TROPEA LINGUA DI MARE 1957 Come saffo ad aspettar faone il barcaiolo me ne stavo sulla rupe a me familiare tutte le cose tacevano oziando sotto un cielo che non c’era il sole di mezzogiorno sfolgorava un mare immobile una lastra di cristallo gabbiani svettavano nell’aria addormentata le rauche grida si spandevano nella calura sulla lingua di mare che s’addentrava tra le due roccie una spada d’acciaio sguainata brillava al sole d’improvviso un pesce guizzò squarciando la lama cerchi d’acqua argentata si rincorrevano altri pesci guizzarono la spada s’era dissolta mi rattristai nel cuore sulla rupe a guardare il mare e le nude roccie vibranti di sole gabbiani dissolti nei lamenti l’occhi lucidi di un guerriero spartano che aveva perduto la sua spada Simonelli Carmelo (Roma)