STORIA DELLA J!<g~tt~mll~ l21JmIlllLll(!Uì., li» ll'llàILllà Il OSSI!. EPILOGO CRITICO DEGLI ECONOMISTI ITALIA.NIì PRECEDUTO DA UN' INTRODUZIONE; DI GIUSEPPE PECCHIQ LUGANO §b~/a C/ ~m;f;: jJr Jl ~J'2.9' ' \ A GIACOMO CIANI SPERIMENTATO AMICO DA VENTI ANNI IN SEGNO DI STIMA E D'AFFETTO DEDICA QUESTO LIBRO L'AUTORE. PREF AZIONE. I · . libri per esser utili all' universale debbono essere brevi. Il dotto può .Ieggere a suo agio, ma il pnbblico non ha nè molto tempo, nè molta voglia. È dunque necessario di ab breviare quanto più si può ciò che dee servire per generale istruzione. D'altronde i fatti, i libri vanno trlmente accumulandosi coi secoli , colla stampa, e collo stimolo d' nna più diffusa lettura, che diviene sempre più indispeusabile il riepilogare di tempo in. tempo le cognizioni umane. Non si può pill far senza enciclopedie. Sono la somma d'un calcolo . che altrimenti diverrebbe· infinito. Conviene condensare il sapere attraverso la fuga dè' secoli, com' è forza condensare gli alimenti che devono attraversare immensi spazj 8 PREFAZIONE. PREFA·ZlOKE. del globo. Ci audiamo ognor più aVVICInando all' ep:Jca predetta da Condorcet, in cui sarà mestieri esporre per tavole lo stato delle nostre cognizioni. Ma la raccolta degli economisti italiani dal 1582 al 1804 è nna mole di cinquanta volumi, che àlien~ molti dalla loro lettura. Questo cumulo di volnmi, per alcuni è 'argomento di vanità naziouale; per altri invece di- spavento; per certuni di dispregio pèl poco o estinto valore di molti di essi; per gli stranieri poi tanta mole è di ostacolo e di spaveuto insieme ad assumerne la lettura. Mi lusingo aduuque che col ridurre la cougerie d~ tanti ragionamenti in u~ solo volume, non avrò fatto cosa solamente utile a' miei concittadini, ma molto più ancora agli stranieri che nou avrauuo più pretesto d' iguorare quanto si è scritto in Italia sulla scienza dell' Economia pubblica. È per lo scopo di formarsi una idea della storia generale della scienza che sovente ho fatto nel corso 'di questa storia dei riscontri tra gli autori italiani e gli stranieri, non che tra le opinioni de' loro temPI e quelle prevalenti a' nostri giorni. Non è pure superfluo ch' io avverta di quanto sia debitore al baroue Custodi, Queste sono le considerazioni ch~ mi hanno indotto a scrivere un epilogo storico degli economisti italiani. Non è perciò ch' io intenda punto scemere il merito della raccolta di questi scrittori fatta con sÌ squisito giudizio dal barone Custodi. Fu un'impresa utile, e sommamente lodevole. Ogni nazione deve salvare dall' obblio le opere de' suoi autori: è la più tenue testimonianza di gratitudine che mai si possa lor dare. Se con una cura più che religiosa si conservano ne' musei de' pezzi di sasso con poche lettere corrose, con quanto maggior interesse non si devono conservare negli archivii le opere di que' cittadini che scrissero pel bene della loro patria? Per non dir altro dell' utilità di simili imprese, basti soltanto il ricordare che senza la collezione delle croniche e storie antiche italiane, fatta dal Muratori, la storia d'Italia sarebbe rimasta imperfetta. 9 IO PREFAZIONE. come editore clelia raccolta, massime nelle notiz.ie bi~grafiche degli autori. lo che per ~O!tl auru ebbi la fortuna d'apprezzare dav,VIClUO la profonda sua dottrina, befr>io sapeva che non poteva seguire una guida più illuminata e SIcura. ---- INTRODUZ IONE, NOllS serions injl.lstes, si nOllS ne I"cconnnissions point cc quc nous devons à 11 Italie j c' est d' ellc que nOlls uvons reçu le" scieoces qui depuis out fructifiè si abondamment dans toute 11 Europe. Ellcyclopedie - Discours prélimioaire. L' - economia 'pubblica conferma l'osservazione già fatta, che la pratica ha sempre preceduto la scienza. Quand' essa cominciava appena a nascere nel cliciasettesimo secolo, alcune nazioni avevano già da piit secoli fiorito colla loro sola esperienza, da cui pascia la scienza ricavò i suoi dettami. Le l~epubbliche italiane del medio evo, le città anseatiche, la Catalogna, )' Olanda lavoravano, fabbricavano, trafficavano, 5' arricchivano senza un libro che loro apprendesse qucst' al'te. Ma fra tutte le nazioni, l'Italia moderna specialmente fu più popolata, più industriosa, più ricca, più poten. te, più riverita prima cbe neppur si conoscesse il nome di questa scienza. Amalfi fioriva già ncll' unJecimo secolo. Gli amalfitani commerciavano in Gcrusalemme prima che si fosse parlato di crociate. Le loro navi provvedevano ciò che mancava alla Palestina, La libertà la rese industriosa, l' industria opulenta, P opulenza illustre. Venezia possedeva il monopolio dell' Oriente. I veneziani co' loro galioni andavano a cercare le merci dell' Oriente ne' parli deU' Asia c dell' Egitto, e poi le mandavano in Augusta da CUl si à istL'ibuivano nel rimanente d' Europa. Venezia nel 1204 contribuì alla conquista di Costantinopoli, e divisc le spoglie del greco iJllpcro coll' anni Ialine. Fu il balual'do 'della INTRODUZlO~E. INTRODUZIOnE. cristianità contro i turchi. Abbandonata da turti , sostenne da sola contro la l,'ga di Cambray l'urto dei principi più potenti di Europa congiurati ' per la sua distruzione. Céltivò ogni sorta di, manifatture ma in ispecie quelle di seta, i paoci, i merletti, i cristalli, gli specchj eco Quindi le ricchezze immense de' suoi cittadini che abita?ano in 1'egie di marmo , e mangiavano in piatterìe d'argento, Dietallo a que'tempi assai raro, - Genova, che tra gittò i convosli della l'l'ima crociata e prosperò col traffico di Palestina, divenne in seguito per alcun tempo l'emula di Venezia. Fu padrona di Teodolia sul mal' nero, di Scio e Mitilene nell' Arcipelago, di Pe,'a sull' Ellesponto, Dal principio del decimo quado secolo sino al decimo quinto i 'genovesi navigarono neH' allantico e h'asportarono le merci cl' Ol'lente in Bl'uges ed in Londra, da cui i mercanti anseatici residenti in Inghilterra e nelle Fianrll'e 1e tra_ sportavano più lontauo Del Nord, Industriosa e 'politica, questa repubblica formò la sua marina guerriera colla marina mercantile; protesse l'indu!iìtria dell' u~a "olia bravura dell' altra; sicchè fu in gl'ado di '50stencr lunghe guerre con varia fortuna contr.o Venezia, La Toscana . .ripiena di repubbliche industriose e ricche aveva una popolazione triplice di quella d' oggidi, 'Non parlerò per brevità che di Firenze, Questa eu la 'chiave ddI'equilibrio cl' Italia. La sua-industria, le sue manifatture di 1ana ]l avevan.o resa potente. Aveva fattorie e banchieri iu Francia, nelle Fiandre] in Inghilterra. Alcuni dc' suoi cittadini avevano più ricchezze che luolti re d'Europa, Due 50li de' suoi bancbieri, i Bardi e i Peruzzi p,'estarono a Odoardo III re d' Inghiltcrra un milione e mezzo di fiorini d' 01'0, che ragguagliati alla moneta de' nostri tempi farebbero la somma di 75 mi.. lioni di francbi. Ottanta hancbi facevano le operazioni , ,3 n011 solo di Fil'enze, ma di tutta l'Europa, AI princi, d l secolo XIV la rendita della repubblica montava pIO c 'l' 'd3- 300 mila fiorini d'al'o equivalenli a 15 mllOn~ l franchi de' nostri tempi. Quest~ renùita era m.agglol·e di quella del re di Napoli, ilei re ,di Arragona,' e_dI quella che tre secoli dopo l'Irlaoda e.- I Inghdterra lOSleme pro'" cluceVi100 alla regina Elisabetta. La città aveva un.a pop~· , d', 70 n,ila abitanti ' 200 manifatture dl.-pOllnl, I · ., . IaZione 30 mila lanajuoli, e vendeva ogni anno per plU dI, 6~ milioni di fL'anchi io panni . L'arte della lana fio.n S1 faltamente in Firen7.c, che potè con un. piccol~ tnbuto di due soldi per ciascuna peua di panm , fabbricar quel sontuoso tempio di Santa M;'ll'ia dd Fiore che ~Cl' ma .. gllificen7.a di struttura appeu.a )a cede a s. Pi~tro di Roma. L'Italia formicolava d, .Itre repubbliche che, se non giunsero alla fama e potenza delle tr~ ultiene accennate, salirono però a un alto grado di splendore, come Milano e Bologna, e più ancora 1\IIilano, questa , 't. , e la più famosa delle repubbliche Lom-. prlmogcm barde. Cento e più zecche erano i~ attività, e quas.l tutta 1'Italla era decorata da università e. da monumenti. Non solo queste repubbliche avevano pro ~'perato. prima cbe la scienza nascesse, ma avevano .altresl ~essl in pratica quasi tutti gli espeòienti che pOSCl~ la 5Cl~n7.~ raccolse, spiegò, perfezionò per condurre., l popol,l ~l" ]a ricchezza. O Pisa, o Barcellona, o plU v~roslm.ll­ mente dal nome, Amalfi inh'odusse la prima ,l codIce marittimo conosciuto sotto il nome (li Tavola Amal6, '\ c-':-le' navi-anti. Ad Amalfi tana ch e d lvenne l ~ ... ---u ti pur: si attribuisce y<-;lcuni la scoperta del~a , B,ussoh'" La repu.bblica di /Milano fin dal 1260 pratico ,l,censimènto delle terre, Venezia fin dal I 171 trovò ne prestiti una sor""e~tc nuova e straordinaria di finanze. Per pagare l' int:!'essc di quel debito, 'introdusse poco dopo 14 INTRODUZIONE pcr la prima un banco di deposito, e ]a carta di circolazione. Dettò fOl'se le piìl provide delle leacri sanitarie, Fece servire la statistica alla ;cienza a:.. Jnin.istrativa, come si scurge dal discorso pro'u uuziato IO seoato dal doge TOlDmaso Moccnigo nel 14:10 non pUllta dissimile dai l'apporti che dai ministri s: }eSt;OllO ogui anno nel parlamento d'Inghilterra, O . ndla (;aC1el'a dc'deputati di F!'ancia. I Firentini cbe furono i pl'imi ad aver banchi in varie parti d' EUl'opa, furono anche i primi a. ordinare le spese della repubblica mediante l'uso dei prospetti annui deUe rendite e dell~ spesil. Il Gonfaloniel'e Pietro Sodel'iui nel ] 5, o reu dendo conto della sua amministrazione, sottoppose all' C'same del gran consigiio )0 stato della rendita e dt:lla spesa di otto anni precedenti. Genova diede il primo esempio di privilegi esclusivi, accordati a una cotupagnia iu pagamento- di sO'r'venzioni avute. I monti di pie là furono un' altra utile scoperta fatta nel principio del secolo decimo sesto. Tutte poi queste repubbliche olloravano con dignità ed altre distinzioni la professione mercantile, ed i nobiU non avevano il pregindj7,io di credersi disonorati dall' esercizio di essa. 1\1a nè la prosperità prodigiosa di questi stati, nè tutte qucslc"utili scoperte nou furono p effetto d'una p,oRtica cieca ed ordinaria. Furo!lo l'effetto d' un;. luce che riscbm;a le menti degli uomini più ancora di quella della scienza, la luce della libertà. L'esperienza so}.J senza la libertà, o senza la scienza, è povera a' in. segllam('nti, \e non conduce quasi mai, e se non lentamente Sii uoolini alla prosperità. La libertà non è un Home vuoto, non è un ente imaginal'io elei poeti, ma una reale e poteJJte benefattricc de' popol i, Essa opera j ?uoi pl'odigj t:ol centuplicar le forze della mente e del cuore mediante l'emulazione che risveglia, coUa INTRODUZIONE, 15 sicurezza che ofC"e ana proprietà e ane persone, senza di cui Don vi può csseÌ'c nÌ! industria nÌ! commercio; infine colla convergenza di tutti i pensieri e di tutti Sì' intel'essi versa il bene comune .. Mentre, il fÌloso~o isolato nel suo gabinetto stenta a ritrovare Il puoto In cui si riuoiscouo tutti gl' interessi personali, la libertà ]0 ritrova imm3ntiuenti nel foro di Roma, nella piazza d'Atene, nel senato di Venezia, nelle pratiche di Fi· reuze, Dd parlamento d' Inghilterra. U~ popolo senz.a 1ibertà è simlle a un sordo e muto; VI vuole un mlracoia della scienza per indovinare le sue malattie o i suoi bisognio Il popolo libero ascolta chiunque vuole istl'Uirlo, ed a vicenda parla, illulDina, e dil'ige il proprio legislatore. Di qui è che il popolo romano ~-e~za coltura, senza scienze, senza università, senza b~bho­ tecbe rozzO e illetterato dettò in g"an parte quel codice ~he abbiamo idolatrato per tanti secoli, comc il i)arlO di una inarrivabi le ~apieDza. Questo è il secreto per cui i veneziani pt!l' molti secoli andaro~o sempre ingrandendo, e arricchendo la loro repubblica. Questo è il talismano pcr cui Fil'enr.e, ad onta delle guerre ci"ili ammende, confische ~ esiglj ; ad onta di pessime leggi' criminali, della t ortura, dell' inquisizione fece ordini e leCloi più convenienti all' interesse generale. Lo :;'1:) , l'] stesso può ~irsi di Genova. Per fortuna de popo. a libertà è simile ali' aria che s'incorpora con tutto, af~ fÌnchè serva alla vita dell' uomo. ' Essa può esistere con due conseli in Roma, con dieci arconti in Atene, con , due l'e in Sparta, coll' aristocrazia in Venezia, colla democrazia a Firenze, con uno statoldcr in Olanda, con un l'e in luohiltel'l'a con un presidente temporal'io in A merica. Essa può esistere, come ha CSIStIto, colla religione pagana, coll' inquisizione cau~lica, eo]Ja religione di Lutero, di Calvino, di ZuingllO; sotto ti' .. 6 ÙirRODUZIOl:iE. IitrI\ODUZIOl'fE. qUlllonqne grado di latitudine in Svezia e in Tiro e iII Cartagine, fra le paludi" sugli scogli, in piallura in d'i Lombardia. Dopo 22: · ann' di. guel'l'a, dopo . aver perduto sette eserciti, questo distruttore di Milano e di Crema, fu vioto, scact!iato cl' Italia e umili:1to dalla. J grandi e piccole regioni. E una seconda anima dell" uoIDO. Dovendo essere la sua compagna inseparabile, de- ve avere la qualità dell' uomo, di poter esist ..'e dapertutto sulla supel-ficie del globo. La pratica ha dunque in ecouomia pubblica preceduto la scienza bensì quando fu unita alla libertà ma scompagnata da questa, r esperienza sola non res: alcun regno nè glorioso nè poteute prima che la scienza nascesse. La storia antica e moderna rigurgita di esempj. La Gallia, la Germania, la Spagna, la Lusitania, infine tutte. le nazioni ch' erano dai greci e romani chiamate barbare, senza scienza amministrativa e senza libertà, quanto inferiori non furono in gloria e potenza Ma meglio di questi esempj lontani ~i loro vincitori! lo dimostra il confronto delle repubbliche italian~ de' mezzi tempi cogli altri regni loro contemporanei dentro e fuori d'Italia. Cosa erano infatti le' altre na~ zioni di Europa senza libertà, mentre questa spandeva il suo fuoco animatore in quelle repubbliche? La Russia giaceva sepolta nella barbarie. L' Ingbi!terra era Jacerata da guerre intestine. La Spagna e il Portogallo non avevano ancora una esistenza politica. Solo 'il regno d' Arragona si faceva nominare per la marina .e }' iD~ dostria dei Catalani, frutti della libera costituzione di .mi la Catalogna godè sino al secolo decimosesto. Gl' imperatori di Germania non avevano di grande che il titolo. Sempre poveri; sempre questuanti, sempre affa. mati non sCÈmdevano in Italia che per riscuotere il fldrum regale (il pasto reale) e vendere investiture e titoli. Federico Barbarossa, uno de' più intraprendenti e feroci di questi imperatori,. non fu abbastanza forte di punire l' inobbedienza di poche nascenti .repubbliche '7 lega Lombarda. Da Federico Barbarossa sino a Carlo V fu poco più obe un fantasma . Le sole repubbliche italiaue erano così potenti, che lo stesso Carlo V, quantunque signore di tflUti regni n eli' antico e nuovo mondo, fu in proè'iuto dl essere vinto da loro. La Santa Alleanza delle potenze italiane contratta nel 1526 in favore dell' indipendenza d'Italia, ancbe a dispetto della maia fede di Francesco I, uno de' confederati, avrebbe trionfato di quell' impel'atore senza la pusillanime irl'esoluzione di Clemeute VII. Più; negli ultimi giorni, uegli ultimi anditi della sua liberlà, Firenze sola avrebbe potuto resistere nel I 5~9 agli eserciti di Carlo V, se non fosse stata perfìdamente tradita dal suo generale in capo, il duca cl' Urbino. Che era la Francia per tutti i secoli che durò fa libertà italiana 'l Sino a Carlo VIII, la Francia non potè . mai incute;re nè timore nè riverenza aIP Italia. Senza l' alleauza del tluca di Milano, seuza la neutralità di Firenze c di Venezia, Jo stEtsso Carlo VIII non_ <IVl'cbbc mai osato valicar ie alpi , e attraverso i tanti stati italiani, incamminarsi alla conquista di Napuli, I pl"in.cipi Allgioini, suoi allteces~ sori, se n'erano illlpadroniti per la via di mare, e col favore dei feudatarj di quel regno, sempre disposti a ribellarsi all' antico pliùL'one pelo riceverne un nt1ovo. Carlo VIII non aveva ancora oltrepassato il Piemo·ntc che non aveya pi.ù denari pe:: proseguire l'impresa. Fu costretto di ricevere irJ <1U1IO le gioie di due pr inci4 pesse italiane. Quando Cado VIII , giunto in Firenze, pretendeva levar esorbitanti contribuzioni deUa repubblica, Pietro Capponi gli lacerò sul viso la convenzione] e.... disse che se ii re faceva suonar le tl'oD!be, i SUOI PECC/1l0. Economi" Pubblica ~ 18 INTRODUZIO~E . concittadini avrebbero suonato I~ 101:0 campane amartdlo. Il l'e, quantunque alla testa di 60 milà uomini, di cui quasi la metà erano truppe del duca di Milano, non credè prudente di. cimentare le forze di quella re. pubblica. Di lì a poco, 'ppena ebbe fatta la conquista del regno di Napolt, essendosi Venezia e F ,i renzc col .. legate contra d i lui, precipitosamente dovette ritirarsi, e uscì cl' Italia a stento. Alla battaglia di Fornovo nella sua ritirata egli aveva nove mila uomini, mentre le l'e .. pubbliche alleate ne avevano 40 mila. NeH' Italia stessa v' era grall divario . di prosperità tr~ quelle repubbliche, e le altt"e pl'ovincie rette da principi assoluti, o da governi feudali, come il regno di Napoli, gli stati del Papa, il ducato di Milano, il marchesato di Monferato ec., se si pone mente alla diversa estensione e ,popolazione. Il regno di Napoli fu una continua preda di conquistatori stranieri or sa .. llaceni, ora Dormanni, 0·1' al'ragonesi, or uogaresi, angioini, veneziani, o spagnuoli senza mai avere sufficiente forza pel' difendersi o per offendere. I Papi non avevanO altre finanze che la cl'edulità supcrstizia ... sa de' popoli, e le armi più formidabili della 101'0 pottoza temporale erano ancora le ' spirituali, Il ducato di Milano continuò ad esse l'e uuo stato indush'ioso e potente per due secoli e mezzo dopo 1'estinzione del. ]a repubblica DJilancse. Ciò è da ascl'jvCl'si a più caufe; alla fertilità quasi inesauribile del suolo lombardo; ~lIe molte provincie e città che comprendeva; alla ~rosp,el'ità a, ,cui erano queste salite in tempo della loro erta ; e plU che tutto alle stesse pratiche, e alle s'tesse leggi favorevoli all' indnstria e all' agricoltura che vigevano nei tempi di l'epubblica, e che i ducht eb . bero l'accortezza di conservare. Questi duchi sebbene l)e1' la Ulag~ior parte d'un inùole cupa, v~olenta, ~ Vb INTRODUZIONE. feroce seppero tuttavia l'i spettare gli antichi statuti del.. ]a repubb lica; la giurisdizione consolare cl1e abbreviava le cause civili; la 100dicità delle tasse sul consumo del popolo e sull' introduzione delle materie prime; la libertà delle professioni; la legge del 1370 che non permetteva ulteriori acquisti agli ecclesiastici, cc. Cosicché ncl J 288, cioé treut' anni dopo la perdita della sua libertà; la città di Milano aveva ::incora uu<:\ popolazione di 200 mi la abitanti. V't erano uel suo ùistretto 150 castelli ,,"on altrellanti villaggi. Il ducò!o poteva armal'e 240 mila uomini, otto mila de' quali di truppe pesauti, tuttochè il ducato fosse circoscritto alle provincie di Milano, ·L odi , Pavia, Como, Bergamo. Non bisogna però credere cbe il governo ducale operasse gl i stessi prodigi della libertà. Quando i ducbi di Milane possedettero in seguito più di 30 città, non furo" no in grado di vincere Firenze che non possedeva la decima parte de l P es tensione de) 101'0 dominj. Ma quando alcune delle repubblicbe italiane ebbero perduto la ]01'0 libertà, ed alcune altre provincie la loro indipendenza politica, ]a ricchezza dell' Italia, e con essa la sua potenza andò sempre decaden do , finchè la scienza dcII' Econom ia pubblica non venne a sanare le sue ferite, e a rifondere il sangue jn un corpo esausto e langueute, La stella dell' Italia ' tramonfò nel 1530. La sua gloria cessò quando IleI J 530 Carlo V spense le repubbliche Toscane, e l'idnsse il regno di Napoli e il ducato di :liilano sotto il suo scettro deso latore. Per più di due secoli dal 1530 al 17 50, tranoe Genova e Venezia che colla libertà conservarono ancora una gran parte del Joro ben essere , il l'e sto dell' Italia declinò eli disordine in disordine, in preda a tutti gli cn'ol'i d'un' amministrazione DOD meno iguorante che rapace. Se nd secolo duodecimo 20 INTROOlJZIONE. [' Italia era l'isorta dalla barbarie col braccio della libertà, nel secolo decimottavo essa Don ùscì da oli affarmi, e dagli abusi d'una micidiale amminish':zione che c~1I' aiulo dell' economia pubblica, Tùllo queslo luogo IDlenallo Ira la perdita della libertà e il ritrovamento di questa DtaOva scienza, Ilon fu per l'Italia cbè un tempo di sciagure. Vedremo dalla storia dell'economia pubblica, quanto questa abbia coutrihuito ~ trarl'e l'Italia dalla desolaziooe e dalla poverlà. L'Italia preseote (tullocchè aocor 10ntaDa da quel che potrebb' essere) è tuttavia ou vivente monumento in on~l'e ?eJla scienza. Qual ch' ella sia, ed è pur mol~o l,n confronto de) luttuoso stato in cui giacque solto li gIOgo del ramo austriaco di Spagna, è opera sua. Sebbtne adunque talura la pratica associata colla libertà P?ssa preesistere e far senza della teol'ia, qu;. sta nondimeno è sempre giovevole, Se la te oria coesiste c~Jla li~el'tà , opera que' prodigj quasi incredibili che. nOI. v.edl,atDo à. nostri giorni in Inghilterra, e negli Stall-,uUlli d Amel'lca, lo mancaDza poi della libertà, la seleoza a Iel supplisce, se non ili tutta la sua efficacia almeno in parte. Quasi lutti i regoi d' Europa dove fu oool'ala e coltivata , col suo ajuto uscirono dalIa barbarie e dalla povel"la. Ma si dirà Con affanno da ' d ungue v" e un supplemento alla libertà] Duua I CUOJ, que la scienza esentua i popoli dalla necessità di essere l.jberi~ s~ vogl.~ono essel:e felici? Non è una sciagura che VI Sia UD supplemento alla libertà ? Questo timore t; senza fondamento. Pl'imiel"aUlente la scienza ddl' economia pubblic.a è ,un ~upplemento, ma Don un equivaJente della hberta. GIammai la prima otterrà i brillanti risultati deUa seconda. Si .para bcronioo i o"overnl' •• •• • ,plU savJI COI governi liberi e si vedrà la differenza di ',p rosperità tra i primi e j secondi. Prendasi la Francia J~TRODtlZIONE. 21 del secolo scorso ch' ebbe per milli,s tri e finanzieri degli uomini dotti in economia pubblica, e confrontisi coU' loghiltel'ra che parve pel' quasi tutto il secolo' che si govel'o3sse a dispetto de'·suoi economisti. Da questo paraleUo SI aHà la misura del bene operato dalla sola scienza, e di quello operato dalla sola libertà. Svanirà poi affatto questo timore, se si considererà che la scienzà sLe5sa in ultima analisi nOn è che una parte di libertà velata sotto nomi diversi. l suoi teoremi cbe guidano alla ricchezza , sono le stesse strade che guidano alla libertà, In che consiste la teoria del credito pubblico e delle imp oste, se non nel freuo del!' autori .. là arbitraria e assol~ta del" sovrano '? Tulfa la teoria de].:. l'impiego de' capitali , della loro accumul azione, della loro circolazione}- nou t; essa fondata sul dil:iuo inviolabile della proprietà) La libertà degli esel'cizj e dcII e professioni, l'abolizif)ne di tante dogane intermedie, l'abolizione delle angarìe- e vessazioni de' fermieri, non si ri solvono esse in una ' maggior quantità di libertà indiviJuale 1 Non è per esse il cittadillo più libero nelle sue azioni, ne' suoi movimenti 1 Suppongasi che il gran sultano per fal' fiorire il suo impero si meUesse in capo di far eseguire le teorie di Smith, non dovrebh' egli sacrificare la massima parte dc' suoi -capricci tiran· Dici, astenersi dalle confische., dalle proscrizioni, e i!lveee di un onnipotente Pascià col boja a lato, non dovrebbe stabilire tl'ibunali, autorità municipali, perequa zio ne d' imposte? Infatti dappoi che sorse l'e,c onomia pubblica, la sorte de' popoli si raddolcì e migliorò in ogni rispetto. La proprietà e le persone furqno più rispettate. Se però da un canto j popoli divenivano più liberi, i principi in contraccambio diventa.vano pi~ ricchi e più potenti. , È un rjscontro singolare_o degno d·' essere notato. Nei 22 INTJIODUZIOI'{E. tempi 'feudali i principi erano cosh'etti ad alienare unii parte d'el loro arbitrario po tere onde rica"ar denaro nelle loro estremità. Così gl'imperatori di Germania vendettero alle città. italiane l'eminente dominio che pret~ndevano avere sopra di esse. Così le città Ansea tiche si redensero mediao·te denaro, dal giogo dei principi feudatari in Gel'mania. Nello stesso modo le città inglesi comperarono le loro immunità" e i loro previlegi dai loro re sempre in bisogno di denaro. Si può dire .nzi che la coufel'm. dell. Ma'n. eh. l,t. , o fatta venti e piìl volle d ai l'C iu"lcsi fu ol'ni volta da n, :) questi venduta alla nazione peI bisogno in cui erano sempre di dena1'o per sos ten ere le guerre in Brettagna contro i l'e di F rancia. Nel secolo sco rso Successe tacitamente tra i popoli e .i govel'Di la stessa permuta. I goveyni coll' aCCOl'dare piu sicurezza e liberta ai sudditi, procacciarono a se stessi maggior i l'cndite, maggior popolazione, maggiore potenza. È un contratto a ltrettanto gius to quauto inevitabile, Q uei regn i, come la Spagna e la Turchia, che non hanno voluto fare questo concambio util e ad. ambo le parti, si SOIlO condanna ti ali. povertà, ali. debo lezza, agli insulti stranieri. Nè solo i r e colla VC1'O'a magica dclla scienza divennero più opulenti, ma anco;a più sic uri, piil tranquilli, più fel ici. Abdicando la tiran nia si sono sottL'aUi al ferro nei cospiratori, alle vendette e alle r~voluzioni ch~ susseguivan o i 101'0 atti ingiusti o atro ci. E i palazz i dei l'e, invece di essere mel'lati castelli abitali dal sospetto , dal tradimento, da' sical'j, da av.velenatol'i, SOoo P albel'g9 di tutti i piacel'i, e di tutte le delizie che la civiltà La saputo inventare. Ad outa di tutto c.iò non si può di ssimulare, lo rip eto, che la scic'1za è un inadeguato sUL'rogato della lib ertà. Q uesta è UDé\ fonte non solo amp i ~ ma perenne di beni, mentre quella è una sorgen te più scarsa e preca J·ja" INTRoDVZlolfE. soggetta ad , ,essere cbiusa repentinamente dalla stessa mano che la fece scaturire. Sebbene la pCl'muta tra la libertà e la ricche1.~a sia conveniente ad ambo i cGnlraenti, pure è avvenuto spesso che i sovra ni per uno di que' tanti capricci del dispotismo hanno rotto questo patto. Non citerò che uo esempio forse di ciò il più celebre, Luigi XIV dopo avere anjrnata l'industria e il commercio in Francia col sovvenil' capitali a fabbricatori, coll' invitare con premj gli operai esteri a stabilirsi in Francia, abbandona dopo pochi anni r incominciata impresa, l'evoca l'editto di Nantes, scaccia dalla Fl'ancia ·500 mila de' suoi sudditi piu indusb'iosi, esilia con loro molte 3rti, molti secreti, e mescendo lusso, guerre, protezioni, e persecuzioni invece di un regno industrioso e ricco, lasciò la Francia esausta, oppressa da un debito cllo r me, desolata . Ecco pere"/: la scienza dell' economia pubblica non è solo un compenso imperfctto, ma ben anche incerto della libertà politica, Quindi è che l' Oland. pel' esempio anche dopo avere perduto il dominio esclusi,,·o d elle Indie Orientali, med iante la libertà che conservò fu più prospera della Francia malgrado il gran numero de' suoi cconomisti, ft'a i quali vantò alcuni de' suoi ministri. In Italia pure, Genova e Venezia per virtù sola delle loro libere costituzioni furollo nel corso ù el secolo passato più ricche e prospere dt=lIa Lombardia, della T~scalla , del regno di Napoli, quantunque così fecondi di buoni libri e di ottimi amministratori. Da tutto ciò si . può d edu rre il c(ll'olhl.l·io, che questa scienza è più n ecessaria ai governi assoluti che ai liberi. In questi l'educazione , la lihel'là Jdla stampa, le assemblee, i diba ~timentj pubblici, formano gli uomioi di stato , e i finanzieri. La stabilità d elle leggi , l' inviolabilità delle persone e delle proprietà, Sii ono"; , INTRODUZIONE, I le cariche conferite dalI' opinion 'pubblica, ·e nOli dal .. capriccIo, tutto inuue. tende a. incoraggire .1' industria, e a rinvenire i mezzi d'arricchire. Invece nelle monarchie assolute tutto Jangue, tutto giace sopito in. un letargo; tulto è mistel'o. Un seCl'eto impeuetl'abiie avvolge le deliberazioni di stato, non v' e scuola, Don v' è espcricnza pd pubblico ; P amministrazione è un monopolio misterioso di pochi impiegati. I soli libri adunque possono imperfettamtute supplil'e alla mancanza cl' istruzione ed esperienza pubblicOt. I sol i ljbl'i possono indicare gli errori dl~11' alll::uinisll'azione, additare le riforme, illuminarc i governanti} educare dei nuo,'i amministratori a qudli che cedono il luogo. Eppure:::, strana contraddizione.! ~ono alcune volte i libri e i loro autori oggetto ddl' odio e ·del furore di questi governi, Quanelo alcun zelante cittadino si pone ad esamioal'c se una legge sia confacente al pubbl ico bcne, Sii si clliude la' Lacca con quella risposta che si rih'ova nelP inferno eli Dante " V uolsi cosÌ colà dove si puotc 110n dimaudarc, » Ciò che si vuole , e più Per apprezzare pCl'Ò i vantagg:i che l'economia pubblica recò a. molte:: provincie dell' Italia, è mestieri conOScere la condizione in cui qucste si ritrovavano quanùo la s<.:iCllza cominciò a sorgere, onde confroo. tarla con quella pO';let"iore alP influenza di questa tl'ibuna, che non cessò pcr un secolo inlicl'o d'inculcare ai govcrni la necessi tà delle riforme. Lo stato di deperimento comprende il lungo periodo dal dominio di CarIo V iu Italia sino alla pace di Aquisgrana, ossia, al 1748; quello dei miglioramenti si cstende dal 1750 alla fine del setola decimottayo. Per seguil'e un ordine più chiaro e natllrah~, premettel'ò in brevi cenni il periodo lriTRODUZlo:tE. dell. decadenza, che servirà d'introduzione alla sloria dell' economia pubblica, e l'iserverò la descrizione d.el secondo per compimento delle storia stessa. Di tutti i dominii stranieri che dopo le invasioni de' barbari pesarono sull' Italia, quello della casa d'Austria spagnuola fu il più devastatore di tutti. Di tutti gl' imperatori di Gel'mania . che manomisero l' Italia, Carlo V fu il più funesto, non eccettuato neppure Federico Barbarossa, Prima ancora di' cioger~i, il 24 marzo 1530 in Boloona le due corone dtll' impel'o. e di Lom'o . bardia, che gli diedero }' assoluto dominio sopra quasi tutta l'Italia, Carlo V l'aveva già messa co' suoi eserciti a soqquadro, La cassa di quell' imperator di tanti regui c di tante minit:l'e era sempl'e vuota; i suoi eserCIti non erano mai nè pagati nè equ ipaggiati; ' j suoi generali si pagavano quindi da se con tasse e concussioni su gli abit,:mli, Nel J 522 Carlo di Lanuois per mantenel'C l' al'mata imperiale, mise ulla cODlri~uzione su tutti gli stati, fino allora indipendenti ll'Italia, sulle '·.pubbliche, sui mal'chesati di Salluzzo e di Mouferrato. Ne andò esente Venezia sola che si faceva ancora rispettare, Il 30 maggio dello btesso aono Genova fu presa e saccheggiata dalle ~ande spagnuole. Il BOl'bone per pagare il suo esercito ammutinato lo condusse al saccheggio di Roma, La città fu messa a sacco; il Papa in prigione, e non l'ieùbe la sua libertà che a prezzo di denaro, e a pre~zo di denaro comprò ,più volte la pace, Per fuggire le l'ubberìe, le violenze, le vessazioDi d'ogni sorta della soIdatesca imperiale, Sii abitanti di Milauo erano costretti di emigrare, Questa opulenta città venDe emunta .c tormentata a scone, che i suoi cittadini più volte per disperazione si ribel)al'ono contro i loro oppressori, il che serviva a questi di nuovo ':1.7 INTllODUZlOltE. INTRODUZIONE. pretesto per nuove concussioui e violenze. Il duca Sforza dovette più volte riscattare con denaro il suo ducato, ed alla fine l'ultimo di questi duchi cedette a Cado V per una pensione, ciò che nessun sovrano può vendere: la sua corona e i suoi sudditi. Spenta poi ch' ebbe questo imperatore la repubblica di Firenze, le impose il più nequitoso de' tiranni, Alessandt,o, che nOR si sa se fosse ~glio naturale del Papa o d'un mulattiere. Più migliaja di fiorentini vennero esiliati colla. perdita de' loro beni j alcuni de' più distinti patriotti decapitati. Il marchese di Meleguano,. un altro v~"nerale di Cado V , nel 1554· devastò tutto il Sienesè. Più di 5.0 mila contadini per fame, guerra, o supplizj perirono. La Maremma Sienese da quel tempo ·in poi non potè più ripopolarsi per l'aria pestilenziale che vi si generò. Carlo V vendendq titoli e pergamene per far dc~al'i, riempì l' lLalia d'una nobiltà povera, ignorante, e oziosa. Sino allo· ra la nobiltà italiana di Firenze e di molte altre città .d' Italia aveva esercitato il co~merc i o, come continuò ad esercitarlo sempre la nobiltà della repubblica di Genova, e si può i1ire anche quella di Venezia. Dopo quest' era funesta prevalse iI pregiudizio castigliano che la nobiltà è costituita dall' ozio. Pel' quanto fatnli fossero ' questi flagelli, scudo alcuni di essi temporarj, l' elasticità · naturale de' popoli, quel principio di vita che in ogni nazione come in ogni corpo esiste, anebbe col tempo sanate alcune di queste ferite. Ma l'impero di Cado V aveva reso pel'pe~ tuo lo s~erminio delle rapine e delle armi con una pessima amministraziune, che più funesta della guerra stessa fece guerra continua all' agl'icoltnra, all' industria e al commercio. I suoi successori non che mantcnerJa ]a resero ancor pili micidiale. Fu in certo modo una fatalità per l'Italia che l'epoca di Carlo Vedi Filippo Il sia congiunta coll' epoca piil brillante d.el genio italiano. I poemi, le pitture, le statue, i palazzi hauno abbagliato la mente di molti storici, e continuano tuttora ad abbagliare tutti coloro che mossi soli dall' entnsiasmo del bello dimenticano ' il ben essere, i costumi, la dionità e la potenza de' popoli . Leonardo, Michelangiolo, R:facllo, Ariosto, Tasso ci fanno dimenticare Antonio de Leva il Borbone, il Lannois , illl'lendoza , Filippo II e i suoi' ministri " di re cattivo consigliel' peggiori l>. L'Italia deve grazie immortali all' autore della storia delle repubbliche italiane del medio Evo, cbe rivendicò quelle repubbliche dalle calunnie di poco giudiziosi, o servili scrittori, e che, enumerando le glorie elel genio italiano del decimosesto secolo, ricordò neBo stesso tempo i dolori della nazione, adempiendo così al sacro dovere cl' UDO storico, di non dimenticar mai il popolo che dev' essere il protagonista d' ogni . storia. Da questa generale rivista discendiamo a un p iù particolar esame delle provin~ie. Se ripeto alcuni fatti, lo faccio a bello studio perchè molti fatti dovrebbero essere scolpiti nella mente, massime degl' italiani. Alcune savie leggi ed istituzioni che fecero prosperare Milano ed altre città lombal'de in tempo. ch' era ~ no rcpùbblicbe, essendo state conservate ùal duchl Visconti e Sforza, continuaro'n o ad escl'citare la 101'0 benefic; influenza. I palazzi dei duchi Visconti erano fucine di tradimenti e delitti. ·Bernabò Visconti non fu secondo io crudeltà che al tiranno Ezzelino; Giovanni M,uia suo nipote con una pazzia simile a queIla di Nerone scorre,,·a le strade di Milano nella notte con feroci masti.. ni a cui faceva straziare i passaggi eri ; Filippo ~ilaria fu un Tiber;o in dissimulazione e perfidia. Ma sovente i delitti che disonorano i principi del pari che i popoli Il'fTRODUZIOl'fE. che li soffrono, non 5000 così funesti ai popoli come alcune improvvide leggi, che quantunque dettate da principi virtuosi, contengono un lento veleno che impoverisce e spopola le provincie. La corte dei duchi di Milano fu in certo modo simile alla corte dei C.ar di Russia per quasi tutto il st!colo passato. Gli esigli in Siberia, gli strangolamenti di palazzo UOn impedirono in, Russia i progressi della civilizzazione, Sotto il dominio dei duclli di Milano èhiare e buoDe leggi assicuravano la propl'ietà, Una giurisdizione consolare, (che ·noi chiameremo tribunale di commercio) esente da cayilli for.e osi in un modo sommario e semplice decideva le liti, I commercianti e gli artigiani in jspecie erano immuni da molti tributi, Le tariffe daziarie eraoo regolate in modo di proteggere l'industria nazionale. Era accordata una universale facilità a cbiunque di esercitare liberamente la pr'o pria industria, come e dove voleva. Onori si compa rti vano alla professionc di commercianti ,. e ai più utili di loro si distribuh'ano -gratificazioni, Si continuò ad aécordal'l:! la ci ttadin anza ad ogn i straniero che trasportasse nel ducato il suo domicilio e la sua industria qualunque ella fosse, Cosicchè se MilaDo aveva in tempo di repubblica una popolazione di 200 mila ' abitanti, 70 fabbriche di panni, 60 mil a lanajuoli che vivevano colle loro famiglie di quest' ade, p'~r cui nei secoli XIII e XIV qu esta dominante Ji 35 città era chiamata Roma secunda, sotto il go~ verna dei duchi se nO n accrebbè conservò almeno la sua prosperità commerciale, La rcndita del Pl·jmo dUl~a Gian Galeazzo Visconti nel 1395 era di un milione c duecento mila zecchini l'anno, cioè quattro volte quella di Firenze. È però vero che lo stato era molte volte più ancora esteso di quello di Firenze. Nel 14.0 IlfTl\ODllZIONE. 29 quando questo ducato, che poteva dirsi un regu;, ste.ndevasi da UD mare all' altro, dal Mediterraneo ali AdrIatico e dalle Alpi iDoltravasi frammezzo agli Appennini: fiorivano in questo ducato moltissime malli~at... tUl'e d'arme di seta, di lana, Nel discorso pronuDlaato nel gran CO~siglio nel 14.0 dal Doge Moc~nigo, r~le~ ,'asi che di sole manifatture di lana le cmque cltta di Milauo, Como, Pavia, Crem ona, Monza espor.. lavano per la via di Venezia 29 ~.ila .pe~z~ di ~aDno all' anno, pel valore di circa 9 mllioDl ,~l l~l'e, di que~ tempo, che sarebbero equivaleQ.ti a 40 mlhom dl franchi dt:' nostri giorni , .. ,. O.' bene; lulto quest~ s,plendore si ecclissò sotto 1'impero di Carlo V. CommClal'OnO le f'storsioni, le angaric d' ogoi sorta, gli alloggi militari dt:llc truppe impeL'iali, Pcr molti ~nni Don fu ~he un coutinl1o saccheggio militare. ·Questi fu sussegUIto da un' amministrazionI:! ancor più fat ale, 5' inventarono tasse d' o"oi sorta sulla consumazione del popolo che accre .. scev:no la mano d'opera a scapito delle manifatture. Si accrebbero le tasse sull' espOl,tazione delle manifatture, e sull' importazione delle materie ~I'imc: L~ tariffe daziarie non fUl'ooo più un oggetto d i legislaZione, come dice Verl'i, ma Ulla fonle di espii azione. A I libero esercizio delle arti si soslituil'ono monopolii d'i commercio, c quello de' mestieri, Dissi già che l', ind~stri~ milanese aveva prosperato col favore della I1bel'ta di eserciz.io nelle professioni, . e mestieri. lo c iò Milano aveva seguito UDa massima più libcl'ale di qU t lla che fu sempre io uso in Firenze. Il goverllo auslro-spagnll~lo sostituì alla libertà i corpi e llIcstit!ri, le 101'0 leggl e statuti che crea;ono pretensioni ridicole, e litigi elerni. Questi statuti pt'oibiyano ad ogni cittadino, che no,o fosse ascritto a qualche corpo, di esercitare la propl'la 30 31 INTRODUZIQ1(E. IN'TRODlIZIONE. industria. Non tardò F accumulamento delle leO'oi foote di litigi e sottigliezze forensi. Di qui sorse il b;r~n nu~~l'O de' curiali, nutritori di liti. Si abolì la giurisdi_ zl.on· cons~lal'e colla sua semplice e spedita procedura. S. eresse ID sua vece un tribunale, chiamato col nome l'idicolo di .sen~to, che per rendere più iwpropria questa denommazlOne defatjgava le parti colla 'lentezza I decreti che questo mentecatto governo faceva contro il val or naturale e comro~rciale dei metalli non erano meno stolide dei decreti del Vaticano che volevan() fermar la terra contro le leggi del · mot() scoperte da Galileo. Tutte poi queste tasse riescivano ancor più pesanti per l'esenzione di cui erano favOl,jti gli ,eccle~ d../e forme, coll' arbit"io, e col dispotismo. Il nome d. senato, compete a un tribunale 31'bitral'io e li aio dello stato. La diaria, e tutte le altre tasse prediali l'icadev30o soltanto su gli altri due terzi de' proprietarj. all' ~utorità pol!tica come queIlo di Cesare competeO a un l.mpera~o~ dI . ~el'llIallia. Quindi nè la propl'ietà nè la VJta de clttadlOl nOll fu più. sicura sotto l'arbitrio d.i questo senato, A qnesta til-aunia giudiziuia si a'g gmngeva quella de' governatori. Celebre è il de tto del governat(){'e a un milanese che ritornava da l\fadrid dispaccio .reale = Il l'e comanda a l\fadrid, io a Milano = La distanza clelIa sede dci o-ovel'no è un l . b a_,h'a sClagUl'a pei ,popoli. Venivano da Madrj~ le prov vldenze sempre troppo tardi, dopo il fatto. S'introdusse COB. .U11 4 il m~stel'o uegli a ffa l'i. , Non solo la libert. di parlal'e el:a Impedita, ma il goveroo stesso non parlava mai, St. avvol~c"a in una veael'abile impostura, e l'ese la s~lCnza, di ~ovel'nare agli occhi .del volgo una specie di magia. SI af6ttarono le l't'ndite. Subentrò ali' avidità del governo quella ancora più 0ppI'essiva de' fel'miel'i. Il governo Don aveva più credito . Ne' bisoo-oi straordinari non trovava straordin'al'i sussidii, ~ppio-liava tl quindi al funesto partito di alicnllrc i l'ami della rend~ta .p ubblica. Questa alienazione diveniva una sorgente dI nuove estorsioni. La zecca si convertì in una fonte di rendite pel governo. Per un secolo e mezzo il governo andò alterando le monete, violentando inutilmente con 85 gride le leggi immutabili della natura. st siastici. Questi possedevano uo buon terzo de fondi Dispotismo " peste ignoranza sono inseparabili compa, . ' gni. Nel secolo XVI e XVII le pesh che d. tratto In tratto desolavano r Europa erano accompagnate da una pratica superstiziosa che le rendeva ancor più micidiali, voglio dire, dalle . processioni. La peste poi del 1630 diede origine al più inaudito processo, quello .dell~ colonna infame. Si pretese che due sciagurati abltaoh coll' unO'ere con un unguento i chiavistelli delle porte avesser~ sparso quella peste: Colla tortura si obbligarono a confessare ciò che non avevano commesso, e confessi di un delitto impossibile venDe)'O giustiziati. Che ' doveva poi ess~re il fato di questa· provincia e ~ei suoi abitanti se vi si aggiunge l'inquisizione, il pregmdizio dell' astrologia giudiziaria, queIJo delle stl'cgherie, ed anche la guerra che in mezzo a tante tenebre passava come una luce sanguigna pel' renderle ancora più tetre. Questo barbaro dominio durò pe" 172 anni sino al 1706. - Questo mio alJbozzo è fatto sopra il quadro luttuoso che l'eloquente Ve ""i ne f~ce nelle sue Memorie sul commercio di Mi/allO. QueslI annah che. meriterebbero ' d'essel'e meglio conosciuti da tutti quelli che scrivono la storia d' I~alia, costit~isc~no un debito a un ramo dell.a casa austrJaca, che difficIlmente questa casa avrà camp'o e voglia di cancellare. L'emi .. Il"azione desii abitanti, l' abbandon() delle campagne IiYTRODuzro«E. furono l' inevitabili conseguenze d'una. così assurda amministrazione. P rima del 1630 el'ano già mancali 24,000 trafficanti nella sola città di Milano, Le fabhriche di lana eh. ,da p,'incipio erano 7 0 ; alla metà del secolo XVII appena si ridussero a 15 , e pOC h'l 3 0Dl, dop,o .od 8, ~uest,o governo adunque che du,'ò 17 2 anDi r Jtl'ovò In Milano quasi 200 mila abi tanti e a _ pe~a ve ne lasciò .100 mila . Ritrovò 70 la nificj, ' ciDq~e appena ve . ne laSCiò. Tutto era in decadenza e l'ovina. Nel 1706 Il ducato cambiò di dominio, ma pe,' lungo tempo a~cora non cambiò di condizione. Dal ramo austriaco di. Spag~a, la Lombardia passò in potere del r~DlO austriaco dI German ia. Questo nuovo -'"'overoo SIDO alla, metà del secolo non fu gran fatto :ligliore ~el. precedente. Alla fine poi l'insis tenza degli sCl"iUori JOsleme col fortunato accidente di due illuminati sov.r3ni, op~rò un ca~giatnen t o in favore de"i popol i, che ndondò lO \'antagglO a uche del governo, , Il l'egno di Napoli e la Sicilia caduti so tto lo stesso gIOgo deg li austriaci di Spagna, ogn soffrirono meno del ~u~ato d,i Milano. Se 1I 0n che non essendo qUt:ste pI'O"JllCle prima di Carlo V in uno sfa~o di flol' ida prospel'~tà, il lor? deterioramento non potè essere così grande. OJ.: tirann eggiate 'da conquistatori, al' devastate da guerre tra pretenden ti stranieri, or manomesse da un ava~o e. fel'oce fe ud ~ l ismo, 01' donate, 01' vendute, or taghegglate dalla corte di Roma, Cihe sognò cht: foss~t'o s~oi. feudi in mo lti secoli precedenli , poch i inl'el'va lli di ripOSO godettero so Ltù Federico I, S'otto j} re Roberto, e sotto Alfonso, Qu ando poi la pace ' a\'rebbe lascia to ca mpo a buoni ordini e a savii prDvv.edicnenti i fc:: udatarj si opponevano ad ogni innovazione e m'igl ioramento, temelldo chc la )01'0 influenza e autorità si 33 scemasse. Q"uesto regno adunque flon fu Inai moI~o florido nè pote~te; nondimeno sino a Carlo V aveva goduto il sommo beneficio di possedere dei re proprj, quantunque stl'anieri, ed un governo nazionale. Sotto il governo spagnu'olo, divenuto provincia d'una corte lon.. tana e straniera la sua rorina fII compita. J.: ammini .. strazione della giustizia diventÒ un labirinto in mezzo a una farragine di leggi accatastate le une sopra le altre, Venne anche qni il flagello de' curiali, Il foro ingoiava i patril1lODj delle famiglie spinte a litigare dai taoti famelici aVTocati, Gli stessi arbitrj 'dei "icer~ come dei governatori in Lomhardia, L'agricoltura negletta pel devastatore diritto del pascolo libero, pel tavoliere immenso pascolo comunale, per la legge" che proibiva la chius,ura delle terre, S'ìnventa.'ono anche qui monopolif d' ogni sorta, pel'sino quello della tintura nera della seta, delle medicine, Le , rivol uzioni il cui fomite è sempre l'ingiustizia del gO'f"erno, aumentarono la massa de' mali, percbè non ehbero un esito felice, Nel 1603 Tommaso , Campanella ,vedendo i suoi compatrioti gemere sotto il peso di UD governo concussionario, pre ... parò una rivoluzione che doveva per sempre liberare la sua patria dagli stranieri e dal potere arbi(rario. La' sua impresa fallì, Nel 1647 però il dolore essendo giunto all' estremo non vi fu più d'uopo di conciliaboli secreti nè di prediche qi frati, mezzi già impiegati dal Campanella. Il soffl'imento si convertì " in furore, e il po" polo ruppe da se le sue catene, Si erano poste delle l~sse persino sulle frutta , che serVOnO di nutrimento al... minnto popolo, Questa fu la scintilla che fece scoppiare la rivoluzione del 1647' Il popolo prese le açmi, strappò il poter~ fuori delle mani del vieerè., e ne investì il sno condottiere MasanidlQ (I), M. hen presto ingannato IltTRODuzIOt'tE. ( I) Tom!D3.so Aniello I detto volgarmente Masaniello. PECCO/O, Economia Pubblica 3 34 },TRODUZIONE. lNrRODtlZIÒNE. ; dalle fallaci prome"e del vicerè ricadde di b.1 nuovo sOlto il 'giogo d~' suoi tiranni. Messina non molti anni dopo prese le armi per lo stesso motivo delle insopportapili impost.e. Il disordine stesso de.!1e monete era giunto a S~gDD in quesl;o regno, che neJ J 626 solto' il cardinal Zapata scoppiò fra il popolo un' altra rivoluzione contro un ~dittu d el cat'dinale sulle monete, in guIsa che ' il cardinale cost retto a rivocarlo. Questo beIlis~imo regno dunque, oppresso da tasse,. esausto da tributi, sotto il giogo d' una cor~~ ~t1:a~~era, senza commercio" senza industria, senza strade, senza coltura (fuori che D~lIa cap.i tale) era giunto all' ultimo deperimento, .quando ~bbe un raggio di fortuna acq\listando verso la mètà del secolo scorso la sua indipendenza . sotto un principe proprio. Da ' quel momento gli scriitori di questa vivacissi~a nazione si diedero a gara ad in .. dicare i mezzi di trarre la I<;>ro patria d~l languor.e e dalla .povertà.I consigli '. furono provvidi, i libri giudiziosi. Se si ottennero poche ' l·iforme (in ragione degli sforzi degli scrittori) è d'attribuirsi .aIlLo.pposizione dei feudatarj. Il regno delle due Sicilie è dove il feudalismo fu .più fermo e ospnato, ovvero dove i principi furono meno risoluti e arditi in distruggerlo, cbe nelle altre parti di Europa. fu ' . Lo stato Pontificio nel .secolo XVI acquistò nuove provincie, e un' estensione maggiore di quella ~he mai . a"'csse avuto per l'innanzi; Ma l~ nuove provincie retXogradarono dal loro pristino splendore, e discesero ben tosto al livello delle anticbe costituenti lo stato ddla chiesa cbe non furono mai floride. Lo stato si ampliò co~siderevoJmente, ma la sua forza e ricchezza Don crebbero in prop0l'zione degli acquisti. Bologna che mentre fu Ijbera, fu agricola , indllstl'C, dotta, mar .. ziale tanto, che più volte da sola .astelloe gli assalti 35 or aei papi, or dei duchi . di Milàn~, or ~e' fire~tini, divenuta provincia papale, perdette. lDdustF~a e v.lgore. Ferrara Urbino Rimini che, se non sotto le ah della libertà. 'avevao() fiorito almeno sotto splendidi principi, tramo~tarono anch~ esse. Ancona già sì celebre pel commel'cio marittimo, anch' essa d~clinò. Menb'e Leon X onorava le lettere e le belle arti; l' ag~icollura, . , le. manifatture e il commercio andavano . mancando ne SUOl stati. Il secolo di Leon X fu simile ad. un' aurora boreale che abbaglia e 'non vivifica, che splende ~ illumina' dei deserti di gl~iaccio. La felicità dei pòpoli non consiste in quadl'i in poemi, ma in un ben essere universale e in una libertà di pensieri ed azioni conveniente ai destini dell' uomo. L'Olanda., la .svizzera da secoli, e gli Stati Uniti d' A:merica da. cin~~ant' anni sonO nazioni libere e felici senza fasto lelterarlO. Al contrario tutta la pompa e il lusso ili Le~n X, se conve.ni~n~ ti erano ad un Mecenate, disdicevoli e. ~al conslg~.lab erano in un amministratore. Infatti esaurì le sue fin.8D.?-e e tu costretto di appigliarsi all' espediente di vendere indulgenze per le o~terie pubbliche i~ Germa.ni~, per far dellari. Se si eccettua il breve pontIficato di S1510 V, in cui ques.to papa s~ppe mette~ ordine neHe finanze, e ammassare un tesOl'o coIl' economia, si p~ò dire che Don v' è Stato in Europa come il pontificio, che sia stato p~~ sì lungo tempo sì mal governato. ~rim~ dell~ pace cOl)chiusa in Bologna con Car~o"y, .la .C1tt~ ~l Roma fu continuamente agitata da fazioni, .da lnh'lghl, da turbolente elezioni, e contr' elezioni di papi. I papi or trucidati dal popolo,. or attaccati.da . prep~t~Dti. feudatarj in Roma stessa, or assediatI, or prlglO D1 , or esuli in Francia, quand' anche ~vessero avuto la capacità di stabilire una savia amministrazione ~ non n' e~~ bero Dè l' Qc~asi~ne Ilè il potere. Ma dopo Carlo Y , ed 36 IN'FRODt1ZIONE. 37 bTROOUZIONE. nulla può plU gius~ifìc~re la debolezza e incuria ' Jet loro governo. Se; i papi dopJ -quest' epoca c.redettel'o più conveniente al loro Dlinistero il . deporre la COl'azza e la spada, U9~ dovevano perciò trascurare la qifesa della proprie.là e della vita de' sudditi. Invece essi lasciarono cadere il 101'0 goverDo in un tale spossarne..nto, che le provincie 'furono infette per ben un secolo malandrini,. e la capitale stessa o.inaccinta ad ogni Olomenlo dal.1e irruzioni di temerarj banditi. I,olanto tutte le coste dello stato ' · e~aDo messe a fuoço e a l'ubba dai bal'baTeschi, che discenùevano a far pl'igioni gli . ahitan~i de' piccoli villaggi, e li c~nduce.vano a lavorare, incatenati nell' Affrica. Gli abitanti di queste provincie: n'on epbcro pure il meschino compenso dei JombarJi e -n'apole'tani, .che sparsero il loro sangue in spedizioni militari estranee agl' inle'ressi della 101'0 p!ltria sotto . i vessilli della Spagoa, ma div.isero cogli spagnuoli la gloria militare sollo i ~avjJa, i Farnesi ., gli Spinola, genèrali italianì (li primo ord,ine. I sudditi romani erano divenuti il ludib,';o di- un pugno di m .suadieri e di pirati: mal protetti da principi che-facevano pompa di tl'e c~rone in capo ', e si vaDtav~n<1 di essere i padroni di tutti i regni della terra, Iovec::e di at'mi e di gloria non v' erano io queste provincie cbe cappucci e claustl"i; invece di libertà l'inquisiziont! colle sue prig,i oni e co' .suoi io;·menti. 'Le bolle erano le sole manifalture della città di ~oma, le indulgenze e re tar.iffe de' pe~cati le sole . doga'n~; la sola professione animata e protetta era ]a mendicit~. Ogni provincia · governata a capriccio di un prelato; non .. c·entro di governo, non unifo·rmita, non se!Dplicità di leggi. La campagna di Roma resa un vasto .e insalubre deserto, popolato da scarsi armenti, e da maJandl'ini. Vers·o il mezzodì le paludi pontine pel lungo tratto di cento e più miSlia continuarono da sino al pontificato di }?io VI a minacciare co: 101'0 mja~ , il passeggiel'o. Come mai poteva aspettarsI una p1'O~ sm, l' d' vida amministrazione da l'egnan(i c.b e daUa ' so Itu ~ne dei ~onventi, da una vita contemplativa ed ascetica. venivano in una cadente età innalza.ti al trono .e gettab nel vortice dègli affari mondaoi l .C ome poi pot.. v~n~ intraprendersi riforme dove l' ioq~i~izioDc contro l h~rI è più che altrove severa 1 Infa.t~l, t1'3l!ne ~a breve dls~ sertazione del marchese Bell,oDI, nessun altro economist~ di grido scrisse sotto ,questo govern~.? ~ quin~i a dispetto dei tanti lumi che 'circolavano gla 10 I~aha sin dalla metà del secolo scorso, in mezzo -alle 1'lfol'~ me che da molti governi italiani si operal:onò.,. il. g.o: verna Pontificio conservÒ lutti i suoi abusi e OlsordlUl sino aU' epoca in cui venne aggregato in parte al regno d' Italia, cd in part" all' impero francese. Allora soltanto ma per pochi auni, pro,vò l'influenza .d' un' am: Dlinis:ral.ione vigilante ed attiva. Sino a quest' epoca ~l uò dire che r amministrazinne di questo stato per n" p etto a strade a commercio, a . éomunicazioni non fosse sp , .. . E l' è migliore di quella di TunlS,' ed Alge~'" un n.uovo testimonio che senza liberta, o senza I lumI della sCienza uno stato, Don che fiorire, non può emergere- dalla povertà e dalla prostrazione. ?' L. decadenza den. Toscana fo ancora la più -grand~ non già tanto pei mali ·a cui andò incontro . q(1anto er l'altezza della prosperità da cui cra caduta . Il ~au­ :iamento di sorte riesce sempre più penoso pel p:H'a~ gane. 'f Nesslill maggior dolore ... " Che il ricordarsi del tempo felice " Nella miseria ... 38 L'impcrator Carlo V n011 si contentò di spegnere gli antichi ordini che avevano resa Firenze ricca ed ilIustte, ma Ja diede in balìa del duca Alessandro, uno de' più odios.i tiranni che abbiano mai disonorato il trono. Il suo successore il gran duca Cosimo I noo fu tanto sfrenato, ma fu piil perfido e simulato. Sotto il regno di questi aue duchi la metamorfosi della To'scana si compì. L' indu61ria languì, o fuggì. Gli operai a migliaia emigrarono 'in Fl'ancia .e in .Inghilterra. I capi~ali non trovando più nè sicurezza nè ,impiego nel commercio interno, o seguivano Sii operai, o erano in- vestiti in terre. I co~~ercjanti, i banchieri di Firenze che andavano' un temp~ superbi del titolo di cittadini, comprarono d~i vani titoli di nobiltà. L'ozio quindi success.e all' attività. L'agricoltura che dall' industria ' e dal com~ercio .riceve iwp~lso e jncrem~nto langUÌ. Il poco commercio rimasto, era inceppato da vincoli, quello soprattutto de' grani" vincolato dal divieto d' m.cita, gia .. ceva disanimato, e seco ' lui disanimata la ptoduz"iooe della terra. Le" leggi civili erano .iol"ricate, ·iocoQlode, le leggi criminali crudeli o insufficienti, Il debito pub, hlico grave, e !e impòste onerosissime. La popolazione della l'oscana, quand' era divisa fra molte repubbliche montava a tre milioni. Alla fine dd se;:cQlo scorso non l' oltrepassava un milione e duecento mila abitanti. La rendita attuale del gran ducato· di Toscana non aggua.. gl,ia quella sola della città di Firenze ne' suoi bei giOl'oi repubblicani. Il solo comune di Firenze poteva mettere in armi un esercito di 20 o 30 mila combattenti, Ora il gran , duca a stento ne mantiene 8 mila, Ci~tà, tempj, ponti, palazzi, statue, pitture, bibl'ioteche, tutto ciò che si ammira ancora in Toscana SODO tulti ' mo·numenti dell' antica libertà. Tranne la bella . città di Livorno , poche cose attestano la prosperità de' tempi .posteriori . 39 INTP,oDUZIONE , IN'TRo!>uZION!. Nondimeno se dopo la mortc d<::l gl'an duca Cosimo I, il commercio continuò sempre a. declinare, la sorte deoP individui non fu '·così infelice ~ d~gradata come '1 u: lla aei Lombardi, dei, Napoletani e dei ,Romani. La Toscana aveva subito una catastl'ofe, ma In mezzo al naufragio le era tima~t. a una tavold di s~lvamcnto, il principe proprio, Questi può ,essere tal01:a ~u'anno, avaro, ingiusto, ma alla fine i SUOI succeSSOl'l SI avvedono che coll' oppressione d~' sudditi dim~uisce la, 101'0 forza fì~ sica e morale, Il principe propno, anche quando non è frenato dalle leggi, appunto pCl'chè c'onsidera ; h_,nazione c'ome una sua proprietà, non Ja devasta con quel sistema di sac:;cheggio e d' espilazione, cOlDe fa uno straniero che, dalla coscienza dell' usm,pàziù.lle e,' dal ~en­ siero di doverla perdere un giorno, è SplDto s~lo .a far bottino come io un' il'ruzione milital'e, Dopo .1 secolo decimosesto i Toscani nella .loro decadeuz.3' godettero di un governQ .tanlo dolce, che giunse a modjficar~ i co: stumi della nazione. 'Quel popolo che per moltI ~eco" Don respirò che fazioni, ire e pr~sGrizioni; sicchè Dante esclamava; " Ed ora in te non stanno senia guen-a " Li vivi tuoi, e l' ® 1'altro si rode , "Di que' che Un muro ed una fossa serra, divenne il popolo più mite e pi~ affettuoso. Appena la scienza si fece consigliera degh uomlOl dl stat.o, .cl~e i principi di questo delizioso, paese ~ul'on~ i p~lml ;~ Europa a mettere in p.l'atica I suggenmenh degli scrlt· tori. La Toscana cbe nelle scienze, nelle lettere e nelle bene "l,ti era già stata la foriera della civiltà. €:uropea, 10 fu pure nelle l'ifor,?e amministrative nel seco,lo XVIII: A sua luogo, cioè, alla fine del prcser~te ~pdogo sto-, rico, accenuerò i mislioramenti introdotl1 chi gran duchi INTRODUZIONE. lNTRODtlZIO:l'm . n~lIa legislazione ~l'iminale, nelle successioni, nel' commerc,io de' grani ec. le velldevano in Europa, Poco dopo il l'C di Spagna i-rnpast:: aB'intl'oduziollc in quel regno un' imposta sulle mcrci venezia ne, che d.istrusse il traffico che i bastimenti della La ,prosperità commerciale di Ve~ezia e di Gcnova dopa I. venuta di Carla V ili Italia retrocedette an- ....pubblica facevaoo su tutta la casta d', Affrica da Tripoli a Marocco pcrmutaodo le 101'0 merci con polvere d', oro, e vendendo poi questa sulla costa di Spagna da ch' essa, ma non sofferse un ro,vi~oso rovescio come quella di Firenze. Queste due repubbliche conservarono la libertà e l' indipenden7.a. Questi d\le beni inestimabili valsero ad impedire la loro royina, D1inacciata da uua successione d~ fUD~sle vicende, compagne inevitabili della sarte dei' papali commerciali. . . La fortuna cominciò a mostrarsi avversa a Vene- zia 'sin dalla fine del secolo ·XV. NeI momento appunto ch' essa trovavasi impegnata in un' ostinata lotta coi Torchi, che . già dal/e mura di Costantin.opoli mi'nacciavana l'Europa, avvenne il passaggio del Capo di Buona -Speranza, che la privò poi per sempre del commercio ~~c1usi~a del· Levanle e dell' Asia, e la scopeda ,leII Amenc., ·che trasportò sulle spiagge occidentali dell'Europa UDa nuova attività ed emulazione commel'ciale. Questi impensati avvenimenti in un colla rivalità della Francia, . dell' Olanda, e aell' Inghilterra che sorsero industriose e potenze m~rittime" avr~bbero bastato a Almeria a Valenza. Nel secolo susseguente la tempesta del .6.3 inaudita affondò quasi ,tùtte le navi che si trovavano ne' porti di Marsiglia ~ino a Napoli, e recç, un incalcolabile danno alla- marina delle potenze italiane. Il duca di Ossuna "icerè, di Napoli, ,inimico del nome veneziano, colla flotta che teneva neJl' Adria.. tico, seOlprepiù ro.iq.ava ii commercio di Venezi.a. Marsiglia, mentre Venezia combatteva contro i turchi, diffondeva i suoi panni, ed altre manifatture nelle scale del Levante, soppiaolando quelle della repubblica. Le piraterie degli Uscocçbi inqui etarono e danneg,gial'ono pUl'e nOD. poco il suo commel'Cio, E alla fine dopo un luogo alleroar di fortuna, pe .. d~tte quasi tuttele sue coloDie ~ell' Arcipelago, e t;lon le rimasero aBa pace di Carlovitz .( 17.5) che le isole iouiche. Ho voluto rif.. ire tulte queste circostanze , per fa'l' vedere. quanto sia il potere e l'influenza della.liberlà; .poichè ad onta di lante ' dar un tracoUo aJle sue manifatture, e al suo co m- peripezie, Venezia mercè di esse, conservò sino aBa mercio. Ma oltre ·ciò ella ebbe subito dòpo . ' sostenere la gUerra o mm'te, che le masse contra la lega di Ca mbray. Ella scampò da quella crociata, ma otto ano i di una lotta colle maggiori poteoze di Europa la lascia_ rono sp~ssata ~pp~nto nel momento che i profitti dcI monopoha dell Ol'lente andavano per lei scemandosi. Non sì tosto uscì da questo pel'icola, che Selim imperatore de' Turchi (,52') conquistò 'iLCoira e Alessan- fioe del secolo XVIJI un alta grado di splendore e dria, e chiuse ai veneziani l'Egitto, cb' era la strada per cui anticamente ricevevano le droghe dell' Asia e ricchezza, che non si estinse intieramente se non' se dappoi che cadde sotto il dispotismo straniero . . Quest' ultima riflessione pnò applic.rsi anche a Genova. Tiranneggiata pe(alcuni anni dai Visconti nel decimo quarto secolo; messa a sacco da Luigi XII; saccheg- giata di nuovo nel decimo sesto dall' esercita di Carlo V, e spogliata dai Turchi di Teadosia, di Scio, di Mitilene che possede~a; bombardata e umiliala da Luigi XIV nel decimosettimo; pure questo branco d' indomiti 4~ INTRoDuzro~E. repubblicani scampati' da tanti miuf"agi continuarono al1' ombra della ]ib~l't,à a cohivélre il commercio' " e ad accumular ricchezze. 'Nella seconda metà del. secolo XVII essi prestavé:!D-o: denaro .agli altri _paesi d'Italia al 2 e al 3· p~r cen.to.; il che prova due cose; .la povertà degli altrJ paeSI 111 paragone di Genova, ' e ]a mancanza del traffico in Genova che obbl~gava i· ~apitali a Cèl'c~l'e al~rove u'o i,mpiego. È noto com~ all'epoc'a della rlvoluzlOD fra~cese per le stesse ragioni i genovesi avessero grandissime somme sul banco di Franci<l che fallì, "Citerò uno squarCio di uno 'storico che non è prodigo di elogi (I)' " Nessun popòlo si è veduto mei!o da' suoi maggiori degenerato .dd genovese. Fortezza d'animo, prontezza di, mente', amore. di libertà . atti .. vità mirabile, civiltà ancor mista con qualche r~zzez­ za, ma esente da meilIezza; . un osa~e con prudenza, un per~e\'er~re senza ' ostio-azione., ogni. cosa in ' somma ritragge ancora in ' lui cii quel popolo che resistè ai romani, battè i sal'acini" pose negli estremi' Venezia distrusse Pisa, conquistò Sardegna, pI'odusse Colorub~ e Doria, cacciò dalla sua citta capitale i soldati d'Au. sh'ia (1748); e' se ' i destini iq questi ultimi tempi non fossero stati tant? ,contrari alla misera 1t~lia fOl'se i L.iguri avrebbero lasciato 'al mondo qualche bel saggio di valore e di virtù ". Questa repubblica non conta uo ' solo scrittore fra gli economi'sti italiani; il maggior encomio che far si possa della libertà. Il solo stato in Italia che invece di decadere an. dasse sempre crescendo in potere dopo l'epoca di Carlo V è il Piemonte. Sino ' ad Emmanuele Filiberto ossia, sino alla metà del secolo decimosesto, il Piemon~ te non fu che un . picciolo stato cbe di rado figura (1) CarIo Botta, Storia 'd'Italia dal 1789 al 18r4, INTRODUZIONE. nella storia .d"Italia, avv.olto in oscur.e guerre, ligio alla F1'3ncia, occupato da eserciti 01' francesi ora spagnuoli. Rappl'esentò sino a questi epoca una delle ,infime parti .nei· grandi avvenimenti d'Italia, quando . qnesta era la pri:. ma nazione' d'Europa. Cominciò ad acquistar fama colla fama di EDlwanuele Filiberto, il vincitore della battaglia di S. Quintino. Alla fiDe del secolo si ingrandì col marchesato di Saluzw. Un secolo dopo si ampliò coll'altro marcbE"sato di Monferrato; qel secol,o scorso con altre provincie e' città a spese dell' Austria; ai nostri giorni finalmente col senovesato. Questa graduale ampliazione \ clie si osserva essere avvenuta in tutte lç grandi e sta- ' / bili monarchie dell' Europa moderna, sembra un fausto augurio pei futurÌ desti Di del Piemonte. Questo . stato adunque non fu già co~e quello del Pa pa, che si indebolì ingrandendo. Esso ali' incontro coll' aggregazioll di nuovi territorj crebbe ognor più d'ascenQente, di riputaziooe, d'importanza politica . Sotto E'm manuele Filiberto le provincie di suo dominio contenevano una popolazione di 1,2.00,000 'mila abitanti. Nel secolq scorso questo regno oc"conleòeva 3,500,000; ed ora coll' acqqisto del genovesato 4,000,000. Sotto lo stesso EmJDanuele Filiberto P esercito non era che. di 2.2. mila uomini. Carlo E.mmanuele II un secolo dopo mantenne un esercito di 33 mila .. Cal·lci Emmanu.le III nel '734 aveva un' armata di 45 .. mila uomini. Ora il Piemonte De può mettere in ,campo' 60 mila. Sotto' Emmanuele' II r entrata non era che di 7 ~jlioni di franchi. Vittorio Amedeo II, suo figlio, la raddoppiò. Ora .ascende a 50 milioni di franchi al,meno. Il 'Piemonte anticamente aveva sempre avuto gli stati g~Der'ali che moderava'no P autorità regia. Nei 23 anni in cui Francesc'o I. o e i suoi successor.i occuparono il Piemonte, i re di Francia continua.rono a radunarl" 44' INTRODUZIO~E, Essi cessarono sott~ Carlo Emmanuele II. Non ccs. sarono però che pey la mera ammissione di con\'o~ -cari i. ' Essi non avevano mai cagionato nè discordie nè turbolenze. Per lo contrario Don pr?dussero che il prezioso bene d',impedire . che i principi opprimessero il popolo con tasse arbitrarie ed esorbitanti. Se questa. rappl'es~ntanza . nazionale non produsse maggiori vantaggi, e d'imputarsen,e · le. continue guerre in cui per molti secoli i duc~j di Savoja si. trovarono involti; e se colla loro cessazione non na,eque m.o~o · retrogrado nella prosperità dello , stato, è cl' ascri\'ersi alle conquiste e agI' iogralldi~eDti che sussegui l'ono , i quali impedirono- che 'si s,enlisse la deficienza d'una rapp"resentanza nazionale. ' E d'altronde .forza confessare che le guerre sovente jntr~prese da questi 'priccipi subalpini no~ nacquero dal 101'0 capriccio, ma della necessità di di!endersi colla spa;la alla mano contro i due colossi, ]' Austria e la Francia che altrimenti avrebbero illghiott~to i loro s t~ti. Il principe Eugenio di Savoja diceva ch' é colpa della geografia se i principi di Piemonte 5Qna infedeli. Si pul! aggiunge,'e ' ch' è pur colpa della geografia .se per molti secoli hanno avuto la spada alla mano. Essi pero seppero, trar profitto dalla guerra, c~e per lo più rovina gli altri principi. Co~ essa innalzarono se' stessi alla dignità . reale; con essa acquistarono 'uli~ estensione al loro regno e glori~ ai loro sudditi, E dalla guerra l'esi attivi ed esperti negli affari, conobbero per espel'ie!1za la verità che un re Don è ricco se non è economo, e non ii: fOl'te ' se non esel'~ cita la . giustizia, e possiede il cuore de' sudditi. Il duca Filiberto fortificò i suoi stati e li seminò di càsteHi e fOl'tezze. 'Gettò pure i fondamenti della bella città di Torino. Le armi non fecero loro dimenticar le leltere. INTRODUZION.. 45 Ali. corte di Carlo Emmanuele Il frequentavano il Tasso, il Marini, il Chiabi'el'a., -il Tassoni. Vittorio Amedeo decorò, Torino del superbo tempio di Superga. Carlo Emmanuele III Don prendeva per la sua gual'darobba ed altri bisogni che 35 mila franchi l'anno; e il marchese di Ormea, suo . primo ministro e gran~ cancelliere .del regno, Don aveva lIi emolumento che undici mila e cinquecento lire. Appena si troverebbe nell,e repubbliche tanta pal'simania. Qucst~ antichissima dinastia italia~a è la sola che, nell' esercizio d'un pote." re arbitrario, non abbia c'ommesso quegli eccessi di cui si sono bruttati tulti gli ' altri principi italian:i, e ' Ia ' s o~ la ohe del supremo potere abbia falto uno strulOeD,to di ODor militare pel nome italiano. La vittoria di Torino nel 1703 sop." i fraDcesi, la ba\taglia di Guastalla nel 1734 sopra Sii austriaci, i combattim enti di Montenotte, di Cosseria nel 1795, sono ricor?anze onorevoli e tanto più care agl'italiani, che nei secoli della loro potenza molti fatti vantano contro gl' italiani e ben pochi contro gli stranieri, Questa )01'0 rupderazione fu corrispost. d. uoa docile condotta ne' sudditi, Non v' è ,tata forse monarchia più quieta della piemontese sino al 1796. P~r molti·. secoli eUa non soffrì tUl'bazioni popolari ., e quelle che scoppiarono nel J 798 ed in seguito, non . furoDo cagionate dalla · tirannia de' principi,. ma dall' ansietà de'popoli di abolire ;llcuni avanzi de' tempi feudali, e di ottenere quelle istituzioni ch e il sec'olo no~ stro .domanda. Questo desiderio de' popoli" nO~l era nè intempestivo, nè irragionevolè, perché ad onta della moderazione de' principi l'amministrazione era fondata su basi viziose. Se alcuni pochi difetti ftll'ono emendali dei taDti che nc aveva, è pure nn effetto dei lumi che Sii sCl'ittori avevano ovunque diffuso. ...... 46 INTRODUZIONE. . . Per ra~cogliere adunque sotto pocbi punti quànto VleD d~tto In questa dissertazione si vedrà: ..o Che la libertà da se sola, senza l'aiuto dell' ecconomia pubblica, e a dispetto di molti .errori, basta a' far fiorire gli stati. . . 0 2. Che la scienza non è un equivalente ma . flì Clente ' , un me surrogato alla libei'tà. S,o Cli' eS5a è più I;lecessaria alle monarchie assolute cbe agli stati liberi. 4. 0 Cbe la lilier!à è cosi essenziale al ben essere 'de' popoli, che la scienza stessa in ultima analisi nOn è' che ' una libertà più cirèoscritta. . . 0 5. Che seDza libertà e senza se,ienza gli stati non possono prosperare se non per intervalli e per sb'al~i, mercè il capriccio passeggiero di qnalcbe ben intenzIOnato regnante o ministro. . - STORIA .DELL' ECONOMIA PUBBLICA IN ITALIA. - G;\.SPARO SCARUFFI REGGIA.NO .. . Se si ve~ésse. rintracciare uri' origine' più recondita di questa scienza in Italia, si. potrebbe riovenirla nelle opc.. re di scrilto .. i"anleI"iori al secolo decimosesto, e nelle arringhe proferite . d~ uomini di stato , in Fi.re\lze ed in Venezia. Ma alla fine non sarebbel'o cbe semi. Le ori.. sini sono sempre umili e meschine anche dell'e più alte co••. Ma banno le scienze d'uopo d'un blasone l' Il nostro secolo è qnasi gùari!o della smania delle genealogie. E quand' anche l'Italia dovesse nell' anzianità çli questa scienza essere sopravanzata . da qualche . altr~ nazione, la sua priorità in lan.ti altri ,'ami dell' umano sapere è così generosamente riconosciuta dal!e altre nazioni, che non sarebbe una gran perdita pCl' essa il sacrificare questa yallilà alla cortesia delle' sue rivali. Quantunque pcrò io cominci la storia dell' economia pubblica dall' opera del 158. di Gasparo Scarum, non sarebbe giusto di passare in ~ilen'l.io alcurii principj annunziati sessant' anrii prima da queU" illustre italiano tanto calunniato percbè OIal inteso, e tanto mal inteso perch'è invece dell' elogio fece la satira de' tiranni. Maccbiavelli aveva posa lo per uoa delle principali basi della prbsperi!à di un popolo, quel principio che fu nclla bocca di lutti gli s'criUori del secolo passato, e ch' è ora mai Ull proverbio del nostro secolo. " La sicurezza