L’OMS ha chiesto di investire almeno un miliardo e mezzo di dollari solo per gestire la fase di pre-allerta.In Italia pronto il “Piano influenza”ma,rivelano gli esperti, «siamo in una situazione che potrebbe sfuggire di mano dalla mattina alla sera» SALUTE Influenza aviaria Se esplode l a PA N D E M I A l segnale di allerta arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: i governi si preparino a fronteggiare una pandemia causata dal virus dell’influenza dei polli. Pandemia, indica il dizionario, è un’epidemia che si estende senza limiti di continente. Storicamente, si tratta di un evento abbastanza raro se si considera che le uniche pandemie documentate sono quelle del secolo scorso, dalla Spagnola del 1918 alla febbre di Hong Kong del 1968, passando per l’Asiatica del 1957. Gli effetti però sono catastrofici perché può trat- I T. Zheng/Photocome/ROPI/Iberpress Gaetano Prisciantelli MAGGIO 2005 • 21 SALUTE tarsi di ceppi virali spietati, che fanno decine di migliaia di morti. Una buona ragione per impegnarsi sul serio, creando un coordinamento internazionale anche per la ricerca del vaccino. Facendo i conti in tasca ai governi, l’OMS suggerisce di mettere da parte il cinque per cento di ciò che già spendono annualmente per fronteggiare l’epidemia di influenza per accelerare la ricerca di un nuovo vaccino. Come afferma il dottor Klaus Stohr, responsabile del Programma influenza dell’OMS, significa mettere a disposizione della ricerca 1,4 miliardi di dollari, sufficienti a gestire la fase attuale, definita “di allerta”. Identificato nel 1997 con la sigla H5N1, il virus dell’influenza aviaria ha colpito finora 69 persone facendo 49 morti tra Cambogia, Tailandia e Vietnam (il dato, fornito dal ministero della Sanità, è aggiornato all’11 marzo). Gli esperti tranquillizzano, perché in tutti questi casi il contagio è avvenuto da animale a persona. Perché il virus arrivi a trasmettersi da persona a persona, generando una pandemia, dovrebbe avvenire una particolare mutazione genetica, nel qual caso ci troveremmo a fronteggiare un virus sconosciuto, potenzialmente molto potente e capace di propagarsi e uccidere milioni di persone. Ciò potrebbe avvenire nel giro di poche settimane, vale a dire meno del tempo che serve per produrre un nuovo vaccino. Il “salto di qualità” del virus dipende dalla sua attitudine a mutare la composizione genetica o, per impiegare il termine più appropriato, a “riassortirsi”. Quando vengono a contatto con l’organismo ospite, i virus penetrano nelle cellule per riprodursi e in questa fase possono incontrare altri virus ed effettuare quello scambio di geni che dà vita a nuovi ceppi. L’incrocio non avviene però tra qualsiasi tipo di virus influenzale. Sono tre le grandi famiglie di virus (sierotipi), A, B e C; mentre le ultime due colpiscono solo l’uomo, la prima è versatile e per questo consente il mescolamento tra forme animali e umane. Al sierotipo A appartengono, infatti, sia i virus delle pandemie del secolo scorso che il ceppo di influenza che oggi fa strage negli allevamenti del Sudest asiatico. Se incrociato con una variante 22 • MAGGIO 2005 Le tre condizioni per l’esplosione di una pandemia 1 Deve emergere un sottotipo virale nuovo, verso cui la popolazione abbia scarse difese. 2 Il nuovo virus deve essere in grado di infettare gli esseri umani. 3 Deve essere capace di diffondersi facil- mente (starnuti, tosse, strette di mano). Una pandemia è un evento estremamente straordinario perché dipende dalla coincidenza di tre condizioni particolari. L’attuale preoccupazione relativa al virus H5N1 è dovuta al fatto che soddisfa pienamente le prime due condizioni perché è sconosciuto alla storia delle epidemie ed è pericoloso per l’uomo. È impossibile prevedere se e quando si verificherà la terza condizione. D. FracchiaIberpress Il virus H5N1 umana, quest’ultimo potrebbe dare vita a un ceppo altrettanto virulento per l’uomo. Per scongiurare il riassortimento letale, quindi, è utile azzerare ogni possibilità di contagio uomo-animale, che è alla base del meccanismo di produzione di virus misti. Rita Pasquarelli, direttore dell’Unione nazionale dell’avicoltura, assicura che il nostro paese è sotto controllo, sia per gli alti standard sanitari degli allevamenti che per la preferenza dei consumatori per il prodotto fresco e locale. «Noi – spiega – siamo largamente autosufficienti, produciamo il 108 per cento di quello che consumiamo, riusciamo quindi ad esportare». La circolazione del virus, tuttavia, sembra inarrestabile. «I virus influenzali – spiega Stefano Marangon, Direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie – persistono in natura nei volatili selvatici, in particolare negli anatidi (anatre e affini)», che sembrano perfettamente immuni dal virus e, migrando da un continente all’altro, lo diffondono ovunque. Tra il 1999 e il 2000 in Italia sono stati eliminati o morti per causa diretta dell’influenza aviaria sedici milioni di volatili, per 100 milioni di euro in risarcimenti agli agricoltori. Come apprendiamo dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che è il centro di riferimento sull’influenza aviaria per l’Organizzazione mondiale per la sanità animale (OIE), a partire dal 1997 i casi sono aumentati costantemente e il virus ha colpito pesantemente anche paesi come l’Olanda (31 milioni di volatili) e il Canada (19 milioni di volatili). Scenari ed evoluzione dei virus Secondo Antonio Cassone, direttore del Dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità, per capire bene il problema non bisogna mai perdere d’occhio la tendenza, tipica dei virus dell’influenza, a evolversi continuamente, mutando la combinazione tra gli otto segmenti di RNA che ne compongono la struttura genetica. Per osservare gli scenari possibili, gli scienziati si servono di un parti- Granata Una circolazione che sembra inarrestabile Il virus dell’influenza aviaria ha colpito finora 69 persone facendo 49 morti colare programma di bioinformatica che misura la capacita evolutiva di una sequenza e calcola le possibili combinazioni tra il virus animale e quello umano. Probabilmente alcune delle combinazioni ipotizzate dal computer si sono già verificate nella realtà, senza produrre particolari effetti sulla salute, dal momento che molte danno vita a strutture innocue o difficilmente trasmissibili perché poco agili, quindi destinate a soccombere. La Corea del Nord accetta la collaborazione internazionale TALE È L’EMERGENZA rappresentata dal virus, che persino il regime nordcoreano ha deciso di allentare il suo rigido isolamento, accettando la collaborazione internazionale per affrontare la situazione. Alla fine di marzo il governo di Pyongyang ha ammesso che l’epidemia aveva colpito tre allevamenti proprio nella capitale, senza tuttavia contagiare alcuna persona. Immediata è stata la mobilitazione delle organizzazioni internazionali. Il 4 aprile scorso la FAO ha conferma- to, grazie alle segnalazioni dei suoi esperti recatisi sul posto, che a causare la morte di migliaia di volatili era stato un virus del tipo A e del sottotipo H 7 (diverso, quindi, rispetto al tipo N1H5, che è quello più diffuso). L’interesse della FAO nella vicenda è particolarmente giustificato dal fatto che in Corea del Nord è alta la quota di popolazione costantemente denutrita (otto milioni su 22,5 milioni) e l’allevamento dei polli, raddoppiato dal 1997 oggi, rappresenta una opportunità irrinunciabile per arricchire la dieta dei nordcoreani. MAGGIO 2005 • 23 SALUTE Un meccanismo a slot-machine che forma una quantità di combinazioni a vuoto, fino all’evento decisivo, che in questo caso è decisamente spiacevole perché determina la creazione di un ceppo virale che incarna al tempo stesso la violenza del virus animale e la trasmissibilità di quello umano. L’impegno dell’Istituto Superiore di Sanità, in particolare, è di predisporre metodi di diagnosi e terapie, nell’ambito del Piano Influenza del ministero della Salute, sviluppato nel solco di un’azione globale coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come riferisce Roberto Bertollini, direttore dell’Ufficio regionale Salute e Ambiente dell’OMS per l’Europa, l’organizzazione delle Nazioni Unite coordina una rete mondiale di iniziative di studio che si occupa anche del monitoraggio costante dei virus, in modo da poter fornire ai laboratori di ricerca un quadro aggiornato e fedele della situazione. VIRUS INFLUENZALI Granata Cosa significa la sigla H5N1 24 • MAGGIO 2005 La lotta conto il tempo. Identikit dei virus e prototipi dei vaccini Sul fronte della prevenzione, la strategia adottata dalle autorità può apparire bizzarra, se non si tiene conto di tutti i fattori in gioco. I laboratori stanno cercando di arrivare a un vaccino che contrasti un virus che ancora non è stato identificato. A partire dall’identikit dei virus possibili si lavora alla creazione di altrettanti prototipi di vaccino. Un’operazione che richiede mesi di tentativi e sperimentazioni di laboratorio, ai quali bisogna aggiungere il protocollo di test sulla tossicità e le controindicazioni dell’utilizzo sul corpo umano. Come hanno spiegato in una conferenza stampa i rappresentanti dell’OMS, la soluzione ideale sarebbe dotarsi al più presto di un vaccino che funzioni contro una gran varietà di ceppi virali, che possa essere prodotto rapidamente e in grandi quantità e che produca ALL’INTERNO delle tre grandi fami- glie di virus dell’influenza (indicate semplicemente con A, B e C), i virus di tipo A sono classificati a partire da due proteine situate sulla loro superficie: la neuraminidasi (NA), che ha nove sottotipi, e l’emoagglutinina (HA), di cui si conoscono almeno 15 varianti. Le proteine provocano la produzione degli anticorpi nelle cellule degli organismi ospiti e per questo sono al centro dell’attenzione dei ricercatori impegnati nella ricerca dei vaccini contro l’influenza. Il primo ceppo virale a essere classificato fu quello della spagnola, che prese il nome di H1N1, mentre il virus che causò la pandemia del 1957 prese il nome di H2 N2 , essendo determinato da due nuove proteine, mentre la variante prevalente nella pandemia del 1968 fu la H 3 N 2 . La variante H5N1, responsabile dell’influenza aviaria, è stata identificata per la prima volta nel 1997. un effetto che duri per diversi anni. Quella contro il virus è, pertanto, una vera lotta contro il tempo, che vede schierati in prima linea i laboratori che producono abitualmente vaccini contro l’influenza, come gli stabilimenti senesi della Chiron Corporation, uno dei maggiori produttori al mondo, che nelle sedi di Siena concentra le attività di ricerca, sviluppo e produzione dei vaccini. Per questo l’Oms ha coinvolto la Chiron fin dal primo momento nella ricerca di un vaccino contro la variante umana dell’influenza dei polli. Come si legge in uno studio pubblicato dalla rivista The Lancet già nel giugno 2001, i laboratori hanno impiegato la tecnica della reverse genetics; che consiste nel rimuovere dal virus «selvaggio» gli aminoacidi che ne determinano la virulenza, lasciando intatto il resante patrimonio genetico che viene incorporato Pandemie. Stragi e paure RISPETTO A UN’EPIDEMIA, una pandemia si definisce per la maggiore vastità della sua diffusione. La storia delle pandemie non è antichissima, perché solo a partire dal Novecento la scienza è riuscita a ricostruire con certezza le condizioni di origine e di diffusione delle pandemie. Il virus dell’influenza di tipo A è stato isolato solo nel 1934 e il primo vaccino risale agli anni ‘40. 1918 Il peggiore episodio di pandemia influenzale che si ricordi è la “Spagnola”, che circolò tra il 1918 e il 1919. Il virus colpì almeno una persona su cinque e uccise tra i 20 e i 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ropi/Iberpress 1957 in un vettore. Questo nuovo virus subisce quindi un passaggio in una coltura cellulare, una purificazione ed è quindi riprodotto in uova. In questo modo si è arrivati a vaccini che si mostrano efficaci verso diversi ceppi del virus H5N1. L’attuale lavoro su quel virus potrebbe non essere comunque la soluzione definitiva alla pandemia perché, come spiega Ada Minutello, responsabile per la ricerca clinica dei vaccini influenzali della Chiron, non si può escludere che possa emergere un nuovo virus pandemico. Un recente studio ha dimostrato che il vaccino anti H5N1 combinato con l’adiuvante MF59 è in grado di proteggere verso diverse varianti altamente patogene del virus: questo è sicuramente un notevole passo in avanti pìerché potrebbe favorire la scelta di sviluppare in fase pre-pandemica degli stocks di vaccino che sia efficace contro numerose varian- I laboratori stanno cercando di arrivare a un vaccino che contrasti un virus ancora non identificato Probabilmente l’impiego dei vaccini avrebbe mitigato gli effetti dell’influenza asiatica del 1957, che fece oltre un milione di vittime. Tuttavia, l’impiego delle conoscenze disponibili permise di contenerne gli effetti. La pandemia impiegò otto mesi per fare il giro del mondo. 1968 Grazie alle esperienze maturate negli anni precedenti, l’influenza di Hong Kong fece il giro del mondo lasciandosi alle spalle un numero di vittime assai inferiore rispetto al passato. L’OMS stima che le vittime della pandemia di Hong Kong e della pandemia asiatica, insieme, fecero un milione e mezzo di morti. In termini economici, il costo totale fu di 32 miliardi di dollari. 1976 È l’anno della paura. Negli Stati Uniti viene isolato il virus dell’influenza suina, che gli scienziati giudicano troppo somigliante a quello della Spagnola. Il presidente Gerald Ford stanzia 135 milioni di dollari per l’acquisto di 200 milioni di dosi di vaccino, 40 milioni si vaccinano, ma non si verifica alcuna epidemia. 1997 L’influenza aviaria uccide sei persone a Hong Kong. MAGGIO 2005 • 25 INFLUENZA AVIARIA Le domande più frequenti OLTRE AGLI UCCELLI SELVATICI, che fungono da serbatoio del virus, quali altre specie animali possono essere contagiate? E in che modo? Tra i volatili più colpiti ci sono polli, tacchini, anatre e quaglie, ma possono essere infettati sporadicamente mammiferi come suini, equini, balene, foche , tigri e l’uomo. Il virus si replica nel tratto respiratorio e in quello intestinale e viene eliminato attraverso le secrezioni respiratorie e le feci. L’infezione si trasmette attraverso il contatto con questi materiali o con acqua contaminata dagli stessi. Come si manifesta negli animali? Il quadro clinico varia in relazione alla specie colpita e al sottotipo virale responsabile dell’infezione. Di solito negli uccelli selvatici non ci sono sintomi, ma negli uccelli domestici i sottotipi H5 ed H7 possono causare epidemie (epizoozie) devastanti ad elevata mortalità. Come può infettarsi l’uomo? Il passaggio all’uomo è un evento raro e difficilmente seguito da trasmissione interumana (finora, solo un caso probabile). Tutti gli episodi segnalati si riferiscono a soggetti che avevano avuto contatti diretti e stretti con animali infetti. Quali sono i sintomi nell’uomo? Possono variare da una lieve sindrome simil-influenzale a patologie più gravi, quali difficoltà respiratorie, polmoniti, con complicanze anche letali. Nei casi gravi la mortalità è attorno all’80 per cento. Le infezioni da virus H7 sono in genere associate a infezioni oculari come la congiuntivite. Esistono farmaci e terapie efficaci? I farmaci antivirali più efficaci per il trattamento e la prevenzione dell’influenza aviaria nell’uomo appartengono alla classe dei cosiddetti “inibitori della neuraminidasi”: zanamivir e oseltamivir, ambedue registrati in Italia, anche se poco commercializzati. Altri farmaci attivi nei confronti di virus di tipo A sono i cosiddetti “inibitori della M2”: amantadina e rimantadina. Di questi solo la prima è commercializzata in Italia, ma i virus H5N1 risultano resistenti a questa classe di antivirali. I farmaci antivirali, utili in terapia, non basterebbero, da soli, a contrastare una pandemia. Non esistono prove di trasmissione dell’infezione attraverso il consumo di carne e uova. In ogni caso, il virus aviario viene completamente distrutto con la cottura degli alimenti. Fonte: Antonio Cassone,Direttore del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità 26 • MAGGIO 2005 D. Fusaro/Ag.Sintesi Quali precauzioni occorre adottare nel consumo di carni avicole e di uova? SALUTE Il Piano Influenza in Italia Per quanto riguarda l’Italia, il Piano Influenza è stato creato nell’ambito del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del ministero della Salute, che tutti indicano con la sigla CCM. Al suo interno, il Gruppo influenza e pandemie influenzali è coordinato da Pietro Crovari, professore di Igiene e medicina preventiva all’Università di Genova e direttore del Centro interuniversitario di ricerca sull’influenza. Lo stato di avanzamento del Piano è notevole, le regioni hanno già fatto la loro parte, indicando le strutture ospedaliere che sarebbero mobilitate a fronteggiare le fasi dell’emergenza; è in dirittura d’arrivo il piano delle vaccinazioni, con l’individuazione delle categorie a rischio. Tuttavia, Crovari non nasconde la sua preoccupazione. «Siamo in una situazione che potrebbe sfuggire di mano dalla mattina alla sera», dice, e spiega che per questo l’I- Avere già a disposizione un vaccino in grado di proteggere da diversi ceppi del virus dei polli è un notevole passo in avanti talia ha opzionato 25 milioni di dosi, in modo da poter coprire quasi la metà della popolazione (la Spagnola, in un’epoca in cui i virus erano praticamente sconosciuti alla scienza, colpì fino al 20 per cento della popolazione). L’emergenza, tuttavia, è globale e l’efficienza di un solo paese non basta. Come precisa Stohr, «per quante dosi di vaccino riusciamo a produrre, non ce ne sarà mai abbastanza per l’intera popolazione mondiale. Attualmente possiamo prevedere di ottenere 300 milioni di dosi in un anno, ma possiamo spingerci anche a produrne 900 milioni se le cose vanno alla perfezione. Questo però richiederebbe un anno di tempo, mentre l’esperienza del 1957 dimostra che il virus può fare il giro del mondo in sei mesi soltanto. Quindi, possiamo escludere di affidarci completamente al vaccino», anche perché attualmente il 90 per cento è prodotto all’interno di soltanto nove nazioni. Ciò lascia ampio spazio allo sviluppo di politiche di prevenzione alternative, come il monitoraggio, la diagnosi e l’informazione alla popolazione, che consentirebbero di chiudere tempestivamente scuole, luoghi di lavoro e di ritrovo nel momento stesso in cui dovesse rivelarsi utile per limitare il contagio. www.oie.int/eng/Avian_Inf_2005/home.htm Conferenza scientifica internazionale sull’influenza aviaria dell’OIE e della FAO, Parigi, 7-8 aprile 2005. www.ccm.ministerosalute.it/ Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive. Ropi/Iberpress ti del virus. «Nel caso della pandemia, ci aspettiamo più ondate, e non è verosimile che la prima possa essere fronteggiata con un vaccino già disponibile. Infatti, mentre il virus muta in continuazione, i tempi di produzione restano invariati. Vale a dire, almeno quattro o cinque mesi, salvo imprevisti. La predisposizione di un piano di azione, quindi, è importante tanto quanto il potenziamento delle attività di ricerca». MAGGIO 2005 • 27