VA BENE IL BASSO MEDIOEVO, MA L`ALTO?

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VA BENE IL BASSO MEDIOEVO, MA L'ALTO?
Non fu quella un’epoca di anarchia e ristagno economico?
Michael McCormick, storico di Harvard, sfida anche l’ultimo dei pregiudizi Secoli d’oro, altro che bui
DI ANTONIO GIULIANO
Quando si parla di Medioevo, il pregiudizio è ancora duro a morire. I secoli dell’età di mezzo, soprattutto quelli del
primo millennio, sono stati eti¬chettati come bui e chiusi al pro¬gresso, figurarsi se possono essere considerati come i
primi trampolini di lancio dell’economia europea moderna. Ma Michael McCormick, storico dell’Università di
Harvard, è pronto a sfidare i più ostinati luoghi comuni, dopo aver raccolto una mole impressionante di indizi nel suo libro
Le origini dell’economia europea. Comunicazioni e commer¬cio 300-900 d.C., edito in Italia da Vita e Pensiero.
Lo studioso ha maturato la convin¬zione che l’economia mercantile europea non sia cominciata dopo il fatidico
anno Mille, ma già nell’Alto Medioevo, in particolare negli ulti¬mi decenni dell’VIII secolo. Docu¬menta come
durante il regno di Carlo Magno il bacino del Mediter¬raneo fosse in continuo fermento.
Lo testimoniano 669 storie di viaggiatori che forniscono una quantità di dati importanti sulle rotte e sulle generalità di coloro
che partivano.
Sappiamo così che erano in mag¬gioranza ambasciatori e pellegrini, ma che sfruttavano imbarcazioni mercantili. Le
raccolte di reliquie svelano poi le comunicazioni tra le chiese della Gallia centrale e i santuari dell’Asia Minore,
dell’Africa, dell’Egitto e i legami con la Terra Santa e il Sinai. Così le monete, sia quelle citate nei
documenti altome¬dioevali sia quelle arabe e bizantine scoperte nel suolo dell’Europa occidentale evidenziano un
afflusso di 'dinari' arabi in Italia dal 775 circa: arrivavano soprattutto attraverso l’Adriatico e Venezia e salivano
oltre le Alpi lungo il Reno e verso i territori slavi lungo il Danubio. Le date sulle monete permettono anche di ricomporre la
cronologia delle arterie, dimostrando come l’Europa carolingia comunicasse con il Medio Oriente attraverso la
vecchia rotta tra Roma e l’Egeo ma anche attraverso nuove vie battute dai viaggiatori di fine VIII e inizio IX secolo.
Persiste ancora il convincimento che al tempo di Carlo Magno l’economia agraria fosse stagnante e chiusa,
poiché i grandi monasteri e il tesoro reale con i loro estesi possedimenti producevano soltanto per le proprie necessità. In
realtà, grazie a metodi innovativi nella lavorazione della terra e all’impiego dei mulini ad acqua, i raccolti erano così
abbondanti che le eccedenze venivano poi vendute nei mercati periodici regionali e non solo. Ad esempio
l’abbazia di Saint Denis lavorò per l’espansione della sua fiera internazionale: miele e tintura rossa, oltre al
vino, attiravano mercanti a cavallo da tutt’Europa e dall’Asia.
Si stimolavano così la manutenzione delle strade e lo sviluppo di porti fluviali. I grandi corsi d’acqua, come il Reno,
offrirono benefici enormi allo sviluppo dei commerci verso il Mare del Nord. L’economia franca aveva relazioni con
la Scandinavia e l’Inghilterra, i territori slavi e quelli dell’impero bulgaro, Bisanzio e la Spagna musulmana.
C’è da dire infatti che l’espansione araba non arrestò il flusso crescente delle comunicazioni e del
commercio, ma offrì ricchezza e mercati che favorirono il decollo occidentale. Anche perché nell’VIII secolo la
situazione interna europea fece aumentare la domanda di beni esotici. Le economie europee si intrecciarono con quelle
del mondo musulmano e di Bisanzio.
L’Europa importava spezie incenso, seta e persino le prime droghe usate come ingredienti dalla farmacologia
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araba. E le navi occidentali partivano con tessuti, stagno, pelli o le ambite spade franche.
Dal 770 all’830 queste reti di comunicazione furono favorite dall’eccezionale stabilità politica
dell’impero carolingio, fino a quando esso fu scosso da guerre civili e attacchi vichinghi e magiari. Occorre
peraltro riconoscere che fu un periodo non privo di contraddizioni, come l’impulso venuto dal commercio di schiavi
occidentali. La vendita di europei alle più avanzate economie dell’Africa e dell’Asia, giocò un ruolo decisivo
per l’economia dell’Europa: la forza dei loro corpi faceva gola al potente Califfato. Così come bisogna
ammettere che la varietà dei beni in circolazione era ancora modesta in rapporto a secoli più prosperosi. Ma l’VIII e
il IX secolo gettarono le basi per il progresso degli inizi del primo millennio.
Quando Carlo Magno conquistò l’Italia riuscì a saldare il fiorente mondo politico, culturale ed economico
dell’Europa transalpina a quello risorgente della pianura padana. Il sovrano in persona entrò in contatto non solo
con Alemanni, Sassoni, Danesi, Anglosassoni, Longobardi e Visigoti, ma anche con Arabi, Ebrei, Bizantini e Slavi. «E
forse – scrive McCormick – mai nella sua storia l’Europa sarebbe stata di nuovo così aperta
culturalmente, in così tante direzioni, in così tanti modi».
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