REVERSE ENGINEERING DA ACQUISIZIONI OTTICHE 3D: APPLICAZIONI ALL’ANALISI DI SCENE DEL CRIMINE G. Sansoni (1), M. Trebeschi (1), F. Docchio (1), Cristina Cattaneo (2) (1) Optolab, Laboratorio di Optoelettronica, Università degli Studi di Brescia Via Branze, 38, 25123 Brescia BS [email protected] (2) Laboratorio di Anatomia ed Odontologia Forense Istituto di Medicina Legale, Milano The paper presents the use of optical 3D instrumentation for contactless acquisition of crime scenes. The high potential of non-contact optical 3D instruments is highlighted in three different situations. 1. Introduzione L’analisi di scene del crimine è un insieme di procedure complesse che ha recentemente subito uno sviluppo radicale grazie al contributo di tecnologie che derivano da discipline diverse e complementari. L’obiettivo di queste tecniche sta nella necessità di produrre, dalla analisi della scena, la massima mole di informazione utile nelle successive fasi investigative, con la minima invasività rispetto all’integrità dei dati stessi [1]. Da questo punto di vista l’approccio tridimensionale all’analisi si suppone che possa costituire uno sviluppo fondamentale per una ricostruzione più accurata e ricca di informazioni, senza le limitazioni che derivano dall’uso di tecniche derivate da riprese bidimensionali (photo-stitching). I digitalizzatori 3D rappresentano strumenti ideali per l’acquisizione delle scene direttamente in tre dimensioni, come risulta dalle ormai innumerevoli applicazioni in ambito industriale, culturale e biomedicale [2-3]. In questo lavoro, nel quadro di una collaborazione con la Polizia di Stato, esperti in criminologia e medici legali, viene esplorata l’applicazione di strumenti di acquisizione 3D in casi di indagine tipici delle scienze forensi, al fine di verificarne la fattibilità di utilizzo, e di evidenziarne i vantaggi. 2. Digitalizzatore ottico e metodi di misura Per le misure su scene del crimine e in sala anatomica è stato utilizzato un digitalizzatore commerciale (Konica Minolta Vivid 3D, mostrato in Fig. 1.) Lo strumento è basato sul principio di misura della triangolazione attiva e utilizza una lama di luce coerente come unità di proiezione e una telecamera CCD come unità di rivelazione. Il contorno 3D della superficie sotto test è derivato per triangolazione dalla forma dell’immagine di ogni lama di luce diffusa dall’oggetto. L’intera area di misura è acquisita in 2,5s (0,3s in FAST MODE) e viene convertita in un reticolo di 300.000 vertici (collegati). Viene creata una mesh poligonale per aumentare i dettagli ed eliminare ambiguità geometriche. Contemporaneamente all’acquisizione della forma 3D, viene acquisita anche una immagine a colori a 24 bit da parte della stessa camera CCD. Il processo di elaborazione ed elaborazione dei dati comprende le Figura 1: Il seguenti fasi: digitalizzatore ottico • Acquisizione delle nuvole di punti con misure multiple da diverse angolazioni; • Registrazione multivista con allineamento delle immagini in un unico sistema di riferimento; • Creazione di mesh di triangoli con integrazione in un modello che comprende l’informazione sulla contiguità topologica mediante tassellatura; • Editing del modello poligonale. La Tabella 1 mostra i valori dei parametri di misura utilizzati. Setup FOV (mm) WD (mm) Zrange (mm) Rz (mm) Wide 1000x1000 2000 1000 0.65 Middle 600x450 1000 500 0.3 Tele 140x100 600 200 0.13 Tabella 1: Valori tipici del parametric di misura. FOV: Campo visivo, WD: Distanza di lavoro, Zrange: Range di misura rispetto alla lente di uscita, Rz: Risoluzione di misura 3. I casi di studio Il digitalizzatore è stato utilizzato per effettuare l’acquisizione di numerose scene del crimine crimine. Di queste, ne vengono presentate tre a titolo esemplificativo. La prima scena acquisita è stata un omicidio simulato, organizzato dalla Polizia Scientifica nel quadro del Progetto Italiano “Crime Lab 2006”. La seconda è stata una scena del crimine reale (ritrovamento di cadavere sepolto sedici anni orsono). Entrambe queste prime due scene sono state acquisite “in campo”, in collaborazione fattiva con il personale della Polizia e e medici forensi, e dunque nelle condizioni operative critiche di una vera analisi della scena. La terza scena è stata acquisita in sala autoptica, per ricostruire mediante acquisizioni 3D la dinamica di un omicidio e verificare la possibilità di identificare l’arma del delitto. 3.1 La scena del crimine simulata Figura 2: Modello 3D della vittima (incluso colore) Figura 3: esempio di misure di distanza sul modello 3D La scena del crimine simulata è stata allestita dalla Squadra Mobile di Bologna allo scopo di preparare un filmato didattico, e la sua dinamica comprende un omicidio della padrona di una villa nel suo salotto dopo cena, effettuato dall’assassino con un tagliacarte dopo ripetuti tentativi di uccisione con una pistola. La scena conteneva diversi indizi collocati dai professionisti della Polizia Scientifica e medico-legali, seguendo protocolli investigativi consolidati. Grazie alla loro esperienza, siamo stati in grado di localizzare le evidenze più significative e acquisirle. L’elemento centrale della scena è la vittima, Figura 4: Particolare della ferita sul seno rappresentata in Fig. 2, la cui misura è stata della vittima effettuata utilizzando le tre diverse configurazioni del digitalizzatore in Tabella 1, e ottenendo, con il setup WIDE, i modelli 3D del corpo. Questo setup è stato utilizzato per ottenere alcune misure dimensionali su parti di esso (aree e perimetri), mostrati in Figura 3. Gli altri due sono stati utilizzati per ottenere misure di dettagli del corpo con risoluzione più elevata, come nel caso della ferita sul seno della vittima (Figura 4), e altri dettagli quali, ad esempio l’arma del delitto e le chiazze di sangue sulla moquette. Un particolare di indubbio interesse ai fini della successiva ricostruzione forense, è il dettaglio del foro di ingresso di uno dei proiettili su un libro posto nella libreria sulla parete dietro la vittima, che permette di ricostruire, senza necessità di toccare il reperto, sia il calibro del proiettile sia la direzione di ingresso dello stesso, e dunque la provenienza dello sparo (Figura 5). L’acquisizione dell’intera scena e dei particolari ha richiesto meno di un’ora di lavoro. La successiva elaborazione è stata effettuata in laboratorio. 3.2 La scena del crimine reale La seconda scena analizzata è quella del ritrovamento di un cadavere sotterrato sedici anni or sono in un bosco nella pianura milanese, e ha costituito un significativo esempio di misura in ambiente reale. E’ da notare che, contrariamente al caso simulato, qui l’acquisizione 3D doveva essere effettuata in un tempo sufficientemente breve da non ostacolare o Figura 4: Rappresentazione 3D dell'area ritardare le attività degli investigatori e dei che circonda il foro di proiettile tecnici della Polizia Scientifica e doveva poter operare l’acquisizione con completezza e dovizie di particolari, al fine di “congelare” la scena prima dell’inevitabile alterazione della stessa in fase di riesumazione del cadavere. Figura 6: Il cadavere nella fossa Figura 8: La mesh 3D del cadavere Figura 7: Fotografia del teschio Figura 9: La ricostruzione 3D del teschio La scena è stata acquisita in due fasi: la prima con il corpo (avvolto in una tela cerata) ancora intatto nella zona del ritrovamento (si noti il teschio danneggiato dallo scavatore), la seconda a seguito della rimozione della tela e del terriccio che lo avvolgeva. Le Figure 6-9 mostrano alcuni dettagli della scena, di cui le prime due in fotografia e le seconde come Mesh 3D delle riprese. Anche in questo caso il digitalizzatore è stato utilizzato nei diversi setup di Tabella 1, per consentire la contemporanea acquisizione di immagini ad alto range e di immagini ad alta risoluzione 3.3 L’analisi di corpi contundenti e match con le ferite in un caso di omicidio Le riprese soino state qui effettuate in sala autoptica, presso l’istituto di medicina legale dell’Università di Milano, sul cadavere di una donna (in Figura 10 è mostrata la ripresa 3D del viso) uccisa con un corpo contundente ritrovato nelle vicinanze. Il corpo e le ferite sono state riprese al solito con diversi setup dello strumento, per le ragioni già citate. Nella Figura è indicata una delle ferite che hanno causato la morte della donna. Fig. 10: Modello 3D del volto della vittima Figura 11: Modello 3D della possibile arma del delitto (misure in mm) Contestualmente è stata effettuata la ripresa di un tubo metallico, possibile arma del delitto (Fig. 11), e un raffronto tra quest’ultimo e la ferita in un ambiente 3D ha permesso di confrontare la forma del tubo con la morfologia della ferita, operazione che ha permesso di accertare la plausibilità dell’ipotesi che il tubo sia stato effettivamente l’arma del delitto 3. Conclusioni In conclusione, l’applicazione dell’acquisizione ottica e della modellazione tridimensionale si è dimostrata particolarmente efficace come strumento di analisi per la patologia forense e l’antropologia criminale. I dettagli sulle scene del crimine ottenuti con queste tecniche miglioreranno senza dubbio i riscontri da esami “post mortem” e le analisi antropologiche, e aggiungeranno informazioni sull’origine delle lesioni e le modalità degli eventi delittuosi. Bibliografia [1] [2] [3] Blais F 2004. A review of 20 years of range sensors development, Journal of Electronic Imaging, 13 (1): 231-240. Sansoni G, Docchio F 2004. Three-dimensional optical measurements and reverse engineering for automotive applications. Robotics and Computer-Integrated Manufacturing 20: 359–367 James, S.H. Nordby, J.J. 2003. Forensic Science: An Introduc-tion to Scientific and Investigative Techniques, CRC Press, Boca Raton (Florida).