Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive 1. Teoria e costruzione di Potier per la macchina sincrona isotropa in saturazione Si consideri la macchina sincrona isotropa di fig. 1, dotata di un avvolgimento di campo distribuito sul rotore (con Nc spire/polo) e di un avvolgimento trifase simmetrico distribuito lungo lo statore (detto anche armatura, dotato di Ne spire efficaci in serie/fase). Si assuma che la macchina funzioni da generatore, adottando le corrispondenti convenzioni di misura di tensioni e correnti ai morsetti di armatura. Inoltre, per la legge della induzione elettromagnetica, si consideri il verso della f.e.m. legato a quello del flusso con la regola della vite destrorsa (e = d/dt E = j ). La fig. 2 mostra la caratteristica di magnetizzazione a vuoto della macchina (sia quella effettiva, affetta dalla saturazione, che quella di traferro, linearizzata, indicata con g): tale curva è espressa sia come legame tra f.m.m. di campo Mc e flusso di polo , sia come corrispondente legame tra corrente di campo Ic e tensione di fase a vuoto Vf0. Fra tali quantità, come noto, valgono le seguenti relazioni: M c N c Ic Vf 0 N e , (1) 2 . (2) C u 3 2 Ne I kM I , n 1 B M Me Mc C B Ne A Fig. 1 – Macchina sincrona isotropa: diagramma fasoriale della teoria di Potier: Mc = f.m.m. di campo; M = f.m.m. della reazione di armatura; Eu = f.e.m. utile, dovuta alla f.m.m. risultante Me; Ea = f.e.m. di dispersione di statore. Con riferimento al funzionamento a regime equilibrato della macchina, la teoria di Potier parte dalla ipotesi di conoscere i fasori spaziali f.m.m. di campoMc e di reazioneM ( = reazione), con: M A Eu Ea Vf I Nc (3) Vf0 g u E u 0 Ie Me Ic Mc dove n = p/2 è il numero di paia poli della macchina (n = 1 nel caso di fig. 1) eI è il Fig. 2 – Caratteristica di magnetizzazione affetta da saturazione e suo tratto non saturo (curva di traferro g). fasore corrente di statore. La condizione di non linearità del circuito magnetico principale (quello percorso dal flusso al traferro), impone di determinare il flusso di polo come effetto della f.m.m. risultante al traferroMe: (4) Me Mc M . In effetti, per la non linearità della saturazione magnetica, non è lecito calcolare l’effetto risultante come somma degli effetti dovuti alle singole f.m.m. (principio di sovrapposizione). Indicato conu il flusso di polo utile sostenuto dalla f.m.m. risultanteMe, il corrispondente fasore f.e.m. utileEu di fase, misurato legandolo al verso del flusso con la regola della vite destrorsa, vale: E u j N e u 2 . (5) Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Oltre alla f.e.m.Eu dovuta al flusso utile, negli avvolgimenti di armatura è indotta anche una f.e.m. dovuta al flusso dispersoEa; poiché i tubi di flusso di dispersione si sviluppano lungo tronchi caratterizzati da notevole lunghezza in aria (dispersione in cava, attorno alle teste di matassa degli avvolgimenti, dispersione fra le teste denti di statore) tale f.e.m.Ea si può ritenere proporzionale alla causa che la genera, cioè alla corrente di statoreI, tramite il parametro reattanza di dispersione Xa: E a jX a I . (6) 2 Se la c.d.t. resistiva R I è trascurabile, la tensione di fase risulta quindi data da: Vf E u E a E u jX a I . (7) Considerando la (1) e la (3), dalla (4), relativa a fasori spaziali f.m.m. agenti al traferro, si può passare alla seguente equazione fasoriale: (8) N c Ie N c Ic k M I , oveIe =Me/Nc è la f.m.m. risultante al traferro, divisa per il N° spire di campo per polo Nc. Dividendo la (8) per Nc si ottiene: dove Ie Ic P I , P k M Nc 3 2 Ne n Nc , (8) (9) detto coefficiente di Potier, consente di passare dal fasore corrente di faseI ad un fasore spaziale in termini di corrente di eccitazione. Mentre la fig. 1 illustra la teoria di Potier (determinazione della tensione di fase ai morsettiVf a partire dalle f.m.m. agenti al traferro,Mc,M), è di solito necessario applicare la procedura opposta, cioè determinare la corrente di eccitazione Ic necessaria a garantire una certa condizione di funzionamento ai morsetti (tensione di fase V, corrente I, sfasamento relativo ): la corrispondente procedura fasoriale è nota come costruzione di Potier, ed è rappresentata in fig. 3. Dai fasoriVf eI, sfasati dell’angolo , positivo come in figura (di ritardo della corrente rispetto Eu j X a I alla tensione: carico di tipo induttivo), in base Vf alla (7) si ottiene il fasore f.e.m. utile: E u Vf jX a I (10) I Entrando con l’ampiezza Eu diEu nella curva di Ie fig. 2, si ottiene la ampiezza Ie del fasore P I correnteIe (rappresentativo della f.m.m. Ic risultante al traferroMe), da rappresentare in Fig. 3 – Costruzione di Potier. quadratura in anticipo rispetto aEu. Noto il fasoreI = P I, rappresentativo della f.m.m. di reazioneM, dalla (8) si ottiene: Ic Ie I Ie P I , (11) Oltre all’angolo (sfasamento tra tensione e corrente, assunto positivo in senso antiorario, in caso di carico con natura induttiva), in fig. 3 è evidenziato anche l’angolo tra i fasoriIc eI = P I, rappresentativi rispettivamente della f.m.m. di campo e di reazione. 2. Caratteristiche di funzionamento della macchina sincrona isotropa in saturazione Le condizioni di funzionamento a regime della macchina sincrona isotropa sono completamente definite dal valore delle seguenti 4 variabili di indotto e induttore: V, I, , Ic. Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Dunque, fissando due variabili e rappresentando graficamente il legame tra le due rimanenti si ottengono delle caratteristiche, che assumono nomi diversi in relazione al legame che indicano. Alcune di queste curve sono determinabili sperimentalmente in modo agevole; questo consente la identificazione dei parametri della macchina Xa e P a partire da opportune prove. Va infine osservato che le caratteristiche che saranno prese in esame sono abbastanza simili a quelle proprie delle macchine anisotrope, per cui le considerazioni fatte possono approssimativamente adattarsi anche a tali macchine. 2.1. Caratteristiche di tensione Sono dette caratteristiche di tensione le curve Vf - Ic per I e cos costanti. Sotto questo aspetto anche la caratteristica di magnetizzazione è una caratteristica di tensione. Di primario interesse sono le caratteristiche per I = cost (e, in particolare I = In) e cos = 0R e cos = 0A (dove R = ritardo e A = anticipo della corrente rispetto alla tensione di fase). Tali caratteristiche sono strettamente legate alla curva a vuoto. Infatti da un qualsiasi punto della curva a vuoto, che identifica la coppia di valori Eu - Ie della costruzione di Potier, si passa alla caratteristica di tensione a carico a cos = 0R tramite una c.d.t. XaIn e un aumento di corrente di eccitazione pari a PIn (fig. 4): in figura Ick è la corrente di campo che, in corto circuito trifase permanente fa circolare la corrente nominale In di statore. Le costruzioni di Potier (1) e (2) giustificano il passaggio per cos = 0R e cos = 0A rispettivamente; Vf è un valore generico. Vf Ick Ie PIn Ic XaIn XaIn Vf Ie Ie PIn PIn Ic Ic Fig. 4 – Derivazione delle caratteristiche a I = In e cos = 0A, 0R dalla caratteristica a vuoto. 3 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Egualmente, la caratteristica di tensione a carico, a cos = 0A si ottiene applicando un aumento di tensione XaIn e una riduzione della corrente di campo PIn. In definitiva, con la traslazione dei triangoli ABC e AB'C' i punti C e C' tracciano le due caratteristiche in studio. Per I = In e Vf = 0 (in corto circuito a I = In) la curva a cos = 0R taglia l’asse delle ascisse per Ic = Ick. Nel punto dove la curva a cos = 0A taglia l’asse delle ordinate, ossia con Ic = 0, la macchina funziona in autoeccitazione. Il fatto che le caratteristiche di tensione a I = In e cos = 0 si ottengano per traslazione dalla curva a vuoto, noti che siano Xa e P, non è di per sé di grande rilevanza, ma mostra che invece è possibile, in linea di principio, il procedimento opposto (Fig. 5). Vf A O XaIn B C PIn A O B Ick OC = OC C Ic XaIn= Eu Ie PIn IIckck Fig. 5 – Determinazione grafica di XaIn e di PIn; il triangolo OAC è detto triangolo di Potier. Misurate cioè sperimentalmente queste curve, sarà possibile determinare i parametri interni della macchina Xa e P. A questo scopo si osservi il punto di funzionamento in corto circuito a I = In, riportandovi il triangolo ABC di fig. 4. Il triangolo OAC che in questo modo è stato messo in evidenza può essere interpretato come una costruzione di Potier (con origine in B) per le condizioni di corto circuito. Infatti AB = Eu =XaIn; OB = Ie ; BC = PIn e infine OC = Ic; Vf naturalmente è nulla. Di questo triangolo, che è chiamato triangolo di Potier, le misure forniscono la base OC e l'angolo CÔA. Se questi due elementi vengono applicati, sempre tramite traslazione, ad un generico punto della caratteristica a cos = 0R, C situato in una zona dove la saturazione sia sensibile la semiretta uscente da O' con angolo pari a CÔA sull'orizzontale ha un'intersezione ben definita con la curva a vuoto in un punto A', che così identifica l'altezza incognita A'B' = XaIn, ed il segmento incognito B'C' = PIn da cui, nota In, si desumono Xa ed P. In linea di principio, un'analoga costruzione potrebbe essere tracciata servendosi della curva corrispondente a cos = 0A e I = In. Il procedimento ora descritto non è nella pratica utilizzato integralmente come descritto, in quanto la determinazione sperimentale delle curve a cos = 0 e I = In richiede di collegare la macchina a un carico trifase in grado di far circolare la corrente nominale, anche se solo di natura reattiva: questa 4 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive operazione è infatti piuttosto onerosa, specie in caso di prove con macchine di grande taglia. In pratica si procede mediante l'uso combinato di tre diversi rilievi sperimentali, come si vedrà nel seguito. Altre caratteristiche ad I = cost e cos 0 assumono l'andamento indicato in fig. 6 ma sono di scarso interesse pratico; lo stesso si può dire per le caratteristiche di tensione su impedenza costante. Vf 5 Ic Fig. 6 – Caratteristiche di tensione a I = In e cos = 0, 0.8R, 1. 2.2. Caratteristiche di corrente Le curve che esprimono la relazione I = I(Ic) sono denominate caratteristiche di corrente. Come parametro è assunto normalmente Vf = cost (ed in particolare Vf = Vfn) e cos = cost o in alternativa P = cost; a questa alternativa corrispondono due distinte famiglie di curve: le curve a cos = cost sono dette caratteristiche di regolazione e rivestono scarso interesse pratico; le curve a potenza attiva costante hanno invece grande importanza e per la loro forma sono denominate curve a V. Le condizioni Vf = cost e P = cost sono realizzabili in pratica senza difficoltà collegando la macchina sincrona ad una rete a potenza infinita, e quindi a tensione costante indipendentemente dalla potenza scambiata con la macchina sincrona; inoltre la potenza meccanica entrante nella macchina, e quindi la potenza attiva uscente, è mantenuta costante fissando la coppia del motore primo (ad esempio con portata di fluido costante, se il motore primo è una turbina). Le variazioni della corrente di eccitazione influiscono allora solo sulla potenza reattiva, e quindi sulla corrente di indotto. La più importante delle curve a V, che hanno nel loro complesso l'andamento indicato in fig. 7 è quella a potenza attiva nulla, che può essere rilevata sperimentalmente, una volta connessa la macchina alla rete, senza alcuna spesa di potenza meccanica. Vf = Vfn Ic0n Ic Fig. 7 – Curve a V e caratteristiche di regolazione a cos = cost, tracciate per Vf = Vfn. Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Naturalmente i punti più bassi delle curve a V corrispondono al funzionamento a cos = 1, e unendoli è identificata la caratteristica di regolazione a tensione costante e cos = 1; le caratteristiche a Vf = cost e cos = cost < 1 in anticipo e in ritardo sono indicate a tratteggio nella medesima figura: è ovvio che la curva a V per P = 0 e quella di regolazione a cos = 0 coincidono. Mediante le curve a V è possibile individuare nel piano I – Ic la zona in cui è possibile un reale funzionamento della macchina (Fig. 8). Essa è determinata dai seguenti limiti: 1) inferiormente: la curva a V per P = 0 (nei due tratti a cos = A e cos = R); 2) a destra: la retta verticale di massima corrente di eccitazione IcMAX; 3) sopra: la retta orizzontale di massima corrente di indotto In; 4) sempre sopra: la curva a V per potenza attiva massima PMAX, ossia per la massima potenza meccanica che il motore primo può fornire; infatti se la macchina funziona da generatore sarà sempre chiamata a fornire anche potenza reattiva, per cui la potenza meccanica massima del motore primo è inferiore alla potenza apparente massima per cui è dimensionato l'indotto (questa limitazione non sussiste se la macchina funziona come motore); 5) la zona (A) in alto a sinistra, anche se possibile in via teorica, corrisponde a condizioni instabili. cos = 0A cos = 0R IcMAX Ic Fig. 8 – Limiti di funzionamento di una macchina sincrona identificati sul piano I – Ic. La zona indicata con (A) può corrispondere a funzionamento instabile. 2.3. Fattore di potenza nominale e potenza nominale Fino ad ora la potenza nominale di una macchina sincrona non è stata definita in modo esauriente. Per quanto riguarda l'indotto, il suo funzionamento è del tutto simile a quello del trasformatore, con perdite nel ferro proporzionali al quadrato della f.e.m. (e, in prima approssimazione della tensione) e perdite nel rame proporzionali al quadrato della corrente. Di conseguenza la potenza nominale dell'indotto, limitata solo da questioni termiche, è una potenza apparente e va espressa in [VA]. Però, a potenza apparente di indotto costante, la corrente di campo (e quindi la perdita di rotore) è tanto maggiore quanto più basso è il fattore di potenza. Di conseguenza va precisata in modo diretto o indiretto la massima corrente di eccitazione ammissibile. Se si osserva il punto C di fig. 8, questo corrisponde ad una corrente di indotto massima (e quindi potenza apparente massima) e, simultaneamente alla massima corrente di eccitazione. Per il punto C passerà la curva a cos = cost corrispondente al fattore di potenza nominale della macchina cosn , che va inteso come il minimo valore del fattore di potenza a cui la macchina può funzionare a potenza apparente nominale An senza eccedere i limiti termici del rotore. Quindi il cosn va interpretato nel senso che per cos compreso tra 1 e cosn la macchina può erogare la potenza nominale An senza superare la Ic massima, quindi senza sovraccaricare termicamente il rotore; per cos < cosn la macchina dovrà funzionare con I < In (e quindi con A < An) per non superare la IcMAX : dunque, sarà costretta a erogare una potenza apparente inferiore. In pratica il fattore di potenza nominale è generalmente compreso tra 0.95 e 0.8. 6 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive 2.4. Determinazione di P e Xa tramite la curva a V a potenza attiva nulla A partire dalla curva a vuoto Vfo(Ic), dalla caratteristica di corto circuito permanente Ik(Ic) e dalla curva a V a P = 0 è possibile determinare i parametri Xa e P. L'interesse nell’uso di queste tre curve risiede nel fatto che tutte possono essere rilevate sperimentalmente senza dispendio di potenza attiva, e quindi in modo pratico ed economico. La determinazione di Xa ed P si riallaccia alla costruzione descritta nel Parag. 2.1.: a tal fine, si riportano le tre suddette caratteristiche in un unico diagramma, con in comune la scala delle correnti di campo (Fig. 9, a destra); si procede quindi come descritto nel seguito: dalla curva in corto circuito permanente Ik(Ic), entrando con I = In si ottiene il punto Ick; si osservi che dal punto Ick parte la caratteristica di tensione a I = In, cos = 0R, di cui una porzione è tratteggiata in fig. 9 a destra: tuttavia, come detto in precedenza, si suppone qui di non disporre di tale caratteristica, perché di rilievo sperimentale oneroso (richiede un carico a corrente nominale); Ick rappresenta il funzionamento in corto circuito a I = In sul piano delle caratteristiche di tensione, ossia la base del triangolo di Potier (come mostrato nel diagramma di fig. 9 a sinistra); ancora in corrispondenza di I = In si determina sulla curva a V per P = 0 (ramo a cos = 0R) il punto A, cui corrisponde una condizione di funzionamento con Vf = Vfn (Vf infatti rimane fissa lungo tale curva a V): al punto di funzionamento A corrisponde una corrente di campo IcA; lungo la già citata (ma non disponibile) caratteristica di tensione a I = In e cos = 0R, il punto A si traduce in C', di coordinate Vfn e IcA; da questo punto in poi si procede esattamente come indicato in Parag. 2.1, fig. 5 (riprodotta a sinistra in fig.9): si riporta, a partire da C' verso sinistra, la base O'C' = Ick del triangolo di Potier; tracciando per O' la retta O'A' avente la inclinazione del tratto non saturo della caratteristica a vuoto, l'intersezione di tale retta con la caratteristica a vuoto determina il punto A'; i punti A', O' e C' costituiscono i vertici del triangolo di Potier, per cui si ha: A'B' = XaIn e B'C' = PIn , da cui la identificazione dei parametri Xa ed P. Vf0 Ik Ik A Vfn In O Vf0 C O B Ic0n Ick IcA Ic Ic Fig. 9 – Determinazione di Xa e P a partire dalla curva a vuoto Vfo(Ic), dalla caratteristica di corto circuito Ik(Ic) e dalla curva a V a P = 0. Il punto C' (cfr. fig. 5, riprodotta a sinistra) appartiene alla caratteristica di tensione per I = In, cos = 0R. Individuato il punto A', si prosegue come in fig. 5. 2.5 Alcune situazioni tipiche, analizzate con la costruzione di Potier Si osservino le cinque costruzioni di Potier di fig. 10, tutte con Vf = cost, I = cost e cos = 0A, 0.7A, 1, 0.7R, 0R. Ricordando che la direzione della I coincide con l'asse di reazione e quella della Ic con l'asse di induttore risulta che: cos = 0R (fig. 10.1): f.m.m. di campo e di reazione antagoniste potenza attiva nulla; reazione di indotto puramente smagnetizzante (cfr. fig. 11.b): in tali condizioni l'angolo tra l'AI (ortogonale alla Ic) eVf è nullo; 7 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive cos = 0A (fig. 10.2): f.m.m. di campo e di reazione equidirette: potenza attiva nulla; reazione di indotto puramente magnetizzante (cfr. fig. 11 c); cos = 1 (fig. 10.3): la macchina eroga potenza attiva (e potenza reattiva nulla) la reazione di d’indotto è solo torcente, con coppia elettromagnetica frenante (cfr. fig. 11.a, che mostra la ruota polare reale di induttore e quella fittizia di armatura, dovuta al campo rotante; cfr. anche fig. 11.a’ e fig. 12 s); l'angolo tra l’asse interpolare (AI) eVf è diverso da 0; cos = 0.7R, 0.7A (fig. 10.4, 5): la macchina eroga sia potenza attiva che potenza reattiva l'angolo tra AI eVf è diverso da 0 (cfr. fig. 12 c,d). Quindi per cos = 0 la reazione di indotto è sempre diretta lungo l'asse polare: il suo effetto è detto longitudinale o diretto. Per cos 0, ossia con potenza attiva erogata, l'angolo tra l'asse interpolare ed il fasore tensione è sempre diverso da zero, ed è quindi indice di conversione elettromeccanica di potenza. Quest'angolo, indicato con , è detto angolo di carico. Infine con 0 la f.m.m. utileMe ha direzione diversa da quella di eccitazioneMc, ossia il carico meccanico provoca un effetto torcente. XaI Vf X I a Vf Ie PI I I Ic XaI Ie PI Ic XaI Vf Vf I PI Ic PI Ic Ie Ie XaI Vf I PI Ic Ie Fig. 10 – Costruzioni di Potier per diversi valori di cos e identificazione dell’angolo di carico . 8 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive 9 Fig. 11 – Schematizzazione di situazioni di funzionamento di una macchina sincrona: rotore con ruota polare reale; statore con ruota polare fittizia, dovuta al campo rotante delle correnti trifase. a) = a’) reazione puramente torcente; b) reazione smagnetizzante; c) reazione magnetizzante. s c d Fig. 12 – Funzionamento con cos = 1 (sinistra), cos = 0.7R (centro), cos = 0.7A (destra). 3. La costruzione di Behn-Eshemburg La costruzione di Potier interpreta i fenomeni che hanno sede in una macchina sincrona isotropa in modo soddisfacente, ma relativamente complesso; essa comprende infatti ben due somme fasoriali (Vf + jXa I ) e (Ie P I ) e un passaggio non lineare (Eu Ie ). Se si ammette di trascurare la saturazione, e cioè il legame non lineare (Eu Ic ), il procedimento può essere molto semplificato, e il funzionamento della macchina è rappresentato da una sola equazione fasoriale. La costruzione semplificata che così si ottiene è detta di Behn-Eshemburg, o dell'unica reattanza. Data l’ipotesi di linearità, ad ogni singola causa si può far corrispondere un distinto effetto; inoltre, la somma degli effetti dovuti a ciascuna delle cause agenti separatamente è uguale all’effetto dovuto alla somma delle cause. Dunque, valgono le seguenti relazioni di proporzionalità: Eu/Ie = E/(PI) = Ea/I = Eo/Ic dove Eu è la f.e.m. utile, dovuta alla f.m.m. risultante al traferro, corrispondente a Ie; E è la f.e.m. dovuta alla reazione di armatura: per la ipotesi di linearità, si può porre: E = XI; Ea è la f.e.m. dovuta ai flussi di dispersione di armatura: Ea = XaI; Eo è la f.e.m. a vuoto, dovuta alla sola f.m.m. di campo, corrispondente a Ic; Eo è detta anche f.e.m. interna della macchina sincrona. Tracciando la costruzione di Potier in base ai rapporti di proporzionalità sopra riportati, si ha il diagramma fasoriale di fig. 13: si osservi che, in base alla legge della induzione elettromagnetica scritta con la formulazioneE = j, ciascun contributo di f.e.m. è in quadratura () in ritardo Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive rispetto al fasore corrente rappresentativo della f.m.m. cui ogni fasore contributo di f.e.m. è proporzionale:Eu Ie;E P I; Ea I;Eo Ic. In base alla considerazione cheEo Ic, poichéIc è orientato secondo l’asse d (ovvero secondo l’AP), il fasore f.e.m. interna a vuotoEo è orientato secondo l’asse q (ovvero secondo l’AI); dunque, come già osservato in precedenza, l’angolo formato traEo eVf è l’angolo di carico . Inoltre, le due f.e.m. di ampiezza Ea = XaI e E = XI, entrambe proporzionali alla corrente di armatura, possono essere sommate, definendo una unica c.d.t. reattiva Vx = (Xa+X)I = XI, dove X = Xa+X è la reattanza sincrona. E = XI Ea = XaI Vf Ie PI Ie Ic Ic Ic Fig. 13 – Derivazione della costruzione di Behn-Eshemburg dalla costruzione di Potier. Vale dunque il diagramma fasoriale di fig. 14, noto come costruzione di Behn-Eshemburg, cui corrisponde il circuito equivalente rappresentato a lato (in entrambi si è trascurata la c.d.t. RI). jXI X Re Eo Vf Eo I Vf I Ic Fig. 14 – Diagramma fasoriale di Behn-Eshemburg della macchina sincrona isotropa e relativo circuito equivalente monofase (ipotesi di caduta resistiva trascurabile). 10 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Nel diagramma fasoriale di fig. 14 sono evidenziati i seguenti angoli: angolo di sfasamento del fasore correnteI rispetto al fasore tensione di faseVf; angolo di carico tra il fasore tensione di faseVf e il fasore f.e.m. internaEo; angolo di reazione tra il fasore correnteI e il fasore f.e.m. internaEo; angolo tra i fasori corrente di indottoI e di campoIc, cioè tra le f.m.m. di armatura e di campo. Tra tali angoli sussistono i seguenti legami: =+; = + /2 . 4. Energetica di una macchina sincrona isotropa connessa ad una rete a tensione costante. In base al circuito equivalente di fig. 14, la potenza apparente complessa ai morsetti della macchina si può esprimere come segue: A = P + jQ = 3 Vf I = 3 Vf [(Eo Vf )/(jX)] = j3Vf (Eo Vf )/X . Considerando poi che, in base al diagramma fasoriale di fig. 14, con il riferimento adottato si ha: Vf = Vf ; Eo = Eoexp(j) , si ottengono le seguenti espressioni della potenza attiva e reattiva: P = 3(Vf Eo/X)sin() , Q = 3Vf (Eocos() Vf)/X . Se si ipotizza che la macchina funzioni in parallelo rispetto ad una rete a tensione Vf costante, valgono le seguenti osservazioni: l’espressione della potenza attiva P mostra che se l’angolo di carico cambia segno (cioè se il fasoreEo si sposta in ritardo rispetto aVf) anche la potenza attiva P, misurata come erogata, cambia segno: dunque la macchina passa da funzionamento come generatore a funzionamento come motore sincrono (questa reversibilità può effettivamente verificarsi, ad esempio nelle centrali idroelettriche di generazione e pompaggio, con sistemi turbina-pompa, cfr. centrale di Edolo); in caso di funzionamento senza scambio di potenza attiva con la rete ( = 0), la macchina scambia potenza reattiva Q: in caso di sovra-eccitazione (Eo > Vf), la potenza reattiva Q è erogata dalla macchina, che si comporta dunque come un condensatore; in caso di sotto-eccitazione (Eo < Vf), la macchina assorbe potenza reattiva dalla rete e quindi si comporta come un induttore: le macchine sincrone usate per il solo scambio di potenza reattiva sono principalmente usate per il rifasamento nei nodi delle reti di trasmissione dell'energia, e in tal caso sono chiamate compensatori sincroni. 5. Diagramma polare della macchina sincrona isotropa; curve di capability. Il diagramma fasoriale di fig. 14, che corrisponde alle ipotesi di linearità della costruzione di BehnEshemburg, si presta, opportunamente trasformato, a dare origine ad un diagramma polare della macchina sincrona isotropa, relativo alle correnti di induttore e di indotto. La trasformazione consiste nel dividere le ampiezze Vfn, Eo e XI dei fasori di fig. 14 per la reattanza sincrona X, osservando poi che alle quantità Vfn/X e Eo/X si possono rispettivamente far corrispondere i valori Ic0n e Ic della corrente di campo. Ne consegue, dunque, il diagramma di fig. 15, in cui IA = Icos e IR = Isin sono rispettivamente le componenti attiva e reattiva della corrente di statore: tali fasori, moltiplicati per 3Vfn rappresentano anche la potenza attiva P e la potenza reattiva Q. Infine, dal diagramma di fig. 15 si ottiene il diagramma polare di fig. 16. Ogni punto S del piano di fig. 16 identifica la corrente di indotto OS, l'angolo , la corrente di campo O'S (per la sua proporzionalità con Eo/X) e l'angolo . Valgono le seguenti proprietà: sull'asse reale, tramite un cambiamento di scala di fattore 3Vfn, si leggono le potenze attive; egualmente sull’asse immaginario si leggono le potenze reattive; nel semipiano superiore la macchina funziona da generatore ( > 0), mentre in quello inferiore da motore ( < 0); 11 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive nel semipiano di destra vi è potenza reattiva erogata (sovra-eccitazione), nel semipiano di sinistra assorbita (sotto-eccitazione). il segmento OO' è pari a Ic0n , corrente di campo che a vuoto corrisponde alla tensione nominale (sulla caratteristica non satura); le circonferenze di centro O sono luoghi con corrente di indotto (o potenza apparente) costante; le circonferenze di centro O’ sono luoghi con corrente di eccitazione costante. 12 IR Eo/X Ic IA Vfn/X Ic0n Fig. 15 – Diagramma fasoriale derivato da quello della costruzione di Behn-Eshemburg di fig. 14, attraverso la divisione per X dei fasori di ampiezza Vfn, Eo e XI. P Ic_max Ic S Q Ic0n Fig. 16 – Diagramma polare della macchina sincrona isotropa e zone di funzionamento possibile; le curve limite a tratteggio sono denominate curve di capability. Punti salienti: punto C: massima potenza apparente e minimo fattore di potenza: cosn; punto D: funzionamento come compensatore sincrono alla massima potenza reattiva erogata consentita dall'eccitazione. Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Il diagramma polare di fig. 16 si presta assai bene a visualizzare i limiti di funzionamento della macchina, in modo più rappresentativo di quanto visto dalle curve a V. I luoghi dei limiti di funzionamento, detti anche curve di capability, sono: circonferenza con centro O e raggio In: massima corrente di indotto (massima potenza apparente); circonferenza con centro O’ e raggio Icmax: massima corrente di campo; retta orizzontale di ordinata Pmax: massima potenza meccanica fornita dal motore primo (solo nel funzionamento come generatore); retta verticale per O’: angolo lim limite di stabilità statica, pari a 90°. punto C: funzionamento a In e Icmax: identifica il valore di cosn. 6. Coppia elettromagnetica della macchina sincrona isotropa; studio della stabilità. Se si trascurano le perdite della macchina sincrona rispetto alla potenza attiva ai morsetti (ipotesi ragionevole per le macchine di taglia medio-grande, con > 0.95), la potenza attiva P può ritenersi all’incirca uguale a quella meccanica all’albero Pm: Pm = P + Pp P. Esprimendo poi tale potenza come Pm = Ceo, dove o= /n è la velocità di rotazione in sincronismo a regime, per la coppia elettromagnetica Ce si ha: Ce = 3[(Vf Eo)/(oX)]sin() . Osservando questa espressione, valgono le seguenti considerazioni: l’angolo risulta positivo se la macchina eroga potenza elettrica (alternatore), negativo se la macchina assorbe potenza elettrica (motore); a parità di coppia, Eo (e dunque la corrente di eccitazione) e sin() (assimilabile a per angoli piccoli) variano in modo inversamente proporzionale; nel funzionamento a regime stazionario in parallelo ad una rete di potenza infinita, le quantità Vf, X e o possono essere considerate costanti; la coppia elettromagnetica massima CeM si ottiene per = 90° e vale evidentemente: CeM = 3[(Vf Eo)/(oX)] ; in linearità magnetica, la coppia CeM è proporzionale alla corrente di campo Ic (in quanto Eo Ic). 6.1. Stabilità statica Poiché la caratteristica meccanica di una macchina sincrona (nel piano Ce - ) è rappresentato da un segmento verticale passante per = o, per valutare gli effetti della variazione di carico è necessario considerare la cosiddetta caratteristica pseudo-meccanica Ce(), mostrata in fig. 17. Ce Ce CeB CeA A B Fig. 17 – Sinistra: caratteristica Ce- (pseudo-meccanica); destra: analisi di stabilità statica come generatore: il punto A è di funzionamento stabile, perché ad un aumento di angolo di carico corrisponde un aumento di coppia elettromagnetica; il punto A’, invece, si trova in zona instabile. 13 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Si supponga che la macchina funzioni come generatore in una condizione di carico rappresentata dal punto A, con coppia CeA e angolo di carico A: in tale situazione di regime, la coppia motrice CmA del motore primo e quella elettromagnetica resistente CeA che si sviluppa nella macchina sono uguali fra loro (trascurando le perdite meccaniche). Si consideri ora la seguente sequenza di operazioni: si supponga di applicare un lento e graduale aumento della coppia motrice Cm del motore primo, dal valore CmA al valore CmB > CmA (nel caso di una turbina tale aumento consegue all’incremento di portata del fluido di lavoro); venendo a mancare l’equilibrio delle coppie all’albero, con la nascita di una coppia accelerante, il rotore tende a spostarsi in avanti, nello stesso senso di rotazione della macchina; conseguentemente anche l’angolo di carico aumenta (cfr. fig. 14); questo fa aumentare la coppia elettromagnetica frenante, fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio in corrispondenza all’angolo di carico B , per il quale risulta di nuovo CeB = CmB; in questo nuovo assetto, di tipo stabile, si ha un aumento della potenza attiva erogata verso la rete. Se il medesimo procedimento si effettuasse a partire dal punto A’, l'aumento di implicherebbe una diminuzione della coppia elettromagnetica: non sarebbe dunque più possibile il raggiungimento di una nuova condizione di equilibrio tra coppia motrice e resistente e la macchina, sotto l’azione della coppia accelerante, perderebbe il sincronismo con la rete (perdita di passo), andando in velocità di fuga: questo evento va evitato, perché accompagnato da violente coppie alternativamente, con conseguenti gravi danni al rotore, al giunto dell’albero ed al motore primo. Analoghe considerazioni valgono per il funzionamento da motore: in questo caso, una maggiore richiesta di coppia meccanica all’albero implica ancora un aumento (in modulo) dell’angolo di carico , con il raggiungimento di nuove condizioni di equilibrio, purché la macchina sia in grado di produrre una coppia elettromagnetica più elevata (in questo caso motrice): se ciò non può verificarsi, la perdita di passo, ancora accompagnata da forti coppie alternative, si conclude con l’arresto della macchina. In linea di principio la tendenza al verificarsi della perdita del passo potrebbe essere contrastata aumentando bruscamente (forzando) la corrente di eccitazione, con un conseguente aumento di CeM ed una riduzione di : a causa però della grande costante di tempo del circuito di campo, è difficile che il regolatore che governa la corrente di eccitazione possa intervenire in tempo utile. Per questa ragione tutte le considerazioni sulla stabilità vengono fatte a Ic = costante. Quanto è stato finora detto riguardo alla stabilità prescinde dal fatto che lo spostamento da un angolo di carico ad un'altro è accompagnato da un transitorio elettromeccanico, durante il quale le variazioni di potrebbero raggiungere zone di instabilità. Per tale ragione le considerazioni finora fatte riguardano la cosiddetta stabilità statica, in cui si assume che il carico, e quindi , vari con incrementi infinitesimi e i transitori elettromeccanici siano trascurabili; l'angolo = 90°, che separa la zona stabile dalla zona instabile è perciò detto angolo limite di stabilità statica. 6.2. Oscillazioni pendolari Di una macchina sincrona connessa in parallelo è importante conoscere il comportamento in conseguenza di una brusca variazione della coppia meccanica motrice (funzionamento come generatore) o frenante (funzionamento come motore) applicate all'asse. Si è visto che in una macchina sincrona collegata in parallelo alla rete ad ogni valore della coppia applicata corrisponde un dato valore dell'angolo tra il fasoreEo e il fasoreVf. Se la coppia applicata varia bruscamente, per effetto dell'inerzia delle masse rotanti il valore di , corrispondente alle nuove condizioni di carico, non viene raggiunto istantaneamente ma dopo un certo intervallo di tempo; inoltre, il cambiamento dell’angolo di carico è accompagnato da una serie di oscillazioni di carattere pendolare. Supponendo che la macchina funzioni da generatore (Eo in anticipo rispetto aVf, > 0, cfr. fig. 14) e che la coppia motrice subisca una brusca diminuzione per cui si passa dalla condizione iniziale di carico caratterizzata da un angolo 1 a quella finale caratterizzata dall'angolo 2 < 1 (Fig. 18), il fenomeno può essere spiegato qualitativamente nel modo seguente: 14 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive negli istanti immediatamente successivi alla brusca diminuzione della coppia motrice applicata, finché si verifica che > 2 la coppia elettromagnetica frenante è maggiore della coppia motrice, con conseguente riduzione della velocità del rotore e decremento di energia cinetica in esso accumulata; raggiunta la posizione = 2, la differenza tra coppia frenante e motrice si annulla, ma il rotore per effetto dell'inerzia continua a ruotare con velocità meno elevata di quella di sincronismo; oltrepassata la posizione = 2, con in diminuzione, la coppia elettromagnetica frenante diviene inferiore rispetto alla coppia motrice, per cui la velocità inizia ad aumentare fino a raggiungere la velocità di sincronismo in corrispondenza di un valore limite ', con ' < 2; raggiunta la posizione = ', la velocità del rotore continua ad aumentare, diventando maggiore di quella di sincronismo e riprende ad aumentare fino a raggiungere nuovamente la posizione = 2 e ad oltrepassarla; il rotore finisce per raggiungere la posizione finale di equilibrio = 2 attraverso una serie di oscillazioni pendolari attorno a tale posizione, più o meno smorzate a seconda dell'entità dei fenomeni dissipativi di energia. Vf Fig. 18 – Condizioni di regime iniziale ( = 1) e finale ( = 2) di un generatore sincrono in parallelo alla rete, soggetto a una brusca diminuzione di coppia motrice applicata (a tratteggio sono mostrate le posizioni pendolari transitorie intermedie della f.e.m.Eo). Lo smorzamento delle pendolazioni è usualmente affidato alla gabbia smorzatrice: si tratta di un avvolgimento distribuito costituito da barre in materiale conduttore, disposte sul rotore verso il traferro; tali barre sono fra loro collegate da anelli di corto circuito disposti su entrambe le fronti del pacco lamiere. Nel caso di macchine sincrone isotrope, le barre sono alloggiate, verso il traferro, nelle stesse cave dell’avvolgimento di campo (fig. 19 a sinistra), mentre nelle macchine a poli salienti le barre sono inserite in apposite cave ricavate lungo le espansioni polari (fig. 19 a destra). Fig. 19 – Collocazione delle barre della gabbia smorzatrice (a sezione circolare: ), poste lungo la periferia del circuito magnetico di rotore. A sinistra: macchina sincrona isotropa a 2 poli: alloggiamento, verso il traferro, nelle cave dell’avvolgimento di campo; a destra: macchina sincrona a poli salienti a 6 poli: alloggiamento in apposite cave ricavate nelle espansioni polari. 15 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Il principio sul quale si basa l’azione smorzante della gabbia smorzatrice è il seguente: quando la macchina funziona a regime, il rotore è perfettamente sincrono con il campo rotante al traferro, le barre della gabbia vedono un campo magnetico stazionario, e dunque nessuna f.e.m. viene indotta in tali barre, ne vi possono circolare correnti: è come se la gabbia fosse assente; quando si verifica una variazione dell’angolo di carico , la velocità istantanea del rotore è diversa da quella del campo al traferro o, il flusso concatenato con la gabbia varia nel tempo, con nascita di f.e.m. nelle barre, e circolazione di correnti: per la legge di Lenz, tali correnti tendono ad opporsi alla causa che le ha generate, ovvero producono una azione antagonista proporzionale alla velocità differenziale o: a seconda del segno della differenza o, tale azione risulta frenante o accelerante; in termini energetici si può dire che le pendolazioni si smorzano perché le corrispondenti variazioni di energia cinetica vengono progressivamente perse, per effetto Joule, nella gabbia. La coppia di smorzamento Cs sviluppata dalla gabbia si può dunque esprimere come: Cs = ks( o) . In generale, lo studio delle oscillazioni pendolari richiede l'integrazione numerica del sistema di equazioni differenziali non lineari che descrive il comportamento elettromeccanico della macchina. Tale studio può tuttavia essere semplificato e ricondotto alla soluzione di un'unica equazione differenziale lineare del secondo ordine sulla base delle seguente ipotesi: macchina non satura con resistenza di indotto e perdite nel ferro trascurabili; evoluzione elettrica lentamente variabile, ovvero comportamento elettrico quasi stazionario: è dunque lecito l’uso dell’espressione della coppia elettromagnetica ricavata per il funzionamento di regime: Ce = 3[(Vf Eo)/(oX)]sin(); piccola ampiezza delle oscillazioni dell'angolo e della velocità angolare nell'intorno di un punto di equilibrio. Per un generatore sincrono, si consideri un punto di funzionamento a regime permanente stabile, corrispondente a un valore 1 dell'angolo di carico. Per tale punto vale la relazione: Cm1 = Ce1 , dove Cm1 è la coppia motrice del motore primo (ad esempio, una turbina), Ce1 è la coppia elettromagnetica del generatore corrispondente all’angolo di carico 1: Ce1 = 3[(Vf Eo)/(oX)]sin(1) . La pulsazione o in condizioni di sincronismo vale: o = on. Quando la velocità della macchina varia con conseguente uscita transitoria dal sincronismo, l'equazione del moto del gruppo rotante (motore primo + generatore) è data da: Cm Ce Cs = Jd/dt , con J momento d'inerzia complessivo (generatore + motore primo, visto all’albero del generatore). Analizzando il comportamento della macchina per piccole variazioni nell'intorno del punto di equilibrio (Ce1-1), è possibile linearizzare questa equazione nell'intorno di tale punto. In tal caso, espressa come: Cm = Cm1 + Cm~ la coppia motrice (con Cm~ piccola variazione intorno a Cm1), ad essa corrispondono un angolo di carico e quindi una velocità e una coppia elettromagnetica esprimibili rispettivamente come: = 1 + ~ = o + ~ Ce = Ce1 + Ce~ . L’equazione differenziale diviene allora: (Cm1 + Cm~) (Ce1 + Ce~) ks[(o + ~) o] = Jd(o + ~)/dt , da cui, considerando che Cm1 = Ce1 , segue la seguente equazione alle piccole oscillazioni: 16 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Cm~ Ce~ ks~ = Jd~/dt . A questo punto è necessario esprimere la variazione di velocità ~ e la variazione di coppia elettromagnetica Ce~ in funzione della variazione dell'angolo di carico ~ . Indicato con n il numero di paia poli, per la variazione di velocità risulta: ~ = (1/n)d~/dt . Espressa la coppia elettromagnetica frenante prodotta dal generatore mediante uno sviluppo in serie di Taylor nell'intorno di 1 si ottiene, trascurando i termini dello sviluppo successivi ai primi due: Ce() = Ce(1 + ~) Ce(1) + ~(dCe/d)( = 1) = Ce1 + Ce~ , con Ce~ = 3[(Vf Eo)/(oX)]cos(1)~ = 3n[(Vf Eo)/(oX)]cos(1)~ = kCe1~ . Il coefficiente kCe1 corrisponde alla pendenza nel punto 1 della curva coppia-angolo di carico Ce(); esso è analogo a una costante di elasticità, esprimendo proporzionalità tra variazione ~ di e variazione Ce~ della coppia Ce, e viene comunemente chiamato coppia sincronizzante. Dunque, sostituendo le ultime espressioni di ~ e di Ce~ nella equazione differenziale alle variazioni, e moltiplicando ogni termine per n/J si ottiene: d2~/dt2 + (ks/J)d~/dt + kCe1(n/J)~ = (n/J)Cm~ . Quest’ultima è un'equazione differenziale lineare del secondo ordine nell'incognita ~: la sua soluzione fornisce l'andamento nel tempo della variazione dell'angolo di carico a fronte di una variazione della coppia motrice esterna. Introducendo le seguenti quantità: p = (kCe1n/J)1/2 = pulsazione propria, non smorzata; = ks/[2(kCe1nJ)1/2] = coefficiente di smorzamento, l’equazione diventa infine: d2~/dt2 + 2pd~/dt + p2~ = (n/J)Cm~ . Con <1 (ossia se l'effetto smorzante è piccolo rispetto all'effetto sincronizzante, come di fatto avviene nelle macchine), la soluzione è del tipo oscillatorio smorzato: ~(t) = Dexp(t/s)sin(st ) + , dove : 2 1/2 s è la pulsazione in presenza di smorzamento: s = p (1 ) ; s è la costante di tempo, pari a: s = 1/(p) ; D e sono costanti di integrazione, da determinare in base alle condizioni iniziali; = 2 1 è la variazione dell’angolo di carico a transitorio esaurito, dove 2 è l’angolo di carico a regime imposto dalla coppia motrice Cm2, soluzione della equazione: Cm2 = 3[(Vf Eo)/(oX)]sin(2) . Dalla soluzione formulata si può determinare la espressione della derivata: d~(t)/dt = Dexp(t/s)[cos(st )s sin(st )/s] . Infine, imponendo le condizioni iniziali: ~(t = 0) = 0 ; d~(t = 0)/dt = n~(t = 0) = 0 , si ottiene: D = p/s ; = atan(ss) , da cui: ~(t) = 1 + (p/s)sin[st atan(ss)]exp(t/s) . A titolo di esempio, la fig. 20 mostra il transitorio dell’angolo di carico (t) = 1 + ~(t), supponendo: Tp = 2/p = 1.5 s; = 0.05; 1 = 20 ° ; = 15 ° . 17 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive 50 [°] 40 t 30 20 18 0 Tp 10 t [s] 20 30 Fig. 20 – Transitorio dell’angolo di carico a seguito di un incremento della coppia motrice. Ovviamente in assenza di fenomeni dissipativi (ks = 0 = 0) le oscillazioni non sono smorzate ed hanno pulsazione p: a tali oscillazioni, dovute ad una brusca variazione della coppia esterna, si dà il nome di oscillazioni proprie od oscillazioni libere: ~proprie(t) = [1 cos(pt)] . Oltre alle oscillazioni proprie si possono avere anche oscillazioni forzate, che si verificano quando la coppia esterna applicata all'albero della macchina è variabile periodicamente. Questo può avvenire in diverse situazioni applicative, ad esempio: generatore sincrono azionato da un motore a moto alternativo (ad esempio un motore diesel); motore sincrono che aziona macchine operatrici a carico periodicamente variabile. Nell'ipotesi di macchina in parallelo soggetta ad oscillazioni forzate di pulsazione f , è opportuno che le pulsazioni p ed f siano sufficientemente diverse perché altrimenti le oscillazioni pendolari si amplificano progressivamente (se lo smorzamento non è molto energico) e possono giungere a superare il limite di stabilità, provocando la perdita di passo della macchina. 7. Funzionamento in parallelo alla rete e procedura di inserzione. Il caso di un generatore sincrono isolato che alimenta il proprio carico in modo indipendente da altri generatori si verifica in applicazioni particolari, di potenza generalmente limitata. Nei sistemi di produzione e distribuzione dell'energia elettrica normalmente si hanno invece più generatori sincroni collegati in parallelo alla rete. Il collegamento in parallelo permette di soddisfare alle seguenti esigenze: realizzare le necessarie condizioni di stabilità del sistema; soddisfare facilmente, con l'inserimento di nuove macchine, la richiesta di aumento di potenza da parte degli utenti della rete; consentire la disinserzione delle macchine, sia in caso di guasto che di manutenzione preventiva, senza compromettere la continuità del servizio; fare lavorare solo una parte delle macchine quando si riducono le richieste di carico dell'utenza, in modo tale che gli alternatori in esercizio possano funzionare sempre in condizioni prossime a quelle nominali e quindi con un elevato valore del rendimento. Il funzionamento in parallelo riguarda anche le macchine sincrone funzionanti come motori. L'operazione di inserzione di una macchina sincrona in parallelo a una rete deve essere eseguita in modo tale che alla chiusura dell'interruttore tripolare T (Fig. 20), che collega i morsetti della macchina ad una rete già alimentata da uno o più generatori, non si manifesti nessuna perturbazione dello stato di regime della rete, e non si verifichi nessuna circolazione transitoria di corrente negli avvolgimenti della macchina a seguito della chiusura dell’interruttore di parallelo. Perché ciò avvenga è necessario (prima di chiudere T) che la terna di f.e.m. a vuoto della macchina sia in ogni istante uguale alla terna delle tensioni esistenti tra i conduttori della rete alla quale viene Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive connessa. Ciò si verifica se, per la terna di tensioni di rete e la terna di f.e.m. a vuoto della macchina, risultano soddisfatte tutte le seguenti condizioni: 1. identità della frequenza; 2. identità dei valori efficaci; 3. concordanza di fase e del senso ciclico (le tensioni di a1, a2, a3 e di b1, b2, b3 costituiscono terne entrambe di senso ciclico diretto). Una volta soddisfatte le tre condizioni, l'interruttore T può essere chiuso e la macchina inserita in parallelo alla rete. Fig. 20 – Schema di principio relativo all'inserzione di una macchina sincrona in parallelo a una rete. Da un punto di vista operativo, in linea di principio si può fare uso di tre lampade, dette lampade di sincronismo, inserite tra i poli dell'interruttore. La procedura comprende la seguente sequenza di operazioni, da eseguire con interruttore aperto (Fig. 20): 1. si porta la macchina in rotazione alla velocità N = 60f/n per avere una frequenza f uguale a quella di rete (controllabile con due frequenzimetri); 2. si agisce sul circuito di eccitazione in modo di avere in uscita una f.e.m. a vuoto uguale alla tensione di rete (verificabile con dei voltmetri derivati sulla linea e ai morsetti della macchina); 3. si controlla la concordanza di fase ed il senso ciclico (verificabile con le lampade di sincronismo). Idealmente, quando le lampade rimangono permanentemente spente, la macchina è in sincronismo e l'interruttore può essere chiuso. Tuttavia, finché T è aperto, è praticamente impossibile regolare la velocità in modo che la frequenza sia permanentemente identica a quella di rete, con la conseguenza che le lampade si accendono e si spengono alternativamente con una frequenza corrispondente alla differenza tra la frequenza della rete e quella della macchina (fenomeno dei battimenti). Portata la frequenza di battimento ad un valore molto basso mediante una regolazione fine della velocità, si chiude comunque l'interruttore in un momento in cui le lampade appaiono spente: da questo istante in poi, la macchina mantiene il sincronismo, dato che ogni eventuale variazione di velocità rispetto al sincronismo verrebbe contrastata dall'interazione che nasce tra il campo di induttore e quello di indotto. Nella pratica, usualmente la procedura per inserire una macchina sincrona in parallelo alla rete è automatizzata. 19 Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive 8. Funzionamento da motore o generatore della macchina sincrona isotropa: il segno nella legge della induzione elettromagnetica e le convenzioni tensione-corrente ai morsetti. Si consideri che la macchina sincrona ruoti in senso antiorario e si assuma un funzionamento da motore, come mostrato in fig. 21: in base al principio di allineamento, il fasore f.m.m. di indottoMI tende a trascinare verso di sé il fasore f.m.m. di campoMC, e quindi il rotore, che è il sostegno di tale f.m.m.. Allora, nelle condizioni assunte, la coppia elettromagnetica Ce che agisce sul rotore (e quindi suMC) è equiversa con la velocità; dunque, la coppia elettromagnetica Ce è motrice mentre la coppia meccanica all’albero Cm è frenante: pertanto, la macchina funziona da motore (fig. 22, a sinistra). Al contrario, sempre con macchina rotante in senso antiorario, se la f.m.m. di indottoMI è in ritardo rispetto aMC, la coppia elettromagnetica Ce che agisce sul rotore (e quindi suMC) è opposta alla velocità; dunque, Ce è frenante e Cm è motrice, cioè la macchina funziona da generatore (fig. 22, a destra). Dato che si sta considerando il funzionamento da motore, è naturale trattare il circuito equivalente come quello di un utilizzatore attivo, con le convenzioni degli utilizzatori ai morsetti; la relativa legge alla maglia dunque risulta (cfr. fig. 23): Vf =Eo + (R + j X) I . MI Ce MC x 20 Fig. 21 – Posizione dei fasori spaziali f.m.m. nel funzionamento da motore della macchina sincrona isotropa. MI Ce MC Mot MC C m Gen Cm Ce MI Fig. 22 – Diagrammi fasoriali delle f.m.m. e senso d’azione delle coppie sul rotore: Ce = coppia elettromagnetica al traferro; Cm = coppia meccanica all’albero; funzionamento da motore (Mot) e da generatore (Gen). I R I j X I Per il circuito di fig. 23, il diagramma dei fasori Eo Vf spazio-temporali risulta quello mostrato in fig. 24. Si noti, che il legame fra il fasore f.e.m.E0 e il fasore flusso concatenatoC è quello della legge della Fig. 23 – Circuito equivalente di una fase induzione scritta con il segno positivo (il verso della della macchina sincrona, con la convenzione degli utilizzatori ai morsetti. f.e.m. agente nell’avvolgimento è associato al verso del flusso con la regola della vite sinistrorsa): j X I E0 = + j C. Si noti che in tal modo a vuoto risulta:Vf vuoto = +E0. Si osservino ampiezza e verso degli angoli di fig. 24: l’angolo di carico δ è qui definito positivo come l’angolo di rotazione del fasoreE0 per sovrapporsi aVf; dunque, la coppia elettromagnetica Ce = 3[(Vf E0)/(oX)]sin() è positiva come coppia motrice e la potenza meccanica Pm = Ce è positiva come erogata all’albero dalla macchina. inoltre, < 90°, per cui la potenza attiva ai morsetti Pe = 3Vf Icos risulta positiva, che (con le convenzioni adottate, cioè degli utilizzatori) significa potenza attiva assorbita. Vf δ R I Eo I MI φ C MC Fig. 24 – Diagramma fasoriale del funzionamento da motore, con le convenzioni di fig. 23 e con la legge della induzione scritta come:E0 = + j C. Macchina sincrona isotropa: note aggiuntive Si consideri ora il funzionamento da generatore (cfr. fig. 25): continuando a mantenere le convenzioni degli utilizzatori di fig. 23, il diagramma dei fasori spazioMC temporali risulta quello rappresentato in fig. 26. Si osservino ampiezza e verso degli angoli di fig. 26: Ce l’angolo di carico δ (che, come prima, è definito x positivo come l’angolo di rotazione antioraria del MI fasoreE0 per sovrapporsi aVf) appare negativo (in quanto misurato in senso orario): questo comporta Fig. 25 – Posizione dei fasori f.m.m. nel funzionamento da generatore della che la coppia elettromagnetica macchina sincrona isotropa. Ce = 3[(Vf E0)/(oX)]sin() , intesa come coppia motrice, in realtà è negativa e dunque è una coppia resistente (a conferma del senso d’azione in fig.25): pertanto, anche la potenza meccanica Pm = Ce, misurata come erogata, in realtà è assorbita all’albero della macchina; inoltre, poiché risulta > 90°, la potenza attiva ai morsetti Pe = 3Vf Icos, assunta positiva in quanto assorbita (convenzioni di fig. 23), è in realtà negativa, dunque erogata verso la rete interconnessa. In queste condizioni (cioè nel funzionamento fisico da generatore), risulta spontaneo far in modo che ogni potenza venga misurata in modo tale da risultare positiva: a tale scopo, mantenendo invariato il senso di circolazione della correnteI (cui è associato anche il verso spaziale della f.m.m.MI) e il verso dellaMC (cui è legato il verso del fasore flusso concatenatoC), è opportuno ribaltare la convenzione di misura del fasore tensioneVf e del fasore f.e.m.E0, come mostrato nel circuito equivalente mostrato in fig. 27 (cosicché nel funzionamento a vuoto continui a risultare:Vf vuoto = +E0). Naturalmente, il ribaltamento del fasore f.e.m.E0 rispetto al verso di fig. 23 obbliga al cambiamento di segno intrinseco, ovvero: jXI RI Vf Eo δ I φ C MC MI Fig. 26 – Diagramma fasoriale del funzionamento da generatore, con le convenzioni di fig. 23 e con la legge della induzione scritta come:E0 = + j C. I E0 = j C , Vf R I j X I Eo che corrisponde ad applicare la legge della induzione Fig. 27 – Circuito equivalente di una fase legando il verso della f.e.m. nell’avvolgimento al verso della macchina sincrona, con la convenzione dei generatori ai morsetti. del flusso con la regola della vite destrorsa. Con i versi di fig. 27, la legge delle tensioni risulta: Vf =E0 (R + j X) I . In conclusione, pur non essendo obbligatorio, risulta opportuno studiare il funzionamento dei generatori adottando la formulazioneE0 = j C , mentre per lo studio dei motori è più conveniente la formulazioneE0 = + j C . 21