La famiglia Judica Cordiglia A tu per tu con la Sindone. Una passione lunga un secolo. C'è una singolare storia di tradizione, studio e devozione verso il Sacro Lino conservato a Torino: è quella della famiglia Judica Cordiglia. Tutto iniziò nel 1931. Giovanni Judica Cordiglia, specializzatosi in quegli anni in Medicina Legale presso l'omonimo Istituto dell'Università di Milano, venne a Torino in occasione dell'Ostensione della Sindone indetta per le Nozze di S.M. Umberto I di Savoia. Rimase così colpito alla vista dell'impronta dell'Uomo della Sindone da avviare una serie di ricerche di ordine medico-legale e storico-archeologico che ebbero termine solo con la sua scomparsa, nel 1980. Sono più di venti i libri e decine le pubblicazioni anche internazionali che lo Judica Cordiglia produsse in cinquanta anni di studi. Nel 1969 fu incaricato dall'allora Vescovo di Torino, Monsignor Michele Pellegrino, di organizzare una commissione di periti e una sessione di studio sul Sacro Telo per valutarne le condizioni di conservazione, compiere nuovi accertamenti scientifici ed eseguire una nuova serie di fotografie (le ultime erano state scattate da Giuseppe Enrie nel 1931, data corrispondente anche all'ultima Ostensione ufficiale). Dell'esecuzione di queste nuove riprese fotografiche fu incaricato Giovanni Battista Judica Cordiglia, figlio di Giovanni, documentarista e fotografo professionista, che ebbe la Sindone a sua completa disposizione per tre giorni e tre notti nella Cappella Regia di Palazzo Reale a Torino. Gli ori e gli ornamenti della Cappella furono coperti con grandi teli neri, la Sindone fu disposta su un telaio affinché si disponesse perpendicolarmente al terreno evitando così il rischio di deformazioni. Appositi riflettori vennero progettati e costruiti per poter illuminare i 4.36 mt. x1.11 mt. del telo sindonico. Anche una camera oscura venne allestita in loco per poter sviluppare e stampare gli scatti appena effettuati. Furono impresse oltre 700 lastre. Fotografie per la prima volta in scala e a colori, in bianco e nero, all'ultravioletto e all'infrarosso per fluorescenza e per riflessione. Nel 1973, in occasione della prima Ostensione televisiva, il telo fu sottoposto a nuovi accertamenti e una commissione di periti fu chiamata a valutare le fotografie del giovane Judica Cordiglia scattate quattro anni prima. I periti, tra cui Max Frei allora direttore della polizia scientifica di Zurigo, definirono le fotografie “realizzate a regola d'arte” con tecniche e mezzi idonei. Non furono più scattate altre fotografie fino al 1998. Nei primi anni '80 Giovanni Battista con il figlio Massimiliano elaborò una particolare teoria relativa alla formazione dell'immagine sindonica. Fu infatti il primo a ipotizzare che la perfezione dell'immagine poteva indicare un fenomeno fisico dove l'agente scatenante avrebbe potuto essere riconducibile a un fenomeno elettrico. Progettò e realizzò quindi un’apposita apparecchiatura elettrica in grado di fornire decine di migliaia di volt. In un primo tempo furono sottoposti a violente scariche oggetti inanimati e, successivamente, materiali organici. Le immagini che si ottennero apparivano fluorescenti e, come la figura dell’Uomo della Sindone, si osservava il positivo fotografico sul negativo e l'inversione del destra/sinistra. Nel 2008 Max Judica Cordiglia eseguì una particolare elaborazione delle fotografie realizzate nel 1969. E' di quegli anni infatti il debutto tecnico di una nuova serie di device video che consentono la visione auto stereoscopica (il 3D che si vede con gli appositi “occhialini”) di immagini trattate con specifici software. Max Judica Cordiglia fu il primo in Italia a specializzarsi sulla produzione di contenuti 3D con questa tecnologia e il primo al mondo a manipolare con questa tecnica le fotografie della Sindone, ottenendo una serie di immagini che la stampa internazionale non ha esitato a definire come "l'immagine del Cristo del III millennio”. L'immagine sindonica possiede la cosiddetta “informazione spaziale” cioè le misure che consentono di individuare la profondità delle forme in essa contenute. Agendo sull'intensità dei grigi è stato possibile dare forma e rilievo alla figura del Cristo Sindonico. Con queste elaborazioni, effettuate sia sul negativo che sul positivo fotografico, il lino appare come adagiato sul corpo dell'Uomo della Sindone consentendo una più facile lettura delle forme del corpo, dei traumi e delle lesioni subite. 1969 – LA SINDONE VIENE ESTRATTA DELLA SUA TECA FOTOGRAFIA A COLORI IN SCALA 1:1 ESPOSTA A CIRIE'