www.subvertising.it . Street museum Sticker: c’era una volta . NOVEMBRE BLOG MINIATURES VERGOGNA! N on è un numero speciale, anche se alla fine mi sento come se lo fosse. E non dico nemmeno che ogni numero lo è, perché non sarebbe vero. Però di sicuro ogni submag ha una sua storia, fatta spesso di salti mortali che tutti quelli che ci “lavorano” dietro fanno ogni mese per portare a termine l’impegno preso e non retribuito. Ecco, la cosa che mi fa più rabbia è che nel nostro piccolo noi lo facciamo, manteniamo l’impegno, mentre a grandi livelli c’è chi - molto poco elegantemente -, se ne sbatte altamente. Un esempio? I manager della General Motors, la casa delle case, il buco nero dell’economia americana che ben presto, pare, tonferà, se non altro per tutti quei lavoratori che rimarranno a casa o per quei fornitori che non verranno mai pagati o malpagati con enorme ritardo. Ha destato inquietudine (per non dire che giustamente gli americani erano neri di rabbia) la notizia che i manager del colosso automobilistico si sono presentati al meeting con il governo in jet privato. Sono andati a chiedere i soldi per salvarsi su un aereo da qualche milione di dollari. Si, direte voi, tanto ormai ce l’avevano nell’hangar, e poi spostarsi in gruppo, forse conviene...non ne sto facendo una questione di convenienza, io non dirigo un giornale economico, ma uno di comunicazione, di immagine; e l’immagine che questi cialtroni hanno dato è pessima, un vero boomerang. Il messaggio che è arriva- to a tutti, forse solo a molti ma comunque io sono tra quei molti, è che se ne fregano. Del resto, così hanno fatto tanti altri nostrani in questi ultimi mesi (vedi qualche buona uscita milionaria da aziende fallimentari). E noi ce ne stiamo qua, tutti presi dai nostri piccoli, grandi problemi, che non ci lasciano spazio per niente più di un gridolino “vergogna”. La crisi c’è, è arrivata, mi verrebbe quasi da dire finalmente perché li voglio tutti vedere scendere dai loro troni, questi re gozzovigliosi e goderecci. So che alla fine chi rimarrà fregato invece non saranno loro, purtroppo, e dunque evito il “finalmente”, ma ricalco il “vergogna”. Quello che mi auguro è infatti che prima o poi la ruggine intacchi anche il ferro delle loro lussuose automobili. Di quelle su cui siedono, non che vendono, che chissà, magari dopo fanno un piccolo gesto di solidarietà e si comprano una modesta auto un pò meno pappona di quelle di cui costringono poi noi ad accontentarci per lasciare a loro gli agi di cui godono. Proprio a queste auto che vendono invece non posso che augurare una comunicazione, in futuro, migliore di quella data dalle gesta dei loro produttori. Sempre più guerriglia, se possibile, che (perdonatemi, amici guerriglieri) costa anche meno. E oggi come oggi non è mica più tanto un optional ma un vero e proprio accessorio di serie. Francesco Rossi Direttore (IR)Responsabile [email protected] 3 .5 Street museum .8 Exhaust events è possibile evitare .13 Auto: la crisi? tutto .16 Aguerriglia .21 Fragilecontinuo .23 C’era una volta lo sticker SUBVERTISING Anno II, numero 13 del 10 dicembre 2008 Direttore Responsabile: Francesco Rossi ([email protected]) Comunicati stampa, informazioni o altre richieste: [email protected] Pubblicità: Barbara Zanardi ([email protected]) Grafica e impaginazione: Frameart.it Edizioni Cnet Web Mensile iscritto presso il Tribunale di Bologna, numero 7803 del 16/10/2007 55 D a un lato il nostro caro presidente del consiglio che vorrebbe cancellare, a suon di decreto-legge, tutti i “graffitari” e le loro opere che “sporcano” una nazione tipicamente “pulita”. Dall’altro, l’incontenibile Sgarbi, che per ogni tipo di pittura ha da sempre avuto un debole, il quale difende a spada tratta quest’arte urbana (purché riservata ai palazzi costruiti dopo il 1960 – sgradevoli a vedersi). È fuori discussione che bisogna fare una netta distinzione tra Street Art (propriamente detta, e quindi Arte con la “A” maiuscola) e vandalismo (scarabocchi di dubbio gusto, con i quali si mandano messaggi d’amore o sfottò tra tifoserie calcistiche). Combattiamo il vandalismo, ma promuoviamo e valorizziamo la Street Art (perché, anche se on the road, resta sempre Arte), come avviene nel resto d’Europa. Esistono esponenti di spicco internazionale che fanno della Street Art il loro punto di forza: basterebbe nominare il mito di questa corrente, Bansky, per capire quanto valore abbia tale espressione artistica. E come non citare l’origine di Basquiat o Keith Haring. 6 Ogni esponente di un qualunque movimento artistico ha da sempre avuto la possibilità di veder custodite le proprie opere (quelle più rilevanti, si capisce) all’interno di un museo, pronto ad accogliere migliaia di ammiratori, curiosi, studiosi, cultori dell’arte. È sorta quindi una domanda (legittima, crediamo): è giusto che la Street Art, in quanto arte, non possa essere censita e inserita all’interno di un museo? È chiaro che le opere di Street Art sono difficili da far entrare all’interno di quattro mura, ma ci sarebbe la possibilità di creare un museo “ad hoc” che contenga tutta la Street Art. Questa sembra essere stata la logica del ragionamento alla base di un’azione di street marketing per Tim Tribù. Una mattina di ottobre Milano e Roma sono diventate musei a la città comincia ad uscire all’apertoe si accorge che vicino casa loro, accanto alla porta dell’ufficio, all’uscita della scuola dei figli, c’è un opera d’arte (in realtà c’è sempre stata, ma nessuno se n’era mai accorto…è bastata una cornice color oro per far risaltare il tutto). cielo aperto. Nella notte sono state incorniciate le opere “stradali” più rappresentative, applicando persino la targhetta dove solitamente viene impresso il nome dell’opera, l’autore e la tecnica utilizzata. Il sole sorge, le sveglie suonano, 7 C’è chi ha sostenuto che l’applicazione della cornice po- tesse porre un confine alla Street Art – che per natura non ne ha. Gli autori, il team NinjaLab di Ninjamarketing, dichiarano che nessuno ha mai voluto delimitare il raggio d’azione di questa forma d’arte, e che le cornici sono state solo uno strumento per comunicare l’avvento di questo museo sui generis, lo Street Museumm, che ha avuto una buona risonanza. E che piaccia o no, è sempre arte, ed è sempre guerriglia. 88 C 9 orreva l’anno 1997 ed il governo Prodi varava i primi incentivi statali alla rottamazione delle auto, assicurando soprattutto un record di immatricolazioni, le ultime analisi dell’anno passato guardavano con fiducia al mercato 2008. Noi che il 2008 l’abbiamo visto alla Fiat le condizioni migliori per una ripresa che ha accompagnato il mercato per undici anni. Con una media di 2,35 milioni di auto vendute ogni anno e con un 2007 che segnava crollare miseramente e retrocedere paurosamente nella classifica degli “anni buoni”, sappiamo che non è così. Accanto ai principali player del mercato, le case automobilistiche, scopriamo un tessuto produttivo che si estende fino alla piccola e media impresa e che rappresenta un settore di ricerca importantissimo per la soddisfazione del cliente. Grandi e piccoli produttori, istituzioni e consumatori come da tradizione si danno appuntamento agli eventi e alle fiere di settore: eventi per farsi vedere, conoscere, per catalizzare su di sé l’attenzione. Eventi in cui molto spesso non basta più esserci, come fanno tutti, ma essere attivi: da qui, la richiesta di molti espositori di “animare” il loro spazio o l’intero evento con attività che probabilmente non sono definibili guerriglia marketing ma che molto gli strizzano l’occhio. Ecco una rassegna degli incontri più significativi di ogni anno, in cui forse qualche creativo volenteroso vorrà condensare la propria passione per i motori con il proprio lavoro . Innanzitutto il Motor Show di Bologna, Salone Internazionale dell’Automobile, che sicuramente è il più noto anche se a detta di molti da qualche anno è in lento declino; una discesa forse non quantitativa ma qualitativa, concentrata sul target dei frequentatori, non più interessati principal- mente alle automobili quanto al carrozzone di divertimenti che le ragazze, i vip, le radio ed i dj mettono in scena ogni anno, arrivando qua- 10 si a nascondere che di auto stiamo parlando. Comunque, i numeri ci sono ancora: oltre 1 milione di visitatori, quasi 350 espositori, 140 mila metri quadri di superficie espositiva e quasi 100 mila di gara. Dall’anno scorso l’ente organizzatore Promotor è passato sotto il controllo del gruppo francese GL Events, capace di investire 17 milioni di euro tra organizzazione e comunicazione per un’edizione sotto la bandiera “dell’ecologia e dell’innovazione” come lascia intendere anche il progetto Innovation Cube alla ricerca di un rapporto compatibile tra mobilità ed ambiente, sviluppato congiuntamente da Promotor e H2 Roma. Per gli appassionati dell’auto sportiva l’appuntamento più atteso è forse il My Special Car Show, il Salone dell’Auto Speciale e Sportiva che si tiene in marzo a Rimini, dove è possibile assistere alle evoluzioni delle versioni più competitive delle auto attualmente in circolazione. La customizzazione è la principale attrattiva di una manifestazione giunta alla sesta edizione e capace di attrarre quasi 100 mila visitatori sui 13 mila metri quadri dei padiglioni fieristici: altissima la percentuale di visitatori che investono cifre significative sulla personalizzazione della propria auto. Un evento tutto sommato piccolo, ma in netta crescita, segno che dovrebbe far riflettere sull’interesse del pubblico in merito all’aftermarket. Sempre di exhaust si parla all’Auto Expo di Padova, evento ancora più piccolo ma non per questo meno interessante, dove dopo sette anni di attività, 25 mila visitatori affollano i 60 mila metri quadri dei padiglioni del polo fieristico padovano nonostante una riduzione da tre e a due giorni di esposizione, nel mese di gennaio. Caratteristico il fatto che tra gli espositori professionisti si mischiano i privati, che arrivano portando le proprie automobili modificate e passano il tempo a lucidarle per la gioia e l’invidia di chi visita la manifestazione. 11 Ma è forse la Mille Miglia l’evento motoristico più prestigioso. Con le sue 81 edizioni alle spalle, la “corsa più bella del mondo” non è più una gara di velocità da molti anni e tuttavia ha saputo mantenere un profilo istituzionale e al contempo popolare. Un sapore d’altri tempi forse, che non sempre attira i giovanissimi ma che tra sponsor dell’evento, attività e manifestazioni a latorappresenta tuttora (o per meglio dire “ora come non mai”) un’occasione di marketing irrinunciabile per parecchie case automobilistiche, oltre che un marchio del Made in Italy da esportare oltreoceano; c’è perfino una community appena nata a cui i fortunati possessori di un’auto d’epoca possono partecipare. E’ dunque indubbio che le quattro ruote godano di una serie di eventi promozionali variegati e interessanti, eventi che sicuramente devono fronteggiare anch’essi la crisi, i tagli di budget e i grandi assenti. Chissà che a qualcuno non venga una bella idea per arginare tutto questo, perderli sarebbe proprio un peccato. 12 Auto: è possibile evitare la crisi? Di Mark74 (banche.blogspot.com) 1313 Auto: è possibile evitare la crisi? Di Mark74 (banche.blogspot.com) N 14 onostante l’invasione di spot e billboard a tema quattro ruote, la quantità di advertising proposta non nasconde che il settore auto sia fortemente in difficoltà, soprattutto negli USA, con General Motors che rischia la bancarotta e Ford e Chrysler che non stanno molto meglio. Alcuni analisti danno la colpa di GMC, Holden, Hummer, Opel, Pontiac, Saab, Saturn e Vauxhall), tra i quali vi sono relativamente pochi trasferimenti di tecnologie rispetto alle possibilità. Un’ottica forse influenzata dall’incapacità di proporre sul mercato americano prodotti che non rientrassero nei canoni della mentalità degli automobilisti USA, realizzando quindi vetture di grosse dimensioni e di grossa cilindrata però invendibili in Europa e in Asia. Rimanendo un po’ spiazzate quando i consumatori americani hanno dimostrato di ben accettare le giapponesi di gusto più “europeo”. Elementi a cui si aggiunge il fatto che moltissimi acquistano l’auto sfruttando prestiti o finanziamenti, che chiaramente in questo periodo sono diventati più difficili - e ancor più sono percepiti come tali. questa crisi alla differenza di costi che le case americane sopportano per la produzione in USA, a cominciare dai costi di personale. Le tre di Detroit hanno costi medi lordi del personale intorno ai 72 dollari l’ora, contro i 47 e qualcosa di Toyota. Si tratta però di una spiegazione a mio parere semplicistica: ci sono infatti degli errori strategici di queste case automobilistiche, primo tra tutte il non aver sfruttato appieno le possibilità di economie di scala che potevano avere. Tanto per riflettere, General Motors è sul mercato con ben 12 marchi diversi (per i curiosi: Buick, Cadillac, Chevrolet, Daewoo, Val la pena poi notare che il concorrente preso come confronto, Toyota, non è certo l’ultimo arrivato: è proprio a Toyota che si devono molte delle innovazioni in termini di qualità ed efficienza (la lean production per citarne una) dell’industria moderna. Errori che costano caro in un mercato, come quello automobilistico, che per quanto si cerchi spesso di chiudere gli occhi non è più in espansione. Un po’ di anni fa la domanda era sostenuta in quanto tutti i nuclei familiari si stavano dotando di un’auto. Poi è stata sostenuta dal fatto che ci si stava dotando di una seconda auto (perché anche la moglie Auto: è possibile evitare la crisi? Di Mark74 (banche.blogspot.com) iniziava a sentirne il bisogno), e poi lentamente in molti casi anche di una terza auto, utilizzata dai figli. E’ chiaro che però a questo punto è difficile immaginare che il mercato continui ancora ad ampliarsi, e sono sempre questi colossi, e come (c’è da aspettarselo) queste reazioni si vedano anche attraverso la comunicazione pubblicitaria che metteranno in campo. fonte: Elaborazioni InterAutoNews su dati Nielsen Media Research meno probabili nuove vendite (cioè acquisto di un’auto da parte di chi non l’aveva), diventando quindi un mercato basato sulle sostituzioni. Nulla di nuovo, in realtà, dato che sono cose che si sanno da anni, ma che non tutti hanno saputo cogliere a dovere, forse abbagliati da un paio di anni di risultati di vendita positivi. Resta da capire ora, al di là delle analisi teoriche, quali saranno le reazioni in pratica di * dati provvisori Elaborazioni UNRAE su dati ACI e Ministero dei Trasporti 15 A tutto guerriglia il marketing non convenzionale per le automobili Il pensiero di alcuni direttori marketing del settore auto di Fabio Antonacci ([email protected]) 1616 A tutto guerriglia il marketing non convenzionale per le automobili Il pensiero di alcuni direttori marketing del settore auto di Fabio Antonacci ([email protected]) Q 17 uando leggerete questo articolo, il grande circo del Motor Show, che annualmente richiama orde di appassionati (anche se è ancora da capire appassionati a cosa: donne o motori, come recita l’affisione di Armando Testa), sarà già lanciato alla massima lo fa già egregiamente Mark74 attraverso il suo blog. Qui parliamo di come comunicano questi brand, specie in virtù dei tempi. Anzi, parlano loro stessi. L’advertising tradizionale dell’auto lo conosciamo. E loro conoscono il guerriglia, come velocità, anzi, vicino alla sua meta, la fine il 14 dicembre. Eppure, come hanno scritto gli stessi organizzatori, sono tempi duri, tempi di grandi assenti (Bmw), tempi di aperture e condivisioni di spazi ed eventi fra più sponsor. Non è della crisi quello di cui parliamo qua, conferma Massimo Borio, direttore marketing di Citroën Italia: ‘Il guerrilla è una tecnica alternativa ai media classici che funziona come mezzo a supporto di iniziative speciali da inserire in sinergia nel media mix classico. Ritengo che possa essere utile solo in particolari condizioni: prodotto adatto al tipo di media, posizionamento di geo-marketing che non sia penalizzante, creatività davvero innovativa e grande eco a livello di PR’. In Renault Italia, tramite il team di marketing guidato da Luciano Ciabatti, fanno sapere che (contrariamente alle paure dei neofiti in materia) apprezzano il guerriglia marketing in quanto ‘trattandosi di operazioni Call to Action hanno un effetto ben misurabile sul business’. A tutto guerriglia il marketing non convenzionale per le automobili Il pensiero di alcuni direttori marketing del settore auto di Fabio Antonacci ([email protected]) E’ un mercato, quello automobilistico, che si dice in continua trasformazione: aumentano i brand competitor, con grande afflusso nel mercato dei settori provenienti dall’estremo oriente; ogni casa automobilistica diversifica sempre più la sua offerta, accontentando in tal modo un numero sempre maggiore di utenti, e last but not least c’è l’evoluzione del format pubblicitario necessario per veicolare il messaggio da tramandare al pubblico. Sembra passato un millennio dallo storico Think Small di Bill Bernbach, eppure ancora oggi, un messaggio come quello attirerebbe molta più attenzione di spot che sembrano patinati e troppo autoreferenziali. Provateci adesso a vendere Maggioloni contro automobili lunghe non meno di 4 metri. Ciò di cui ci rendiamo conto, facendo un rapido zapping televisivo è che lo spot automobilistico, cerca di mettere in mostra sempre più gli elementi soft del 18 prodotto, capaci di coinvolgere emotivamente l’utente, non basta più elencare i 1400 optional presenti, dagli Airbag, all’ABS, ESP, Lettori MP3 e chi più ne ha ne metta, per fare alzare il sederone dal divano e direzionarlo al concessionario più vicino. Lo spot automobilistico del XXI secolo cambia repentinamente storie e pubblici di riferimento, vive come una cassa di risonanza tutti gli avvenimenti che sconvolgono l’umanità, così nel giro di qualche mese sono spariti tutti i messaggi pubblicitari che promuovevano le auto a gpl, fenomeno scontato dopo l’abbassamento (di grazia) del costo del greggio. E’ così che ci troviamo di fronte a un’automobile che fa bunjee jumping su un enorme tappeto, un’altra che viene utilizzata come skateboard, un’altra che ama A tutto guerriglia il marketing non convenzionale per le automobili Il pensiero di alcuni direttori marketing del settore auto di Fabio Antonacci ([email protected]) 19 rimettere tutto in discussione, un’altra che come in aurea romantica si fa ricoprire di migliaia di farfalle e un’altra ancora che segue i ritmi elettronici dei Daft Punk. Nonostante questo, il marketing non convenzionale sembra dire la sua e si propone come strategia vincente per chi decidesse di utilizzarlo anche solo come appartenente a un più allargato media mix. ‘L’iniziativa di marketing non tati si commentano da soli’. Noi che al guerrilla teniamo più che al destino dello spot tv, ci interroghiamo a questo punto su quale sia il futuro del marketing non convenzionale. Per Luciano Ciabatti il guerriglia ‘è sicuramente uno strumento marketing che consente di adottare un tono di comunicazione molto diretto. E’ un tono che spesso non può essere utilizzato nella pubblicità ATL convenzionale più impattante realizzata negli ultimi anni da Citroën’, continua Massimo Borio, ‘è stato sicuramente la brandizzazione dell’intero comune di Riccione, che per 2 anni è diventato RicC1one. La cittadina è stata completamente brandizzata, con apertura di locali dedicati alla nuova C1 RicC1one, cartelli stradali modificati, esposizione del nostro modello nelle zone più frequentate. L’eco in stampa e TV di questa operazione è stato sotto gli occhi di tutti e ha creato tendenza anche nel mondo della comunicazione, quindi i risul- (Above the line) e che risponde bene all’urgenza di questo periodo di crisi e alle necessità di grande flessibilità .Proprio per questo anche nel 2009 prevediamo di sviluppare una comunicazione di tipo guerrilla. Nel contesto economico attuale inoltre queste azioni sono ancora più interessanti perché consentono di investire limitatamente e con un buon ROI. Tuttavia la priorità per un costruttore generalista come Renault rimane quella di toccare un pubblico allargato a livello nazionale e dunque si tratta di strumenti che affiancano A tutto guerriglia il marketing non convenzionale per le automobili Il pensiero di alcuni direttori marketing del settore auto di Fabio Antonacci ([email protected]) e non sostituiscono una pianificazione media classica’. Con i tagli al budget deve fare i conti anche Fabrizio Faltoni, direttore marketing di Ford Italia: ‘Il costo della pubblicità é proporzionale ai benefici. Il calo degli investimenti ci sarà e ci sarà in tutti i canali: dalla TV alla guerriglia, dovremo tutti insieme lavorare per aumentare l’efficacia e d efficienza delle campagne con budget inferiori’. Nonostante questo, dopo “TheLoveFactory” in occasione della nuova 20 Fiesta, indiscrezioni parlano di operazioni di guerriglia molto intriganti già da gennaio 2009 per il lancio della nuova Ka. ‘Sono iniziative che sicuramente non possono sostituire i canali tradizionali come la TV e la stampa ma sicuramente contribuiscono al posizionamento del prodotto nel mercato di riferimento, soprattutto se il prodotto si distingue dalla massa’, conclude Faltoni. In generale dunque, più spazio anche al nuovo marketing tra le quattro ruote, purché non vada a disturbare l’intoccabile spot televisivo. Se qualcuno aveva sperato in una ridistribuzione dei budget, in uno spostamento dal costoso antico al più economico moderno resterà, pare, deluso. Ma in ogni caso, sereno, perché anche l’auto ormai parla più lingue, ed una di queste non è per nulla convenzionale. FRAGILECONTINUO bi a nco p u ro di Margherita Staglianò ([email protected]) FRAGILECONTINUO bi anco p uro di Margherita Staglianò ([email protected]) L aboratorio artistico, art shop e luogo espositivo appena nato e in via di sperimentazione per i prossimi tre mesi, che sabato 22 novembre ha inaugurato la sua sede con un aperitivo. Il sabato successivo il secondo appuntamento con l’esposizione Adele di Valentina Paci che sarà in mostra sino al 6 dicembre. Il dj set elettronico di Lady BIT ha fatto da contorno all’ esposizione che ha esibito una prima installazione dominata totalmente dal colore bianco: su un mobile una raccolta di illustrazioni in bianco e nero in stile raffinato e minimale applicate ai lati di scatole di cartone a sua volta bianco. Dal pavimento agli scaffali del mobile e in mezzo alle scatole sono disposti dei bicchieri di latte. La seconda installazione comprende una parete con appese una serie di polaroid, che, come le illu- 22 strazioni ritraggono corpi femminili e riconducono ad un sottile e delicato erotismo. A terra c’è una valigia aperta contenente dei rossetti rosso intenso che richiamano l’eleganza degli scatti e dei corpi disegnati e accentuano la malizia e la sensualità delle inquadrature. Lo sguardo dell’artista è caratterizzato da un forte senso cinematografico e lo stile delicato conduce ad inoltrarsi in percorsi intimi, familiari e domestici come l’ambiente ricreato. Una buona partenza per uno spazio che nonostante le piccole dimensioni può essere un ottima vetrina per la scena artistica underground e uno specchio del fermento creativo urbano. A Bologna, in Via Paolo Giovanni Martini. 2323 L’utilizzo degli adesivi è una delle tecniche maggiormente usate dal marketing non convenzionale, tanto sfruttata ormai dall’apparire quasi appassita. Lo stickering nasce come forma di street art in cui un messaggio o un logo vengono veicolati da un adesivo e collocati ovunque possano essere ben visibili all’interno dell’arredo urbano. Ben presto però le aziende decidono di impossessarsi di un supporto che già per prime utilizzavano non per auto-promozione ma per apporre la propria firma sui propri prodotti. E’ emblematico il caso della banana Chiquita ed è singolare come anche nella street art lo sticker molto spesso sia usato dagli artisti per apporre la propria tag senza usare la bomboletta. 24 Un azione di stickering viene portata avanti tramite tecniche distributive scelte ad hoc per il cliente. La veicolazione del messaggio può avvenire o in modo pianificato, tramite un operazione localizzata geograficamente e mirata ad un particolare target, o sfruttando la sottocultura giovanile, distribuendo gli adesivi ed aspettando che per le sue caratteristiche il virus si propaghi, o utilizzando una strategia che si basi su entrambe. Già nel 2001 chi di guerriglia marketing si intendeva (guerrigliamarketing. it) diceva che le azioni di stickering stessero diventando uno dei modi più economici per ottenere brand awarness, permettendo la riconoscibilità del marchio ma non sempre una sua chiarissima collocazione merceologica. Ad oggi la sovrabbondanza di adesivi che tappezzano le città ha reso sempre più articolate le caratteristiche che il messaggio di uno sticker deve possedere per emergere dai muri e penetrare nelle teste dei consumatori. Esistono, come anticipava quel sito, caratteristiche legate alla visibilità dello sticker che si basano su variabili materiali dell’oggetto, la permanenza sull’arredo urbano e la collocazione strategica ed anche caratteristiche relative alla capa- 25 cità di essere ricordato, alla riconoscibilità ed alla referenzialità che sono tutte legate alla creatività grafica del prodotto. Tuttavia in una giungla d’asfalto ormai ricoperta da marchi lo sticker per funzionare ed essere veramente ricordato deve creare intorno a se un discorso collegandosi con altri messaggi o con altri sistemi comunicativi. Lo sticker nella neo-pubblicità deve far parlare di se, tramite un enigma che tutti vogliono risolvere; è il famosissimo caso di “OH NO JOHN”, tramite un collegamento con altri eventi in atto in quel momento oppure tramite un rimando prodotti multimediali già esistenti. Le possibilità sono molteplici ma quello che appare chiaro è che uno sticker fine a se stesso non ha più ragione d’essere, uno sticker per esistere deve saper raccontare una storia.