034_045_LAB & igiene+Sicur.qxd 12-05-2008 12:18 Pagina 34 LAB&Sicurezza Sviluppo di un processo multistep con il supporto della calorimetria di reazione Il caso Pramipexolo Il presente articolo descrive gli aspetti salienti dello studio calorimetrico condotto sul processo di produzione del Pramipexolo, un principio attivo farmaceutico utilizzato nella cura del morbo di Parkinson. La sintesi originale prevede l’uso di materie prime, intermedi e/o reagenti con elevato contenuto termico (potenzialmente pericolosi). Lo studio calorimetrico ha permesso di individuare condizioni che consentono di condurre in sicurezza la produzione. Il Pramipexolo (INN, nome internazionale del generico), o (S)2-ammino-4,5,6,7-tetraidro-6-(propilammino)benzotiazolo è un principio attivo farmaceutico antagonista della dopamina indicato per il trattamento del morbo di Parkinson e della RLS (Restless Legs Syndrome, letteralmente sindrome delle gambe senza riposo, malattia che crea una urgente necessità di agitare le gambe soprattutto di notte, quando si è seduti o in posizione sdraiata) scoperto da Dr. Karl Thomae GmbH e commercializzato da Boehringer Ingelheim sotto il nome di Mirapex® (Boehringer Ingelheim, Pharmacia & Upjohn) e Sifrol® (Boehringer Ingelheim). Il prodotto è venduto come sale dicloridrato monoidrato; la formula di struttura è rappresentata qui sotto. Il dosaggio a cui viene somministrato il Pramipexolo è molto basso. Di conseguenza, nonostante il notevole successo del prodotto, le quantità richieste dal mercato ogni anno non sono molto elevate. Come si può intuire osservando la formula di struttura, il Pramipexolo, pur avendo un peso molecolare non elevato, presenta una notevole complessità anche a causa della presenza di uno stereocentro isolato. Pertanto la sua sintesi a partire da sostanze disponibili commercialmente richiede numerosi passaggi per poter costruire la struttura. Comunicazione presentata al 22° Convegno “La calorimetria di reazione per la sicurezza e lo sviluppo dei processi chimici”, Stazione sperimentale per i Combustibili - San Donato Milanese, 4 dicembre 2007 34 LAB maggio 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO Step Reazione ∆T ad K Bromurazione Calore di reazione kJ/mol J/g miscela reagente 139 161 I II Ciclizzazione 74 87 55 III Acetilazione 55 48 26 IV Idrolisi 60 53 29 V Curtius 416 195 80 VI Idrolisi 504 459 229 VII Sblocco base 77 48 21 VIII Form. amide 95 72 43 IX Riduzione 530 370 240 Tab. 1 - Risultati dell’analisi RC1 110 034_045_LAB & igiene+Sicur.qxd 12-05-2008 12:18 Pagina 35 a cura di Fabio Massimo Bravin, Pietro Allegrini, Dipharma Francis Srl, Baranzate (MI) Oscar Martini, Clariant Prodotti Italia SpA, Paderno Dugnano (MI), [email protected] RC1 CLASSIC TRADE-IN - METTLER TOLEDO Risultati e discussione Lo schema sintetico sviluppato da Dipharma [3, 4] prevede di partire dal 4-cicloesan-carbossilato di etile (Fig. 2). Una volta costruita la funzione tiazolica (INTERMEDIO/2), il prodotto viene risolto mediante idrolisi dell’estere e cristallizzazione dell’INTERMEDIO/4 come sale di R-(+)-feniletilammina oppure mediante idrolisi enzimatica dell’INTERMEDIO/3 racemo. Il vantaggio di questo approccio risiede nella possibilità di recuperare l’enantiomero indesiderato mediante racemizzazione. L’acido carbossilico risolto così ottenuto viene trasformato mediante reazione di Curtius nel corrispettivo carbammato, con completa ritenzione di configurazione (step V). Infine, dopo idrolisi contemporanea delle funzioni acetammide e carbammato si inserisce la catena propilica mediante formazione della propanammide e riduzione con borano, generato in situ per reazione tra sodio boroidruro e iodio per evitare accumuli di gas tossico. Reazione di Curtius Uno dei passaggi più interessanti del processo è quello di sintesi dell’Intermedio/5 (step V) riportato in Fig. 3. Tale reazione ha un elevato contenuto termico (~200 J/g di miscela reagente) ed è fondamentale che non vi sia accumulo dell’intermedio acilazide [F] potenzialmente pericoloso. Inoltre è importante garantire che non si creino sovrappressioni nel reattore facendo in modo che il gas azoto generato dal riarrangiamento si sviluppi in modo lineare dall’ambiente di reazione. La sintesi prevede la formazione dell’acilazide [F], il suo riarrangiamento a dare il corrispondente isocianato [G], e infine la reazione con isopropanolo a dare il carbammato [H]. La metodica classica prevederebbe il gocciolamento della base su una miscela di substrato, difenilfosforil azide (DPPA) e solvente per formare, a freddo, l’azide. In seguito un riscaldamento della massa di reazione a dare l’isocianato che si fa reagire con il nucleofilo. Valutazione calorimetrica RC1 In Tab. 1 viene presentato un riassunto dei risultati ottenuti. Tutti i passaggi sintetici, valutati mediante calorimetria di reazione RC1, sono risultati esotermici. La reazione di bromurazione (step I) è stata controllata parcellizzando l’aggiunta dell’agente bromurante. Lo step II, sebbene non si presenti tra i più critici dal punto di vista del calore di reazione, è stato oggetto di particolare attenzione. Infatti, la reazione, condotta in toluene, forma acqua. Pertanto, se si opera alla temperatura di riflusso del solvente, la formazione di acqua provoca un brusco abbassamento della temperatura di ebollizione della massa con conseguente schiumeggiamento che può causare la fuoriuscita della miscela dal reattore. Il valore di ∆T adiabatico ricavato dalla prova RC1 (circa 50 °C), ha suggerito di verificare la cinetica di reazione a 50 °C. A tale temperatura, anche se tutto il calore di reazione si sviluppasse in condizioni adiabatiche, la miscela di reazione si porterebbe ad un blando riflusso. In effetti a 50 °C la reazione di ciclizzazione è più lenta rispetto alla temperatura di riflusso, ma si completa comunque in un tempo più che accettabile per una produzione industriale. Il presente lavoro è stato quindi focalizzato sulla valutazione calorimetrica degli step V e IX che, per l’elevato contenuto termico e la pericolosità dei reagenti impiegati, si presentano come le fasi più critiche dell’intero processo. Fig. 2 - Sintesi originale Dipharma LAB maggio 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO 35 034_045_LAB & igiene+Sicur.qxd 12-05-2008 12:18 Pagina 36 LAB&Sicurezza XXII CONVEGNO SU ‘LA CALORIMETRIA DI REAZIONE I responsabili per lo sviluppo e l’ottimizzazione di un processo chimico industriale sono tenuti a conoscere, quanto più possibile nei dettagli, i meccanismi della reazione prima del suo trasferimento in produzione. La qualità delle informazioni Lucia Gigante, Stazione sperimentale per i Combustibili ottenute in laboratorio, o in un impianto pilota, sono determinanti ai fini dell’economicità e della sicurezza del processo. La competitività e l’immagine dell’azienda ne possono trarre indubbi vantaggi. RC1e di Mettler Toledo permette di effettuare reazioni Lorenzo Cauzzi, Mettler Toledo chimiche in modo totalmente automatico controllando e misurando tutti i parametri più importanti di processo come temperatura, pressione, pH, agitazione, dosaggio, distillazione e riflusso, fenomeni di cristallizzazione, fino alla determinazione di parametri fondamentali di sicurezza come entalpia di reazione e ∆T adiabatico. Le informazioni ottenibili riguardano i dati quantitativi sulla velocità di produzione del calore, sul calore di reazione, sul calore specifico e sul coefficiente di scambio termico. Inoltre sono possibili analisi on-line, FTIR, granulometria laser e turbidimetria, con la possibilità di importare in tempo reale i diversi trend all’interno del software dello strumento. Lo strumento può operare in un range di temperatura compreso tra –70°C e +300°C, ed in un range di pressione da vuoto e 350 bar. Con l’utilizzo combinato di più tecniche l’ingegnere chimico è in grado di studiare a fondo il processo monitorando in modo continuo la variazione di concentrazione di specie chimiche critiche, sotto l’influenza di variabili fisiche e chimiche. La conseguenza di questo moderno approccio alle problematiche legate allo sviluppo dei processi chimici industriali, consiste in una migliore comprensione della cinetica e della termodinamica della reazione, un risparmio di tempo e la garanzia di un processo sicuro ed economicamente più vantaggioso. Fig. 3 - Reazione di Curtius La metodica sviluppata permette di eseguire questi tre step one-pot in condizioni semi-batch, minimizzando così la concentrazione delle specie più reattive e potenzialmente pericolose (acilazide e isocianato). In pratica, la reazione viene eseguita direttamente in isopropanolo a riflusso (circa 80 °C), gocciolando la DPPA in presenza di trietilammina (TEA). In questo modo si ha la formazione dell’acilazide, che decompone immediatamente a formare l’isocianato che reagisce con l’isopropanolo presente. Come si può notare dal grafico in Fig. 4 la reazione è ben controllata dall’aggiunta, il calore residuo a fine aggiunta è minimo e l’intensità di emissione del calore non è troppo elevata (mediamente 17,5 W). La curva appare frastagliata a causa dell’emissione di azoto (Fig. 5) che si genera durante la reazione: anche l’emissione di gas risulta proporzionale all’aggiunta, segno di assenza di accumulo dei reattivi. Nella Fig. 6 viene evidenziato l’accumulo di calore istantaneo nel corso della reazione [7, 8]. Il grafico evidenzia che in ogni istante del processo l’accumulo di calore è inferiore al 10% del totale. Fig. 4 - Grafico del calore emesso Fig. 5 - Flusso di azoto misurato durante l’aggiunta Fig. 6 - Accumulo 36 LAB maggio 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO 034_045_LAB & igiene+Sicur.qxd 12-05-2008 12:18 Pagina 37 STAZIONE SPERIMENTALE PER I COMBUSTIBILI Fig. 8 - Reazione di Curtius Fig. 10 - Riduzione del carbonile Fig. 7 - Solvent Loss %. Evaporazione del solvente in caso di blocco del raffreddamento del condensatore Fig. 9 - Confronto tra l’emissione di calore della Reazione di Curtius eseguita in modo classico e quella eseguita onepot APPARECCHIATURE UTILIZZATE Calorimetro di reazione RC1 (Mettler-Toledo) con reattore 2l in vetro AP01, coperchio in vetro, sonde in Hastelloy HC22, agitatore ad ancora in Hastelloy HC22. RD10. Dosing control loop dotato di bilancia PG5001S (Mettler-Toledo) e pompa GAMMA/4 (Prominent). Kit riflusso in vetro argentato e sottovuoto autocostruito. Rotamero per liquidi 0,05-0,4 l/min (Mobrey 1100). Criostato Huber CC520. Flussimetro massico Bronkhorst EL-Flow È attualmente il solo Laboratorio pubblico italiano a effettuare sperimentazioni e ricerche sulle reazioni fuggitive e sulla stabilità termica di prodotti e miscele per conto di terzi. Negli ultimi anni sono stati stilati oltre 1000 rapporti di prova per diversi committenti, tra i quali figurano praticamente tutte le industrie chimiche italiane che considerano la SSC un preciso punto di riferimento in questo settore. Grazie a questa intensa attività e al contatto quotidiano con i committenti e con i loro problemi, anche la strumentazione si è evoluta per cercare di rispondere alla esigenze dell'industria. L'attività della SSC nel settore della sicurezza dei processi chimici industriali è stata riconosciuta a livello sia nazionale sia internazionale: la SSC è stata uno dei promotori del progetto HarsNet (Thematic Network on Hazard Assessment of Highly Reactive Systems) finanziato dall'UE e che ha visto la partecipazione di oltre trenta Enti, tra Industrie, Università e Istituti di Ricerca europei, particolarmente interessati al problema delle reazioni fuggitive, dal 2001 è operante un accordo di Collaborazione con l'ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro) per attività di ricerca in questo settore e dal 2002 è operante anche un accordo di collaborazione con Federchimica sulla "Gestione del Rischio Tecnologico". Recentemente, nell'ambito del sistema qualità della SSC, ha ricevuto l'accreditamento da parte del Sinal (Sistema nazionale per l'accreditamento dei laboratori) per l'esecuzione di prove DSC e ARC (metodi normalizzati ASTM E 537-02 e ASTM E 1981-98) per la valutazione della stabilità termica di sostanze e miscele, secondo le norme di qualità UNI CEI EN 45001 e UNI EN ISO 9000. Pertanto, anche se accidentalmente venisse a mancare il controllo termico del reattore è sufficiente interrompere l’alimentazione di DPPA, per riportare il sistema in condizioni di sicurezza. Nella Fig. 7 viene calcolata la percentuale di solvente che verrebbe evaporata per effetto dell’accumulo se mancasse il raffreddamento al condensatore [9]. Anche il grafico in Fig. 7 evidenzia che la reazione è condotta in sicurezza in quanto, in caso di blocco del sistema di raffreddamento al condensatore, solo una minima parte del solvente verrebbe vaporizzata (meno del 5% del totale). I risultati ottenuti sul processo precedente sono stati applicati con successo ad una seconda metodica di scala più ampia (Fig. 8). È da far notare che mentre nel caso precedente il substrato era di tipo alifatico, adesso è aromatico. L’applicabilità del metodo sembra esser generalizzabile ogni qual volta si utilizza un nucleofilo stericamente impedito. Il vantaggio che si ottiene è lo sviluppo di calore lineare con il dosaggio. Si passa infatti da una emissione di calore controllata dalla temperatura (Fig. 9 - linea rossa) e quindi se vogliamo non ben controllata - la reazione auto accelera con la temperatura - ad una controllata dal dosaggio con cinetica costante poiché il punto di ebollizione del solvente fissa il limite alla temperatura stessa (Fig. 9 - linea azzurra). Eseguendo la reazione nelle stesse condizioni utilizzate precedentemente si ottengono i medesimi risultati. L’accumulo risulta essere inferiore al 10% e il calore emesso ha un flusso costante di circa 40 kJ/h kg contro il picco ottenuto in precedenza di circa 75 kJ/h kg. Reazione di riduzione La riduzione dell’Intermedio/7 (Fig. 10) è un altro esempio di reazione potenzialmente pericolosa da valutare con attenzione. La reazione viene condotta generando in situ borano per reazione tra sodio boroidruro e iodio [5]. La reazione è infatti fortemente esotermica (~530 kJ/mol di Iodio) con un contenuto termico di circa 370 J/g di miscela. Inoltre, si ha emissione di idrogeno e la necessità di garantire che il borano formatosi non venga emesso in atmosfera, ovvero che reagisca immediatamente con l’Intermedio/7. È stato eseguito un bianco in LAB maggio 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO 37 034_045_LAB & igiene+Sicur.qxd 12-05-2008 12:19 PP 200 Pagina 38 LAB&Sicurezza TERMOREGOLAZIONE AD ALTA PRECISIONE Peter Huber Kältemaschinenbau, è stata costituita nel 1968 da Peter Huber. Dal 1984 è diventata persona giuridica completamente di proprietà della famiglia Huber. Una priorità per la società è sempre stato l'insegnamento e la preparazione della nuova generazione di ingegneri, tecnici e maestri d'arte. Un programma di apprendistato è attivo in tutta la fabbrica, a tutti i livelli. La formazione è sempre stato un puntiglio e un orgoglio di Peter Huber e della sua società. Oggi nel mondo ci sono oltre 60,000 sistemi Huber. Il 70% delle vendite sono per il mercato dell'export. cui la reazione tra sodio boroidruro e iodio è stata condotta in presenza di trietilammina per valutare esattamente il calore di formazione del borano e l’emissione di gas del sistema. Il borano formatosi viene complessato in soluzione dalla TEA. Per la reazione di formazione e complessazione del borano si ottiene un valore di 330 kJ/mole di Iodio, pari a 200 J/g di miscela di reazione. In seguito viene eseguito l’esperimento di riduzione in condizioni standard. Oltre a misurare i gas che si sviluppano, questi vengono fatti gorgogliare in una soluzione di acetone per verificare se il borano formatosi fuoriesce dal reattore (l’acetone sarebbe ridotto a isopropanolo). Come si può notare dalla Fig. 11 la reazione è ben controllata dall’aggiunta e lo sviluppo di calore è abbastanza lineare. CRIOTERMOSTATO CC 520W VPC HUBER CrioTermostato a bagno di grande potenza. Pompa con controllore VPC (Variable Pressure Control) che permette il controllo della pressione erogata e del numero di giri. Controllore CC – Pilot di nuova generazione; l’evoluzione del controllore. Plug & Play (permette l’intercambiabilità in ogni istante tra diversi controllori) con tecnologia E-grade integrata che permette il passaggio dalla versione base alla versione professionale semplicemente con l’inserimento di un codice. CC – PILOT “BASE” Versione base di semplice controllo, impostazione delle atempertaura e controllo della stessa. Display TFT con funzione zoom per lettura da distante. Risoluzione 0,1K, impostazione limiti di setpoint, impostazione degli allarmi sia visivi che acustici. Fig. 11 - Calore sviluppato dalla reazione di riduzione CC – PILOT “ESCLUSIVO” Tutte le funzioni del “Base” con in più la risoluzione 0,01K, programmatore con 3 programmi da 5 steps l’uno, funzioni di rampa, TAC (True Adaptive Control) per l’ottimizzazione del controllo del processo. CC – PILOT “PROFESSIONALE” Tutte le funzioni del “Esclusivo” con in più: funzioni da amministratore, programmatore con 100 segmenti divisibili su 10 programmi o meno, controllo del processo esterno, ramppe non lineari, 2ndo setpoint attivabile in certe condizioni di allarme. Check sonda temperatura interna ed esterna con visualizzazione al display digitale.. Il CC 520w VPC è adatto al controllo della temperatura di sistemi esterni. Compressore con raffreddamento ad acqua. Fig. 12 - Gas sviluppato dalla reazione di riduzione DATI TECNICI: range temperatura di lavoro: -55…+100°C volume interno: 17 litri - 10 litri con vasca di riduzione potenza di riscaldamento: 3 kW alimentazione: 400 V apertura vasca (BxHxProf): 270x150x200 mm dimensioni(BxHxP): 540x1085x630 mm portata pompa premente: 18 l/min, 0,5 bar portata pompa aspirante: 15 l/min, 0,4 bar capacità di raffreddamento: 5 KW da 100 a 0°C 3 KW a -20°C 1,5 KW a -40°C classe di sicurezza: 2 stabilità della temperatura: da 0,01 a 0,02K cod. 2022.0001.04 Criotermostato CC520 Bibliografia [1] G. Griss et al., US 4,886,812, (Dr. Karl Tomae GmbH), 1989. [2] C.S. Schneider, J. Mierau, J. Med. Chem., 1987, 30, 494. [3] G. Castaldi et al., WO 2005/092871 (Dipharma SpA), 2005. [4] S. Riva et al., EP 1,808,492 (Dipharma Francis Srl), 2007. [5] A.S. Bhanu Prasad et al., Tetrahedron, 1992, 48(22), 4623. [6] S. Rowe et al., Organic Process Research & Development, 2002, 6, 877. 38 LAB maggio 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO La curva appare frastagliata a causa dello sviluppo di gas (Fig. 12) che sottrae calore al sistema. Dall’analisi della trappola risulta che il borano non fuoriesce dal reattore: non vi è infatti alcuna traccia di isopropanolo. Nonostante l’incremento di temperatura adiabatico risulti abbastanza elevato (~240 °C) la reazione può quindi essere condotta in sicurezza in quanto non vi sono pericolosi accumuli di reattivi nel sistema. Anche il gas che si sviluppa è linearmente correlato al dosaggio. Conclusioni L’utilizzo della calorimetria di reazione ha permesso di guidare l’ottimizzazione di un processo industriale al fine di mettere a punto in breve tempo un metodo di produzione sicuro e riproducibile, anche se gli step chimici erano caratterizzati da una rilevante esotermia e, in alcuni casi, richiedevano l’uso di reagenti o intermedi potenzialemte pericolosi. [7] R. Gygax, Chemical Engineering Science, 1988, 43(8), 1759. [8] F. Stossel, O. Ubrich, Journal of thermal analysis and calorimetry, 2001, 64, 61. [9] P. Allegrini et al., Industrial synthesis of a Grignard reagent: can mathematic help the chemist?, Atti 19° Convegno SSC “La calorimetria di reazione per la sicurezza e lo sviluppo dei processi chimici” presso Stazione Sperimentale per i Combustibili (San Donato Milanese, MI) (2004). STUDIO BONA 2008 PP 2008 LAB &240x340 22-01-200812-05-2008 18:48 Pagina 034_045_LAB igiene+Sicur.qxd 12:191 Pagina 39 C H E M I C A L R E S I S TA N T S O L U T I O N POLYFAN - ASPIRATORI ANTICORROSIONE CERTIFICATI ATEX Ventilatori e Torrini centrifughi anticorrosione Professionali, realizzati in Polipropilene anti UV. Vasta gamma di modelli con portate da 100 a 50000 m3/h, pressioni da 10 a 250 mmH20. Installati dove si richiede resistenza agli agenti chimici, silenziosità e risparmio energetico. 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