Le tecniche di memorizzazione

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UIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRETO
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA SCIEZE STORICHE
Corso di Didattica
titolare prof.ssa Olga Bombardelli
Le tecniche di
memorizzazione
di
Giovannini Alessandro
matr. 118807
AO ACCADEMICO 2005/2006
1 LA MEMORIA
Per comprendere meglio il mondo che riguarda le tecniche di memorizzazione occorre sapere bene
cosa si intende per memoria.
“La memoria è il tesoro ed il custode di tutte le cose” affermò Cicerone (106-43 a.c.).
Da tale illustre definizione emergono già alcuni aspetti fondamentali: la memoria funziona come
deposito di informazioni nel tempo ma anche come capacità di classificazione delle conoscenze.
Facendo un paragone molto semplice si può dire che la memoria funziona come una biblioteca e al
tempo stesso anche come un bibliotecario in quanto da una parte conserva e dall’altra è capace di
ricercare attivamente tra i propri ricordi.
Quando immagazziniamo un’informazione, stimoliamo non solo determinate aree (ippocampo e
amigdala), ma anche altre aree che contribuiscono alla formazione di una configurazione neuronale
precisa. Ogni informazione della memoria quindi non è localizzata in maniera puntiforme ma
corrisponde ad una configurazione neurale specifica. Si può sostenere che apprendere equivale a
stabilire un gran numero di connessioni tra le sinapsi dei neuroni e che ricordare equivale a
ripercorrere alcuni itinerari dell’intricato sistema di connessioni.
È detta invece memoria sensoriale il sistema di memoria capace di contenere informazioni
sensoriali visive e uditive per circa due secondi. Tra tutte le informazioni che arrivano agli organi di
senso, circa il 75% vengono scartate dalla memoria sensoriale. Del 25% rimanente solo l’1% viene
immagazzinato nella memoria a breve termine. Nelle memoria a breve termine si ha un’attivazione
sinaptica provvisoria che si attenua e scompare dopo poche decine di secondi se non viene
mantenuta attraverso la ripetizione. Nella memoria a lungo termine invece si verifica un’attivazione
sinaptica stabile, attraverso una produzione adeguata della proteina dell’RNA, che è responsabile
del consolidamento delle informazioni apprese1.
Si è stimato che la media degli adulti conosca il significato di almeno 100.000 parole della loro
lingua madre e possieda una massa di informazioni che corrisponde ad una enciclopedia di 10
miliardi di pagine2. Perché allora non ce ne accorgiamo? Perché dimentichiamo nomi, date,
perdiamo oggetti? Perché fatichiamo ad apprendere nuove capacità, perdiamo il filo del discorso,
non troviamo le parole? E soprattutto: perché si dimentica ciò che si studia?
La dimenticanza è un processo che si manifesta dopo aver immagazzinato l’informazione e dipende
da vari fattori:
•
il passare del tempo cioè quando l’intervallo tra l’apprendimento e la rievocazione è lungo;
1
Stefania Romaniello, Cos’è la memoria, http://www.psicopedagogika.it/1rubriche/mem/mnemotec.htm
2
Jonathan Hancock, Come massimizzare la memoria, Milano-Trezzano sul Naviglio, Il Castello, 2004, p. 6
1
•
la demotivazione o mancanza di interesse che si verifica quando manca la voglia e
l’entusiasmo del sapere, quando si è scoraggiati e depressi perché convinti di essere
incapaci, quando manca la gratificazione e il successo nello studio;
•
la distrazione che si verifica quando l’interesse è catturato da altri stimoli, quando si è
affaticati, agitati, frettolosi, quando vi è un sovraccarico di informazioni e di compiti,
quando non si è in grado di mettere in primo piano un oggetto relegando gli altri sul fondo;
•
le interferenze che si manifestano quando la capacità di ricordare viene disturbata da
informazioni simili al materiale da ricordare, quando non si è capaci di studiare in modo
attivo (per esempio sottolineando e prendendo appunti), quando non si ripassa
costantemente e in modo sistematico, quando si è sopraffatti dalla paura di fronte ad un
compito, un interrogazione, un esame, quando non si possiedono adeguate mnemotecniche;
•
la mancanza d’uso ossia la mancanza di applicazione pratica come quando si cambiano i
propri interessi di studio o professionali, quando si svaluta ciò che si è studiato
considerandolo inutile per il futuro.
Le strategie più efficaci per superare queste difficoltà e migliorare la memoria sono due:
l’automonitoraggio e la metacognizione3.
L’automonitoraggio è la costante e attenta consapevolezza del modo in cui si sta studiando e ha
come finalità la ricerca del risultato più efficace. L’automonitoraggio costituisce quindi l’essenza
del metodo di studio.
La metacognizione può essere invece definita come l’insieme delle attività psichiche che presiedono
al funzionamento cognitivo4. Più semplicemente: suggerisce le strategie migliori per apprendere,
per rielaborare e recuperare le informazioni, fa riflettere sui propri processi di lavoro e conoscenza,
stimola l’invenzione di ingegnose strategie mnemotecniche.
Nel ciclo dell’apprendimento possiamo distinguere quattro fasi:
1. l’acquisizione: riguarda la scelta di ciò che si ritiene importante ed essenziale da apprendere;
2. la rielaborazione: dopo aver scelto le informazioni significative si ha bisogno di ristrutturarle
secondo criteri cognitivi personali e specifici;
3. la conservazione: consiste nell’assimilare le informazioni, adattarle alla pratica, “digerirle”;
4. il recupero: si basa sul ritrovamento dei dati richiesto dalle situazioni pratiche della vita,
della scuola, della professione.
Tutte le mnemotecniche sono relative all’ultima fase dell’apprendimento: ossia sono tutte strategie
di recupero delle informazioni.
3
Mario Polito, Guida allo studio: la Memoria, Padova, Franco Muzzio, 1995, p. 9
4
Beatrice Caponi, Cesare Cornoldi, Memoria e metacognizione, Trento, Centro Studi Erickson, 1991, p. 10
2
2 LE MEMOTECICHE
Grazie alle mnemotecniche è possibile elaborare dei metodi sicuri e stabili che ci permettano di
recuperare agevolmente le informazioni archiviate nella nostra memoria. Risulta quindi
fondamentale non solo memorizzare le conoscenze ma anche le chiavi di accesso, i codici, la strada,
il canale per ritrovare nel minor tempo possibile ciò che si è appreso.
Le mnemotecniche agiscono come “segnaletica concettuale”5 facilitando di conseguenza
l’orientamento. È sufficiente una parola-chiave, una rima, un acronimo, per dedurre grandi quantità
di informazioni. Utilizzando tali stratagemmi è possibile, con l’aiuto dell’intelligenza, ricavare e
ricostruire le conoscenze in modo dettagliato e ramificato senza bisogno di dover saturare la mente.
Le mnemotecniche si possono classificare nel seguente modo:
1. le mnemotecniche logiche;
2. le mnemotecniche dei luoghi;
3. le mnemotecniche delle immagini;
4. le mnemotecniche delle associazioni;
5. le mnemotecniche verbali;
6. le mnemotecniche dei numeri.
2.1
LE MEMOTECICHE LOGICHE
La logica è la mnemotecnica più potente. Tramite la logica infatti è possibile assegnare ai dati un
ordine ben preciso, concettuale che si basa su alcuni criteri come: importanza, valore, confronti,
differenze, analogie, progressione, qualità… Rappresenta il modo più efficace per diminuire il
sovraffollamento della memoria e permette di organizzare le informazioni in gerarchie di idee e
principi. Il metodo logico ci suggerisce di sintetizzare le informazioni in riassunti, tabelle, tavole,
riepiloghi, sommari, schemi, grafici, mappa, diagrammi.
Gli schemi sono il risultato di un’attività organizzatrice del pensiero in sequenze e gerarchie: mentre
è facile dimenticare una nozione periferica, quasi staccata dal nucleo centrale dell’argomento, sarà
invece più difficile dimenticare una nozione intrecciata all’interno di uno schema o di una mappa.
Spesso la difficoltà o la dimenticanza può derivare proprio dalla mancanza di mappe cognitive
adeguate6. I vantaggi della memoria logica sono molti: è possibile sintetizzare, condensare,
5
Mario Polito, Guida allo studio: la Memoria, cit., p. 115
6
Jonathan Hancock, Come massimizzare la memoria, cit., p. 53
3
concentrare, dedurre un gran numero di dettagli attraverso idee-chiave (processo in cui le
informazioni più importanti, le cosiddette parole-chiave, conducono a molte altre).
Oltre a sintetizzare i dati in parole-chiave è possibile sintetizzarli anche tramite un’immagine.
L’immagine permette di visualizzare in contemporanea molti oggetti, che possono essere descritti
verbalmente solo attraverso una lunga sequenza di parole. L’immagine ci permette perciò una
visione globale, generale (vedi a questo proposito le mnemotecniche delle immagini).
2.2
LE MEMOTECICHE DEI LUOGHI
L’efficacia del metodo dei luoghi si può sintetizzare con una frase: ogni cosa al suo posto.
Perdiamo molto tempo a cercare qualcosa nei cassetti in disordine, negli armadi pieni zeppi di
oggetti, mentre rintracciamo con facilità quello che cerchiamo quando c’è ordine perché ogni
cassetto contiene oggetti simili o perché i nostri scaffali contengono i libri in ordine alfabetico.
Lo stesso concetto di ordine può essere applicato alla nostra mente, predisponendo “cassetti”,
“scaffali”, “armadi”, “luoghi” ben precisi dove inserire le informazioni che apprendiamo.
Per capire come si applica la mnemotecnica dei luoghi facciamo un esempio: consideriamo una
successione di luoghi familiari relativi alla nostra casa (atrio, corridoio, stanza da letto, sgabuzzino,
bagno, cucina) all’interno dei quali collochiamo mentalmente le immagini degli oggetti che
vogliamo ricordare: ad esempio delle sculture come il Davide di Michelangelo, i Bronzi di Riace…
Collochiamo mentalmente ciascuna statua nei luoghi della nostra casa e dedichiamo del tempo ad
immaginare molto vividamente questa associazione stanza-statua. Dopo tale esercizio ripercorrendo
mentalmente la successione dei luoghi noteremo che questa ci ridona la successione delle statue che
avevamo collocato in essi. Non solo: se mentalmente facciamo il cammino inverso cioè andiamo
dall’ultimo luogo al primo noteremo che è possibile rievocare la successione delle statue anche
all’inverso. In breve: il metodo dei luoghi si basa sull’intuizione che l’ordine della successione dei
luoghi reali aiuti a ricordare gli oggetti collocati in essi7.
Possiamo ricordare facilmente non solo oggetti reali o immaginari ma anche concetti astratti se essi
vengono rappresentati da immagini concrete.
7
Mario Polito, Guida allo studio: la Memoria, cit., p. 144
4
2.3
LE MEMOTECICHE DELLE IMMAGII
La concretezza di un immagine da un lato riduce la difficoltà dell’astrazione e dall’altro aiuta la
rievocazione procedendo dal sensibile al concettuale, appoggiandosi ad indizi, oggetti, simboli
visivi. La capacità di trasformare i concetti astratti in immagini concrete è detta immaginazione o
visualizzazione. La tecnica di ricordare attraverso immagini permette di ritrovare una massa enorme
di dati senza difficoltà: le immagini infatti sono più suggestive delle sole parole, perché possono
essere ricche di risonanze emozionali ed affettive. Il ricorso alle immagini suggestive è frequente
nella pubblicità, nelle ideologie politiche, nelle tradizioni religiose e soprattutto nella didattica
(ossia immagini relative a fenomeni non visibili come il ciclo dell’acqua, la sezione della terra,
l’origine dell’universo, la deriva dei continenti… immagini costruite appunto per facilitare la
comprensione, l’apprendimento e la memorizzazione).
Solitamente, tutto ciò di cui ha bisogno immediatamente il nostro cervello è uno spunto. Gli attori
sul palcoscenico hanno bisogno, qualche volta, di un’imbeccata, ma poi ricevutala proseguono la
recitazione senza alcun aiuto. Allo stesso modo il nostro cervello è in grado di ricordare grandi
quantità di nozioni grazie solo allo spunto che può fornirgli una semplice immagine8. Le immagini
quindi sono potenti strumenti della mente e possono essere utilizzate come supporto di idee, come
sostegno concreto di concezioni astratte favorendo l’immaginazione, la capacità di “vedere”.
2.4
LE MEMOTECICHE DELLE ASSOCIAZIOI
Il metodo delle associazioni consiste nel creare delle catene di parole, creare cioè un legame fra due
concetti in modo che ricordando l’uno sia possibile ricordare anche l’altro. È un metodo che
presenta vantaggi sia per la memoria sia per la creatività. Per quanto riguarda la memoria crea dei
lacci, dei ganci, delle piste, dei percorsi per accedere immediatamente alle informazioni
immagazzinate. Per quanto riguarda la creatività offre invece una modalità per la riproduzione di
idee fantasiose ed originali. A differenza delle altre mnemotecniche, il processo associativo segue
alcuni criteri ben precisi (leggi associative) che sono i seguenti:
•
la legge della somiglianza: ad esempio due oggetti diversi come il violino e il tamburo
possono essere associati insieme perché sono degli strumenti musicali;
•
8
la legge del contrasto: ad esempio il bianco è associato più al nero che al blu;
Jonathan Hancock, Come massimizzare la memoria, cit., p. 68
5
•
la legge della vicinanza: ad esempio pensando alla nostra scrivania ricordiamo con facilità
anche gli oggetti accanto ad essa;
•
la legge della chiusura: ad esempio ricordiamo meglio le lezioni ben strutturate che hanno
“capo e coda” piuttosto che le lezioni che ci forniscono nozioni in modo slegato;
•
la legge della “buona continuazione”: ad esempio comprendiamo meglio un argomento che
segue un filo logico o un percorso chiaro piuttosto che un argomento che risulta contorto,
che segue un percorso a salti.
La capacità di stabilire associazioni per ricordare è un po’ come la capacità di congiungere due città
attraverso una o più strade. La mente stessa ha la naturale tendenza ad associare informazioni:
quante volte abbiamo detto “pensando a questo mi è venuto in mente quello”. Ecco che il metodo
delle associazioni è solo uno stratagemma per amplificare intenzionalmente questa capacità innata
della mente.
2.5
LE MEMOTECICHE VERBALI
La memoria non conserva solo parole collegate ad immagini o associazioni ma anche parole legate
a rime, filastrocche, assonanze. Si parla in questo caso di tecniche verbali.
Tra queste possiamo ricordare la rima: vedi la filastrocca “Trenta gironi ha novembre, con aprile,
giugno e settembre…” che ci aiuta a ricordare il numero dei giorni in ogni mese dell’anno. La
regola che favorisce il ricordo è stata inserita in un ritmo, in una sequenza di rime che facilitano
l’apprendimento e la rievocazione.
Un’altra tecnica è l’acronimo ossia una parola artificiale le cui lettere componenti fungono da
suggerimento per il recupero di altre parole. Esempi: O.N.U. (Organizzazione Nazioni Unite),
S.P.A. (Società Per Azioni)…
Molto utile è anche la memorizzazione ad alta voce soprattutto quando si deve sostenere
un’interrogazione orale o anche come semplice metodo di studio. Questa mnemotecnica serve
prima di tutto a quelle persone che hanno difficoltà a parlare, perché non sono espressive, perché
sono timide, perché hanno difficoltà nel trovare le parole… In questo caso è utile avere davanti agli
occhi, o nella mente, una lista di parole-chiave da sviluppare servendosi di uno schema. Se lo
schema è ordinato e sequenziale (vedi il metodo dei luoghi) mentre si sta sviluppando un concetto si
è in grado di intravedere il concetto successivo dando così rapidità, continuità, sicurezza al discorso.
Per chi invece è gia fiducioso delle proprie capacità verbali oppure ha già acquisito un rapido
automatismo tra idee e parole risulta più efficace studiare e ripassare in silenzio perché è un metodo
più veloce ed economico.
6
Un altro esempio di memorizzazione verbale è l’associazione fonetica. Di fronte a un termine
ignoto da memorizzare (vedi azototimidina) è utile innanzitutto renderlo comprensibile (è un
farmaco per combattere l’AIDS) e se poi risulta ancora difficile da ricordare, possiamo utilizzare il
principio associativo della somiglianza. Lo scomponiamo quindi nei due termini AZOTO e
TIMIDINA. La parola TIMIDINA è simile alla parola TIMIDO. Ecco quindi come un termine
difficile viene reso più familiare9.
2.6
LE MEMOTECICHE DEI UMERI
La difficoltà di memorizzare numeri deriva dal loro carattere astratto: date storiche, cifre, misure,
numeri di telefono, date di compleanno, numeri civici… Anche in questo caso per aiutare la loro
rievocazione occorre utilizzare il metodo della trasformazione dell’astratto in termini concreti. I
numeri visualizzati come cifre scritte su un foglio infatti risultano immateriali e possono creare
confusione. Se invece se ne combina la natura e li si rende compatibili con il modo di operare della
nostra mente se ne può mantenere il controllo mentale. Dando al valore numerico delle cifre anche
altri significati li rendiamo virtualmente indimenticabili. Non appena infatti un numero si
arricchisce di altre caratteristiche significative o di altra identità, cioè è capace di suscitare
immagini o emozioni, diventa automaticamente più ricordabile.
Facciamo un semplice esempio pratico: chiediamo ad un alunno di cercare di ricordare la seguente
sequenza di cifre:
6 3 2 6 7 5 2 6 6 0
Poi facciamo lo stesso con un secondo alunno ma in questo caso diciamogli di leggerli a coppie
come se fossero il risultato di una emozionante partita di tennis:
6-3 2-6 7-5 2-6 6-0
Diciamo poi a questo secondo alunno di immaginarsi il luogo dove si è svolta la partita e come si
sentivano i tennisti dopo ogni set. Confrontando la capacità di ricordare dei due alunni non potremo
fare a meno di constatare che il secondo ricorda più numeri del primo e magari con più sicurezza10.
9
Mario Polito, Guida allo studio: la Memoria, cit., p. 258
10
Jonathan Hancock, Come massimizzare la memoria, cit., p. 75
7
3 COCLUSIOI
La memoria non si migliora con la semplice ripetizione ma come abbiamo visto si amplifica
utilizzando adeguate strategie mnemotecniche che devono essere però accompagnate anche
dall’impegno, dalla motivazione, dall’interesse, dalla voglia di fare e creare del soggetto.
Lo scopo dell’apprendimento infatti non è la memoria ma l’assimilazione e le mnemotecniche
rappresentano solo il mezzo, il sentiero per raggiungere con sicurezza le informazioni apprese.
Le mnemotecniche sono importantissime anche perché aumentano la fiducia nella propria memoria
e quindi di conseguenza aumentano la fiducia in sé stessi in quanto si diviene convinti che con il
loro supporto è possibile imparare perfettamente qualsiasi informazione e rammentarla con fedeltà.
Si entra in un cosiddetto “circolo virtuoso”: il successo dovuto alle tecniche di memorizzazione crea
ottimismo, alta considerazione di sé, si acquisisce un’identità positiva, sicurezza, speranza,
entusiasmo.
La memoria è stata a lungo utilizzata dalla scuola come unico strumento per l’apprendimento,
considerandola un passaggio obbligato per accedere alla conoscenza e ancora adesso si pensa che
imparare a memoria sia comunque efficace nel processo di crescita cognitiva. La didattica non
riesce a dare risposte al bisogno di crescere con la propria individualità e di imparare a creare i
propri strumenti di conoscenza. Imparare a memoria però non deve servire come strumento di
apprendimento ma piuttosto deve servire come allenamento. Bisogna sfruttare la fantasia, le
esperienze personali, i desideri, le inclinazioni personali solo in questo modo la memoria diventerà
la “madre” della creatività.
8
BIBLIOGAFIA
•
Beatrice Caponi, Cesare Cornoldi, Memoria e metacognizione, Trento, Centro Studi
Erickson, 1991
•
Jonathan Hancock, Come massimizzare la memoria, Milano-Trezzano sul Naviglio, Il
Castello, 2004
•
Mauro Laeng, Enciclopedia Pedagogica, Brescia, La Scuola, 1989
•
Mario Polito, Guida allo studio: la Memoria, Padova, Franco Muzzio, 1995
•
Stefania Romaniello, Cos’è la memoria,
http://www.psicopedagogika.it/1rubriche/mem/mnemotec.htm
9
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