Introduzione e Incontro Zero

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“Ama e fa ciò che vuoi”13
Un anno fa una coppia di amici carissimi ci propose (a me e Paola mia
moglie) di intraprendere un cammino, un percorso di educazione “remota”
all’amore ad un gruppo già costituito di giovani della loro Parrocchia. Noi
rispondemmo con entusiasmo però non mancavano perplessità, infatti si
trattava di un gruppo molto “verticale” come età (14-19anni). Come
proporre qualcosa che andasse bene per tutte quelle età di piena
adolescenza?
Partiamo dalle nostre risorse di sposi, di genitori e di counsellor. Eravamo
a conoscenza di diversi percorsi già scritti ed organizzati in schede da
autori diversi14. Apprendiamo il filo conduttore di questi, le aree principali e
possibili interventi, stiliamo dunque un progetto per questi ragazzi, un
percorso articolato secondo il seguente schema.
Incontro zero: presentazione del percorso
Primo incontro: La conoscenza.
Conoscenza reciproca delle persone e delle proprie aspettative da questo
cammino. Indaghiamo anche se ci sono aspettative a livello di coppia.
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S. Agostino omelia 7
Innamorati e fidanzati. Cammini di autoformazione di R.Bonetti, Gillini-Zattoni, Scalabrini
Qualcosa di nuovo. Più che amici non ancora fidanzati di Tortalla E., Corrado S. –
Compagni di viaggio di Romolo Taddei-
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Secondo incontro: La mia esperienza d’amore.
Un incontro di rielaborazione sulle dinamiche comunicazionali espresse nel
nucleo familiare d’appartenenza e/o di provenienza e quelle vissute ad
extra di esso.
Sono capace di amare se so di essere amato o di essere stato amato.
Genitorialità come strumento di Dio per far conoscere il suo amore.
Particolare attenzione sarà rivolta a quei ragazzi che possono aver vissuto
una situazione familiare particolare come di abbandono e/o separazione.
Terzo incontro: Educarsi all’amore.
Cammino attraverso la consapevolezza dell’essere creati per amore ed in
vista dell’Amore. Ama il prossimo tuo come te stesso. La scoperta
dell’amor proprio quale risorsa, misura, condizione primaria per poter
amare.
Quarto incontro: La gratuità.
La riscoperta di una “stoltezza” che ha cambiato il mondo e che ora nelle
nostre mani può continuare a migliorarlo.
Quinto incontro: La forma dell’amore.
L’amore col quale Dio ci ama è fonte e culmine dell’amore umano.
Proposta di un’esperienza pratica: visita in un luogo dove l’amore ha preso
forma (una famiglia).
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Incontro zero
Ma come presentarsi? Prendiamo spunto dalla Parola di Dio, possiamo
farlo poiché siamo in un contesto parrocchiale e ci stiamo rivolgendo a
ragazzi credenti e operosi in parrocchia, da quel bellissimo dialogo tra
Pietro e Gesù.
Riporto la presentazione
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi
ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu
sai che ti voglio bene». Gli
disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone figlio di Giovanni, mi
ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le
mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: Mi vuoi bene?, e gli
disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci
le mie pecore». (Gv.21,15-17)
Questa domanda Gesù la rivolge a Pietro, suo amico pescatore,
impiegato fino a quel momento presso una pia società marittima ed ora
assunto da Lui quale pescatore di uomini. Cosa volesse significare quella
espressione usata da Gesù nessuno lo sapeva, ne tanto meno Pietro, un
pescatore sul serio, ma si sa, con un grado di istruzione da …, pescatore
appunto! Chissà cosa avrà pensato Pietro, forse in un primo momento
avrà creduto di essere stato assunto da “cosa nostra”!
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Nel dialogo tra Gesù e Pietro non è in gioco, la cultura, la capacità di
comprendere (il tuo quoziente intellettivo), poiché il linguaggio di Gesù
interpella il cuore di Pietro!
Il cuore muscolo cardiaco, o cuore da poter gridare:
amor c’ha nullo amato amor perdona!?
Gesù parlava al cuore.
Con quali parole si rivolge Gesù al suo amico “testone”? Incomprensibile
verbo, anzi irripetibile, tanto da indurlo a rispondere “tu sai che ti voglio
bene” invece del “tu sai che ti amo”. Ma cosa accade al terzo tentativo di
Gesù? Il verbo utilizzato da Gesù sembra essere proprio quello usato da
Pietro: “fileo” non più l’agapao delle prime domande! Una rinuncia quella
di Gesù, o una straordinaria capacità di empatia per il suo amato? Pietro
rimane addolorato, non comprende cosa volesse il suo Signore eppure
riceve un comando: “pasci le mie pecore” e non “vatti a pascolare le
pecore che altro non capisci!”
L’intero dialogo è una elezione poiché l’amore di cui vuol parlare Gesù è
una chiamata all’amore senza il contraccambio, ad un amore senza se,
senza quando, senza come, un amore che si esprime con il “TI AMO”
punto e basta.
Allora perché anche Lui utilizza il termine “mi vuoi bene?”?
Semplice per Dio, non tanto per noi: Gesù vuole che Pietro pascoli le sue
pecore con le capacità che si ritrova in quel momento: un pescatore
chiamato ad un amore più grande del ti voglio bene perché so che tu mi
vuoi bene. Tutto ciò non pesa a Pietro, non avverte l’umiliazione, perché
sa che può iniziare a “lavorare” così com’è senza aspettare il così come
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dovrebbe essere. Gesù non lo invita ad un percorso di formazione
teologica, lo vuole far entrare in contatto con le risorse che sono già sue,
con quella ch’è già la sua attività, quella di pescatore appunto.
Gesù è alla porta e bussa, leggiamo dall’apocalisse, ma la porta che
incontra è particolare: ha una maniglia solo dall’interno, cioè dall’esterno
non può essere aperta.
Aprire la porta del proprio cuore, consente
l’accesso alla parte più intima di te.
Il cuore, il centro, il luogo, la camera superiore di te!
Ci avevi mai pensato?
Gesù è lo sposo, parla al tuo cuore, all’unica parte di te che può
comprenderlo poiché il cuore comprende il linguaggio nuziale di Cristo:
l’amore.
La mente, dell’amore, cerca di darne una comprensione filosofica a volte
utilitaristica, avendo la pretesa, purtroppo, di averne svelate tutte le
ragioni.
Il corpo, questo bistrattato, umiliato, ridicolizzato corpo, pensate, dà forma
all’amore!
Qual è la forma dell’amore?
È quello che vorremmo scoprire insieme, con voi, attraverso questo breve
cammino di scoperta dell’amore di Dio per noi.
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