BREVETTI HIGH TECH… LA FINESTRA SUL FUTURO

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BREVETTI HIGH TECH… LA FINESTRA SUL FUTURO
(Autore: Vittorio Bongiovanni)
Prima di addentrarci nella "foresta" formata dai brevetti di "alta tecnologia" è necessaria una
piccola premessa storica sul termine "High Tech o High Technology".
Il termine viene utilizzato per la prima volta nel XIX secolo in Gran Bretagna per indicare
una serie di opere di ingegneria. Il termine fu poi ripreso nel XX secolo (anni '80) da un certo
Buchanan per indicare una tendenza architettonica nella ristrutturazione di alcuni famosi
palazzi dell'Inghilterra nel 1960.
Ai giorni nostri, questo termine viene utilizzato per indicare una serie di discipline o settori
industriali. Per questo il termine viene ora classificato nella sezione del lessico del XXI secolo
(vedi ad esempio in Treccani).
Una di queste definizioni recita che il termine "si applica anche alle imprese e ai settori che
effettuano investimenti rilevanti nella ricerca e sviluppo, oltre a focalizzarsi sullo
sfruttamento di applicazioni (beni e servizi), grazie a tecnologie innovative rispetto a quelle
tradizionali. Tecniche e procedimenti H.T. derivano principalmente dalla trasformazione
delle più alte conoscenze del sistema scientifico ed economico, strutturate con modalità che
consentono a dispositivi cognitivi e procedurali, spesso taciti e incorporati in organizzazioni
esistenti, di massimizzarne l’utilità produttiva o commerciale. Sono H.T. anche quelle
imprese nate dalla valorizzazione economica di risultati scientifici innovativi ottenuti in
organizzazioni di ricerca (spin off, new technologies based firms) e focalizzate sullo
sfruttamento di produzioni ad alto contenuto di conoscenza".
Partendo da questo presupposto, l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico) ha stilato una vera e propria classificazione in cui, tra i settori H.T., si possono
annoverare, in quanto ad alta intensità di ricerca e per il tasso di tecnologia incorporata, i
comparti farmaceutico, aerospaziale, medicale, strumenti ottici e di precisione, tecnologie
per l’informazione e la comunicazione, informatica, biotecnologie, nanotecnologie.
Prendendo come riferimento questa classificazione e studiando le classifiche stilate ogni
anno sul numero di brevetti concessi presentato, ad esempio, dall'Ufficio Brevetti USA si può
notare che le prime 25 posizioni sono appannaggio di aziende che, sostanzialmente,
possono essere comprese nelle classificazione H.T.
Il sito IFI Claims riporta le migliori percentuali di crescita di brevetti concessi (confronto tra il
2012 ed il 2013) di alcune aziende H.T. presenti nella top 50 del 2013:
- Covidien, +1203%
- Samsung Display, +433%
- Qualcomm, +62%
- Google, +60%
- Apple, +56%
- Taiwan Semiconductor, +44%
- Electronics and Telecommunications Research Institute, +37%
- Telefonaktiebolaget LM Ericsson, +36%
- BlackBerry (Previously RIM), +35%
Una cosa salta subito all'occhio: alcune aziende come Ericsson o BlackBerry che sembrano
trovarsi in difficoltà economiche mantengono, comunque, un "alto profilo" di ricerca con un
conseguente ricco "portafoglio brevetti" che, di fatto, può rendere più appetibile la società a
partner od acquirenti.
Un esempio dell'utilizzo strategico (per le quote di mercato) del valore del portafoglio
brevetti nel mondo High Tech è di poco tempo fa ed ha come soggetti Lenovo, Google e la
Motorola Mobility.
Meno di due anni fa Google acquisisce Motorola Mobility per 12,5 miliardi di $. Tra la fine
del 2013 e l'inizio di quest'anno Lenovo acquisisce Motorola Mobility per 2,91 miliardi di $
da Google: sembra un "flop" di Mountain View, ma tra le pieghe dell'accordo si cita il fatto
che la maggior parte dei brevetti Motorola vengono mantenuti da Google con relative
licenze già precedentemente assegnate e quindi con un valore calcolato superiore ai beni
immobili e produttivi venduti a Lenovo.
A mio modesto parere, una delle curiose e interessanti prerogative date dai brevetti di
aziende H.T. risulta essere la possibilità di osservare da una sorta di "finestra" virtuale delle
piccole schegge del futuro che ci aspetta sia nel mondo produttivo che nelle abitudini di tutti
i giorni.
Ecco alcuni esempi di queste potenziali meraviglie.
Partiamo da quella che quest'anno al C.E.S. di Las Vegas è stata una delle tecnologie
maggiormente apprezzate e in ascesa: la "3D Printing".
Brevemente, la Stampa 3D è una tecnologia di produzione che permette la creazione di
oggetti volumetrici sovrapponendo strati successivi di un dato materiale, il tutto generato su
un file tridimensionale, e basato su una tecnica nota come "stereolitografia".
Il papà della stampante 3D è Charles Hull con alcuni brevetti come US4575330 nel 1984 e
US5597520.
Per molti anni la stampa tridimensionale è stata utilizzata solo nei processi di realizzazione
di utensili, di pre-produzione, produzione finale e prototipazione in grandi aziende. Tuttavia,
i costi elevati e la scarsa efficienza ha impedito a queste stampanti di diventare un prodotto
commerciale su larga scala.
Nel medio periodo, lo scenario per la stampa 3D è destinato a cambiare: in particolare lo
sviluppo di computer ad alte prestazioni, la crescente disponibilità di risorse e servizi su
Internet (cloud e community) e l'abbassamento dei costi, stanno aprendo una vasta gamma
di nuove possibilità. In sostanza, i PC in commercio ad uso casalingo potranno già essere
adattati per "stampare" oggetti fisici.
Questo trasformerà i computer, che sono attualmente utilizzati per la creazione di contenuti,
comunicazione e archiviazione dei dati, in una fabbrica casalinga per la modellazione e
produzione di oggetti (diventeremo anche noi "degli artigiani della qualiltà"!).
Un esempio di manufatto (sinistra) prodotto con una 3D Printer
(destra) (fonte IFI Claims)
Ora la stampa 3D è stata combinata con un'altra
tecnologia molto in voga in questo periodo: il
"Liquidmetal".
In breve il Liquidmetal è uno speciale " vetro metallico"
(vedi foto sotto) plasmabile in qualsiasi forma e che
mira a diventare comune nella produzione di oggetti di nuova generazione.
credit: Liquidmetal Technologies
Quindi, grazie alla Stampante 3D ed al liquidmetal arriviamo ad una serie di brevetti che
proteggono un prodotto conosciuto da tutti e che potremmo avere in mano tra qualche mese
(anche se non è detto che ce ne accorgeremo).
Sempre da fonte IFI e USPTO è ora di dominio pubblico che la Apple ha richiesto da pochi
mesi cinque nuove domande di brevetto, tutte relative o legate a queste due tecnologie
combinate.
Alcune domande coprono una serie di processi attraverso i quali si utilizza il Liquidmetal per
costruire prodotti di nuova generazione.
Le domande di brevetto (a contenuto tecnico estremamente complesso) esplicano i processi
per integrare questa tecnologia per la costruzione generica dei dispositivi Apple, in
particolare indicano che la società sta almeno pensando di "incorporare" il Liquidmetal in
diversi prodotti, tra cui Smartphone, Tablet e display digitali.
"Voci di corridoio" riferiscono che i primi iPhone con corpo e pannello in vetro tutto in
Liquidmetal potrebbero uscire a Giugno 2014.
Ulteriori domande di brevetto Apple legano il processo di produzione con la stampa 3D per
costruire alcuni dei dispositivi con Liquidmetal.
In pratica Apple, che fino ad ora ha prodotto i propri dispositivi con processi di stampaggio
combinato vetro - metallo fuso in stampo, vuole eliminare gli stampi ed arrivare ad una
produzione in serie con 3D ed un unico materiale che forma in toto le parti del prodotto.
Un'altra soluzione interessante dell'ultimo anno è stata presentata da Google con una serie
di domande di brevetto (di cui almeno una già concessa): un nuovo sistema di
riconoscimento facciale con Liveness test (o Biometric Liveness Testing) cioè dati biometrici
della persona riproducibili e memorizzabili, come impronte digitali, iride, profilo facciale,
ecc..
Le domande di brevetto ipotizzano vari usi.
Innanzi tutto il dispositivo elettronico è provvisto di un programma di riconoscimento
facciale per autenticare un utente che tenta di accedere a una o più funzionalità del
dispositivo.
Il programma può memorizzare le immagini dei volti di uno o più utenti autorizzati (o
"immagini di iscrizione"). Quando un utente tenta di accedere alle funzionalità del
dispositivo (ovvero lo "sblocca") il programma può acquisire un'immagine del volto
dell'utente per l'autenticazione. Il dispositivo può quindi utilizzare programmi di
riconoscimento facciale (ad esempio Liveness test) per confrontare l'immagine del volto
catturato con le immagini di iscrizione associate a utenti autorizzati. Se i programmi di
riconoscimento facciale determinano un livello accettabile di corrispondenza tra l'immagine
del volto catturato e almeno un'immagine di iscrizione, il dispositivo autentica l'utente e
accoglie la richiesta di sblocco (da qui a breve quindi la faremo finita con i codici PIN...).
Qui sotto una figura estratta dalla domanda di brevetto Google in cui è illustrato un esempio
tramite un flowchart della tecnica di "gestione liveness" .
Un'altra soluzione interessante che potremo "avere tra le mani" è stata da poco pubblicata
(quarto trimestre 2013 con diversi numeri di pubblicazioni americane) e fa capo alla
Motorola: il "Crazy Flexible, Rollable Smartphone". Le tempistiche di produzione e
commercializzazione del prodotto però non sono ancora note.
Partiamo dalla grafica:
Queste domande di brevetto coprono un generico dispositivo elettronico avvolgibile che può
offrire diverse modalità di illuminazione (figura sopra), e la gestione dei contenuti visualizzati
su dispositivi elettronici (figura sotto).
L’idea base di questa soluzione è avere un dispositivo con un display flessibile che può
essere arrotolato in forma tubolare o obliqua con il display disposto sia come superficie
esterna che come superficie interna.
Interessante la possibilità, tramite sensori e processi di controllo, di rilevare la zona di
sovrapposizione dello schermo (su se stesso) e adattare di conseguenza la zona illuminata
dello schermo deselezionando l'area definita dalla sovrapposizione.
I sensori possono essere utilizzati anche per una interazione tattile con l'utente: quando
l'utente afferra o stringe il dispositivo arrotolabile viene identificata l'area di contatto, la
quale viene oscurata o non si accende.
Addirittura il dispositivo potrebbe essere in grado di rilevare movimenti di presa dell'utente
(o variazioni dell'area di contatto) ed aggiornare la visualizzazione di conseguenza. Ve lo
immaginate un parigino che avvolge la baguette nel suo smartphone acceso per tenerlo
caldo…??!!
In una seconda idea di soluzione il dispositivo è configurato, in particolare, per costituire
piattaforme o dispositivi di elaborazione di dati o immagini da mostrare sul display flessibile
e per correggere la posizione di visualizzazione dell'utente con parametri di distorsione del
display "arrotolato".
In breve, il dispositivo comprende sensori in grado di rilevare uno o più utenti e la loro
posizione rispetto al display e generare un testo correttamente leggibile da parte di tutti gli
utenti.
In pratica, grazie ai sensori di controllo, il testo può allargarsi, restringersi, inclinarsi
automaticamente sul display se l'utente si allontana o si avvicina al dispositivo.
Ultima curiosità per gli amanti del tatuaggio... Sempre la Motorola ha depositato una
domanda di brevetto sull’”E-Tattoo”.
Sempre nel campo della sicurezza, la Motorola ha pensato di proteggere un sistema di
autenticazione che include l'uso di un "tatuaggio elettronico" applicato all'utente.
La soluzione descritta sfrutta un sistema a tatuaggio per fornire un input vocale ausiliario
verso un dispositivo di comunicazione mobile.
Il sistema comprende un tatuaggio elettronico in grado di essere applicato ad una regione
della gola o incorporato in un collare (meglio un "collier") da indossare attorno alla gola di
un utente.
L' idea è quella di sbloccare la visualizzazione del dispositivo mobile con l'uso della voce,
la quale è monitorata dal tatuaggio che deve comparare un campione vocale del
proprietario.
Ad esempio, una certa parola può essere pronunciata per abilitare l'uso del dispositivo, il
tatuaggio rileva il "pattern" o la frequenza corrispondente della parola o della frase
pronunciata.
Si ipotizza che anche il movimento del muscolo della gola o della pelle potrebbe essere
utilizzato per l'abilitazione del dispositivo.
Qui concludo il piccolo viaggio nel futuro prossimo delle soluzioni High Tech che
progrediscono in modo velocissimo … confermato anche dal titolo della domanda di
brevetto della IBM di poco tempo fa "VIRTUAL WORLD TELEPORTATION"… Buon viaggio!
© BUGNION S.p.A. - Maggio 2014
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