CORSICA 2010
Periodo: 19 – 29 Luglio 2010
Equipaggio: Fabio, Alec, Rexx.
Mezzo: Renault Scenic (monovolume)
Pernottamento: Hotel con prenotazione
Chilometri percorsi: circa 1200 (di cui 880 in Corsica)
GIORNO 1 - 19 Luglio, lunedì:
PARTENZA – Bastia – * Cap Corse – Nebbio – Ile Rousse
Chilometri percorsi in auto: circa 160 in Italia, circa 158 in Corsica.
Cap Corse: costa occidentale.
Verso le nove di
mattina
ci
imbarchiamo a
Genova
sul
traghetto Moby
Wonder, con la
nostra
Renault
Scenic al seguito.
Durante
le
quattro ore di
navigazione,
scorgiamo
ad
est, con facilità,
l’Elba ed altre
isole
dell’Arcipelago
toscano di cui
non conosciamo
il
nome.
Una
volta sbarcati a
Bastia,
ci
dirigiamo
verso
Cap Corse: baia lungo la costa occidentale.
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19 Luglio: Bastia - Cap Corse – St-Florent: circa 105 km
Cap Corse, per percorrerne la strada litoranea occidentale. La penisola sulla carta appare come
un dito puntato verso la Liguria.
Solo raramente in questo viaggio troveremo strade agevoli quanto le nostre provinciali: un caso
unico è la strada che va da Porto Vecchio a Bastia. Nella maggior parte dei casi i percorsi si
riveleranno generosi di curve e, talvolta, estremamente tortuosi e così stretti da rendere difficile il
passaggio di due auto in entrambe le direzioni (Es. lungo il Golfo di Porto sino a Piana). Sebbene
siano molti i camperisti che incroceremo sull’isola, devo ammettere che il mio progetto originale di
girare la Corsica in camper sarebbe stato messo a dura prova da questa viabilità. Tuttavia, è
innegabile che le strade siano quasi sempre molto panoramiche e questo tanto più risultano
disagevoli. E la mia filosofia dice che il viaggio è ancor più importante della meta.
Anche se non è certamente il paesaggio più spettacolare che vedremo, la strada costiera
orientale di Cap Corse, che scivola a pochi metri sul livello del mare, ci emoziona subito.
Attraversiamo paesini turistici che si affacciano su piccole spiagge e calette dove vediamo per la
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prima volta il
mare
azzurro
della
Corsica.
Una
torre
di
avvistamento
genovese
ci
ricorda il passato
dell’isola.
Per mancanza di
tempo, non ci
spingiamo fino al
capo,
estremo
punto a Nord,
ma lasciamo la
costa
per
addentrarci nella
penisola.
La
strada comincia
ad inerpicarsi e a
farsi dissestata: ci
troviamo in piena
macchia
mediterranea. Gli
odori
mi
riportano
alla
Grecia
di
vent’anni fa.
Arrivati a Pino, e
lungo la strada
costiera
occidentale,
il
paesaggio
appare
diversissimo
da
quello orientale.
Ci si trova anche
a cento metri sul
livello del mare e
si
percorrono
ambienti
selvaggi,
attraverso
la
macchia,
incontrando rari
e poco turistici
centri abitati. In
una baia con
spiaggia,
raggiungibile
comodamente in
auto, un hotel e
poche
case
accolgono i turisti
(vedi foto).
Lasciamo
Cap
Corse e arriviamo
alla
movimentata
19 Luglio: St-Florent – Pigna: circa 53 km
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cittadina di St-Florent. Qui inizia la regione del Nebbio e la strada che costeggia il Desert des
Agriates, un ambiente simile al deserto roccioso e ricco di belle formazioni, a quanto possiamo
vedere. La guida riferisce di strade interne molto difficili da percorrere, pertanto, sebbene fossimo
interessati ad inoltrarci ed attraversarlo fino alla costa ed alla bella Plage de Saleccia, siamo
costretti a rinunciare e preferiamo rivolgere la nostra attenzione altrove. Forse con un fuoristrada,
delle moto o delle mountain-bike avremmo potuto affrontare le buche e le asperità del terreno.
Sarà per un’altra volta.
Entriamo nella regione della Balagne giungendo in prossimità di Ile Rousse, allegra località di mare
caratterizzata dalla Ile de la Pietra, piccolo promontorio roccioso, di pietra rossastra, su cui si erge il
faro. Ci accorgiamo subito che il traffico nella via principale è sempre piuttosto sostenuto.
Il Bed & Breakfast che abbiamo prenotato (“A Merendella”) e dove soggiorneremo per tre notti
(19-20-21 Luglio), si trova a Pigna, un minuscolo ma grazioso e caratteristico borgo che si sviluppa
tra le colline, nell’entroterra a pochi chilometri da Ile Rousse. Tra le stradine lastricate, accessibili
solo ai pedoni, sia per la loro dimensione che per scelta dell’amministrazione locale, troviamo
negozi di prodotti dell’artigianato locale, ed il nostro B&B che mi sento decisamente di consigliare
a chiunque passi di qui. Sebbene gli spazi siano davvero ridotti e la colazione essenziale, il piacere
di soggiornare in questo borgo, oltre al mobilio antico e gli ambienti caratteristici del B&B, lontani
anni luce da quelli di qualsiasi hotel turistico, sono impareggiabili. Pigna si vanta di vietare
l’accesso ai mezzi a motore. Un ampio parcheggio a pagamento – 2 Euro al giorno – permette di
lasciare le auto all’esterno del centro vero e proprio. Sulla strada da Ile Rousse a Pigna, una
fontana pubblica assai utilizzata ed un negozio di frutta ci aiuteranno, nei giorni seguenti, a
combattere il caldo delle soleggiate giornate estive corse.
A cena ci lasciamo sedurre dal ristorante del luogo (“A Mandria”), vuoi per la comodità di
rimanere all’interno del borgo, vuoi per la posizione stupenda che ci permette, stando all’aperto,
di ammirare il paesaggio circostante prima e le stelle dopo. I piatti (tra tutti la carne alla griglia)
sono abbondanti e la cucina è genuina e priva di orpelli. Purtroppo ci accorgiamo, ahinoi, che i
prezzi dei pasti in Corsica sono esagerati e che anche un bicchiere di vino ed un caffè possono
diventare un lusso.
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GIORNO 2 - 20 Luglio, martedì:
Plage de l’Ostriconi
Chilometri percorsi in auto: circa 56
Decidiamo di provare
subito il mare dell’isola
e, fra le spiagge della
zona consigliate dalla
guida - Plage du Loto,
Plage de la Saleccia e
Plage de l’Ostriconi -,
scegliamo l’ultima in
quanto è situata pochi
chilometri ad est di Ile
Rousse.
In
Corsica
la
stragrande
maggioranza
delle
spiagge sono libere,
come abbiamo potuto
verificare
durante
questo nostro giro, in
cui abbiamo visto di
sfuggita solo qualche
piccola area destinata
a sdraio ed ombrelloni
a
pagamento.
Pertanto niente docce
in spiaggia, giostre per
bambini, animazione
ecc. Ma questo era
proprio quello che mi
aspettavo
e
che
cercavo. Inoltre, la
nostra esperienza ci
dice che le spiagge
non sono quasi mai
affollate,
salvo
nei
pressi
di
Ajaccio,
sull’Isola di Lavezzi o
durante i week end.
Plage de L’Ostriconi è
una lunga spiaggia di
fine sabbia chiara che
si
sviluppa
in
un’insenatura protetta
ai
lati
da
due
promontori coperti di
fitta
vegetazione
mediterranea.
Dove
questi
promontori
incontrano il mare, le
rocce
fanno
da
habitat ad una flora e
fauna
marina
interessante per chi
ama lo snorkeling: le
scarpette
per
20 Luglio: Pigna - Plage de l’Ostriconi : ca 20 km ; Pigna - Ile-Rousse : ca 8 km
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camminare sugli
scogli
sono
consigliate.
La
strada
proveniente da
Ile
Rousse
ci
porta, dopo una
deviazione
(l’accesso
ai
camper
è
impedito da una
sbarra),
sul
promontorio
occidentale
dove riusciamo a
parcheggiare tra
le
numerose
vetture dei turisti.
Ci viene naturale
scendere fino a
Plage de l’Ostriconi
dove le rocce
arrivano
all’acqua e stendere gli asciugamani dove le pietre e gli scogli ce lo permettono. Purtroppo
troviamo qualche sporcizia, ma una volta immersi, facendo attenzione alla nutrita popolazione di
ricci di mare, possiamo vedere diverse specie di pesci nuotare in prossimità delle rocce.
Dopo una pausa ristoratrice presso un chiosco situato a pochi metri dall’auto, scendiamo alla
spiaggia, non senza qualche difficoltà. Sfortunatamente al mare trasparente di questo luogo si
contrappone la gran quantità di alghe morte (posidonia) che troviamo lungo la battigia e nei primi
metri di acqua dal bagnasciuga.
In definitiva, anche alla luce della descrizione che ne fa la guida, da questa spiaggia mi aspettavo
qualcosina di più, soprattutto se si pensa alle alghe o ai rifiuti sugli scogli.
Passiamo la sera a Ile Rousse, dove ceniamo in uno dei ristoranti all’aperto per turisti, in prossimità
del porto. Iniziamo bevendo del Pastis come aperitivo (liquore a base di anice) e terminiamo
concordando che non fa per noi e che i corsi non sanno fare la pizza; successivamente dovrò in
parte ricredermi su quest’ultima considerazione.
Durante la nostra vacanza non rimango soddisfatto della cucina corsa, benché possa dire di non
averla assaporata realmente. I prezzi applicati e la mia scarsa conoscenza del francese, mi
dissuadono dal mettermi alla ricerca di qualche piatto caratteristico locale. Inoltre, come accade
in queste situazioni, è difficile sfuggire dall’offerta rivolta ai turisti che spesso ripropone le specialità
del luogo, o peggio quelle internazionali (vedi Pizza), in chiave banale o stravolgendone
ingredienti o preparazione. Ma questo accade anche in Italia.
Per gustare la vera cucina locale, penso sia ideale affidarsi ai suggerimenti di qualcuno del luogo.
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GIORNO 3 - 21 Luglio, mercoledì:
* Ile Rousse – * Trenino costiero – * Calvi
Chilometri percorsi in auto: circa 16
21 Luglio: Trenino della Balagne , tratto Ile-Rousse - Calvi
Ile Rousse: Ile de la Pietra e faro
Scartata
definitivamente
l’ipotesi
di
addentrarci
nel
Desert des Agriates
– abbiamo avuto
l’impressione che in
città non ci fosse
possibilità
di
noleggiare moto o
quad
adatti
al
percorso – optiamo
per un giro sul
Trenino
costiero
della Balagne, un
treno a gasolio a
due carrozze che,
nel tratto che ci
interessa, percorre
con
numerose
fermate la costa
da Ile Rousse a
Calvi,
mostrando
alcuni
dei
paesaggi e dei
panorami più belli
della
nostra
vacanza. In attesa
del
treno,
percorriamo
la
strada in salita che
porta in cima alla
Ile de la Pietra, il
caratteristico
promontorio
di
roccia rossa che
dà il nome alla
città e su cui
spicca
il
faro.
Lungo la strada
osserviamo
l’acqua cristallina
attorno alle rocce:
alcuni
le
raggiungono
per
un bagno originale
e nella tranquillità.
Saliamo sul petit
train
nel
primo
pomeriggio.
La
ferrovia
corre
vicino
al
mare
svelando piccole
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Ile Rousse: panorama da l’Ile de la Pietra
spiagge
e
calette,
mare
azzurro che ci
invoglia
a
tuffarci, immensi
campeggi e ville
da sogno ad un
metro dal mare. I
binari
corrono
talvolta
attraverso
canyon di roccia
scavati
per
il
treno. Tutto è
immerso
nel
profumo
degli
arbusti
mediterranei che
si incontrano. Il
treno è rumoroso
ed
effettua
come
un
Calvi
autobus
molte
delle sue fermate
a richiesta, perlopiù caricando e scaricando turisti in prossimità di spiagge e campeggi. Il servizio è,
tuttavia, approssimativo: alcune corse sono state cancellate ed al ritorno il treno ha ritardato la
partenza di ben un’ora senza annunci di nessun tipo.
Il prezzo del biglietto, circa 7 euro a corsa, è elevato se paragonato al costo dei nostri mezzi
pubblici ed al livello modesto del servizio, ma accettabile se paragonato al costo delle gite
turistiche che ci saranno proposte durante la vacanza (es. gite in barca).
Ancor prima di entrare nella stazione di Calvi, avvistiamo la cittadella costruita su un promontorio.
Calvi: panorama dal porto. In lontananza, sulla sinistra, le cime montuose del nord.
Scesi dal treno, passiamo un po’ di tempo tra i negozi per turisti nelle viuzze della città, poi
scendiamo al porto per ammirare, con un po’ di invidia ed un po’ di superbia per il fatto di
saperne fare a meno, i lussuosi yacht e velieri che attraccano e da cui scendono bellissime
ragazze dell’equipaggio, dirette ai negozi per fare provvista di cibo e di altri prodotti. Ci spostiamo
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sul lungo molo che protegge il porto, costruito su un mare azzurro che ci invita a tuffarci ma senza
successo: il treno ci attende fra poco per riportarci a Ile Rousse (in realtà sarà in ritardo…). Qui,
arriviamo al tramonto e ci incamminiamo verso il promontorio del faro, per tuffarci finalmente in
acqua dopo aver solo visto tanto mare durante la giornata. L’acqua è splendida, ancora calda e
calma. La piccola insenatura in cui ci siamo posizionati è tutta nostra. La sensazione è di immensa
libertà e pace. Mi tuffo più volte. Poi, sulle rocce, a riva, guardando il cielo dove il sole tramonta
dietro il promontorio, consumiamo la nostra cena fatta di tramezzini e cous cous comperati a Calvi.
In quel momento penso che l’esclusività di questo “locale” è davvero impareggiabile.
Tornati “a casa”
scendiamo
al
primo paese che
si incontra sulla
strada per Ile
Rousse e, seduti
all’aperto,
nel
bar del centro,
ordiniamo
una
birra
corsa.
Gustiamo per la
prima volta la
Pietra e ce ne
innamoriamo
subito.
Birra
ambrata
e
gustosa,
aromatizzata con
farina
di
castagne
è
presente in ogni
locale
della
Corsica.
Ile Rousse: Ile de la Pietra e faro al tramonto
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GIORNO 4 - 22 Luglio, giovedì:
* Porto – * Gita in barca “les Calanques”/ “Capu Rossu”
Chilometri percorsi in auto: circa 97
22 Luglio: Pigna – Porto: circa 97 km
La mattina del 22 Luglio ci lasciamo alle spalle Pigna e puntiamo verso la costa occidentale:
direzione Porto ed il suo golfo. Qui ci fermeremo per due notti (22 e 23 Luglio) presso l’Hotel
Colombo, un albergo tranquillo con camere piccole ma ordinate e pochi posti auto disponibili
lungo la strada, vicino all’ingresso.
Reserve Naturelle de Scandola vista dalla strada che conduce a Porto.
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Il paesaggio attorno al Golfo e prima, in
prossimità del promontorio che fa parte
della Reserve Naturelle de Scandola, è
davvero stupendo. Non mi aspettavo di
trovarmi di fronte un ambiente montano,
con cime rocciose quasi dolomitiche che
mi fanno pensare a chiodi, corde e
scarponi, affiancato da mare, barche e
turismo balneare. La strada - spesso stretta,
dove la guida si fa impegnativa
(soprattutto nel tratto Porto-Piana) ed il
passaggio di due mezzi è alle volte
problematico: bisogna suonare il clacson e
moderare la velocità - corre alta sul livello
del mare. Le montagne con il loro verde e
la loro roccia si alzano alla nostra sinistra e
giù, a destra, il mare azzurro. Ci fermiamo a
fotografare il promontorio della Reserve de
Scandola, pur senza riconoscerlo, attratti
solo dalla sua bellezza. A Porto la strada
scende fino ad arrivare al porticciolo che
dà nome al paese ed al cui ingresso svetta
una torre genovese costruita nel XVI
secolo. C’è anche un piccolo acquario
che non visitiamo.
In
albergo,
nella
nostra
stanza,
consumiamo un abbondante pranzo a
base di prodotti acquistati in un
Porto: “Mari e Monti”
supermarket del paese. Visti i prezzi
applicati dai ristoratori corsi, abbiamo
imparato presto ad affidarci, per il pranzo, ai negozi di alimentari o a quanto “saccheggiato” alla
mattina dalle colazioni a buffet.
In paese ci informiamo sulle gite in barca che mostrano, dal mare, le Calanques, meravigliose
formazioni rocciose di calcare dal colore rossastro, che si ergono dall’acqua a formare strutture
davvero spettacolari, estese per qualche chilometro lungo la costa. La strada da Porto a Piana
permette di osservarle dall’alto, cosa che faremo quando lasceremo il paese. E’ possibile anche
fare un percorso a piedi tra queste formazioni.
La motonave, che ci porterà fino a Capu Rossu, salpa nel tardo pomeriggio: le ultime ore del
giorno e soprattutto il tramonto, sono il momento migliore per osservare le Calanques.
L’uscita in barca vale il prezzo che si aggira sui 30 Euro. La gita permette di osservare tanto le rocce
rosse, quanto vegetazione, grotte e calette dove attraccano barche a vela e piccoli yacht. E’
consigliabile posizionarsi a prua o a poppa del battello e comunque spostarsi durante la
navigazione, per avere sempre la visione migliore e poter scattare qualche bella foto.
Porto: la piazzetta con l’acquario e la torre genovese (XVI sec)
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Ceniamo in un
ristorante
tranquillo, un po’
formale,
vicinissimo
all’Hotel.
Sperimentiamo i
menu a prezzo
fisso
che si
trovano in quasi
tutti i locali per
turisti (primo e
secondo
a
scelta, dolce o
formaggio). Sono
l’ideale
per
contenere
il
costo
e
mangiare
discretamente,
ma
siamo
comunque
distanti
dalla
qualità
della
ristorazione
italiana.
Le formazioni rocciose della Calanques viste dal mare
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GIORNO 5 - 23 Luglio, venerdì:
Plage de Bussaglia
Chilometri percorsi in auto: circa 12
23 Luglio: Porto - Plage de Bussaglia: circa 6 km
Oggi mare. Ci rechiamo alla Plage de Bussaglia, spiaggia tranquilla, pochi chilometri a nord-ovest
di Porto. Mi sembra davvero un bel luogo. Poco frequentato per via dei sassolini e dell’acqua che
diviene subito profonda: ci si può tuffare di testa da riva! Ai margini della spiaggia, soprattutto sul
lato sinistro, gli scogli permettono a chi ama la maschera ed il boccaglio di osservare qualche
pesce, anche se, da questo punto di vista, il luogo non offre nulla di soddisfacente. Resta
suggestivo osservare le montagne che circondano la spiaggia. Le Calanques non sono lontane.
Mangiamo qualche tramezzino acquistato in paese sotto gli ombrelloni (in questa vacanza si sono
dimostrati indispensabili). Un paio di localini sulla spiaggia permettono, a chi non è attrezzato come
noi, di fare un pasto più sostanzioso.
Di ritorno a Porto, la sera ceniamo in uno di quei ristoranti-pizzeria per turisti, che si susseguono sulla
via principale, a qualche centinaio di metri dal porticciolo. Ordino una pizza. Naturalmente è una
margherita: sugli ingredienti i corsi sono poco affidabili, meglio rimanere sul semplice. Con mia
enorme sorpresa si rivela una pizza all’altezza del nome. Addirittura più buona di tante ordinate in
Italia.
Facciamo qualche passo verso il porto per digerire. Il mare è molto agitato, diversamente da
quando eravamo in spiaggia. Ci fermiamo ad osservare con piacere la sorprendente
dimostrazione di forza della natura. Le onde potrebbero tranquillamente trascinarci via e sbatterci
sugli scogli. Ma siamo al sicuro e possiamo goderci lo spettacolo con tranquillità.
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GIORNO 6 - 24 Luglio, sabato:
Ajaccio
chilometri percorsi in auto: circa 125
24 Luglio: Porto – Ajaccio : circa 81 km
Lasciamo Porto in direzione di Ajaccio dove dormiremo per due notti (24 e 25 Luglio) all’Hotel
Fesch, una struttura un po’ triste, con camere ampie e lussuose per i nostri standard (abbiamo la
vasca anziché la solita doccia), che si affaccia sulla centrale e movimentata Rue de Fesh ad un
paio di centinaia di metri dalla cittadella, fulcro della vita notturna di Ajaccio.
Ci allontaniamo dalla natura meravigliosa del golfo di Porto che costituisce l’unica vera ragione
per cui il luogo è assolutamente imperdibile.
La strada scende a pochi metri sul livello del mare e le montagne lasciano lo spazio ad un
ambiente più pianeggiante. Ci fermiamo nei pressi di una lunga spiaggia di sabbia chiara per
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ammirare
i
cavalloni che,
come la sera
prima,
si
abbattono sulla
costa, per il
divertimento di
pochi audaci
bagnanti. Non
mi riesce di
convincere
i
compagni ad
unirci a loro.
L’impatto con
Ajaccio,
la
capitale
dell’isola,
è
pessimo. Siamo
stati abituati a
luoghi
splendidi, dove
la natura la fa
da padrone e
la
presenza
Le formazioni rocciose della Calanques viste dalla strada verso Piana
dell’uomo
è
ridotta
e,
comunque, in
armonia
con
essa. Il traffico
e la difficoltà di
trovare
parcheggio
(L’hotel non ha
posteggi
riservati), per di
più nelle ore
più calde della
giornata,
ci
fanno pentire
di aver scelto
questa
città
come luogo di
soggiorno.
Sebbene
il
porto e la parte
vecchia della
città, graziosi,
mitighino il mio
giudizio
Spiaggia a sud di Ajaccio
negativo,
i
giorni successivi, per quanto gradevoli, non mi faranno cambiare del tutto opinione.
Riusciamo a trovare temporaneamente un posteggio a pochi metri dall’Hotel. Normalmente è a
pagamento ma, nelle ore centrali della giornata e di sera è gratuito. La maggior parte dei
parcheggi, in prossimità del centro, hanno un costo orario di circa un Euro: decisamente eccessivo
per chi desidera abbandonare l’auto per una giornata intera. Trovare parcheggio è il principale
problema che deve affrontare chi arriva ad Ajaccio con un mezzo proprio.
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Il centro di informazione per i turisti, dove reperiamo una carta della città, non ci aiuta per nulla a
risolvere il nostro problema. Nei giorni successivi, risolveremo, abbastanza comodamente,
lasciando l’auto ad un chilometro circa dall’hotel, nelle vie lontane dal centro, dove è gratuito.
Una volta fatto il check-in in albergo, optiamo per allontanarci al più presto dalla città.
Ci rechiamo in una spiaggia a sud del golfo di Ajaccio. Le onde sono ancora alte e l’acqua è
sporca a causa della mareggiata in corso. Mi sembra di essere tornato bambino. Ci buttiamo in
acqua e, per un’ora buona, ci facciamo letteralmente sbattere a riva e malmenare dalla potenza
dell’acqua. Decisamente divertente, basta non esagerare. Usciamo dall’acqua con qualche
graffio e piccolo livido: il mare ha vinto questa battaglia.
La sera, ad Ajaccio, ci dirigiamo per la cena verso i locali della cittadella: zona di ristoranti e
gelaterie frequentata da famiglie di turisti o da coppie giovani. Durante il nostro giro, questi si sono
rivelati il target principale dell’offerta turistica della Corsica, isola lontana dalla vita mondana e dal
baccano di arcinote località balneari del Mediterraneo come Ibiza, Mykonos o la Riviera
romagnola. Le strutture (discoteche, locali notturni) sono quasi assenti. I turisti provengono perlopiù
dalla Francia continentale, dalla Germania e dal nord Europa e, specie nella parte sud-orientale,
dall’Italia. Il campeggio è diffusissimo. Ne abbiamo avuto dimostrazione transitando lungo la costa
settentrionale da Ile Rousse a Calvi, nel Golfo di Valinco vicino a Porto Pollo, vicino a Bonifacio e
nella costa sud-orientale nei pressi di Porto Vecchio. Le strutture alberghiere non mancano, mentre
i B&B sono più rari che altrove (Es. Europa centrale e del nord, isole britanniche).
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GIORNO 7 - 25 Luglio, domenica:
Ajaccio – Pointe de la Parata
Chilometri percorsi in auto: meno di 10
25 Luglio: Ajaccio – Pointe de la Parata
Scartata l’ipotesi di allontanarci con l’auto da Ajaccio - possibili mete Porto Pollo o altre località a
sud della capitale – ci lasciamo convincere dalla guida che propone, tra le altre cose, un giro su di
uno di quei pullmini diesel con carrozze, mascherati da trenino. Il prezzo è sostenibile: 10 Euro. Oltre
al tour della città vecchia, ci attrae l’idea di arrivare sino a Pointe de la Parata, che costituisce il
limite settentrionale del golfo di Ajaccio e che, con la sua torre di avvistamento, guarda verso le
Iles Sanguinaires, gruppo di isole vicine alla costa e meta di una gita in barca che questa volta
decidiamo di non fare.
Il trenino ci accompagna per le vie della città sino all’insignificante monumento a Napoleone
(originario di Ajaccio), e poi ci lascia, per una breve pausa, all’immenso parcheggio da poco
costruito nei pressi di Pointe de la Parata. Qui comprendo che avremmo benissimo potuto
raggiungere questo luogo con la nostra auto. Questo ci avrebbe permesso di risparmiare denaro e
di avere a disposizione più tempo per raggiungere la torre ed ammirare le isole.
Al ritorno transitiamo nelle strette vie della cittadella e poi, abbandonato il trenino, passiamo
qualche momento al porto e sul suo molo.
Decidiamo di trascorrere il pomeriggio in una delle tante strette e per nulla suggestive spiagge di
sabbia che si trovano lungo la strada che porta a Pointe de la Parata. Il mare è di nuovo tranquillo
e l’acqua è limpida nonostante la vicinanza della città.
Per cena torniamo nella cittadella. Una modesta pizza e poi quattro passi in mezzo alla gente.
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Ajaccio: il monumento a Napoleone Bonaparte
Iles Sanguinaires, in prossimità di Pointe de la Parata
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GIORNO 8 - 26 Luglio, lunedì:
Sito di Filitosa – Alta Rocca – * Passo della Bocca d’Illarata – * Cascata Piscia de Gallo –
Porto Vecchio
Chilometri percorsi in auto: circa 161
26 Luglio: Ajaccio – Sito di Filitosa: circa 66 km
Ci lasciamo alle spalle Ajaccio, speranzosi di ritrovare nel nostro tour quella poesia e meraviglia
che avevamo incontrato in precedenza. La meta ultima di oggi è Porto Vecchio, dove
soggiorneremo per le tre notti rimanenti, ma al momento siamo diretti al Sito preistorico di Filitosa ,
che si trova ad una decina di chilometri dal mare, in un paesaggio collinare-montano simile in
parte al nostro appennino e dove la natura riprende il sopravvento. Lungo la strada incontriamo
una famigliola di maiali che qui vengono allevati in libertà.
Il sito più famoso della Corsica, raccoglie reperti di epoche molto diverse e venne scoperto nel
1946 dal proprietario del terreno su cui sorge. Qui si possono osservare statue-menhir risalenti
all’epoca megalitica e poi i resti di una torre attribuita ai sopraggiunti conquistatori torreani.
L’ingresso al sito è a pagamento e, dopo aver visitato un modesto museo, è possibile passeggiare
sul vasto terreno dove sorgono i reperti. Alcune stazioni audio ci fanno da guida all’interno
dell’area. Mentre, lungo il percorso segnalato, altoparlanti diffondono una suggestiva musica
ambient composta appositamente per il luogo (il CD è in vendita nel negozio di souvenir
all’ingresso ma ad un prezzo anche qui eccessivo: 18 Euro).
Nel sito, oltre ai reperti, anche alcuni massi e formazioni rocciose naturali (una imponente che
ricorda il corpo di un dinosauro) contribuiscono a rendere interessante la visita, che, pur non
costituendo una delle esperienze più esaltanti della vacanza può essere consigliabile a chi è di
passaggio.
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Riprendiamo l’auto:
in programma c’è
una breve e facile
escursione
alla
cascata Piscia de
Gallo,
situata,
a
circa 25 chilometri
da Porto Vecchio,
nella
foresta
de
L’Ospedale,
nella
regione
di
Alta
Rocca.
Questa
regione si trova ai
piedi della catena
montuosa
che
costituisce la spina
dorsale della Corsica
e che, con le sue
cime alte anche
2.700 m, ospita il
famoso
percorso
escursionistico
del
GR20
che
taglia
l’isola in diagonale
da nord-ovest a sudest.
Sulla
strada
incontriamo
un
paesaggio montano
con
boschi
di
castagni:
in
lontananza,
dopo
una
curva,
scorgiamo le più
imponenti
e
suggestive Aiguilles
de
Bavella,
che
sembrano una fila di
rocciosi denti aguzzi.
Siamo sulla bellissima
D368 che da Zonza
conduce a Porto
Vecchio. Passiamo
una vasta pineta,
poi,
arriviamo
al
passo della Bocca
d’Illarata a circa 990
m sul livello del mare,
dove ci fermiamo.
Qui
rocce
ammassate
di
granito rosa formano
piccole
cime
e
spuntano
tra
la
vegetazione fatta di
arbusti mediterranei
e pini. L’ambiente è
26 Luglio: Sito di Filitosa – Bocca d’Illarata: circa 68 km
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davvero stupendo. Giochiamo ad arrampicarci sulle alte rocce. Le ciabatte da mare che indosso
non sono quanto di più indicato alla montagna ma, ciononostante, raggiungiamo una piccola
cima per qualche foto e per ammirare lo stupendo paesaggio circostante.
Proseguendo
arriviamo
al
parcheggio
che
segna
l’inizio del facile
sentiero
alle
Cascate Piscia
de Gallo. C’è
tanta
gente
sebbene
il
tempo non sia
dei
migliori:
alcune nuvole
scure
minacciano
pioggia
e
fulmini.
Il sentiero non è
impegnativo
ed all’andata
quasi tutto in
discesa o in
piano.
Decidiamo di
Sito preistorico di Filitosa
far lavorare un
po’ gambe e
cuore
e
acceleriamo il
passo. L’ultimo
tratto
è
impegnativo.
Infatti
per
arrivare
in
prossimità delle
cascate
è
necessario
scendere
un
ripido scalone
scavato nella
roccia.
Facciamo
in
tempo a risalire
lo scalone che
incomincia
a
diluviare. Tuoni
rimbombano
tra le rocce e
gli alberi. La
gente corre al
parcheggio o
Passo della Bocca d’Illarata
cerca riparo tra
gli alberi e i massi. Inizia a grandinare.
Troviamo anche noi riparo, insieme ad altri, sotto un masso: siamo già fradici, ma non importa,
quello che conta ora è che si riesca ad arrivare al parcheggio.
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Non mi fido a rimanere nel bosco: troppi fulmini squarciano l’aria e troppo vicini. Convinco gli altri
ad affrontare pioggia e grandine ed, alla fine, arriviamo sotto la tettoia del bar: la pioggia è
diminuita. Mi sento un marine di ritorno da una missione in una palude.
Decine di persone si sono riparate sotto la
tettoia del bar. E’ solo un temporale,
eppure siamo tutti conciati da buttare
via. Come è piccolo l’essere umano di
fronte alla potenza della natura!
L’escursione finisce nell’ilarità. Ci troviamo
nudi come vermi a cambiarci in auto nel
parcheggio, i vestiti bagnati buttati in un
sacchetto in attesa di arrivare in hotel.
Quando arriviamo a Porto Vecchio, il sole
sta spuntando dalle nuvole. Porto
Vecchio è una cittadina strana, priva di
reali attrattive se si escludono le vie del
centro, la sera più movimentate di quelle
di Ajaccio. Le sue strade, anche quelle
più strette del centro, sono quasi sempre
inspiegabilmente intasate dal traffico.
Ciò rende difficile l’ingresso in città,
specie nel tardo pomeriggio ed alla sera.
L’unico pregio di Porto Vecchio, che a
rende una località di soggiorno così
gettonata, è la sua posizione, al centro di
una zona ricca di mete interessanti (Ad
esempio Bonifacio e l’arcipelago di
Lavezzi, le spiagge della costa sudorientale e la Foret de L’Ospedale). La
nostra scelta, quindi, è stata azzeccata.
Qui siamo ospiti dell’Hotel Holzer. Un hotel
costruito come molte case del luogo con
Cascata Piscia de Gallo
mattoni di pietra, dove ci attende una
discreta
camera
con
balcone.
L’albergo
dispone
di
diversi
posti
auto
in
condivisione
con un altro
hotel, ad un
centinaio
di
metri
dall’ingresso.
Unico neo la
colazione: una
dipendente
dell’hotel tiene
sotto controllo i
clienti
per
verificare che
non eccedano
con
le
brioches.
Alla
sera
Paesaggio montano nei pressi della Cascata Piscia de Gallo
decidiamo di
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concederci una cena in uno dei ristoranti del centro. Sapevamo che i prezzi in Corsica sono elevati
ma questa volta siamo davvero al limite della truffa. Paghiamo un caffè (non certo di buona
qualità come il nostro) 2 euro e cinquanta e mezzo litro di insignificante vino bianco 19 euro. Ci
alziamo
da
tavola
indispettiti
e
nonostante
tutto
affamati.
26 Luglio: Bocca d’Illarata – Porto Vecchio: circa 27 km
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GIORNO 9 - 27 Luglio, martedì:
* Bonifacio – * Gita in barca “Bocche di Bonifacio” / “Arcipelago di Lavezzi”
Chilometri percorsi in auto: circa 52
27 Luglio: Porto Vecchio – Bonifacio: circa 26 km
Pochi chilometri a sud di Porto Vecchio,
al termine della strada più scorrevole che
abbiamo percorso, si trova la città di
Bonifacio, con il suo porto naturale e, in
alto, la cittadella, edificata su una
spettacolare falesia di calcare bianco a
picco sul mare. Questa è la vera
caratteristica ed attrazione della città,
che la rendono riconoscibile a chi vi
giunge dal mare. Le omonime Bocche,
un breve tratto di mare, a quanto
abbiamo visto, molto agitato, dove
sorgono quelle due perle che sono le
isole di Cavallo e Lavezzi, la separano
dalla Sardegna e dall’Arcipelago della
Maddalena, ben visibili ad occhio nudo.
Ci dedicheremo alla visita della città
domani. Oggi gita in barca alla Bocche
di Bonifacio e sole e snorkeling nella
stupenda isola di Lavezzi. Infatti, dopo
alcune difficoltà nel trovare parcheggio
(ci posizioniamo in un posteggio dove si
pagano circa 7 euro oltre le 5 ore di
sosta),
veniamo
immediatamente
agganciati da una venditrice di una
delle quattro compagnie di traghetti del
luogo. Ci propone, al prezzo di 35 Euro a
testa, un’uscita in barca che ci
permetterà di ammirare dal mare
Bonifacio e la sua falesia fino a Capo
Pertusato, alcune grotte e faraglioni e le
isole di Cavallo
e Lavezzi. Su
quest’isola - è
questa la cosa
che
mi
interessa
maggiormente
potremo
sbarcare
e
restare
per
tutta
la
giornata.
Le
navi effettuano
un
servizio
continuo: una
corsa ogni ora,
dalla mattina al
tardo
pomeriggio
(18.30
circa).
Con il biglietto
acquistato
Bonifacio vista dal porto
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abbiamo diritto
ad un’andata
ed un ritorno a
piacere, oltre al
parcheggio
gratuito in uno
dei
posteggi
riservati
ai
clienti. Poiché i
primi minuti di
sosta nel nostro
parcheggio
sono
gratuiti,
prontamente
spostiamo
l’auto dove ci
viene mostrato.
Prendiamo con
noi
gli
ombrelloni e ci
riforniamo
di
cibo
e
bevande
al
Bonifacio e la sua falesia, viste dal mare.
supermarket
vicino al porto. Parte di una riserva naturale, Lavezzi è un isola selvaggia, priva di qualsiasi struttura
turistica (hotel, ristoranti, bar…), al contrario della sua “sorella” Cavallo, nota per le stupende ville di
proprietà della ricca borghesia ed accessibile solo a chi dispone di un mezzo proprio. Gli unici
segni di civiltà che si possono osservare sull’isola sono: il faro, una casetta di cui ignoriamo l’uso, il
piccolo cimitero dove riposano le vittime del naufragio della Semillante (1855) – che trasportava
soldati francesi a Sebastopoli, per la guerra di Crimea – ed un piccolo obelisco su uno scoglio, forse
eretto in ricordo del naufragio.
Lavezzi è una splendida isoletta, piena di insenature e piccole spiagge, che appare come un
ammasso di enormi ciottoli gettati nel mare. Le rocce, che non si elevano più di una decina di
metri sul livello del mare, creano un paesaggio quasi fantastico, soprattutto se viste nella luce del
tardo pomeriggio. Non fatichiamo a vedere scheletri di dinosauri o enormi teste di tartaruga.
Arrivando
al
mare, i massi
creano
un
habitat
ideale
per la flora e la
fauna
sottomarina, qui
più ricca che
altrove. Il posto,
con le sue acque
cristalline,
è
ideale per fare
snorkeling
o
immersioni.
La
pesca è vietata.
Mentre, a quanto
vediamo, non lo
è l’attracco delle
Isola di Lavezzi
barche private.
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Giunti sull’isola,
il mare torna
ad
essere
tranquillo,
dopo le onde
incontrate
lasciando
il
porto
di
Bonifacio.
L’isola
è
frequentatissim
a
(il
che
sembra
inconcepibile
per una riserva
naturale)
ed
abbiamo
qualche
difficoltà
nel
trovare
uno
spazio comodo
e lontano dalla
calca.
Il
suggerimento è
quello
di
posizionarsi
dove si riesce e
successivamen
te, comunque,
di girare l’isola,
percorrendone
i sentieri, per
ammirare
l’ambiente
e
trovare,
magari,
un
posto migliore.
Ci
tuffiamo
quasi
subito
con maschera
e
boccaglio.
Vicino a riva la
flora e la fauna
sono
sviluppate.
Isola di Lavezzi
Posso nuotare
in pochi centimetri d’acqua caldissima. Quasi sfioro con il corpo le piante che ricoprono le rocce
ed i pesci che, per nulla intimoriti, nuotano ad una spanna da me. Vediamo una stella marina
rossa. Quando ci si allontana da riva, “voliamo” sospesi su 5-6 metri di acqua vedendo
chiaramente il fondo. Trascorre quasi un’ora prima di tornare sotto gli ombrelloni, ma ci siamo
appena accorti del tempo che è passato.
Ci imbarchiamo per il ritorno verso le sei, dopo aver gironzolato per l’isola e con qualche difficoltà
nel ritrovare l’attracco (perdiamo l’orientamento). Prima di arrivare al porto la nave ci conduce a
visitare le coste di Cavallo e la falesia di Bonifacio con le sue grotte. Stando nella parte coperta
della barca vediamo molto poco ma evitiamo di essere letteralmente lavati dagli spruzzi di acqua
che la nave solleva, soprattutto a prua, scontrandosi con le poderose onde delle bocche.
Ripensandoci avrei preferito bagnarmi ma avere una migliore visuale, ma è la stanchezza di una
giornata trascorsa al sole che mi ha impedito di cercare un posto migliore sulla barca.
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Torniamo a Porto Vecchio. Ceniamo con un piccante Doner Kebab, preparato come lo fanno
nelle nostre città. E’ un po’ pesante ma, almeno, il nostro portafoglio non ne soffre.
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GIORNO 10 - 28 Luglio, mercoledì:
* Bonifacio – * Scala del Re d’Aragona - * Cap Pertusato
Chilometri percorsi in auto: circa 52
28 Luglio: Bonifacio – Cap Pertusato: 5,6 km
La falesia di Bonifacio e la strada verso Cap Pertusato (il faro in lontananza).
Dobbiamo decidere:
giornata di sole e mare
in una delle celebrate
spiagge
attorno
a
Porto
Vecchio
(sul
nostro
itinerario
avevamo
segnato
Plage
de
Palombaggia) o visita
a Bonifacio che, il
giorno
precedente,
avevamo avuto modo
di ammirare solo dal
mare. Dopo il bagno di
sole
di
Lavezzi
scegliamo la seconda.
Per evitare il costo del
parcheggio,
questa
volta lasciamo l’auto
ad
un
paio
di
chilometri dal porto, in
uno spiazzo lungo la
strada.
Dal porticciolo, dove
un
enorme
veliero
dallo scafo nero e
lucido fa bella mostra
di
sé,
una
strada
ripida
giunge ad una
panoramica
balconata sul
bordo
della
falesia,
all’ingresso
orientale della
cittadella. Da
qui ammiriamo
le bocche di
Bonifacio e le
vicine
coste
della
Sardegna.
Entriamo nella
città vecchia,
con il suo sali e
scendi di viuzze
piene di localini
e negozi di
souvenir
per
turisti. Gli unici
prodotti che mi
sembrano
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Bonifacio: il camminamento della Scala del Re d’Aragona
scavato nella roccia
caratteristici e interessanti sono quelli in
sughero (es. il vasellame). Anche il corallo è
molto venduto. Tra i prodotti tipici
vendutissimi in Corsica, ci sono i coltelli. Ma,
anche qui, è difficile distinguere quanto
rivolto ai turisti in cerca di un ricordino da
quanto qualitativamente all’altezza.
Nella parte occidentale della cittadella,
quasi nascosto, troviamo l’accesso alla
Scala del Re d’Aragona (2 Euro e
cinquanta), una ripida scala scavata nella
falesia che porta sino al mare.
La leggenda narra che il Re di Aragona,
Alfonso V, durante un assedio a Bonifacio,
abbia fatto costruire nottetempo questa
scala per sorprendere gli assediati, non
riuscendo nel suo intento solo grazie
all’intervento delle donne a guardia della
città. In realtà il percorso esiste sin dalla
preistoria e sfrutta una spaccatura naturale
che, nei secoli, è stata ampliata e resa più
agevole.
Il percorso che scendiamo (costituito dalla
scala e da un tratto in piano), a picco sul
mare, è spettacolare e, sebbene sia quasi
sempre protetto, regala anche qualche
brivido. L’ultimo tratto, non protetto ma
sicuro, conduce ad una piccola grotta,
dove un temerario si tuffa. Camminando
sfioriamo la parete bianca con la mano. La
roccia è friabile e stratificata. Il vento ed il
mare continuano ad eroderla con pazienza e tenacia.
Risaliamo di fretta per mettere alla prova il nostro fiato.
Nelle vie della città, durante le ore più calde, mangiamo un panino ed una crepe per strada, poi
ci sediamo all’interno di un bar dove consumiamo una pinta ristoratrice di Pietra. La birra ci
annebbia un po’ la testa. Forse è quello che ci vuole per farci sopportare il sole: vogliamo
percorrere il panoramico percorso a piedi che conduce, in cima alla falesia, al faro di Cap
Pertusato (11,2 chilometri andata e ritorno). Il sentiero, praticamente sempre in piano, parte
dall’ingresso orientale della cittadella e corre tra arbusti regalando un panorama stupendo sulla
falesia e sulle bocche di Bonifacio. Volendo è possibile scendere dalla falesia in alcuni punti, per un
bagno rinfrescante. Giungiamo a Cap Pertusato, punto più meridionale dell’isola corsa e
belvedere d’eccezione a pochi metri dal vecchio faro: se ne incontra uno più recente sulla strada
che porta al capo. Decine di omini (piramidi di pietre e sassi, solitamente usate in montagna per
segnare i sentieri), costruiti dai turisti, riempiono l’area a fianco del vecchio faro.
Cap Pertusato: panorama sulle bocche di Bonifacio
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Ritorniamo all’auto un po’ stanchi e assetati. Sulla strada per Porto Vecchio troviamo un centro
commerciale dove ci approvvigioniamo per la cena. Baguette, Roquefort e salumi fanno al caso
nostro.
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GIORNO 11 - 29 Luglio, giovedì:
Bastia - RITORNO
Chilometri percorsi in auto: circa 143 in Corsica, circa 160 in Italia.
29 Luglio: Porto Vecchio – Bastia: circa 143 Km
Salutiamo Porto
Vecchio e ci
lanciamo sulla
veloce strada
che si dirige a
Bastia.
Il
percorso
ci
regala ancora
qualche
emozione.
Il
mare
alla
nostra destra e
le
montagne
lontano
alla
nostra sinistra.
La
costa
orientale della
Corsica
è
caratterizzata
da
un’ampia
zona
pianeggiante,
dove trovano
posto
vigneti
ed
altre
colture.
Pranziamo con
quanto
avanzato dalla
sera prima, in
uno
spiazzo
lungo la strada,
in riva al mare,
alla periferia di
Bastia.
Una
barca a pochi
metri
dalla
costa
porta
alcuni sub ad
esercitarsi nelle
immersioni.
Arrivati all’imbarco ci aspettano alcune lunghe ore sotto il sole, in attesa del traghetto in ritardo.
Carichiamo l’auto. Il nostro viaggio è arrivato alla sua conclusione.
E’ stata una bella vacanza. Sono poche le cose che, col senno di poi, avrei evitato. Molte invece
le cose che suggerisco a chi ha intenzione di fare una vacanza itinerante come la nostra.
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CONSIGLIO
- Cap Corse. Strada costiera (Bastia-Pino-St-Florent). Specie il tratto Pino-St-Florent.
- Ile Rousse. Bagno attorno alla Ile de la Pietra.
- Trenino della Balagne (Ile Rousse-Calvi).
- Golfo di Porto. Calanques. Tratto di strada Porto-Piana. Gita in barca fino a Capu Rossu.
- Alta Rocca. Tratto di strada (D368, da Zonza a Porto Vecchio). Passo Bocca d’Illarata. Escursione
alla cascata Piscia de Gallo.
- Bonifacio. Visita della cittadella. Scala del Re d’Aragona. Escursione a piedi al faro di Cap
Pertusato.
- Bonifacio. Gita in barca alle bocche sino all’arcipelago di Lavezzi e Cavallo. Sole ed immersioni
sulle spiagge e sulle rocce di Lavezzi.
SCONSIGLIO
- Ajaccio e golfo omonimo. Pernottamento, specie se si dispone di un auto, e mare.
AVREI VOLUTO FARE…
- Attraversamento del Desert des Agriates.
- Escursione a piedi attraverso le Calanques.
- Gita alla Reserve Naturelle de Scandola.
- Evisa. Foret de Aitone.
- Escursione in prossimità delle Aiguilles de Bavella.
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