L’Unità didattica in breve D2 Le leggi del moto dei gas e dei vapori Meccanica, Macchine ed Energia – articolazione Energia 2 – Giuseppe Anzalone, Paolo Bassignana, Giuseppe Brafa Musicoro • Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. Le leggi del moto dei fluidi nei condotti derivano dal teorema di Ber­ noulli, cui sono stati aggiunti l’energia interna U, l’energia termica Q e il lavoro puramente meccanico l: la formula così ottenuta è l’equazione del moto per i regimi permanenti, detta anche formulazione euleriana del primo principio della Termodinamica. In Termo­ci­ne­tica si a­dot­tano grandezze impiegate in Termodinamica, quali i diversi tipi di moto (vario, permanente e uniforme). Si conferma l’equazione di continuità per la quale in un tubo di flusso la massa en­ trante dev’essere pari alla massa uscente nello stesso intervallo di tempo. Nei moti degli aeriformi non vale l’affermazione secondo cui il volu­ me entrante è uguale al volume u­scente, essendo gli aeriformi comprimibili. La trasmissione del calore Si definisce flusso termico il rapporto fra l’energia termica trasmessa e la durata della trasmissione: dimensionalmente il flusso termico è una potenza. La trasmissione del calore per conduzione avviene me­ diante contatto diretto fra le particelle che compongono i corpi a con­ tatto. Il coefficiente λ del materiale è detto coefficiente di conduttività termica ed è espresso in W/(m °C). Esso varia in funzione della temperatura: è più alto per i conduttori e più basso per gli isolanti. È tipico delle so­stanze solide. La trasmissione del calore per convezione avviene in seguito al moto delle particelle liquide o gassose. Nella for­ mula del flusso termico compare il coefficiente α, detto coefficiente di convezione ed espresso in W/(m2 °C). La determinazione del valore del coefficiente di convezione è un pro­ blema complesso, in quanto influenzato da innumerevoli fattori. Un caso particolare è la trasmissione di calore fra due fluidi separati da una pa­ rete: a tal proposito si calcola un coefficiente di trasmissione totale che tie­ne conto sia della convezione dei due fluidi sia della conduzione attra­ verso la parete di separazione. La trasmissione del calore per irraggiamento avviene mediante emis­ sione di onde elettromagnetiche; l’irraggiamento si propaga anche nel vuo­ to. Il flusso termico è espresso me­diante la formula di Stefan-Boltzmann. Gli scambiatori di calore Gli scambiatori di calore sono impianti termici percorsi da due fluidi a differente temperatura, al cui interno avviene lo scambio termico dal flui­do più caldo a quello più freddo. I condensatori sono scambiatori in cui il vapore viene condensato mediante contatto con un altro liquido freddo. Negli evaporatori il liquido riceve il calore latente da un altro fluido e passa allo stato di vapore. Nei surriscaldatori il vapore saturo secco riceve calore e passa allo stato di vapore surriscaldato. 1 termocinetica e impianti termici D2 Meccanica, Macchine ed Energia – articolazione Energia 2 – Giuseppe Anzalone, Paolo Bassignana, Giuseppe Brafa Musicoro • Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. Gli scambiatori a fascio tubiero possono essere di forma rettilinea o a U, a se­conda della conformazione del fascio di tubi in cui scorre uno dei due fluidi: l’altro scorre all’esterno dei tubi avvolgendoli intimamente. Lo scambiatore a piastre è formato da piastre rettangolari che creano vani nei quali passano i due fluidi: ogni vano è occupato da un solo tipo di fluido. Lo scambiatore a correnti incrociate è tipico dei radiatori in cui un fluido scorre in canalizzazioni alettate che sono investite dalla cor­ rente di un secondo fluido con direzione ortogonale al primo. Il calcolo di massima dello scambiatore si basa sul bilancio delle potenze termiche: l’equazione pone in uguaglianza il flusso uscente dal primo fluido con il flusso entrante nel secondo fluido. I generatori di calore e di vapore Le varie classificazioni dei generatori di vapore si basano sulla fonte di ca­ lore impiegata, sulle tipologie costruttive, sulla circolazione dell’acqua, sul contenuto d’acqua, sulla pressione in camera, sulla trasmissione del calore e sul tipo di fluido prodotto. In particolare, secondo le tipologie costruttive, le caldaie si suddividono in caldaie a tubi di fumo e a tubi d’acqua. Queste ultime sono ulteriormente suddivise in caldaie a circolazione naturale, assistita e forzata. Si definisce cifra di cir­co­lazione il rapporto fra la portata d’acqua circolante e la portata del va­po­re generato. I generatori di vapore possono essere a piccolo, medio o grande contenuto d’acqua: il contenuto d’acqua della caldaia è definito come rap­ porto fra la massa d’acqua ospitata e la superficie riscaldata ed è espres­ so in kg/m2. Il calore viene trasmesso dalla fiamma e dai prodotti della combustione sia per convezione sia per irraggiamento. Nelle caldaie a tubi di fumo e a tubi d’acqua prevale la conduzione. L’irraggiamento predomina nelle grandi caldaie. I generatori a recupero sfruttano il calore dei gas di scarico dei motori endotermici o il ca­ lore prodotto dai processi industriali. Nelle caldaie a condensazione i fumi, prima di uscire in camino, passano in un scambiatore che preleva il calore contenuto nel vapore acqueo e lo cede all’acqua fredda in ingresso. Le sostanze prodotte in caldaia sono l’acqua calda, vapore saturo o surriscaldato, acqua pressurizzata e olio diatermico ad alta temperatura. I cicli termodinamici a vapore Il ciclo Rankine per gli impianti a vapore è formato dai seguenti pas­ saggi: compressione del­l’acqua; riscaldamento, evaporazione e surriscal­ damento del vapore; espansione in turbina; condensazione. Il ciclo Hirn è un’evoluzione del ciclo di Rankine e prevede il ritorno del vapore in cal­ daia, dopo avere lavorato nella turbina ad alta pressione per un secondo surriscaldamento; successivamente rientra in turbina nel corpo a bassa pressione, per eseguire una se­conda espansione; segue, infine, la conden­ sazione che avviene o in scam­biatori a superficie ad acqua o in torri di condensazione ad aria atmosferica. Per migliorare il rendimento del ciclo a vapore, si impiegano economizzatori di preriscaldamento dell’acqua e preriscaldatori di pre­ 2 termocinetica e impianti termici D2 Meccanica, Macchine ed Energia – articolazione Energia 2 – Giuseppe Anzalone, Paolo Bassignana, Giuseppe Brafa Musicoro • Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. riscaldamento dell’aria comburente; essi prelevano il calore dai fumi. I rigeneratori pre­riscaldano l’acqua mediante spillamenti di vapore vivo dalle turbine. Si ricorre a cicli combinati costituiti da più macchine che lavorano in parallelo: per esempio, i fumi di scarico di due o tre turbine a gas generano il vapore surriscaldato in un generatore di vapore a recupe­ ro, in quantità ed entalpia sufficiente ad azionare una turbina a vapore. Negli impianti detti a recupero o a contropressione il vapore viene scaricato a pressioni di poco superiori a quella atmosferica, per essere utilizzato successivamente nel riscaldamento degli ambienti o in applicazioni industriali. Le turbine a vapore La turbina a vapore è una macchina motrice rotante a flusso continuo, formata da una sequenza di coppie di corone; ogni coppia, detta stadio, è costituita da una corona di palette mobili montata su un tamburo rotante (rotore) e da una coppia di palette fisse montata sulla cassa del­la mac­ china (statore). Il vapore ad alta entalpia entra in una batteria di ugelli di forma convergente-divergente; al loro interno il vapore si espande, tra­ sformando l’entalpia in energia cinetica e raggiungendo ve­locità superso­ niche. Il vapore ad alta velocità investe gruppi di turbine ad azione, o a gradini di velocità o a gradini di pressione, costituenti i gruppi ad alta e media pressione. Il vapore è inviato di nuo­vo in caldaia, ove viene ri­ surriscaldato, quindi torna in turbina nel cor­po a bassa pressione, spesso sdoppiato per equilibrare le spinte assiali e per ripartire la portata su due corpi; esso è di regola formato da ruo­te a reazione. Il vapore esausto, infine, si scarica in un condensatore posto al di sotto del gruppo turbine. La potenza è definita come prodotto della portata massica per il salto di entalpia: la potenza ideale è funzione del salto entalpico adiabatico isentropico; la potenza indicata è funzione del salto entalpico reale e della portata reale; la potenza effettiva tiene conto delle perdite di na­ tura meccanica e per il funzionamento degli organi ausiliari. Il rendimento ideale è definito come rapporto fra il salto adiabati­ co isentropico in turbina (hi – h1) e la differenza (hi – hliq) fra l’entalpia h1, posseduta dal vapore all’ingresso in macchina, e quella del liquido hliq all’ingresso in caldaia. Il rendimento volumetrico ηv rappresenta la percentuale di portata persa nei trafilamenti; il rendimento indicato ηi esprime l’energia perduta nel corso del trasferimento dell’energia dal vapore all’organo mobile della turbomacchina. Il rendimento di im­pianto ηI è pari al rapporto fra la potenza effettiva Peff e la potenza teoricamente sviluppata, calcolando quest’ultima come prodotto fra la portata di combustibile Gc e il suo potere calorifico inferiore PCI. Il consumo orario di vapore Gv, espresso in kg/h, è pari al rapporto fra la po­tenza effettiva e il salto ideale di entalpia in turbina (hi – h1), corretto con il rendimento complessivo η. Il consumo specifico di vapore gv, espresso in kg/kWh, è pari al rapporto fra il consumo orario di vapore e la potenza effettiva. Il consumo orario di combustibile Gc, espressa in kg/h, è pari al rapporto fra la potenza effettiva e la potenza teoricamente sviluppata du­ran­te la combustione. Il consumo specifico di combustibile gc, espresso in kg/kWh, è pari al rapporto fra il consu­ mo orario e la potenza effettiva. 3 termocinetica e impianti termici D2 Meccanica, Macchine ed Energia – articolazione Energia 2 – Giuseppe Anzalone, Paolo Bassignana, Giuseppe Brafa Musicoro • Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. PROBLEMI DI RIEPILOGO D2 1.Una corrente di cloro scorre, con moto permanente, in un tubo orizzonta­ le a sezione variabile da A1 = 200 cm2 ad A2 = 250 cm2, passando dalla ve­ locità c1 = 15 m/s nella sezione 1 alla velocità c2 = 12 m/s nella sezione 2. Nella sezione 1, inoltre, si hanno la pressione p1 = 2 bar e la temperatura t1 = 50 °C, mentre nella sezione 2 la pressione scende a p2 = 1,65 bar. Calcolare la temperatura t2. 2.Un fluido gassoso scorre in un tubo orizzontale a diametro costante con un moto rettilineo decelerato di tipo permanente, passando dalla velo­ cità c1 = 12 m/s, nella sezione 1 alla velocità c2 = 5 m/s nella sezione 2. L’entalpia varia da i1 = 28 J/kg a i2 = 10 J/kg. Calcolare il calore unitario Q scambiato dal fluido attraverso le pareti. 3.In camera di combustione giunge una portata Gc = 1,08 t/h di carbone, avente potere calorifico inferiore PCI = 26 000 kJ/kg. Calcolare la potenza teorica Pc. 4.Calcolare il flusso termico che esce attraverso una superficie rettango­ lare A = 5 m2, rivestita di lana di vetro e avente spessore s = 1 cm; la sua superficie interna si trova a temperatura ti = 20 °C, mentre quella esterna è a temperatura te = 85 °C. 5.Uno scambiatore è formato da tubi in acciaio di spessore s = 2 mm; il fluido esterno è composto da fumi caldi a temperatura t = 120 °C, mentre il fluido interno ai tubi è acqua fredda a temperatura t = 10 °C. La super­ ficie totale di scambio vale A = 86 m2. Calcolare il flusso termico totale assumento i seguenti coefficienti: λ = 60 W/(m °C); α1 = 38 W/(m2 °C); α = 5000 W/(m2 °C). 6.Si calcoli la velocità del vapore in uscita da un ugello, conseguente a un salto di entalpia adiabatico reale. Il punto iniziale i, a monte dell’ugel­ lo, e quello finale 1, a monte del palettaggio, sono definiti come segue: pressione pi = 50 bar e temperatura ti = 500 °C; pressione p1 = 24 bar e temperatura t1 = 410 °C. 7.Un impianto a vapore acqueo ha la Peff = 8000 kW, cui corrisponde un salto di entalpia in turbina compreso fra il valore iniziale hi = 3300 kJ/kg e il valore finale h1 = 2800 kJ/kg. Si ipotizza un rendimento complessivo η = 80%. Calcolare il consumo orario di vapore. 8.Un impianto a vapore ha il rendimento di impianto ηI = 0,48 e la poten­ za effettiva Peff = 300 MW. Il combustibile è gas naturale, avente potere calorifico inferiore pari a PCI = 46000 kJ/kg. Calcolare il consumo orario e il consumo specifico di combustibile. 9.Un impianto termoelettrico a vapore ha la portata di vapore Gv = 90 t/h; la turbina è suddivisa in tre gruppi, rispettivamente AP, MP, BP. Di se­ guito sono forniti i valori delle entalpie in ingresso macchina hi e i valori delle entalpie in uscita macchina h1: 4 termocinetica e impianti termici D2 — corpo in AP: hi = 3261 kJ/kg; h1 = 3074 kJ/kg; — corpo in MP: hi = 3074 kJ/kg; h1 = 2866 kJ/kg; — corpo in BP: hi = 3123 kJ/kg; h1 = 2785 kJ/kg. Essendo noti il rendimento meccanico ηm = 0,97, il rendimento volume­ trico ηv = 0,985 e il rendimento interno ηi = 0,82, calcolare la potenza ideale e la potenza effettiva. 10.La centrale di cogenerazione e teleriscaldamento di Reuter West (BEWAG) di Berlino ha le seguenti caratteristiche: il consumo vale 3500 t/giorno di carbone fossile, con potere calorifico inferiore pari a 33 MJ/kg; la potenza utile meccanica è Peff,m = 249 MW; la potenza utile termica vale Peff,t = 387 MW. Calcolare il consumo orario, il consumo spe­ cifico, la potenza termica netta in caldaia, assumendo come rendimento della caldaia ηb = 93% e il rendimento complessivo dell’impianto. Meccanica, Macchine ed Energia – articolazione Energia 2 – Giuseppe Anzalone, Paolo Bassignana, Giuseppe Brafa Musicoro • Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 5 termocinetica e impianti termici D2