07/12/2015 GEOMORFOLOGIA CARSICA A cura di: Leonardo Piccini Università degli Studi di Firenze Corso di Laurea in Scienze Geologiche INSEGNAMENTO DI: GEOGRAFIA FISICA E GEOMORFOLOGIA Fonti bibliografiche: S. Ciccacci, Le Forme del Rilievo, Mondadori: cap. 4. DEFINIZIONE DI CARSISMO La parola “carsismo” (int. karst) viene usata per indicare: un insieme di processi di modellamento della superficie terrestre a varie scale, alla cui origine vi sono dei fenomeni chimici che portano una roccia in soluzione in acqua. Tali processi, quando predominanti su altri processi morfogenetici, portano a caratteri morfologici e/o idrogeologici peculiari. La parola deriva da “Carso”, il nome di una regione geografica situata tra Italia e Slovenia (a NE di Trieste), che presenta un paesaggio particolare caratterizzato da: •Rilievo poco accentuato, •Rete di drenaggio poco sviluppata o assente, •Limitato sviluppo di suoli, con conseguente scarsa vegetazione, •Presenza di depressioni e bacini chiusi a diverse scale (doline), •Presenza di cavità sotterranee (grotte) 1 07/12/2015 CARATTERISTICHE DEI PROCESSI CARSICI I processi carsici sono di natura prevalentemente chimica, pertanto non necessitano di energia meccanica. (come invece succede per i processi fisici) Non dipendono quindi dalla energia del rilievo. Questo ne permette l’azione nel sottosuolo, lungo le discontinuità delle rocce, anche quando la loro ampiezza è tale da consentire flussi idrici lentissimi. I processi carsici agiscono anche in profondità, lungo superfici di strato a fratture in presenza di flussi per moto laminare lento o capillare. Questo fatto determina la peculiarità morfologica dei paesaggi carsici, che altro non è che la conseguenza di un particolare assetto idro-geologico. FATTORI D’INFLUENZA SUI PROCESSI CARSICI I fattori principali che influenzano lo sviluppo di forme carsiche sono: •Litologia: (natura delle rocce) •Struttura: (forma e giacitura delle discontinuità) •Topografia: (pendenza, reticolo idrografico) •Idrologia: (origine e flusso delle acque) •Clima: (temperatura, precipitazioni, stagionalità) 2 07/12/2015 LITOLOGIA Le rocce carsificabili sono in pratica quelle maggiormente solubili. In teoria tutte le rocce sono solubili e quindi potenzialmente carsificabili. Più una roccia è solubile più ampio è lo spettro di situazioni ambientali in cui su questa possono formarsi forme carsiche. Le rocce poco solubili danno origine a forme carsiche solo in condizioni particolari (es. quarziti, graniti). Importante la presenza di residui insolubili (marne), in presenza dei quali si ha maggior spessore di suolo e sviluppo di forme coperte. La maggior parte delle forme carsiche si trova in rocce carbonatiche (calcari e dolomie) e solfatiche (gessi). CARATTERISTICHE LITOLOGICHE Nelle rocce carbonatiche, le caratteristiche litologiche influenzano il grado di carsificabilità: Alto: • calcari massicci o a strati spessi • marmi Medio: • • • • calcari a strati sottili calcareniti calcari selciferi dolomie Basso: • • • • calcari marnosi calcescisti calcari selciferi metamorfici calcari cataclasati 3 07/12/2015 STRUTTURA Riguarda la presenza di discontinuità nella roccia (stratificazione, fratture), loro ampiezza e giacitura). stratificazione – variazioni tessiturali e/o litologiche fratturazione – discontinuità di origine meccanica. La presenza di discontinuità permette lo sviluppo in profondità di fenomeni carsici. E’ quindi un fattore determinante. Una fratturazione troppo spinta, risulta, però, controproducente. TOPOGRAFIA La topografia determina l’energia di rilievo di un certo territorio. Elevata energia del rilievo favorisce i processi di modellamento meccanico, a scapito dei processi chimici. I paesaggi carsici sono solitamente caratterizzati da bassa energia del rilievo, a scala medio-grande. 4 07/12/2015 IDROLOGIA Origine e moto delle acque: Acque meteoriche Acque marine (coste) Acque di origine profonda (zone di miscelazione) Infiltrazione: diffusa concentrata Emergenza: diffusa concentrata Schema di un sistema carsico ad alimentazione multipla.. 1) Risalita di acque di origine profonda ("juvenili") ricche in CO2, e "connate" ricche in NaCl e H2S. 2) Intrusione di acque marine. 3) Circolazione delle acque di origine meteorica (di provenienza diretta e indiretta). 4) Zone di miscelazione di acque di origine diversa. Posizione punti di input e output. FATTORI CLIMATICI Precipitazioni Riguardano la disponibilità o meno di acqua allo stato liquido (poche possibilità di sviluppo di forme carsiche in climi aridi o troppo freddi) Determinante è il regime pluviometrico (distribuzione stagionale delle precipitazioni). Temperatura Temperatura media, stagionalità. Effetto della temperatura sulla cinetica chimica. Il clima si riflette soprattutto sui processi biologici (biocicli stagionali, decomposizione di materia organica). 5 07/12/2015 IL CARSISMO NEL MONDO ROCCE CARSIFICABILI 6 07/12/2015 ROCCE CARSIFICABILI Le rocce più comunemente carsificate sono: Salgemma - NaCl (dissoluzione) Anidriti e Gessi - CaSO4, CaSO4.2H2O (dissoluzione) Calcari - CaCO3 (dissoluzione/corrosione) Dolomie - CaMg(CO3)2 (dissoluzione corrosione) I depositi di salgemma affiorano e presentano forme carsiche sono in climi aridi. I gessi sono presenti in molte situazioni, spesso con forme carsiche di subsidenza. Calcari e dolomie rappresentano le aree carsiche più comuni (carso classico). CHIMICA DEI PROCESSI CARSICI IN ROCCE CARBONATICHE Calcite e dolomite sono i principali costituenti delle rocce carbonatiche. Solubilità in acqua pura molto bassa: 10 mg/l a temperature vicine a quella ambiente. La solubilità aumenta però di un ordine di grandezza o più, quando nell'acqua vi sono disciolte altre sostanze, in particolare acidi. L'acido più comunemente disciolto nelle acque naturali è quello carbonico, secondo la reazione: CO2 + H2O = HCO3- + H+ Il processo di solubilizzazione della calcite e della dolomite in acqua con CO2 (che prende anche il nome di corrosione) può dunque essere riassunto nelle due formule: CaCO3 + CO2 + H2O = Ca2+ + 2HCO3CaMg(CO3)2 + 2CO2 + 2H2O = Ca2+ + Mg2+ + 4HCO3- 7 07/12/2015 CHIMICA DEI PROCESSI CARSICI IN ROCCE CARBONATICHE Solubilità calcite = circa 100 mg/l , per una pressione di CO2 = 100 Pa (0,1%) circa 500 mg/l per una pressione di CO2 = 104 Pa (10%), alla temperatura di 25 C°. Di poco inferiore è la solubilità della dolomite alle stesse condizioni di temperatura e pressione di CO2: circa 90 e 480 mg/l rispettivamente. Quello che differenzia i due equilibri è soprattutto la velocità di reazione, che è nettamente inferiore per il processo di dissoluzione della dolomite. Per solubilità teoriche di calcite e dolomite sostanzialmente uguali, quest'ultima risulta in pratica meno solubile a causa di una minore velocità di dissoluzione. Le reazioni sono regolate dalla pressione parziale del CO2. CHIMICA DEI PROCESSI CARSICI IN ROCCE CARBONATICHE L’entità della dissoluzione della calcite in acqua dipende anche da altri processi chimici, tra cui: temperatura dell’acqua fenomeni di miscelazione effetto dello ione a comune ecc… In acque fredde si discioglie più CO2 8 07/12/2015 DISSOLUZIONE CARSICA VS CLIMA Effetto dei fattori climatici sulla dissoluzione superficiale dei calcari. La % di CO2 nel terreno è maggiore di quella in atmosfera, per questo le acque d’infiltrazione sono circa 10 volte più acidificate di quelle atmosferiche. SISTEMI MORFOGENETICI CARSICI Avremo forme carsiche là dove i processi di dissoluzione chimica prevalgono su altri tipi di processi morfogenetici Criteri idrogeologici: elevato tasso d’infiltrazione con drenaggio sotterraneo organizzato in reti di canali con deflusso rapido (laminare e turbolento) verso pochi punti di recapito. Criteri morfologici: presenza di forme peculiari dovute a processi di dissoluzione legate al ruscellamento e all’infiltrazione delle precipitazioni. Sono l’effetto morfologico dell’assetto idrogeologico di cui sopra. Si prescinde quindi da litologia e reazioni chimiche in gioco. Fondamentale il fattore scala: un area può definirsi carsica o meno in funzione della scala di osservazione. Area Carsica Area geograficamente omogenea, nella quale i processi carsici di degradazione chimica in acqua delle rocce ed i processi fisici da essi indotti, hanno portato ad un assetto idrologico caratterizzato da un elevato coefficiente di infiltrazione e da una circolazione sotterranea organizzata, con pochi punti di recapito. I processi carsici portano nel tempo allo sviluppo di forme di superficie particolari, che caratterizzano anche in senso geomorfologico un area carsica. 9 07/12/2015 SISTEMI CARSICI Zone morfo-carsiche principali (schema) Nel complesso un sistema carsico si può definire un sistema di drenaggio con prevalente circolazione sotterranea. L’assetto morfologico dipende da questo particolare assetto idrogeologico PAESAGGI CARSICI I paesaggi carsici di alta montagna sono caratterizzati da scarsa vegetazione e idrografia poco accentuata. Si hanno ampie zone di rocce nude con elevato tasso d’infiltrazione anche a seguito di piogge intense. L’infiltrazione allarga progressivamente le fratture della roccia portando alla formazione di crepacci carsici. 10 07/12/2015 PAESAGGI CARSICI Nelle aree tropicali la vegetazione è abbondante nonostante l’assenza di suolo a causa della elevata umidità e la presenza di specie con apparati radicali aerei. Nelle aree temperate la presenza di vegetazione nelle aree carsiche si ha a quote medio basse e in presenza di calcari con abbondante residuo insolubile. CLASSIFICAZIONE DELLE FORME CARSICHE 11 07/12/2015 FORME CARSICHE DI SUPERFICIE Forme di superficie a piccola scala Sulle superfici di roccia compatta si formano sculture di dissoluzione dovute alla raccolta, al ruscellamento e alla infiltrazione delle acque di origine meteorica. In corrispondenza di fratture e superfici di strato si formano crepacci e cavità d’interstrato. Lo sviluppo di queste forme richiede l’assenza di altri processi di modellamento meccanico. FORME DI RACCOLTA Le vaschette, dette anche kamenitza, si formano in corrispondenza di lievi depressioni in cui si raccoglie l’acqua piovana. Presentano bordi netti leggermente sporgenti e fondo piatto. Spesso hanno un piccolo solco d’uscita Se nella vaschetta si accumula detrito e suolo con eventuale presenza di vegetazione si ha un maggior contenuto di CO2 che favorisce l’ampliamento della depressione. 12 07/12/2015 FORME DI RUSCELLAMENTO Il ruscellamento superficiale delle acqua di precipitazione porta alla formazione di reti di drenaggio in miniatura con piccole creste dentellate in rilievo. Dove il ruscellamento si raccoglie in rivoli si formano solchi più o meno accentuati, spesso con andamento sinusoidale se le superfici rocciose hanno pendenza modesta. FORME DI RUSCELLAMENTO Scannellature e solchi hanno andamento rettilineo sulle superfici di roccia inclinate, mentre in quelle meno inclinate tendono a riunirsi in solchi di maggiori dimensioni sino a che intercettano una frattura di assorbimento. Nelle zone di alta montagna si ha ruscellamento anche sotto la neve durante la fusione primaverile. In questo caso i solchi hanno andamenti meno rettilinei e profili più irregolari. 13 07/12/2015 FORME MISTE (glacio-carsiche) Nelle zone che sono state glacializzate durante l’ultima glaciazione si trovano forme di dissoluzione su forme di abrasione glaciale che ci danno una idea della velocità dei processi di dissoluzione. Forme tipiche di queste situazioni sono i sassi su piedistallo, originato dal fatto che il sasso protegge la roccia sottostante dall’azione diretta delle precipitazioni e della neve. FORME D’INFILTRAZIONE PUNTUALE E LINEARE Nelle aree con roccia nuda l’infiltrazione si realizza in corrispondenza di fori e fratture allargate per dissoluzione con un processo caratterizzato da effetti di retroazione positiva. I fori carsici si formano in corrispondenza di incroci di fratture per poi collegarsi a formare crepacci. Più spesso si ha sin da subito l’allargamento di fratture disposte in genere secondo due o più direzioni preferenziali. 14 07/12/2015 FORME SOTTOCUTANEE (CARSO COPERTO) Al di sotto di coperture di detrito e suolo si formano sculture di dissoluzione di forma arrotondata dovute al drenaggio sottocutaneo delle acque d’infiltrazione. Queste forme hanno uno sviluppo più rapido perché le acque si arricchiscono ulteriormente in CO2 attraversando il terreno. FORME D’INFILTRAZIONE PUNTUALE A SCALA MEDIA Le doline: sono la più tipica delle forme carsiche. In genere si distinguono in: 1) 2) 3) 4) di dissoluzione di soliflusso (piping) di subsidenza di crollo 15 07/12/2015 DOLINE DI DISSOLUZIONE Le doline di dissoluzione sono forme strettamente carsiche. In genere si localizzano all’incrocio di fratture e possono avere forma più o meno regolare e densità variabili. Nei gessi (foto a destra) possono raggiungere densità areali molto alte per la maggiore solubilità della roccia. DOLINE DI DISSOLUZIONE E SOLIFLUSSO Le doline di soliflusso si formano al di sotto di coperture di detrito e/o suolo. Sono dovute a movimenti di assestamento graduale per progressiva dissoluzione che agische sul substrato roccioso (criptodoline) o nelleo stesso detrito se di natura calcarea con un processo di retroazione positiva. 16 07/12/2015 DOLINE DI SOLIFLUSSO Monti della Calvana: doline di soliflusso in calcari marnosi Dolina con fondo impermeabilizzato CAMPI DI DOLINE DEL CARSO TRIESTINO 17 07/12/2015 FORME D’INFILTRAZIONE PUNTUALE A SCALA MEDIA Nelle aree carsiche di media alta montagna sono frequenti i pozzi carsici: cavità a sviluppo verticale, profonde da pochi metri sino a qualche centinaio di metri dovute a processi di dissoluzione di acque percolanti Pozzi carsici: 1) “a neve” 2) di crollo 3) di percolazione POZZI CARSICI Nelle zone glacializzate i pozzi sono spesso stati aperti da fenomeni di abrasione glaciale. Sono in genere impostati su incroci di fratture. 18 07/12/2015 INFLUENZA DELLE DISCONTINUITA’ SULLE FORME DI ASSORBIMENTO Il grado di fratturazione superficiale, influenza in modo determinante lo sviluppo di forme carsiche di superficie. La formazione dei pozzi richiede pohe fratture ben sviluppate. In rocce molto fratturate si ha maggior sviluppo di doline. In funzione del grado di fratturazione si ha sviluppo di forme carsiche diverse. FORME LINEARI D’INFILTRAZIONE O RUSCELLAMENTO A SCALA GRANDE Nelle aree carsiche le valli sono spsso il risultato di processi mistierosivi e dissolutivi (fluvio-carsimo). Valli carsiche Valli cieche Valli chiuse Valli morte 19 07/12/2015 FORME D’INFILTRAZIONE AREALE A SCALA GRANDE Nei vasti altopiani carsici si trovano spesso grandi depressioni dette macrodoline o “uvala” Nelle zone glacializzate sono spesso forme di origine mista (es. glaciocarsismo). Quasi sempre è determinante l’assetto strutturale che favorisce una maggior dissoluzione in certi settori rispetto ad altri. DEPRESSIONI POLIGENETICHE A SCALA GRANDE Grandi depression (> 1 km) di origine mista di chiamano polje: a) b) c) marginali: si formano ai margini di aree carsiche per l’azione erosiva laterale di acque fluviali. strutturali: si formano in situazioni strutturali che determinano erosione di rocce non carsificabili. piezometrici: si formano dove si ha periodica sommersione per la risalita della falda freatica. 20 07/12/2015 GEOMORFOLOGIA IPOGEA DEI SISTEMI CARSICI I sistemi carsici sono, in pratica, degli insiemi organizzati di condotti, prodotti da processi di dissoluzione e di erosione. I condotti possono avere dimensioni variabili, in sezione, da pochi mm a qualche decina di metri. Le caratteristiche morfologiche dei condotti carsici riguardano: • sia la scala media, con diverse forme per quanto riguarda la geometria del condotto stesso e in particolare la sua sezione trasversale • sia la scala piccola, cioè la struttura delle pareti in roccia (forme parietali) ASSETTO GEOLOGICO STRUTTURALE L’assetto strutturale a grande scala influenza la configurazione dei sistemi carsici Si possono avere due situazioni tipo: A – assetto tabulare B – assetto monoclinale. Nel primo caso i sistemi si sviluppano anche a grande profondità ed hanno un assetto a gradini, con livelli orizzontali impostati su orizzonti stratigrafici più favorevoli. Nel secondo caso si hanno sistemi più epidermici con maggior sviluppo di condotte vadose a bassa inclinazione. 21 07/12/2015 RAPPORTI CON CORPI ROCCIOSI CONFINANTI Si possono avere tre tipi principali di alimentazione di un sistema carsico A) acquiferi carsici isolati, con alimentazione locale B) acquiferi carsici con alimentazione laterale da acque superficiali (allogenica) C) acquiferi carsici con alimentazione diffusa da coperture porose. DISCONTINUITA’ LITOLOGICHE Influenza del grado di fratturazione sulla struttura dei sistemi sotterranei Con l’aumentare del grado di fratturazione aumenta il grado di libertà del sistema. Con bassa fratturazione avremo: sistemi batifreatici (a) Con alta fratturazione avremo: sistemi epifreatici (c) 22 07/12/2015 INFLUENZA DELLA GEOMETRIA DEL SUBSTRATO Quando la superficie di base delle rocce carsificabili si trova a quota maggiore di quella del livello di base, la geometria del substrato determina, in genere, la direzione di scorrimento dell’acqua. Sistema carsico di Tenerano (Alpi Apuane) INFLUENZA DELLA GEOMETRIA DEL SUBSTRATO Nel caso di superfici di base inclinate, che si spingono al di sotto del livello di base, il flusso non è condizionate dall’immersione del substrato. Si hanno, allora, sistemi idrogeologici con trabocco nei punti altimetricamente più bassi e flussi lungo le direzioni delle strutture. Sistema del Frigido (Alpi Apuane) (dis. L. Piccini) Gli acquiferi sono delimitati lateralmente da contatti sottoposti o sovraimposti che determinano la quota della superficie piezometrica. 23 07/12/2015 CLASSIFICAZIONE DELLE FORME IPOGEE Può essere fatta sulla base del processo morfogenetico. •Forme di dissoluzione o precipitazione (forme carsiche s.s.) •Forme dovute all’azione meccanica delle acque correnti •Forme dovute all’azione meccanica di ghiaccio o neve •Forme dovute alla gravità Per tutte esistono sia forme di demolizione sia di deposizione. Gran parte delle forme ipogee sono dovute all’azione dell’acqua, sia attraverso processi dissolutivi che meccanici (erosione s.s.). La distinzione non è sempre facile, e molte forme, soprattutto alla scala del condotto, possono essere il risultato di entrambi i processi. IDROGEOLOGIA DEI SISTEMI CARSICI Nei sistemi carsici si riconoscono tre situazioni tipiche, caratterizzate da flussi idrici in condizioni idrodinamiche diverse • Zona vadosa (o di scorrimento a pelo libero) • Zona epifreatica (o di oscillazione piezometrica) • Zona freatica (o di flusso a pieno carico) Questi tre ambienti, i cui limiti non sono sempre facilmente identificabili, sono caratterizzati da diverse caratteristiche morfologiche in funzione delle diverse modalità di flusso. 24 07/12/2015 IDROGEOLOGIA DEI SISTEMI CARSICI Alla scala dei condotti, si osservano conformazioni ben distinte nelle tre zone idrogeologiche, con andamenti prev. verticali nella zona vadosa (pozzi s.l.) e prev. orizzontali (gallerie s.l.) in quella epifreatica e freatica Il ruolo dei fenomeni di erosione meccanica è particolarmente importante nella bassa zona vadosa, in corrispondenza dei collettori principali, e in quella epifreatica. Zona vadosa Zona epifreatica Zona freatica Gran parte della dissoluzione avviene nell’epicarso e nella zona vadosa di percolazione. MORFOLOGIA DELLA ZONA VADOSA Nella zona vadosa di percolazione, che si trova sotto la fascia superiore dell’epicarso, le cavità hanno andamento verticale e sono legate ad azione prevalentemente dissolutiva di acque ancora aggressive. 25 07/12/2015 MORFOLOGIA DELLA ZONA VADOSA Dove l’acqua corre a pelo libero su percorsi a pendenza bassa o media si formano forre ad andamento spesso sinuoso, in cui può essere determinate anche l’azione abrasiva di materiale trasportato in sospensione durante le piene. MORFOLOGIA DELLA ZONA FREATICA La zona freatica è caratterizzata da flussi solitamente lenti in condizioni di totale saturazione e con pressioni elevate (sino a qualche decina di bar). Queste condizioni influenzano la forma dei condotti, che tende ad essere regolare con profili da circolari ad ellittici. I condotti hanno andamento da orizzontale a “sali/scendi”, in funzione del diverso assetto strutturale. Le tipiche gallerie della zona freatica hanno sezioni solitamente ellittiche, con asse maggiore lungo le superfici di discontinuità da cui hanno avuto origine. La maggiore o minore eccentricità dipende dalla permeabilità della discontinuità e quindi, spesso, dal carico litostatico. Con forti spessori di roccia si hanno condotti a sezione circolare, mentre con spessori modesti si hanno condotti a sezione fortemente ellittica,in genere con asse maggiore orizzontale. 26 07/12/2015 GALLERIE FREATICHE Le condotte (gallerie) delle zone freatiche hanno tipicamente sezioni circolari o ellittiche con asse maggiore orientato secondo la discontinuità lunga la quale si sono formate. Sono forme molto stabili che tendono a conservarsi per tempi lunghi (milioni di anni) senza sostanziali cambiamenti. MORFOLOGIA DELLA ZONA EPIFREATICA La zona epifreatica è soggetta sia a scorrimento a pelo libero che a scorrimento a pieno carico. I condotti tendono ad avere andamento orizzontale, le sezioni sono assai variabili e tendono ad essere influenzate dalla struttura. Le forme più tipiche sono le forre formate per incisione da gallerie freatiche e le gallerie paragenetiche, in presenza di abbondante trasporto solido. 27 07/12/2015 FORME DI ORIGINE MISTA FREATICO-VADOSA Le condotte di ambiente freatico possono evolvere in forre quando rimangono a lungo oggetto di flussi idrici in condizioni di non saturazione con acqua che scorre solo sul pavimento. Un condotto freatico può approfondirsi in una forra se diventa oggetto di flusso vadoso e quindi in galleria per erosione laterale e crolli. Raggiunta una condizione di stabilità prevalgono fenomeni di precipitazione chimica con formazione di concrezioni. CLASSIFICAZIONE DELLE MICROFORME IPOGEE Le forme presenti sulle pareti dei condotti (microforme) sono anch’esse determinate, in gran parte, dalle condizioni di flusso. Si tratta soprattutto di forme dovute a fenomeni di dissoluzione, ma localmente possono avere avuto un ruolo rilevante anche processi d’erosione meccanica. In questa sede ci limiteremo alle forme principali, proponendo una classificazione basata ancora una volta sulle condizioni di flusso. Condizioni Flusso Vadose Epifreatiche Freatiche Dissoluzione prev. sgocciolamento Erosione prev. fori di gocciolamento flusso a rivoli solchi di ruscellamento flusso incanalato solchi parietali solchi di getto canali pavimentali forre marmitte lame (pinne) tra roccia e depositi anastomosi canali di volta pendenti solchi di livello libero solchi di battente scallop piccole cupole vaschette di ristagno scallop grandi alveoli - spongework cupole solchi di flusso 28 07/12/2015 MICROFORME DI FLUSSO Scallop: sono impronte dovute a dissoluzione prodotte da flussi di tipo laminare. Indicano verso e velocità della corrente e pertanto, conoscendo la sezione del condotto possono permettere di determinare le paleoportate relative a condizioni di flusso elevato. MICROFORME DI AMBIENTE FREATICO Cupole di volta: indicano condizioni di flusso a pieno carico. Possono avere origine diverse: per fenomeni di miscelazione, per vortici di corrente, per accumulo di bolle d’aria e fenomeni di condensazione legati a variazione di pressione. 29