I luoghi segreti dei subacquei islandesi Mondo sommerso - Alcuni fra i siti più belli in cui immergersi, temperature a parte / 14.11.2016 di Sabrina Belloni, foto di Franco Banfi L’Islanda ha fascino, non c’è che dire. È intrigante, seducente. Lo scopri già prima di metterti in viaggio, quando ancora studi le mille sfaccettature di un paese che in pochi sanno dove sia esattamente e di cui molti hanno iniziato a interessarsi dopo aver simpatizzato per i calciatori islandesi impegnati nei recenti campionati europei e aver scandito fragorosamente l’haka vichinga. Dell’Islanda si conosce soprattutto la sua natura incontrollabile. Quei vulcani dai nomi impronunciabili, che con i loro sbuffi cinerei sono in grado di congelare il traffico aereo dell’intero emisfero boreale. Affacciata alla periferia della zona artica, è il luogo geologicamente più attivo del pianeta. Si trova giusto al di sotto del circolo polare, con la sola isola di Grímsey che tocca realmente tale latitudine. Ospita centinaia di vulcani e camini vulcanici: qui si vive fra i sibili ricorrenti dei geyser, i brontolii delle fumarole e delle fenditure geotermali. Le pianure sono nere di lava, talvolta ricoperte da licheni, talvolta da candidi ghiacci. La sabbia delle spiagge è scura, generata dall’erosione delle rocce basaltiche a opera delle incessanti onde oceaniche. L’Islanda è l’isola di maggior rilievo della dorsale medio atlantica, una catena di montagne sottomarine lunga circa 10mila chilometri che fa parte di un sistema di fratture nella crosta terrestre e che corre all’incirca dal polo nord al polo sud, nell’Oceano Atlantico. L’isola si trova proprio a cavalcioni della frattura della crosta terrestre che separa le placche continentali del Nord America e dell’Eurasia e che si dilata di circa due centimetri ogni anno. Per i geologi è un libro aperto verso le profondità del nostro pianeta poiché è il crocevia di immense tensioni della crosta terrestre, responsabili di lacerazioni e fuoriuscite magmatiche, terremoti che a loro volta causano eruzioni e maremoti, con rapidi e continui rimodellamenti straordinari del paesaggio. Molti turisti vi giungono per cercare di capire i desolati paesaggi vulcanici, per guardare le maestose cascate, visitare i villaggi tradizionali e sperare di vedere l’ammaliante aurora boreale. I subacquei sono interessati prevalentemente all’immersione in alcuni dei siti di acqua dolce più trasparenti del pianeta e spesso si focalizzano sulle esplorazioni dei siti geologici; tuttavia è consigliata una visita anche ai molti siti in mare, dove la fauna marina è assolutamente unica e persuasiva anche per i subacquei più esperti. In Islanda, sopra e sotto la superficie dell’acqua, si percepisce la supremazia dei fenomeni naturali, amplificata dalla limpidezza degli elementi, che esaltano l’intenso contrasto dei colori e dei profumi dei vari ecosistemi. Blu è il colore dell’acqua e dell’aria più pure che io abbia mai visto. È il colore del freddo e dello scorrere lento dell’acqua sorgiva che riempie le spaccate, in totale contrapposizione con il rosso, il caldo, il fuoco e l’intensità dello scorrere della lava dei vulcani (la maggior parte sono fortunatamente inattivi) che costituiscono l’isola. Lo scuro delle rocce basaltiche e delle lunghe notti invernali sono in totale contrasto con il bianco accecante e puro della neve intonsa che ricopre i ghiacciai, delle nuvole che sembrano creazioni artistiche di panna che si rincorrono nei cieli azzurro intenso, e le quasi 24 ore quotidiane di luce iridescente nel mese di giugno. L’isola va esplorata, va capita, evitando di fermarsi solamente nei luoghi più noti e dedicando del tempo a quelli più remoti, quelli che sono conservati nei cuori degli islandesi, quelli che raramente sono indicati sulle guide turistiche. Grazie a un eccezionale mentore islandese, ho imparato che l’Islanda offre molto di più delle iconiche immersioni nel parco nazionale di Thingvellir, nei punti di frattura dove si dividono le due placche continentali Eurasiatica e Nord Americana. Le immersioni nell’acqua sorgiva di Silfra e Davidsgja sono le più conosciute e le più frequentate. Ma nulla hanno di superiore a quelle nei luoghi privi di un nome, non ancora segnalati su alcuna guida turistica, in cui solo un autentico subacqueo islandese ci può condurre. Le fenditure, come il colore blu, non amano i confronti, ognuna ha le proprie particolarità, ognuna è diversa dall’altra. Le accomuna un senso di eternità e di sicurezza che può trarre in inganno i subacquei meno esperti, meno consapevoli del corretto utilizzo di una muta stagna (indispensabile) e delle immersioni a poca profondità in acque a 2 - 4° C. Silfra è la fenditura più grande, larga da cinque a dieci metri e lunga circa 200 metri. È alimentata dall’acqua che si liquefa dal ghiacciaio di Langjokull, percola fra le rocce dove viene filtrata sino a confluire nel lago Thingvallavatn. La limpidezza delle sue acque amplifica la sensazione di volare lungo il percorso. Nei giorni di sole, quando l’acqua è increspata da brevi fluttuazioni, la luce penetra la superficie e si irradia con un arcobaleno di colori creando scenografie magiche. Nesgja è meno profonda, più corta e più piccola di Silfra, ma incredibilmente bella con quel colore blu cobalto dell’acqua sorgiva che lambisce le rocce basaltiche naturali a forma di colonna poliedrica, con i lati talmente regolari da sembrare – erroneamente – scolpiti dalla sapienza di esperti artigiani. Ci sono spaccate il cui nomignolo varia di volta in volta, in base alle diverse guide che conducono l’immersione. Questi sono i «luoghi segreti», i luoghi del cuore dei subacquei residenti, laddove i subacquei visitatori hanno una chance di tuffarsi solamente se hanno capito e apprezzato la sensibilità della guida. Alcuni di questi siti richiedono un approccio estremo, da spedizione esplorativa più che da gita rilassante. Talvolta si rendono necessarie le potenti superjeep o un elicottero per raggiungerli: non sono immersioni per i subacquei neofiti o capricciosi. Sono fra i luoghi più belli in cui io mi sia mai immersa, con l’impagabile piacere di poter restare in acqua per un tempo limitato solamente dalla mia capacità di tollerare la temperatura, senza alcuna limitazione dettata da un programma a orari prestabiliti. Senza alcun altro subacqueo se non Franco e la nostra guida David, abbiamo trascorso alcune ore ammirando l’unicità della superficie a specchio su cui si riflettono le rocce circostanti e gli effetti di luce delle formazioni vulcaniche. Immergersi in questi luoghi con serenità e con un equipaggiamento adeguato per tollerare la temperatura gelida, genera un senso di calma e rilassamento totale: maggiore la sfumatura di blu, maggiore il senso di unicità e di libertà che si percepisce.