I GIORNI DEI COMMANDO Saint Nazaire 27 marzo 1942 Dieppe 18 agosto 1942 “Le forze speciali possono essere impiegate al meglio per demoralizzare il nemico... il loro utilizzo può causare una notevole tensione nel nemico..” Generale Neil M. Ritchie – Vice Capo di Stato Maggiore - Medio Oriente – 1941 Premessa Gli eserciti, specialmente quello britannico, iniziarono a schierare nel corso dell'ultimo conflitto le “unità speciali” con soldati in uniforme addestrati e organizzati per effettuare missioni particolari ad alto rischio di attacco e disturbo del nemico; la creazione di queste “forze speciali” si fonda sul presupposto che queste missioni vanno ben oltre le normali operazioni di guerra, operazioni che difficilmente potrebbero essere svolte da unità convenzionali meno addestrate ed agguerrite. Con l'avvento della “guerra lampo”, cioè con l'evoluzione della tattica, dei mezzi veloci e delle comunicazioni, i fronti lineari e statici diventano un obiettivo vulnerabile ad attacchi improvvisi condotti da unità mobili capaci di operare dietro e dentro le linee nemiche. Durante la 2a Guerra Mondiale per la Gran Bretagna, rimasta sola inizialmente ad affrontare le vittorie dell'Asse su ogni fronte, diviene inevitabile, specialmente durante i primi due anni del conflitto, tentare di compensare i fallimenti delle proprie forze convenzionali con operazioni chirurgiche molto mirate anche utili per la propaganda. In pratica viene applicato, seppur in proporzioni molto minori, l'approccio del “blitzkrieg”: sorpresa, velocità, focalizzazione delle forze sull'obiettivo, capacità di fuoco, rapido sganciamento. E' un modo sia di affrontare trasversalmente i rovesci subiti sia di ottenere successi con un costo limitato al fine di rassicurare il Governo, gli alleati e l'opinione pubblica. Del resto era un approccio già sperimentato con successo nella 1a Guerra Mondiale: il Primo Lord dell'Ammiragliato Sir Winston Churchill – formatosi come ufficiale di cavalleria – propose a suo tempo l'utilizzo delle robuste autoblindo Rolls Royce e delle Ford modello T per operazioni di Commando nel deserto contro gli eserciti dei senussi e dei turchi; per fare un esempio, il pubblico britannico accolse con entusiasmo il colpo di mano in cui le autoblinde liberarono senza subire perdite gli equipaggi della “Tara” e della “Moorina”, affondate dai sommergibili tedeschi, tenuti prigionieri nel deserto. Le Operazioni Combinate – i Commando – le 48 ore cruciali Le Operazioni Combinate sono una organizzazione interforze creata per impegnare le forze nemiche con continui attacchi su piccola scala, non potendo al momento attuare attacchi massicci per la mancanza di risorse, e per provocare allarmi e confusione nel nemico costringendolo a disimpegnare forze da altri fronti. Dopo le continue sconfitte – nessuno in Gran Bretagna ha dimenticato il reimbarco del BEF a Dunkerque di 338.000 uomini praticamente con i soli vestiti addosso, conclusosi il 2 maggio 1940 – Churchill preme affinché lo spirito combattivo e l'offensiva vengano coltivati per tenere alto il morale sia delle truppe che della popolazione. Superando le opposizioni dei Comandi che non intendono privarsi degli uomini migliori, Churchill predispone un...molto disinvolto bando di arruolamento di base volontaria per un...“servizio speciale di natura pericolosa” dimostrando ancora una volta di essere lui stesso un combattente di razza pura che “....non si accontenta di una guerra difensiva”. Subito dopo la resa della Francia nel 1940 vengono costituiti e addestrati gruppi di Commando interforze e entro il 1942 i Commando dell'esercito sono ormai organizzati nella Brigata Servizi Speciali (Special Service Brigade) composta da circa 5.000 uomini suddivisi in dodici Reparti Commando sotto il comando del generale Charles Haydon. La selezione è molto dura e ancora di più l'addestramento al combattimento e alle tecniche di sabotaggio, i volontari che non ce la fanno 1 ritornano con poco onore ai loro reparti originari, il risultato finale sono gruppi altamente motivati, coesi tra loro, fisicamente prestanti, abili nell'uso di qualsiasi arma, desiderosi di combattere e consapevoli dell'alto rischio delle missioni. Sono uomini giovani, buoni tiratori e nuotatori, capaci di guidare qualsiasi mezzo e di sbarcare da imbarcazioni in qualsiasi condizione meteo. Non sono militari di carriera ma volontari, impiegati, agricoltori, minatori, marinai. Questi Reparti sono costituiti per un solo tipo di missione: rapidi raid sul Continente sul quale non devono sostare più di 48 ore. Il termine Commando, che è la corruzione dell' afrikaans Kommando, i guerriglieri boeri a cavallo che hanno tenuto in scacco gli inglesi, viene suggerita al Governo britannico dal tenente colonnello Dudley Clarke – sudafricano di nascita - una proposta appoggiata naturalmente anche da Winston Churchill, uomo di ampie vedute e di lucida percezione dei fatti e della Storia. Uno dei primi raid si svolge il 3 marzo 1941 con l'attacco alle isole Lofoten nella Norvegia occupata per distruggere gli stabilimenti di produzione dell'olio di merluzzo da cui si ricava la glicerina indispensabile per produrre esplosivi. Trasportati da due navi espressamente progettate per questo tipo di operazioni e appoggiati da due cacciatorpediniere 500 uomini sbarcano sull'isola cogliendo la guarnigione tedesca completamente di sorpresa. L'Operazione Claymore è un completo successo, vengono distrutti tutti gli impianti si dice... tra l'entusiasmo della popolazione norvegese che comunque vede distruggere la propria fonte di sostentamento; vengono fatti 225 prigionieri, affondate nove pescherecci e recuperati elementi della macchina crittografica Enigma. Il 27 febbraio 1942 avviene la rapidissima incursione nel villaggio di Bruneval vicino a Le Havre, dove sopra un'alta scogliera è installato un radar Telefunken: in 10 minuti gli incursori smontano e fotografano i componenti del radar che poi viene distrutto. Solo due morti e sei feriti. Adolf Hitler è furibondo e in una circolare del 1942 ordina che “ ..tutti i nemici in uniforme o senza che sono artefici delle incursioni devono essere annientati sino all'ultimo uomo...senza alcuna pietà.” Confortati dall'esito di queste prime operazioni, vengono pianificate ed eseguite altre incursioni di maggiore impegno delle quali parliamo adesso, una a St. Nazaire che si rivela un successo e un'altra a Dieppe in Normandia che proprio non si può dire abbia lo stesso esito. Capitolo Primo Il raid su Saint Nazaire – 27 marzo 1942 1941 Il 24 maggio 1941 la possente corazzata tedesca Bismarck arranca nell'Oceano Atlantico dirigendosi verso il porto francese di Saint Nazaire, occupato dai tedeschi, un approdo sicuro il cui bacino di carenaggio è il più grande del mondo. E' la destinazione inevitabile per la imponente corazzata che ha appena affondato in pochi minuti il vanto della Marina Britannica, l'incrociatore pesante da battaglia Hood, e ha danneggiato seriamente la nuova corazzata Prince of Wales. Un siluro lanciato da un vecchio aerosilurante Swordfish ha compiuto l'impensabile colpendo l'unico punto vulnerabile della imponente nave, il giunto dei timoni sotto la chiglia e inoltre, durante la dura battaglia, la nave è stata colpita e perde il carburante lasciando una lunga scia nel mare; il tragico destino della Bismarck si compie durante il viaggio di avvicinamento alla Francia per opera della intera flotta britannica richiamata da ogni base vicina. Affondata la Bismarck, la gemella Tirpitz – forse ancora più potente - che è in allestimento finale, è la minaccia, insieme con le nuove navi da battaglia e gli U-Boot, che potrebbe interdire il traffico mercantile che alimenta l'isola sia dalle Colonie dell'Impero che dall'America, costringendola alla resa per mancanza di ogni risorse. Se tutte queste nuove navi, seguendo la strategia della guerra di corsa, aggredissero i convogli poco scortati nel bel mezzo dell'Atlantico con la loro soverchiante potenza di fuoco, le perdite di navi, di uomini e di risorse sarebbero insopportabili. La Royal Navy, oberata dagli impegni pressanti su ogni fronte, non può permettersi il lusso di tenere corazzate e incrociatori in riserva in attesa di contrastare l'uscita dei corsari né può 2 sopportare che esista un comodo e sicuro cantiere per le navi nemiche proprio sull'Atlantico e proprio nella Francia occupata. Vagare nell'Atlantico con i gruppi di caccia alla ricerca dei sommergibili e delle navi corsare è stato un errore iniziale della Royal Navy che ha impegnato troppe navi preziose, ora la strategia viene cambiata dando priorità alla protezione dei convogli. Sono gli incubi che attanagliano da tempo le notti del Primo Ministro sir Winston Churchill, che non può dimenticare la drammatica vicenda e i costi per la Royal Navy durante la caccia alla potente corazzata tascabile Admiral Graaf Spee affondata a Montevideo un anno prima. Se la Graaf Spee avesse fatto un'altra rotta, oggi sarebbe ricomparsa minacciosa sui mari grazie ai lavori nei cantieri francesi e lo stesso sarebbe successo alla Bismarck. St. Nazaire contiene un gigantesco bacino di carenaggio, dove è stato completato anni prima il grande transatlantico Normandie, è poderosamente fortificato e l'Organizzazione Todt - grazie alla manodopera coatta e ai debiti di guerra francesi - vi sta ultimando i grandi rifugi in cemento armato per gli UBoot praticamente a prova di qualsiasi bomba. Gli inglesi sono costretti ad escludere i pesanti raid dei bombardieri a causa delle abitazioni civili troppo vicine ai cantieri. Del resto i bombardamenti compiuti fino a quel momento non sono riusciti a mettere fuori uso alcuna installazione e la RAF non ha ancora la capacità di colpire con precisione un obiettivo di notte in presenza di un forte contrasto antiaereo. Viene anche scartata l'ipotesi di uno sbarco in forze con le navi da assalto anfibio che sarebbero costrette a superare tutti gli 8 km. all'interno dell'estuario della Loira nello stretto e insidioso canale fortemente protetto da batterie. 1942 Ora, nel gennaio 1942, la gigantesca corazzata Tirpitz è operativa e ha raggiunto i sicuri ormeggi nei fiordi norvegesi ed è questa la minaccia - forse esasperata - che ossessiona Winston Churchill: il Primo Ministro ritiene assolutamente prioritaria la distruzione del grande cantiere e di tutti gli impianti di St. Nazaire, visto che la corazzata tedesca è inavvicinabile, come del resto anche le altre navi da battaglia della Kriegsmarine che sono all'ancora in porti sicuri mentre gli U-Boot si stanno “accomodando” nei rifugi inviolabili in cemento armato (ancora esistenti oggi perché impossibili da demolire) dentro i porti francesi. L'efficiente Organizzazione Todt sta ultimando i rifugi corazzati anche nei porti francesi di Brest, La Rochelle, Lorient e Bordeaux per ospitare i sommergibili che operano in Atlantico e le navi da battaglia di più ridotte dimensioni. Sono ormai due anni che i sommergibili tedeschi hanno successo ma, mentre possono essere contrastati dai gruppi di caccia composti da cacciatorpediniere e da fregate, le grandi navi da guerra tedesche sono tutt'altra minaccia cui si possono opporre solo le portaerei e le costose navi da battaglia, sempre più impegnate nei vari fronti e che richiedono continua manutenzione. Churchill ordina di trovare un modo di distruggere il grande bacino Normandie di St.Nazaire e lord Louis Mounbatten – cugino del Re - capo delle Operazioni Combinate, si mette all'opera per elaborare un piano fattibile e applicabile durante il mese di marzo in cui le condizioni meteo sono favorevoli grazie alle maree eccezionalmente alte che consentiranno a imbarcazioni di pescaggio limitato di superare le secche e i banchi di sabbia della foce della Loira. Il porto è una vera fortezza difesa da 121 batterie anche in casematte corazzate, la guarnigione si aggira intorno ai 5.000 uomini e inoltre è stanziata a poca distanza la 333 a Divisione di fanteria costituita da uomini di etnia tedesca reclutati nei territori polacchi occupati. Un obiettivo molto protetto sotto ogni punto di vista, violabile solo da parte di un pugno di uomini coraggiosi, determinati e consapevoli dell'alto rischio. Vengono esaminati diversi progetti, anche se sono ostacolati dalla Marina che non intende sacrificare nessuno dei suoi preziosi cacciatorpediniere – ne sono sopravvissuti solo 72 - da usare come arieti contro la grande e robusta paratia del bacino di carenaggio. Anche il Comando Bombardieri, necessariamente coinvolto per gli attacchi diversivi, si oppone decisamente a causa della potenza delle batterie antiaeree. Poi le animosità vengono superate, l'idea iniziale dell'utilizzo di una nave francese e di un equipaggio della Francia Libera viene scartato per motivi di segretezza e per i difficili rapporti con l'orgoglioso e pretenzioso generale Charles de Gaulle, capo della Francia Libera. 3 Come commento personale, si aggiunge che De Gaulle finge continuamente di dimenticare che la Francia, con il suo grande esercito, è stata sconfitta in 40 giorni e che gli inglesi, rischiando i loro marinai e i vascelli, hanno evacuato a Dunkerque anche migliaia di soldati francesi. Oggi questi soldati sono stati faticosamente rivestiti e riforniti di armi dagli inglesi perché tutti i loro armamenti sono rimasti in patria in balia dei tedeschi e degli italiani che stanno usando questo gigantesco bottino di guerra su tutti i fronti. Anche Roosevelt diffida di De Gaulle e del suo carattere autoritario ma ormai è diventato l'unico capo del CNL (Comitato di Liberazione Nazionale) e bisogna rassegnarsi nei contatti con lui ...che richiedono una bella dose di diplomazia. La pianificazione del raid Come comandante per il raid su St.Nazaire viene scelto il colonnello Charles Newman (foto) di trentotto anni, che ha combattuto in Norvegia ed è un esperto ufficiale di carriera. La fortuna vuole che venga identificato e nominato come esperto di demolizioni il capitano del genio Bill Pritchard la cui esperienza di demolitore si è rivelata preziosa in Francia nel 1940 quando ha fatto saltare i ponti alle spalle delle truppe britanniche in ritirata; Pritchard ha inoltre scritto un prezioso memorandum su St.Nazaire ove descrive minuziosamente gli obiettivi primari del porto e le metodologie necessarie per la sua distruzione totale. Si aggiunge il comandante Robert Edward Ryder come ufficiale comandante del gruppo di 200 Commando che ha il compito di minare i macchinari del porto e condurre un vecchio cacciatorpediniere carico di esplosivo contro il grande cassone scorrevole che chiude il bacino Normandie. Il gigantesco bacino è lungo 360 metri e largo 50 metri, se tutti gli impianti fossero distrutti sarebbe inagibile per anni sopratutto per le grandi navi tedesche bisognose di riparazioni. Gli altri Commando hanno il compito di proteggere le squadre di demolizione, di impegnare il nemico e di presidiare le posizioni cruciali. Elemento dopo elemento il progetto viene completato e approvato, ormai il tempo stringe perché le maree non aspettano e inoltre occorre dimostrare iniziativa e combattività sia all'interno del Paese che verso gli Alleati. Gli Stati Uniti dal dicembre 1941 sono entrati in guerra al fianco della Gran Bretagna e la loro potente macchina produttiva sta iniziando a fornire armamenti, tecnologia e rifornimenti a una Inghilterra impoverita e bisognosa di tutto tramite i convogli che attraversano l'Atlantico, al momento estremamente pericoloso fino a quando non saranno disponibili molte più navi di scorta, ma passerà ancora parecchio tempo. Al fine di sottolineare l'impressionante capacità industriale bellica degli Stati Uniti si aggiungono alcuni dati statistici dei primi anni di guerra: 1941 1942 1943 2,5 7 16 carri armati 4.052 24.997 29.497 aerei 19.433 47.836 85.898 navi in milioni./ton. Operazione Chariot (cocchio) Il piano definitivo – le navi – gli uomini Finalmente la Marina, convinta che se non si fosse trovato un cacciatorpediniere da sacrificare il raid non avrebbe avuto luogo – con tutte le conseguenze negative – mette a disposizione il vecchio cacciatorpediniere HMS Campbeltown perché sia usato come ariete contro il bacino Normandie. Il Campbeltown (ex-Buchanan della classe detta 4 pipe) è stato varato nel 1919 e ha passato la sua vita come riserva nella Marina statunitense, fa parte dei 50 vascelli obsoleti che gli Stati Uniti hanno ceduto alla Gran Bretagna nell'ambito dell'Accordo Affitti e Prestiti, un accordo firmato il settembre 1940 dal Presidente Roosevelt e che è costato preghiere, ricatti e umiliazioni a Winston Churchill. E' una contratto che prevede, come compensazione, la cessione alla Marina americana dell'utilizzo per 99 anni delle basi navali e degli aeroporti inglesi nelle Indie Occidentali, Guiana britannica, Terranova, Bermuda, Bahama, Antigua, Trinidad. Teoricamente al termine del conflitto queste navi andrebbero restituite ma..ne rimarrà ben poco. E' un grande successo personale per Churchill che dimostra ai nemici e ai neutrali che la Gran Bretagna non è sola e che gli U.S.A. con la loro potenza industriale sono ormai un alleato. 4 Certamente la cessione dei 50 vascelli rafforza la Marina britannica e, perché no, la credibilità interna del Primo Ministro... come se ne avesse ancora bisogno.. Per confondere il nemico il Campbeltown viene modificato per sembrare un cacciatorpediniere tedesco classe Moewe, perde due dei quattro fumaioli, viene sostituito il cannone di prua e aggiunte otto mitragliere da 20 mm., viene alleggerito fino all'essenziale in modo da avere il pescaggio di soli 3 metri per superare l'estuario della Loira. Vengono inoltre saldate delle piastre di acciaio sui ponti per proteggere l'equipaggio e i Commando durante la corsa finale contro il cassone del bacino. Naturalmente il carburante è sufficiente per il viaggio di sola andata ma la nave in compenso acquista un nuovo carico: 4.250 kg. di cariche esplosive di profondità riunite in un contenitore di acciaio ricoperto di cemento nascosto nella stiva, innescate da detonatori collegati insieme che devono esplodere dopo otto ore dall'impatto per permettere all'equipaggio e ai Commando di mettersi in salvo, qualsiasi cosa succeda. La nave adesso è diventata una gigantesca bomba a orologeria, armata di cannoncini a tiro rapido per battere intensamente le postazioni al contorno del bacino nella foce della Loira; il comando è affidato al capitano di corvetta Stephen Halden Beattie, coetaneo del comandante Ryder. Per trasportare il resto dei Commando e impegnare le batterie viene allestita una piccola flotta di navi leggere modificate e ben armate: - 16 motolance e motocannoniere tipo Fairmile A e B – costruite in 500 esemplari per tutto i conflitto, sono in legno assemblate a moduli prefabbricati, lunghe 36 metri, armate di cannoncini a tiro rapido Oerlikon da 20 mm. e mitragliatrici; alcune sono armate di siluri per affrontare eventuali navi nemiche; - 1 motocannoniera MGB 314 tipo Fairmile C ben armata e dotata di radar e ecoscandaglio. L'ecoscandaglio è indispensabile per superare le secche nell'estuario della Loira. Per questa dotazione diviene la nave di testa della flottiglia. - 1 motosilurante veloce MTB 74 modificata con i tubi lanciasiluri spostati sulla prua, a causa della sua scarsa autonomia verrà messa al traino per tutta la durata del viaggio. Tutte queste imbarcazioni modificate devono portare a termine un compito ben diverso dal loro progetto iniziale di battelli costieri, sono poco protette e dovranno passare proprio in mezzo al fuoco intenso di decine di batterie, solo una sottile corazzatura protegge gli equipaggi e i Commando. Poiché la loro autonomia è limitata vengono aggiunti dei serbatoi di benzina sovracoperta, un carico indispensabile ma estremamente pericoloso. Due cacciatorpediniere l'Atherstone e il Tynedale scorteranno la flottiglia durante il viaggio di andata e ritorno, ma rimarranno al largo di St.Nazaire. La forza di assalto ormai al completo si compone di 611 marinai e Commando, tutti hanno acquisito la loro mansione principale e quelle secondarie per sostituire i caduti; negli ultimi giorni viene offerta la possibilità di fare un passo indietro ma nessuno rinuncia all'impresa. L'assalto notturno si articola in quattro azioni principali: - far saltare il grande cassone scorrevole che chiude a sud il bacino Normandie con l'esplosivo contenuto nel Campbeltown, che deve incastrarsi a tutta forza esattamente nel mezzo del cassone - demolire le vitali strutture di supporto al bacino,cioè i locali pompe posti sotto terra, i generatori, la centrale di avvolgimento dei grossi cavi di acciaio che muovono i cassoni - abbattere le paratie a nord per esporre il bacino alle maree - attaccare navi e sommergibili. Durante l'attacco la formazione di 21 motosiluranti e motocannoniere avrà in testa tre lance, seguite dal Campbeltown cui seguiranno due colonne di vascelli con la retroguardia. Tutte le navi trasportano i gruppi di demolizione, di assalto e di riserva, ognuno con il proprio obiettivo primario e secondario. I Commando sono divisi in tre Gruppi che sbarcheranno su obiettivi separati per un totale di 19 infrastrutture da demolire. L'area portuale da assaltare è lunga circa 1.300 metri dal ponte girevole nord al ponte stradale sud e larga circa 500 metri fino alla grande darsena dei sommergibili, con le sue strutture in cemento armato inviolabili. Poiché le maree si sono dimostrate stranamente puntuali la flottiglia parte da Falmouth il 26 marzo, per ingannare i curiosi e le eventuali spie viene diffusa la voce che la missione ufficiale è quella di perlustrazione antisommergibile in Atlantico. 5 La navigazione - fortuna imperatrix mundi Appena uscita dalle acque inglesi il 26 marzo la flottiglia assume la formazione di caccia antisommergibile per ingannare il pattugliamento tedesco, apparentemente la rotta la porta verso Gibilterra. Alle ore 7.00 del mattino del 27 marzo viene avvistato un sommergibile tedesco che viene attaccato dai due cacciatorpediniere di scorta. L' U-593 si immerge e sfugge alle bombe di profondità, poi, riemerso, segnala erroneamente la rotta delle navi verso ovest (mentre in realtà è sud-est). Alle 20.00 le navi si dirigono direttamente verso St.Nazaire, i due cacciatorpediniere si congedano e rimangono in attesa a 25 miglia come pianificato; l'appuntamento con il sommergibile Sturgeon viene perfettamente rispettato in quanto lo Sturgeon serve come pilota e segnale di navigazione sul punto preciso. Fino a questo momento tutto si è svolto puntualmente secondo il piano, anche i numerosi pescherecci francesi incontrati casualmente hanno rispettato il silenzio radio e hanno giurato di non avere spie a bordo. Se fossero stati in numero minore, l'intenzione iniziale era di affondarli per nascondere la missione! Un grande colpo di fortuna per i Commando e gli equipaggi ( e per i pescatori francesi..), ma ora comincia veramente l'ultima corsa mortale. La Loira viene risalita – il capitano Mecke “fiuta l'inganno” L'ammiraglio Doenitz beffato dal Caso A mezzanotte i bombardieri della RAF iniziano a volare sul porto, a causa della bassa visibilità lanciano poche bombe ma l'intento reale è quello di distrarre verso l'alto l'attenzione del nemico. Sul Campbeltown i detonatori a matita vengono attivati, con un ragionevole margine di errore la carica di 4.250 kg. dovrebbe saltare tra le 5.00 e le 9.00 del mattino, la flotta avanza ancora inosservata verso il bacino. Sulla costa il capitano Karl-Konrad Mecke, che comanda la brigata antiaerea, ha i suoi sospetti: i bombardieri volano a casaccio sganciando poche bombe e si trattengono troppo tempo sulla zona, da soli o in piccoli gruppi. Mecke mette in allarme le sue batterie e aggiunge che “..c'è in atto qualche diavoleria da parte del nemico!”. La flotta viene individuata alle ore 01.20 e Mecke invia un messaggio di emergenza a tutti i gruppi “attenzione, sbarco !” e tutti gli uomini, gli equipaggi delle navi, le postazioni di artiglieria e le retrovie corrono ai loro posti. Per questa sua intuizione sarà decorato con la croce di Cavaliere dall'ammiraglio Doenitz in persona. Proprio il grand'ammiraglio Doenitz che il giorno prima ha fatto visita a St.Nazaire e si è sentito rispondere da un tenente che “ è assolutamente fuori questione che gli inglesi possano penetrare nel porto”. Il Caso beffardo ha colpito l'uomo più esperto e stimato della Kriegsmarine. L'assalto finale Il profilo del Campbeltown modificato per sembrare un caccia di classe Mowe inganna per un po' i serventi delle batterie, il suo segnalatore – preparato ad ogni evenienza – scambia falsi segnali con il nemico ancora per poco tempo, poi il bluff viene scoperto definitivamente a soli 6 minuti di navigazione dall'obiettivo. Si scatena un inferno di fuoco tra le batterie e la flottiglia, la notte viene illuminata dai riflettori e dai traccianti di ogni colore, il rumore e la confusione sono indescrivibili. Viene ammainata la bandiera tedesca e issata quella della Marina inglese, i battelli ormai scoperti acquistano velocità e sparando con tutte le armi si lanciano verso le banchine del porto. Preceduto dalla lancia MGB 314 il Campbeldown è naturalmente il bersaglio più visibile con la sua mole, granate e pallottole colpiscono la coperta dove sono sdraiati gli uomini in attesa di saltare fuori bordo. Il comandante Beattie ordina agli uomini di scendere sottocoperta al riparo delle paratie corazzate, il timoniere segue la MGB 314 fino a quando viene colpito, viene colpito anche il secondo timoniere e il loro posto viene preso dallo specialista in demolizioni. Accecato dalle esplosioni e dai riflettori Beattie ordina l'avanti tutta, la lancia di testa si sgancia virando a destra e il cacciatorpediniere con le sue 1.000 tonnellate strappa le reti antisiluri e colpisce con un sinistro scricchiolio il centro del cassone sud del bacino. Sono le 01.45 e il Campbeltdown è in perfetto orario. Ha speronato la paratia alla velocità di 20 nodi e tutta la prua si è accartocciata di parecchi metri, la carica di esplosivo si trova proprio a contatto con il cassone; una manovra perfetta condotta di notte in mezzo a un inferno di fuoco. Tutte le altre motolance intanto si dirigono ai luoghi di sbarco degli 6 incursori, alcune sono colpite e si incendiano o vanno alla deriva, i feriti vengono caricati sulle zattere di salvataggio, qualche battello torna indietro cercando nell'oscurità il proprio punto di attacco o per raccogliere gli uomini in acqua. Nella mischia e in mezzo ai colpi i Commando sopravvissuti balzano a terra verso i propri obiettivi con le squadre di copertura che cercano di proteggere i demolitori oppure sostituendo i compagni caduti. Sono divisi in tre Gruppi per colpire 19 obiettivi in totale, un piano molto ambizioso e pericoloso. Il frastuono aumenta quando, con un boato tremendo per le cariche piazzate dai sabotatori, il locale avvolgimento cavi salta per aria con le sue grandi ruote che forniscono la trazione per i cavi che muovono il cassone sud. Nel frattempo le squadre di sabotatori saltano giù dal Campbeltdown e neutralizzano alcune postazioni vicine mentre i sergenti, carichi di 27 kg. di esplosivo ciascuno, si calano nel locale pompe nel piano interrato: il locale pompe è un obiettivo importante, se venisse distrutto impedirebbe l'uso del bacino per almeno un anno. Il grande locale pompe è praticamente eguale a quello di Southampton dove si sono esercitati, silenziosi e veloci nella semioscurità collegano con micce da 90 secondi il grande anello di esplosivo poi risalgono svelti in superficie e si mettono al riparo. Dopo pochi istanti il locale delle pompe e dei motori elettrici vien squarciato dall'esplosione resa più efficace dai muri ristretti. Tornati nel sottosuolo per verificare l'efficacia della distruzione, i Commando soddisfatti si ritirano pronti per l'evacuazione. Nel grande porto centinaia di Commando corrono sulle loro scarpe di gomma sparando con i mitragliatori, lanciando granate e cercando di demolire i capannoni, i depositi sotterranei di carburante, i due ponti mobili, le postazioni nemiche e il grande cassone nord. Non riuscendo a penetrare dentro il cassone nord con le potenti “cariche a ghirlanda” un gruppo cala delle cariche subacquee lungo il bordo del cassone , dopo una rassicurante esplosione i demolitori vedono soddisfatti l'acqua entrare a fiotti nella spessa paratia di acciaio. Le ultime imbarcazioni della formazione di attacco non riescono a raggiungere gli obiettivi perché colpite gravemente, i serventi dei cannoncini vengono uccisi come molti ufficiali e sergenti, qualche lancia si ritira verso il mare aperto dopo aver subito pesanti perdite, nel fiume alcune motolance sono in fiamme o stanno affondando. Molti uomini sono in acqua dove brucia il carburante. Uno degli obiettivi, il Vecchio Molo, rimane saldamente in mano ai tedeschi. Il tentativo di attaccare il ponte mobile viene impedito dalle sacche di resistenza della guarnigione, però gli incursori riescono, come ripiego, a far saltare un rimorchiatore francese. La motosilurante MTB 74 con i pochi ufficiali sopravvissuti vira veloce rombando verso l'Entrata Vecchia e lancia i suoi due siluri con detonatori ritardati contro la chiusa. A causa di tutte le perdite di uomini e di vascelli le vie e i mezzi di fuga stanno diminuendo in modo molto preoccupante, ma il colonnello Newman nel suo punto di comando non lo sa ancora, al momento è solo al corrente dei successi conseguiti nella demolizione degli obiettivi; i comandanti delle poche lance ancora funzionanti si rendono conto che la missione ormai è conclusa e che è impossibile resistere all'intenso fuoco nemico, pertanto con a bordo i feriti cominciano il viaggio di ritorno verso il mare aperto. La motosilurante MTB 74 dopo aver lanciato i siluri vira indietro e si dirige velocemente verso il mare aperto “avanti tutta” ma il tenente Wynn non si sente di abbandonare due uomini su una zattera e si ferma nonostante il divieto di recuperare i superstiti: la MTB 74 viene colpita dai cannoni pesanti che sono proprio di fronte, si incendia e viene abbandonata. Il comandante Ryder ha visto il Campeltdown affondare davanti al bacino e torna sul fiume per verificare come procedono le incursioni e cercare gli uomini ma rimane sgomento alla vista dei vascelli alla deriva e dei morti, subito la sua imbarcazione viene individuata e colpita pesantemente. Il sottocapo William Alfred Savage, già ferito, rimane imperterrito alla sua mitragliera a prua e risponde al fuoco sotto una pioggia di proiettili, alla fine cade colpito più volte. Per questa atto di valore sarà insignito della Victoria Cross (VC). Il numero di uomini che si stanno riunendo al Quartier Generale del colonnello 7 Newman aumenta continuamente, ormai sanno di avere solo due chances: arrendersi o fuggire. Newman si consulta con un suo ufficiale “la finiamo adesso e qui ?” la risposta non può essere che “no, ci apriamo la strada combattendo”. Newman divide i superstiti in gruppi di 20 Commando che caricano frontalmente i tedeschi sparando a raffica, passano attraverso le difese e spariscono negli stretti vicoli della Città Vecchia. L'alba dei Commando Alle ore 04.30 tre imbarcazioni raggiungono il punto di incontro con i due cacciatorpediniere ma decidono di non rimanere in zona e fanno rotta verso la Gran Bretagna, gli equipaggi di altre quattro imbarcazioni con a bordo i feriti gravi si trasferiscono sulle due navi da guerra e abbandonano le lance. L' ML 306 comandata dal tenente Henderson invece ha molto meno fortuna e a 45 miglia al largo si imbatte nelle cinque torpediniere tedesche in pattugliamento avvisate il giorno prima dal sommergibile U593. Circondati dai vascelli più grandi e meglio armati non si rassegnano e combattono con le poche armi di bordo. Il comandante viene ucciso e molti uomini giacciono sul ponte insanguinato, la torpediniera Jaguar, comandata dal tenente Paul, intima una resa onorevole ma il mitragliere Thomas Frank Durrant continua imperterrito a sparare. Colpito più volte cade moribondo, dei 28 inglesi 20 sono morti o moribondi, l'unico ufficiale sopravvissuto, il tenente Swayne, decide la resa. Una volta a bordo della Jaguar il tenente Paul elogia il nemico per il coraggio dimostrato. Alcuni giorni più tardi lo stesso Paul incontra il colonnello Newman in un campo di prigionia e propone il mitragliere Durrant per una onorificenza; la Victoria Cross (VC) sarà assegnata in seguito in Gran Bretagna. E' la prima e unica volta in cui un militare inglese riceve una VC su suggerimento di un ufficiale nemico. Al mattino il raid è veramente finito, rafforzati dalla 333 a divisione i tedeschi riprendono il controllo del porto e rastrellano sistematicamente tutta la zona. I Commando feriti o ancora sani vengono tutti catturati salvo cinque uomini che riusciranno a raggiungere i partigiani del FLN e poi la Spagna. L'alba a St. Nazaire Finalmente le luci del giorno permettono di prendere visione delle devastazioni procurate dalle squadre britanniche: dovunque divampano incendi che i pompieri fanno fatica a spegnere, le navi affondate affiorano nel porto, gli edifici sono distrutti e i morti giacciono dappertutto. I soldati inglesi vengono sistematicamente rastrellati nei loro nascondigli e riuniti, ma la guarnigione tedesca rimane in allarme, anzi, le reazioni sono esagerate, immaginando nemici dappertutto sparano ad ogni movimento sia sui commilitoni che sui francesi che lavorano nel porto. Il Campeltdown è oggetto di visita da partedi decine di ufficiali, tecnici e soldati che si muovono vicino o sopra la vecchia nave, ma che non investigano nelle viscere del relitto, pensando, forse sorridendo, che il vecchio caccia non fosse idoneo a sfondare la robustissima chiusa. Non alle 10.00 ma alle 10.35 i detonatori a matita innescano le cariche di 4.250 kg.: l'esplosione è colossale, la vecchia nave si spezza in due, il cassone collassa dentro il bacino trascinando i tronconi della nave e gettando ai lati le due navi cisterna tedesche ormeggiate al suo interno. L'esplosione provoca la morte di circa 250 persone tra soldati e civili e il ferimento di molti altri. Alle 16.30 i due siluri a scoppio ritardato lanciati dalla MTB 74 detonano sotto la chiusa della darsena dei sommergibili. La reazione della guarnigione diventa isterica, convinti si tratti di sabotaggi e di una sommossa scatenano una caccia mortale, provocata anche dai resistenti francesi che si illudono sia vicina la liberazione. Prima sparano poi fanno le domande. I costi umani del raid sono elevati per tutti: dei 611 britannici entrati a St.Nazaire 169 sono morti, 200 vengono evacuati e 200 catturati; circa 250 tedeschi e civili francesi perdono la vita. Il bacino Normandie e le installazioni portuali rimangono inutilizzati per tutto il conflitto, solo nel 1947 le grandi opere verranno riparate. 8 Commento finale La tanto temuta corazzata Tirpitz - di ben 52.600 tonnellate, detta “la regina solitaria del nord “ non entrerà mai nell'Atlantico a caccia di convogli; dopo molti costosi tentativi da parte di minisom e bombardieri, il 12 novembre 1944 sarà affondata in un fiordo in Norvegia vicino a Tromso dai bombardieri pesanti Lancaster della RAF che useranno le enormi bombe Tallboy di 5.400 kg. Tanto ci voleva per neutralizzare le sue spesse corazze. Le bombe sono così grandi che non stanno nel vano bombe dei Lancaster ma agganciate all'esterno sotto la fusoliera. Agli uomini che hanno partecipato al raid vengono assegnate due Victoria Cross (VC) 90 decorazioni e altre 52 menzioni. Sul lungomare di St. Nazaire, vicino all'entrata sud, si può visitare un semplice e sobrio monumento con incisi i nomi dei caduti, in memoria di questi coraggiosi che hanno perso le loro vite. ********** Capitolo Secondo Il raid su Dieppe - 18 agosto 1942 – Operazione Jubilee Nonostante le sconfitte iniziali gli angloamericani e i sovietici, grazie all'esperienza e al massiccio riarmo, cominciano a vedere degli spiragli di ripresa nelle sorti della guerra in quella fase che Churchill definisce “il riflusso”. L'apertura del secondo fronte in Russia nel 1941 ha indebolito le forze tedesche che sono impegnate contemporaneamente in Nordafrica insieme agli italiani in un mortale balletto tra Alessandria e la Tunisia, ma Stalin continua con le sue accese pretese e rimostranze affinché la Wehrmacht venga parzialmente distolta dal fronte orientale, dove l'Armata Rossa sta subendo perdite pesantissime, con l'apertura di un fronte ulteriore sul continente. Le enormi risorse necessarie non sono ancora disponibili ma l'alleato sovietico deve essere rassicurato da una qualche azione pertanto, al fine di saggiare la consistenza delle difese tedesche nel nord Europa, viene pianificata una “incursione in forze” in Normandia, a Dieppe. Dieppe è una ridente cittadina turistica divisa dal fiume Arques, la costa è delimitata da spiagge in ghiaia e da alte scogliere con grotte trasformate in fortilizi. Fa parte delle fortificazioni del Vallo Atlantico ed è considerata dal feldmaresciallo von Rundstedt una possibile zona di sbarco che l'alto ufficiale ritiene avverrà tra Calais e Dieppe considerata la breve distanza dalla Gran Bretagna. Von Rundstedt si sbaglia (mentre Rommel invece ha intuito la effettiva zona in tutta la Normandia) come vedremo durante il D-Day nel 1944. Inizialmente l'Operazione Jubilee viene progettata dal generale Bernard Montgomery con una componente di aviosbarchi, poi date le pressioni dell'Armata canadese che è rimasta inattiva da troppo tempo, i paracadutisti vengono sostituiti da 1.000 Commando. E' nella sua sostanza una operazione anfibia con un pesante appoggio aereo. Il comando delle forze terrestri viene affidato al maggior generale canadese John Hamilton Roberts; Roberts passerà alla storia per una battuta di cui si pentirà amaramente, dice ai suoi soldati :“...non vi preoccupate, sarà come un pezzo di torta !” La leggenda narra che per molti anni successivi in occasione dell'anniversario della sbarco uno sconosciuto gli abbia recapitato a casa una fetta di torta! Partecipano 5.000 canadesi, 1.075 inglesi e 50 rangers americani. Le forze aeree di appoggio comprendono circa 800 aerei di diversi modelli sotto il comando del maresciallo Leigh Mallory. Le forze navali comprendono 250 navi, otto cacciatorpediniere classe Hunt, mezzi da sbarco LCA (Landing Craft Assault) e LCT (Landing Craft Tank) per il trasporto dei carri armati Churchill. L'Operazione Jubilee è progettata per una sola giornata, con sbarco all'alba e reimbarco entro lo stesso giorno sfruttando l'effetto sorpresa e la rapidità operativa. Deve essere una prova delle difese del Vallo Atlantico e dei propri mezzi in attesa delle operazioni future, il tutto entro il raggio di azione dei caccia e dei bombardieri della RAF operativi in gran numero. 9 La Royal Navy infatti non intende rischiare le sue preziose e importanti navi nello stretto della Manica e, come vedremo, la mancanza delle artiglierie navali di grosso calibro concorre al fallimento dell'operazione; è un altro insegnamento per il D-Day. Inoltre gli Alleati non intendono coinvolgere nei bombardamenti la popolazione civile francese né dall'aria né dalle navi, uno scrupolo che verrà cancellato nelle azioni future. Tutto si basa sulla sorpresa, sulla velocità e sulla consistenza delle forze di attacco. Gli obiettivi Il piano è molto ambizioso e comprende la distruzione delle batterie, delle fortificazioni, stazioni radio e radar, centrali elettriche, depositi di carburante e dell'aeroporto di Saint Aubin. Le zone di sbarco sono Yellow Beach, One Beach, Two Beach e Blue Beach con l'altipiano alle spalle di Dieppe. I Commando devono attaccare le due grosse batterie ai lati della città mentre i canadesi appoggiati dai carri armati devono investire frontalmente le spiagge. La navigazione La flotta parte alle ore 16.00 del 18 agosto alla velocità consentita dai lenti mezzi da sbarco ma a 8 miglia dalla costa francese si imbatte nella notte in una formazione nemica che affonda 23 mezzi da sbarco. La sorpresa è fallita clamorosamente ormai tutte le batterie e le guarnigioni tedesche sono in allarme ai posti di combattimento. Lo sbarco A Two Beach solo un mezzo sopravvissuto sbarca 18 uomini che indisturbati attaccano la batteria di Berneval, infligge delle perdite e miracolosamente riesce a reimbarcarsi, unica operazione che si conclude felicemente. I Commando riescono comunque a distrarre le batterie che non ingaggiano il convoglio. I canadesi non hanno fortuna, sbagliano rotta e impattano frontalmente contro il muro frangiflutti e le scogliere sotto il tiro diretto delle batterie e delle mitragliatrici che decimano le ondate di assalto. Anche l'assalto contro Dieppe fallisce e si trasforma in una tragedia che ricorda la guerra statica di trincea, gli assalti contro le fortificazioni hanno come unico risultato delle perdite inaccettabili. I 28 carri armati Churchill sbarcati dai mezzi LCT vengono distrutti dal fuoco anticarro perché immobilizzati sui ciottoli della spiaggia. Sono troppo pesanti (46 t.) lenti e sottopotenziati, i galleggianti aggiuntivi non funzionano. Non riescono ad impadronirsi della spiaggia nemmeno il resto dei Reggimenti che sotto un inferno di fuoco sono costretti ad arrendersi. Il segnale di reimbarco rimane inascoltato dalle truppe rimaste senza comunicazioni radio, colpa degli apparecchi che funzionano male e della disorganizzazione tra i comandi, le navi e i reparti aerei di appoggio. Un'altra amara lezione importante per il futuro. Battaglia aerea sopra Dieppe Nel cielo sopra Dieppe si svolge la più accanita battaglia aerea di tutto il conflitto considerando il numero degli aerei impegnati in un giorno solo. Lo scopo della RAF è quello di coinvolgere la Luftwaffe in un combattimento tenendola in inferiorità numerica, ma si sbaglia di grosso. L'aviazione britannica è comunque consapevole che questa volta il vantaggio che aveva durante la Battaglia di Inghilterra si è rovesciato, i suoi aerei saranno presto a corto di carburante e i piloti abbattuti in terra di Francia saranno perduti. Schiera 77 Squadron con circa 800 aerei, dei quali 8 Squadron su Hurricane armati come cacciabombardieri, 50 Squadron su caccia Spitfire (foto) più bombardieri bimotori di vari modelli. I piloti dei caccia provengono da tutto il Commonwealth, dalla Polonia, Belgio, Francia libera. La sfortuna porta i caccia della RAF a misurarsi con il caccia Focke Wulf 190 – nato dalla matita di Kurt Tank – che sotto tutti gli aspetti è superiore ai caccia inglesi compreso lo Spitfire: è più robusto, ottimo incassatore, più veloce e meglio manovriero.(foto) In totale quel giorno la Luftwaffe schiera circa 400 aerei. Contrastati dalla contraerea e dai caccia i bombardieri alleati ottengono scarsi risultati, la RAF non è in grado di appoggiare debitamente le forze terrestri e di distruggere i capisaldi anche per via dei difetti nelle comunicazioni. Anche i pesanti bombardieri americani B-17 mancano gli obiettivi. 10 In sintesi dalle ore 06.00 alle ore 19.43 a fasi alterne più di 1.000 aerei si azzuffano sopra Dieppe fino al ritiro delle forze navali britanniche. Una bomba da 500 kg. affonda il cacciatorpediniere HMS Berkeley. Le perdite inglesi sono fin troppo elevate considerata l'importanza dell'Operazione Jubilee: 106 aerei sono distrutti, 140 danneggiati, 53 piloti deceduti. La Luftwaffe perde 48 aerei, 24 danneggiati e 14 piloti. Commento finale Il raid finisce tragicamente con la perdita di 34 navi, 494 ufficiali e 3890 uomini, dei quali la maggior parte sono canadesi, con l'aggravante della perdita dei carri armati, delle armi e delle attrezzature. Abbiamo già elencato le perdite di piloti e di aerei. La guarnigione tedesca conta 311 perdite. Winston Churchill di fronte alla Camera dei Comuni tenta di giustificare questa catastrofe con le seguenti parole: “L'operazione a Dieppe deve essere considerata una ricognizione in forze....prima di intraprendere operazioni di sbarco su scala maggiore dovremo raccogliere tutte le necessarie informazioni...”. il maresciallo Montgomery è più politico e vago: “...il prezzo pesante di questa lezione ci insegna che avremmo potuto ottenere le stesse informazioni ed esperienze senza la perdita di tanti valorosi soldati canadesi...”. Il disastro di Dieppe viene sfruttato dalla macchina propagandistica del ministro Goebbels che vanta di avere respinto il tentativo di apertura di un secondo fronte, si aggiunge anche Pétain che esprime il suo compiacimento. Rassicurati da questa vittoria i tedeschi non si preoccupano di rafforzare le difese in Normandia distogliendole dal fronte russo, pertanto questa speranza di Stalin rimane vanificata. In realtà questo piano risente del tratto caratteriale dello stesso Montgomery, della sua meticolosità e pedanteria tipicamente inglese, nonché della sottovalutazione delle difese e della topografia del luogo. Niente a che vedere con la capacità di pianificazione ma anche di improvvisazione dimostrata dai generali tedeschi maestri del Blitzkrieg, come Heinz Guderian o dallo stesso Rommel, che ha causato una moltitudine di guai al presuntuoso Montgomery durante la Campagna d'Africa; “Monty” non si smentirà portando un'altra volta alla débacle le armate alleate durante l'Operazione Market Garden nel 1944 della quale sarà il principale artefice. Chi scrive non riesce a trattenere un'analogia tra la carica frontale dei 711 cavalleggeri inglesi contro le batterie russe a Balaklava nel 1854 e lo sbarco a Dieppe sulle spiagge proprio di fronte alle batterie tedesche, una coincidenza che denota – con tutto il rispetto per i valorosi combattenti – l'insipienza reiterata di certi comandanti. A conferma i brevi filmati originali sullo sbarco girati da cinereporter tedeschi e inglesi sono una prova indubbia e eclatante del tragico errore di valutazione ( vd. a fianco la targa commemorativa in memoria dei caduti). CONCLUSIONE I raid dei Commando vanno poi lentamente ad esaurirsi, l'ultima operazione si svolge in Norvegia nel 1943 nell'isola di Stord ove un gruppo di incursori distrugge una miniera di ferro. Queste forze di élite negli anni successivi e fino ai nostri giorni avranno poi il solo compito di precedere le operazioni su vasta scala con brevi operazioni chirurgiche mirate. E' doveroso aggiungere che in parallelo i britannici organizzano durante la Guerra nel Deserto altre forze speciali che in piccole formazioni hanno il compito di perlustrare e attaccare le retrovie dell'Asse. Sono gruppi che però operano sulle grandi distanze dei deserti con missioni di lunga durata, ben oltre le classiche 48 ore tipiche dei Commando. Nel prossimo scritto parleremo di loro, sopratutto del “Long Range Desert Group” e delle “volpi del deserto”, delle loro sconfitte e dei loro successi. Valter Barretta 11 novembre 2014