esperienze di governo, diverso per formazione e per estrazione sociale da quello che aveva retto il paese nel primo quindicennio di vita unitaria. Si allontanava l'età delle lotte risorgimentali mentre scomparivano. nel giro di un decennio, gli ultimi protagonisti c1iquella stagione: Mazzini, spentosi in solitudine e in semi clandestinità a Pisa nel 1872; Vittorio Emanuele Il (cUI successe Il figlio Umberto 1) e Pio IX, scomparsi ne11878 a poche settimane di distanza l'uno dall'altro; Garibaldi, morto a Caprera nel188Z. Al momento «epico» del Risorgimento era ormai su ben- 1 1il1 Il! Stato e società nell'Italia unita trato quello sempre più «prosaico» te del governo dell'Italia unita. e spesso deluden_ so elementare obbligatorio, o dimostrassero comunque di saper leggere e scrivere. Il requisito del censo era mantenuto, in alternativa a quello dell'istruzione, e abbassato di circa la metà (da 40 a 20 lire di imposte annue pagate). A causa dell'alto tasso di analfabetismo, la consistenza numerica dell'elettorato restava sempre piuttosto esigua: poco più di 2 milioni, pari al 7% della popolazione e a circa un quarto dei maschi maggiorenni. Il corpo elettorale risultava tuttavia più che triplicato rispetto alle ultime consultazioni e, quel che più conta, profondamente modificato nella composizione. Grazie alla nuova legge accedeva alle urne anche una frangia non trascurabile di artigiani e operai del Nord. Le prime elezioni a suffragio allargato (ottobre 1882) videro infatti l'ingresso alla Camera del primo deputato socia- l'~aratteri Nel momento in cui arrivò al potedella Sinistra re, la Sinistra parlamentare aveva . fortemente attenuato la sua originana connotazione radicaI-democratica e aveva accolto nel suo seno componenti moderate o addirittura conservatrici. Ciononostante, la nuova classe dirigente riuscì a esprimere in qualche modo il desiderio di democratizzazione della vita politica diffuso in larga parte della società: tentò infatti, pur con molte incertezze e cautele, di ampliare le basi dello Stato e seppe venire' incontro alle esigenze di una borghesia m crescita, meglio di quanto non fossero stati in grado di fare gli uomini della Destra, troppo chiusi in un atteggiamento di aristocratico distacco rispetto ai fermenti del «paese reale». lista, il romagnolo li'trasformismo e i suoi effetti Andrea Costa. La riforma elettorale dell'82 segnò il coronamento, ma anche il punto terminale, della breve stagione di riforme inaugurata con l'avvento della Sinistra. Furono proprio le preoccupazioni suscitate dall'ampliamento del suffragio e dal conseguente prevedibile rafforzamento dell' estrema sinistra a favorire quel processo di convergenza tra le forze moderate di entrambi gli schieramenti, che nacque da un accordo elettorale tra Depretis e il leader della Destra Minghetti e che prese il nome di trasformismo. La sostanza del trasformismo non stava - come sosteneva Depretis - nella «trasformazione» dei moderati in progressisti, ma piuttosto nel venir meno delle tradizionali distinzioni ideologiche fra Destra e Sinistra e nella rinuncia, da parte di quest'ultima, a una precisa caratterizzazione programmatica. Si compiva così un mutamento ìrreversibile nella fisionomia della Camera e nei caratteri stessi della lotta politica. A un modello «bipartitico» di stampo inglese _ destra contro sinistra, maggioranza contro opposizione, conservatori contro progressisti _ se ne sostituiva un altro basato su un grande centro che tendeva a inglobare le opposizioni moderate e a emarginare le ali estreme (i conservatori più intransigenti da un Iato.I' estrema sinistra dall'altro). La maggioranza non era più definita sulla base di precise discriminanti programmatiche, ma veniva «costruita» giorno per giorno a forza di compromessi e patteggiamenti: una situazione che provocava un sostanziale immobilismo nell'azione di governo, l'g~~erni Il protagonista indiscusso di questa fase politica, il piemontese Agostino Depretis, già leader della Sinistra all'opposizione, fu capo del governo, salvo brevi mter~rllZlOm, per oI~e diec.i anni. Mazziniano in gioventù, approdato pOi a posizioni più moderate, parlamentare espertls~lmo, Depretis riuscì a contemperare con molta abilita le spmte progressiste e le tendenze conservatnci che coesistevano all'interno della nuova maggIOranza. Depretis Depretls In una vignetta umoristica, 1881 In que~ta vignetta Depretls viene rappresentato intento nella ricerca detl~ pietra filosofale che gli consentirà un potere eterno alludendo COSIalla lunga durata del suo mandato politico. I imfloste dirette, imp:osie fndirette Le riforme Il programma della Sinistra era badel/a sinistra sato su pochi punti fondamentali: . ampliamento del suffragio elettorale, maggiore sostegno all'istruzione elementare sgravi fiscali soprattutto nel settore delle imposte indi: rette, decentramento amministrativo. Quest'ultimo Impegno fu accantonato mentre gli altri ebbero attuaZIOne, anche se a volte tardiva. La prima riforma attuata fu quella dell'istruzione elementare. Una legge del 1877 - nota come legge Coppo d I del mi . stro che la presentò _ ribadiva l'abbi i d Il fr . mo a nome e rmrn• 0-0' • . . go e a equenza scolastica portandolo fino ai nove an~) ~ aggiungendovi alcune S3flZIOm per i genitori inadempienti. Tuttavia a causa cl lla dirette sono quelfe che lo Stato applica ai redditi e ai patrimoso~ttuno case e terreni - dei singoli cittadini e che i cittadini pag~nodlre~amenteal fisco. le imposte indirette sono Quelle applicate al consuml-. nell'aO? per esempio, la tassa sul macinato, i uelle suìla be.rtZln~ o SU~ tabacchi: il cittadino le paga indiretta~t~ nel momento In CUIacquista una certa merce, il cui prezzo verrà poi in P8(t,eversa~ allo Stat~.Le ~mpostedirette possono essere proporzionali al reddito? al patnmonio. o progressive, quando la loro incidenza au~enta ~ I a~entare della somma tassata. le imposte indirette colpl~no In~ In egual misura tutti j consumatori: per questo sono :~~~:~~~~mPOpolari, soprattutto quando si applicano ageneridi 181'I~poste ni- tar~n C~I versava la maggioranza ~o~~ 6e~: ~~~~:~;: d o costantemente. ~~;e~:~~~~~ La :~~~~::,~e legge' delle famiglie italiane e della scarsa ca~acità dei ~O~I~~~; ~~:~~l~~en: Legato al problema ~e~:,~t::~~:~I:~;~~;~gpO 1 dell'istruzione scodlastico: fiur nnmuen- era quello dell'ampliamento del suf- ir;~~o.La nuova legge elettorale, approvata dalla Camera all'inizio del do il diritto di v -,Introduceva come requisito fondamentale l'istruzione, concedenI d ot~ a tutti I cittadini che avessero compiuto il ventunesimo anno d'età la egge prece ente Issava l'età minima a 25 anni - e avessero superato esame finale del ~or- r to/.tr41[,]k.@Qg"·, 'Ml'j5ìjl,;;; .547] } oltre che un netto scadimento nel tono della vita politica. ) I Il governo DepretiS in una vignetta satirica La vignetta mostra i ministri del governo Depretìsmentre .saitar» la cavalilnescevaicencost a vicenda: in questo modo gli oppositori interpretavano la politica del trasformismo. Stato e società nell'Italia Nazioni e imperi unita i::dì~ Le Paludi pontine La svolta moderata di Depretis ebbe come conseguenza il definitivo distacco dalla maggioranza dei gruppi democratici più avanzati che, pur avendo abbandonato i metodi cospirativi e accantonato la pregiudiziale repubblicana, COntinuavano a battersi per il suffragio universale, per una politica estera antiaustriaca, per una politica ecclesiastica più decisamente anticlericale e per un più vasto imOOIDAAl..!.elS1Ul}(D pegno in favore delle classi povere. Sotto la guida di Agostino Bertani, e 1. Perché fa Destra perse le elezioni del 18767 2. Qual,era ll programrna di governo poi di Felice Cavallotti, questo gruppo - che, con termine mutuato daldella Sinistra? ,3. Checesa accadde in 'sela Francia della Terza Repubblica [cfr. 20.8], fu chiamato radicale - svolgultc aUa.fegge elettoraie del 1882? -4. Che cosa si jntenoe con"i! terniine «trasfortnl.. se negli anni '80 un ruolo di cornbattiva opposizione contro le maggioarno»? 5. Chi erano i radicali?', ranze trasforrniste. 71 LA I?CLITICA ECONOMICA: CRISI AGRARIA INDUSTRIAi..lE E SVILUPPO aii 'sgravi Fra le cause che avevano portato alla caduta della Destra c'era il malconfiscali e tento provocato dalla sua politica economica, sia fra i ceti popolari, graval'aumento della ti dal peso delle imposte indirette, sia fra la borghesia produttiva, desiderospesa pubblica sa di una linea meno rigida che incoraggiasse gli investimenti e la formazione della ricchezza. I govemi della Sinistra cercarono di venire incontro a queste esigenze non facilmente conciliabili. La famigerata tassa sul macinato fu considerevolmente ridotta nel 1880, per essere poi del tutto abolita nell'84. Venne contemporaneamente aumentata la spesa pubblica, sia per coprire le accresciute esigenze militari sia per accontentare le richieste dei variegati gruppi di interesse su cui si reggeva la maggioranza. Questa politica provocò, fin dall'inizio degli anni '80, la ricomparsa di un crescente deficit nel bilancio statale, senza peraltro riuscire a superare le difficoltà economiche dovute in primo luogo all'arretratezza del settore agricolo. I limiti Gli sviluppi registrati dall'agricoltura italiana nel ventennio 1860-80 non dello sviluppo avevano modificato nella sostanza i rapporti di produzione né avevano agriCOlo comportato grandi progressi nelle tecniche di coltivazione. Se miglioramenti vi erano stati, questi avevano riguardato soprattutto le zone e i settori già relativamente progrediti: le terre irrigue della pianura lombarda e le colture «specializzate» del Mezzogiorno (olivi, agrumi e soprattutto uva da vino). Altri mutamenti significativi si erano avuti, fin dall'inizio degli anni 'lO, in alcune zone della Bassa padana, in particolare nel Ferrarese: qui grandi lavori di bonifica promossi da imprenditori capitalisti avevano sconvolto la fisionomia del paesaggio agrario e attirato vaste masse di braccianti. In tutto il resto d'Italia, però, la situazione dell'agricoltura non era molto cambiata rispetto ai primi anni dell'unità né erano molto migliorate le condizioni dei lavoratori delle campagne, oberati da contratti arcaici, sottopagati, malnutriti, analfabeti nella stragrande maggioranza. Questa realtà fu ampiamente documentata dalla grande Inchiesta agratia deliberata dalParlamento nel 1877 e presieduta dal senatore lombardo Stefano [acini. Dall'Inchiesta, che fu conclusa nel 1884, emergeva un quadro drammatico dello stato dell'agricoltura italiana. Nella relazione finale si indicavano come rimedi un' estensione delle opere di bonifica e di irrigazione, un più razionale avvicendamento delle colture e una loro maggior diversificazione. Ma ciò richiedeva abbondanza di capitali e disponibilità all'investimento da parte dei privati: tutte condizioni che allora mancavano, soprattutto nel Mezzogiorno. L'inchiesta Jacini "'" ravò quando a partire dal 1881, l'Italia cominciò a nLa situazione SI agg , l l'Il! a europea sentire II effetti della cnsi che colpì 111queg I anm ag:lco tr I [ fr 18 g2] un brusco abbassamento dei preZZI interesso in pnmo luogo C. , d r dotti agncolI, a eccezione delle col tucereali e pO! tutto l'insieme ei p Od' l Al calo del seguì b ano la concorrenza o treoceano h re da esportazrone c e non su IV d per tutte le categone produttive d con conseguenti graVISSImI isagi Il un calo de a pro uzione, l' d II C SIagrana furono analoghi a quejli gIà oslegate all'agncoltura Anche glI effetti SOClal e ad lrl' .onflittualità nelle campagne e rapido , d eSIeuropei' aumento e ac 81 servati per l msierne ei l'a b ttutto verso l'estero Fra 1118 e Le conseg~e.nze della .CrlSI agrana r== Nonostante i lavori di bonifica avviati nella Bassa pedana, nella seconda metà dell'80a permanevano nel resto d'Italia vaste zone paludose inservibili per l'agricoltura. La fotografia mostra un'immagine delle Paludi pontìne (Lazio) prima delle bonifiche operate durante il ventennio fascista. Questo paesaggio di grande suggestione nascondeva una realtà sociale molto dura. In queste zone dividevano la vita con gli uomini i bufali, i soli animali domestid che riuscivano a soprawivere in un ambiente ostile. incremento del flUSSImigraton verso l ce?tn ur ~~~~ ~~~r~lhom di persone 111901 abbandonarono definitivarnente l Italia p ltenore fattore di ntardo per Il decollo Se, dunque, da un lato la cnsi agrar~a C~:::Ul ~:d~ttlva del paese e rallentò Il processo di industriale italiano, m quanto indebolì la p lt versi essa finì col favonrlo, o quanto rrasformazione capitalistica dell'agncolt~raL' per a n n solo distolse capitali dal settore agnchiara la necessita a cnsi no d l cl meno co ren erne piu c h c d e le illusioni d, chi ancora cre eva d l altri irnpieg l ma tece ca er colo, ìndirizzan o l verso , b d l ll'agncoltura e sull'esportazIOne che lo SVIluppo econormco italiano potesse on arsi so o su ù dei prodotti della terra. . d Il S' . t rana come i loro predecessori, avversi in liGh esponenti e a irus fa e, l' . Oste conviuIl protezionismo d' principio all'intervento dello Stato nel economia. _ue . nea l, ' to tutt' altro che brillante dell' economta nazioni liberiste furono pero scosse dall ~ndamen . ei so rattutto dalla Germania. Una J . ·1 zionale e dall'esempio che veniva daglI a1~; ;et~: ~~~~~at~ or~ai da quasi tutti gli industriadecisa svolta m senso proteziorushco era . d" tamente favorevoli al liberismo ma li e dagli stessi proprietari terrieri, un tempo mcon izrona I Il ora colpiti dalle conseguenze della cnst agrana. .li nerale che metteva al riparo dalla .. '11887 al varo di una nuova tarma ge l 'd SI gmnse cosi ne , . . d ll'i cl tria nazionale (i più favoriti, oltre a SI e. . portanti setton e m us l . t concorrenza s raruera nn l . ) olpendo le merci di importaZIOne '1 l' '1 cotoni ero e lo zucc -ienerc , c , fu rurgico, rano l amero, l . l '1 o o regime doganale fu esteso ai cerea. cl . d' trata In campo agnco o, l nu v con pesanti azi I en \'. .' fa 1'87 e 1'89. La tariffa dell'87 segnava una rottura li: il dazio sul grano fu quasi triplicato r . l' . '60 e '70 e poneva le basi di .. lib b sta segUlta neg l anni definitiva con la tradizione l eroscam l "1 certi aspetti a quello realizzatosi nella d' otere economico - sirm e per . bl un nuovo acca IP 6 s: d t ll'alleanza fra l'industria protetta e l gran. bi k a [cfr 20 3 e ]-lon a o su l d f . Germama isrnarc uan .. '. 'd' sull'intreccio non sempre implora I di proprietari terrieri (settentrionali e men IOn. l e maggiori gruppi di interesse e I poten statali. .i Il I I l' " , I l' n ! J Stato e società Nazioni e imperi È ormai opinione comune che la scelta protezionistica costituisse per l'Italia una sorta di passaggio obbligato sulla strada di quel decollo industriale poi realizzatosi a partire dagli ultimi anni dell'800. È certo tuttavia che, almeno nell'immediato, la tariffa dell'87 produsse una serie di conseguenze negative e accentuò gli squilibri fra i vari settori dell'economia e fra le varie zone del paese. I dazi doganali non proteggevano in modo uniforme i diversi comparti produttivi. Al forte sostegno accordato alla siderurgia, anche per motivi «strategici» legati agli armamenti, faceva riscontro la scarsa protezione di cui godeva l'industria meccanica (danneggiata oltretutto dal rialzo dei prezzi dei prodotti siderurgici). Gli squilibri economici Per quanto riguarda l'agricoltura, l'introduzione del dazio sul grano provocò un immediato rialzo del prezzo dei cereali che, se da un lato rappresentò una boccata d'ossigeno per le aziende in crisi, dall'altro danneggiò i consumatori e contribuì a tenere in vita, soprattutto nel Mezzogiorno, realtà produttive tecnicamente arretrate. Contemporaneamente l'agricoltura meridionale veniva colpita nel suo settore più moderno: quello delle colture specializzate, che si reggeva soprattutto sulle esportazioni e che vide bruscamenGUIDAAJ.WS1\JD!O te chiudersi il suo principale mercato di sbocco. La tariffa dell'87 ebbe 1. come si mòdificò il bilancio statale agli inizi degli anni 'BO? 2e Che cosa accadde nelinfatti come conseguenza una rottura commerciale, poi degenerata in vele campagne italiane a partire dal 1881.? 3. ra e propria guerra doganale, con la Francia, che era stata fin allora il Come si ccstitul'Ilnuovo blocco di potere' in Italia? 4. Quali furono re conseguenze della principale partner economico dell'Italia e il maggior acquirente dei pronuova tariffa doganale del 18B,?? dotti agricoli del Sud. B LA !POliTICA lESTERA: TRIiP'UCIE AH.ll.fANZA Eli) ESPANSIONlE COLONIAll..E 1m Anche per la politica estera italiana gli anni della Sinistra segnarono una svolta decisiva: nel maggio 1882 il governo Depretis - abbandonando la linea di prudente equilibrio seguita dai governi precedenti e basata sul mantenimento di buone relazioni con tutte le grandi potenze e sul rapporto «preferenziale" con la Francia - stipulò con la Germania e l'Austria-Ungheria il trattato della Triplice alleanza [cfr. 20.6J. Diversi motivi concorsero a determinare e a rendere quasi inevitabile questa scelta che rappresentava una netta rottura con la tradizione risorgimentale. Pesarono nella decisione preoccupazioni di ordine interno: l'alleanza con gli imperi conservatori del Centro Europa sembrava infatti la più adatta a conferire solidità alle istituzioni del giovane Stato. Ma la motivazione principale fu di natura internazionale: in particolare il desiderio di uscire da una situazione di isolamento diplomatico che appariva insopportabile in un'epoca dominata dalla logica di potenza. La svolta La C,isi-!~~isina Questo isolamento era apparso in tutta la sua evidenza nel ISSI quando la Francia, col consenso delle altre potenze, aveva occupato la Tunisia e l'Italia - che da tempo nutriva aspirazioni su quel territorio, anche per la presenza di una forte comunità di emigrati italiani - non aveva potuto far nulla per opporsi. Ne era seguito un grave deterioramento dei rapporti itala-francesi, destinato a far sentire i suoi effetti per oltre un quindicennio. Per uscire dall'isolamento, l'Italia non aveva dunque altra strada se non quella dell'accordo con Germania e Austria, insistentemente sollecitato da Bisrnarck. L~Tri;iic~' La Triplice era un'alleanza di carattere difensivo, che impegnava gli Stati firmatari Cl garantirsi reciproca assistenza in caso di aggressione da pare l'irredentismo te di altre potenze. In concreto, l'Italia veniva coinvolta nel sistema di sicurezza bismarckiano, ricevendone in cambio la garanzia contro un'improbabile aggressioalleanza M unita . rovi alleati alcun vantaggio immediato, anzi. rinuncianne francese, ma senza ottenere dal Ol . d Il terre irredente (cioè il Trentine e la Vedo implicitamente alia rivendicazione stf~ca t e : dominio austriaco). Un problema, qued1 nezia Giulia, «non redente» ovvero ~on Il Ilera e erose associazioni e irredentiste», nate ne. 1 nte VIVOc a e nurri < , cl l sto, che era tenuto partico arrne . cl' aie e che fu drammaticamente riproposto a gli ambienti della simstra repubblicana e ra IC '. . to nel dicembre l882 per aver cerd' G lielmo Oberdan, un gIovane triestino impicca . caso 1 ug ira dell'i t ustriaco Francesco GIuseppe. cato di attentare alla VIta de. Imper~ ore a dell'Italia migliorò nel 1887, quando, in occar' . """ La situazione dip ornatIca. . .' l trattato due nuove Il rinno~o . 'i ne del rinnovo della Tnphce, furono inserite ne .., . ._ della Triplice s IO l La rima stabiliva che eventuali modifiche territoriali nel Bal ciauso e. p do fra Italia e Austria e che ogni vantaggio di una cani sarebbero avvenute di comune accor da ade uati «compensi» per l'altra. Con la secondelle due potenze sarebbe stato bilanciato g f . dell'Italia in caso di un conflit. .' nava a intervenire a ranco . ~ da clausola, la Cerrnania SI impegi Marocco e in Tripolitania. L'Italia si garantIva CaSIcon: to provocato da iniziative francesi m _. . ffi la sua aspirazione a un ruolo di tra il ripetersi di episodi come quello tUnISInO e na errnava potenza mediterranea. lla sti ulazione della Triplice, il governo Depre'" , . ., , Contemporaneamente a p... .. dalla ressione di nL'avvio . M icini s into da considerazìoru di presngio e p . dell'espansione tis-r al '. t esse aveva ritenuto opporhmo porre le basi per una in Africa stretti gruppI l. In er l in una zona dell'Africa orientale in CUI orientale piccola imzianva eo orna e d' l t ri e missionari italiani) e .• (l ( I er la presenza l esp ora o l'espansione apparIVa plU aCI e anc le p. difficil ravvisare per l'Italia interessi econo-t ma m CUI era l lCl e . l la concorrenza meno agguern a, . Il unto di partenza fu costituito dall'acqUISto, ne miei o strategICI di qualche Importanza. P 'd' l del Mar Rosso. All'acquisto fece . . . f Il bai d' As b sulla costa meri lana e Giugno 1882, de a ara l sa, d' d" he occupò una striscia di terntono ra b segUl't 0, ne l l885 l'invio di un corpo l spe izione C à.. J degli anni 'SO nell'Italia ì : _ la baia di Assab e la città di Massaua. . d' c ava con l'Impero etiopico, il più forbit t d npolazioni no ma l, connn h' Questa zona, a 1 a a a p .' Abiss: come veniva comunemente c 12li S . fri . L'ElIop12-0 )lSSInIa, .c te e il più vasto fra g l tati a Icam.. lt arretrato con una popolazione di re. l' se econoIDlcalnente mo o, ,_. mata m Ita la - era un ~ae .' valenza alla pastorizia, con un orga11lZZaZlOde cristiana e di confessione capta dedita In pre Michele Cammarano, La battaglia di Dogali, 1.896 [Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma] Assieme a quella di Adua (1896) la sconfitta subìta dalle truppe italiane a Oogali fu particolarmente traumatica per l'opinione ~u~b.lica perché srrumn Il mito della superiorità bellica dei bianchi. In questa immagine è interessante notare come all'ardore composto e ?Iastico delle truppe Italiane si contrapponga il confuso. violento e per questo spiazzante attacca indigeno. Lo sparuto reparto italiano. compost? da 500 soldati, SI trovò infatti a fronteggi are un numero di nemici tale da perdersi all'orizzonte. Stato e società nell'Italia Nazioni e imperi ne di tipo feudale In cui l'autorità dell'irn erator ( del slgnon locali (ras) che dispon dp e negus) era fortemente limitata da quella evano I propn eserciti In u l carona di stabilire buoni rapporti con l t d n pnrno tempo g I italia m cerMa, quando tentarono di ampliare e iopi e ;rvlare una penetrazione commerciale scontrarsi con la reazione del negus G oro cornvtroda territoriale verso l'm temo, dovettero iovanrn e ei ras locali L'eccidio Nel gennaio 1887 una colonna d 500 l di Dogali truppe abissine e sterminata nel p~esSi dm~ltanllt~Iam fu sorpresa dalle SUSCitòun'ondata di proteste In tutt l I oga I a notizia dell'eccidio GUIDAAI.I.CS1\.IDIO di estrema srrnstra ch' o I paese, In particolare fra I gruppi e opposti ali' avventura colonial e 1. Quale fu fa funzione della Triplice alleanPrevalse però l' eSlgen::~ e~~~ za? 2. Chi erano gli irredentìsti itaìianl? 3. ra accordò al go fi: e are I prestigio nazionale: così la CarneDove SI rndrnzzò l'lnlzìatfva colomale del governa I nanzrarnenti richiesti pe l' d c verno Depretis? 4. Che cosa accadde a Doper Il consolidamento dell l r invio I nnrorzi e gall ne11887? a presenza ua lana sulla fascia costiera unita Kt#"§II,!i,>fl5j: -~._~ Gli anarchici li ~_""",,,,,,,",,,,,,..,q semr Gli operaisli ~ MOVDMENVO OPERAIO lE ORGANIZZAZIONI CAnOLICHIE la classe La crescita di un movimento operaoperaia IOorganizzato fu rallentata, in lta. ha, dal ritardo nello sviluppo indu~t~~le e dalla conseguente assenza di un proletariato di a. nca mo~~rn~ e numericamente consistente. Degli oltre 3 milioni di persone - pari a un 20% della popolazione atbva- che il censimento del 1871 . d' come add tt' ll'i d . l In icava e J ~ • In ustna, Clmaggioranza era costituìta da lavoranti di botteghe artigiane. Anche nelle unità pro~uttlve di maggIOri dimensioni (specie nel settore tessil e, dove era molto numerosa la manodopera femminile e minorile) accadeva spesso che gli operai alternassero stagionalmente il lavoro in fabbrica con quello nel campi; e molto diffuso, sempre nel settore tessile restava Il lavoro a domicilio. ' Le so~ietà dr''" Fino all'inizio degli anni '70, l'uniorganizzazione operaia di una certa consistenza diffusa in tutto il paese fu quella delle società di mutuo soccorso associazrorn in parte controllate dai mazziniani e in' parte orgaruzzate da esponenti moderati. Concepite come strumenti di educazione del popolo più che come orgamsml di lotta, le società operaie avevano essenzialmente scopi di solidarietà, rifiutavano la lotta di classe e d consideravano «funesto» il ricorso alI o sciopero . E Giuseppe Mericci, L'artigiano cieco e la sua famiglia, 1851 fa unque natu~ale che perdessero terreno via vi~ :ffiSSO. alle ~palle.dell'artigiano. un manifesto invita alla che lo scontro sO~lale si faceva più aspro e che corninormaaone di SOCietà di mutuo soccorso: un'alternativa al ?eSOlante spettacolo di indigenza rappresentato Il . flava ahdlffondem n.el paese l'internazionalismo sociaal r:et~g~~~~n~~I1~ ISta,.~ e m Italia SI ISpIrÒ, almeno in un primo temdi tragico isolamento. uen I snuanoru po, pm alle teorie anarchiche di Bakunin che a quelle d, Marx [cfr. 16.7J. mutuo soccorso ca :~~:~~ee~~Oe~~:n~~~~e:a~~~::~~n~e~:~~i~~~~i~r~'q Le associazioni operaie Fra il 1887 e il 1893 sorsero le prime federazioni di mestiere a carattere nazionale, vennero fondate le prime Camere del lavoro (organizzazioni sindacali a base locale), si accelerò anche la penetrazione del socialismo fra i lavoratori della terra grazie al movimento associativo fra i braccianti e i contadini della Valle padana. Per tutto il movimento di classe si poneva a questo punto il problema di una organizzazione politica unitaria capace di guidare e coordinare le lotte a livello nazionale. Labriol; . Il problema non era di facile soluzione a causa della frammentazione ore Turati ganizzativa del movimento operaio e del suo scarso grado di maturazione ideologica. Le opere di Marx, infatti, erano poco conosciute e l'unico autentico e originale teorico marxista allora attivo in Italia era il filosofo napoletano Antonio Labriola, amico e corrispondente di Engels. Ma Labriola, proprio per il suo rigore teorico, era una figura sostanzialmente isolata tra i leader socialisti. Fu invece un intellettuale milanese, Filippo Turati, il principale protagonista delle vicende che portarono alla fondazione del Partito socialista italiano. l ato nel 1857 da una famiglia dell'alta borghesia lombarda, Turati aveva militato da giovane nelle file della democrazia radicale. Decisivo per la sua formazione politica era stato l'incontro con Anna Kuliscioff, una giovane esule russa che aveva già alle spalle una notevole esperienza politica e una larga conoscenza del mondo socialista europeo. Ma non meno decisivo fu il contatto con l'ambiente operaio di Milano, già allora indiscussa capitale economica d'Italia e sede degli esperimenti più avanzati di associazionismo fra i lavoratori. La posizione di Turati, meno rigorosa sul piano teorico di quella di Labriola, fu molto chiara nelle scelte politiche di fondo: l'affermazione dell'autonomia del movimento operaio dalla democrazia borghese; il rifiuto dell'insurrezionismo anarchico; il riconoscimento del carattere prioritario delle lotte economiche; l'esigenza di collegare queste lotte con quelle politiche e di inquadrarle in un progetto generale che aveva come obiettivo finale la socializzazione dei mezzi di produzione. '_:: 553J 554 Stato e società nell'Italia Nazioni e imperi Bandiera socialista la bandiera rossa fu adottata come simbolo del Partito socialista nel 1892. la falce e il martello, simboli dell'unita tra contadini e operai, apparvero solo dopo il 1919. La nascita ShWi Nell'agosto del 1892 si riunirono a del Partito Genova i delegati di circa 300 fra socialista società operaie, leghe contadine, circoli politici e associazioni di varia natura. Subito si delineò la frattura tra una maggioranza favorevole all'immediata costituzione di un partito e una minoranza contraria, formata dagli anarchici e da una parte degli aderenti al Partito operaio. Vista l'impossibilità di trovare un accordo, i delegati della maggioranza, guidati da Turati, abbandonarono la sala del congresso e, riuniti si in altra sede, dichiararono costituito il Partito dei lavoratori italiani, approvandone subito il programma e lo statuto. Il programma inclicava come fine la «gestione sociale» dei mezzi di produzione e, come mezzo atto a raggiungerlo, «l'azione del proletariato organizzato in partito [... J esplicantesi sotto il doppio aspetto: l) della lotta di mestieri per i miglioramenti immediati della vita operaia [... J; 2) di . una lotta più ampia intesa a conquistare i poteri pubblici». L'anno seguente il nuovo partito avrebbe modificato il suo nome in Partito socialista dei lavoratori italiani, per assumere poi, nel 1895, quello definitivo di Partito sociali. sta italiano. I cattolici Se per la classe dirigente liberaI-moderata il movimento socialista rappree l'Opera sentava una presenza minacciosa, sull'opposto versante politico non medei congressi no preoccupante era l'atteggiamento della massa dei cattolici militanti, fermi nella fedeltà al papa e nel conseguente rifiuto dello Stato uscito dal Risorgimento [cfr. 23.5J. I cattolici costituivano una forza eversiva nei confronti delle istituzioni unitarie di cui non riconoscevano la legittimità: una forza tanto più pericolosa in quanto profondamente radicata nel tessuto sociale, in particolare nel mondo delle campagne. II divieto papale di partecipare alle elezioni, formulato col non expedit del 1874, non si applicava alle elezioni amministrative né significava per il movimento cattolico la rinuncia a una presenza autonoma nella vita del paese. Proprio nel 1874, in un convegno tenuto a Venezia, un gruppo di autorevoli esponenti del mondo cattolico italiano (ecclesiastici e laici) decise di dar vita a un'organizzazione nazionale che fu chiamata Opera dei congressi: saldamente controllata dal clero, ebbe il compito di convocare periodicamente congressi delle associazioni cattoliche operanti in Italia, assicurando loro un più stretto collegamento. Il suo programma si riduceva a una dichiarazione di ostilità nei confronti del liberalismo laico, della democrazia e del socialismo, a una professione di fedeltà al magistero del pontefice e alla dottrina cattolica. Aperture e contrasti Qualche segno di apertura si ebbe dopo il 1878, in coincidenza con l'avvento al soglio pontificio di papa Leone À'III. Sotto il suo pontificato il movimento cattolico italiano accentuò il suo impegno sul terreno socia- unita ,I le cui lo spingeva fatalmente la stessa tendenza a raccogliere una base di massa. Sorserolco.' ~ tto in Lombardia e nel Veneto società di mutuo soccorso, cooperatIve agnco e e soprarru ' . . . arti iane controllate dal clero e ispirate alla dottrina SOCIalecattolica. , . 8i fronte alla crescita delle organizzazioni cattolico-in transigenti, l atteggIamento del\a classe dirigente fu incerto e os~iIlante. Da un lato glI uomini della Sinistra erano natura - SI, mente portati a combattere l'associazionismo cattohco m ognr sua forma, dall'altro erano indotti a riconsiderare l'importanza di un accordo ~on I~ Chi~sa per la stabilità politica e sociale del paese: Ma un tentativo d, conciliazione avviato nel 1886-87 per iniziativa di esponenti cattolicomoderati si scontrò con l'intransigenza del papa sulla questione della so- ClU!DAAl!iIlS1lJIlIO 1. Quali furono le prime organizzazioni ~oCi& liste italiane? 2. Chi era FilippoTurati? 3. Qual era il programma politic~ ~eIPart~ del lavoratori italiani? 4. I cattoliCI patecìpeve no alla vita politica? vranità su Roma e si concluse con un fallimento. 1@ LA DEMOCRAZDA AUTORITARIA DI FRANCESCO erispi al governo CRISPI Ouando, nell'estate del 1887, morì Agostino Depretis, parve naturale che ;;-succedergli fosse Francesco Crispi, ch~ rico?riva allora la canca di rrumstro degli Interni ed era certo la personahtà plll nlevante della S1I11strapar- lamentare. Siciliano, primo meridionale a salire alla presidenza del ConSlgho,Cnspl poteva contare in virtù del suo passato mazziniano e garibaldino, su ampie simpatie a sinistra, ma anche sull~ benevola fiducia dei gruppi conservatori, attratti dalle sue promesse dlun~stde di governo più autoritario ed efficiente, di chiara impronta "b,smarcklana". Appoggra~ OSI-sidenlarghissima maggioranza e accentrando nella sua persona per quasi quattro anm a presI enza del Consiglio e i ministen degh Interni e de~h Esteri, Crispi impresse in effetti una decisa svolta all azione di zovemc: accentuò le spinte autoritarie e repressive, rna si fece anche promotore di un'opera di riorganizzazione e di razionalizzazione dell'apparato statale che non aveva precedenti, se non nei primi anni dell'unità, e che certo non fu priva di aspetti positivi. 1 .• •• , Nel 1888 fu approvata una legge Riforme . comunale e provinciale che ame rapressrcne pliavail diritto di voto per le elezioni amministrative e rendeva elettivi i sindaci dei comuni con più di 10.000 abitanti. Nel 1889 fu varato u~ nuovo codice penale - noto come Codice Zanardelh, dal nome delI'allora ministro della Ciustizia - che aboliva la pena di morte, ancora in vigore in tu.tti i maggIOri Stati europei, e non negava il diritto d, sciopero, neonoscendone implicitamente la legittimità. Questo n: conosci mento era però temperato dalla nuova legge d, Pubblica sicurezza - varata anch'essa neII'89 - che, pur essendo più avanzata della precedente, poneva gravi limiti alla libertà sindacale e [asciava alla polizia ampi poteri discrezionali, come quello di inviareal domicilio coatto senza l'autorizzazione della magIstratura, gli elementi ritenuti pericolosi. Di questi poteri i gover- Ritratto di Francesco Crispi Ministro degli Interni con Depretis nel 1877-78 e nell'87, ?rispi , guidò il suo primo governo dall'a7 al '91 e il secondo dal 93 al 96. "fS56"",,--,,-,-~_'"'=_",,,"~~:~m ••·.iJi1i •••,,•.•J«...•~lj_. Nazioni e imperi Stato e società nell'Italia unita ni presieduti da Crispi si valsero con molta frequenza, intervenendo duramente contro il movimento operaio, ma anche contro le organizzazioni cattoliche e contro i circoli irredentisti di ispirazione repubblicana. -La gabbia dei malfattori. La legge e uguale per tutti- [Dalla rivista _l'Asino_, 1893. Collezione privata. Milano] Il Alla riorganizzazione dello Stato faceva riscontro, nei progetti di Crispi, rafforzamento una decisa quanto velleitaria affermazione del ruolo dell'Italia come dalla Triplice grande potenza, anche nel settore coloniale. Per realizzare il suo programma, lo statista siciliano puntò fin dall'inizio sul rafforzamento della Triplice alleanza e, all'interno di essa, sul consolidamento dei legami con l'Impero tedesco. Conseguenza di questa politica fu un ulteriore inasprimento dei rapporti italo-francesi, che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nella "guerra doganale. {cfr. 23.7]. della Triplice doveva non soma anche servire da base per una più" attiva presenza sullo scacchiere africano. Nel 1890 i possedimenti italiani furano ampliati e riorganizzati col nome di Colonia Eritrea, mentre venivano poste le basi per una nuova iniziativa di espansione sulle coste della vicina Somalia. La politica coloniale di Crispi suscitava, però, perplessità in seno alla stessa maggioranza, in quanto risultava troppo costosa per il bilancio dello Stato in un momento di grave crisi economica. Messo in minoranza in una votazione alla Camera, Crispi si dimise all'inizio del 1891. La politica coloniale Nelle intenzioni La vignetta satirica denuncia il coìnvoìglmento della classe politica italiana nello scandalo della Banca romana. Si riconoscono fra gli altri Crispl (in prima fila al centro con i baffi bianchi) e Giolitti (secondo da sinistra in seconda fila). In alto a sinistra l'immagine del defunto Depretis. di Crispi, il rafforzamento lo garantire l'Italia da nuove iniziative francesi nel Mediterraneo, Il programm~"'" Nel maggio 1892, dopo un intermezzo in cui la guida del governo fu affidata al marchese Antonio di Rudinì, esponente di quell'ala della destra conservatrice che si era opposta alla politica coloniale e finanziaria di Crispi, la presidenza del Consiglio passò al piemontese Giovanni Giolitti. Figura centrale del successivo trentennio di storia italiana, Giolitti, allora cinquantenne, si presentava alla ribalta politica con un programma piuttosto avanzato. In politica finanziaria mirava a una più equa ripartizione del carico fiscale, che risparmiasse i ceti disagiati e colpisse con aliquote più alte i redditi maggiori (secondo il principio, oggi universalmente accettato, della progressività delle imposte). In politica interna aveva idee innovatrici, contrarie all'intervento repressivo contro il movimento operaio e le organizzazioni popolari, come dimostrò rifiutandosi di ricorrere a misure eccezionali contro i Fasci dei lavoratori. Questi ultimi erano associazioni popolari (il termine «fascio» stava per «unione») sviluppatesi in Sicilia, che protestavano contro le tasse troppo pesanti e il malgoverno locale e chiedevano per i contadini terre da coltivare e patti agrari più vantaggiosi. Non si trattava dunque di un movimento rivoluzionario, anche se diede luogo ad alcune manifestazioni violente (assalti ai municipi e ai caselli daziarl), né di un movimento socialista in senso stretto, ma suscitò tuttavia forti preoccupazioni fra i conservatori di tutta Italia, ai quali non piacque l'atteggiamento, ritenuto «debole», del presidente del Consiglio. di Giolitti L'ostilità dei conservatori contribuì non poco a indebolire il governo e ad accelerarne la caduta, che fu dovuta tuttavia alle conseguenze di un graromana ve scandalo politico-finanziario, quello della Banca romana. La Banca romana era uno dei maggiori istituti di credito italiani, uno dei cinque che, assieme alla Banca nazionale, godevano del privilegio di stampare _ dietro autorizzazione del ministero del Tesora - biglietti a corso legale. Avendo impegnato Somme cospicue nell'edilizia, negli anni in cui la capitale in rapida espansione era stata attraversata da una vera e propria febbre speculativa, si era poi trovata in serio imbarazzo quando, alla fine degli anni 'SO, la crisi economica aveva colpito il settore delle costruzioni facendo fallire molte delle imprese debitrici. Per uscire dalle difficoltà, i dirigenti della banca si erano resi colpevoli di gravissime irregolarità Una successiva inchiesta parlamentare rivelò il pericoloso inLo scandalo della Banca " liti e iomalistico agli ambienti della speculazione edilitreccia che legava Il mondo po ItlCO gl"' t h" finanziati dalla Banca ramana; e di . NI Iti d tati e glOrna isn erano sa .. b zia e ancana. l o I epu . . C"IOlitti _ per ottenere anticipa" I o con Crispi come con I I essa si era servito o stesso govern l t l'opinione pubblica in occasione delzioni di denaro che serviva a influenzare a s arnpa e le campagne '." Il ritorno elettorali.. l' larità della banca in quanto ministro del Accusato d, aver coperto e mego . Tesoro Giolitti si dovette dimettere. Asostituirlo fu chiamato nuovarnendi Crispi te Crist i che me aveva, nello scandalo, responsabilità non meno pesan. , p, p e di rimettere ordine nel paese e d, arrestare la ti ma era considerato I «uomo forte», capalc I d' embre del 1893 Crispi affrontò ' . . Tornato a governo ne IC , crescita del movimento operaio. t tto tutti l"punti di vista con un'opi. . I .t a .one preoccupan e so , con l'abituale rISOutezza una SI u Zl . rtata dagli scandali bancari, spavennione pubblica allarmata dalla crisi economica, sconce economi~o il nuovo governo avtata dall'intensificarsi delle agitazroru m Slclblra.In campo h inasprimenti fiscali e cornple.. d" t d I bilancio asata su pesanu I viò una politica I nsanamen o e. b . ._. iziata da Giolitti con una legge . . cl I d' t t sistema anca no, gla rru , tò la riorganizzazione e isses a o I 1926 ebbe ottenuto il monopolio della ernis. . . l B d'Italia Ouesta ne , avr . che rshtuiva a anca .'I .. d' tr 110 sull'intero sistema banca no. . d I 1947 rebbe svo to compiti l con o sione e, a partire a , av d' d' bblico Crispi non esitò a ricorrere a mezzi ecce.- -' In matena I or me pu . . .. . .. n Le leggi . ali convinto com'era che le agitaZIOni SOCiali in atto C~shtulssero li anlisoc;aliste zron l' non solo er l'ordine costituito, ma per la stessa sicurezza dello . penco o .' Pi di ennaio del 1894 lo stato d'assedio fu proclamaStato uscito dal Risorgimento. Ai pnm a dove si era verificato, senza alcun nesII to in Sicilia e successivamente esteso a a und,g,an, . e anarchica La repressione mili. .. T . n tentativo I msurrezion . so con gli avvenimenti SlCI taru, U t cl a iù generale repressione poliziesca tare fu clura e sanguinosa e venne accompagna a "a un ahe e iornali facenti capo al Par- t .. t :cl estesa a tutto il paese e rivolta soprattutto co~~~ ~:~:~~ mot~ siciliano. Nel luglio 1894 tito socialista, che pure non aveva responsa I I a I . ttere organico facendo approvare dal Il d Il a one represslva un cara , . il governo va e are a a sua Zl . . " . d II lib tà d', stampa di riunione e di associaI d' leggI limitative e a I er, . Parlamento un comp esso I . h" h no in realtà come obiettivo principale zione. Queste leggi, definite «antianarc le e», aveva Stato e società nell'Italia unita Nazioni e imperi la battaglia di Adua in un dipinto etiope Le condizioni di vita degli italiani l'Impero enoprco era uno Stato povero, con una popolazione cristiana di c;ootes.sione capta; r a~tà del negus era, Inoltre, fortemente limitata da una struttura del potere di tipo feudale che esaltava t'autonomiadei ras capìlocali dotati di' proprie forze militari. Ciò nonostante, la potenzaetiope non era trascurabile perchépoteva fare affidamento su un notevolenumero di uominie su una consolidata tradizionedi bellicosità maturata nellasecolare resistenzaai vicini paesi tsremrc. AI momento dell'unità la grande maggioranza degli italiani era analfabeta. Soltanto il 20% della popolazione viveva in città. L'agricoltura era l'attività economica prevalente, ma si trattava' di un'agricoltura per lo più povera, caratterizzata da una grande varietà negli assetti produttivi: aziende agricole moderne (Pianura pedana), mezzadria (Italia centrale), latifondo (Mezzogiorno). La condizione di vita dei contadini era generalmente ai limiti della sussistenza fisica. Questa realtà di arretratezza economica e disagio sociale era assai poco conosciuta dalla classe dirigente nazionale. classe dirigente: Destra e' Sinistra Morto Cavour (giugno '61), il gruppo dirigente che tenne le redini del La paese proseguendone l'opera fu quello della Destra. Le si contrapponeva Il Partito socialista, che nell'ottobre fu d . quelli spera li da Crispi Le persecuzrom, I~~~~~r:to fuon legge Gli effetti non furono però te orgaruzzanva su CUi Si reggeva" partito rebb: nuscirono a distruggere la già solida reno nella Simstra democralica e soprattutt e acclre bero le srrnpatie di CUI I socialisti godeva"I M o neg I am lenii mtellettu I La sconfitta ! a Il colpo definitivo per CrIS I ve a I di Adua e la di conciliare la politica d t P ,~ne dal fallimento del suo tentativo caduta di Crispi alto livello di spese m I t I aus entà manziana col mantenimento di un loniale Cià durante ti suo pnmo o l l an e con una ripresa di uuzianva m campo co- mt~v:~:~~~ rna di protettorato sull'Ehopla, :~I?I aveva cercato di stabilire una qualche forno, nel 1889, alla firma del trattato di Uccialli n~~vo negus Menelik trattative che portarem come un implicito nconoscimento del I questo trattato, considerato dagli Italia gli etropr, che reagirono energicamente al t~:t protettorato, fu interpretato diversamente da: torno al potere di Crispi. Fra Italia ed Eti ativi italiani di penetrazione npresi dopo" nnel disastro di Adua del l0 marzo 1896. u~pla SI giunse così allo scontro armato, culmmato a camente anmentata dalle forze etiopich La colonfina Italiana di 16 000 uorruru venne pratilia VIOIen t e mallIfestaZlOnI contro la guerrae d'Afr scon tta ebb di e imrne ate npercussioru In ltate altre Città, mentre Il governo fu costretto a di ICa scoppl~rono a Roma, a Milano e in molsuo successore, ancora una volta Rudinì me~efSl Crispi usciva dalla scena politica AI • rru, non resto che concIud con l Etiopia che garantisse almeno la ere m tutta fretta una pace malia. L'episodio di Ad I presenza Italiana m Entrea e SoGtJlJ)AAU!'-S1tJIl1O ua e e reazronr che ~~n~1 ~ra sostenuto Il governo di Francemostrato quanto la guerra coloniale fosse ne erano seguite avevano din pr 2. QualiiruziatlvedI politicaInterlari e da larghi strati della st . I d poco sentita dalle masse POI)Oa ed estera furono varate dal governo Cnessa c asse lngent ~Pl? 3. PerchéGlolltti dovetteabbandonare stato Il tentativo di Crispi di co liere e e quanto illusorio fosse I governo? 4. Quale fu lo scopo delle leggI paese, m un'avventura Imperl'agl t successi di prestigio, per sé e per Il ~antianarchlche.? 5. ComeSIconcluse l'lnl· IS rea a CUI ma le I ziatìvacoloniale del governoCrispì? premesse politIche ed economiche. I avano e indispensabili la Sinistra, che faceva proprie le rivendicazioni della democrazia risorgimentale: suffragio universale, decentramento amministrativo, completamento dell'unità attraverso !'iniziativa popolare. Destra e Sinistra erano espressione d'una classe dirigente molto ristretta - solo 400.000 persone avevano il diritto di voto - che diede un carattere accentrato e personalistico alla vita poììtìca. accentrato, il Mezzogiorno e il brigantaggio I leader della Destra Lo Stato realizzarono, sul piano amministrativo e legislativo, una rigida centralizzazione. Tra le circostanze che li spinsero in tale direzione va ricordata soprattutto la situazione del Mezzogiorno, dove l'ostilità delle masse contadine verso i _conquistatori- assunse col brigantaggio caratteristiche di vera e propria guerriglia. Il brigantaggio fu sconfitto grazie a un massiccio impiego dell'esercito. Restò tuttavia ìrrìsolto il problema di fondo del Mezzogiorno, cioè quello della distribuzione delle proprietà agricole: né la divisione dei terreni demaniali né la vendita dei beni ecclesiastici favorirono; contadini. L'unificazione economica Sul piano economico, la linea liberistica seguita dal governo produsse un'intensificazione degli scambi che favorì lo sviluppo del!' agricoltura e consentì l'inserimento del nuovo Stato nel contesto economico europeo. Fu importante anche l'impegno della Destra nella creazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo economico (strade, ferrovie). Nell'immediato, tuttavia, il tenore di vita della popolazione non migliorò e diminuì il peso percentuale delle attività industriali. la distanza tra la classe dirigente e il _paese reale- fu aumentata dalla dura politica fiscale seguita dalla Destra. Particolarmente impopolare fu la tassa sul macinato, che provocò violente agitazioni sociali in tutta la penisola. Il completamento dell'unità Il completamento dell'unità costituì uno dei problemi più difficili per la nuova classe dirigente nazionale. Falliti i tentativi di conciliazione con la Chiesa, riacquistò spazio l'iniziativa dei democratici: nel 1862 l'iniziativa garibaldina di una spedizione di volontari si risolse in uno scontro con l'esercito regolare (Aspromonte). Nel 1864 fu firmata la ~Convenzione di settembrecon la Francia, che prevedeva il trasferimento della capitale a Rrenze. L'alleanza con Bismarck contro l'Austria e la vittoria prussiana consentirono l'acquisto del Veneto, nonostante le sconfitte subite dall'Italia a ussa e a Custoza (1866). Il problema della conquista di Roma - fallito a Mentana (1867) un nuova tentativo garibaldino si risolse con la caduta del Secondo Impero, che permise al governo italiano la presa della città (20 settembre 1870). Con la legge delle gusrentìgle lo Stato italiano si impegnava a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale. l'intransigenza di Pio IX si manifestò nel divieto per i cattolici italiani di partecipare alle elezioni: un ulteriore ostacolo che si frapponeva al processo di reale unificazione del paese. Sinistra al governo Nel marzo 1876 il governo della Destra fu battuto La alla Camera su un progetto di legge relativo alla statalizzazione delle ferrovie. L'awento al potere della Sinistra segnò l'inizio di una nuova fase nella politica italiana: si allontanava il periodo delle lotte risorgimenta!i e si ampliavano in ~WM & , qualche misura le basi dello Stato. Tuttavia - approvate la legge Coppino sull'istruzione e la riforma elettorale dell'82 - gran parte del programma riformatore della Sinistra fu accantonato. 11 sistema politico italiano perse, col trasformismo di Depretis, il suo carattere bipartiticQ, finendo con t'essere dominato da un grande Centro che emarginava le ali estreme. La politica economica: crisi agraria e sviluppo industriale La Sinistra abolì la tassa sul macinato e aumentò la spesa pubblica. Se si escludono le zone più sviluppate del Nord, l'agricoltura italiana versava in condizioni assai arretrate: situazione ulteriormente aggravata dalle ripercussioni della crisi agraria, tra i cui effetti vi fu un rapido incremento dell'emigrazione. La crisi agraria finì col favorire indirettamente il .oecouoindustriale italiano, dimostrando quanto fosse ìltusona l'idea che lo sviluppo economico del paese potesse basarsi solo sull'agricoltura. Si affermò così una linea di appoggio dello Stato all'industria che si manifestò anzitutto nell'adozione (1887) di tariffe protezionistiche. Il protezionismo era una strada obbligata per ~ l'industrializzazione del paese. Restava, e anzi si aggravava, lo squilibrio economico fra Nord e Sud. La politica estera: Triplice alleanza ed espansione coloniale La stipulazione della Triplice alleanza con Germania e Austria-Ungheria (1882) segnò nella politica estera italiana una svolta, determinata dal timore di un isolamento internazionale e dal trauma rappresentato dall'occupazione francese della Tunisia. Il trattato costringeva rnaua a rinunziare implicitamente alla rivendicazione di Trentina e Venezia Giulia, tenuta viva dal movimento irredentista. Fu anche awiata in quegli anni un'espansione coloniale sulle coste del Mar Rosso. Il tentativo di estendersi verso uoternc portò al contrasto con l'Etiopia e all'eccidio di Dogali (1887). Movimento operaio e organizzazioni cattoliche Dati i ritardi nello svltuppo industriale, la classe operaia italiana era costituita solo per una minoranza