Corso di Laurea Triennale in Scienze Infermieristiche Polo Didattico Azienda Ospedaliera “San G. Moscati” - Avellino Insegnamento di Cardiologia Docente dr. Fiore Candelmo In questa puntata… Esami invasivi: coronarografia, ventricolografia, angioplastica, angiografia periferica, studio elettrofisiologico, ablazione a RF, impianto PM-ICD ---Ricordate gli esami non invasivi di cui abbiamo già parlato ? ECG, Test ergometrico, Ecg dinamico sec. Holter, Ecocardiogramma… Qual e’ la differenza ? Le procedure diagnostiche invasive superano, con vari mezzi, la barriera cutanea, accedendo al circolo (arterioso o venoso) o a cavità interne, per raggiungere i distretti nei quali esse verranno eseguite. Aumenta pertanto la “pericolosità”, la possibilità di arrecare danni al paziente. Nel contempo queste procedure consentono di raggiungere risultati altrimenti impossibili da ottenere. Per questi motivi è sempre necessario che il paziente legga, comprenda e firmi il relativo consenso informato (dare il tempo giusto al paziente.) Gli esami invasivi Qual e’ il ruolo infermieristico ? Preparazione delle attrezzature di base, dei materiali di consumo da impiegare e del paziente (compreso linea venosa, eventuale cateterizzazione vescicale, monitorizzazione del ritmo): tutto normale ! Utilizzo di alcune delle attrezzature necessarie per eseguire i test e le procedure (competenza) Controllo dei parametri vitali del paziente e somministrazione dei farmaci (a scopo diagnostico o terapeutico): fare diagnosi ! Gli esami invasivi Qual e’ il ruolo infermieristico ? Un ruolo di grande importanza, centrale in ogni procedura ! Gli esami invasivi Un aspetto non secondario Il controllo dei tempi: Il ruolo dell’infermiere non può essere solo quello esecutivo ma, da vero professionista, anche di controllo e supervisione: i tempi operatori, specie in situazioni critiche (intubazione), devono essere rigidamente controllati e rispettati. Nel corso di queste manovre è necessario mantenere la freddezza necessaria e non lasciarsi coinvolgere dagli eventi, al fine di giudicare con obiettività (“da fuori”) gli eventi ai quali si partecipa. Gli esami invasivi Anatomia delle coronarie Delle arterie coronarie abbiamo già parlato. Gli esami invasivi Anatomia delle coronarie Le coronarie sono due: destra e sinistra. Quest’ultima, dopo un breve tratto detto tronco comune, si divide in interventricolare anteriore (che serve la parete anteriore del cuore) e circonflessa (per la parete laterale). La destra può dare un ramo per la parete posteriore del cuore (o diaframmatica) Gli esami invasivi La coronarografia E’ l’esame principale con il quale è possibile studiare anatomia e fisiopatologia dell’albero coronarico. Venne inventata casualmente un mattino dell’ottobre 1958, quando Frank M. Sones (cardiologo pediatrico della Cleveland Clinic) iniettò accidentalmente nella coronaria sinistra il contrasto che stava utilizzando per l’aortografia di un paziente di 26 anni affetto da valvulopatia reumatica. Scrisse allora che sudò freddo ! Invece della temuta FV (che si credeva potesse essere provocata da questa manovra), vide solo una breve asistolia e null’altro. Gli esami invasivi La coronarografia E’ l’esame principale con il quale è possibile studiare anatomia e fisiopatologia dell’albero coronarico. Venne inventata casualmente un mattino dell’ottobre 1958, quando Frank M. Sones (cardiologo pediatrico della In quell’epoca non era stato codificato il MCE, Cleveland Clinic) iniettò accidentalmente nella coronaria avveniva a torace aperto ! di sinistralail rianimazione contrasto che stava utilizzando per l’aortografia un paziente di 26 anni affetto da valvulopatia reumatica. Scrisse allora che sudò freddo ! Invece della temuta FV (che si credeva potesse essere provocata da questa manovra), vide solo una breve asistolia e null’altro. Gli esami invasivi La coronarografia Il suo merito fu quello di aver compreso le potenzialità diagnostiche della procedura e di aver affinato la tecnica, i materiali e la strumentazione radiologica per renderla possibile ed applicabile universalmente. Il risvolto terapeutico tuttavia non c’era. Che le coronarie potessero essere malate era già noto, ma sia la terapia farmacologica che quella chirurgica erano inesistenti. Quindi la coronarografia non aveva una ricaduta pratica. Gli esami invasivi Il by pass AC La cosa cambiò progressivamente: si moltiplicarono i tentativi di curare la coronaropatia, dapprima con l’introduzione di tentativi chirurgici di ricanalizzazione coronarica diretta (endoarteriectomia, patch, bypass venosi – anni ‘60), quindi con l’arrivo del bypass AC (1967) e infine con l’angioplastica (1977). Gli esami invasivi L’angioplastica Il vero passo avanti arrivò alla fine degli anni ’70 (settembre 1977) quando Andreas Gruentzig praticò la prima angioplastica. Il partner ideale della PTCA è lo stent, un supporto espandibile che rende stabile nel tempo la dilatazione ottenuta con l’angioplastica (Palmaz - 1986). Dal 2004 è disponibile lo stent ad eluizione di farmaco, che riduce la proliferazione cellulare reattiva ed evita la riocclusione del vaso Gli esami invasivi Indicazioni alla coronarografia •Sospetta o già nota coronaropatia ostruttiva •Altra patologia cardiaca da sottoporre a trattamento chirurgico (per diagnosticare una patologia coronarica concomitante) •Miocardiopatia dilatativa (per individuare una origine ischemica misconosciuta) •Controindicazioni assolute alla coronarografia: nessuna •Controindicazioni relative: insufficienza renale, anemia, febbre Gli esami invasivi Gravita’ della malattica coronarica •E’ proporzionale al numero di vasi coinvolti •Monovasale •Bivasale •Trivasale •Malattia del tronco comune della coronaria sinistra •Una stenosi coronarica è definita critica quando supera il 70% del diametro •Una stenosi inferiore al 50% è considerata non significativa. •Le lesioni non significative possono comunque evolvere, acutamente o cronicamente, e sono spesso responsabili di un infarto acuto (instabilizzazione della placca). Gli esami invasivi Preparazione alla coronarografia Prima dell’esame •L’equipe infermieristica controlla: •Dotazione adeguata di materiale di consumo, adatto a fronteggiare tutte le possibili necessità della procedura in essere •Farmacia di sala, con farmaci nel range di scadenza e in quantità adeguate •Corretto funzionamento di tutti gli elettromedicali presenti (defibrillatore !!!) Gli esami invasivi Preparazione alla coronarografia •Completa, adeguata ed esauriente spiegazione dell’esame al paziente •Sua accettazione e firma del consenso informato. •Digiuno di almeno 8 ore. •Controllo degli esami ematochimici per la funzione renale (il contrasto è nefrotossico) e la coagulazione (si pungerà una arteria !). •Tricotomia della zona sede di accesso (inguine, polso). •Idratazione nei pazienti con ridotta funzionalità renale. •Premedicazione (per i casi di accertata, presunta o sospetta allergia al mezzo di contrasto). •Disinfezione della cute sede della puntura Gli esami invasivi Tecnica della coronarografia La coronarografia ha bisogno di un accesso arterioso (quindi ad alta pressione) per raggiungere le arterie coronarie. I vasi disponibili (a dx) sono: •Omerale (approccio storico) •Femorale (in fase di disuso) •Radiale (oggi preferito) Gli esami invasivi Tecnica della coronarografia Vantaggi dell’approccio radiale: •L’arteria radiale è fruibile in circa l’85% dei casi. •Le complicanze vascolari locali sono praticamente assenti (rispetto a un 3-5% con l’accesso femorale). •Ridotta è la permanenza a letto •1-2 ore (invece di 6-8 ore con accesso femorale) Gli esami invasivi Test di Allen La mano è irrorata da due arterie (radiale ed ulnare) che si uniscono in un arco arterioso nel palmo della mano. Il cateterismo della radiale può danneggiarla (o occluderla): è quindi necessario assicurarsi che la a.ulnare sia normofunzionante Gli esami invasivi Test di Allen: tunzionalita’ della ulnare •Il paziente posiziona il braccio verticalmente e… •Stringe con forza il pugno (per svuotare la mano di sangue) per circa 30 secondi. •L’I.P. occlude simultaneamente la radiale e ulnare. •Si fa riaprire la mano (e si constata il pallore del letto ungueale). •Si rilascia la compressione della sola arteria ulnare. Gli esami invasivi Test di Allen; risultato •La ripresa di un normale colore in 5-6 secondi indica un normale funzionamento della a.ulnare. •Tempi più lunghi suggeriscono insufficienza della circolazione alternativa alla radiale: In questo caso l’uso della radiale è fortemente sconsigliato ! Gli esami invasivi Esecuzione della coronarografia Gli esami invasivi Tecnica di Seldinger •L’accesso vascolare ai cateteri si ottiene con la tecnica di Seldinger (radiologo svedese scomparso nel 1998) •La puntura del vaso avviene con un ago di calibro adeguato a far passare, nel suo lume, una guida metallica flessibile Gli esami invasivi Tecnica di Seldinger •Su questa guida si fa scorrere un introduttore (generalmente valvolato) nel cui lume passerà il catetere. •La guida metallica garantisce che l’introduttore penetri il vaso, ma è sempre consigliabile controllarne l’ingresso con la scopia (xRay). Gli esami invasivi Tecnica di Seldinger •Nel caso in cui il catetere deve essere lasciato permanentemente (pacemaker) l’introduttore viene rimosso dividendolo in due metà lungo l’asse maggiore, grazie ad una linea di rottura preesistente (modalità peel away). Non è valvolato. Gli esami invasivi Tecnica di Seldinger •Con la Tecnica di Seldinger è possibile cannulare qualsiasi vaso (arterioso o venoso) oltre che cavità virtuali da evacuare (pleura, pericardio etc.) nelle quali è necessario accedere con cateteri •Con la stessa tecnica è possibile posizionare i port-a-cath per le terapie infusive di lunga durata Gli esami invasivi Tecnica di Seldinger •Con la Tecnica di Seldinger è possibile cannulare qualsiasi vaso (arterioso o venoso) oltre che cavità virtuali da evacuare (pleura, pericardio etc.) nelle quali è necessario accedere con cateteri •E’ necessario avere familiarità con i materiali e •Conlalatecnica stessa per tecnica è permettere di eseguire l’accesso possibile posizionare i vascolare correttamente e rapidamente port-a-cath per le terapie infusive di lunga durata Gli esami invasivi Esecuzione della coronarografia •Una volta scelto l’accesso arterioso, il medico punge l’arteria e nell’ago inserisce la guida metallica, che fa avanzare di diversi centimetri nel vaso. •Rimuove quindi l’ago (lasciando circa metà guida in arteria). •Sulla questa fa scorrere l’introduttore e lo spinge nel vaso. •Rimuove quindi la guida (lasciando l’introduttore nel vaso). •Inserisce poi una guida metallica per angioplastica, più sottile, che spinge nel vaso e sulla quale fa avanzare il catetere diagnostico lungo il decorso dell’arteria. •Insieme vengono portati in aorta, dove questa guida viene rimossa. •Il catetere infine imbocca la coronaria (dx o sx a scelta) Gli esami invasivi Approccio alle coronarie Per incannulare le arterie coronarie si usano cateteri con profili diversi, adatti a facilitare l’ingresso nell’ostio (che devono essere pronti sul tavolo) Gli esami invasivi Approccio alle coronarie I cateteri sono realizzati con un corpo in materiale semirigido (polietilene), capace di trasmettere con buona affidabilità i movimenti necessari (torsione e progressione) ed una estremità morbida e flessibile che impedisce danni ai vasi attraversati. Si distinguono cateteri guida e cateteri diagnostici. Entrambi sono radiopachi. I cateteri guida consentono di portare altri cateteri alle coronarie (es. per l’ecografia intravascolare) Gli esami invasivi Approccio alle coronarie Cateteri “Judkins” per coronaria sinistra Cateteri “Judkins” per coronaria destra e ventricolografia Cateteri diagnostici Gli esami invasivi Iniezione del m.d.c. L’iniezione di mezzo di contrasto in coronaria avviene con un iniettore, dispositivo che dosa con accuratezza il volume da iniettare e la pressione di iniezione Si adoperano 6 cc per la coronaria dx alla velocità di 3 cc/sec e 8 cc per la sx alla velocità di 4 cc/sec: tempo 2 sec. L’iniezione del m.d.c. può essere avvertita dal paziente con una sensazione di calore al volto o al corpo Gli esami invasivi Diametro dei cateteri Il diametro esterno dei cateteri (e di ogni dispositivo da inserire in un vaso o una cavità) è espresso in French (3 Fr = 1 mm). I cateteri maggiormente usati sono da 5 - 6 -7 F Gli esami invasivi Valore French 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Diametro (mm) 1 1.35 1.67 2 2.3 2.7 3 3.3 3.7 4 4.3 4.7 5 5.3 5.7 6 6.3 6.7 Diametro (pollici) 0.039 0.053 0.066 0.079 0.092 0.105 0.118 0.131 0.144 0.158 0.170 0.184 0.197 0.210 0.223 0.236 0.249 0.263 Calibro degli aghi Dimensioni in Gauge (G)[2][3] 14 16 18 19 20 21 22 23 24 Colore (ISO 6009) Diametro interno mm[4] Diametro esterno mm arancio grigio verde bianco rosa verde azzurro blu giallo 1,74 1,33 1 2,2 1,72 1,34 45 45 45 325 200 100 0,79 1,12 32 58 0,64 0,91 25 32 0,54 0,77 19 20 25 arancione 26 viola Lunghezza mm Flusso ml/min Calibro aghi-cannula (numeri pari) e aghi a farfalla (numeri dispari) E’ ancora in uso l’unità di misura in Gauge (G), che non fa parte degli standard internazionali (è utilizzato anche per le armi da fuoco) Gli esami invasivi Catena radiografica Gli esami invasivi Cosa si vede ? Gli esami invasivi Proiezioni Ponendosi anatomicamente, si immagina il flusso di raggi X che attraversa il torace del paziente in diverse direzioni, con differenti inclinazioni (30°, 45°, 60°): AP: senso anteroposteriore LAO: left anterior oblique RAO: right anterior oblique CC: cranio caudal } Ognuna può essere orientata maggiormente o meno in senso cranio caudale La posizione sinistra o destra è quella dell’osservatore che vede arrivare i raggi X partiti alle spalle del paziente Queste proiezioni consentono di vedere le coronarie da differenti angolazioni e quindi di poterle esaminare compiutamente e singolarmente Gli esami invasivi Proiezioni Anteroposteriore Gli esami invasivi Proiezioni Obliqua anteriore sx Gli esami invasivi Proiezioni Obliqua anteriore sx craniale Obliqua anteriore sx caudale Gli esami invasivi Cosa si vede ? Coro dx Gli esami invasivi Cosa si vede ? Coro sx Gli esami invasivi Cosa si vede ? Ventricolografia Gli esami invasivi Cosa si vede ? Stenosi Gli esami invasivi Angioplastica e stent L’operatore sceglie uno stent adeguato alla lunghezza della stenosi trovata, posiziona il palloncino, con lo stent premontato, sistemandolo in modo da coprirla da monte a valle. Se questa è particolarmente lunga è possibile applicare più stent uno di seguito all’altro. Sullo stent sono presenti due marker (alle due estremità) per riferimento. La pressione di espansione è di diverse atmosfere (anche 15 – 20) e viene applicata per alcuni secondi Nel corso della espansione il paziente può avvertire angor e possono comparire aritmie (ischemia) Gli esami invasivi Angioplastica e stent Classificazione di Ellis delle stenosi coronariche 1. A: < 10 mm, non ostiale, non angolata, non calcifica, non in biforcazione 2. B: 10-20 mm, eccentrica, ostiale, angolata, in biforcazione, occlusione da < 3 mesi • B 1: 1 caratteristica sola • B 2: più caratteristiche 3. C: > 20 mm, angolata, occlusione > 3 mesi, graft venoso Gli esami invasivi Cos’e’ lo stent •E’ un dispositivo medico in metallo nudo (BMS: bare metal stent) o metallo ricoperto di farmaco antiproliferativo (DES: drug eluting stent) che ha lo scopo di impedire che l’arteria si rioccluda dopo che la placca è stata schiacciata contro le pareti della coronaria. Il DES si è rivelato capace di impedire anche la proliferazione muscolare reattiva alla presenza dello stent (e quindi ha garantito una ridotta percentuale di restenosi). Gli esami invasivi Cos’e’ lo stent Da qualche tempo sono disponibili stent riassorbibili che, dopo circa 24 mesi dall’impianto, scompaiono, restituendo la normale fisiologia alla coronaria (e anche la possibilità di eventuale bypass (soggetti giovani) Sono realizzati con un polimero (ac.polilattico) che scompare progressivamente. Il loro costo è ancora particolarmente elevato Gli esami invasivi Cosa si vede ? PTCA Gli esami invasivi Ventricolografia •La ventricolografia è la visualizzazione radiologica della cavità del ventricolo sinistro attraverso l’iniezione di mezzo di contrasto tramite un particolare catetere detto “pig-tail” (coda di maiale), dotato di un "ricciolo" finale nel quale si aprono diversi forellini. •Ciò consente di immettere una sufficiente quantità di mezzo di contrasto nel ventricolo e poterlo visualizzare prima del "wash out", cioè prima che il sangue opacizzato esca dal cuore in aorta. •La ventricolografia sta perdendo la sua utilità (misurazione della FE) perché sostituita dall’ecocardiografia e perché somministra grandi volumi di m.d.c. •E’ diagnostica soltanto nella sindrome di Tako-Tsubo nella quale il ventricolo sx assume temporaneamente una deformazione tipica che la ventricolografia può delineare molto bene. Gli esami invasivi Ventricolografia •La ventricolografia è la visualizzazione radiologica della cavità del ventricolo sinistro attraverso l’iniezione di mezzo di contrasto tramite un particolare catetere detto “pig-tail” (coda di maiale), dotato di un "ricciolo" finale nel quale si aprono diversi forellini. •Ciò consente di immettere una sufficiente quantità di mezzo di contrasto nel ventricolo e poterlo visualizzare prima del "wash out", cioè prima che il sangue opacizzato esca dal cuore in aorta. •La ventricolografia sta perdendo la sua utilità (misurazione della FE) perché sostituita dall’ecocardiografia e perché somministra grandi volumi di m.d.c. •E’ diagnostica soltanto nella sindrome di Tako-Tsubo nella quale il ventricolo sx assume temporaneamente una deformazione tipica che la ventricolografia può delineare molto bene. Gli esami invasivi Ventricolografia •Il Tako-Tsubo è il tradizionale contenitore da pesca giapponese, con il quale si catturano i polipi (che amano gli anfratti e vi restano intrappolati) Gli esami invasivi Ventricolografia •Il Tako-Tsubo è il tradizionale contenitore da pesca giapponese, con il quale si catturano i polipi (che amano gli anfratti e vi restano intrappolati) Gli esami invasivi Durante la PTCA: ruolo dell’infermiere 1. Infermiere al tavolo: •Si assicura di avere a disposizione tutto il materiale necessario per la corretta esecuzione dell’esame •E’ in grado di manipolare adeguatamente detto materiale conoscendone a fondo le caratteristiche •Conosce ogni fase della procedura ed è pronto ad eseguire i propri compiti 2. Infermiere di sala •Controlla i parametri vitali del paziente e gli eventuali sintomi •Somministra, se necessario, i farmaci dovuti •Documenta in cartella il consumo del materiale usato nel corso della procedura Gli esami invasivi Rischi della coronarografia/PTCA Infarto del miocardio (0.3-0.4%) Perforazione coronarica Allergia al mezzo di contrasto Reazione vagale Ictus cerebrale Disseminazione embolica di frammenti di placche Tossicità del contrasto (IRA) Aritmie Ematoma – emorragia – fistola AV nella sede di puntura arteriosa (1%) Danni dalla esposizione ai raggi X Lesioni locali o periferiche legate ad eventuale stravaso di m.d.c. Morte (0.2 – 1%) La maggiore frequenza e gravità delle complicanze si verifica in pazienti più anziani, con coronaropatia più grave e con maggiori comorbilità Gli esami invasivi Dopo la PTCA: ruolo dell’infermiere L’accesso vascolare viene chiuso con prodotti chimici che formano una barriera sulla breccia vascolare prodotta dal cateterismo e quindi viene applicata una medicazione compressiva. Chiusura dell’accesso femorale Gli esami invasivi Dopo la PTCA: ruolo dell’infermiere L’accesso vascolare viene chiuso con prodotti chimici che formano una barriera sulla breccia vascolare prodotta dal cateterismo e quindi viene applicata una medicazione compressiva. Safeguard (accesso femorale) Gli esami invasivi Dopo la PTCA: ruolo dell’infermiere L’accesso vascolare radiale è generalmente trattato con l’applicazione di un dispositivo meccanico, a compressione regolabile, che viene progressivamente ridotta nelle ore successive alla procedura. Gli esami invasivi Dopo la PTCA: ruolo dell’infermiere •Il paziente sottoposto a PTCA può diventare instabile in qualsiasi momento (nel dopo-PTCA) e pertanto viene ricoverato in UTIC per le successive 24/48 h. •In questo periodo di tempo è necessaria una attenta sorveglianza dei sintomi, della variazione dei parametri vitali, oltre alla corretta somministrazione della prevista terapia medica. Gli esami invasivi Dopo la PTCA: ruolo dell’infermiere La PCR aumenta molto nelle ore immediatamente seguenti la procedura: segno di infiammazione attiva (e quindi possibile instabilità della placca) Gli esami invasivi Un po’ di riposo (anche per me…) Pausa di 5’ (dico cinque minuti !) Fine della ricreazione Domande ? Pausa caffè ! Arteriografia •La procedura descritta per le coronarie può essere applicata, con minime differenze, ad ogni distretto vascolare. •Le procedure più frequentemente coinvolgono le arterie del collo (carotidi) e quelle degli arti inferiori, ma non c’è organo del quale non sia possibile esplorare la vascolarizzazione (polmone, retina, reni, cervello…) Gli esami invasivi Arteriografia periferica Indicazioni: diagnosi della presenza ed estensione del danno aterosclerotico dei vasi Complicanze: •Rottura del vaso •Dissezione •Distacco di placche o trombi (ischemia distale) •Fistole Artero-venose (FAV) •Pseudoaneurismi •Danni agli organi che dipendono dalle arterie esplorate Gli esami invasivi Stent periferico •I cateteri sono molto simili, per materiale costruttivo e dimensioni, a quelli usati per le coronarie •I vasi trattati hanno calibro e lunghezza maggiore, quindi anche gli stent saranno proporzionati Gli esami invasivi Stent periferico •Nella iliaca comune si usano stent con diametri di 4 - 5 6 mm e lunghezze fino anche a 40 mm •Nella femorale superficiale si preferisce fare solo angioplastica perché lo stent facilmente si occlude (è di calibro inferiore – 2 o 3 mm - e lungo anche 80 mm) •Nella femorale comune si cerca di evitare lo stenting per permettere un eventuale successivo bypass •Nella poplitea non si applica lo stent per consentire la flessione del ginocchio (sola angioplastica) Gli esami invasivi Stent periferico •Lo stent carotideo sembra meglio della TEA (trombo endo arteriectomia) perché non c’è approccio chirurgico (sutura della carotide) che deforma il profilo interno del vaso. Gli esami invasivi Stent periferico •Nel giovane è più frequente il ricorso alla chirurgia (TEA) per poter successivamente, se necessario, reintervenire (più complesso su vasi con stent) •La TEA si utilizza anche quando l’arco aortico ha un profilo sfavorevole, tipo bovino, acuto. In questi casi il passaggio dei cateteri è indaginoso. Gli esami invasivi Stent periferico Gli esami invasivi Stent periferico Gli esami invasivi Stent periferico Gli esami invasivi Stent periferico Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •La presenza, nella storia clinica (anamnesi), di aritmie o di episodi sincopali/lipotimici, può suggerire il ricorso allo studio elettrofisiologico •Lo SEF è la registrazione simultanea di numerosi segnali elettrici cardiaci, reperiti tramite cateteri endocavitari, resi disponibili su un poligrafo che li mostra al monitor, ad alta velocità (100 mm/sec), sia in condizioni basali (ritmo spontaneo) che nel corso di opportune stimolazioni artificiali. •Può memorizzare e stampare molti canali. Rispetta tutte le regole dell’elettrocardiografia classica Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico Torniamo all’elettrocardiogramma ? Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Distiguiamo: •SEF endocavitario (con più cateteri inseriti per via venosa e/o arteriosa con la tecnica di Seldinger) •SEF transesofageo (singolo catetere posizionato in esofago per via nasale) Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Un moderno poligrafo Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Connettore multiplo Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Registrazione delle tracce al poligrafo Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Lo SEF si propone di studiare pazienti sintomatici per sincope o lipotimia: •sospetta disfunzione del nodo del seno •sospetto blocco His-Purkinje •persistenza di sintomi in pazienti già trattati con impianto di pace-maker (possibile tachicardia ventricolare) •sospetta aritmia ventricolare •ricerca di dati per impostare la terapia e valutare la prognosi •per programmare l’ablazione di aritmie resistenti mediante catetere o intervento chirurgico Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Lo SEF si propone di studiare pazienti sintomatici per sincope o lipotimia: •con tachicardie a complessi larghi sostenute e/o sintomatiche, quando la corretta diagnosi non è chiara e per identificare la cura migliore per il paziente •valutati per trattamento non farmacologico (interruzione della via accessoria o pacing antitachicardia) in caso di intolleranza farmacologica o mancanza di effetto antiaritmico dei farmaci, in caso di WPW Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico transesofageo •Rispetto a quello endocavitario, il SETE permette di studiare il sistema di conduzione senza ricorrere ai raggi X e senza dover introdurre cateteri nel circolo venoso o arterioso •E’ molto semplice e praticabile con un semplice elettrocardiografo •Può interrompere tachicardie resistenti ai farmaci evitando la cardioversione elettrica •Non consente di studiare aritmie ventricolari Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico •Con questo esame si studia il sistema di conduzione con maggiore dettaglio: •Si misurano gli intervalli •AH (50-120 msec) •H (10-20 msec) •HV (40-60 msec) •E’ inoltre possibile indurre le aritmie, responsabili dei sintomi, permettendo di porre la diagnosi e suggerire la terapia (ablazione) Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico Gli esami invasivi Studio elettrofisiologico: complicanze Complicanze: LOCALI: legate all’attraversamento dei vasi e dei tessuti/organi vicini (ematoma, tromboflebite, trombosi venosa profonda, fistola artero-venosa, dissezione arteriosa, pneumo-emo torace per la puntura della v.succlavia) CARDIACI: versamento pericardico, perforazione delle pareti cardiache, tamponamento cardiaco, bradicardia e/o blocco atrio-ventricolare con necessità di un impianto di pacemaker definitivo; aritmie ventricolari maligne che richiedono cardioversione elettrica e in casi molto gravi possono causare arresto cardiocircolatorio; embolie periferiche, morte. Incidenza bassa, più elevata in presenza di comorbidità Gli esami invasivi Ablazione a RF Quando lo SEF evidenzia l’esistenza di vie anomale di conduzione dello stimolo cardiaco, può essere proposta l’ablazione a RF (radiofrequenza). E’ l’unico trattamento che consente di eliminare fisicamente la parte anatomica responsabile della aritmia e quindi di guarire. Gli esami invasivi Indicazioni alla Ablazione a RF Fibrillazione Atriale Flutter Atriale Tachicardia da Rientro nel Nodo Atrio-Ventricolare. Tachicardia da Rientro Atrio-Ventricolare (Sindrome di WolfParkinson-White) Tachicardia Atriale Persistente Tachicardia Ventricolare (più raramente) Efficacia (guarigione): 95-98% dei casi Gli esami invasivi Come si esegue Un particolare catetere, con la punta orientabile, viene connesso con un generatore di RF (microonde) che ne riscaldano la punta (45-60°) Gli esami invasivi Come si esegue Il contatto di questa con la parte da ablare (per 20-30 sec.) ne comporta la necrosi e l’interruzione della capacità conduttiva. Nel corso dell’ablazione il paziente può percepire il dolore dell’ustione L’ablazione si ritiene conclusa con successo quando, dopo 30-45’ dalla procedura, l’aritmia non è più inducibile. Gli esami invasivi Ruolo dell’I.P. •Gestione della sala di elettrofisiologia e degli apparecchi elettromedicali ivi contenuti (tecnico di elettrofisiologia) •Gestione dei farmaci necessari •Confidenza con i materiali da utilizzare (cateteri) e con le modalità di apertura delle confezioni sterili •Sorveglianza dei parametri vitali e dei sintomi del paziente •Riconoscimento di bradi-tachi aritmie •Somministrazione dei farmaci necessari Gli esami invasivi Un po’ di riposo (anche per me…) Pausa di 5’ (dico cinque minuti !) Fine della ricreazione Domande ? Pausa caffè ! Impianto PM - ICD 1. 2. 3. 4. 5. 6. Che cos’è un PM Che cos’è un ICD Quando si impianta un PM Quando si impianta un ICD Tecniche di impianto Follow up - Malfunzionamenti di PM Impianto PM - ICD Che cos’e’ un PM ? E un ICD ? Il PM (pacemaker=segnapassi) è un dispositivo medico capace, di base, di fare solo due cose: – Stimolare (pace) – cattura – Sentire (sense) – sensing L’ICD, in più, è anche capace di diagnosticare (autonomamente) una aritmia potenzialmente pericolosa per la vita e di decidere l’opportuno trattamento elettrico (antitachipacing – cardioversione elettrica) Impianto PM - ICD Che cos’e’ un PM ? E un ICD ? PM bicamerale (atrio e ventricolo destri) PM monocamerale (atrio o ventricolo destri) Defibrillatore Impianto PM - ICD Che cos’e’ un PM ? E un ICD ? PM bicamerale (atrio e ventricolo destri) PM monocamerale (atrio o ventricolo destri) Defibrillatore Impianto PM - ICD Come e’ fatto dentro ? Batteria Elettronica Condensatore Impianto PM - ICD Come e’ fatto dentro ? Se volete sapere come ho fatto ad aprirlo… Non è che ci sia voluto molto… Impianto PM - ICD Funzioni di un PM Cattura Definizione: - Depolarizzazione cardiaca seguita da una contrazione (atriale o ventricolare) - Causata dallo stimolo del pacemaker Impianto PM - ICD Funzioni di un PM Cattura Monocamerale Cattura Atriale Impianto PM - ICD Funzioni di un PM Cattura Monocamerale Cattura Ventricolare Impianto PM - ICD Funzioni di un PM Cattura Bicamerale Cattura Atriale e Ventricolare sequenziale Impianto PM - ICD La cattura comporta un BBS funzionale Impianto PM - ICD La cattura comporta un BBS funzionale Fusioni e Pseudofusioni Impianto PM - ICD Concetto di soglia di cattura Soglia di Cattura Definizione: – La più bassa quantità di energia erogata dal PM che consente di catturare il miocardio nel 100% delle stimolazioni Come si fa un test di soglia ? Perchè è importante ? Impianto PM - ICD Concetto di soglia di cattura Soglia di Cattura: test 3.25 2.25 3.75 7.0 6.0 5.0 4.0 3.5 2.75 3.0 2.5 1.25 1.75 2.0 1.5 0.50 mV Impianto PM - ICD 0.25 0.75 1.00 0.5 Perche’ e’ importante ? 4.5 4.25 4.0 3.75 3.5 3.25 3.0 2.75 2.5 2.25 2.0 1.75 1.5 1.25 1.00 Asistolia Impianto PM - ICD 0.75 0.5 0.25 Modalita’ di stimolazione NASPE/BPEG Pacemaker Code I II III IV V Camera stimolata Camera sentita Risposta al sensing Risposta in frequenza Funzioni antitachi 0=nessuna 0=nessuna 0=nessuna 0=nessuna 0=nessuna A=Atrio A=Atrio T=triggerata P=programmabile P=pacing V=Ventricolo V=Ventricolo I=inibita M=multiprogrammabile C=cardioversione D=Atrio e ventricolo D=Atrio e ventricolo D=triggerata ed inibita R=Modulazione di frequenza D=defibrillazione AAI Impianto PM - ICD VVI DDD Modalita’ di stimolazione Principali modalità di stimolazione AAI(R) VVI(R) VDD(R) DDD(R) Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Stimolazione AAI Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Stimolazione VVI Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Stimolazione VDD Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Stimolazione DDD Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione AAI VVI VDD DDD Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Unipolare o bipolare Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Unipolare o bipolare Impianto PM - ICD Modalita’ di stimolazione Unipolare o bipolare Bipolar + Unipolar Impianto PM - ICD + _ Definizione di sensing Sensing Definizione: – Capacità del pacemaker di sentire (rilevare) un segnale elettrico cardiaco spontaneo – Dipende dalla ampiezza del segnale (regolabile) La sensibilità programmata (nel pacemaker) – Indica il segnale cardiaco più piccolo che il pacemaker sente per prendere le decisioni opportune successive (inibizione o triggered). Impianto PM - ICD Definizione di sensing Sensing Valori più bassi di sensing consentono di sentire (vedere) di più 5 mV 2 mV 1 mV Impianto PM - ICD Definizione di sensing Sensing Valori più bassi di sensing consentono di sentire (vedere) di più 5 mV 2 mV 1 mV Impianto PM - ICD Definizione di sensing Sensing Valori più bassi di sensing consentono di sentire (vedere) di più 5 mV 2 mV 1 mV Impianto PM - ICD Definizione di sensing Sensing Valori più bassi di sensing consentono di sentire (vedere) di più E’ meglio “vedere” poco o molto ? E’ necessario vedere il giusto ! 5 mV 2 mV 1 mV Impianto PM - ICD Definizione di sensing Massaggio S.C. Impianto PM - ICD Definizione di sensing Magnete Impianto PM - ICD Test funzionali Effetto magnete Impianto PM - ICD Impianto di PM •Si svolge in una sala operatoria dedicata •E’ compito di equipe medico-infermieristica specializzata •Necessita della catena radiologica •Indicazioni: bradiaritmie croniche o parossistiche, non compatibili con una normale qualità di vita, congenite o acquisite (es. postchirurgia) •Controindicazioni: infezioni, febbre, bradiaritmie secondarie a cause emendabili •Complicanze: del sito chirurgico (ematomi, ecchimosi, pneumotorace, emotorace, decubito), cardiache (perforazioni cavitarie, pericardite, tamponamento pericardico, aritmie), sistemiche (infezione, setticemia), emodinamiche (sindrome da pacemaker, scompenso da stimolazione del VD) Impianto PM - ICD Impianto di ICD •Si svolge in una sala operatoria dedicata •E’ compito di equipe medico-infermieristica specializzata •Necessita della catena radiologica •Indicazioni: malattie del cuore a rischio di morte improvvisa su base aritmica •Controindicazioni: infezioni, febbre, aspettativa di vita breve, aritmie non rispondenti alla terapia medica •Complicanze: del sito chirurgico (ematomi, ecchimosi, pneumotorace, emotorace), cardiache (perforazioni cavitarie, pericardite, tamponamento pericardico, aritmie), sistemiche (infezione, setticemia), emodinamiche (sindrome da pacemaker, scompenso da stimolazione del VD) Impianto PM - ICD La nostra sala di elettrofisiologia Impianto PM - ICD Procedura di impianto (PM o ICD) •Consenso informato e colloquio con il medico •Preparazione del paziente, tricotomia toracica e disinfezione con sapone medicato. Linea venosa. •Preparazione del campo operatorio. Anestesia sotto cutanea •Reperimento della vena (cefalica o succlavia sx o dx) •Preparazione della tasca sottocutanea •Inserimento del o dei cateteri in atrio dx e ventricolo dx - scopia •Misurazione delle soglie di cattura e sensing •Emostasi e disinfezione •Intascamento del device •Chiusura a strati •Medicazione Impianto PM - ICD Rx torace Pacemaker bicamerale Impianto PM - ICD Pacemaker monocamerale Rx torace Pacemaker biventricolare E’ una modalità di stimolazione che coinvolge, con un terzo catetere, anche il ventricolo sinistro, costringendolo a contrarsi contemporaneamente al ventricolo destro. Ciò è utile nei pazienti scompensati nei quali l’ingrandimento del VS comporta un ritardo della sua attivazione (lo stimolo deve percorrere più spazio) con conseguente perdita di efficienza contrattile complessiva cardiaca. Impianto PM - ICD Il follow up •Il Pacemaker (o ICD) va controllato periodicamente per assicurarsi che le sue funzioni siano sempre ottimali. •La visita di f.u. (anche ogni 8-12 mesi) prevede un ecg basale, un test magnetico e il controllo elettronico nel corso del quale il pacemaker, colloquiando con un apposito dispositivo (programmatore) comunica la propria condizione (batteria residua, integrità dei cateteri, dati di stimolazione etc.) Impianto PM - ICD Il follow up Impianto PM - ICD Il follow up a distanza Il notevole aumento delle attività ambulatoriali per pazienti con device ha stimolato le aziende produttrici a ideare un sistema di controllo a distanza, via Internet. Il PM o ICD è infatti capace di colloquiare con la rete attraverso un dispositivo ad essa collegata. Impianto PM - ICD Il follow up a distanza Su appositi server sicuri, questi dati vengono analizzati dalla equipe medica e ciò consente di identificare: 1. i problemi tecnici del dispositivo e degli elettrocateteri e in particolare le malfunzioni; 2. lo stato della batteria e delle funzioni di sensing, soglia e impedenza; 3. i cambiamenti dello stato clinico del paziente: aritmie atriali e ventricolari, trend della frequenza cardiaca, progressione dello scompenso, variazione del peso corporeo, attività fisica; 4. variazioni dello stato clinico e dei cambiamenti terapeutici introdotti; Consente inoltre un riduzione ed ottimizzazione del numero dei follow-up ambulatoriali e quindi una migliore allocazione delle risorse del sistema sanitario. Impianto PM - ICD Cardiopatia ischemica. Bradi-tachi aritmie. BLSD www.dottorecandelmo.altervista.org