Sia Ω l’insieme delle sequenze infinite di simboli t (testa) e c (croce), ovvero Ω = {t, c}N . Indica con ωn l’n-ma componente di ω, cosicché ω = (ω1 , ω2 , . . .). Definisci cilindro di dimensione n un insieme C = {ω : ωil = uil l = 1, . . . , n}, con il ∈ N\{0}, l = 1, . . . , n tali che i1 < . . . < in (base del cilindro) e ui1 , . . . , uin sequenza di simboli in {t, c}. Assegna ad ogni cilindro P-misura pari a 2−n . Introduci la famiglia A che comprende l’insieme vuoto e le unioni finite e disgiunte di cilindri, ovvero gli insiemi della forma ∪ • A= Ck . 1≤k≤m Poni P(∅) =: 0, P(A) := m ∑ P(Ck ). k=1 Dimostra che la famiglia A è un’algebra, P è funzione di insieme additiva su A e P(Ω) = 1. ********************************************************************************** La famiglia A contiene Ω poiché Ω = {ω : ω1 = t} ∪• {ω : ω1 = c}. Per n ∈ N, sia Ωn l’insieme delle sequenze lunghe n di simboli t e c. Fissato A ∈ A sia nk la dimensione del (k) (k) k-mo cilindro che compone A e i1 , . . . , ink la sua base. ( ∪ ( )) (k) d := card i1 , . . . , i(k) , nk Posto 1≤k≤m esiste una sequenza di indici i1 < . . . < id e un insieme F ∈ P(Ωd ) tale che A = {ω : (ωi1 , . . . , ωid ) ∈ F }. Infatti il generico cilindro è della forma (k) Ck = {ω : ωi(k) = ul l (k) l = 1, . . . , nk } (k) con u1 , . . . , unk simboli fissati in {t, c} e si rappresenta anche come {ω : (ωi1 , . . . , ωid ) ∈ F (d, Ck )} (k) con F (d, Ck ) ∈ P(Ωd ). Precisamente posto ul := ul F (d, Ck ) := (k) (k) se il ∈ (i1 , . . . , ink ), si definisce ∪ (u1 , . . . , ud ) ( ) (k) (k) dove l’unione è al variare di ul in {t, c}, per il ∈ / (i1 , . . . , ink ). Si noti che card F(d, Ck ) = 2d−nk . In conclusione F = m • ∪ F (d, Ck ) k=1 e quindi card(F) = m ∑ m ( ) ∑ card F(d, Ck ) = 2d−nk . k=1 k=1 Viceversa appartiene ad A ogni insieme della forma {ω : (ωi1 , . . . , ωid ) ∈ F } con il ∈ N\{0}, l = 1, . . . , d tali che i1 < . . . < id (base del cilindro) per d ≥ 1 e F ∈ P(Ωd ) poiché unione finita disgiunta dei cilindri {ω : ωil = ul , l = 1, . . . , d} al variare di (u1 , . . . , ud ) in F . Va osservato che la rappresentazione di un insieme in A come ∪ unione finita di cilindri disgiunti non è unica: basta pensare al caso {ω : ω1 = t} = {ω : ω1 = t, ω2 = t} {ω : ω1 = t, ω2 = c}. Per dimostrare che A è un’algebra, per ogni A in A si considera d(A) il minimo tra gli interi d ≥ 1 per i quali A si rappresenta come {ω : (ωi1 , . . . , ωid ) ∈ F } e FA l’insieme corrispondente, cosicché A = {ω : (ωiA , . . . , ωiA ) ∈ FA } 1 d(A) A per una sequenza ordinata di indici iA 1 , . . . , id(A) che possiamo chiamare la minima base di A. È immediato allora che se A ∈ A vale Ac = {ω ∈ Ω : (ωiA , . . . , ωiA ) ∈ FAc } e quindi Ac ∈ A. 1 d(A) 1,2 Se A1 ∈ A e A2 ∈ A allora, indicata con i1,2 1 < . . . < id(1,2) l’unione ordinata delle basi minime di A1 e A2 , esistono F1 , F2 ∈ P(Ωd(1,2) ) tali che A1 = {ω : (ωi1,2 , . . . , ωi1,2 ) ∈ F1 }, A2 = {ω : (ωi1,2 , . . . , ωi1,2 ) ∈ F2 } 1 e 1 d(1,2) ∪ A2 = {ω : (ωi1,2 , . . . , ωi1,2 ) ∈ F1 1 d(1,2) ∪ con F1 e F2 in P(Ωd(1,2) ) e quindi A1 A2 ∈ A. A1 Dunque A è un’algebra, Dalla definizione di P segue che se A = ∪m • k=1 Ck allora m m ∑ ∑ 1 2d−dk = P(A) = 2dk 2d k=1 k=1 e quindi, per quanto osservato in merito alla cardinalità di F , P(A) = Naturalmente vale anche P(A) = card(F) . 2d card(FA ) . 2d(A) I due risultati sono coerenti poiché chiaramente card(F) = card(FA )2d−d(A) d(1,2) ∪ F2 } (1) dal momento che gli elementi di F sono tutti e soli gli elementi di F (A) saturati nelle posizioni fuori della base minima con i simboli t e c in tutti i modi possibili, 2d−d(A) . Dunque la definizione di P è ben posta. È immediato dimostrare che la misura è additiva: infatti se A1 e A2 sono disgiunti, F1 e F2 nella rappresentazione (1) sono disgiunti e quindi ∪• card(F1 F2 ) = card(F1 ) + card(F2 ) ovvero P(A1 ∪• A2 ) = Infine P(Ω) = P({ω : ω1 = t} ∪• card(F1 ) + card(F2 ) = P(A1 ) + P(A2 ). 2d(1,2) {ω : ω1 = c}) = P({ω : ω1 = t}) + P({ω : ω1 = c}) = 1.