CORSICA 2010 Periodo: 19 – 29 Luglio 2010 Equipaggio: Fabio, Alec, Rexx. Mezzo: Renault Scenic (monovolume) Pernottamento: Hotel con prenotazione Chilometri percorsi: circa 1200 (di cui 880 in Corsica) GIORNO 1 - 19 Luglio, lunedì: PARTENZA – Bastia – * Cap Corse – Nebbio – Ile Rousse Chilometri percorsi in auto: circa 160 in Italia, circa 158 in Corsica. Cap Corse: costa occidentale. Verso le nove di mattina ci imbarchiamo a Genova sul traghetto Moby Wonder, con la nostra Renault Scenic al seguito. Durante le quattro ore di navigazione, scorgiamo ad est, con facilità, l’Elba ed altre isole dell’Arcipelago toscano di cui non conosciamo il nome. Una volta sbarcati a Bastia, ci dirigiamo verso Cap Corse: baia lungo la costa occidentale. 1 di 32 19 Luglio: Bastia - Cap Corse – St-Florent: circa 105 km Cap Corse, per percorrerne la strada litoranea occidentale. La penisola sulla carta appare come un dito puntato verso la Liguria. Solo raramente in questo viaggio troveremo strade agevoli quanto le nostre provinciali: un caso unico è la strada che va da Porto Vecchio a Bastia. Nella maggior parte dei casi i percorsi si riveleranno generosi di curve e, talvolta, estremamente tortuosi e così stretti da rendere difficile il passaggio di due auto in entrambe le direzioni (Es. lungo il Golfo di Porto sino a Piana). Sebbene siano molti i camperisti che incroceremo sull’isola, devo ammettere che il mio progetto originale di girare la Corsica in camper sarebbe stato messo a dura prova da questa viabilità. Tuttavia, è innegabile che le strade siano quasi sempre molto panoramiche e questo tanto più risultano disagevoli. E la mia filosofia dice che il viaggio è ancor più importante della meta. Anche se non è certamente il paesaggio più spettacolare che vedremo, la strada costiera orientale di Cap Corse, che scivola a pochi metri sul livello del mare, ci emoziona subito. Attraversiamo paesini turistici che si affacciano su piccole spiagge e calette dove vediamo per la 2 di 32 prima volta il mare azzurro della Corsica. Una torre di avvistamento genovese ci ricorda il passato dell’isola. Per mancanza di tempo, non ci spingiamo fino al capo, estremo punto a Nord, ma lasciamo la costa per addentrarci nella penisola. La strada comincia ad inerpicarsi e a farsi dissestata: ci troviamo in piena macchia mediterranea. Gli odori mi riportano alla Grecia di vent’anni fa. Arrivati a Pino, e lungo la strada costiera occidentale, il paesaggio appare diversissimo da quello orientale. Ci si trova anche a cento metri sul livello del mare e si percorrono ambienti selvaggi, attraverso la macchia, incontrando rari e poco turistici centri abitati. In una baia con spiaggia, raggiungibile comodamente in auto, un hotel e poche case accolgono i turisti (vedi foto). Lasciamo Cap Corse e arriviamo alla movimentata 19 Luglio: St-Florent – Pigna: circa 53 km 3 di 32 cittadina di St-Florent. Qui inizia la regione del Nebbio e la strada che costeggia il Desert des Agriates, un ambiente simile al deserto roccioso e ricco di belle formazioni, a quanto possiamo vedere. La guida riferisce di strade interne molto difficili da percorrere, pertanto, sebbene fossimo interessati ad inoltrarci ed attraversarlo fino alla costa ed alla bella Plage de Saleccia, siamo costretti a rinunciare e preferiamo rivolgere la nostra attenzione altrove. Forse con un fuoristrada, delle moto o delle mountain-bike avremmo potuto affrontare le buche e le asperità del terreno. Sarà per un’altra volta. Entriamo nella regione della Balagne giungendo in prossimità di Ile Rousse, allegra località di mare caratterizzata dalla Ile de la Pietra, piccolo promontorio roccioso, di pietra rossastra, su cui si erge il faro. Ci accorgiamo subito che il traffico nella via principale è sempre piuttosto sostenuto. Il Bed & Breakfast che abbiamo prenotato (“A Merendella”) e dove soggiorneremo per tre notti (19-20-21 Luglio), si trova a Pigna, un minuscolo ma grazioso e caratteristico borgo che si sviluppa tra le colline, nell’entroterra a pochi chilometri da Ile Rousse. Tra le stradine lastricate, accessibili solo ai pedoni, sia per la loro dimensione che per scelta dell’amministrazione locale, troviamo negozi di prodotti dell’artigianato locale, ed il nostro B&B che mi sento decisamente di consigliare a chiunque passi di qui. Sebbene gli spazi siano davvero ridotti e la colazione essenziale, il piacere di soggiornare in questo borgo, oltre al mobilio antico e gli ambienti caratteristici del B&B, lontani anni luce da quelli di qualsiasi hotel turistico, sono impareggiabili. Pigna si vanta di vietare l’accesso ai mezzi a motore. Un ampio parcheggio a pagamento – 2 Euro al giorno – permette di lasciare le auto all’esterno del centro vero e proprio. Sulla strada da Ile Rousse a Pigna, una fontana pubblica assai utilizzata ed un negozio di frutta ci aiuteranno, nei giorni seguenti, a combattere il caldo delle soleggiate giornate estive corse. A cena ci lasciamo sedurre dal ristorante del luogo (“A Mandria”), vuoi per la comodità di rimanere all’interno del borgo, vuoi per la posizione stupenda che ci permette, stando all’aperto, di ammirare il paesaggio circostante prima e le stelle dopo. I piatti (tra tutti la carne alla griglia) sono abbondanti e la cucina è genuina e priva di orpelli. Purtroppo ci accorgiamo, ahinoi, che i prezzi dei pasti in Corsica sono esagerati e che anche un bicchiere di vino ed un caffè possono diventare un lusso. 4 di 32 GIORNO 2 - 20 Luglio, martedì: Plage de l’Ostriconi Chilometri percorsi in auto: circa 56 Decidiamo di provare subito il mare dell’isola e, fra le spiagge della zona consigliate dalla guida - Plage du Loto, Plage de la Saleccia e Plage de l’Ostriconi -, scegliamo l’ultima in quanto è situata pochi chilometri ad est di Ile Rousse. In Corsica la stragrande maggioranza delle spiagge sono libere, come abbiamo potuto verificare durante questo nostro giro, in cui abbiamo visto di sfuggita solo qualche piccola area destinata a sdraio ed ombrelloni a pagamento. Pertanto niente docce in spiaggia, giostre per bambini, animazione ecc. Ma questo era proprio quello che mi aspettavo e che cercavo. Inoltre, la nostra esperienza ci dice che le spiagge non sono quasi mai affollate, salvo nei pressi di Ajaccio, sull’Isola di Lavezzi o durante i week end. Plage de L’Ostriconi è una lunga spiaggia di fine sabbia chiara che si sviluppa in un’insenatura protetta ai lati da due promontori coperti di fitta vegetazione mediterranea. Dove questi promontori incontrano il mare, le rocce fanno da habitat ad una flora e fauna marina interessante per chi ama lo snorkeling: le scarpette per 20 Luglio: Pigna - Plage de l’Ostriconi : ca 20 km ; Pigna - Ile-Rousse : ca 8 km 5 di 32 camminare sugli scogli sono consigliate. La strada proveniente da Ile Rousse ci porta, dopo una deviazione (l’accesso ai camper è impedito da una sbarra), sul promontorio occidentale dove riusciamo a parcheggiare tra le numerose vetture dei turisti. Ci viene naturale scendere fino a Plage de l’Ostriconi dove le rocce arrivano all’acqua e stendere gli asciugamani dove le pietre e gli scogli ce lo permettono. Purtroppo troviamo qualche sporcizia, ma una volta immersi, facendo attenzione alla nutrita popolazione di ricci di mare, possiamo vedere diverse specie di pesci nuotare in prossimità delle rocce. Dopo una pausa ristoratrice presso un chiosco situato a pochi metri dall’auto, scendiamo alla spiaggia, non senza qualche difficoltà. Sfortunatamente al mare trasparente di questo luogo si contrappone la gran quantità di alghe morte (posidonia) che troviamo lungo la battigia e nei primi metri di acqua dal bagnasciuga. In definitiva, anche alla luce della descrizione che ne fa la guida, da questa spiaggia mi aspettavo qualcosina di più, soprattutto se si pensa alle alghe o ai rifiuti sugli scogli. Passiamo la sera a Ile Rousse, dove ceniamo in uno dei ristoranti all’aperto per turisti, in prossimità del porto. Iniziamo bevendo del Pastis come aperitivo (liquore a base di anice) e terminiamo concordando che non fa per noi e che i corsi non sanno fare la pizza; successivamente dovrò in parte ricredermi su quest’ultima considerazione. Durante la nostra vacanza non rimango soddisfatto della cucina corsa, benché possa dire di non averla assaporata realmente. I prezzi applicati e la mia scarsa conoscenza del francese, mi dissuadono dal mettermi alla ricerca di qualche piatto caratteristico locale. Inoltre, come accade in queste situazioni, è difficile sfuggire dall’offerta rivolta ai turisti che spesso ripropone le specialità del luogo, o peggio quelle internazionali (vedi Pizza), in chiave banale o stravolgendone ingredienti o preparazione. Ma questo accade anche in Italia. Per gustare la vera cucina locale, penso sia ideale affidarsi ai suggerimenti di qualcuno del luogo. 6 di 32 GIORNO 3 - 21 Luglio, mercoledì: * Ile Rousse – * Trenino costiero – * Calvi Chilometri percorsi in auto: circa 16 21 Luglio: Trenino della Balagne , tratto Ile-Rousse - Calvi Ile Rousse: Ile de la Pietra e faro Scartata definitivamente l’ipotesi di addentrarci nel Desert des Agriates – abbiamo avuto l’impressione che in città non ci fosse possibilità di noleggiare moto o quad adatti al percorso – optiamo per un giro sul Trenino costiero della Balagne, un treno a gasolio a due carrozze che, nel tratto che ci interessa, percorre con numerose fermate la costa da Ile Rousse a Calvi, mostrando alcuni dei paesaggi e dei panorami più belli della nostra vacanza. In attesa del treno, percorriamo la strada in salita che porta in cima alla Ile de la Pietra, il caratteristico promontorio di roccia rossa che dà il nome alla città e su cui spicca il faro. Lungo la strada osserviamo l’acqua cristallina attorno alle rocce: alcuni le raggiungono per un bagno originale e nella tranquillità. Saliamo sul petit train nel primo pomeriggio. La ferrovia corre vicino al mare svelando piccole 7 di 32 Ile Rousse: panorama da l’Ile de la Pietra spiagge e calette, mare azzurro che ci invoglia a tuffarci, immensi campeggi e ville da sogno ad un metro dal mare. I binari corrono talvolta attraverso canyon di roccia scavati per il treno. Tutto è immerso nel profumo degli arbusti mediterranei che si incontrano. Il treno è rumoroso ed effettua come un Calvi autobus molte delle sue fermate a richiesta, perlopiù caricando e scaricando turisti in prossimità di spiagge e campeggi. Il servizio è, tuttavia, approssimativo: alcune corse sono state cancellate ed al ritorno il treno ha ritardato la partenza di ben un’ora senza annunci di nessun tipo. Il prezzo del biglietto, circa 7 euro a corsa, è elevato se paragonato al costo dei nostri mezzi pubblici ed al livello modesto del servizio, ma accettabile se paragonato al costo delle gite turistiche che ci saranno proposte durante la vacanza (es. gite in barca). Ancor prima di entrare nella stazione di Calvi, avvistiamo la cittadella costruita su un promontorio. Calvi: panorama dal porto. In lontananza, sulla sinistra, le cime montuose del nord. Scesi dal treno, passiamo un po’ di tempo tra i negozi per turisti nelle viuzze della città, poi scendiamo al porto per ammirare, con un po’ di invidia ed un po’ di superbia per il fatto di saperne fare a meno, i lussuosi yacht e velieri che attraccano e da cui scendono bellissime ragazze dell’equipaggio, dirette ai negozi per fare provvista di cibo e di altri prodotti. Ci spostiamo 8 di 32 sul lungo molo che protegge il porto, costruito su un mare azzurro che ci invita a tuffarci ma senza successo: il treno ci attende fra poco per riportarci a Ile Rousse (in realtà sarà in ritardo…). Qui, arriviamo al tramonto e ci incamminiamo verso il promontorio del faro, per tuffarci finalmente in acqua dopo aver solo visto tanto mare durante la giornata. L’acqua è splendida, ancora calda e calma. La piccola insenatura in cui ci siamo posizionati è tutta nostra. La sensazione è di immensa libertà e pace. Mi tuffo più volte. Poi, sulle rocce, a riva, guardando il cielo dove il sole tramonta dietro il promontorio, consumiamo la nostra cena fatta di tramezzini e cous cous comperati a Calvi. In quel momento penso che l’esclusività di questo “locale” è davvero impareggiabile. Tornati “a casa” scendiamo al primo paese che si incontra sulla strada per Ile Rousse e, seduti all’aperto, nel bar del centro, ordiniamo una birra corsa. Gustiamo per la prima volta la Pietra e ce ne innamoriamo subito. Birra ambrata e gustosa, aromatizzata con farina di castagne è presente in ogni locale della Corsica. Ile Rousse: Ile de la Pietra e faro al tramonto 9 di 32 GIORNO 4 - 22 Luglio, giovedì: * Porto – * Gita in barca “les Calanques”/ “Capu Rossu” Chilometri percorsi in auto: circa 97 22 Luglio: Pigna – Porto: circa 97 km La mattina del 22 Luglio ci lasciamo alle spalle Pigna e puntiamo verso la costa occidentale: direzione Porto ed il suo golfo. Qui ci fermeremo per due notti (22 e 23 Luglio) presso l’Hotel Colombo, un albergo tranquillo con camere piccole ma ordinate e pochi posti auto disponibili lungo la strada, vicino all’ingresso. Reserve Naturelle de Scandola vista dalla strada che conduce a Porto. 10 di 32 Il paesaggio attorno al Golfo e prima, in prossimità del promontorio che fa parte della Reserve Naturelle de Scandola, è davvero stupendo. Non mi aspettavo di trovarmi di fronte un ambiente montano, con cime rocciose quasi dolomitiche che mi fanno pensare a chiodi, corde e scarponi, affiancato da mare, barche e turismo balneare. La strada - spesso stretta, dove la guida si fa impegnativa (soprattutto nel tratto Porto-Piana) ed il passaggio di due mezzi è alle volte problematico: bisogna suonare il clacson e moderare la velocità - corre alta sul livello del mare. Le montagne con il loro verde e la loro roccia si alzano alla nostra sinistra e giù, a destra, il mare azzurro. Ci fermiamo a fotografare il promontorio della Reserve de Scandola, pur senza riconoscerlo, attratti solo dalla sua bellezza. A Porto la strada scende fino ad arrivare al porticciolo che dà nome al paese ed al cui ingresso svetta una torre genovese costruita nel XVI secolo. C’è anche un piccolo acquario che non visitiamo. In albergo, nella nostra stanza, consumiamo un abbondante pranzo a base di prodotti acquistati in un Porto: “Mari e Monti” supermarket del paese. Visti i prezzi applicati dai ristoratori corsi, abbiamo imparato presto ad affidarci, per il pranzo, ai negozi di alimentari o a quanto “saccheggiato” alla mattina dalle colazioni a buffet. In paese ci informiamo sulle gite in barca che mostrano, dal mare, le Calanques, meravigliose formazioni rocciose di calcare dal colore rossastro, che si ergono dall’acqua a formare strutture davvero spettacolari, estese per qualche chilometro lungo la costa. La strada da Porto a Piana permette di osservarle dall’alto, cosa che faremo quando lasceremo il paese. E’ possibile anche fare un percorso a piedi tra queste formazioni. La motonave, che ci porterà fino a Capu Rossu, salpa nel tardo pomeriggio: le ultime ore del giorno e soprattutto il tramonto, sono il momento migliore per osservare le Calanques. L’uscita in barca vale il prezzo che si aggira sui 30 Euro. La gita permette di osservare tanto le rocce rosse, quanto vegetazione, grotte e calette dove attraccano barche a vela e piccoli yacht. E’ consigliabile posizionarsi a prua o a poppa del battello e comunque spostarsi durante la navigazione, per avere sempre la visione migliore e poter scattare qualche bella foto. Porto: la piazzetta con l’acquario e la torre genovese (XVI sec) 11 di 32 Ceniamo in un ristorante tranquillo, un po’ formale, vicinissimo all’Hotel. Sperimentiamo i menu a prezzo fisso che si trovano in quasi tutti i locali per turisti (primo e secondo a scelta, dolce o formaggio). Sono l’ideale per contenere il costo e mangiare discretamente, ma siamo comunque distanti dalla qualità della ristorazione italiana. Le formazioni rocciose della Calanques viste dal mare 12 di 32 GIORNO 5 - 23 Luglio, venerdì: Plage de Bussaglia Chilometri percorsi in auto: circa 12 23 Luglio: Porto - Plage de Bussaglia: circa 6 km Oggi mare. Ci rechiamo alla Plage de Bussaglia, spiaggia tranquilla, pochi chilometri a nord-ovest di Porto. Mi sembra davvero un bel luogo. Poco frequentato per via dei sassolini e dell’acqua che diviene subito profonda: ci si può tuffare di testa da riva! Ai margini della spiaggia, soprattutto sul lato sinistro, gli scogli permettono a chi ama la maschera ed il boccaglio di osservare qualche pesce, anche se, da questo punto di vista, il luogo non offre nulla di soddisfacente. Resta suggestivo osservare le montagne che circondano la spiaggia. Le Calanques non sono lontane. Mangiamo qualche tramezzino acquistato in paese sotto gli ombrelloni (in questa vacanza si sono dimostrati indispensabili). Un paio di localini sulla spiaggia permettono, a chi non è attrezzato come noi, di fare un pasto più sostanzioso. Di ritorno a Porto, la sera ceniamo in uno di quei ristoranti-pizzeria per turisti, che si susseguono sulla via principale, a qualche centinaio di metri dal porticciolo. Ordino una pizza. Naturalmente è una margherita: sugli ingredienti i corsi sono poco affidabili, meglio rimanere sul semplice. Con mia enorme sorpresa si rivela una pizza all’altezza del nome. Addirittura più buona di tante ordinate in Italia. Facciamo qualche passo verso il porto per digerire. Il mare è molto agitato, diversamente da quando eravamo in spiaggia. Ci fermiamo ad osservare con piacere la sorprendente dimostrazione di forza della natura. Le onde potrebbero tranquillamente trascinarci via e sbatterci sugli scogli. Ma siamo al sicuro e possiamo goderci lo spettacolo con tranquillità. 13 di 32 GIORNO 6 - 24 Luglio, sabato: Ajaccio chilometri percorsi in auto: circa 125 24 Luglio: Porto – Ajaccio : circa 81 km Lasciamo Porto in direzione di Ajaccio dove dormiremo per due notti (24 e 25 Luglio) all’Hotel Fesch, una struttura un po’ triste, con camere ampie e lussuose per i nostri standard (abbiamo la vasca anziché la solita doccia), che si affaccia sulla centrale e movimentata Rue de Fesh ad un paio di centinaia di metri dalla cittadella, fulcro della vita notturna di Ajaccio. Ci allontaniamo dalla natura meravigliosa del golfo di Porto che costituisce l’unica vera ragione per cui il luogo è assolutamente imperdibile. La strada scende a pochi metri sul livello del mare e le montagne lasciano lo spazio ad un ambiente più pianeggiante. Ci fermiamo nei pressi di una lunga spiaggia di sabbia chiara per 14 di 32 ammirare i cavalloni che, come la sera prima, si abbattono sulla costa, per il divertimento di pochi audaci bagnanti. Non mi riesce di convincere i compagni ad unirci a loro. L’impatto con Ajaccio, la capitale dell’isola, è pessimo. Siamo stati abituati a luoghi splendidi, dove la natura la fa da padrone e la presenza Le formazioni rocciose della Calanques viste dalla strada verso Piana dell’uomo è ridotta e, comunque, in armonia con essa. Il traffico e la difficoltà di trovare parcheggio (L’hotel non ha posteggi riservati), per di più nelle ore più calde della giornata, ci fanno pentire di aver scelto questa città come luogo di soggiorno. Sebbene il porto e la parte vecchia della città, graziosi, mitighino il mio giudizio Spiaggia a sud di Ajaccio negativo, i giorni successivi, per quanto gradevoli, non mi faranno cambiare del tutto opinione. Riusciamo a trovare temporaneamente un posteggio a pochi metri dall’Hotel. Normalmente è a pagamento ma, nelle ore centrali della giornata e di sera è gratuito. La maggior parte dei parcheggi, in prossimità del centro, hanno un costo orario di circa un Euro: decisamente eccessivo per chi desidera abbandonare l’auto per una giornata intera. Trovare parcheggio è il principale problema che deve affrontare chi arriva ad Ajaccio con un mezzo proprio. 15 di 32 Il centro di informazione per i turisti, dove reperiamo una carta della città, non ci aiuta per nulla a risolvere il nostro problema. Nei giorni successivi, risolveremo, abbastanza comodamente, lasciando l’auto ad un chilometro circa dall’hotel, nelle vie lontane dal centro, dove è gratuito. Una volta fatto il check-in in albergo, optiamo per allontanarci al più presto dalla città. Ci rechiamo in una spiaggia a sud del golfo di Ajaccio. Le onde sono ancora alte e l’acqua è sporca a causa della mareggiata in corso. Mi sembra di essere tornato bambino. Ci buttiamo in acqua e, per un’ora buona, ci facciamo letteralmente sbattere a riva e malmenare dalla potenza dell’acqua. Decisamente divertente, basta non esagerare. Usciamo dall’acqua con qualche graffio e piccolo livido: il mare ha vinto questa battaglia. La sera, ad Ajaccio, ci dirigiamo per la cena verso i locali della cittadella: zona di ristoranti e gelaterie frequentata da famiglie di turisti o da coppie giovani. Durante il nostro giro, questi si sono rivelati il target principale dell’offerta turistica della Corsica, isola lontana dalla vita mondana e dal baccano di arcinote località balneari del Mediterraneo come Ibiza, Mykonos o la Riviera romagnola. Le strutture (discoteche, locali notturni) sono quasi assenti. I turisti provengono perlopiù dalla Francia continentale, dalla Germania e dal nord Europa e, specie nella parte sud-orientale, dall’Italia. Il campeggio è diffusissimo. Ne abbiamo avuto dimostrazione transitando lungo la costa settentrionale da Ile Rousse a Calvi, nel Golfo di Valinco vicino a Porto Pollo, vicino a Bonifacio e nella costa sud-orientale nei pressi di Porto Vecchio. Le strutture alberghiere non mancano, mentre i B&B sono più rari che altrove (Es. Europa centrale e del nord, isole britanniche). 16 di 32 GIORNO 7 - 25 Luglio, domenica: Ajaccio – Pointe de la Parata Chilometri percorsi in auto: meno di 10 25 Luglio: Ajaccio – Pointe de la Parata Scartata l’ipotesi di allontanarci con l’auto da Ajaccio - possibili mete Porto Pollo o altre località a sud della capitale – ci lasciamo convincere dalla guida che propone, tra le altre cose, un giro su di uno di quei pullmini diesel con carrozze, mascherati da trenino. Il prezzo è sostenibile: 10 Euro. Oltre al tour della città vecchia, ci attrae l’idea di arrivare sino a Pointe de la Parata, che costituisce il limite settentrionale del golfo di Ajaccio e che, con la sua torre di avvistamento, guarda verso le Iles Sanguinaires, gruppo di isole vicine alla costa e meta di una gita in barca che questa volta decidiamo di non fare. Il trenino ci accompagna per le vie della città sino all’insignificante monumento a Napoleone (originario di Ajaccio), e poi ci lascia, per una breve pausa, all’immenso parcheggio da poco costruito nei pressi di Pointe de la Parata. Qui comprendo che avremmo benissimo potuto raggiungere questo luogo con la nostra auto. Questo ci avrebbe permesso di risparmiare denaro e di avere a disposizione più tempo per raggiungere la torre ed ammirare le isole. Al ritorno transitiamo nelle strette vie della cittadella e poi, abbandonato il trenino, passiamo qualche momento al porto e sul suo molo. Decidiamo di trascorrere il pomeriggio in una delle tante strette e per nulla suggestive spiagge di sabbia che si trovano lungo la strada che porta a Pointe de la Parata. Il mare è di nuovo tranquillo e l’acqua è limpida nonostante la vicinanza della città. Per cena torniamo nella cittadella. Una modesta pizza e poi quattro passi in mezzo alla gente. 17 di 32 Ajaccio: il monumento a Napoleone Bonaparte Iles Sanguinaires, in prossimità di Pointe de la Parata 18 di 32 GIORNO 8 - 26 Luglio, lunedì: Sito di Filitosa – Alta Rocca – * Passo della Bocca d’Illarata – * Cascata Piscia de Gallo – Porto Vecchio Chilometri percorsi in auto: circa 161 26 Luglio: Ajaccio – Sito di Filitosa: circa 66 km Ci lasciamo alle spalle Ajaccio, speranzosi di ritrovare nel nostro tour quella poesia e meraviglia che avevamo incontrato in precedenza. La meta ultima di oggi è Porto Vecchio, dove soggiorneremo per le tre notti rimanenti, ma al momento siamo diretti al Sito preistorico di Filitosa , che si trova ad una decina di chilometri dal mare, in un paesaggio collinare-montano simile in parte al nostro appennino e dove la natura riprende il sopravvento. Lungo la strada incontriamo una famigliola di maiali che qui vengono allevati in libertà. Il sito più famoso della Corsica, raccoglie reperti di epoche molto diverse e venne scoperto nel 1946 dal proprietario del terreno su cui sorge. Qui si possono osservare statue-menhir risalenti all’epoca megalitica e poi i resti di una torre attribuita ai sopraggiunti conquistatori torreani. L’ingresso al sito è a pagamento e, dopo aver visitato un modesto museo, è possibile passeggiare sul vasto terreno dove sorgono i reperti. Alcune stazioni audio ci fanno da guida all’interno dell’area. Mentre, lungo il percorso segnalato, altoparlanti diffondono una suggestiva musica ambient composta appositamente per il luogo (il CD è in vendita nel negozio di souvenir all’ingresso ma ad un prezzo anche qui eccessivo: 18 Euro). Nel sito, oltre ai reperti, anche alcuni massi e formazioni rocciose naturali (una imponente che ricorda il corpo di un dinosauro) contribuiscono a rendere interessante la visita, che, pur non costituendo una delle esperienze più esaltanti della vacanza può essere consigliabile a chi è di passaggio. 19 di 32 Riprendiamo l’auto: in programma c’è una breve e facile escursione alla cascata Piscia de Gallo, situata, a circa 25 chilometri da Porto Vecchio, nella foresta de L’Ospedale, nella regione di Alta Rocca. Questa regione si trova ai piedi della catena montuosa che costituisce la spina dorsale della Corsica e che, con le sue cime alte anche 2.700 m, ospita il famoso percorso escursionistico del GR20 che taglia l’isola in diagonale da nord-ovest a sudest. Sulla strada incontriamo un paesaggio montano con boschi di castagni: in lontananza, dopo una curva, scorgiamo le più imponenti e suggestive Aiguilles de Bavella, che sembrano una fila di rocciosi denti aguzzi. Siamo sulla bellissima D368 che da Zonza conduce a Porto Vecchio. Passiamo una vasta pineta, poi, arriviamo al passo della Bocca d’Illarata a circa 990 m sul livello del mare, dove ci fermiamo. Qui rocce ammassate di granito rosa formano piccole cime e spuntano tra la vegetazione fatta di arbusti mediterranei e pini. L’ambiente è 26 Luglio: Sito di Filitosa – Bocca d’Illarata: circa 68 km 20 di 32 davvero stupendo. Giochiamo ad arrampicarci sulle alte rocce. Le ciabatte da mare che indosso non sono quanto di più indicato alla montagna ma, ciononostante, raggiungiamo una piccola cima per qualche foto e per ammirare lo stupendo paesaggio circostante. Proseguendo arriviamo al parcheggio che segna l’inizio del facile sentiero alle Cascate Piscia de Gallo. C’è tanta gente sebbene il tempo non sia dei migliori: alcune nuvole scure minacciano pioggia e fulmini. Il sentiero non è impegnativo ed all’andata quasi tutto in discesa o in piano. Decidiamo di Sito preistorico di Filitosa far lavorare un po’ gambe e cuore e acceleriamo il passo. L’ultimo tratto è impegnativo. Infatti per arrivare in prossimità delle cascate è necessario scendere un ripido scalone scavato nella roccia. Facciamo in tempo a risalire lo scalone che incomincia a diluviare. Tuoni rimbombano tra le rocce e gli alberi. La gente corre al parcheggio o Passo della Bocca d’Illarata cerca riparo tra gli alberi e i massi. Inizia a grandinare. Troviamo anche noi riparo, insieme ad altri, sotto un masso: siamo già fradici, ma non importa, quello che conta ora è che si riesca ad arrivare al parcheggio. 21 di 32 Non mi fido a rimanere nel bosco: troppi fulmini squarciano l’aria e troppo vicini. Convinco gli altri ad affrontare pioggia e grandine ed, alla fine, arriviamo sotto la tettoia del bar: la pioggia è diminuita. Mi sento un marine di ritorno da una missione in una palude. Decine di persone si sono riparate sotto la tettoia del bar. E’ solo un temporale, eppure siamo tutti conciati da buttare via. Come è piccolo l’essere umano di fronte alla potenza della natura! L’escursione finisce nell’ilarità. Ci troviamo nudi come vermi a cambiarci in auto nel parcheggio, i vestiti bagnati buttati in un sacchetto in attesa di arrivare in hotel. Quando arriviamo a Porto Vecchio, il sole sta spuntando dalle nuvole. Porto Vecchio è una cittadina strana, priva di reali attrattive se si escludono le vie del centro, la sera più movimentate di quelle di Ajaccio. Le sue strade, anche quelle più strette del centro, sono quasi sempre inspiegabilmente intasate dal traffico. Ciò rende difficile l’ingresso in città, specie nel tardo pomeriggio ed alla sera. L’unico pregio di Porto Vecchio, che a rende una località di soggiorno così gettonata, è la sua posizione, al centro di una zona ricca di mete interessanti (Ad esempio Bonifacio e l’arcipelago di Lavezzi, le spiagge della costa sudorientale e la Foret de L’Ospedale). La nostra scelta, quindi, è stata azzeccata. Qui siamo ospiti dell’Hotel Holzer. Un hotel costruito come molte case del luogo con Cascata Piscia de Gallo mattoni di pietra, dove ci attende una discreta camera con balcone. L’albergo dispone di diversi posti auto in condivisione con un altro hotel, ad un centinaio di metri dall’ingresso. Unico neo la colazione: una dipendente dell’hotel tiene sotto controllo i clienti per verificare che non eccedano con le brioches. Alla sera Paesaggio montano nei pressi della Cascata Piscia de Gallo decidiamo di 22 di 32 concederci una cena in uno dei ristoranti del centro. Sapevamo che i prezzi in Corsica sono elevati ma questa volta siamo davvero al limite della truffa. Paghiamo un caffè (non certo di buona qualità come il nostro) 2 euro e cinquanta e mezzo litro di insignificante vino bianco 19 euro. Ci alziamo da tavola indispettiti e nonostante tutto affamati. 26 Luglio: Bocca d’Illarata – Porto Vecchio: circa 27 km 23 di 32 GIORNO 9 - 27 Luglio, martedì: * Bonifacio – * Gita in barca “Bocche di Bonifacio” / “Arcipelago di Lavezzi” Chilometri percorsi in auto: circa 52 27 Luglio: Porto Vecchio – Bonifacio: circa 26 km Pochi chilometri a sud di Porto Vecchio, al termine della strada più scorrevole che abbiamo percorso, si trova la città di Bonifacio, con il suo porto naturale e, in alto, la cittadella, edificata su una spettacolare falesia di calcare bianco a picco sul mare. Questa è la vera caratteristica ed attrazione della città, che la rendono riconoscibile a chi vi giunge dal mare. Le omonime Bocche, un breve tratto di mare, a quanto abbiamo visto, molto agitato, dove sorgono quelle due perle che sono le isole di Cavallo e Lavezzi, la separano dalla Sardegna e dall’Arcipelago della Maddalena, ben visibili ad occhio nudo. Ci dedicheremo alla visita della città domani. Oggi gita in barca alla Bocche di Bonifacio e sole e snorkeling nella stupenda isola di Lavezzi. Infatti, dopo alcune difficoltà nel trovare parcheggio (ci posizioniamo in un posteggio dove si pagano circa 7 euro oltre le 5 ore di sosta), veniamo immediatamente agganciati da una venditrice di una delle quattro compagnie di traghetti del luogo. Ci propone, al prezzo di 35 Euro a testa, un’uscita in barca che ci permetterà di ammirare dal mare Bonifacio e la sua falesia fino a Capo Pertusato, alcune grotte e faraglioni e le isole di Cavallo e Lavezzi. Su quest’isola - è questa la cosa che mi interessa maggiormente potremo sbarcare e restare per tutta la giornata. Le navi effettuano un servizio continuo: una corsa ogni ora, dalla mattina al tardo pomeriggio (18.30 circa). Con il biglietto acquistato Bonifacio vista dal porto 24 di 32 abbiamo diritto ad un’andata ed un ritorno a piacere, oltre al parcheggio gratuito in uno dei posteggi riservati ai clienti. Poiché i primi minuti di sosta nel nostro parcheggio sono gratuiti, prontamente spostiamo l’auto dove ci viene mostrato. Prendiamo con noi gli ombrelloni e ci riforniamo di cibo e bevande al Bonifacio e la sua falesia, viste dal mare. supermarket vicino al porto. Parte di una riserva naturale, Lavezzi è un isola selvaggia, priva di qualsiasi struttura turistica (hotel, ristoranti, bar…), al contrario della sua “sorella” Cavallo, nota per le stupende ville di proprietà della ricca borghesia ed accessibile solo a chi dispone di un mezzo proprio. Gli unici segni di civiltà che si possono osservare sull’isola sono: il faro, una casetta di cui ignoriamo l’uso, il piccolo cimitero dove riposano le vittime del naufragio della Semillante (1855) – che trasportava soldati francesi a Sebastopoli, per la guerra di Crimea – ed un piccolo obelisco su uno scoglio, forse eretto in ricordo del naufragio. Lavezzi è una splendida isoletta, piena di insenature e piccole spiagge, che appare come un ammasso di enormi ciottoli gettati nel mare. Le rocce, che non si elevano più di una decina di metri sul livello del mare, creano un paesaggio quasi fantastico, soprattutto se viste nella luce del tardo pomeriggio. Non fatichiamo a vedere scheletri di dinosauri o enormi teste di tartaruga. Arrivando al mare, i massi creano un habitat ideale per la flora e la fauna sottomarina, qui più ricca che altrove. Il posto, con le sue acque cristalline, è ideale per fare snorkeling o immersioni. La pesca è vietata. Mentre, a quanto vediamo, non lo è l’attracco delle Isola di Lavezzi barche private. 25 di 32 Giunti sull’isola, il mare torna ad essere tranquillo, dopo le onde incontrate lasciando il porto di Bonifacio. L’isola è frequentatissim a (il che sembra inconcepibile per una riserva naturale) ed abbiamo qualche difficoltà nel trovare uno spazio comodo e lontano dalla calca. Il suggerimento è quello di posizionarsi dove si riesce e successivamen te, comunque, di girare l’isola, percorrendone i sentieri, per ammirare l’ambiente e trovare, magari, un posto migliore. Ci tuffiamo quasi subito con maschera e boccaglio. Vicino a riva la flora e la fauna sono sviluppate. Isola di Lavezzi Posso nuotare in pochi centimetri d’acqua caldissima. Quasi sfioro con il corpo le piante che ricoprono le rocce ed i pesci che, per nulla intimoriti, nuotano ad una spanna da me. Vediamo una stella marina rossa. Quando ci si allontana da riva, “voliamo” sospesi su 5-6 metri di acqua vedendo chiaramente il fondo. Trascorre quasi un’ora prima di tornare sotto gli ombrelloni, ma ci siamo appena accorti del tempo che è passato. Ci imbarchiamo per il ritorno verso le sei, dopo aver gironzolato per l’isola e con qualche difficoltà nel ritrovare l’attracco (perdiamo l’orientamento). Prima di arrivare al porto la nave ci conduce a visitare le coste di Cavallo e la falesia di Bonifacio con le sue grotte. Stando nella parte coperta della barca vediamo molto poco ma evitiamo di essere letteralmente lavati dagli spruzzi di acqua che la nave solleva, soprattutto a prua, scontrandosi con le poderose onde delle bocche. Ripensandoci avrei preferito bagnarmi ma avere una migliore visuale, ma è la stanchezza di una giornata trascorsa al sole che mi ha impedito di cercare un posto migliore sulla barca. 26 di 32 Torniamo a Porto Vecchio. Ceniamo con un piccante Doner Kebab, preparato come lo fanno nelle nostre città. E’ un po’ pesante ma, almeno, il nostro portafoglio non ne soffre. 27 di 32 GIORNO 10 - 28 Luglio, mercoledì: * Bonifacio – * Scala del Re d’Aragona - * Cap Pertusato Chilometri percorsi in auto: circa 52 28 Luglio: Bonifacio – Cap Pertusato: 5,6 km La falesia di Bonifacio e la strada verso Cap Pertusato (il faro in lontananza). Dobbiamo decidere: giornata di sole e mare in una delle celebrate spiagge attorno a Porto Vecchio (sul nostro itinerario avevamo segnato Plage de Palombaggia) o visita a Bonifacio che, il giorno precedente, avevamo avuto modo di ammirare solo dal mare. Dopo il bagno di sole di Lavezzi scegliamo la seconda. Per evitare il costo del parcheggio, questa volta lasciamo l’auto ad un paio di chilometri dal porto, in uno spiazzo lungo la strada. Dal porticciolo, dove un enorme veliero dallo scafo nero e lucido fa bella mostra di sé, una strada ripida giunge ad una panoramica balconata sul bordo della falesia, all’ingresso orientale della cittadella. Da qui ammiriamo le bocche di Bonifacio e le vicine coste della Sardegna. Entriamo nella città vecchia, con il suo sali e scendi di viuzze piene di localini e negozi di souvenir per turisti. Gli unici prodotti che mi sembrano 28 di 32 Bonifacio: il camminamento della Scala del Re d’Aragona scavato nella roccia caratteristici e interessanti sono quelli in sughero (es. il vasellame). Anche il corallo è molto venduto. Tra i prodotti tipici vendutissimi in Corsica, ci sono i coltelli. Ma, anche qui, è difficile distinguere quanto rivolto ai turisti in cerca di un ricordino da quanto qualitativamente all’altezza. Nella parte occidentale della cittadella, quasi nascosto, troviamo l’accesso alla Scala del Re d’Aragona (2 Euro e cinquanta), una ripida scala scavata nella falesia che porta sino al mare. La leggenda narra che il Re di Aragona, Alfonso V, durante un assedio a Bonifacio, abbia fatto costruire nottetempo questa scala per sorprendere gli assediati, non riuscendo nel suo intento solo grazie all’intervento delle donne a guardia della città. In realtà il percorso esiste sin dalla preistoria e sfrutta una spaccatura naturale che, nei secoli, è stata ampliata e resa più agevole. Il percorso che scendiamo (costituito dalla scala e da un tratto in piano), a picco sul mare, è spettacolare e, sebbene sia quasi sempre protetto, regala anche qualche brivido. L’ultimo tratto, non protetto ma sicuro, conduce ad una piccola grotta, dove un temerario si tuffa. Camminando sfioriamo la parete bianca con la mano. La roccia è friabile e stratificata. Il vento ed il mare continuano ad eroderla con pazienza e tenacia. Risaliamo di fretta per mettere alla prova il nostro fiato. Nelle vie della città, durante le ore più calde, mangiamo un panino ed una crepe per strada, poi ci sediamo all’interno di un bar dove consumiamo una pinta ristoratrice di Pietra. La birra ci annebbia un po’ la testa. Forse è quello che ci vuole per farci sopportare il sole: vogliamo percorrere il panoramico percorso a piedi che conduce, in cima alla falesia, al faro di Cap Pertusato (11,2 chilometri andata e ritorno). Il sentiero, praticamente sempre in piano, parte dall’ingresso orientale della cittadella e corre tra arbusti regalando un panorama stupendo sulla falesia e sulle bocche di Bonifacio. Volendo è possibile scendere dalla falesia in alcuni punti, per un bagno rinfrescante. Giungiamo a Cap Pertusato, punto più meridionale dell’isola corsa e belvedere d’eccezione a pochi metri dal vecchio faro: se ne incontra uno più recente sulla strada che porta al capo. Decine di omini (piramidi di pietre e sassi, solitamente usate in montagna per segnare i sentieri), costruiti dai turisti, riempiono l’area a fianco del vecchio faro. Cap Pertusato: panorama sulle bocche di Bonifacio 29 di 32 Ritorniamo all’auto un po’ stanchi e assetati. Sulla strada per Porto Vecchio troviamo un centro commerciale dove ci approvvigioniamo per la cena. Baguette, Roquefort e salumi fanno al caso nostro. 30 di 32 GIORNO 11 - 29 Luglio, giovedì: Bastia - RITORNO Chilometri percorsi in auto: circa 143 in Corsica, circa 160 in Italia. 29 Luglio: Porto Vecchio – Bastia: circa 143 Km Salutiamo Porto Vecchio e ci lanciamo sulla veloce strada che si dirige a Bastia. Il percorso ci regala ancora qualche emozione. Il mare alla nostra destra e le montagne lontano alla nostra sinistra. La costa orientale della Corsica è caratterizzata da un’ampia zona pianeggiante, dove trovano posto vigneti ed altre colture. Pranziamo con quanto avanzato dalla sera prima, in uno spiazzo lungo la strada, in riva al mare, alla periferia di Bastia. Una barca a pochi metri dalla costa porta alcuni sub ad esercitarsi nelle immersioni. Arrivati all’imbarco ci aspettano alcune lunghe ore sotto il sole, in attesa del traghetto in ritardo. Carichiamo l’auto. Il nostro viaggio è arrivato alla sua conclusione. E’ stata una bella vacanza. Sono poche le cose che, col senno di poi, avrei evitato. Molte invece le cose che suggerisco a chi ha intenzione di fare una vacanza itinerante come la nostra. 31 di 32 CONSIGLIO - Cap Corse. Strada costiera (Bastia-Pino-St-Florent). Specie il tratto Pino-St-Florent. - Ile Rousse. Bagno attorno alla Ile de la Pietra. - Trenino della Balagne (Ile Rousse-Calvi). - Golfo di Porto. Calanques. Tratto di strada Porto-Piana. Gita in barca fino a Capu Rossu. - Alta Rocca. Tratto di strada (D368, da Zonza a Porto Vecchio). Passo Bocca d’Illarata. Escursione alla cascata Piscia de Gallo. - Bonifacio. Visita della cittadella. Scala del Re d’Aragona. Escursione a piedi al faro di Cap Pertusato. - Bonifacio. Gita in barca alle bocche sino all’arcipelago di Lavezzi e Cavallo. Sole ed immersioni sulle spiagge e sulle rocce di Lavezzi. SCONSIGLIO - Ajaccio e golfo omonimo. Pernottamento, specie se si dispone di un auto, e mare. AVREI VOLUTO FARE… - Attraversamento del Desert des Agriates. - Escursione a piedi attraverso le Calanques. - Gita alla Reserve Naturelle de Scandola. - Evisa. Foret de Aitone. - Escursione in prossimità delle Aiguilles de Bavella. 32 di 32