David, il guardianodi Celle - Lombardi Segni e Associati Studio legale

annuncio pubblicitario
!"#$%&$'#%()%*&+,-./001
13
Corriere Fiorentino Domenica 11 Ottobre 2015
FI
Culture
Quindici Capitani per la Toscana: da Frescobaldi a Picchi, sino a Marioluca Giusti
Un premio per industria e cucina e un riconoscimento speciale. A Poppiano
Sono 15 i Capitani dell’anno 2015
Toscana premiati ieri mattina alla
cerimonia organizzata, al Castello di
Poppiano, padroni di casa i Conti
Guicciardini. Il premio ideato e
condotto dal giornalista Fabio Raffaelli,
con la collaborazione di Schroders
Wealth Management, Studio Legale
Lombardi Molinari Segni e il supporto
di Borsa Italiana, ha dato voce a nomi
storici dell’imprenditoria toscana: per
la sezione industria i riconoscimenti
sono andati a Piero Colzi, Alessandro
Targioni, Massimo Marotta, Roberto
Lapi, Sebastiano Ciancio. Per quella a
tema tavola a Lamberto Frescobaldi,
Dino e Mario Martelli, Marioluca Giusti,
Roberto Bartolozzi, Alessandro
Vivarelli. Infine per la sezione
riconoscimenti speciale il premio è
andato a Paolo Carrara, Christian
Cipriani, alla Fondazione Vittorio e
Piero Alinari, a Fabio Picchi e a
Christian Riganò.
Arte Claudio Parmiggiani firma la nuova opera inaugurata ieri nella fattoria di Giuliano Gori
È la porta della cappella, è fatta in ghisa. Ed è costellata dagli occhi dell’eroe di Michelangelo
David, il guardiano di Celle
di Sergio Risaliti
U
na nuova opera d’arte è
stata alloggiata a Villa
Celle nelle vicinanze di
Pistoia, dove Giuliano Gori ha
creato un parco d’arte ambientale tra i più ammirati al mondo. L’autore dell’opera è Claudio
Parmiggiani, la cui «ispirazione
viene dal silenzio, dalla meditazione e dalla solitudine». Tra
Gori e Parmiggiani esiste un’affinità elettiva; l’artista ha, infatti, realizzato altri lavori sia nella
fattoria che nel parco. Adesso si
tratta di una porta montata all’entrata della cappella gentilizia, un piccolo ma raffinato
tempietto voluto dal cardinale
Carlo Agostino Fabroni con dedica a San Carlo Borromeo. Nel
cartiglio, che adorna la facciata,
si ricorda che l’edificio è stato
inaugurato nel 1703.
La porta era stata presentata,
ma in una versione diversa, alla
Galleria dell’Accademia di Firenze nel 2012. Per uno strano
gioco del destino, le misure del
vano della porta della cappella
di Villa Celle e quelle dell’opera
esposta vicino al David di Michelangelo coincidono. L’elemento in ghisa a due battenti è
impreziosito da un motivo figurativo a rilievo. La patina del
metallo è molto scura e il portale si presenta già di lontano come soglia da affrontare con rispetto. Le imposte sono interamente ricoperte di occhi aperti
per guardare i visitatori in entrata e in uscita. Osservando i
calchi metallici scopriamo che
il dettaglio aggiunto a ornare la
doppia specchiatura deriva da
un analogo particolare desunto
dal David del 1504. Gli occhi, ripetuti più volte, scrutano in direzioni diverse, a destra e a sinistra. Il sopracciglio, leggermente corrucciato, incute reverenziale timore; al centro della
pupilla si scopre la sagoma stilizzata di un cuore. Il guardiano
dai cento occhi è fiero e vigile,
sorveglia il luogo sacro. Vigilare
vuol dire anche mettere gli oc-
❞
Il dettaglio
Al centro
della pupilla
c’è
la sagoma
stilizzata
di un cuore
come nella
statua
originale
Un modo
usato
dall’artista
per
dichiarare
la matrice
neoplatonica
e
stilnovistica
della sua
poetica
La porta della cappella di Celle e in alto gli occhi del «David». A destra, Claudio Parmiggiani e Giuliano Gori nella fattoria
chi addosso; ma nel fondo della
sua anima la fede del guardiano
è alimentata solo da amore. Al
centro degli occhi palpitano
cuori. Sorvegliare il luogo sacro,
custodire il sacro è compito dell’artista. Senza amore non si
aprono le porte che custodiscono la fiamma. I seguaci di Platone, infatti, ritengono che solo
eros celeste metta in comunicazione con la verità, aprendo le
porte sulla vera bellezza, oltre la
corporale presenza. Anche il
cuore stilizzato all’interno degli
occhi che rivestono la porta di
Celle si trova delineato nella pupilla del David di Michelangelo.
La speciale conformazione di
quell’occhio in marmo, poco visibile nella statua alta oltre cinque metri, dichiara, per scopi
del tutto personali, la matrice
neoplatonica e stilnovistica dell’arte e della poesia del Buonarroti. Quasi dimenticandosi di
essere un anziano artista, di essere giunto in prossimità del
comune porto — la morte —
Michelangelo, sotto l’influenza
di amore, prova ancora quel godimento spirituale e poetico
che arreca beatitudine all’anima, profonda intelligenza e sublimi immaginazioni proprio
attraverso gli occhi. In un tardo
sonetto si legge: «Deh, se tu
puo’ nel ciel quanto tra noi, / fa’
del mie corpo tutto un occhio
solo».
La porta è dunque corpo di
occhi e cuori. L’occhio, la pupilla, l’iride, come lo sguardo sono
tòpoi della lirica medievale e rinascimentale; risultano in stretta relazione con i temi dell’amore, della conoscenza spirituale,
dell’accensione dei sensi e dell’immaginazione. Buonarroti sa
che Dio ha dato facoltà trascendente all’organo della vista. Tra
Dio, l’artista, e la donna amata è
tutto un saettare e un trasferire
emozioni, sentimenti, rivelazioni da occhio a occhio. Michelangelo, quando scolpisce ha in
mente sonetti e madrigali. Conosce Dante e Petrarca. Raggi
attraversano l’aria e perforano
pupille, accendono fuochi nel
petto, alimentano visioni trascendenti: «Dagli occhi del mio
ben si parte e vola / un raggio
ardente e di sì chiara luce / che
da’ mie, chiusi ancor, trapassa ‘l
core». Nello scolpire la piccola
sagoma del cuore all’interno
della pupilla del suo David, Michelangelo si è sicuramente agganciato a una tradizione precedente. In un sonetto dedicato
dal Buonarroti al suo giovane
amico Tommaso de’ Cavalieri
scrive: «Se nel volto per gli occhi il cor si vede, / altro segno
non ho più manifesto/ della
mie fiamma; adunche basti or
questo, / signor mie caro, a domandar mercede». Lo scultore
cita in modo assai palese una
poesia del Petrarca: «non vedete voi ‘l cor nelli occhi miei?».
Diciamo, allora, che proprio
questo verso del Canzoniere petrarchesco, abbia indotto l’artista fiorentino a scolpire un cuore nella pupilla del suo David.
Lo stesso dettaglio, quasi dissimulato tra gli occhi del David
del 1504, lo scopriamo tale e
quale nel portale della cappella
di Villa Celle. Siamo nel 2015 e
l’arte visiva è ancora dalla parte
dell’uomo e del cuore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scarica