Modulo 4.1_Geomorfologia carsica_2015

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07/12/2015
GEOMORFOLOGIA CARSICA
A cura di:
Leonardo Piccini
Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea in Scienze Geologiche
INSEGNAMENTO DI: GEOGRAFIA FISICA E GEOMORFOLOGIA
Fonti bibliografiche:
S. Ciccacci, Le Forme del Rilievo, Mondadori: cap. 4.
DEFINIZIONE DI CARSISMO
La parola “carsismo” (int. karst) viene usata per indicare:
un insieme di processi di modellamento della superficie terrestre a varie scale, alla cui
origine vi sono dei fenomeni chimici che portano una roccia in soluzione in acqua.
Tali processi, quando predominanti su altri processi morfogenetici, portano a caratteri
morfologici e/o idrogeologici peculiari.
La parola deriva da “Carso”, il nome di una regione geografica situata tra Italia e Slovenia
(a NE di Trieste), che presenta un paesaggio particolare caratterizzato da:
•Rilievo poco accentuato,
•Rete di drenaggio poco sviluppata
o assente,
•Limitato sviluppo di suoli, con
conseguente scarsa vegetazione,
•Presenza di depressioni e bacini
chiusi a diverse scale (doline),
•Presenza di cavità sotterranee
(grotte)
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CARATTERISTICHE DEI PROCESSI CARSICI
I processi carsici sono di natura prevalentemente chimica,
pertanto non necessitano di energia meccanica.
(come invece succede per i processi fisici)
Non dipendono quindi dalla energia del rilievo.
Questo ne permette l’azione nel sottosuolo, lungo le discontinuità delle rocce, anche
quando la loro ampiezza è tale da consentire flussi idrici lentissimi.
I processi carsici agiscono anche in profondità, lungo superfici di strato a fratture in
presenza di flussi per moto laminare lento o capillare.
Questo fatto determina la peculiarità morfologica dei paesaggi carsici, che altro non è
che la conseguenza di un particolare assetto idro-geologico.
FATTORI D’INFLUENZA SUI PROCESSI CARSICI
I fattori principali che influenzano lo sviluppo di forme carsiche sono:
•Litologia: (natura delle rocce)
•Struttura: (forma e giacitura delle discontinuità)
•Topografia: (pendenza, reticolo idrografico)
•Idrologia: (origine e flusso delle acque)
•Clima: (temperatura, precipitazioni, stagionalità)
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LITOLOGIA
Le rocce carsificabili sono in pratica quelle
maggiormente solubili.
In teoria tutte le rocce sono solubili e quindi
potenzialmente carsificabili.
Più una roccia è solubile più ampio è lo spettro
di situazioni ambientali in cui su questa possono
formarsi forme carsiche.
Le rocce poco solubili danno origine a forme
carsiche solo in condizioni particolari (es.
quarziti, graniti).
Importante la presenza di residui insolubili
(marne), in presenza dei quali si ha maggior
spessore di suolo e sviluppo di forme coperte.
La maggior parte delle forme carsiche si trova in
rocce carbonatiche (calcari e dolomie) e
solfatiche (gessi).
CARATTERISTICHE LITOLOGICHE
Nelle rocce carbonatiche, le caratteristiche litologiche influenzano il grado di
carsificabilità:
Alto:
• calcari massicci o a strati spessi
• marmi
Medio: •
•
•
•
calcari a strati sottili
calcareniti
calcari selciferi
dolomie
Basso: •
•
•
•
calcari marnosi
calcescisti
calcari selciferi metamorfici
calcari cataclasati
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STRUTTURA
Riguarda la presenza di discontinuità nella roccia (stratificazione, fratture), loro
ampiezza e giacitura).
stratificazione – variazioni tessiturali e/o litologiche
fratturazione – discontinuità di origine meccanica.
La presenza di discontinuità permette lo sviluppo in profondità di fenomeni carsici.
E’ quindi un fattore determinante.
Una fratturazione troppo spinta, risulta, però, controproducente.
TOPOGRAFIA
La topografia determina l’energia di rilievo di
un certo territorio.
Elevata energia del rilievo favorisce i
processi di modellamento meccanico, a
scapito dei processi chimici.
I paesaggi carsici sono solitamente
caratterizzati da bassa energia del rilievo, a
scala medio-grande.
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IDROLOGIA
Origine e moto delle acque:
Acque meteoriche
Acque marine (coste)
Acque di origine profonda
(zone di miscelazione)
Infiltrazione:
diffusa
concentrata
Emergenza:
diffusa
concentrata
Schema di un sistema carsico ad alimentazione multipla..
1) Risalita di acque di origine profonda ("juvenili") ricche in
CO2, e "connate" ricche in NaCl e H2S. 2) Intrusione di
acque marine. 3) Circolazione delle acque di origine
meteorica (di provenienza diretta e indiretta). 4) Zone di
miscelazione di acque di origine diversa.
Posizione punti di input e output.
FATTORI CLIMATICI
Precipitazioni
Riguardano la disponibilità o meno di acqua allo stato liquido (poche possibilità
di sviluppo di forme carsiche in climi aridi o troppo freddi)
Determinante è il regime pluviometrico (distribuzione stagionale delle
precipitazioni).
Temperatura
Temperatura media, stagionalità.
Effetto della temperatura sulla cinetica chimica.
Il clima si riflette soprattutto sui processi biologici (biocicli stagionali,
decomposizione di materia organica).
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IL CARSISMO NEL MONDO
ROCCE CARSIFICABILI
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ROCCE CARSIFICABILI
Le rocce più comunemente carsificate sono:
Salgemma - NaCl (dissoluzione)
Anidriti e Gessi - CaSO4, CaSO4.2H2O (dissoluzione)
Calcari - CaCO3 (dissoluzione/corrosione)
Dolomie - CaMg(CO3)2 (dissoluzione corrosione)
I depositi di salgemma affiorano e presentano forme carsiche sono in climi aridi.
I gessi sono presenti in molte situazioni, spesso con forme carsiche di
subsidenza.
Calcari e dolomie rappresentano le aree carsiche più comuni (carso classico).
CHIMICA DEI PROCESSI CARSICI IN ROCCE CARBONATICHE
Calcite e dolomite sono i principali costituenti
delle rocce carbonatiche.
Solubilità in acqua pura molto bassa: 10 mg/l a
temperature vicine a quella ambiente.
La solubilità aumenta però di un ordine di
grandezza o più, quando nell'acqua vi sono
disciolte altre sostanze, in particolare acidi.
L'acido più comunemente disciolto nelle acque
naturali è quello carbonico,
secondo la reazione:
CO2 + H2O = HCO3- + H+
Il processo di solubilizzazione della calcite e
della dolomite in acqua con CO2 (che prende
anche il nome di corrosione) può dunque essere
riassunto nelle due formule:
CaCO3 + CO2 + H2O = Ca2+ + 2HCO3CaMg(CO3)2 + 2CO2 + 2H2O = Ca2+ + Mg2+ + 4HCO3-
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CHIMICA DEI PROCESSI CARSICI IN ROCCE CARBONATICHE
Solubilità calcite =
circa 100 mg/l , per una pressione di CO2 = 100 Pa (0,1%)
circa 500 mg/l per una pressione di CO2 = 104 Pa (10%),
alla temperatura di 25 C°.
Di poco inferiore è la solubilità della dolomite alle stesse condizioni di temperatura e
pressione di CO2: circa 90 e 480 mg/l rispettivamente.
Quello che differenzia i due equilibri è soprattutto la velocità di reazione, che è
nettamente inferiore per il processo di dissoluzione della dolomite.
Per solubilità teoriche di calcite e dolomite sostanzialmente uguali, quest'ultima risulta in
pratica meno solubile a causa di una minore velocità di dissoluzione.
Le reazioni sono regolate dalla pressione parziale del CO2.
CHIMICA DEI PROCESSI CARSICI IN ROCCE CARBONATICHE
L’entità della dissoluzione della calcite
in acqua dipende anche da altri
processi chimici, tra cui:
temperatura dell’acqua
fenomeni di miscelazione
effetto dello ione a comune
ecc…
In acque fredde si discioglie più CO2
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DISSOLUZIONE CARSICA VS CLIMA
Effetto dei fattori climatici sulla dissoluzione superficiale dei calcari.
La % di CO2 nel terreno è maggiore di quella in atmosfera, per questo le acque
d’infiltrazione sono circa 10 volte più acidificate di quelle atmosferiche.
SISTEMI MORFOGENETICI CARSICI
Avremo forme carsiche là dove i processi di dissoluzione chimica prevalgono
su altri tipi di processi morfogenetici
Criteri idrogeologici: elevato tasso d’infiltrazione con drenaggio sotterraneo organizzato
in reti di canali con deflusso rapido (laminare e turbolento) verso pochi punti di recapito.
Criteri morfologici: presenza di forme peculiari dovute a processi di dissoluzione legate
al ruscellamento e all’infiltrazione delle precipitazioni.
Sono l’effetto morfologico dell’assetto idrogeologico di cui sopra.
Si prescinde quindi da litologia e reazioni chimiche in gioco.
Fondamentale il fattore scala: un area può definirsi carsica o meno in funzione della scala
di osservazione.
Area Carsica
Area geograficamente omogenea, nella quale i processi carsici di degradazione chimica
in acqua delle rocce ed i processi fisici da essi indotti, hanno portato ad un assetto
idrologico caratterizzato da un elevato coefficiente di infiltrazione e da una circolazione
sotterranea organizzata, con pochi punti di recapito.
I processi carsici portano nel tempo allo sviluppo di forme di superficie particolari, che
caratterizzano anche in senso geomorfologico un area carsica.
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SISTEMI CARSICI
Zone morfo-carsiche principali (schema)
Nel complesso un sistema carsico si può definire un sistema di drenaggio con prevalente
circolazione sotterranea. L’assetto morfologico dipende da questo particolare assetto
idrogeologico
PAESAGGI CARSICI
I paesaggi carsici di alta montagna
sono caratterizzati da scarsa
vegetazione e idrografia poco
accentuata. Si hanno ampie zone di
rocce nude con elevato tasso
d’infiltrazione anche a seguito di
piogge intense.
L’infiltrazione allarga
progressivamente le fratture della
roccia portando alla formazione di
crepacci carsici.
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PAESAGGI CARSICI
Nelle aree tropicali la vegetazione è
abbondante nonostante l’assenza di
suolo a causa della elevata umidità
e la presenza di specie con apparati
radicali aerei.
Nelle aree temperate la presenza
di vegetazione nelle aree carsiche
si ha a quote medio basse e in
presenza di calcari con
abbondante residuo insolubile.
CLASSIFICAZIONE DELLE FORME CARSICHE
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FORME CARSICHE DI SUPERFICIE
Forme di superficie a piccola scala
Sulle superfici di roccia
compatta si formano
sculture di dissoluzione
dovute alla raccolta, al
ruscellamento e alla
infiltrazione delle acque di
origine meteorica.
In corrispondenza di fratture
e superfici di strato si
formano crepacci e cavità
d’interstrato.
Lo sviluppo di queste forme
richiede l’assenza di altri
processi di modellamento
meccanico.
FORME DI RACCOLTA
Le vaschette, dette anche
kamenitza, si formano in
corrispondenza di lievi depressioni in
cui si raccoglie l’acqua piovana.
Presentano bordi netti leggermente
sporgenti e fondo piatto. Spesso
hanno un piccolo solco d’uscita
Se nella vaschetta si accumula
detrito e suolo con eventuale
presenza di vegetazione si ha un
maggior contenuto di CO2 che
favorisce l’ampliamento della
depressione.
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FORME DI RUSCELLAMENTO
Il ruscellamento superficiale delle
acqua di precipitazione porta alla
formazione di reti di drenaggio in
miniatura con piccole creste
dentellate in rilievo.
Dove il ruscellamento si raccoglie in
rivoli si formano solchi più o meno
accentuati, spesso con andamento
sinusoidale se le superfici rocciose
hanno pendenza modesta.
FORME DI RUSCELLAMENTO
Scannellature e solchi hanno
andamento rettilineo sulle superfici
di roccia inclinate, mentre in quelle
meno inclinate tendono a riunirsi
in solchi di maggiori dimensioni
sino a che intercettano una
frattura di assorbimento.
Nelle zone di alta montagna si ha
ruscellamento anche sotto la neve
durante la fusione primaverile. In
questo caso i solchi hanno
andamenti meno rettilinei e profili
più irregolari.
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FORME MISTE (glacio-carsiche)
Nelle zone che sono state glacializzate
durante l’ultima glaciazione si trovano
forme di dissoluzione su forme di
abrasione glaciale che ci danno una
idea della velocità dei processi di
dissoluzione.
Forme tipiche di queste situazioni sono i
sassi su piedistallo, originato dal fatto che
il sasso protegge la roccia sottostante
dall’azione diretta delle precipitazioni e
della neve.
FORME D’INFILTRAZIONE PUNTUALE E LINEARE
Nelle aree con roccia nuda l’infiltrazione
si realizza in corrispondenza di fori e
fratture allargate per dissoluzione con un
processo caratterizzato da effetti di
retroazione positiva.
I fori carsici si formano in
corrispondenza di incroci di fratture per
poi collegarsi a formare crepacci.
Più spesso si ha sin da subito
l’allargamento di fratture disposte in
genere secondo due o più direzioni
preferenziali.
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FORME SOTTOCUTANEE (CARSO COPERTO)
Al di sotto di coperture di detrito e
suolo si formano sculture di
dissoluzione di forma arrotondata
dovute al drenaggio sottocutaneo
delle acque d’infiltrazione.
Queste forme hanno uno sviluppo più
rapido perché le acque si arricchiscono
ulteriormente in CO2 attraversando il
terreno.
FORME D’INFILTRAZIONE PUNTUALE A SCALA MEDIA
Le doline: sono la più tipica delle
forme carsiche.
In genere si distinguono in:
1)
2)
3)
4)
di dissoluzione
di soliflusso (piping)
di subsidenza
di crollo
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DOLINE DI DISSOLUZIONE
Le doline di dissoluzione sono forme
strettamente carsiche. In genere si localizzano
all’incrocio di fratture e possono avere forma
più o meno regolare e densità variabili.
Nei gessi (foto a destra) possono raggiungere
densità areali molto alte per la maggiore
solubilità della roccia.
DOLINE DI DISSOLUZIONE E SOLIFLUSSO
Le doline di soliflusso si formano al di sotto di
coperture di detrito e/o suolo.
Sono dovute a movimenti di assestamento
graduale per progressiva dissoluzione che
agische sul substrato roccioso (criptodoline) o
nelleo stesso detrito se di natura calcarea con
un processo di retroazione positiva.
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DOLINE DI SOLIFLUSSO
Monti della Calvana:
doline di soliflusso in calcari marnosi
Dolina con fondo
impermeabilizzato
CAMPI DI DOLINE DEL CARSO TRIESTINO
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FORME D’INFILTRAZIONE PUNTUALE A SCALA MEDIA
Nelle aree carsiche di
media alta montagna
sono frequenti i pozzi
carsici: cavità a sviluppo
verticale, profonde da
pochi metri sino a
qualche centinaio di metri
dovute a processi di
dissoluzione di acque
percolanti
Pozzi carsici:
1)
“a neve”
2)
di crollo
3)
di percolazione
POZZI CARSICI
Nelle zone glacializzate i pozzi sono spesso
stati aperti da fenomeni di abrasione
glaciale.
Sono in genere impostati su incroci di
fratture.
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INFLUENZA DELLE DISCONTINUITA’ SULLE FORME DI ASSORBIMENTO
Il grado di fratturazione superficiale,
influenza in modo determinante lo
sviluppo di forme carsiche di
superficie.
La formazione dei pozzi richiede pohe
fratture ben sviluppate.
In rocce molto fratturate si ha maggior
sviluppo di doline.
In funzione del grado di fratturazione si ha
sviluppo di forme carsiche diverse.
FORME LINEARI D’INFILTRAZIONE O RUSCELLAMENTO A SCALA GRANDE
Nelle aree carsiche le
valli sono spsso il
risultato di processi
mistierosivi e dissolutivi
(fluvio-carsimo).
Valli carsiche
Valli cieche
Valli chiuse
Valli morte
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FORME D’INFILTRAZIONE AREALE A SCALA GRANDE
Nei vasti altopiani carsici si trovano
spesso grandi depressioni dette
macrodoline o “uvala”
Nelle zone glacializzate sono spesso
forme di origine mista (es.
glaciocarsismo).
Quasi sempre è determinante l’assetto
strutturale che favorisce una maggior
dissoluzione in certi settori rispetto ad
altri.
DEPRESSIONI POLIGENETICHE A SCALA GRANDE
Grandi depression (> 1 km) di origine
mista di chiamano polje:
a)
b)
c)
marginali: si formano ai margini di
aree carsiche per l’azione erosiva
laterale di acque fluviali.
strutturali: si formano in situazioni
strutturali che determinano
erosione di rocce non
carsificabili.
piezometrici: si formano dove si
ha periodica sommersione per la
risalita della falda freatica.
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GEOMORFOLOGIA IPOGEA DEI SISTEMI CARSICI
I sistemi carsici sono, in pratica, degli insiemi organizzati di condotti, prodotti da processi
di dissoluzione e di erosione.
I condotti possono avere dimensioni variabili, in sezione, da pochi mm a qualche decina di
metri.
Le caratteristiche morfologiche dei condotti carsici riguardano:
• sia la scala media, con diverse forme per quanto riguarda la geometria del condotto
stesso e in particolare la sua sezione trasversale
• sia la scala piccola, cioè la struttura delle pareti in roccia (forme parietali)
ASSETTO GEOLOGICO STRUTTURALE
L’assetto strutturale a grande scala
influenza la configurazione dei
sistemi carsici
Si possono avere due situazioni
tipo:
A – assetto tabulare
B – assetto monoclinale.
Nel primo caso i sistemi si
sviluppano anche a grande
profondità ed hanno un assetto a
gradini, con livelli orizzontali
impostati su orizzonti stratigrafici più
favorevoli.
Nel secondo caso si hanno sistemi
più epidermici con maggior sviluppo
di condotte vadose a bassa
inclinazione.
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RAPPORTI CON CORPI ROCCIOSI CONFINANTI
Si possono avere tre tipi principali di alimentazione di un sistema carsico
A) acquiferi carsici isolati, con
alimentazione locale
B) acquiferi carsici con
alimentazione laterale da acque
superficiali (allogenica)
C) acquiferi carsici con
alimentazione diffusa da coperture
porose.
DISCONTINUITA’ LITOLOGICHE
Influenza del grado di fratturazione sulla struttura dei sistemi sotterranei
Con l’aumentare del grado di fratturazione aumenta il grado di libertà del sistema.
Con bassa fratturazione avremo:
sistemi batifreatici (a)
Con alta fratturazione avremo:
sistemi epifreatici (c)
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INFLUENZA DELLA GEOMETRIA DEL SUBSTRATO
Quando la superficie di base delle
rocce carsificabili si trova a quota
maggiore di quella del livello di base, la
geometria del substrato determina, in
genere, la direzione di scorrimento
dell’acqua.
Sistema carsico di Tenerano (Alpi Apuane)
INFLUENZA DELLA GEOMETRIA DEL SUBSTRATO
Nel caso di superfici di base inclinate, che si
spingono al di sotto del livello di base, il flusso
non è condizionate dall’immersione del
substrato.
Si hanno, allora, sistemi idrogeologici con
trabocco nei punti altimetricamente più bassi e
flussi lungo le direzioni delle strutture.
Sistema del Frigido (Alpi Apuane)
(dis. L. Piccini)
Gli acquiferi sono
delimitati lateralmente
da contatti sottoposti o
sovraimposti che
determinano la quota
della superficie
piezometrica.
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CLASSIFICAZIONE DELLE FORME IPOGEE
Può essere fatta sulla base del processo morfogenetico.
•Forme di dissoluzione o precipitazione (forme carsiche s.s.)
•Forme dovute all’azione meccanica delle acque correnti
•Forme dovute all’azione meccanica di ghiaccio o neve
•Forme dovute alla gravità
Per tutte esistono sia forme di demolizione sia di deposizione.
Gran parte delle forme ipogee sono dovute all’azione dell’acqua, sia attraverso processi
dissolutivi che meccanici (erosione s.s.).
La distinzione non è sempre facile, e molte forme, soprattutto alla scala del condotto,
possono essere il risultato di entrambi i processi.
IDROGEOLOGIA DEI SISTEMI CARSICI
Nei sistemi carsici si riconoscono tre situazioni tipiche, caratterizzate da flussi idrici in
condizioni idrodinamiche diverse
• Zona vadosa (o di scorrimento a pelo libero)
• Zona epifreatica (o di oscillazione piezometrica)
• Zona freatica (o di flusso a pieno carico)
Questi tre ambienti, i cui limiti non sono sempre facilmente identificabili, sono caratterizzati
da diverse caratteristiche morfologiche in funzione delle diverse modalità di flusso.
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IDROGEOLOGIA DEI SISTEMI CARSICI
Alla scala dei condotti, si osservano conformazioni ben distinte nelle tre zone
idrogeologiche, con andamenti prev. verticali nella zona vadosa (pozzi s.l.) e prev. orizzontali
(gallerie s.l.) in quella epifreatica e freatica
Il ruolo dei fenomeni di erosione
meccanica è particolarmente
importante nella bassa zona vadosa,
in corrispondenza dei collettori
principali, e in quella epifreatica.
Zona vadosa
Zona epifreatica
Zona freatica
Gran parte della dissoluzione avviene
nell’epicarso e nella zona vadosa di
percolazione.
MORFOLOGIA DELLA ZONA VADOSA
Nella zona vadosa di percolazione, che si trova sotto la fascia superiore dell’epicarso, le
cavità hanno andamento verticale e sono legate ad azione prevalentemente dissolutiva di
acque ancora aggressive.
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MORFOLOGIA DELLA ZONA VADOSA
Dove l’acqua corre a pelo libero su percorsi a
pendenza bassa o media si formano forre ad
andamento spesso sinuoso, in cui può essere
determinate anche l’azione abrasiva di materiale
trasportato in sospensione durante le piene.
MORFOLOGIA DELLA ZONA FREATICA
La zona freatica è caratterizzata da flussi solitamente lenti in condizioni di totale saturazione
e con pressioni elevate (sino a qualche decina di bar).
Queste condizioni influenzano la forma dei condotti, che tende ad essere regolare con
profili da circolari ad ellittici.
I condotti hanno andamento da orizzontale a “sali/scendi”, in funzione del diverso assetto
strutturale.
Le tipiche gallerie della zona
freatica hanno sezioni solitamente
ellittiche, con asse maggiore lungo
le superfici di discontinuità da cui
hanno avuto origine.
La maggiore o minore eccentricità
dipende dalla permeabilità della
discontinuità e quindi, spesso, dal
carico litostatico.
Con forti spessori di roccia si
hanno condotti a sezione
circolare, mentre con spessori
modesti si hanno condotti a
sezione fortemente ellittica,in
genere con asse maggiore
orizzontale.
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GALLERIE FREATICHE
Le condotte (gallerie) delle zone
freatiche hanno tipicamente sezioni
circolari o ellittiche con asse maggiore
orientato secondo la discontinuità
lunga la quale si sono formate.
Sono forme molto stabili che tendono
a conservarsi per tempi lunghi (milioni
di anni) senza sostanziali
cambiamenti.
MORFOLOGIA DELLA ZONA EPIFREATICA
La zona epifreatica è soggetta sia a scorrimento a
pelo libero che a scorrimento a pieno carico.
I condotti tendono ad avere andamento
orizzontale, le sezioni sono assai variabili e
tendono ad essere influenzate dalla struttura.
Le forme più tipiche sono le forre formate per
incisione da gallerie freatiche e le gallerie
paragenetiche, in presenza di abbondante
trasporto solido.
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FORME DI ORIGINE MISTA FREATICO-VADOSA
Le condotte di ambiente freatico possono evolvere in
forre quando rimangono a lungo oggetto di flussi idrici
in condizioni di non saturazione con acqua che scorre
solo sul pavimento.
Un condotto freatico può approfondirsi in una
forra se diventa oggetto di flusso vadoso e
quindi in galleria per erosione laterale e crolli.
Raggiunta una condizione di stabilità
prevalgono fenomeni di precipitazione chimica
con formazione di concrezioni.
CLASSIFICAZIONE DELLE MICROFORME IPOGEE
Le forme presenti sulle pareti dei condotti (microforme) sono anch’esse determinate, in gran
parte, dalle condizioni di flusso.
Si tratta soprattutto di forme dovute a fenomeni di dissoluzione, ma localmente possono
avere avuto un ruolo rilevante anche processi d’erosione meccanica.
In questa sede ci limiteremo alle forme principali, proponendo una classificazione basata
ancora una volta sulle condizioni di flusso.
Condizioni Flusso
Vadose
Epifreatiche
Freatiche
Dissoluzione prev.
sgocciolamento
Erosione prev.
fori di gocciolamento
flusso a rivoli
solchi di ruscellamento
flusso incanalato
solchi parietali
solchi di getto
canali pavimentali
forre
marmitte
lame (pinne)
tra roccia e depositi
anastomosi
canali di volta
pendenti
solchi di livello
libero
solchi di battente
scallop piccole
cupole
vaschette di ristagno
scallop grandi
alveoli - spongework
cupole
solchi di flusso
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MICROFORME DI FLUSSO
Scallop: sono impronte dovute a dissoluzione
prodotte da flussi di tipo laminare.
Indicano verso e velocità della corrente e
pertanto, conoscendo la sezione del condotto
possono permettere di determinare le paleoportate relative a condizioni di flusso elevato.
MICROFORME DI AMBIENTE FREATICO
Cupole di volta: indicano condizioni di flusso a
pieno carico.
Possono avere origine diverse: per fenomeni di
miscelazione, per vortici di corrente, per
accumulo di bolle d’aria e fenomeni di
condensazione legati a variazione di pressione.
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