Grant 2015 il nostro sostegno alla ricerca scientifica

Grant 2015
il nostro
sostegno
alla ricerca
scientifica
grant 2015
Lettera di Umberto Veronesi
Lettera del Comitato Etico
Lettera di Chiara Tonelli
In cosa crediamo
I numeri del 2015
Borse di ricerca 2015
Borse oncologia
Tumore al seno
Tumori alle ovaie
Linfomi e leucemie
Tumori al polmone
Tumori all’intestino
Tumore al fegato
Tumori al sistema nervoso
Melanomi e tumori della pelle
Tumore alla prostata
Tumore alla tiroide
Tumore alla vescica
Borse neuroscienze
Borse cardiologia e malattie croniche
Borse nutrigenomica e prevenzione delle malattie
Scuola Europea Medicina Molecolare
Borse di formazione e specializzazione clinica
progetti di ricerca 2015
impegno etico della fondazione
umberto veronesi per la pace
I ricercatori sostenuti negli anni
Indice dei ricercatori
Istituti finanziati negli anni
Sostieni la Fondazione Umberto Veronesi
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96
104
112
116
120
122
148
164
178
192
194
214
222
228
230
232
3
Ho sempre pensato che la scienza
sia lo strumento più potente di cui
l’umanità dispone per migliorare la
qualità e la prospettiva di vita delle
persone. La sua funzione non investe soltanto l’esistenza degli individui, ma quella dell’intera collettività
e contribuisce a consolidarne il grado di civiltà.
Allargare gli orizzonti della conoscenza è un’opportunità e al tempo stesso un dovere dell’essere
umano. Per questo ho voluto una
Fondazione che ha lo scopo di promuovere il progresso della scienza,
lavorando in due grandi direzioni:
sviluppando una cultura scientifica
4
e sostenendo il lavoro dei giovani
ricercatori.
In 12 anni di lavoro i numeri si sono
fatti consistenti ed è con soddisfazione che quest’anno presentiamo
ben 179 ricercatori, selezionati con
estremo rigore fra quasi 600 application ricevute in risposta al bando, nella stragrande maggioranza
dei casi proposte di elevato valore
scientifico. Dalla biologia molecolare alla bioetica, dalla nutrigenomica
alla medicina preventiva, i campi
in cui studiano e lavorano i borsisti
della Fondazione Veronesi rispecchiano l’orizzonte a cui oggi guarda la comunità scientifica nel suo
complesso.
E l’aspetto che non mi stancherò
mai di sottolineare è la grande condivisione del progetto culturale e
scientifico su cui la Fondazione ha
sempre potuto contare.
Queste borse di studio sono rese
possibili grazie al contributo di tanti donatori, che traducono in gesti
spesso silenziosi e anonimi la convinzione di dover fare la propria parte a sostegno della ricerca.
Anche in ragione dell’appoggio accordato da tanti cittadini, ai nostri
borsisti chiediamo molto: dedizione, impegno, preparazione e coraggio. Ma è molto anche ciò che
dobbiamo loro: fiducia, opportunità,
speranza. E non perché sono giovani, ma perché sono capaci ed
entusiasti, e rappresentano il futuro
di noi tutti.
UMBERTO VERONESI
Presidente
La scienza è un’attività umana inclusiva, presuppone un percorso
cooperativo verso una meta comune ed è nella scienza che gli ideali
di libertà e pari dignità di tutti gli individui hanno sempre trovato la loro
costante realizzazione.
La ricerca scientifica è ricerca della
verità, perseguimento di una descrizione imparziale dei fatti e luogo
di dialogo con l’altro attraverso critiche e confutazioni.
Ha dunque una valenza etica intrinseca e un evidente valore sociale,
è un bene umano fondamentale e
produce costantemente altri beni
umani.
In particolare, la ricerca biomedica
promuove beni umani irrinunciabili
quali la salute e la vita stessa, e ha
un’ispirazione propriamente umana
poiché mira alla tutela dei più deboli - le persone ammalate - contrastando talora la natura con la cultura e con la ragione diretta alla piena
realizzazione dell’uomo.
L’etica ha un ruolo cruciale nella
scienza e deve sempre accompagnare il percorso di ricerca piuttosto che precederlo o seguirlo.
È uno strumento che un buon ricercatore usa quotidianamente.
La morale è anche l’unico raccordo
tra scienziati e persone comuni, è il
solo linguaggio condiviso possibile.
Ci avvicina: quando si discute di valori, i ricercatori non sono più esperti di noi.
Semmai, sono le nostre prime sentinelle per i problemi etici emergenti
e, storicamente, è proprio all’interno della comunità scientifica che
si forma la consapevolezza delle
implicazioni morali delle moderne
tecnologie biomediche.
Promuovere la scienza, come fa
mirabilmente la Fondazione Umberto Veronesi, significa proteggere
l’esercizio di un diritto umano fon-
damentale, la libertà di perseguire
la conoscenza e il progresso, ma
anche, più profondamente, significa
favorire lo sviluppo di condizioni di
vita migliori per tutti.
Compiti del Comitato Etico saranno
quello di dialogare con la Fondazione e con i ricercatori, favorendo la
crescita di una coscienza critica, e
insieme quello di porsi responsabilmente quali garanti terzi dei cittadini
rispetto alle pratiche scientifiche,
guidati dai principi fondamentali
condivisi a livello internazionale e
tenendo nella massima considerazione le differenze culturali.
COMITATO ETICO
MEMBRI COMITATO ETICO
Cinzia Caporale, Presidente
Elisabetta Belloni
Carla Collicelli
Domenico De Masi
Maurizio De Tilla
Giuseppe Ferraro
Antonio Gullo
Armando Massarenti
Lucio Militerni
Telmo Pievani
Mario Pirani
Carlo Alberto Redi
Alfonso M. Rossi Brigante
S. E. Marcelo Sanchéz Sorondo
Paola Severino di Benedetto
Elena Tremoli
5
“Per il progresso delle scienze”: questo è il motto ispiratore della ricerca
per Fondazione Umberto Veronesi.
E la Fondazione da oltre 10 anni si
impegna in questa direzione: sostenendo la formazione di giovani ricercatori e attraverso la divulgazione dei
risultati della ricerca. Il mondo della
ricerca e della medicina sta attraversando una vera e propria rivoluzione.
Noi intendiamo sostenere una nuova
mentalità, quella che vede la ricerca
di laboratorio affiancata e proiettata
alla prevenzione e alla cura.
Per questa ragione Fondazione Veronesi crede e sostiene la crescita e
la formazione di una nuova genera-
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zione di scienziati capaci di pensare
e agire contemporaneamente da clinici e da ricercatori.
La grande sfida per gli scienziati di
domani è parlare la lingua della medicina del futuro, una medicina molecolare, preventiva e personalizzata.
La Fondazione Umberto Veronesi ha
recentemente pubblicato i nomi dei
vincitori dei bandi per la ricerca: 158
borse di studio a singoli ricercatori e
21 dottorandi alla Scuola Europea di
Medicina Molecolare (SEMM).
Nel 2015 Fondazione Veronesi inoltre continua a sostenere 17 progetti
di ricerca all’avanguardia partiti nel
2014.
Il Comitato Scientifico, di cui sono
onorata di far parte in qualità di Presidente, da sempre opera perché
venga privilegiato il merito.
Come?
Premiando giovani ricercatori meritevoli, valutati in base al curriculum
scientifico e alla qualità delle pubblicazioni, e progetti di alta innovazione
che portino a un rapido trasferimento dei risultati dai laboratori di ricerca
alla pratica clinica e alla prevenzione
delle malattie croniche.
Chiara Tonelli
Presidente Comitato Scientifico
“La Fondazione investe su giovani ricercatori e lo fa promuovendo il merito
sia selezionando con strumenti e logiche meritocratiche l’assegnazione dei
fondi sia monitorando nel tempo i ricercatori beneficiari. Questo metodo di
lavoro, oltre a contribuire ad una allocazione delle risorse verso i ricercatori
più promettenti, è anche un segnale importante per il resto della comunità
scientifica: la valorizzazione in base al merito è possibile anche in Italia.”
Tratto da “Il valore economico-sociale degli investimenti nella ricerca bio-medica” di Giovanni Fattore
Professore Ordinario Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management
Pubblico, Università Bocconi, Milano
7
In cosa
crediamo
La Fondazione Umberto Veronesi si è dotata di una Carta dei Principi e dei Valori che definisce la missione, i principi e gli scopi della
Fondazione.
Principi
 L’universalità della scienza
 La libertà e la responsabilità
nella scienza
 L’integrità nella ricerca
scientifica
 La tutela della dignità
umana
 L’autonomia individuale
e il consenso informato
 L’equità e la giustizia
nelle politiche pubbliche
per la salute
 La qualità e la sicurezza
nella ricerca e nelle cure
 La promozione della
prevenzione nella gestione
della salute
 La professionalità dei
ricercatori, dei medici e
degli operatori della sanità
 Il dovere di informare
e il ruolo sociale dei
Comitati Etici
 La tutela dell’habitat
e della biosfera
8
Missione e Scopi
della Fondazione
 Favorire il progresso
delle scienze
 Favorire lo sviluppo di
condizioni di vita migliori
per tutti
 Promuovere la pace
e il dialogo tra i popoli
 Contribuire a creare
una nuova generazione
di ricercatori
 Rafforzare la cooperazione
scientifica internazionale e
promuovere l’innovazione
tecnologica
 Migliorare la comunicazione
tra la comunità scientifica
e la società e diffondere la
consapevolezza
dell’importanza della scienza per l’uomo
Il documento è pubblicato
integralmente su
www.fondazioneveronesi.it
9
I NUMERI
DEL PASSATO
I NUMERI
DEL 2015
BORSE 2015
158
21
BORSE
DI RICERCA
BORSE DI RICERCA
SCUOLA
EUROPEA
MEDICINA
MOLECOLARE
2014 153 Borse di Ricerca
18 Progetti di Ricerca
2009 43 Borse di Ricerca
5 Progetti di Ricerca
2013 125 Borse di Ricerca
14 Progetti di Ricerca
2008 42 Borse di Ricerca
2012 94 Borse di Ricerca
26 Progetti di Ricerca
2011 59 Borse di Ricerca
13 Progetti di Ricerca
2010 54 Borse di Ricerca
7 Progetti di Ricerca
2007 44 Borse di Ricerca
2006 15 Borse di Ricerca
2005 13 Borse di Ricerca
2004 4 Borse di Ricerca
2003 4 Borse di Ricerca
PROGETTI 2014-2015
17
10
PROGETTI
DI RICERCA
INIZIATI NEL 2014
11
borse
di
ricerca
2015
12
Le scienze progrediscono ovunque ci sia
vero scambio.
Scambio di esperienze, di conoscenze, di
procedure, di risultati, di modi di arrivare
alla soluzione di un problema.
Per questo, la Fondazione Umberto Veronesi promuove una cultura delle scienze
che non abbia confini, favorendo la formazione professionale degli scienziati più meritevoli provenienti dall’Italia e dai diversi
Paesi del mondo.
La Fondazione Umberto Veronesi presenta
annualmente il bando pubblico BORSE DI
RICERCA per giovani medici e ricercatori
che lavorano su progetti innovativi presso
le migliori istituzioni italiane e straniere con
l’obiettivo di trovare nuove soluzioni per il
trattamento di diverse malattie, offendo
loro concrete opportunità di crescita e di
specializzazione in vari ambiti della medicina.
Nello specifico, le borse di ricerca che la
Fondazione bandisce si rivolgono a:
 MEDICI E RICERCATORI ITALIANI
I candidati prescelti svolgeranno il periodo
di studio e lavoro presso centri di eccellenza in ambito nazionale e internazionale:
una concreta opportunità per crescere
professionalmente, approfondire, confrontarsi con metodi di lavoro differenti.
 MEDICI E RICERCATORI STRANIERI
I candidati prescelti svolgeranno il periodo
di studio e lavoro presso centri di eccellenza in Italia.
e alle nanoscienze, per la prima volta
nella storia, abbiamo l’opportunità di
conoscere a fondo le cause del cancro. O meglio di quell’insieme complesso di alterazioni nella proliferazione cellulare che tutti noi chiamiamo
“cancro”.
E comprendendo meglio i meccanismi con cui la malattia si manifesta
avremo maggiori possibilità di contrastarla e di diagnosticarla prima.
Se poi a queste conoscenze si aggiungerà la consapevolezza di quanto siano importanti gli stili di vita corretti, a livello collettivo e individuale,
possiamo davvero pensare di colpire
il cancro alla radice, evitandone l’insorgenza. È questa la grande speranza della ricerca oncologica che
si fonda sul lavoro e la dedizione di
tanti uomini e donne di scienza del
passato.
Pensiamoci: l’uomo conosce il tumore dall’antichità, ma è dall’Ottocento
che si è dimostrata la relazione fra
alcuni fattori ambientali e la malattia,
poi si è cominciato a guardare all’interno delle cellule. A metà del Novecento si è scoperta la doppia elica
del Dna e nel 2000 si è decodificato
il genoma umano. Poi le tecniche
sempre più raffinate di imaging, possibili grazie al sodalizio fra calcolo informatico e radiologia.
Gli strumenti terapeutici, chirurgia,
farmaci e radioterapia sempre più rispettosi dell’integrità fisica e psichica
del paziente, che da “oggetto” che
subisce le cure ne diventa soggetto
attivo e partecipe, investito della capacità di condividere le scelte con il
medico, in un nuovo patto di alleanza terapeutica.
Ecco, questa stessa speranza oggi
io la vedo riflessa nei giovani vincitori
delle borse di ricerca 2015 assegnate dalla Fondazione Veronesi.
A loro il mio augurio di buon lavoro.
Umberto Veronesi
BORSE ONCOLOGIA
oncologia
oncologia
14
“Sconfiggeremo il cancro? E quando?”. Forse è la domanda che mi
sono sentito rivolgere più spesso in
tanti anni. E sempre mi sono interrogato a lungo sulle risposte possibili.
Oggi più della metà delle persone
che si ammalano di tumore guariscono, più o meno il doppio di quanto accadeva appena 40 anni fa.
Io stesso ho assistito a una vera e
propria rivoluzione che ha trasformato il tumore da malattia di cui neppure si pronunciava il nome a voce alta
a una condizione da cui spesso si
guarisce o che si riesce a controllare
con efficacia. Ma la scienza non si
accontenta. Oggi grazie alla genetica
I tumori sono un insieme di malattie molto complesse caratterizzate da proliferazione
anomala di alcune cellule. Questa è causata da mutazioni a livello del DNA che rendono le cellule tumorali insensibili al controllo. Col tempo, le cellule acquisiscono la
capacità di sfuggire al sistema immunitario, iniziano a migrare in altri tessuti del corpo,
causando metastasi, e diventano resistenti ai farmaci. Comprendere i meccanismi
molecolari dei tumori è essenziale per sviluppare nuove terapie più efficaci.
Cancro
OLTRE IL
75%
2.900.000
1 terzo
IL
59%
oltre 200
malattie
diverse
delle diagnosi di
tumore avvengono
in persone dai
60 anni in su
gli italiani che,
al 2014,
convivono con una
diagnosi di tumore
di tutti i tumori sono
prevenibili con dieta
corretta, attività fisica
e astensione da fumo
e alcol
dei pazienti in Italia
è vivo a 5 anni dalla
diagnosi di tumore
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
15
Colpire il complesso di Aurora-A/TPX2 come strategia anti-tumorale.
Aurora-A è una proteina chinasi, cioè
un enzima che regola l’azione di altre
proteine e di processi cellulari. In particolare, Aurora-A è cruciale per la
divisione cellulare, e regola processi
come la maturazione e la separazione
dei centrosomi, l’entrata in mitosi, la
formazione e le funzioni del fuso mitotico, cioè l’apparato biochimico che
consente la corretta separazione dei
cromosomi nelle due cellule figlie.
Il fuso mitotico è costituito da microtubuli, alle quali Aurora-A è attaccata
grazie alla proteina TPX2, che la stabilizza. Una loro attività alterata può
portare a una separazione sbilanciata
dei cromosomi con conseguente
aneuploidia, cioè un numero scorretto di cromosomi nelle cellule figlie,
caratteristica comune di molti tumori.
I livelli di Aurora-A e di TPX2 sono
spesso elevati nei tumori e la loro
sovra-espressione congiunta può
costituire un elemento oncogenico.
Per questi motivi, Aurora-A è considerata un buon bersaglio da colpire con
terapie anti-tumorali: alcuni suoi inibitori chimici sono in fase II e III di sperimentazione clinica. Tuttavia, non tutti
gli inibitori di Aurora-A sono in grado
di indurre morte nelle cellule tumorali;
è necessario quindi sviluppare altri
approcci terapeutici. Bloccare la formazione del complesso proteico
Aurora-A/TPX2 può rappresentare
una innovativa e più specifica strategia per inattivare Aurora-A.
Lo scopo del progetto è quello di
caratterizzare nuovi composti come
possibili inibitori del complesso Aurora-A/TPX2, per valutare la sua efficacia in cellule tumorali e identificare
Aurora-A/TPX2 come nuovo bersaglio di azione terapeutica.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
CNR-Istituto di Biologia e Patologia
Molecolare di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Catanzaro nel 1981
 Laureata in Biologia applicata alla
Ricerca Biomedica presso l’Università
degli Studi di Roma “La Sapienza”
16
 PhD in Genetica e Biologia Molecolare
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
Valutazione del rischio di
tossicità da chemioterapici
negli anziani.
Nell’ultimo mezzo secolo si è assistito
a una vera e propria rivoluzione demografica a causa del rapido allungamento dell’aspettativa di vita della popolazione mondiale, soprattutto nei
paesi sviluppati. A causa di questo, è
aumentata anche l’incidenza di tumori:
circa il 60% dell’incidenza e il 70%
della mortalità per cancro avviene
in individui di età superiore a 65
anni. La gestione dei pazienti oncologici anziani è quindi di primaria importanza. I benefici della chemioterapia,
uno dei pilastri nel trattamento dei tumori, sono spesso accompagnati da
gravi effetti collaterali, che diventano
ancora più importanti nei pazienti anziani a causa del fisiologico declino
dell’organismo. Inoltre, la stessa chemioterapia, che induce stress ossidativo nelle cellule, accelera i processi di
invecchiamento. È quanto mai necessario avere a disposizione strumenti
in grado di predire il rischio di tossicità indotta da chemioterapia per
mettere a punto trattamenti mirati a
ridurre gli effetti collaterali e a man-
oncologia
oncologia
roberta
borghi
Italia Anna
Asteriti
tenere le funzioni del paziente anziano. Questo è lo scopo del progetto, che verrà raggiunto attraverso uno
studio clinico prospettico su pazienti
oncologici di età superiore a 70 anni
trattati nei centri ospedalieri della Liguria, la regione con il tasso di anzianità
più alto d’Europa. Verranno comparati
i livelli di marcatori di invecchiamento
con scale internazionali di predizione
di tolleranza alla chemioterapia.
L’obiettivo finale è adattare individualmente la terapia sul singolo
paziente, inclusa la scelta di regimi
chemioterapici a ridotta tossicità;
questo avrà un impatto sull’efficacia
del trattamento del tumore nel paziente anziano e benefici in termini di politica sanitaria e costi.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Genova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata Genova nel 1971
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Genova
 PhD in Immunologia sperimentale e
clinica presso l’Università degli Studi di
Genova
17
L’effetto bystander indotto da radiazione: comprendere l’importanza del gene
TP53 e dei meccanismi molecolari coinvolti.
Con “effetto bystander indotto da radiazione” (RIBE: Radiation-Induced
Bystander Effects) si intende quel fenomeno per cui, irradiando un tumore localmente, si verifica una
reazione in un altro tumore posto a
una certa distanza dal sito irradiato.
L’effetto RIBE può essere di due tipi:
oncosoppressivo (OSU) o oncogenico (OGE). I meccanismi molecolari e
cellulari alla base di questo fenomeno sono ancora in gran parte sconosciuti. Studi preliminari suggeriscono
il coinvolgimento, in diversi tipi di cel-
lule tumorali, del gene p53 nella risposta oncosoppressiva OSU.
Il gene p53 è largamente mutato in
numerosi tipi di tumori umani: è probabile che le varanti mutate di p53
(mut-p53) siano coinvolte nell’effetto
RIBE di natura oncogenica (OGE).
L’effetto bystander potrebbe quindi avere un consistente impatto
clinico per una radioterapia su misura del paziente, basta sullo stato del gene p53.
Il progetto vuole indagare quali sono,
oltre allo stato di p53, gli effettori molecolari e cellulari, come citochine e
molecole segnale, che vengono prodotte dalle cellule irradiate e sono responsabili della risposta RIBE nelle
cellule non irradiate.
La comprensione dei ruoli giocati da
p53 nell’effetto bystander indotto da
radioterapia e l’identificazione dei segnali biochimici attivati getteranno
luce sull’impatto di questo fenomeno
nella terapia antitumorale, con grosse implicazioni nello sviluppo di
radioterapie a misura di paziente.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Regina Elena di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Roma nel 1967
 Laureato in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
18
Mohamed
Elgendy
 PhD in Patologia clinica presso
l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
I meccanismi della regolazione di mTOR mediata dalla
proteina Mcl-1 e il suo
ruolo nella genesi dei tumori.
La proteina Mcl-1 è tra quelle che
più frequentemente sono espresse
ad alti livelli nei tumori. Il ruolo oncogenico è stato in gran parte attribuito alle sue funzioni anti-apoptotiche, cioè che contrastano la
morte cellulare programmata, ma
esistono anche altre funzioni di Mcl1 che possono influenzare il suo potenziale pro-tumorale.
Ad esempio, Mcl-1 è coinvolto nella
regolazione dell’energetica cellulare e nella risposta della cellula
alla disponibilità di nutrienti per
sostenere la crescita e la proliferazione. In particolare, Mcl-1 risponde
alla presenza di nutrienti legandosi
alla proteina mTOR, un enzima che
oncologia
oncologia
Gianluca
Bossi
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Roma
a sua volta regola la crescita e la divisione delle cellule, nonché la motilità e la sopravvivenza cellulare.
Mcl-1 è sovra-espressa nel melanoma ed è correlato alla sua progressione, ed è stata trovata una
associazione anche con elevati livelli di attivazione della via di mTOR,
suggerendone il ruolo importante
nel regolare i meccanismi molecolari
pro-tumorali.
Lo scopo del progetto è proprio
comprendere meglio le relazioni
molecolari tra la proteina Mcl-1 e
la via biochimica di mTOR e il
contributo nel favorire la progressione tumorale, e caratterizzare le
funzioni di Mcl-1 come nuova, importante oncoproteina.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato al Cairo (Egitto) nel 1976
 Laureato in Molecular Medical
Biotechnology in presso la Ghent
University (Belgio)
 PhD in Genetics presso
il Trinity College di Dublino (Irlanda)
19
Slx4/FANCP, un gene coinvolto
nella risposta alle rotture della
doppia elica del DNA e trovato mutato nell’anemia di Fanconi, una malattia genetica con predisposizione al
cancro.
Dati preliminari, ottenuti nel lievito
Saccharomyces cerevisiae, indicano
che Slx4 è coinvolto nella risposta
alle rotture della doppia elica del
DNA bloccando l’attività della proteina Rad9. In cellule umane, esiste
una proteina corrispondente a Rad9,
chiamata 53BP1.
Data la conservazione evolutiva di
questo meccanismo, l’ipotesi è verificare se l’interazione tra Slx4 e 53BP1
avviene anche in cellule umane dove
potrebbe essere coinvolto nella formazione dei tumori.
I risultati della ricerca potrebbero
aggiungere una nuova tessera
al puzzle della via di riparazione
del danno alla doppia elica del
DNA, essenziale per il mantenimento dell’integrità genomica, aiutando a
comprendere come si generano i tumori e fornendo un nuovo potenziale
bersaglio farmacologico per la cura
del cancro.
Ruolo della proteina Mad2
del checkpoint mitotico
nella genesi delle origini
di replicazione in presenza
di stress replicativo.
La corretta divisione dei cromosomi nelle due cellule figlie durante
la divisione (o mitosi) cellulare è
essenziale per mantenere la stabilità genomica delle cellule figlie e
non causare alterazioni nel corredo
genetico che potrebbero portare verso una trasformazione maligna.
Questo processo è guidato da una
complessa rete di proteine che ne
costituiscono il controllo qualità e
sono definite nell’insieme “checkpoint
del fuso mitotico”. Mad2 è una proteina che ha un ruolo chiave in
questo processo, ma poco si sa
delle sue funzioni nelle altre fasi
del ciclo cellulare.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto FIRC di Oncologia Molecolare
di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato ad Asola (MN) nel 1983
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata Pontoise (Francia) nel 1983
 Laureato in Biologia Molecolare
della Cellula presso l’Università
degli Studi di Milano
 Laureata in Cellular and Molecular
Biology presso l’Université
Pierre et Marie Curie di Parigi (Francia)
 PhD in Scienze Biomolecolari
presso l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Genetics presso l’Université
Pierre et Marie Curie di Parigi (Francia)
oncologia
oncologia
L’interazione delle proteine
53BP1 e Slx4 nel riparo del
danno al DNA a doppio filamento: una via per prevenire lo sviluppo del cancro.
L’instabilità genomica è uno dei tratti
distintivi delle cellule tumorali.
L’abilità delle cellule di identificare
e riparare correttamente i danni è
essenziale per mantenere la stabilità del genoma e quindi per prevenire lo sviluppo del cancro.
Le proteine coinvolte nel riconoscimento e nella riparazione dei danni al
DNA sono numerose; mutazioni a
carico dei geni corrispondenti causano gravi malattie e aumentano il rischio di sviluppare tumori.
Il progetto ha l’obiettivo di studiare
20
Sophie
Gay
Matteo
Ferrari
Dati preliminari sembrano indicare
che Mad2 ostacola la formazione
delle origini di replicazione del DNA in
presenza di stress replicativi per la
cellula.
L’obiettivo del progetto è caratterizzare questo meccanismo dal punto
di vista molecolare attraverso un approccio genetico, biomolecolare e di
spettrometria di massa. Mad2 ha un
ruolo centrale nell’oncogenesi; cambiamenti dei livelli di Mad2 nelle cellule promuove l’instabilità genomica
e quindi la progressione neoplastica.
Capire il ruolo biologico di Mad2
nelle cellule darà importanti contributi alla lotta contro il cancro e
nuove prospettive per la ricerca di
bersagli farmacologici.
21
Analisi funzionale dei microRNA coinvolti nell’oncogenesi guidata dal virus
dell’epatite C.
L’infezione da virus dell’epatite C
umano (HCV: Hepatitis C Virus) è un
grave problema di salute pubblica;
sono circa 200 milioni le persone
al mondo portatrici del virus.
L’infezione da virus HCV rappresenta
un fattore di rischio per lo sviluppo
di carcinoma epato-cellulare; nei
paesi in via di sviluppo, è responsabile del 33% dei tumori al fegato.
Il virus dell’epatite è inoltre coinvolto nella patogenesi dei linfomi di
non-Hodgkin.
Quali sono i meccanismi molecolari
collegati al virus HCV che portano
alla formazione dell’una o dell’altra
forma di cancro? Rispondere a questa domanda è lo scopo della ricerca, che si focalizza sul ruolo dei
micro-RNA, corte molecole di RNA
coinvolte nell’espressione dei geni, e
la cui deregolazione è associata sia
all’epatocarcinoma che ai tumori del
sangue.
Studi precedenti hanno identificato
alcuni micro-RNA alterati in entrambi i
tipi di tumore indotti da HCV, come il
miRNA-21 il miRNA-26b. I miRNA-16
e miRNA-155 sono invece correlate
solo allo sviluppo di linfomi.
Il passo successivo è ora la comprensione di quali geni e quali vie
biochimiche siano influenzate da
questi micro-RNA e come le proteine del virus HCV possano influenzare lo sviluppo delle neoplasie.
In colture di cellule di fegato e di linfociti, verranno introdotti o spenti artificialmente i microRNA, allo scopo
di valutare il loro effetto su geni bersaglio. I risultati forniranno nuovi
elementi per comprendere i meccanismi molecolari dell’oncogenesi guidata da HCV ed elaborare
misure terapeutiche e preventive appropriate.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Firenze
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Prato nel 1975
22
Matteo Charles
Malvezzi
Analisi e previsione dell’incidenza e della mortalità
per tumore in Europa.
I dati di mortalità ed incidenza sono
la fonte d’informazione più utile per la
valutazione dell’impatto sociale, economico e sanitario del cancro.
Il monitoraggio dell’evoluzione
della mortalità e dell’incidenza dei
tumori fornisce, oltre alle informazioni sull’impatto degli stessi sulla
società, anche una misura del successo delle strategie preventive
implementate (ad esempio il controllo del consumo di tabacco e i
programmi di screening) e della gestione e cura dei tumori. L’obiettivo
principale del progetto è migliorare e
mantenere il sistema di analisi e valutazione della mortalità per tumore in
Europa e alcuni paesi extra-Europei,
concentrandosi soprattutto sui tumori e sulle aree geografiche che mostrano ancora andamenti sfavorevoli
oncologia
oncologia
Laura
Gragnani
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Arezzo
o tassi di mortalità più alti della media
Europea.
A questo scopo verranno usati i dati
pubblici di mortalità e incidenza per
tumore dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità e dei registri europei per
descrivere ed analizzare con strumenti statistici appositi gli andamenti dei diversi tumori nei paesi
europei ed in alcuni casi extra-europei.
Allo scopo di avere stime dei dati di
mortalità aggiornati all’anno corrente
verranno anche applicati degli algoritmi di proiezione e predizione sviluppati ad hoc. I risultati saranno utili
per valutare l’efficacia delle misure di
prevenzione e cura messe in atto per
combattere le malattie tumorali.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato ad Londra (UK) nel 1976
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Firenze
 Laureato in Physics with electronics
and Optoelectronics presso la Sussex
University di Brighton (UK)
 PhD in Medicina clinica e sperimentale
presso l’Università degli Studi di Firenze
 PhD in Statistica Biomedica presso
l’Università degli Studi di Milano
23
un sistema di “comunicazione”, in
particolare mediato dal
sistema
immunitario e dalla risposta immune
anti-tumore.
Il progetto ha lo scopo di indagare
gli effetti di alte dosi di radioterapia sulle componenti immunitarie,
in particolare i linfociti T anti-tumorali, di pazienti affetti da carcinoma della mammella metastatico e
pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno.
Si vuole identificare un pannello di
marcatori immunologici che possano essere indicatori di una risposta alla radioterapia, e trovare una
possibile correlazione fra la risposta
immune anti-tumore misurata a livello sistemico ed il controllo locale
della malattia, come strumento per
il monitoraggio di ricadute dopo terapia.
Le potenzialità immunogeniche della
radioterapia, che sembra comportarsi come un vaccino in situ, potrebbero suggerire il disegno di un
trattamento combinato fra radioe immuno-terapia per migliorare
la risposta dei pazienti con tumori
metastatici.
Nuovi bioconiugati di biotina e octreotide per trattamenti oncologici mirati.
Nonostante gli enormi progressi della medicina nella cura e nella prevenzione del cancro, esso rappresenta ancora una delle prime cause
di morte nei paesi industrializzati ed
è spesso difficilmente curabile.
Il limite principale della chemioterapia tradizionale è l’incapacità di
distinguere tra cellule tumorali e
cellule normali, causando danni
anche in tessuti sani e provocando
effetti collaterali consistenti.
È quindi di primaria importanza individuare molecole sintetiche capaci
di svolgere la loro azione antitumorale in modo selettivo solo sulle cellule
cancerose. Il progetto si pone lo
scopo di individuare e sperimentare potenziali farmaci per la cura
mirata dei tumori, in particolare del
cancro al seno.
La strategia è quella di costruire molecole che hanno come bersaglio
proteine espresse dalle cellule tumorali ma non dalle cellule sane, e
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro di Riferimento Oncologico di Aviano
(PN)
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Firenze
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Pordenone nel 1983
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Prato nel 1978
 Laureata in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Padova
 Laureato in Chimica
all’Università degli Studi di Firenze
 PhD in Oncologia e Oncologia Chirurgica
presso l’Università degli Studi di Padova
 PhD in Chimica
all’Università degli Studi di Firenze
oncologia
oncologia
Effetti sistemici immunomodulanti indotti da alte
dosi di radioterapia locale:
implicazioni per la gestione terapeutica del paziente
oncologico.
La radioterapia locale, cioè l’utilizzo
di radiazioni ad alta energia per colpire e distruggere le cellule tumorali,
è una delle pratiche più utilizzate per
il trattamento di una gran varietà di
tumori.
Recentemente si è osservato che in
alcuni pazienti il trattamento con
alte dosi di radioterapia localmente è in grado di indurre la regressione di altri tumori distanti dal
sito d’irraggiamento.
Questo effetto sembra presupporre
24
Alessandro
Pratesi
Elena
Muraro
agiscano come “cavalli di Troia”
per trasportare farmaci e chemioterapici.
Uno degli approcci della ricerca è
sviluppare derivati della biotina per il
trasporto di metalli radioattivi direttamente nel tumore; una seconda
strada è invece sviluppare analoghi
dell’octreotide da impiegare come
trasportatori di chemioterapici a
base di oro e platino.
L’utilizzo di farmaci più selettivi permetterebbe la messa in atto di radioterapie interne e chemioterapie mirate. Ciò comporterebbe un
aumento dell’efficacia del trattamento e conseguente diminuzione dei
dosaggi del farmaco e riduzione degli effetti collaterali.
25
Le neuropiline come modificatori della risposta delle
cellule tumorali alle terapie mirate.
Le terapie anticancro che utilizzano “terapie mirate” dirette verso specifiche
molecole oncogeniche, ad esempio i
recettori tirosin chinasici, hanno mostrato risultati promettenti.
Tuttavia, l’efficacia del trattamento è
sovente limitata dalla concomitante
attivazione di altri recettori nelle cellule tumorali, che a lungo termine rende il tumore resistente alla terapia.
Tutto ciò spinge la ricerca di meccanismi che possano modulare l’attivazione dei recettori pro-tumorali.
Le neuropiline, una famiglia di proteine espressa da diversi tipi di cellu-
le neoplastiche, sono abbondantemente espresse sulla superficie
delle cellule tumorali e ne regolano la crescita e la sopravvivenza,
conferendo un vantaggio funzionale.
L’obiettivo del progetto è valutare il
ruolo delle neuropiline nella regolazione delle cellule tumorali, in particolare nei confronti di quelle “assuefatte” alle terapie di prima linea con
farmaci a bersaglio molecolare.
Si vogliono anche identificare tumori
in cui l’espressione delle neuropiline
regola la responsività a “terapie mirate” e l’individuazione di inibitori di
neuropiline da utilizzarsi in terapia
combinata, o come adiuvante di
“terapie mirate”, per prolungarne
l’efficacia e ritardare l’insorgenza di
resistenza.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione del Piemonte per l’Oncologia
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Moncalieri (TO) nel 1981
 Laureata in Biotecnologie presso
l’Università degli Studi di Torino
26
 PhD in Scienze e Tecnologie Cellulari
presso l’Università degli Studi di Torino
Meccanismi di attivazione
delle sfingosina chinasi
nella resistenza ad agenti
antitumorali a bersaglio
molecolare.
Negli ultimi quindici anni, lo sviluppo di agenti antitumorali a bersaglio
molecolare, come gli anticorpi monoclonali e gli inibitori tirosin-chinasici, ha contribuito grandemente al
successo di cura per determinati tipi
di tumore.
Tuttavia, i fenomeni di resistenza insorgono anche a seguito di trattamento con questi farmaci mirati.
Il principale obiettivo del progetto è
capire il ruolo di alcuni enzimi, le
sfingosine chinasi, nella resistenza ad agenti antitumorali a bersaglio molecolare, per ripristinare la
sensibilità ad inibitori del recettore
per il fattore di crescita epidermico
(EGFR) o dei recettori per i fattori di
crescita endoteliali (VEGFR).
oncologia
oncologia
roberta
rosa
sabrina
rizzolio
Questi farmaci saranno combinati a
diversi inibitori di sfingosina chinasi,
in vitro, in modelli animali e in campioni derivati da pazienti.
L’obiettivo è anche valutare se i
componenti della via di segnale
delle sfingosina chinasi possano
essere utilizzati come fattori prognostici e/o biomarcatori predittivi di risposta ad agenti antitumorali.
Il fine ultimo è quello di suggerire
eventuali strategie terapeutiche di
combinazione da testare in ambito
clinico per aiutare i medici a scegliere prima i pazienti con le caratteristiche molecolari più adatte a un certo
trattamento e per sviluppare nuove
strategie di trattamento in caso di
resistenza.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Napoli Federico II
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Napoli nel 1982
 Laureata in Biotecnologia mediche presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
 PhD in Oncologia Molecolare ed
Endocrinologia presso
Università degli Studi di Napoli Federico II
27
Ruolo delle proteine EXO1
e POL k nel processamento
dei danni al DNA indotti da
radiazioni ultraviolette.
Le radiazioni ultraviolette (UV) sono
considerati agenti mutageni fisici, poiché attraverso la loro energia penetrano nelle cellule e possono danneggiare il DNA in esse contenuto.
I raggi UV inducono distorsioni
della doppia elica di DNA causando legami covalenti anormali.
Questi danni, in individui sani, sono
rimossi da specifici enzimi facenti
parte della via del “riparo per excisione dei nucleotidi” (Nucleotide
Excision Repair: NER) che se mutati,
causano l’insorgenza di tumori di vario tipo (ad esempio i melanomi). Inol-
tre, per il mantenimento dell’integrità
del genoma, le cellule hanno sviluppato sistemi di sorveglianza, detti
checkpoint, che segnalano il danno
al DNA; anche in questo caso, mutazioni in geni coinvolti nei checkpoint
inducono l’insorgenza di tumori.
È importante studiare i dettagli molecolari che coordinano la rimozione
dei danni ed i “checkpoint”.
Il progetto di ricerca vuole studiare le
proteine EXO1 e Pol k, entrambe
coinvolte nella risposta cellulare ai
danni da raggi UV che avvengono
al di fuori della fase di sintesi del
DNA durante il ciclo cellulare.
Cellule senza EXO1 e Pol k non sono
in grado di mantenere i meccanismi
di sorveglianza dell’integrità del genoma. I risultati del progetto getteranno
luce sui uno dei meccanismi molecolari più importanti nella genesi dei tumori.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1981
 Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca
28
 PhD in Scienze Biomediche e Biomolecolari presso l’Università degli Studi di Milano
Metilazione del DNA e degli
istoni: origine delle firme
epigenetiche nel cancro.
Il DNA e gli istoni, cioè le proteine attorno alle quali il DNA è avvolto nel
nucleo, vengono sottoposti a modificazioni chimiche reversibili chiamate
“epigenetiche”, tra cui la metilazione,
che ne regolano l’espressione e le
funzioni.
Nelle cellule tumorali il codice di metilazione di DNA e istoni è alterato,
tuttavia il significato funzionale di
queste alterazioni, e di come influenzino lo sviluppo tumorale, è ancora in
gran parte oscuro.
Per capire però quali sono i meccanismi che vengono alterati nel tumore, è necessario prima aumentare
oncologia
oncologia
candida
zuchegna
sarah
sertic
la comprensione del meccanismo
fisiologico.
Gli enzimi DNMT1 e DNMT3a sono
essenziali per la metilazione indotta da un particolare meccanismo
di riparazione dei danni al DNA.
L’obiettivo del progetto è identificare i
dettagli molecolari di questo processo e il ruolo specifico delle metil-transferasi DNMT1 e DNMT3a per verificare se una metilazione aberrante sul
DNA nelle cellule tumorali è il risultato
di alterazioni nei meccanismi di riparo
del danno e di trascrizione.
I risultati aiuteranno nella comprensione dei complessi meccanismi cellulari e molecolari alla base
della trasformazione neoplastica.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Napoli Federico II
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Castel di Sangro (AQ) nel 1985
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi del Molise
 PhD in Patologia Molecolare e
Fisiopatologia presso l’Università degli
Studi di Napoli Federico II
29
Il tumore al seno è il più diffuso nel sesso femminile. Nonostante le alte probabilità di
sopravvivenza se diagnosticato in tempo, data la sua diffusione, è responsabile ancora
del 16% di tutte le morti per cause oncologiche. La diagnosi precoce è resa possibile
grazie a screening come la mammografia. Inoltre, è possibile prevenirlo con una dieta
sana ed evitando sovrappeso e fumo. Tuttavia esistono ancora dei sottotipi di tumore
al seno particolarmente aggressivi e che sviluppano metastasi e resistenza alle terapie.
98%
5-10%
48.200
OLTRE il
30
75%
87%
dei pazienti
sono donne
dei tumori
al seno è di
origine ereditaria
le nuove diagnosi
di tumore al seno
in Italia nel 2014
delle pazienti
ha più di 50 anni
pazienti che
sopravvivono
a cinque anni
dalla diagnosi
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
Gli effetti del microRNA-9
prodotto dalle cellule tumorali del seno sui fibroblasti umani.
La crescita di un tumore non è solo
determinata dalle caratteristiche intrinseche delle cellule maligne, ma è
strettamente dipendente dall’ambiente extracellulare che lo circonda. Tale “spazio”, chiamato stroma, è costituito da differenti tipi di
cellule, tra cui i fibroblasti, e da una
struttura esterna, chiamata matrice
extracellulare.
Le cellule tumorali sono in grado
di influenzare le cellule dello stroma, come i fibroblasti, affinché favoriscano e sostengano la loro crescita, ma i meccanismi con cui lo
fanno non sono ancora chiari.
Negli ultimi anni è emerso un possibile ruolo in questo processo di piccole molecole di RNA, chiamati micro-RNA (o miRNA), capaci di regolare l’espressione genica delle
cellule e che possono essere prodotti dalle cellule tumorali e rilasciate nell’ambiente extra-cellu-
oncologia
Sara
Baroni
TUMORE AL SENO
lare, dove influenzano le cellule
del micro-ambiente tumorale.
Lo scopo della ricerca è indagare la
capacità del miRNA-9 di convertire i
fibroblasti normali in fibroblasti tumorali. Il miRNA-9 è sovra espresso
in numerose linee cellulari di tumore
al seno.
Verrà valutato se le proprietà migratorie e invasive dei fibroblasti
mammari normali sono influenzate dal miRNA-9 e se questi fibroblasti favoriscono la crescita delle cellule maligne di tumore al
seno. L’obiettivo finale è quello di
identificare nel miRNA-9 un altro
potenziale bersaglio da colpire farmacologicamente nella terapia del
tumore al seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1983
 Laureata in Biologia Molecolare
della Cellula presso l’Università
degli Studi di Milano
 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare
presso l’Università degli Studi di Milano
31
Gli effetti dell’esposizione
a una dieta ricca di grassi
durante la vita fetale sullo sviluppo della ghiandola mammaria.
La scienza ha ormai accertato che
regimi alimentari caratterizzati da
un elevato contenuto di grassi
possono aumentare la suscettibilità per lo sviluppo di alcuni tumori,
come quello alla mammella.
Questo non solo è vero nella vita
adulta, ma ancora di più durante lo
sviluppo prenatale. I fattori “ambientali”, primi fra tutte le molecole provenienti dagli alimenti attraverso l’alimentazione della madre, durante lo
sviluppo embrionale possono programmare le cellule per la vita adulta,
influenzando la fisiologia dell’individuo; l’esposizione in utero a una
dieta obesogenica contribuisce ad
aumentare il rischio individuale per
determinate malattie.
Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di
verificare se l’esposizione prenatale a
una dieta ipercalorica ricca di grassi
possa modificare lo sviluppo della
ghiandola mammaria e i fattori ormonali regolatori, accrescendo il rischio
di insorgenza del tumore alla mammella. Lo studio verrà effettuato con
un modello sperimentale murino: gli
animali verranno nutriti prima e durante la gestazione con una dieta ad alto
contenuto di grassi e verrà valutata
nella prole lo sviluppo della ghiandola
mammaria nelle diverse fasi della vita
(pubertà ed età adulta) tramite analisi
morfologiche, di espressione genica
e analizzando i livelli di estrogeni,
dell’ormone dello stress e degli ormoni insulinici.
Lo studio contribuirà a identificare
marcatori metabolici di suscettibilità tumorale in età precoce permettendo così di attuare strategie
di prevenzione per frenare la duplice minaccia di obesità e cancro.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Superiore di Sanità di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Isernia nel 1986
 Laureata in Neurobiologia
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
32
 PHD in Etologia, Ecologia, Antropologia
e Biosistematica presso
l’Università degli Studi di Firenze
Biopsia del linfonodo sentinella e assenza di stadiazione chirurgica in pazienti
con tumori al seno di ridotte dimensioni: uno studio randomizzato.
Da diversi anni, in pazienti affette da
tumore al seno con linfonodi ascellari positivi, la dissezione ascellare è
stata sostituita dall’asportazione
del linfonodo sentinella, con le
medesime probabilità di guarigione. In caso di negatività del linfonodo sentinella la dissezione ascellare
non viene eseguita, risparmiando
alla paziente un ulteriore intervento
chirurgico e le possibili complicazioni post-operatorie.
Il progetto vuole fornire, attraverso
uno studio randomizzato, ulteriori
conferme; verranno nel complesso
arruolate nello studio circa 1500 pazienti, sottoposte prima dell’operazione a un’accurata ecografia
del cavo ascellare ed eventualmente un ago aspirato del linfonodo, per accertare la negatività del
oncologia
oncologia
Chiara
Boccardo
Veronica
Bellisario
linfonodo. A un gruppo di pazienti
verrà applicata la pratica clinica
standard che prevede l’asportazione
del linfonodo sentinella insieme al tumore mentre al secondo gruppo
verrà eseguita l’asportazione del tumore mammario senza rimuovere
alcun linfonodo ascellare.
Verranno analizzati diversi parametri di sopravvivenza senza malattia, per verificare che nelle pazienti con linfonodo sentinella
negativo, non è necessaria la sua
rimozione ai fini delle probabilità
di guarigione, evitando così un intervento chirurgico con benefici sulla
qualità della vita fisica e psicologica
delle donne operate di tumore al
seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Genova nel 1981
 Laureata in Medicina e Chirurgia
presso l’Università degli Studi di Genova
 Specializzazione in Chirurgia Generale
presso l’Università degli Studi di Genova
33
Inibizione dei microRNA oncogeneci nel trattamento
del tumore al seno.
I microRNA (o miRNA) sono un insieme di corte molecole di RNA non
codificanti che regolano l’espressione dei geni nelle cellule.
Dato il loro ruolo centrale nella regolazione della vita di una cellula, non
sorprende il fatto che una loro alterata regolazione o espressione
sia comune a quasi tutti i tipi di
tumori.
Per quanto riguarda il cancro al
seno, di particolare interesse sono i
miRNA espressi ad alti livelli in
condizioni tumorali, come il miRNA-21, il miRNA-155 e il miRNA-210.
L’obiettivo della ricerca è quello di
bloccare l’azione di questi miRNA in
cellule di tumore al seno utilizzando i
PNA (acidi peptidonucleici), molecole specifiche per ogni miRNA ampiamente utilizzate per la regolazione farmacologica dell’espressione
genica.
I PNA usati sono resistenti alla degradazione, legano con alta affinità i
miRNA bersaglio e sono assorbiti
velocemente dalle cellule.
L’obiettivo è ristabilire l’espressione di proteine oncosoppressive
in cellule di tumore al seno bloccando l’azione dei miRNA oncogenici, per corrobare con evidenze
scientifiche la validità di questa strategia per la produzione di nuovi
protocolli terapeutici nel trattamento del cancro al seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Ferrara
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Verona nel 1980
 Laureata in in Biotecnologie
Molecolari e Industriali presso
l’Università degli Studi di Bologna
34
 PhD in Biochimica, Biologia Molcolare
e Biotecnologie presso
l’Università degli Studi di Ferrara
Il ruolo oncogenico del
recettore P2x7 nelle cellule staminali di tumore al
seno.
Il tumore al seno è la neoplasia più
diffusa tra le donne e, nonostante la
ricerca abbia notevolmente aumentato le probabilità di guarigione, resta
ancora la prima causa di morte per
cancro tra le donne al mondo.
Tutte le fasi dello sviluppo di un tumore genesi, progressione, invasività
e abilità a formare metastasi- sono
dipendenti dalle interazioni con le
diverse cellule che costituiscono il
microambiente nel quale il tumore
si sviluppa. Un tumore, inoltre, è
una massa eterogenea composta da
cellule diverse: quelle responsabili
della proliferazione del tumore sono
un piccolo numero, e sono chiamate
cellule staminali del cancro.
Pertanto la comprensione delle interazioni tra cellule tumorali staminali e
il loro ambiente circostante è fondamentale al fine di sviluppare una terapia efficace in grado di bloccare la
crescita tumorale.
Tra le cellule che contribuiscono alla
crescita tumorale e alla formazione di
metastasi, vi è un altro tipo di cellu-
oncologia
oncologia
Cinzia
Calzarossa
eleonora
brognara
le staminali, dette cellule staminali
mesenchimali. Queste rilasciano nel
microambiente diversi fattori pro-infiammatori con vari effetti biologici
tra cui l’alterazione dei recettori di
membrana delle altre cellule, e un
conseguente cambio da normali a
tumorali.
In particolare, il progetto vuole studiare il recettore P2X7 delle cellule
staminali del cancro, che viene stimolato dalle cellule mesenchimali
staminali del microambiente e che
sembra essere importante per la
progressione tumorale. Questo recettore in futuro potrà essere un
bersaglio farmacologico per bloccare la crescita di tumori al seno attualmente di difficile trattamento.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Saronno (VA) nel 1976
 Laureata in Biologia
all’Università degli Studi di Milano
 PhD in Scienze Neurologiche e del
Dolore all’Università degli Studi di Milano
35
lare e ErbB2 è sovra-espressa nel
25% dei tumori al seno.
È stato in precedenza dimostrato
che, nei tumori mammari, l’aumento
di espressione di ErbB2 e della proteina adattatrice p130Cas promuove la trasformazione e l’invasione
delle cellule epiteliali mammarie.
In questa condizione invasiva abbiamo anche identificato un nuovo potenziale modulatore dell’invasione, la
proteina PRDM1/Blimp1.
L’obiettivo del progetto è quello di
caratterizzare PRDM1/Blimp1 e
studiare il meccanismo molecolare attraverso cui essa è coinvolta
nell’invasione in cellule di carcinoma
mammario.
Dati preliminari mostrano un aumento dei livelli della proteina PRDM1/
Blimp1 in acini invasivi di tumore al
seno positivi a ErbB2. Capire il meccanismo con cui PRDM1/Blimp1
induce migrazione e invasione delle
cellule di carcinoma mammario permetterà di utilizzarli in futuro come
bersagli terapeutici per i tumori al
seno ErbB2-dipendenti.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Città del Messico (Messico)
nel1974
Nuove vulnerabilità epigenetiche nelle metastasi di
tumore al seno.
Il tumore al seno è la neoplasia più
diffusa prima nelle donne e, nonostante gli enormi progressi compiuti
dalla ricerca nel suo trattamento clinico, è ancora una delle principali
cause di morte nei paesi occidentali.
La causa primaria della sua letalità è dovuta allo sviluppo di resistenza alle terapie e formazione
di metastasi dal decorso fatale.
Lo sviluppo del tumore al seno e la
sua metastatizzazione sono spesso
dovuti all’accumulo di nuove alterazioni non solo genetiche ma anche epigenetiche, cioè nel “codice”
di modificazioni chimiche sul DNA
che ne regolano l’espressione.
oncologia
oncologia
BLIMP-1, un nuovo regolatore dell’invasione mediata da
ErbB2 nel tumore al seno.
Il carcinoma mammario è il tumore
femminile più frequente ed è la principale causa di mortalità nelle donne occidentali fra i 40 ed i 50 anni.
È di cruciale importanza comprendere i cambiamenti molecolari che
avvengono nel carcinoma mammario allo scopo di sviluppare nuovi e
più efficaci approcci diagnostici, terapeutici e preventivi. ErbB2 è una
proteina superficiale di membrana coinvolta nella divisione e nel
differenziamento cellulare.
Nel carcinoma mammario livelli più
alti di questa proteina determina un
aumento della proliferazione cellu-
36
Angelo
Cicalese
Maria del Pilar
Camacho-Leal
L’obiettivo dello studio è identificare
le mutazioni coinvolte nel processo di metastatizzazione, attraverso
l’approccio dell’interferenza a RNA
contro le proteine coinvolte proprio
nelle modificazioni epigenetiche.
In parallelo, con un approccio funzionale, si identificheranno i geni essenziali per la crescita tumorale.
Questo doppio approccio permetterà da una parte la “mappatura
genetica ed epigenetica” dal processo di formazione delle metastasi nel tumore al seno con valore
prognostico, e dall’altra identificare
nuovi bersagli farmacologici per
proporre alle pazienti terapie sempre
più personalizzate.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1975
 Laureata in Biologia presso l’University
of Mexico di Città del Messico (Messico)
 Laureata in Biologia presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Biochemitry presso l’University
of McGill di Montreal (Canada)
 PhD in Life Sciences presso
l’Open University of London (UK)
37
La resistenza delle cellule di tumore al seno all’inibizione cronica della via
di mTOR e la sua prevenzione attraverso gli inibitori
delle istone deacetilasi.
Il tumore al seno è la malattia oncologica più diffusa al mondo nelle donne, e una delle prime cause di morte
per tumore. Negli ultimi vent’anni, la
ricerca medica e scientifica ha compiuto notevoli passi avanti, raddoppiando le guarigioni.
Tuttavia, vi è ancora la necessità di
individuare nuove combinazioni di
trattamento, soprattutto per alcuni tipi di tumore al seno. I farmaci
utilizzati colpiscono proteine importanti per le cellule tumorali; ad esem-
pio mTOR, enzima presente nelle
cellule che ne promuove la crescita,
e le istone deacetilasi (HDAC), che
regolano l’espressione genica.
Gli inibitori di mTOR e di HDAC
sono tra i più promettenti farmaci
per la cura dei tumori al seno.
Nonostante l’utilizzo di inibitori di
mTOR mostri una buona risposta terapeutica, non ha un effetto curativo;
questo è dovuto all’adattamento da
parte del tumore a un utilizzo cronico di queste molecole.
Dati preliminari mostrano che il trattamento con inibitori di HDAC in combinazione con inibitori di mTOR provoca aumento della morte cellulare in
cellule di tumore mammario.
Il progetto intende valutare se l’utilizzo di inibitori di HDAC in cellule
di tumore mammario sia in grado
di prevenire l’adattamento al trattamento cronico con inibitori di
mTOR e tramite quali vie di segnalazione. L’obiettivo finale è valutare
se la combinazione di farmaci contro
mTOR e contro le istone deacetilasi
possa rappresentare un nuovo trattamento per migliorare la cura del tumore al seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1977
 Laureata in Chimica e Tecnologie
Farmaceutiche presso
l’Università degli Studi di Milano
38
 PhD in Farmacologia, Tossicologia
e Biotecnologie farmaceutiche presso
l’Università degli Studi di Milano
L’impatto del circuito molecolare di RAB5/RAB4 sull’eterogeneità delle cellule
di tumore al seno.
L’eterogeneità delle cellule maligne
all’interno di uno stesso tumore è
una caratteristica comune a tutti i
tipi di cancro, compreso quello al
seno. La visione ormai accettata
del tumore è quella di un complesso tessuto dinamico in continua evoluzione.
Tra le cellule presenti in un tumore, le
cellule staminali del cancro sembrano essere le principali responsabili dell’eterogeneità del tumore, della
sua proliferazione e dei fenomeni di
resistenza ai farmaci e delle metastasi.
Le basi molecolari che determinano
nelle cellule staminali del cancro
l’acquisizione di maggiori capacità di migrazione, prerequisito per
la metastatizzazione, sono ancora
oncologia
oncologia
Salvatore
Cortellino
Simona
Citro
poco chiare e necessitano di essere ben caratterizzate per lo sviluppo
di nuovi farmaci.
L’obiettivo del progetto è definire
il ruolo delle proteine RAB5A e
RAB4A; queste proteine, presenti ad alti livelli in cellule di tumore al
seno, sono cruciali nella regolazione
del traffico intracellulare e dell’invasività, e sembrano essere implicate
nell’accoppiamento tra invasività e
fenotipo staminale.
Determinare quali siano i geni e
le proteine che regolano le cellule tumorali staminali e le capacità
invasive è essenziale per lo sviluppo di nuovi bersagli terapeutici per il trattamento del tumore al
seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto FIRC di Oncologia Molecolare
di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Canosa di Puglia (BAT) nel 1975
 Laureato in Biologia all’Università
degli Studi di Bari Aldo Moro
 PhD in Patologia presso
l’Università degli Studi di Siena
39
Valutazione preclinica di
farmaci inibitori della proteina SIRT6 in modelli di tumore al seno.
Le sirtuine sono enzimi coinvolti nella
modificazione della cromatina, cioè
l’insieme di DNA e proteine che costituiscono i cromosomi.
Altri livelli di un membro di questa
famiglia, la sirtuina6 (SIRT6), nel
tumore al seno sono associati a
una prognosi negativa. SIRT6 aumenta la produzione di una molecola, la citochine IL8, che promuove la
crescita tumorale. SIRT6 attiva inoltre l’autofagia, un meccanismo coinvolto nel conferire a molte cellule la
resistenza alla chemioterapia. È stato osservato che l’eliminazione di
SIRT6 nelle cellule, tramite approcci di biologia molecolare e di genetica, le sensibilizza alla chemio e
radioterapia.
L’inibizione di SIRT6 potrebbe quindi
essere utilizzato come metodo per
potenziare la chemioterapia e come
meccanismo per bloccare la produzione di molecolare pro tumorali nel
microambiente del tumore.
L’ipotesi alla base del progetto è
che farmaci inibitori della SIRT6,
recentemente identificati, possano potenziare l’attività di chemioterapici già utilizzati, come la doxorubicina e il docetaxel.
Il meccanismo di azione, l’efficacia e
l’eventuale tossicità di questi inibitori
verrà valutata in un modello murino
di tumore alla mammella.
L’obiettivo finale è fornire prove che
farmaci inibitori delle sirtuine possono essere utilizzati come adiuvanti alla chemioterapia per sensibilizzare maggiormente le cellule di
tumore al seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Genova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Savona nel 1975
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Genova
40
 Phd in Oncologia presso
l’Università degli Studi di Genova
L’asse molecolare p53/miR30a e il suo ruolo nell’aggressività del tumore al
seno.
Il tumore alla mammella è il tumore
più comune nella donna. Nonostante
gli avanzamenti nel trattamento di
queste neoplasie, una frazione di
donne affetta da carcinoma mammario muore a causa della disseminazione metastatica di cellule
tumorali.
Per trovare nuove strategie terapeutiche occorre identificare quanto più
nel dettaglio possibile i meccanismi
molecolari sottostanti. Recenti scoperte indicano che alterazioni nell’espressione di microRNA, piccole
molecole di RNA con funzione regolatoria, possono influenzare il comportamento aggressivo dei tumori.
Risultati preliminari hanno evidenziato che l’espressione del microR-
oncologia
oncologia
alessandra
di gennaro
Patrizia
Damonte
NA-30a è ridotta nei tumori della
mammella e che questa riduzione
contribuisce alla malignità delle
cellule.
Un altro fattore che provoca aumento dell’aggressività tumorale sono le
mutazioni del gene p53.
È stato scoperto che le mutazioni
di p53 possono favorire il comportamento maligno dei tumori
mammari bloccando l’espressione del microRNA-30a.
L’obiettivo è far luce sulle cause molecolari alla base di questo fenomeno per migliorare i criteri di diagnosi,
di valutazione del rischio di ricaduta
e pervenire a un approccio personalizzato nel trattamento dei tumori al
seno aggressivi.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro di Riferimento Oncologico (CRO)
di Aviano (PN)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Napoli nel 1983
 Laureata in Biologia presso
l’Università di Napoli Federico II
 PhD in Scienze della Vita e della Terra
presso l’Università degli Studi di Sannio
(BN)
41
Sviluppo di piattaforme diagnostiche e funzionali per
analisi di predisposizione al
carcinoma al seno e all’ovaio.
Le mutazioni genetiche sono alla
base dello sviluppo dei tumori. In particolare, i geni BRCA1 e BRCA2,
quando mutati, aumentano il rischio di sviluppare tumore al seno
fino all’80% e all’ovaio fino al 30%.
Diagnosticare la predisposizione
genetica a questi tumori è un’arma
importantissima per migliorare la prevenzione personalizzata e la sorveglianza di donne a maggior rischio.
L’obiettivo del progetto è migliorare
gli strumenti per diagnosticare la
predisposizione genetica ai tumori
della mammella e dell’ovaio in pazienti e famiglie a rischio, residenti
nel territorio di L’Aquila, Sulmona ed
Avezzano, in Abruzzo. La predisposizione genetica dipende da alterazioni
dei geni BRCA1 o BRCA2. Alcune
di queste mutazioni nei geni BRCA
sono già note per aumentare il rischio
di tumore, mentre per altre il loro significato clinico non è ancora del
tutto chiaro, e per questo vengono
definite variazioni di significato funzionale sconosciuto (VUS).
Uno degli obiettivi è quello di classificare queste mutazioni attraverso valutazioni bioinformatiche, usando test
funzionali sulle pazienti a rischio di
predisposizione. Il DNA e l’RNA degli individui a rischio verranno estratti
da campioni di sangue e analizzati
con le tecnologie di sequenziamento di nuova generazione. L’insieme
di strategie diagnostiche innovative
e di analisi bioinformatiche e funzionali garantisce l’identificazione di
pazienti e famiglie con predisposizione genetica in modo da poter
attuare strategie innovative di cura
e di prevenzione personalizzate.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi dell’Aquila
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Teramo nel 1976
42
Maria Jezabél
Fernàndez-Carriòn
Ruolo della terapia con
metformina nelle prevenzione del tumore al seno.
La metformina è un farmaco antidiabetico ampiamente utilizzato; tuttavia, negli ultimi anni numerosi studi
hanno dimostrato anche un suo ruolo antitumorale, e un’azione nella
prevenzione del tumore al seno.
La metformina agisce sui meccanismi molecolari dell’insulina e dei
fattori simili all’insulina che sono implicati non solo nella risposta ai nutrienti, come il glucosio, ma anche
nella proliferazione cellulare.
È quindi probabile che l’effetto antitumorale della metformina sia dovuta alla sua azione di controllo
sul metabolismo dell’insulina, e
diversi studi hanno dimostrato che la
sua azione è indipendente dall’indice di massa corporea.
Diversi studi clinici hanno già dimostrato la sicurezza della somministra-
oncologia
oncologia
Daniela
Di Giacomo
Borsa di ricerca
sostenuta grazie
alla Delegazione
di Teramo
zione di metformina a pazienti con
tumori al seno primari e osservato
una riduzione nella proliferazione cellulare.
Il progetto si propone l’obiettivo di
ampliare le conoscenze sull’utilizzo della metformina come agente
di terapia adiuvante e preventiva
per il trattamento del tumore al
seno, in particolare quello ormone-indipendente che colpisce soprattutto le donne più giovani.
I risultati dello studio potranno fornire
un nuovo strumento di chemio-prevenzione nelle donne con fattori di
rischio per il cancro al seno ormone-indipendente, per il quale al momento non esistono valide strategie
di chemio-prevenzione.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Catral (Spagna) nel 1984
 Laureata in Scienze Biologiche
all’Università degli Studi dell’Aquila
 Laureata in Medicina e Chirurgia
presso la Universidad Miguel Hernandez
di Helce (Spagna)
 PhD in Genetica e Oncologia molecolare
e clinica patologica presso l’University of
Rouen (Francia) e presso la Scuola di Studi
Avanzati G. D’Annunzio di Chieti-Pescara
 Specializzata in General and Digestive
Surgery presso la Virgen de la Arrixaca
Clinic University Hospital
e l’Università di Murcia (Spagna)
43
co è la variante di HER2 denominata
HER2delta16 che stimola in maniera
continua l’attività di altre proteine oncogeniche, tra cui la proteina Src.
Data la cooperazione tra HER2delta16 e Src, l’ipotesi da cui parte il
progetto è che l’inibizione dell’attività della proteina Src tramite un
farmaco specifico possa diminuire
il potenziale oncogenico delle cellule HER2delta16.
Dati preliminari già ottenuti in cellule
di tumore al seno hanno dimostrato
gli effetti anti-invasivi e anti-migratori
del Saracatinib, un inibitore di Src,
che blocca la crescita e tiene sotto
controllo la sopravvivenza delle cellule maligne.
L’obiettivo del progetto è verificare gli
effetti in vivo, in un modello murino di
tumore al seno HER2delta16.
Gli obiettivi a lungo termine sono
quelli di verificare l’efficacia del Saracatinib come nuovo farmaco per
trattare i pazienti affetti da tumore
al seno positivi a HER2delta16 e
resistenti alle terapie di prima linea.
Ruolo di PI3K-C2A nella risposta al trattamento chemioterapico del tumore al
seno.
Il cancro al seno colpisce una donna su 8 e ed è quello più frequente
nel sesso femminile. Sebbene alcuni tipi di tumore siano efficacemente
trattabili con le nuove terapie a bersaglio molecolare, la chemioterapia
rappresenta ancora oggi un’importante opzione terapeutica.
In particolare, i tassani sono agenti
chemioterapici naturali isolati dal
tasso, pianta conosciuta come “l’albero della morte”, e interferiscono
con i microtubuli, i “binari” che guidano i cromosomi durante la divisione cellulare, o mitosi.
La proteina PI3K-C2A regola la dinamica dei microtubuli e la stabilità
del genoma durante la mitosi.
In modelli animali, la perdita di PI3KC2A promuove la crescita di tumori
mammari, e nei pazienti un basso li-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Camerino (MC)
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Treia (MC) nel 1986
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Torino nel 1980
 Laureata in Biologia presso
l’Università degli Studi di Camerino (MC)
 Laureata in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Torino
 PhD in Biologia presso
l’Università degli Studi di Camerino (MC)
 PhD in Scienze e Tecnologie Cellulari
presso l’Università degli Studi di Torino
oncologia
oncologia
L’attività antitumorale del
farmaco Saracatinib in modelli di tumore al seno positive alla variante HER2-delta16.
Il 20% dei tumori al seno invasivi
sono positivi a HER2, e rappresentano un sotto-tipo particolarmente
aggressivo. HER2 è un recettore di
membrana ed è il bersaglio delle
terapie intelligenti a base di anticorpi monoclonali, come il Trastuzumab, e di inibitori selettivi, come il
Lapatinib.
Alcune mutazioni in HER2 si ritrovano solo nelle cellule maligne, e sono
responsabili dell’insorgenza di resistenza alle terapie di prima linea. In
particolare, di grande interesse clini-
44
Miriam
Martini
Chiara
Garulli
vello di PI3K-C2A correla con un
aumento di aggressività del tumore.
La buona notizia è che la perdita di
PI3K-C2A rappresenta anche il tallone d’Achille delle cellule tumorali
che risultano più sensibili alla terapia
con i tassani.
Lo scopo del progetto è caratterizzare il meccanismo di funzionamento di PI3K-C2A durante il
processo di divisione cellulare.
Comprendere il ruolo di PI3K-C2A
nella progressione tumorale ci permetterà di utilizzarla come nuovo
marcatore prognostico in risposta
ad agenti chemioterapici che agiscono sui microtubuli (tassani) e di
identificare nuove strategie terapeutiche per il tumore al seno.
45
Una terapia innovativa basata su anticorpi per le
recidive di tumore al seno
e al colon-retto resistenti alla chemioterapia anti
Her2/Neu e anti EGFR.
Nell’era della medicina personalizzata, le terapie oncologiche sono
state rivoluzionate dall’impiego di
anticorpi monoclonali specifici e
con ottima efficacia clinica.
Alcuni di questi, come il Trastuzumab (Tz) per i tumori al seno positivi
a Her2/Neu e il Cetuximab (Cx) per i
tumori al colon positivi a EGFR sono
attualmente trattamenti di prima
linea, e hanno contribuito ad aumentare la sopravvivenza e la qualità
della vita dei pazienti.
Purtroppo non sono rari i casi di ricadute e di tumori in recidiva, altamente resistenti. È quindi necessario
sviluppare una nuova generazione di
farmaci “mirati”.
Nel laboratorio è stato in precedenza
identificato un nuovo anticorpo reattivo anche verso cellule di melanoma e di tumore al seno.
L’anticorpo si lega a una proteina espressa sulla superficie delle cellule maligne, importante nella
progressione dei tumori al seno che
sovra esprimono il recettore Her2
e dei carcinomi del colon-retto che
sovra esprimono il recettore EGFR.
L’obiettivo del progetto è verificare
l’efficacia anti-tumorale del nuovo
anticorpo contro le recidive di tumori al seno e al colon-retto, per i quali
attualmente ci sono solo poche opzioni terapeutiche.
L’obiettivo finale è sviluppare un
nuovo strumento per il trattamento di due dei tumori più diffusi al
mondo, con potenziali grandi benefici per i pazienti.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Valley Stream (NY, USA) nel 1976
 Laureato in Biological Sciences presso
la Colorado State University di Fort Collins
(CO, USA)
46
 PhD in Genetics presso la Stony Brook
University di New York (USA)
Supplementazione
orale
di acido docosaesanoico
sull’indice omega-3 e sui
marcatori infiammatori in
pazienti di tumore al seno.
Il tumore al seno è il tumore maligno
più comune nelle donne, con un’incidenza di 1,7 milioni di nuove diagnosi all’anno nel mondo.
La prognosi dipende dalle caratteristiche molecolari del tumore e dal
tipo di trattamento, che include approcci locali, come chirurgia e radioterapia, e approcci sistemici, basati
sulla chemioterapia e sulla terapia
ormonale.
Anche l’alimentazione può avere un
ruolo: diete ad alto contenuto di
acidi grassi omega-6 e povere
di omega-3 sono associate a un
maggior rischio.
Inoltre, i grassi polinsaturi della serie
omega-3, in particolare l’acido docosaesanoico (DHA), influenzano l’efficacia dei trattamenti del tumore al
seno: il DHA sensibilizza solo le cellule maligne alla chemio e alla radio
oncologia
oncologia
Alessio
Molfino
Paul Edward
Massa
terapia senza aumentare la tossicità
sui tessuti sani.
Lo scopo della ricerca è valutare la
capacità delle pazienti di incorporare il DHA, se vi è differenza rispetto
a donne sane, se l’incorporazione è
diversa nelle famiglie ad alto rischio
e se vi è un’associazione tra stato
infiammatorio e livelli di omega-3 nel
tumore al seno.
I risultati dello studio potranno
aiutare a chiarire la patogenesi e
la maggior suscettibilità al tumore
al seno di famiglie a rischio e forniranno ai clinici informazioni utili
per la prognosi e il trattamento,
attraverso regimi alimentari modulati,
per migliorare l’esito clinico di pazienti
con tumore al seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Roma nel 1978
 Laureato in Medicina e Chirurgia
all’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
 PhD in Nutrizione Clinica e Preventiva
all’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
47
Una strategia combinata
per rafforzare l’efficacia
e la veicolazione dei vaccini anti-HER2 nel tumore la
seno.
La proteina HER2 è un recettore
presente sulla membrana delle cellule, che riceve i segnali degli ormoni
e dei fattori di crescita e li trasmette
all’interno delle cellule, che rispondono dividendosi.
Il ruolo della proteina HER2 nello
sviluppo del tumore mammario è
ben noto, ma recenti studi sembrano dimostrare che il suo potere oncogenico sia dovuto ad alcune mutazioni.
Oltre ad avere un ruolo funzionale
nello sviluppo del tumore, le protei-
ne HER2 mutate rappresentano
un bersaglio ideale per una terapia mirata in quanto sono specifiche
del tumore e non delle cellule sane ,
ed essendo delle proteine “nuove”,
possono essere riconosciute dal sistema immunitario come molecole
estranee e quindi attaccate.
Da studi precedenti è emerso che
un vaccino costruito contro una
forma mutata di HER2 è in grado
di attivare il sistema immunitario
di pazienti con tumori mammari positivi a HER2. Tuttavia, il tumore reagisce e mette in atto diverse strategie per non essere riconosciuto dal
sistema immunitario.
L’obiettivo del progetto è quello di individuare i meccanismi che spengono la risposta immunitaria in
pazienti con tumori mammari positivi a HER2 per colpire il “freno”
al sistema immunitario in associazione ad un vaccino antitumorale per
progettare efficaci protocolli immunoterapici efficaci su un ampio numero
di pazienti.
Reverse engineering, trapianti di cellule adipose e
ricostruzione mammaria.
La ricostruzione mammaria è pratica
consueta dopo mastectomia a seguito di un tumore al seno; in alcuni
casi però, possono insorgere complicazioni post-operatorie relative alle
protesi in silicone, prima fra tutte la
contrattura capsulare.
L’obiettivo del progetto è sviluppare
una nuova tecnica di ricostruzione
mammaria.
Grazie a tecniche di “reverse engineering” saranno sviluppate strutture porose tridimensionali in materiali
biodegradabili “cucite su misura” sulla singola paziente.
I dati geometrici della mammella da
ricostruire derivanti da risonanza
magnetica, TAC o scansione laser,
saranno elaborati con software per
definirne il “progetto digitale”.
Questo sarà trasferito a una stampante 3D che confezionerà la
oncologia
oncologia
nicola
rocco
Sergio
Occhipinti
struttura tridimensionale con la
stessa forma della mammella da
ricostruire.
La scheletro sarà posizionato in
sede di mastectomia e colonizzato
con cellule adipose della stessa
paziente, avviando un processo di
rigenerazione tissutale.
L’obiettivo finale è offrire alle donne
sottoposte a mastectomia per cancro alla mammella la possibilità di
una ricostruzione del seno quanto più personalizzata e naturale,
riducendo in maniera significativa la
possibilità di complicanze ed esiti
estetici sfavorevoli, aiutando le donne a ristabilire la fiducia in se stesse
e nella propria immagine corporea
con notevoli benefici psicologici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto per i Polimeri, Compositi
e Biomateriali UOS-CNR di Napol
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
CeRMS, Ospedale Città della Salute e
della Scienza di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Savona nel 1981
48
 Laureato in Biotecnologie Mediche
all’Università degli Studi di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Napoli nel 1981
 Laureato in Medicina e Chirurgia
presso l’Università degli Studi di Napoli
Federico II
 Specializzato in Chirurgia Generale
presso l’Università degli Studi di Napoli
Federico II
49
oncologia
oncologia
Camilla
Sampaoli
Terapia a bersaglio con
anticorpi umanizzati contro la proteina ERBB2 nel
tumore al seno.
Il tumore al seno colpisce in media
1 donna su 10. Un sotto-tipo molto
aggressivo presenta elevata espressione della proteina ERBB2 (HER2/
Neu) sulla superficie delle cellule tumorali.
ERBB2 è un recettore dei fattori di
crescita e accende una via di segnalazione che stimola le cellule a
dividersi; quando è troppo attivo può
aprire la strada alla trasformazione tumorale.
Oggi esistono terapie bersaglio
mirate, come l’uso di anticorpi
monoclonali, ad esempio il Trastu-
zumab e il Pertuzumab, che riconoscono specificamente ERBB2.
Grazie a questi anticorpi terapeutici la
prognosi dei tumori positivi a ERBB2
è drasticamente migliorata, tuttavia
in una percentuale dei casi i tumori
sviluppano resistenza; è necessario
quindi sviluppare anticorpi che colpiscano ERBB2 in molteplici modalità.
L’obiettivo della ricerca è lo sviluppo
di anticorpi di nuova generazione
che esercitino effetti antitumorali additivi o sinergici rispetto a quelli correntemente usati.
Verranno testati anticorpi coniugati a nanoparticelle in grado di
trasportare quantità di farmaci
antitumorali ben superiori agli
anticorpi in uso attualmente e
saranno selezionati quelli con maggiore attività contro tumori resistenti
non-responsivi al Trastuzumab e al
Pertuzumab
L’obiettivo è aumentare l’efficacia terapeutica e ridurre gli effetti tossici nel
trattamento del tumore al seno positivi a ERBB2.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale dei Tumori Regina
Elena di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Dolo (VE) nel 1984
 Laureata in Genetica e Biologia
Molecolare presso l’Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”
50
 PhD in Medicina Molecolare
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
grant 2015
PERCHè
LA RICERCA
SCIENTIFICA
FA BENE
A TUTTI.
ANCHE A TE.
51
Il tumore alle ovaie è meno frequente del tumore al seno, ma è più difficilmente curabile; non dà sintomi evidenti fino a stadi avanzati della malattia, e questo influisce
sull’esito delle cure. I sintomi sono addome gonfio, aerofagia e necessità di urinare
spesso. La terapia di elezione per il trattamento del tumore alle ovaie è la chirurgia, con
chemioterapia adiuvante per eliminare eventuali micrometastasi. Numerosi però sono
i casi di ricadute e di sviluppo di resistenza ai farmaci.
Rappresenta il
3,7%
30%
4900
anni
52
50-69
30-50%
di tutti i tumori
diagnosticati alle
donne nel mondo
di tutti i tumori
ginecologici
nuovi casi
in Italia
nel 2014
età più probabile
per sviluppare
tumore alle ovaie
Il ruolo dei mitocondri
nella progressione del tumore epiteliale delle ovaie.
Il tumore alle ovaie è la più comune
causa di morte per tumori ginecologici.
La maggior parte delle donne riceve la diagnosi già in stadio avanzato,
poiché la malattia non dà sintomi
nelle fasi iniziali. Inoltre, questo tumore ha un’elevata percentuale di
recidive. La possibilità di predire la
risposta al trattamento chemioterapico diviene di vitale importanza per
influenzare in positivo la prognosi.
L’obiettivo della ricerca è individuare
un nuovo fattore prognostico di
buona risposta alla chemioterapia, attraverso l’analisi genetica
e funzionale dei mitocondri delle
cellule tumorali prima e dopo trattamento.
I mitocondri sono organelli implicati
in numerose vie metaboliche tra cui
la produzione di energia e possiedono un proprio DNA.
oncologia
Flora
Guerra
TUMORI ALLE OVAIE
Mutazioni nel DNA mitocondriale si
ritrovano in quasi tuti i tipi di tumore; causano alterazioni metaboliche
coinvolte nello sviluppo, nella progressione e nell’invasione del tumore.
In precedenza il gruppo di ricerca ha
identificato una mutazione presente
solo nelle cellule di tumore ovarico
residue dopo chemioterapia. L’obiettivo finale è fare luce sulla correlazione tra la disfunzione mitocondriale e
la buona risposta alla chemioterapia,
per definire un nuovo e positivo concetto di chemioresistenza nel quale
il deficit energetico, dovuto alle mutazioni mitocondriali, supporta il trattamento chemioterapico nel tumore
alle ovaie.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università del Salento
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Barletta nel 1982
sopravvivenza
a cinque anni
dalla diagnosi
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
 Laureata in Biotecnologie Mediche
all’Università degli Studi di Bari
“Aldo Moro”
 PhD in Biochimica, Biologia Molecolare
e Bioinformatica all’Università
degli Studi di Bari “Aldo Moro”
53
Identificazione di marcatori
del tumore alle ovaie tramite spettrometria di massa.
Il carcinoma ovarico sieroso di alto
grado è il tumore con il più alto tasso di mortalità tra le neoplasie ginecologiche; la sopravvivenza a 5 anni
è solo del 30%.
La sua aggressività è dovuta principalmente alla relativa mancanza di
sintomi specifici che consentano
una diagnosi precoce, alla rapida disseminazione della malattia
nella cavità addominale e all’alto
tasso di ricaduta accompagnata
dalla resistenza ai chemioterapici.
In questo contesto, l’identificazione di nuovi e specifici marcatori,
cioè di fattori molecolari che contri-
buiscano sia alla diagnosi che al
monitoraggio del tumore, rappresenterebbe un significativo passo in avanti verso una migliore
gestione clinica delle pazienti.
Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di
caratterizzare alcuni potenziali biomarcatori recentemente identificati
tramite spettrometria di massa.
L’espressione e la funzione dei marcatori verrà messa in relazione con
altri fattori clinici e patologici legati
alla progressione del tumore, e ne
verrà analizzato il ruolo biologico.
In prospettiva, la ricerca ha il duplice obiettivo di identificare nuovi
fattori diagnostici e prognostici, e
nuovi bersagli molecolari per trattamenti terapeutici innovativi.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1981
 Laureata in Biotecnologie Industriali
presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca
54
oncologia
oncologia
alessandra micaela
villa
 PhD in Pharmaceutical and Applied
Biosciences presso l’ETH-Hoenggerberg
di Zurigo (Svizzera)
grant 2015
il nostro
sostegno
alla ricerca
scientifica
55
I linfomi e le leucemie sono tumori a carico delle cellule del sangue; le cellule staminali nel midollo osseo si dividono senza controllo, causando alterazioni nel corretto numero di globuli bianchi. Sono tipici dell’età infantile e sono causati da mutazioni e alterazioni nel DNA, sia a livello di singoli geni che di cromosomi. Le cause delle
mutazioni possono essere ereditarie o ambientali: ad esempio è nota la correlazione
tra aumento di leucemia ed esposizione a grandi dosi di radiazioni.
51%
OLTRE
23.000
85%
30%
di tutti i tumori infantili
sono leucemie e linfomi
i nuovi casi in Italia
all’anno di leucemie
e linfomi
probabilità di sopravvivenza a 5 anni per
la leucemia infantile
aumento di sopravvivenza
nei pazienti affetti da linfoma
dal 1970 al 2009 grazie alla
ricerca biomedica
Valutazione del potenziale
anti-tumorale dei bis-maltolati in modelli di leucemia mieloide acuta.
La leucemia mieloide acuta (AML)
è una neoplasia a carico dei progenitori delle cellule mieloidi, che
danno origine a globuli rossi, piastrine, neutrofili e monociti, ed è la
malattia mieloide più comune negli adulti. Nonostante i grossi passi
avanti nella cura di questa neoplasia,
vi è ancora la necessità di sviluppare nuovi terapie. La P-glicoproteina
ABCB1 è un trasportatore presente
sulle membrane cellulari che trasporta le molecole, compresi i chemioterapici, dall’interno all’esterno delle
cellule: essa è presente ad alti livelli
nelle cellule di AML, contribuendo
alla resistenza della leucemia alla
chemioterapia. I bis-maltolati sono
una nuova classe di composti dal
potenziale antitumorale: agiscono sul DNA, e sono quindi attivi nel
bloccare la proliferazione di cellule in
attiva crescita, come quelle tumorali.
Recenti studi nel laboratorio hanno
dimostrato che i bis-maltolati sono
efficienti nel combattere i tumori del
sangue rispetto a quelli solidi, sfrutta-
oncologia
Stefano
Amatori
LINFOMI E LEUCEMIE
no un meccanismo di azione diverso
da quello di altri chemioterapici e soprattutto non sono trasportati fuori
dalle cellule dalla proteina ABCB1.
Queste caratteristiche li rendono promettenti candidati per il trattamento
della leucemia mieloide acuta e il
progetto vuole proprio valutare il loro
potenziale antitumorale.
L’attività biologica sulle cellule di AML
dei bis-maltolati verrà valutata da
sola o in combinazione con molecole già usate in clinica come terapie
standard, come le antracicline e il cisplatino, e con nuovi farmaci epigenetici, come la decitabina e il vidaza.
L’obiettivo è individuare nuovi approcci terapeutici per il trattamento della leucemia mieloide acuta.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Urbino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Urbino nel 1978
 Laureato in Biologia Molecolare
e Cellulare presso
l’Università degli Studi di Urbino
56
 PhD in Scienze Biomedicali presso
l’Università degli Studi di Urbino
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2013 e dati AIEOP per i dati italiani
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
57
Una nuova strategia antitumorale per il mieloma
multiplo: colpire l’RNA non
codificante MALAT-1.
Il mieloma multiplo è un tumore a
carico delle plasmacellule, cioè la
forma matura dei linfociti B, le cellule
del sistema immunitario che producono gli anticorpi, e colpisce prevalentemente le persone di età superiore ai 65 anni.
Nonostante l’aumento della sopravvivenza per i pazienti, il mieloma multiplo attualmente è incurabile.
Per comprendere la fisio-patologia
della malattia, prerequisito essenziale
per sviluppare nuove terapie, sono
necessarie estese analisi genomiche.
In particolare, si sta evidenziando il
ruolo di alcune classi di RNA non codificanti, tra cui i cosidetti RNA non
codificanti lunghi (lncRNAs: long
non-coding RNAs). MALAT-1 è uno
dei primi RNA non codificanti lunghi
ad essere stato caratterizzato: alti livelli di espressione si trovano nelle
metastasi al polmone e in molti altri
tumori solidi.
Poco invece si sa dell’espressione
e del ruolo di MALAT-1 e degli RNA
non codificanti lunghi nel mieloma
multiplo.
Dati preliminari del laboratorio mostrano un’espressione differente di
RNA non codificanti lunghi nelle
plasmacellule maligne di pazienti
con mieloma multiplo rispetto a plasmacellule normali.
L’ipotesi della ricerca è dunque che
gli RNA non codificanti lunghi possano regolare la crescita e la sopravvivenza delle cellule di mieloma e che
rappresentino quindi dei potenziali
bersagli terapeutici per il trattamento
del mieloma multiplo.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università della Magna Graecia di Catanzaro
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Catanzaro nel 1976
 Laureato in Chimica Farmaceutica
presso l’Università della Calabria di
Rende (CS)
58
 PhD in Oncologia Molecolare e
Sviluppo di nuovi approcci terapeutici
presso l’Università della Magna Graecia
di Catanzaro
L’apparato di traduzione
mitocondriale come bersaglio terapeutico nei linfomi guidati da Myc.
I mitocondri sono organelli cellulari essenziali per la produzione di
energia e per la regolazione della
normale fisiologia cellulare, tra cui la
crescita e la sopravvivenza.
Non sorprende quindi che i meccanismi di segnalazione che controllano l’attività dei mitocondri
siano frequentemente mutati nei
tumori, la cui rapida divisione richiede un apporto energetico maggiore.
Diversi oncogeni, fra cui la proteina
Myc, alterano il metabolismo mitocondriale per supportare la proliferazione tumorale.
Myc aumenta la biogenesi dei
mitocondri, il consumo di ossigeno e la massa mitocondriale nei
tumori. Studi precedenti del laboratorio hanno identificato il ruolo della proteina PTCD3 nella genesi del
linfoma a cellule B guidato da Myc.
PTCD3 interagisce con i ribosomi
oncologia
oncologia
Aleco
D’Andrea
Nicola
Amodio
presenti all’interno dei mitocondri, responsabili della traduzione in
proteina dei geni mitocondriali e, di
conseguenza, della regolazione del
metabolismo globale mitocondriale.
PTCD3 inoltre, è a sua volta controllata dalla proteina oncogenica Myc.
Il progetto intende quindi chiarire nei
dettagli il complesso meccanismo
molecolare che lega l’oncogene
Myc alla traduzione e al metabolismo dei mitocondri attraverso la
proteina PTCD3 nella genesi e nella proliferazione dei linfomi a cellule
B. I risultati potranno gettare luce
sulla messa a punto di una innovativa strategia terapeutica per il trattamento dei tumori che esprimono
Myc.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Palermo nel 1983
 Laureato in Biologia molecolare e
cellulare presso l’Università degli Studi
di Palermo
 PhD in Oncologia Molecolare e
Cellulare presso l’Università degli Studi
di Palermo
59
dollo osseo, sia prima che durante le
terapie.
Nel midollo osseo le cellule tumorali interagiscono con diversi tipi
di cellule, tra cui i linfociti T CD4+,
chiamati anche T helper (Th), che si
infiltrano nel midollo osseo durante la
risposta immunitaria contro il mieloma. Esistono diversi sotto-tipi funzionali di cellule T (Th1, Th2, Treg, Th17,
Th22) che possono favorire o contrastare la progressione tumorale e le
cui azione è influenzata delle terapie.
In particolare, le cellule T di tipo Th22
si trovano abbondanti in pazienti che
hanno una prognosi negativa (tumori
in stadio avanzato o in ricaduta).
La ricerca vuole indagare la frequenza dei diversi tipi di cellule T
CD4+ nei vari stadi di evoluzione
del mieloma multiplo, con particolare attenzione al sotto-tipo Th22,
e l’effetto dei farmaci attualmente utilizzati, tra cui gli immunomodulanti,
sul numero e l’attività dei sottotipi T
CD4+ infiltranti, allo scopo di perfezionare la stratificazione dei pazienti
in base alle caratteristiche biologiche
della malattia, per scegliere la cura
più opportuna nei malati di mieloma
multiplo.
Ruolo dell’ipossia nella
promozione
dell’attività
anti-angiogenica
dell’interleuchina 25 nel linfoma
a cellule B.
L’ipossia, cioè una bassa concentrazione di ossigeno nei tessuti, è un
parametro importante nel microambiente dei tumori, ed è associato alla
resistenza a chemio e radioterapia,
alla progressione maligna e alle metastasi.
L’ipossia inizialmente stimola
l’angiogenesi, cioè la formazione
di nuovi vasi sanguigni per portare
nutrienti e ossigeno al tumore e sostenerne la crescita.
Nei tumori ematologici, come i linfomi follicolari, quelli diffusi a grandi
cellule B o i linfomi di Burkitt pediatrici, le cellule B maligne esprimono
una forma particolare dell’interleuchina 25 (IL-25), una molecola segnale
del sistema immunitario.
Il legame tra IL-25 e l’angiogenesi
non è ancora chiaro e in parte ambi-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Giannina Gaslini di Genova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Casoli (CH) nel 1978
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Genova nel 1979
 Laureata in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Milano
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Genova
 PhD in Biotecnologie Mediche presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Patologia Clinica presso
l’Università degli Studi di Genova
oncologia
oncologia
Le cellule T CD4+ nel mieloma multiplo: associazione
con stato della malattia,
prognosi e risposta alla
terapia.
Il mieloma multiplo colpisce le plasmacellule, cioè i linfociti B maturi,
ed evolve da uno stato asintomatico
e pre-maligno alla vera e propria malattia sintomatica.
Attualmente è incurabile, a causa
delle frequenti ricadute e dello sviluppo nei pazienti di resistenza alla
chemioterapia.
Per sviluppare trattamenti più efficaci
è necessario identificare nuovi bersagli terapeutici e studiare le dinamiche cellulari nel microambiente nel
quale si sviluppa il tumore, cioè il mi-
60
elisa
ferretti
giulia
di lullo
guo. In alcune malattie come l’asma,
IL-25 sembra stimolare l’angiogenesi, mentre in modelli murini di linfoma
il trattamento con IL-25 provoca
riduzione di crescita tumorale.
L’obiettivo della ricerca è chiarire i
meccanismi molecolari di IL-25 come
fattore anti-tumorale e i suoi effetti
sull’angiogenesi.
L’ipotesi è che l’ipossia sia uno degli
“interruttori molecolari” che converte
il potenziale pro-angiogenico di IL-25
in attività anti-angiogenica.
Verrà analizzata l’espressione genica
di linfomi in condizioni normali e di
ipossia e in presenza o meno di IL25, con l’obiettivo di capire meglio
il ruolo di questa molecola nell’evoluzione di tumori ematologici.
61
La transizione epiteliale-mesenchimale nella patogenesi della leucemia mieloide
acuta.
La leucemia mieloide acuta (AML) è
un cancro del sangue e del midollo
osseo. I pazienti, se non trattati adeguatamente, muoiono precocemente. Inoltre, i metodi terapeutici attuali
non sempre sono soddisfacenti e la
loro applicazione causa una serie di
effetti collaterali.
Per curare meglio è necessario
conoscere nei dettagli la patogenesi delle leucemiae mieloidi acute. Rimane da scoprire, ad esempio,
come la comparsa di una o più mutazioni in una singola cellula e della
sua progenie possa risultare in una
malattia sistemica come la leucemia
e come avvenga la diffusione a tutto
il sistema ematopoietico.
Nei tumori solidi, l’insorgenza delle metastasi è stata ricondotta
alla riattivazione di un processo
embrionale, chiamato transizione
dall’epitelio al mesenchima (EMT:
epithelial-to-mesenchymal transition).
Può essere coinvolto anche nella diffusione dei tumori del sangue, come
la AML? È la domanda a cui il progetto di ricerca vuole rispondere.
Risultati preliminari hanno infatti
mostrato che le proteine mutate e
aberranti NPMc+ e AML1/ETO, specifiche delle cellule leucemiche, abbassano i livelli di un’altra proteina, la
caderina-E, tipica del processo EMT.
L’obiettivo è quello di verificare se
e come il processo di EMT viene
sfruttato dalle cellule leucemiche
nel passaggio da clone isolato di
cellule tumorali a leucemia sistemica; questo potrà portare a importanti implicazioni cliniche poiché
molti dei farmaci utilizzati per i tumori
soldi agiscono bloccando l’EMT e
potrebbe fornire nuove strategie di
trattamento delle leucemia mieloidi
acute.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Cracovia (Polonia) nel 1971
 Laureata in Medicina e Chirurgia
presso il Collegium Medicum, Jagiellonian University di Cracovia (Polonia)
62
 PhD in Pathology presso
l’University of London (UK)
Le vie di segnalazione regolate dalle interazioni del
recettore BCR nelle neoplasie delle cellule B.
La leucemia linfatica cronica è una
neoplasia ematologica dovuta ad
accumulo di linfociti nel sangue, nel
midollo osseo e negli organi linfatici;
la prognosi della malattia è molto variabile.
Dal punto di vista molecolare, un
ruolo molto importante per il decorso della malattia è svolto dal recettore per gli antigeni delle cellule
B (BCR). BCR è un recettore dei
linfociti B che, in seguito a diversi
tipi di stimolazione, attiva nei linfociti una cascata di segnalazione
molecolare.
L’obiettivo del progetto è valutare se
i diversi tipi di stimolazione del BCR
diano origine a differenze nell’attivazione dei segnali e se tali differenze
possano essere alla base del diverso andamento clinico osservato nei pazienti.
oncologia
oncologia
Stefano
Iacovelli
Alicja
Gruszka
In particolare, verrà studiato il ruolo delle diverse proteine della via di
segnalazione attivata dal recettore
BCR utilizzando diverse tecniche
biomolecolari applicate in linee cellulari e cellule primarie prelevate da
pazienti: trasferimento di DNA esogeno, silenziamento di specifici geni
e l’uso di inibitori specifici diretti contro le diverse proteine coinvolte nella
segnalazione biochimica in cellule
neoplastiche.
Successivamente, le analisi verranno estese al linfoma diffuso
a grandi cellule B e al linfoma a
cellule mantellari. L’obiettivo finale
è comprendere i meccanismi molecolari per identificare nuovi bersagli
terapeutici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
International Centre for Genetic Engineering
and Biotechnoloy (ICGEB), distaccamento di
Monterotondo scalo (RM)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Roma nel 1977
 Laureato in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
 PhD in Scienze Ematologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
63
le cellule leucemiche e quelle dello
stroma midollare. CD157 è una proteina coinvolta nel controllo dell’adesione e migrazione dei globuli bianchi nel processo infiammatorio e di
cellule neoplastiche nel carcinoma
ovarico.
Si ipotizza che CD157 possa essere coinvolta anche nel controllo
dell’interazione tra cellula leucemica e microambiente midollare,
un meccanismo cruciale per l’insorgenza della resistenza ai chemioterapici. L’obiettivo del progetto è analizzare l’espressione della proteina
CD157 in cellule leucemiche e in
quello dello stroma midollare ed investigare il suo ruolo funzionale nell’
interazione tra cellule leucemiche e
microambiente del tumore.
I risultati permetteranno di valutare il
potenziale clinico di CD157 come
marcatore diagnostico, prognostico o predittivo nel trattamento
della leucemia mieloide acuta.
Identificazione e target
terapeutico delle lesioni
epigenetiche associate al
Linfoma Diffuso a Grandi
Cellule.
Il linfoma diffuso a grandi cellule B
(DLBCL) rappresenta circa il 35-40%
dei linfomi a cellule B diagnosticati
nei paesi occidentali.
Il 20-30% dei pazienti è refrattario alla
terapia di prima linea o ha una ricaduta dopo remissione completa.
La terapia di salvataggio con trapianto di cellule staminali ha un
impatto limitato sulla sopravvivenza di pazienti con DLBCL refrattario o in recidiva.
Questi pazienti costituiscono una necessità medica cruciale e l’identificazione di biomarcatori che ne consentano la diagnosi precoce così come
lo sviluppo di efficaci combinazioni di
farmaci a bersaglio rappresentano
obiettivi clinicamente rilevanti.
L’analisi del profilo di marcatori epi-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Torino
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Torino nel 1982
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1984
 Laureato in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Torino
 Laureata in Biotecnologie Mediche
e Medicina Molecolare presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Complexity in Post-Genomic
Biology presso l’Università degli Studi di
Torino
 PhD in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Milano
oncologia
oncologia
Leucemia mieloide acuta,
microambiente e resistenza ai farmaci anti-tumorali: come la molecola CD157
ci può aiutare?
La leucemia mieloide acuta è un
tumore caratterizzato dall’accumulo
di cellule maligne nel midollo. Queste cellule sono generalmente sensibili alla chemioterapia, tuttavia nel
50-70% dei casi il tumore ha una
ricaduta e non risponde più alla
terapia.
Un ruolo importante nella progressione e nell’acquisizione della resistenza alla chemioterapia è stato attribuito al microambiente midollare (o
stroma), in particolare all’interazione
tra specifiche proteine presenti sul-
64
silvia laura
locatelli
nicola
lo buono
genetici rappresenta un approccio strategico per l’individuazione di
meccanismi rilevanti nell’insorgenza
di DLBCL refrattario/ricaduto.
Il progetto ha l’obiettivo di caratterizzare i profili epigenetici e
trascrizionali associati al DLBCL
refrattario o ricaduto, con l’obiettivo
di identificare marcatori predittivi della
risposta terapeutica e di investigare
gli effetti citotossici di farmaci a bersaglio in grado di spegnere lesioni
molecolari specifiche del DLBCL.
La scoperta di lesioni epigenetiche
associate a una resistenza intrinseca ai trattamenti standard permetterà
l’identificazione precoce di pazienti
con DLBCL che richiedono una terapia di prima linea alternativa.
65
RUOLO DELLA PROTEINA FOXM1
NELLA PROLIFERAZIONE E SOPRAVVIVENZA DELLE CELLULE
STAMINALI DI LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA.
Nonostante l’efficacia senza precedenti delle moderne terapie della
leucemia mieloide cronica, come il
trattamento con inibitori delle proteine tirosin chinasi, si è osservato che
la cellula staminale leucemica è in
grado di sopravvivere, costituendo
una pericolosa fonte di ricaduta.
Emerge quindi l’esigenza di studiare i meccanismi che permettono a
questa cellula di sfuggire alla terapia
in modo tale da sviluppare strategie
terapeutiche più efficaci in grado di
guarire i pazienti.
FOXM1 è una proteina capace di
conferire vantaggio proliferativo
alle cellule staminali leucemiche.
Nei pazienti affetti da leucemia
mieloide cronica, l’espressione di
FOXM1 è più alta nella cellula progenitrice leucemica rispetto alle cellule
differenziate e mature.
Il progetto mira a identificare i
meccanismi di sopravvivenza della cellula staminale leucemica e
discriminarli da quelli della cellula
staminale normale valutando gli effetti della riduzione di espressione e
attività di FOXM1 sulla proliferazione
e sopravvivenza della cellula staminale leucemica.
Questo permetterà di eradicare il
clone cellulare tumorigenico capace, anche in condizioni di apparente
guarigione, di rigenerare la malattia
e di identificare una nuova strategia
terapeutica in grado, in associazione
alle terapie tradizionali, di combattere definitivamente la leucemia mieloide cronica.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Ematologia e Scienze
Oncologiche “L. E A. Seràgnoli”,
Università degli Studi di Bologna
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Messina nel 1978
 Laureata in Biotecnologie presso
l’Università degli Studi di Bologna
66
sabrina
manni
 PhD in Biotecnologie Cellulari e Molecolari e Biochimica Clinica presso
l’Università degli Studi di Bologna
Inibizione della proteina chinasi CK1α: una nuova strategia terapeutica per la cura
del mieloma multiplo e della
malattia ossea a esso associata.
Il mieloma multiplo è il secondo più
frequente tumore del sangue, caratterizzato da una malattia sia ematologica che ossea.
Nonostante gli enormi progressi nella ricerca di terapie, rimane ancora
incurabile; la ricerca di nuovi bersagli
terapeutici è dunque fondamentale.
La proteina chinasi CK1α è essenziale per la modulazione di molte vie
di sopravvivenza che favoriscono la
crescita tumorale.
Scopo del progetto è valutare se
CK1α possa indurre un vantaggio
proliferativo e di sopravvivenza
sulle cellule di mieloma multiplo e
se la sua inibizione possa essere
utilizzata come potenziale strategia terapeutica per superare la
resistenza ai chemioterapici e la
malattia ossea.
L’ipotesi da confermare è che l’ini-
oncologia
oncologia
manuela
mancini
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Bologna
bizione di CK1α da un lato causi la
morte delle cellule maligne, e dall’altro potrebbe favorire il deposito di
osso invece della sua distruzione,
avendo un effetto curativo sulla malattia ossea del mieloma.
La scoperta di un ruolo cruciale di
CK1α nello sviluppo e diffusione del
mieloma multiplo potrebbe portare
allo sviluppo di specifici inibitori da
usare nella pratica clinica in associazione a nuovi farmaci per superare
non solo la malattia ematologica,
ma anche i devastanti problemi ossei, che possono causare disabilità
permanenti, migliorando l’aspettativa
di vita del paziente e limitando la spesa sanitaria attualmente necessaria
per il trattamento di questa patologia.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Venetian Institute of Molecular Medicine
(VIMM) di Padova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Desio nel 1975
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Padova
 PhD in Biochimica e Biofisica
presso l’Università degli Studi di Pavia
67
PHDv-C5HCH è fondamentale per
l’attivazione di geni implicati nella genesi della malattia.
Obiettivo del progetto è individuare,
tramite metodi computazionali di
screening virtuale, piccole molecole in grado di legare direttamente la struttura tridimensionale
PHDv-C5HCH bloccandone la
sua funzione tumorale.
L’ effettiva capacità di legare il dominio PHDv-C5HCH delle molecole
individuate in silico verrà testata con
esperimenti biofisici e biochimici.
Le molecole con la migliore affinità di
legame ad PHDv-C5HCH verranno
testate in modelli cellulari di leucemia
mieloide acuta per verificare se sono
in grado di bloccare l’azione tumorale di NSD1.
In una prospettiva a lungo termine tali molecole costituiranno la
base per lo sviluppo di farmaci
volti a bloccare l’azione tumorale
di NSD1, potendo quindi offrire una
terapia ai pazienti affetti dalle forme
di leucemia mieloide acuta ora incurabili.
VALUTAZIONE DEL RUOLO ONCOSOPPRESSORE DEL microRNA let-7 NELLA LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA.
I microRNA sono piccole molecole
RNA che ricoprono molti ruoli biologici importanti nelle cellule. Alcuni
di essi risultano espressi in modo
aberrante in condizioni patologiche
gravi, incluse le leucemie.
Uno di questi microRNA, il let-7c, è
una molecola poco espressa nelle
cellule dei pazienti di leucemia mieloide acuta.
Quando reintrodotto artificialmente
nelle cellule leucemiche, il let-7c è
capace di stimolarne il differenziamento verso uno stato più maturo ripristinandone, almeno in
parte, le normali funzioni.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Toledo (Spagna) nel 1985
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a San Pietroburgo (Russia) nel 1974
 Laureato in Biotecnologie presso
l’Università Francisco de Vitoria di Madrid
(Spagna)
 Laureata in Ingegneria dei Processi
Biotecnologici presso l’Istituito di Tecnologia
di a San Pietroburgo (Russia)
 PhD in Biofisica presso
l’Università Autonoma di Madrid (Spagna)
 PhD in Medicina Molecolare
presso l’Università degli Studi di Milano
oncologia
oncologia
Il dominio proteico PHDv-C5HCH come possibile
nuovo bersaglio nella leucemia mieloide acuta.
Mutazioni nella proteina NSD1, in
particolare la sua fusione alla proteina NUP98, sono alla base dello sviluppo della leucemia mieloide acuta.
I pazienti che mostrano questa mutazione hanno una prognosi molto
grave, una delle peggiori nelle leucemie poiché al momento non sono
disponibili trattamenti contro questa
forma di leucemia.
La proteina NSD1 è composta da
vari sottodomini coinvolti nell’interazione con un gruppo di proteine legate al DNA chiamate istoni. In particolare, la porzione proteica detta
68
Andrea
Pelosi
Fernando
Martin-Garcia
Questa scoperta induce a testare
l’efficacia di un trattamento a base di
let-7c in vivo in modelli murini di leucemia mieloide acuta.
L’obiettivo della ricerca è capire se
la somministrazione di let-7c abbia
un potere terapeutico, riducendo lo
sviluppo del tumore e/o l’infiltrazione
nei vari organi, mettendo a punto un
modello-clinico di leucemia mieloide
acuta su cui testare l’efficacia della
somministrazione in vivo di let-7c.
Se i risultati confermeranno l’ipotesi
si aprirebbe la strada per un possibile impiego del let-7c come
agente terapeutico in pazienti di
leucemia mieloide acuta.
69
Strategia terapeutica diretta contro la molecola
Notch per inibire interazione di cellule di mieloma
multiplo con il microambiente midollare.
Il mieloma multiplo è il secondo più
comune tumore ematologico, causato da una proliferazione di plasmacellule maligne del midollo osseo.
Nonostante i miglioramenti terapeutici, questa malattia è tuttora incurabile poiché si sviluppa una resistenza
ai farmaci causata dell’interazione
delle cellule tumorali con l’ambiente
midollare dell’osso.
Non stupisce, quindi, la forte aspettativa per nuovi trattamenti finalizzati
a ridurre la localizzazione delle cellu-
le neoplastiche nel midollo e la loro
interazione con il microambiente locale. Recentemente sono state descritte le potenzialità della molecola
Notch come bersaglio terapeutico
grazie alla sua capacità di promuovere sia la crescita del mieloma che
la sua interazione con il midollo osseo. Il progetto consiste nello studio di una strategia anti-tumorale
di inibizione delle vie molecolari
attivate da Notch volta ad interrompere l’interazione patologica
tra tumore e midollo osseo.
Questo approccio mirato ai singoli
componenti della via molecolare di
Notch intende ridurre la tossicità
degli attuali inibitori della γ-secretasi che, bloccando integralmente il
segnale di Notch, causano tossicità
intestinale.
Sarà valutato se il trattamento combinato degli anticorpi con i farmaci
attualmente in uso nella terapia del
mieloma permetta di superare la resistenza farmacologica. Infine, sarà
effettuata una prima valutazione delle
popolazioni di pazienti che possono
beneficiare del trattamento mediante
l’analisi genetica delle cellule di pazienti con mieloma.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a San Pietroburgo (Russia) nel 1974
 Laureata in Ingegneria dei Processi
Biotecnologici presso l’Istituito di Tecnologia
di a San Pietroburgo (Russia)
70
 PhD in Medicina Molecolare
presso l’Università degli Studi di Milano
Ruolo dell’RNA lungo non
codificante kcnq1ot1 nel
controllo della proliferazione di cellule di mieloma multiplo.
Il mieloma multiplo è un tumore delle plasmacellule, cioè i linfociti maturi
che producono anticorpi, rappresenta il 13% circa di tutte le neoplasie ematologiche ed è attualmente incurabile: la sopravvivenza
media dei pazienti è 3-5 anni.
Gli RNA lunghi non codificanti (long
non coding RNA: LncRNA) sono una
classe di molecole recentemente
identificate che regolano numerosi
processi cellulari, dallo sviluppo embrionale alla progressione tumorale.
Tra gli altri, Kcnq1ot1 è un LncRNA in
grado di regolare l’espressione di importanti geni che regolano la divisione e la proliferazione cellulare, tra cui
il gene della proteina p57. Quest’ultima è in grado di arrestare la proliferazione cellulare; non sorprende quindi
il fatto che la sua espressione è ridotta in numerosi tipi di cancro, tra cui
molti tumori del sangue. Terapie volte
ad aumentare i livelli di p57 sono già
oncologia
oncologia
Marianna Nicoletta
Rossi
Natalia
Platonova
usate con successo o sono attualmente in fase di sperimentazione clinica. L’obiettivo del progetto è approfondire i meccanismi molecolari e
il ruolo che p57 e l’RNA kcnq1ot1
svolgono nella proliferazione incontrollata delle cellule di mieloma
multiplo. L’RNA kcnq1ot1 è coinvolto
nel silenziamento del gene di p57: l’ipotesi da cui parte il progetto è che
sia possibile rallentare la proliferazione delle cellule di mieloma multiplo
aumentando i livelli di p57, bloccando
l’RNA kcnq1ot1. La comprensione
del circuito molecolare alla base rappresenterà un punto di partenza per
sviluppare strategie farmacologiche
e terapeutiche efficaci per il mieloma
multiplo, attualmente non curabile.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1980
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“Roma Tre”
 PhD in Genetica e Biologia Umana
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
71
Investigando il ruolo delle ATPasi di tipo P nelle leucemie acute.
Le ATPasi di tipo P sono un gruppo
di proteine deputate al trasporto di
ioni attraverso le membrane cellulari. Mantenere le corrette concentrazioni di ioni dentro e fuori dalle
cellule è cruciale per l’equilibrio fisiologico dei tessuti.
Non sorprende quindi che in molti
tumori le ATPasi siano frequentemente mutate. Inoltre, alcune di
queste proteine mediano i meccanismi di resistenza alla terapia anti
neoplastica.
È già stato dimostrato che l’ATPasi
di tipo P denominata SERCA media
l’azione della proteina NOTCH1, uno
72
Maria Carmela
Vegliante
dei principali oncogeni della leucemia linfoblastica a cellule T.
Bloccare l’azione di SERCA ha un
profondo effetto anti tumorale.
Il primo obiettivo della ricerca è quello di sviluppare nuovi inibitori di SERCA come modalità terapeutica in
questo tipo di leucemia.
Il secondo obiettivo è ampliare lo
studio del ruolo delle ATPasi di
tipo P nelle leucemie acute attraverso un approccio di silenziamento genico, che permetterà di
identificare rapidamente quali proteine fra i membri della famiglia delle
ATPasi sono necessarie per la proliferazione delle cellule leucemiche.
Una volta identificate le proteine
coinvolte nella proliferazione anomala, potranno essere testati inibitori, se già disponibili, o utilizzare le informazioni ottenute per lo sviluppo
di nuove terapie per il trattamento
delle leucemie acute.
rUOLO DEL METABOLISMO DEL
COLESTEROLO NEI LINFOMI
NON-HODGKIN.
I linfomi non-Hodgkin sono tumori
del tessuto linfatico caratterizzati da
un’elevata aggressività e in alcuni
casi da una scarsa risposta ai trattamenti chemioterapici attualmente in
uso.
Negli ultimi anni la ricerca scientifica
si è focalizzata sullo studio del microambiente tumorale poiché le cellule cancerose rilasciano nel microambiente fattori che non solo
condizionano il comportamento
della cellula tumorale stessa, ma
anche quello delle cellule del sistema immunitario che a sua volta
favorisce la crescita neoplastica.
Il colesterolo e i suoi derivati vengono
rilasciati dalle cellule maligne nel microambiente e si legano alle proteine
LXR, determinando in alcuni tumori
l’aumento delle metastasi.
Il progetto ha l’obiettivo di studiare
l’effetto del metabolismo del colesterolo sulla crescita tumorale dei linfomi
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Dana-Farber Cancer Institute di Boston (USA)
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Reggio Emilia nel 1977
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Bari nel 1982
 Laureato in Medicina e Chirurgia presso
l’Università degli Studi di Parma
 Laureata in Biotecnologie Mediche e
Medicina Molecolare presso lUniversità
degli Studi di Bari “Aldo Moro”
 PhD in Biotecnologie del Trapianto di
Midollo Osseo Umano presso
l’Università degli Studi di Perugia
 PhD in Medicina presso l’Università di
Barcellona (Spagna)
oncologia
oncologia
Giovanni
Roti
non-Hodgkin focalizzando l’attenzione sui processi metastatici.
Si approfondiranno i meccanismi
molecolari con i quali i recettori
nucleari LXR, che svolgono il ruolo
di “interruttori” di DNA e che sono
attivati dal colesterolo, influenzano
il comportamento della cellula tumorale.
Attraverso l’utilizzo di tecniche di sequenziamento di RNA e DNA e di sistemi di colture cellulari tridimensionali verranno individuate le molecole
direttamente regolate da LXR.
Questo consentirà di identificare
nuovi bersagli terapeutici e di mettere a punto nuove strategie antitumorali per i linfomi Non-Hodgkin di
difficile trattamento.
73
Identificazione di molecole coinvolte nella genesi
del linfoma in un modello
murino di Linfoma Diffuso a
Grandi Cellule B spontaneo.
Il linfoma diffuso a grandi cellule B
(DLBCL) è, tra i linfomi non-Hodgkin,
il sottotipo più diffuso e anche quello
con prognosi peggiore.
La sua crescita e la sua aggressività
dipendono innanzitutto da caratteristiche intrinseche al linfocita B che si
trasforma in cellula linfomatosa.
Altrettanto importante è il ruolo del
microambiente tumorale che supporta il processo di trasformazione neoplastica. La presenza di una malattia autoimmune come il lupus, ad
esempio, determina negli organi
linfoidi uno stato di attivazione
cronica del sistema immunitario, e
della cellula B in particolare, e tale
condizione spesso favorisce la linfomagenesi.
Per un’efficace azione preventiva e
terapeutica, è particolarmente importante conoscere quali eventi intrinseci ed estrinseci accompagnano le
fasi precoci della malattia.
Il progetto studierà in un modello
murino di DLBCL spontaneo gli
eventi intrinseci precoci che accompagnano il processo di linfomagenesi mediante la realizzazione
di profili genici di cellule B in corso di
trasformazione. Inoltre, sarà testato il
ruolo di alcuni specifici fattori estrinseci quali le proteine della matrice
extracellulare SPRce OPN o del microbiota.
Si potrà così verificare quali programmi molecolari di risaputa importanza
nei DLBCL siano modificati a tempi
precoci, quando la malattia non è
ancora manifesta o diagnosticabile,
fornendo nuovi potenziali bersagli
molecolari per scopi diagnostici,
preventivi o curativi.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale dei TumorI di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Treviglio (BG) nel 1982
 Laureata in Biotecnologie Industriali
presso l’Università degli Studi
di Milano-Bicocca
74
 PhD in Medicina Molecolare
e Traslazionale presso l’Università
degli Studi di Milano-Bicocca
Studio dei meccanismi di immunoevasione e ricaduta
post-trapianto
mediante
caratterizzazione del profilo genomico ed epigenomico della leucemia mieloide acuta.
Il trapianto di midollo osseo da donatori sani (trapianto allogenico) rappresenta una possibilità di cura molto efficace per diversi tipi di tumori
del sangue tra cui la leucemia mieloide acuta.
Le cellule del sistema immunitario
del donatore, infatti, sono in grado di
riconoscere ed eliminare le cellule
leucemiche presenti nel paziente.
Sfortunatamente però, in alcuni casi,
le cellule leucemiche sono in grado
di modificare i propri geni e i sistemi
che li regolano, sfuggendo così a
questo controllo, mettendo in atto
l’immunoevasione. In questo progetto si vogliono sfruttare le più recenti tecniche di sequenziamento
genico per identificare le alterazioni che consentono alla leucemia di eludere la sorveglianza del
oncologia
oncologia
Lucia
Zanotti
Caterina
Vitali
sistema immunitario del donatore.
Verranno caratterizzati in dettaglio il
profilo genomico, epigenomico e
trascrizionale di campioni di leucemie mieloide acuta provenienti da
pazienti ricaduti dopo trapianto di
midollo allogenico.
Distinguendo le alterazioni già presenti al momento della diagnosi da
quelle insorte in risposta alla pressione immunitaria esercitata dal trapianto sarà possibile identificare
selettivamente le modificazioni responsabili della selezione di varianti leucemiche resistenti e delineare così nuovi approcci terapeutici
mirati a eludere i meccanismi di immunoevasione.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS Ospedale San Raffele, Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1979
 Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche
presso l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Medicina Molecolare presso
l’Università Vita-Salute San Raffaele,
Milano
75
Il tumore al polmone è la prima causa di morte per malattia oncologica.
Questo è principalmente dovuto alla tardività nella diagnosi, quando il tumore è già in
metastasi. Il principale fattore di rischio è il fumo, per il quale è chiara la relazione dose-effetto. L’incidenza del tumore al polmone è in diminuzione graduale tra gli uomini
ma in crescita fra le donne, a causa proprio dell’aumento nel numero di fumatrici. L’identificazione di marcatori precoci è una delle linee di ricerca più promettenti per migliorare la cura del tumore al polmone.
primo
QUASI
2 milioni
16%
76
20%
85-90%
tumore
più comune
al mondo
di nuove
diagnosi ogni
anno al mondo
probabilità
di sopravvivenza
a cinque anni
dalla diagnosi
delle morti
oncologiche
in Italia sono
causate
dal tumore
al polmone
dei tumori al
polmone nel
mondo sono
causati dal fumo
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
MicroRNA nel tumore al
polmone: da marcatori a
bersagli terapeutici.
Il tumore al polmone è la prima
causa di morte per cancro al
mondo. È quindi più che mai urgente aumentare la conoscenza a
livello molecolare della sua patogenesi, sviluppare nuove strategie di
diagnosi precoce, di stratificazione
in stadi e di terapia per migliorare la
prognosi dei pazienti. I micro-RNA
(miRNAs) sono corte molecole di
RNA che regolano l’espressione
di altri geni nelle cellule. Alterazioni nell’espressione dei miRNA sono
coinvolti nella patogenesi di numerosi tumori.
I micro-RNA inoltre costituiscono
una nuova classe di biomarcatori
presenti nel sangue utilizzabili per
la diagnosi e per la definizione della
prognosi. Infine, micro-RNA rilasciati
nel circolo sanguigno possono avere un ruolo terapeutico modulando la crescita e l’invasività delle
cellule tumorali.
Precedenti studi hanno identificato una “firma molecolare” di miRNA
da plasma (MSC) in grado di iden-
oncologia
Mattia
Boeri
TUMORI AL POLMONE
tificare i pazienti affetti da tumore al
polmone.
Lo scopo del progetto è quello di
effettuare, in vitro e in vivo, analisi
funzionali dei micro-RNA che compongono la “firma MSC” per valutare se possano essere utilizzati
anche come agenti terapeutici.
Verranno analizzate le capacità dei
miRNA di cambiare le proprietà di
cellule tumorali in coltura e la capacità di ridurre i tumori e ritardare le
recidive in modelli animali.
L’obiettivo finale è valutare se questi micro-RNA possano essere
utilizzati non solo come strumento diagnostico ma anche terapeutico nel trattamento del tumore
al polmone.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Milano nel 1981
 Laureato in Biotecnologie Industriali
presso l’Università degli Studi
di Milano-Bicocca
 PhD in Biological Sciences presso
The Open University di Londra (UK)
77
rio che eliminano le cellule infettate o
“anormali”.
Il “sistema di interrogazione delle
cellule T” è un approccio immuno-proteomico che già nel tumore
dell’ovaio ha dato buoni risultati correlando la prognosi delle pazienti con
la risposta alla chemioterapia. Applicando questo approccio, la ricerca
mira a individuare quegli antigeni
tumorali, rilasciati durante l’apoptosi
immunogenica, che possano stimolare i linfociti T ad avviare una
risposta immunitaria, ulteriormente
rafforzando l’azione dei farmaci.
I risultati forniranno un gran numero
di potenziali nuovi target da utilizzare
per studiare delle cellule immunitarie
reattive nel sangue periferico.
La correlazione con l’andamento clinico dei pazienti e la persistenza di
queste cellule nel tempo potrebbero essere sfruttate come marcatore
precoce di risposta alla chemioterapia.
Identificazione delle basi
genetiche individuali di predisposizione al tumore al
polmone nei non-fumatori.
Il tumore al polmone è la prima causa di morte tumore al mondo.
Il 90% dei tumori al polmone è
causato dal fumo di sigaretta, ma
solo il 15% di fumatori sviluppa
un tumore al polmone. Il 10% dei
tumori al polmone avviene in persone che non hanno mai fumato; in Italia sono circa 4.000 ogni anno i
non fumatori a cui viene diagnosticato un tumore al polmone.
È quindi più che mai necessario
identificare i fattori di rischio ambientali e genetici per comprendere più a
fondo la biologia del tumore al polmone.
Lo scopo della ricerca è identificare i
profili genetici predittivi del rischio individuale di sviluppare il
tumore al polmone nei non-fumatori, sequenziando il DNA di pazienti
che hanno contratto il tumore al polmone in giovane età pur non fuman-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Siena
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1978
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Siena nel 1982
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
 Laureata in Biologia Molecolare e
Cellulare presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Immunologia pressol’Università
degli Studi di Roma “Tor Vergata”
 PhD in Cancer Genetics presso
l’Open University di Londra (UK)
oncologia
oncologia
Tumore del polmone e “sistema di interrogazione
delle cellule T ”: apoptosi
immunogenica e ricerca di
nuovi antigeni tumorali.
Il tumore al polmone rappresenta
una delle principali cause di morte
nei paesi industrializzati. In Italia, è la
prima causa di morte per malattia
oncologica negli uomini e la terza
nelle donne.
Nell’evoluzione dei trattamenti farmacologici somministrati ai pazienti si
sta facendo strada l’idea che i chemioterapici generino apoptosi immunogenica, un tipo di morte cellulare
che induce le cellule tumorali a inviare
segnali molecolari in grado di attivare
quelle cellule del sistema immunita-
78
elisa
frullanti
chiara
focaccetti
do, e comparandoli con il DNA dei
fratelli sani.
Sono stati già ottenuti risultati preliminari su un piccolo gruppi di pazienti analizzati, in cui è stata identificata una peculiare combinazione
di un numero limitato di geni mutati nei pazienti rispetto ai fratelli
sani.
Questo progetto rappresenterà un
passo importante per lo sviluppo
di test diagnostici più efficaci e per
mettere a punto farmaci paziente-specifici capaci di colpire il bersaglio molecolare più adeguato o ristabilire il corretto assetto genetico,
migliorando le cure per il cancro al
polmone, attualmente ancora difficilmente curabili.
79
Il ruolo dell’enzima SCD1
nelle cellule staminali del
tumore al polmone.
Una delle caratteristiche principali dei
tumori è la radicale modificazione del
metabolismo cellulare.
Tra le vie metaboliche alterate, la sintesi dei lipidi sembra essere coinvolta maggiormente nell’insorgenza dei tumori.
Gli acidi grassi monoinsaturi sono
generati dagli acidi grassi saturi (SFA)
da particolari enzimi denominati stearoyl-CoA desaturasi (SCD). Tra questi, l’enzima SCD-1 sembra essere
coinvolto nello sviluppo del tumore, tanto che recenti studi indicano
SCD-1 come un promettente bersaglio nelle terapie antitumorali.
In numerosi tumori è stata dimostrata
un’organizzazione gerarchica, in cima
alla quale troviamo una sottopopolazione costituita dalle cellule staminali tumorali con la capacità di generare e sostenere la crescita di
nuovi tumori.
Recenti studi hanno dimostrato il
ruolo di SCD1 in cellule staminali tumorali di polmone evidenziando un
legame tra metabolismo lipidico e tumore.
Lo scopo della ricerca è capire il
ruolo molecolare di SCD-1 nelle
staminali del tumore al polmone e
determinare se è coinvolto nella regolazione di alcune vie di segnalazioni attivate in questo tipo di cellule.
In questo modo si potrà determinare
se la sintesi degli acidi grassi saturi è
fondamentale per lo sviluppo del tumore al polmone ed elaborare terapie efficaci per una delle neoplasie a oggi meno curabili.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale Tumori,
IRCCS Fondazione Pascale di Napoli
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1980
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“Roma Tre”
80
 PhD in Biologia e Biotecnologie
Molecolari presso l’Università degli Studi
di Perugia
Resistenza
farmacologica del tumore al polmone
non a piccole cellule: rilevanza terapeutica degli inibitori delle istone deacetilasi e ruolo delle cellule
staminali del tumore.
Il carcinoma polmonare non a piccole cellule è la prima causa di morte
per tumore al mondo.
Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi trattamenti mirati nel trattamento del tumore al polmone, ma
la chemioterapia è spesso ancora la
scelta obbligata per molti pazienti.
Il principale problema della chemioterapia è la resistenza ai farmaci sviluppata dalle cellule tumorali.
Pertanto è fondamentale conoscere i meccanismi alla base di questo
processo per individuare nuove strategie terapeutiche in grado di evitare
o superare la chemioresistenza.
Recentemente, è stata formulata l’ipotesi che le cellule staminali tumorali, una sottopopolazione di cel-
oncologia
oncologia
Daniela
Trisciuoglio
alessia
noto
lule presenti all’interno del tumore
con la caratteristica di rigenerarsi, rivestano un ruolo peculiare nella
chemioresistenza.
L’obiettivo del progetto è studiare il
ruolo delle staminali nell’insorgenza
di resistenza e di valutare se l’inibizione selettiva delle istone deacetilasi, una classe di enzimi che regola
l’espressione dei geni, è in grado di
superare questo ostacolo.
Attraverso modelli preclinici e cellule staminali derivanti da pazienti, il
progetto potrebbe portare alla definizione dei meccanismi molecolari
coinvolti nella genesi e nel mantenimento delle cellule tumorali staminali
e all’identificazione di nuovi bersagli
diagnostici, prognostici e terapeutici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Regina Elena di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1973
 Laureata in Biologia presso l’Università
degli Studi di Roma “La Sapienza”
 PhD in Fisiologia e Tossicologia
molecolare presso l’Università degli Studi
di Siena
81
oncologia
TUMORI ALL’INTESTINO
I tumori all’intestino sono causati dalla progressiva mutazione di determinati geni che
normalmente bloccano l’eccessiva proliferazione. Vi sono poi alcuni fattori di rischio
“ambientali”, come una dieta troppo ricca di carni rosse; essa provoca uno stato di infiammazione cronica che col tempo può favorire la trasformazione neoplastica. L’intestino è inoltre sede della più numerosa comunità di microorganismi, che contribuiscono
a mantenere lo stato di salute e a prevenire i tumori.
Terzo
1,4 milioni
2,4 milioni
SECONDA
63%
82
tumore
più diffuso
al mondo
le nuove
diagnosi
all’anno
nel mondo
le diagnosi
al mondo
stimate
nel 2035
causa
di morte
per tumori
in Italia
probabilità di
sopravvivenza
a cinque anni
dalla diagnosi
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
Monitorare la malattia nei
pazienti con tumore del colon-retto in stadio avanzato attraverso la metilazione del DNA circolante.
Nel trattamento del cancro al colon-retto, il monitoraggio durante la terapia si affida agli esami strumentali e
di imaging e alla misurazione dell’antigene carcino-embrionico (CEA).
I primi sono costosi, poco sensibili,
hanno un rischio da radiazioni e sono
influenzate dalle liste di attesa nei centri diagnostici; il secondo è più economico e sicuro, ma non specifico.
È quindi necessaria una nuova strategia di monitoraggio.
È ormai noto che i tessuti tumorali
rilasciano DNA nel circolo sanguigno, che può essere utilizzato per
identificare mutazioni delle cellule
tumorali. Il problema di questo approccio è che richiede di conoscere
prima quali sono le varianti genetiche
specifiche di ogni tumore e di sviluppare test specifici. Per superare queste limitazioni, il progetto di ricerca
parte da un’altra ipotesi: seguire la
progressione della malattia misu-
rando la metilazione del DNA circolante.
La metilazione è una modificazione
chimica del DNA, e cambiamenti della metilazione sono frequenti nelle cellule tumorali.
Lo scopo del progetto è valutare la
performance di un test di metilazione basato su biopsia liquida per
tracciare l’evoluzione del tumore
del colon-retto. Verranno valutati i livelli di metilazione del DNA tumorale
circolante in loci specifici, sia prima
che dopo le terapie, e confrontati con
i test standard: esami strumentali e
test CEA. I risultati confermeranno se
la metilazione del DNA circolante è un
valido strumento per valutare la risposta della malattia alla terapia.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione del Piemonte per l’oncologia
di Candiolo (TO)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Beaune (Francia) nel 1981
 Laureato in Life Science and Health,
presso l’University of Burgundy di Dijon
(Francia)
 PhD in Molecular and Cell Biology
presso l’University of Burgundy di Digione
(Francia)
83
Ruolo
delle
proteine
Polycomb nella formazione
e nella progressione del
tumore al colon-retto.
Il tumore del colon-retto è tra i tumori
più diffusi e, nonostante i progressi
nella sua cura, ha ancora un tasso
di mortalità troppo alto, rappresentando la seconda causa di morte
per tumore nei paesi occidentali.
Recentemente è stato dimostrato
che il normale sviluppo e rigenerazione intestinale e i tumori hanno in comune un componente: la
cellula staminale intestinale (ISC).
In modelli animali è stato osservato
che solo alterazioni nel DNA delle
cellule ISC rimangono nei tessuti a
lungo e possono dare origine ai tu-
mori. Le alterazioni del DNA possono non riguardare solo la sequenza
del DNA, ma anche il suo stato
“epigenetico”, ovvero la combinazione di modificazioni chimiche
sul DNA e sulle proteine a esso
legate (che insieme costituiscono i
cromosomi) che regolano le funzioni
e l’espressione dei geni.
Tra le proteine che modificano la cromatina vi sono le proteine Polycomb,
coinvolte nella regolazione dello sviluppo embrionale, nella divisione e
proliferazione cellulare e nel differenziamento.
Le proteine Polycomb sono spesso sovraespresse nei tumori, incluso il cancro del colon-retto, e
la loro eliminazione in modelli animali
è in grado di contrastare l’insorgenza
dei tumori.
L’obiettivo della ricerca è caratterizzare il loro ruolo nella genesi e nella progressione del tumore del colon-retto attraverso diversi approcci
sperimentali, tra cui il sequenziamento del DNA di ultima generazione, con lo scopo ultimo di sviluppare nuovi farmaci antitumorali diretti
contro le proteine Polycomb per affiancare o sostituire le attuali terapie
chemioterapiche.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Roma nel 1979
 Laureato in Scienze Biologiche
all’Università degli Studi della Tuscia
84
 PhD in Medicina Molecolare
all’Università degli Studi di Trieste
Il ruolo del recettore
dell’anafilatossina C3a nei
tumori del colon-retto.
Il cancro del colon-retto è una delle
neoplasie più frequenti dell’apparato digerente e la seconda causa di
morte per malattie oncologiche in
Europa e negli Stati Uniti.
In fase iniziale, si manifesta sotto forma di polipi che, in seguito a mutazioni geniche, possono trasformarsi
in carcinomi e diventare invasivi,
dando luogo a metastasi.
La natura invasiva delle tecniche
diagnostiche, come la colonoscopia, ne limita il loro utilizzo su vasta scala, e questo risulta spesso
in una diagnosi tardiva, con conseguente prognosi negativa.
È quindi urgente comprender meglio
i meccanismi molecolari del cancro
del colon-retto per identificare nuovi marcatori affidabili per la diagnosi precoce del tumore del colon-retto. Uno dei geni più frequentemente
mutati è il gene APC che predispone
oncologia
oncologia
silvia
guglietta
Fulvio
Chiacchiera
allo sviluppo di polipi intestinali con
più alta incidenza nel colon. Studi
precedenti nel laboratorio hanno dimostrato, attraverso modelli murini
con il gene di APC mutato, il coinvolgimento del recettore dell’anafilattosina C3a (C3aR) nella genesi
del tumore del colon-retto.
L’assenza di C3aR in modelli murini determina un aumento di tumori
nel colon e sviluppo di metastasi al
fegato, suggerendo un ruolo nella
genesi del tumore.
L’obiettivo della ricerca è caratterizzarne in dettaglio il ruolo nello sviluppo e nella progressione tumorale utilizzando modelli animali e biopsie di
pazienti con diagnosi di tumore del
colon-retto a diversi stadi.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Fondi (LT) nel 1979
 Laureata in Scienze Biologiche
presso Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
 PhD in Immunologia presso
Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
85
Un nuovo circuito molecolare nella transizione epiteliale-mesenchimale
in
cellule di tumore del colon-retto.
Una delle più recenti sfide della ricerca contro il cancro è l’identificazione
dei microRNA oncogenici e onco-soppressori. I micro-RNA (detti
anche miRNA) sono corte molecole di RNA che controllano l’espressione dei geni nelle cellule, e
una loro de-regolazione è spesso
associata ai tumori.
Poiché i miRNA possono favorire o
inibire la progressione tumorale a seconda dei meccanismi molecolari in
cui sono coinvolti, vengono considerati dei potenziali bersagli nelle tera-
pie anti-tumorali. Nel mondo, circa
1,2 milioni di persone sono affette
da cancro del colon-retto e 600
mila persone muoiono ogni anno
a causa di questa malattia.
Numerosi studi hanno dimostrato
che molti miRNA sono alterati nel
cancro al colon-retto, e tra questi la
famiglia dei miRNA-200.
Questi miRNA sono implicati nell’inibizione di una via biochimica, chiamata transizione epiteliale-mesenchimale (EMT: epithelial-mesenchimal
transition), coinvolta nella proliferazione e nel differenziamento cellulare.
La riattivazione della EMT è implicata
nel processo di formazione delle metastasi.
Il progetto ha l’obiettivo di studiare
i meccanismi che regolano i miRNA-200 e il fenomeno dell’EMT
nel tumore del colon-retto.
La delucidazione di questo complesso meccanismo molecolare sarà essenziale per meglio comprendere la
biologia del cancro del colon-retto,
per fornire ai clinici il razionale scientifico per sviluppare nuovi strumenti di
diagnosi e di cura.
Terapia mirata combinata
anti-EGFR/ERBB2 nelle cellule iniziatrici del cancro
al colo.
La terapia mirata contro il recettore
per l’EGF (EGFR) con gli anticorpi
cetuximab e panitumumab è usata
contro i tumori metastatici del colon-retto che non presentano la mutazione del gene KRAS. Purtroppo,
solo una piccola percentuale dei pazienti risponde alla terapia.
Negli ultimi anni sono stati individuati
diversi meccanismi di resistenza alla
terapia anti-EGFR, che hanno portato all’elaborazione di nuove strategie
terapeutiche.
Grazie allo sviluppo di una piattaforma di ricerca traslazionale con colture primarie di cellule staminali, considerate responsabili della crescita e
della formazione di metastasi, sono
stati identificati i segnali che stimolano la proliferazione delle cellule staminali dei tumori metasta-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Regina Elena di Roma
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione del Piemonte per l’Oncologia
di Candiolo (TO)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Parigi (Francia) nel 1971
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
86
 PhD in Applicazioni Biotecnologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
oncologia
oncologia
paolo
luraghi
Aymone
Gurtner
tici del colon-retto e che inducono
la resistenza alla terapia anti-EGFR. Tra questi, la neuregulina sembra avere un ruolo preponderante
nell’acquisizione della resistenza, attivando sia la via del recettore EGFR
che quella del recettore ERBB2.
Lo scopo del progetto è approfondire la biologia della neuregulina
nelle cellule staminali dei tumori
del colon-retto, e costruire un modello in vivo che permetta di dimostrare che la terapia combinata tra il
cetuximab e il lapatinib, un inibitore
sia del recettore EGFR che di
ERBB2 è in grado di migliorare la risposta clinica nei pazienti con tumore metastatico al colon senza mutazioni nel gene KRAS.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Milano nel 1981
 Laureato in Biotecnologie Industriali
presso l’Università degli Studi
di Milano-Bicocca
 PhD in Medicina Molecolare presso
l’Università degli Studi di Torino
87
Colpire i tumori del colon-retto con la mutazione KRAS con terapia anti-METabolica.
È ben noto che la maggior parte dei
tumori presenta una spiccata attività
metabolica necessaria per sostenere la loro proliferazione e sopravvivenza.
In questo modo, molti tumori diventano dipendenti da specifici
vie metaboliche, che diventano così
potenziali talloni di Achille da colpire
con una terapia mirata.
Le mutazioni nel gene KRAS si
verificano in circa il 40% dei tumori del colon, determinando una
prognosi infausta e limitate opzioni
terapeutiche.
Pertanto, la scoperta di nuovi approcci farmacologici è di notevole
importanza per aumentare la sopravvivenza di pazienti affetti da questo particolare tipo di tumore.
L’obiettivo del progetto è studiare la
sensibilità dei tumori colon-rettali
con mutazioni in KRAS alla terapia anti-metabolica e l’efficacia
della concomitante inibizione di vie
di sopravvivenza ingaggiate dalle
cellule tumorali per fronteggiare gli
squilibri energetici.
In particolare, lo studio si focalizzerà
sul ruolo della via biochimica di segnalazione HGF/MET e sugli effetti
della sua inibizione.
L’obiettivo finale è proporre un nuovo approccio terapeutico per il tumore del colon e permettere un rapido trasferimento dell’informazione
preclinica in trials clinici nell’uomo.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione del Piemonte Pper L’oncologia
di Candiolo (TO)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Angera (VA) nel 1981
 Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi
di Modena e Reggio Emilia
88
 PhD in sistemi complessi applicati
alla biologica post-genomica presso
l’Università degli Studi di Torino
Caratterizzazione del microbioma associata al tumore in pazienti con cancro del colon-retto.
L’interesse sempre più crescente
per la flora intestinale ha aperto la
strada a diversi studi scientifici che
ne hanno evidenziato l’importante
ruolo in molteplici funzioni biologiche. Il carcinoma del colon retto
rappresenta una delle cause di
morte da tumore più frequente e,
poiché la flora batterica risiede nello
strato di muco presente nell’intestino, è verosimile che abbia un ruolo
fondamentale nel processo di sviluppo tumorale.
Capire dunque quali tipi di microorganismi influenzano, negativamente o positivamente, l’insorgenza del tumore aprirebbe la
strada a una nuova serie di possibili
oncologia
oncologia
Fabiana
Saccheri
alessia
mira
sperimentazioni e cure. Infatti, se si
scoprisse che alcuni batteri, che
normalmente vivono nel nostro intestino, hanno proprietà anti-tumorali,
potrebbero essere somministrati e
integrati dall’esterno per produrre effetti benefici nel paziente.
L’obiettivo del progetto è identificare nelle feci e nel muco dei pazienti
possibili marcatori microbici correlati
con la presenza o la progressione
del tumore.
Si vuole valutare se esistono differenze qualitative e quantitative
nella flora batterica tra individui
sani e pazienti, con l’obiettivo finale di aprire la via a nuove strategie
di trattamento del tumore del colon-retto.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1980
 Laureata in Biologia Molecolare
all’Università degli Studi di Milano
 PhD in Molecular Medicine alla
Scuola Europea di Medicina Molecolare
di Milano
89
Ruolo del recettore delle
chemochine atipiche CCRL2
nel cancro al colon.
Il carcinoma del colon retto rappresenta la terza forma più comune di
cancro nei paesi occidentali, con
oltre mezzo milione di morti all’anno.
Per questo motivo, è particolarmente importante comprendere i meccanismi che regolano l’insorgenza e
lo sviluppo della malattia.
Studi recenti hanno dimostrato che
le cellule del sistema immunitario,
in particolare i leucociti infiltranti,
hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo del tumore del colon.
Il reclutamento di cellule del sistema
immunitario in siti tumorali è regolato
dall’interazione tra piccole molecole
chiamate chemochine e i loro recettori. Il progetto si propone di chiarire
il ruolo di un particolare recettore
per chemochine (CCRL2) nel reclutamento delle cellule immunitarie
nel sito del tumore.
CCRL2 si torva sulle cellule immunitarie e sulle cellule con funzione di
barriera, come quelle epiteliali ed endoteliali.
Dati preliminari indicano che l’assenza di questo recettore riduce l’infiammazione e ostacola la crescita
tumorale, suggerendo un ruolo fondamentale di CCRL2 nello sviluppo
del tumore del colon retto.
La comprensione del meccanismo molecolare potrà aiutare a
sviluppare nuove terapie per il
trattamento del tumore al colon.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Brescia
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Fano (PU) nel 1974
 Laureata in Biologia presso
l’Università degli Studi di Padova
90
 PhD in Biological Sciences presso la
Open University of London (UK)
Espressione dei geni infiammatori e rischio di tumore del colon-retto: un
approccio meccanicistico
alla variabilità di regolazione umana.
L’espressione genica è il processo
tramite cui l’informazione contenuta
in un gene viene convertita in una
macromolecole biologicamente funzionale, come una proteina.
Cellule diverse hanno diversa
espressione genica a seconda
delle loro funzioni, e a seconda
che siano sane o anomale.
L’espressione genica è coordinata
dall’interazione tra proteine chen legano il DNA, sequenze regolatorie
più lontane (enhancers) e geni bersaglio. Diversi studi dimostrano che
variazioni di singoli nucleotidi del
DNA associati a malattie infiammatorie croniche e insorgenza di
tumori sono principalmente localizzati negli enhancers. È il caso ad
esempio del cancro del colon-retto.
oncologia
oncologia
laura
vian
tiziana
schioppa
Considerato il ruolo cruciale delle
cellule infiammatorie, preferenzialmente macrofagi, nella carcinogenesi del tumore del colon-retto, la
variabilità agli enhancer che regolano geni dell’infiammazione potrebbe
influenzare il comportamento di tali
cellule nell’alterazione del microambiente infiammatorio promuovendo
lo sviluppo del tumore.
Scopo del progetto è ricostruire i circuiti genici di regolazione per stabilire un collegamento tra espressione genica alterata e variazioni
nelle sequenze agli enhancer in
cellule immunitarie nel cancro del
colon-retto, per comprendere meglio la sua genesi e sviluppare nuove
strategie terapeutiche.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Anzio (RM) nel 1982
 Laureata in Biotecnologie Genomiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
 PhD in Scienze Cellulari e Morfogenesi
presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
91
Il tumore al fegato primario è relativamente poco comune, mentre estremamente diffusi sono i tumori al fegato secondari, cioè metastasi che provengono da tumori in altri
organi. Esistono fattori di rischio che predispongono a tumori al fegato primari, prima
fra tutti l’infezione da parte del virus dell’epatite C, ma anche stati di infiammazione
cronica come la cirrosi. La funzionalità del fegato non è compromessa anche in presenza di grosse masse tumorali, il che rende la sua diagnosi spesso tardiva.
sesto
83%
oltre
75%
più di
60 anni
92
tumore
più comune
al mondo
dei tumori primari
al fegato
è diagnosticato
nei paesi
in via di sviluppo
dei tumori
al fegato primari
sono causati da
fattori di rischio
come il virus
dell’epatite C
età in cui
si verificano la
maggior parte
dei tumori
primari al fegato
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
L’espressione della miniproteina Omomyc previene
la crescita cellulare nel
carcinoma epatocellulare.
Il carcinoma epatocellulare è il quinto tumore più comune al mondo e
la terza causa di morte per tumore. Myc è un fattore di trascrizione,
cioè una proteina che lega il DNA e
regola l’espressione di molti altri geni.
Una sua attività anormale è correlata alla maggior parte dei tumori. Myc
agisce legandosi alla proteina Max
per attivare la proliferazione cellulare.
Una strategia per bloccare l’azione di Myc è attraverso la miniproteina Omomyc, che impedisce il
legame con Max e in modelli murini
induce la regressione di una gran varietà di tumori senza effetti collaterali.
Tuttavia, le azioni di Omomyc sull’epatocarcinoma non sono ancora
state investigate; lo scopo della ricerca è quindi quello di verificare, in vitro
e in modelli murini, se la proliferazione di cellule di epatocarcinoma
può essere bloccata da Omomyc.
Un ulteriore obiettivo è quello di comprenderne i meccanismi molecolari,
oncologia
barbara
barbaro
TUMORE AL FEGATO
in particolare sulla via biochimica di
Hedgehog; questa via di segnalazione è coinvolta nel differenziamento
cellulare, è normalmente attiva nello
sviluppo embrionale ed è spenta negli adulti.
Nell’epatocarcinoma, invece, questa
via è riattivata; uno degli obiettivi
della ricerca è quello di capire se
Omomyc può influenzare i livelli di
attivazione di Hedgehog.
In primi dati in vitro sembrano indicare che Omomyc riduca la proliferazione di cellule tumorali fino al 70%
in pochi giorni. Se i risultati verranno
ulteriormente confermati, Omomyc
potrebbe rappresentare una nuova
arma nella lotta contro l’epatocarcinoma.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
CNR- Istituto di Biologia Molecolare
e Patologia di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Chieti nel 1971
 Laureata in Biologia presso
l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
 PhD in Epatologia Sperimentale e Clinica presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
93
Il ruolo delle cellule natural killer nella risposta immunologica contro il carcinoma epato-colo-rettale.
Comprendere come il sistema immunitario combatte i tumori è una
delle frontiere nello sviluppo di terapie anti-tumorali, in particolare in
stadi avanzati, come nel caso di
metastasi del fegato causate da un
tumore del colon-retto.
Le cellule “natural killer” (NK)
sono un tipo di linfociti particolari:
hanno la peculiare capacità di riconoscere e uccidere cellule tumorali anche senza averle mai viste prima, a differenza dei linfociti e
di altre cellule immunitarie che devono essere prima “istruite” a rico-
noscere un tumore.
L’ipotesi da cui prende avvio il progetto è che vi sia una correlazione
positiva tra il numero delle cellule
NK presenti nelle metastasi epatiche da cancro del colon-retto e l’aspettativa di vita del paziente.
In particolare, attraverso tecnologie
di immunoistochimica, si vuole valutare se il numero delle cellule NK
presenti nelle metastasi epatiche da
cancro del colon sia influenzato dalla somministrazione della chemioterapia.
Successivamente si valuterà come
questo influenzi la risposta più o
meno favorevole del paziente alla
chemioterapia, e se possa essere
un indicatore predittivo del decorso della malattia.
Ci aspettiamo che i risultati ottenuti
contribuiscano a una migliore comprensione della patogenesi delle
metastasi epatiche da cancro del
colon-retto e che permettano lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Lexington, South Carolina (USA)
nel 1978
 Laureata in Biological Science
all’Auburn University di Auburn (USA)
94
 PhD in Patologia Sperimentale
e Neuropatologia all’Università
degli Studi di Milano
La nicchia di cellule staminali e i macrofagi associati
al tumore: ruolo nel colangiocarcinoma umano.
Il colangiocarcinoma si origina dalle cellule epiteliali dei dotti biliari e
rappresenta, insieme al carcinoma
epatocellulare, il più importante tumore primitivo epatico.
La mancanza di buoni marcatori diagnostici e di efficacia delle
attuali terapie hanno reso il colangiocarcinoma una grande sfida medica. Le cellule staminali del
cancro (CSC) sono resistenti alla
terapia convenzionale e responsabili di recidiva tumorale e metastasi. I
macrofagi associati al tumore (TAM)
sono cellule del sistema immunitario che esercitano diverse funzioni
pro-tumorali, tra cui la promozione
della farmaco-resistenza.
Dal momento che la chemioterapia e la radioterapia convenzionali
non sono efficaci nel prolungare la
oncologia
oncologia
chiara
raggi
Kelly
Hudspeth
sopravvivenza dei pazienti, una migliore conoscenza dell’interazione
tra cellule staminali e macrofagi
associati al colangiocarcinoma è
essenziale per lo sviluppo di nuove terapie molecolari nell’uomo.
Questo è proprio l’obiettivo della ricerca, che mira a caratterizzare i
macrofagi e le cellule staminali isolate
dai pazienti, analizzare l’effetto delle
staminali sull’attivazione dei macrofagi ed esaminare gli effetti dei macrofagi sulla riposta ai farmaci delle
cellule staminali.
I risultati potranno fornire nuova
conoscenza sull’origine e la progressione del colangiocarcinoma
e aiutare nello sviluppo di terapie
efficaci.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Lucca nel 1975
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Pisa
 PhD in Patologia Generale presso
l’Università degli Studi di Pisa
95
Esistono numerose tipologie di tumori del sistema nervoso, a carico delle diverse cellule specializzate che lo compongono. I più comuni sono i gliomi, come i glioblastomi
e gli astrocitomi, mentre il neuroblastoma è molto comune nei bambini. I tumori primari del sistema nervoso sono abbastanza rari, mentre più frequenti sono le metastasi da
parte di altri tumori, come seno e polmone. Tuttavia sono molto aggressivi e causano
sintomi debilitanti, tra cui aumento della pressione intracranica con forti mal di testa e
disturbi fisici e cognitivi.
5800
nuovi casi
di tumori del
sistema nervoso
centrale
diagnosticati in
Italia nel 2014
17%
70%
di tutti i tumori
cerebrali primari
sono glioblastomi
90%
dei neuroblastomi
sono diagnosticati
entro i 5 anni
di età
dei glioblastomi
colpiscono
tra i 45 e i 70 anni
di età
Gli aptameri di RNA: una
strategia innovativa per
bloccare la crescita e la
resistenza ai farmaci nel
glioblastoma.
Il glioblastoma è un tumore del sistema nervoso centrale in genere
aggressivo; l’aspettativa di vita nei
pazienti è spesso inferiore a un
anno. È quanto mai urgente trovare
approcci terapeutici efficaci, e per
farlo occorre prima capire i meccanismi molecolari che guidano la nascita e lo sviluppo di questo tumore.
Tra questi, un ruolo importante è
svolto dalla proteina EGFR, presente in grande quantità sulla superficie
delle cellule di glioblastoma; circa la
metà dei tumori ne esprime anche una forma mutata, l’EGFRvIII, responsabile di una maggiore aggressività. Data l’importanza
di EGFR per la sopravvivenza del
tumore, sono stati sviluppati farmaci
contro l’EGFRvIII; tuttavia le cellule di
glioblastoma reagiscono al tratta-
oncologia
Simona
Camorani
TUMORI DEL SISTEMA NERVOSO
mento farmacologico aumentando i
livelli di un’altra proteina, PDGFRβ,
innescando un meccanismo compensatorio che sostiene la sopravvivenza del tumore.
Il progetto si propone di utilizzare
due frammenti di RNA, chiamati
aptameri, in grado di legarsi uno
alla proteina EGFR e alla sua forma
mutata e l’altro a PDGFRβ, arrestando la proliferazione delle cellule tumorali e rendendole quindi sensibili
alla terapia. Se i risultati saranno positivi e dimostreranno l’efficacia degli
aptameri di RNA, si apriranno nuovi
scenari di terapia per il glioblastoma e per i tumori maligni del
cervello ad oggi ancora di complessa curabilità.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
CNR-Istituto di Endocrinologia ed Oncologia Sperimentale “G. Salvatore” di Napoli
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Cercola (NA) nel 1986
 Laureata in Biotecnologie Mediche
presso l’Università di Napoli Federico II
96
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014
http://www.orpha.net
 PhD in Oncologia Molecolare
ed Endocrinologia presso
l’Università di Napoli Federico II
97
La riprogrammazione epigenetica indotta da ipossia nel neuroblastoma.
Il neuroblastoma è il tumore solido
extra-cranico più comune nei bambini e si origina dal sistema nervoso
simpatico in via di sviluppo.
La frequenza di mutazioni somatiche ricorrenti in diversi pazienti
è molto bassa, favorendo l’ipotesi
che le forme ad alto rischio del
neuroblastoma siano favorite da
mutazioni germinali rare o da
modifiche epigenetiche che si accumulano durante l’evoluzione del
tumore.
Le modificazioni epigenetiche sono
modificazioni chimiche sul DNA e
sulle proteine a esso legate (che
insieme costituiscono la cromatina)
che ne regolano le funzioni. Un altro
fattore che contribuisce all’evoluzione del tumore è il microambiente
tumorale, in particolare la concentrazione di ossigeno.
L’ipossia, cioè bassi livelli di ossigeno intorno al tumore, spinge le cellule del neuroblastoma verso uno
stato più immaturo e più proliferativo
e induce certe modificazioni della
cromatina che favoriscono la resistenza alle terapie.
L’obiettivo principale del progetto è
quello di individuare l’insieme delle alterazioni indotte dall’ipossia
nelle cellule di neuroblastoma e
di identificare quali geni vengono
espressi in risposta.
I risultati daranno nuove indicazioni per sviluppare strategie di
sensibilizzazione delle cellule di
neuroblastoma alla chemioterapia, diminuendo i casi di recidiva e
aprendo la strada alla terapia personalizzata.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
CEINGE di Napoli
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Pollena Trocchia (NA) nel 1981
98
La vescicole derivate dalle cellule staminali mesenchimali come nuovo approccio terapeutico del
glioblastoma.
I tumori gliali maligni, tra cui il glioblastoma multiforme, rappresentano
il 15-20% di tutti i tumori pediatrici
a carico del sistema nervoso centrale.
Le attuali terapie, che comprendono
intervento di resezione chirurgica,
chemioterapia e radioterapia, sono
raramente risolutive e la prognosi
per il glioblastoma è spesso negativa, con una aspettativa di vita intorno ai 15 mesi.
L’obiettivo del progetto è valutare un
nuovo approccio terapeutico per
il glioblastoma basato sull’utilizzo di
vescicole rilasciate all’esterno da
cellule staminali mesenchimali.
Le vescicole di membrana svolgono
un ruolo fondamentale nella comunicazione tra diversi tipi di cellule.
Lo studio si basa su promettenti risultati preliminari che evidenziano
come le vescicole isolate da cellule
Andrea
Del Fattore
oncologia
oncologia
flora
cimmino
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Roma
staminali mesenchimali derivanti da
midollo osseo e da cordone ombelicale siano capaci di ridurre la crescita e di indurre la morte in cellule di glioblastoma.
Inoltre, le vescicole possono essere
caricate con farmaci anti-tumorali; il
progetto valuterà anche la capacità
di utilizzare le vescicole come
trasportatori di agenti chemioterapici e la loro efficacia contro le
cellule di glioblastoma, utilizzando
vescicole caricate con vincristina,
un farmaco attualmente già.
L’obiettivo finale è la messa a punto
dell’approccio anti-tumorale mediato
da vescicole extracellulari efficace
anche nel trattamento del glioblastoma multiforme.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1981
 Laureata in Biotecnologie presso
l’Università di Napoli Federico II
 Laureata in Biotecnologie Mediche,
Molecolari e Cellulari presso Università
degli Studi di Roma “Tor Vergata”
 PhD in Medicina molecolare presso
l’Università di Napoli Federico II
 PhD in Biotecnologie presso
l’Università degli Studi dell’Aquila
99
MYCN e LIN28B possono avere
un ruolo oncogenico e promuovere la crescita e la sopravvivenza del
tumore.
Sono stati inoltre identificate piccole molecole di RNA, i micro-RNA,
con azione soppressiva del tumore, la cui espressione è molto bassa
nelle cellule di neuroblastoma più
aggressive.
Spegnere i geni oncogeni tramite l’interferenza a RNA (siRNA) e rimpiazzare i micro-RNA oncosoppressori
può essere una duplice strategia per
combattere le forme aggressive di
neuroblastoma.
L’obiettivo della ricerca è proprio
quello di sviluppare modalità per
veicolare tramite vescicole lipidiche le molecole terapeutiche alle
cellule tumorali in un modello murino di neuroblastoma.
Lo sviluppo di una duplice strategia
terapeutica con siRNA e micro-RNA potrà rappresentare un potente
strumento per disegnare terapie molecolari innovative per migliorare in
poco tempo il trattamento del neuroblastoma.
Il ruolo dell’autofagia come
evento chiave nello sviluppo, progressione e differenziazione trans-endoteliale
del neuroblastoma umano.
Il neuroblastoma è il tumore solido
più frequente in età pediatrica. Il 50%
dei pazienti presenta metastasi alla
diagnosi e solo un terzo di essi sopravvive fino a cinque anni.
Comprendere la struttura molecolare
della patologia può aprire la strada a
terapie più specifiche, mirate e meno
tossiche. Alcune cellule di neuroblastoma sono in grado di trasformarsi in cellule endoteliali, dando
così origine a nuovi vasi sanguigni
che alimentano la crescita del tumore: questo fenomeno è detto “mimetismo vascolare”. Inoltre esiste in tutte
le cellule dell’organismo un processo fisiologico chiamato autofagia,
normalmente utilizzato dalle cellule
per eliminare parti danneggiate di se
stesse, la cui de-regolazione sem-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Giannina Gaslini di Genova
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Giannina Gaslini di Genova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Savona nel 1978
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Genova nel 1967
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Genova
 Laureata in Biologia presso
l’Università degli Studi di Genova
 Specializzata in Patologia Clinica
presso l’Università degli Studi di Genova
 PhD in patologia Clinica presso
l’Università degli Studi di Sassari
oncologia
oncologia
Terapie combinate e mirate
per il neuroblastoma basate sulla sostituzione dei
micro-RNA e sul silenziamento di geni oncogeni.
Il neuroblastoma, un tumore pediatrico del sistema nervoso simpatico,
è responsabile del 15% di tutte le
morti per tumore nei bambini nonostante attualmente esistano
protocolli di cura multimodali.
Molti promettenti agenti terapeutici
sono scarsamente utilizzabili a causa dell’alta tossicità sistemica; è
quindi necessario sviluppare nuove
strategie terapeutiche per migliorare
le probabilità di sopravvivenza nei
pazienti ad alto rischio.
Alcuni geni, come ALK, PHOX2,
100
Gabriella
Pagnan
Daniela
Di Paolo
bra essere essenziale nella patogenesi di vari tumori.
Si ipotizza che la perdita di efficacia
di alcune terapie sia dovuta all’insorgere di autofagia nelle cellule tumorali, promuovendo sia la resistenza ai
farmaci sia il mimetismo vascolare.
Lo scopo del progetto è investigare
il ruolo dell’autofagia come evento
chiave nell’insorgenza, progressione e trans-differenziazione endoteliale delle cellule di neuroblastoma umano.
Lo studio dei campioni biologici
umani e dei modelli animali può porre
le basi per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche atte a colpire sia
l’autofagia sia il mimetismo vascolare
nei pazienti affetti da neuroblastoma.
101
i livelli di CLIC1 sono più alti in cellule
di glioblastoma rispetto a cellule
sane, e sono tanto più alti tanto peggiore è la prognosi per il paziente.
Inoltre, se i livelli di CLIC1 vengono
“spenti” in alcune cellule particolari,
dette staminali del cancro, queste
hanno una diminuita capacità di rigenerarsi e di stimolare la propagazione del tumore.
CLIC1 sembra quindi una proteina importante nella genesi e
nell’evoluzione del glioblastoma,
e scopo del progetto è quello di
comprenderne i meccanismi di azione.
La ricerca si prefigge inoltre di valutare se le cellule di glioblastoma rilasciano CLIC1 nel sangue e se questi livelli possono essere utilizzati
come indicatori diagnostici e prognostici della presenza e dello
stadio della malattia.
Infine, si intende chiarire se CLIC1
possa essere utilizzato come marcatore dell’aggressività del tumore e
della prognosi del paziente ed essere sfruttato come bersaglio molecolare per terapie farmacologiche.
Il ruolo dell’enzima ADAR1
che modifica l’RNA nella patogenesi del glioblastoma.
Il glioblastoma è uno dei tumori più
aggressivi nell’uomo e, ad oggi, non
ci sono terapie efficaci per la sua
cura. In questo scenario, l’identificazione di specifici ed efficaci target
terapeutici è essenziale.
Il progetto ha l’obiettivo di studiare
le alterazioni epigenetiche, riconducibili ad alterazione dell’RNA editing,
come possibili cause di inizio e
progressione di malattia. Le molecole di RNA sono fondamentali nel
trasferimento dell’informazione genetica nelle cellule e subiscono profondi riarrangiamenti.
In particolare, l’RNA editing è un
meccanismo biologico che coinvolge il cambiamento di sequenza di
molecole di RNA con importanti con-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1974
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1980
 Laureata in Scienze Biologiche
all’Università degli Studi di Milano
 Laureata in Biologia presso
l’Università degli Studi di Roma “Roma Tre”
 PhD in Neurofarmacologia all’Istituto
di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
di Milano
 PhD in Genetica Medica presso
l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
oncologia
oncologia
Il canale del cloro intracellulare come nuovo biomarcatore del glioblastoma umano.
Il glioblastoma è il tumore cerebrale
più aggressivo e letale. Le difficoltà
di trattamento clinico di questo tumore sono dovute alla complessità
dei meccanismi che ne guidano l’insorgenza e la progressione.
La conoscenza di questi meccanismi è fondamentale per identificare
molecole che siano da un lato biomarcatori utili per una diagnosi precoce e per la scelta della terapia più
adeguata, e dall’altra possibili bersagli farmacologici.
CLIC1 è una proteina che regola i
flussi dello ione cloro nelle cellule:
102
sara
tomaselli
Cristina
Richichi
seguenze per l’espressione e l’attività
di molte proteine.
Nei mammiferi, l’RNA editing è un fenomeno vitale ed avviene ad opera
degli enzimi ADAR. Alterazioni di tali
enzimi sono state associate a varie
patologie umane, incluso il cancro.
Lo scopo della ricerca è investigare il ruolo dell’enzima ADAR1
nella patogenesi del glioblastoma.
Tramite studi di silenziamento genico, verrà valutato se l’enzima ADAR1
è in grado di modificare le proprietà
tumorigeniche di cellule di glioblastoma.
L’obiettivo finale è individuare nuove
via molecolari che possano essere
sfruttate per sviluppare terapie innovative.
103
MELANOMI E TUMORI DELLA PELLE
La pelle è il tessuto dell’organismo esposto verso l’ambiente esterno e quindi sottoposto a maggiore stress ambientale. Uno dei maggiori fattori di rischio per i tumori alla
pelle è l’esposizione ai raggi ultravioletti del sole. La loro energia penetra nei melanociti e può causare danni e mutazioni nel DNA, anticamera della trasformazione tumorale. Il melanoma è curabile, tramite asportazione chirurgica, senza conseguenze se
diagnosticato in tempo mentre la sua forma metastatica è molto aggressiva.
1,6%
terzo
oltre
85%
81.000
40-50%
104
di tutti
i tumori
diagnosticati
al mondo
tumore
più frequente
in Italia
al di sotto dei
50 anni di età
probabilità
di sopravvivenza
a cinque anni
dalla diagnosi
persone in Italia
convivono
con una diagnosi
di melanoma
dei melanomi
ha mutazione
nel gene BRAF
FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
Gli effetti di nuovi derivati
del nitrobenzossadiazolo
sul melanoma metastatico.
Il melanoma è un tumore maligno
che colpisce la pelle; la prognosi
per il paziente è favorevole se il tumore viene identificato e rimosso
quando è ancora localizzato, mentre
in caso di metastasi non sono attualmente disponibili trattamenti
efficaci e l’aspettativa di vita del
paziente è limitata.
Le opzioni terapeutiche approvate
dall’FDA americana, l’ente preposto
all’approvazione e al controllo dei
farmaci ad uso umano, comprendono farmaci che, nella maggior parte
dei casi, non producono remissione completa della malattia a causa
dell’elevata resistenza che questa
sviluppa ai farmaci convenzionali.
L’obiettivo del progetto è studiare
l’efficacia di una nuova molecola
di sintesi, un derivato del nitrobenzossadiazolo denominato MC3181,
sul melanoma metastatico.
Anastasia
De Luca
oncologia
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Roma
Questa molecola causa morte delle
cellule tumorali di melanoma inibendo l’azione della proteina GSTP1-1,
un enzima chiave nell’acquisizione
di resistenza ai chemioterapici.
Inoltre MC3181 è particolarmente
efficace in tumori con mutazioni nel
gene BRAF, presente nella metà di
tutti i melanomi.
Verrà studiata la capacità di
MC3181 di interferire con i processi di formazione delle metastasi e
di aumentare l’efficacia di farmaci
convenzionali già in uso, come il
vemurafenib o il temozolomide, per
identificare nuove terapie combinatoriali più efficaci per il trattamento del melanoma anche in
fase metastatica.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1982
 Laureata in Biotecnologia Mediche presso
l’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare
presso l’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
105
processo fisiologico per la degradazione del contenuto cellulare,
degli aggregati proteici e degli organelli cellulari danneggiati.
Questo processo è alterato nel cancro, anche se i meccanismi molecolari su come contribuisca alla sopravvivenza dei tumori non sono del
tutto compresi.
Tra le proteine coinvolte nell’autofagia, un ruolo importante è giocato dalla transglutaminasi 2 (TG2),
la cui attività enzimatica è essenziale
per assemblare gli aggregati proteici
e nell’eliminazione degli organelli danneggiati, nelle fasi finali dell’autofagia.
TG2, inoltre, si trova ad alti livelli in diversi tumori ed è correlata ad
un’alta resistenza alla chemioterapia
e alle caratteristiche metastatiche.
L’obiettivo del progetto è comprendere i dettagli molecolari dell’azione della transglutaminasi 2 nell’autofagia di cellule di melanoma e di
come correli con le capacità invasive
e metastatiche del tumore, per sviluppare nuove strategie terapeutiche
del melanoma meno tossiche.
La spettroscopia Raman
come approccio innovativo e non invasivo nella
diagnosi precoce del tumore cutaneo.
I tumori cutanei rappresentano
un problema sanitario sempre più
importante a causa dell’aumento
della loro incidenza negli ultimi decenni, soprattutto nella popolazione
caucasica.
Secondo l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, il melanoma maligno
occupa, per prevalenza e incidenza,
il sesto posto tra tutti i tumori. Attualmente, l’unica terapia davvero efficace è la diagnosi precoce seguita
da rimozione chirurgica.
Esistono numerosi sotto-tipi di tumori cutanei, diversi per morfologia,
pericolosità, prognosi e risposta alle
terapie; è quindi importante avere
strumenti precisi di classificazione dei tumori della pelle per decidere l’approccio terapeutico migliore.
Ad oggi la diagnosi è ottenuta mediante l’analisi istopatologica di biopsie prelevate dalla zona interessata.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS di
Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1974
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1985
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
 Laureata in Biologia applicata
alla ricerca biomedica presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare
presso l’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
 PhD in Scienze Morfologiche presso
l’Università degli Studi di Milano
oncologia
oncologia
Regolazione dell’autofagia nel melanoma maligno:
un nuovo possibile bersaglio terapeutico.
Il melanoma è un tumore della pelle molto aggressivo, la cui incidenza
sta rapidamente aumentando negli
ultimi anni.
Nei primi stadi può essere curato tramite intervento chirurgico, ma nello
stadio avanzato è in grado di diffondersi in altre parti dell’organismo rendendo difficile la cura.
Inoltre, la maggior parte dei melanomi alla lunga diventa resistente
alle terapie farmacologiche convenzionali.
Uno dei meccanismi di resistenza
alla chemioterapia è l’autofagia, un
106
alice
gualerzi
Manuela
D’Eletto
La spettroscopia Raman è un promettente strumento capace di indagare in modo accurato, rapido e oggettivo la tipologia di lesione.
L’analisi della composizione molecolare della cute avviene attraverso una luce laser in modo indolore e rapido.
Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di
ottimizzare le condizioni di analisi e
di valutare la reale efficacia diagnostica della tecnica di spettroscopia
Raman.
Questa tecnica potrà aprire la strada al suo futuro utilizzo come metodo non invasivo, efficace e obiettivo
a disposizione del dermatologo per
una diagnosi accurata e precoce
dei tumori della pelle.
107
Vaccinazione con DNA chimerico per il trattamento
del melanoma maligno: uno
studio clinico comparativo
di medicina traslazionale.
Il melanoma è uno dei tumori più
diffusi e aggressivi, non solo nell’uomo ma anche in altri mammiferi, ad
esempio i cani.
Sebbene una diagnosi tempestiva
lo renda curabile, in caso di diagnosi tardiva le possibilità di cura sono
limitate.
Il melanoma è altamente immunogenico, in grado cioè di essere
visto dal sistema immunitario che
è capace di riconoscere specifici
bersagli, detti antigeni, sulle cellule
tumorali.
Tra questi c’è l’antigene CSPG4,
espresso sulle cellule di melanoma
e sulle cellule tumorali staminali.
Grazie alle similitudini tra il melanoma umano e canino è stato condotto uno studio clinico veterinario dimostrando l’efficacia di un
vaccino a DNA contro CSPG4 nel
prevenire le recidive e le metastasi in cani operati di melanoma.
Lo scopo del progetto è quello di
generare vaccini chimerici contro
l’antigene CSPG4, codificanti una
proteina ibrida, metà umana e metà
canina, e di valutarne la maggiore
efficacia antitumorale, da soli o in
combinazione con Ipilimumab, un
anticorpo utilizzato in clinica che potenzia il sistema immunitario contro
il tumore.
La convalida dell’efficacia dei vaccini
chimerici contro il CSPG4 per il trattamento di pazienti canini affetti da
melanoma maligno potrà fornire un
prezioso contributo per combattere il melanoma sia in ambito veterinario che umano, contribuendo
a migliora la sopravvivenza.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Cuneo nel 1985
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Torino
108
 PhD in Medicina Molecolare presso
l’Università degli Studi di Torino
Nuove strategie per superare la resistenza agli inibitori di BRAF: validazione
di una terapia combinata in
modelli di melanoma.
Il melanoma cutaneo è uno dei pochi
tumori umani altamente maligni la cui
incidenza a livello mondiale continua
a crescere in modo drammatico.
Si tratta di un tumore potenzialmente
letale che, almeno nel 20% dei casi,
porta a metastasi vicino al sito primario o a distanza ed è inoltre caratterizzato da una elevata refrattarietà ai
comuni farmaci chemioterapici.
Negli ultimi anni una speranza è arrivata dall’utilizzo degli inibitori della
proteina BRAF, ad esempio il vemurafenib, che hanno però mostrato, in
un’alta percentuale di casi, comparsa di resistenza e una conseguente
recidiva.
Il progetto è focalizzato sulla messa
a punto di nuove terapie combinate dirette contro i meccanismi
molecolari alla base della resistenza agli inibitori di BRAF.
oncologia
oncologia
Claudio
Tabolacci
Federica
Riccardo
Attraverso uno screening proteomico
di linee cellulari di melanoma resistenti a questi farmaci verranno individuati i meccanismi molecolari alla
base dell’induzione della resistenza.
Una volta individuati si potrà agire
in modo mirato su di essi, anche
mediante l’utilizzo di molecole
naturali o provenienti dall’alimentazione e per questo caratterizzate
da minore tossicità tipica dei comuni
chemioterapici.
Con l’individuazione di nuove molecole, anche di origine naturale,
si potranno sviluppare nuove cure
adiuvanti atte a potenziare le attuali
terapie con conseguente aumento
della aspettativa e della qualità di vita
dei pazienti.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Superiore di Sanità di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Roma nel 1982
 Laureato in Biologia ed Evoluzione
Umana presso l’Università degli Studi
di Roma “Tor Vergata”
 PhD in Immunologia e Biotecnologie
applicate presso l’Università degli Studi
di Roma “Tor Vergata”
109
Le cellule tumorali, avendo un metabolismo alterato, hanno anche metabolomi diversi dalle cellule sane.
Lo scopo del progetto è identificare,
attraverso la spettroscopia di risonanza magnetica, profili metabolici
specifici provenienti da campioni di
urine e siero di pazienti affetti da melanoma, metastatico e non metastatico, e di confrontarli con quelli di un
gruppo di individui sani di controllo.
L’obiettivo dell’analisi è determinare una “firma metabolica”
specifica capace di distinguere i
pazienti rispetto ai sani, e i pazienti
metastatici dai non metastatici, oltre
a fornire un razionale per predire il rischio di sviluppare metastasi nei pazienti non ancora metastatici.
Analizzando i metaboliti responsabili
di tale discriminazione ci si attende
una migliore comprensione dei
meccanismi biochimici e cellulari
coinvolti nello sviluppo del melanoma e delle metastasi.
Sviluppo preclinico di una
nuova molecola a bersaglio specifico contro le
cellule di melanoma.
Il melanoma è il tumore più aggressivo della pelle ed è associato ad
un’elevata mortalità.
La causa principale è lo sviluppo di
resistenza alla morte cellulare programmata, o apoptosi, da parte del
tumore che rende quindi inefficaci i
farmaci in uso. L’obiettivo del progetto è realizzare una nuova molecola
per il trattamento del melanoma che
permetta di superare la resistenza
del tumore ai farmaci tradizionali
attraverso l’induzione dell’apoptosi.
Il progetto vuole sviluppare, servendosi delle nanotecnologie, una molecola con un veicolo d’avanguardia,
per renderla più efficace e meno tossica, che, in associazione ai chemioterapici, è in grado di costringere le
cellule del tumore a “suicidarsi”.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione FiorGen Onlus di Firenze
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Modena e Reggio
Emilia
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Prato nel 1977
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Carpi (MO) nel 1979
 Laureato in Chimica presso
l’Università degli Studi di Firenze
 Laureata in Biologia presso l’Università
degli Studi di Modena e Reggio Emilia
 PhD in Biologia strutturale presso
l’Università degli Studi di Firenze
 PhD in Patologia Clinica presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
oncologia
oncologia
Identificazione dei pazienti affetti da melanoma aggressivo attraverso la
risonanza magnetica nucleare basata sulla metabolomica.
La metabolomica, cioè la misura
quantitativa dei metaboliti presenti nei sistemi viventi, si è affermata
come un utile complemento alla caratterizzazione delle malattie e all’investigazione di molteplici tematiche
biochimiche e biomediche.
La metabolomica consiste nell’analisi di fluidi biologici, come siero o urine, per caratterizzare il
metaboloma, cioè il complesso
dei metaboliti originanti dal funzionamento della cellula.
110
Francesca
Truzzi
Leonardo
Tenori
Bassi livelli di chemioterapia consentono infatti di “aiutare” la molecola ad
agire, aumentando i livelli di un recettore di morte normalmente poco
espresso sulla superfice delle cellule
più aggressive.
Il legame tra recettore e molecola
consentirebbe di attivare la morte
nelle cellule del tumore maggiormente responsabili della resistenza ai farmaci.
Per facilitarne l’azione, verranno utilizzati dei “trasportatori”, atti a veicolare
la molecola all’interno del tumore aumentandone l’efficacia.
Questa strategia porterà allo sviluppo
di un nuovo farmaco in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti
affetti da melanoma.
111
La prostata è una ghiandola deputata alla produzione del liquido seminale. Il tumore
alla prostata è uno dei più diffusi nel sesso maschile. Nelle prime fasi il tumore alla
prostata non dà sintomi evidenti, ma può già essere diagnosticato attraverso una visita urologica. Il principale fattore di rischio è l’età: è raro al di sotto dei 40 anni, mentre
due terzi dei tumori sono diagnosticati dopo i 65 anni di età e tra il 70-90% degli uomini oltre gli 80 anni hanno un tumore alla prostata. Chi ha casi di tumore alla prostata in consanguinei ha un rischio doppio di sviluppare tumore alla prostata e anche
scorretti stili di vita (dieta ricca di grassi, obesità, inattività fisica) influenzano il rischio.
112
secondo
2 terzi
1 su 8
91%
-1,8%
per anno
tumore
più diffuso
negli uomini
dei tumori
alla prostata
diagnosticati
nei paesi sviluppati
uomini
che sviluppano
un tumore
alla prostata
nel corso della vita
probabilità
di sopravvivenza
a cinque anni
dalla diagnosi
diminuzione
della mortalità
per tumore
alla prostata
FONTI: International Agency for Research on Cancer (www.iarc.fr) per i dati internazionali
Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
Valutazione dell’ipossia e
del volume vascolare in
un modello di tumore alla
prostata tramite risonanza magnetica.
L’ipossia, cioè una bassa concentrazione di ossigeno in un tessuto,
è tipica di molti tumori solidi e influenza molti aspetti della biologia
del cancro favorendo caratteristiche
tumorali aggressive. Inoltre, l’assenza di una sufficiente ossigenazione
è spesso correlata a una riduzione
dell’efficacia della terapia medica.
Sia la chemio che la radioterapia
sono infatti meno efficaci in presenza di bassa concentrazione di ossigeno all’interno del tumore.
L’ipossia è causata da una insufficiente vascolarizzazione della massa
tumorale: nonostante si comincino a
conoscere nei dettagli i meccanismi
molecolari, mancano ancora strumenti di visualizzazione diagnostica.
Lo scopo della ricerca è proprio lo
sviluppo di una nuova procedura
per la visualizzazione dell’ipossia
e del volume vascolare in modelli
murini di tumore alla prostata attraverso la risonanza magnetica
(RM).
oncologia
ENZA
DI Gregorio
TUMORE ALLA PROSTATA
L’uso della RM permette di visualizzare in modo non invasivo e con
un’elevata risoluzione le zone di
interesse, fornendo preziose informazioni sulle caratteristiche del
tessuto tumorale. Inoltre, è possibile
utilizzarla per monitorare nel tempo
l’esito della terapia. Il metodo si basa
sull’uso dei globuli rossi del sangue
marcati con agenti di contrasto capaci di evidenziare il grado di ossigenazione e vascolarizzazione della
zona di interesse. L’obiettivo finale è
lo sviluppo di un metodo che sia
applicabile anche in clinica, per
aiutare i medici nella caratterizzazione del tumore alla prostata e nel monitoraggio della terapia anti-tumorale
più consona per ogni paziente.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Salemi (TP) nel 1984
 Laureata in Biotecnologie Molecolari
presso l’Università degli Studi di Torino
 PhD in Scienze Biomolecolari
e Farmaceutiche presso
l’Università degli Studi di Torino
113
oncologia
oncologia
Roberta
Sommaggio
Terapia cellulare nel tumore alla prostata: dotare
le cellule T con strumenti
per superare il checkpoint
della proteina PD-1.
Il cancro della prostata è la seconda
causa di mortalità maschile nel mondo occidentale.
Un approccio terapeutico attualmente in uso è l’immunoterapia
cellulare che prevede la somministrazione di linfociti T, cellule del
sistema immunitario, opportunamente ingegnerizzati e stimolati
per riconoscere e distruggere le
cellule tumorali di prostata.
Il tumore però è in grado di attivare
meccanismi di difesa per inibire questa risposta immunitaria.
L’obiettivo del progetto è studiare
la proteina PD-1 (Programmed cell
Death protein 1), una delle molecole
responsabili dell’inibizione dei linfociti
T. L’interazione tra PD-1 e due molecole ad esso complementari, PDL-1
e PDL-2, inibisce l’attività dei linfociti
T e ne riduce l’efficacia, compromettendo la risposta immunitaria.
Il progetto di ricerca prevede l’ingegnerizzazione dei linfociti T in
modo tale da conferire loro specificità contro le cellule tumorali
prostatiche.
Inoltre verranno messi a punto diversi sistemi per interferire con il
microambiente tumorale immunosoppressivo, impedendo l’interazione di PD-1 con i suoi recettori.
I due approcci, attuati in contemporanea, permetteranno di aumentare
l’attività e la sopravvivenza dei linfociti
T infusi nel paziente, ripristinandone
l’efficacia terapeutica, e migliorando
così le attuali strategie di terapia cellulare.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Padova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Lonigo (VI) nel 1981
 Laureata in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Padova
114
 PhD in Biomedicina presso
l’Università di Barcellona (Spagna)
grant 2015
PERCHè
LA RICERCA
SCIENTIFICA
FA BENE
A TUTTI.
ANCHE A TE. 115
Il tumore alla tiroide è un tumore relativamente poco comune. Ne esistono diverse
forme: la più comune, presente in oltre il 75% dei casi, è l’adenocarcinoma papillare.
Gli altri sottotipi sono il carcinoma follicolare (15% di tutti i tumori), quello midollare e
quello anaplastico, il più aggressivo ma anche il più raro. Tra i fattori di rischio è annoverato il gozzo, un ingrossamento della tiroide causato dalla presenza di noduli benigni spesso dovuti a carenza di iodio, o l’esposizione massiccia a radiazioni ionizzanti. Per questo sono più a rischio pazienti che hanno effettuato radioterapie per altri
tumori nella zona del collo o persone esposte a fonti di materiale radioattivo, come nel
caso di disastri nucleari.
rappresenta
1,2%
3 volte
più comune
nelle donne
rispetto
agli uomini
90%
di tutte
le neoplasie
del sistema
endocrino
93%
dei pazienti
è vivo a
cinque anni
dalla diagnosi
di tutti i tumori
Uno strumento per identificare nuovi bersagli terapeutici nel carcinoma della tiroide: uno screening
di vulnerabilità cellulare
basato sull’interferenza a
RNA.
Il carcinoma della tiroide è il tumore
endocrino più frequente e la sua incidenza sta aumentando rapidamente.
Ne esistono diverse forme: carcinomi papillari (PTC) e follicolari (FTC)
ben differenziati e carcinomi poco
differenziati (PDTC) o anaplastici indifferenziati (ATC).
I primi due tipi hanno normalmente una buona prognosi, ma circa il
20% dei pazienti sviluppa ricadute
e diventa resistente al trattamento
con lo iodio; i tipi PDTC e ATC sono
invece associati a una prognosi negativa. È necessaria quindi una più
profonda comprensione delle basi
molecolari del carcinoma alla tiroide, per identificare quelli più a rischio
di progressione maligna e sviluppare valide opzioni terapeutiche per le
forme più aggressive. Lo scopo della
ricerca è comprendere i meccanismi
molecolari attraverso l’approccio di
“non-oncogene addition”.
Questo termine indica la condizione
oncologia
oncologia
Maria Chiara
Anania
TUMORE ALLA tiroide
per cui le cellule tumorali entrano in
uno stato di stress maggiore a causa della proliferazione rapida e richiedono, per “compensazione”, un
maggior coinvolgimento di vie metaboliche non oncogeniche. Interferire
con questi processi “di supporto”
danneggia di più le cellule tumorali
rispetto alle cellule sane.
Lo scopo della ricerca è individuare, tramite screening basati sull’interferenza a RNA, e validare i geni
coinvolti in questo processo e che
influenzano la vitalità cellulare.
Globalmente, i risultati dello studio
permetteranno di individuare nuovi
bersagli da colpire con farmaci mirati
per il trattamento dei tumori della tiroide.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Locri (RC) nel 1983
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Bologna
116
FONTI: World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
 PhD in Life and Biomolecular Sciences
presso la Open University di Londra (UK)
117
oncologia
oncologia
greta
gandolfi
Analisi delle alterazioni
genomiche alla base della
progressione e delle metastasi del carcinoma papillare della tiroide.
Il carcinoma papillare della tiroide è
il più comune tumore maligno della
tiroide. La maggior parte dei pazienti ha un decorso positivo, anche se
una piccola, ma significativa percentuale di essi (5-10%) sviluppa
comportamenti aggressivi e metastasi, che può portare anche alla
morte dei pazienti. È quindi importante sviluppare metodologie e marcatori diagnostici che consentano di
distinguere, al momento della diagnosi, la minoranza di tumori che
potranno diventare aggressivi da
quelli con buona prognosi, per poter fornire al paziente un trattamento
adeguato.
Questi studi sono stati resi difficili
dalla relativa rarità dei tumori papillari
aggressivi, dal lento corso della malattia e quindi dalla difficoltà di reperire un buon numero di pazienti e di
campioni.
Lo scopo della ricerca è individuare
caratteristiche molecolari che contraddistinguono i carcinomi papillari
della tiroide più aggressivi.
Verranno utilizzati approcci genetici
e cellulari per identificare le alterazioni genetiche (numero di copie
di cromosomi o di porzioni di cromosoma e mutazioni somatiche puntiformi), specificamente associate allo
sviluppo di metastasi nei carcinomi
papillari della tiroide e che conferiscono un vantaggio per la progressione del tumore.
I risultati dello studio potranno fornire
ai clinici nuovi strumenti diagnostici per prevedere l’aggressività
del tumore papillare alla tiroide
nelle prime fasi della diagnosi.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS-Arcispedale S. Maria Nuova di
Reggio Emilia
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Montecchio Emilia (RE) nel 1983
 Laureata in Ecologia presso
l’Università degli Studi di Parma
118
 PhD in Scienze Animali presso
l’Università degli Studi di Bologna
grant 2015
il nostro
sostegno
alla ricerca
scientifica
119
Il tumore alla vescica si manifesta principalmente tra i 60 e i 70 anni. I sintomi principali sono presenza di sangue nelle urine e dolore e difficoltà a urinare. La sopravvivenza
è piuttosto alta anche se non è sempre prevedibile l’evoluzione e la risposta alla terapia, che è generalmente chirurgica con chemioterapia adiuvante.
Vi sono diversi fattori predisponenti tra cui il fumo, una dieta ricca di grassi e l’esposizione prolungata a sostanze come le nitrosamine e le ammine aromatiche, comuni in
certi processi industriali.
430.000
nuove diagnosi
al mondo
ogni anno
secondo
fra i tumori
urologici maschili
dopo quello
alla prostata
3 volte
più frequente
negli uomini
che nelle donne
80%
percentuale
di sopravvivenza
a cinque anni dalla
diagnosi in Italia
Il sequenziamento di nuova
generazione per identificare micro-RNA plasmatici
nel cancro alla vescica.
I microRNA sono piccole molecole
di RNA presenti naturalmente nelle
cellule con un ruolo fondamentale
nella regolazione dell’espressione
genica.
Negli ultimi anni è stato delineato il
loro coinvolgimento nello sviluppo di
molte malattie tra cui i tumori, incluso quello alla vescica.
Il tumore alla vescica è una delle
neoplasie più spesso diagnosticate
in Europa; identificare quindi nuove
molecole da poter utilizzare come
marcatori diagnostici e prognostici è
di grande interesse clinico.
Di grande rilevanza sono soprattutto
i marcatori che sono rilasciati nel
sangue, poiché sono analizzabili
a basso costo e senza metodiche
invasive per il paziente.
Scopo del progetto è proprio l’identificazione di variazioni nei livelli e nelle tipologie di microRNA, collegati
con la formazione e lo sviluppo
del tumore alla vescica, nel san-
oncologia
Barbara
Pardini
TUMORE ALLA VESCICA
gue di pazienti rispetto a individui
sani. Per identificarli con precisione
verranno utilizzate le tecnologie di
sequenziamento di nuova generazione, che permettono di identificare anche RNA presenti in numero
ridotto ma significativi della presenza
della malattia.
Lo scopo finale è quello di individuare i microRNA coinvolti nel
processo di formazione e sviluppo del tumore alla vescica per utilizzarli come biomarcatori.
La specificità dei microRNA dovrebbe inoltre permettere la caratterizzazione puntuale dei vari stadi del
tumore alla vescica e quindi di sviluppare nuove strategie di cura personalizzata.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Human Genetics Foundation di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Lucca nel 1978
 Laureata in Biologia
all’Università degli Studi di Pisa
120
FONTI: World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali
Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani
 PhD in Microbiologia e Genetica
all’Università degli Studi di Pisa
121
neuroscienze
Il nostro cervello, che pesa mediamente poco meno di 1.500 grammi,
è costituito da circa 100 miliardi di neuroni e da altrettante cellule non
neuronali. Un tipico neurone riceve
decine di migliaia di connessioni da
parte di altri neuroni; queste connessioni, dette sinapsi, determinano
la formazione di complessi circuiti
nervosi attraverso i quali viaggia l’informazione. Le Neuroscienze si propongono di capire come le singole
molecole si assemblano per formare
i neuroni, come i neuroni a loro volta
si connettono a formare circuiti,
come questi circuiti siano in grado
di sviluppare proprietà e capacità
uniche, e, infine, come la disfunzione a uno qualsiasi di questi livelli
possa portare a malattie neurologiche e psichiatriche.
Patologie come schizofrenia, depressione, epilessia, demenza, dipendenza da alcol costituiscono il
13% del carico globale di malattia,
superiore alle malattie cardiovascolari e al cancro. Si stima che il loro
trattamento richiederà, entro il 2030,
oneri di spesa superiori a 6000 miliardi di dollari l’anno. In aggiunta, le
cure e gli interventi di prevenzione
per questi disturbi sono pochi e
scarsamente efficaci, e questo riflette in parte una comprensione limitata del cervello e dei meccanismi
molecolari e cellulari alla base del
suo funzionamento. Le malattie del
cervello sono quindi la maggior
emergenza di sanità pubblica e c’è
bisogno di creare una cooperazione
a livello globale per affrontare questo
problema.
La Fondazione Umberto Veronesi
anche quest’anno ha raccolto la sfida e ha finanziato la ricerca di giovani scienziati su progetti mirati all’identificazione dei processi molecolari
alterati nel corso di patologie del sistema nervoso e al trasferimento dei
risultati dal laboratorio alla clinica.
Ancora una volta la Fondazione ha
investito su giovani ricercatori, promuovendone il merito e sostenendo
i progetti con la più alta innovazione
scientifica.
Michela Matteoli
122
CNR e Università degli Studi di Milano
Director of Neuroscience Program
Humanitas Research Hospital
BORSE NEUROSCIENZE
Le malattie neurologiche comprendono le malattie del sistema nervoso centrale (sclerosi multipla, malattie cerebrovascolari, Alzheimer, Parkinson, epilessia, malattie autoimmuni e degenerative) e il sistema nervoso periferico (polineuropatie). Sono collegate
all’invecchiamento dei neuroni e in aumento a causa dell’allungamento della vita media. Sono patologie altamente invalidanti dal punto di vista fisico e cognitivo.
5%
220.000
10-59
ANNI
1 suBAMBINI160
40-70
PERSONE
degli italiani
con più di 60 anni
sono affetti da
morbo di Alzheimer
italiani affetti
dalla malattia
di Parkinson
età di
insorgenza della
sclerosi multipla
ha disturbi dello
spettro autistico
ogni 100.000
colpite da
epilessia nei paesi
industrializzati
FONTI: Epicentro, Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/
123
durante lo sviluppo attraverso la bilanciata interazione di due tipi neuronali: i neuroni di proiezione e gli
interneuroni. Gli interneuroni, in particolare, comprendono un gruppo
eterogeneo di neuroni che contribuiscono principalmente ai circuiti
locali, dove forniscono impulsi inibitori. Definire il loro ruolo nel consolidamento e nel mantenimento
della memoria emotiva contribuirà a
individuare le vie di regolazione e di
segnalazione utili per il trattamento di disturbi della memoria dovuti
a traumi, invecchiamento e/o demenze progressive.
In particolare verrà studiata una particolare classe di interneuroni che
esprimono la proteina parvalbumina
(PV+), coinvolti in patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e in
deficit cognitivi. Gli interneuroni PV+
sono inoltre implicati in processi che
coinvolgono i comportamenti legati
alla memoria spaziale e alla plasticità
dei circuiti neuronali. L’obiettivo dello
studio sarà verificare, in un modello animale, gli effetti della perdita di
interneuroni PV+ per comprendere
meglio i circuiti molecolari alla base
della memoria e della plasticità del
cervello.
Studio e trattamento dell’atrofia neuronale nella
sindrome di Rett mediante
l’uso di cellule umane pluripotenti.
La sindrome di Rett è una grave malattia neurologica che colpisce per
lo più le bambine a partire dai 1824 mesi e causa ritardo cognitivo e
di sviluppo. La sindrome di Rett ha
anche una base genetica: mutazioni nei geni MeCP2 e CDKL5 sono
presenti nelle pazienti. Sono più di
60 le mutazioni individuate che determinano quadri clinici differenti ma
che hanno in comune l’atrofia neuronale: le cellule nervose perdono
parte delle connessioni e capacità
di trasmettere gli impulsi nervosi e
rimangono immature.
Utilizzando protocolli per la generazione di cellule staminali adulte si
intende generare in vitro neuroni provenienti da pazienti.
La creazione di modelli cellulari
avanzati paziente-specifici consentirà la ricerca dei meccanismi di
recupero e delle possibili cure dell’atrofia neuronale.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Torino
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Trieste
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Lagonegro (PZ) nel 1975
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Varese nel 1978
 Laureata in Biologia presso l’Università
degli Studi di Napoli Federico II
 Laureato in Biologia presso l’Università
degli Studi di Napoli Federico II
 PhD in Biotecnologie e Scienze Veterinarie presso l’Università degli Studi di Torino
 PhD in Neuroscienze presso
l’Università degli Studi di Trieste
neuroscienze
neuroscienze
Ruolo degli interneuroni
PV+ nel consolidamento e
nel mantenimento della memoria e della plasticità cerebrale.
È noto che alcune aree del nostro
cervello richiamano alla memoria le
emozioni legate a un episodio importante del passato. Tale memoria
emotiva è conservata nella corteccia
sensoriale, fisicamente collegata alle
aree del nostro cervello che elaborano gli stimoli sensoriali e le emozioni.
Uno stimolo sensoriale riattiva il ricordo di un’esperienza passata e anche
il vissuto emotivo e influenza così le
nostre scelte e comportamenti.
La corteccia cerebrale è un sistema
complesso. Tale complessità nasce
124
Gabriele
Baj
Maria
Armentano
Lo scopo del progetto è identificare una combinazione di fattori di
crescita e di farmaci che agiscono
come modulatori dello sviluppo
neuronale.
L’utilizzo di cellule umane paziente-specifiche consentirà di identificare terapie personalizzate con
benefici per la pratica clinica.
Lo studio del processo di differenziamento neuronale partendo da
cellule staminali, le cui caratteristiche
molecolari e biologiche sono specifiche per ogni paziente, può offrire
una possibilità senza precedenti per
comprendere lo sviluppo normale e
anormale del cervello umano e offrire nuove prospettive di cura per le
bambine affette da sindrome di Rett.
125
Il Magnesio come integratore alimentare per il
trattamento dei difetti sinaptici e cognitivi in un modello preclinico di autismo.
L’autismo è un disturbo neuropsichiatrico che interessa diverse funzioni cerebrali. Studi preclinici hanno
dimostrato che disfunzioni strutturali
e funzionali della sinapsi, in particolare della morfogenesi delle spine dendritiche e della plasticità sinaptica,
sono alla base della patologia. Nella ricerca verrà utilizzato un modello murino geneticamente privo
della proteina Eps8 che presenta
alterazioni morfologiche e funzionali
dei contatti sinaptici e della plastici-
tà sinaptica; i livelli della proteina
Eps8 sono infatti ridotti nei pazienti affetti da autismo, quindi
rappresenta un buon modello per
studiare questo disturbo.
È stato proposto che un aumento dei livelli di magnesio nel cervello
sia in grado di potenziare le capacità cognitive e di memoria regolando
l’espressione e l’attività di proteine
cruciali per i fenomeni di plasticità
sinaptica.
Su queste basi lo scopo della ricerca è valutare se un aumento
della concentrazione di magnesio
nel cervello sia in grado di promuovere un recupero dei deficit
cognitivi e di memoria e dei difetti
strutturali e funzionali delle sinapsi
riscontrati nel modello sperimentale.
L’obiettivo è chiarire i meccanismi
molecolari alla base del processo
attraverso tecniche di biologia molecolare ed elettrofisiologia; questa
comprensione potrà avere ricadute
positive sull’identificazione di nuovi
bersagli terapeutici per il trattamento
dei disturbi autistici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Neuroscienze CNR, Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Cecina (LI) nel 1984
 Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università
degli Studi di Pisa
126
 PhD in Neuroscienze presso
l’Università degli Studi di Trieste
ALTERAZIONI DEL SISTEMA PURINERGICO DELLE CELLULE
GLIALI COME NUOVO MECCANISMO PATOGENETICO NELLA
MALATTIA DI ALZHEIMER.
Il morbo di Alzheimer è una malattia
neurodegenerativa ed è la forma di
demenza più comune tra gli anziani.
Con l’avanzare dell’età le donne diventano più predisposte allo sviluppo
della malattia.
La maggiore predisposizione delle donne è probabilmente legata
alla riduzione di ormoni estrogeni
dopo la menopausa. Attualmente
non sono ancora disponibili vere e
proprie terapie in grado di contrastare
la malattia: per svilupparle, è necessario aumentare la conoscenza dei
meccanismi alla base della patologia,
ed è questo l’obiettivo della ricerca.
Le cellule del sistema nervoso centrale sono di due tipi: i neuroni e le
cellule della glia, che comunicano
tra loro attraverso un insieme di molecole chimiche detto “purinergico”.
Uno degli obiettivi principali del progetto è verificare possibili interazioni
fra il sistema purinergico e gli ormoni
sessuali estrogeni e se eventuali alterazioni ormonali abbiano una conseguenza sulla sopravvivenza delle
neuroscienze
neuroscienze
Marta
Boccazzi
Giulia
Betto
cellule gliali e, in ultima analisi, sulla
patogenesi e sulla progressione del
morbo di Alzheimer. In particolare
verrà studiato se e come stimoli patologici tipici del morbo di Alzheimer,
come l’accumulo della proteina
β-amiloide, modulino i recettori
purinergici sulle cellule gliali e se,
viceversa, l’attivazione di specifici recettori interferisca con i meccanismi
molecolari alla base della patologia.
Infine, verrà indagato il ruolo degli
estrogeni sui recettori purinergici
sulle cellule gliali, come contribuiscono all’effetto protettivo nelle
donne fertili con l’obiettivo di sviluppare strategie per contrastare
lo sviluppo e la progressione della
malattia.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Legnano (MI) nel 1983
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Scienze Farmaceutiche presso
l’Università degli Studi di Milano
127
REGOLAZIONE DELLA DIVISIONE
DEI PROGENITORI DEGLI OLIGODENDROCITI: UN APPROCCIO
PER MIGLIORARE LA RIPARAZIONE DELLA MIELINA NEL CERVELLO ANZIANO.
La mielina è il rivestimento lipidico
che ricopre gli assoni dei neuroni e
permette la conduzione dei segnali elettrici nervosi ad alta velocità,
come una guaina intorno a un cavo
elettrico. Il suo danneggiamento impedisce agli impulsi nervosi di procedere correttamente lungo le fibre
nervose ed è causa di sintomi motori
e cognitivi altamente invalidanti.
Durante l’invecchiamento del cervello umano si verifica una perdita di
mielina e la sua riparazione diven-
ta meno efficiente in caso di trauma o patologia.
La mielina viene depositata da un
tipo specializzato di cellule, gli oligodendrociti.
Nel cervello anziano, la proliferazione
e il differenziamento di cellule progenitrici degli oligodendrociti è ridotta.
L’obiettivo del progetto è studiare,
impiegando tecniche avanzate di optical imaging in vivo, le modalità con
cui nuove cellule in grado di depositare la mielina vengono prodotte
nel cervello anziano e in risposta a
cambiamenti dell’attività neuronale. I
risultati aiuteranno a chiarire la natura delle alterazioni dei progenitori degli oligodendrociti, cervello
anziano e permetteranno di seguire
le dinamiche di molecole importanti
per la determinazione del destino di
queste cellule.
L’obiettivo finale è l’individuazione di
meccanismi e molecole bersaglio
da sfruttare per il disegno di nuovi
approcci terapeutici finalizzati a promuovere le capacità riparative del
cervello anziano.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
University of Cunnecticut di Storrs (USA)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Torino nel 1981
 Laureata in Neurobiologia presso
l’Università degli Studi di Torino
128
 PhD in Neuroscienze presso
l’Università degli Studi di Torino
CONTROLLO EPIGENETICO
DELL’INFIAMMAZIONE CEREBRALE NELL’EPILESSIA: i micro-RNA
come NUOVa OPPORTUNITÀ TERAPEUTICa.
L’epilessia è un grave disordine neurologico caratterizzato da crisi ricorrenti, causato da squilibri tra segnali
di eccitazione e di inibizione in alcuni
circuiti nervosi del cervello, come
l’ippocampo e la corteccia cerebrale.
Recenti studi hanno evidenziato un
ruolo nella patogenesi della malattia
per le molecole infiammatorie rilasciate dalle cellule della glia. Studi in
modelli animali hanno dimostrato che
contrastare farmacologicamente singole vie infiammatorie causa notevoli
benefici ma non previene l’insorgenza della malattia. Di conseguenza è
importante identificare meccanismi
che regolino i processi infiammatori in maniera globale e prevengano la prolungata infiammazione
cerebrale. L’obiettivo della ricerca è
individuare una strategia terapeutica
per ridurre l’infiammazione cerebrale
potenziando meccanismi antinfiammatori endogeni mediati da molecole
neuroscienze
neuroscienze
Milica
Cerovic
enrica
boda
di microRNA nei foci epilettici.
La strategia prevede la somministrazione, nel lobo temporale di un modello animale di epilessia, di un microRNA sintetico (miR146a) che
mima l’azione anti-infiammatoria di
quello endogeno. Dati preliminari
mostrano un ritardo nella insorgenza degli eventi epilettici e la riduzione della loro frequenza. L’obiettivo è ora indagare i meccanismi
molecolari della sua azione e se vi
sono effetti benefici in termini di ridotta perdita cellulare e recupero dei
deficit cognitivi. Questo approccio
dovrebbe fornire nuovi strumenti di
trattamento con ridotti effetti collaterali, e dalla vasta applicabilità clinica
poiché l’infiammazione cerebrale è
comune a diversi tipi di epilessie.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario
Negri, Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Podgorica (Monetengro) nel 1978
 Laureato in Scienze Biologiche
presso Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
 PhD in Biologia Cellulare e dello Sviluppo presso Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
129
GLI EFFETTI delle ALTERAZIONI lipidiche DELLA MEMBRANA PLASMATICA SULLA FUNZIONALITA’ SINAPTICA.
Nel cervello umano ci sono circa
100 milioni di neuroni. Ogni neurone
è rivestito da uno strato di lipidi, la
membrana plasmatica.
La corretta organizzazione e un’intatta struttura della membrana è
fondamentale per il funzionamento
della cellula. Un’alterazione della membrana plasmatica è stata
riscontrata in malattie neurologiche come il morbo di Alzheimer.
Il progetto vuole quindi comprendere come queste alterazioni influenzino la funzionalità del neurone, e se
possa essere uno dei meccanismi
patologici della malattia da sfruttare
come bersagli terapeutici.
La membrana plasmatica dei neuroni verrà alterata artificialmente attraverso l’eliminazione di uno dei suoi
componenti basilari, il lipide sfingomielina. Questo determina, a livello
delle sinapsi, la formazione di strutture tubulari come osservato in cellule non neuronali. È possibile che
queste strutture interferiscano con
il rilascio di neurotrasmettitori, attraverso cui i neuroni comunicano e
trasmettono l’impulso nervoso.
L’obiettivo della ricerca è l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici sensibili all’azione della
sfingomielinasi, un enzima che
degrada la sfingomielina, dal momento che alterazioni della via di segnalazione mediate da questo lipide
sono state descritte in diverse malattie neurologiche, e hanno quindi
un ampio potenziale di applicazione
clinica.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Yale University di New Haven, Connecticut
(USA)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Monza (MB) nel 1986
 Laureata in Biotecnologie Mediche e
Medicina Molecolare presso
l’Università degli Studi di Milano
130
 PhD in Biotecnologie applicate
alle Scienze Mediche presso
l’Università degli Studi di Milano
ACCUMuLO DI PROTEINA BETA-AMILOIDE: IL RUOLO DELL’ENZIMA UBIQUITINA C-TERMINAL
IDROLASI L1.
Il morbo di Alzheimer è la più comune malattia neurodegenerativa legata
all’invecchiamento ed è caratterizzata
dall’accumulo della proteina β-amiloide (Aβ) in ammassi extracellulari: le
placche senili.
La produzione e il rilascio di questa
proteina sono causati da un alterato funzionamento di tre enzimi: α, β
e γ-secretasi. Gran parte dei casi di
Alzheimer possono essere considerati forme miste in cui piccole aree
di ipossia cerebrale, cioè carenza
di ossigeno nei tessuti, possono
dare avvio a meccanismi patologici che inducono la deposizione di β-amiloide. Recentemente,
è stato osservato che la β-amiloide
blocca l’attività dell’enzima Ubiquitina
C-terminal idrolasi L1 (Uch-L1) e che
questo evento è associato ad una
iper-regolazione della β-secretasi, in
neuroscienze
neuroscienze
Michela
Guglielmotto
Giuliana
Fossati
una sorta di meccanismo retroattivo.
Uch-L1 gioca un ruolo cruciale nella rimozione di proteine in eccesso
o mal aggregate e bassi livelli sono
presenti sia nel danno ischemico
che in presenza di malattia di Alzheimer. L’obiettivo della ricerca è indagare gli effetti del danno ischemico e dei peptidi di β-amiloide
sull’attività di Uch-L1.
La conoscenza dei meccanismi
alla base di tali variazioni apriranno
la strada alla definizione di possibili
approcci terapeutici in grado di modulare l’attività dell’enzima per trattare gravi malattie neurodegenerative
come il morbo di Alzheimer.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Neuroscienze Cavallieri Ottolenghi di Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Pinerolo (TO) nel 1977
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Torino
 PhD in Patologia Molecolare e sperimentale presso l’Università degli Studi di
Torino
131
ziali per la funzione del mitocondrio,
il gruppo di ricerca ha di recente
scoperto un nuovo meccanismo responsabile della morte delle cellule
cerebrali.
È stato identificato un microRNA
capace di proteggere i neuroni dalla morte cellulare indotta dal cattivo
funzionamento dei mitocondri. Scopo del progetto è individuare gli altri
modulatori coinvolti in questo nuovo meccanismo di risposta a uno
stress cellulare.
Questi saranno testati in modelli
sperimentali di malattie neurodegenerative e sarà valutato il ruolo nella
prevenzione e nella cura di queste
malattie. Lo scopo ultimo è identificare e caratterizzare nuovi bersagli terapeutici per la cura e la prevenzione di alcune delle malattie
neurodegenerative più comuni,
quali il Parkinson ed l’Alzheimer,
in cui le disfunzioni mitocondriali
contribuiscono in maniera determinante alla morte delle cellule
neuronali.
RUOLO dell’epigenetica NELLA VULNERABILITA’ AI DISTURBI
PSICHIATRICI.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente documentato
che circa 18 milioni di bambini in Europa subiscono un trauma, di qualsiasi natura, durante le prime fasi della
vita.
L’esperienza di questi eventi stressanti si ripercuote sul loro stato di
salute, sia fisico che psicologico, da
adulti. Capire come la memoria di
tali eventi durante le prime fasi della vita possa essere mantenuta nel
corso del tempo e attraverso quali
meccanismi biologici influenzi l’individuo anche a distanza di anni è lo
scopo del progetto.
In particolare la ricerca si focalizzerà
sullo studio della regolazione epigenetica, cioè dei meccanismi
che non alterano la sequenza del
DNA, pur regolando l’espressione
dei geni. Verrà adottato un approccio traslazionale, effettuando le anali-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Telethon di Genetica e Medicina
(TIGEM) di Napoli
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Cosenza nel 1980
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Busto Arsizio (VA) nel 1984
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Napoli
Federico II
 Laureata in Biologia Molecolare e
Funzionale presso l’Università degli Studi
di Milano-Bicocca
 PhD in Medicina Molecolare presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
 PhD in Scienze Farmacologiche presso
l’Università degli Studi di Milano
neuroscienze
neuroscienze
Una nuova via mitocondriale di morte cellulare programmata: implicazioni nella terapia delle malattie
neurodegenerative.
I mitocondri sono organelli cellulari
deputati alla produzione di energia.
Disfunzioni dei mitocondri possono
portare a deficit energetici, alla produzione di sostanze tossiche, e infine alla morte cellulare programmata. Negli ultimi anni diverse ricerche
hanno evidenziato il ruolo chiave
delle disfunzioni mitocondriali nella patogenesi delle malattie neurodegenerative come le malattie
di Parkinson ed Alzheimer.
Studiando una rara malattia genetica
dovuta a mutazioni in geni essen-
132
Alessia
Luoni
Alessia
Indrieri
si sia in un modello preclinico murino
che nell’uomo, per identificare meccanismi epigenetici comuni e
condivisi, responsabili della persistenza degli effetti di eventi stressanti durante le prime fasi dello
sviluppo sulla comparsa di psicopatologie nell’adulto.
Lo scopo è identificare i geni che
sono modulati dallo stress nelle prime fasi della vita e la cui alterata regolazione, attraverso meccanismi
epigenetici, possa contribuire all’aumentata vulnerabilità di disturbi psichiatrici nella vita adulta.
Tali conoscenze potranno contribuire allo sviluppo di nuovi e più efficaci
interventi terapeutici per diverse patologie psichiatriche.
133
Diversi studi indicano che il meccanismo con cui le molecole di prione
anormale uccidono i neuroni coinvolge proprio l’alterazione, da parte
del prione, della funzione fisiologica
di PrPC normale.
Di recente nel gruppo di ricerca è
stato sviluppato un nuovo saggio
cellulare per studiare la funzione di PrPC, e identificato diversi
composti che inibiscono sia la
tossicità che la replicazione del
prione.
L’obiettivo del progetto è caratterizzare il meccanismo di azione di
alcune di queste molecole; in particolare, identificare i bersagli molecolari di due composti anti-prione
precedentemente identificati in modelli sperimentali.
I risultati di questo studio contribuiranno in maniera importante alla
comprensione dei meccanismi molecolari alla base della tossicità e
dell’infettività dei prioni.
Inoltre, suggeriranno nuovi bersagli
farmacologici e agenti terapeutici per
il trattamento delle malattie da prioni.
RUOLO DELLA MICROGLIA NEL
RILASCIO DI UNA FORMA DI BETA
AMILOIDE TOSSICA: NUOVO
MECcANISMO NELLO SVILUPPO
del morbo di ALZHEIMER.
La malattia di Alzheimer è una delle
forme più comuni di malattie neurodegenerative associate a significativi
difetti delle funzionalità cerebrali e
declino delle capacita di apprendimento e memoria. Ad oggi, il 10%
dei casi di Alzheimer vengono
classificati come ‘familiari’, con
insorgenza precoce dovuta alla
presenza di specifiche mutazioni associate allo sviluppo della patologia,
e il 90% come ‘sporadici’, con insorgenza tardiva.
Una delle caratteristiche principali
della malattia è l’infiammazione.
La teoria oggi più accettata è che le
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario
Negri di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1977
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Roma nel 1981
 Master in Ricerca Farmacologica presso
l’Istituto Mario Negri di Milano
 Laureata in Biologia presso l’Università
degli Studi di Roma “Tor Vergata”
 PhD in Neuroscienze presso
The Open University of London (UK)
 PhD in Neuroscienze presso
l’Università di Manchester (UK)
neuroscienze
neuroscienze
STUDIO DEI FATTORI MOLECOLARI COINVOLTI NELL’INFETTIVITÀ E nella PATOGENESI DEI
PRIONI.
Le malattie da prioni sono rare patologie neurodegenerative causate
dall’accumulo nel tessuto cerebrale
di una forma aberrante e anomala della proteina prionica cellulare,
espressa normalmente sulla superficie dei neuroni e la cui funzione non
è ancora nota.
La proteina anormale, detta PrPSc,
è una proteina infettiva, detta prione,
che si propaga legandosi alla forma
normale e causando la sua riorganizzazione strutturale così che si trasformi nella forma PrPSc, aumentandone i livelli.
134
Sonia
Mazzitelli
Tania
Massignan
placche di ß-amiloide stimolino
una reazione infiammatoria, che
contribuirebbe al danneggiamento
neuronale e alla morte cellulare.
In linea con queste osservazioni,
studi preliminari hanno mostrato che
l’uso di anti-infiammatori non-steroidei, come l’aspirina e l’ibuprofene, diminuiscono il rischio di
sviluppare la patologia.
Tuttavia, il meccanismo attraverso
cui l’infiammazione predisporrebbe il
cervello allo sviluppo del morbo di
Alzheimer è ancora sconosciuto.
L’obiettivo della ricerca è indagare i meccanismi molecolari responsabili dell’inizio della malattia di
Alzheimer in assenza di mutazioni
genetiche.
135
lo striato.
Tra queste, precoci modifiche della composizione e attività dei recettori del glutammato di tipo
NMDA sulla membrana dei neuroni sembrano avere un ruolo nella
patogenesi della malattia e potrebbero rappresentare un bersaglio farmacologico innovativo.
Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di
indagare più a fondo i meccanismi
molecolari alla base delle alterazioni
dei recettori del glutammato NMDA
nelle fasi iniziali e durante la progressione della malattia.
Il progetto si avvarrà di approcci
innovativi come i peptidi permeabili
nelle cellule per studiare l’effetto delle alterazioni dei recettori NMDA sul
comportamento motorio.
L’obiettivo è quello di comprendere
meglio la genesi molecolare della
malattia di Parkinson per individuare
nuove strategie di intervento terapeutico.
EPILESSIE CAUSATE DA MUTAZIONI DEI CANALI DEL POTASSIO VOLTAGGIO-DIPENDENTI
KCNQ2/3:
MECCANISMI PATOGENETICI E
NUOVE TERAPIE FARMACOLOGICHE.
L’epilessia è uno dei disturbi neurologici più comuni che colpisce circa
50 milioni di persone in tutto il mondo. Sebbene la maggior parte delle
epilessie siano idiopatiche, cioé non
si conosce una causa specifica, circa 1-2% delle epilessie è determinato geneticamente.
Tra queste ultime, mutazioni nei geni
che codificano per i canali del potassio voltaggio-dipendenti KCNQ2 e,
più raramente, KCNQ3 sono responsabili di alcune forme di epilessia con
quadro clinico molto variabile.
In particolare, mutazioni in KCNQ2
sono state associate sia ad una
rara forma di epilessia ereditaria
neonatale con sviluppo neurologico prevalentemente benigno (con-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Napoli Federico II
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Carate Brianza (MB) nel 1982
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Maratea (PZ) nel 1984
 Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli
Studi di Milano
 Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche
presso l’Università degli Studi di Napoli
Federico II
 PhD in Neuroscienze Cliniche presso
l’Università di Cambridge (UK)
 PhD in Neuroscienze presso l’Università
degli Studi di Napoli Federico II
neuroscienze
neuroscienze
Studio delle alterazioni
dei recettori NMDA nella
malattia di Parkinson.
La malattia di Parkinson è una delle
più diffuse malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale ed
è attualmente incurabile. I principali
sintomi sono di tipo motorio e sono
associati a una riduzione dei livelli di
dopamina nel corpo striato, una regione del cervello popolata da diversi neuroni con il compito di integrare
le informazioni provenienti da altre
aree cerebrali per promuovere il
controllo del movimento.
Nelle malattia di Parkinson, la morte
dei neuroni dopaminergici della sostanza nera provoca importanti alterazioni morfologiche e funzionali nel-
136
Francesco
Miceli
Manuela
Mellone
vulsioni benigne familiari neonatali), sia a una forma di encefalopatia
epilettica con caratteristici aspetti
neuroradiologici.
Il progetto ha l’obiettivo di comprendere le basi molecolari di tale eterogeneità fenotipica e di identificare
nuove molecole efficaci nella cura
delle forme di epilessia associate a
mutazioni in KCNQ2.
L’identificazione dei meccanismi permetterà di formulare nuove correlazioni tra la gravità della malattia e
la specifica alterazione genetica.
Questi risultati avranno un rilevante
impatto sulla gestione della malattia, sulla previsione del decorso e
sui possibili trattamenti farmacologici.
137
Il contributo genetico della reduttasi IFI30 inducibile
da interferone-g sul sistema immunitario nervoso
centrale nella sclerosi
multipla.
La sclerosi multipla è una malattia
degenerativa autoimmune del sistema nervoso centrale, causata
da fattori ambientali in individui che
sono geneticamente predisposti.
Tuttavia, si conosce ancora poco
delle conseguenze delle varianti genetiche sulla genesi e sul decorso
della malattia.
L’obiettivo della ricerca è proprio studiare una variante della proteina
IFI30, un enzima inducibile dall’azione di una molecola infiammatoria,
l’interferone, e che taglia specifici legami proteici. L’azione di questo enzima è essenziale sia nel sistema
immunitario che in quello nervoso,
per mantenere l’equilibrio di determinati metaboliti, come il glutatione,
che proteggono la cellule da stress
ossidativi.
Una disfunzione nell’attività di
IFI30 può compromettere gli equilibri metabolici e indurre lo stress
cellulare con conseguente neurodegenerazione.
L’obiettivo della ricerca è caratterizzare gli effetti delle varianti genetiche
di IFI30 sulla progressione della malattia e sui meccanismi e come le
varianti genetiche influenzino la risposta a dati trattamenti farmacologici, nell’ottica della terapia personalizzata. I risultati potranno essere utili
per meglio comprendere la stratificazione dei pazienti in base alla
severità di progressione della malattia e sviluppare approcci terapeutici efficaci e su misura.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS Ospedale san Raffaele, Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Villafranca di Verona nel 1981
 Laureata in Biologia Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli
Studi di Padova
138
 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare
e Patologia presso l’Università degli Studi
di Verona
La reciproca interazione
dei recettori GPCRs: ruolo
patofisiologico nelle malattie neurodegenerative.
Negli ultimi anni la scienza ha identificato un elemento comune alla base
della patogenesi di molte malattie
neurodegenerative; l’infiammazione, che contribuisce al danno delle cellule del sistema nervoso e
all’alterazione della trasmissione
degli impulsi nervosi.
Esistono diverse vie in grado di produrre una risposta infiammatoria che
danneggia la mielina, una guaina lipidica che avvolge i neuroni e garantisce la trasmissione dell’impulso nervoso.
La ricerca vuole studiare due famiglie
di recettori coinvolti nel controllo
dell’infiammazione: GPR17 e i recettori per le chemochine (CXCR), per
capire se siano in grado di influenza-
neuroscienze
neuroscienze
Chiara
Parravicini
Linda
Ottoboni
re reciprocamente la propria attività e
se a seguito di questa interazione il
processo infiammatorio possa essere modificato o inibito.
A tale fine saranno identificate e testate nuove molecole capaci di
modificare l’attività dei recettori in
esame. La comprensione dei meccanismi di danno della mielina è uno
strumento estremamente utile per la
progettazione di nuove terapie mirate
ad arrestarne la degradazione o di ripristinare i processi di deposizione.
I risultati potranno aiutare lo sviluppo
di strategie innovative in grado di
controllare, attraverso la modifica di
processi infiammatori, l’evoluzione
delle malattie neurodegenerative
demielinizzanti.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Erba (CO) nel 1978
 Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di
Milano
 PhD in Biotecnologie Farmacologiche
presso l’Università degli Studi di Milano
139
Parkinson. LRRK2 influenza l’induzione dell’autofagia e l’attività patologica di LRRK2 è collegata con
un’attività autofagica difettosa.
La finalità principale dello studio è
analizzare a livello molecolare il rapporto fisico e funzionale tra le proteine LRRK2 e PKC.
In particolare vogliamo studiare se la
mutazione patologica nella proteina
LRRK2 (E193K) influenza la formazione del complesso LRRK2-PKC,
con la finalità di conoscere il suo impatto nella regolazione dell’autofagia.
LRRK2 e PKC partecipano nella regolazione dell’autofagia e i nostri dati
preliminari descrivono l’esistenza di
un complesso fisico e funzionale tra
le due proteine.
Si prevede che la mutazione E193K
modifichi le proprietà biochimiche
della proteina LRRK2, alterando la
formazione del complesso LRRK2-PKC e inducendo un’attività
autofagica anomala che potrebbe
essere una delle cause della malattia di Parkinson.
GLI EFFETTI CONVULSANTI DELLA CHEMOCHINA CCL2 IN TOPI
EPILETTICI: ELETTROFISIOLOGIA E STUDI MOLECOLARI.
L’epilessia è un disordine neurologico caratterizzato dalla comparsa di
convulsioni spontanee. Studi di popolazione suggeriscono che i processi infiammatori indotti da infezioni batteriche sono un fattore di
rischio per la comparsa delle convulsioni. In particolare è emerso che
alterazioni nei livelli sistemici di molecole pro-infiammatorie sono un fattore cruciale nella comparsa delle convulsioni.
Lo scopo del progetto è di investigare i meccanismi attraverso cui alterazioni di una particolare di queste molecole (chemochina CCL-2) siano in
grado di indurre infiammazione del
sistema nervoso centrale e di facilitare l’insorgenza di crisi epilettiche.
Il fine ultimo è verificare il ruolo della
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università Vita e Salute San Raffaele di
Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Neuroscienze CNR di Pisa
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Albacete (Spagna) nel 1984
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a San Severo (FG) nel 1984
 Laureata in Farmacia presso
l’Università di Valencia (Spagna)
 Laureato in Biotenologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Farmacologia presso
l’Università di Castilla-La Mancha (Spagna)
 PhD in Scienze Farmacologiche presso
l’Università degli Studi di Milano
neuroscienze
neuroscienze
RUOLO PATOGENETICO DELLE
MUTAZIONI DELLA PROTEINA
LRRK2 E DELL’ AUTOFAGIA NELLA MALATTIA DI PARKINSON.
La malattia di Parkinson rappresenta
la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa negli anziani.
Molti casi sono idiopatici, ma sono
state identificate forme genetiche associate a mutazioni della proteina
LRRK2. Recenti studi hanno identificato una mutazione sconosciuta
fino ad ora in LRRK2 (E193K) responsabile dell’ insorgenza precoce della malattia. L’autofagia è un
processo fondamentale nel mantenimento dell’omeostasi cellulare e la riduzione dell’attività autofagica è collegata allo sviluppo della malattia di
140
Francesco
Pistillo
Maria
Perez
chemochina CCL-2 nel rischio di crisi epilettiche.
Da un punto di vista clinico sono
già in commercio farmaci che modulano l’attività di CCL-2; la speranza è che si possa estendere
l’uso di questi farmaci a forme
epilettiche attualmente non curabili.
Il blocco della chemochina CCL-2 in
modelli sperimentali di epilessia permetterà di identificare un nuovo bersaglio farmacologico per il trattamento delle convulsioni. Inoltre analisi
molecolari permetteranno di comprendere i meccanismi attraverso cui
l’aumento di CCL-2 nel sistema nervoso centrale è in grado di alterare
l’eccitabilità neuronale.
141
ruolo delle microvescicole extracellulari nella
propagazione della malattia di Alzheimer.
La malattia di Alzheimer è la forma di
demenza più comune. L’accumulo
di molecole tossiche, come forme anormali di proteina β-amiloide
e di proteina tau che si depositano in placche, causa la morte dei
neuroni. In questo processo sono
coinvolte le cellule immunitarie del
cervello, le cellule microgliali, che
esercitano effetti sia protettivi sia
dannosi sui neuroni.
È stato recentemente osservato che
la microglia rilascia negli spazi
extracellulari microvescicole che
contengono forme tossiche di
β-amiloide e di proteina tau in grado di muoversi sulla superficie dei
neuroni. Attraverso meccanismi non
ancora conosciuti, le microvescicole
si muovono lungo le fibre nervose
per rilasciare il loro contenuto neurotossico.
Lo scopo della ricerca è chiarire
quali molecole siano coinvolte in
questi processi e capire come avvenga la diffusione della neurodegenerazione. L’attenzione sarà concentrata sulla proteina prionica e
sulla transglutamminasi2.
La loro presenza sulle microvescicole verrà valutata sia nella microglia in
vitro che in campioni provenienti da
pazienti.
Lo studio consentirà di sviluppare
una nuova strategia per limitare la
diffusione del danno cerebrale e,
in ultima analisi, la progressione
della demenza.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Neuroscienze CNR di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1980
 Laureata in Biotenologie Farmaceutiche
presso l’Università degli Studi di Milano
142
 PhD in Neuroscienze presso
l’Università Vita e Salute San Raffaele,
Milano
Esplorando diversi modelli di autismo: dall’identificazione di vie molecolari
comuni a nuovi approcci
terapeutici.
I Disturbi dello Spettro Autistico
(DSA) sono tra i disturbi neurologici
più gravi e comuni nei bambini.
Ad oggi, sono disponibili trattamenti
di scarsa efficacia.
È necessario quindi aumentare la
conoscenza molecolare di queste
patologie per sviluppare terapie migliori. Vista la limitata disponibilità
di tessuti cerebrali di pazienti, i
modelli animali costituiscono un
valido strumento per comprendere meglio la neurobiologia dei
DSA.
Il principale obiettivo dello studio è
l’identificazione di biomarcatori molecolari da utilizzare come bersagli farmacologici nella terapia dei DSA.
Nello specifico verrà analizzata l’alte-
neuroscienze
neuroscienze
Giovanni
Provenzano
Ilaria
Prada
razione dell’espressione genica nella
corteccia frontale e nell’amigdala,
due regioni del cervello implicate nei
DSA, in tre differenti modelli murini
che riproducono diversi aspetti neurobiologici dei disturbi autistici.
Le analisi di espressione genica
verranno effettuate mediante una
tecnologia all’avanguardia, l’RNA
sequencing che permetterà di scoprire nuove varianti di geni trascritti
e di molecole regolatorie espresse,
come gli RNA lunghi non codificanti.
I risultati getteranno luce sulle via
molecolari coinvolte nella patogenesi dei disturbi autistici che verranno
usate per generare, tramite approcci computazionali, nuove potenziali
strategie terapeutiche.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Trento
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Cosenza nel 1978
 Laureato in Scienze Biologiche presso
l’Università della Calabria
 PhD in Neuroscienze Cliniche presso
l’ Università degli Studi di Messina
143
Esplorando nuovi bersagli
molecolari per il trattamento della malattia di
Parkinson.
La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più
comune al mondo, e attualmente
non esistono cure efficaci.
È caratterizzata dalla progressiva e
selettiva degenerazione dei neuroni dopaminergici nella sostanza
nera, una regione del cervello implicata nel controllo del movimento.
Anche se le cause della malattia di
Parkinson non sono ancora del tutto comprese, sono stati identificati
alcuni geni associati: mutazioni nel
gene LRRK2, in particolare la mutazione G2019S, sono la causa più
comune sia per le forme familiari che
per quelle sporadiche.
LRRK2 è un enzima, e la mutazione G2019S ne aumenta l’attività. Lo
scopo del progetto è comprendere
nel dettagli il meccanismo molecolare attraverso cui la forma mutata di
LRRK2 contribuisce alla patogenesi
della malattia di Parkinson. LRRK2
è molto espressa nelle cellule
immunitarie, comprese le cellule
microgliali del cervello, in cui promuove l’infiammazione.
L’ipotesi delle ricerca è che la forma
mutata di LRRK2, più attiva, sensibilizzi le cellule microgliali in uno
stato pro-infiammatorio causando
una risposta infiammatoria esagerata con conseguente degenerazione
dei neuroni in pazienti con malattia di
Parkinson.
La comprensione del meccanismo
getterebbe nuova luce sulle complesse cause che causano morte
dei neuroni dopaminergici nei pazienti, offrendo nuove prospettive
per la messa a punto di cure efficaci.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Padova
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Thionville (Francia) nel 1982
144
SISTEMA IMMUNITARIO ED EPIGENETICA SULLA PLASTICITÀ SINAPTICA: LA VIA DI TIR8/SIGIRR.
Le sinapsi sono le strutture del sistema nervoso che mettono in comunicazione due diversi neuroni e mediano la trasmissione dell’informazione
tra le cellule nervose.
Molte malattie psichiatriche e
neurodegenerative sono “sinapto-patie”, si originano cioè da deregolazioni dei meccanismi molecolari
che operano a livello delle sinapsi.
Anche l’infiammazione può influenzare il rischio e la gravità di diverse malattie del cervello, ma non è ancora
chiaro come la cascata molecolare
dell’infiammazione abbia un impatto
sulla formazione delle sinapsi.
L’obiettivo del progetto è esaminare il ruolo della deregolazione
immunologica sulle sinapsi in modelli murini privi del gene TIR8.
Romana
Tomasoni
neuroscienze
neuroscienze
Isabella
Russo
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Venezia
Questi topi hanno problemi nell’apprendimento spaziale e un sistema
immunitario iperattivo.
I neuroni dell’ippocampo hanno una
morfologia alterata e sono difettivi
nei meccanismi del potenziamento a
lungo termine.
L’obiettivo è comprendere come il sistema immunitario interagisca con i
programmi genetici responsabili della
struttura e della funzionalità delle sinapsi, in particolare le modificazioni epigenetiche, un codice di modificazioni chimiche a carico del
DNA che ne regola le funzioni.
I risultati getteranno nuova luci sui
meccanismi fisio-patologici alla base
di molte malattie del sistema nervoso
centrale.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Universidad Miguel Hernández di Alicante
(Spagna)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Clusone (BG) nel 1983
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
 Laureata in Biotecnologie Mediche e
Medicina Molecolare presso
l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Genetica Molecolare applicate
alle Scienze Biomediche presso
l’Università degli Studi di Brescia
 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare
presso l’Università Vita e Salute San
Raffaele, Milano
145
NANTECNOLOGIE PER LO STUDIO DELLA PROTEINA Ube3a
NEL PROCESSO NEURONALE DI
GUIDA PER CONTATTO E NELLE
DINAMICHE DEL CITOSCHELETRO.
La corretta funzionalità dei neuroni nel sistema nervoso centrale è
garantita anche dal “modo” con cui
i neuroni “leggono” l’ambiente extracellulare; due sono i meccanismi
coinvolti, anche se ancora non del
tutto compresi nei dettagli: il processo di guida per contatto e le dinamiche strutturali del citoscheletro.
Il progetto utilizzerà un approccio
multidisciplinare che unisce dispositivi nano e micro-strutturati,
capaci di applicare specifici stimoli
fisico-chimici alle cellule, tecniche di
biologia cellulare e molecolare e
microscopia ad alta risoluzione
per studiare le risposte funzionali
di neuroni sani e da neuroni prelevati da modelli animali di autismo.
In particolare, verrà studiata la proteina ubiquitina ligasi E3a (Ube3a), importante per la plasticità del cervello
e il cui malfunzionamento porta a
gravi disturbi neurocognitivi, come la
sindrome di Angelman e varie forme
di autismo.
L’ipotesi è che il malfunzionamento di Ube3a danneggi le risposte
neuronali a specifiche istruzioni
chimico-fisiche, a livello dei processi di adesione e rimodellamento del citoscheletro, compromettendo la plasticità neuronale.
L’obiettivo è far luce sui processi
biochimici che coinvolgono Ube3a,
aprendo così la via a nuove strategie
terapeutiche per la sindrome di Angelman e le forme di autismo dipendenti da Ube3a.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Neuroscienze CNR di Pisa
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Carrara (MS) nel 1979
 Laureata in Chimica e Tecnologie
Farmaceutiche presso
l’Università degli Studi di Pisa
146
 PhD in Scienza del farmaco e delle
sostanze Bioattive presso
l’Università degli Studi di Pisa
RUOLO DEI NEUTROFILI NELLA
MALATTIA DI ALZHEIMER E SVILUPPO DI NUOVI APPROCCI TERAPEUTICI PER I DISTURBI NEURODEGENERATIVI.
La malattia di Alzheimer consiste in
un grave e progressivo declino cognitivo dovuto alla perdita neuronale
e all’atrofia nelle regioni deputate
all’apprendimento e alla memoria.
Sebbene l’Alzheimer sia stato il fulcro di molte ricerche negli ultimi decenni, la patogenesi non è ancora
chiara e non esiste terapia che rallenti il declino cognitivo.
Recenti osservazioni effettuate in
campioni di cervello dei pazienti
hanno rivelato un numero elevato
di neutrofili, un tipo specializzato
di cellule immunitarie, rispetto ai
sani. Dati preliminari in modelli animali mostrano un maggior accumulo
neuroscienze
neuroscienze
Elena
Zenaro
Ilaria
Tonazzini
di neutrofili dalle fasi iniziali della malattia suggerendo che giochino un
ruolo chiave nel processo.
L’obiettivo è studiare il ruolo dei
neutrofili nell’induzione del declino cognitivo in modelli animali di
Alzheimer.
Si vogliono identificare le molecole di
adesione che permettono la migrazione dei neutrofili ai vasi cerebrali,
mettendo in relazione l’infiammazione vascolare e la presenza di neutrofili infiltrati con le placche di proteina β-amiloide e altri marcatori di
neurodegenerazione.
L’obiettivo finale e comprendere i
meccanismi e identificare nuovi approcci terapeutici per limitare la progressione della malattia.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Verona
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Bussolengo (VR) nel 1978
 Laureata in Biotecnologie presso
l’Università degli Studi di Verona
 PhD in Biologia Molecolare e cellulare
e Patologia presso l’Università degli Studi
di Verona
147
cardiologia e malattie croniche
Nell’ambito dell’attività di sostegno
alla ricerca da parte della Fondazione Umberto Veronesi, aumenta di
anno in anno l’interesse per le malattie cardiovascolari, come testimoniato dal numero crescente di domande
pervenute e di borse assegnate.
Quest’anno, le oltre 40 domande
pervenute rappresentavano una
gamma di progetti clinici e sperimentali miranti essenzialmente a identificare e caratterizzare nuovi marcatori
del rischio cardiovascolare, sia per
estendere le possibilità diagnostiche,
che per sperimentare nuovi bersagli
terapeutici.
In particolare, il gruppo di progetti
selezionati include , a livello clinico,
nuovi strumenti “tecnici” per la terapia dell’infarto miocardico acuto,
e l’impatto di fattori di rischio non
convenzionali (psicologici) nella cardiopatia ischemica; a livello sperimentale, i progetti selezionati si propongono di utilizzare le conoscenze
più avanzate in campo cellulare, molecolare e genetico al servizio di una
migliore conoscenza dei meccanismi patogenetici dell’arteriosclerosi
e del danno vascolare, che sono alla
base delle cardiopatie.
Stress ossidativo, infiammazione,
disturbi metabolici coinvolgono trasversalmente la maggior parte degli
scenari rappresentati e costituiscono
il bersaglio di nuovi interventi sia a
livello farmacologico che nutraceutico. Il tutto nel contesto di approcci
concettuali e sperimentali molti attuali, quali l’epigenetica, la medicina
di genere e la medicina personalizzata.
Allo scopo di migliorare la prevenzione e la terapia delle malattie del
nostro cuore, lavoreranno pertanto
quest’anno, grazie alla Fondazione,
12 ricercatori post-doc, selezionati
accuratamente per l’innovatività e la
potenzialità traslazionale del loro progetto, la loro esperienza internazionale e la loro capacità di comunicare
i dati della loro ricerca.
BORSE CARDIOLOGIA E MALATTIE CRONICHE
Le malattie cardiovascolari colpiscono il cuore e dei vasi sanguigni. Tra le cause principali vi è l’aterosclerosi, cioè il restringimento dei vasi sanguigni per un’occlusione
causata da accumulo di colesterolo, infiammazione e ispessimento delle pareti. Le
conseguenze possono essere infarto, ictus e sindromi vascolari. Rientrano nelle malattie cardiovascolari anche difetti congeniti del cuore, patologie reumatiche e croniche,
scompenso e insufficienza cardiaca. Sono molto diffuse nei paesi occidentali, soprattutto a causa di errati stili di vita e mancata prevenzione.
prima
4,3 milioni
causa di morte
al mondo
nei paesi industrializzati
80%
23,5%
riduzione delle morti per
malattie cardiovascolari
migliorando stile di vita e
prevenzione
Maria Benedetta Donati
148
Head, Laboratory of Translational
Medicine
Department of Epidemiolog
and Prevention
IRCCS Istituto Neurologico
Mediterraneo Neuromed
4 VOLTE
di decessi
all’anno
in Europa
della spesa
farmaceutica italiana
è destinata
a farmaci per
il sistema
cardiovascolare
aumento di frequenza
di infarto negli uomini
rispetto alle donne
in pre-menopausa
FONTI: Organizzazione Mondiale della sanità (WHO) http://www.who.int
Epicentro www.epicentro.it
149
Il microRNA-34a: nuovo regolatore della calcificazione vascolare e potenziale bersaglio terapeutico.
La calcificazione vascolare è una
complicazione, normalmente associata all’età, caratterizzata dalla deposizione di sali di fosfato di calcio lungo le pareti delle arterie.
Sebbene la calcificazione vascolare
sia un principale fattore di rischio per
le malattie cardiovascolari, una cura
efficace non ne è ancora disponibile.
I microRNA sono piccole molecole
di RNA non codificante la cui funzione è regolare l’espressione dei
loro geni bersaglio.
Risultati preliminari indicano che il microRNA-34a gioca un ruolo impor-
tante nell’innescare la calcificazione
vascolare inducendo la senescenza
cellulare.
Obiettivo principale del progetto è capire i meccanismi molecolari attraverso cui il microRNA-34a influenza la
calcificazione vascolare e di valutare se questo microRNA possa
essere un possibile bersaglio terapeutico per la cura e per la prevenzione di questa complicazione
associata all’invecchiamento.
Verrà valutato se questo microRNA
è in grado di innescare calcificazione attraverso la regolazione negativa
dell’espressione dei geni SIRT1 e Axl,
che rivestono un ruolo importante
nella prevenzione della calcificazione
vascolare.
L’ipotesi che l’inibizione di microRNA-34a possa rappresentare un’efficace strategia terapeutica verrà testata in un modello murino sperimentale
che sviluppa spontaneamente calcificazione vascolare.
Ruolo delle antocianine
nella prevenzione della
cardiotossicità indotta da
chemioterapici.
Le antocianine sono pigmenti presenti in molti tipi di frutta e verdura e
molto studiate per via delle loro proprietà antiossidanti, vasoprotettive,
antiinfiammatorie e anti-obesità.
Recenti studi indicano che le antocianine contenute nel mais rosso proteggono il cuore dai danni di
ischemia-riperfusione e che sono
parzialmente in grado di proteggere le cellule del cuore della cardiotossicità indotta da doxorubicina.
La doxorubicina appartiene alle antracicline, una classe di antibiotici citotossici usati come chemioterapici,
che presentano come effetto collaterale un alto rischio di cardiotossicità.
Scopo del progetto è determinare i
meccanismi molecolari attraverso i
quali le antocianine sono in grado di
proteggere le cellule cardiache dalla
tossicità indotta da doxorubicina uti-
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro Cardiologico Monzino di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Luino (VA) nel 1979
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1976
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi dell’Insubria
 Laureata in Scienze Biologiche
all’Università degli Studi di Milano
 PhD in Biotecnologie presso
l’Università degli Studi dell’Insubria
 PhD in Scienze Genetiche e Biomolecolari
all’Università degli Studi di Milano
valentina
calvenzani
lizzando come modello sperimentale la linea cellulare HL-1 derivata da
cardiomiociti murini.
Verrà indagato il potere antiossidante sia di antocianine pure sia
degli estratti di mais rosso.
L’espressione dei geni con funzione antiossidante e dei geni implicati nella genesi dei mitocondri verrà
confrontata in cellule trattate con
antocianine in presenza o assenza
di doxorubicina.
Verrà inoltre indagato come i microRNA, piccole sequenze di RNA
non codificante che regolano l’espressione di altri geni coinvolti nella
tossicità indotta da doxorubicina, siano influenzati dal trattamento con le
antocianine.
cardiologia e malattie croniche
cardiologia e malattie croniche
150
Ileana
Badi
Borsa di ricerca sostenuta grazie
alla Delegazione di Como
151
Ruolo del recettore ß2-adrenergico nella regolazione dell’azione dell’insulina nel cuore e nei tessuti
metabolicamente attivi.
Nella popolazione anziana, il diabete
di tipo 2 costituisce uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza
di malattie cardiovascolari.
La comprensione dei meccanismi
che causano l’intolleranza glicidica negli anziani è fondamentale
per intraprendere nuove strategie
terapeutiche.
I recettori beta adrenergici regolano
le funzioni cardiovascolari e l’equilibrio dei livelli del glucosio.
È dimostrato che i recettori β2-adrenergici sono necessari per potenziare
l’azione dell’insulina e che l’avanzare
dell’età ne riduce i livelli.
Le conseguenze di questo fenomeno sulla sensibilità delle cellule cardiache all’insulina non sono ancora
chiare.
Lo scopo della ricerca è valutare
l’impatto della mancanza del gene
del recettore β2-adrenergico in un
modello sperimentale di topo anziano sulla sensibilità insulinica, investigare il suo ruolo sulle vie metaboliche
della glicogenolisi e neogluconeogenesi, identificare le molecole bersaglio dei recettori β2-adrenergici nella
cascata insulinica.
L’obiettivo è comprendere meglio i
meccanismi molecolari alla base
della suscettibilità delle cellule
cardiache in caso di alterato metabolismo dei glucidi, per capire
come intervenire sulla prevenzione e
sulla terapia delle malattie cardiovascolari in pazienti diabetici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Salerno
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Napoli nel 1976
152
Ruolo dei macrofagi differenziati
spontaneamente
dai monociti nella malattia
coronarica delle arterie.
I macrofagi sono cellule del sistema
immunitario e sono coinvolti in tutte
le fasi dell’aterosclerosi delle arterie
coronarie, contribuendo allo sviluppo, alla progressione e alla destabilizzazione della malattia. Differenti
tipi di macrofagi, diversi per morfologia, funzione ed espressione
genica dirigono la progressione e
la rottura della placca coronarica.
È molto difficile isolare i macrofagi
dai tessuti, quindi in vitro vengono
utilizzati macrofagi spontaneamente
differenziatisi dai monociti, cioè dai
progenitori.
Esistono due popolazioni di macrofagi derivati dai monociti; una popolazione con caratteristiche pro-infiammatorie e una con caratteristiche
non-infiammatorie e riparative.
L’obiettivo della ricerca è capire
come queste due distinte sotto-popolazioni di macrofagi possano influenzare la le progressione della malattia coronarica ed
essere a beneficio o a danno rispetto alla vulnerabilità della placca aterosclerotica.
Verranno validate anche eventuali
differenze nei macrofagi differenziati
da monociti provenienti da pazienti
rispetto a individui sani.
I dati dello studio forniranno il razionale per disegnare nuovi approcci
terapeutici attraverso la manipolazione dei macrofagi con lo scopo di limitare la progressione e stabilizzare le placche aterosclerotiche.
cardiologia e malattie croniche
cardiologia e malattie croniche
Nicola
Cosentino
Ersilia
Cipolletta
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro Cardiologico Monzino di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Teramo nel 1984
 Laureata in Medicina e Chirurgia presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
 Laureato in Medicina e Chirurgia
presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma
 PhD in Fisiopatologia Clinica e
Medicina Sperimentale presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
 Specializzazione in Cardiologia
presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma
153
Regolazione della risposta infiammatoria nelle malattie cardiovascolari associate a infezione da HIV.
L’infezione da virus dell’immunodeficienza (HIV) continua a essere uno
dei più diffusi problemi di salute nel
mondo.
L’introduzione della terapia antiretrovirale combinata ha ridotto notevolmente la letalità complessiva, ma
poiché questi pazienti vivono più a
lungo, molte patologie stanno diventando prevalenti tra la popolazione
infetta, in particolare quelle associate
alle malattie cardiovascolari.
L’infezione da HIV è associata a
uno stato infiammatorio permanente lieve, ad alterazioni dell’en-
dotelio vascolare e delle piastrine,
tutti fenomeni con un ruolo determinate nello sviluppo delle malattie cardiovascolari.
L’obiettivo del progetto è studiare
l’efficacia di alcuni farmaci con documentate proprietà antiinfiammatorie
sulla disfunzione endoteliale e sulla
alterazione della funzione piastrinica
caratteristiche dell’infezione da HIV.
L’efficacia di un regime terapeutico di intensificazione con un farmaco antiretrovirale (Maraviroc)
di recente introduzione, con proprietà anti-infiammatorie e anti-aterosclerotiche, verrà studiato in
pazienti con infezione da HIV ad
alto rischio cardiovascolare.
Lo studio dell’impatto sull’infiammazione di farmaci, antiretrovirali e non
(come aspirina o altri anti-infiammatori), potrebbe essere di beneficio
nella prevenzione delle co-morbidità
associate all’infezione da HIV, sopratutto quelle legate al problemi di natura cardiovascolare.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Perugia
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Foligno (PG) nel 1975
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Perugia
154
 PhD in Biologia e Fisiopatologia
Vascolare presso
l’Università degli Studi di Perugia
Approccio radiale e approccio transfemorale in donne
sottoposte ad angioplastica coronarica percutanea
per infarto miocardico acuto.
Negli ultimi decenni l’approccio transradiale, partendo cioè dagli arti superiori, nei pazienti sottoposti a impianto di stent in corso di infarto
miocardico acuto, è risultato associato a una significativa riduzione degli eventi di sanguinamento rispetto
all’approccio transfemorale.
Il sanguinamento ha un impatto sfavorevole sulla prognosi e influenza la
mortalità a breve e lungo termine. La
relazione causale tra sanguinamento
e mortalità non è del tutto chiara, tuttavia è noto che le donne rappresentano il gruppo a più alto rischio.
La popolazione femminile, inoltre,
è rappresentata in misura di gran
lunga inferiore rispetto a quella
maschile negli studi che hanno
comparato i due approcci. Il progetto si propone di valutare l’effetto
dell’approccio transradiale sull’esito
clinico nella popolazione femminile
sottoposta ad angioplastica coronarica percutanea in corso di infarto
miocardico acuto.
In particolare, sarà valutata la relazione tra il tipo di accesso utilizzato (radio o femore) e l’occorrenza
di eventi di sanguinamento e/o di
complicanze vascolari. L’obiettivo
ultimo è dimostrare che, anche nelle donne, l’approccio transradiale
per il posizionamento degli stent
apporta maggiori benefici e migliora l’esito clinico delle pazienti,
diminuendo il rischio di complicanze a breve e lungo termine.
cardiologia e malattie croniche
cardiologia e malattie croniche
Anna
Franzone
Emanuela
Falcinelli
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università di Berna (Svizzera)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Napoli nel 1984
 Laureata in Medicina presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
 PhD in Cardiologia presso
l’Università degli Studi di Napoli Federico II
155
il sistema degli endocannabinoidi in cardiomiociti
derivati da cellule staminali pluripotenti di pazienti
con distrofia muscolare.
La distrofia muscolare è una malattia
genetica che colpisce 1 bambino
ogni 3.500 ed è causata da una mutazione nei geni delle distrofine, proteine importanti per il corretto funzionamento dei muscoli scheletrici e
del muscolo cardiaco.
Di conseguenza, i pazienti con distrofia muscolare presentano ridotta
mobilità e malattie cardiache.
L’obiettivo del progetto è studiare le
disfunzioni cardiache associate
alla distrofia muscolare utilizzando cardiomiociti derivati dal diffe-
renziamento di cellule staminali
pluripotenti indotte (iPSCs) provenienti da pazienti.
Le iPSCs sono un particolare tipo di
cellule staminali adulte che possono
differenziare in tutti i diversi tipi di cellule del corpo. Cardiomiociti ottenuti da iPSCs di pazienti con distrofia muscolare possono essere
utilizzati come modello per mimare la malattia in laboratorio.
Poiché è dimostrato che il sistema
degli endocannabinoidi è attivato nel
muscolo scheletrico di pazienti con
DM, il progetto vuole studiare il suo
ruolo nei cardiomiociti derivati dai
pazienti.
Inoltre, le cellule saranno esposte a
farmaci che modulano il sistema degli endocannabinoidi con l’intento di
stabilire se sono un valido bersaglio
terapeutico per trattare la disfunzione cardiaca associata alla distrofia
muscolare.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro Cardiologico Monzino di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Dublino (Irlanda) nel 1979
 Laureata in Biochimica e Biologia
Molecolare presso il Dublin Institute
of Technology di Dublino (Irlanda)
156
 PhD in Neurofisiologia presso
l’University of Dublin (Irlanda)
Ruolo di una dieta arricchita in antocianine sulla
cardioprotezione.
Nei mammiferi, i cardiomiociti, cioè le
cellule contrattili del cuore, hanno
un’elevata capacità proliferativa durante lo sviluppo embrionale.
Questa però cessa rapidamente subito dopo la nascita mediante un
processo altamente regolato da piccole molecole di RNA (microRNA).
A causa della scarsa capacità di rinnovamento del cuore adulto, la capacità riparativa mediante rigenerazione
miocardica in seguito ad un trauma,
come infarto del miocardio o insufficienza cardiaca, è molto limitata.
Recenti studi suggeriscono che un
regolare consumo di antocianine,
pigmenti idrosolubili presenti nei
fiori e nei frutti di molte piante, abbia un ruolo protettivo sul cuore,
evidenziato da una netta riduzione
della zona infartuata a seguito di
ischemia-riperfusione.
Lo scopo del progetto è indagare
gli effetti cardioprotettivi di una dieta
arricchita in antocianine sull’espressione di microRNA coinvolti nella rigenerazione e nell’invecchiamento
cardiaco.
Inoltre, ci si propone di esaminare gli
effetti che alimenti funzionali, come il
mais arricchito in antocianine, hanno
sulle modificazioni epigenetiche
che regolano l’espressione del DNA
e dei geni.
I risultati permetteranno di capire i
meccanismi con cui importanti
molecole presenti nei cibi possono aiutare a proteggere il cuore.
cardiologia e malattie croniche
cardiologia e malattie croniche
Alessandra
Marinelli
Aoife
Gowran
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1975
 Laureata in Scienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Milano
 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare
presso l’Università degli Studi di Milano
157
nostro cervello?
Il progetto vuole studiare se una dieta a base di proteine animali possa
accelerare l’insorgenza di uno stato
infiammatorio nel cervello con l’invecchiamento, mentre una dieta a
base di proteine vegetali possa rallentare questo processo.
Se così fosse, la dieta potrebbe
essere un semplice ma potente
strumento per contrastare, almeno in parte, gli effetti dell’invecchiamento sul cervello.
Per rispondere a questa domanda,
verranno utilizzati topi che invecchiano più velocemente rispetto al normale, nutriti sin dalla nascita con
diete diverse a base di proteine vegetali o animali.
Verrà studiato il loro comportamento,
tramite test comportamentali e cognitivi specifici, per valutare se le diverse
diete influenzano le capacità cerebrali, e si misureranno i livelli di infiammazione nel loro cervello, con l’obiettivo
di capire l’influenza del tipo di dieta
sull’invecchiamento cerebrale.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Città del Messico (Messico)
nel 1979
Valutazione di uno stent
coronarico completamente riassorbile nei pazienti
con restenosi.
Gli stent coronarici sono dei presidi
terapeutici in metallo quotidianamente impiegati in cardiologia per il
trattamento della malattia coronarica
ed in particolare delle stenosi coronariche, ovvero dei restringimenti dell’arteria che determinano una
riduzione del flusso sanguigno al
cuore.
Attualmente la causa più comune
di fallimento terapeutico dopo impianto di stent rimane la restenosi
intra-stent, cioè un nuovo restringimento del flusso di sangue in corrispondenza dello stent.
Il trattamento di questi pazienti con
restenosi resta non soddisfacente.
Pertanto, il presente studio valuterà
l’impiego di uno stent completamente riassoribile, cioè che si degrada in circa due anni, nel trattamento di questa patologia.
Questo stent riassorbile, costituito
non in metallo ma da una matrice
polimerica con completa degradazione ad acqua ed anidride
carbonica, potrebbe rappresentare
il trattamento di scelta nei pazienti
che presentano questo problema
clinico.
cardiologia e malattie croniche
cardiologia e malattie croniche
Vegano o non-vegano: può
la dieta influenzare lo stato infiammatorio e cognitivo del cervello durante
l’invecchiamento?
Nonostante le scoperte scientifiche
abbiano contribuito ad allungare la
vita con una buona qualità, l’invecchiamento è tuttora inevitabile.
Invecchiando aumenta lo stato infiammatorio generale, compreso
quello cerebrale con effetti negativi
sui processi mentali.
Diversi studi dimostrano che una
dieta a base di proteine animali aumenta lo stato infiammatorio del corpo, ma poco è noto degli effetti sul
cervello. E se ciò che mangiamo
influisse il modo in cui invecchia il
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Bologna
158
Raffaele
Piccolo
Luis Emiliano
Pena Altamira
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università di Berna (Svizzera)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Napoli a nel 1984
 Laureato in Biotecnologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Bologna
 Laureato in Medicina presso l’Università
degli Studi di Napoli Federico II
 PhD in Biologia Cellulare e Fisiologia
presso l’Università degli Studi di Bologna
 PhD in Cardiologia presso l’Università
degli Studi di Napoli Federico II
159
Ruolo dello stress ossidativo nei processi di calcificazione della valvola
aortica.
La malattia calcifica della valvola aortica (CAVD) è una malattia multi-fattoriale con una lenta progressione, caratterizzata da calcificazioni dei lembi
valvolari.
La fase iniziale, nota come sclerosi
della valvola aortica, è contraddistinta da ispessimento della valvola,
mentre gli stadi più avanzati, denominati stenosi della valvola aortica,
sono associati a resistenza del flusso
sanguigno.
Approssimativamente, il 30% delle persone oltre i 65 anni hanno
sclerosi valvolare e quasi il 10% di
loro si svilupperà stenosi valvolare
di grado severo.
Il progetto si pone come obiettivo la
valutazione del ruolo dello stress ossidativo nei primi cambiamenti cellulari associati alla sclerosi a alla calcificazione valvolare utilizzando cellule
primarie umane derivanti da tessuti asportati durante le operazioni di sostituzione della valvola
aortica.
Lo studio si propone due obiettivi
principali: individuare i meccanismi
molecolari che regolano l’attivazione
delle cellule interstiziali valvolari in seguito a stress ossidativo con conseguente danno al DNA e confrontare,
mediante analisi di metabolomica, lo
stato di stress ossidativo in pazienti
con sclerosi della valvola aortica e in
soggetti sani e/o asintomatici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro Cardiologico Monzino di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Biella nel 1985
 Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche
e Mediche presso l’Università degli Studi
del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro
160
 PhD in Scienze Farmacologiche presso
l’Università degli Studi di Milano
LUNGHEZZA DEI TELOMERI E
CAMBIAMENTI
EPIGENETICI:
marcatori DI INVECCHIAMENTO IN PAZIENTI A RISCHIO DI INFARTO MIOCARDICO.
L’invecchiamento costituisce il rischio
principale di sviluppare malattie cardiovascolari.
L’invecchiamento non è legato solo al
passare del tempo, ma anche ad altri fattori come la componente genetica, le malattie e lo stile di vita.
Lo scopo principale del progetto è
identificare una possibile associazione tra due marcatori di invecchiamento precoce (la metilazione del DNA e la lunghezza dei
telomeri) misurati nel sangue di
206 soggetti con episodio di infarto al miocardio confrontandoli
a 206 soggetti sani.
Il progetto si propone di analizzare
l’interazione tra i cambiamenti della
metilazione del DNA e della lunghezza dei telomeri, cioè la parte fi-
nale dei cromosomi, che occorrono
durante l’invecchiamento.
I livelli di metilazione del DNA e la
lunghezza dei telomeri possono
variare durante l’invecchiamento
e in relazione alla presenza di
malattie e allo stile di vita.
L’ipotesi è che i telomeri si accorcino nei soggetti a maggior rischio di
sviluppare malattie cardiovascolari e
che si identifichino marcatori epigenetici di età biologica.
La comprensione dell’interazione di
tali marcatori e del loro ruolo nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari potrebbe coprire un ruolo
cruciale nell’individuare una terapia personalizzata e una migliore
predizione del rischio.
cardiologia e malattie croniche
cardiologia e malattie croniche
Alessia
Russo
Paolo
Poggio
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Neuroscienze CNR di Milano
Human Genetics Foundation (HUGEF),
Torino
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Torino nel 1985
 Laureata in Biotenologie Mediche
presso l’Università degli Studi di Torino
 PhD in Genetica Umana presso
l’Università degli Studi di Torino
161
oncologia
cardiologia e malattie croniche
Matteo Luca
Vecellio
REGOLAZIONE EPIGENETICA DI
RUNX3 NELLA SPONDILITE ANCHILOSANTE.
La spondilite anchilosante è una
malattia infiammatoria cronica che
colpisce la colonna vertebrale e le
articolazioni sacroiliache del bacino,
portando a rigidità, perdita di funzione e deformità della colonna vertebrale. Tra le manifestazioni extrarticolari più comuni sono presenti uveiti,
malattia infiammatoria intestinale e
insufficienza aortica.
Si calcola che l’1.5% della popolazione sia affetta da spondilite anchilosante. Negli uomini la malattia è 9
volte più frequente.
Le cause della malattia sono ancora ignote.
Esiste una predisposizione genetica, associata con l’antigene di istocompatibilità HLA B27 in oltre il 95%
dei casi. Recenti studi hanno evidenziato il contributo di altri geni tra cui
il gene RUNX3, fondamentale nello
sviluppo dei linfociti T CD8+.
Diverse varianti genetiche, chiamate polimorfismi a singolo nucleotide
(SNPs) nel gene RUNX3 sono stati
recentemente associati alla spondilite anchilosante. Lo scopo del progetto è investigare il ruolo delle diverse varianti genetiche del gene
RUNX3, utilizzando un approccio epigenetico, biomolecolare e
bioinformatico, per identificare e
comprendere i meccanismi molecolari ed immunologici alla base
della spondilite anchilosante, con
l’obiettivo di identificare nuovi bersagli terapeutici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università di Oxford, (UK)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Milano nel 1982
 Laureato in Biotecnologie Mediche presso
l’Università degli Studi di Milano-Bicocca
162
 PhD in Medicina Traslazionale e Molecolare presso l’Università degli Studi
di Milano-Bicocca
grant 2015
PERCHè
LA RICERCA
SCIENTIFICA
FA BENE
A TUTTI.
ANCHE A TE. 163
l’incidenza di cancro negli anziani, solitamente esclusi dagli studi epidemiologici, e quali siano le cause della
ridotta aderenza alla Dieta Mediterranea. Accanto agli studi epidemiologici, verranno sostenuti diversi progetti
di nutrigenomica con la duplice finalità di studiare i meccanismi molecolari
attraverso cui i fitonutrienti prevengono malattie cerebro e cardiovascolari
legate all’invecchiamento o proteggono da farmaci cardiotossici, ma anche di identificare nuovi bio marcatori
(geni e microRNA) che consentano la
diagnosi precoce dell’insorgenza di
malattie cardiovascolari ed epatiche,
al fine di disegnare e raccomandare
un regime di alimentazione che sia in
grado di revertirne la progressione.
Gli studi più recenti ci hanno infine
aperto gli occhi su un altro importante universo, che sta cambiando il nostro modo di pensare alle cause e
alla prevenzione delle malattie croniche: il microbiota intestinale. Miliardi
di miliardi di specie batteriche, di “inquilini” del nostro organismo, alcuni
dei quali svolgono un ruolo importante nello sviluppo cerebrale, nella regolazione del metabolismo o nell’insorgenza di malattie croniche. Uno
studio sostenuto dalla Fondazione
permetterà di individuare nell’intestino
umano una specie batterica da assumere in forma di probiotico per la prevenzione del cancro al colon. Ed infine, non meno importante, prosegue
l’impegno della Fondazione nella prevenzione del cancro legato al fumo,
sostenendo ricercatori che si occuperanno di comprendere se e quanto
il consumo di sigarette elettroniche
possa ridurre il cancro alla pelle rispetto al fumo di sigaretta.
Chiara Tonelli
164
Prorettore alla Ricerca
Professore Ordinario di Genetica
presso l’Università degli Studi di Milano
BORSE NUTRIGENOMICA E
PREVENZIONE DELLE MALATTIE
oncologia
nutrigenomica e prevenzione
Diversi studi epidemiologici hanno rivelato come la Dieta Mediterranea
(ricca di frutta, verdura, legumi e povera di grassi animali e zuccheri) contribuisca a mantenerci in buona salute riducendo il rischio di malattie
cardiovascolari, obesità, diabete e
cancro. Eppure sempre minore è il
numero di persone che seguono
questa dieta, anche in quei paesi ed
in quelle regioni che ne rappresentano la culla, come l’Italia. La Fondazione Umberto Veronesi, da sempre attenta alla prevenzione delle malattie
croniche legate all’alimentazione, ha
scelto di sostenere ricercatori che
studieranno come la dieta influenzi
La nutrigenomica è la scienza che studia le relazioni tra patrimonio genetico e cibo;
come le molecole che introduciamo con la dieta influenzano i nostri geni e quindi la
nostra salute, sia positivamente che negativamente. La nutrigenomica va di pari passo
con la prevenzione, soprattutto delle malattie croniche cardiovascolari, cerebrovascolari e dei tumori, responsabili della stragrande maggioranza delle morti al mondo. Un
corretto stile di vita è la prima arma a disposizione per combattere la maggior parte
delle malattie.
QUASI
2 miliardi
11
OLTRE 200
80%
gli adulti
nel mondo
in sovrappeso
o obesi
al minuto
i decessi
nel mondo
attribuibili
al fumo
le malattie
collegate
all’alcool
casi di ictus, cardiopatie
e diabete evitabili
con un corretto
stile di vita
FONTI: Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) www.who.int
165
L’ IMPATTO DELLA CRISI ECONOMICA SULL’ ADESIONE ALLA
DIETA MEDITERRANEA NELL’ AMBITO DELLA STUDIO MOLI-SANI.
La dieta mediterranea è un autentico
scudo salvavita contro le principali patologie croniche, ma negli ultimi
anni i dati indicano un calo nei consumi di pesce, olio d’oliva, frutta e un
aumento di carne e prodotti di bassa qualità. Le cause possono essere sicuramente in parte ascrivibili
all’attuale crisi economica. In questo
contesto, le disuguaglianze socioeconomiche in termini di stili di vita
rischiano di acuirsi maggiormente.
Se storicamente infatti la dieta
mediterranea era l’alimentazione
dei più poveri, dati recenti indi-
cano che ora il modello mediterraneo è accessibile solo ai i più
facoltosi.
Parlare dei benefici della dieta mediterranea non basta più. Bisogna capire quali sono i determinanti di una
sana alimentazione e intervenire per
evitare che siano i più deboli a pagare il prezzo più alto dell’allontanamento da questo modello alimentare che
favorisce lunga vita alle popolazioni
del Mediterraneo.
Il progetto analizzerà l’impatto
della crisi economica sull’adesione alla dieta mediterranea, utilizzando i dati raccolti dallo studio
Moli-sani comprendente circa
2.000 individui reclutati tra il 2005
e il 2006, cioè prima della crisi
economica.
Attraverso un nuovo questionario
incentrato sui cambiamenti degli stili di vita e alimentazione adottata, il
progetto valuterà il ruolo delle risorse
culturali (livello di istruzione o di conoscenza nutrizionale) come possibili fattori di contenimento dell’impatto
della crisi economica sulle abitudini
di vita e sulla dieta mediterranea in
particolare.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo
Neuromed
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Campobasso nel 1981
166
Abitudini alimentari e rischio di tumore negli anziani: studi caso-controllo italiani.
Il progetto esamina il ruolo delle
abitudini alimentari sul rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore, nella
popolazione anziana. In alcuni studi
epidemiologici condotti in Italia è stata confrontata la dieta abituale di un
gruppo di pazienti affetti da tumore
con quella di un gruppo di soggetti
non affetti dalla malattia.
In particolare si vuole capire se aderire alla cosiddetta dieta mediterranea
riduca il rischio di ammalarsi di tumore. Inoltre si considererà se all’aumentare della varietà degli alimenti presenti nella dieta abituale
diminuisca il rischio di sviluppare
tumori.
Al fine di studiare il ruolo della dieta
mediterranea (caratterizzata da alti
consumi di cereali, legumi, frutta,
verdura, olio d’oliva e bassi consumi
di carne e latticini) e quello della varietà della dieta, si utilizzeranno dei
punteggi di aderenza dei partecipanti
a questi stili dietetici e si confronterà
la probabilità di ammalarsi di tumore
dei soggetti aderenti con quella dei
non aderenti.
I risultati permetteranno di quantificare gli effetti benefici sulla salute dell’aderenza a uno stile dietetico di tipo mediterraneo e della
varietà degli alimenti consumati,
in particolare nella popolazione
anziana.
Inoltre sarà possibile ampliare le conoscenze sul ruolo della dieta nel
rischio di sviluppare diversi tipi di tumore, con importanti implicazioni in
termini di prevenzione.
nutrigenomica e prevenzione
nutrigenomica e prevenzione
Francesca
Bravi
Maria Laura
Bonaccio
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto di Ricerche Farmacologiche
“Mario Negri”, Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Lodi nel 1980
 Laureata in Filosofia presso
l’Università degli Studi di Cassino
 Laureata in Biostatistica e Statistica
Sperimentale presso l’Università degli
Studi di Milano-Bicocca
 PhD in Epidemiologia presso
l’Università di Maastricht (Paesi Bassi)
 PhD in Statistica Medica presso
l’Università degli Studi di Milano
167
Il RUOLO DELLE ANTOCIANINE NELLA PROMOZIONE DELLA
SALUTE UMANA.
Le antocianine sono polifenoli bioattivi contenuti in diversi alimenti di
origine vegetale come le arance rosse e i frutti di bosco, a cui conferiscono il caratteristico colore rosso e
blu-viola. Numerosi studi hanno dimostrato che le antocianine hanno
un’azione protettiva nei confronti
delle malattie cardiovascolari, del
cancro e dell’obesità.
Uno dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari è un basso livello
di colesterolo HDL, influenzato da
fattori genetici ma anche ambientali. L’obiettivo della ricerca è chiarire il ruolo delle antocianine nella
prevenzione cardiovascolare, in
relazione al patrimonio genetico
individuale.
Lo studio prevede l’arruolamento di
500 soggetti italiani a cui verranno
effettuate analisi biochimiche sul
profilo lipidico e una valutazione
genetica.
I partecipanti completeranno inoltre
un questionario sullo stile di vita e
le abitudini alimentari. Il consumo di
macro, micronutrienti e antocianine,
sarà calcolato utilizzando un software creato ad hoc.
Dati preliminari mostrano che una
dieta vegetariana o vegana può proteggere contro le dislipidemie.
L’obiettivo finale è stabilire il contributo effettivo delle antocianine
introdotte con la dieta sui profili
lipidici in relazione al patrimonio
genetico individuale, nell’ottica di
verificare il potenziale di questi micro-nutrienti nella promozione di un
corretto stato di salute.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Ospedale San Paolo di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Vercelli nel 1976
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Milano
168
 PhD in Scienze Alimentari presso
l’Università degli Studi di Milano
GLI EFFETTI PROTETTIVI DELL’ESTRATTO DI FRAGOLA NELLE
CELLULE EPATICHE E ADIPOSE.
Numerose malattie cronico-degenerative, come il diabete e le alterazioni metaboliche del fegato e del
tessuto adiposo tipiche dell’obesità, sono spesso associate a stress
ossidativo e del reticolo endoplasmatico, un organello cellulare responsabile di sintesi, maturazione e
trasporto di proteine.
Sono ormai ampiamente riconosciuti i benefici di una dieta ricca in
frutta e verdura, ricchi di composti
bioattivi ed antiossidanti.
Lo scopo del progetto è valutare se
un estratto di fragola, ricco di polifenoli, abbia un effetto protettivo sullo stress ossidativo e sullo
stress del reticolo endoplasmatico in linee cellulari epatiche e
adipose.
Saranno pertanto valutati i principali
marcatori di danno ossidativo: livelli
intracellulari di radicali liberi, attività
di enzimi antiossidanti, marcatori di
ossidazione, profilo lipidico, glicolisi
e funzionalità mitocondriale.
I risultati di questa ricerca potranno
contribuire a una migliore comprensione del ruolo dei composti bioattivi
ed antiossidanti presenti nelle fragole. Conoscere il ruolo preciso delle
diverse molecole presenti negli
alimenti è essenziale per sapere
come includerli nei trattamenti
dietetici a sostegno delle terapie
convenzionali, per il migliore raggiungimento degli obiettivi terapeutici.
nutrigenomica e prevenzione
nutrigenomica e prevenzione
Francesca
Giampieri
Elena
Dogliotti
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università Politecnica delle Marche di
Ancona
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Ancona nel 1979
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università Politecnica delle Marche
 Master in Scienze dell’alimentazione
(Food, health and drug/Specialisation
on Food Science) presso
l’Università Politecnica delle Marche
169
IDENTIFICAZIONE DI MARCATORI
NON-INVASIVI PER LA DIAGNOSI
E LA PROGNOSI DELLA STEATOSI EPATICA NON-ALCOLICA.
L’obesità è un fattore determinante
per lo sviluppo della steatosi epatica
(il cosiddetto fegato grasso), la quale
costituisce una delle principali cause
di malattie epatiche. I dati statistici
sono allarmanti: più del 30% della
popolazione mondiale risulta obesa,
con un preoccupante aumento nei
bambini e nei giovani.
Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico ed è considerato benigno e reversibile. Tuttavia, questa patologia
può progredire verso stadi più gravi,
quali la fibrosi e l’insorgenza della
cirrosi epatica, che sono condizioni
irreversibili.
A oggi, l’unico sistema di diagnosi
accurata per la steatosi è la biopsia. C’è quindi un urgente bisogno
di tecniche non invasive per la
diagnosi clinica. La finalità del progetto è l’identificazione e validazione
di nuovi biomarcatori ematici (molecole, geni, proteine) coinvolti nello
sviluppo e progressione della steatosi e che possano essere usati in test
clinici per la diagnosi e il trattamento
della steatosi epatica.
Tale informazione permetterà una più
accurata scelta ed efficacia della terapia migliorando l’outcome generale
del paziente. I risultati che si otterranno contribuiranno a distinguere soggetti con diverso grado di
fibrosi, da quelli che sono invece
in una fase di non progressione o
in remissione.
Inoltre, questo progetto ci consentirà
di creare una banca di campioni biologici, dandoci la possibilità di studiare i processi molecolari coinvolti nella
steatosi epatica come in altri processi fibrogenici nel fegato, e la possibilità di individuare nuovi bersagli di
interesse farmacologico.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione Italiana Fegato, Trieste
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Carlos Pellegrini (Argentina) nel
1978
 Laureato in Biotecnologie presso l’Universidad Nacional de Rosario (Argentina)
170
 PhD in Scienze Biomolecolari e dello
Sviluppo presso l’Università degli Studi di
Trieste
I microRNA come nuovi strumenti diagnostici e prognostici della steatosi epatica
non alcolica: un nuovo approccio 3D in vitro.
La “steatosi epatica non alcolica”
(NAFLD) è la più comune malattia
cronica del fegato nei paesi occidentali, che va dalla semplice steatosi, cioè un eccessivo accumulo
di trigliceridi all’interno delle cellule, a condizioni croniche più marcate (steatoepatite) che eventualmente possono evolvere in cirrosi
e/o epatocarcinoma.
Per effettuare una diagnosi, la metodologia di elezione attualmente utilizzata è la biopsia epatica; è necessario quindi individuare marcatori
biologici non invasivi per migliorare diagnosi e trattamento della
malattia.
L’obiettivo del progetto è identificare nuovi marcatori e bersagli molecolari in pazienti affetti da NAFLD,
concentrandosi in particolare sullo
studio dei microRNA (miRNA) e sul
ruolo della proteina p53 nella regolazione del metabolismo lipidico.
Verrà caratterizzata l’espressione
di miRNA associati alla NAFLD, e
indagata la correlazione con lo stato di p53, utilizzando un modello
avanzato di “fegato su chip”: un dispositivo microfluidico basato su un
sistema di coltura cellulare 3D che
supera i limiti dei convenzionali sistemi in due dimensioni nel mimare
la progressione della malattia come
avviene in vivo.
Una volta individuata la “firma di microRNA” associata alla NAFLD, ne
verrà confermata l’efficacia come
marcatore non invasivo in pazienti affetti dalla steatosi epatica
non alcolica.
nutrigenomica e prevenzione
nutrigenomica e prevenzione
Manuele
Gori
Pablo
Giraudi
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università Campus Bio-Medico di Roma
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Roma nel 1977
 Laureato in cienze Biologiche
presso l’Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
 PhD in Scienze e Biotecnologie della
Riproduzione e dello Sviluppo presso
l’ Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
171
Identificazione del Clostridio ID4 nell’intestino umano
e il suo uso come probiotico nella prevenzione del
cancro al colon-retto.
Il carcinoma del colon-retto è uno
dei tumori a più alta incidenza al
mondo. L’eziologia della malattia è
multifattoriale ed è connessa non
solo a fattori come mutazioni genetiche, dieta e processi infiammatori,
ma anche alla composizione della
flora intestinale.
In modelli sperimentali murini, lo
sviluppo del cancro al colon-retto è favorito dall’alterazione della
composizione della flora intestinale (disbiosi), in particolare è correlato alla diminuzione del Clostridio
ID4, batterio con proprietà anti-infiammatorie. Ne consegue lo sviluppo di infiammazione intestinale che
può determinare sviluppo di tumori.
Nel progetto verranno studiate la
composizione e le alterazioni della
flora batterica intestinale in pazienti affetti da carcinoma del colon-retto con l’obiettivo di identificare un nuovo probiotico utile nella
prevenzione della disbiosi del carcinoma del colon-retto.
Il primo obiettivo è identificare l’analogo umano del Clostridio ID4 murino e verificare se il batterio mantiene
la capacità di colonizzare l’intestino
umano e la sua capacità di sfavorire
lo sviluppo di infiammazione.
Se i risultati saranno positivi, il Clostridio ID4 verrà testato in una formulazione probiotica per verificare se
è efficace nel prevenire l’alterazione
della composizione della flora intestinale, tipica dei pazienti con cancro
al colon-retto.
STUDIO COMPARATIVO DEGLI
EFFETTI TOSSICI INDOTTI DA
SIGARETTA ELETTRONICA SUL
TESSUTO CUTANEO.
È ormai ben dimostrata la correlazione tra fumo di sigaretta (CS) e danni
cutanei, non solo come invecchiamento della pelle ma anche perché
esistono evidenze sperimentali che
correlano l’esposizione a CS a patologie cutanee quali psoriasi, dermatite e tumori.
La principale causa di tossicità del
CS è dovuta alla produzione di molecole tossiche come conseguenza
dell’alta temperatura raggiunta durante la combustione del tabacco.
Perciò l’utilizzo di nuovi “devices” come la sigaretta elettronica
(e-cig) che permette di “fumare”
solo vapore aromatizzato, con o
senza nicotina, è stata proposta
come possibile rimedio per smettere di fumare.
Dalla sua immissione in commercio,
l’utilizzo della e-cig è stato ampiamente pubblicizzato come uno strumento sicuro e non nocivo. Tuttavia,
i prodotti chimici e le sostanze
contenute nelle e-cigs non sono
stati sufficientemente studiati e
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Ferrara
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata ad Reggio Emilia nel 1985
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Bari nel 1982
 Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche
presso l’Università degli Studi di Bologna
 Laureata in Scienze Biologiche presso
l’Università degli Studi di Siena
 PhD in Medicina Molecolare e Traslazionale presso l’Università degli Studi di
Milano-Bicocca
 PhD in Fisiologia Molecolare e Cellulare, Farmacologia e Tossicologia presso
l’Università degli Studi di Siena
caratterizzati e il loro effetto innocuo non è stato ancora dimostrato.
Partendo dal presupposto che non
esiste una regolamentazione sulle
e-cigs, e che dopo l’apparato respiratorio, la cute è l’altro principle target del fumo, l’intento di questo studio, è quello di paragonare gli effetti
dell’e-cig rispetto al CS convenzionale sul tessuto cutaneo, mediante
l’uso di modelli sia in vitro di epidermide umana che in vivo (topi SKH1).
In particolare focalizzerò lo studio sul
rilascio di citoch ne, molecole pro-infiammatorie, e sui danni a carico di
molecole proteiche indotti da e-cig
versus CS convenzionale in cellule
di epidermide.
nutrigenomica e prevenzione
nutrigenomica e prevenzione
172
Claudia
Sticozzi
Giulia
Nizzoli
173
oncologia
nutrigenomica e prevenzione
Federica
Tomay
Ruolo delle antocianine
nei meccanismi di invecchiamento cardiaco e cerebrale causati da infiammazione collegata a obesità.
Le antocianine costituiscono una
classe di pigmenti della famiglia dei
flavonoidi prodotte dalla maggior parte delle piante superiori.
La loro importanza nella prevenzione delle malattie neurodegenerative
e cardiovascolari è da attribuirsi alla
capacità di regolare stress ossidativo e infiammazione.
Non sono però ancora del tutto compresi i meccanismi molecolari coinvolti nella modulazione della risposta
infiammatoria. Il progetto mira a caratterizzare il meccanismo molecolare
tramite il quale le antocianine svolgono le loro proprietà protettive
nell’invecchiamento neuronale e
cardiaco, valutando la modulazione
da parte di questi composti dei microRNA associati e la tipologia di risposta infiammatoria.
Verrà inoltre analizzata come varia
l’espressione di citochine, molecole
infiammatorie, indotta da una dieta
ricca di antocianine rispetto ad una
dieta ricca di grassi, su modelli animali di infiammazione acuta e cronica.
I risultati derivanti dagli effetti della
dieta, sia protettiva che pro-infiammatoria, porteranno all’identificazione di nuovi biomarcatori per
la valutazione precoce dell’insorgenza di condizioni patologiche,
fornendo preziose informazioni per
la messa in atto di programmi di prevenzione e diagnosi precoce.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Udine nel 1986
 Laureata in Genomica Funzionale presso
l’Università degli Studi di Trieste
174
 PhD in Patologia Sperimentale presso
l’Università degli Studi di Milano
grant 2015
il nostro
sostegno
alla ricerca
scientifica
175
oncologia
CONOSCERE LA SCIENZA PER UNA PREVENZIONE CONSAPEVOLE
La salute è un diritto inalienabile dell’essere umano, sancito anche dalla Costituzione
Italiana. La scienza e la medicina hanno scoperto molte della cause genetiche e soprattutto ambientali e comportamentali che aumentano le probabilità di ammalarsi, ad
esempio di tumore o di malattie cardiovascolari. La conoscenza dei risultati della
scienza porta consapevolezza e la consapevolezza conferisce la libertà di scelta e di
azione, mettendo nelle condizioni i cittadini di metterne in pratica le raccomandazioni
per preservare la propria salute e migliorare la qualità della vita
COSTRUIRE IL DIALOGO TRA
SCIENZA E SOCIETÀ PER UNA
CITTADINANZA CONSAPEVOLE.
Nei paesi industrializzati l’aspettativa
di vita nell’ultimo secolo si è allungata enormemente, grazie ai progressi
compiuti dalla medicina.
La scienza ha fornito molta conoscenza su come curarci e soprattutto su come prevenire le malattie e
migliorare la nostra salute.
Per essere davvero al servizio
della collettività la scienza deve
però anche essere in grado di
dialogare con essa, trovare un linguaggio condiviso per comunicare i
propri risultati, le sfide e anche le difficoltà e le sue complessità. Il progetto si propone di implementare
nuove strategie di diffusione della
cultura scientifica tramite diversi canali di comunicazione (nuovi media,
conferenze, eventi).
Chiara
Segré
Particolare attenzione verrà data,
oltre che all’accuratezza dei contenuti scientifici, alla comprensione
delle controversie e del dibattito
che alcuni temi scientifici, soprattutto legati alla salute e quindi considerati sensibili dalle persone, sollevano nella società civile.
Lo scopo è da una parte divulgare
nuove conoscenze scientifiche ma
soprattutto fornire strumenti di riflessione sul metodo che guida un buon
progresso scientifico.
L’obiettivo finale è costruire un linguaggio condiviso tra scienza e
società, per una scienza al servizio della collettività e per una cittadinanza consapevole e partecipativa.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione Umberto Veronesi
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Milano nel 1982
 Laureata in Biologia all’Università
degli Studi di Milano-Bicocca
 PhD in Molecular Medicine alla Scuola
Europea di Medicina Molecolare di Milano
176
 Master in Giornalismo e Comunicazione
Istituzionale della Scienza all’Università
degli Studi di Ferrara
177
La Fondazione Umberto Veronesi da sempre sostiene l’attività di numerosi giovani
ricercatori che desiderano proseguire il
corso di studi e specializzarsi presso la
Scuola Europea di Medicina Molecolare
(SEMM), un’istituzione che promuove la
formazione e la ricerca nei settori emergenti della biomedicina come genomica,
medicina molecolare, biologia computazionale, nanotecnologie e della bioetica.
La SEMM opera all’interno di centri di eccellenza e favorisce l’integrazione della ricerca di base con la pratica clinica; gestisce dottorati di ricerca internazionali e
organizza numerosi eventi e seminari
scientifici; offre ai ricercatori post-doc un
programma strutturato e professionalizzante per intraprendere la carriera del direttore
di ricerca; è infatti l’unica scuola di alta
specializzazione in Italia ad occuparsi di
tutte le possibili applicazioni in ambito medico e scientifico conseguenti al sequenziamento del genoma umano.
I corsi di studio attivi presso la scuola
sono 6:
1. Ph.D in Molecular Oncology
2. Ph.D in Medical Nanotechnology
3. Ph.D in Human Genetics
4. Ph.D in Computational Biology
5. Ph.D in Foundations Of The Life
Sciences And Their Ethical Consequences (FOLSATEC)
6. Structured International Post Doc
Program (SIPOD)
oncologia
scuola europea medicina molecolare
178
SCUOLA
EUROPEA
MEDICINA
MOLECOLARE
179
Perché hai scelto
di diventare
un ricercatore?
Perchè fermare la ricerca comporterebbe fermare il progresso, e
senza progresso che senso avrebbe l’esistenza dell’uomo?
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureato in Biologia Molecolare
all’Università degli Studi di Padova
Perché hai scelto
di diventare
un ricercatore?
Perchè le innovazioni, se ci saranno, arriveranno dalla ricerca.
Per questo stesso motivo sarebbe
bene investire anche nell’educazione dei ricercatori, che anche a loro
siano chiare le responsabilità che
hanno e le conseguenze che le
loro ricerche potrebbero avere nel
mondo reale.
PROGETTO Ruolo della Miosina VI tra endocitosi e vie di
segnalazione ubiquitina-dipendenti
giuseppe d’agostino
Se ti dico Ricerca,
cosa ti viene in mente?
Laboratorio, progetti e voglia di fare.
PROGETTO Citoscheletro
e migrazione cellulare
180
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionlità: italiana
 Laureato in Matematica
per le applicazioni all’Università
degli Studi di Milano
progetto Analisi delle
dinamiche di attivazione e
inattivazione del checkpoint
Sara Bisi
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biotecnologie industriali
all’Università degli Studi di Pavia
scuola europea medicina molecolare
scuola europea medicina molecolare
paolo bonaiuti
Matteo Biancospino
Perché, secondo te,
è importante
investire nella ricerca?
Per diventare in grado di risolvere
problemi sempre più difficili.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureato in Biotecnologie Molecolari
e Industriali all’Università degli Studi di
Bologna
PROGETTO Le alterazioni della
traduzione nelle malattie dello sviluppo neurale causate
da difetti di dosaggio genico
181
Se ti dico ricerca,
cosa ti viene in mente?
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionlità: italiana
 Laureato in Biologia molecolare
e genetica all’Università
degli Studi di Pavia
Ricerca vuol dire molte cose.
Vuol dire prima di tutto avere un’innata curiosità nei confronti di quello
che ci circonda e di non fermarsi
mai davanti all’affermazione”perché
è cosi”. Vuol dire cercare sempre
la ragione che sta alla base di un
processo e in un certo senso avere
una più profonda conoscenza del
processo stesso.
se ti dico ricerca
cosa ti viene in mente?
Collaborazione, collaborazione per
dare qualcosa di positivo all’umanità. Che sia salute, benessere, giustizia, consapevolezza, curiosità,
dubbio, bellezza o ispirazione.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Logica, Filosofia e Storia
della Scienza all’Università degli Studi
di Firenze
PROGETTO LA CO-PRODUZIONE
DELL’ORDINE EPISTEMICO E SOCIALE NELL’AMBITO DELLE SCIENZE
BIOMOLECOLARI
progetto ruolo del metabolismo nella leucemogenesi
giulia ferretti
Secondo te perché
è importante investire
nella ricerca
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Scienze filosofiche
all’ Università Vita e Salute S. Raffaele
di Milano
182
progetto Questioni etiche
nella ricerca oncologica pre
clinica.
scuola europea medicina molecolare
scuola europea medicina molecolare
ilaria galasso
paolo falvo
Perché il percorso di ricerca apre
alla reale possibilità di intervenire
praticamente sul mondo: lo studio
è la fase preliminare e necessaria al
tentativo di risoluzione dei problemi
quotidiani delle persone. Il ruolo di
ricercatore permette di affrontare lo
studio teorico in vista delle sue applicazioni pratiche.
federica la mastra
Perché hai scelto
di diventare
un ricercatore?
Perchè essere ricercatore mi permette di esplorare un universo
microscopico, incredibilmente
complesso e affascinante, stando seduta al mio bancone e allo
stesso tempo di contribuire alla
scoperta di qualcosa che possa
aiutare le persone a migliorare la
loro vita.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biologia applicata alla
ricerca biomedica all’Università degli
Studi dell’Insubria
PROGETTO Il ruolo di una variante di AID nella maturazione di
affinità di cellule B nei centri
germinativi
183
se ti dico ricerca
cosa ti viene in mente?
Responsabilità per la qualità, adeguata interpretazione e utilizzo dei
risultati ottenuti.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: lituana
 Laureata in Neurobiologia alla Vilnius
University di Vilnius (Lituania)
PROGETTO Etica e riabilitazione
oncologica
Luca Marelli
perchè hai scelto
di diventare
ricercatore?
Ritengo dunque sia doverso che i
finanziamenti nella ricerca siano decisi nel modo più partecipato possibile, e che la decisione in merito a
quali linee di ricerca finanziare sia il
risultato di una più profonda e sottostante consapevolezza politica,
che chieda: quale futuro per il nostro Paese? In che modo lo sviluppo di una linea di ricerca può consentire di raggiungere quei traguardi
condivisi che ci siamo prefissati?
Pietro Lo Riso
secondo te perchè è
importante investire
nella ricerca?
Per il piacere della scoperta.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureato in Biotecnologie mediche,
cellulari e molecolari all’Università Vita e
Salute S. Raffaele di Milano
184
PROGETTO Caratterizzazione della
patogenesi del carcinoma ovarico attraverso la riprogrammazione epigenetica
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureato in Filosofia all’Università
degli Studi di Milano
scuola europea medicina molecolare
scuola europea medicina molecolare
Alma Linkeviciute
PROGETTO Prospettive etiche
nella medicina basata su
evidenze
lucia massari
perchè hai scelto
di diventare
ricercatrice?
Penso che investire nella ricerca sia
fondamentale per migliorare le condizioni della nostra società.
Quest’obbiettivo è valido in tutti i
campi ma soprattutto in quello biomedico: solo tramite la ricerca potremo arrivare a comprendere le
basi di malattie al momento incurabili e imparare come curarle e prevenirle.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biologia Molecolare della
Cellula all’Università degli Studi di
Milano
progetto Regolazione del passaggio da metafase a anafase
185
Se ti dico Ricerca,
cosa ti viene in mente?
Per me ricerca è coltivare un’intuizione con passione e impegno, condividendo le proprie conoscenze e collaborando ad un processo in continua
evoluzione.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biologia Applicata alla
Ricerca Biomedica all’Università degli
Studi di Milano
secondo te perchè
è importante investire
nella ricerca?
La ricerca purtroppo ha dei costi
molto elevati e per questo molto
spesso è considerata un “di più”
che non ci si può permettere.
Senza ricerca però non c’è miglioramento e progresso ed è quindi
fondamentale investire in questo
ambito, anche se magari i benefici
non sono visibili a breve termine.
PROGETTO Meccanismi trascrizionali ed epigenetici coinvolti
nei tumori pancreatici
progetto Ruolo delle proteine
di membrana durante la divisione cellulare
Valentina Melocchi
Se ti dico Ricerca,
cosa ti viene in mente?
Se penso alla ricerca, mi viene in
mente un sacco di giovani di talento con le capacità per cambiare, in
meglio, la nostra società.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Bioinformatica
all’Università degli Studi
di Milano-Bicocca
186
PROGETTO Il sequenziamento
di nuova generazione per
l’identificazione di mutazioni
coinvolte nella progressione
del carcinoma mammario
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biotecnologie mediche
all’Università degli Studi di Trieste
scuola europea medicina molecolare
scuola europea medicina molecolare
marta milan
valeria mastrodonato
Simona Monterisi
perchè hai scelto
di diventare
ricercatrice?
La ricerca è ciò che di più importante una società evoluta può fare.
Investire nella ricerca vuol dire investire nel futuro e nelle nuove generazioni, vuol dire dare speranza a
molte persone.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biotecnologie Industriali
all’Universita degli Studi
di Milano-Bicocca
progetto Ruolo di HOXB7
in tumori metastatici al polmone
187
secondo te perchè
è importante investire
nella ricerca?
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biotecnologie Animali
all’Università degli Studi di Bologna
Amo le sfide, vorrei sfruttare la mia
passione e la mia curiosità per contribuire anche solo in piccola parte a
comprendere meglio il meccanismo
di malattie come il cancro che tanto
hanno un impatto negativo sulla vita
di migliaia di persone.
Se ti dico Ricerca,
cosa ti viene in mente?
Analisi scientifiche per comprendere i misteri irrisolti della natura.
La ricerca è la nostra risorsa per l’avanzamento della consoscenza e
dell’innovazione
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: indiana
 Laureato in Biotecnologie,
The University of Kashmir, India
PROGETTO La via di segnalazione di
IRSp53 e EPS8 nella formazione dei
fillopodi durante la migrazione cellulare e l’invasione tissutale
PROGETTO Cellule progenitrici
nel tessuto adiposo e tumorigenesi
Silvia Restelli
Perché, secondo te,
è importante investire
nella ricerca?
Per passione e per impegno morale.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Genomica funzionale
all’Università degli Studi di Trieste
188
PROGETTO Il ruolo di RACGAP1
nelle cellule staminali del
cancro
scuola europea medicina molecolare
scuola europea medicina molecolare
abrar rizvi
Francesca Reggiani
Virginia Sanchini
perchè hai scelto
di diventare
ricercatrice?
Fare ricerca è l’unico modo perché un paese possa migliorare se
stesso e perché possa essere assicurato a coloro che verranno un
mondo migliore di quello che si è
trovato.
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Filosofia all’Università Vita
e Salute S. Raffaele di Milano
PROGETTO Al crocevia tra etica
teorica e teoria politica: verso
il ristabilimento di un expertise in campo etico e bioetico
189
perchè hai scelto
di diventare
ricercatrice?
NOTE BIOGRAFICHE
 Nazionalità: italiana
 Laureata in Biotecnologie industriali
all’Università di Milano-Bicocca
PROGETTO Studio dei meccanismi molecolari alla base
dello sviluppo del tumore
della mammella
190
scuola europea medicina molecolare
scuola europea medicina molecolare
Francesca tettamanzi
Investire nella ricerca rappresenta la
chiave per guardare con lungimiranza
al nostro futuro.
Sviluppo, benessere ed una migliore
qualità della vita sono solo alcuni degli
aspetti di cui possiamo beneficiare
grazie alla ricerca scientifica.
In campo oncologico supportare la
ricerca significa permettere migliori risultati in termini di prevenzione, diagnosi e cura di patologie ancora oggi
incurabili.
grant 2015
PERCHè
LA RICERCA
SCIENTIFICA
FA BENE
A TUTTI.
ANCHE A TE. 191
borse di
formazione e
specializzazione
clinica
192
La scienza procede dove c’è un vero
scambio. Scambio di esperienze, knowhow, procedure, risultati e soluzioni.
Per questo Fondazione Umberto Veronesi promuove una scienza e una ricerca
medica senza confini, favorendo la formazione professionale e la specializzazione clinica di giovani medici in ambito
senologico sia italiani che provenienti dai
più diversi paesi del mondo.
I medici avranno l’opportunità di specializzarsi nelle tecniche chirurgiche,
diagnostiche e terapeutiche più all’avanguardia per il trattamento e la cura del
tumore al seno.
 Barrero Blanco Veronica, Bolivia
 Campos Martinez Luis, Spagna
 Cavalli Marta, Italia
 Cuevas Novoa Susan Jaqueline, Venezuela
 Dadda Patrizia, Italia
 Diaz Prado Yenia Ivet, Cuba
 Fernandes Neto Ângelo Alves, Brasile
 Frattesi Enrico, Italia
 Martin Marina, Argentina
 Masiero Marianna, Italia
 Mattar Fanianos Denise, Venezuela
 Minani Claude, Burundi
 Orsolini Gianmarco, Italia
 Pala Laura, Italia
 Ribeiro Fontana Sabrina Kahler, Brasile
 Rosetti Noelia, Argentina
 Shmaissany Kassem, Libano
 Thomazini Maria Virginia, Brasile
 Vila-Vives Josè, Spagna
193
La ricerca promossa dalla Fondazione ha
come obiettivo il miglioramento della qualità della vita.
Ad ogni risultato raggiunto corrisponde
non solo la soluzione più utile e innovativa
a un interrogativo scientifico, ma anche
una nuova speranza per chi soffre, nuove
prospettive di una vita migliore che incidono sulla famiglia, sul mondo del lavoro,
sulla società intera. Il progresso scientifico
non si alimenta senza ricerca. Per questo
la Fondazione Umberto Veronesi investe
energie e fondi, e condivide con studiosi
autorevoli importanti iniziative che possano aprire le porte al futuro.
Per raggiungere questi obiettivi, la Fondazione sostiene progetti di ricerca di elevato profilo scientifico e ampia ricaduta sulla
salute pubblica, nel campo dell’oncologia
clinica, della cardiologia, delle neuroscienze e della nutrigenomica.
Nel 2014 sono partiti 17 nuovi progetti che
Fondazione Umberto Veronesi continua a
sostenere anche nel 2015.
progetti di ricerca
progetti di ricerca
194
progetti
di
ricerca
2015
195
Le fibre nervose come autostrade per la diffusione
del tumore alla prostata.
Le cellule tumorali mettono in atto
molteplici strategie per progredire
nella crescita. In particolare, “manipolano” l’ambiente che le circonda,
costituito da tessuto normale, per
migrare in altri organi. Il cancro della
prostata utilizza le fibre nervose circostanti come “autostrade” per la
sua crescita e diffusione. Questo fenomeno, chiamato invasione perineurale, è comune anche in altri tipi
di cancro ed è associato a una prognosi peggiore. Inoltre molti tumori
producono delle molecole che favoriscono la propria innervazione, a
suggerire che la manipolazione del
Stefania
Boccia
sistema nervoso favorisca la crescita
delle cellule maligne.
Nel laboratorio sono state identificate
recentemente due proteine che regolano sia l’attività delle cellule tumorali che dei nervi: la neurexina
e la neuroligina. Esse sono proteine della membrana, che nel sistema
nervoso regolano le sinapsi e la comunicazione tra neuroni. Neurexina e
neuroligina, se prodotte dalle cellule
del cancro alla prostata, potrebbero
essere alla base delle interazioni tra
neuroni e cellule cancerogene, facilitando la migrazione di quest’ultime lungo le fibre nervose.
I primi risultati hanno dimostrato che
la neuroligina 1 è in grado di modulare l’adesione cellulare nel sistema vascolare e quindi potrebbe essere
coinvolta anche nella migrazione delle cellule tumorali. Scopo del progetto di ricerca è caratterizzare ulteriormente la relazione tra aggressività del
tumore alla prostata e abilità di sfruttare l’invasione perineurale. I risultati
forniranno una solida base per un
nuovo approccio terapeutico del
cancro alla prostata, il tumore più
comunemente diagnosticato negli
uomini sopra i 65 anni.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo (TO)
PARTECIPANTI
196
Laura Bizzozero
Elena Riccitelli
Margherita Pergolizzi
Grazia Vitagliano
Stili di vita e microRNA nel
rischio e nel decorso dei
tumori della testa e del
collo.
I tumori del collo e della testa, il quinto tipo più frequente al mondo, comprendono tutti i tumori del cavo orale
e del tratto oro-faringeo: lingua, palato, laringe, faringe. Sono causati
da fattori come fumo di sigaretta,
consumo di alcool, infezioni da
virus del papilloma umano (HPV)
e aumento dell’età, anche se sta
aumentando l’incidenza fra i giovani,
dovuto all’aumentare delle infezioni
da HPV.
Sono tumori molto difficili da curare
se diagnosticati in fase avanzata,
a causa delle frequenti ricadute e
metastasi. È necessario quindi identificare dei marcatori biologici affidabili sia per uso diagnostico che
prognostico, ed è ciò che si propone il progetto di ricerca.
Per stratificare meglio il rischio di
contrarre un tumore di testa e collo
e le sue modalità di evoluzione, occorre mettere in relazione i marcatori
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Marco
Arese
biologici con gli altri fattori di rischio.
La ricerca dei marcatori si concentrerà soprattutto sui microRNA circolanti nel sangue, cioè piccole molecole di RNA specifiche per
i tumori della testa e del collo. I dati
sugli stili di vita e l’incidenza dei vari
tumori per gli studi di correlazione
sarrano estrapolati dall’International
Head And Neck Cancer Epidemiology (INHANCE), un grosso studio epidemiologico internazionale sui tumori di testa e collo. I dati epidemiologici
e molecolari, una volta integrati in un
modello, permetteranno di costruire
algoritmi diagnostici e predittivi
da applicare nella pratica clinica,
e di identificare nuovi bersagli terapeutici.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università Cattolica del Sacro Cuore di
Roma
PARTECIPANTI
Sara Vincenti
Dario Arzani
Rosarita Amore
Paolo Boffetta
Mia Hashibe
197
L’etica nella cura del cancro: counselling per la
responsabilizzazione dei
pazienti.
I recenti progressi della scienza hanno aperto una nuova era nella medicina e nell’oncologia; questo implica
una rivoluzione nel rapporto medico-paziente, con la nascita di nuove
figure professionali che potrebbero
affiancarsi ai clinici, ad esempio gli
esperti in counselling etico.
La cura dei pazienti oncologici infatti
implica al giorno d’oggi ben più di
una corretta diagnosi e trattamento:
significa anche guidare i pazienti
e i loro familiari nell’affrontare lo
shock di una diagnosi di tumore,
le difficoltà del percorso di tera-
Michelangelo
Campanella
pia e le eventuali conseguenze e
fornire supporto etico-legale.
In questo modo, i pazienti possono
essere maggiormente responsabilizzati e di conseguenza coinvolti nel
dialogo con i clinici, il che a sua volta consente loro di essere parte attiva nel processo decisionale in
accordo con i propri valori morali, credi religiosi e desideri.
Si tratta di una prospettiva innovativa dell’approccio clinico alla cura del
cancro, con l’obiettivo di equilibrare
il dialogo medico-paziente e considerare quest’ultimo come un individuo indipendente e autonomo.
L’obiettivo del progetto è quello di
formare professionisti esperti in
grado di fornire un counselling
etico ai pazienti oncologici nell’era
della medicina molecolare personalizzata e tracciare linee guida che
possano essere utilizzate, anche a
livello internazionale, nei processi di
decision-making tra medico e paziente in ambito oncologico.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Scuola Europea di Medicina Molecolare
di Milano
PARTECIPANTI
198
Dottorandi del programma
FOLSATEC (Foundations of
the Life Sciences and Their
Ethical Consequences)
I meccanismi molecolari
che fanno invecchiare i
neuroni.
Col passare degli anni anche le
cellule invecchiano, e questo fenomeno è particolarmente critico per i
neuroni del cervello, dove la divisione e la produzione di nuove cellule
nel corso della vita è estremamente
limitata. Una della caratteristiche
principali di una cellula che invecchia è l’accumulo di mitocondri mal funzionanti.
I mitocondri sono organelli essenziali per molte funzioni vitali, tra cui la
capacità di produrre energia sfruttando l’ossigeno. Mitocondri mal
funzionanti perdono la capacità di
generare energia e provocano un
aumento dei radicali liberi e di molecole ossidanti, causando gravi danni alle cellule, soprattutto i neuroni.
Per evitare l’accumulo di mitocondri
difettosi, la cellula normalmente li elimina “mangiandoseli”, attraverso un
processo chiamato mitofagia.
Due sono le proteine che regolano la mitofagia: Atpif1, che la
favorisce, e Tspo, che la blocca.
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Giovanni
Boniolo
L’equilibrio nelle loro attività, espresso dal rapporto Atpif1/Tspo, determina l’efficienza della mitofagia, ma
i meccanismi dettagliati di funzionamento e di come sono alterati durante l’invecchiamento sono ancora
sconosciuti.
Il presente progetto vuole esplorare proprio la relazione tra alterata
mitofagia e invecchiamento cerebrale.
Il rapporto Atpif1/Tspo potrebbe essere usato come indicatore dell’invecchiamento cellulare, utile per
mettere in atto strategie di prevenzione e terapia contro l’invecchiamento neuronale che segna la debilitazione cognitiva nelle fasi avanzate
della vita.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
European Centre for Brain Research di
Roma
PARTECIPANTI
Ramona Lupi
Stefania Cocco
Valerio DeBiase
Lara Rossi
Federico La Regina
199
Le sindromi mielodisplastiche: quando le cellule
staminali ematopoietiche
invecchiano.
Le sindromi mielodisplastiche sono
tumori dell’età avanzata caratterizzate da proliferazione alterata e differenziamento inefficiente delle cellule
staminali ematopoietiche, con alto
rischio di evoluzione verso una leucemia conclamata.
La trasformazione delle cellule
staminali ematopoietiche è causata da mutazioni che si accumulano durante l’invecchiamento.
Scopo del progetto è identificare
quali geni sono responsabili del processo di trasformazione in cellula
mielodisplastica e poi leucemica.
Le mutazioni possono essere spontanee o indotte da radiazioni o mole-
cole chimiche; il progetto si focalizzerà nel distinguere questi due tipi di
eventi mutageni.
Una volta identificate le mutazioni
“guida”, cioè quelle che avvengono
nelle prime fasi e sembrano responsabili di “predestinare” la cellula verso l’evoluzione patologica, verranno
caratterizzati i meccanismi molecolari. I primi risultati hanno dimostrato
che l’analisi di parametri biologici
(alterazioni cromosomiche, mutazioni) contribuiscono a incrementare
l’accuratezza della diagnosi e della prognosi nel singolo paziente.
Questi risultati contribuiranno a gettare una base solida per migliorare
la gestione individuale del paziente
attraverso strumenti diagnostici e
prognostici innovativi e lo sviluppo
di strategie terapeutiche personalizzate.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione IRCCS Policlinico
San Matteo di Pavia
PARTECIPANTI
200
Gallì Anna
Catricalà Silvia
Zibellini Silvia
Ambaglio Ilaria
Elena Chiara
Pietra Daniela
Travaglino Erica
Pascutto Cristiana
Ferretti Virginia
Rizzo Ettore
Diagnosticare e curare il
neuroblastoma nei paesi
in via di sviluppo.
Nei paesi in via di sviluppo i tumori stanno emergendo, accanto alle
malattie infettive, come fattore importante di mortalità infantile, anche
a causa della scarsità di risorse sanitarie per affrontarli.
Nei paesi industrializzati, il neuroblastoma è il tumore solido extracranico più comune nei bambini.
La sua incidenza nelle nazioni in via
di sviluppo non è chiara. Tuttavia, i
tumori pediatrici possono essere
efficacemente diagnosticati e curati anche in contesti di risorse limitate. Questo progetto vuole mettere a punto strategie efficaci per la
diagnosi e la cura del neuroblastoma in paesi in via di sviluppo. Il progetto si articola su tre centri sanitari:
al Cairo (Egitto), a Rabat (Marocco) e a Yangon (Myanmar).
Il primo centro dispone di un completo equipaggiamento diagnostico
e della possibilità di somministrare
chemioterapia; il centro marocchino
si sta attrezzando con strumentazione avanzata mentre il centro in
Lawrence
Faulkner
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Matteo Giovanni
Della Porta
Progetto assegnato
tramite bando
Young Investigator
Research Programme
Myanmar possiedo solo risorse di
base.
Il progetto nasce da un consorzio
internazionale, il Global Neuroblastoma Network, che raccoglie un
database mondiale sulla malattia e
riunisce i massimi esperti mondiali.
Grazie al lavoro del consorzio sono
già state elaborate linee guida per
la diagnosi, la stratificazione del
rischio e il trattamento del neuroblastoma in condizioni di risorse
limitate. In futuro si continuerà a fornire ai centri supporto nella gestione
dei dati, discussone su casi clinici,
visite ai centri per percorsi di formazione e condivisione dell’expertise,
aiutando i centri sanitari in nazioni
in via di sviluppo a curare più efficacemente e con le risorse disponibili
questo grave tumore infantile.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Fondazione Cure2Children ONLUS
di Firenze
PARTECIPANTI
Katherine Matthay
Scott Howard
Nehal Parikh
Catherine Lam
201
Microbiota, vitamina e cancro del colon-retto: verso nuove strategie di prevenzione.
L’intestino umano è un ambiente
popolato di microorganismi simbionti che svolgono importanti funzioni digestive e protettive; l’insieme
di queste relazioni è chiamato microbiota. Tuttavia si sa ancora poco
del ruolo del microbiota nello sviluppo e nell’evoluzione di patologie intestinali, soprattutto il cancro del colon-retto, molto diffuso
negli anziani.
Anche la vitamina D ha un ruolo importante nell’equilibrio gastrointestinale e agisce come agente protettivo dal cancro.
Francesco
Gianfagna
La carenza di vitamina D è associata a molte malattie dell’invecchiamento, tra cui anche il cancro del
colon-retto.
Il progetto vuole indagare la relazione tra vitamina D e microbiota
e il ruolo congiunto nello sviluppo e nella prognosi del cancro
del colon-retto, attraverso un dettagliato studio caso-controllo per
valutare le differenze di composizione batterica e di vitamina D tra pazienti e soggetti sani. In particolare
verranno studiate la composizione
batterica della microflora intestinale
e i loro genomi, e la variabilità dei
recettori per la vitamina D.
I risultati aiuteranno a caratterizzare le differenze tra soggetti sani
e malati, individuando come la
vitamina D interagisca con la microflora intestinale e daranno preziose indicazioni su nuove strategie
di prevenzione e cura del cancro al
colon-retto, con importanti risvolti
per la salute pubblica.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
Alla scoperta dei meccanismi di controllo dell’obesità e delle patologie metaboliche dell’ipotalamo.
Obesità, diabete, ipertensione e
osteoporosi stanno diventando
sempre più diffuse, soprattutto nei
paesi industrializzati dove la popolazione è sempre più sedentaria e
vecchia. Comprendere le vie metaboliche alterate che le causano sta
diventando una priorità per la ricerca biomedica. La neuromedina U è
una proteina che regola il metabolismo corporeo, presente soprattutto
nell’ipotalamo.
Gli individui con alterazioni nel
gene della neuromedina hanno
una maggiore predisposizione a
sviluppare patologie metaboliche, tra cui obesità e ossa fragili.
L’obiettivo del progetto è verificare il
coinvolgimento della neuromedina
e di altre proteine, potenzialmente
implicate negli stessi meccanismi
molecolari, nella patogenesi di obesità, diabete, ipertensione e osteoporosi. Verranno effettuate analisi
su campioni di DNA dei partecipan-
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Sara
Gandini
ti al progetto Moli-sani, uno studio
epidemiologico effettuato su oltre
24.000 individui in Molise.
Verranno poi confrontate le alterazioni genetiche tra malati e sani
per identificare i geni, con particolare interesse per la neuromedina, coinvolti nel meccanismo patogenetico ma anche eventuali
differenze epigenetiche.
L’epigenetica è l’insieme di modificazioni chimiche transitorie del DNA
che regolano l’espressione dei
geni; un campo innovativo che sta
dando risultati interessanti.
L’obiettivo finale è identificare nuovi marcatori per migliorare la diagnosi del rischio e nuovi bersagli
terapeutici per la cura di obesità
e altre malattie metaboliche.
PARTECIPANTI
202
Rescigno Maria
Serrano Davide
Bonanni Bernardo
Zampino Giulia Maria
Sonzogni Angelica
Trovato Cristina
Biffi Roberto
Johansson Harriet
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo
Neuromed di Pozzilli (IS)
PARTECIPANTI
Iacoviello Licia
203
Nuove possibilità di cura
con i linfociti T nello scompenso cardiaco dell’anziano.
Lo scompenso cardiaco è la più
comune causa di ospedalizzazione
tra gli anziani e, nonostante i notevoli miglioramenti della terapia, è
associato a una prognosi infausta
a cinque anni in un’alta percentuale
di casi, soprattutto in pazienti di età
superiore ai 70 anni.
Nel cuore dell’anziano la formazione di un tessuto fibroso determina una riduzione della funzione cardiaca. Inoltre, la fibrosi è
accompagnata da infiammazione,
con aggravamento dei sintomi.
I linfociti T, cellule del sistema immu-
Claudio
Lucchiari
nitario, sono coinvolti nell’infiammazione cronica della fibrosi cardiaca.
L’infiammazione è già stata bersaglio di terapie per lo scompenso
cardiaco ma senza successo, probabilmente per una scarsa comprensione del ruolo dei vari componenti del sistema immunitario.
Il progetto si prefigge quindi di
comprendere, a livello molecolare, la relazione tra infiammazione, invecchiamento e fibrosi, per
sviluppare nuove strategie terapeutiche che, attraverso la manipolazione del sistema immunitario,
interferiscano con la progressione
della fibrosi cardiaca.
L’obiettivo è mettere a punto un
terapia cellulare: prelevare linfociti
T dal sangue del paziente, modificarli in coltura per potenziare il ruolo
anti-infiammatorio e ri-somministrarli
affinché agiscano contro l’infiammazione nel cuore scompensato.
Si tratta di un approccio terapeutico
innovativo che potrebbe aprire nuove strade efficaci nella prevenzione
e nella cura di una delle patologie
cardiache più comuni nella popolazione anziana.
I benefici delle sigarette
elettroniche nei forti fumatori per combattere la
dipendenza dal fumo.
Il fumo è ormai un’epidemia globale
che pone diversi problemi di gestione della salute pubblica. Negli
ultimi tre anni, i dispositivi elettronici senza tabacco, comunemente chiamate sigarette elettroniche,
hanno avuto una grande diffusione
in molti paesi.
Sono state sviluppate con l’obiettivo di aiutare i forti fumatori a ridurre
il consumo di sigarette; tuttavia, gli
studi disponibili per verificarne
l’efficacia, soprattutto a lungo
termine, come ausili per la disassuefazione non possono essere
ancora ritenuti conclusivi. Il progetto vuole analizzare l’efficacia e la
sicurezza per la salute delle sigarette elettroniche e gli effetti psico-fisici
sugli utilizzatori.
Lo studio valuterà gli effetti comportamentali (numero giornaliero
di sigarette), clinici e psicologici a breve e lungo termine di un
programma di disassuefazione
di tre mesi basato sull’uso di sigarette elettroniche.
Lo studio permetterà di raccogliere
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Marinos
Kallikourdis
dati oggettivi e soggettivi rispetto
all’uso delle sigarette elettroniche,
in particolare i fattori psicologici che
ostacolano o facilitano la disassuefazione.
Ad oggi sono stati reclutati 78 forti
fumatori (una media di 20 sigarette al giorno per oltre 35 anni) di età
media 63 anni; dati preli minari, ancora da confermare, mostrano per i
primi mesi una riduzione significativa del numero di sigarette fumate.
I risultati finali ottenuti saranno molto importanti per comprendere se
le sigarette elettroniche potranno diventare uno strumento davvero efficace per la promozione
della salute e ridurre il vizio del
fumo.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI)
PARTECIPANTI
204
Catalucci Daniele
Papait Roberto
PARTECIPANTI
Pravettoni Gabriella
Veronesi Giulia
Maisonneuve Patrick
Pinna Stefania
205
Strategie innovative per
la cura del morbo di Alzheimer.
Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale tipica dell’età
avanzata; è la causa più comune di
demenza ed è attualmente ancora
incurabile.
Una delle cause molecolari è l’eccessiva produzione di una forma
alterata della proteina β-amiloide,
che forma grossi aggregati e placche nei neuroni, causando i sintomi
della malattia.
ADAM10 è un enzima, presente nei neuroni, che previene la
formazione della β-amiloide; è
quindi plausibile che la stimolazione
EUGENIO
MARTINELLI
della sua attività rappresenti un valido approccio terapeutico e protegga i neuroni dall’accumulo patologico di beta-amiloide neurotossica.
Questo progetto ha proprio lo scopo di mettere a punto una terapia
volta alla modulazione di ADAM10.
Sono stati identificati dei peptidi,
cioè piccole proteine in grado di
penetrare nei neuroni, che interferiscono con i meccanismi cellulari di blocco di ADAM10, stimolandone quindi l’attività.
Sono in corso studi per testare la
terapia in modelli animali della malattia per verificarne l’efficacia nel
contesto di un organismo e l’assenza di effetti tossici.
Se i risultati saranno positivi, rappresenteranno un grosso passo
avanti nella comprensione della patogenesi del morbo di Alzheimer e
offriranno nuove possibilità di intervento sul decorso di questa grave e
invalidante malattia del cervello.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
PARTECIPANTI
206
Musardo Stefano
Pelucchi Silvia
Longhi Annalisa
Calabresi Paolo
Tozzi Alessandro
Daniele Di Marino
Dal moscerino della frutta, lo sviluppo di un “naso”
per identificare le molecole volatili emesse dalle
cellule tumorali.
Le cellule tumorali hanno un metabolismo alterato rispetto alle cellule
sane: di conseguenza, anche la
quantità e la qualità delle molecole
prodotte è differente, in particolare i
composti organici volatili.
Ciò implica che riuscire a identificare i profili delle molecole volatili emesse differentemente dalle
cellule tumorali rappresenterebbe un valido strumento, non invasivo ed economico, per identificare la presenza di un tumore.
Il gruppo di ricerca ha sviluppato un
sistema biologico per discriminare
linee cellulari di tumore al seno da
linee cellulari normali utilizzando i
neuroni olfattivi del moscerino della frutta opportunamente ingegnerizzati. Questi neuroni contengono
oltre 50 tipi di recettori per gli odori
a cui sono in grado di rispondere, e
l’elaborazione dei profili di risposta tramite analisi informatiche
e strumentali “fotografano” la
varietà di molecole emesse dai
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Elena
Marcello
diversi campioni, sani e tumorali,
discriminandoli.
Gli obiettivi principali della ricerca
sono quelli di ampliare la sensibilità
del sistema biologico, sviluppare un
software di analisi più raffinato e l’interfaccia elettronica del dispositivo.
Lo sviluppo di “nasi biologici elettronici” rappresentano una nuova e
promettente strategia per la diagnosi precoce; ad esempio potrebbero
essere di grande aiuto al medico
di famiglia in uno screening di
base economico e non invasivo
che, in caso di risposta positiva,
possa indirizzare tempestivamente il paziente verso gli esami
di accertamento tradizionali.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”
PARTECIPANTI
Luca Rava
Alessandra Ulivieri
207
Identificare nuovi bersagli terapeutici per le leucemie mieloidi acute in età
pediatrica.
La leucemia mieloide acuta rappresenta il 10-20% delle leucemie
in età pediatrica, con un’incidenza
di circa 65-70 nuovi casi all’anno
nell’età compresa tra 0 e 15 anni.
Si tratta di un gruppo di disordini
molto eterogenei per caratteristiche
cliniche e genetiche e, nonostante
i notevoli progressi in ambito terapeutico, hanno ancora oggi una
prognosi sfavorevole.
La sopravvivenza libera da malattia a cinque anni dalla diagnosi è
intorno al 50%. Circa un 20% delle leucemie mieloide acute, inoltre,
Elisabetta
Munzone
non mostra nessuna evidente
alterazione genetica o molecolare nota; tale gruppo è definito a
cariotipo normale. All’interno di questi casi, esiste un sottogruppo che
esprime dei trascritti anomali di
fusione tra due geni diversi, tra
cui un nuovo ricorrente trascritto di fusione. I bambini portatori di
queste alterazioni hanno un rischio
di recidiva maggiore e una sopravvivenza inferiore.
Questo gene di fusione stimola l’attivazione anomala della via biochimica di Hedgehog che è implicata
nel controllo della crescita e del
differenziamento, e se non regolata
potrebbe causare sviluppo di leucemia. Sono inoltre state identificate 135 nuove mutazioni a singolo
nucleotide potenzialmente associati allo sviluppo di leucemia
mieloide cronica.
Lo scopo del progetto è validare
queste mutazioni, chiarire il ruolo
della via di Hedgehog nelle leucemie mieloidi a cariotipo normale e
dimostrare sperimentalmente se
farmaci inibitori di questa via possano essere utilizzati con successo come nuova terapia mirata per i
bambini affetti da questo sottogruppo aggressivo di leucemia mieloide.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna
PARTECIPANTI
208
Valentina Indio
Agnese Po
Marianna Silvano
Studio dell’efficacia e della sicurezza del sistema
DignicapTM per prevenire
l’alopecia indotta dalla
chemioterapia per tumore
al seno.
Il tumore al seno è il più diffuso nelle donne; in Europa, una donna ha
l’8% di probabilità di contrarlo entro i
75 anni di età. Accanto all’intervento
chirurgico, è pratica comune somministrare terapie adiuvanti, come la
radioterapia, la terapia ormonale o la
chemioterapia, per ridurre il rischio
di ricadute o metastasi. L’alopecia, o perdita di capelli, è un effetto
collaterale comune a tutti i tipi di
terapia adiuvante efficaci.
Non minaccia la vita delle pazienti,
ma è lo stigma più evidente della
malattia e del trattamento; causa
grande stress psicologico ed è il
primo deterrente per le pazienti
a intraprendere le terapie adiuvanti. Raffreddare il cuoio capelluto
è una tecnica usata fin dagli anni
Settanta per prevenire l’alopecia; la
bassa temperatura causa vaso co-
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Riccardo
Masetti
strizione a livello del cuoio capelluto, con conseguente riduzione del
tasso metabolico del follicolo pilifero
che viene quindi in contatto con minor quantità di chemioterapico.
Il sistema DignicapTM è stato sviluppato per raffreddare a 3-5°C
in modo continuo il cuoio capelluto in maniera efficace, sicura e
confortevole per il paziente. Consiste in un cappello collegato tramite tubi a un sistema refrigeratore
computerizzato.
L’obiettivo del progetto è valutare la
sicurezza e l’efficacia del DignicapTM
nel ridurre almeno del 55% l’alopecia in pazienti che si sottopongono
a chemioterapia per il trattamento
del tumore al seno.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
PARTECIPANTI
Marco Colleoni
Gabriella Pravettoni
Vincenzo Bagnardi
Raffaella Ghisini
Claudia Sangalli
Claudia Passoni
209
Ruolo dell’acidosi nell’ischemia cerebrale durante l’invecchiamento.
L’invecchiamento è un processo
complesso che avviene in ogni
organismo vivente, e porta a una
progressiva perdita di funzionalità
cerebrale, spesso associata a veri e
propri disturbi neurologici.
Tra questi, l’ischemia cerebrale è
una delle principali cause di disabilità al mondo tra la popolazione
anziana.
Nella zona del cervello colpita da
ischemia si attiva una risposta infiammatoria che contribuisce alla
neurodegenerazione e impedisce
una guarigione completa dalla fase
acuta. Durante l’ischemia cerebrale
Diego
Pasini
il pH delle cellule scende drammaticamente; una condizione chiamata
acidosi. Questa a sua volta causa
la massiccia apertura di speciali
proteine-canale sulla membrana dei
neuroni, deputate al controllo del
flusso di ioni, peggiorando ulteriormente lo stress sui neuroni e causandone la morte.
Il progetto si propone di comprendere meglio questo meccanismo
patologico che lega infiammazione, acidosi e tossicità neuronale
dopo ischemia, e valutare se esiste una correlazione con l’invecchiamento cellulare.
Gli studi verranno effettuati su modelli sperimentali dell’ischemia giovani e anziani, valutando diversi
parametri tra cui i livelli di acidosi tramite risonanza magnetica e gli effetti
dopo somministrazione di molecole
che bloccano le proteine-canale e
quindi i flussi ionici nei neuroni.
Queste molecole, in particolare, in
casi di risultati positivi, potranno essere molto importanti per sviluppare
terapie in grado di ridurre i processi neurodegenerativi in seguito a
ischemia.
L’epigenetica dell’infiammazione nello sviluppo
dei tumori intestinali.
I tumori sono malattie molto complesse, causate sia da fattori genetici che ambientali: quest’ultimi, tra
cui l’infiammazione cronica, possono avere un ruolo determinante nella
nascita e nel decorso della malattia.
Il carcinoma del colon-retto è molto
influenzato dello stato infiammatorio
della mucosa intestinale.
Tutti i fattori che sono associati
con l’infiammazione, come l’autoimmunità, una dieta scorretta
o alterazioni nella flora intestinale
sono anche fattori di rischio per
i tumori all’intestino. Ciononostante, i meccanismi con cui lo stimolo
infiammatorio favorisce l’insorgenza
di tumori sono ancora poco compresi.
L’epitelio intestinale è il tessuto col
più alto ricambio di cellule: le cellule staminali intestinali si dividono
a un ritmo elevato e questo, unito
allo stress infiammatorio, aumenta il rischio di sviluppare mutazioni, sia genetiche che epigenetiche,
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Luca
Muzio
dando origine a crescita maligna.
Il progetto vuole proprio comprendere come uno stimolo infiammatorio prolungato alteri l’epigenoma
delle cellule staminali intestinali.
L’epigenoma è l’insieme di modificazioni chimiche sul DNA senza
modificarne la sequenza, ma regolando la sua espressione e la sua
stabilità.
Scompensi epigenetici possono
quindi causare gravi danni al DNA e
al controllo della divisione nelle cellule staminali intestinali.
I risultati del progetto permetteranno
di delineare i principali meccanismi
molecolari dell’infiammazione che
favoriscono la trasformazione maligna nelle cellule dell’intestino.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto San Raffaele di Milano
PARTECIPANTI
210
Bacigaluppi Marco
Chaabane Linda
Bergamaschi Andrea
Falini Andrea
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Istituto Europeo di Oncologia di Milano
PARTECIPANTI
Jammula Sri Ganesh
211
progetti di ricerca
progetti di ricerca
Katia
Petroni
Dalle antocianine della
dieta un’arma per rigenerare il cuore durante l’invecchiamento.
Una delle sfide più urgenti per la
medicina nei prossimi cinquant’anni
sarà ridurre l’impatto delle malattie
croniche, tra cui le patologie cardiovascolari.
Il rischio di malattie croniche cardiovascolari è fortemente influenzato da tre fattori socio-comportamentali: fumo, sedentarietà e
alimentazione non salutare.
Di contro, altri comportamenti possono agire come prevenzione, primi
fra tutti una sana alimentazione; ad
esempio il consumo di cibi ricchi di
antocianine, come mirtillo e ribes,
riducono il rischio di infarto del miocardio. Sebbene l’effetto protettivo
delle antocianine sia ormai un fatto
assodato, non sono ancora chiari i
meccanismi molecolari che lo determinano.
Di recente, sono stati identificati
piccole sequenze di RNA, chiamati microRNA, associati con
l’invecchiamento del cuore e altri
in grado di stimolare la rigenerazione cardiaca e promuoverne il
recupero dopo un infarto.
Lo scopo del progetto è stabilire i
meccanismi molecolari alla base
delle proprietà cardioprotettive delle antocianine, attraverso lo studio
degli effetti di una dieta ricca di
antocianine del mais rosso sull’espressione dei microRNA coinvolti nella rigenerazione cardiaca
o nell’invecchiamento del cuore.
Questi microRNA potranno essere
utilizzati in futuro come biomarcatori
dell’efficacia di regimi dietetici sulla
salute del cuore e sulla prevenzione
delle malattie cardiovascolari.
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Milano
PARTECIPANTI
212
Alessandra Marinelli
grant 2015
il nostro
sostegno
alla ricerca
scientifica
213
impegno etico
della
fondazione
umberto
veronesi
per la pace
214
Nell’ambito del progetto di Science for Peace di Fondazione Umberto Veronesi, nel 2009 nasce la task force medica itinerante Together for Peace,
con l’obiettivo di realizzare progetti di prevenzione in ambito oncologico in
regioni colpite da conflitti o in stato di grave necessità.
Il progetto si focalizza in particolare sulla prevenzione e sulla diagnosi dei
tumori femminili, come quella al seno e al collo dell’utero, che colpiscono
numerose donne, spesso prigioniere di condizioni sociali umilianti e ostacolate da culture locali che negano loro ogni diritto, tra cui quello di curarsi.
Il progetto prevede in quei territori l’apertura di ambulatori dotati di adeguate
attrezzature mediche, formazione del personale medico in loco e in Italia,
erogazione di borse di studio per sostenere i medici nelle loro attività e gestione di programmi di prevenzione oncologica.
Tutte queste attività vengono realizzate da Fondazione Umberto Veronesi in
collaborazione con partner autorevoli presenti sul territorio.
2004 Egitto-Cairo
2006 Israele-Nazareth
Campagne di diagnosi precoce del tumore al seno
IMPEGNO ETICO per la pace
La scienza al servizio della pace nelle aree di crisi
2009 Gerusalemme Est
Donazione di un mammografo al centro medico Al Ram
2010 Territori Palestinesi
Formazione professionale di oncologi,
radioterapisti e medici palestinesi
2011 Afghanistan
Formazione professionale di 10 medici oncologi afgani
2013-2015 Repubblica di Guinea-Conakry
Allestimento del primo ambulatorio
per la diagnosi precoce del tumore al seno
e formazione professionale di un medico oncologo
2012-2015 Afghanistan-Herat
Allestimento del primo ambulatorio del paese
per la diagnosi precoce del tumore al seno
e formazione professionale di medici oncologi
2014-2015 Repubblica Democratica del Congo
Progetto Women Profile for Africa per l’implementazione
di strategie di prevenzione e diagnosi precoce del tumore
al collo dell’utero nella regione di Kinshasa
215
Training di perfezionamento per l’utilizzo di strumenti diagnostici del tumore al seno in Afghanistan.
Il tumore al seno colpisce le donne
in tutto il mondo ed è ancora una
delle prime cause di morte: tuttavia,
se diagnosticato in tempo, è superabile in circa il 90% dei casi.
La diagnosi precoce è ormai comune nei paesi sviluppati, ma rappresenta ancora un’utopia in molti paesi
in via di sviluppo.
Tra questi, l’Afghanistan rappresenta
un’emergenza in termini di salute
delle donne, sia per la difficile condizione delle stesse nel paese sia a
seguito dello stato di povertà e instabilità politica del paese.
Maurice
Sandouno
Il 16 gennaio 2015 i militari italiani del
Train Advise Assist Command West
dell’Aeronautica Italiana hanno consegnato, per conto di Fondazione
Umberto Veronesi, un mammografo
al Maternity Hospital di Herat, strumento acquistato grazie al contributo di Fondazione BNL. Lo strumento
permetterà di effettuare esami approfonditi alla ricerca dei tumori del
seno in fase iniziale. Il mammografo
si aggiunge a un ecografo già inviato
a Herat nel 2013, impiegato non
solo per la prevenzione del tumore al
seno, ma anche per ecografie addominali.
Gestisce l’ambulatorio la dottoressa
afghana Farzana Rasouli, stipendiata
da Fondazione Umberto Veronesi.
La dottoressa Rasouli ha seguito, sia
in Italia che in loco, un training necessario per acquisire le competenze necessarie all’utilizzo della strumentazione diagnostica.
Strutture di questo genere sono
molto rare in Afghanistan, dunque
ben preziose. E oltre che giovare alla
salute, il nuovo ambulatorio contribuirà a promuovere la condizione delle
donne.
Training di perfezionamento per l’utilizzo di strumenti diagnostici del tumore al
seno in Guinea.
Il tumore al seno è molto comune tra
le donne in tutto il mondo e una delle prime cause di morte; la situazione è ancora più grave nei paesi più
disagiati, come molti stati africani,
dove è diffusa anche un’altra piaga:
l’AIDS. Le donne sieropositive, infatti, hanno una maggiore probabilità di sviluppare tumori al seno
e all’utero e l’assenza di adeguata
assistenza medica contribuisce ad
aumentare la mortalità per una patologia che, se diagnosticata in tempo,
è curabile.
Fondazione Umberto Veronesi sta
realizzando un ambulatorio per la
diagnosi del tumore al seno, presso il centro medico DREAM della
Comunità di Sant’Egidio a Conakry, capitale della Repubblica di
Guinea, fornendo attrezzature mediche e formando il personale medico al suo utilizzo.
Il dottor Sandouno ha già trascorso,
tra novembre e dicembre del 2013,
40 giorni presso la divisione di radiologia senologica dell’Istituto Europeo
di Oncologia. Ha svolto un training
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Maternity Hospital di Herat
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Centro Medico DREAM di Conakry
(Repubblica di Guinea)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Herat (Afghanistan) nel 1979
216
 Laureata in Medicina e Chirurgia
presso la Herat University
Faculty of Medicine (Afghanistan)
NOTE BIOGRAFICHE
 Nato a Matoto (Repubblica di Guinea)
nel 1972
 Laureato in Medicina e Chirurgia
intensivo per imparare a utilizzare
l’ecografo mammario che Fondazione Umberto Veronesi ha donato
al centro DREAM, per riportare il
know-how acquisito nell’ambulatorio
di Conakry e metterlo a disposizione
gratuita di tutte le donne.
Nel 2014 il Dottor Sandouno sarebbe dovuto tornare per due mesi in
Italia per completare le sue competenze, in particolare l’utilizzo di un
secondo essenziale strumento per
la diagnosi del tumore al seno: il
mammografo. A causa della chiusura delle frontiere per l’epidemia di
Ebola in Africa Occidentale, la seconda parte del training formativo
del Dottor Sandouno in Italia è stata
rinviata all’autunno 2015.
IMPEGNO ETICO per la pace
IMPEGNO ETICO per la pace
Farzana
Rasouli
217
218
Basandosi su uno studio scientifico
e sull’analisi dei dati emersi nella prima fase della ricerca, il progetto sta
mettendo a punto una strategia di
prevenzione secondaria del tumore
al collo dell’utero per l’avvio progressivo di una campagna di screening
su scala nazionale. Ridurre la mortalità per cancro al collo dell’utero definendo strategie nazionali
efficaci e adatte al contesto è l’obiettivo dell’impegno congiunto
di Cesvi e Fondazione Umberto
Veronesi, che hanno deciso di unire la propria esperienza nel settore
medico scientifico e in quello della
cooperazione internazionale a favore
delle donne.
IMPEGNO ETICO per la pace
IMPEGNO ETICO per la pace
progetto
women
profile
for africa
Il cancro all’utero è la causa principale di morte per cancro tra le donne africane. Circa 530.000 nuovi
casi e 275.000 decessi vengono
registrati ogni anno a livello globale.
Diagnosticato in fase avanzata,
il tumore al collo dell’utero lascia
poche speranze in Africa.
Basterebbe un test di screening,
come un semplice Pap-test, effettuato anche una sola volta nella vita,
per prevenire il tumore e dimezzare
la mortalità.
Fondazione Umberto Veronesi e
Cesvi, insieme, nel mese di ottobre
2014 hanno lanciato il Women Profile for Africa: un progetto ambizioso, che grazie ad una cordata di
partner - tra cui Patologi Oltre Frontiera, Università di Kinshasa, Università degli Studi di Milano, con il supporto del Ministero della Salute
Congolese e l’OMS - mira a ridurre
la mortalità per tumore al collo
dell’utero nella Repubblica Democratica del Congo, definendo
strategie nazionali di prevenzione e
cura per le donne locali.
Women Profile for Africa si sviluppa in diverse fasi ed è stato avviato
nella provincia di Kinshasa.
219
Il movimento Science for Peace nasce nel 2009 su iniziativa del Professor Umberto
Veronesi. Il progetto si pone due obiettivi di altissimo respiro: diffondere una cultura di
pace e di superamento delle tensioni fra stati e ridurre gli ordigni nucleari e le spese
militari a favore di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
La conferenza Science for Peace giunge nel 2015 alla sua settima edizione.
Verranno affrontati i seguenti temi: tratta degli esseri umani e le altre forme di schiavitù
moderna e il controllo e la riduzione del traffico di armamenti.
Le forme di schiavitù moderna sono molteplici e colpiscono le fasce più vulnerabili
della popolazione: dai bambini a cui viene negata un’istruzione e che vengono sottoposti ai lavori forzati oppure obbligati a matrimoni precoci, agli uomini che non sono in
grado di lasciare condizioni lavorative disumane a causa degli enormi debiti contratti
con i datori di lavoro fino alle donne e alle bambine che subiscono abusi sessuali,
dentro e fuori le mura di casa.
La schiavitù moderna è un fenomeno che coinvolge tutti i paesi del mondo, si stima
che nel 2014 le vittime di schiavitù moderna fossero 35.8 milioni di persone, per un
giro di affari di circa 150 miliardi di dollari all’anno (fonte: ILO – International Labour
Organisation e Global Slavery Index by The Walk Free Foundation).
Proprio per questo motivo, Fondazione Veronesi ha deciso di sostenere una borsa di
ricerca in cui verrà approfondito il tema del traffico umano e posto particolare accento
sui seguenti fenomeni: sfruttamento dei bambini nelle azioni terroristiche, durante le
quali vengono arruolati come soldati e utilizzati come bombe viventi e abuso sessuale
su bambine e ragazze le quali diventano vere e proprie schiave del guerriero.
Traffici illeciti e forme
ambigue di schiavitù.
L’obiettivo del progetto è comprendere meglio il fenomeno dello
sfruttamento dei bambini nelle
azioni terroristiche e delle ragazze rapite e usate come schiave del
“guerriero” così come varie forme di
traffico illecito, di persone, di droga e
di armi che alimentano il terrorismo.
In particolare lo studio si concentrerà su uno dei risvolti più drammatici dei giorni nostri che vede i
bambini come protagonisti sotto
molteplici forme: vittime di attacchi, se si pensa ai 132 ragazzini uccisi nell’attacco alla scuola pubblica
militare di Peshawar in Pakistan del
16 dicembre 2014, ma anche come
armi viventi, se pensiamo alle bambine arruolate da Boko Haram e fatte
esplodere in Nigeria, o ancora come
soldati, arruolati a forza per diventare strumenti di morte in Iraq, Afghanistan, Siria, Yemen ma anche in Sud
Sudan, Repubblica Centrafricana,
Somalia e altrove, o come schiavi,
se consideriamo i bambini iracheni
rapiti dai militanti dello Stato Islamico
e venduti poi al mercato nero.
Questo progetto ha l’obiettivo finale
di analizzare e comprendere un
tipo particolare di sfruttamento di
bambini, quello ad opera di gruppi
terroriristici che adoperano i bambini
non solo per combattere, terrorizzare e divenire armi viventi, ma anche
come messaggi di propaganda.
Si vogliono inoltre investigare le differenze che ci sono in rapporto ai
bambini soldato, focalizzandoci in
particolare sul traffico d’immagine.
Il risultato auspicato è sensibilizzare su un tema poco studiato e, a
livello accademico, aprire un’area di
ricerca su una tematica ancora molto poco esplorata.
IMPEGNO ETICO per la pace
IMPEGNO ETICO per la pace
valentina
bartolucci
DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO
Università degli Studi di Trento
NOTE BIOGRAFICHE
 Nata a Seravazza (LU) nel 1982
 Laureata in Scienze per la Pace presso
l’Università degli Studi di Pisa
 Phd in conseguito presso l’University
of Bradford (UK)
220
 Master in Human Rights and Conflict
Management presso la Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa
221
i ricercatori
sostenuti negli annI
BORSE DI RICERCA
2014
222
 Alaa Hamza
 Apollonio Benedetta
 Bacigaluppi Susanna
 Baglio Serena Rubina
 Barozzi Iros Giacomo
 Barrero Blanco Veronica
 Beffagna Giorgia
 Bellet Marina Maria
 Bellini Roberto
 Boda Enrica
 Brescia Paola
 Brunelli Laura
 Buffone Amelia
 Butti Erica
 Calvaruso Maria
Antonietta
 Calvenzani Valentina
 Calzarossa Cinzia
 Campos Martinez Luis
 Carleo Francesco
 Carlessi Luigi
 Casazza Andrea
 Casucci Monica
 Cattaneo Paola
 Cattelani Sara
 Cencioni Maria Teresa
 Chiacchiera Fulvio
 Cicalese Angelo
 Cipolletta Ersilia
 Ciró Marco
 Citro Simona
 Colasante Gaia
 Conti Amalia
 Conti Laura
 Cortellino Salvatore
 Cosentino Claudia
 Cristofanon Silvia
 Croci Stefania
 Cuevas Novoa Susan
 Dadda Patrizia
 D’Aguanno Simona
 Dallaglio Katiuscia
 D’Andrea Aleco
 Del Giudice Carmine
 Del Signore Ester
 Di Agostino Silvia
 Di Caro Giuseppe
 Di Giacomo Daniela
 Di Salle Emanuela
 Diaz Prado Yenia Ivet
 Dogliotti Elena
 Dragoni Silvia
 Galeone Carlotta
 Giovannetti Elisa
 Giuffrida Domenica
 Gomes Ana Paula
 Gragnani Laura
 Gruszka Alicja
 Guerra Flora
 Hudspeth Kelly
 Intra Maria Victoria
 Ivanova Olga
 Kumar Amit
 Laurent Audrey
 Lecca Davide
 Leuci Valeria
 Lococo Filippo
 Lorenzon Laura
 Lulli Matteo
 Luraghi Paolo
 Maggio Roberta
 Maione Federica
 Mancini Manuela
 Marinelli Alessandra
 Masi Alessio
 Masiero Marianna
 Maspero Elena
 Massa Paul
 Massari Giulia
 Mazza Massimiliano
 Mazzitelli Sonia
 Melani Alessia
 Mele Paolo
 Minani Claude
 Molfino Alessio
 Monteverde Martino
 Morgano Annalisa
 Morini Raffaella
 Nacci Giulia
 Occhipinti Sergio
 Ortensi Barbara
 Pacchiana Giovanni
 Pallavi Rani
 Pardini Barbara
 Picchio Maria Cristina
 Poggio Paolo
 Pounis Georgios
 Pratesi Alessandro
 Prodosmo Andrea
 Raccosta Laura
 Ramerison Ndremisa
Seheno
 Randriamamonjy
Florence Yolande
 Ravegnini Gloria
 Ravenda Paola Simona
 Renzi Chiara
 Ribeiro Fontana Sabrina
 Ricci Clara
 Ricci Francesca
 Richichi Cristina
 Rota Matteo
 Rotella Francesco
 Roti Giovanni
 Rotundo Ida Luisa
 Sabbatino Francesco
 Saccheri Fabiana
 Salvati Erica
 Sana Maria Elena
 Santangelo Laura
 Scapin Cristina
 Scotti Mauro
 Segré Chiara
 Sommariva Elena
 Sticozzi Claudia
 Tabolacci Claudio
 Tassi Elena
 Terranegra Annalisa
 Thomazini Maria
 Toledo Martinez Veronica
 Vacca Michele
 Vacca Valentina
 Varadaraj Archana
 Vecellio Matteo Luca
 Vella Pietro
 Vendramin Antonio
 Venezia Oriella
 Vila Jose
 Vitali Caterina
 Vivenza Daniela
 Zuccaro Massimiliano
progetti DI RICERCA
2014
 Arese Marco
 Boccia Stefania
 Campanella Michelangelo
 Della Porta Matteo
Giovanni
 Faulkner Lawrence
 Gandini Sara
 Gianfagna Francesco
 Kallikourdis Marinos
 Lucchiari Claudio
 Marcello Elena
 Masetti Riccardo
 Muzio Luca
 Petroni Katia
 Raspini Benedetta
BORSE DI RICERCA
2013
 Alaa Hamza
 Alconchel Ara Pilar
 Anania Maria Chiara
 Arruga Francesca
 Bachetti Tiziana
 Bacigaluppi Susanna
 Bagislar Sevgi
 Barault Ludovic
 Barrero Blanco Veronica
 Batti Laura
 Biasiotta Antonella
 Borba De Souza
Alessandra
 Borgatti Monica
 Bossi Daniela
 Bottillo Irene
 Bravi Francesca
 Calvenzani Valentina
 Campos Martinez Luis
 Cantelmo Rita
 Carleo Francesco
 Carrega Paolo
 Carturan Sonia
 Cereda Matteo
 Chiroli Elena
 Cianfrocca Roberta
 Ciarlo Monica
 Cicalese Angelo
 Cimmino Flora
 Cristofanon Silvia
 Crupi Rosalia
 Cuevas Novoa Susan
 Cutrone Antonella
 D’Alessandra Yuri
 D’Andrea Aleco
 De Marco Rossella
 De Massimi Alessia
Raffaella
 Del Signore Ester
 Della Rosa Francesco
 Di Paolo Daniela
 Di Stefano Paola
 Diaz Federico
 Dogliotti Elena
 Erreni Marco
 Ferrari Amorotti Giovanna
 Ferretti Elisa
 Ferrini Krizia
 Fontana Francesca
 Fontana Ribeiro Sabrina
 Frullanti Elisa
 Funel Niccola
 Gabellini Chiara
 Galeone Carlotta
 Garcia Rodas Lisbeidi
 Giuffrida Domenica
 Griseri Paola
 Hübner Arana Gabriel
 Iommarini Luisa
 Jinoro Jeromine
 Kapanadze Nina
 Laurent Audrey
 Leoncini Emanuele
 Levati Giorgia Virginia
 Lo Buono Nicola
 Lorenzoni Alice
 Luraghi Paolo
 Mancini Manuela
 Marighetti Paola
 Marinelli Alessandra
 Masetti Riccardo
 Masiero Marianna
 Massa Paul
 Mihailovic Maija
 Molfino Alessio
 Mora Reyes Fabian
 Morini Raffaella
 Nevola Teixeira Luiz Felipe
 Ortensi Barbara
 Paterniti Irene
 Pedace Lucia
 Pellicori Pierpaolo
 Pelosi Andrea
 Peradze Sopio
 Pereira Gomes Raposo
Andre
 Radesi Serghi Sinziana
 Razafimahaleo
Mahasoa Petera
 Rizzo Angela
 Rizzo Francesca
 Romano Alessandra
 Roti Giovanni
 Santarpia Mariacarmela
 Sassi Francesco
 Sestito Rosanna
 Skirycs Aleksandra
 Sommariva Elena
 Storini Claudio
 Strigaro Gionata
 Tarsitano Achille
 Tassi Elena
 Varano Gabriele
 Vendramin Antonio
 Vila Josè
 Zecchin Davide
 Zoccarato Anna
progetti DI RICERCA
2013
 Bertolini Francesco
 Ceppi Marcello
 Ciarrocchi Alessia
 Corona Giuseppe
 Di Carlo Emma
 Giorgio Marco
 Marra Fabio
 Matullo Giuseppe
 Negri Eva
 Nencioni Alessio
223
 Verderio Claudia
 Bianchi Paolo Pietro
 Bonanni Bernardo
 Pompilio Giulio
BORSE DI RICERCA
2012
224
 Aladowicz Ewa
 Alba Posse Sebastian
 Alfonso Coto Juan Carlos
 Amendola Pier Giorgio
 Amendola Donatella
 Artuso Simona
 Barrero Blanco Veronica
 Battista Andrea
 Berrone Elena
 Bezerra Phelipe
 Calvenzani Valentina
 Cancado Rezende
Guilherme
 Casali Lorenzo
 Casolla Barbara
 Cesana Francesca
 Chahuan Badir
 Cionfoli Nicola
 Cocco Claudia
 Codecà Claudia
 Cosentino Claudia
 Dekic Natasa
 Del Re Marzia
 Di Paolo Daniela
 Dogliotti Elena
 Dorivam Celso
 Esposito Emanuela
 Falato Claudette
 Ferrario Anna
 Ferro Leda
 Fornasa Giulia
 Fortunato Orazio
 Fransen Gerhard
 Galeone Carlotta
 Galuppo Valentina
 Gandini Chiara
 Gatti Elena
 Greco Andrea
 Guccini Ilaria
 Guerriero Francesco
 Hamza Mostafa Amed
 Lohsiriwat Visnu
 Macedo Camila
 Magi Fiorenza
 Mancini Manuela
 Mariani Francesco
 Masetti Riccardo
 Mazzoni Elisa
 Messa Francesca
 Molfino Alessio
 Monsellato Igor
 Mora Reyes Fabian
 Myasoedova Veronika
 Nicolis Di Robilant
Benedetta
 Pardolesi Alessandro
 Passaretti Rosa Anna
 Passoni Lorena
 Peralta Lorca Juan
Ignacio
 Peruzzi Daniela
 Pezzoli Laura
 Pinto Ivan
 Quiroa Luis
 Ramundo Valeria
 Reussmann Veronica
 Romero Ivana
 Rossi Marta
 Rubino Mara
 Rusconi Francesca
 Rusmini Marta
 Santarpia Mariacarmela
 Sarno Maria Anna
 Serpi Francesco
 Sommario Maria
 Sposato Italia
 Stagnaro Nicola
 Sticozzi Claudia
 Sukowati Caecilia
 Vadilonga Valeria
 Vecchio Donatella
 Vidal Urbinati Aylin
Mariela
PROGETTI DI RICERCA
2012
 Bianchi Paolo
 Bregni Marco
 Brignole Chiara
 Ciceri Fabio
 Cirulli Francesca
 Curigliano Giuseppe
 De Censi Andrea
 Di Fiore Pier Paolo
 Gasparre Giuseppe
 Gentilini Oreste
 Gentilucci Luca
 Golino Paolo
 Invernizzi Pietro
 Martinelli Eugenio
 Mazzarella Luca
 Nastrucci Candida
 Nicassio Francesco
 Pastorino Fabio
 Pelicci Giuliana
 Petroni Katia
 Polesel Jerry
 Rescigno Maria
 Spaggiari Lorenzo
 Testori Alessandro
 Varesio Luigi
 Zucchetto Antonella
BORSE DI RICERCA
2011
 Berrone Elena
 Brollo Janaina
 Calvenzani Valentina
 Candeloro Bianca
 Casali Lorenzo
 Casolla Barbara
 Cassilha Maximiliano
 Colombo Beatrice
 Del Castillo Andres
 De Francesco Gian Paolo
 Di Dia Giuseppina Amalia
 Fando Couso Edeny
 Fara-Tanyona Harizay
 Fernander Filho Rivaldo
 Khajeh Reza
 Lohsuriwat Visnu
 Mariani Francesco
 Mazzoleni Federica
 Montero Maybell
 Parodi Matias
 Pardolesi Alessandro
 Passoni Lorena
 Pellegrini Osmar
 Pereira Lima Samuel
 Quattrone Giuseppe
 Salazar Lucila
 Santulli Gaetano
 Sommario Maria
 Storino Francesco
 Tiberio Paolo
 Titta Lucilla
 Vadilonga Valeria
 Vismara Elena
PROGETTI DI RICERCA
2011
BORSE DI RICERCA
2009
 Bonanni Bernardo
 Colombo Gualtiero
 De Pas Tommaso Martino
 Faulkner Laurence
 Galbiati Massimo
 Giorgio Marco
 Mazza Manuelita
 Novelli Giuseppe
 Orecchia Roberto
 Paganelli Giovanni
 Priori Silvia
 Roti Giovanni
 Schoeftner Stefan
 Arnaboldi Paola
 Canseco Fernandez
Rosario
 Chanquetti Milene
 Coelho Duarte Luciano
 Colombo Beatrice
 Comi Stefania
 Conceicao Fraga Guedes
Maria
 Di Dia Amalia
 Ghezzi Leal Tiago
 Golin De Vasconcellos
Paula
 Grigol Martinez Gabriela
Cristina
 Liotta Marco
 Lorenzon Silveira Paula
Angelica
 Massaro Mariangela
 Meirelles Barbalho Daniel
 Monteiro Nogueira Alfredo
Savio
 Nevola Teixeira Luiz
Felipe
 Perin Fabiola Adelia
 Ponzi Paola Andrea
BORSE DI RICERCA
2010
 Camarotti Daniela
 Del Castillo Andres Pedro
 Bonello Luke
 Ribeiro Martini Rafael
 Rodriguez Peres Suanly
 Santhiago De Carvahlo
Emannuela
 Seco Vasques Maria
Javiera
 Semenkiw Maria Eugenia
 Calvenzani Valentina
 Yodeiri Meydi
 Chulam Thiago Celestino
 Di Dia Giuseppina Amalia
 Durli Iara
 Ghezzi Leal Thiago
 Kuenzer Ruy Fernando
 Liotta Marco
 Nevola Texeira Luiz Felipe
 Passaretti Rosa Anna
PROGETTI DI RICERCA
2010
 Bertolini Francesco
 Blandino Giovanni
 Bonizzi Giuseppina
 Contino Gianmarco
 Gandini Sara
 Tarone Guido
progetti DI RICERCA
2009
 Ferrucci Pier Francesco
 Basilico Claudio
 Sullivan Richard
 Sandri Maria Teresa
 Genival Gioacchino Natoli
BORSE DI RICERCA
2008
 Barbosa De Carvalho
Genival
 Braga Carvalho Felipe
 Chanquetti Quiterio Milene
 Comi Stefania
 De Oliveira Filho Helio
 Di Dia Giuseppina Amalia
 Garcia-Etienne
 Carlos Alberto
 Grigol Martinez
 Gabriela Cristina
 Ponzi Paola Andrea
 Ventura De Freitas
Alejandra
 Vidallè Dalila
 Vilela Fusco Eduardo
BORSE DI RICERCA
2007
 Spuri Paola
 Cintra Baccaro Luiz
Francisco
 Alves Dos Santos Nelson
 Iwata Andrè
 Garcia Fleury Isabel
 Brenelli Palermo Fabricio
 Uez Maria Luisa
 Jimenez Libia
 Cabral Calvano
 Carlos Marino
 Mattar Fanianos Denise
BORSE DI RICERCA
2006
 Vidal Urbinati Aylin
Mariela
 Ramirez Cuellar
 Adonis Tupac
 Javan Soheil
 Chambo Danielle
 Arnaboldi Paola
 Comi Stefania
BORSE DI RICERCA
2005
 Novita Garcia Guilherme
 Berrettini Anastasio
 Sahium Rafaela
 Barbosa Fabiane Silva
 Scirea Tesseroli Marco
Antonio
 Civril Filiz
 Pesce Karina
 Benitez Gil Lisandro Luis
 Alaite Zambelli Fernanda
 Barbosa Fabiane Silva
 Rotundo Silvana
225
 Rodriguez Albanese
Gustavo
 Di Nuzzo Daniela
 Benitez Gil Lisandro Luis
 De Almeida Couto Viana
Andrè
 Novita Garcia Guilherme
 Sahium Rafaela Cecilio
 Pesce Karina Alejandra
BORSE DI RICERCA
2004
 Gugiatti Marina
 Galluccio Lara
 Schuh Fernando
 De Almeida Couto Andrè
 Letzkus Berrios Jaine
Mauricio
 Arce Quesada Josè
Mauricio
 Lazzarini Silvia
BORSE DI RICERCA
2003
 Bassani Luis Guillermo
 Torres Fabio Franco
226
grant 2015
PERCHè
LA RICERCA
SCIENTIFICA
FA BENE
A TUTTI.
ANCHE A TE. 227
indice dei ricercatori
ricercatori 2015
228
Amatori Stefano
Amodio Nicola
Anania Maria Chiara
Armentano Maria
Asteriti Italia Anna
Badi Ileana
Baj Gabriele
Barault Ludovic
Barbaro Barbara
Baroni Sara
Bellisario Veronica
Betto Giulia
Boccardo Chiara
Boccazzi Marta
Boda Enrica
Boeri Mattia
Bonaccio Marialaura
Borghi Roberta
Bossi Gianluca
Bravi Francesca
Brognara Eleonora
Calvenzani Valentina
Calzarossa Cinzia
Camacho-Leal Maria del
Pilar
Camorani Simona
Cerovic Milica
Chiacchiera Fulvio
Cicalese Angelo
Cimmino Flora
Cipolletta Ersilia
Citro Simona
Cortellino Salvatore
Cosentino Nicola
Damonte Patrizia
D’Andrea Aleco
De Luca Anastasia
57
58
117
124
16
150
125
83
93
31
32
126
33
127
128
77
166
17
18
167
34
151
35
36
97
129
84
37
98
152
38
39
153
40
59
105
Del Fattore Andrea
D’Eletto Manuela
Di Gennaro Alessandra
Di Giacomo Daniela
Di Gregorio Enza
Di Lullo Giulia
Di Paolo Daniela
Dogliotti Elena
Elgendy Mohamed
Falcinelli Emanuela
Fernández Carrión Maria
Jezabel
Ferrari Matteo
Ferretti Elisa
Focaccetti Chiara
Fossati Giuliana
Franzone Anna
Frullanti Elisa
Gandolfi Greta
Garulli Chiara
Gay Sophie
Giampieri Francesca
Giraudi Pablo
Gori Manuele
Gowran Aoife
Gragnani Laura
Gruszka Alicja M.
Gualerzi Alice
Guerra Flora
Guglielmotto Michela
Guglietta Silvia
Gurtner Aymone
Hudspeth Kelly
Iacovelli Stefano
Indrieri Alessia
Lo Buono Nicola
Locatelli Silvia Laura
Luoni Alessia
Luraghi Paolo
99
106
41
42
113
60
100
168
19
154
43
20
61
78
130
155
79
118
44
21
169
170
171
156
22
62
107
53
131
85
86
94
63
132
64
65
133
87
Malvezzi Matteo Charles
Mancini Manuela
Manni Sabrina
Marinelli Alessandra
Martin-Garcia Fernando
Martini Miriam
Massa Paul Edward
Massignan Tania
Mazzitelli Sonia
Mellone Manuela
Miceli Francesco
Mira Alessia
Molfino Alessio
Muraro Elena
Nizzoli Giulia
Noto Alessia
Occhipinti Sergio
Ottoboni Linda
Pagnan Gabriella
Pardini Barbara
Parravicini Chiara
Pelosi Andrea
Pena Altamira
Luis Emiliano
Perez Maria
Piccolo Raffaele
Pistillo Francesco
Platonova Natalia
Poggio Paolo
Prada Ilaria
Pratesi Alessandro
Provenzano Giovanni
Raggi Chiara
Riccardo Federica
Richichi Cristina
Rizzolio Sabrina
Rocco Nicola
Rosa Roberta
Rossi Marianna Nicoletta
23
66
67
157
68
45
46
134
135
136
137
88
47
24
172
80
48
138
101
121
139
69
158
140
159
141
70
160
142
25
143
95
108
102
26
49
27
71
Roti Giovanni
Russo Alessia
Russo Isabella
Saccheri Fabiana
Sampaoli Camilla
Schioppa Tiziana
Segré Chiara
Sertic Sarah
Sommaggio Roberta
Sticozzi Claudia
Tabolacci Claudio
Tenori Leonardo
Tomaselli Sara
Tomasoni Romana
Tomay Federica
Tonazzini Ilaria
Trisciuoglio Daniela
Truzzi Francesca
Vecellio Matteo Luca
Vegliante Maria Carmela
Vian Laura
Villa Alessandra Micaela
Vitali Caterina
Zanotti Lucia
Zenaro Elena
Zuchegna Candida
72
161
144
89
50
90
177
28
114
173
109
110
103
145
174
146
81
111
162
73
91
54
74
75
147
29
Mattar Fanianos Denise
Minani Claude
Orsolini Gianmarco
Pala Laura
Ribeiro Fontana Sabrina
Kahler
Rosetti Noelia
Shmaissany Kassem
Thomazini Maria Virginia
Vila-Vives Josè
193
193
193
193
193
193
193
SCUOLA
EUROPEA
MEDICINA
MOLECOLARE
BORSE DI FORMAZIONE
E SPECIALIZZAZIONE
CLINICA
Barrero Blanco Veronica
Campos Martinez Luis
Cavalli Marta
Cuevas Novoa Susan
Jaqueline
Dadda Patrizia
Diaz Prado Yenia Ivet
Fernandes Neto Ângelo
Alves
Frattesi Enrico
Martin Marina
Masiero Marianna
193
193
193
193
193
193
193
193
193
193
193
193
193
GRUPPI DI RICERCA
Arese Marco
Boccia Stefania
Boniolo Giovanni
Campanella Michelangelo
Della Porta Matteo Giovanni
Faulkner Lawrence
Gandini Sara
Gianfagna Francesco
Kallikourdis Marinos
Lucchiari Claudio
Marcello Elena
Martinelli Eugenio
Masetti Riccardo
Munzone Elisabetta
Muzio Luca
Pasini Diego
Petroni Katia
Biancospino Matteo
Bisi Sara
Bonaiuti Paolo
D’Agostino Giuseppe
Falvo Paolo
Ferretti Giulia
Galasso Ilaria
196
197
198
199
200
201
202
203
204
205
206
207
208
209
210
211
212
180
180
181
181
182
182
183
La Mastra Federica
Linkeviciute Alma
Lo Riso Pietro
Marelli Luca
Massari Lucia
Mastrodonato Valeria
Melocchi Valentina
Milan Marta
Monterisi Simona
Reggiani Francesca
Restelli Silvia
Rizvi Abrar
Sanchini Virginia
Tettamanzi Francesca
183
184
184
185
185
186
186
187
187
188
188
189
189
190
IMPEGNO ETICO
DELLA FONDAZIONE
UMBERTO VERONESI
PER LA PACE
Bartolucci Valentina
Rasouli Farzana
Sandouno Maurice
221
216
217
229
istituti finanziati
negli anni
230
 Arcispedale S. Maria Nuova, Reggio Emilia
 Aso S. Croce e Carle, Cuneo
 Azienda Ospedaliera “Maggiore Della Carità”,
Novara
 Azienda Ospedaliera Città della Salute e della
Scienza, Torino
 Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo di
Busto Arsizio
 Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini,
Roma
 Ceinge, Napoli
 Centro Cardiologico Monzino, Milano
 Centro di Riferimento Oncologico, Aviano (PN)
 Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali
UOS di Napoli
 Dana - Farber Cancer Institute di Boston (USA)
 Embl - European Molecular Biology
Laboratory, Hinxton (UK)
 Fondazione Cure2children Onlus, Firenze
 Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS, Milano
 Fondazione del Piemonte per l’Oncologia,
Candiolo (TO)
 Fondazione di ricerca e cura Giovanni Paolo II,
Campobasso
 Fondazione Ebri - European Brain Research
Institute Rita Levi-Montalcini, Roma
 Fondazione Filarete per le Bioscienze
e l’Innovazione, Milano
 Fondazione FiorGen ONLUS, Firenze
 Fondazione Italiana Fegato, Trieste
 Fondazione Salvatore Maugeri, Pavia
 Fondazione Santa Lucia, Roma
 Gruppo Multimedica, Milano
 Hertie Insitute for Clinical Brain Research
Tubinga (Germania)
 Hugef - Human Genetics Foundation, Torino
 Ifom - Firc Institute Of Molecular Oncology,
Milano
 Imi, Intergruppo Melanoma Italiano, Milano
 Ior - Institute Of Oncology Research,
Bellinzona (Svizzera)
 International Centre for Genetic Engineering and
Biotechnoloy, ICGEB - Trieste
 Irb - Istituto di Ricerca Biomedica, Barcellona
(Spagna)
 Irccs Istituto Neurologico Mediterraneo
Neuromed, Pozzilli (IS)
 Irccs Multimedica, Sesto San Giovanni (MI)
 IRccs San Martino, Genova
 Irccs San Raffaele Del Monte Tabor, Milano
 Irccs San Raffaele Pisana, Roma
 Istituto Auxologico Italiano, Milano
 Istituto di Biologia e Patologia Molecolari-CNR,
Roma
 Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)
 Istituto Dermopatico Dell’immacolata
Idi-Irccs, Roma
 Istituto per l’ Endocrinologia e l’Oncologia
Sperimentale “Gaetano Salvatore”- Consiglio
Nazionale delle Ricerche (IEOS-CNR) - Napoli
 Istituto Nazionale Tumori, IRCCS Fondazione
Pascale, Napoli
 Istituto di Neuroscienze Cnr, Pisa
 Istituto di Neuroscienze Cnr, Milano
 Istituto Europeo di Oncologia, MIlano
 Istituto Giannina Gaslini, Genova
 Istituto Mario Negri, Milano
 Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei
Tumori, Milano
 Istituto Superiore di Sanità, Roma
 Italian National Cancer Institute (IFO),
Regina Elena, Roma
 Karolinska Institute, Stoccolma (Svezia)
 London Research Institute, London (UK)
 Massachusetts General Hospital,
Boston (USA)
 National Enterprise for nanoScience and
nanotechnology (NEST), Istituto NanoscienzeCNR, Pisa
 Nico Neuroscience Institute Cavalieri
Ottolenghi, Orbassano (TO)
 Ospedale Galliera e San Martino, Genova
 Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma
 Ospedale San Paolo di Milano
 Ospedale S. Gerardo, Monza
 Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna
 Policlinico San Matteo, Pavia
 Polo Oncologico di Cuneo
 Seconda Università degli Studi di Napoli
 Seton Hall Univiversity, South Orange (USA)
 Telethon Institute of Genetics and Medicine
(TIGEM), Napoli
 The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center,
Baltimore (USA)
 Università degli Studi dell’Aquila
 Università degli Studi “Aldo Moro”, Bari
 Università degli Studi di Bologna
 Università degli Studi di Brescia
 Università degli Studi di Camerino
 Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
 Università degli Studi di Chieti-Pescara
 Università degli Studi di Ferrara
 Università degli Studi di Firenze
 Università degli Studi “Gabriele D’annunzio” Chieti
 Università degli Studi di Genova
 Università degli Studi “La Sapienza”, Roma
 Università degli Studi Magna Graecia
di Catanzaro
 Università degli Studi di Milano
 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
 Università degli Studi di Napoli Federico II
 Università degli Studi di Novara


























Università degli Studi di Padova
Università degli Studi di Pavia
Università degli Studi di Perugia
Università degli Studi di Salerno
Università degli Studi di Siena
Università del Salento, Lecce
Università “Tor Vergata” di Roma
Università degli Studi di Torino
Università degli Studi di Trieste
Università Campus Bio-Medico di Roma
Università Politecnica delle Marche
Università del Salento, Lecce
Università degli Studi di Urbino
Università degli Studi di Verona
University Hospital of Bern, Inselspital, Bern
(Svizzera)
University Of Bristol (UK)
University Of Cambridge (UK)
University Of Copenhagen (Danimarca)
University Of Hull (UK)
University Of Leuven (Belgio)
University Of Oxford (UK)
University Of Southern California, Los Angeles
(USA)
Venetian Institute of Molecular Medicine (VIMM),
Venezia
Vu University Medical Center Of Amsterdam,
(Olanda)
Washington University in St. Louis (USA)
Yale University School of Medicine, New Haven
(USA)
231
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