Valentina Genovesi VP, 8/10/2011, DAVID E GERICAULT, Pagina 1 di 3 JACQUESLOUIS DAVID Jacques-Louis David è un pittore francese nato a Parigi il 30 agosto 1748, da una famiglia piccolo-borghese, e morto a Bruxelles il 29 dicembre 1825. Nella città natale inizia la sua formazione, a seguito della quale decide nel 1771 di partecipare al Prix de Rome, concorso per giovani artisti, che lo porterà a vincere un soggiorno in Italia di cinque anni. Durante questo soggiorno si sposta da Parma, dove studia le opere di Correggio, a Bologna, dove ha l’occasione di soffermarsi sulle creazioni dei Carracci e Guido Reni, a Firenze (per l’operato di Michelangelo), Napoli (Caravaggio) e infine Roma (dove non mancavano certo esempi della cultura greco-romana a cui si rifaceva il neoclassicismo). Pur essendo un periodo abbastanza tormentato, per il poeta è comunque un’occasione di crescita personale, anche per merito degli scritti di Winckelmann, Mengs e altri teorici del neoclassicismo. Tornato in Francia, partecipa in modo attivo alla Rivoluzione Francese, che proprio in questi anni sta nascendo: amico intimo di Robespierre, sarà colui che firmerà addirittura la condanna a morte del re. David viene considerato un artista del potere politico: serviva infatti in quel periodo un esperto della comunicazione, che tramite il proprio operato, sapesse parlare al popolo e diffondere le idee della rivoluzione. BELISARIO RICEVE L’ELEMOSINA (1778-81, Musée des Beaux Arts de Lille) Al suo rientro a Parigi, la prima opera proposta dal David è il “Belisario riceve l’elemosina”. Il dipinto tratta di un episodio leggendario: Belisario, valoroso generale bizantino, che aveva riscosso successo durante le campagne di Giustiniano (dando così un contributo all’espansione dell’Impero), si ritrova durante la vecchiaia cieco e povero. La scena ritrae il momento in cui il generale viene riconosciuto da uno dei suoi soldati mentre riceve l’elemosina da una donna. Capiamo che il soldato sulla sinistra ha riconosciuto il suo ex comandante dall’atteggiamento di evidente stupore, che mostra alzando le braccia. La composizione richiama sicuramente l’arte classica: David ha ricercato un rigore compositivo e un equilibrio formale; si nota inoltre la simmetria e lo studio severo della prospettiva. Lo sguardo dell’osservatore infatti cade esattamente nella parte centrale dell’opera, dove si sviluppa ovviamente tutta la scena. Si può notare anche come l’artista abbia creato una sorta di dinamicità all’interno del dipinto, rappresentando il soldato con le braccia alzate, la donna ricurva verso Belisario e quest’ultimo, che insieme ad un bambino, protende le braccia per prendere i soldi. La rappresentazione dell’episodio di Belisario serve però all’artista come pretesto per trasmettere un significato universale: l’opera costituisce cioè una meditazione sulla caducità della gloria, sulla vecchiaia e sulla necessità di conservare forza morale anche nelle avversità. Valentina Genovesi VP, 8/10/2011, DAVID E GERICAULT, Pagina 2 di 3 IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI (1784, Musée du Louvre) L’opera prende spunto da una leggenda romana: durante la guerra tra Roma e Albalonga, le due opposte fazioni degli Orazi (romani) e Curiazi (albani) decisero di risolvere il conflitto attraverso un duello tra tre fratelli albani e tre fratelli romani. Dopo la vittoria, l’unico superstite tra i fratelli romani uccise la sorella Camilla, colpevole di aver pianto la morte degli avversari. La scena rappresentata dal David, cioè il giuramento dei tre fratelli romani davanti al padre, è un’invenzione dell’artista: non corrisponde infatti a nessun passo della leggenda. Nell’opera ritroviamo tutti gli elementi della cultura classicheggiante, richiami degli artisti che David aveva avuto la possibilità di studiare in Italia: lo studio della luce (che richiama Caravaggio), l’equilibrio formale, l’armonia e la bellezza (tipiche di Raffaello), una struttura compositiva rigorosa che passa per il punto focale dell’opera. Infine la rappresentazione accurata dei corpi riprende i celebri dipinti di Michelangelo. All’interno della composizione possiamo vedere una netta distinzione: da un lato i prodi combattenti che decidono di scontrarsi per la pace di Roma, dall’altro, in netto contrasto psicologico, le donne legate ad entrambe le famiglie, simbolo della disperazione. Il pittore sembra voler dare più spazio all’eroismo dei tre fratelli: infatti essi hanno proporzioni maggiori rispetto alle donne e sono investiti da una luce potente. David mostra un mondo romano in cui amore ed emozioni non contano davanti ai valori militari; sceglie di rappresentare questa particolare scena per esprimere quell’ideale di amor di patria che il nuovo cittadino francese doveva avere: i tre fratelli sembrano proprio gridare “O Roma o la morte!”. LA MORTE DI MARAT (1793, Musées Royaux des Beaux Arts de Bordeaux, olio su tela) Il dipinto raffigura Jean-Paul Marat, una delle menti più fervide della rivoluzione. Essendosi posto problemi che potevano risultare dannosi per la politica di quei tempi, Marat venne ucciso, il 13 luglio 1793, da Charlotte Corday, che servendosi di una scusa era riuscita ad introdursi nella casa dell’intellettuale e ucciderlo. Essendo Marat un personaggio con grande spessore culturale, David venne incaricato di dipingere un quadro che ne mettesse in risalto le qualità morali, come a edificare un monumento per uno dei leader della rivoluzione. L’obiettivo dunque dell’opera era quello di santificare in modo laico l’immagine di un martire morto per la causa rivoluzionaria; perciò il modello iconografico scelto da David è proprio La Deposizione del Cristo, di Caravaggio. Il contesto ambientale in cui è introdotto il soggetto è spoglio: Marat è all’interno di una vasca, poiché era l’unico modo per alleviare il dolore dovuto ad un’infezione cutanea; è avvolto in un lenzuolo bianco, che ricorda quello del sudario; essendo addetto alla stampa, anche durante i momenti di rilassamento aveva calamaio e giornale vicini. Nella mano sinistra Marat tiene il biglietto che la sua assassina scrisse per chiedere di essere ricevuta; nella mano destra invece ha la penna di colore bianco che richiama il colore del manico del coltello che giace per terra, sporco di sangue. David sceglie di non rappresentare l’assassina perché non è degna di entrare a far parte dell’opera, che deve attirare l’attenzione sul personaggio, icona dell’eroe rivoluzionario. In primo piano vengono poste le sue grandi virtù, l’onestà e le capacità intellettuali, che gli procurarono però la morte. Valentina Genovesi VP, 8/10/2011, DAVID E GERICAULT, Pagina 3 di 3 L'opera è fortemente neoclassica: l'espressione del viso non trasmette la drammaticità della morte, Marat sembra invece quasi sorridere, caratteristica tipica delle sculture dell'arte greca. LE SABINE (1796, Musée du Louvre, olio su tela) Il popolo romano, nei primi tempi della sua storia, era formato soprattutto da uomini, e ciò pregiudicava ovviamente la possibilità di far continuare la stirpe. Questo problema indusse quindi gli uomini romani a procurasi delle donne rapendole al vicino popolo dei Sabini. Quando questi si resero conto dell’accaduto, mossero guerra ai romani. La scena ritrae proprio il momento in cui i romani entrano nella città dei Sabini e cercano di rapire più donne possibili, la maggior parte delle quali è accompagnata dai propri figli. I capitani dei due eserciti vengono rappresentati nudi per valorizzare, con il loro corpo statuario (richiamo alla classicità), l'importanza del guerriero. La scelta del tema, dove le donne si fanno eroicamente avanti per placare le ire dei propri congiunti e riportare tutti alla concordia, non è certamente a caso, ma diventa invece un monito contro la guerra ed una speranza di pace, con un riferimento agli avvenimenti della storia francese di quegli anni. THEODORE GERICAULT Il pittore Géricault nasce a Rouen il 26 settembre 1791 e morirà a Parigi il 26 gennaio 1824. Grazie alle possibilità economiche della famiglia, riceve una buona e regolare istruzione; come David, decide di partecipare al Prix de Rome nel 1816, che non vincerà ma a seguito del quale si trasferirà comunque in Italia. È considerato il primo artista a cavallo tra neoclassicismo e romanticismo: è il primo pittore che non lavora nelle corti; per vivere deve vendere le sue opere. Géricault conserva però ancora il ruolo dell’intellettuale che deve controllare e denunciare i fatti sociali e politici. CORAZZIERE FERITO CHE ABBANDONA IL CAMPO DI BATTAGLIA (1814, Musée du Louvre) La scena rappresenta un soldato che, insieme al suo cavallo, sta abbandonando il campo di battaglia. L’opera segna il passaggio dal movimento neoclassico al romanticismo: l’espressione del volto denuncia la preoccupazione del soldato che si allontana dalla guerra, comportamento che non era nemmeno contemplato dal neoclassicismo. Il paesaggio partecipa ai sentimenti dell’uomo: ci sono infatti nuvole nere che incombono sul soldato, in netto contrasto col cielo limpido dei paesaggi classici. Tuttavia l’attenzione che l’artista pone nella perfezione formale denuncia ancora un attaccamento allo stile classicheggiante. L’artista, appassionato di cavalli, inserisce un personale attributo iconografico. La corazza del soldato, ben aderente attorno al corpo, mette in risalto la virilità del soldato.