Diagnostica per immagini in odontostomatologia: ultimi aggiornamenti Giampietro Farronato* Renato Nessi* Lucia Tettamanti** Lorenzo Azzi** Francesca Bellincioni* Angelo Tagliabue** Francesco Spadari* * Università degli Studi di Milano ** Università degli Studi dell’Insubria INTRODUZIONE Entrambe completano le possibilità dia- Come si producono i raggi x gnostiche della radiologia e, nel coma radiologia costitui- plesso, sono comprese nella disciplina I raggi x impiegati in medicina vengono sce, fin dall’epoca del- denominata Diagnostica per immagini. prodotti in appositi apparecchi tramite un la scoperta dei raggi x processo controllato dall’uomo: si genealla fine dell’Ottocento, rano dal bombardamento di un metallo uno dei principali stru- FISICA E TECNOLOGIA pesante da parte di un fascio di elettroni. menti a disposizione DELLA RADIOLOGIA Il tubo radiogeno è un’ampolla di vetro a dell’odontoiatra per la vuoto spinto nella quale una spiralina indiagnosi del paziente e per la valutazio- Cosa sono i raggi x candescente emette un fascio di elettroni ne del proprio lavoro. Il dente e l’osso che viene accelerato in un campo elettrico alveolare, infatti, per il loro elevato con- Per l’esecuzione degli esami radiografi- ad alto potenziale. Gli elettroni acquistano tenuto minerale, sono fra le strutture del ci viene utilizzata l’interazione del corpo così energia cinetica e vengono diretti su corpo umano che meglio si prestano alla umano con fasci di onde elettromagne- una placca di metallo pesante (tungsteno, rappresentazione radiografica. Molte tiche dette raggi x. Da un punto di vista molibdeno) dalla quale, tramite fenomeni malattie odontostomatologiche determi- fisico, i raggi x sono delle radiazioni ana- fisici assai complessi, hanno origine i ragnano una perdita o una disorganizzazio- loghe alle onde radio, radar e luminose, gi x. Fra la spiralina (polo negativo - cane dei componenti del dente o dell’osso dotate però di una lunghezza d’onda todo) e la placca metallica (polo positivo che lo circonda e quindi si traducono in molto minore. È importante ricordare - anodo) è applicata una differenza di pomodificazioni caratteristiche della loro che per tutte le onde elettromagnetiche, tenziale elettrico molto elevata, da 30.000 immagine radiografica. Spesso queste e quindi anche per i raggi x, l’energia è a 120.000 Volt (30-120 kV). alterazioni sono solo sospettabili all’esa- inversamente proporzionale alla lun- Oltre a far passare la corrente determime clinico e la loro certezza diagnostica ghezza d’onda. Per questo motivo gli nando l’emissione di raggi x, l’operatore richiede l’esecuzione di radiografie. effetti fisici e biologici determinati dalle può regolare elettricamente alcuni paraNegli ultimi decenni alle tecniche ra- radiazioni aumentano di importanza con metri che determinano il tipo di radiografia diografiche propriamente dette si sono il diminuire della loro lunghezza d’onda. eseguita. Si può variare la durata dell’eaffiancate, grazie al progresso dell’in- Nel caso dei raggi x, l’energia è talmente missione dei raggi e l’intensità della corformatica, altre indagini diagnostiche elevata che le onde interagiscono con la rente che attraversa la spiralina. Aumenche forniscono immagini delle struttu- materia determinandone la ionizzazione, tando l’intensità di corrente, aumenta in re interne del corpo umano utilizzando cioè la separazione di un elettrone dall’a- modo proporzionale la quantità di elettrodifferenti forme di energia: ultrasuoni tomo con formazione di una coppia di ni che vengono accelerati verso il metallo. (ecografia) e onde radio in un campo ioni. Questo processo è alla base dei loro Si ottiene così un aumento dell’intensità magnetico (risonanza magnetica - RM). numerosi effetti fisici, chimici e biologici. del fascio di raggi x e quindi dell’esposi- L 250 MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD zione del paziente e del rivelatore. Questo fattore di regolazione è espresso in mA (milliampère) e si combina con il tempo di accensione del tubo, poiché entrambi determinano la quantità complessiva di radiazioni emesse dall’apparecchio. Si può anche modificare la differenza di potenziale del campo elettrico presente all’interno del tubo: questo fattore di regolazione è espresso in kV (kilovolt). Variare i kV significa modificare l’energia cinetica con cui gli elettroni colpiscono gli atomi del bersaglio. Aumentando i kV cresce l’energia dei fotoni di raggi x emessi dal tubo e quindi aumenta il loro potere di penetrazione. In questo modo cambia notevolmente l’aspetto dell’immagine radiografica finale e si determina la capacità di ottenere radiografie di parti del corpo di diverso spessore (fig. 1). Come si forma l’immagine radiografica I raggi x prodotti dal tubo radiogeno interagiscono con la materia secondo alcuni processi che ne determinano l’assorbimento, completo o parziale. In questo modo giunge al rivelatore un fascio di raggi più o meno attenuato, in maniera diversa da punto a punto a seconda dello spessore e del contenuto fisicochimico del corpo. Questi fenomeni, assai complessi, comportano alcune conseguenze fondamentali: › l’interazione dei raggi x con la materia determina sempre la ionizzazione degli atomi con formazione di radicali liberi, i responsabili degli importanti effetti fisico-chimici e biologici delle radiazioni; › nel corso della loro interazione con la materia, non tutti i fotoni di raggi x vengono arrestati completamente; soprattutto in presenza di raggi x di energia elevata, una parte viene solo attenuata dal corpo e prosegue il suo cammino con direzione deviata ed energia ridotta; questo fenomeno determina la formazione di una radiazione diffusa che causa una degradazione della qualità dell’immagine finale con formazione di un effetto nebbia. In questi casi per ottenere delle immagini valide diviene indispensabile fare ricorso a sistemi per il contenimento della radiazione diffusa, presenti ad esempio nelle apparecchiature impiegate per le indagini radiografiche del cranio; inoltre, la radiazione diffusa ha un orientamento casuale nello spazio e questo complica notevolmente i problemi di radioprotezione; infatti, qualsiasi corpo colpito dai raggi x diviene la fonte di una radiazione secondaria XXIV (3) MARZO 2013 che si dirige in tutte le direzioni e per questo motivo non è sufficiente evitare di esporsi direttamente al fascio di raggi, ma è indispensabile proteggersi integralmente impiegando schermi o barriere; › l’immagine radiografica tradizionale (non la tomografia computerizzata o TC) è sempre il risultato della proiezione di un fascio di raggi x modificato dal suo passaggio attraverso il paziente: per questo motivo la radiologia tradizionale è detta radiologia proiettiva e la formazione dell’immagine radiografica obbedisce alle leggi della geometria proiettiva; una conseguenza importantissima delle leggi della proiezione è che l’immagine proiettata, e quindi anche la radiografia, è sempre più grande dell’oggetto che l’ha prodotta; questo ingrandimento proiettivo è tanto maggiore quanto più il fascio di raggi si origina vicino all’oggetto ovvero quanto più l’immagine viene formata a distanza dall’oggetto. Poiché l’ingrandimento proiettivo delle immagini radiografiche è un fattore di disturbo in molte situazioni nelle quali si ha bisogno di immagini su cui eseguire delle misure precise, come avviene in odontoiatria, diviene necessario fare ricorso a sistemi che riducano e rendano costante l’ingrandimento. In primo luogo è importante proiettare l’immagine radiografica su un rivelatore posto il più vicino possibile all’oggetto da esaminare. Questo principio dovrebbe essere la regola, ma non sempre si può realizzare in maniera rigorosa. Un altro sistema per ridurre l’ingrandimento proiettivo consiste nell’allontanare il più possibile dal corpo la sorgente di raggi: questa tecnica è detta teleradiografia ed ha applicazioni molto importanti in campo ortognatodontico (fig. 1). Un’altra sua applicazione, nel settore delle indagini endorali, è costituita dalla tecnica “a cono lungo”. Creazione dell’immagine radiografica visibile Dopo aver attraversato il corpo del paziente il fascio di raggi x deve essere rivelato, cioè convertito in un’immagine visibile. I sistemi di rivelazione di impiego corrente in odontostomatologia sono di due tipi: pellicola radiografica e rivelatori digitali. A fianco di questi andrà ricordata, per le sue crescenti applicazioni, la Tomografia Computerizzata (TC). La pellicola radiografica è il sistema di rivelazione più antico, oggi però in progressivo disuso. Se ne forniscono qui pertanto solo alcuni cenni. Principio dei rivelatori su pellicola L’impiego della pellicola come rivelatore radiografico si basa sugli effetti fotochimici delle radiazioni, in particolare sulla loro azione sui cristalli dei sali d’argento. Si utilizzano dei cristalli di bromuro di argento (BrAg) che vengono spalmati sulla pellicola all’interno di una gelatina legante (emulsione sensibile). Il principio di formazione e di rivelazione dell’immagine delle pellicole radiografiche è del tutto identico a quello delle pellicole fotografiche in bianco e nero. I cristalli di BrAg posti all’interno dell’emulsione sensibile modificano la loro struttura per effetto dell’interazione con i quanti di radiazione luminosa o ionizzante. L’immagine latente così ottenuta viene trasformata in immagine visibile con un processo fotochimico che utilizza un agente ossido-riduttore (idrochinone). Questo ne determina la riduzione ad argento metallico nei punti in cui i cristalli sono stati colpiti dai raggi. L’argento metallico raccoglie sotto forma di emulsione nera, determinando così l’annerimento delle aree del film che hanno ricevuto luce o raggi (sviluppo). Successivamente un bagno di fissaggio contenente iposolfito di sodio provvede ad allontanare i cristalli che non sono stati ridotti ad argento metallico: questi infatti andrebbero incontro ad annerimento se la pellicola venisse esposta alla luce. Un bagno di lavaggio e una asciugatura del film completano il processo. Il passaggio delle pellicole deve sempre avvenire dallo sviluppo al fissaggio, perché anche piccole gocce di fissaggio nel bagno di sviluppo ne determinano inattivazione irreversibile. Inoltre, tutti i bagni e i prodotti chimici utilizzati per lo sviluppo sono irritanti e inquinanti e costituiscono un rifiuto speciale da registrare e smaltire ai sensi di legge. I rivelatori digitali La radiologia digitale o numerica (da digit = numero) è l’applicazione delle tecniche informatiche all’acquisizione, rielaborazione e archiviazione delle radiografie. Essa utilizza immagini diagnostiche gestite da un computer, mentre le immagini naturali sono dette analogiche. In radiologia odontostomatologica hanno trovato applicazione le seguenti tecniche digitali: piastre di fosfòri a memoria, sensori ad accoppiamento di cariche, oltre alla Tomografia Computerizzata (TC). 251 corso fad Fig. 1 Radiografia del cranio in proiezione latero-laterale per ortodonzia (teleradiografia ortodontica). In questa immagine è stato impiegato un sistema particolare di filtrazione del fascio di raggi x che fa sì che radiazioni meno penetranti colpiscano la parte anteriore del cranio, mentre la regione centrale e posteriore è attraversata da radiazioni più penetranti. Questo ha lo scopo di rendere visibili i tessuti molli e superficiali del viso, di minore densità e spessore, conservando la visibilità delle formazioni ossee della base cranica. Figg. 2A e 2B Scansioni TC della mandibola sulle quali sono state effettuate ricostruzioni multiplanari dentalscan per valutare la sede di un impianto. Sull’immagine preliminare che rappresenta la mandibola (2A) nella sua sezione orizzontale (scanogramma o “scout view”) l’operatore ha segnato le linee che seguono il tracciato curvilineo dell’arcata, linee che indicano al computer il piano su cui elaborare le ricostruzioni simil-panoramiche: su queste vengono poi condotte le perpendicolari che forniscono le sezioni radiali dell’osso (2B). Le piastre di fosfòri a memoria, dette anche imaging plates (IP), sono lamine contenenti particolari cristalli capaci di registrare le radiazioni ricevute nei vari punti. Questi dati vengono conservati nella loro struttura cristallina per un certo tempo e possono venire letti nelle ore successive ad opera di un apparecchio laser collegato ad un computer. In questo modo è possibile utilizzare i sensori digitali in maniera indipendente dal computer, con i diversi apparecchi radiografici presenti in un reparto. I sensori ad accoppiamento di cariche (CCD) sono collegati direttamente via cavo al computer. Assai simili a quelli già da tempo in uso nelle videocamere amatoriali, convertono punto per punto i fotoni x o luminosi in un segnale elettrico che viene letto ed analizzato dall’elaboratore. L’immagine viene fornita sul monitor del computer quasi in tempo reale, con vantaggio da un punto di vista diagnostico e clinico. Questa tecnica viene utilizzata da molti anni in campo endorale, ove è nota anche come 252 radiovideografia (RVG): essa ha però il limite causato dalla presenza del cavo di collegamento fra sensore endorale e computer. Di recente la tecnica di acquisizione digitale con CCD è stata perfezionata, con aumento delle dimensioni dei sensori e del loro potere di risoluzione. Questo ha consentito l’applicazione anche alla diagnostica extraorale, con creazione di ortopantomografi digitali e di cefalografi digitali per teleradiografia. La Tomografia Computerizzata - TC Negli apparecchi per Tomografia Computerizzata o TC l’immagine finale è il risultato della rielaborazione di un insieme di misure dell’attenuazione subìta dal fascio di raggi x, rilevate da sensori posti nell’apparecchio intorno al paziente. In pratica, la TC utilizza un tubo radiogeno che ruota intorno al paziente emettendo un fascio di raggi x. I raggi che hanno attraversato il corpo vanno ad incidere su dei sensori posti dal lato opposto: questi registrano l’intensità della radiazione in uscita. I dati di assorbimento radiografico così raccolti vengono trasmessi al computer dell’apparecchio, il quale li rielabora tenendo conto della loro intensità e dell’angolo attraverso il quale sono stati registrati. Tramite metodi di matematica superiore è possibile ricostruire da questi dati la mappa delle densità all’interno della sezione circolare attraversata dai raggi. I dati numerici acquisiti dall’apparecchio nel corso dell’esame sono presenti nella memoria dell’elaboratore anche dopo il termine dell’indagine e possono essere recuperati più tardi. È pertanto possibile rivedere e rielaborare, in tutto o in parte, le immagini TC anche a distanza di tempo, modificandone luminosità e contrasto (scelta della finestra TC), rendendo più o meno visibili determinate strutture ed eseguendo ricostruzioni secondo diversi piani. Queste ricostruzioni multiplanari sono dette comunemente dentalscan e sono molto importanti nelle TC eseguite per la programmazione chi- MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD Figg. 3A e 3B Scansioni TC-cone beam della porzione centrale dell’arcata superiore eseguite in presenza di mesiodens ritenuto e retroposto agli incisivi centrali: sezione assiale (2A) e radiale (2B). I programmi di gestione di questi apparecchi consentono di muoversi liberamente e in tempo reale all’interno del volume esaminato, rappresentandolo secondo qualsiasi piano e ricercando le sezioni di maggiore interesse (navigazione virtuale). rurgica e implantologica. Esse vengono programmate dal radiologo su un’immagine panoramica della sezione esaminata detta scanogramma (scout view), che risulta fondamentale per la loro localizzazione e corretta lettura (fig. 2). Recentemente sono stati introdotti apparecchi TC di ultima generazione, destinati allo specifico impiego in campo odontostomatologico. Si tratta di TC basate sull’impiego di un fascio di raggi x a larga apertura (fascio conico – cone beam) e di sensori a grande campo. Esse raccolgono i dati radiografici delle strutture dentomascellari nel loro volume complessivo e sono per questo denominate TC-volumetriche o TC-cone beam. Da questi dati volumetrici si ricavano, grazie ai programmi forniti con gli apparecchi, immagini secondo qualsiasi piano di sezione o volume di ricostruzione modificabili in tempo reale (navigazione virtuale). Esse sono anche la base per effettuare programmazioni preimplantari realistiche, ricostruzioni tridimensionali virtuali del volume esaminato (rendering 3D - endoscopia virtuale) e per guidare la creazione di modelli solidi delle parti anatomiche a fini implantologici e chirurgici (stereolitografia). Si ricordi anche che le tecniche TCcone beam comportano quasi sempre la somministrazione di una dose di radiazioni inferiore rispetto alla TC standard, a parità di condizioni di impiego (fig. 3). LE INDAGINI RADIOGRAFICHE DENTARIE Lo studio radiografico dei denti e dell’apparato stomatognatico può avvenire secondo due tipi di tecniche differenti fra loro, a seconda che il rivelatore sia posto all’interno o all’esterno del cavo orale. XXIV (3) MARZO 2013 Nel primo caso, sarà necessario disporre di sistemi atti a consentire l’introduzione e il posizionamento della pellicola o del rivelatore internamente alla bocca assicurandone nel contempo igiene e sterilità. Queste tecniche sono dette endorali e vengono eseguite quasi sempre in ambiente odontoiatrico utilizzando dei rivelatori (pellicole o sensori digitali) di piccole dimensioni, la poltrona dentistica e il tubo radiologico annesso. Nella seconda situazione, si dovrà fare uso di apparecchi radiografici nei quali il tubo e il sistema di rivelazione si trovino entrambi al di fuori della bocca del paziente. Queste tecniche sono quindi chiamate extraorali e richiedono necessariamente l’impiego di sensori di maggiori dimensioni e di apparecchiature radiologiche di maggiore potenza e complessità. Un gruppo ulteriore di indagini comprende quelle che utilizzano le grandi macchine diagnostiche, quali la TC e la RM, che sono di pertinenza radiologica specialistica. Radiografie endorali Le tecniche endorali vengono suddivise secondo la classificazione seguente: › periapicali: tecnica a raggi paralleli o a cono lungo e tecnica della bisettrice; › bite-wing o coronali; › occlusali. da esaminare e il tubo radiogeno dovrà trovarsi all’esterno della bocca. Pertanto: › se il sensore viene appoggiato strettamente alla gengiva, in modo da essere il più vicino possibile al dente, esso risulterà inclinato rispetto all’asse del dente e quindi l’immagine sarà deformata; › se il rivelatore viene posto in direzione parallela all’asse del dente, dovrà essere distanziato e quindi l’immagine risulterà ingrandita; inoltre, si avrà la necessità di un supporto per reggere il rivelatore nel cavo orale a distanza dalla gengiva (fig. 4). A seconda dei sistemi utilizzati per superare queste difficoltà sono state messe a punto negli anni due tecniche per l’esecuzione di indagini periapicali: la tecnica a raggi paralleli o “a cono lungo” e la tecnica della bisettrice. Tecnica a raggi paralleli Viene anche chiamata tecnica del cono lungo o tecnica dell’angolo retto e si basa sul principio di evitare la deformazione proiettiva dell’immagine ponendo il rivelatore all’interno del cavo orale con direzione parallela all’asse del dente. Di necessità, il rivelatore risulterà più o meno distanziato rispetto alla superficie linguale del dente a causa della curvatura del versante interno delle arcate e dovrà essere sorretto da un apposito centratore. Per ridurre il conseguente ingrandimento proiettivo si allontanerà il più possibile la sorgente dei raggi (cosiddetto principio del parallelismo dei raggi) applicando al tubo radiogeno un limitatore (cono lungo) misurante circa 30-40 cm di lunghezza (fig. 5). Radiografie periapicali L’obiettivo delle indagini radiologiche periapicali è ottenere un’immagine del dente nel suo insieme, in particolar modo della corona, del colletto, della radice e dell’apice. Questo si scontra con alcune difficoltà tecnico-anatomiche. Per l’esecuzione delle radiografie periapicali è necessario porre il sensore sul Tecnica della bisettrice versante linguale dell’arcata nella zona La tecnica della bisettrice, molto utilizza- 253 corso fad Fig. 4 Schema delle tecniche radiografiche periapicali. Nella tecnica della bisettrice (a sinistra) il sensore è posto a contatto della gengiva e risulta pertanto inclinato rispetto all’asse del dente: per compensare la deformazione proiettiva si fa incidere il fascio di raggi perpendicolarmente alla bisettrice dell’angolo formato fra dente e sensore. Nella tecnica a raggi paralleli (a destra) non si creano deformazioni proiettive perché il sensore è tenuto in direzione parallela all’asse del dente: per ridurre l’ingrandimento dovuto alla maggiore distanza fra dente e sensore si allontana convenientemente il tubo (tecnica del cono lungo). DENTI SUPERIORI INFERIORI INCISIVI + 40° - 15° CANINI + 45° - 20° PREMOLARI + 30° - 10° MOLARI + 20° - 5° Tab. 1 Angolazione del tubo per l’esecuzione della tecnica della bisettrice nei diversi gruppi di denti. È posto uguale a 0 il piano occlusale orizzontale e assumono valori positivi le inclinazioni del raggio dall’alto verso il basso. Fig. 5 Radiografia periapicale in sede incisiva inferiore. Sono ben evidenti l’opacità dello smalto, maggiore di quella della dentina, i canali radicolari e il profilo del legamento parodontale, ovunque ben demarcato dalla sottile banda radiopaca della lamina dura che è a sua volta circondata dalla trabecolatura propria dell’osso alveolare. ta in passato, prevede l’appoggio diretto del sensore sulla gengiva e compensa la diversa inclinazione del film e dell’asse del dente facendo ricorso a differenti inclinazioni del tubo e del fascio dei raggi secondo una regola geometrica. Essa si basa infatti sul teorema di isometria o di Cieszynski, secondo il quale sono uguali due triangoli che abbiano un lato in comune e due angoli uguali: sono quindi uguali, nel nostro caso, i due triangoli aventi per lati il dente e la bisettrice e la bisettrice e il sensore. Di conseguenza, risulterà isometrica la proiezione del dente sul piano del rivelatore e le grandezze saranno uguali. Per realizzare questa condizione si fa incidere il fascio di raggi x perpendicolarmente al piano della bisettrice: la proiezione delle strutture dentarie non risulterà ingrandita. L’angolazione verticale del tubo radiografico varia per i diversi settori dentali poiché diverse 254 sono le angolazioni dell’asse dentario e visibilità nitida che è lo scopo principale della curvatura della gengiva da settore per cui si esegue l’esame. a settore (tab. 1). Lo status radiografico Lo status radiografico o panoramica di Tecnica bite-wing La tecnica bite-wing, detta anche radio- endorali consiste nello studio di tutta la grafia coronale o tecnica “a mordere”, dentatura con una serie completa di rapermette di osservare bene le corone diogrammi endorali. La sua esecuzione e le superfici interprossimali dei denti richiede quindi la ripresa di numerose contrapposti. Utilizza sensori posti oriz- radiografie endorali e impegna in mazontalmente sul versante interno delle niera non trascurabile l’operatore e il corone dei denti e non pone particolari paziente. problemi di ingrandimento o di deforma- Il vantaggio dello status radiografico rispetto alla ortopantomografia consiste zione proiettiva delle immagini. Il tubo deve essere orientato in modo nel maggior dettaglio delle immagini. Gli che il fascio di raggi sia perpendicolare svantaggi riguardano il maggiore impealla faccia vestibolare del dente: in par- gno di tempo, costi e apparecchiature ticolar modo, è importante che i raggi ma soprattutto l’esposizione alle radiasiano paralleli al decorso degli spazi in- zioni molto più elevata (almeno 10 volte) terprossimali dei denti da esaminare. In rispetto all’ortopantomografia. Per quecaso contrario, si avrebbe sovrapposizio- sti motivi lo status radiografico non trova ne proiettiva delle facce interprossimali nessuna applicazione nella prima valudei denti contigui, con perdita della loro tazione radiografica del paziente e tan- MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD to meno del soggetto giovane. La sua indicazione elettiva, grazie all’elevata finezza dei suoi dettagli ossei, è costituita dal bilancio della malattia parodontale dell’adulto e dell’anziano e nel controllo a distanza dei suoi trattamenti. Radiografie extraorali Le radiografie extraorali comprendono gli esami radiografici effettuati posizionando tubo e rivelatore esternamente al cavo orale del paziente. Tutte queste indagini utilizzano apparecchiature radiografiche di potenza, dimensioni, complessità e costo molto maggiori degli apparecchi endorali e fanno parte delle prestazioni comunemente eseguite nei servizi e negli ambulatori di radiologia professionale specialistica. Le principali indagini radiografiche extraorali sono: › ortopantomografia; › proiezioni craniche; › teleradiografie cefalometriche; › TC tradizionale e volumetrica (cone beam). Ortopantomografia L’ortopantomografia (OPT) o panoramica extraorale è un’indagine apparentemente semplice, in realtà basata su una tecnologia raffinata, e pertanto esposta a numerose possibilità di artefatti e di errori. Scopo dell’ortopantomografia è fornire l’immagine nitida e senza sovrapposizioni di uno strato curvilineo, cioè delle arcate dentarie e delle strutture accessorie adiacenti. Ma le arcate non giacciono su un piano e si sviluppano secondo una forma approssimativamente ovoidale, e quindi fornirne una proiezione nitida direttamente su un piano utilizzando una sorgente di raggi posta all’esterno del corpo non è geometricamente possibile. Per ottenere un’immagine nitida delle strutture contenute nel piano curvilineo delle arcate si fa ricorso all’impiego combinato di due princìpi tecnici: tomografia rotatoria e radiografia a fessura. La tomografia o stratigrafia consiste in una ripresa radiografica eseguita durante movimento sincrono e opposto di tubo e sensore allo scopo di cancellare o comunque sfumare le immagini delle strutture poste in un piano diverso da quello in cui giace il centro di simmetria del movimento. Nella tomografia rotatoria, il movimento del tubo e del sensore avviene sotto forma di una rotazione attorno al cranio del paziente. Ma la sola rotazione di tubo e rivelatore, impiegando un normale fascio di raggi x, non avrebbe affatto il XXIV (3) MARZO 2013 risultato di creare una proiezione nitida delle arcate: anzi, essa darebbe origine alla formazione di un’immagine “mossa” e indistinta. La soluzione è costituita dall’impiego di un fascio di raggi collimato assai sottile, che attraversa volta a volta una sola piccola porzione del corpo da esaminare: questo è il principio della radiografia a fessura. Il tubo radiogeno ruota attorno al capo del paziente emettendo un sottile fascio di raggi. Contemporaneamente, il sensore ruota dal lato opposto del cranio del paziente. Si noti che, nello stesso tempo, il sensore ruota o si sposta su se stesso, offrendo al fascio di raggi una incidenza ogni volta diversa. Per ogni posizione del complesso tubo-sensore si avrà quindi il passaggio del sottile pennello di raggi attraverso una sola porzione delle arcate e la sua immagine utile si proietterà su un’unica porzione del rivelatore. Negli apparecchi digitali utilizzanti un sensore a CCD, questo è foggiato “a bacchetta” ed è posto verticalmente di fronte al pennello di raggi. Entrambi ruotano in maniera sincrona e i dati di intensità radiografica raccolti dal sensore per ogni posizione vengono integrati dal computer in un’immagine finale completa (fig. 6). Modalità di esecuzione dell’ortopantomografia L’ortopantomografia è un esame semplice da eseguire, rapido, poco irradiante e non fastidioso per il paziente. La sua esecuzione corretta richiede tuttavia molta attenzione e precisione nel rispetto di alcune norme fondamentali, pena la formazione di immagini scadenti e viziate da artefatti. Un operatore radiologo esperto ha sicuramente molta più facilità e rapidità nell’esecuzione di riprese ortopantomografiche affidabili e tecnicamente corrette. L’esame viene sempre eseguito con il cranio in posizione verticale e con il paziente in stazione eretta. Per l’esecuzione dell’ortopantomografia è indispensabile, come per tutti gli esami radiografici, che la parte da esaminare sia libera da elementi estranei, quali indumenti, copricapi, monili, orecchini e parrucche. Devono essere rimossi anche tutti gli apparecchi protesici dentari mobili. Il paziente così preparato viene posto all’interno dell’apparecchio con il piano di Francoforte in posizione orizzontale fissa, grazie all’impiego di supporti di appoggio per il cranio, e viene invitato a mordere un bite di plastica solidale con l’apparecchio: è importante che il paziente mantenga il collo esteso con la testa arretrata (posizione dello sciatore d’acqua). La ripresa ortopantomografica propriamente detta richiede, a seconda degli apparecchi, da 12 a circa 18 secondi, nei quali avviene la rotazione di tubo e pellicola e il passaggio dei raggi. Il paziente dovrà essere avvertito di questo movimento che avviene attorno alla sua testa e ovviamente dovrà rimanere assolutamente immobile, pena la non riuscita dell’esame. La dose di radiazioni impartita al paziente con i sistemi più moderni è assai modesta ed è dello stesso ordine di grandezza della dose somministrata in molti esami radiografici di comune impiego, come la radiografia del cranio: essa risulta molto inferiore rispetto a quella impartita con una serie completa di endorali (status radiografico) (fig. 7). Limiti e artefatti dell’ortopantomografia Le arcate dentarie non sono poste su di un arco di cerchio ma hanno una forma ogivale non regolare e i loro elementi costitutivi non hanno tutti lo stesso spessore e non giacciono tutti sul medesimo piano: vi sono cioè denti più o meno spostati in senso vestibolo-linguale. L’ortopantomografia deve quindi poter fornire la proiezione di una struttura ovale e immagini nitide di una zona di un certo spessore. La curvatura ogivale delle arcate viene compensata dal particolare movimento del complesso tubo-pellicola, che avviene su più centri di rotazione. Negli apparecchi più moderni, un computer regola la forma della curvatura del movimento conoscendo, grazie alla posizione del morso e alla distanza dei supporti, i parametri fondamentali della forma del cranio del paziente. L’immagine ortopantomografica è il frutto della proiezione di strutture che sono più o meno distanti dal piano del sensore a seconda della posizione del paziente, della conformazione della bocca e della posizione dei diversi denti. La distanza incostante delle diverse strutture esaminate dal piano di rivelazione fa sì che la loro proiezione avvenga con un ingrandimento incostante e imprevedibile. Tutte le tomografie contengono, oltre alle immagini dello strato nitido, anche le sovrapposizioni delle strutture poste al di fuori della zona focale, sotto forma di sfumature mal definite dette ombre di trasporto. Le ombre di trasporto in ortopantomografia sono molteplici, a causa principalmente del rachide cervicale, della posizione centrale e della radiopacità elevata. Questa ombra del rachide cervicale si produce se il paziente non mantiene il collo in posizione corretta e 255 corso fad Fig. 6 Schema dell’esecuzione dell’ortopantomografia. Il tubo radiogeno ruota successivamente dalla posizione F1 a F2 eccetera, mentre la pellicola ruota dal lato opposto del cranio del paziente dalla posizione P1 a P2 eccetera: contemporaneamente la pellicola si sposta dietro a un sottile diaframma. In questo modo il fascio sottile di raggi x intercetta una sola volta ciascun componente delle arcate e ne proietta l’immagine su una sola striscia della pellicola. Fig. 7 Ortopantomografia di un soggetto normale giovane con dentizione completa. Sono ben riconoscibili, oltre agli elementi dentari, la mandibola con il condilo mandibolare, l’incisura semilunare e il canale del nervo alveolare. Sopra l’arcata superiore si riconoscono il profilo del palato duro e le cavità aeree dei seni mascellari. L’osso ioide si proietta in due porzioni sugli angoli mandibolari. può sovrapporsi alle immagini dei denti centrali. Se poi l’immobilità non viene rispettata nel corso del tempo di rotazione dell’apparecchio, l’immagine ortopantomografica viene viziata da artefatti da movimento. Questo problema si presenta in maniera importante nei soggetti incapaci di collaborare o comunque di rimanere fermi per almeno 15 secondi, principalmente i bambini al di sotto dei 5 anni e i disabili con problematiche neuropsichiche. Proiezioni craniche Lo studio radiografico del cranio segue la legge delle due proiezioni ortogonali che è propria di tutta la radiologia: la sua particolare mobilità ne permette anche lo studio secondo incidenze assiali e semiassiali. Queste radiografie sono prevalentemente di competenza radiologica specialistica, richiedono apparecchiature di maggiore potenza e non verranno qui trattate nel dettaglio. Ricordiamo solo le principali: › proiezione postero-anteriore; › proiezione latero-laterale; › proiezione semiassiale o di Waters per lo studio dei seni paranasali; › proiezione assiale o sub-mento-verti- 256 ce per lo studio della base cranica. Teleradiografie cefalometriche Una particolare tecnica di studio radiografico del cranio, che trova applicazione nell’attività odontoiatrica, è costituita dalle teleradiografie cefalometriche, proiezioni craniche effettuate nel rispetto di alcuni presupposti tecnici, fondamentali per eseguire le misurazioni cefalometriche per ortodonzia. Infatti, in ortodonzia è necessario, per la programmazione e il controllo a distanza dei trattamenti, poter disporre di radiografie con le seguenti caratteristiche: › ingrandimento trascurabile e costante; › proiezione precisa nei tre assi dello spazio; › proiezione ripetibile a distanza di tempo; › visibilità di strutture ossee della base del cranio, della faccia e dei tessuti molli del profilo del viso. Nelle teleradiografie cefalometriche l’ingrandimento proiettivo dell’immagine viene ridotto a valori trascurabili grazie all’impiego della teleradiografia, che consiste nell’esecuzione della ripresa radiografica con una distanza elevata e costante del tubo dalla pellicola, pari ad almeno 1,5 m o anche 2 m. La precisione proiettiva e la sua ripetibilità sono assicurate dall’immobilizzazione del cranio in un cefalostato solidale con l’apparecchio. La visibilità dei tessuti molli del profilo del viso è resa possibile da un’adeguata filtrazione del fascio di raggi in corrispondenza del versante anteriore del cranio, con impiego in questa zona di radiazioni meno penetranti. Le teleradiografie cefalometriche si possono eseguire nelle tre proiezioni ortogonali dello spazio, latero-laterale, postero-anteriore e assiale sub-mentovertice, ma l’incidenza di base, eseguita di gran lunga più comunemente e per tutti i tracciati cefalometrici, è la teleradiografia latero-laterale (fig. 1). APPLICAZIONI DELLA TC CONE-BEAM IN CHIRURGIA ORALE La metodica CBCT (Cone Beam Computed Tomography), più esattamente definita di recente CB3D, ha rivoluzionato la diagnostica radiologica odon- MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD toiatrica e maxillofacciale rendendo disponibili ricostruzioni 3D delle strutture anatomiche esaminate. La Cone Beam 3D è una tecnica radiologica di scansione tomografica utilizzata per acquisire dati e immagini di uno specifico volume del massiccio facciale o del cranio. Grazie a specifici e potenti software di elaborazione, offre immagini diagnostiche sui tre piani dello spazio e Volume Rendering (cioè immagini volumetriche), esponendo il paziente a dosi radianti relativamente basse. La CB3D rappresenta l’ultima generazione delle macchine per imaging radiologico in campo odontoiatrico e riunisce, oltre ai suoi specifici pregi, quelli di altre metodiche ormai consolidate come l’OPT (ortopantomografia o panoramica) e le radiografie del cranio in latero-laterale e postero-anteriore, a uso cefalometrico, rappresentazioni che sono direttamente realizzabili con i software applicativi. Si è dimostrata insostituibile nella programmazione d’interventi di avulsione di elementi dentari inclusi sia nell’adulto sia in età pediatrica. In implantologia permette di valutare qualità e quantità di osso disponibile e prevedere possibili cause di insuccesso. In ortodonzia consente una migliore programmazione clinica e in campo oncologico permette di definire l’estensione di processi espansivi e compromissioni di anatomiche vitale. D’altra parte, il campo applicativo della CBCT presenta ogni giorno nuove prospettive e indicazioni e rappresenta uno strumento potente e indispensabile per l’odontoiatra ed il chirurgo maxillofacciale. Offre numerosi vantaggi rispetto alla TC tradizionale in ordine di costi ridotti, accuratezza, praticità di esecuzione. La sorgente di raggi x ruota attorno al massiccio facciale del paziente, mentre un detettore cattura le immagini relative alla sua anatomia, inviandole alla work station per l’elaborazione (processing). L’emissione del fascio radiante può essere continua o pulsata. In particolare, quest’ultima consente di ridurre l’esposizione. Alla fine dell’esame si disporrà di un insieme di 360 esposizioni o immagini immagazzinate nel computer: la cosiddetta “ricostruzione primaria”. Questo volume d’informazioni viene elaborato e presentato graficamente sotto forma di immagini anatomiche utili a fini diagnostici: sono sezioni della mandibola o del mascellare rappresentate nei tre piani spaziali, in sagittale, coronale e assiale. È inoltre possibile realizzare visioni d’insieme e rendere l’osso più o meno trasparente per evidenziare strutture al suo interno. XXIV (3) MARZO 2013 Differenze tra TC spirale e TC Cone-Beam Le differenze tecniche consistono sostanzialmente nel fatto che la CB3D utilizza un fascio radiante conico ed un detettore di ampia area, acquisendo così un ampio volume di immagini in una sola rotazione. La TC tradizionale, invece, usa un fascio molto sottile di raggi x che ruota più volte intorno alla testa del paziente e sensibilizza una serie di detettori, mentre il corpo del paziente viene fatto avanzare in continuazione. Il FOV (Field of View), cioè l’ampiezza dell’area esposta ai raggi x, nelle applicazioni CB3D è piuttosto piccolo e si limita alla sola area di interesse clinico, contrariamente agli ampi FOV della TC tradizionale che include generalmente almeno tutto il cranio del paziente. Queste differenze di metodologia ci fanno capire che vi sono differenti esposizioni per i pazienti: numerosi studi clinici e sperimentali hanno ormai confermato che con TC tradizionale, in uno studio della mandibola o del mascellare superiore, l’esposizione al paziente è rispettivamente di 200-500 microsivierts e di 100-300 microsivierts, in base alla macchina e tecnica utilizzata. Utilizzando macchine CB3D, questi valori scendono a 30-100 microsivierts complessivi nel caso di esposizione doppia e simultanea di mandibola e mascellare. Inoltre, gli artefatti tecnici dovuti alla presenza di metallo nelle protesi a ponte o negli impianti risultano particolarmente accentuati nella TC tradizionale e spesso danneggiano irreparabilmente la qualità dell’esame. Proprio per le sue caratteristiche intrinseche, questo inconveniente è invece praticamente inesistente utilizzando la tecnica Cone Beam 3D. In conclusione, relativamente alle applicazioni in campo odontoiatrico e maxillofacciale, la tecnica Cone Beam 3D si dimostra superiore alla TC tradizionale per la maggior definizione delle sue immagini, perché permette migliori contrasti tra strutture di diversa densità (gengiva-osso), per la minore esposizione alle dosi radianti, perché l’esame è generalmente più breve, con il paziente in posizione più comoda. Tutti i dati esposti sono ampiamente disponibili in letteratura, discussi ed accettati dagli autori più autorevoli nel campo specifico. In chirurgia orale l’introduzione della TC ha consentito al clinico di disporre di un’analisi radiologica affidabile per la progettazione degli interventi di maggiore difficoltà, quale l’avulsione di elementi dentari inclusi, l’enucleazione di lesioni cistiche, il recupero ortodontico-chirurgico di elementi inclusi o ritenuti. I terzi molari inclusi inferiori contraggono spesso rapporti di contiguità anatomica con il nervo alveolare inferiore e il nervo linguale. Le manovre di ostectomia, odontotomia, lussazione ed avulsione necessarie per rimuovere un terzo molare incluso inferiore possono ledere il nervo alveolare inferiore, con conseguenze importanti per la qualità della vita del paziente e per le ripercussioni medico legali che si ripercuotono sull’odontoiatra, oggi sempre di più in aumento. Le tecniche radiografiche tradizionali, quale l’ortopantomografia, sono spesso insufficienti per progettare l’intervento chirurgico, perché rappresentano un’indagine bidimensionale che peraltro soprattutto nei settori posteriori delle ossa mascellari, forniscono una rappresentazione non in scala 1:1 delle strutture ossee prese in esame. Lo stesso problema si riscontra per l’avulsione dei terzi molari inclusi superiori, che si trovano spesso in rapporti di vicinanza con il seno mascellare e la fossa pterigo-palatina. Una manovra sbagliata in questa regione può comportare la migrazione dell’elemento dentario all’interno di queste strutture o creare una comunicazione oroantrale che, se non correttamente gestita, può portare a situazioni gravi quali la pansinusite. Ancora più emblematico è il caso delle lesioni cistiche delle ossa mascellari di dimensioni maggiori, che seppure dislocano le strutture nobili senza infiltrarle, possono rappresentare per il clinico una vera sfida perché durante l’intervento di enucleazione si può facilmente entrare in contatto con nervi e cavità naso-paranasali. Nel campo del recupero ortodonticochirurgico degli elementi ritenuti o inclusi, quali i canini superiori, un’indagine tridimensionale permette al chirurgo di individuare la strada più semplice e meno invasiva per raggiungere l’elemento dentario e all’ortodontista di programmare i vettori di forza da applicare per trazionare l’elemento. Alla luce di questi elementi, oggi diventa impensabile effettuare un intervento di chirurgia orale senza una progettazione eseguita su un’immagine tridimensionale che consenta di visualizzare nei tre piani dello spazio le strutture chirurgiche da aggredire e i rapporti con le strutture anatomiche viciniori da evitare o proteggere. Spesso però la figura dell’odontoiatra ha mostrato reticenza a prescrivere al paziente indagini radiologiche di se- 257 corso fad condo livello, che comportano un alto assorbimento di radiazioni ionizzanti, e ha limitato l’uso di questo esame ai casi strettamente necessari. La letteratura scientifica riporta casi clinici e studi retrospettivi di complicanze chirurgiche e di lesioni di strutture nobili che non era possibile prevedere da una semplice analisi bidimensionale radiologica. L’avvento della TC Cone-Beam ha rappresentato un passo in avanti e ha permesso che l’esame TC diventasse un esame di routine in chirurgia orale. Nel campo della chirurgia implantare la metodica trova indicazione selettiva per la progettazione di interventi chirurgici mediante protocollo “a doppia scansione”. Attraverso questa procedura, l’odontoiatra può effettuare un percorso diagnostico approfondito e programmare il posizionamento di impianti osteointegrati con un software di elaborazione di dati tomografici. Il vantaggio principale è la possibilità di inserimento dei dispositivi implantari mediante chirurgia “flap-less” o a cielo coperto: con l’ausilio di una mascherina chirurgica di guida, realizzata sulla base del progetto digitale, diventa possibile inserire gli impianti nella posizione desiderata senza necessariamente allestire un lembo chirurgico. Ne conseguono minor dolore postoperatorio, minor edema, assenza di punti di sutura, inserimento preciso dei dispositivi implantari. Il protocollo prevede una doppia scansione: › del cranio del paziente che indossa una dima diagnostica costruita sulla base del progetto protesico finale desiderato; › della dima diagnostica all’esterno della bocca del paziente. Questo procedimento permette di migliorare il dettaglio dell’immagine radiologica con un’acquisizione del dettaglio dentale più preciso, e consente all’operatore di programmare a computer la posizione degli impianti più consona al progetto protesico. La sovrapposizione delle due immagini è resa possibile dalla presenza di reperi asimmetrici radiopachi in guttaperca all’interno della dima diagnostica. Un software dedicato dell’apparecchiatura TC Cone-Beam riconosce i reperi radiopachi e sovrappone le immagini. Viene presentato un caso clinico esemplare: il paziente che si sottopone a grande riabilitazione implantare è affetto da HIV. La chirurgia flap-less consente di realizzare una grande riabilitazione implantoprotesica con minor rischi di complicanze chirurgiche per il paziente e con più comfort e minor rischi profes- 258 sionali per l’operatore che esegue l’in- chirurgico rappresenta un’evoluzione rispetto alle tecniche diagnostiche tratervento (figg. 8-15). dizionali. Inoltre questa indagine diventa uno strumento indispensabile di collaborazione interdisciplinare attorno a un APPLICAZIONI progetto di trattamento completo anaDELLA TC CONE-BEAM IN ORTODONZIA E CHIRURGIA lizzato, progettato e simulato con una sola esposizione radiologica, con tutti i ORTOGNATICA vantaggi che ne conseguono per i cliLa chirurgia ortognatica si propone di nici, che non devono più fronteggiare la correggere le disgnazie del complesso distorsione delle immagini degli esami maxillo-mandibolare, i cosiddetti dismor- bidimensionali, e per il paziente, che viene sottoposto a una dose complessiva fismi dentofacciali. Il piano di trattamento ortodontico-chirur- di radiazioni ioniche minore. gico richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge l’ortognatodontista nelle fasi iniziali e finali del trattamento, il chi- Protocollo rurgo orale nei casi in cui debbano esse- di trattamento re effettuate procedure di chirurgia orale ortodontico-chirurgico minor durante il periodo di preparazione secondo all’intervento, il chirurgo maxillofacciale, lo la scuola di milano gnatologo, che ha il compito di individuare eventuali DCCM e correggerli e/o moni- Viene di seguito illustrato il nuovo prototorarli durante il periodo di trattamento. collo di impostazione di un piano di tratIl processo diagnostico riguardante una tamento ortodontico-chirurgico, messo disgnazia è molto più complesso di quel- a punto dalla Scuola di Milano, mediante lo che può sembrare a una prima analisi: l’utilizzo di CBCT. si può parlare di II o III Classe scheletri- Tale protocollo prevede i seguenti step: ca sul piano sagittale, ma il quadro clini- › registrazione del morso di costruco di ogni singolo paziente va inglobato zione tramite Reference Aligner: in una visione tridimensionale: i problemi viene registrato il morso di costruziosagittali si confrontano con quelli vertine del paziente tramite un Reference cali e trasversali. Solo da un’analisi tridiAligner format da cera molto dura mensionale si può indicare una diagnosupportata da un arco rigido con tre si completa e valutare di conseguenza sfere radiopache; quale sia la miglior strategia terapeutica, › impronte e realizzazione dei moil suo timing e soprattutto la prognosi di delli: vengono prese delle impronte di un trattamento ortodontico-chirurgico. precisione in polivinilsilossano, che è La ricerca della tridimensionalità è staun materiale che consente la doppia ta, fin dalle origini della chirurgia ortocolatura; in questo modo è possibile gnatica, una condizione imprescindibile effettuare una prima colatura per reanell’elaborazione del piano di trattamenlizzare dei modelli in gesso e una seto di un dismorfismo dentofacciale. conda colatura per ottenere dei monRadiografie del cranio in proiezione lateconi sfilabili e visualizzare al meglio i ro-laterale, postero-anteriore e submenpunti di contatto interdentali; to-vertice, ortopantomografie, tomo- › prima scansione CBCT: si esegue grafie assiali computerizzate di vecchia quindi la TC Cone Beam con la Refegenerazione, stratigrafie condilari: sono rence Aligner interposta tra le arcate tutti esami dai quali si possono ricavare del paziente; informazioni che vanno confrontate tra › scansione dei modelli con tecnololoro, trattandosi di immagini bidimensiogia CAD-CAM: la Reference Aligner nali nella maggior parte dei casi. viene posizionata tra i modelli che poi Con la tecnologia CBCT si può rinunciavengono scansionati con tecnologia re alle vecchie indagini radiografiche biCAD-CAM; dimensionali multiple perché permette di › sovrapposizione della CBCT-3D individuare una disgnazia e di analizzarla con i modelli digitali: la posizione globalmente nei tre piani dello spazio. delle tre sfere radiopache viene ricoDiventa di conseguenza possibile effettuanosciuta da un software dedicato che re un’analisi cefalometrica su modello 3D sovrappone i modelli scansionati con del cranio del paziente, progettare gli spola CBCT; stamenti ortodontici di preparazione all’in- › simulazione dei movimenti ortotervento, simulare le linee osteotomiche e dontici prechirurgici: l’identificagli spostamenti delle basi ossee mascellari. zione dei punti consente di ottenere L’introduzione della tecnologia CBCT misure lineari e angolari nei piani vernel piano di trattamento ortodonticoticale, sagittale e trasverso; si simula- MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD Figg. 8 Il paziente, di sesso femminile, con infezione da HIV, presenta un collasso dei tessuti molli periorali in seguito alla perdita di dimensione verticale, con notevoli ripercussioni anche a livello dell’aspetto psicologico e sociocomportamentale. Edentulia totale superiore e inferiore. Il paziente desidera una riabilitazione completa fissa su impianti. Figg. 9 Vengono allestite, sulla base del disegno protesico finale, due dime diagnostiche in resina trasparente contenenti reperi asimmetrici radiopachi in guttaperca. Figg. 10 Viene eseguita una “doppia scansione”: una scansione della paziente mentre indossa le dime diagnostiche con un stop in silicone e una scansione delle sole dime. Fig. 11 Con un software dedicato è possibile progettare l’inserimento di ogni singolo impianto nelle tre posizioni dello spazio. Progetto definitivo dell’arcata inferiore e dell’arcata superiore. Si prevedono quattro impianti inferiormente e sei impianti superiori per supportare protesi tipo Toronto. XXIV (3) MARZO 2013 259 corso fad Fig. 12 Sulla base del progetto implantare vengono realizzate le dime chirurgiche, inferiore e superiore, di guida all’inserimento implantare mediante chirurgia “flap-less”. Figg. 13 Intervento dell’arcata inferiore. Posizionata la dima chirurgica dopo l’anestesia locoregionale, si stabilizza la dima stessa mediante l’inserimento di tre pin avvitati attraverso tre fori vestibolari. Successivamente si procede all’inserimento dei quattro impianti attraverso i fori guida seguendo lo schema delle frese precostituito. Al termine dell’intervento si rimuove la dima chirurgica con i tre pin di fissazione, si posizionano le viti di guarigione sui quattro impianti. Non essendo stato allestito lembo chirurgico, non sono necessari i punti di sutura. Figg. 14 Con la stessa modalità si esegue l’intervento a carico dell’arcata mascellare superiore con il posizionamento di sei impianti. Figg. 15 Al termine del protocollo la paziente ha recuperato motivazione nei rapporti sociali e ha ottenuto un sostegno ai tessuti molli periorali con ringiovanimento dell’aspetto estetico del terzo inferiore del viso. Sorriso finale al termine del trattamento. 260 MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD Fig. 16 Immagini radiografiche convenzionali in proiezione latero-laterale, postero-anteriore e submentovertice. Le misurazioni effettuate su queste immagini sono proiezioni di strutture tridimensionali su un piano, quindi un’immagine alterata a due dimensioni. Fig. 17 Con la metodica CBCT è possibile recuperare, con un solo esame radiologico, la visione panoramica delle arcate dentarie e le proiezioni del cranio del paziente. Risulta inoltre possibile osservare le strutture anatomiche da qualsiasi altra prospettiva desiderata ed effettuare ricostruzioni tridimensionali (volume rendering). Si possono anche evidenziare approssimativamente le ricostruzioni dei tessuti molli facciali del paziente. Fig. 18 È possibile eseguire con un software dedicato l’analisi cefalometrica secondo la prospettiva desiderata. L’analisi cefalometrica può essere eseguita inoltre su una ricostruzione tridimensionale, con il vantaggio di ottenere una reale misurazione delle strutture anatomiche di interesse e delle distanze lineari e angolari ricercate, senza incorrere nell’inconveniente di una proiezione alterata su un piano bidimensionale come nel caso delle radiografie convenzionali. rurgica per valutare i movimenti denno quindi i movimenti dell’ortodonzia tari effettuati e quelli ancora da effetprechirurgica; › set-up ortodontico: si esegue quindi tuare (figg. 16-22). il set-up ortodontico con identificazione del risultato occlusale di decompensazione finale da raggiungere pri- USO DELLA RMN ma dell’intervento chirurgic; DI ULTIMA GENERAZIONE › realizzazione delle mascherine IN ODONTOSTOMATOLOGIA termostampate: la tecnologia CAD consente di creare delle mascherine Nel campo della diagnostica per immaprechirurgiche che verranno utilizzate gini, in odontostomatologia, si stanno durante la fase di ortodonzia prechi- aprendo interessanti prospettive grazie XXIV (3) MARZO 2013 all’introduzione delle nuove tecnologie “High Field MRI”, l’ultima evoluzione della Risonanza Magnetica Nucleare. L’uso della Risonanza Magnetica Nucleare in campo odontoiatrico ha fino ad oggi riscontrato una scarsa applicazione. La maggior parte dell’attività clinica dell’odontoiatra si svolge sugli elementi dentari o sul tessuto osseo dei processi alveolari delle ossa mascellari. Per queste strutture anatomiche, caratterizzate 261 corso fad Figg. 19 Mediante un dispositivo di trasferimento di posizione (Reference Aligner) il paziente viene invitato a effettuare una prima scansione TC. Lo stesso Reference Aligner viene utilizzato per effettuare una seconda scansione dei modelli diagnostici in gesso del paziente. I tre punti di repere del Reference Aligner (sfere radiopache) vengono utillizzati dal software della CBCT per realizzare la sovrapposizione delle strutture e migliorare il dettaglio dentale. Figg. 20 Nel caso clinico presentato si evidenzia un’anomalia dento-facciale causata da una perdita precoce degli elementi dentari dell’emiarcata superiore di sinistra in età precoce. Fig. 21 Dopo l’acquisizione di immagini CBCT con la tecnologia CAD-CAM è possibile progettare il piano di trattamento ortodontico prechirurgico e realizzare delle mascherine termostampate di guida e verifica dei risultati raggiunti durante la preparazione all’intervento di chirurgia ortognatica. Fig. 22 Mediante un secondo esame radiologico CBCT e l’uso della tecnologia CAD-CAM è possibile progettare l’intervento chirurgico bimascellare e realizzare gli splint intermedio e finale. Sequenza chirurgica: situazione iniziale; situazione dopo osteotomia del mascellare superiore e posizionamento di splint intermedio; situazione dopo osteotomia mandibolare e posizionamento di splint finale; situazione finale prevista dopo intervento chirurgico ortognatico. 262 MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD Figg. 23 Neoformazione del pavimento del cavo orale, di consistenza elastica e colore giallastro, compatibile con sospetto diagnostico di lipoma, neoplasia benigna del tessuto adiposo. La Risonanza Magnetica Nucleare evidenzia l’estensione della lesione e i rapporti anatomici con i tessuti molli e le strutture anatomiche viciniori (ghiandola sottolinguale, muscolo milo-ioideo, dotto di Warthon). Figg. 24 Immagini RMN e ricostruzione tridimensionali di mandibola. Si evidenziano molto bene il nervo alveolare inferiore e i suoi rapporti con gli elementi dentari circostanti. Questo tipo di indagine assume lo stesso potenziale diagnostico della CBCT, ma comporta l’assenza totale di radiazioni per il paziente. Necessita tuttavia di ulteriori studi. da una consistenza dura e da una alta mineralizzazione, le indagini radiografiche e l’uso delle radiazioni ionizzanti hanno sempre rappresentato la scelta di primo livello (radiografie endorali, ortopantomografia, tomografia computerizzata). L’uso della Risonanza Magnetica Nucleare era confinato a ristretti campi di interesse, quali la patologia delle mucose del cavo orale, le neoplasie dei tessuti molli, la patologia delle ghiandole salivari e lo studio dell’articolazione temporomandibolare (fig. 23). L’avvento della Risonanza Magnetica Nucleare di ultima generazione costituisce un preziosa occasione per rilanciare il ruolo di questo strumento diagnostico quale indagine di primo livello. La diagnostica per immagini, soprattutto in campo ortognatodontico, richiede performance sempre più elevate e l’analisi del complesso craniofacciale dei soggetti presi in esame attraverso immagini tridimensionali. L’avvento della CBCT ha sicuramente soppiantato l’uso delle vecchie tradizionali immagini radiografiche bidimensionali, ma costituisce un problema perché, seppur il numero di radiazioni assorbite dai pazienti è minore rispetto ai tradizionali protocolli TC, è sicuramente superiore alle immagini radiografiche come la teleradiografia del cranio. La definizione anatomica delle strutture scheletriche da parte di una Risonanza magnetica Nucleare è sicuramente ancora inferiore rispetto a quella ottenibile con un esame CBCT, ma le differenze sono statisticamente irrilevanti ai fini di XXIV (3) MARZO 2013 una applicazione di analisi cefalometrica con misurazioni lineari e angolari. Il principale vantaggio di questa tecnica è l’assenza totale di radiazioni ionizzanti assorbite dai soggetti presi in esame, soprattutto se si tratta di pazienti in fase di crescita. Si rendono necessari ulteriori trial clinici di conferma, ma l’avvento della Risonanza Magnetica Nucleare in odontostomatologia aprirebbe nuove interessanti prospettive anche nel campo della chirurgia orale, dal momento che le principali misurazioni utili al clinico sono l’identificazione delle strutture anatomiche a rischio da evitare, come il nervo alveolare inferiore e il seno mascellare i quali, trattandosi di tessuti molli, vengono visualizzati con maggior risoluzione da parte dell’indagine RMN (fig. 24). LA RADIOLOGIA E LA LEGGE: RADIOPROTEZIONE E NORMATIVE Effetti biologici dei raggi x L’interazione dei raggi x con la materia causa numerosi e importanti effetti sugli organismi viventi. La base di tutti questi effetti è la ionizzazione degli atomi colpiti dai raggi, con formazione di radicali liberi che reagiscono con le molecole adiacenti e ne modificano la struttura biochimica. Come conseguenza di questo fenomeno può venire compromessa l’attività delle proteine enzimatiche delle cellule, ma soprattutto la capacità di du- plicazione del DNA. Per questo motivo le fasi del ciclo cellulare maggiormente colpite dalle radiazioni riguardano la replicazione cellulare e la sintesi proteica e le cellule più radiosensibili sono quelle in maggior attività mitotica e metabolica. I tessuti maggiormente sensibili al danno di radiazioni sono pertanto quelli a più intenso ciclo riproduttivo: le cellule emo e linfopoietiche, le cellule riproduttive maschili, le mucose, in particolar modo la mucosa intestinale. Relativamente meno radiosensibili sono invece i tessuti a lento ricambio cellulare: tessuto fibroso e connettivale di sostegno e tessuto nervoso. Sono radiosensibili anche i processi patologici che comportano attivazione rapida dei fenomeni di moltiplicazione cellulare come le neoplasie maligne: questo fatto è alla base dell’impiego terapeutico delle radiazioni ionizzanti sotto forma di radioterapia. I danni da radiazioni Per dosi di radiazioni molto elevate, che non si verificano mai in radiologia diagnostica ma solo in radioterapia oncologica, pari a migliaia di volte la dose somministrata per una radiografia dentaria, i tessuti colpiti vanno incontro ad una sofferenza acuta con eritema, distrofie ed eventuale necrosi con morte cellulare. Queste sono le conseguenze che spesso si verificano, in maniera più o meno marcata, nella mucosa del cavo orale dei soggetti irradiati per tumori della bocca o del massiccio facciale. Dosi minori di radiazioni, anche se somministrate all’or- 263 corso fad ganismo intero, non causano danni acuti visibili ma si traducono statisticamente in un aumento della probabilità di sviluppare a distanza malattie gravi, in primo luogo tumori maligni. Questo rischio si riduce con la diminuzione della dose e con la riduzione del volume irradiato, fino a giungere ad una dose-soglia, al di sotto della quale non esiste la dimostrazione sperimentale e clinica di un danno a distanza. Questa dose-soglia è molto superiore alle dosi di radiazioni impiegate anche per i più impegnativi esami radiologici. Non esiste, però, la prova sicura di una innocuità delle radiazioni al di sotto di questo livello di dose-soglia. Per questo motivo, nel dubbio, si considerano potenzialmente lesive, sia da un punto di vista di danno tardivo che di lesioni genetiche, le radiazioni ionizzanti anche a dosi minime. La radioprotezione L’utilizzazione dei raggi x va quindi sempre effettuata nel rispetto di alcune norme fondamentali, dirette a realizzare una irradiazione del paziente il più possibile limitata e a ridurre, e se possibile abolire, l’esposizione radiante del personale addetto e dell’ambiente. Queste norme di radioprotezione sono oggi raccolte in forma di regolamenti e leggi, delle quali è fondamentale il D.L. 187/2000, che è a sua volta attuazione della direttiva 97/43 della Euratom. Una importante precisazione successiva che riguarda soprattutto l’impiego delle apparecchiature per TC volumetrica è costituita dal D.M. del 29/5/2010. In primo luogo, l’impiego dei raggi x va riservato alle sole situazioni in cui esso sia realmente necessario (principio di giustificazione). In particolare, gli esami radiologici sono da impiegare solo quando non siano utilizzabili metodiche diagnostiche non irradianti alternative egualmente valide (RM, ecografia eccetera). Devono essere impiegati tutti i sistemi atti a ridurre la dose al paziente, evitando la ripetizione ingiustificata degli esami, diaframmando il fascio di raggi e utilizzando rivelatori ad alta sensibilità (principio di ottimizzazione). È poi assolutamente da evitare l’effettuazione di esami radiografici non a scopo salvavita nella donna nel primo trimestre di gravidanza. L’uso medico delle radiazioni ionizzanti è soggetto a una stretta regolamentazione legale, che lo riserva a operatori in possesso di determinati requisiti, ed è soggetto ad autorizzazioni e controlli da parte delle autorità sanitarie. L’utilizzo 264 di apparecchiature radiologiche per uso professionale specialistico è riservato ai soli laureati in Medicina specialisti in Radiologia. Al medico non specialista e all’odontoiatra è consentita l’esecuzione di indagini radiologiche complementari come ausilio all’attività clinica sui propri pazienti. Il D.M. 29/5/2010 precisa che queste radiografie devono essere: › coerenti e integrate all’atto clinico; › effettuate sui propri pazienti; › indilazionabili. Mentre l’impiego di apparecchi radiografici endorali nello studio odontoiatrico rientra pienamente in queste condizioni, l’esecuzione di ortopantomografie può risultare discutibile. Molto al di fuori di queste norme è poi l’utilizzo da parte dell’odontoiatra di macchine diagnostiche maggiormente irradianti, come la TC, volumetrica o nelle sue varie forme. Qualunque sia il tipo di apparecchiature impiegate, la responsabilità della sorveglianza fisica della radioprotezione di un reparto o studio è affidata dalla legge a una particolare figura professionale: il fisico Esperto Qualificato (EQ). Questo è un laureato in fisica in possesso di uno speciale diploma conseguito a livello nazionale. Spetta all’Esperto Qualificato valutare l’entità dell’irraggiamento, stabilire la posizione e le caratteristiche delle barriere di protezione anti-x, ispezionare i locali, controllare le caratteristiche dell’apparecchio radiografico, misurare e registrare le esposizioni mediante dosimetri e definire quali operatori sanitari siano esposti professionalmente alle radiazioni. Il possesso e l’impiego di un apparecchio radiologico richiede obbligatoriamente la sua denuncia all’autorità sanitaria (ASL). Questa denuncia deve essere accompagnata dalle relazioni fisica, di radioprotezione e di qualità, redatte dall’Esperto Qualificato: le ispezioni dell’autorità sanitaria verificheranno, nel corso del tempo, l’esistenza e il mantenimento dei requisiti di sicurezza riportati nella relazione del fisico. 7) Low KM, Dula K, Bürgin W, von Arx T. Comparison of periapical radiography and limited cone-beam tomography in posterior maxillary teeth referred for apical surgery. 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MARZO 2013 XXIV (3) CORSO FAD Test di apprendimento ziente per ridurre il margine di errore dia8) La TC volumetrica può essere utilizzata: gnostico a.al posto di una normale TC tradizionale del b.eseguire una scansione del paziente in due cranio piani diversi b.solo per esami limitati alla regione maxilloc.migliorare il dettaglio dentale mediante l’acfacciale quisizione di un modello o dima diagnostica c. solo per esami dentari con riferimenti radiopachi d.solo per esami ortodontici d.eseguire una scansione del paziente con la dima chirurgica e una senza dima intraorale 9) Lo scanogramma (scout-view) della TC deve essere sempre effettuato perché: 15) La simulazione del piano di trattamena.fornisce un’immagine simil-panoramica b.è l’immagine su cui il radiologo effettua la to ortodontico prechirurgico viene effet2) L’intensità di una radiazione è: tuata con: rielaborazione dei dati a. direttamente proporzionale al quadrato della c. è l’immagine su cui il radiologo programma i a.tecnologia iCAT sua lunghezza d’onda b.software di lettura file DICOM piani delle sezioni b.direttamente proporzionale alla lunghezza d. consente di programmare i dati di esposizio- c. software di acquisizione file DICOM d’onda d.tecnologia CAD-CAM ne dell’esame c.inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda d.inversamente proporzionale al quadrato del- 10) L’ortopantomografia consente la pro- 16) Le mascherine termostampate in ortoiezione di una superficie curvilinea (le ar- donzia possono essere utili per: la sua lunghezza d’onda a.effettuare spostamenti ortodontici con un cate) su di un piano grazie a: dispositivo estetico 3) In una ortopantomografia è comparsa a.un movimento tomografico rotatorio una banda radiopaca sovrapposta ai denti b.la combinazione di tomografia rotatoria e di b.verificare il raggiungimento degli obiettivi finali previsti radiografia a fessura centrali. Questo artefatto può essere doc.una scansione orizzontale delle strutture c.rappresentare la situazione iniziale di parvuto a: tenza prima del piano di trattamento craniche a.scarso potere penetrante delle radiazioni d.migliorare il dettaglio dentale durante la b.rotazione del capo del paziente verso sini- d.un movimento tomografico spirale scansione del cranio del paziente stra c. insufficiente estensione del collo del pazien- 11) In ortopantomografia è importante, per evitare sovrapposizione da parte delle 17) L’uso della Risonanza Magnetica te Nucleare in ortodonzia offre come prinvertebre cervicali, che il paziente: d.movimento del paziente a.morda il bite di posizionamento con i soli in- cipale vantaggio rispetto alla CBCT: a.migliore dettaglio anatomico delle struttucisivi laterali 4) L’ortopantomografia è un esempio di re scheletriche craniofacciali b.mantenga il piano di Francoforte inclinato indagine radiologica: b.assenza di radiazioni ionizzanti assorbite verso il basso a.proiettiva dal paziente c.mantenga il rachide cervicale in posizione b.protettiva c. visualizzazione dei rapporti anatomici iperflessa (posizione del filosofo) c.ricostruttiva dentali d.mantenga il rachide cervicale in posizione d.restaurativa iperestesa (posizione dello sciatore d’acqua) d.minor durata dell’esame 5) Quale dei seguenti non è un requisito indispensabile per una corretta teleradio- 12) Mediante l’utilizzo di una CBCT in vista 18) Cosa significa: principio di giustifidi un intervento di avulsione di terzi molari cazione? grafia del cranio? a.ogni indagine radiologica deve essere inclusi inferiori è possibile: a. visibilità dell’occipite eseguita solo in presenza di una motivaa.evidenziare i rapporti di contiguità tridimenb.visibilità del profilo delle parti molli del viso zione clinica sionali fra elemento incluso e nervo linguale c. visibilità della sella turcica b.evidenziare i rapporti di contiguità tridimen- b.ogni indagine radiologica deve essere d.occlusione dentaria eseguita solo in presenza di una giustifisionali fra elemento incluso e nervo alveolacazione fisica re inferiore 6) Nella TC volumetrica (cone-beam) l’acquisizione di immagine avviene mediante: c.evidenziare i rapporti di contiguità tridimen- c.ogni indagine radiologica deve essere eseguita solo in presenza di una motivasionali fra elemento incluso e arteria faciale a. rotazione del tubo e misurazione dell’intensizione clinica e in assenza di una indagine d.evidenziare i rapporti di contiguità tridimentà dei raggi x da parte di numerosi sensori non irradiante egualmente valida sionali fra elemento incluso e arteria milob.rotazione del tubo, contemporaneo avanzad.ogni indagine radiologica deve essere ioidea mento del lettino e misurazione dell’intensità eseguita prima di una indagine egualdei raggi x da parte di sensori mente valida e meno irradiante c.rotazione del tubo e raccolta delle immagini 13) Con l’utilizzo della CBCT non è possibile progettare: da parte di un sensore a grande campo d.rotazione del tubo, successivo avanzamen- a.interventi di chirurgia dei tessuti molli del 19) La responsabilità della sorveglianza fisica della radioprotezione di un reparto cavo orale to del lettino e misurazione dell’intensità dei o studio è affidata per legge: b.interventi di chirurgia implantare raggi x da parte di sensori c.interventi di recupero ortodontico-chirurgici a.al Direttore Sanitario della struttura b.al coordinatore del personale assistente di canini superiori inclusi 7) La radiazione diffusa complica notevold.interventi di enucleazione di lesioni cistiche c.ad un Esperto Qualificato (EQ) mente la radioprotezione perché: d) alla ditta produttrice delle apparecchiatudelle ossa mascellari a.produce raggi x molto penetranti re radiografiche b.produce raggi x di maggiore intensità c.produce raggi x a direzione casuale nello 14) Il protocollo di “doppia scansione” CBCT è utilizzato per: spazio a.eseguire una seconda scansione del pad.produce raggi gamma 1) La tecnica endorale a raggi paralleli (cono lungo) utilizza: a. un limitatore a cono lungo e il dito del paziente per fermare la pellicola b.una pellicola di maggiori dimensioni (5x7 cm) morsa nel piano occlusale c.un limitatore a cono lungo e un centratore per fissare la pellicola d.un tubo a distanza di 1,5 m (teleradiografia) e un centratore per fissare la pellicola XXIV (3) MARZO 2013 265