Tóm tắt luận văn tốt nghiệp của sinh viên Phạm Bích Ngọc _ lớp 1I

MEMORIA UMANA ED APPRENDIMENTO LINGUISTICO
(Tóm tắt luận văn tốt nghiệp của sinh viên Phạm Bích Ngọc _ lớp 1I-02,
tham gia chương trình liên kết giữa Đại học Hà Nội và Đại học dành cho
người Nước ngoài Perugia –Italia, trong khuôn khổ dự án Toàn cầu hoá hệ
thống giáo dục đại học. Giáo viên hướng dẫn: giáo sư Mauro Pichiassi)
TRÍ NHỚ CỦA CON NGƯỜI VÀ VIỆC HỌC NGÔN NGỮ
Trí nhớ có tầm quan trọng đặc biệt trong tất cả các hoạt động của con người mà không
ai có thể phủ nhận được. Từ những việc tưởng chừng rất đơn giản như học đi xe đạp, nhớ
mặt người thân hay tìm đường về nhà, chúng ta đều phải cần đến trí nhớ.Với chức năng lưu
trữ, xử lý và gợi nhớ thông tin, trí nhớ chính là nhịp cầu nối liền quá khứ và hiện tại, cung
cấp tri thức, kinh nghiệm cho những hoạt động trong tương lai. Nhưng cuộc sống của con
người không đơn giản chỉ dựa trên những kinh nghiệm và tri thức đã có, mà nó là cả một
quá trình học tập không ngừng, vừa tiếp thu kiến thức mới, vừa điều chỉnh lại những thông
tin đã lưu trữ. Mặc dù tồn tại rất nhiều yếu tố tác động đến quá trình học tập của con người,
nhưng trí nhớ vẫn được xem như nhân tố chủ chốt đóng vai trò quyết định đối với mọi hình
thức học tập trong đó có cả việc học ngoại ngữ.
Như chúng ta biết, học ngoại ngữ không giống như học các môn khoa học tự nhiên,
người học luôn gặp khó khăn lớn với một hệ thống ngữ pháp không phải lúc nào cũng có
tính logic, một khối lượng từ vựng phong phú, đa dạng, đấy là còn chưa kể tới sự ảnh
hưởng không nhỏ của các đặc trưng về văn hóa, phong tục, tập quán mỗi nước tới ngôn
ngữ của họ. Chính điều này tạo nên những nét riêng biệt của mỗi ngôn ngữ. Đôi khi học
một ngoại ngữ đồng nghĩa với việc chúng ta phải đối mặt với một hệ thống ngữ pháp và từ
vựng hoàn toàn xa lạ với tiếng mẹ đẻ. Không có cách nào khác ngoài việc chúng ta phải
ghi nhớ càng nhiều càng tốt. Thật không sai khi nói rằng người học giỏi ngoại ngữ chắc
chắn phải có một trí nhớ tốt. Tuy nhiên một trí nhớ tốt vẫn là chưa đủ nếu như chúng ta
không biết sử dụng nó một cách có hiệu quả cho việc học.
Chính vì lẽ đó, việc phân tích cấu trúc, chức năng và thành phần của bộ não con người
cũng như việc giới thiệu các phương pháp học dùng trí nhớ được đề cập trong luận văn
không nằm ngoài mục đích cung cấp cho người học những phương pháp tối ưu trong quá
trình học ngoại ngữ.
Introduzione
“La memoria è tesoro e custode di tutte le cose” (Cicerone)
Nessuno può negare l’importanza cruciale della memoria in tutte le attività dell’essere
umano. La memoria riguarda il mantenimento dell’informazione nel tempo: è la capacità di
elaborare, conservare e recuperare l’informazione ed è tanto centrale nei nostri processi
cognitivi che senza di essa saremmo privi di ogni vita intellettuale e cioè vegetali, incapaci
di vedere e udire. La memoria, inoltre, permette la continuità della vita interiore, facendo
sopravvivere il passato che comprende il nostro patrimonio di conoscenze ed esperienze, le
quali contribuiscono alla nostra programmazione di azione future.
Tradizionalmente, la memoria era considerata come fase successiva a quella di
apprendimento. Solo dopo che si è verificato l’apprendimento, cioè l’acquisizione delle
conoscenze, entrava in gioco la memoria come un immagazzino riservato a conservare
l’informazione, per poi recuperarla quando era necessario. Oggi, invece, si tende ad
analizzare gli apprendimenti, in quanto la fase successiva, in base alla capacità di
elaborazione disponibile e alle conoscenze possedute della memoria. Il ruolo e le
caratteristiche della memoria, quindi, vengono messi in rilievo anche al momento
dell’acquisizione.
In un ampio campo di diversi tipi di apprendimento, vorrei proporre nella mia tesi
soltanto l’analisi generale della struttura, delle funzioni e l’utilità della memoria
nell’apprendimento linguistico. Come sappiamo, diverso da tutte le scienze naturali, lo
studio della lingua possiede delle caratteristiche riscontrabili: un ricchissimo vocabolario
che viene sempre aggiornato, un sistema grammaticale che non è sempre logico in tutti i
casi, delle espressioni caratterizzate della cultura e dei costumi del proprio paese. Non tutte
le lingue sono uguali. Succede che apprendere una nuova lingua significa affrontare un
altro sistema vocabolario e grammaticale totalmente differente da quello di origine. Non si
può far altro che cercare di memorizzare il più possibile. La memoria, perciò, è considerata
uno dei fattori più importanti ed essenziali che influiscono sull’apprendimento linguistico.
Lo studio della memoria e l’analisi delle tecniche di memorizzazione che vengono
presentati nella tesi non ha un altro scopo che fornire delle conoscenze necessarie,
suggerire dei buoni metodi, facilitando l’apprendimento linguistico.
Capitolo 1
LA MEMORIA E I SUOI COMPONENTI
Il nostro cervello è ricoperto dalla corteccia cerebrale di cui ogni emisfero viene
suddiviso in quattro lobi: frontale, parietale, occipitale e temporale. La regione cerebrale
maggiormente coinvolta nel processi di memoria è il lobo temporale dove hanno sede
l’ippocampo, l’amigdala ed il sistema limbico.
La memoria è composta da una serie di sistemi interconnessi complessi. Secondo il
modello classico di Atkinson e Shiffrin (1968) si distinguono tre diversi sistemi di
memoria che agiscono in modo differente, anche in relazione al tempo in cui le
informazioni rimangono nella memoria:
Memoria sensoriale, in cui l’informazione rimane immagazzinata per brevissimo
tempo;
Memoria a breve termine in cui l’informazione permane da 10 secondi a 30 secondi;
Memoria a lungo termine, in cui informazione può rimanere per tutta la vita.
1.1. Memoria sensoriale
La memoria sensoriale è un magazzino di elevata capienza e bassa permanenza ed ha lo
scopo di mantenere attivo lo stimolo per il tempo necessario al suo riconoscimento,
garantendo quindi una sorta di continuazione del processo sensoriale. La memoria
sensoriale è considerata semplicemente come una memoria in entrata dei dati i quali
vengono mantenuti allo stato grezzo, così come sono, senza essere elaborati; dopo di che,
se non interviene un’ulteriore elaborazione, queste informazioni decadono naturalmente.
Una piccola parte dell’informazione viene trattenuta per essere rappresentata in seguito
nella memoria a breve termine, mentre il resto è perduto dal sistema.
Nella memoria sensoriale legata ai processi percettivi distinguiamo: la memoria visiva
(iconica), la memoria uditiva (ecoica), la memoria olfattiva, la memoria tattile e la
memoria gustativa. Di queste la memoria sensoriale visiva ed uditiva sono direttamente
coinvolte nei processi di apprendimento linguistico.
1.2. Memoria a breve termine (MBT)
La memoria a breve termine viene definita come una memoria che trattiene una
quantità limitata di informazioni per un breve periodo di tempo (30 secondi).
Nell’ascoltare un parlante la MBT gioca un ruolo fondamentale perché ci aiuta a tenere
a mente le cose appena dette, che sono condizioni indispensabili per capire il significato
della parola che viene presentata in quell’istante. Il senso di ogni parola non è solo in essa
ma anche nelle parole precedenti. Per questo bisogna avere un magazzino transitorio di
memoria che per un po’ mantiene le informazioni precedenti e che vede se sono utili per
analizzare ciò che segue. Se sentiamo la necessità di memorizzare le informazioni, le
elaboriamo, le mandiamo nella memoria a lungo termine per poi recuperarle quando c’è
bisogno, altrimenti esse vengono spazzate via. Il recupero delle informazioni dalla MBT
avviene in modo quasi automatico, mentre la perdita dell’informazione avviene per
decadimento o per sostituzione di una vecchia informazione con una nuova
(l’interferenza).
1.3. Memoria a lungo termine (MLT)
La memoria a lungo termine è un archivio in cui vengono trattenuti in modo duraturo e
a volte permanente, episodi, fatti, dati e tutto ciò che costituisce il nostro sapere e la nostra
conoscenza del mondo. Si tratta di un magazzino di elevata capienza ed elevata
permanenza.
Mentre il materiale nella MBT viene elaborato a livello fonologico, il materiale nella
MLT viene codificato profondamente, a livello semantico. Per questo, le informazioni una
volta entrate nella MLT non scompaiono mai, ma semplicemente divengono meno
accessibili.
L’archivio di informazioni nella MLT è diviso in due sistemi: la memoria esplicita
(dichiarativa) e la memoria implicita (non dichiarativa o procedurale).
1.3.1. Memoria implicita
La memoria procedurale o implicita è coinvolta nelle abitudini, nelle memorie
automatiche di tipo motorio e nei condizionamenti. Le memorie automatiche sono le abilità
come camminare, andare in bicicletta, nuotare, guidare un’automobile e così via. Le
memorie del condizionamento sono delle reazioni automatiche a stimoli condizionati. Ad
esempio, abbiamo imparato a non toccare più con la mano il fuoco, dopo esserci scottati
una volta. Anche gusti e preferenze sono legate ad un tipo di memorie condizionate come
piaceri o desideri.
1.3.2. Memoria esplicita
La memoria esplicita o dichiarativa è quella che contiene informazioni che possono
essere rievocate consapevolmente. Le informazioni nella memoria esplicita si dimenticano
molto rapidamente se non vengono utilizzate. La possibilità e la velocità di recupero
dell’informazione dipendono sia dalla frequenza che dall’attualità dell’utilizzo del ricordo.
Nella memoria dichiarativa, possiamo distinguere due sistemi: la memoria episodica e
la memoria semantica. Secondo i due psicologi Tulving (1972) e Thomson (1973), la
memoria episodica si riferisce all’ “immagazzinamento e al recupero di eventi ed episodi
temporaneamente databili, localizzabili spazialmente e sperimentati personalmente”,
mentre la memoria semantica si riferisce all’ “immagazzinamento e all’utilizzazione di
conoscenze che riguardano le parole, i concetti, le loro capacità e relazioni reciproche”.
Capitolo 2
L’APPRENDIMENTO LINGUISTICO
E LE MNEMOTECNICHE
2.1. Apprendimento linguistico
L’apprendimento in generale è un processo di accumulazione ed elaborazione delle
informazioni per recuperarle in seguito, quando sarà necessario. Nonostante i vari tipi di
apprendimento, si pone sempre la stessa domanda: quale è il modo migliore per acquisire
le nuove informazioni necessarie nell’apprendimento? A dire la verità non esiste mai una
teoria generale universalmente accettata per rendere migliore l’apprendimento. Tenendo
conto, tuttavia, dei principi generali seguenti, potremo fornire una buona metodologia per
l’apprendimento.
2.1.1. L’attenzione
L’attenzione o la concentrazione è lo stato mentale in cui la mente usa la maggior parte
delle sue abilità, nell’assolvere un compito determinato. Quando la mente è concentrata su
qualcosa, gli altri stimoli vengono ignorati in proporzione all’intensità della concentrazione
stessa.
Il concentrarsi sulla presentazione del materiale ci aiuta non solo ad acquisire le
informazioni in modo corretto ma anche a selezionare delle informazioni più adatte,
necessarie per l’apprendimento. La nostra memoria a breve termine è un magazzino di
limitata capienza. Non siamo, ovviamente, in grado di ricordare tutte le informazioni nel
tempo così breve delle lezioni. Sarebbe meglio memorizzare le note più essenziali e
fondamentali del testo, ciò che viene ottenuto soltanto in uno stato di concentrazione.
2.1.2. La pratica
L’apprendimento non è semplicemente un processo di immagazzinamento delle
informazioni. Esso richiede sempre tempo e fatica per mantenere nella mente ciò che
abbiamo appreso, altrimenti viene cacciato via secondo la legge dell’ oblio. Si dice
“Practice makes perfect”, cioè: più si pratica meglio è. Comunque, una semplice pratica
come la ripetizione non puo’ garantire l’apprendimento. Bisogna tenere conto dei tipi di
codifica o dei livelli di elaborazione.
2.1.3. L’elaborazione
Esistono due tipi di elaborazione: se la MBT è tipicamente associata con l’elaborazione
fonologica, la MLT è caratterizzata dall’elaborazione a livello semantico. Gli studiosi
ritengono che l’elaborazione inizia ad un livello relativamente superficiale e procede poi
verso i livelli più profondi e ricchi. In questo modo i processi più superficiali, vale a dire la
codifica fonologica nella MBT, danno orgine a delle tracce povere e difficili da recuperare,
mentre una ricca codifica come nella MLT lascerà delle tracce più durature.
2.2. Le mnemotecniche
Secondo Higbee (1979; 1988) e Buzan (1986), le mnemotecniche sono “delle
procedure artificiali, in contrapposizione a quelle naturali che sono indotte dal materiale e
dalla situazione, che applicando sistematicamente i principi base della memoria naturale
consentono una miglior prestazione mnestica”. Le mnemotecniche o le tecniche di
memoria sono, quindi, le regole che l’essere umano ha costruito una volta per poi usarle in
modo sistematico, facilitando il ricordo.
2.2.1. Mnemotecniche dell’organizzazione logica
La mnemotecnica logica è la mnemotecnica più potente, la quale, con pochi principi,
leggi, definizioni, formule, ci permette di ricordare un gran numero di dettagli e di casi
particolari. Il modo più efficace per ridurre il sovraccarico della memoria, infatti, è quello
di organizzare le informazioni in gerarchie di idee e di principi. Quando si studia, la prima
mnemotecnica da apprendere è la logica, cioè la capacità di astrarre, o di estrarre i concetti
essenziali per collocarli in un sistema gerarchico.
Parliamo della mnemotecnica logica e teniamo presente l’uso dei diagrammi o schemi.
I materiali vengono organizzati in diverse categorie, collegate tra di loro usando il modello
di organizzazione ad albero. Da una parola di origine, sviluppiamo i rami con altre nuove
parole creando vari livelli di subordinazione. Questa tecnica è generata dalla natura del
materiale; quindi, le parole vengono strutturate ma anche elaborate a livello semantico. Il
ricordo potrebbe essere avvenuto recuperando le connessioni fra gli item. Il vantaggio di
questa tecnica è, quindi, che permette il collegamento non solo di tipo sequenziale, ma
diverse connessioni spaziali tra tanti concetti.
livello 1
sport
livello 2
livello 3
individuali
judò
karate
a squadre
pallavolo
calcio
Esempio: Organizzazione ad albero
2.2.2. Mnemotecniche delle immagini
La natura delle mnemotecniche delle immagini è quella di creare un’immagine e legarla
ad una collocazione mentale. È una forma di codifica profonda ed elaborativa; perciò
favorisce il recupero delle informazioni.
Ci sono tante tecniche che usano le immagini mentali, tra cui quella più semplice è
relativa alle rappresentazioni mentali di parole. Si dice sempre che studiamo usando
anche “l’occhio della mente”. Quando impariamo delle parole di una lingua, anche se non
ci sono degli oggetti concreti che le rappresentano, possiamo capire facilmente le parole,
poiché le loro immagini sono già collocate nella nostra mente. Per esempio, se sentiamo la
parola “ cái cây” in vietnamita (la mia lingua materna), appare subito nella mente
l’immagine di un albero con i rami e le foglie. Se dobbiamo imparare questa parola in
inglese, il nostro compito sarà quello di associare questa immagine al nuovo concetto
“tree”. Si tratta di due diversi concetti ma si riferiscono alla stessa cosa dato che, malgrado
le lingue differenti, tutti noi abbiamo una comune conoscenza del mondo. Il compito
diventerà più complicato se il concetto della seconda lingua si riferisce ad un oggetto che
non esiste nel nostro vocabolario. Ad esempio, la parola “bidè” risulta un po’ difficile da
acquisire in Vietnam perché in realtà non possediamo un oggetto del genere.
Il metodo dei loci (luoghi): Ogni cosa al suo “posto”: questa è l’essenza del metodo
dei luoghi. Il metodo comprende la codifica dell’informazione nella memoria tramite
l’evocazione di immagini mentali, collocate mentalmente in luoghi familiari.
Nell’apprendimento linguistico, si verifica un simile modo di memorizzazione:
collegare delle parole nuove alle situazioni e all’ambiente in cui vengono apprese. Mi è
capitato a volte di incontrare delle parole già apprese ma non sono riuscita a ricordare il
loro significato. A quel punto, ho cercato di ricordare quando e dove le avevo imparate. Ad
esempio, con la parola “squadra”, ricostruendo il ricordo della situazione, mi sono accorta
che l’avevo imparata mentre guardavo una partita di calcio italiano alla televisione. La
rievocazione del significato è, di conseguenza, venuta automaticamente. Un’altra volta, ho
imparato la parola “impermeabile” semplicemente quando mi era stata insegnata proprio in
un giorno di pioggia. Questo spiega l’importanza della presentazione dei materiali da parte
degli insegnanti: dal modo di presentare sulla lavagna, di fare esempi nelle situazioni
adatte, perfino all’uso dei gesti per esprimere il significato delle parole.
Il metodo della parola-chiave è stato proposto dagli psicologi Atkinson e Raugh negli
anni ‘ 70 (keyword method). La tecnica prevede l’utilizzo di parole familiari (che possono
appartenere alla madrelingua o ad una seconda lingua acquisita) che vengono impiegate
per stabilire dei collegamenti di tipo acustico e visivo che facilitino l’apprendimento e la
memorizzazione di vocaboli di una lingua straniera. Ad esempio, quando impariamo la
parola “go” in Inglese che vuol dire “andare”, pensiamo subito a “gâu” in vietnamita che
ha lo stesso suono ma significa “bàu”: riproduce l’abbaiare del cane. Per ricordare, quindi,
la parola inglese possiamo formare l’immagine di un cane che cammina abbaiando. Nel
caso che gli studenti italiani debbano memorizzare parole francesi come “gâteau” e
“tonneau”, potranno associare queste parole con quelle italiane di stesso suono come
“gatto” e “tonno”. Per facilitare il ricordo, si potrebbe immaginare un gatto che mangia una
torta, un tonno che esce da una botte.
Il metodo della parola - aggancio è un’altra tecnica delle immagini nota fin dal
Seicento, ma è stata proposta, in riferimento all’apprendimento delle lingue straniere, da
Allan Paivio. Si tratta di una tecnica di recupero del lessico che si fonda su una ripetizione
mentale e non richiede stimoli esterni (Paivio, Desrochers, 1981). Nella prima fase, gli
studenti devono ricordare una lista di parole che hanno rima con i numeri da uno a dieci.
Queste parole vengono chiamate parole - aggancio. Un esempio potrebbe essere:
Uno è Nettuno
Due è bue
Tre è una torre
Quattro è un aratro
Cinque sono le siringhe
Sei sono i tornei
Sette sono le cassette
Otto è un acquedotto
Nove è Giove
Dieci sono i Greci
Dopo che le parole-aggancio sono state imparate a memoria, si passa alla seconda fase
in cui agli studenti viene presentata un’altra lista di vocaboli. Per memorizzare questa lista,
devono creare delle immagini mentali tra ciascuna di esse e le parole-aggancio. Ad
esempio, se si devono ricordare le tre parole in ordine: motorino, fiore e donna, si può
immaginare che “Nettuno sta guidando il motorino sul mare”, “il bue mangia un fiore”, e
“c’è una donna che si affaccia alla finestra di una torre”. Con questa tecnica, siamo in
grado di ricordare una grande quantità di parole.
Un’altra tecnica, molto simile alla precedente, è il metodo delle associazioni con
forma di numeri ed immagini. Il principio del metodo si stabilisce sempre a partire della
relazione tra i numeri ed immagini; però, la relazione questa volta non si basa più sulla
rima ma sulla forma dei numeri. Il compito degli studenti è quello di immaginare degli
oggetti con le stesse forme dei numeri.
Come possiamo vedere, il metodo delle parole-aggancio e quello di associazioni con
forma di numeri ed immagini assomigliano un po’ alla tecnica delle parole-chiave. Tutte e
tre si basano sulla creazione di un’immagine interattiva. I primi due, però, possiedono delle
caratteristiche particolari: non si fa mai ricorso alla lingua madre dello studente e non ci
vuole l’intervento di stimoli esterni, come nel caso della parola-chiave. Lo svantaggio,
comunque, di questa tecnica è la mancanza, nella fase di recupero dell’item, dell’aspetto
fonologico e del ricorso alla memoria uditiva. Il ricordo, infatti, si basa sostanzialmente
sulla codifica dell’immagine mentale. Per questa ragione, questi due metodi dovrebbero
essere utilizzati per gli studenti a livello avanzato che hanno già una competenza
linguistica abbastanza buona.
2.3. Mnemotecniche verbali
Come abbiamo saputo, la nostra memoria contiene oltre alle informazioni visivoimmaginative anche le informazioni verbali. Con la mnemotecnica verbale s’intende il
metodo di creare il collegamento acustico formando delle rime, una filastrocca o della
musica per quanto riguarda le parole, tra le quali non si trovano buone connessioni
semantiche.
La formazione della rima si basa sul principio per cui un termine foneticamente simile
può diventare un buon indice di richiamo delle parole da ricordare. Per memorizzare una
lista di parole, ad esempio, dobbiamo trovare i termini molto semplici, a noi noti, che
rimino con le parole allo scopo di rafforzare le tracce fonetiche. Un esempio della
formazione del verso in italiano che aiuta a ricordare quanti giorni hanno i mesi dell’anno è
la filastrocca seguente:
“ Trenta dì conta Novembre con Aprile, Giugno e Settembre, di ventotto ce n’è uno,
tutti gli altri ne han trentuno”
Anche in Vietnam, si usa spesso la formazione delle rime o della musica per aiutare gli
allievi della scuola elementare nell’apprendimento:
“O tròn như quả trứng gà
(“O è rotonda come un uovo
Ô thì có mũ
Ô con un cappello
Ơ thì thêm râu”
Ơ con un baffo”)
Per imparare l’alfabeto della lingua vietnamita, è importante distinguere le lettere simili
(come: A- Ă- Â, D- Đ, E- Ê, O- Ô- Ơ), il che risulta abbastanza difficile sia per i piccoli
vietnamiti sia per gli stranieri. La composizione dei tre versi suddetti è considerato un
metodo molto efficace. A partire dalla forma comune di tutte e tre le lettere (O), si
identificano poi basandosi sulle caratteristiche di ciascuna: la Ô viene descritta come la O
con il cappello sulla testa mentre la Ơ assomiglia alla O a cui si aggiunge un baffo! I tre
versi oltre al loro senso interessante, sono formulati molto ritmicamente, di conseguenza,
facili da ricordare.
2.4. Mnemotecniche delle associazioni
Associare significa ampliare e consolidare le informazioni possedute. Il metodo delle
associazioni consiste nel creare un legame stabile tra due concetti, in modo che ricordando
l’uno sia possibile ricordare anche l’altro.
Il nostro lessico mentale è altamente organizzato e l’apprendimento di una nuova parola
dipende dal grado della sua integrazione a livello semantico, attraverso diversi tipi di
associazioni: rapporto di iponimia e iperonimia, rapporto di antonomia e sinonimia o
associazione con altri concetti. Se, ad esempio, la parola da ricordare è “rosa”, possiamo
metterla nel rapporto di iponomia e iperonimia con la parola “fiore” (“rosa” è l’iponimia di
“fiore”, “fiore” è, viceversa, l’iperonimia di “rosa”). Mentre, la parola “studioso” è facile
ricordarla insieme al suo sinonimo “diligente” oppure quando si mette accanto al contrario
“pigro”. Possiamo, inoltre, creare una rete di associazione con i concetti che si riferiscono
allo stesso tema: i colori (bianco, nero, viola, arancione, verde, blu, azzurro, celeste,
marrone, giallo, rosso...), il calcio (allenatore, calciatore, arbitro, portiere, centrocampista,
attaccante, difensore...), al bar (cameriere, cassa, cappuccino, tè, cafè, scontrino...) e così
via.
Il metodo dell’invenzione di una storia è un metodo delle associazioni molto creativo
per gli studenti. Per ricordare una lista di tante parole nuove senza collegamento tra di loro,
è meglio costruire una storia in cui vengono presentate tutte le parole. La storia non
dovrebbe essere complicata, basta che si componga di poche frasi ciascuna delle quali sarà
un tipo di chunk utilizzato per raggruppare serie di parole. Si crea, quindi, il collegamento
tra le parole varie. Il ricordo viene recuperato facilmente attraverso il concatenamento di
immagini formate dalla storia.
Insomma, malgrado la loro innegabile utilità nell’apprendimento, le mnemotecniche
mostrano ancora degli svantaggi. In primo luogo, sono limitate all’acquisizione di lessico e
non sono adattate all’apprendimento della struttura o degli elementi grammatici. In
secondo luogo, la maggior parte delle tecniche ci può aiutare nella memorizzazione di
parole concrete, mentre con le parole astratte, ad esempio: felicità, virtù, moralità o
stanchezza, è difficile creare delle immagini concrete corrispondenti. D’altra parte, le
mnemotecniche sono adeguate all’elaborazione del materiale scarsamente organizzato ma
dimostrano degli effetti non tanto positivi nei confronti del materiale ben strutturato come
un testo, un brano a senso compiuto. Le tecniche permettono, quindi, l’apprendimento di
materiali precisi e non possono essere usate per scopi diversi rispetto a quelli per cui sono
state create. In breve, le mnemotecniche non possono sostituire nessuna tecnica didattica,
ma possono essere molto utili se vengono usate in modo appropriato, consentendo un
rapido apprendimento del lessico.
Capitolo 3
LA COMPRENSIONE LINGUISTICA
Parlando della comprensione, ci si riferisce a due abilità linguistiche ricettive quali:
ascolto e lettura, dato che la comprensione riguarda soprattutto i testi orali e scritti. Sono le
abilità primarie, quindi essenziali, nella pratica comunicativa. Allo scopo di trovare i
metodi che rendono efficace la comprensione, quindi, che contribuiscono allo sviluppo
delle abilità suddette, vengono discusse in questo capitolo le tecniche dell’ascolto e della
lettura. Iniziamo, però, con la distinzione delle caratteristiche di due questi processi di
comprensione.
3.1. Le somiglianze e differenze tra il processo di ascolto e di lettura
L’obiettivo finale del processo di comprensione è quello di creare nella mente la
struttura e il contenuto generale sia di un messaggio parlato sia di un testo scritto. Per
metterlo in atto, ci vogliono alcune operazioni mentali tra cui la più importante consiste nel
trovare le relazioni sintattiche tra gli elementi del messaggio o testo. Occorre, quindi,
mettere le informazioni di ogni frase in rapporto con il contesto ed anche associarle con le
conoscenze relative possedute.
Se si analizzano, tuttavia, entrambi i processi, dal livello della frase in poi, si noterà una
caratteristica rilevante del processo di ascolto, che invece manca a quello di lettura: il ruolo
degli elementi non verbali. In ogni messaggio parlato si trovano sempre gli elementi non
verbali come: accento, intonazione, pause, gesti, i quali sono molto importanti nel facilitare
la comprensione. Succede che ci sono nel testo scritto o messaggio parlato delle parole
usate in senso figurato, espressioni inserite a seconda dell’intenzione dell’autore.
L’ascolto, in questo caso, porta i migliori risultati rispetto alla lettura: bastano una durata
adeguata di pausa, un’intonazione enfatica o un gesto espressivo e si capisce subito il
significato, senza badare alle nuove parole. Mentre la lettura sembra meno vivace, richiede
più tempo per comprendere ed apprendere le informazioni. In compenso, non si deve
ascoltare un ritmo costante di presentazione del messaggio ma c’è la possibilità di variare il
ritmo di lettura saltando i punti facili, rileggendo quelli più importanti. Inoltre, un testo
chiaro, con i caratteri stampati e le informazioni complete ci permette di apprendere in
modo dettagliato il materiale.
3.2. Le tecniche di comprensione
3.2.1. Le tecniche di ascolto
Possiamo notare che l’ascoltare è sempre accompagnato dal pensare, il quale causa a
volte la distrazione dell’ascolto. Per diventare un buon ascoltatore, si potrebbero tenere
presenti le seguenti strategie che risultano molto utili nello sviluppo di questa abilità
linguistica:
-
Mantenere gli occhi in contatto con il parlante.
-
Concentrarsi sul contenuto.
-
Evitare il coinvolgimento di emozioni.
-
Evitare le distrazioni.
-
Considerare l’ascolto come un compito mentale.
-
Fare attenzione alla distanza fra la velocità del discorso e quella dei pensieri.
-
Prendere appunti.
3.2.2. Le tecniche di lettura
Esistono numerose tecniche per rendere più efficace e rapido il processo di lettura, una
di esse è quella proposta da Robinson (1970), conosciuta con la sigla SQ3R : Survey,
Question, Read, Recall e Review.
- Survey (scorrere il materiale): Prima di cominciare a studiare, bisogna dare
un'occhiata alle pagine per preparare la mente, per avere un’idea generale dell'argomento,
per accendere la curiosità e l'interesse e per decidere l'atteggiamento giusto per apprendere.
- Question (porsi domande, quesiti): in base a tutto quello che si è riusciti a scoprire del
contenuto da apprendere, si possono formulare mentalmente alcune domande, guidate da
“come, quando, perché, dove, che cosa, con chi, personaggi, ambiente, pensiero
dell’autore”.
- Read (leggere): questo passo di solito è il punto di partenza per la maggior parte degli
studenti ma si corre il rischio di perdere la concentrazione. Leggendo, invece, dopo aver
preparato la mente (mappe cognitive), si possono trovare le risposte giuste alle domande
precedenti e memorizzare meglio.
- Recall (ripetere, rielaborare): questa fase di ripetizione delle informazioni appresa non
deve essere una ripetizione semplice. Gli studenti devono ripassare, ripetere con le proprie
parole quello che hanno imparato senza ricorso ai libri oppure possono guardarli solo
quando è necessario.
- Review (verificare, passare in rassegna): si tratta di un ripasso un po’ più tardi e un
po’ generale rispetto al ripasso trattato nel quarto passo che si verifica durante il processo
di apprendimento. Nell’ultima fase, l’apprendimento viene monitorato in modo che sia
efficace e significativo. È necessario per gli studenti verificare cosa hanno già compreso e
cosa devono ancora approfondire.
Conclusione
Le ricerche sulla memoria portano molti risultati significativi al processo di
apprendimento linguistico. Oltre a fornire le mnemotecniche, stabiliscono la base su cui si
formano le tecniche di studio in generale. Tuttavia, le tecniche di memoria e di studio che
sono state accennate nella tesi non possono essere applicate per tutti i casi
dell’apprendimento linguistico. È ovvio che non esiste mai una teoria o una metodologia
universalmente accettata che rende migliore l’apprendimento. Queste tecniche dovrebbero
essere considerate come i buoni suggerimenti che hanno funzione di orientamento generale
nell’apprendimento delle lingue. Ogni studente può trovare o creare per sé stesso un
metodo appropriato in base a questi suggerimenti, a seconda del proprio livello o
competenza linguistica.
La memoria è il fattore cruciale ma non unico nel processo di apprendimento
linguistico. Per migliorare l’apprendimento linguistico è necessario prendere in
considerazione anche gli altri fattori quali: motivazione, personalità, strategie, stili
cognitivi, input linguistico, e anche fattori macroambientali. Un buon metodo di
apprendimento dovrebbe essere creato in base alle capacità personali ed alla combinazione
armonica tra condizioni soggettive ed oggettive.
Riferimenti bibliografici
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Dispensa di Psicolinguistica a cura della professoressa Lidia Costamagna.
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M. PICHIASSI (1999), Fondamenti di glottodidattica, Perugia, Guerra.
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