3° Workshop: Problemi di vibrazioni nelle strutture civili e nelle costruzioni meccaniche Perugia, 11-12 Settembre 2008 LA MISURA DI DEFORMATE DINAMICHE SU PONTI IN ESERCIZIO MEDIANTE CORRELAZIONE DIGITALE DI IMMAGINI R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Perugia SOMMARIO Negli ultimi anni la tecnica di misura della correlazione digitale di immagini (DIC) sta trovando numerose applicazioni in ambito meccanico come valida alternativa per misure di campi di deformazione su componenti strutturali soggetti a carichi statici e dinamici. L’obiettivo di questo lavoro è lo studio della possibilità di applicazione della DIC per l’analisi delle deformate dinamiche di ponti stradali in calcestruzzo armato soggetti ai normali carichi di esercizio. Per mettere a punto la tecnica di misura è stata condotta una prima serie di prove in laboratorio su provini in calcestruzzo. Ciò ha consentito di valutare i limiti e le prestazioni di tale tecnica di misura con le deformazioni tipiche di questi materiali e di poter definire le condizioni ottimali delle ottiche, la più efficace verniciatura delle superfici e le caratteristiche dei sistemi di acquisizione immagini ottimali per queste applicazioni. Anche in base a precedenti misurazioni fatte dagli autori su ponti in esercizio con vibrometri laser, è stato possibile mettere a punto e validare la tecnica di misura per il rilievo delle deformazioni dinamiche di un ponte in esercizio, generate dal normale traffico di autocarri. ABSTRACT In the last years the digital image correlation (DIC) measurement technique is becoming very popular in experimental mechanics in order to perform measurements of deformation fields on structural components under static and dynamic loads. The goal of this work is the development of a measurement chain, based on this measurement principle, to detect dynamic deformations of concrete highway bridge under normal operating conditions. To choose a proper digital recording camera for this application, a first series of tests has been peformed on the surface of a concrete specimen in the lab. This was fundamental to choose the proper optical configuration of the recording system taking into account the typical deformations of this kind of material and to choose the optimal spekle pattern of the surface. Using also previous dynamic measurements of bridge deflections performed by a laser Doppler vibrometer, it was possible to setup and validate the measurement technique on a highway bridge loaded by the normal traffic of truks. 1. LA TECNICA DELLA CORRELAZIONE DIGITALI DI IMMAGINI R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili Tra i metodi sperimentali per la misura di campi di deformazioni, negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo quello basato sulla correlazione numerica di immagini digitali (DIC); ciò grazie anche alla evoluzione dei sistemi digitali di acquisizione immagini, dei software di correlazione di immagini ed interpolazione che consentono di arrivare attualmente a risoluzioni dell’ordine del centesimo di pixel. Tale tecnica di misura sta ricevendo notevoli consensi nella comunità scientifica, testimoniati dall’elevato numero di applicazioni riportate nei recenti convegni intenazionali di meccanica sperimentale: negli atti di ognuno di questi convegni si trovano decine di articoli su tale tecnica di misura [1, 2, 3, 4]. La DIC nasce e si sviluppa nei primi anni ’80, si veda ad esempio [5, 6] per una descrizione esaustiva sugli albori di tale metodologia, e si basa sull’impiego di una o più telecamere (almeno due per misure in 3D mediante la tecnica della stereovisione) per riprendere una serie di immagini durante l’applicazione di un’ azione dinamica su di un componente meccanico. L’applicazione della DIC ha già dato soddisfacenti risultati per la caratterizzazione del processo di deformazione e rottura di diversi materiali, anche a livello microstrutturale, in particolare nello studio dei processi di rottura per fatica con analisi dell’intera zona critica di concentrazione di tensioni [7], per mappature di stress e strain su provini in plastica, materiale composito, acciaio o metalli in genere, [8, 9, 10]; a tale scopo sono state fatte misure con tale tecnica anche su mini macchine di prova a trazione [11]. Interessanti applicazioni sono state proposte anche per l’analisi di vibrazioni [12, 13] e fenomeni dinamici in genere. I recenti sviluppi di sistemi di acquisizione di immagini ad alta velocità, in particolare quelli basati su tecnologie CMOS, hanno reso possibile l’applicazione della correlazione di immagini in crash test e in altri fenomenici dinamici particolarmente veloci, quali l’impatto di proiettili su lastre, la cui deformazione, rilevata in 3D con telecamere ultraveloci, è risultata comparabile con quella ottenuta con le tradizionali metodologie estensimetriche ed interferometriche [14]. Con l’ausilio di microscopi, la DIC ha consentito anche di misurare la deformazione termica di dispositivi elettronici quali MEMS, ottenendo misure di spostamenti submicrometrici [15, 16]. Sono attualmente disponibili in commercio diversi sistemi di misura DIC tra cui quelli prodotti da La Vision (il sistema Strain Master con risoluzione max 3000x2000, sensore CCD, frame rate 12 Hz – 10.000.000 Hz, risoluzione 0.01 pixel), quelli prodotti da Dantec Dynamics (il sistema Q450 II, con risoluzione max 1280x1024, sensore CMOS, frame rate 1000 Hz – 40.000 Hz, risoluzione 1/100000 del campo di vista inquadrato, deformazione 0.01% localmente), quelli prodotti dalla Correlated Solutions (i sistemi VIC2D e VIC3D con sensore CCD, frame rate 1000 Hz – 100.000 Hz, risoluzione 0.01 pixel) solo per citarne alcuni. Tutti i software commerciali dividono l’immagine di riferimento e quella deformata in sottoimmagini costituite da celle di indagine formate tipicamente da 10x10 fino a 40x40 pixel. Successivamente ogni sottoimmagine dell’immagine di riferimento è confrontata con la corrispondente sull’immagine ottenuta con il provino sottoposto ad un carico. Per l’analisi di tali celle alcuni software eseguono una semplice correlazione bidimensionale, utilizzando la trasformata di Fourier veloce (FFT) sulla coppia di sottoimmagini. R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili Il massimo della correlazione (fig. 1) individua un vettore spostamento, cioè lo spostamento subito da una sottoimmagine tra i due fotogrammi considerati. Ripetendo tale operazione su più coppie di sottoimmagini successive acquisite in sequenza durante la deformazione si ottiene l’evoluzione temporale del campo di spostamenti. In tal modo si giunge alla determinazione di un vettore spostamento per ogni cella d’indagine, e quindi alla deformazione complessiva rispetto alla configurazione iniziale; in questa modalità di analisi tale metodo risulta analogo a quello utilizzato nella particle image velocimetry (PIV) per la misura di campi di moto di particelle inseminanti i flussi. Fig 1: Metodo di correlazione immagini tramite FFT Più di recente sono stati proposti metodi di elaborazione basati su trasformazioni affini e pseudo-affini, ovvero sull’individuazione della trasformazione subita da ogni sottoimmagine che minimizza la differenza di toni di grigio tra l’immagine di riferimento e quella deformata. Tale formulazione evidenzia che una singola sottoimmagine può subire spostamenti rigidi descritti dai coefficienti ( ) della (1), allungamenti ( ), taglio ( ), distorsione ( ), come illustrato in fig. 2. L’algoritmo di correlazione cerca il set di parametri tali che risulti minima la differenza tra i pattern dei toni di grigio dell’immagine originaria (G1) e dell’immagine trasformata (Gt), dove quest’ultima è già il risultato di una compensazione di intensità e contrasto sull’immagine deformata acquisita (G2). Tale trasformazione può essere descritta dalle seguenti equazioni: R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili (1) min ∑ G (x, y ) − G (x, y ) 1 t a0 ,..., a7 , g 0 g1 x , y Fig 2: Metodo di correlazione immagini tramite trasformazioni pseudo-affini Questo secondo metodo descrive meglio ciò che può avvenire su un elemento della superficie di un componente meccanico soggetto a carichi che lo deformano rispetto alla semplice correlazione bidimensionale tra le coppie di sottoimmagini, e fornisce anche informazioni su eventuali deformazioni angolari oltre che sul solo vettore spostamento. 2. L’OGGETTO DI INDAGINE La misura delle deformate dinamiche di ponti stradali sottoposti al normale carico di esercizio è da sempre oggetto di interesse, negli anni ha stimolato la ricerca e la messa a punto di nuove tecniche di misura. In bibliografia sono reperibili risultati di misure effettuate con la DIC su strutture in calcestruzzo di importanti dimensioni, ma soltanto prove di tipo statico [17,18]. Già alcuni anni fa uno degli autori di questo lavoro con altri colleghi dell’ Università di Perugia si era occupato dello sviluppo di nuove tecniche sperimentali per lo studio di ponti stradali [19]. Obiettivo del presente lavoro è la messa a punto di metodologie di misura utili in fase di collaudo e diagnostica in condizioni di normale esercizio, al fine di verificarne le prestazioni strutturali ed il loro mantenimento nel tempo. Il presente lavoro, come l’analisi svolta in passato, ha come oggetto di studio i classici ponti stradali a 4 corsie, con frequenze di risonanza tipiche nel range 3-30 Hz [20, 21, 22] ed ampiezze di deflessione in esercizio massime tipicamente di 2-3 mm che vengono prodotte dal passaggio di autocarri su campate di lunghezza tipica di circa 25 m (fig. 3). Dalle misure effettuate in precedenza mediante convenzionali accelerometri e vibrometri laser [19] fu R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili possibile determinare abbassamenti dinamici delle travi del ponte di qualche mm in corrispondenza del passaggio di autocarri e di qualche decimo di mm in corrispondenza del passaggio di auto. Fig 3: Tipico viadotto oggetto d’indagine In Fig 4 sono riportati alcuni risultati delle precedenti prove, da cui si deduce che la durata del transitorio di abbassamento della trave del ponte, è di 1-2 s circa. Sulla base di questi dati e di altri reperiti in letteratura, si è proceduto alla messa a punto della tecnica di misura basata sulla correlazione di immagini. In particolare si è scelto un sistema digitale di acquisizione immagini da 6 Megapixel e 60 fotogrammi al secondo (Fps), con possibilità di zoom fino a 12x. In passato si era tentato di fare misure della deformata dinamica complessiva del ponte al passaggio di normale traffico veicolare impiegando un vibrometro laser a scansione, ma senza ottenere risultati significativi a causa sia della impossibilità di misurare simultaneamente su più punti, sia dei problemi ottici e operativi posti dalla scansione, anche installando sul ponte cartine altamente riflettenti nei punti di misura. s s Fig 4: Abbassamento del ponte misurato con vibrometro laser al passaggio di alcune auto (sopra) e al passaggio di un pesante autocarro (sotto), in funzione del tempo in secondi. 3. MESSA A PUNTO DELLA METODOLOGIA DI MISURA SU PROVINI R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili Per la messa a punto della metodologia, si sono effettuate inizialmente una serie di prove in laboratorio, montando provini in calcestruzzo di dimensioni 40x40x160 mm su uno shaker in modo da sollecitarli a flessione retta con frequenza di 1Hz. Circa ad 1 m di distanza dal provino si è fissata la fotocamera digitale, con risoluzione di 6 Megapixel (2816x2112 pixel) e frame rate di 60 fps con sensore CMOS. Per ridurre i moti relativi tra fotocamera e provini, si è fatto uso di un comune comando a distanza di attivazione dello scatto. Le immagini sono state riprese con zoom a 4x e 6x. Affinché la superficie da riprendere fosse illuminata a sufficienza ed in modo uniforme, si sono utilizzate lampade ad alta brillanza tipo LUPO QUADRILIGHT 2000, con temperatura di colore di 5400K. Per ottenere una funzione di crosscorrelazione bidimensionale tra le sottoimmagini con picchi sufficientemente evidenti la superficie dell’oggetto ottimale è quella che presenta una serie di punti neri di dimensione e posizione casuale su sfondo bianco. Inizialmente non abbiamo trattato in alcun modo la superficie dei provini, utilizzando come speckle la normale granulometria del calcestruzzo, che, nei provini utilizzati ha caratteristiche ottimali. Fig 5: Provino in calcestruzzo con coordinate punti estremi (a sinistra) e griglia di elaborazione (a destra) Riprendendo una dimensione nota sopra l’inquadratura del provino (figura 5 a sinistra) si è determinato un fattore di scala pixel/mm pari circa a 18 mm-1. In figura 5 (a destra) si evidenzia un esempio di possibile griglia che determina l’insieme delle sottoimmagini. La rielaborazione delle immagini acquisite è stata fatta utilizzando diverse dimensioni della cella d’indagine, da 100x100 pixel fino a 10x10 pixel. Il giusto compromesso, ovvero la dimensione della sottoimmagine che è risultata contenere un numero sufficienti di particolari così da garantire una buona correlazione, e che, al tempo stesso, consentiva di analizzare con sufficiente risoluzione spaziale il campo di spostamenti, è risultato essere quello 20x20 pixel. Dai livelli di grigio dei pixel (fig. 6) e dal rapporto pixel/mm calcolato, si è misurato uno spostamento in direzione verticale massimo, ovvero una freccia massima nella sezione del provino più lontana dall’incastro di circa 0,04 mm, dato confermato da una misura diretta di tale abbassamento eseguita con un comparatore. R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili Fig 6: pixel Spostamenti in direzione verticale provino calcestruzzo, matlab software, con cella indagine 20x20 4. PROVE CON DIC SU PONTE STRADALE Sulla base dell’esperienza acquisita con la campagna di prove condotte in laboratorio si è proceduto all’allestimento della catena di misura per le prove sul ponte. Inizialmente, per la scelta del posizionamento del sistema di ripresa e della giusta ottica, si è pensato di utilizzare la naturale granulometria del calcestruzzo, senza alcun ricoprimento, anche perché sul provino era risultato uno speckle efficace (fig. 7 a sinistra). Visti però i pessimi risultati, si è coperta la superficie in osservazione con vernice bianca uniforme e poi sono state fatte pennellate con vernice nera (fig. 7 a destra). I risultati sono stati ancora non soddisfacenti, come prevedibile visto che rispetto alla prove in laboratorio, per la necessità di abbracciare un campo di vista molto più ampio e per problemi di accessibilità, era nettamente cambiata la distanza tra l’oggetto e la fotocamera; inoltre l’illuminazione naturale diffusa e l’inquadramento dal basso verso l’alto delle superfici della trave del ponte, risultavano altri fattori da considerare per annullarne, o almeno ridurne, gli effetti che rendono difficile la correlazione tra le immagini. Fig 7: Speckle prove preliminari sul ponte stradale R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili Tali prove preliminari sul campo hanno evidenziato la necessità di approfondire certe problematiche per la messa a punto della metodologia, quali la ridefinizione dello speckle ottimale, ovvero la grandezza dello speckle medio da realizzare sul ponte per supplire alla carenza d’illuminazione e tener conto della considerevole distanza dell’oggetto da riprendere. Fig 8: Messa a punto speckle ottimale per esecuzione DIC sul ponte stradale A tal fine si è realizzato un pannello con sottoimmagini stampate su carta con fondo nero e cerchi bianchi di diverso diametro: 1.5, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 mm, distribuiti in modo geometrico (fig. 8). Questa prova ha permesso di determinare, alle diverse distanze sensore fotocameraoggetto e con diversi zoom, la corrispondenza tra le dimensioni reali dello speckle e i pixel contenuti nella sua immagine. Dimensione 6 mm Dimensione 5 mm Dimensione 4 mm Dimensione 3 mm Dimensione 2 mm Dimensione 1.5 mm Fig 9: Definizione speckle ottimale: calcolo del rapporto pixel / mm R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili In fig. 9 sono riportate le immagini acquisite, tutte a distanza di 9 m dall’oggetto, all’incirca la stessa da cui si poteva riprendere la trave del ponte, e con zoom a 12x, con caratterizzazione in pixel di alcuni punti notevoli dello speckle utili a calcolare il fattore di scala delle immagini acquisite dalla fotocamera. Per mantenere il fattore che sul provino aveva dato la migliore correlazione delle immagini, si è dedotto come ottimale un diametro delle macchie nere da inquadrare, da inquadrare con zoom 12x da 9 m di distanza, di 4-6 mm. Fig 10: Speckle ottimizzato per prove su ponte e calcolo del rapporto pixel / mm Si è quindi proceduto, con un’apposita spugna, alla realizzazione di un ricoprimento di un’area del ponte con vernice bianca puntinata di nero, con zone più dense di particolari neri e più piccoli, ed altre zone con macchie più grandi: nello specifico ne è stata fatta appositamente una di grandi dimensioni, 32 mm, per determinare il fattore di scala cioè la distanza in mm tra i pixel (fig. 10) Per l’elaborazione delle immagini ottenute sono stati impiegati 2 software, un pacchetto freeware in matlab ed il software VIC 2D della Correlated Solutions. Nella rielaborazione delle immagini con il matlab software, ci si è resi conto che per avere una buona correlazione era necessario ingrandire la cella di interrogazione: ciò a discapito della risoluzione spaziale della misura di spostamenti. Utilizzando una cella di indagine di 1000x1000 pixel, si è misurato un abbassamento di 2,0 mm (fig. 11. Il dato che effettivamente ha senso è solo l’abbassamento globale della sezione intera, in quanto con celle d’indagine così ampie si riesce ad individuarne nell’immagine ritagliata da quella di 2816x2112 pixel, acquisita dal sensore, soltanto 2 celle affiancate. Fig 11: Spostamenti in direzione verticale del ponte, matlab software con cella interrogazione 1000x1000 pixel R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili La stessa sequenza di immagini è stata rielaborata con il software VIC 2D, che può utilizzare sia la semplice correlazione che trasformazioni affini; con quest’ultima metodologia di correlazione sono stati ottenuti risultati soddisfacenti con una cella molto più piccola, di 85x85 pixel. In fig. 12 è evidenziata la zona in cui è stata fatta la correlazione e si è calcolato uno spostamento in direzione y ancora di circa 2 mm al passaggio di un autocarro. Tale valore risulta essere l’abbassamento tipico di ponti autostradali al passaggio di mezzi pesanti ed è compatibile con i dati riportati in fig.4 delle prove precedentemente svolte. Con tale serie di prove è stato quindi possibile anche definire la dimensione ottimale della sottoimmagine per le due diverse metodologie di elaborazione, pari a 1000x1000 pixel nel caso di correlazione semplice , ridotta a 100x100 circa nel caso di impiego del software commerciale VIC 2D. Fig 12: Spostamenti in direzione verticale ponte, software VIC2D Limess con cella interrogazione 85x85 pixel 5. CONCLUSIONI Nel presente lavoro si è dimostrata la possibilità di misurare gli abbassamenti di un ponte stradale, in condizioni dinamiche, prodotte dal normale traffico veicolare su di esso, con la tecnica della Digital Image Correlation. E’ stato definito lo speckle ottimale per le condizioni di acquisizione delle immagini sul campo ed è stato fatto un confronto tra due diverse metodologie di correlazione implementate in alcuni dei software attualmente disponibili. I risultati ottenuti sono congruenti con dati riportati in bibliografia e con quanto ottenuto da precedenti prove con vibrometri laser-Doppler sullo stesso ponte. BIBLIOGRAFIA [1] Atti XXXV Convegno Nazionale dell’Associazione italiana per l’analisi delle sollecitazioni (AIAS) – 13-16 settembre 2006 – Università Politecnica delle Marche, Ancona. [2] Proceedings of “12 th International Conference on Experimenthal Mechanics”. 29 Aug 2 sett 2004, Politecnico di Bari, Italy R. Bartolucci, R. Flori, R. Marsili [3] Proceedings of “4 th International Conference on Advances in Experimenthal Mechanics” 6 - 8 sett 2005, Ed. By J.M. Dulieu – Barton & S. 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