Grant 2015 il nostro sostegno alla ricerca scientifica grant 2015 Lettera di Umberto Veronesi Lettera del Comitato Etico Lettera di Chiara Tonelli In cosa crediamo I numeri del 2015 Borse di ricerca 2015 Borse oncologia Tumore al seno Tumori alle ovaie Linfomi e leucemie Tumori al polmone Tumori all’intestino Tumore al fegato Tumori al sistema nervoso Melanomi e tumori della pelle Tumore alla prostata Tumore alla tiroide Tumore alla vescica Borse neuroscienze Borse cardiologia e malattie croniche Borse nutrigenomica e prevenzione delle malattie Scuola Europea Medicina Molecolare Borse di formazione e specializzazione clinica progetti di ricerca 2015 impegno etico della fondazione umberto veronesi per la pace I ricercatori sostenuti negli anni Indice dei ricercatori Istituti finanziati negli anni Sostieni la Fondazione Umberto Veronesi 4 5 6 8 10 12 14 30 52 56 76 82 92 96 104 112 116 120 122 148 164 178 192 194 214 222 228 230 232 3 Ho sempre pensato che la scienza sia lo strumento più potente di cui l’umanità dispone per migliorare la qualità e la prospettiva di vita delle persone. La sua funzione non investe soltanto l’esistenza degli individui, ma quella dell’intera collettività e contribuisce a consolidarne il grado di civiltà. Allargare gli orizzonti della conoscenza è un’opportunità e al tempo stesso un dovere dell’essere umano. Per questo ho voluto una Fondazione che ha lo scopo di promuovere il progresso della scienza, lavorando in due grandi direzioni: sviluppando una cultura scientifica 4 e sostenendo il lavoro dei giovani ricercatori. In 12 anni di lavoro i numeri si sono fatti consistenti ed è con soddisfazione che quest’anno presentiamo ben 179 ricercatori, selezionati con estremo rigore fra quasi 600 application ricevute in risposta al bando, nella stragrande maggioranza dei casi proposte di elevato valore scientifico. Dalla biologia molecolare alla bioetica, dalla nutrigenomica alla medicina preventiva, i campi in cui studiano e lavorano i borsisti della Fondazione Veronesi rispecchiano l’orizzonte a cui oggi guarda la comunità scientifica nel suo complesso. E l’aspetto che non mi stancherò mai di sottolineare è la grande condivisione del progetto culturale e scientifico su cui la Fondazione ha sempre potuto contare. Queste borse di studio sono rese possibili grazie al contributo di tanti donatori, che traducono in gesti spesso silenziosi e anonimi la convinzione di dover fare la propria parte a sostegno della ricerca. Anche in ragione dell’appoggio accordato da tanti cittadini, ai nostri borsisti chiediamo molto: dedizione, impegno, preparazione e coraggio. Ma è molto anche ciò che dobbiamo loro: fiducia, opportunità, speranza. E non perché sono giovani, ma perché sono capaci ed entusiasti, e rappresentano il futuro di noi tutti. UMBERTO VERONESI Presidente La scienza è un’attività umana inclusiva, presuppone un percorso cooperativo verso una meta comune ed è nella scienza che gli ideali di libertà e pari dignità di tutti gli individui hanno sempre trovato la loro costante realizzazione. La ricerca scientifica è ricerca della verità, perseguimento di una descrizione imparziale dei fatti e luogo di dialogo con l’altro attraverso critiche e confutazioni. Ha dunque una valenza etica intrinseca e un evidente valore sociale, è un bene umano fondamentale e produce costantemente altri beni umani. In particolare, la ricerca biomedica promuove beni umani irrinunciabili quali la salute e la vita stessa, e ha un’ispirazione propriamente umana poiché mira alla tutela dei più deboli - le persone ammalate - contrastando talora la natura con la cultura e con la ragione diretta alla piena realizzazione dell’uomo. L’etica ha un ruolo cruciale nella scienza e deve sempre accompagnare il percorso di ricerca piuttosto che precederlo o seguirlo. È uno strumento che un buon ricercatore usa quotidianamente. La morale è anche l’unico raccordo tra scienziati e persone comuni, è il solo linguaggio condiviso possibile. Ci avvicina: quando si discute di valori, i ricercatori non sono più esperti di noi. Semmai, sono le nostre prime sentinelle per i problemi etici emergenti e, storicamente, è proprio all’interno della comunità scientifica che si forma la consapevolezza delle implicazioni morali delle moderne tecnologie biomediche. Promuovere la scienza, come fa mirabilmente la Fondazione Umberto Veronesi, significa proteggere l’esercizio di un diritto umano fon- damentale, la libertà di perseguire la conoscenza e il progresso, ma anche, più profondamente, significa favorire lo sviluppo di condizioni di vita migliori per tutti. Compiti del Comitato Etico saranno quello di dialogare con la Fondazione e con i ricercatori, favorendo la crescita di una coscienza critica, e insieme quello di porsi responsabilmente quali garanti terzi dei cittadini rispetto alle pratiche scientifiche, guidati dai principi fondamentali condivisi a livello internazionale e tenendo nella massima considerazione le differenze culturali. COMITATO ETICO MEMBRI COMITATO ETICO Cinzia Caporale, Presidente Elisabetta Belloni Carla Collicelli Domenico De Masi Maurizio De Tilla Giuseppe Ferraro Antonio Gullo Armando Massarenti Lucio Militerni Telmo Pievani Mario Pirani Carlo Alberto Redi Alfonso M. Rossi Brigante S. E. Marcelo Sanchéz Sorondo Paola Severino di Benedetto Elena Tremoli 5 “Per il progresso delle scienze”: questo è il motto ispiratore della ricerca per Fondazione Umberto Veronesi. E la Fondazione da oltre 10 anni si impegna in questa direzione: sostenendo la formazione di giovani ricercatori e attraverso la divulgazione dei risultati della ricerca. Il mondo della ricerca e della medicina sta attraversando una vera e propria rivoluzione. Noi intendiamo sostenere una nuova mentalità, quella che vede la ricerca di laboratorio affiancata e proiettata alla prevenzione e alla cura. Per questa ragione Fondazione Veronesi crede e sostiene la crescita e la formazione di una nuova genera- 6 zione di scienziati capaci di pensare e agire contemporaneamente da clinici e da ricercatori. La grande sfida per gli scienziati di domani è parlare la lingua della medicina del futuro, una medicina molecolare, preventiva e personalizzata. La Fondazione Umberto Veronesi ha recentemente pubblicato i nomi dei vincitori dei bandi per la ricerca: 158 borse di studio a singoli ricercatori e 21 dottorandi alla Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM). Nel 2015 Fondazione Veronesi inoltre continua a sostenere 17 progetti di ricerca all’avanguardia partiti nel 2014. Il Comitato Scientifico, di cui sono onorata di far parte in qualità di Presidente, da sempre opera perché venga privilegiato il merito. Come? Premiando giovani ricercatori meritevoli, valutati in base al curriculum scientifico e alla qualità delle pubblicazioni, e progetti di alta innovazione che portino a un rapido trasferimento dei risultati dai laboratori di ricerca alla pratica clinica e alla prevenzione delle malattie croniche. Chiara Tonelli Presidente Comitato Scientifico “La Fondazione investe su giovani ricercatori e lo fa promuovendo il merito sia selezionando con strumenti e logiche meritocratiche l’assegnazione dei fondi sia monitorando nel tempo i ricercatori beneficiari. Questo metodo di lavoro, oltre a contribuire ad una allocazione delle risorse verso i ricercatori più promettenti, è anche un segnale importante per il resto della comunità scientifica: la valorizzazione in base al merito è possibile anche in Italia.” Tratto da “Il valore economico-sociale degli investimenti nella ricerca bio-medica” di Giovanni Fattore Professore Ordinario Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico, Università Bocconi, Milano 7 In cosa crediamo La Fondazione Umberto Veronesi si è dotata di una Carta dei Principi e dei Valori che definisce la missione, i principi e gli scopi della Fondazione. Principi L’universalità della scienza La libertà e la responsabilità nella scienza L’integrità nella ricerca scientifica La tutela della dignità umana L’autonomia individuale e il consenso informato L’equità e la giustizia nelle politiche pubbliche per la salute La qualità e la sicurezza nella ricerca e nelle cure La promozione della prevenzione nella gestione della salute La professionalità dei ricercatori, dei medici e degli operatori della sanità Il dovere di informare e il ruolo sociale dei Comitati Etici La tutela dell’habitat e della biosfera 8 Missione e Scopi della Fondazione Favorire il progresso delle scienze Favorire lo sviluppo di condizioni di vita migliori per tutti Promuovere la pace e il dialogo tra i popoli Contribuire a creare una nuova generazione di ricercatori Rafforzare la cooperazione scientifica internazionale e promuovere l’innovazione tecnologica Migliorare la comunicazione tra la comunità scientifica e la società e diffondere la consapevolezza dell’importanza della scienza per l’uomo Il documento è pubblicato integralmente su www.fondazioneveronesi.it 9 I NUMERI DEL PASSATO I NUMERI DEL 2015 BORSE 2015 158 21 BORSE DI RICERCA BORSE DI RICERCA SCUOLA EUROPEA MEDICINA MOLECOLARE 2014 153 Borse di Ricerca 18 Progetti di Ricerca 2009 43 Borse di Ricerca 5 Progetti di Ricerca 2013 125 Borse di Ricerca 14 Progetti di Ricerca 2008 42 Borse di Ricerca 2012 94 Borse di Ricerca 26 Progetti di Ricerca 2011 59 Borse di Ricerca 13 Progetti di Ricerca 2010 54 Borse di Ricerca 7 Progetti di Ricerca 2007 44 Borse di Ricerca 2006 15 Borse di Ricerca 2005 13 Borse di Ricerca 2004 4 Borse di Ricerca 2003 4 Borse di Ricerca PROGETTI 2014-2015 17 10 PROGETTI DI RICERCA INIZIATI NEL 2014 11 borse di ricerca 2015 12 Le scienze progrediscono ovunque ci sia vero scambio. Scambio di esperienze, di conoscenze, di procedure, di risultati, di modi di arrivare alla soluzione di un problema. Per questo, la Fondazione Umberto Veronesi promuove una cultura delle scienze che non abbia confini, favorendo la formazione professionale degli scienziati più meritevoli provenienti dall’Italia e dai diversi Paesi del mondo. La Fondazione Umberto Veronesi presenta annualmente il bando pubblico BORSE DI RICERCA per giovani medici e ricercatori che lavorano su progetti innovativi presso le migliori istituzioni italiane e straniere con l’obiettivo di trovare nuove soluzioni per il trattamento di diverse malattie, offendo loro concrete opportunità di crescita e di specializzazione in vari ambiti della medicina. Nello specifico, le borse di ricerca che la Fondazione bandisce si rivolgono a: MEDICI E RICERCATORI ITALIANI I candidati prescelti svolgeranno il periodo di studio e lavoro presso centri di eccellenza in ambito nazionale e internazionale: una concreta opportunità per crescere professionalmente, approfondire, confrontarsi con metodi di lavoro differenti. MEDICI E RICERCATORI STRANIERI I candidati prescelti svolgeranno il periodo di studio e lavoro presso centri di eccellenza in Italia. e alle nanoscienze, per la prima volta nella storia, abbiamo l’opportunità di conoscere a fondo le cause del cancro. O meglio di quell’insieme complesso di alterazioni nella proliferazione cellulare che tutti noi chiamiamo “cancro”. E comprendendo meglio i meccanismi con cui la malattia si manifesta avremo maggiori possibilità di contrastarla e di diagnosticarla prima. Se poi a queste conoscenze si aggiungerà la consapevolezza di quanto siano importanti gli stili di vita corretti, a livello collettivo e individuale, possiamo davvero pensare di colpire il cancro alla radice, evitandone l’insorgenza. È questa la grande speranza della ricerca oncologica che si fonda sul lavoro e la dedizione di tanti uomini e donne di scienza del passato. Pensiamoci: l’uomo conosce il tumore dall’antichità, ma è dall’Ottocento che si è dimostrata la relazione fra alcuni fattori ambientali e la malattia, poi si è cominciato a guardare all’interno delle cellule. A metà del Novecento si è scoperta la doppia elica del Dna e nel 2000 si è decodificato il genoma umano. Poi le tecniche sempre più raffinate di imaging, possibili grazie al sodalizio fra calcolo informatico e radiologia. Gli strumenti terapeutici, chirurgia, farmaci e radioterapia sempre più rispettosi dell’integrità fisica e psichica del paziente, che da “oggetto” che subisce le cure ne diventa soggetto attivo e partecipe, investito della capacità di condividere le scelte con il medico, in un nuovo patto di alleanza terapeutica. Ecco, questa stessa speranza oggi io la vedo riflessa nei giovani vincitori delle borse di ricerca 2015 assegnate dalla Fondazione Veronesi. A loro il mio augurio di buon lavoro. Umberto Veronesi BORSE ONCOLOGIA oncologia oncologia 14 “Sconfiggeremo il cancro? E quando?”. Forse è la domanda che mi sono sentito rivolgere più spesso in tanti anni. E sempre mi sono interrogato a lungo sulle risposte possibili. Oggi più della metà delle persone che si ammalano di tumore guariscono, più o meno il doppio di quanto accadeva appena 40 anni fa. Io stesso ho assistito a una vera e propria rivoluzione che ha trasformato il tumore da malattia di cui neppure si pronunciava il nome a voce alta a una condizione da cui spesso si guarisce o che si riesce a controllare con efficacia. Ma la scienza non si accontenta. Oggi grazie alla genetica I tumori sono un insieme di malattie molto complesse caratterizzate da proliferazione anomala di alcune cellule. Questa è causata da mutazioni a livello del DNA che rendono le cellule tumorali insensibili al controllo. Col tempo, le cellule acquisiscono la capacità di sfuggire al sistema immunitario, iniziano a migrare in altri tessuti del corpo, causando metastasi, e diventano resistenti ai farmaci. Comprendere i meccanismi molecolari dei tumori è essenziale per sviluppare nuove terapie più efficaci. Cancro OLTRE IL 75% 2.900.000 1 terzo IL 59% oltre 200 malattie diverse delle diagnosi di tumore avvengono in persone dai 60 anni in su gli italiani che, al 2014, convivono con una diagnosi di tumore di tutti i tumori sono prevenibili con dieta corretta, attività fisica e astensione da fumo e alcol dei pazienti in Italia è vivo a 5 anni dalla diagnosi di tumore FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali 15 Colpire il complesso di Aurora-A/TPX2 come strategia anti-tumorale. Aurora-A è una proteina chinasi, cioè un enzima che regola l’azione di altre proteine e di processi cellulari. In particolare, Aurora-A è cruciale per la divisione cellulare, e regola processi come la maturazione e la separazione dei centrosomi, l’entrata in mitosi, la formazione e le funzioni del fuso mitotico, cioè l’apparato biochimico che consente la corretta separazione dei cromosomi nelle due cellule figlie. Il fuso mitotico è costituito da microtubuli, alle quali Aurora-A è attaccata grazie alla proteina TPX2, che la stabilizza. Una loro attività alterata può portare a una separazione sbilanciata dei cromosomi con conseguente aneuploidia, cioè un numero scorretto di cromosomi nelle cellule figlie, caratteristica comune di molti tumori. I livelli di Aurora-A e di TPX2 sono spesso elevati nei tumori e la loro sovra-espressione congiunta può costituire un elemento oncogenico. Per questi motivi, Aurora-A è considerata un buon bersaglio da colpire con terapie anti-tumorali: alcuni suoi inibitori chimici sono in fase II e III di sperimentazione clinica. Tuttavia, non tutti gli inibitori di Aurora-A sono in grado di indurre morte nelle cellule tumorali; è necessario quindi sviluppare altri approcci terapeutici. Bloccare la formazione del complesso proteico Aurora-A/TPX2 può rappresentare una innovativa e più specifica strategia per inattivare Aurora-A. Lo scopo del progetto è quello di caratterizzare nuovi composti come possibili inibitori del complesso Aurora-A/TPX2, per valutare la sua efficacia in cellule tumorali e identificare Aurora-A/TPX2 come nuovo bersaglio di azione terapeutica. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO CNR-Istituto di Biologia e Patologia Molecolare di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Catanzaro nel 1981 Laureata in Biologia applicata alla Ricerca Biomedica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 16 PhD in Genetica e Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Valutazione del rischio di tossicità da chemioterapici negli anziani. Nell’ultimo mezzo secolo si è assistito a una vera e propria rivoluzione demografica a causa del rapido allungamento dell’aspettativa di vita della popolazione mondiale, soprattutto nei paesi sviluppati. A causa di questo, è aumentata anche l’incidenza di tumori: circa il 60% dell’incidenza e il 70% della mortalità per cancro avviene in individui di età superiore a 65 anni. La gestione dei pazienti oncologici anziani è quindi di primaria importanza. I benefici della chemioterapia, uno dei pilastri nel trattamento dei tumori, sono spesso accompagnati da gravi effetti collaterali, che diventano ancora più importanti nei pazienti anziani a causa del fisiologico declino dell’organismo. Inoltre, la stessa chemioterapia, che induce stress ossidativo nelle cellule, accelera i processi di invecchiamento. È quanto mai necessario avere a disposizione strumenti in grado di predire il rischio di tossicità indotta da chemioterapia per mettere a punto trattamenti mirati a ridurre gli effetti collaterali e a man- oncologia oncologia roberta borghi Italia Anna Asteriti tenere le funzioni del paziente anziano. Questo è lo scopo del progetto, che verrà raggiunto attraverso uno studio clinico prospettico su pazienti oncologici di età superiore a 70 anni trattati nei centri ospedalieri della Liguria, la regione con il tasso di anzianità più alto d’Europa. Verranno comparati i livelli di marcatori di invecchiamento con scale internazionali di predizione di tolleranza alla chemioterapia. L’obiettivo finale è adattare individualmente la terapia sul singolo paziente, inclusa la scelta di regimi chemioterapici a ridotta tossicità; questo avrà un impatto sull’efficacia del trattamento del tumore nel paziente anziano e benefici in termini di politica sanitaria e costi. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Genova NOTE BIOGRAFICHE Nata Genova nel 1971 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Genova PhD in Immunologia sperimentale e clinica presso l’Università degli Studi di Genova 17 L’effetto bystander indotto da radiazione: comprendere l’importanza del gene TP53 e dei meccanismi molecolari coinvolti. Con “effetto bystander indotto da radiazione” (RIBE: Radiation-Induced Bystander Effects) si intende quel fenomeno per cui, irradiando un tumore localmente, si verifica una reazione in un altro tumore posto a una certa distanza dal sito irradiato. L’effetto RIBE può essere di due tipi: oncosoppressivo (OSU) o oncogenico (OGE). I meccanismi molecolari e cellulari alla base di questo fenomeno sono ancora in gran parte sconosciuti. Studi preliminari suggeriscono il coinvolgimento, in diversi tipi di cel- lule tumorali, del gene p53 nella risposta oncosoppressiva OSU. Il gene p53 è largamente mutato in numerosi tipi di tumori umani: è probabile che le varanti mutate di p53 (mut-p53) siano coinvolte nell’effetto RIBE di natura oncogenica (OGE). L’effetto bystander potrebbe quindi avere un consistente impatto clinico per una radioterapia su misura del paziente, basta sullo stato del gene p53. Il progetto vuole indagare quali sono, oltre allo stato di p53, gli effettori molecolari e cellulari, come citochine e molecole segnale, che vengono prodotte dalle cellule irradiate e sono responsabili della risposta RIBE nelle cellule non irradiate. La comprensione dei ruoli giocati da p53 nell’effetto bystander indotto da radioterapia e l’identificazione dei segnali biochimici attivati getteranno luce sull’impatto di questo fenomeno nella terapia antitumorale, con grosse implicazioni nello sviluppo di radioterapie a misura di paziente. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Regina Elena di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nato a Roma nel 1967 Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 18 Mohamed Elgendy PhD in Patologia clinica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” I meccanismi della regolazione di mTOR mediata dalla proteina Mcl-1 e il suo ruolo nella genesi dei tumori. La proteina Mcl-1 è tra quelle che più frequentemente sono espresse ad alti livelli nei tumori. Il ruolo oncogenico è stato in gran parte attribuito alle sue funzioni anti-apoptotiche, cioè che contrastano la morte cellulare programmata, ma esistono anche altre funzioni di Mcl1 che possono influenzare il suo potenziale pro-tumorale. Ad esempio, Mcl-1 è coinvolto nella regolazione dell’energetica cellulare e nella risposta della cellula alla disponibilità di nutrienti per sostenere la crescita e la proliferazione. In particolare, Mcl-1 risponde alla presenza di nutrienti legandosi alla proteina mTOR, un enzima che oncologia oncologia Gianluca Bossi Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Roma a sua volta regola la crescita e la divisione delle cellule, nonché la motilità e la sopravvivenza cellulare. Mcl-1 è sovra-espressa nel melanoma ed è correlato alla sua progressione, ed è stata trovata una associazione anche con elevati livelli di attivazione della via di mTOR, suggerendone il ruolo importante nel regolare i meccanismi molecolari pro-tumorali. Lo scopo del progetto è proprio comprendere meglio le relazioni molecolari tra la proteina Mcl-1 e la via biochimica di mTOR e il contributo nel favorire la progressione tumorale, e caratterizzare le funzioni di Mcl-1 come nuova, importante oncoproteina. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato al Cairo (Egitto) nel 1976 Laureato in Molecular Medical Biotechnology in presso la Ghent University (Belgio) PhD in Genetics presso il Trinity College di Dublino (Irlanda) 19 Slx4/FANCP, un gene coinvolto nella risposta alle rotture della doppia elica del DNA e trovato mutato nell’anemia di Fanconi, una malattia genetica con predisposizione al cancro. Dati preliminari, ottenuti nel lievito Saccharomyces cerevisiae, indicano che Slx4 è coinvolto nella risposta alle rotture della doppia elica del DNA bloccando l’attività della proteina Rad9. In cellule umane, esiste una proteina corrispondente a Rad9, chiamata 53BP1. Data la conservazione evolutiva di questo meccanismo, l’ipotesi è verificare se l’interazione tra Slx4 e 53BP1 avviene anche in cellule umane dove potrebbe essere coinvolto nella formazione dei tumori. I risultati della ricerca potrebbero aggiungere una nuova tessera al puzzle della via di riparazione del danno alla doppia elica del DNA, essenziale per il mantenimento dell’integrità genomica, aiutando a comprendere come si generano i tumori e fornendo un nuovo potenziale bersaglio farmacologico per la cura del cancro. Ruolo della proteina Mad2 del checkpoint mitotico nella genesi delle origini di replicazione in presenza di stress replicativo. La corretta divisione dei cromosomi nelle due cellule figlie durante la divisione (o mitosi) cellulare è essenziale per mantenere la stabilità genomica delle cellule figlie e non causare alterazioni nel corredo genetico che potrebbero portare verso una trasformazione maligna. Questo processo è guidato da una complessa rete di proteine che ne costituiscono il controllo qualità e sono definite nell’insieme “checkpoint del fuso mitotico”. Mad2 è una proteina che ha un ruolo chiave in questo processo, ma poco si sa delle sue funzioni nelle altre fasi del ciclo cellulare. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato ad Asola (MN) nel 1983 NOTE BIOGRAFICHE Nata Pontoise (Francia) nel 1983 Laureato in Biologia Molecolare della Cellula presso l’Università degli Studi di Milano Laureata in Cellular and Molecular Biology presso l’Université Pierre et Marie Curie di Parigi (Francia) PhD in Scienze Biomolecolari presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Genetics presso l’Université Pierre et Marie Curie di Parigi (Francia) oncologia oncologia L’interazione delle proteine 53BP1 e Slx4 nel riparo del danno al DNA a doppio filamento: una via per prevenire lo sviluppo del cancro. L’instabilità genomica è uno dei tratti distintivi delle cellule tumorali. L’abilità delle cellule di identificare e riparare correttamente i danni è essenziale per mantenere la stabilità del genoma e quindi per prevenire lo sviluppo del cancro. Le proteine coinvolte nel riconoscimento e nella riparazione dei danni al DNA sono numerose; mutazioni a carico dei geni corrispondenti causano gravi malattie e aumentano il rischio di sviluppare tumori. Il progetto ha l’obiettivo di studiare 20 Sophie Gay Matteo Ferrari Dati preliminari sembrano indicare che Mad2 ostacola la formazione delle origini di replicazione del DNA in presenza di stress replicativi per la cellula. L’obiettivo del progetto è caratterizzare questo meccanismo dal punto di vista molecolare attraverso un approccio genetico, biomolecolare e di spettrometria di massa. Mad2 ha un ruolo centrale nell’oncogenesi; cambiamenti dei livelli di Mad2 nelle cellule promuove l’instabilità genomica e quindi la progressione neoplastica. Capire il ruolo biologico di Mad2 nelle cellule darà importanti contributi alla lotta contro il cancro e nuove prospettive per la ricerca di bersagli farmacologici. 21 Analisi funzionale dei microRNA coinvolti nell’oncogenesi guidata dal virus dell’epatite C. L’infezione da virus dell’epatite C umano (HCV: Hepatitis C Virus) è un grave problema di salute pubblica; sono circa 200 milioni le persone al mondo portatrici del virus. L’infezione da virus HCV rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di carcinoma epato-cellulare; nei paesi in via di sviluppo, è responsabile del 33% dei tumori al fegato. Il virus dell’epatite è inoltre coinvolto nella patogenesi dei linfomi di non-Hodgkin. Quali sono i meccanismi molecolari collegati al virus HCV che portano alla formazione dell’una o dell’altra forma di cancro? Rispondere a questa domanda è lo scopo della ricerca, che si focalizza sul ruolo dei micro-RNA, corte molecole di RNA coinvolte nell’espressione dei geni, e la cui deregolazione è associata sia all’epatocarcinoma che ai tumori del sangue. Studi precedenti hanno identificato alcuni micro-RNA alterati in entrambi i tipi di tumore indotti da HCV, come il miRNA-21 il miRNA-26b. I miRNA-16 e miRNA-155 sono invece correlate solo allo sviluppo di linfomi. Il passo successivo è ora la comprensione di quali geni e quali vie biochimiche siano influenzate da questi micro-RNA e come le proteine del virus HCV possano influenzare lo sviluppo delle neoplasie. In colture di cellule di fegato e di linfociti, verranno introdotti o spenti artificialmente i microRNA, allo scopo di valutare il loro effetto su geni bersaglio. I risultati forniranno nuovi elementi per comprendere i meccanismi molecolari dell’oncogenesi guidata da HCV ed elaborare misure terapeutiche e preventive appropriate. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Firenze NOTE BIOGRAFICHE Nata a Prato nel 1975 22 Matteo Charles Malvezzi Analisi e previsione dell’incidenza e della mortalità per tumore in Europa. I dati di mortalità ed incidenza sono la fonte d’informazione più utile per la valutazione dell’impatto sociale, economico e sanitario del cancro. Il monitoraggio dell’evoluzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori fornisce, oltre alle informazioni sull’impatto degli stessi sulla società, anche una misura del successo delle strategie preventive implementate (ad esempio il controllo del consumo di tabacco e i programmi di screening) e della gestione e cura dei tumori. L’obiettivo principale del progetto è migliorare e mantenere il sistema di analisi e valutazione della mortalità per tumore in Europa e alcuni paesi extra-Europei, concentrandosi soprattutto sui tumori e sulle aree geografiche che mostrano ancora andamenti sfavorevoli oncologia oncologia Laura Gragnani Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Arezzo o tassi di mortalità più alti della media Europea. A questo scopo verranno usati i dati pubblici di mortalità e incidenza per tumore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei registri europei per descrivere ed analizzare con strumenti statistici appositi gli andamenti dei diversi tumori nei paesi europei ed in alcuni casi extra-europei. Allo scopo di avere stime dei dati di mortalità aggiornati all’anno corrente verranno anche applicati degli algoritmi di proiezione e predizione sviluppati ad hoc. I risultati saranno utili per valutare l’efficacia delle misure di prevenzione e cura messe in atto per combattere le malattie tumorali. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale dei Tumori di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato ad Londra (UK) nel 1976 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Firenze Laureato in Physics with electronics and Optoelectronics presso la Sussex University di Brighton (UK) PhD in Medicina clinica e sperimentale presso l’Università degli Studi di Firenze PhD in Statistica Biomedica presso l’Università degli Studi di Milano 23 un sistema di “comunicazione”, in particolare mediato dal sistema immunitario e dalla risposta immune anti-tumore. Il progetto ha lo scopo di indagare gli effetti di alte dosi di radioterapia sulle componenti immunitarie, in particolare i linfociti T anti-tumorali, di pazienti affetti da carcinoma della mammella metastatico e pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno. Si vuole identificare un pannello di marcatori immunologici che possano essere indicatori di una risposta alla radioterapia, e trovare una possibile correlazione fra la risposta immune anti-tumore misurata a livello sistemico ed il controllo locale della malattia, come strumento per il monitoraggio di ricadute dopo terapia. Le potenzialità immunogeniche della radioterapia, che sembra comportarsi come un vaccino in situ, potrebbero suggerire il disegno di un trattamento combinato fra radioe immuno-terapia per migliorare la risposta dei pazienti con tumori metastatici. Nuovi bioconiugati di biotina e octreotide per trattamenti oncologici mirati. Nonostante gli enormi progressi della medicina nella cura e nella prevenzione del cancro, esso rappresenta ancora una delle prime cause di morte nei paesi industrializzati ed è spesso difficilmente curabile. Il limite principale della chemioterapia tradizionale è l’incapacità di distinguere tra cellule tumorali e cellule normali, causando danni anche in tessuti sani e provocando effetti collaterali consistenti. È quindi di primaria importanza individuare molecole sintetiche capaci di svolgere la loro azione antitumorale in modo selettivo solo sulle cellule cancerose. Il progetto si pone lo scopo di individuare e sperimentare potenziali farmaci per la cura mirata dei tumori, in particolare del cancro al seno. La strategia è quella di costruire molecole che hanno come bersaglio proteine espresse dalle cellule tumorali ma non dalle cellule sane, e DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (PN) DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Firenze NOTE BIOGRAFICHE Nata a Pordenone nel 1983 NOTE BIOGRAFICHE Nato a Prato nel 1978 Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Padova Laureato in Chimica all’Università degli Studi di Firenze PhD in Oncologia e Oncologia Chirurgica presso l’Università degli Studi di Padova PhD in Chimica all’Università degli Studi di Firenze oncologia oncologia Effetti sistemici immunomodulanti indotti da alte dosi di radioterapia locale: implicazioni per la gestione terapeutica del paziente oncologico. La radioterapia locale, cioè l’utilizzo di radiazioni ad alta energia per colpire e distruggere le cellule tumorali, è una delle pratiche più utilizzate per il trattamento di una gran varietà di tumori. Recentemente si è osservato che in alcuni pazienti il trattamento con alte dosi di radioterapia localmente è in grado di indurre la regressione di altri tumori distanti dal sito d’irraggiamento. Questo effetto sembra presupporre 24 Alessandro Pratesi Elena Muraro agiscano come “cavalli di Troia” per trasportare farmaci e chemioterapici. Uno degli approcci della ricerca è sviluppare derivati della biotina per il trasporto di metalli radioattivi direttamente nel tumore; una seconda strada è invece sviluppare analoghi dell’octreotide da impiegare come trasportatori di chemioterapici a base di oro e platino. L’utilizzo di farmaci più selettivi permetterebbe la messa in atto di radioterapie interne e chemioterapie mirate. Ciò comporterebbe un aumento dell’efficacia del trattamento e conseguente diminuzione dei dosaggi del farmaco e riduzione degli effetti collaterali. 25 Le neuropiline come modificatori della risposta delle cellule tumorali alle terapie mirate. Le terapie anticancro che utilizzano “terapie mirate” dirette verso specifiche molecole oncogeniche, ad esempio i recettori tirosin chinasici, hanno mostrato risultati promettenti. Tuttavia, l’efficacia del trattamento è sovente limitata dalla concomitante attivazione di altri recettori nelle cellule tumorali, che a lungo termine rende il tumore resistente alla terapia. Tutto ciò spinge la ricerca di meccanismi che possano modulare l’attivazione dei recettori pro-tumorali. Le neuropiline, una famiglia di proteine espressa da diversi tipi di cellu- le neoplastiche, sono abbondantemente espresse sulla superficie delle cellule tumorali e ne regolano la crescita e la sopravvivenza, conferendo un vantaggio funzionale. L’obiettivo del progetto è valutare il ruolo delle neuropiline nella regolazione delle cellule tumorali, in particolare nei confronti di quelle “assuefatte” alle terapie di prima linea con farmaci a bersaglio molecolare. Si vogliono anche identificare tumori in cui l’espressione delle neuropiline regola la responsività a “terapie mirate” e l’individuazione di inibitori di neuropiline da utilizzarsi in terapia combinata, o come adiuvante di “terapie mirate”, per prolungarne l’efficacia e ritardare l’insorgenza di resistenza. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione del Piemonte per l’Oncologia NOTE BIOGRAFICHE Nata a Moncalieri (TO) nel 1981 Laureata in Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Torino 26 PhD in Scienze e Tecnologie Cellulari presso l’Università degli Studi di Torino Meccanismi di attivazione delle sfingosina chinasi nella resistenza ad agenti antitumorali a bersaglio molecolare. Negli ultimi quindici anni, lo sviluppo di agenti antitumorali a bersaglio molecolare, come gli anticorpi monoclonali e gli inibitori tirosin-chinasici, ha contribuito grandemente al successo di cura per determinati tipi di tumore. Tuttavia, i fenomeni di resistenza insorgono anche a seguito di trattamento con questi farmaci mirati. Il principale obiettivo del progetto è capire il ruolo di alcuni enzimi, le sfingosine chinasi, nella resistenza ad agenti antitumorali a bersaglio molecolare, per ripristinare la sensibilità ad inibitori del recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR) o dei recettori per i fattori di crescita endoteliali (VEGFR). oncologia oncologia roberta rosa sabrina rizzolio Questi farmaci saranno combinati a diversi inibitori di sfingosina chinasi, in vitro, in modelli animali e in campioni derivati da pazienti. L’obiettivo è anche valutare se i componenti della via di segnale delle sfingosina chinasi possano essere utilizzati come fattori prognostici e/o biomarcatori predittivi di risposta ad agenti antitumorali. Il fine ultimo è quello di suggerire eventuali strategie terapeutiche di combinazione da testare in ambito clinico per aiutare i medici a scegliere prima i pazienti con le caratteristiche molecolari più adatte a un certo trattamento e per sviluppare nuove strategie di trattamento in caso di resistenza. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Napoli Federico II NOTE BIOGRAFICHE Nata a Napoli nel 1982 Laureata in Biotecnologia mediche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II PhD in Oncologia Molecolare ed Endocrinologia presso Università degli Studi di Napoli Federico II 27 Ruolo delle proteine EXO1 e POL k nel processamento dei danni al DNA indotti da radiazioni ultraviolette. Le radiazioni ultraviolette (UV) sono considerati agenti mutageni fisici, poiché attraverso la loro energia penetrano nelle cellule e possono danneggiare il DNA in esse contenuto. I raggi UV inducono distorsioni della doppia elica di DNA causando legami covalenti anormali. Questi danni, in individui sani, sono rimossi da specifici enzimi facenti parte della via del “riparo per excisione dei nucleotidi” (Nucleotide Excision Repair: NER) che se mutati, causano l’insorgenza di tumori di vario tipo (ad esempio i melanomi). Inol- tre, per il mantenimento dell’integrità del genoma, le cellule hanno sviluppato sistemi di sorveglianza, detti checkpoint, che segnalano il danno al DNA; anche in questo caso, mutazioni in geni coinvolti nei checkpoint inducono l’insorgenza di tumori. È importante studiare i dettagli molecolari che coordinano la rimozione dei danni ed i “checkpoint”. Il progetto di ricerca vuole studiare le proteine EXO1 e Pol k, entrambe coinvolte nella risposta cellulare ai danni da raggi UV che avvengono al di fuori della fase di sintesi del DNA durante il ciclo cellulare. Cellule senza EXO1 e Pol k non sono in grado di mantenere i meccanismi di sorveglianza dell’integrità del genoma. I risultati del progetto getteranno luce sui uno dei meccanismi molecolari più importanti nella genesi dei tumori. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1981 Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca 28 PhD in Scienze Biomediche e Biomolecolari presso l’Università degli Studi di Milano Metilazione del DNA e degli istoni: origine delle firme epigenetiche nel cancro. Il DNA e gli istoni, cioè le proteine attorno alle quali il DNA è avvolto nel nucleo, vengono sottoposti a modificazioni chimiche reversibili chiamate “epigenetiche”, tra cui la metilazione, che ne regolano l’espressione e le funzioni. Nelle cellule tumorali il codice di metilazione di DNA e istoni è alterato, tuttavia il significato funzionale di queste alterazioni, e di come influenzino lo sviluppo tumorale, è ancora in gran parte oscuro. Per capire però quali sono i meccanismi che vengono alterati nel tumore, è necessario prima aumentare oncologia oncologia candida zuchegna sarah sertic la comprensione del meccanismo fisiologico. Gli enzimi DNMT1 e DNMT3a sono essenziali per la metilazione indotta da un particolare meccanismo di riparazione dei danni al DNA. L’obiettivo del progetto è identificare i dettagli molecolari di questo processo e il ruolo specifico delle metil-transferasi DNMT1 e DNMT3a per verificare se una metilazione aberrante sul DNA nelle cellule tumorali è il risultato di alterazioni nei meccanismi di riparo del danno e di trascrizione. I risultati aiuteranno nella comprensione dei complessi meccanismi cellulari e molecolari alla base della trasformazione neoplastica. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Napoli Federico II NOTE BIOGRAFICHE Nata a Castel di Sangro (AQ) nel 1985 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi del Molise PhD in Patologia Molecolare e Fisiopatologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II 29 Il tumore al seno è il più diffuso nel sesso femminile. Nonostante le alte probabilità di sopravvivenza se diagnosticato in tempo, data la sua diffusione, è responsabile ancora del 16% di tutte le morti per cause oncologiche. La diagnosi precoce è resa possibile grazie a screening come la mammografia. Inoltre, è possibile prevenirlo con una dieta sana ed evitando sovrappeso e fumo. Tuttavia esistono ancora dei sottotipi di tumore al seno particolarmente aggressivi e che sviluppano metastasi e resistenza alle terapie. 98% 5-10% 48.200 OLTRE il 30 75% 87% dei pazienti sono donne dei tumori al seno è di origine ereditaria le nuove diagnosi di tumore al seno in Italia nel 2014 delle pazienti ha più di 50 anni pazienti che sopravvivono a cinque anni dalla diagnosi FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali Gli effetti del microRNA-9 prodotto dalle cellule tumorali del seno sui fibroblasti umani. La crescita di un tumore non è solo determinata dalle caratteristiche intrinseche delle cellule maligne, ma è strettamente dipendente dall’ambiente extracellulare che lo circonda. Tale “spazio”, chiamato stroma, è costituito da differenti tipi di cellule, tra cui i fibroblasti, e da una struttura esterna, chiamata matrice extracellulare. Le cellule tumorali sono in grado di influenzare le cellule dello stroma, come i fibroblasti, affinché favoriscano e sostengano la loro crescita, ma i meccanismi con cui lo fanno non sono ancora chiari. Negli ultimi anni è emerso un possibile ruolo in questo processo di piccole molecole di RNA, chiamati micro-RNA (o miRNA), capaci di regolare l’espressione genica delle cellule e che possono essere prodotti dalle cellule tumorali e rilasciate nell’ambiente extra-cellu- oncologia Sara Baroni TUMORE AL SENO lare, dove influenzano le cellule del micro-ambiente tumorale. Lo scopo della ricerca è indagare la capacità del miRNA-9 di convertire i fibroblasti normali in fibroblasti tumorali. Il miRNA-9 è sovra espresso in numerose linee cellulari di tumore al seno. Verrà valutato se le proprietà migratorie e invasive dei fibroblasti mammari normali sono influenzate dal miRNA-9 e se questi fibroblasti favoriscono la crescita delle cellule maligne di tumore al seno. L’obiettivo finale è quello di identificare nel miRNA-9 un altro potenziale bersaglio da colpire farmacologicamente nella terapia del tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale dei Tumori di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1983 Laureata in Biologia Molecolare della Cellula presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Milano 31 Gli effetti dell’esposizione a una dieta ricca di grassi durante la vita fetale sullo sviluppo della ghiandola mammaria. La scienza ha ormai accertato che regimi alimentari caratterizzati da un elevato contenuto di grassi possono aumentare la suscettibilità per lo sviluppo di alcuni tumori, come quello alla mammella. Questo non solo è vero nella vita adulta, ma ancora di più durante lo sviluppo prenatale. I fattori “ambientali”, primi fra tutte le molecole provenienti dagli alimenti attraverso l’alimentazione della madre, durante lo sviluppo embrionale possono programmare le cellule per la vita adulta, influenzando la fisiologia dell’individuo; l’esposizione in utero a una dieta obesogenica contribuisce ad aumentare il rischio individuale per determinate malattie. Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di verificare se l’esposizione prenatale a una dieta ipercalorica ricca di grassi possa modificare lo sviluppo della ghiandola mammaria e i fattori ormonali regolatori, accrescendo il rischio di insorgenza del tumore alla mammella. Lo studio verrà effettuato con un modello sperimentale murino: gli animali verranno nutriti prima e durante la gestazione con una dieta ad alto contenuto di grassi e verrà valutata nella prole lo sviluppo della ghiandola mammaria nelle diverse fasi della vita (pubertà ed età adulta) tramite analisi morfologiche, di espressione genica e analizzando i livelli di estrogeni, dell’ormone dello stress e degli ormoni insulinici. Lo studio contribuirà a identificare marcatori metabolici di suscettibilità tumorale in età precoce permettendo così di attuare strategie di prevenzione per frenare la duplice minaccia di obesità e cancro. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Superiore di Sanità di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Isernia nel 1986 Laureata in Neurobiologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 32 PHD in Etologia, Ecologia, Antropologia e Biosistematica presso l’Università degli Studi di Firenze Biopsia del linfonodo sentinella e assenza di stadiazione chirurgica in pazienti con tumori al seno di ridotte dimensioni: uno studio randomizzato. Da diversi anni, in pazienti affette da tumore al seno con linfonodi ascellari positivi, la dissezione ascellare è stata sostituita dall’asportazione del linfonodo sentinella, con le medesime probabilità di guarigione. In caso di negatività del linfonodo sentinella la dissezione ascellare non viene eseguita, risparmiando alla paziente un ulteriore intervento chirurgico e le possibili complicazioni post-operatorie. Il progetto vuole fornire, attraverso uno studio randomizzato, ulteriori conferme; verranno nel complesso arruolate nello studio circa 1500 pazienti, sottoposte prima dell’operazione a un’accurata ecografia del cavo ascellare ed eventualmente un ago aspirato del linfonodo, per accertare la negatività del oncologia oncologia Chiara Boccardo Veronica Bellisario linfonodo. A un gruppo di pazienti verrà applicata la pratica clinica standard che prevede l’asportazione del linfonodo sentinella insieme al tumore mentre al secondo gruppo verrà eseguita l’asportazione del tumore mammario senza rimuovere alcun linfonodo ascellare. Verranno analizzati diversi parametri di sopravvivenza senza malattia, per verificare che nelle pazienti con linfonodo sentinella negativo, non è necessaria la sua rimozione ai fini delle probabilità di guarigione, evitando così un intervento chirurgico con benefici sulla qualità della vita fisica e psicologica delle donne operate di tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Genova nel 1981 Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Genova Specializzazione in Chirurgia Generale presso l’Università degli Studi di Genova 33 Inibizione dei microRNA oncogeneci nel trattamento del tumore al seno. I microRNA (o miRNA) sono un insieme di corte molecole di RNA non codificanti che regolano l’espressione dei geni nelle cellule. Dato il loro ruolo centrale nella regolazione della vita di una cellula, non sorprende il fatto che una loro alterata regolazione o espressione sia comune a quasi tutti i tipi di tumori. Per quanto riguarda il cancro al seno, di particolare interesse sono i miRNA espressi ad alti livelli in condizioni tumorali, come il miRNA-21, il miRNA-155 e il miRNA-210. L’obiettivo della ricerca è quello di bloccare l’azione di questi miRNA in cellule di tumore al seno utilizzando i PNA (acidi peptidonucleici), molecole specifiche per ogni miRNA ampiamente utilizzate per la regolazione farmacologica dell’espressione genica. I PNA usati sono resistenti alla degradazione, legano con alta affinità i miRNA bersaglio e sono assorbiti velocemente dalle cellule. L’obiettivo è ristabilire l’espressione di proteine oncosoppressive in cellule di tumore al seno bloccando l’azione dei miRNA oncogenici, per corrobare con evidenze scientifiche la validità di questa strategia per la produzione di nuovi protocolli terapeutici nel trattamento del cancro al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Ferrara NOTE BIOGRAFICHE Nata a Verona nel 1980 Laureata in in Biotecnologie Molecolari e Industriali presso l’Università degli Studi di Bologna 34 PhD in Biochimica, Biologia Molcolare e Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Ferrara Il ruolo oncogenico del recettore P2x7 nelle cellule staminali di tumore al seno. Il tumore al seno è la neoplasia più diffusa tra le donne e, nonostante la ricerca abbia notevolmente aumentato le probabilità di guarigione, resta ancora la prima causa di morte per cancro tra le donne al mondo. Tutte le fasi dello sviluppo di un tumore genesi, progressione, invasività e abilità a formare metastasi- sono dipendenti dalle interazioni con le diverse cellule che costituiscono il microambiente nel quale il tumore si sviluppa. Un tumore, inoltre, è una massa eterogenea composta da cellule diverse: quelle responsabili della proliferazione del tumore sono un piccolo numero, e sono chiamate cellule staminali del cancro. Pertanto la comprensione delle interazioni tra cellule tumorali staminali e il loro ambiente circostante è fondamentale al fine di sviluppare una terapia efficace in grado di bloccare la crescita tumorale. Tra le cellule che contribuiscono alla crescita tumorale e alla formazione di metastasi, vi è un altro tipo di cellu- oncologia oncologia Cinzia Calzarossa eleonora brognara le staminali, dette cellule staminali mesenchimali. Queste rilasciano nel microambiente diversi fattori pro-infiammatori con vari effetti biologici tra cui l’alterazione dei recettori di membrana delle altre cellule, e un conseguente cambio da normali a tumorali. In particolare, il progetto vuole studiare il recettore P2X7 delle cellule staminali del cancro, che viene stimolato dalle cellule mesenchimali staminali del microambiente e che sembra essere importante per la progressione tumorale. Questo recettore in futuro potrà essere un bersaglio farmacologico per bloccare la crescita di tumori al seno attualmente di difficile trattamento. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Saronno (VA) nel 1976 Laureata in Biologia all’Università degli Studi di Milano PhD in Scienze Neurologiche e del Dolore all’Università degli Studi di Milano 35 lare e ErbB2 è sovra-espressa nel 25% dei tumori al seno. È stato in precedenza dimostrato che, nei tumori mammari, l’aumento di espressione di ErbB2 e della proteina adattatrice p130Cas promuove la trasformazione e l’invasione delle cellule epiteliali mammarie. In questa condizione invasiva abbiamo anche identificato un nuovo potenziale modulatore dell’invasione, la proteina PRDM1/Blimp1. L’obiettivo del progetto è quello di caratterizzare PRDM1/Blimp1 e studiare il meccanismo molecolare attraverso cui essa è coinvolta nell’invasione in cellule di carcinoma mammario. Dati preliminari mostrano un aumento dei livelli della proteina PRDM1/ Blimp1 in acini invasivi di tumore al seno positivi a ErbB2. Capire il meccanismo con cui PRDM1/Blimp1 induce migrazione e invasione delle cellule di carcinoma mammario permetterà di utilizzarli in futuro come bersagli terapeutici per i tumori al seno ErbB2-dipendenti. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Città del Messico (Messico) nel1974 Nuove vulnerabilità epigenetiche nelle metastasi di tumore al seno. Il tumore al seno è la neoplasia più diffusa prima nelle donne e, nonostante gli enormi progressi compiuti dalla ricerca nel suo trattamento clinico, è ancora una delle principali cause di morte nei paesi occidentali. La causa primaria della sua letalità è dovuta allo sviluppo di resistenza alle terapie e formazione di metastasi dal decorso fatale. Lo sviluppo del tumore al seno e la sua metastatizzazione sono spesso dovuti all’accumulo di nuove alterazioni non solo genetiche ma anche epigenetiche, cioè nel “codice” di modificazioni chimiche sul DNA che ne regolano l’espressione. oncologia oncologia BLIMP-1, un nuovo regolatore dell’invasione mediata da ErbB2 nel tumore al seno. Il carcinoma mammario è il tumore femminile più frequente ed è la principale causa di mortalità nelle donne occidentali fra i 40 ed i 50 anni. È di cruciale importanza comprendere i cambiamenti molecolari che avvengono nel carcinoma mammario allo scopo di sviluppare nuovi e più efficaci approcci diagnostici, terapeutici e preventivi. ErbB2 è una proteina superficiale di membrana coinvolta nella divisione e nel differenziamento cellulare. Nel carcinoma mammario livelli più alti di questa proteina determina un aumento della proliferazione cellu- 36 Angelo Cicalese Maria del Pilar Camacho-Leal L’obiettivo dello studio è identificare le mutazioni coinvolte nel processo di metastatizzazione, attraverso l’approccio dell’interferenza a RNA contro le proteine coinvolte proprio nelle modificazioni epigenetiche. In parallelo, con un approccio funzionale, si identificheranno i geni essenziali per la crescita tumorale. Questo doppio approccio permetterà da una parte la “mappatura genetica ed epigenetica” dal processo di formazione delle metastasi nel tumore al seno con valore prognostico, e dall’altra identificare nuovi bersagli farmacologici per proporre alle pazienti terapie sempre più personalizzate. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1975 Laureata in Biologia presso l’University of Mexico di Città del Messico (Messico) Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Biochemitry presso l’University of McGill di Montreal (Canada) PhD in Life Sciences presso l’Open University of London (UK) 37 La resistenza delle cellule di tumore al seno all’inibizione cronica della via di mTOR e la sua prevenzione attraverso gli inibitori delle istone deacetilasi. Il tumore al seno è la malattia oncologica più diffusa al mondo nelle donne, e una delle prime cause di morte per tumore. Negli ultimi vent’anni, la ricerca medica e scientifica ha compiuto notevoli passi avanti, raddoppiando le guarigioni. Tuttavia, vi è ancora la necessità di individuare nuove combinazioni di trattamento, soprattutto per alcuni tipi di tumore al seno. I farmaci utilizzati colpiscono proteine importanti per le cellule tumorali; ad esem- pio mTOR, enzima presente nelle cellule che ne promuove la crescita, e le istone deacetilasi (HDAC), che regolano l’espressione genica. Gli inibitori di mTOR e di HDAC sono tra i più promettenti farmaci per la cura dei tumori al seno. Nonostante l’utilizzo di inibitori di mTOR mostri una buona risposta terapeutica, non ha un effetto curativo; questo è dovuto all’adattamento da parte del tumore a un utilizzo cronico di queste molecole. Dati preliminari mostrano che il trattamento con inibitori di HDAC in combinazione con inibitori di mTOR provoca aumento della morte cellulare in cellule di tumore mammario. Il progetto intende valutare se l’utilizzo di inibitori di HDAC in cellule di tumore mammario sia in grado di prevenire l’adattamento al trattamento cronico con inibitori di mTOR e tramite quali vie di segnalazione. L’obiettivo finale è valutare se la combinazione di farmaci contro mTOR e contro le istone deacetilasi possa rappresentare un nuovo trattamento per migliorare la cura del tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1977 Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano 38 PhD in Farmacologia, Tossicologia e Biotecnologie farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano L’impatto del circuito molecolare di RAB5/RAB4 sull’eterogeneità delle cellule di tumore al seno. L’eterogeneità delle cellule maligne all’interno di uno stesso tumore è una caratteristica comune a tutti i tipi di cancro, compreso quello al seno. La visione ormai accettata del tumore è quella di un complesso tessuto dinamico in continua evoluzione. Tra le cellule presenti in un tumore, le cellule staminali del cancro sembrano essere le principali responsabili dell’eterogeneità del tumore, della sua proliferazione e dei fenomeni di resistenza ai farmaci e delle metastasi. Le basi molecolari che determinano nelle cellule staminali del cancro l’acquisizione di maggiori capacità di migrazione, prerequisito per la metastatizzazione, sono ancora oncologia oncologia Salvatore Cortellino Simona Citro poco chiare e necessitano di essere ben caratterizzate per lo sviluppo di nuovi farmaci. L’obiettivo del progetto è definire il ruolo delle proteine RAB5A e RAB4A; queste proteine, presenti ad alti livelli in cellule di tumore al seno, sono cruciali nella regolazione del traffico intracellulare e dell’invasività, e sembrano essere implicate nell’accoppiamento tra invasività e fenotipo staminale. Determinare quali siano i geni e le proteine che regolano le cellule tumorali staminali e le capacità invasive è essenziale per lo sviluppo di nuovi bersagli terapeutici per il trattamento del tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Canosa di Puglia (BAT) nel 1975 Laureato in Biologia all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro PhD in Patologia presso l’Università degli Studi di Siena 39 Valutazione preclinica di farmaci inibitori della proteina SIRT6 in modelli di tumore al seno. Le sirtuine sono enzimi coinvolti nella modificazione della cromatina, cioè l’insieme di DNA e proteine che costituiscono i cromosomi. Altri livelli di un membro di questa famiglia, la sirtuina6 (SIRT6), nel tumore al seno sono associati a una prognosi negativa. SIRT6 aumenta la produzione di una molecola, la citochine IL8, che promuove la crescita tumorale. SIRT6 attiva inoltre l’autofagia, un meccanismo coinvolto nel conferire a molte cellule la resistenza alla chemioterapia. È stato osservato che l’eliminazione di SIRT6 nelle cellule, tramite approcci di biologia molecolare e di genetica, le sensibilizza alla chemio e radioterapia. L’inibizione di SIRT6 potrebbe quindi essere utilizzato come metodo per potenziare la chemioterapia e come meccanismo per bloccare la produzione di molecolare pro tumorali nel microambiente del tumore. L’ipotesi alla base del progetto è che farmaci inibitori della SIRT6, recentemente identificati, possano potenziare l’attività di chemioterapici già utilizzati, come la doxorubicina e il docetaxel. Il meccanismo di azione, l’efficacia e l’eventuale tossicità di questi inibitori verrà valutata in un modello murino di tumore alla mammella. L’obiettivo finale è fornire prove che farmaci inibitori delle sirtuine possono essere utilizzati come adiuvanti alla chemioterapia per sensibilizzare maggiormente le cellule di tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Genova NOTE BIOGRAFICHE Nata a Savona nel 1975 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Genova 40 Phd in Oncologia presso l’Università degli Studi di Genova L’asse molecolare p53/miR30a e il suo ruolo nell’aggressività del tumore al seno. Il tumore alla mammella è il tumore più comune nella donna. Nonostante gli avanzamenti nel trattamento di queste neoplasie, una frazione di donne affetta da carcinoma mammario muore a causa della disseminazione metastatica di cellule tumorali. Per trovare nuove strategie terapeutiche occorre identificare quanto più nel dettaglio possibile i meccanismi molecolari sottostanti. Recenti scoperte indicano che alterazioni nell’espressione di microRNA, piccole molecole di RNA con funzione regolatoria, possono influenzare il comportamento aggressivo dei tumori. Risultati preliminari hanno evidenziato che l’espressione del microR- oncologia oncologia alessandra di gennaro Patrizia Damonte NA-30a è ridotta nei tumori della mammella e che questa riduzione contribuisce alla malignità delle cellule. Un altro fattore che provoca aumento dell’aggressività tumorale sono le mutazioni del gene p53. È stato scoperto che le mutazioni di p53 possono favorire il comportamento maligno dei tumori mammari bloccando l’espressione del microRNA-30a. L’obiettivo è far luce sulle cause molecolari alla base di questo fenomeno per migliorare i criteri di diagnosi, di valutazione del rischio di ricaduta e pervenire a un approccio personalizzato nel trattamento dei tumori al seno aggressivi. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano (PN) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Napoli nel 1983 Laureata in Biologia presso l’Università di Napoli Federico II PhD in Scienze della Vita e della Terra presso l’Università degli Studi di Sannio (BN) 41 Sviluppo di piattaforme diagnostiche e funzionali per analisi di predisposizione al carcinoma al seno e all’ovaio. Le mutazioni genetiche sono alla base dello sviluppo dei tumori. In particolare, i geni BRCA1 e BRCA2, quando mutati, aumentano il rischio di sviluppare tumore al seno fino all’80% e all’ovaio fino al 30%. Diagnosticare la predisposizione genetica a questi tumori è un’arma importantissima per migliorare la prevenzione personalizzata e la sorveglianza di donne a maggior rischio. L’obiettivo del progetto è migliorare gli strumenti per diagnosticare la predisposizione genetica ai tumori della mammella e dell’ovaio in pazienti e famiglie a rischio, residenti nel territorio di L’Aquila, Sulmona ed Avezzano, in Abruzzo. La predisposizione genetica dipende da alterazioni dei geni BRCA1 o BRCA2. Alcune di queste mutazioni nei geni BRCA sono già note per aumentare il rischio di tumore, mentre per altre il loro significato clinico non è ancora del tutto chiaro, e per questo vengono definite variazioni di significato funzionale sconosciuto (VUS). Uno degli obiettivi è quello di classificare queste mutazioni attraverso valutazioni bioinformatiche, usando test funzionali sulle pazienti a rischio di predisposizione. Il DNA e l’RNA degli individui a rischio verranno estratti da campioni di sangue e analizzati con le tecnologie di sequenziamento di nuova generazione. L’insieme di strategie diagnostiche innovative e di analisi bioinformatiche e funzionali garantisce l’identificazione di pazienti e famiglie con predisposizione genetica in modo da poter attuare strategie innovative di cura e di prevenzione personalizzate. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi dell’Aquila NOTE BIOGRAFICHE Nata a Teramo nel 1976 42 Maria Jezabél Fernàndez-Carriòn Ruolo della terapia con metformina nelle prevenzione del tumore al seno. La metformina è un farmaco antidiabetico ampiamente utilizzato; tuttavia, negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato anche un suo ruolo antitumorale, e un’azione nella prevenzione del tumore al seno. La metformina agisce sui meccanismi molecolari dell’insulina e dei fattori simili all’insulina che sono implicati non solo nella risposta ai nutrienti, come il glucosio, ma anche nella proliferazione cellulare. È quindi probabile che l’effetto antitumorale della metformina sia dovuta alla sua azione di controllo sul metabolismo dell’insulina, e diversi studi hanno dimostrato che la sua azione è indipendente dall’indice di massa corporea. Diversi studi clinici hanno già dimostrato la sicurezza della somministra- oncologia oncologia Daniela Di Giacomo Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Teramo zione di metformina a pazienti con tumori al seno primari e osservato una riduzione nella proliferazione cellulare. Il progetto si propone l’obiettivo di ampliare le conoscenze sull’utilizzo della metformina come agente di terapia adiuvante e preventiva per il trattamento del tumore al seno, in particolare quello ormone-indipendente che colpisce soprattutto le donne più giovani. I risultati dello studio potranno fornire un nuovo strumento di chemio-prevenzione nelle donne con fattori di rischio per il cancro al seno ormone-indipendente, per il quale al momento non esistono valide strategie di chemio-prevenzione. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Catral (Spagna) nel 1984 Laureata in Scienze Biologiche all’Università degli Studi dell’Aquila Laureata in Medicina e Chirurgia presso la Universidad Miguel Hernandez di Helce (Spagna) PhD in Genetica e Oncologia molecolare e clinica patologica presso l’University of Rouen (Francia) e presso la Scuola di Studi Avanzati G. D’Annunzio di Chieti-Pescara Specializzata in General and Digestive Surgery presso la Virgen de la Arrixaca Clinic University Hospital e l’Università di Murcia (Spagna) 43 co è la variante di HER2 denominata HER2delta16 che stimola in maniera continua l’attività di altre proteine oncogeniche, tra cui la proteina Src. Data la cooperazione tra HER2delta16 e Src, l’ipotesi da cui parte il progetto è che l’inibizione dell’attività della proteina Src tramite un farmaco specifico possa diminuire il potenziale oncogenico delle cellule HER2delta16. Dati preliminari già ottenuti in cellule di tumore al seno hanno dimostrato gli effetti anti-invasivi e anti-migratori del Saracatinib, un inibitore di Src, che blocca la crescita e tiene sotto controllo la sopravvivenza delle cellule maligne. L’obiettivo del progetto è verificare gli effetti in vivo, in un modello murino di tumore al seno HER2delta16. Gli obiettivi a lungo termine sono quelli di verificare l’efficacia del Saracatinib come nuovo farmaco per trattare i pazienti affetti da tumore al seno positivi a HER2delta16 e resistenti alle terapie di prima linea. Ruolo di PI3K-C2A nella risposta al trattamento chemioterapico del tumore al seno. Il cancro al seno colpisce una donna su 8 e ed è quello più frequente nel sesso femminile. Sebbene alcuni tipi di tumore siano efficacemente trattabili con le nuove terapie a bersaglio molecolare, la chemioterapia rappresenta ancora oggi un’importante opzione terapeutica. In particolare, i tassani sono agenti chemioterapici naturali isolati dal tasso, pianta conosciuta come “l’albero della morte”, e interferiscono con i microtubuli, i “binari” che guidano i cromosomi durante la divisione cellulare, o mitosi. La proteina PI3K-C2A regola la dinamica dei microtubuli e la stabilità del genoma durante la mitosi. In modelli animali, la perdita di PI3KC2A promuove la crescita di tumori mammari, e nei pazienti un basso li- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Camerino (MC) DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Treia (MC) nel 1986 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Torino nel 1980 Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Camerino (MC) Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Torino PhD in Biologia presso l’Università degli Studi di Camerino (MC) PhD in Scienze e Tecnologie Cellulari presso l’Università degli Studi di Torino oncologia oncologia L’attività antitumorale del farmaco Saracatinib in modelli di tumore al seno positive alla variante HER2-delta16. Il 20% dei tumori al seno invasivi sono positivi a HER2, e rappresentano un sotto-tipo particolarmente aggressivo. HER2 è un recettore di membrana ed è il bersaglio delle terapie intelligenti a base di anticorpi monoclonali, come il Trastuzumab, e di inibitori selettivi, come il Lapatinib. Alcune mutazioni in HER2 si ritrovano solo nelle cellule maligne, e sono responsabili dell’insorgenza di resistenza alle terapie di prima linea. In particolare, di grande interesse clini- 44 Miriam Martini Chiara Garulli vello di PI3K-C2A correla con un aumento di aggressività del tumore. La buona notizia è che la perdita di PI3K-C2A rappresenta anche il tallone d’Achille delle cellule tumorali che risultano più sensibili alla terapia con i tassani. Lo scopo del progetto è caratterizzare il meccanismo di funzionamento di PI3K-C2A durante il processo di divisione cellulare. Comprendere il ruolo di PI3K-C2A nella progressione tumorale ci permetterà di utilizzarla come nuovo marcatore prognostico in risposta ad agenti chemioterapici che agiscono sui microtubuli (tassani) e di identificare nuove strategie terapeutiche per il tumore al seno. 45 Una terapia innovativa basata su anticorpi per le recidive di tumore al seno e al colon-retto resistenti alla chemioterapia anti Her2/Neu e anti EGFR. Nell’era della medicina personalizzata, le terapie oncologiche sono state rivoluzionate dall’impiego di anticorpi monoclonali specifici e con ottima efficacia clinica. Alcuni di questi, come il Trastuzumab (Tz) per i tumori al seno positivi a Her2/Neu e il Cetuximab (Cx) per i tumori al colon positivi a EGFR sono attualmente trattamenti di prima linea, e hanno contribuito ad aumentare la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti. Purtroppo non sono rari i casi di ricadute e di tumori in recidiva, altamente resistenti. È quindi necessario sviluppare una nuova generazione di farmaci “mirati”. Nel laboratorio è stato in precedenza identificato un nuovo anticorpo reattivo anche verso cellule di melanoma e di tumore al seno. L’anticorpo si lega a una proteina espressa sulla superficie delle cellule maligne, importante nella progressione dei tumori al seno che sovra esprimono il recettore Her2 e dei carcinomi del colon-retto che sovra esprimono il recettore EGFR. L’obiettivo del progetto è verificare l’efficacia anti-tumorale del nuovo anticorpo contro le recidive di tumori al seno e al colon-retto, per i quali attualmente ci sono solo poche opzioni terapeutiche. L’obiettivo finale è sviluppare un nuovo strumento per il trattamento di due dei tumori più diffusi al mondo, con potenziali grandi benefici per i pazienti. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Valley Stream (NY, USA) nel 1976 Laureato in Biological Sciences presso la Colorado State University di Fort Collins (CO, USA) 46 PhD in Genetics presso la Stony Brook University di New York (USA) Supplementazione orale di acido docosaesanoico sull’indice omega-3 e sui marcatori infiammatori in pazienti di tumore al seno. Il tumore al seno è il tumore maligno più comune nelle donne, con un’incidenza di 1,7 milioni di nuove diagnosi all’anno nel mondo. La prognosi dipende dalle caratteristiche molecolari del tumore e dal tipo di trattamento, che include approcci locali, come chirurgia e radioterapia, e approcci sistemici, basati sulla chemioterapia e sulla terapia ormonale. Anche l’alimentazione può avere un ruolo: diete ad alto contenuto di acidi grassi omega-6 e povere di omega-3 sono associate a un maggior rischio. Inoltre, i grassi polinsaturi della serie omega-3, in particolare l’acido docosaesanoico (DHA), influenzano l’efficacia dei trattamenti del tumore al seno: il DHA sensibilizza solo le cellule maligne alla chemio e alla radio oncologia oncologia Alessio Molfino Paul Edward Massa terapia senza aumentare la tossicità sui tessuti sani. Lo scopo della ricerca è valutare la capacità delle pazienti di incorporare il DHA, se vi è differenza rispetto a donne sane, se l’incorporazione è diversa nelle famiglie ad alto rischio e se vi è un’associazione tra stato infiammatorio e livelli di omega-3 nel tumore al seno. I risultati dello studio potranno aiutare a chiarire la patogenesi e la maggior suscettibilità al tumore al seno di famiglie a rischio e forniranno ai clinici informazioni utili per la prognosi e il trattamento, attraverso regimi alimentari modulati, per migliorare l’esito clinico di pazienti con tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Roma “La Sapienza” NOTE BIOGRAFICHE Nato a Roma nel 1978 Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Nutrizione Clinica e Preventiva all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 47 Una strategia combinata per rafforzare l’efficacia e la veicolazione dei vaccini anti-HER2 nel tumore la seno. La proteina HER2 è un recettore presente sulla membrana delle cellule, che riceve i segnali degli ormoni e dei fattori di crescita e li trasmette all’interno delle cellule, che rispondono dividendosi. Il ruolo della proteina HER2 nello sviluppo del tumore mammario è ben noto, ma recenti studi sembrano dimostrare che il suo potere oncogenico sia dovuto ad alcune mutazioni. Oltre ad avere un ruolo funzionale nello sviluppo del tumore, le protei- ne HER2 mutate rappresentano un bersaglio ideale per una terapia mirata in quanto sono specifiche del tumore e non delle cellule sane , ed essendo delle proteine “nuove”, possono essere riconosciute dal sistema immunitario come molecole estranee e quindi attaccate. Da studi precedenti è emerso che un vaccino costruito contro una forma mutata di HER2 è in grado di attivare il sistema immunitario di pazienti con tumori mammari positivi a HER2. Tuttavia, il tumore reagisce e mette in atto diverse strategie per non essere riconosciuto dal sistema immunitario. L’obiettivo del progetto è quello di individuare i meccanismi che spengono la risposta immunitaria in pazienti con tumori mammari positivi a HER2 per colpire il “freno” al sistema immunitario in associazione ad un vaccino antitumorale per progettare efficaci protocolli immunoterapici efficaci su un ampio numero di pazienti. Reverse engineering, trapianti di cellule adipose e ricostruzione mammaria. La ricostruzione mammaria è pratica consueta dopo mastectomia a seguito di un tumore al seno; in alcuni casi però, possono insorgere complicazioni post-operatorie relative alle protesi in silicone, prima fra tutte la contrattura capsulare. L’obiettivo del progetto è sviluppare una nuova tecnica di ricostruzione mammaria. Grazie a tecniche di “reverse engineering” saranno sviluppate strutture porose tridimensionali in materiali biodegradabili “cucite su misura” sulla singola paziente. I dati geometrici della mammella da ricostruire derivanti da risonanza magnetica, TAC o scansione laser, saranno elaborati con software per definirne il “progetto digitale”. Questo sarà trasferito a una stampante 3D che confezionerà la oncologia oncologia nicola rocco Sergio Occhipinti struttura tridimensionale con la stessa forma della mammella da ricostruire. La scheletro sarà posizionato in sede di mastectomia e colonizzato con cellule adipose della stessa paziente, avviando un processo di rigenerazione tissutale. L’obiettivo finale è offrire alle donne sottoposte a mastectomia per cancro alla mammella la possibilità di una ricostruzione del seno quanto più personalizzata e naturale, riducendo in maniera significativa la possibilità di complicanze ed esiti estetici sfavorevoli, aiutando le donne a ristabilire la fiducia in se stesse e nella propria immagine corporea con notevoli benefici psicologici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali UOS-CNR di Napol DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO CeRMS, Ospedale Città della Salute e della Scienza di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nato a Savona nel 1981 48 Laureato in Biotecnologie Mediche all’Università degli Studi di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nato a Napoli nel 1981 Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II Specializzato in Chirurgia Generale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II 49 oncologia oncologia Camilla Sampaoli Terapia a bersaglio con anticorpi umanizzati contro la proteina ERBB2 nel tumore al seno. Il tumore al seno colpisce in media 1 donna su 10. Un sotto-tipo molto aggressivo presenta elevata espressione della proteina ERBB2 (HER2/ Neu) sulla superficie delle cellule tumorali. ERBB2 è un recettore dei fattori di crescita e accende una via di segnalazione che stimola le cellule a dividersi; quando è troppo attivo può aprire la strada alla trasformazione tumorale. Oggi esistono terapie bersaglio mirate, come l’uso di anticorpi monoclonali, ad esempio il Trastu- zumab e il Pertuzumab, che riconoscono specificamente ERBB2. Grazie a questi anticorpi terapeutici la prognosi dei tumori positivi a ERBB2 è drasticamente migliorata, tuttavia in una percentuale dei casi i tumori sviluppano resistenza; è necessario quindi sviluppare anticorpi che colpiscano ERBB2 in molteplici modalità. L’obiettivo della ricerca è lo sviluppo di anticorpi di nuova generazione che esercitino effetti antitumorali additivi o sinergici rispetto a quelli correntemente usati. Verranno testati anticorpi coniugati a nanoparticelle in grado di trasportare quantità di farmaci antitumorali ben superiori agli anticorpi in uso attualmente e saranno selezionati quelli con maggiore attività contro tumori resistenti non-responsivi al Trastuzumab e al Pertuzumab L’obiettivo è aumentare l’efficacia terapeutica e ridurre gli effetti tossici nel trattamento del tumore al seno positivi a ERBB2. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Dolo (VE) nel 1984 Laureata in Genetica e Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 50 PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” grant 2015 PERCHè LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI. ANCHE A TE. 51 Il tumore alle ovaie è meno frequente del tumore al seno, ma è più difficilmente curabile; non dà sintomi evidenti fino a stadi avanzati della malattia, e questo influisce sull’esito delle cure. I sintomi sono addome gonfio, aerofagia e necessità di urinare spesso. La terapia di elezione per il trattamento del tumore alle ovaie è la chirurgia, con chemioterapia adiuvante per eliminare eventuali micrometastasi. Numerosi però sono i casi di ricadute e di sviluppo di resistenza ai farmaci. Rappresenta il 3,7% 30% 4900 anni 52 50-69 30-50% di tutti i tumori diagnosticati alle donne nel mondo di tutti i tumori ginecologici nuovi casi in Italia nel 2014 età più probabile per sviluppare tumore alle ovaie Il ruolo dei mitocondri nella progressione del tumore epiteliale delle ovaie. Il tumore alle ovaie è la più comune causa di morte per tumori ginecologici. La maggior parte delle donne riceve la diagnosi già in stadio avanzato, poiché la malattia non dà sintomi nelle fasi iniziali. Inoltre, questo tumore ha un’elevata percentuale di recidive. La possibilità di predire la risposta al trattamento chemioterapico diviene di vitale importanza per influenzare in positivo la prognosi. L’obiettivo della ricerca è individuare un nuovo fattore prognostico di buona risposta alla chemioterapia, attraverso l’analisi genetica e funzionale dei mitocondri delle cellule tumorali prima e dopo trattamento. I mitocondri sono organelli implicati in numerose vie metaboliche tra cui la produzione di energia e possiedono un proprio DNA. oncologia Flora Guerra TUMORI ALLE OVAIE Mutazioni nel DNA mitocondriale si ritrovano in quasi tuti i tipi di tumore; causano alterazioni metaboliche coinvolte nello sviluppo, nella progressione e nell’invasione del tumore. In precedenza il gruppo di ricerca ha identificato una mutazione presente solo nelle cellule di tumore ovarico residue dopo chemioterapia. L’obiettivo finale è fare luce sulla correlazione tra la disfunzione mitocondriale e la buona risposta alla chemioterapia, per definire un nuovo e positivo concetto di chemioresistenza nel quale il deficit energetico, dovuto alle mutazioni mitocondriali, supporta il trattamento chemioterapico nel tumore alle ovaie. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università del Salento NOTE BIOGRAFICHE Nata a Barletta nel 1982 sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali Laureata in Biotecnologie Mediche all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” PhD in Biochimica, Biologia Molecolare e Bioinformatica all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” 53 Identificazione di marcatori del tumore alle ovaie tramite spettrometria di massa. Il carcinoma ovarico sieroso di alto grado è il tumore con il più alto tasso di mortalità tra le neoplasie ginecologiche; la sopravvivenza a 5 anni è solo del 30%. La sua aggressività è dovuta principalmente alla relativa mancanza di sintomi specifici che consentano una diagnosi precoce, alla rapida disseminazione della malattia nella cavità addominale e all’alto tasso di ricaduta accompagnata dalla resistenza ai chemioterapici. In questo contesto, l’identificazione di nuovi e specifici marcatori, cioè di fattori molecolari che contri- buiscano sia alla diagnosi che al monitoraggio del tumore, rappresenterebbe un significativo passo in avanti verso una migliore gestione clinica delle pazienti. Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di caratterizzare alcuni potenziali biomarcatori recentemente identificati tramite spettrometria di massa. L’espressione e la funzione dei marcatori verrà messa in relazione con altri fattori clinici e patologici legati alla progressione del tumore, e ne verrà analizzato il ruolo biologico. In prospettiva, la ricerca ha il duplice obiettivo di identificare nuovi fattori diagnostici e prognostici, e nuovi bersagli molecolari per trattamenti terapeutici innovativi. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1981 Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca 54 oncologia oncologia alessandra micaela villa PhD in Pharmaceutical and Applied Biosciences presso l’ETH-Hoenggerberg di Zurigo (Svizzera) grant 2015 il nostro sostegno alla ricerca scientifica 55 I linfomi e le leucemie sono tumori a carico delle cellule del sangue; le cellule staminali nel midollo osseo si dividono senza controllo, causando alterazioni nel corretto numero di globuli bianchi. Sono tipici dell’età infantile e sono causati da mutazioni e alterazioni nel DNA, sia a livello di singoli geni che di cromosomi. Le cause delle mutazioni possono essere ereditarie o ambientali: ad esempio è nota la correlazione tra aumento di leucemia ed esposizione a grandi dosi di radiazioni. 51% OLTRE 23.000 85% 30% di tutti i tumori infantili sono leucemie e linfomi i nuovi casi in Italia all’anno di leucemie e linfomi probabilità di sopravvivenza a 5 anni per la leucemia infantile aumento di sopravvivenza nei pazienti affetti da linfoma dal 1970 al 2009 grazie alla ricerca biomedica Valutazione del potenziale anti-tumorale dei bis-maltolati in modelli di leucemia mieloide acuta. La leucemia mieloide acuta (AML) è una neoplasia a carico dei progenitori delle cellule mieloidi, che danno origine a globuli rossi, piastrine, neutrofili e monociti, ed è la malattia mieloide più comune negli adulti. Nonostante i grossi passi avanti nella cura di questa neoplasia, vi è ancora la necessità di sviluppare nuovi terapie. La P-glicoproteina ABCB1 è un trasportatore presente sulle membrane cellulari che trasporta le molecole, compresi i chemioterapici, dall’interno all’esterno delle cellule: essa è presente ad alti livelli nelle cellule di AML, contribuendo alla resistenza della leucemia alla chemioterapia. I bis-maltolati sono una nuova classe di composti dal potenziale antitumorale: agiscono sul DNA, e sono quindi attivi nel bloccare la proliferazione di cellule in attiva crescita, come quelle tumorali. Recenti studi nel laboratorio hanno dimostrato che i bis-maltolati sono efficienti nel combattere i tumori del sangue rispetto a quelli solidi, sfrutta- oncologia Stefano Amatori LINFOMI E LEUCEMIE no un meccanismo di azione diverso da quello di altri chemioterapici e soprattutto non sono trasportati fuori dalle cellule dalla proteina ABCB1. Queste caratteristiche li rendono promettenti candidati per il trattamento della leucemia mieloide acuta e il progetto vuole proprio valutare il loro potenziale antitumorale. L’attività biologica sulle cellule di AML dei bis-maltolati verrà valutata da sola o in combinazione con molecole già usate in clinica come terapie standard, come le antracicline e il cisplatino, e con nuovi farmaci epigenetici, come la decitabina e il vidaza. L’obiettivo è individuare nuovi approcci terapeutici per il trattamento della leucemia mieloide acuta. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Urbino NOTE BIOGRAFICHE Nato a Urbino nel 1978 Laureato in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Urbino 56 PhD in Scienze Biomedicali presso l’Università degli Studi di Urbino FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2013 e dati AIEOP per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali 57 Una nuova strategia antitumorale per il mieloma multiplo: colpire l’RNA non codificante MALAT-1. Il mieloma multiplo è un tumore a carico delle plasmacellule, cioè la forma matura dei linfociti B, le cellule del sistema immunitario che producono gli anticorpi, e colpisce prevalentemente le persone di età superiore ai 65 anni. Nonostante l’aumento della sopravvivenza per i pazienti, il mieloma multiplo attualmente è incurabile. Per comprendere la fisio-patologia della malattia, prerequisito essenziale per sviluppare nuove terapie, sono necessarie estese analisi genomiche. In particolare, si sta evidenziando il ruolo di alcune classi di RNA non codificanti, tra cui i cosidetti RNA non codificanti lunghi (lncRNAs: long non-coding RNAs). MALAT-1 è uno dei primi RNA non codificanti lunghi ad essere stato caratterizzato: alti livelli di espressione si trovano nelle metastasi al polmone e in molti altri tumori solidi. Poco invece si sa dell’espressione e del ruolo di MALAT-1 e degli RNA non codificanti lunghi nel mieloma multiplo. Dati preliminari del laboratorio mostrano un’espressione differente di RNA non codificanti lunghi nelle plasmacellule maligne di pazienti con mieloma multiplo rispetto a plasmacellule normali. L’ipotesi della ricerca è dunque che gli RNA non codificanti lunghi possano regolare la crescita e la sopravvivenza delle cellule di mieloma e che rappresentino quindi dei potenziali bersagli terapeutici per il trattamento del mieloma multiplo. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università della Magna Graecia di Catanzaro NOTE BIOGRAFICHE Nato a Catanzaro nel 1976 Laureato in Chimica Farmaceutica presso l’Università della Calabria di Rende (CS) 58 PhD in Oncologia Molecolare e Sviluppo di nuovi approcci terapeutici presso l’Università della Magna Graecia di Catanzaro L’apparato di traduzione mitocondriale come bersaglio terapeutico nei linfomi guidati da Myc. I mitocondri sono organelli cellulari essenziali per la produzione di energia e per la regolazione della normale fisiologia cellulare, tra cui la crescita e la sopravvivenza. Non sorprende quindi che i meccanismi di segnalazione che controllano l’attività dei mitocondri siano frequentemente mutati nei tumori, la cui rapida divisione richiede un apporto energetico maggiore. Diversi oncogeni, fra cui la proteina Myc, alterano il metabolismo mitocondriale per supportare la proliferazione tumorale. Myc aumenta la biogenesi dei mitocondri, il consumo di ossigeno e la massa mitocondriale nei tumori. Studi precedenti del laboratorio hanno identificato il ruolo della proteina PTCD3 nella genesi del linfoma a cellule B guidato da Myc. PTCD3 interagisce con i ribosomi oncologia oncologia Aleco D’Andrea Nicola Amodio presenti all’interno dei mitocondri, responsabili della traduzione in proteina dei geni mitocondriali e, di conseguenza, della regolazione del metabolismo globale mitocondriale. PTCD3 inoltre, è a sua volta controllata dalla proteina oncogenica Myc. Il progetto intende quindi chiarire nei dettagli il complesso meccanismo molecolare che lega l’oncogene Myc alla traduzione e al metabolismo dei mitocondri attraverso la proteina PTCD3 nella genesi e nella proliferazione dei linfomi a cellule B. I risultati potranno gettare luce sulla messa a punto di una innovativa strategia terapeutica per il trattamento dei tumori che esprimono Myc. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Palermo nel 1983 Laureato in Biologia molecolare e cellulare presso l’Università degli Studi di Palermo PhD in Oncologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Palermo 59 dollo osseo, sia prima che durante le terapie. Nel midollo osseo le cellule tumorali interagiscono con diversi tipi di cellule, tra cui i linfociti T CD4+, chiamati anche T helper (Th), che si infiltrano nel midollo osseo durante la risposta immunitaria contro il mieloma. Esistono diversi sotto-tipi funzionali di cellule T (Th1, Th2, Treg, Th17, Th22) che possono favorire o contrastare la progressione tumorale e le cui azione è influenzata delle terapie. In particolare, le cellule T di tipo Th22 si trovano abbondanti in pazienti che hanno una prognosi negativa (tumori in stadio avanzato o in ricaduta). La ricerca vuole indagare la frequenza dei diversi tipi di cellule T CD4+ nei vari stadi di evoluzione del mieloma multiplo, con particolare attenzione al sotto-tipo Th22, e l’effetto dei farmaci attualmente utilizzati, tra cui gli immunomodulanti, sul numero e l’attività dei sottotipi T CD4+ infiltranti, allo scopo di perfezionare la stratificazione dei pazienti in base alle caratteristiche biologiche della malattia, per scegliere la cura più opportuna nei malati di mieloma multiplo. Ruolo dell’ipossia nella promozione dell’attività anti-angiogenica dell’interleuchina 25 nel linfoma a cellule B. L’ipossia, cioè una bassa concentrazione di ossigeno nei tessuti, è un parametro importante nel microambiente dei tumori, ed è associato alla resistenza a chemio e radioterapia, alla progressione maligna e alle metastasi. L’ipossia inizialmente stimola l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni per portare nutrienti e ossigeno al tumore e sostenerne la crescita. Nei tumori ematologici, come i linfomi follicolari, quelli diffusi a grandi cellule B o i linfomi di Burkitt pediatrici, le cellule B maligne esprimono una forma particolare dell’interleuchina 25 (IL-25), una molecola segnale del sistema immunitario. Il legame tra IL-25 e l’angiogenesi non è ancora chiaro e in parte ambi- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Giannina Gaslini di Genova NOTE BIOGRAFICHE Nata a Casoli (CH) nel 1978 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Genova nel 1979 Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Milano Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Genova PhD in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Patologia Clinica presso l’Università degli Studi di Genova oncologia oncologia Le cellule T CD4+ nel mieloma multiplo: associazione con stato della malattia, prognosi e risposta alla terapia. Il mieloma multiplo colpisce le plasmacellule, cioè i linfociti B maturi, ed evolve da uno stato asintomatico e pre-maligno alla vera e propria malattia sintomatica. Attualmente è incurabile, a causa delle frequenti ricadute e dello sviluppo nei pazienti di resistenza alla chemioterapia. Per sviluppare trattamenti più efficaci è necessario identificare nuovi bersagli terapeutici e studiare le dinamiche cellulari nel microambiente nel quale si sviluppa il tumore, cioè il mi- 60 elisa ferretti giulia di lullo guo. In alcune malattie come l’asma, IL-25 sembra stimolare l’angiogenesi, mentre in modelli murini di linfoma il trattamento con IL-25 provoca riduzione di crescita tumorale. L’obiettivo della ricerca è chiarire i meccanismi molecolari di IL-25 come fattore anti-tumorale e i suoi effetti sull’angiogenesi. L’ipotesi è che l’ipossia sia uno degli “interruttori molecolari” che converte il potenziale pro-angiogenico di IL-25 in attività anti-angiogenica. Verrà analizzata l’espressione genica di linfomi in condizioni normali e di ipossia e in presenza o meno di IL25, con l’obiettivo di capire meglio il ruolo di questa molecola nell’evoluzione di tumori ematologici. 61 La transizione epiteliale-mesenchimale nella patogenesi della leucemia mieloide acuta. La leucemia mieloide acuta (AML) è un cancro del sangue e del midollo osseo. I pazienti, se non trattati adeguatamente, muoiono precocemente. Inoltre, i metodi terapeutici attuali non sempre sono soddisfacenti e la loro applicazione causa una serie di effetti collaterali. Per curare meglio è necessario conoscere nei dettagli la patogenesi delle leucemiae mieloidi acute. Rimane da scoprire, ad esempio, come la comparsa di una o più mutazioni in una singola cellula e della sua progenie possa risultare in una malattia sistemica come la leucemia e come avvenga la diffusione a tutto il sistema ematopoietico. Nei tumori solidi, l’insorgenza delle metastasi è stata ricondotta alla riattivazione di un processo embrionale, chiamato transizione dall’epitelio al mesenchima (EMT: epithelial-to-mesenchymal transition). Può essere coinvolto anche nella diffusione dei tumori del sangue, come la AML? È la domanda a cui il progetto di ricerca vuole rispondere. Risultati preliminari hanno infatti mostrato che le proteine mutate e aberranti NPMc+ e AML1/ETO, specifiche delle cellule leucemiche, abbassano i livelli di un’altra proteina, la caderina-E, tipica del processo EMT. L’obiettivo è quello di verificare se e come il processo di EMT viene sfruttato dalle cellule leucemiche nel passaggio da clone isolato di cellule tumorali a leucemia sistemica; questo potrà portare a importanti implicazioni cliniche poiché molti dei farmaci utilizzati per i tumori soldi agiscono bloccando l’EMT e potrebbe fornire nuove strategie di trattamento delle leucemia mieloidi acute. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Cracovia (Polonia) nel 1971 Laureata in Medicina e Chirurgia presso il Collegium Medicum, Jagiellonian University di Cracovia (Polonia) 62 PhD in Pathology presso l’University of London (UK) Le vie di segnalazione regolate dalle interazioni del recettore BCR nelle neoplasie delle cellule B. La leucemia linfatica cronica è una neoplasia ematologica dovuta ad accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici; la prognosi della malattia è molto variabile. Dal punto di vista molecolare, un ruolo molto importante per il decorso della malattia è svolto dal recettore per gli antigeni delle cellule B (BCR). BCR è un recettore dei linfociti B che, in seguito a diversi tipi di stimolazione, attiva nei linfociti una cascata di segnalazione molecolare. L’obiettivo del progetto è valutare se i diversi tipi di stimolazione del BCR diano origine a differenze nell’attivazione dei segnali e se tali differenze possano essere alla base del diverso andamento clinico osservato nei pazienti. oncologia oncologia Stefano Iacovelli Alicja Gruszka In particolare, verrà studiato il ruolo delle diverse proteine della via di segnalazione attivata dal recettore BCR utilizzando diverse tecniche biomolecolari applicate in linee cellulari e cellule primarie prelevate da pazienti: trasferimento di DNA esogeno, silenziamento di specifici geni e l’uso di inibitori specifici diretti contro le diverse proteine coinvolte nella segnalazione biochimica in cellule neoplastiche. Successivamente, le analisi verranno estese al linfoma diffuso a grandi cellule B e al linfoma a cellule mantellari. L’obiettivo finale è comprendere i meccanismi molecolari per identificare nuovi bersagli terapeutici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO International Centre for Genetic Engineering and Biotechnoloy (ICGEB), distaccamento di Monterotondo scalo (RM) NOTE BIOGRAFICHE Nato a Roma nel 1977 Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Scienze Ematologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 63 le cellule leucemiche e quelle dello stroma midollare. CD157 è una proteina coinvolta nel controllo dell’adesione e migrazione dei globuli bianchi nel processo infiammatorio e di cellule neoplastiche nel carcinoma ovarico. Si ipotizza che CD157 possa essere coinvolta anche nel controllo dell’interazione tra cellula leucemica e microambiente midollare, un meccanismo cruciale per l’insorgenza della resistenza ai chemioterapici. L’obiettivo del progetto è analizzare l’espressione della proteina CD157 in cellule leucemiche e in quello dello stroma midollare ed investigare il suo ruolo funzionale nell’ interazione tra cellule leucemiche e microambiente del tumore. I risultati permetteranno di valutare il potenziale clinico di CD157 come marcatore diagnostico, prognostico o predittivo nel trattamento della leucemia mieloide acuta. Identificazione e target terapeutico delle lesioni epigenetiche associate al Linfoma Diffuso a Grandi Cellule. Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) rappresenta circa il 35-40% dei linfomi a cellule B diagnosticati nei paesi occidentali. Il 20-30% dei pazienti è refrattario alla terapia di prima linea o ha una ricaduta dopo remissione completa. La terapia di salvataggio con trapianto di cellule staminali ha un impatto limitato sulla sopravvivenza di pazienti con DLBCL refrattario o in recidiva. Questi pazienti costituiscono una necessità medica cruciale e l’identificazione di biomarcatori che ne consentano la diagnosi precoce così come lo sviluppo di efficaci combinazioni di farmaci a bersaglio rappresentano obiettivi clinicamente rilevanti. L’analisi del profilo di marcatori epi- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Torino DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi) NOTE BIOGRAFICHE Nato a Torino nel 1982 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1984 Laureato in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Torino Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Complexity in Post-Genomic Biology presso l’Università degli Studi di Torino PhD in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Milano oncologia oncologia Leucemia mieloide acuta, microambiente e resistenza ai farmaci anti-tumorali: come la molecola CD157 ci può aiutare? La leucemia mieloide acuta è un tumore caratterizzato dall’accumulo di cellule maligne nel midollo. Queste cellule sono generalmente sensibili alla chemioterapia, tuttavia nel 50-70% dei casi il tumore ha una ricaduta e non risponde più alla terapia. Un ruolo importante nella progressione e nell’acquisizione della resistenza alla chemioterapia è stato attribuito al microambiente midollare (o stroma), in particolare all’interazione tra specifiche proteine presenti sul- 64 silvia laura locatelli nicola lo buono genetici rappresenta un approccio strategico per l’individuazione di meccanismi rilevanti nell’insorgenza di DLBCL refrattario/ricaduto. Il progetto ha l’obiettivo di caratterizzare i profili epigenetici e trascrizionali associati al DLBCL refrattario o ricaduto, con l’obiettivo di identificare marcatori predittivi della risposta terapeutica e di investigare gli effetti citotossici di farmaci a bersaglio in grado di spegnere lesioni molecolari specifiche del DLBCL. La scoperta di lesioni epigenetiche associate a una resistenza intrinseca ai trattamenti standard permetterà l’identificazione precoce di pazienti con DLBCL che richiedono una terapia di prima linea alternativa. 65 RUOLO DELLA PROTEINA FOXM1 NELLA PROLIFERAZIONE E SOPRAVVIVENZA DELLE CELLULE STAMINALI DI LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA. Nonostante l’efficacia senza precedenti delle moderne terapie della leucemia mieloide cronica, come il trattamento con inibitori delle proteine tirosin chinasi, si è osservato che la cellula staminale leucemica è in grado di sopravvivere, costituendo una pericolosa fonte di ricaduta. Emerge quindi l’esigenza di studiare i meccanismi che permettono a questa cellula di sfuggire alla terapia in modo tale da sviluppare strategie terapeutiche più efficaci in grado di guarire i pazienti. FOXM1 è una proteina capace di conferire vantaggio proliferativo alle cellule staminali leucemiche. Nei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica, l’espressione di FOXM1 è più alta nella cellula progenitrice leucemica rispetto alle cellule differenziate e mature. Il progetto mira a identificare i meccanismi di sopravvivenza della cellula staminale leucemica e discriminarli da quelli della cellula staminale normale valutando gli effetti della riduzione di espressione e attività di FOXM1 sulla proliferazione e sopravvivenza della cellula staminale leucemica. Questo permetterà di eradicare il clone cellulare tumorigenico capace, anche in condizioni di apparente guarigione, di rigenerare la malattia e di identificare una nuova strategia terapeutica in grado, in associazione alle terapie tradizionali, di combattere definitivamente la leucemia mieloide cronica. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Ematologia e Scienze Oncologiche “L. E A. Seràgnoli”, Università degli Studi di Bologna NOTE BIOGRAFICHE Nata a Messina nel 1978 Laureata in Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Bologna 66 sabrina manni PhD in Biotecnologie Cellulari e Molecolari e Biochimica Clinica presso l’Università degli Studi di Bologna Inibizione della proteina chinasi CK1α: una nuova strategia terapeutica per la cura del mieloma multiplo e della malattia ossea a esso associata. Il mieloma multiplo è il secondo più frequente tumore del sangue, caratterizzato da una malattia sia ematologica che ossea. Nonostante gli enormi progressi nella ricerca di terapie, rimane ancora incurabile; la ricerca di nuovi bersagli terapeutici è dunque fondamentale. La proteina chinasi CK1α è essenziale per la modulazione di molte vie di sopravvivenza che favoriscono la crescita tumorale. Scopo del progetto è valutare se CK1α possa indurre un vantaggio proliferativo e di sopravvivenza sulle cellule di mieloma multiplo e se la sua inibizione possa essere utilizzata come potenziale strategia terapeutica per superare la resistenza ai chemioterapici e la malattia ossea. L’ipotesi da confermare è che l’ini- oncologia oncologia manuela mancini Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Bologna bizione di CK1α da un lato causi la morte delle cellule maligne, e dall’altro potrebbe favorire il deposito di osso invece della sua distruzione, avendo un effetto curativo sulla malattia ossea del mieloma. La scoperta di un ruolo cruciale di CK1α nello sviluppo e diffusione del mieloma multiplo potrebbe portare allo sviluppo di specifici inibitori da usare nella pratica clinica in associazione a nuovi farmaci per superare non solo la malattia ematologica, ma anche i devastanti problemi ossei, che possono causare disabilità permanenti, migliorando l’aspettativa di vita del paziente e limitando la spesa sanitaria attualmente necessaria per il trattamento di questa patologia. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Venetian Institute of Molecular Medicine (VIMM) di Padova NOTE BIOGRAFICHE Nata a Desio nel 1975 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Padova PhD in Biochimica e Biofisica presso l’Università degli Studi di Pavia 67 PHDv-C5HCH è fondamentale per l’attivazione di geni implicati nella genesi della malattia. Obiettivo del progetto è individuare, tramite metodi computazionali di screening virtuale, piccole molecole in grado di legare direttamente la struttura tridimensionale PHDv-C5HCH bloccandone la sua funzione tumorale. L’ effettiva capacità di legare il dominio PHDv-C5HCH delle molecole individuate in silico verrà testata con esperimenti biofisici e biochimici. Le molecole con la migliore affinità di legame ad PHDv-C5HCH verranno testate in modelli cellulari di leucemia mieloide acuta per verificare se sono in grado di bloccare l’azione tumorale di NSD1. In una prospettiva a lungo termine tali molecole costituiranno la base per lo sviluppo di farmaci volti a bloccare l’azione tumorale di NSD1, potendo quindi offrire una terapia ai pazienti affetti dalle forme di leucemia mieloide acuta ora incurabili. VALUTAZIONE DEL RUOLO ONCOSOPPRESSORE DEL microRNA let-7 NELLA LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA. I microRNA sono piccole molecole RNA che ricoprono molti ruoli biologici importanti nelle cellule. Alcuni di essi risultano espressi in modo aberrante in condizioni patologiche gravi, incluse le leucemie. Uno di questi microRNA, il let-7c, è una molecola poco espressa nelle cellule dei pazienti di leucemia mieloide acuta. Quando reintrodotto artificialmente nelle cellule leucemiche, il let-7c è capace di stimolarne il differenziamento verso uno stato più maturo ripristinandone, almeno in parte, le normali funzioni. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Toledo (Spagna) nel 1985 NOTE BIOGRAFICHE Nata a San Pietroburgo (Russia) nel 1974 Laureato in Biotecnologie presso l’Università Francisco de Vitoria di Madrid (Spagna) Laureata in Ingegneria dei Processi Biotecnologici presso l’Istituito di Tecnologia di a San Pietroburgo (Russia) PhD in Biofisica presso l’Università Autonoma di Madrid (Spagna) PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano oncologia oncologia Il dominio proteico PHDv-C5HCH come possibile nuovo bersaglio nella leucemia mieloide acuta. Mutazioni nella proteina NSD1, in particolare la sua fusione alla proteina NUP98, sono alla base dello sviluppo della leucemia mieloide acuta. I pazienti che mostrano questa mutazione hanno una prognosi molto grave, una delle peggiori nelle leucemie poiché al momento non sono disponibili trattamenti contro questa forma di leucemia. La proteina NSD1 è composta da vari sottodomini coinvolti nell’interazione con un gruppo di proteine legate al DNA chiamate istoni. In particolare, la porzione proteica detta 68 Andrea Pelosi Fernando Martin-Garcia Questa scoperta induce a testare l’efficacia di un trattamento a base di let-7c in vivo in modelli murini di leucemia mieloide acuta. L’obiettivo della ricerca è capire se la somministrazione di let-7c abbia un potere terapeutico, riducendo lo sviluppo del tumore e/o l’infiltrazione nei vari organi, mettendo a punto un modello-clinico di leucemia mieloide acuta su cui testare l’efficacia della somministrazione in vivo di let-7c. Se i risultati confermeranno l’ipotesi si aprirebbe la strada per un possibile impiego del let-7c come agente terapeutico in pazienti di leucemia mieloide acuta. 69 Strategia terapeutica diretta contro la molecola Notch per inibire interazione di cellule di mieloma multiplo con il microambiente midollare. Il mieloma multiplo è il secondo più comune tumore ematologico, causato da una proliferazione di plasmacellule maligne del midollo osseo. Nonostante i miglioramenti terapeutici, questa malattia è tuttora incurabile poiché si sviluppa una resistenza ai farmaci causata dell’interazione delle cellule tumorali con l’ambiente midollare dell’osso. Non stupisce, quindi, la forte aspettativa per nuovi trattamenti finalizzati a ridurre la localizzazione delle cellu- le neoplastiche nel midollo e la loro interazione con il microambiente locale. Recentemente sono state descritte le potenzialità della molecola Notch come bersaglio terapeutico grazie alla sua capacità di promuovere sia la crescita del mieloma che la sua interazione con il midollo osseo. Il progetto consiste nello studio di una strategia anti-tumorale di inibizione delle vie molecolari attivate da Notch volta ad interrompere l’interazione patologica tra tumore e midollo osseo. Questo approccio mirato ai singoli componenti della via molecolare di Notch intende ridurre la tossicità degli attuali inibitori della γ-secretasi che, bloccando integralmente il segnale di Notch, causano tossicità intestinale. Sarà valutato se il trattamento combinato degli anticorpi con i farmaci attualmente in uso nella terapia del mieloma permetta di superare la resistenza farmacologica. Infine, sarà effettuata una prima valutazione delle popolazioni di pazienti che possono beneficiare del trattamento mediante l’analisi genetica delle cellule di pazienti con mieloma. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a San Pietroburgo (Russia) nel 1974 Laureata in Ingegneria dei Processi Biotecnologici presso l’Istituito di Tecnologia di a San Pietroburgo (Russia) 70 PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano Ruolo dell’RNA lungo non codificante kcnq1ot1 nel controllo della proliferazione di cellule di mieloma multiplo. Il mieloma multiplo è un tumore delle plasmacellule, cioè i linfociti maturi che producono anticorpi, rappresenta il 13% circa di tutte le neoplasie ematologiche ed è attualmente incurabile: la sopravvivenza media dei pazienti è 3-5 anni. Gli RNA lunghi non codificanti (long non coding RNA: LncRNA) sono una classe di molecole recentemente identificate che regolano numerosi processi cellulari, dallo sviluppo embrionale alla progressione tumorale. Tra gli altri, Kcnq1ot1 è un LncRNA in grado di regolare l’espressione di importanti geni che regolano la divisione e la proliferazione cellulare, tra cui il gene della proteina p57. Quest’ultima è in grado di arrestare la proliferazione cellulare; non sorprende quindi il fatto che la sua espressione è ridotta in numerosi tipi di cancro, tra cui molti tumori del sangue. Terapie volte ad aumentare i livelli di p57 sono già oncologia oncologia Marianna Nicoletta Rossi Natalia Platonova usate con successo o sono attualmente in fase di sperimentazione clinica. L’obiettivo del progetto è approfondire i meccanismi molecolari e il ruolo che p57 e l’RNA kcnq1ot1 svolgono nella proliferazione incontrollata delle cellule di mieloma multiplo. L’RNA kcnq1ot1 è coinvolto nel silenziamento del gene di p57: l’ipotesi da cui parte il progetto è che sia possibile rallentare la proliferazione delle cellule di mieloma multiplo aumentando i livelli di p57, bloccando l’RNA kcnq1ot1. La comprensione del circuito molecolare alla base rappresenterà un punto di partenza per sviluppare strategie farmacologiche e terapeutiche efficaci per il mieloma multiplo, attualmente non curabile. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Roma “La Sapienza” NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1980 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “Roma Tre” PhD in Genetica e Biologia Umana presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 71 Investigando il ruolo delle ATPasi di tipo P nelle leucemie acute. Le ATPasi di tipo P sono un gruppo di proteine deputate al trasporto di ioni attraverso le membrane cellulari. Mantenere le corrette concentrazioni di ioni dentro e fuori dalle cellule è cruciale per l’equilibrio fisiologico dei tessuti. Non sorprende quindi che in molti tumori le ATPasi siano frequentemente mutate. Inoltre, alcune di queste proteine mediano i meccanismi di resistenza alla terapia anti neoplastica. È già stato dimostrato che l’ATPasi di tipo P denominata SERCA media l’azione della proteina NOTCH1, uno 72 Maria Carmela Vegliante dei principali oncogeni della leucemia linfoblastica a cellule T. Bloccare l’azione di SERCA ha un profondo effetto anti tumorale. Il primo obiettivo della ricerca è quello di sviluppare nuovi inibitori di SERCA come modalità terapeutica in questo tipo di leucemia. Il secondo obiettivo è ampliare lo studio del ruolo delle ATPasi di tipo P nelle leucemie acute attraverso un approccio di silenziamento genico, che permetterà di identificare rapidamente quali proteine fra i membri della famiglia delle ATPasi sono necessarie per la proliferazione delle cellule leucemiche. Una volta identificate le proteine coinvolte nella proliferazione anomala, potranno essere testati inibitori, se già disponibili, o utilizzare le informazioni ottenute per lo sviluppo di nuove terapie per il trattamento delle leucemie acute. rUOLO DEL METABOLISMO DEL COLESTEROLO NEI LINFOMI NON-HODGKIN. I linfomi non-Hodgkin sono tumori del tessuto linfatico caratterizzati da un’elevata aggressività e in alcuni casi da una scarsa risposta ai trattamenti chemioterapici attualmente in uso. Negli ultimi anni la ricerca scientifica si è focalizzata sullo studio del microambiente tumorale poiché le cellule cancerose rilasciano nel microambiente fattori che non solo condizionano il comportamento della cellula tumorale stessa, ma anche quello delle cellule del sistema immunitario che a sua volta favorisce la crescita neoplastica. Il colesterolo e i suoi derivati vengono rilasciati dalle cellule maligne nel microambiente e si legano alle proteine LXR, determinando in alcuni tumori l’aumento delle metastasi. Il progetto ha l’obiettivo di studiare l’effetto del metabolismo del colesterolo sulla crescita tumorale dei linfomi DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Dana-Farber Cancer Institute di Boston (USA) DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” NOTE BIOGRAFICHE Nato a Reggio Emilia nel 1977 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Bari nel 1982 Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Parma Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso lUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro” PhD in Biotecnologie del Trapianto di Midollo Osseo Umano presso l’Università degli Studi di Perugia PhD in Medicina presso l’Università di Barcellona (Spagna) oncologia oncologia Giovanni Roti non-Hodgkin focalizzando l’attenzione sui processi metastatici. Si approfondiranno i meccanismi molecolari con i quali i recettori nucleari LXR, che svolgono il ruolo di “interruttori” di DNA e che sono attivati dal colesterolo, influenzano il comportamento della cellula tumorale. Attraverso l’utilizzo di tecniche di sequenziamento di RNA e DNA e di sistemi di colture cellulari tridimensionali verranno individuate le molecole direttamente regolate da LXR. Questo consentirà di identificare nuovi bersagli terapeutici e di mettere a punto nuove strategie antitumorali per i linfomi Non-Hodgkin di difficile trattamento. 73 Identificazione di molecole coinvolte nella genesi del linfoma in un modello murino di Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B spontaneo. Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) è, tra i linfomi non-Hodgkin, il sottotipo più diffuso e anche quello con prognosi peggiore. La sua crescita e la sua aggressività dipendono innanzitutto da caratteristiche intrinseche al linfocita B che si trasforma in cellula linfomatosa. Altrettanto importante è il ruolo del microambiente tumorale che supporta il processo di trasformazione neoplastica. La presenza di una malattia autoimmune come il lupus, ad esempio, determina negli organi linfoidi uno stato di attivazione cronica del sistema immunitario, e della cellula B in particolare, e tale condizione spesso favorisce la linfomagenesi. Per un’efficace azione preventiva e terapeutica, è particolarmente importante conoscere quali eventi intrinseci ed estrinseci accompagnano le fasi precoci della malattia. Il progetto studierà in un modello murino di DLBCL spontaneo gli eventi intrinseci precoci che accompagnano il processo di linfomagenesi mediante la realizzazione di profili genici di cellule B in corso di trasformazione. Inoltre, sarà testato il ruolo di alcuni specifici fattori estrinseci quali le proteine della matrice extracellulare SPRce OPN o del microbiota. Si potrà così verificare quali programmi molecolari di risaputa importanza nei DLBCL siano modificati a tempi precoci, quando la malattia non è ancora manifesta o diagnosticabile, fornendo nuovi potenziali bersagli molecolari per scopi diagnostici, preventivi o curativi. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale dei TumorI di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Treviglio (BG) nel 1982 Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca 74 PhD in Medicina Molecolare e Traslazionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca Studio dei meccanismi di immunoevasione e ricaduta post-trapianto mediante caratterizzazione del profilo genomico ed epigenomico della leucemia mieloide acuta. Il trapianto di midollo osseo da donatori sani (trapianto allogenico) rappresenta una possibilità di cura molto efficace per diversi tipi di tumori del sangue tra cui la leucemia mieloide acuta. Le cellule del sistema immunitario del donatore, infatti, sono in grado di riconoscere ed eliminare le cellule leucemiche presenti nel paziente. Sfortunatamente però, in alcuni casi, le cellule leucemiche sono in grado di modificare i propri geni e i sistemi che li regolano, sfuggendo così a questo controllo, mettendo in atto l’immunoevasione. In questo progetto si vogliono sfruttare le più recenti tecniche di sequenziamento genico per identificare le alterazioni che consentono alla leucemia di eludere la sorveglianza del oncologia oncologia Lucia Zanotti Caterina Vitali sistema immunitario del donatore. Verranno caratterizzati in dettaglio il profilo genomico, epigenomico e trascrizionale di campioni di leucemie mieloide acuta provenienti da pazienti ricaduti dopo trapianto di midollo allogenico. Distinguendo le alterazioni già presenti al momento della diagnosi da quelle insorte in risposta alla pressione immunitaria esercitata dal trapianto sarà possibile identificare selettivamente le modificazioni responsabili della selezione di varianti leucemiche resistenti e delineare così nuovi approcci terapeutici mirati a eludere i meccanismi di immunoevasione. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS Ospedale San Raffele, Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1979 Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Medicina Molecolare presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Milano 75 Il tumore al polmone è la prima causa di morte per malattia oncologica. Questo è principalmente dovuto alla tardività nella diagnosi, quando il tumore è già in metastasi. Il principale fattore di rischio è il fumo, per il quale è chiara la relazione dose-effetto. L’incidenza del tumore al polmone è in diminuzione graduale tra gli uomini ma in crescita fra le donne, a causa proprio dell’aumento nel numero di fumatrici. L’identificazione di marcatori precoci è una delle linee di ricerca più promettenti per migliorare la cura del tumore al polmone. primo QUASI 2 milioni 16% 76 20% 85-90% tumore più comune al mondo di nuove diagnosi ogni anno al mondo probabilità di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi delle morti oncologiche in Italia sono causate dal tumore al polmone dei tumori al polmone nel mondo sono causati dal fumo FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali MicroRNA nel tumore al polmone: da marcatori a bersagli terapeutici. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro al mondo. È quindi più che mai urgente aumentare la conoscenza a livello molecolare della sua patogenesi, sviluppare nuove strategie di diagnosi precoce, di stratificazione in stadi e di terapia per migliorare la prognosi dei pazienti. I micro-RNA (miRNAs) sono corte molecole di RNA che regolano l’espressione di altri geni nelle cellule. Alterazioni nell’espressione dei miRNA sono coinvolti nella patogenesi di numerosi tumori. I micro-RNA inoltre costituiscono una nuova classe di biomarcatori presenti nel sangue utilizzabili per la diagnosi e per la definizione della prognosi. Infine, micro-RNA rilasciati nel circolo sanguigno possono avere un ruolo terapeutico modulando la crescita e l’invasività delle cellule tumorali. Precedenti studi hanno identificato una “firma molecolare” di miRNA da plasma (MSC) in grado di iden- oncologia Mattia Boeri TUMORI AL POLMONE tificare i pazienti affetti da tumore al polmone. Lo scopo del progetto è quello di effettuare, in vitro e in vivo, analisi funzionali dei micro-RNA che compongono la “firma MSC” per valutare se possano essere utilizzati anche come agenti terapeutici. Verranno analizzate le capacità dei miRNA di cambiare le proprietà di cellule tumorali in coltura e la capacità di ridurre i tumori e ritardare le recidive in modelli animali. L’obiettivo finale è valutare se questi micro-RNA possano essere utilizzati non solo come strumento diagnostico ma anche terapeutico nel trattamento del tumore al polmone. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale dei Tumori di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Milano nel 1981 Laureato in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca PhD in Biological Sciences presso The Open University di Londra (UK) 77 rio che eliminano le cellule infettate o “anormali”. Il “sistema di interrogazione delle cellule T” è un approccio immuno-proteomico che già nel tumore dell’ovaio ha dato buoni risultati correlando la prognosi delle pazienti con la risposta alla chemioterapia. Applicando questo approccio, la ricerca mira a individuare quegli antigeni tumorali, rilasciati durante l’apoptosi immunogenica, che possano stimolare i linfociti T ad avviare una risposta immunitaria, ulteriormente rafforzando l’azione dei farmaci. I risultati forniranno un gran numero di potenziali nuovi target da utilizzare per studiare delle cellule immunitarie reattive nel sangue periferico. La correlazione con l’andamento clinico dei pazienti e la persistenza di queste cellule nel tempo potrebbero essere sfruttate come marcatore precoce di risposta alla chemioterapia. Identificazione delle basi genetiche individuali di predisposizione al tumore al polmone nei non-fumatori. Il tumore al polmone è la prima causa di morte tumore al mondo. Il 90% dei tumori al polmone è causato dal fumo di sigaretta, ma solo il 15% di fumatori sviluppa un tumore al polmone. Il 10% dei tumori al polmone avviene in persone che non hanno mai fumato; in Italia sono circa 4.000 ogni anno i non fumatori a cui viene diagnosticato un tumore al polmone. È quindi più che mai necessario identificare i fattori di rischio ambientali e genetici per comprendere più a fondo la biologia del tumore al polmone. Lo scopo della ricerca è identificare i profili genetici predittivi del rischio individuale di sviluppare il tumore al polmone nei non-fumatori, sequenziando il DNA di pazienti che hanno contratto il tumore al polmone in giovane età pur non fuman- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Roma “La Sapienza” DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Siena NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1978 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Siena nel 1982 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Laureata in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Immunologia pressol’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Cancer Genetics presso l’Open University di Londra (UK) oncologia oncologia Tumore del polmone e “sistema di interrogazione delle cellule T ”: apoptosi immunogenica e ricerca di nuovi antigeni tumorali. Il tumore al polmone rappresenta una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati. In Italia, è la prima causa di morte per malattia oncologica negli uomini e la terza nelle donne. Nell’evoluzione dei trattamenti farmacologici somministrati ai pazienti si sta facendo strada l’idea che i chemioterapici generino apoptosi immunogenica, un tipo di morte cellulare che induce le cellule tumorali a inviare segnali molecolari in grado di attivare quelle cellule del sistema immunita- 78 elisa frullanti chiara focaccetti do, e comparandoli con il DNA dei fratelli sani. Sono stati già ottenuti risultati preliminari su un piccolo gruppi di pazienti analizzati, in cui è stata identificata una peculiare combinazione di un numero limitato di geni mutati nei pazienti rispetto ai fratelli sani. Questo progetto rappresenterà un passo importante per lo sviluppo di test diagnostici più efficaci e per mettere a punto farmaci paziente-specifici capaci di colpire il bersaglio molecolare più adeguato o ristabilire il corretto assetto genetico, migliorando le cure per il cancro al polmone, attualmente ancora difficilmente curabili. 79 Il ruolo dell’enzima SCD1 nelle cellule staminali del tumore al polmone. Una delle caratteristiche principali dei tumori è la radicale modificazione del metabolismo cellulare. Tra le vie metaboliche alterate, la sintesi dei lipidi sembra essere coinvolta maggiormente nell’insorgenza dei tumori. Gli acidi grassi monoinsaturi sono generati dagli acidi grassi saturi (SFA) da particolari enzimi denominati stearoyl-CoA desaturasi (SCD). Tra questi, l’enzima SCD-1 sembra essere coinvolto nello sviluppo del tumore, tanto che recenti studi indicano SCD-1 come un promettente bersaglio nelle terapie antitumorali. In numerosi tumori è stata dimostrata un’organizzazione gerarchica, in cima alla quale troviamo una sottopopolazione costituita dalle cellule staminali tumorali con la capacità di generare e sostenere la crescita di nuovi tumori. Recenti studi hanno dimostrato il ruolo di SCD1 in cellule staminali tumorali di polmone evidenziando un legame tra metabolismo lipidico e tumore. Lo scopo della ricerca è capire il ruolo molecolare di SCD-1 nelle staminali del tumore al polmone e determinare se è coinvolto nella regolazione di alcune vie di segnalazioni attivate in questo tipo di cellule. In questo modo si potrà determinare se la sintesi degli acidi grassi saturi è fondamentale per lo sviluppo del tumore al polmone ed elaborare terapie efficaci per una delle neoplasie a oggi meno curabili. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale Tumori, IRCCS Fondazione Pascale di Napoli NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1980 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “Roma Tre” 80 PhD in Biologia e Biotecnologie Molecolari presso l’Università degli Studi di Perugia Resistenza farmacologica del tumore al polmone non a piccole cellule: rilevanza terapeutica degli inibitori delle istone deacetilasi e ruolo delle cellule staminali del tumore. Il carcinoma polmonare non a piccole cellule è la prima causa di morte per tumore al mondo. Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi trattamenti mirati nel trattamento del tumore al polmone, ma la chemioterapia è spesso ancora la scelta obbligata per molti pazienti. Il principale problema della chemioterapia è la resistenza ai farmaci sviluppata dalle cellule tumorali. Pertanto è fondamentale conoscere i meccanismi alla base di questo processo per individuare nuove strategie terapeutiche in grado di evitare o superare la chemioresistenza. Recentemente, è stata formulata l’ipotesi che le cellule staminali tumorali, una sottopopolazione di cel- oncologia oncologia Daniela Trisciuoglio alessia noto lule presenti all’interno del tumore con la caratteristica di rigenerarsi, rivestano un ruolo peculiare nella chemioresistenza. L’obiettivo del progetto è studiare il ruolo delle staminali nell’insorgenza di resistenza e di valutare se l’inibizione selettiva delle istone deacetilasi, una classe di enzimi che regola l’espressione dei geni, è in grado di superare questo ostacolo. Attraverso modelli preclinici e cellule staminali derivanti da pazienti, il progetto potrebbe portare alla definizione dei meccanismi molecolari coinvolti nella genesi e nel mantenimento delle cellule tumorali staminali e all’identificazione di nuovi bersagli diagnostici, prognostici e terapeutici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Regina Elena di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1973 Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Fisiologia e Tossicologia molecolare presso l’Università degli Studi di Siena 81 oncologia TUMORI ALL’INTESTINO I tumori all’intestino sono causati dalla progressiva mutazione di determinati geni che normalmente bloccano l’eccessiva proliferazione. Vi sono poi alcuni fattori di rischio “ambientali”, come una dieta troppo ricca di carni rosse; essa provoca uno stato di infiammazione cronica che col tempo può favorire la trasformazione neoplastica. L’intestino è inoltre sede della più numerosa comunità di microorganismi, che contribuiscono a mantenere lo stato di salute e a prevenire i tumori. Terzo 1,4 milioni 2,4 milioni SECONDA 63% 82 tumore più diffuso al mondo le nuove diagnosi all’anno nel mondo le diagnosi al mondo stimate nel 2035 causa di morte per tumori in Italia probabilità di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali Monitorare la malattia nei pazienti con tumore del colon-retto in stadio avanzato attraverso la metilazione del DNA circolante. Nel trattamento del cancro al colon-retto, il monitoraggio durante la terapia si affida agli esami strumentali e di imaging e alla misurazione dell’antigene carcino-embrionico (CEA). I primi sono costosi, poco sensibili, hanno un rischio da radiazioni e sono influenzate dalle liste di attesa nei centri diagnostici; il secondo è più economico e sicuro, ma non specifico. È quindi necessaria una nuova strategia di monitoraggio. È ormai noto che i tessuti tumorali rilasciano DNA nel circolo sanguigno, che può essere utilizzato per identificare mutazioni delle cellule tumorali. Il problema di questo approccio è che richiede di conoscere prima quali sono le varianti genetiche specifiche di ogni tumore e di sviluppare test specifici. Per superare queste limitazioni, il progetto di ricerca parte da un’altra ipotesi: seguire la progressione della malattia misu- rando la metilazione del DNA circolante. La metilazione è una modificazione chimica del DNA, e cambiamenti della metilazione sono frequenti nelle cellule tumorali. Lo scopo del progetto è valutare la performance di un test di metilazione basato su biopsia liquida per tracciare l’evoluzione del tumore del colon-retto. Verranno valutati i livelli di metilazione del DNA tumorale circolante in loci specifici, sia prima che dopo le terapie, e confrontati con i test standard: esami strumentali e test CEA. I risultati confermeranno se la metilazione del DNA circolante è un valido strumento per valutare la risposta della malattia alla terapia. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione del Piemonte per l’oncologia di Candiolo (TO) NOTE BIOGRAFICHE Nato a Beaune (Francia) nel 1981 Laureato in Life Science and Health, presso l’University of Burgundy di Dijon (Francia) PhD in Molecular and Cell Biology presso l’University of Burgundy di Digione (Francia) 83 Ruolo delle proteine Polycomb nella formazione e nella progressione del tumore al colon-retto. Il tumore del colon-retto è tra i tumori più diffusi e, nonostante i progressi nella sua cura, ha ancora un tasso di mortalità troppo alto, rappresentando la seconda causa di morte per tumore nei paesi occidentali. Recentemente è stato dimostrato che il normale sviluppo e rigenerazione intestinale e i tumori hanno in comune un componente: la cellula staminale intestinale (ISC). In modelli animali è stato osservato che solo alterazioni nel DNA delle cellule ISC rimangono nei tessuti a lungo e possono dare origine ai tu- mori. Le alterazioni del DNA possono non riguardare solo la sequenza del DNA, ma anche il suo stato “epigenetico”, ovvero la combinazione di modificazioni chimiche sul DNA e sulle proteine a esso legate (che insieme costituiscono i cromosomi) che regolano le funzioni e l’espressione dei geni. Tra le proteine che modificano la cromatina vi sono le proteine Polycomb, coinvolte nella regolazione dello sviluppo embrionale, nella divisione e proliferazione cellulare e nel differenziamento. Le proteine Polycomb sono spesso sovraespresse nei tumori, incluso il cancro del colon-retto, e la loro eliminazione in modelli animali è in grado di contrastare l’insorgenza dei tumori. L’obiettivo della ricerca è caratterizzare il loro ruolo nella genesi e nella progressione del tumore del colon-retto attraverso diversi approcci sperimentali, tra cui il sequenziamento del DNA di ultima generazione, con lo scopo ultimo di sviluppare nuovi farmaci antitumorali diretti contro le proteine Polycomb per affiancare o sostituire le attuali terapie chemioterapiche. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Roma nel 1979 Laureato in Scienze Biologiche all’Università degli Studi della Tuscia 84 PhD in Medicina Molecolare all’Università degli Studi di Trieste Il ruolo del recettore dell’anafilatossina C3a nei tumori del colon-retto. Il cancro del colon-retto è una delle neoplasie più frequenti dell’apparato digerente e la seconda causa di morte per malattie oncologiche in Europa e negli Stati Uniti. In fase iniziale, si manifesta sotto forma di polipi che, in seguito a mutazioni geniche, possono trasformarsi in carcinomi e diventare invasivi, dando luogo a metastasi. La natura invasiva delle tecniche diagnostiche, come la colonoscopia, ne limita il loro utilizzo su vasta scala, e questo risulta spesso in una diagnosi tardiva, con conseguente prognosi negativa. È quindi urgente comprender meglio i meccanismi molecolari del cancro del colon-retto per identificare nuovi marcatori affidabili per la diagnosi precoce del tumore del colon-retto. Uno dei geni più frequentemente mutati è il gene APC che predispone oncologia oncologia silvia guglietta Fulvio Chiacchiera allo sviluppo di polipi intestinali con più alta incidenza nel colon. Studi precedenti nel laboratorio hanno dimostrato, attraverso modelli murini con il gene di APC mutato, il coinvolgimento del recettore dell’anafilattosina C3a (C3aR) nella genesi del tumore del colon-retto. L’assenza di C3aR in modelli murini determina un aumento di tumori nel colon e sviluppo di metastasi al fegato, suggerendo un ruolo nella genesi del tumore. L’obiettivo della ricerca è caratterizzarne in dettaglio il ruolo nello sviluppo e nella progressione tumorale utilizzando modelli animali e biopsie di pazienti con diagnosi di tumore del colon-retto a diversi stadi. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Fondi (LT) nel 1979 Laureata in Scienze Biologiche presso Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Immunologia presso Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 85 Un nuovo circuito molecolare nella transizione epiteliale-mesenchimale in cellule di tumore del colon-retto. Una delle più recenti sfide della ricerca contro il cancro è l’identificazione dei microRNA oncogenici e onco-soppressori. I micro-RNA (detti anche miRNA) sono corte molecole di RNA che controllano l’espressione dei geni nelle cellule, e una loro de-regolazione è spesso associata ai tumori. Poiché i miRNA possono favorire o inibire la progressione tumorale a seconda dei meccanismi molecolari in cui sono coinvolti, vengono considerati dei potenziali bersagli nelle tera- pie anti-tumorali. Nel mondo, circa 1,2 milioni di persone sono affette da cancro del colon-retto e 600 mila persone muoiono ogni anno a causa di questa malattia. Numerosi studi hanno dimostrato che molti miRNA sono alterati nel cancro al colon-retto, e tra questi la famiglia dei miRNA-200. Questi miRNA sono implicati nell’inibizione di una via biochimica, chiamata transizione epiteliale-mesenchimale (EMT: epithelial-mesenchimal transition), coinvolta nella proliferazione e nel differenziamento cellulare. La riattivazione della EMT è implicata nel processo di formazione delle metastasi. Il progetto ha l’obiettivo di studiare i meccanismi che regolano i miRNA-200 e il fenomeno dell’EMT nel tumore del colon-retto. La delucidazione di questo complesso meccanismo molecolare sarà essenziale per meglio comprendere la biologia del cancro del colon-retto, per fornire ai clinici il razionale scientifico per sviluppare nuovi strumenti di diagnosi e di cura. Terapia mirata combinata anti-EGFR/ERBB2 nelle cellule iniziatrici del cancro al colo. La terapia mirata contro il recettore per l’EGF (EGFR) con gli anticorpi cetuximab e panitumumab è usata contro i tumori metastatici del colon-retto che non presentano la mutazione del gene KRAS. Purtroppo, solo una piccola percentuale dei pazienti risponde alla terapia. Negli ultimi anni sono stati individuati diversi meccanismi di resistenza alla terapia anti-EGFR, che hanno portato all’elaborazione di nuove strategie terapeutiche. Grazie allo sviluppo di una piattaforma di ricerca traslazionale con colture primarie di cellule staminali, considerate responsabili della crescita e della formazione di metastasi, sono stati identificati i segnali che stimolano la proliferazione delle cellule staminali dei tumori metasta- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Regina Elena di Roma DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione del Piemonte per l’Oncologia di Candiolo (TO) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Parigi (Francia) nel 1971 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 86 PhD in Applicazioni Biotecnologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” oncologia oncologia paolo luraghi Aymone Gurtner tici del colon-retto e che inducono la resistenza alla terapia anti-EGFR. Tra questi, la neuregulina sembra avere un ruolo preponderante nell’acquisizione della resistenza, attivando sia la via del recettore EGFR che quella del recettore ERBB2. Lo scopo del progetto è approfondire la biologia della neuregulina nelle cellule staminali dei tumori del colon-retto, e costruire un modello in vivo che permetta di dimostrare che la terapia combinata tra il cetuximab e il lapatinib, un inibitore sia del recettore EGFR che di ERBB2 è in grado di migliorare la risposta clinica nei pazienti con tumore metastatico al colon senza mutazioni nel gene KRAS. NOTE BIOGRAFICHE Nato a Milano nel 1981 Laureato in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Torino 87 Colpire i tumori del colon-retto con la mutazione KRAS con terapia anti-METabolica. È ben noto che la maggior parte dei tumori presenta una spiccata attività metabolica necessaria per sostenere la loro proliferazione e sopravvivenza. In questo modo, molti tumori diventano dipendenti da specifici vie metaboliche, che diventano così potenziali talloni di Achille da colpire con una terapia mirata. Le mutazioni nel gene KRAS si verificano in circa il 40% dei tumori del colon, determinando una prognosi infausta e limitate opzioni terapeutiche. Pertanto, la scoperta di nuovi approcci farmacologici è di notevole importanza per aumentare la sopravvivenza di pazienti affetti da questo particolare tipo di tumore. L’obiettivo del progetto è studiare la sensibilità dei tumori colon-rettali con mutazioni in KRAS alla terapia anti-metabolica e l’efficacia della concomitante inibizione di vie di sopravvivenza ingaggiate dalle cellule tumorali per fronteggiare gli squilibri energetici. In particolare, lo studio si focalizzerà sul ruolo della via biochimica di segnalazione HGF/MET e sugli effetti della sua inibizione. L’obiettivo finale è proporre un nuovo approccio terapeutico per il tumore del colon e permettere un rapido trasferimento dell’informazione preclinica in trials clinici nell’uomo. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione del Piemonte Pper L’oncologia di Candiolo (TO) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Angera (VA) nel 1981 Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 88 PhD in sistemi complessi applicati alla biologica post-genomica presso l’Università degli Studi di Torino Caratterizzazione del microbioma associata al tumore in pazienti con cancro del colon-retto. L’interesse sempre più crescente per la flora intestinale ha aperto la strada a diversi studi scientifici che ne hanno evidenziato l’importante ruolo in molteplici funzioni biologiche. Il carcinoma del colon retto rappresenta una delle cause di morte da tumore più frequente e, poiché la flora batterica risiede nello strato di muco presente nell’intestino, è verosimile che abbia un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo tumorale. Capire dunque quali tipi di microorganismi influenzano, negativamente o positivamente, l’insorgenza del tumore aprirebbe la strada a una nuova serie di possibili oncologia oncologia Fabiana Saccheri alessia mira sperimentazioni e cure. Infatti, se si scoprisse che alcuni batteri, che normalmente vivono nel nostro intestino, hanno proprietà anti-tumorali, potrebbero essere somministrati e integrati dall’esterno per produrre effetti benefici nel paziente. L’obiettivo del progetto è identificare nelle feci e nel muco dei pazienti possibili marcatori microbici correlati con la presenza o la progressione del tumore. Si vuole valutare se esistono differenze qualitative e quantitative nella flora batterica tra individui sani e pazienti, con l’obiettivo finale di aprire la via a nuove strategie di trattamento del tumore del colon-retto. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1980 Laureata in Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Milano PhD in Molecular Medicine alla Scuola Europea di Medicina Molecolare di Milano 89 Ruolo del recettore delle chemochine atipiche CCRL2 nel cancro al colon. Il carcinoma del colon retto rappresenta la terza forma più comune di cancro nei paesi occidentali, con oltre mezzo milione di morti all’anno. Per questo motivo, è particolarmente importante comprendere i meccanismi che regolano l’insorgenza e lo sviluppo della malattia. Studi recenti hanno dimostrato che le cellule del sistema immunitario, in particolare i leucociti infiltranti, hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo del tumore del colon. Il reclutamento di cellule del sistema immunitario in siti tumorali è regolato dall’interazione tra piccole molecole chiamate chemochine e i loro recettori. Il progetto si propone di chiarire il ruolo di un particolare recettore per chemochine (CCRL2) nel reclutamento delle cellule immunitarie nel sito del tumore. CCRL2 si torva sulle cellule immunitarie e sulle cellule con funzione di barriera, come quelle epiteliali ed endoteliali. Dati preliminari indicano che l’assenza di questo recettore riduce l’infiammazione e ostacola la crescita tumorale, suggerendo un ruolo fondamentale di CCRL2 nello sviluppo del tumore del colon retto. La comprensione del meccanismo molecolare potrà aiutare a sviluppare nuove terapie per il trattamento del tumore al colon. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Brescia NOTE BIOGRAFICHE Nata a Fano (PU) nel 1974 Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Padova 90 PhD in Biological Sciences presso la Open University of London (UK) Espressione dei geni infiammatori e rischio di tumore del colon-retto: un approccio meccanicistico alla variabilità di regolazione umana. L’espressione genica è il processo tramite cui l’informazione contenuta in un gene viene convertita in una macromolecole biologicamente funzionale, come una proteina. Cellule diverse hanno diversa espressione genica a seconda delle loro funzioni, e a seconda che siano sane o anomale. L’espressione genica è coordinata dall’interazione tra proteine chen legano il DNA, sequenze regolatorie più lontane (enhancers) e geni bersaglio. Diversi studi dimostrano che variazioni di singoli nucleotidi del DNA associati a malattie infiammatorie croniche e insorgenza di tumori sono principalmente localizzati negli enhancers. È il caso ad esempio del cancro del colon-retto. oncologia oncologia laura vian tiziana schioppa Considerato il ruolo cruciale delle cellule infiammatorie, preferenzialmente macrofagi, nella carcinogenesi del tumore del colon-retto, la variabilità agli enhancer che regolano geni dell’infiammazione potrebbe influenzare il comportamento di tali cellule nell’alterazione del microambiente infiammatorio promuovendo lo sviluppo del tumore. Scopo del progetto è ricostruire i circuiti genici di regolazione per stabilire un collegamento tra espressione genica alterata e variazioni nelle sequenze agli enhancer in cellule immunitarie nel cancro del colon-retto, per comprendere meglio la sua genesi e sviluppare nuove strategie terapeutiche. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Anzio (RM) nel 1982 Laureata in Biotecnologie Genomiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Scienze Cellulari e Morfogenesi presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 91 Il tumore al fegato primario è relativamente poco comune, mentre estremamente diffusi sono i tumori al fegato secondari, cioè metastasi che provengono da tumori in altri organi. Esistono fattori di rischio che predispongono a tumori al fegato primari, prima fra tutti l’infezione da parte del virus dell’epatite C, ma anche stati di infiammazione cronica come la cirrosi. La funzionalità del fegato non è compromessa anche in presenza di grosse masse tumorali, il che rende la sua diagnosi spesso tardiva. sesto 83% oltre 75% più di 60 anni 92 tumore più comune al mondo dei tumori primari al fegato è diagnosticato nei paesi in via di sviluppo dei tumori al fegato primari sono causati da fattori di rischio come il virus dell’epatite C età in cui si verificano la maggior parte dei tumori primari al fegato FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali L’espressione della miniproteina Omomyc previene la crescita cellulare nel carcinoma epatocellulare. Il carcinoma epatocellulare è il quinto tumore più comune al mondo e la terza causa di morte per tumore. Myc è un fattore di trascrizione, cioè una proteina che lega il DNA e regola l’espressione di molti altri geni. Una sua attività anormale è correlata alla maggior parte dei tumori. Myc agisce legandosi alla proteina Max per attivare la proliferazione cellulare. Una strategia per bloccare l’azione di Myc è attraverso la miniproteina Omomyc, che impedisce il legame con Max e in modelli murini induce la regressione di una gran varietà di tumori senza effetti collaterali. Tuttavia, le azioni di Omomyc sull’epatocarcinoma non sono ancora state investigate; lo scopo della ricerca è quindi quello di verificare, in vitro e in modelli murini, se la proliferazione di cellule di epatocarcinoma può essere bloccata da Omomyc. Un ulteriore obiettivo è quello di comprenderne i meccanismi molecolari, oncologia barbara barbaro TUMORE AL FEGATO in particolare sulla via biochimica di Hedgehog; questa via di segnalazione è coinvolta nel differenziamento cellulare, è normalmente attiva nello sviluppo embrionale ed è spenta negli adulti. Nell’epatocarcinoma, invece, questa via è riattivata; uno degli obiettivi della ricerca è quello di capire se Omomyc può influenzare i livelli di attivazione di Hedgehog. In primi dati in vitro sembrano indicare che Omomyc riduca la proliferazione di cellule tumorali fino al 70% in pochi giorni. Se i risultati verranno ulteriormente confermati, Omomyc potrebbe rappresentare una nuova arma nella lotta contro l’epatocarcinoma. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO CNR- Istituto di Biologia Molecolare e Patologia di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Chieti nel 1971 Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Epatologia Sperimentale e Clinica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 93 Il ruolo delle cellule natural killer nella risposta immunologica contro il carcinoma epato-colo-rettale. Comprendere come il sistema immunitario combatte i tumori è una delle frontiere nello sviluppo di terapie anti-tumorali, in particolare in stadi avanzati, come nel caso di metastasi del fegato causate da un tumore del colon-retto. Le cellule “natural killer” (NK) sono un tipo di linfociti particolari: hanno la peculiare capacità di riconoscere e uccidere cellule tumorali anche senza averle mai viste prima, a differenza dei linfociti e di altre cellule immunitarie che devono essere prima “istruite” a rico- noscere un tumore. L’ipotesi da cui prende avvio il progetto è che vi sia una correlazione positiva tra il numero delle cellule NK presenti nelle metastasi epatiche da cancro del colon-retto e l’aspettativa di vita del paziente. In particolare, attraverso tecnologie di immunoistochimica, si vuole valutare se il numero delle cellule NK presenti nelle metastasi epatiche da cancro del colon sia influenzato dalla somministrazione della chemioterapia. Successivamente si valuterà come questo influenzi la risposta più o meno favorevole del paziente alla chemioterapia, e se possa essere un indicatore predittivo del decorso della malattia. Ci aspettiamo che i risultati ottenuti contribuiscano a una migliore comprensione della patogenesi delle metastasi epatiche da cancro del colon-retto e che permettano lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Lexington, South Carolina (USA) nel 1978 Laureata in Biological Science all’Auburn University di Auburn (USA) 94 PhD in Patologia Sperimentale e Neuropatologia all’Università degli Studi di Milano La nicchia di cellule staminali e i macrofagi associati al tumore: ruolo nel colangiocarcinoma umano. Il colangiocarcinoma si origina dalle cellule epiteliali dei dotti biliari e rappresenta, insieme al carcinoma epatocellulare, il più importante tumore primitivo epatico. La mancanza di buoni marcatori diagnostici e di efficacia delle attuali terapie hanno reso il colangiocarcinoma una grande sfida medica. Le cellule staminali del cancro (CSC) sono resistenti alla terapia convenzionale e responsabili di recidiva tumorale e metastasi. I macrofagi associati al tumore (TAM) sono cellule del sistema immunitario che esercitano diverse funzioni pro-tumorali, tra cui la promozione della farmaco-resistenza. Dal momento che la chemioterapia e la radioterapia convenzionali non sono efficaci nel prolungare la oncologia oncologia chiara raggi Kelly Hudspeth sopravvivenza dei pazienti, una migliore conoscenza dell’interazione tra cellule staminali e macrofagi associati al colangiocarcinoma è essenziale per lo sviluppo di nuove terapie molecolari nell’uomo. Questo è proprio l’obiettivo della ricerca, che mira a caratterizzare i macrofagi e le cellule staminali isolate dai pazienti, analizzare l’effetto delle staminali sull’attivazione dei macrofagi ed esaminare gli effetti dei macrofagi sulla riposta ai farmaci delle cellule staminali. I risultati potranno fornire nuova conoscenza sull’origine e la progressione del colangiocarcinoma e aiutare nello sviluppo di terapie efficaci. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Lucca nel 1975 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Pisa PhD in Patologia Generale presso l’Università degli Studi di Pisa 95 Esistono numerose tipologie di tumori del sistema nervoso, a carico delle diverse cellule specializzate che lo compongono. I più comuni sono i gliomi, come i glioblastomi e gli astrocitomi, mentre il neuroblastoma è molto comune nei bambini. I tumori primari del sistema nervoso sono abbastanza rari, mentre più frequenti sono le metastasi da parte di altri tumori, come seno e polmone. Tuttavia sono molto aggressivi e causano sintomi debilitanti, tra cui aumento della pressione intracranica con forti mal di testa e disturbi fisici e cognitivi. 5800 nuovi casi di tumori del sistema nervoso centrale diagnosticati in Italia nel 2014 17% 70% di tutti i tumori cerebrali primari sono glioblastomi 90% dei neuroblastomi sono diagnosticati entro i 5 anni di età dei glioblastomi colpiscono tra i 45 e i 70 anni di età Gli aptameri di RNA: una strategia innovativa per bloccare la crescita e la resistenza ai farmaci nel glioblastoma. Il glioblastoma è un tumore del sistema nervoso centrale in genere aggressivo; l’aspettativa di vita nei pazienti è spesso inferiore a un anno. È quanto mai urgente trovare approcci terapeutici efficaci, e per farlo occorre prima capire i meccanismi molecolari che guidano la nascita e lo sviluppo di questo tumore. Tra questi, un ruolo importante è svolto dalla proteina EGFR, presente in grande quantità sulla superficie delle cellule di glioblastoma; circa la metà dei tumori ne esprime anche una forma mutata, l’EGFRvIII, responsabile di una maggiore aggressività. Data l’importanza di EGFR per la sopravvivenza del tumore, sono stati sviluppati farmaci contro l’EGFRvIII; tuttavia le cellule di glioblastoma reagiscono al tratta- oncologia Simona Camorani TUMORI DEL SISTEMA NERVOSO mento farmacologico aumentando i livelli di un’altra proteina, PDGFRβ, innescando un meccanismo compensatorio che sostiene la sopravvivenza del tumore. Il progetto si propone di utilizzare due frammenti di RNA, chiamati aptameri, in grado di legarsi uno alla proteina EGFR e alla sua forma mutata e l’altro a PDGFRβ, arrestando la proliferazione delle cellule tumorali e rendendole quindi sensibili alla terapia. Se i risultati saranno positivi e dimostreranno l’efficacia degli aptameri di RNA, si apriranno nuovi scenari di terapia per il glioblastoma e per i tumori maligni del cervello ad oggi ancora di complessa curabilità. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO CNR-Istituto di Endocrinologia ed Oncologia Sperimentale “G. Salvatore” di Napoli NOTE BIOGRAFICHE Nata a Cercola (NA) nel 1986 Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università di Napoli Federico II 96 FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 http://www.orpha.net PhD in Oncologia Molecolare ed Endocrinologia presso l’Università di Napoli Federico II 97 La riprogrammazione epigenetica indotta da ipossia nel neuroblastoma. Il neuroblastoma è il tumore solido extra-cranico più comune nei bambini e si origina dal sistema nervoso simpatico in via di sviluppo. La frequenza di mutazioni somatiche ricorrenti in diversi pazienti è molto bassa, favorendo l’ipotesi che le forme ad alto rischio del neuroblastoma siano favorite da mutazioni germinali rare o da modifiche epigenetiche che si accumulano durante l’evoluzione del tumore. Le modificazioni epigenetiche sono modificazioni chimiche sul DNA e sulle proteine a esso legate (che insieme costituiscono la cromatina) che ne regolano le funzioni. Un altro fattore che contribuisce all’evoluzione del tumore è il microambiente tumorale, in particolare la concentrazione di ossigeno. L’ipossia, cioè bassi livelli di ossigeno intorno al tumore, spinge le cellule del neuroblastoma verso uno stato più immaturo e più proliferativo e induce certe modificazioni della cromatina che favoriscono la resistenza alle terapie. L’obiettivo principale del progetto è quello di individuare l’insieme delle alterazioni indotte dall’ipossia nelle cellule di neuroblastoma e di identificare quali geni vengono espressi in risposta. I risultati daranno nuove indicazioni per sviluppare strategie di sensibilizzazione delle cellule di neuroblastoma alla chemioterapia, diminuendo i casi di recidiva e aprendo la strada alla terapia personalizzata. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO CEINGE di Napoli NOTE BIOGRAFICHE Nata a Pollena Trocchia (NA) nel 1981 98 La vescicole derivate dalle cellule staminali mesenchimali come nuovo approccio terapeutico del glioblastoma. I tumori gliali maligni, tra cui il glioblastoma multiforme, rappresentano il 15-20% di tutti i tumori pediatrici a carico del sistema nervoso centrale. Le attuali terapie, che comprendono intervento di resezione chirurgica, chemioterapia e radioterapia, sono raramente risolutive e la prognosi per il glioblastoma è spesso negativa, con una aspettativa di vita intorno ai 15 mesi. L’obiettivo del progetto è valutare un nuovo approccio terapeutico per il glioblastoma basato sull’utilizzo di vescicole rilasciate all’esterno da cellule staminali mesenchimali. Le vescicole di membrana svolgono un ruolo fondamentale nella comunicazione tra diversi tipi di cellule. Lo studio si basa su promettenti risultati preliminari che evidenziano come le vescicole isolate da cellule Andrea Del Fattore oncologia oncologia flora cimmino Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Roma staminali mesenchimali derivanti da midollo osseo e da cordone ombelicale siano capaci di ridurre la crescita e di indurre la morte in cellule di glioblastoma. Inoltre, le vescicole possono essere caricate con farmaci anti-tumorali; il progetto valuterà anche la capacità di utilizzare le vescicole come trasportatori di agenti chemioterapici e la loro efficacia contro le cellule di glioblastoma, utilizzando vescicole caricate con vincristina, un farmaco attualmente già. L’obiettivo finale è la messa a punto dell’approccio anti-tumorale mediato da vescicole extracellulari efficace anche nel trattamento del glioblastoma multiforme. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1981 Laureata in Biotecnologie presso l’Università di Napoli Federico II Laureata in Biotecnologie Mediche, Molecolari e Cellulari presso Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Medicina molecolare presso l’Università di Napoli Federico II PhD in Biotecnologie presso l’Università degli Studi dell’Aquila 99 MYCN e LIN28B possono avere un ruolo oncogenico e promuovere la crescita e la sopravvivenza del tumore. Sono stati inoltre identificate piccole molecole di RNA, i micro-RNA, con azione soppressiva del tumore, la cui espressione è molto bassa nelle cellule di neuroblastoma più aggressive. Spegnere i geni oncogeni tramite l’interferenza a RNA (siRNA) e rimpiazzare i micro-RNA oncosoppressori può essere una duplice strategia per combattere le forme aggressive di neuroblastoma. L’obiettivo della ricerca è proprio quello di sviluppare modalità per veicolare tramite vescicole lipidiche le molecole terapeutiche alle cellule tumorali in un modello murino di neuroblastoma. Lo sviluppo di una duplice strategia terapeutica con siRNA e micro-RNA potrà rappresentare un potente strumento per disegnare terapie molecolari innovative per migliorare in poco tempo il trattamento del neuroblastoma. Il ruolo dell’autofagia come evento chiave nello sviluppo, progressione e differenziazione trans-endoteliale del neuroblastoma umano. Il neuroblastoma è il tumore solido più frequente in età pediatrica. Il 50% dei pazienti presenta metastasi alla diagnosi e solo un terzo di essi sopravvive fino a cinque anni. Comprendere la struttura molecolare della patologia può aprire la strada a terapie più specifiche, mirate e meno tossiche. Alcune cellule di neuroblastoma sono in grado di trasformarsi in cellule endoteliali, dando così origine a nuovi vasi sanguigni che alimentano la crescita del tumore: questo fenomeno è detto “mimetismo vascolare”. Inoltre esiste in tutte le cellule dell’organismo un processo fisiologico chiamato autofagia, normalmente utilizzato dalle cellule per eliminare parti danneggiate di se stesse, la cui de-regolazione sem- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Giannina Gaslini di Genova DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Giannina Gaslini di Genova NOTE BIOGRAFICHE Nata a Savona nel 1978 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Genova nel 1967 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Genova Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Genova Specializzata in Patologia Clinica presso l’Università degli Studi di Genova PhD in patologia Clinica presso l’Università degli Studi di Sassari oncologia oncologia Terapie combinate e mirate per il neuroblastoma basate sulla sostituzione dei micro-RNA e sul silenziamento di geni oncogeni. Il neuroblastoma, un tumore pediatrico del sistema nervoso simpatico, è responsabile del 15% di tutte le morti per tumore nei bambini nonostante attualmente esistano protocolli di cura multimodali. Molti promettenti agenti terapeutici sono scarsamente utilizzabili a causa dell’alta tossicità sistemica; è quindi necessario sviluppare nuove strategie terapeutiche per migliorare le probabilità di sopravvivenza nei pazienti ad alto rischio. Alcuni geni, come ALK, PHOX2, 100 Gabriella Pagnan Daniela Di Paolo bra essere essenziale nella patogenesi di vari tumori. Si ipotizza che la perdita di efficacia di alcune terapie sia dovuta all’insorgere di autofagia nelle cellule tumorali, promuovendo sia la resistenza ai farmaci sia il mimetismo vascolare. Lo scopo del progetto è investigare il ruolo dell’autofagia come evento chiave nell’insorgenza, progressione e trans-differenziazione endoteliale delle cellule di neuroblastoma umano. Lo studio dei campioni biologici umani e dei modelli animali può porre le basi per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche atte a colpire sia l’autofagia sia il mimetismo vascolare nei pazienti affetti da neuroblastoma. 101 i livelli di CLIC1 sono più alti in cellule di glioblastoma rispetto a cellule sane, e sono tanto più alti tanto peggiore è la prognosi per il paziente. Inoltre, se i livelli di CLIC1 vengono “spenti” in alcune cellule particolari, dette staminali del cancro, queste hanno una diminuita capacità di rigenerarsi e di stimolare la propagazione del tumore. CLIC1 sembra quindi una proteina importante nella genesi e nell’evoluzione del glioblastoma, e scopo del progetto è quello di comprenderne i meccanismi di azione. La ricerca si prefigge inoltre di valutare se le cellule di glioblastoma rilasciano CLIC1 nel sangue e se questi livelli possono essere utilizzati come indicatori diagnostici e prognostici della presenza e dello stadio della malattia. Infine, si intende chiarire se CLIC1 possa essere utilizzato come marcatore dell’aggressività del tumore e della prognosi del paziente ed essere sfruttato come bersaglio molecolare per terapie farmacologiche. Il ruolo dell’enzima ADAR1 che modifica l’RNA nella patogenesi del glioblastoma. Il glioblastoma è uno dei tumori più aggressivi nell’uomo e, ad oggi, non ci sono terapie efficaci per la sua cura. In questo scenario, l’identificazione di specifici ed efficaci target terapeutici è essenziale. Il progetto ha l’obiettivo di studiare le alterazioni epigenetiche, riconducibili ad alterazione dell’RNA editing, come possibili cause di inizio e progressione di malattia. Le molecole di RNA sono fondamentali nel trasferimento dell’informazione genetica nelle cellule e subiscono profondi riarrangiamenti. In particolare, l’RNA editing è un meccanismo biologico che coinvolge il cambiamento di sequenza di molecole di RNA con importanti con- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1974 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1980 Laureata in Scienze Biologiche all’Università degli Studi di Milano Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Roma “Roma Tre” PhD in Neurofarmacologia all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano PhD in Genetica Medica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” oncologia oncologia Il canale del cloro intracellulare come nuovo biomarcatore del glioblastoma umano. Il glioblastoma è il tumore cerebrale più aggressivo e letale. Le difficoltà di trattamento clinico di questo tumore sono dovute alla complessità dei meccanismi che ne guidano l’insorgenza e la progressione. La conoscenza di questi meccanismi è fondamentale per identificare molecole che siano da un lato biomarcatori utili per una diagnosi precoce e per la scelta della terapia più adeguata, e dall’altra possibili bersagli farmacologici. CLIC1 è una proteina che regola i flussi dello ione cloro nelle cellule: 102 sara tomaselli Cristina Richichi seguenze per l’espressione e l’attività di molte proteine. Nei mammiferi, l’RNA editing è un fenomeno vitale ed avviene ad opera degli enzimi ADAR. Alterazioni di tali enzimi sono state associate a varie patologie umane, incluso il cancro. Lo scopo della ricerca è investigare il ruolo dell’enzima ADAR1 nella patogenesi del glioblastoma. Tramite studi di silenziamento genico, verrà valutato se l’enzima ADAR1 è in grado di modificare le proprietà tumorigeniche di cellule di glioblastoma. L’obiettivo finale è individuare nuove via molecolari che possano essere sfruttate per sviluppare terapie innovative. 103 MELANOMI E TUMORI DELLA PELLE La pelle è il tessuto dell’organismo esposto verso l’ambiente esterno e quindi sottoposto a maggiore stress ambientale. Uno dei maggiori fattori di rischio per i tumori alla pelle è l’esposizione ai raggi ultravioletti del sole. La loro energia penetra nei melanociti e può causare danni e mutazioni nel DNA, anticamera della trasformazione tumorale. Il melanoma è curabile, tramite asportazione chirurgica, senza conseguenze se diagnosticato in tempo mentre la sua forma metastatica è molto aggressiva. 1,6% terzo oltre 85% 81.000 40-50% 104 di tutti i tumori diagnosticati al mondo tumore più frequente in Italia al di sotto dei 50 anni di età probabilità di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi persone in Italia convivono con una diagnosi di melanoma dei melanomi ha mutazione nel gene BRAF FONTI: Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali Gli effetti di nuovi derivati del nitrobenzossadiazolo sul melanoma metastatico. Il melanoma è un tumore maligno che colpisce la pelle; la prognosi per il paziente è favorevole se il tumore viene identificato e rimosso quando è ancora localizzato, mentre in caso di metastasi non sono attualmente disponibili trattamenti efficaci e l’aspettativa di vita del paziente è limitata. Le opzioni terapeutiche approvate dall’FDA americana, l’ente preposto all’approvazione e al controllo dei farmaci ad uso umano, comprendono farmaci che, nella maggior parte dei casi, non producono remissione completa della malattia a causa dell’elevata resistenza che questa sviluppa ai farmaci convenzionali. L’obiettivo del progetto è studiare l’efficacia di una nuova molecola di sintesi, un derivato del nitrobenzossadiazolo denominato MC3181, sul melanoma metastatico. Anastasia De Luca oncologia Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Roma Questa molecola causa morte delle cellule tumorali di melanoma inibendo l’azione della proteina GSTP1-1, un enzima chiave nell’acquisizione di resistenza ai chemioterapici. Inoltre MC3181 è particolarmente efficace in tumori con mutazioni nel gene BRAF, presente nella metà di tutti i melanomi. Verrà studiata la capacità di MC3181 di interferire con i processi di formazione delle metastasi e di aumentare l’efficacia di farmaci convenzionali già in uso, come il vemurafenib o il temozolomide, per identificare nuove terapie combinatoriali più efficaci per il trattamento del melanoma anche in fase metastatica. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1982 Laureata in Biotecnologia Mediche presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 105 processo fisiologico per la degradazione del contenuto cellulare, degli aggregati proteici e degli organelli cellulari danneggiati. Questo processo è alterato nel cancro, anche se i meccanismi molecolari su come contribuisca alla sopravvivenza dei tumori non sono del tutto compresi. Tra le proteine coinvolte nell’autofagia, un ruolo importante è giocato dalla transglutaminasi 2 (TG2), la cui attività enzimatica è essenziale per assemblare gli aggregati proteici e nell’eliminazione degli organelli danneggiati, nelle fasi finali dell’autofagia. TG2, inoltre, si trova ad alti livelli in diversi tumori ed è correlata ad un’alta resistenza alla chemioterapia e alle caratteristiche metastatiche. L’obiettivo del progetto è comprendere i dettagli molecolari dell’azione della transglutaminasi 2 nell’autofagia di cellule di melanoma e di come correli con le capacità invasive e metastatiche del tumore, per sviluppare nuove strategie terapeutiche del melanoma meno tossiche. La spettroscopia Raman come approccio innovativo e non invasivo nella diagnosi precoce del tumore cutaneo. I tumori cutanei rappresentano un problema sanitario sempre più importante a causa dell’aumento della loro incidenza negli ultimi decenni, soprattutto nella popolazione caucasica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il melanoma maligno occupa, per prevalenza e incidenza, il sesto posto tra tutti i tumori. Attualmente, l’unica terapia davvero efficace è la diagnosi precoce seguita da rimozione chirurgica. Esistono numerosi sotto-tipi di tumori cutanei, diversi per morfologia, pericolosità, prognosi e risposta alle terapie; è quindi importante avere strumenti precisi di classificazione dei tumori della pelle per decidere l’approccio terapeutico migliore. Ad oggi la diagnosi è ottenuta mediante l’analisi istopatologica di biopsie prelevate dalla zona interessata. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1974 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1985 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Laureata in Biologia applicata alla ricerca biomedica presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Scienze Morfologiche presso l’Università degli Studi di Milano oncologia oncologia Regolazione dell’autofagia nel melanoma maligno: un nuovo possibile bersaglio terapeutico. Il melanoma è un tumore della pelle molto aggressivo, la cui incidenza sta rapidamente aumentando negli ultimi anni. Nei primi stadi può essere curato tramite intervento chirurgico, ma nello stadio avanzato è in grado di diffondersi in altre parti dell’organismo rendendo difficile la cura. Inoltre, la maggior parte dei melanomi alla lunga diventa resistente alle terapie farmacologiche convenzionali. Uno dei meccanismi di resistenza alla chemioterapia è l’autofagia, un 106 alice gualerzi Manuela D’Eletto La spettroscopia Raman è un promettente strumento capace di indagare in modo accurato, rapido e oggettivo la tipologia di lesione. L’analisi della composizione molecolare della cute avviene attraverso una luce laser in modo indolore e rapido. Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di ottimizzare le condizioni di analisi e di valutare la reale efficacia diagnostica della tecnica di spettroscopia Raman. Questa tecnica potrà aprire la strada al suo futuro utilizzo come metodo non invasivo, efficace e obiettivo a disposizione del dermatologo per una diagnosi accurata e precoce dei tumori della pelle. 107 Vaccinazione con DNA chimerico per il trattamento del melanoma maligno: uno studio clinico comparativo di medicina traslazionale. Il melanoma è uno dei tumori più diffusi e aggressivi, non solo nell’uomo ma anche in altri mammiferi, ad esempio i cani. Sebbene una diagnosi tempestiva lo renda curabile, in caso di diagnosi tardiva le possibilità di cura sono limitate. Il melanoma è altamente immunogenico, in grado cioè di essere visto dal sistema immunitario che è capace di riconoscere specifici bersagli, detti antigeni, sulle cellule tumorali. Tra questi c’è l’antigene CSPG4, espresso sulle cellule di melanoma e sulle cellule tumorali staminali. Grazie alle similitudini tra il melanoma umano e canino è stato condotto uno studio clinico veterinario dimostrando l’efficacia di un vaccino a DNA contro CSPG4 nel prevenire le recidive e le metastasi in cani operati di melanoma. Lo scopo del progetto è quello di generare vaccini chimerici contro l’antigene CSPG4, codificanti una proteina ibrida, metà umana e metà canina, e di valutarne la maggiore efficacia antitumorale, da soli o in combinazione con Ipilimumab, un anticorpo utilizzato in clinica che potenzia il sistema immunitario contro il tumore. La convalida dell’efficacia dei vaccini chimerici contro il CSPG4 per il trattamento di pazienti canini affetti da melanoma maligno potrà fornire un prezioso contributo per combattere il melanoma sia in ambito veterinario che umano, contribuendo a migliora la sopravvivenza. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Cuneo nel 1985 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Torino 108 PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Torino Nuove strategie per superare la resistenza agli inibitori di BRAF: validazione di una terapia combinata in modelli di melanoma. Il melanoma cutaneo è uno dei pochi tumori umani altamente maligni la cui incidenza a livello mondiale continua a crescere in modo drammatico. Si tratta di un tumore potenzialmente letale che, almeno nel 20% dei casi, porta a metastasi vicino al sito primario o a distanza ed è inoltre caratterizzato da una elevata refrattarietà ai comuni farmaci chemioterapici. Negli ultimi anni una speranza è arrivata dall’utilizzo degli inibitori della proteina BRAF, ad esempio il vemurafenib, che hanno però mostrato, in un’alta percentuale di casi, comparsa di resistenza e una conseguente recidiva. Il progetto è focalizzato sulla messa a punto di nuove terapie combinate dirette contro i meccanismi molecolari alla base della resistenza agli inibitori di BRAF. oncologia oncologia Claudio Tabolacci Federica Riccardo Attraverso uno screening proteomico di linee cellulari di melanoma resistenti a questi farmaci verranno individuati i meccanismi molecolari alla base dell’induzione della resistenza. Una volta individuati si potrà agire in modo mirato su di essi, anche mediante l’utilizzo di molecole naturali o provenienti dall’alimentazione e per questo caratterizzate da minore tossicità tipica dei comuni chemioterapici. Con l’individuazione di nuove molecole, anche di origine naturale, si potranno sviluppare nuove cure adiuvanti atte a potenziare le attuali terapie con conseguente aumento della aspettativa e della qualità di vita dei pazienti. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Superiore di Sanità di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nato a Roma nel 1982 Laureato in Biologia ed Evoluzione Umana presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Immunologia e Biotecnologie applicate presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 109 Le cellule tumorali, avendo un metabolismo alterato, hanno anche metabolomi diversi dalle cellule sane. Lo scopo del progetto è identificare, attraverso la spettroscopia di risonanza magnetica, profili metabolici specifici provenienti da campioni di urine e siero di pazienti affetti da melanoma, metastatico e non metastatico, e di confrontarli con quelli di un gruppo di individui sani di controllo. L’obiettivo dell’analisi è determinare una “firma metabolica” specifica capace di distinguere i pazienti rispetto ai sani, e i pazienti metastatici dai non metastatici, oltre a fornire un razionale per predire il rischio di sviluppare metastasi nei pazienti non ancora metastatici. Analizzando i metaboliti responsabili di tale discriminazione ci si attende una migliore comprensione dei meccanismi biochimici e cellulari coinvolti nello sviluppo del melanoma e delle metastasi. Sviluppo preclinico di una nuova molecola a bersaglio specifico contro le cellule di melanoma. Il melanoma è il tumore più aggressivo della pelle ed è associato ad un’elevata mortalità. La causa principale è lo sviluppo di resistenza alla morte cellulare programmata, o apoptosi, da parte del tumore che rende quindi inefficaci i farmaci in uso. L’obiettivo del progetto è realizzare una nuova molecola per il trattamento del melanoma che permetta di superare la resistenza del tumore ai farmaci tradizionali attraverso l’induzione dell’apoptosi. Il progetto vuole sviluppare, servendosi delle nanotecnologie, una molecola con un veicolo d’avanguardia, per renderla più efficace e meno tossica, che, in associazione ai chemioterapici, è in grado di costringere le cellule del tumore a “suicidarsi”. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione FiorGen Onlus di Firenze DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia NOTE BIOGRAFICHE Nato a Prato nel 1977 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Carpi (MO) nel 1979 Laureato in Chimica presso l’Università degli Studi di Firenze Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia PhD in Biologia strutturale presso l’Università degli Studi di Firenze PhD in Patologia Clinica presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia oncologia oncologia Identificazione dei pazienti affetti da melanoma aggressivo attraverso la risonanza magnetica nucleare basata sulla metabolomica. La metabolomica, cioè la misura quantitativa dei metaboliti presenti nei sistemi viventi, si è affermata come un utile complemento alla caratterizzazione delle malattie e all’investigazione di molteplici tematiche biochimiche e biomediche. La metabolomica consiste nell’analisi di fluidi biologici, come siero o urine, per caratterizzare il metaboloma, cioè il complesso dei metaboliti originanti dal funzionamento della cellula. 110 Francesca Truzzi Leonardo Tenori Bassi livelli di chemioterapia consentono infatti di “aiutare” la molecola ad agire, aumentando i livelli di un recettore di morte normalmente poco espresso sulla superfice delle cellule più aggressive. Il legame tra recettore e molecola consentirebbe di attivare la morte nelle cellule del tumore maggiormente responsabili della resistenza ai farmaci. Per facilitarne l’azione, verranno utilizzati dei “trasportatori”, atti a veicolare la molecola all’interno del tumore aumentandone l’efficacia. Questa strategia porterà allo sviluppo di un nuovo farmaco in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti affetti da melanoma. 111 La prostata è una ghiandola deputata alla produzione del liquido seminale. Il tumore alla prostata è uno dei più diffusi nel sesso maschile. Nelle prime fasi il tumore alla prostata non dà sintomi evidenti, ma può già essere diagnosticato attraverso una visita urologica. Il principale fattore di rischio è l’età: è raro al di sotto dei 40 anni, mentre due terzi dei tumori sono diagnosticati dopo i 65 anni di età e tra il 70-90% degli uomini oltre gli 80 anni hanno un tumore alla prostata. Chi ha casi di tumore alla prostata in consanguinei ha un rischio doppio di sviluppare tumore alla prostata e anche scorretti stili di vita (dieta ricca di grassi, obesità, inattività fisica) influenzano il rischio. 112 secondo 2 terzi 1 su 8 91% -1,8% per anno tumore più diffuso negli uomini dei tumori alla prostata diagnosticati nei paesi sviluppati uomini che sviluppano un tumore alla prostata nel corso della vita probabilità di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi diminuzione della mortalità per tumore alla prostata FONTI: International Agency for Research on Cancer (www.iarc.fr) per i dati internazionali Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani Valutazione dell’ipossia e del volume vascolare in un modello di tumore alla prostata tramite risonanza magnetica. L’ipossia, cioè una bassa concentrazione di ossigeno in un tessuto, è tipica di molti tumori solidi e influenza molti aspetti della biologia del cancro favorendo caratteristiche tumorali aggressive. Inoltre, l’assenza di una sufficiente ossigenazione è spesso correlata a una riduzione dell’efficacia della terapia medica. Sia la chemio che la radioterapia sono infatti meno efficaci in presenza di bassa concentrazione di ossigeno all’interno del tumore. L’ipossia è causata da una insufficiente vascolarizzazione della massa tumorale: nonostante si comincino a conoscere nei dettagli i meccanismi molecolari, mancano ancora strumenti di visualizzazione diagnostica. Lo scopo della ricerca è proprio lo sviluppo di una nuova procedura per la visualizzazione dell’ipossia e del volume vascolare in modelli murini di tumore alla prostata attraverso la risonanza magnetica (RM). oncologia ENZA DI Gregorio TUMORE ALLA PROSTATA L’uso della RM permette di visualizzare in modo non invasivo e con un’elevata risoluzione le zone di interesse, fornendo preziose informazioni sulle caratteristiche del tessuto tumorale. Inoltre, è possibile utilizzarla per monitorare nel tempo l’esito della terapia. Il metodo si basa sull’uso dei globuli rossi del sangue marcati con agenti di contrasto capaci di evidenziare il grado di ossigenazione e vascolarizzazione della zona di interesse. L’obiettivo finale è lo sviluppo di un metodo che sia applicabile anche in clinica, per aiutare i medici nella caratterizzazione del tumore alla prostata e nel monitoraggio della terapia anti-tumorale più consona per ogni paziente. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Salemi (TP) nel 1984 Laureata in Biotecnologie Molecolari presso l’Università degli Studi di Torino PhD in Scienze Biomolecolari e Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Torino 113 oncologia oncologia Roberta Sommaggio Terapia cellulare nel tumore alla prostata: dotare le cellule T con strumenti per superare il checkpoint della proteina PD-1. Il cancro della prostata è la seconda causa di mortalità maschile nel mondo occidentale. Un approccio terapeutico attualmente in uso è l’immunoterapia cellulare che prevede la somministrazione di linfociti T, cellule del sistema immunitario, opportunamente ingegnerizzati e stimolati per riconoscere e distruggere le cellule tumorali di prostata. Il tumore però è in grado di attivare meccanismi di difesa per inibire questa risposta immunitaria. L’obiettivo del progetto è studiare la proteina PD-1 (Programmed cell Death protein 1), una delle molecole responsabili dell’inibizione dei linfociti T. L’interazione tra PD-1 e due molecole ad esso complementari, PDL-1 e PDL-2, inibisce l’attività dei linfociti T e ne riduce l’efficacia, compromettendo la risposta immunitaria. Il progetto di ricerca prevede l’ingegnerizzazione dei linfociti T in modo tale da conferire loro specificità contro le cellule tumorali prostatiche. Inoltre verranno messi a punto diversi sistemi per interferire con il microambiente tumorale immunosoppressivo, impedendo l’interazione di PD-1 con i suoi recettori. I due approcci, attuati in contemporanea, permetteranno di aumentare l’attività e la sopravvivenza dei linfociti T infusi nel paziente, ripristinandone l’efficacia terapeutica, e migliorando così le attuali strategie di terapia cellulare. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Padova NOTE BIOGRAFICHE Nata a Lonigo (VI) nel 1981 Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Padova 114 PhD in Biomedicina presso l’Università di Barcellona (Spagna) grant 2015 PERCHè LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI. ANCHE A TE. 115 Il tumore alla tiroide è un tumore relativamente poco comune. Ne esistono diverse forme: la più comune, presente in oltre il 75% dei casi, è l’adenocarcinoma papillare. Gli altri sottotipi sono il carcinoma follicolare (15% di tutti i tumori), quello midollare e quello anaplastico, il più aggressivo ma anche il più raro. Tra i fattori di rischio è annoverato il gozzo, un ingrossamento della tiroide causato dalla presenza di noduli benigni spesso dovuti a carenza di iodio, o l’esposizione massiccia a radiazioni ionizzanti. Per questo sono più a rischio pazienti che hanno effettuato radioterapie per altri tumori nella zona del collo o persone esposte a fonti di materiale radioattivo, come nel caso di disastri nucleari. rappresenta 1,2% 3 volte più comune nelle donne rispetto agli uomini 90% di tutte le neoplasie del sistema endocrino 93% dei pazienti è vivo a cinque anni dalla diagnosi di tutti i tumori Uno strumento per identificare nuovi bersagli terapeutici nel carcinoma della tiroide: uno screening di vulnerabilità cellulare basato sull’interferenza a RNA. Il carcinoma della tiroide è il tumore endocrino più frequente e la sua incidenza sta aumentando rapidamente. Ne esistono diverse forme: carcinomi papillari (PTC) e follicolari (FTC) ben differenziati e carcinomi poco differenziati (PDTC) o anaplastici indifferenziati (ATC). I primi due tipi hanno normalmente una buona prognosi, ma circa il 20% dei pazienti sviluppa ricadute e diventa resistente al trattamento con lo iodio; i tipi PDTC e ATC sono invece associati a una prognosi negativa. È necessaria quindi una più profonda comprensione delle basi molecolari del carcinoma alla tiroide, per identificare quelli più a rischio di progressione maligna e sviluppare valide opzioni terapeutiche per le forme più aggressive. Lo scopo della ricerca è comprendere i meccanismi molecolari attraverso l’approccio di “non-oncogene addition”. Questo termine indica la condizione oncologia oncologia Maria Chiara Anania TUMORE ALLA tiroide per cui le cellule tumorali entrano in uno stato di stress maggiore a causa della proliferazione rapida e richiedono, per “compensazione”, un maggior coinvolgimento di vie metaboliche non oncogeniche. Interferire con questi processi “di supporto” danneggia di più le cellule tumorali rispetto alle cellule sane. Lo scopo della ricerca è individuare, tramite screening basati sull’interferenza a RNA, e validare i geni coinvolti in questo processo e che influenzano la vitalità cellulare. Globalmente, i risultati dello studio permetteranno di individuare nuovi bersagli da colpire con farmaci mirati per il trattamento dei tumori della tiroide. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Nazionale dei Tumori di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Locri (RC) nel 1983 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Bologna 116 FONTI: World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani PhD in Life and Biomolecular Sciences presso la Open University di Londra (UK) 117 oncologia oncologia greta gandolfi Analisi delle alterazioni genomiche alla base della progressione e delle metastasi del carcinoma papillare della tiroide. Il carcinoma papillare della tiroide è il più comune tumore maligno della tiroide. La maggior parte dei pazienti ha un decorso positivo, anche se una piccola, ma significativa percentuale di essi (5-10%) sviluppa comportamenti aggressivi e metastasi, che può portare anche alla morte dei pazienti. È quindi importante sviluppare metodologie e marcatori diagnostici che consentano di distinguere, al momento della diagnosi, la minoranza di tumori che potranno diventare aggressivi da quelli con buona prognosi, per poter fornire al paziente un trattamento adeguato. Questi studi sono stati resi difficili dalla relativa rarità dei tumori papillari aggressivi, dal lento corso della malattia e quindi dalla difficoltà di reperire un buon numero di pazienti e di campioni. Lo scopo della ricerca è individuare caratteristiche molecolari che contraddistinguono i carcinomi papillari della tiroide più aggressivi. Verranno utilizzati approcci genetici e cellulari per identificare le alterazioni genetiche (numero di copie di cromosomi o di porzioni di cromosoma e mutazioni somatiche puntiformi), specificamente associate allo sviluppo di metastasi nei carcinomi papillari della tiroide e che conferiscono un vantaggio per la progressione del tumore. I risultati dello studio potranno fornire ai clinici nuovi strumenti diagnostici per prevedere l’aggressività del tumore papillare alla tiroide nelle prime fasi della diagnosi. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS-Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia NOTE BIOGRAFICHE Nata a Montecchio Emilia (RE) nel 1983 Laureata in Ecologia presso l’Università degli Studi di Parma 118 PhD in Scienze Animali presso l’Università degli Studi di Bologna grant 2015 il nostro sostegno alla ricerca scientifica 119 Il tumore alla vescica si manifesta principalmente tra i 60 e i 70 anni. I sintomi principali sono presenza di sangue nelle urine e dolore e difficoltà a urinare. La sopravvivenza è piuttosto alta anche se non è sempre prevedibile l’evoluzione e la risposta alla terapia, che è generalmente chirurgica con chemioterapia adiuvante. Vi sono diversi fattori predisponenti tra cui il fumo, una dieta ricca di grassi e l’esposizione prolungata a sostanze come le nitrosamine e le ammine aromatiche, comuni in certi processi industriali. 430.000 nuove diagnosi al mondo ogni anno secondo fra i tumori urologici maschili dopo quello alla prostata 3 volte più frequente negli uomini che nelle donne 80% percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi in Italia Il sequenziamento di nuova generazione per identificare micro-RNA plasmatici nel cancro alla vescica. I microRNA sono piccole molecole di RNA presenti naturalmente nelle cellule con un ruolo fondamentale nella regolazione dell’espressione genica. Negli ultimi anni è stato delineato il loro coinvolgimento nello sviluppo di molte malattie tra cui i tumori, incluso quello alla vescica. Il tumore alla vescica è una delle neoplasie più spesso diagnosticate in Europa; identificare quindi nuove molecole da poter utilizzare come marcatori diagnostici e prognostici è di grande interesse clinico. Di grande rilevanza sono soprattutto i marcatori che sono rilasciati nel sangue, poiché sono analizzabili a basso costo e senza metodiche invasive per il paziente. Scopo del progetto è proprio l’identificazione di variazioni nei livelli e nelle tipologie di microRNA, collegati con la formazione e lo sviluppo del tumore alla vescica, nel san- oncologia Barbara Pardini TUMORE ALLA VESCICA gue di pazienti rispetto a individui sani. Per identificarli con precisione verranno utilizzate le tecnologie di sequenziamento di nuova generazione, che permettono di identificare anche RNA presenti in numero ridotto ma significativi della presenza della malattia. Lo scopo finale è quello di individuare i microRNA coinvolti nel processo di formazione e sviluppo del tumore alla vescica per utilizzarli come biomarcatori. La specificità dei microRNA dovrebbe inoltre permettere la caratterizzazione puntuale dei vari stadi del tumore alla vescica e quindi di sviluppare nuove strategie di cura personalizzata. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Human Genetics Foundation di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Lucca nel 1978 Laureata in Biologia all’Università degli Studi di Pisa 120 FONTI: World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali Rapporto AIRTUM-AIOM 2014 per i dati italiani PhD in Microbiologia e Genetica all’Università degli Studi di Pisa 121 neuroscienze Il nostro cervello, che pesa mediamente poco meno di 1.500 grammi, è costituito da circa 100 miliardi di neuroni e da altrettante cellule non neuronali. Un tipico neurone riceve decine di migliaia di connessioni da parte di altri neuroni; queste connessioni, dette sinapsi, determinano la formazione di complessi circuiti nervosi attraverso i quali viaggia l’informazione. Le Neuroscienze si propongono di capire come le singole molecole si assemblano per formare i neuroni, come i neuroni a loro volta si connettono a formare circuiti, come questi circuiti siano in grado di sviluppare proprietà e capacità uniche, e, infine, come la disfunzione a uno qualsiasi di questi livelli possa portare a malattie neurologiche e psichiatriche. Patologie come schizofrenia, depressione, epilessia, demenza, dipendenza da alcol costituiscono il 13% del carico globale di malattia, superiore alle malattie cardiovascolari e al cancro. Si stima che il loro trattamento richiederà, entro il 2030, oneri di spesa superiori a 6000 miliardi di dollari l’anno. In aggiunta, le cure e gli interventi di prevenzione per questi disturbi sono pochi e scarsamente efficaci, e questo riflette in parte una comprensione limitata del cervello e dei meccanismi molecolari e cellulari alla base del suo funzionamento. Le malattie del cervello sono quindi la maggior emergenza di sanità pubblica e c’è bisogno di creare una cooperazione a livello globale per affrontare questo problema. La Fondazione Umberto Veronesi anche quest’anno ha raccolto la sfida e ha finanziato la ricerca di giovani scienziati su progetti mirati all’identificazione dei processi molecolari alterati nel corso di patologie del sistema nervoso e al trasferimento dei risultati dal laboratorio alla clinica. Ancora una volta la Fondazione ha investito su giovani ricercatori, promuovendone il merito e sostenendo i progetti con la più alta innovazione scientifica. Michela Matteoli 122 CNR e Università degli Studi di Milano Director of Neuroscience Program Humanitas Research Hospital BORSE NEUROSCIENZE Le malattie neurologiche comprendono le malattie del sistema nervoso centrale (sclerosi multipla, malattie cerebrovascolari, Alzheimer, Parkinson, epilessia, malattie autoimmuni e degenerative) e il sistema nervoso periferico (polineuropatie). Sono collegate all’invecchiamento dei neuroni e in aumento a causa dell’allungamento della vita media. Sono patologie altamente invalidanti dal punto di vista fisico e cognitivo. 5% 220.000 10-59 ANNI 1 suBAMBINI160 40-70 PERSONE degli italiani con più di 60 anni sono affetti da morbo di Alzheimer italiani affetti dalla malattia di Parkinson età di insorgenza della sclerosi multipla ha disturbi dello spettro autistico ogni 100.000 colpite da epilessia nei paesi industrializzati FONTI: Epicentro, Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/ 123 durante lo sviluppo attraverso la bilanciata interazione di due tipi neuronali: i neuroni di proiezione e gli interneuroni. Gli interneuroni, in particolare, comprendono un gruppo eterogeneo di neuroni che contribuiscono principalmente ai circuiti locali, dove forniscono impulsi inibitori. Definire il loro ruolo nel consolidamento e nel mantenimento della memoria emotiva contribuirà a individuare le vie di regolazione e di segnalazione utili per il trattamento di disturbi della memoria dovuti a traumi, invecchiamento e/o demenze progressive. In particolare verrà studiata una particolare classe di interneuroni che esprimono la proteina parvalbumina (PV+), coinvolti in patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e in deficit cognitivi. Gli interneuroni PV+ sono inoltre implicati in processi che coinvolgono i comportamenti legati alla memoria spaziale e alla plasticità dei circuiti neuronali. L’obiettivo dello studio sarà verificare, in un modello animale, gli effetti della perdita di interneuroni PV+ per comprendere meglio i circuiti molecolari alla base della memoria e della plasticità del cervello. Studio e trattamento dell’atrofia neuronale nella sindrome di Rett mediante l’uso di cellule umane pluripotenti. La sindrome di Rett è una grave malattia neurologica che colpisce per lo più le bambine a partire dai 1824 mesi e causa ritardo cognitivo e di sviluppo. La sindrome di Rett ha anche una base genetica: mutazioni nei geni MeCP2 e CDKL5 sono presenti nelle pazienti. Sono più di 60 le mutazioni individuate che determinano quadri clinici differenti ma che hanno in comune l’atrofia neuronale: le cellule nervose perdono parte delle connessioni e capacità di trasmettere gli impulsi nervosi e rimangono immature. Utilizzando protocolli per la generazione di cellule staminali adulte si intende generare in vitro neuroni provenienti da pazienti. La creazione di modelli cellulari avanzati paziente-specifici consentirà la ricerca dei meccanismi di recupero e delle possibili cure dell’atrofia neuronale. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Torino DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Trieste NOTE BIOGRAFICHE Nata a Lagonegro (PZ) nel 1975 NOTE BIOGRAFICHE Nato a Varese nel 1978 Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II Laureato in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II PhD in Biotecnologie e Scienze Veterinarie presso l’Università degli Studi di Torino PhD in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Trieste neuroscienze neuroscienze Ruolo degli interneuroni PV+ nel consolidamento e nel mantenimento della memoria e della plasticità cerebrale. È noto che alcune aree del nostro cervello richiamano alla memoria le emozioni legate a un episodio importante del passato. Tale memoria emotiva è conservata nella corteccia sensoriale, fisicamente collegata alle aree del nostro cervello che elaborano gli stimoli sensoriali e le emozioni. Uno stimolo sensoriale riattiva il ricordo di un’esperienza passata e anche il vissuto emotivo e influenza così le nostre scelte e comportamenti. La corteccia cerebrale è un sistema complesso. Tale complessità nasce 124 Gabriele Baj Maria Armentano Lo scopo del progetto è identificare una combinazione di fattori di crescita e di farmaci che agiscono come modulatori dello sviluppo neuronale. L’utilizzo di cellule umane paziente-specifiche consentirà di identificare terapie personalizzate con benefici per la pratica clinica. Lo studio del processo di differenziamento neuronale partendo da cellule staminali, le cui caratteristiche molecolari e biologiche sono specifiche per ogni paziente, può offrire una possibilità senza precedenti per comprendere lo sviluppo normale e anormale del cervello umano e offrire nuove prospettive di cura per le bambine affette da sindrome di Rett. 125 Il Magnesio come integratore alimentare per il trattamento dei difetti sinaptici e cognitivi in un modello preclinico di autismo. L’autismo è un disturbo neuropsichiatrico che interessa diverse funzioni cerebrali. Studi preclinici hanno dimostrato che disfunzioni strutturali e funzionali della sinapsi, in particolare della morfogenesi delle spine dendritiche e della plasticità sinaptica, sono alla base della patologia. Nella ricerca verrà utilizzato un modello murino geneticamente privo della proteina Eps8 che presenta alterazioni morfologiche e funzionali dei contatti sinaptici e della plastici- tà sinaptica; i livelli della proteina Eps8 sono infatti ridotti nei pazienti affetti da autismo, quindi rappresenta un buon modello per studiare questo disturbo. È stato proposto che un aumento dei livelli di magnesio nel cervello sia in grado di potenziare le capacità cognitive e di memoria regolando l’espressione e l’attività di proteine cruciali per i fenomeni di plasticità sinaptica. Su queste basi lo scopo della ricerca è valutare se un aumento della concentrazione di magnesio nel cervello sia in grado di promuovere un recupero dei deficit cognitivi e di memoria e dei difetti strutturali e funzionali delle sinapsi riscontrati nel modello sperimentale. L’obiettivo è chiarire i meccanismi molecolari alla base del processo attraverso tecniche di biologia molecolare ed elettrofisiologia; questa comprensione potrà avere ricadute positive sull’identificazione di nuovi bersagli terapeutici per il trattamento dei disturbi autistici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Neuroscienze CNR, Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Cecina (LI) nel 1984 Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Pisa 126 PhD in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Trieste ALTERAZIONI DEL SISTEMA PURINERGICO DELLE CELLULE GLIALI COME NUOVO MECCANISMO PATOGENETICO NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER. Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa ed è la forma di demenza più comune tra gli anziani. Con l’avanzare dell’età le donne diventano più predisposte allo sviluppo della malattia. La maggiore predisposizione delle donne è probabilmente legata alla riduzione di ormoni estrogeni dopo la menopausa. Attualmente non sono ancora disponibili vere e proprie terapie in grado di contrastare la malattia: per svilupparle, è necessario aumentare la conoscenza dei meccanismi alla base della patologia, ed è questo l’obiettivo della ricerca. Le cellule del sistema nervoso centrale sono di due tipi: i neuroni e le cellule della glia, che comunicano tra loro attraverso un insieme di molecole chimiche detto “purinergico”. Uno degli obiettivi principali del progetto è verificare possibili interazioni fra il sistema purinergico e gli ormoni sessuali estrogeni e se eventuali alterazioni ormonali abbiano una conseguenza sulla sopravvivenza delle neuroscienze neuroscienze Marta Boccazzi Giulia Betto cellule gliali e, in ultima analisi, sulla patogenesi e sulla progressione del morbo di Alzheimer. In particolare verrà studiato se e come stimoli patologici tipici del morbo di Alzheimer, come l’accumulo della proteina β-amiloide, modulino i recettori purinergici sulle cellule gliali e se, viceversa, l’attivazione di specifici recettori interferisca con i meccanismi molecolari alla base della patologia. Infine, verrà indagato il ruolo degli estrogeni sui recettori purinergici sulle cellule gliali, come contribuiscono all’effetto protettivo nelle donne fertili con l’obiettivo di sviluppare strategie per contrastare lo sviluppo e la progressione della malattia. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Legnano (MI) nel 1983 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Scienze Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano 127 REGOLAZIONE DELLA DIVISIONE DEI PROGENITORI DEGLI OLIGODENDROCITI: UN APPROCCIO PER MIGLIORARE LA RIPARAZIONE DELLA MIELINA NEL CERVELLO ANZIANO. La mielina è il rivestimento lipidico che ricopre gli assoni dei neuroni e permette la conduzione dei segnali elettrici nervosi ad alta velocità, come una guaina intorno a un cavo elettrico. Il suo danneggiamento impedisce agli impulsi nervosi di procedere correttamente lungo le fibre nervose ed è causa di sintomi motori e cognitivi altamente invalidanti. Durante l’invecchiamento del cervello umano si verifica una perdita di mielina e la sua riparazione diven- ta meno efficiente in caso di trauma o patologia. La mielina viene depositata da un tipo specializzato di cellule, gli oligodendrociti. Nel cervello anziano, la proliferazione e il differenziamento di cellule progenitrici degli oligodendrociti è ridotta. L’obiettivo del progetto è studiare, impiegando tecniche avanzate di optical imaging in vivo, le modalità con cui nuove cellule in grado di depositare la mielina vengono prodotte nel cervello anziano e in risposta a cambiamenti dell’attività neuronale. I risultati aiuteranno a chiarire la natura delle alterazioni dei progenitori degli oligodendrociti, cervello anziano e permetteranno di seguire le dinamiche di molecole importanti per la determinazione del destino di queste cellule. L’obiettivo finale è l’individuazione di meccanismi e molecole bersaglio da sfruttare per il disegno di nuovi approcci terapeutici finalizzati a promuovere le capacità riparative del cervello anziano. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO University of Cunnecticut di Storrs (USA) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Torino nel 1981 Laureata in Neurobiologia presso l’Università degli Studi di Torino 128 PhD in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Torino CONTROLLO EPIGENETICO DELL’INFIAMMAZIONE CEREBRALE NELL’EPILESSIA: i micro-RNA come NUOVa OPPORTUNITÀ TERAPEUTICa. L’epilessia è un grave disordine neurologico caratterizzato da crisi ricorrenti, causato da squilibri tra segnali di eccitazione e di inibizione in alcuni circuiti nervosi del cervello, come l’ippocampo e la corteccia cerebrale. Recenti studi hanno evidenziato un ruolo nella patogenesi della malattia per le molecole infiammatorie rilasciate dalle cellule della glia. Studi in modelli animali hanno dimostrato che contrastare farmacologicamente singole vie infiammatorie causa notevoli benefici ma non previene l’insorgenza della malattia. Di conseguenza è importante identificare meccanismi che regolino i processi infiammatori in maniera globale e prevengano la prolungata infiammazione cerebrale. L’obiettivo della ricerca è individuare una strategia terapeutica per ridurre l’infiammazione cerebrale potenziando meccanismi antinfiammatori endogeni mediati da molecole neuroscienze neuroscienze Milica Cerovic enrica boda di microRNA nei foci epilettici. La strategia prevede la somministrazione, nel lobo temporale di un modello animale di epilessia, di un microRNA sintetico (miR146a) che mima l’azione anti-infiammatoria di quello endogeno. Dati preliminari mostrano un ritardo nella insorgenza degli eventi epilettici e la riduzione della loro frequenza. L’obiettivo è ora indagare i meccanismi molecolari della sua azione e se vi sono effetti benefici in termini di ridotta perdita cellulare e recupero dei deficit cognitivi. Questo approccio dovrebbe fornire nuovi strumenti di trattamento con ridotti effetti collaterali, e dalla vasta applicabilità clinica poiché l’infiammazione cerebrale è comune a diversi tipi di epilessie. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Podgorica (Monetengro) nel 1978 Laureato in Scienze Biologiche presso Università degli Studi di Roma “La Sapienza” PhD in Biologia Cellulare e dello Sviluppo presso Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 129 GLI EFFETTI delle ALTERAZIONI lipidiche DELLA MEMBRANA PLASMATICA SULLA FUNZIONALITA’ SINAPTICA. Nel cervello umano ci sono circa 100 milioni di neuroni. Ogni neurone è rivestito da uno strato di lipidi, la membrana plasmatica. La corretta organizzazione e un’intatta struttura della membrana è fondamentale per il funzionamento della cellula. Un’alterazione della membrana plasmatica è stata riscontrata in malattie neurologiche come il morbo di Alzheimer. Il progetto vuole quindi comprendere come queste alterazioni influenzino la funzionalità del neurone, e se possa essere uno dei meccanismi patologici della malattia da sfruttare come bersagli terapeutici. La membrana plasmatica dei neuroni verrà alterata artificialmente attraverso l’eliminazione di uno dei suoi componenti basilari, il lipide sfingomielina. Questo determina, a livello delle sinapsi, la formazione di strutture tubulari come osservato in cellule non neuronali. È possibile che queste strutture interferiscano con il rilascio di neurotrasmettitori, attraverso cui i neuroni comunicano e trasmettono l’impulso nervoso. L’obiettivo della ricerca è l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici sensibili all’azione della sfingomielinasi, un enzima che degrada la sfingomielina, dal momento che alterazioni della via di segnalazione mediate da questo lipide sono state descritte in diverse malattie neurologiche, e hanno quindi un ampio potenziale di applicazione clinica. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Yale University di New Haven, Connecticut (USA) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Monza (MB) nel 1986 Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano 130 PhD in Biotecnologie applicate alle Scienze Mediche presso l’Università degli Studi di Milano ACCUMuLO DI PROTEINA BETA-AMILOIDE: IL RUOLO DELL’ENZIMA UBIQUITINA C-TERMINAL IDROLASI L1. Il morbo di Alzheimer è la più comune malattia neurodegenerativa legata all’invecchiamento ed è caratterizzata dall’accumulo della proteina β-amiloide (Aβ) in ammassi extracellulari: le placche senili. La produzione e il rilascio di questa proteina sono causati da un alterato funzionamento di tre enzimi: α, β e γ-secretasi. Gran parte dei casi di Alzheimer possono essere considerati forme miste in cui piccole aree di ipossia cerebrale, cioè carenza di ossigeno nei tessuti, possono dare avvio a meccanismi patologici che inducono la deposizione di β-amiloide. Recentemente, è stato osservato che la β-amiloide blocca l’attività dell’enzima Ubiquitina C-terminal idrolasi L1 (Uch-L1) e che questo evento è associato ad una iper-regolazione della β-secretasi, in neuroscienze neuroscienze Michela Guglielmotto Giuliana Fossati una sorta di meccanismo retroattivo. Uch-L1 gioca un ruolo cruciale nella rimozione di proteine in eccesso o mal aggregate e bassi livelli sono presenti sia nel danno ischemico che in presenza di malattia di Alzheimer. L’obiettivo della ricerca è indagare gli effetti del danno ischemico e dei peptidi di β-amiloide sull’attività di Uch-L1. La conoscenza dei meccanismi alla base di tali variazioni apriranno la strada alla definizione di possibili approcci terapeutici in grado di modulare l’attività dell’enzima per trattare gravi malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Neuroscienze Cavallieri Ottolenghi di Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Pinerolo (TO) nel 1977 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Torino PhD in Patologia Molecolare e sperimentale presso l’Università degli Studi di Torino 131 ziali per la funzione del mitocondrio, il gruppo di ricerca ha di recente scoperto un nuovo meccanismo responsabile della morte delle cellule cerebrali. È stato identificato un microRNA capace di proteggere i neuroni dalla morte cellulare indotta dal cattivo funzionamento dei mitocondri. Scopo del progetto è individuare gli altri modulatori coinvolti in questo nuovo meccanismo di risposta a uno stress cellulare. Questi saranno testati in modelli sperimentali di malattie neurodegenerative e sarà valutato il ruolo nella prevenzione e nella cura di queste malattie. Lo scopo ultimo è identificare e caratterizzare nuovi bersagli terapeutici per la cura e la prevenzione di alcune delle malattie neurodegenerative più comuni, quali il Parkinson ed l’Alzheimer, in cui le disfunzioni mitocondriali contribuiscono in maniera determinante alla morte delle cellule neuronali. RUOLO dell’epigenetica NELLA VULNERABILITA’ AI DISTURBI PSICHIATRICI. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente documentato che circa 18 milioni di bambini in Europa subiscono un trauma, di qualsiasi natura, durante le prime fasi della vita. L’esperienza di questi eventi stressanti si ripercuote sul loro stato di salute, sia fisico che psicologico, da adulti. Capire come la memoria di tali eventi durante le prime fasi della vita possa essere mantenuta nel corso del tempo e attraverso quali meccanismi biologici influenzi l’individuo anche a distanza di anni è lo scopo del progetto. In particolare la ricerca si focalizzerà sullo studio della regolazione epigenetica, cioè dei meccanismi che non alterano la sequenza del DNA, pur regolando l’espressione dei geni. Verrà adottato un approccio traslazionale, effettuando le anali- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) di Napoli DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Cosenza nel 1980 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Busto Arsizio (VA) nel 1984 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II Laureata in Biologia Molecolare e Funzionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II PhD in Scienze Farmacologiche presso l’Università degli Studi di Milano neuroscienze neuroscienze Una nuova via mitocondriale di morte cellulare programmata: implicazioni nella terapia delle malattie neurodegenerative. I mitocondri sono organelli cellulari deputati alla produzione di energia. Disfunzioni dei mitocondri possono portare a deficit energetici, alla produzione di sostanze tossiche, e infine alla morte cellulare programmata. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno evidenziato il ruolo chiave delle disfunzioni mitocondriali nella patogenesi delle malattie neurodegenerative come le malattie di Parkinson ed Alzheimer. Studiando una rara malattia genetica dovuta a mutazioni in geni essen- 132 Alessia Luoni Alessia Indrieri si sia in un modello preclinico murino che nell’uomo, per identificare meccanismi epigenetici comuni e condivisi, responsabili della persistenza degli effetti di eventi stressanti durante le prime fasi dello sviluppo sulla comparsa di psicopatologie nell’adulto. Lo scopo è identificare i geni che sono modulati dallo stress nelle prime fasi della vita e la cui alterata regolazione, attraverso meccanismi epigenetici, possa contribuire all’aumentata vulnerabilità di disturbi psichiatrici nella vita adulta. Tali conoscenze potranno contribuire allo sviluppo di nuovi e più efficaci interventi terapeutici per diverse patologie psichiatriche. 133 Diversi studi indicano che il meccanismo con cui le molecole di prione anormale uccidono i neuroni coinvolge proprio l’alterazione, da parte del prione, della funzione fisiologica di PrPC normale. Di recente nel gruppo di ricerca è stato sviluppato un nuovo saggio cellulare per studiare la funzione di PrPC, e identificato diversi composti che inibiscono sia la tossicità che la replicazione del prione. L’obiettivo del progetto è caratterizzare il meccanismo di azione di alcune di queste molecole; in particolare, identificare i bersagli molecolari di due composti anti-prione precedentemente identificati in modelli sperimentali. I risultati di questo studio contribuiranno in maniera importante alla comprensione dei meccanismi molecolari alla base della tossicità e dell’infettività dei prioni. Inoltre, suggeriranno nuovi bersagli farmacologici e agenti terapeutici per il trattamento delle malattie da prioni. RUOLO DELLA MICROGLIA NEL RILASCIO DI UNA FORMA DI BETA AMILOIDE TOSSICA: NUOVO MECcANISMO NELLO SVILUPPO del morbo di ALZHEIMER. La malattia di Alzheimer è una delle forme più comuni di malattie neurodegenerative associate a significativi difetti delle funzionalità cerebrali e declino delle capacita di apprendimento e memoria. Ad oggi, il 10% dei casi di Alzheimer vengono classificati come ‘familiari’, con insorgenza precoce dovuta alla presenza di specifiche mutazioni associate allo sviluppo della patologia, e il 90% come ‘sporadici’, con insorgenza tardiva. Una delle caratteristiche principali della malattia è l’infiammazione. La teoria oggi più accettata è che le DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1977 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Roma nel 1981 Master in Ricerca Farmacologica presso l’Istituto Mario Negri di Milano Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Neuroscienze presso The Open University of London (UK) PhD in Neuroscienze presso l’Università di Manchester (UK) neuroscienze neuroscienze STUDIO DEI FATTORI MOLECOLARI COINVOLTI NELL’INFETTIVITÀ E nella PATOGENESI DEI PRIONI. Le malattie da prioni sono rare patologie neurodegenerative causate dall’accumulo nel tessuto cerebrale di una forma aberrante e anomala della proteina prionica cellulare, espressa normalmente sulla superficie dei neuroni e la cui funzione non è ancora nota. La proteina anormale, detta PrPSc, è una proteina infettiva, detta prione, che si propaga legandosi alla forma normale e causando la sua riorganizzazione strutturale così che si trasformi nella forma PrPSc, aumentandone i livelli. 134 Sonia Mazzitelli Tania Massignan placche di ß-amiloide stimolino una reazione infiammatoria, che contribuirebbe al danneggiamento neuronale e alla morte cellulare. In linea con queste osservazioni, studi preliminari hanno mostrato che l’uso di anti-infiammatori non-steroidei, come l’aspirina e l’ibuprofene, diminuiscono il rischio di sviluppare la patologia. Tuttavia, il meccanismo attraverso cui l’infiammazione predisporrebbe il cervello allo sviluppo del morbo di Alzheimer è ancora sconosciuto. L’obiettivo della ricerca è indagare i meccanismi molecolari responsabili dell’inizio della malattia di Alzheimer in assenza di mutazioni genetiche. 135 lo striato. Tra queste, precoci modifiche della composizione e attività dei recettori del glutammato di tipo NMDA sulla membrana dei neuroni sembrano avere un ruolo nella patogenesi della malattia e potrebbero rappresentare un bersaglio farmacologico innovativo. Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di indagare più a fondo i meccanismi molecolari alla base delle alterazioni dei recettori del glutammato NMDA nelle fasi iniziali e durante la progressione della malattia. Il progetto si avvarrà di approcci innovativi come i peptidi permeabili nelle cellule per studiare l’effetto delle alterazioni dei recettori NMDA sul comportamento motorio. L’obiettivo è quello di comprendere meglio la genesi molecolare della malattia di Parkinson per individuare nuove strategie di intervento terapeutico. EPILESSIE CAUSATE DA MUTAZIONI DEI CANALI DEL POTASSIO VOLTAGGIO-DIPENDENTI KCNQ2/3: MECCANISMI PATOGENETICI E NUOVE TERAPIE FARMACOLOGICHE. L’epilessia è uno dei disturbi neurologici più comuni che colpisce circa 50 milioni di persone in tutto il mondo. Sebbene la maggior parte delle epilessie siano idiopatiche, cioé non si conosce una causa specifica, circa 1-2% delle epilessie è determinato geneticamente. Tra queste ultime, mutazioni nei geni che codificano per i canali del potassio voltaggio-dipendenti KCNQ2 e, più raramente, KCNQ3 sono responsabili di alcune forme di epilessia con quadro clinico molto variabile. In particolare, mutazioni in KCNQ2 sono state associate sia ad una rara forma di epilessia ereditaria neonatale con sviluppo neurologico prevalentemente benigno (con- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Napoli Federico II NOTE BIOGRAFICHE Nata a Carate Brianza (MB) nel 1982 NOTE BIOGRAFICHE Nato a Maratea (PZ) nel 1984 Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II PhD in Neuroscienze Cliniche presso l’Università di Cambridge (UK) PhD in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II neuroscienze neuroscienze Studio delle alterazioni dei recettori NMDA nella malattia di Parkinson. La malattia di Parkinson è una delle più diffuse malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale ed è attualmente incurabile. I principali sintomi sono di tipo motorio e sono associati a una riduzione dei livelli di dopamina nel corpo striato, una regione del cervello popolata da diversi neuroni con il compito di integrare le informazioni provenienti da altre aree cerebrali per promuovere il controllo del movimento. Nelle malattia di Parkinson, la morte dei neuroni dopaminergici della sostanza nera provoca importanti alterazioni morfologiche e funzionali nel- 136 Francesco Miceli Manuela Mellone vulsioni benigne familiari neonatali), sia a una forma di encefalopatia epilettica con caratteristici aspetti neuroradiologici. Il progetto ha l’obiettivo di comprendere le basi molecolari di tale eterogeneità fenotipica e di identificare nuove molecole efficaci nella cura delle forme di epilessia associate a mutazioni in KCNQ2. L’identificazione dei meccanismi permetterà di formulare nuove correlazioni tra la gravità della malattia e la specifica alterazione genetica. Questi risultati avranno un rilevante impatto sulla gestione della malattia, sulla previsione del decorso e sui possibili trattamenti farmacologici. 137 Il contributo genetico della reduttasi IFI30 inducibile da interferone-g sul sistema immunitario nervoso centrale nella sclerosi multipla. La sclerosi multipla è una malattia degenerativa autoimmune del sistema nervoso centrale, causata da fattori ambientali in individui che sono geneticamente predisposti. Tuttavia, si conosce ancora poco delle conseguenze delle varianti genetiche sulla genesi e sul decorso della malattia. L’obiettivo della ricerca è proprio studiare una variante della proteina IFI30, un enzima inducibile dall’azione di una molecola infiammatoria, l’interferone, e che taglia specifici legami proteici. L’azione di questo enzima è essenziale sia nel sistema immunitario che in quello nervoso, per mantenere l’equilibrio di determinati metaboliti, come il glutatione, che proteggono la cellule da stress ossidativi. Una disfunzione nell’attività di IFI30 può compromettere gli equilibri metabolici e indurre lo stress cellulare con conseguente neurodegenerazione. L’obiettivo della ricerca è caratterizzare gli effetti delle varianti genetiche di IFI30 sulla progressione della malattia e sui meccanismi e come le varianti genetiche influenzino la risposta a dati trattamenti farmacologici, nell’ottica della terapia personalizzata. I risultati potranno essere utili per meglio comprendere la stratificazione dei pazienti in base alla severità di progressione della malattia e sviluppare approcci terapeutici efficaci e su misura. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS Ospedale san Raffaele, Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Villafranca di Verona nel 1981 Laureata in Biologia Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Padova 138 PhD in Biologia Molecolare e Cellulare e Patologia presso l’Università degli Studi di Verona La reciproca interazione dei recettori GPCRs: ruolo patofisiologico nelle malattie neurodegenerative. Negli ultimi anni la scienza ha identificato un elemento comune alla base della patogenesi di molte malattie neurodegenerative; l’infiammazione, che contribuisce al danno delle cellule del sistema nervoso e all’alterazione della trasmissione degli impulsi nervosi. Esistono diverse vie in grado di produrre una risposta infiammatoria che danneggia la mielina, una guaina lipidica che avvolge i neuroni e garantisce la trasmissione dell’impulso nervoso. La ricerca vuole studiare due famiglie di recettori coinvolti nel controllo dell’infiammazione: GPR17 e i recettori per le chemochine (CXCR), per capire se siano in grado di influenza- neuroscienze neuroscienze Chiara Parravicini Linda Ottoboni re reciprocamente la propria attività e se a seguito di questa interazione il processo infiammatorio possa essere modificato o inibito. A tale fine saranno identificate e testate nuove molecole capaci di modificare l’attività dei recettori in esame. La comprensione dei meccanismi di danno della mielina è uno strumento estremamente utile per la progettazione di nuove terapie mirate ad arrestarne la degradazione o di ripristinare i processi di deposizione. I risultati potranno aiutare lo sviluppo di strategie innovative in grado di controllare, attraverso la modifica di processi infiammatori, l’evoluzione delle malattie neurodegenerative demielinizzanti. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Erba (CO) nel 1978 Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Biotecnologie Farmacologiche presso l’Università degli Studi di Milano 139 Parkinson. LRRK2 influenza l’induzione dell’autofagia e l’attività patologica di LRRK2 è collegata con un’attività autofagica difettosa. La finalità principale dello studio è analizzare a livello molecolare il rapporto fisico e funzionale tra le proteine LRRK2 e PKC. In particolare vogliamo studiare se la mutazione patologica nella proteina LRRK2 (E193K) influenza la formazione del complesso LRRK2-PKC, con la finalità di conoscere il suo impatto nella regolazione dell’autofagia. LRRK2 e PKC partecipano nella regolazione dell’autofagia e i nostri dati preliminari descrivono l’esistenza di un complesso fisico e funzionale tra le due proteine. Si prevede che la mutazione E193K modifichi le proprietà biochimiche della proteina LRRK2, alterando la formazione del complesso LRRK2-PKC e inducendo un’attività autofagica anomala che potrebbe essere una delle cause della malattia di Parkinson. GLI EFFETTI CONVULSANTI DELLA CHEMOCHINA CCL2 IN TOPI EPILETTICI: ELETTROFISIOLOGIA E STUDI MOLECOLARI. L’epilessia è un disordine neurologico caratterizzato dalla comparsa di convulsioni spontanee. Studi di popolazione suggeriscono che i processi infiammatori indotti da infezioni batteriche sono un fattore di rischio per la comparsa delle convulsioni. In particolare è emerso che alterazioni nei livelli sistemici di molecole pro-infiammatorie sono un fattore cruciale nella comparsa delle convulsioni. Lo scopo del progetto è di investigare i meccanismi attraverso cui alterazioni di una particolare di queste molecole (chemochina CCL-2) siano in grado di indurre infiammazione del sistema nervoso centrale e di facilitare l’insorgenza di crisi epilettiche. Il fine ultimo è verificare il ruolo della DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università Vita e Salute San Raffaele di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Neuroscienze CNR di Pisa NOTE BIOGRAFICHE Nata a Albacete (Spagna) nel 1984 NOTE BIOGRAFICHE Nato a San Severo (FG) nel 1984 Laureata in Farmacia presso l’Università di Valencia (Spagna) Laureato in Biotenologie Mediche presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Farmacologia presso l’Università di Castilla-La Mancha (Spagna) PhD in Scienze Farmacologiche presso l’Università degli Studi di Milano neuroscienze neuroscienze RUOLO PATOGENETICO DELLE MUTAZIONI DELLA PROTEINA LRRK2 E DELL’ AUTOFAGIA NELLA MALATTIA DI PARKINSON. La malattia di Parkinson rappresenta la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa negli anziani. Molti casi sono idiopatici, ma sono state identificate forme genetiche associate a mutazioni della proteina LRRK2. Recenti studi hanno identificato una mutazione sconosciuta fino ad ora in LRRK2 (E193K) responsabile dell’ insorgenza precoce della malattia. L’autofagia è un processo fondamentale nel mantenimento dell’omeostasi cellulare e la riduzione dell’attività autofagica è collegata allo sviluppo della malattia di 140 Francesco Pistillo Maria Perez chemochina CCL-2 nel rischio di crisi epilettiche. Da un punto di vista clinico sono già in commercio farmaci che modulano l’attività di CCL-2; la speranza è che si possa estendere l’uso di questi farmaci a forme epilettiche attualmente non curabili. Il blocco della chemochina CCL-2 in modelli sperimentali di epilessia permetterà di identificare un nuovo bersaglio farmacologico per il trattamento delle convulsioni. Inoltre analisi molecolari permetteranno di comprendere i meccanismi attraverso cui l’aumento di CCL-2 nel sistema nervoso centrale è in grado di alterare l’eccitabilità neuronale. 141 ruolo delle microvescicole extracellulari nella propagazione della malattia di Alzheimer. La malattia di Alzheimer è la forma di demenza più comune. L’accumulo di molecole tossiche, come forme anormali di proteina β-amiloide e di proteina tau che si depositano in placche, causa la morte dei neuroni. In questo processo sono coinvolte le cellule immunitarie del cervello, le cellule microgliali, che esercitano effetti sia protettivi sia dannosi sui neuroni. È stato recentemente osservato che la microglia rilascia negli spazi extracellulari microvescicole che contengono forme tossiche di β-amiloide e di proteina tau in grado di muoversi sulla superficie dei neuroni. Attraverso meccanismi non ancora conosciuti, le microvescicole si muovono lungo le fibre nervose per rilasciare il loro contenuto neurotossico. Lo scopo della ricerca è chiarire quali molecole siano coinvolte in questi processi e capire come avvenga la diffusione della neurodegenerazione. L’attenzione sarà concentrata sulla proteina prionica e sulla transglutamminasi2. La loro presenza sulle microvescicole verrà valutata sia nella microglia in vitro che in campioni provenienti da pazienti. Lo studio consentirà di sviluppare una nuova strategia per limitare la diffusione del danno cerebrale e, in ultima analisi, la progressione della demenza. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Neuroscienze CNR di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1980 Laureata in Biotenologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano 142 PhD in Neuroscienze presso l’Università Vita e Salute San Raffaele, Milano Esplorando diversi modelli di autismo: dall’identificazione di vie molecolari comuni a nuovi approcci terapeutici. I Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) sono tra i disturbi neurologici più gravi e comuni nei bambini. Ad oggi, sono disponibili trattamenti di scarsa efficacia. È necessario quindi aumentare la conoscenza molecolare di queste patologie per sviluppare terapie migliori. Vista la limitata disponibilità di tessuti cerebrali di pazienti, i modelli animali costituiscono un valido strumento per comprendere meglio la neurobiologia dei DSA. Il principale obiettivo dello studio è l’identificazione di biomarcatori molecolari da utilizzare come bersagli farmacologici nella terapia dei DSA. Nello specifico verrà analizzata l’alte- neuroscienze neuroscienze Giovanni Provenzano Ilaria Prada razione dell’espressione genica nella corteccia frontale e nell’amigdala, due regioni del cervello implicate nei DSA, in tre differenti modelli murini che riproducono diversi aspetti neurobiologici dei disturbi autistici. Le analisi di espressione genica verranno effettuate mediante una tecnologia all’avanguardia, l’RNA sequencing che permetterà di scoprire nuove varianti di geni trascritti e di molecole regolatorie espresse, come gli RNA lunghi non codificanti. I risultati getteranno luce sulle via molecolari coinvolte nella patogenesi dei disturbi autistici che verranno usate per generare, tramite approcci computazionali, nuove potenziali strategie terapeutiche. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Trento NOTE BIOGRAFICHE Nato a Cosenza nel 1978 Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università della Calabria PhD in Neuroscienze Cliniche presso l’ Università degli Studi di Messina 143 Esplorando nuovi bersagli molecolari per il trattamento della malattia di Parkinson. La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune al mondo, e attualmente non esistono cure efficaci. È caratterizzata dalla progressiva e selettiva degenerazione dei neuroni dopaminergici nella sostanza nera, una regione del cervello implicata nel controllo del movimento. Anche se le cause della malattia di Parkinson non sono ancora del tutto comprese, sono stati identificati alcuni geni associati: mutazioni nel gene LRRK2, in particolare la mutazione G2019S, sono la causa più comune sia per le forme familiari che per quelle sporadiche. LRRK2 è un enzima, e la mutazione G2019S ne aumenta l’attività. Lo scopo del progetto è comprendere nel dettagli il meccanismo molecolare attraverso cui la forma mutata di LRRK2 contribuisce alla patogenesi della malattia di Parkinson. LRRK2 è molto espressa nelle cellule immunitarie, comprese le cellule microgliali del cervello, in cui promuove l’infiammazione. L’ipotesi delle ricerca è che la forma mutata di LRRK2, più attiva, sensibilizzi le cellule microgliali in uno stato pro-infiammatorio causando una risposta infiammatoria esagerata con conseguente degenerazione dei neuroni in pazienti con malattia di Parkinson. La comprensione del meccanismo getterebbe nuova luce sulle complesse cause che causano morte dei neuroni dopaminergici nei pazienti, offrendo nuove prospettive per la messa a punto di cure efficaci. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Padova NOTE BIOGRAFICHE Nata a Thionville (Francia) nel 1982 144 SISTEMA IMMUNITARIO ED EPIGENETICA SULLA PLASTICITÀ SINAPTICA: LA VIA DI TIR8/SIGIRR. Le sinapsi sono le strutture del sistema nervoso che mettono in comunicazione due diversi neuroni e mediano la trasmissione dell’informazione tra le cellule nervose. Molte malattie psichiatriche e neurodegenerative sono “sinapto-patie”, si originano cioè da deregolazioni dei meccanismi molecolari che operano a livello delle sinapsi. Anche l’infiammazione può influenzare il rischio e la gravità di diverse malattie del cervello, ma non è ancora chiaro come la cascata molecolare dell’infiammazione abbia un impatto sulla formazione delle sinapsi. L’obiettivo del progetto è esaminare il ruolo della deregolazione immunologica sulle sinapsi in modelli murini privi del gene TIR8. Romana Tomasoni neuroscienze neuroscienze Isabella Russo Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Venezia Questi topi hanno problemi nell’apprendimento spaziale e un sistema immunitario iperattivo. I neuroni dell’ippocampo hanno una morfologia alterata e sono difettivi nei meccanismi del potenziamento a lungo termine. L’obiettivo è comprendere come il sistema immunitario interagisca con i programmi genetici responsabili della struttura e della funzionalità delle sinapsi, in particolare le modificazioni epigenetiche, un codice di modificazioni chimiche a carico del DNA che ne regola le funzioni. I risultati getteranno nuova luci sui meccanismi fisio-patologici alla base di molte malattie del sistema nervoso centrale. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Universidad Miguel Hernández di Alicante (Spagna) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Clusone (BG) nel 1983 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Genetica Molecolare applicate alle Scienze Biomediche presso l’Università degli Studi di Brescia PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università Vita e Salute San Raffaele, Milano 145 NANTECNOLOGIE PER LO STUDIO DELLA PROTEINA Ube3a NEL PROCESSO NEURONALE DI GUIDA PER CONTATTO E NELLE DINAMICHE DEL CITOSCHELETRO. La corretta funzionalità dei neuroni nel sistema nervoso centrale è garantita anche dal “modo” con cui i neuroni “leggono” l’ambiente extracellulare; due sono i meccanismi coinvolti, anche se ancora non del tutto compresi nei dettagli: il processo di guida per contatto e le dinamiche strutturali del citoscheletro. Il progetto utilizzerà un approccio multidisciplinare che unisce dispositivi nano e micro-strutturati, capaci di applicare specifici stimoli fisico-chimici alle cellule, tecniche di biologia cellulare e molecolare e microscopia ad alta risoluzione per studiare le risposte funzionali di neuroni sani e da neuroni prelevati da modelli animali di autismo. In particolare, verrà studiata la proteina ubiquitina ligasi E3a (Ube3a), importante per la plasticità del cervello e il cui malfunzionamento porta a gravi disturbi neurocognitivi, come la sindrome di Angelman e varie forme di autismo. L’ipotesi è che il malfunzionamento di Ube3a danneggi le risposte neuronali a specifiche istruzioni chimico-fisiche, a livello dei processi di adesione e rimodellamento del citoscheletro, compromettendo la plasticità neuronale. L’obiettivo è far luce sui processi biochimici che coinvolgono Ube3a, aprendo così la via a nuove strategie terapeutiche per la sindrome di Angelman e le forme di autismo dipendenti da Ube3a. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Neuroscienze CNR di Pisa NOTE BIOGRAFICHE Nata a Carrara (MS) nel 1979 Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Pisa 146 PhD in Scienza del farmaco e delle sostanze Bioattive presso l’Università degli Studi di Pisa RUOLO DEI NEUTROFILI NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER E SVILUPPO DI NUOVI APPROCCI TERAPEUTICI PER I DISTURBI NEURODEGENERATIVI. La malattia di Alzheimer consiste in un grave e progressivo declino cognitivo dovuto alla perdita neuronale e all’atrofia nelle regioni deputate all’apprendimento e alla memoria. Sebbene l’Alzheimer sia stato il fulcro di molte ricerche negli ultimi decenni, la patogenesi non è ancora chiara e non esiste terapia che rallenti il declino cognitivo. Recenti osservazioni effettuate in campioni di cervello dei pazienti hanno rivelato un numero elevato di neutrofili, un tipo specializzato di cellule immunitarie, rispetto ai sani. Dati preliminari in modelli animali mostrano un maggior accumulo neuroscienze neuroscienze Elena Zenaro Ilaria Tonazzini di neutrofili dalle fasi iniziali della malattia suggerendo che giochino un ruolo chiave nel processo. L’obiettivo è studiare il ruolo dei neutrofili nell’induzione del declino cognitivo in modelli animali di Alzheimer. Si vogliono identificare le molecole di adesione che permettono la migrazione dei neutrofili ai vasi cerebrali, mettendo in relazione l’infiammazione vascolare e la presenza di neutrofili infiltrati con le placche di proteina β-amiloide e altri marcatori di neurodegenerazione. L’obiettivo finale e comprendere i meccanismi e identificare nuovi approcci terapeutici per limitare la progressione della malattia. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Verona NOTE BIOGRAFICHE Nata a Bussolengo (VR) nel 1978 Laureata in Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Verona PhD in Biologia Molecolare e cellulare e Patologia presso l’Università degli Studi di Verona 147 cardiologia e malattie croniche Nell’ambito dell’attività di sostegno alla ricerca da parte della Fondazione Umberto Veronesi, aumenta di anno in anno l’interesse per le malattie cardiovascolari, come testimoniato dal numero crescente di domande pervenute e di borse assegnate. Quest’anno, le oltre 40 domande pervenute rappresentavano una gamma di progetti clinici e sperimentali miranti essenzialmente a identificare e caratterizzare nuovi marcatori del rischio cardiovascolare, sia per estendere le possibilità diagnostiche, che per sperimentare nuovi bersagli terapeutici. In particolare, il gruppo di progetti selezionati include , a livello clinico, nuovi strumenti “tecnici” per la terapia dell’infarto miocardico acuto, e l’impatto di fattori di rischio non convenzionali (psicologici) nella cardiopatia ischemica; a livello sperimentale, i progetti selezionati si propongono di utilizzare le conoscenze più avanzate in campo cellulare, molecolare e genetico al servizio di una migliore conoscenza dei meccanismi patogenetici dell’arteriosclerosi e del danno vascolare, che sono alla base delle cardiopatie. Stress ossidativo, infiammazione, disturbi metabolici coinvolgono trasversalmente la maggior parte degli scenari rappresentati e costituiscono il bersaglio di nuovi interventi sia a livello farmacologico che nutraceutico. Il tutto nel contesto di approcci concettuali e sperimentali molti attuali, quali l’epigenetica, la medicina di genere e la medicina personalizzata. Allo scopo di migliorare la prevenzione e la terapia delle malattie del nostro cuore, lavoreranno pertanto quest’anno, grazie alla Fondazione, 12 ricercatori post-doc, selezionati accuratamente per l’innovatività e la potenzialità traslazionale del loro progetto, la loro esperienza internazionale e la loro capacità di comunicare i dati della loro ricerca. BORSE CARDIOLOGIA E MALATTIE CRONICHE Le malattie cardiovascolari colpiscono il cuore e dei vasi sanguigni. Tra le cause principali vi è l’aterosclerosi, cioè il restringimento dei vasi sanguigni per un’occlusione causata da accumulo di colesterolo, infiammazione e ispessimento delle pareti. Le conseguenze possono essere infarto, ictus e sindromi vascolari. Rientrano nelle malattie cardiovascolari anche difetti congeniti del cuore, patologie reumatiche e croniche, scompenso e insufficienza cardiaca. Sono molto diffuse nei paesi occidentali, soprattutto a causa di errati stili di vita e mancata prevenzione. prima 4,3 milioni causa di morte al mondo nei paesi industrializzati 80% 23,5% riduzione delle morti per malattie cardiovascolari migliorando stile di vita e prevenzione Maria Benedetta Donati 148 Head, Laboratory of Translational Medicine Department of Epidemiolog and Prevention IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed 4 VOLTE di decessi all’anno in Europa della spesa farmaceutica italiana è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare aumento di frequenza di infarto negli uomini rispetto alle donne in pre-menopausa FONTI: Organizzazione Mondiale della sanità (WHO) http://www.who.int Epicentro www.epicentro.it 149 Il microRNA-34a: nuovo regolatore della calcificazione vascolare e potenziale bersaglio terapeutico. La calcificazione vascolare è una complicazione, normalmente associata all’età, caratterizzata dalla deposizione di sali di fosfato di calcio lungo le pareti delle arterie. Sebbene la calcificazione vascolare sia un principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, una cura efficace non ne è ancora disponibile. I microRNA sono piccole molecole di RNA non codificante la cui funzione è regolare l’espressione dei loro geni bersaglio. Risultati preliminari indicano che il microRNA-34a gioca un ruolo impor- tante nell’innescare la calcificazione vascolare inducendo la senescenza cellulare. Obiettivo principale del progetto è capire i meccanismi molecolari attraverso cui il microRNA-34a influenza la calcificazione vascolare e di valutare se questo microRNA possa essere un possibile bersaglio terapeutico per la cura e per la prevenzione di questa complicazione associata all’invecchiamento. Verrà valutato se questo microRNA è in grado di innescare calcificazione attraverso la regolazione negativa dell’espressione dei geni SIRT1 e Axl, che rivestono un ruolo importante nella prevenzione della calcificazione vascolare. L’ipotesi che l’inibizione di microRNA-34a possa rappresentare un’efficace strategia terapeutica verrà testata in un modello murino sperimentale che sviluppa spontaneamente calcificazione vascolare. Ruolo delle antocianine nella prevenzione della cardiotossicità indotta da chemioterapici. Le antocianine sono pigmenti presenti in molti tipi di frutta e verdura e molto studiate per via delle loro proprietà antiossidanti, vasoprotettive, antiinfiammatorie e anti-obesità. Recenti studi indicano che le antocianine contenute nel mais rosso proteggono il cuore dai danni di ischemia-riperfusione e che sono parzialmente in grado di proteggere le cellule del cuore della cardiotossicità indotta da doxorubicina. La doxorubicina appartiene alle antracicline, una classe di antibiotici citotossici usati come chemioterapici, che presentano come effetto collaterale un alto rischio di cardiotossicità. Scopo del progetto è determinare i meccanismi molecolari attraverso i quali le antocianine sono in grado di proteggere le cellule cardiache dalla tossicità indotta da doxorubicina uti- DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro Cardiologico Monzino di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Luino (VA) nel 1979 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1976 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi dell’Insubria Laureata in Scienze Biologiche all’Università degli Studi di Milano PhD in Biotecnologie presso l’Università degli Studi dell’Insubria PhD in Scienze Genetiche e Biomolecolari all’Università degli Studi di Milano valentina calvenzani lizzando come modello sperimentale la linea cellulare HL-1 derivata da cardiomiociti murini. Verrà indagato il potere antiossidante sia di antocianine pure sia degli estratti di mais rosso. L’espressione dei geni con funzione antiossidante e dei geni implicati nella genesi dei mitocondri verrà confrontata in cellule trattate con antocianine in presenza o assenza di doxorubicina. Verrà inoltre indagato come i microRNA, piccole sequenze di RNA non codificante che regolano l’espressione di altri geni coinvolti nella tossicità indotta da doxorubicina, siano influenzati dal trattamento con le antocianine. cardiologia e malattie croniche cardiologia e malattie croniche 150 Ileana Badi Borsa di ricerca sostenuta grazie alla Delegazione di Como 151 Ruolo del recettore ß2-adrenergico nella regolazione dell’azione dell’insulina nel cuore e nei tessuti metabolicamente attivi. Nella popolazione anziana, il diabete di tipo 2 costituisce uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari. La comprensione dei meccanismi che causano l’intolleranza glicidica negli anziani è fondamentale per intraprendere nuove strategie terapeutiche. I recettori beta adrenergici regolano le funzioni cardiovascolari e l’equilibrio dei livelli del glucosio. È dimostrato che i recettori β2-adrenergici sono necessari per potenziare l’azione dell’insulina e che l’avanzare dell’età ne riduce i livelli. Le conseguenze di questo fenomeno sulla sensibilità delle cellule cardiache all’insulina non sono ancora chiare. Lo scopo della ricerca è valutare l’impatto della mancanza del gene del recettore β2-adrenergico in un modello sperimentale di topo anziano sulla sensibilità insulinica, investigare il suo ruolo sulle vie metaboliche della glicogenolisi e neogluconeogenesi, identificare le molecole bersaglio dei recettori β2-adrenergici nella cascata insulinica. L’obiettivo è comprendere meglio i meccanismi molecolari alla base della suscettibilità delle cellule cardiache in caso di alterato metabolismo dei glucidi, per capire come intervenire sulla prevenzione e sulla terapia delle malattie cardiovascolari in pazienti diabetici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Salerno NOTE BIOGRAFICHE Nata a Napoli nel 1976 152 Ruolo dei macrofagi differenziati spontaneamente dai monociti nella malattia coronarica delle arterie. I macrofagi sono cellule del sistema immunitario e sono coinvolti in tutte le fasi dell’aterosclerosi delle arterie coronarie, contribuendo allo sviluppo, alla progressione e alla destabilizzazione della malattia. Differenti tipi di macrofagi, diversi per morfologia, funzione ed espressione genica dirigono la progressione e la rottura della placca coronarica. È molto difficile isolare i macrofagi dai tessuti, quindi in vitro vengono utilizzati macrofagi spontaneamente differenziatisi dai monociti, cioè dai progenitori. Esistono due popolazioni di macrofagi derivati dai monociti; una popolazione con caratteristiche pro-infiammatorie e una con caratteristiche non-infiammatorie e riparative. L’obiettivo della ricerca è capire come queste due distinte sotto-popolazioni di macrofagi possano influenzare la le progressione della malattia coronarica ed essere a beneficio o a danno rispetto alla vulnerabilità della placca aterosclerotica. Verranno validate anche eventuali differenze nei macrofagi differenziati da monociti provenienti da pazienti rispetto a individui sani. I dati dello studio forniranno il razionale per disegnare nuovi approcci terapeutici attraverso la manipolazione dei macrofagi con lo scopo di limitare la progressione e stabilizzare le placche aterosclerotiche. cardiologia e malattie croniche cardiologia e malattie croniche Nicola Cosentino Ersilia Cipolletta DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro Cardiologico Monzino di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Teramo nel 1984 Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma PhD in Fisiopatologia Clinica e Medicina Sperimentale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II Specializzazione in Cardiologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma 153 Regolazione della risposta infiammatoria nelle malattie cardiovascolari associate a infezione da HIV. L’infezione da virus dell’immunodeficienza (HIV) continua a essere uno dei più diffusi problemi di salute nel mondo. L’introduzione della terapia antiretrovirale combinata ha ridotto notevolmente la letalità complessiva, ma poiché questi pazienti vivono più a lungo, molte patologie stanno diventando prevalenti tra la popolazione infetta, in particolare quelle associate alle malattie cardiovascolari. L’infezione da HIV è associata a uno stato infiammatorio permanente lieve, ad alterazioni dell’en- dotelio vascolare e delle piastrine, tutti fenomeni con un ruolo determinate nello sviluppo delle malattie cardiovascolari. L’obiettivo del progetto è studiare l’efficacia di alcuni farmaci con documentate proprietà antiinfiammatorie sulla disfunzione endoteliale e sulla alterazione della funzione piastrinica caratteristiche dell’infezione da HIV. L’efficacia di un regime terapeutico di intensificazione con un farmaco antiretrovirale (Maraviroc) di recente introduzione, con proprietà anti-infiammatorie e anti-aterosclerotiche, verrà studiato in pazienti con infezione da HIV ad alto rischio cardiovascolare. Lo studio dell’impatto sull’infiammazione di farmaci, antiretrovirali e non (come aspirina o altri anti-infiammatori), potrebbe essere di beneficio nella prevenzione delle co-morbidità associate all’infezione da HIV, sopratutto quelle legate al problemi di natura cardiovascolare. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Perugia NOTE BIOGRAFICHE Nata a Foligno (PG) nel 1975 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Perugia 154 PhD in Biologia e Fisiopatologia Vascolare presso l’Università degli Studi di Perugia Approccio radiale e approccio transfemorale in donne sottoposte ad angioplastica coronarica percutanea per infarto miocardico acuto. Negli ultimi decenni l’approccio transradiale, partendo cioè dagli arti superiori, nei pazienti sottoposti a impianto di stent in corso di infarto miocardico acuto, è risultato associato a una significativa riduzione degli eventi di sanguinamento rispetto all’approccio transfemorale. Il sanguinamento ha un impatto sfavorevole sulla prognosi e influenza la mortalità a breve e lungo termine. La relazione causale tra sanguinamento e mortalità non è del tutto chiara, tuttavia è noto che le donne rappresentano il gruppo a più alto rischio. La popolazione femminile, inoltre, è rappresentata in misura di gran lunga inferiore rispetto a quella maschile negli studi che hanno comparato i due approcci. Il progetto si propone di valutare l’effetto dell’approccio transradiale sull’esito clinico nella popolazione femminile sottoposta ad angioplastica coronarica percutanea in corso di infarto miocardico acuto. In particolare, sarà valutata la relazione tra il tipo di accesso utilizzato (radio o femore) e l’occorrenza di eventi di sanguinamento e/o di complicanze vascolari. L’obiettivo ultimo è dimostrare che, anche nelle donne, l’approccio transradiale per il posizionamento degli stent apporta maggiori benefici e migliora l’esito clinico delle pazienti, diminuendo il rischio di complicanze a breve e lungo termine. cardiologia e malattie croniche cardiologia e malattie croniche Anna Franzone Emanuela Falcinelli DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università di Berna (Svizzera) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Napoli nel 1984 Laureata in Medicina presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II PhD in Cardiologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II 155 il sistema degli endocannabinoidi in cardiomiociti derivati da cellule staminali pluripotenti di pazienti con distrofia muscolare. La distrofia muscolare è una malattia genetica che colpisce 1 bambino ogni 3.500 ed è causata da una mutazione nei geni delle distrofine, proteine importanti per il corretto funzionamento dei muscoli scheletrici e del muscolo cardiaco. Di conseguenza, i pazienti con distrofia muscolare presentano ridotta mobilità e malattie cardiache. L’obiettivo del progetto è studiare le disfunzioni cardiache associate alla distrofia muscolare utilizzando cardiomiociti derivati dal diffe- renziamento di cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) provenienti da pazienti. Le iPSCs sono un particolare tipo di cellule staminali adulte che possono differenziare in tutti i diversi tipi di cellule del corpo. Cardiomiociti ottenuti da iPSCs di pazienti con distrofia muscolare possono essere utilizzati come modello per mimare la malattia in laboratorio. Poiché è dimostrato che il sistema degli endocannabinoidi è attivato nel muscolo scheletrico di pazienti con DM, il progetto vuole studiare il suo ruolo nei cardiomiociti derivati dai pazienti. Inoltre, le cellule saranno esposte a farmaci che modulano il sistema degli endocannabinoidi con l’intento di stabilire se sono un valido bersaglio terapeutico per trattare la disfunzione cardiaca associata alla distrofia muscolare. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro Cardiologico Monzino di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Dublino (Irlanda) nel 1979 Laureata in Biochimica e Biologia Molecolare presso il Dublin Institute of Technology di Dublino (Irlanda) 156 PhD in Neurofisiologia presso l’University of Dublin (Irlanda) Ruolo di una dieta arricchita in antocianine sulla cardioprotezione. Nei mammiferi, i cardiomiociti, cioè le cellule contrattili del cuore, hanno un’elevata capacità proliferativa durante lo sviluppo embrionale. Questa però cessa rapidamente subito dopo la nascita mediante un processo altamente regolato da piccole molecole di RNA (microRNA). A causa della scarsa capacità di rinnovamento del cuore adulto, la capacità riparativa mediante rigenerazione miocardica in seguito ad un trauma, come infarto del miocardio o insufficienza cardiaca, è molto limitata. Recenti studi suggeriscono che un regolare consumo di antocianine, pigmenti idrosolubili presenti nei fiori e nei frutti di molte piante, abbia un ruolo protettivo sul cuore, evidenziato da una netta riduzione della zona infartuata a seguito di ischemia-riperfusione. Lo scopo del progetto è indagare gli effetti cardioprotettivi di una dieta arricchita in antocianine sull’espressione di microRNA coinvolti nella rigenerazione e nell’invecchiamento cardiaco. Inoltre, ci si propone di esaminare gli effetti che alimenti funzionali, come il mais arricchito in antocianine, hanno sulle modificazioni epigenetiche che regolano l’espressione del DNA e dei geni. I risultati permetteranno di capire i meccanismi con cui importanti molecole presenti nei cibi possono aiutare a proteggere il cuore. cardiologia e malattie croniche cardiologia e malattie croniche Alessandra Marinelli Aoife Gowran DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1975 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Milano 157 nostro cervello? Il progetto vuole studiare se una dieta a base di proteine animali possa accelerare l’insorgenza di uno stato infiammatorio nel cervello con l’invecchiamento, mentre una dieta a base di proteine vegetali possa rallentare questo processo. Se così fosse, la dieta potrebbe essere un semplice ma potente strumento per contrastare, almeno in parte, gli effetti dell’invecchiamento sul cervello. Per rispondere a questa domanda, verranno utilizzati topi che invecchiano più velocemente rispetto al normale, nutriti sin dalla nascita con diete diverse a base di proteine vegetali o animali. Verrà studiato il loro comportamento, tramite test comportamentali e cognitivi specifici, per valutare se le diverse diete influenzano le capacità cerebrali, e si misureranno i livelli di infiammazione nel loro cervello, con l’obiettivo di capire l’influenza del tipo di dieta sull’invecchiamento cerebrale. NOTE BIOGRAFICHE Nato a Città del Messico (Messico) nel 1979 Valutazione di uno stent coronarico completamente riassorbile nei pazienti con restenosi. Gli stent coronarici sono dei presidi terapeutici in metallo quotidianamente impiegati in cardiologia per il trattamento della malattia coronarica ed in particolare delle stenosi coronariche, ovvero dei restringimenti dell’arteria che determinano una riduzione del flusso sanguigno al cuore. Attualmente la causa più comune di fallimento terapeutico dopo impianto di stent rimane la restenosi intra-stent, cioè un nuovo restringimento del flusso di sangue in corrispondenza dello stent. Il trattamento di questi pazienti con restenosi resta non soddisfacente. Pertanto, il presente studio valuterà l’impiego di uno stent completamente riassoribile, cioè che si degrada in circa due anni, nel trattamento di questa patologia. Questo stent riassorbile, costituito non in metallo ma da una matrice polimerica con completa degradazione ad acqua ed anidride carbonica, potrebbe rappresentare il trattamento di scelta nei pazienti che presentano questo problema clinico. cardiologia e malattie croniche cardiologia e malattie croniche Vegano o non-vegano: può la dieta influenzare lo stato infiammatorio e cognitivo del cervello durante l’invecchiamento? Nonostante le scoperte scientifiche abbiano contribuito ad allungare la vita con una buona qualità, l’invecchiamento è tuttora inevitabile. Invecchiando aumenta lo stato infiammatorio generale, compreso quello cerebrale con effetti negativi sui processi mentali. Diversi studi dimostrano che una dieta a base di proteine animali aumenta lo stato infiammatorio del corpo, ma poco è noto degli effetti sul cervello. E se ciò che mangiamo influisse il modo in cui invecchia il DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Bologna 158 Raffaele Piccolo Luis Emiliano Pena Altamira DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università di Berna (Svizzera) NOTE BIOGRAFICHE Nato a Napoli a nel 1984 Laureato in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Bologna Laureato in Medicina presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II PhD in Biologia Cellulare e Fisiologia presso l’Università degli Studi di Bologna PhD in Cardiologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II 159 Ruolo dello stress ossidativo nei processi di calcificazione della valvola aortica. La malattia calcifica della valvola aortica (CAVD) è una malattia multi-fattoriale con una lenta progressione, caratterizzata da calcificazioni dei lembi valvolari. La fase iniziale, nota come sclerosi della valvola aortica, è contraddistinta da ispessimento della valvola, mentre gli stadi più avanzati, denominati stenosi della valvola aortica, sono associati a resistenza del flusso sanguigno. Approssimativamente, il 30% delle persone oltre i 65 anni hanno sclerosi valvolare e quasi il 10% di loro si svilupperà stenosi valvolare di grado severo. Il progetto si pone come obiettivo la valutazione del ruolo dello stress ossidativo nei primi cambiamenti cellulari associati alla sclerosi a alla calcificazione valvolare utilizzando cellule primarie umane derivanti da tessuti asportati durante le operazioni di sostituzione della valvola aortica. Lo studio si propone due obiettivi principali: individuare i meccanismi molecolari che regolano l’attivazione delle cellule interstiziali valvolari in seguito a stress ossidativo con conseguente danno al DNA e confrontare, mediante analisi di metabolomica, lo stato di stress ossidativo in pazienti con sclerosi della valvola aortica e in soggetti sani e/o asintomatici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro Cardiologico Monzino di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nato a Biella nel 1985 Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche e Mediche presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro 160 PhD in Scienze Farmacologiche presso l’Università degli Studi di Milano LUNGHEZZA DEI TELOMERI E CAMBIAMENTI EPIGENETICI: marcatori DI INVECCHIAMENTO IN PAZIENTI A RISCHIO DI INFARTO MIOCARDICO. L’invecchiamento costituisce il rischio principale di sviluppare malattie cardiovascolari. L’invecchiamento non è legato solo al passare del tempo, ma anche ad altri fattori come la componente genetica, le malattie e lo stile di vita. Lo scopo principale del progetto è identificare una possibile associazione tra due marcatori di invecchiamento precoce (la metilazione del DNA e la lunghezza dei telomeri) misurati nel sangue di 206 soggetti con episodio di infarto al miocardio confrontandoli a 206 soggetti sani. Il progetto si propone di analizzare l’interazione tra i cambiamenti della metilazione del DNA e della lunghezza dei telomeri, cioè la parte fi- nale dei cromosomi, che occorrono durante l’invecchiamento. I livelli di metilazione del DNA e la lunghezza dei telomeri possono variare durante l’invecchiamento e in relazione alla presenza di malattie e allo stile di vita. L’ipotesi è che i telomeri si accorcino nei soggetti a maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e che si identifichino marcatori epigenetici di età biologica. La comprensione dell’interazione di tali marcatori e del loro ruolo nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari potrebbe coprire un ruolo cruciale nell’individuare una terapia personalizzata e una migliore predizione del rischio. cardiologia e malattie croniche cardiologia e malattie croniche Alessia Russo Paolo Poggio DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Neuroscienze CNR di Milano Human Genetics Foundation (HUGEF), Torino NOTE BIOGRAFICHE Nata a Torino nel 1985 Laureata in Biotenologie Mediche presso l’Università degli Studi di Torino PhD in Genetica Umana presso l’Università degli Studi di Torino 161 oncologia cardiologia e malattie croniche Matteo Luca Vecellio REGOLAZIONE EPIGENETICA DI RUNX3 NELLA SPONDILITE ANCHILOSANTE. La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria cronica che colpisce la colonna vertebrale e le articolazioni sacroiliache del bacino, portando a rigidità, perdita di funzione e deformità della colonna vertebrale. Tra le manifestazioni extrarticolari più comuni sono presenti uveiti, malattia infiammatoria intestinale e insufficienza aortica. Si calcola che l’1.5% della popolazione sia affetta da spondilite anchilosante. Negli uomini la malattia è 9 volte più frequente. Le cause della malattia sono ancora ignote. Esiste una predisposizione genetica, associata con l’antigene di istocompatibilità HLA B27 in oltre il 95% dei casi. Recenti studi hanno evidenziato il contributo di altri geni tra cui il gene RUNX3, fondamentale nello sviluppo dei linfociti T CD8+. Diverse varianti genetiche, chiamate polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) nel gene RUNX3 sono stati recentemente associati alla spondilite anchilosante. Lo scopo del progetto è investigare il ruolo delle diverse varianti genetiche del gene RUNX3, utilizzando un approccio epigenetico, biomolecolare e bioinformatico, per identificare e comprendere i meccanismi molecolari ed immunologici alla base della spondilite anchilosante, con l’obiettivo di identificare nuovi bersagli terapeutici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università di Oxford, (UK) NOTE BIOGRAFICHE Nato a Milano nel 1982 Laureato in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca 162 PhD in Medicina Traslazionale e Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca grant 2015 PERCHè LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI. ANCHE A TE. 163 l’incidenza di cancro negli anziani, solitamente esclusi dagli studi epidemiologici, e quali siano le cause della ridotta aderenza alla Dieta Mediterranea. Accanto agli studi epidemiologici, verranno sostenuti diversi progetti di nutrigenomica con la duplice finalità di studiare i meccanismi molecolari attraverso cui i fitonutrienti prevengono malattie cerebro e cardiovascolari legate all’invecchiamento o proteggono da farmaci cardiotossici, ma anche di identificare nuovi bio marcatori (geni e microRNA) che consentano la diagnosi precoce dell’insorgenza di malattie cardiovascolari ed epatiche, al fine di disegnare e raccomandare un regime di alimentazione che sia in grado di revertirne la progressione. Gli studi più recenti ci hanno infine aperto gli occhi su un altro importante universo, che sta cambiando il nostro modo di pensare alle cause e alla prevenzione delle malattie croniche: il microbiota intestinale. Miliardi di miliardi di specie batteriche, di “inquilini” del nostro organismo, alcuni dei quali svolgono un ruolo importante nello sviluppo cerebrale, nella regolazione del metabolismo o nell’insorgenza di malattie croniche. Uno studio sostenuto dalla Fondazione permetterà di individuare nell’intestino umano una specie batterica da assumere in forma di probiotico per la prevenzione del cancro al colon. Ed infine, non meno importante, prosegue l’impegno della Fondazione nella prevenzione del cancro legato al fumo, sostenendo ricercatori che si occuperanno di comprendere se e quanto il consumo di sigarette elettroniche possa ridurre il cancro alla pelle rispetto al fumo di sigaretta. Chiara Tonelli 164 Prorettore alla Ricerca Professore Ordinario di Genetica presso l’Università degli Studi di Milano BORSE NUTRIGENOMICA E PREVENZIONE DELLE MALATTIE oncologia nutrigenomica e prevenzione Diversi studi epidemiologici hanno rivelato come la Dieta Mediterranea (ricca di frutta, verdura, legumi e povera di grassi animali e zuccheri) contribuisca a mantenerci in buona salute riducendo il rischio di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e cancro. Eppure sempre minore è il numero di persone che seguono questa dieta, anche in quei paesi ed in quelle regioni che ne rappresentano la culla, come l’Italia. La Fondazione Umberto Veronesi, da sempre attenta alla prevenzione delle malattie croniche legate all’alimentazione, ha scelto di sostenere ricercatori che studieranno come la dieta influenzi La nutrigenomica è la scienza che studia le relazioni tra patrimonio genetico e cibo; come le molecole che introduciamo con la dieta influenzano i nostri geni e quindi la nostra salute, sia positivamente che negativamente. La nutrigenomica va di pari passo con la prevenzione, soprattutto delle malattie croniche cardiovascolari, cerebrovascolari e dei tumori, responsabili della stragrande maggioranza delle morti al mondo. Un corretto stile di vita è la prima arma a disposizione per combattere la maggior parte delle malattie. QUASI 2 miliardi 11 OLTRE 200 80% gli adulti nel mondo in sovrappeso o obesi al minuto i decessi nel mondo attribuibili al fumo le malattie collegate all’alcool casi di ictus, cardiopatie e diabete evitabili con un corretto stile di vita FONTI: Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) www.who.int 165 L’ IMPATTO DELLA CRISI ECONOMICA SULL’ ADESIONE ALLA DIETA MEDITERRANEA NELL’ AMBITO DELLA STUDIO MOLI-SANI. La dieta mediterranea è un autentico scudo salvavita contro le principali patologie croniche, ma negli ultimi anni i dati indicano un calo nei consumi di pesce, olio d’oliva, frutta e un aumento di carne e prodotti di bassa qualità. Le cause possono essere sicuramente in parte ascrivibili all’attuale crisi economica. In questo contesto, le disuguaglianze socioeconomiche in termini di stili di vita rischiano di acuirsi maggiormente. Se storicamente infatti la dieta mediterranea era l’alimentazione dei più poveri, dati recenti indi- cano che ora il modello mediterraneo è accessibile solo ai i più facoltosi. Parlare dei benefici della dieta mediterranea non basta più. Bisogna capire quali sono i determinanti di una sana alimentazione e intervenire per evitare che siano i più deboli a pagare il prezzo più alto dell’allontanamento da questo modello alimentare che favorisce lunga vita alle popolazioni del Mediterraneo. Il progetto analizzerà l’impatto della crisi economica sull’adesione alla dieta mediterranea, utilizzando i dati raccolti dallo studio Moli-sani comprendente circa 2.000 individui reclutati tra il 2005 e il 2006, cioè prima della crisi economica. Attraverso un nuovo questionario incentrato sui cambiamenti degli stili di vita e alimentazione adottata, il progetto valuterà il ruolo delle risorse culturali (livello di istruzione o di conoscenza nutrizionale) come possibili fattori di contenimento dell’impatto della crisi economica sulle abitudini di vita e sulla dieta mediterranea in particolare. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed NOTE BIOGRAFICHE Nata a Campobasso nel 1981 166 Abitudini alimentari e rischio di tumore negli anziani: studi caso-controllo italiani. Il progetto esamina il ruolo delle abitudini alimentari sul rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore, nella popolazione anziana. In alcuni studi epidemiologici condotti in Italia è stata confrontata la dieta abituale di un gruppo di pazienti affetti da tumore con quella di un gruppo di soggetti non affetti dalla malattia. In particolare si vuole capire se aderire alla cosiddetta dieta mediterranea riduca il rischio di ammalarsi di tumore. Inoltre si considererà se all’aumentare della varietà degli alimenti presenti nella dieta abituale diminuisca il rischio di sviluppare tumori. Al fine di studiare il ruolo della dieta mediterranea (caratterizzata da alti consumi di cereali, legumi, frutta, verdura, olio d’oliva e bassi consumi di carne e latticini) e quello della varietà della dieta, si utilizzeranno dei punteggi di aderenza dei partecipanti a questi stili dietetici e si confronterà la probabilità di ammalarsi di tumore dei soggetti aderenti con quella dei non aderenti. I risultati permetteranno di quantificare gli effetti benefici sulla salute dell’aderenza a uno stile dietetico di tipo mediterraneo e della varietà degli alimenti consumati, in particolare nella popolazione anziana. Inoltre sarà possibile ampliare le conoscenze sul ruolo della dieta nel rischio di sviluppare diversi tipi di tumore, con importanti implicazioni in termini di prevenzione. nutrigenomica e prevenzione nutrigenomica e prevenzione Francesca Bravi Maria Laura Bonaccio DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Lodi nel 1980 Laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Cassino Laureata in Biostatistica e Statistica Sperimentale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca PhD in Epidemiologia presso l’Università di Maastricht (Paesi Bassi) PhD in Statistica Medica presso l’Università degli Studi di Milano 167 Il RUOLO DELLE ANTOCIANINE NELLA PROMOZIONE DELLA SALUTE UMANA. Le antocianine sono polifenoli bioattivi contenuti in diversi alimenti di origine vegetale come le arance rosse e i frutti di bosco, a cui conferiscono il caratteristico colore rosso e blu-viola. Numerosi studi hanno dimostrato che le antocianine hanno un’azione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolari, del cancro e dell’obesità. Uno dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari è un basso livello di colesterolo HDL, influenzato da fattori genetici ma anche ambientali. L’obiettivo della ricerca è chiarire il ruolo delle antocianine nella prevenzione cardiovascolare, in relazione al patrimonio genetico individuale. Lo studio prevede l’arruolamento di 500 soggetti italiani a cui verranno effettuate analisi biochimiche sul profilo lipidico e una valutazione genetica. I partecipanti completeranno inoltre un questionario sullo stile di vita e le abitudini alimentari. Il consumo di macro, micronutrienti e antocianine, sarà calcolato utilizzando un software creato ad hoc. Dati preliminari mostrano che una dieta vegetariana o vegana può proteggere contro le dislipidemie. L’obiettivo finale è stabilire il contributo effettivo delle antocianine introdotte con la dieta sui profili lipidici in relazione al patrimonio genetico individuale, nell’ottica di verificare il potenziale di questi micro-nutrienti nella promozione di un corretto stato di salute. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Ospedale San Paolo di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Vercelli nel 1976 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano 168 PhD in Scienze Alimentari presso l’Università degli Studi di Milano GLI EFFETTI PROTETTIVI DELL’ESTRATTO DI FRAGOLA NELLE CELLULE EPATICHE E ADIPOSE. Numerose malattie cronico-degenerative, come il diabete e le alterazioni metaboliche del fegato e del tessuto adiposo tipiche dell’obesità, sono spesso associate a stress ossidativo e del reticolo endoplasmatico, un organello cellulare responsabile di sintesi, maturazione e trasporto di proteine. Sono ormai ampiamente riconosciuti i benefici di una dieta ricca in frutta e verdura, ricchi di composti bioattivi ed antiossidanti. Lo scopo del progetto è valutare se un estratto di fragola, ricco di polifenoli, abbia un effetto protettivo sullo stress ossidativo e sullo stress del reticolo endoplasmatico in linee cellulari epatiche e adipose. Saranno pertanto valutati i principali marcatori di danno ossidativo: livelli intracellulari di radicali liberi, attività di enzimi antiossidanti, marcatori di ossidazione, profilo lipidico, glicolisi e funzionalità mitocondriale. I risultati di questa ricerca potranno contribuire a una migliore comprensione del ruolo dei composti bioattivi ed antiossidanti presenti nelle fragole. Conoscere il ruolo preciso delle diverse molecole presenti negli alimenti è essenziale per sapere come includerli nei trattamenti dietetici a sostegno delle terapie convenzionali, per il migliore raggiungimento degli obiettivi terapeutici. nutrigenomica e prevenzione nutrigenomica e prevenzione Francesca Giampieri Elena Dogliotti DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università Politecnica delle Marche di Ancona NOTE BIOGRAFICHE Nata a Ancona nel 1979 Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università Politecnica delle Marche Master in Scienze dell’alimentazione (Food, health and drug/Specialisation on Food Science) presso l’Università Politecnica delle Marche 169 IDENTIFICAZIONE DI MARCATORI NON-INVASIVI PER LA DIAGNOSI E LA PROGNOSI DELLA STEATOSI EPATICA NON-ALCOLICA. L’obesità è un fattore determinante per lo sviluppo della steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso), la quale costituisce una delle principali cause di malattie epatiche. I dati statistici sono allarmanti: più del 30% della popolazione mondiale risulta obesa, con un preoccupante aumento nei bambini e nei giovani. Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico ed è considerato benigno e reversibile. Tuttavia, questa patologia può progredire verso stadi più gravi, quali la fibrosi e l’insorgenza della cirrosi epatica, che sono condizioni irreversibili. A oggi, l’unico sistema di diagnosi accurata per la steatosi è la biopsia. C’è quindi un urgente bisogno di tecniche non invasive per la diagnosi clinica. La finalità del progetto è l’identificazione e validazione di nuovi biomarcatori ematici (molecole, geni, proteine) coinvolti nello sviluppo e progressione della steatosi e che possano essere usati in test clinici per la diagnosi e il trattamento della steatosi epatica. Tale informazione permetterà una più accurata scelta ed efficacia della terapia migliorando l’outcome generale del paziente. I risultati che si otterranno contribuiranno a distinguere soggetti con diverso grado di fibrosi, da quelli che sono invece in una fase di non progressione o in remissione. Inoltre, questo progetto ci consentirà di creare una banca di campioni biologici, dandoci la possibilità di studiare i processi molecolari coinvolti nella steatosi epatica come in altri processi fibrogenici nel fegato, e la possibilità di individuare nuovi bersagli di interesse farmacologico. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione Italiana Fegato, Trieste NOTE BIOGRAFICHE Nato a Carlos Pellegrini (Argentina) nel 1978 Laureato in Biotecnologie presso l’Universidad Nacional de Rosario (Argentina) 170 PhD in Scienze Biomolecolari e dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Trieste I microRNA come nuovi strumenti diagnostici e prognostici della steatosi epatica non alcolica: un nuovo approccio 3D in vitro. La “steatosi epatica non alcolica” (NAFLD) è la più comune malattia cronica del fegato nei paesi occidentali, che va dalla semplice steatosi, cioè un eccessivo accumulo di trigliceridi all’interno delle cellule, a condizioni croniche più marcate (steatoepatite) che eventualmente possono evolvere in cirrosi e/o epatocarcinoma. Per effettuare una diagnosi, la metodologia di elezione attualmente utilizzata è la biopsia epatica; è necessario quindi individuare marcatori biologici non invasivi per migliorare diagnosi e trattamento della malattia. L’obiettivo del progetto è identificare nuovi marcatori e bersagli molecolari in pazienti affetti da NAFLD, concentrandosi in particolare sullo studio dei microRNA (miRNA) e sul ruolo della proteina p53 nella regolazione del metabolismo lipidico. Verrà caratterizzata l’espressione di miRNA associati alla NAFLD, e indagata la correlazione con lo stato di p53, utilizzando un modello avanzato di “fegato su chip”: un dispositivo microfluidico basato su un sistema di coltura cellulare 3D che supera i limiti dei convenzionali sistemi in due dimensioni nel mimare la progressione della malattia come avviene in vivo. Una volta individuata la “firma di microRNA” associata alla NAFLD, ne verrà confermata l’efficacia come marcatore non invasivo in pazienti affetti dalla steatosi epatica non alcolica. nutrigenomica e prevenzione nutrigenomica e prevenzione Manuele Gori Pablo Giraudi DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università Campus Bio-Medico di Roma NOTE BIOGRAFICHE Nato a Roma nel 1977 Laureato in cienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PhD in Scienze e Biotecnologie della Riproduzione e dello Sviluppo presso l’ Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 171 Identificazione del Clostridio ID4 nell’intestino umano e il suo uso come probiotico nella prevenzione del cancro al colon-retto. Il carcinoma del colon-retto è uno dei tumori a più alta incidenza al mondo. L’eziologia della malattia è multifattoriale ed è connessa non solo a fattori come mutazioni genetiche, dieta e processi infiammatori, ma anche alla composizione della flora intestinale. In modelli sperimentali murini, lo sviluppo del cancro al colon-retto è favorito dall’alterazione della composizione della flora intestinale (disbiosi), in particolare è correlato alla diminuzione del Clostridio ID4, batterio con proprietà anti-infiammatorie. Ne consegue lo sviluppo di infiammazione intestinale che può determinare sviluppo di tumori. Nel progetto verranno studiate la composizione e le alterazioni della flora batterica intestinale in pazienti affetti da carcinoma del colon-retto con l’obiettivo di identificare un nuovo probiotico utile nella prevenzione della disbiosi del carcinoma del colon-retto. Il primo obiettivo è identificare l’analogo umano del Clostridio ID4 murino e verificare se il batterio mantiene la capacità di colonizzare l’intestino umano e la sua capacità di sfavorire lo sviluppo di infiammazione. Se i risultati saranno positivi, il Clostridio ID4 verrà testato in una formulazione probiotica per verificare se è efficace nel prevenire l’alterazione della composizione della flora intestinale, tipica dei pazienti con cancro al colon-retto. STUDIO COMPARATIVO DEGLI EFFETTI TOSSICI INDOTTI DA SIGARETTA ELETTRONICA SUL TESSUTO CUTANEO. È ormai ben dimostrata la correlazione tra fumo di sigaretta (CS) e danni cutanei, non solo come invecchiamento della pelle ma anche perché esistono evidenze sperimentali che correlano l’esposizione a CS a patologie cutanee quali psoriasi, dermatite e tumori. La principale causa di tossicità del CS è dovuta alla produzione di molecole tossiche come conseguenza dell’alta temperatura raggiunta durante la combustione del tabacco. Perciò l’utilizzo di nuovi “devices” come la sigaretta elettronica (e-cig) che permette di “fumare” solo vapore aromatizzato, con o senza nicotina, è stata proposta come possibile rimedio per smettere di fumare. Dalla sua immissione in commercio, l’utilizzo della e-cig è stato ampiamente pubblicizzato come uno strumento sicuro e non nocivo. Tuttavia, i prodotti chimici e le sostanze contenute nelle e-cigs non sono stati sufficientemente studiati e DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Ferrara NOTE BIOGRAFICHE Nata ad Reggio Emilia nel 1985 NOTE BIOGRAFICHE Nata a Bari nel 1982 Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Bologna Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Siena PhD in Medicina Molecolare e Traslazionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca PhD in Fisiologia Molecolare e Cellulare, Farmacologia e Tossicologia presso l’Università degli Studi di Siena caratterizzati e il loro effetto innocuo non è stato ancora dimostrato. Partendo dal presupposto che non esiste una regolamentazione sulle e-cigs, e che dopo l’apparato respiratorio, la cute è l’altro principle target del fumo, l’intento di questo studio, è quello di paragonare gli effetti dell’e-cig rispetto al CS convenzionale sul tessuto cutaneo, mediante l’uso di modelli sia in vitro di epidermide umana che in vivo (topi SKH1). In particolare focalizzerò lo studio sul rilascio di citoch ne, molecole pro-infiammatorie, e sui danni a carico di molecole proteiche indotti da e-cig versus CS convenzionale in cellule di epidermide. nutrigenomica e prevenzione nutrigenomica e prevenzione 172 Claudia Sticozzi Giulia Nizzoli 173 oncologia nutrigenomica e prevenzione Federica Tomay Ruolo delle antocianine nei meccanismi di invecchiamento cardiaco e cerebrale causati da infiammazione collegata a obesità. Le antocianine costituiscono una classe di pigmenti della famiglia dei flavonoidi prodotte dalla maggior parte delle piante superiori. La loro importanza nella prevenzione delle malattie neurodegenerative e cardiovascolari è da attribuirsi alla capacità di regolare stress ossidativo e infiammazione. Non sono però ancora del tutto compresi i meccanismi molecolari coinvolti nella modulazione della risposta infiammatoria. Il progetto mira a caratterizzare il meccanismo molecolare tramite il quale le antocianine svolgono le loro proprietà protettive nell’invecchiamento neuronale e cardiaco, valutando la modulazione da parte di questi composti dei microRNA associati e la tipologia di risposta infiammatoria. Verrà inoltre analizzata come varia l’espressione di citochine, molecole infiammatorie, indotta da una dieta ricca di antocianine rispetto ad una dieta ricca di grassi, su modelli animali di infiammazione acuta e cronica. I risultati derivanti dagli effetti della dieta, sia protettiva che pro-infiammatoria, porteranno all’identificazione di nuovi biomarcatori per la valutazione precoce dell’insorgenza di condizioni patologiche, fornendo preziose informazioni per la messa in atto di programmi di prevenzione e diagnosi precoce. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano NOTE BIOGRAFICHE Nata a Udine nel 1986 Laureata in Genomica Funzionale presso l’Università degli Studi di Trieste 174 PhD in Patologia Sperimentale presso l’Università degli Studi di Milano grant 2015 il nostro sostegno alla ricerca scientifica 175 oncologia CONOSCERE LA SCIENZA PER UNA PREVENZIONE CONSAPEVOLE La salute è un diritto inalienabile dell’essere umano, sancito anche dalla Costituzione Italiana. La scienza e la medicina hanno scoperto molte della cause genetiche e soprattutto ambientali e comportamentali che aumentano le probabilità di ammalarsi, ad esempio di tumore o di malattie cardiovascolari. La conoscenza dei risultati della scienza porta consapevolezza e la consapevolezza conferisce la libertà di scelta e di azione, mettendo nelle condizioni i cittadini di metterne in pratica le raccomandazioni per preservare la propria salute e migliorare la qualità della vita COSTRUIRE IL DIALOGO TRA SCIENZA E SOCIETÀ PER UNA CITTADINANZA CONSAPEVOLE. Nei paesi industrializzati l’aspettativa di vita nell’ultimo secolo si è allungata enormemente, grazie ai progressi compiuti dalla medicina. La scienza ha fornito molta conoscenza su come curarci e soprattutto su come prevenire le malattie e migliorare la nostra salute. Per essere davvero al servizio della collettività la scienza deve però anche essere in grado di dialogare con essa, trovare un linguaggio condiviso per comunicare i propri risultati, le sfide e anche le difficoltà e le sue complessità. Il progetto si propone di implementare nuove strategie di diffusione della cultura scientifica tramite diversi canali di comunicazione (nuovi media, conferenze, eventi). Chiara Segré Particolare attenzione verrà data, oltre che all’accuratezza dei contenuti scientifici, alla comprensione delle controversie e del dibattito che alcuni temi scientifici, soprattutto legati alla salute e quindi considerati sensibili dalle persone, sollevano nella società civile. Lo scopo è da una parte divulgare nuove conoscenze scientifiche ma soprattutto fornire strumenti di riflessione sul metodo che guida un buon progresso scientifico. L’obiettivo finale è costruire un linguaggio condiviso tra scienza e società, per una scienza al servizio della collettività e per una cittadinanza consapevole e partecipativa. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione Umberto Veronesi NOTE BIOGRAFICHE Nata a Milano nel 1982 Laureata in Biologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca PhD in Molecular Medicine alla Scuola Europea di Medicina Molecolare di Milano 176 Master in Giornalismo e Comunicazione Istituzionale della Scienza all’Università degli Studi di Ferrara 177 La Fondazione Umberto Veronesi da sempre sostiene l’attività di numerosi giovani ricercatori che desiderano proseguire il corso di studi e specializzarsi presso la Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM), un’istituzione che promuove la formazione e la ricerca nei settori emergenti della biomedicina come genomica, medicina molecolare, biologia computazionale, nanotecnologie e della bioetica. La SEMM opera all’interno di centri di eccellenza e favorisce l’integrazione della ricerca di base con la pratica clinica; gestisce dottorati di ricerca internazionali e organizza numerosi eventi e seminari scientifici; offre ai ricercatori post-doc un programma strutturato e professionalizzante per intraprendere la carriera del direttore di ricerca; è infatti l’unica scuola di alta specializzazione in Italia ad occuparsi di tutte le possibili applicazioni in ambito medico e scientifico conseguenti al sequenziamento del genoma umano. I corsi di studio attivi presso la scuola sono 6: 1. Ph.D in Molecular Oncology 2. Ph.D in Medical Nanotechnology 3. Ph.D in Human Genetics 4. Ph.D in Computational Biology 5. Ph.D in Foundations Of The Life Sciences And Their Ethical Consequences (FOLSATEC) 6. Structured International Post Doc Program (SIPOD) oncologia scuola europea medicina molecolare 178 SCUOLA EUROPEA MEDICINA MOLECOLARE 179 Perché hai scelto di diventare un ricercatore? Perchè fermare la ricerca comporterebbe fermare il progresso, e senza progresso che senso avrebbe l’esistenza dell’uomo? NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureato in Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Padova Perché hai scelto di diventare un ricercatore? Perchè le innovazioni, se ci saranno, arriveranno dalla ricerca. Per questo stesso motivo sarebbe bene investire anche nell’educazione dei ricercatori, che anche a loro siano chiare le responsabilità che hanno e le conseguenze che le loro ricerche potrebbero avere nel mondo reale. PROGETTO Ruolo della Miosina VI tra endocitosi e vie di segnalazione ubiquitina-dipendenti giuseppe d’agostino Se ti dico Ricerca, cosa ti viene in mente? Laboratorio, progetti e voglia di fare. PROGETTO Citoscheletro e migrazione cellulare 180 NOTE BIOGRAFICHE Nazionlità: italiana Laureato in Matematica per le applicazioni all’Università degli Studi di Milano progetto Analisi delle dinamiche di attivazione e inattivazione del checkpoint Sara Bisi NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biotecnologie industriali all’Università degli Studi di Pavia scuola europea medicina molecolare scuola europea medicina molecolare paolo bonaiuti Matteo Biancospino Perché, secondo te, è importante investire nella ricerca? Per diventare in grado di risolvere problemi sempre più difficili. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureato in Biotecnologie Molecolari e Industriali all’Università degli Studi di Bologna PROGETTO Le alterazioni della traduzione nelle malattie dello sviluppo neurale causate da difetti di dosaggio genico 181 Se ti dico ricerca, cosa ti viene in mente? NOTE BIOGRAFICHE Nazionlità: italiana Laureato in Biologia molecolare e genetica all’Università degli Studi di Pavia Ricerca vuol dire molte cose. Vuol dire prima di tutto avere un’innata curiosità nei confronti di quello che ci circonda e di non fermarsi mai davanti all’affermazione”perché è cosi”. Vuol dire cercare sempre la ragione che sta alla base di un processo e in un certo senso avere una più profonda conoscenza del processo stesso. se ti dico ricerca cosa ti viene in mente? Collaborazione, collaborazione per dare qualcosa di positivo all’umanità. Che sia salute, benessere, giustizia, consapevolezza, curiosità, dubbio, bellezza o ispirazione. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Logica, Filosofia e Storia della Scienza all’Università degli Studi di Firenze PROGETTO LA CO-PRODUZIONE DELL’ORDINE EPISTEMICO E SOCIALE NELL’AMBITO DELLE SCIENZE BIOMOLECOLARI progetto ruolo del metabolismo nella leucemogenesi giulia ferretti Secondo te perché è importante investire nella ricerca NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Scienze filosofiche all’ Università Vita e Salute S. Raffaele di Milano 182 progetto Questioni etiche nella ricerca oncologica pre clinica. scuola europea medicina molecolare scuola europea medicina molecolare ilaria galasso paolo falvo Perché il percorso di ricerca apre alla reale possibilità di intervenire praticamente sul mondo: lo studio è la fase preliminare e necessaria al tentativo di risoluzione dei problemi quotidiani delle persone. Il ruolo di ricercatore permette di affrontare lo studio teorico in vista delle sue applicazioni pratiche. federica la mastra Perché hai scelto di diventare un ricercatore? Perchè essere ricercatore mi permette di esplorare un universo microscopico, incredibilmente complesso e affascinante, stando seduta al mio bancone e allo stesso tempo di contribuire alla scoperta di qualcosa che possa aiutare le persone a migliorare la loro vita. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biologia applicata alla ricerca biomedica all’Università degli Studi dell’Insubria PROGETTO Il ruolo di una variante di AID nella maturazione di affinità di cellule B nei centri germinativi 183 se ti dico ricerca cosa ti viene in mente? Responsabilità per la qualità, adeguata interpretazione e utilizzo dei risultati ottenuti. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: lituana Laureata in Neurobiologia alla Vilnius University di Vilnius (Lituania) PROGETTO Etica e riabilitazione oncologica Luca Marelli perchè hai scelto di diventare ricercatore? Ritengo dunque sia doverso che i finanziamenti nella ricerca siano decisi nel modo più partecipato possibile, e che la decisione in merito a quali linee di ricerca finanziare sia il risultato di una più profonda e sottostante consapevolezza politica, che chieda: quale futuro per il nostro Paese? In che modo lo sviluppo di una linea di ricerca può consentire di raggiungere quei traguardi condivisi che ci siamo prefissati? Pietro Lo Riso secondo te perchè è importante investire nella ricerca? Per il piacere della scoperta. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureato in Biotecnologie mediche, cellulari e molecolari all’Università Vita e Salute S. Raffaele di Milano 184 PROGETTO Caratterizzazione della patogenesi del carcinoma ovarico attraverso la riprogrammazione epigenetica NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Milano scuola europea medicina molecolare scuola europea medicina molecolare Alma Linkeviciute PROGETTO Prospettive etiche nella medicina basata su evidenze lucia massari perchè hai scelto di diventare ricercatrice? Penso che investire nella ricerca sia fondamentale per migliorare le condizioni della nostra società. Quest’obbiettivo è valido in tutti i campi ma soprattutto in quello biomedico: solo tramite la ricerca potremo arrivare a comprendere le basi di malattie al momento incurabili e imparare come curarle e prevenirle. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biologia Molecolare della Cellula all’Università degli Studi di Milano progetto Regolazione del passaggio da metafase a anafase 185 Se ti dico Ricerca, cosa ti viene in mente? Per me ricerca è coltivare un’intuizione con passione e impegno, condividendo le proprie conoscenze e collaborando ad un processo in continua evoluzione. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica all’Università degli Studi di Milano secondo te perchè è importante investire nella ricerca? La ricerca purtroppo ha dei costi molto elevati e per questo molto spesso è considerata un “di più” che non ci si può permettere. Senza ricerca però non c’è miglioramento e progresso ed è quindi fondamentale investire in questo ambito, anche se magari i benefici non sono visibili a breve termine. PROGETTO Meccanismi trascrizionali ed epigenetici coinvolti nei tumori pancreatici progetto Ruolo delle proteine di membrana durante la divisione cellulare Valentina Melocchi Se ti dico Ricerca, cosa ti viene in mente? Se penso alla ricerca, mi viene in mente un sacco di giovani di talento con le capacità per cambiare, in meglio, la nostra società. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Bioinformatica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca 186 PROGETTO Il sequenziamento di nuova generazione per l’identificazione di mutazioni coinvolte nella progressione del carcinoma mammario NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biotecnologie mediche all’Università degli Studi di Trieste scuola europea medicina molecolare scuola europea medicina molecolare marta milan valeria mastrodonato Simona Monterisi perchè hai scelto di diventare ricercatrice? La ricerca è ciò che di più importante una società evoluta può fare. Investire nella ricerca vuol dire investire nel futuro e nelle nuove generazioni, vuol dire dare speranza a molte persone. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biotecnologie Industriali all’Universita degli Studi di Milano-Bicocca progetto Ruolo di HOXB7 in tumori metastatici al polmone 187 secondo te perchè è importante investire nella ricerca? NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biotecnologie Animali all’Università degli Studi di Bologna Amo le sfide, vorrei sfruttare la mia passione e la mia curiosità per contribuire anche solo in piccola parte a comprendere meglio il meccanismo di malattie come il cancro che tanto hanno un impatto negativo sulla vita di migliaia di persone. Se ti dico Ricerca, cosa ti viene in mente? Analisi scientifiche per comprendere i misteri irrisolti della natura. La ricerca è la nostra risorsa per l’avanzamento della consoscenza e dell’innovazione NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: indiana Laureato in Biotecnologie, The University of Kashmir, India PROGETTO La via di segnalazione di IRSp53 e EPS8 nella formazione dei fillopodi durante la migrazione cellulare e l’invasione tissutale PROGETTO Cellule progenitrici nel tessuto adiposo e tumorigenesi Silvia Restelli Perché, secondo te, è importante investire nella ricerca? Per passione e per impegno morale. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Genomica funzionale all’Università degli Studi di Trieste 188 PROGETTO Il ruolo di RACGAP1 nelle cellule staminali del cancro scuola europea medicina molecolare scuola europea medicina molecolare abrar rizvi Francesca Reggiani Virginia Sanchini perchè hai scelto di diventare ricercatrice? Fare ricerca è l’unico modo perché un paese possa migliorare se stesso e perché possa essere assicurato a coloro che verranno un mondo migliore di quello che si è trovato. NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Filosofia all’Università Vita e Salute S. Raffaele di Milano PROGETTO Al crocevia tra etica teorica e teoria politica: verso il ristabilimento di un expertise in campo etico e bioetico 189 perchè hai scelto di diventare ricercatrice? NOTE BIOGRAFICHE Nazionalità: italiana Laureata in Biotecnologie industriali all’Università di Milano-Bicocca PROGETTO Studio dei meccanismi molecolari alla base dello sviluppo del tumore della mammella 190 scuola europea medicina molecolare scuola europea medicina molecolare Francesca tettamanzi Investire nella ricerca rappresenta la chiave per guardare con lungimiranza al nostro futuro. Sviluppo, benessere ed una migliore qualità della vita sono solo alcuni degli aspetti di cui possiamo beneficiare grazie alla ricerca scientifica. In campo oncologico supportare la ricerca significa permettere migliori risultati in termini di prevenzione, diagnosi e cura di patologie ancora oggi incurabili. grant 2015 PERCHè LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI. ANCHE A TE. 191 borse di formazione e specializzazione clinica 192 La scienza procede dove c’è un vero scambio. Scambio di esperienze, knowhow, procedure, risultati e soluzioni. Per questo Fondazione Umberto Veronesi promuove una scienza e una ricerca medica senza confini, favorendo la formazione professionale e la specializzazione clinica di giovani medici in ambito senologico sia italiani che provenienti dai più diversi paesi del mondo. I medici avranno l’opportunità di specializzarsi nelle tecniche chirurgiche, diagnostiche e terapeutiche più all’avanguardia per il trattamento e la cura del tumore al seno. Barrero Blanco Veronica, Bolivia Campos Martinez Luis, Spagna Cavalli Marta, Italia Cuevas Novoa Susan Jaqueline, Venezuela Dadda Patrizia, Italia Diaz Prado Yenia Ivet, Cuba Fernandes Neto Ângelo Alves, Brasile Frattesi Enrico, Italia Martin Marina, Argentina Masiero Marianna, Italia Mattar Fanianos Denise, Venezuela Minani Claude, Burundi Orsolini Gianmarco, Italia Pala Laura, Italia Ribeiro Fontana Sabrina Kahler, Brasile Rosetti Noelia, Argentina Shmaissany Kassem, Libano Thomazini Maria Virginia, Brasile Vila-Vives Josè, Spagna 193 La ricerca promossa dalla Fondazione ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita. Ad ogni risultato raggiunto corrisponde non solo la soluzione più utile e innovativa a un interrogativo scientifico, ma anche una nuova speranza per chi soffre, nuove prospettive di una vita migliore che incidono sulla famiglia, sul mondo del lavoro, sulla società intera. Il progresso scientifico non si alimenta senza ricerca. Per questo la Fondazione Umberto Veronesi investe energie e fondi, e condivide con studiosi autorevoli importanti iniziative che possano aprire le porte al futuro. Per raggiungere questi obiettivi, la Fondazione sostiene progetti di ricerca di elevato profilo scientifico e ampia ricaduta sulla salute pubblica, nel campo dell’oncologia clinica, della cardiologia, delle neuroscienze e della nutrigenomica. Nel 2014 sono partiti 17 nuovi progetti che Fondazione Umberto Veronesi continua a sostenere anche nel 2015. progetti di ricerca progetti di ricerca 194 progetti di ricerca 2015 195 Le fibre nervose come autostrade per la diffusione del tumore alla prostata. Le cellule tumorali mettono in atto molteplici strategie per progredire nella crescita. In particolare, “manipolano” l’ambiente che le circonda, costituito da tessuto normale, per migrare in altri organi. Il cancro della prostata utilizza le fibre nervose circostanti come “autostrade” per la sua crescita e diffusione. Questo fenomeno, chiamato invasione perineurale, è comune anche in altri tipi di cancro ed è associato a una prognosi peggiore. Inoltre molti tumori producono delle molecole che favoriscono la propria innervazione, a suggerire che la manipolazione del Stefania Boccia sistema nervoso favorisca la crescita delle cellule maligne. Nel laboratorio sono state identificate recentemente due proteine che regolano sia l’attività delle cellule tumorali che dei nervi: la neurexina e la neuroligina. Esse sono proteine della membrana, che nel sistema nervoso regolano le sinapsi e la comunicazione tra neuroni. Neurexina e neuroligina, se prodotte dalle cellule del cancro alla prostata, potrebbero essere alla base delle interazioni tra neuroni e cellule cancerogene, facilitando la migrazione di quest’ultime lungo le fibre nervose. I primi risultati hanno dimostrato che la neuroligina 1 è in grado di modulare l’adesione cellulare nel sistema vascolare e quindi potrebbe essere coinvolta anche nella migrazione delle cellule tumorali. Scopo del progetto di ricerca è caratterizzare ulteriormente la relazione tra aggressività del tumore alla prostata e abilità di sfruttare l’invasione perineurale. I risultati forniranno una solida base per un nuovo approccio terapeutico del cancro alla prostata, il tumore più comunemente diagnosticato negli uomini sopra i 65 anni. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo (TO) PARTECIPANTI 196 Laura Bizzozero Elena Riccitelli Margherita Pergolizzi Grazia Vitagliano Stili di vita e microRNA nel rischio e nel decorso dei tumori della testa e del collo. I tumori del collo e della testa, il quinto tipo più frequente al mondo, comprendono tutti i tumori del cavo orale e del tratto oro-faringeo: lingua, palato, laringe, faringe. Sono causati da fattori come fumo di sigaretta, consumo di alcool, infezioni da virus del papilloma umano (HPV) e aumento dell’età, anche se sta aumentando l’incidenza fra i giovani, dovuto all’aumentare delle infezioni da HPV. Sono tumori molto difficili da curare se diagnosticati in fase avanzata, a causa delle frequenti ricadute e metastasi. È necessario quindi identificare dei marcatori biologici affidabili sia per uso diagnostico che prognostico, ed è ciò che si propone il progetto di ricerca. Per stratificare meglio il rischio di contrarre un tumore di testa e collo e le sue modalità di evoluzione, occorre mettere in relazione i marcatori progetti di ricerca progetti di ricerca Marco Arese biologici con gli altri fattori di rischio. La ricerca dei marcatori si concentrerà soprattutto sui microRNA circolanti nel sangue, cioè piccole molecole di RNA specifiche per i tumori della testa e del collo. I dati sugli stili di vita e l’incidenza dei vari tumori per gli studi di correlazione sarrano estrapolati dall’International Head And Neck Cancer Epidemiology (INHANCE), un grosso studio epidemiologico internazionale sui tumori di testa e collo. I dati epidemiologici e molecolari, una volta integrati in un modello, permetteranno di costruire algoritmi diagnostici e predittivi da applicare nella pratica clinica, e di identificare nuovi bersagli terapeutici. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma PARTECIPANTI Sara Vincenti Dario Arzani Rosarita Amore Paolo Boffetta Mia Hashibe 197 L’etica nella cura del cancro: counselling per la responsabilizzazione dei pazienti. I recenti progressi della scienza hanno aperto una nuova era nella medicina e nell’oncologia; questo implica una rivoluzione nel rapporto medico-paziente, con la nascita di nuove figure professionali che potrebbero affiancarsi ai clinici, ad esempio gli esperti in counselling etico. La cura dei pazienti oncologici infatti implica al giorno d’oggi ben più di una corretta diagnosi e trattamento: significa anche guidare i pazienti e i loro familiari nell’affrontare lo shock di una diagnosi di tumore, le difficoltà del percorso di tera- Michelangelo Campanella pia e le eventuali conseguenze e fornire supporto etico-legale. In questo modo, i pazienti possono essere maggiormente responsabilizzati e di conseguenza coinvolti nel dialogo con i clinici, il che a sua volta consente loro di essere parte attiva nel processo decisionale in accordo con i propri valori morali, credi religiosi e desideri. Si tratta di una prospettiva innovativa dell’approccio clinico alla cura del cancro, con l’obiettivo di equilibrare il dialogo medico-paziente e considerare quest’ultimo come un individuo indipendente e autonomo. L’obiettivo del progetto è quello di formare professionisti esperti in grado di fornire un counselling etico ai pazienti oncologici nell’era della medicina molecolare personalizzata e tracciare linee guida che possano essere utilizzate, anche a livello internazionale, nei processi di decision-making tra medico e paziente in ambito oncologico. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Scuola Europea di Medicina Molecolare di Milano PARTECIPANTI 198 Dottorandi del programma FOLSATEC (Foundations of the Life Sciences and Their Ethical Consequences) I meccanismi molecolari che fanno invecchiare i neuroni. Col passare degli anni anche le cellule invecchiano, e questo fenomeno è particolarmente critico per i neuroni del cervello, dove la divisione e la produzione di nuove cellule nel corso della vita è estremamente limitata. Una della caratteristiche principali di una cellula che invecchia è l’accumulo di mitocondri mal funzionanti. I mitocondri sono organelli essenziali per molte funzioni vitali, tra cui la capacità di produrre energia sfruttando l’ossigeno. Mitocondri mal funzionanti perdono la capacità di generare energia e provocano un aumento dei radicali liberi e di molecole ossidanti, causando gravi danni alle cellule, soprattutto i neuroni. Per evitare l’accumulo di mitocondri difettosi, la cellula normalmente li elimina “mangiandoseli”, attraverso un processo chiamato mitofagia. Due sono le proteine che regolano la mitofagia: Atpif1, che la favorisce, e Tspo, che la blocca. progetti di ricerca progetti di ricerca Giovanni Boniolo L’equilibrio nelle loro attività, espresso dal rapporto Atpif1/Tspo, determina l’efficienza della mitofagia, ma i meccanismi dettagliati di funzionamento e di come sono alterati durante l’invecchiamento sono ancora sconosciuti. Il presente progetto vuole esplorare proprio la relazione tra alterata mitofagia e invecchiamento cerebrale. Il rapporto Atpif1/Tspo potrebbe essere usato come indicatore dell’invecchiamento cellulare, utile per mettere in atto strategie di prevenzione e terapia contro l’invecchiamento neuronale che segna la debilitazione cognitiva nelle fasi avanzate della vita. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO European Centre for Brain Research di Roma PARTECIPANTI Ramona Lupi Stefania Cocco Valerio DeBiase Lara Rossi Federico La Regina 199 Le sindromi mielodisplastiche: quando le cellule staminali ematopoietiche invecchiano. Le sindromi mielodisplastiche sono tumori dell’età avanzata caratterizzate da proliferazione alterata e differenziamento inefficiente delle cellule staminali ematopoietiche, con alto rischio di evoluzione verso una leucemia conclamata. La trasformazione delle cellule staminali ematopoietiche è causata da mutazioni che si accumulano durante l’invecchiamento. Scopo del progetto è identificare quali geni sono responsabili del processo di trasformazione in cellula mielodisplastica e poi leucemica. Le mutazioni possono essere spontanee o indotte da radiazioni o mole- cole chimiche; il progetto si focalizzerà nel distinguere questi due tipi di eventi mutageni. Una volta identificate le mutazioni “guida”, cioè quelle che avvengono nelle prime fasi e sembrano responsabili di “predestinare” la cellula verso l’evoluzione patologica, verranno caratterizzati i meccanismi molecolari. I primi risultati hanno dimostrato che l’analisi di parametri biologici (alterazioni cromosomiche, mutazioni) contribuiscono a incrementare l’accuratezza della diagnosi e della prognosi nel singolo paziente. Questi risultati contribuiranno a gettare una base solida per migliorare la gestione individuale del paziente attraverso strumenti diagnostici e prognostici innovativi e lo sviluppo di strategie terapeutiche personalizzate. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia PARTECIPANTI 200 Gallì Anna Catricalà Silvia Zibellini Silvia Ambaglio Ilaria Elena Chiara Pietra Daniela Travaglino Erica Pascutto Cristiana Ferretti Virginia Rizzo Ettore Diagnosticare e curare il neuroblastoma nei paesi in via di sviluppo. Nei paesi in via di sviluppo i tumori stanno emergendo, accanto alle malattie infettive, come fattore importante di mortalità infantile, anche a causa della scarsità di risorse sanitarie per affrontarli. Nei paesi industrializzati, il neuroblastoma è il tumore solido extracranico più comune nei bambini. La sua incidenza nelle nazioni in via di sviluppo non è chiara. Tuttavia, i tumori pediatrici possono essere efficacemente diagnosticati e curati anche in contesti di risorse limitate. Questo progetto vuole mettere a punto strategie efficaci per la diagnosi e la cura del neuroblastoma in paesi in via di sviluppo. Il progetto si articola su tre centri sanitari: al Cairo (Egitto), a Rabat (Marocco) e a Yangon (Myanmar). Il primo centro dispone di un completo equipaggiamento diagnostico e della possibilità di somministrare chemioterapia; il centro marocchino si sta attrezzando con strumentazione avanzata mentre il centro in Lawrence Faulkner progetti di ricerca progetti di ricerca Matteo Giovanni Della Porta Progetto assegnato tramite bando Young Investigator Research Programme Myanmar possiedo solo risorse di base. Il progetto nasce da un consorzio internazionale, il Global Neuroblastoma Network, che raccoglie un database mondiale sulla malattia e riunisce i massimi esperti mondiali. Grazie al lavoro del consorzio sono già state elaborate linee guida per la diagnosi, la stratificazione del rischio e il trattamento del neuroblastoma in condizioni di risorse limitate. In futuro si continuerà a fornire ai centri supporto nella gestione dei dati, discussone su casi clinici, visite ai centri per percorsi di formazione e condivisione dell’expertise, aiutando i centri sanitari in nazioni in via di sviluppo a curare più efficacemente e con le risorse disponibili questo grave tumore infantile. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Fondazione Cure2Children ONLUS di Firenze PARTECIPANTI Katherine Matthay Scott Howard Nehal Parikh Catherine Lam 201 Microbiota, vitamina e cancro del colon-retto: verso nuove strategie di prevenzione. L’intestino umano è un ambiente popolato di microorganismi simbionti che svolgono importanti funzioni digestive e protettive; l’insieme di queste relazioni è chiamato microbiota. Tuttavia si sa ancora poco del ruolo del microbiota nello sviluppo e nell’evoluzione di patologie intestinali, soprattutto il cancro del colon-retto, molto diffuso negli anziani. Anche la vitamina D ha un ruolo importante nell’equilibrio gastrointestinale e agisce come agente protettivo dal cancro. Francesco Gianfagna La carenza di vitamina D è associata a molte malattie dell’invecchiamento, tra cui anche il cancro del colon-retto. Il progetto vuole indagare la relazione tra vitamina D e microbiota e il ruolo congiunto nello sviluppo e nella prognosi del cancro del colon-retto, attraverso un dettagliato studio caso-controllo per valutare le differenze di composizione batterica e di vitamina D tra pazienti e soggetti sani. In particolare verranno studiate la composizione batterica della microflora intestinale e i loro genomi, e la variabilità dei recettori per la vitamina D. I risultati aiuteranno a caratterizzare le differenze tra soggetti sani e malati, individuando come la vitamina D interagisca con la microflora intestinale e daranno preziose indicazioni su nuove strategie di prevenzione e cura del cancro al colon-retto, con importanti risvolti per la salute pubblica. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano Alla scoperta dei meccanismi di controllo dell’obesità e delle patologie metaboliche dell’ipotalamo. Obesità, diabete, ipertensione e osteoporosi stanno diventando sempre più diffuse, soprattutto nei paesi industrializzati dove la popolazione è sempre più sedentaria e vecchia. Comprendere le vie metaboliche alterate che le causano sta diventando una priorità per la ricerca biomedica. La neuromedina U è una proteina che regola il metabolismo corporeo, presente soprattutto nell’ipotalamo. Gli individui con alterazioni nel gene della neuromedina hanno una maggiore predisposizione a sviluppare patologie metaboliche, tra cui obesità e ossa fragili. L’obiettivo del progetto è verificare il coinvolgimento della neuromedina e di altre proteine, potenzialmente implicate negli stessi meccanismi molecolari, nella patogenesi di obesità, diabete, ipertensione e osteoporosi. Verranno effettuate analisi su campioni di DNA dei partecipan- progetti di ricerca progetti di ricerca Sara Gandini ti al progetto Moli-sani, uno studio epidemiologico effettuato su oltre 24.000 individui in Molise. Verranno poi confrontate le alterazioni genetiche tra malati e sani per identificare i geni, con particolare interesse per la neuromedina, coinvolti nel meccanismo patogenetico ma anche eventuali differenze epigenetiche. L’epigenetica è l’insieme di modificazioni chimiche transitorie del DNA che regolano l’espressione dei geni; un campo innovativo che sta dando risultati interessanti. L’obiettivo finale è identificare nuovi marcatori per migliorare la diagnosi del rischio e nuovi bersagli terapeutici per la cura di obesità e altre malattie metaboliche. PARTECIPANTI 202 Rescigno Maria Serrano Davide Bonanni Bernardo Zampino Giulia Maria Sonzogni Angelica Trovato Cristina Biffi Roberto Johansson Harriet DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (IS) PARTECIPANTI Iacoviello Licia 203 Nuove possibilità di cura con i linfociti T nello scompenso cardiaco dell’anziano. Lo scompenso cardiaco è la più comune causa di ospedalizzazione tra gli anziani e, nonostante i notevoli miglioramenti della terapia, è associato a una prognosi infausta a cinque anni in un’alta percentuale di casi, soprattutto in pazienti di età superiore ai 70 anni. Nel cuore dell’anziano la formazione di un tessuto fibroso determina una riduzione della funzione cardiaca. Inoltre, la fibrosi è accompagnata da infiammazione, con aggravamento dei sintomi. I linfociti T, cellule del sistema immu- Claudio Lucchiari nitario, sono coinvolti nell’infiammazione cronica della fibrosi cardiaca. L’infiammazione è già stata bersaglio di terapie per lo scompenso cardiaco ma senza successo, probabilmente per una scarsa comprensione del ruolo dei vari componenti del sistema immunitario. Il progetto si prefigge quindi di comprendere, a livello molecolare, la relazione tra infiammazione, invecchiamento e fibrosi, per sviluppare nuove strategie terapeutiche che, attraverso la manipolazione del sistema immunitario, interferiscano con la progressione della fibrosi cardiaca. L’obiettivo è mettere a punto un terapia cellulare: prelevare linfociti T dal sangue del paziente, modificarli in coltura per potenziare il ruolo anti-infiammatorio e ri-somministrarli affinché agiscano contro l’infiammazione nel cuore scompensato. Si tratta di un approccio terapeutico innovativo che potrebbe aprire nuove strade efficaci nella prevenzione e nella cura di una delle patologie cardiache più comuni nella popolazione anziana. I benefici delle sigarette elettroniche nei forti fumatori per combattere la dipendenza dal fumo. Il fumo è ormai un’epidemia globale che pone diversi problemi di gestione della salute pubblica. Negli ultimi tre anni, i dispositivi elettronici senza tabacco, comunemente chiamate sigarette elettroniche, hanno avuto una grande diffusione in molti paesi. Sono state sviluppate con l’obiettivo di aiutare i forti fumatori a ridurre il consumo di sigarette; tuttavia, gli studi disponibili per verificarne l’efficacia, soprattutto a lungo termine, come ausili per la disassuefazione non possono essere ancora ritenuti conclusivi. Il progetto vuole analizzare l’efficacia e la sicurezza per la salute delle sigarette elettroniche e gli effetti psico-fisici sugli utilizzatori. Lo studio valuterà gli effetti comportamentali (numero giornaliero di sigarette), clinici e psicologici a breve e lungo termine di un programma di disassuefazione di tre mesi basato sull’uso di sigarette elettroniche. Lo studio permetterà di raccogliere progetti di ricerca progetti di ricerca Marinos Kallikourdis dati oggettivi e soggettivi rispetto all’uso delle sigarette elettroniche, in particolare i fattori psicologici che ostacolano o facilitano la disassuefazione. Ad oggi sono stati reclutati 78 forti fumatori (una media di 20 sigarette al giorno per oltre 35 anni) di età media 63 anni; dati preli minari, ancora da confermare, mostrano per i primi mesi una riduzione significativa del numero di sigarette fumate. I risultati finali ottenuti saranno molto importanti per comprendere se le sigarette elettroniche potranno diventare uno strumento davvero efficace per la promozione della salute e ridurre il vizio del fumo. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) PARTECIPANTI 204 Catalucci Daniele Papait Roberto PARTECIPANTI Pravettoni Gabriella Veronesi Giulia Maisonneuve Patrick Pinna Stefania 205 Strategie innovative per la cura del morbo di Alzheimer. Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale tipica dell’età avanzata; è la causa più comune di demenza ed è attualmente ancora incurabile. Una delle cause molecolari è l’eccessiva produzione di una forma alterata della proteina β-amiloide, che forma grossi aggregati e placche nei neuroni, causando i sintomi della malattia. ADAM10 è un enzima, presente nei neuroni, che previene la formazione della β-amiloide; è quindi plausibile che la stimolazione EUGENIO MARTINELLI della sua attività rappresenti un valido approccio terapeutico e protegga i neuroni dall’accumulo patologico di beta-amiloide neurotossica. Questo progetto ha proprio lo scopo di mettere a punto una terapia volta alla modulazione di ADAM10. Sono stati identificati dei peptidi, cioè piccole proteine in grado di penetrare nei neuroni, che interferiscono con i meccanismi cellulari di blocco di ADAM10, stimolandone quindi l’attività. Sono in corso studi per testare la terapia in modelli animali della malattia per verificarne l’efficacia nel contesto di un organismo e l’assenza di effetti tossici. Se i risultati saranno positivi, rappresenteranno un grosso passo avanti nella comprensione della patogenesi del morbo di Alzheimer e offriranno nuove possibilità di intervento sul decorso di questa grave e invalidante malattia del cervello. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano PARTECIPANTI 206 Musardo Stefano Pelucchi Silvia Longhi Annalisa Calabresi Paolo Tozzi Alessandro Daniele Di Marino Dal moscerino della frutta, lo sviluppo di un “naso” per identificare le molecole volatili emesse dalle cellule tumorali. Le cellule tumorali hanno un metabolismo alterato rispetto alle cellule sane: di conseguenza, anche la quantità e la qualità delle molecole prodotte è differente, in particolare i composti organici volatili. Ciò implica che riuscire a identificare i profili delle molecole volatili emesse differentemente dalle cellule tumorali rappresenterebbe un valido strumento, non invasivo ed economico, per identificare la presenza di un tumore. Il gruppo di ricerca ha sviluppato un sistema biologico per discriminare linee cellulari di tumore al seno da linee cellulari normali utilizzando i neuroni olfattivi del moscerino della frutta opportunamente ingegnerizzati. Questi neuroni contengono oltre 50 tipi di recettori per gli odori a cui sono in grado di rispondere, e l’elaborazione dei profili di risposta tramite analisi informatiche e strumentali “fotografano” la varietà di molecole emesse dai progetti di ricerca progetti di ricerca Elena Marcello diversi campioni, sani e tumorali, discriminandoli. Gli obiettivi principali della ricerca sono quelli di ampliare la sensibilità del sistema biologico, sviluppare un software di analisi più raffinato e l’interfaccia elettronica del dispositivo. Lo sviluppo di “nasi biologici elettronici” rappresentano una nuova e promettente strategia per la diagnosi precoce; ad esempio potrebbero essere di grande aiuto al medico di famiglia in uno screening di base economico e non invasivo che, in caso di risposta positiva, possa indirizzare tempestivamente il paziente verso gli esami di accertamento tradizionali. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” PARTECIPANTI Luca Rava Alessandra Ulivieri 207 Identificare nuovi bersagli terapeutici per le leucemie mieloidi acute in età pediatrica. La leucemia mieloide acuta rappresenta il 10-20% delle leucemie in età pediatrica, con un’incidenza di circa 65-70 nuovi casi all’anno nell’età compresa tra 0 e 15 anni. Si tratta di un gruppo di disordini molto eterogenei per caratteristiche cliniche e genetiche e, nonostante i notevoli progressi in ambito terapeutico, hanno ancora oggi una prognosi sfavorevole. La sopravvivenza libera da malattia a cinque anni dalla diagnosi è intorno al 50%. Circa un 20% delle leucemie mieloide acute, inoltre, Elisabetta Munzone non mostra nessuna evidente alterazione genetica o molecolare nota; tale gruppo è definito a cariotipo normale. All’interno di questi casi, esiste un sottogruppo che esprime dei trascritti anomali di fusione tra due geni diversi, tra cui un nuovo ricorrente trascritto di fusione. I bambini portatori di queste alterazioni hanno un rischio di recidiva maggiore e una sopravvivenza inferiore. Questo gene di fusione stimola l’attivazione anomala della via biochimica di Hedgehog che è implicata nel controllo della crescita e del differenziamento, e se non regolata potrebbe causare sviluppo di leucemia. Sono inoltre state identificate 135 nuove mutazioni a singolo nucleotide potenzialmente associati allo sviluppo di leucemia mieloide cronica. Lo scopo del progetto è validare queste mutazioni, chiarire il ruolo della via di Hedgehog nelle leucemie mieloidi a cariotipo normale e dimostrare sperimentalmente se farmaci inibitori di questa via possano essere utilizzati con successo come nuova terapia mirata per i bambini affetti da questo sottogruppo aggressivo di leucemia mieloide. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna PARTECIPANTI 208 Valentina Indio Agnese Po Marianna Silvano Studio dell’efficacia e della sicurezza del sistema DignicapTM per prevenire l’alopecia indotta dalla chemioterapia per tumore al seno. Il tumore al seno è il più diffuso nelle donne; in Europa, una donna ha l’8% di probabilità di contrarlo entro i 75 anni di età. Accanto all’intervento chirurgico, è pratica comune somministrare terapie adiuvanti, come la radioterapia, la terapia ormonale o la chemioterapia, per ridurre il rischio di ricadute o metastasi. L’alopecia, o perdita di capelli, è un effetto collaterale comune a tutti i tipi di terapia adiuvante efficaci. Non minaccia la vita delle pazienti, ma è lo stigma più evidente della malattia e del trattamento; causa grande stress psicologico ed è il primo deterrente per le pazienti a intraprendere le terapie adiuvanti. Raffreddare il cuoio capelluto è una tecnica usata fin dagli anni Settanta per prevenire l’alopecia; la bassa temperatura causa vaso co- progetti di ricerca progetti di ricerca Riccardo Masetti strizione a livello del cuoio capelluto, con conseguente riduzione del tasso metabolico del follicolo pilifero che viene quindi in contatto con minor quantità di chemioterapico. Il sistema DignicapTM è stato sviluppato per raffreddare a 3-5°C in modo continuo il cuoio capelluto in maniera efficace, sicura e confortevole per il paziente. Consiste in un cappello collegato tramite tubi a un sistema refrigeratore computerizzato. L’obiettivo del progetto è valutare la sicurezza e l’efficacia del DignicapTM nel ridurre almeno del 55% l’alopecia in pazienti che si sottopongono a chemioterapia per il trattamento del tumore al seno. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano PARTECIPANTI Marco Colleoni Gabriella Pravettoni Vincenzo Bagnardi Raffaella Ghisini Claudia Sangalli Claudia Passoni 209 Ruolo dell’acidosi nell’ischemia cerebrale durante l’invecchiamento. L’invecchiamento è un processo complesso che avviene in ogni organismo vivente, e porta a una progressiva perdita di funzionalità cerebrale, spesso associata a veri e propri disturbi neurologici. Tra questi, l’ischemia cerebrale è una delle principali cause di disabilità al mondo tra la popolazione anziana. Nella zona del cervello colpita da ischemia si attiva una risposta infiammatoria che contribuisce alla neurodegenerazione e impedisce una guarigione completa dalla fase acuta. Durante l’ischemia cerebrale Diego Pasini il pH delle cellule scende drammaticamente; una condizione chiamata acidosi. Questa a sua volta causa la massiccia apertura di speciali proteine-canale sulla membrana dei neuroni, deputate al controllo del flusso di ioni, peggiorando ulteriormente lo stress sui neuroni e causandone la morte. Il progetto si propone di comprendere meglio questo meccanismo patologico che lega infiammazione, acidosi e tossicità neuronale dopo ischemia, e valutare se esiste una correlazione con l’invecchiamento cellulare. Gli studi verranno effettuati su modelli sperimentali dell’ischemia giovani e anziani, valutando diversi parametri tra cui i livelli di acidosi tramite risonanza magnetica e gli effetti dopo somministrazione di molecole che bloccano le proteine-canale e quindi i flussi ionici nei neuroni. Queste molecole, in particolare, in casi di risultati positivi, potranno essere molto importanti per sviluppare terapie in grado di ridurre i processi neurodegenerativi in seguito a ischemia. L’epigenetica dell’infiammazione nello sviluppo dei tumori intestinali. I tumori sono malattie molto complesse, causate sia da fattori genetici che ambientali: quest’ultimi, tra cui l’infiammazione cronica, possono avere un ruolo determinante nella nascita e nel decorso della malattia. Il carcinoma del colon-retto è molto influenzato dello stato infiammatorio della mucosa intestinale. Tutti i fattori che sono associati con l’infiammazione, come l’autoimmunità, una dieta scorretta o alterazioni nella flora intestinale sono anche fattori di rischio per i tumori all’intestino. Ciononostante, i meccanismi con cui lo stimolo infiammatorio favorisce l’insorgenza di tumori sono ancora poco compresi. L’epitelio intestinale è il tessuto col più alto ricambio di cellule: le cellule staminali intestinali si dividono a un ritmo elevato e questo, unito allo stress infiammatorio, aumenta il rischio di sviluppare mutazioni, sia genetiche che epigenetiche, progetti di ricerca progetti di ricerca Luca Muzio dando origine a crescita maligna. Il progetto vuole proprio comprendere come uno stimolo infiammatorio prolungato alteri l’epigenoma delle cellule staminali intestinali. L’epigenoma è l’insieme di modificazioni chimiche sul DNA senza modificarne la sequenza, ma regolando la sua espressione e la sua stabilità. Scompensi epigenetici possono quindi causare gravi danni al DNA e al controllo della divisione nelle cellule staminali intestinali. I risultati del progetto permetteranno di delineare i principali meccanismi molecolari dell’infiammazione che favoriscono la trasformazione maligna nelle cellule dell’intestino. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto San Raffaele di Milano PARTECIPANTI 210 Bacigaluppi Marco Chaabane Linda Bergamaschi Andrea Falini Andrea DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Istituto Europeo di Oncologia di Milano PARTECIPANTI Jammula Sri Ganesh 211 progetti di ricerca progetti di ricerca Katia Petroni Dalle antocianine della dieta un’arma per rigenerare il cuore durante l’invecchiamento. Una delle sfide più urgenti per la medicina nei prossimi cinquant’anni sarà ridurre l’impatto delle malattie croniche, tra cui le patologie cardiovascolari. Il rischio di malattie croniche cardiovascolari è fortemente influenzato da tre fattori socio-comportamentali: fumo, sedentarietà e alimentazione non salutare. Di contro, altri comportamenti possono agire come prevenzione, primi fra tutti una sana alimentazione; ad esempio il consumo di cibi ricchi di antocianine, come mirtillo e ribes, riducono il rischio di infarto del miocardio. Sebbene l’effetto protettivo delle antocianine sia ormai un fatto assodato, non sono ancora chiari i meccanismi molecolari che lo determinano. Di recente, sono stati identificati piccole sequenze di RNA, chiamati microRNA, associati con l’invecchiamento del cuore e altri in grado di stimolare la rigenerazione cardiaca e promuoverne il recupero dopo un infarto. Lo scopo del progetto è stabilire i meccanismi molecolari alla base delle proprietà cardioprotettive delle antocianine, attraverso lo studio degli effetti di una dieta ricca di antocianine del mais rosso sull’espressione dei microRNA coinvolti nella rigenerazione cardiaca o nell’invecchiamento del cuore. Questi microRNA potranno essere utilizzati in futuro come biomarcatori dell’efficacia di regimi dietetici sulla salute del cuore e sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari. DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Milano PARTECIPANTI 212 Alessandra Marinelli grant 2015 il nostro sostegno alla ricerca scientifica 213 impegno etico della fondazione umberto veronesi per la pace 214 Nell’ambito del progetto di Science for Peace di Fondazione Umberto Veronesi, nel 2009 nasce la task force medica itinerante Together for Peace, con l’obiettivo di realizzare progetti di prevenzione in ambito oncologico in regioni colpite da conflitti o in stato di grave necessità. Il progetto si focalizza in particolare sulla prevenzione e sulla diagnosi dei tumori femminili, come quella al seno e al collo dell’utero, che colpiscono numerose donne, spesso prigioniere di condizioni sociali umilianti e ostacolate da culture locali che negano loro ogni diritto, tra cui quello di curarsi. Il progetto prevede in quei territori l’apertura di ambulatori dotati di adeguate attrezzature mediche, formazione del personale medico in loco e in Italia, erogazione di borse di studio per sostenere i medici nelle loro attività e gestione di programmi di prevenzione oncologica. Tutte queste attività vengono realizzate da Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con partner autorevoli presenti sul territorio. 2004 Egitto-Cairo 2006 Israele-Nazareth Campagne di diagnosi precoce del tumore al seno IMPEGNO ETICO per la pace La scienza al servizio della pace nelle aree di crisi 2009 Gerusalemme Est Donazione di un mammografo al centro medico Al Ram 2010 Territori Palestinesi Formazione professionale di oncologi, radioterapisti e medici palestinesi 2011 Afghanistan Formazione professionale di 10 medici oncologi afgani 2013-2015 Repubblica di Guinea-Conakry Allestimento del primo ambulatorio per la diagnosi precoce del tumore al seno e formazione professionale di un medico oncologo 2012-2015 Afghanistan-Herat Allestimento del primo ambulatorio del paese per la diagnosi precoce del tumore al seno e formazione professionale di medici oncologi 2014-2015 Repubblica Democratica del Congo Progetto Women Profile for Africa per l’implementazione di strategie di prevenzione e diagnosi precoce del tumore al collo dell’utero nella regione di Kinshasa 215 Training di perfezionamento per l’utilizzo di strumenti diagnostici del tumore al seno in Afghanistan. Il tumore al seno colpisce le donne in tutto il mondo ed è ancora una delle prime cause di morte: tuttavia, se diagnosticato in tempo, è superabile in circa il 90% dei casi. La diagnosi precoce è ormai comune nei paesi sviluppati, ma rappresenta ancora un’utopia in molti paesi in via di sviluppo. Tra questi, l’Afghanistan rappresenta un’emergenza in termini di salute delle donne, sia per la difficile condizione delle stesse nel paese sia a seguito dello stato di povertà e instabilità politica del paese. Maurice Sandouno Il 16 gennaio 2015 i militari italiani del Train Advise Assist Command West dell’Aeronautica Italiana hanno consegnato, per conto di Fondazione Umberto Veronesi, un mammografo al Maternity Hospital di Herat, strumento acquistato grazie al contributo di Fondazione BNL. Lo strumento permetterà di effettuare esami approfonditi alla ricerca dei tumori del seno in fase iniziale. Il mammografo si aggiunge a un ecografo già inviato a Herat nel 2013, impiegato non solo per la prevenzione del tumore al seno, ma anche per ecografie addominali. Gestisce l’ambulatorio la dottoressa afghana Farzana Rasouli, stipendiata da Fondazione Umberto Veronesi. La dottoressa Rasouli ha seguito, sia in Italia che in loco, un training necessario per acquisire le competenze necessarie all’utilizzo della strumentazione diagnostica. Strutture di questo genere sono molto rare in Afghanistan, dunque ben preziose. E oltre che giovare alla salute, il nuovo ambulatorio contribuirà a promuovere la condizione delle donne. Training di perfezionamento per l’utilizzo di strumenti diagnostici del tumore al seno in Guinea. Il tumore al seno è molto comune tra le donne in tutto il mondo e una delle prime cause di morte; la situazione è ancora più grave nei paesi più disagiati, come molti stati africani, dove è diffusa anche un’altra piaga: l’AIDS. Le donne sieropositive, infatti, hanno una maggiore probabilità di sviluppare tumori al seno e all’utero e l’assenza di adeguata assistenza medica contribuisce ad aumentare la mortalità per una patologia che, se diagnosticata in tempo, è curabile. Fondazione Umberto Veronesi sta realizzando un ambulatorio per la diagnosi del tumore al seno, presso il centro medico DREAM della Comunità di Sant’Egidio a Conakry, capitale della Repubblica di Guinea, fornendo attrezzature mediche e formando il personale medico al suo utilizzo. Il dottor Sandouno ha già trascorso, tra novembre e dicembre del 2013, 40 giorni presso la divisione di radiologia senologica dell’Istituto Europeo di Oncologia. Ha svolto un training DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Maternity Hospital di Herat DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Centro Medico DREAM di Conakry (Repubblica di Guinea) NOTE BIOGRAFICHE Nata a Herat (Afghanistan) nel 1979 216 Laureata in Medicina e Chirurgia presso la Herat University Faculty of Medicine (Afghanistan) NOTE BIOGRAFICHE Nato a Matoto (Repubblica di Guinea) nel 1972 Laureato in Medicina e Chirurgia intensivo per imparare a utilizzare l’ecografo mammario che Fondazione Umberto Veronesi ha donato al centro DREAM, per riportare il know-how acquisito nell’ambulatorio di Conakry e metterlo a disposizione gratuita di tutte le donne. Nel 2014 il Dottor Sandouno sarebbe dovuto tornare per due mesi in Italia per completare le sue competenze, in particolare l’utilizzo di un secondo essenziale strumento per la diagnosi del tumore al seno: il mammografo. A causa della chiusura delle frontiere per l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale, la seconda parte del training formativo del Dottor Sandouno in Italia è stata rinviata all’autunno 2015. IMPEGNO ETICO per la pace IMPEGNO ETICO per la pace Farzana Rasouli 217 218 Basandosi su uno studio scientifico e sull’analisi dei dati emersi nella prima fase della ricerca, il progetto sta mettendo a punto una strategia di prevenzione secondaria del tumore al collo dell’utero per l’avvio progressivo di una campagna di screening su scala nazionale. Ridurre la mortalità per cancro al collo dell’utero definendo strategie nazionali efficaci e adatte al contesto è l’obiettivo dell’impegno congiunto di Cesvi e Fondazione Umberto Veronesi, che hanno deciso di unire la propria esperienza nel settore medico scientifico e in quello della cooperazione internazionale a favore delle donne. IMPEGNO ETICO per la pace IMPEGNO ETICO per la pace progetto women profile for africa Il cancro all’utero è la causa principale di morte per cancro tra le donne africane. Circa 530.000 nuovi casi e 275.000 decessi vengono registrati ogni anno a livello globale. Diagnosticato in fase avanzata, il tumore al collo dell’utero lascia poche speranze in Africa. Basterebbe un test di screening, come un semplice Pap-test, effettuato anche una sola volta nella vita, per prevenire il tumore e dimezzare la mortalità. Fondazione Umberto Veronesi e Cesvi, insieme, nel mese di ottobre 2014 hanno lanciato il Women Profile for Africa: un progetto ambizioso, che grazie ad una cordata di partner - tra cui Patologi Oltre Frontiera, Università di Kinshasa, Università degli Studi di Milano, con il supporto del Ministero della Salute Congolese e l’OMS - mira a ridurre la mortalità per tumore al collo dell’utero nella Repubblica Democratica del Congo, definendo strategie nazionali di prevenzione e cura per le donne locali. Women Profile for Africa si sviluppa in diverse fasi ed è stato avviato nella provincia di Kinshasa. 219 Il movimento Science for Peace nasce nel 2009 su iniziativa del Professor Umberto Veronesi. Il progetto si pone due obiettivi di altissimo respiro: diffondere una cultura di pace e di superamento delle tensioni fra stati e ridurre gli ordigni nucleari e le spese militari a favore di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. La conferenza Science for Peace giunge nel 2015 alla sua settima edizione. Verranno affrontati i seguenti temi: tratta degli esseri umani e le altre forme di schiavitù moderna e il controllo e la riduzione del traffico di armamenti. Le forme di schiavitù moderna sono molteplici e colpiscono le fasce più vulnerabili della popolazione: dai bambini a cui viene negata un’istruzione e che vengono sottoposti ai lavori forzati oppure obbligati a matrimoni precoci, agli uomini che non sono in grado di lasciare condizioni lavorative disumane a causa degli enormi debiti contratti con i datori di lavoro fino alle donne e alle bambine che subiscono abusi sessuali, dentro e fuori le mura di casa. La schiavitù moderna è un fenomeno che coinvolge tutti i paesi del mondo, si stima che nel 2014 le vittime di schiavitù moderna fossero 35.8 milioni di persone, per un giro di affari di circa 150 miliardi di dollari all’anno (fonte: ILO – International Labour Organisation e Global Slavery Index by The Walk Free Foundation). Proprio per questo motivo, Fondazione Veronesi ha deciso di sostenere una borsa di ricerca in cui verrà approfondito il tema del traffico umano e posto particolare accento sui seguenti fenomeni: sfruttamento dei bambini nelle azioni terroristiche, durante le quali vengono arruolati come soldati e utilizzati come bombe viventi e abuso sessuale su bambine e ragazze le quali diventano vere e proprie schiave del guerriero. Traffici illeciti e forme ambigue di schiavitù. L’obiettivo del progetto è comprendere meglio il fenomeno dello sfruttamento dei bambini nelle azioni terroristiche e delle ragazze rapite e usate come schiave del “guerriero” così come varie forme di traffico illecito, di persone, di droga e di armi che alimentano il terrorismo. In particolare lo studio si concentrerà su uno dei risvolti più drammatici dei giorni nostri che vede i bambini come protagonisti sotto molteplici forme: vittime di attacchi, se si pensa ai 132 ragazzini uccisi nell’attacco alla scuola pubblica militare di Peshawar in Pakistan del 16 dicembre 2014, ma anche come armi viventi, se pensiamo alle bambine arruolate da Boko Haram e fatte esplodere in Nigeria, o ancora come soldati, arruolati a forza per diventare strumenti di morte in Iraq, Afghanistan, Siria, Yemen ma anche in Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Somalia e altrove, o come schiavi, se consideriamo i bambini iracheni rapiti dai militanti dello Stato Islamico e venduti poi al mercato nero. Questo progetto ha l’obiettivo finale di analizzare e comprendere un tipo particolare di sfruttamento di bambini, quello ad opera di gruppi terroriristici che adoperano i bambini non solo per combattere, terrorizzare e divenire armi viventi, ma anche come messaggi di propaganda. Si vogliono inoltre investigare le differenze che ci sono in rapporto ai bambini soldato, focalizzandoci in particolare sul traffico d’immagine. Il risultato auspicato è sensibilizzare su un tema poco studiato e, a livello accademico, aprire un’area di ricerca su una tematica ancora molto poco esplorata. IMPEGNO ETICO per la pace IMPEGNO ETICO per la pace valentina bartolucci DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO Università degli Studi di Trento NOTE BIOGRAFICHE Nata a Seravazza (LU) nel 1982 Laureata in Scienze per la Pace presso l’Università degli Studi di Pisa Phd in conseguito presso l’University of Bradford (UK) 220 Master in Human Rights and Conflict Management presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa 221 i ricercatori sostenuti negli annI BORSE DI RICERCA 2014 222 Alaa Hamza Apollonio Benedetta Bacigaluppi Susanna Baglio Serena Rubina Barozzi Iros Giacomo Barrero Blanco Veronica Beffagna Giorgia Bellet Marina Maria Bellini Roberto Boda Enrica Brescia Paola Brunelli Laura Buffone Amelia Butti Erica Calvaruso Maria Antonietta Calvenzani Valentina Calzarossa Cinzia Campos Martinez Luis Carleo Francesco Carlessi Luigi Casazza Andrea Casucci Monica Cattaneo Paola Cattelani Sara Cencioni Maria Teresa Chiacchiera Fulvio Cicalese Angelo Cipolletta Ersilia Ciró Marco Citro Simona Colasante Gaia Conti Amalia Conti Laura Cortellino Salvatore Cosentino Claudia Cristofanon Silvia Croci Stefania Cuevas Novoa Susan Dadda Patrizia D’Aguanno Simona Dallaglio Katiuscia D’Andrea Aleco Del Giudice Carmine Del Signore Ester Di Agostino Silvia Di Caro Giuseppe Di Giacomo Daniela Di Salle Emanuela Diaz Prado Yenia Ivet Dogliotti Elena Dragoni Silvia Galeone Carlotta Giovannetti Elisa Giuffrida Domenica Gomes Ana Paula Gragnani Laura Gruszka Alicja Guerra Flora Hudspeth Kelly Intra Maria Victoria Ivanova Olga Kumar Amit Laurent Audrey Lecca Davide Leuci Valeria Lococo Filippo Lorenzon Laura Lulli Matteo Luraghi Paolo Maggio Roberta Maione Federica Mancini Manuela Marinelli Alessandra Masi Alessio Masiero Marianna Maspero Elena Massa Paul Massari Giulia Mazza Massimiliano Mazzitelli Sonia Melani Alessia Mele Paolo Minani Claude Molfino Alessio Monteverde Martino Morgano Annalisa Morini Raffaella Nacci Giulia Occhipinti Sergio Ortensi Barbara Pacchiana Giovanni Pallavi Rani Pardini Barbara Picchio Maria Cristina Poggio Paolo Pounis Georgios Pratesi Alessandro Prodosmo Andrea Raccosta Laura Ramerison Ndremisa Seheno Randriamamonjy Florence Yolande Ravegnini Gloria Ravenda Paola Simona Renzi Chiara Ribeiro Fontana Sabrina Ricci Clara Ricci Francesca Richichi Cristina Rota Matteo Rotella Francesco Roti Giovanni Rotundo Ida Luisa Sabbatino Francesco Saccheri Fabiana Salvati Erica Sana Maria Elena Santangelo Laura Scapin Cristina Scotti Mauro Segré Chiara Sommariva Elena Sticozzi Claudia Tabolacci Claudio Tassi Elena Terranegra Annalisa Thomazini Maria Toledo Martinez Veronica Vacca Michele Vacca Valentina Varadaraj Archana Vecellio Matteo Luca Vella Pietro Vendramin Antonio Venezia Oriella Vila Jose Vitali Caterina Vivenza Daniela Zuccaro Massimiliano progetti DI RICERCA 2014 Arese Marco Boccia Stefania Campanella Michelangelo Della Porta Matteo Giovanni Faulkner Lawrence Gandini Sara Gianfagna Francesco Kallikourdis Marinos Lucchiari Claudio Marcello Elena Masetti Riccardo Muzio Luca Petroni Katia Raspini Benedetta BORSE DI RICERCA 2013 Alaa Hamza Alconchel Ara Pilar Anania Maria Chiara Arruga Francesca Bachetti Tiziana Bacigaluppi Susanna Bagislar Sevgi Barault Ludovic Barrero Blanco Veronica Batti Laura Biasiotta Antonella Borba De Souza Alessandra Borgatti Monica Bossi Daniela Bottillo Irene Bravi Francesca Calvenzani Valentina Campos Martinez Luis Cantelmo Rita Carleo Francesco Carrega Paolo Carturan Sonia Cereda Matteo Chiroli Elena Cianfrocca Roberta Ciarlo Monica Cicalese Angelo Cimmino Flora Cristofanon Silvia Crupi Rosalia Cuevas Novoa Susan Cutrone Antonella D’Alessandra Yuri D’Andrea Aleco De Marco Rossella De Massimi Alessia Raffaella Del Signore Ester Della Rosa Francesco Di Paolo Daniela Di Stefano Paola Diaz Federico Dogliotti Elena Erreni Marco Ferrari Amorotti Giovanna Ferretti Elisa Ferrini Krizia Fontana Francesca Fontana Ribeiro Sabrina Frullanti Elisa Funel Niccola Gabellini Chiara Galeone Carlotta Garcia Rodas Lisbeidi Giuffrida Domenica Griseri Paola Hübner Arana Gabriel Iommarini Luisa Jinoro Jeromine Kapanadze Nina Laurent Audrey Leoncini Emanuele Levati Giorgia Virginia Lo Buono Nicola Lorenzoni Alice Luraghi Paolo Mancini Manuela Marighetti Paola Marinelli Alessandra Masetti Riccardo Masiero Marianna Massa Paul Mihailovic Maija Molfino Alessio Mora Reyes Fabian Morini Raffaella Nevola Teixeira Luiz Felipe Ortensi Barbara Paterniti Irene Pedace Lucia Pellicori Pierpaolo Pelosi Andrea Peradze Sopio Pereira Gomes Raposo Andre Radesi Serghi Sinziana Razafimahaleo Mahasoa Petera Rizzo Angela Rizzo Francesca Romano Alessandra Roti Giovanni Santarpia Mariacarmela Sassi Francesco Sestito Rosanna Skirycs Aleksandra Sommariva Elena Storini Claudio Strigaro Gionata Tarsitano Achille Tassi Elena Varano Gabriele Vendramin Antonio Vila Josè Zecchin Davide Zoccarato Anna progetti DI RICERCA 2013 Bertolini Francesco Ceppi Marcello Ciarrocchi Alessia Corona Giuseppe Di Carlo Emma Giorgio Marco Marra Fabio Matullo Giuseppe Negri Eva Nencioni Alessio 223 Verderio Claudia Bianchi Paolo Pietro Bonanni Bernardo Pompilio Giulio BORSE DI RICERCA 2012 224 Aladowicz Ewa Alba Posse Sebastian Alfonso Coto Juan Carlos Amendola Pier Giorgio Amendola Donatella Artuso Simona Barrero Blanco Veronica Battista Andrea Berrone Elena Bezerra Phelipe Calvenzani Valentina Cancado Rezende Guilherme Casali Lorenzo Casolla Barbara Cesana Francesca Chahuan Badir Cionfoli Nicola Cocco Claudia Codecà Claudia Cosentino Claudia Dekic Natasa Del Re Marzia Di Paolo Daniela Dogliotti Elena Dorivam Celso Esposito Emanuela Falato Claudette Ferrario Anna Ferro Leda Fornasa Giulia Fortunato Orazio Fransen Gerhard Galeone Carlotta Galuppo Valentina Gandini Chiara Gatti Elena Greco Andrea Guccini Ilaria Guerriero Francesco Hamza Mostafa Amed Lohsiriwat Visnu Macedo Camila Magi Fiorenza Mancini Manuela Mariani Francesco Masetti Riccardo Mazzoni Elisa Messa Francesca Molfino Alessio Monsellato Igor Mora Reyes Fabian Myasoedova Veronika Nicolis Di Robilant Benedetta Pardolesi Alessandro Passaretti Rosa Anna Passoni Lorena Peralta Lorca Juan Ignacio Peruzzi Daniela Pezzoli Laura Pinto Ivan Quiroa Luis Ramundo Valeria Reussmann Veronica Romero Ivana Rossi Marta Rubino Mara Rusconi Francesca Rusmini Marta Santarpia Mariacarmela Sarno Maria Anna Serpi Francesco Sommario Maria Sposato Italia Stagnaro Nicola Sticozzi Claudia Sukowati Caecilia Vadilonga Valeria Vecchio Donatella Vidal Urbinati Aylin Mariela PROGETTI DI RICERCA 2012 Bianchi Paolo Bregni Marco Brignole Chiara Ciceri Fabio Cirulli Francesca Curigliano Giuseppe De Censi Andrea Di Fiore Pier Paolo Gasparre Giuseppe Gentilini Oreste Gentilucci Luca Golino Paolo Invernizzi Pietro Martinelli Eugenio Mazzarella Luca Nastrucci Candida Nicassio Francesco Pastorino Fabio Pelicci Giuliana Petroni Katia Polesel Jerry Rescigno Maria Spaggiari Lorenzo Testori Alessandro Varesio Luigi Zucchetto Antonella BORSE DI RICERCA 2011 Berrone Elena Brollo Janaina Calvenzani Valentina Candeloro Bianca Casali Lorenzo Casolla Barbara Cassilha Maximiliano Colombo Beatrice Del Castillo Andres De Francesco Gian Paolo Di Dia Giuseppina Amalia Fando Couso Edeny Fara-Tanyona Harizay Fernander Filho Rivaldo Khajeh Reza Lohsuriwat Visnu Mariani Francesco Mazzoleni Federica Montero Maybell Parodi Matias Pardolesi Alessandro Passoni Lorena Pellegrini Osmar Pereira Lima Samuel Quattrone Giuseppe Salazar Lucila Santulli Gaetano Sommario Maria Storino Francesco Tiberio Paolo Titta Lucilla Vadilonga Valeria Vismara Elena PROGETTI DI RICERCA 2011 BORSE DI RICERCA 2009 Bonanni Bernardo Colombo Gualtiero De Pas Tommaso Martino Faulkner Laurence Galbiati Massimo Giorgio Marco Mazza Manuelita Novelli Giuseppe Orecchia Roberto Paganelli Giovanni Priori Silvia Roti Giovanni Schoeftner Stefan Arnaboldi Paola Canseco Fernandez Rosario Chanquetti Milene Coelho Duarte Luciano Colombo Beatrice Comi Stefania Conceicao Fraga Guedes Maria Di Dia Amalia Ghezzi Leal Tiago Golin De Vasconcellos Paula Grigol Martinez Gabriela Cristina Liotta Marco Lorenzon Silveira Paula Angelica Massaro Mariangela Meirelles Barbalho Daniel Monteiro Nogueira Alfredo Savio Nevola Teixeira Luiz Felipe Perin Fabiola Adelia Ponzi Paola Andrea BORSE DI RICERCA 2010 Camarotti Daniela Del Castillo Andres Pedro Bonello Luke Ribeiro Martini Rafael Rodriguez Peres Suanly Santhiago De Carvahlo Emannuela Seco Vasques Maria Javiera Semenkiw Maria Eugenia Calvenzani Valentina Yodeiri Meydi Chulam Thiago Celestino Di Dia Giuseppina Amalia Durli Iara Ghezzi Leal Thiago Kuenzer Ruy Fernando Liotta Marco Nevola Texeira Luiz Felipe Passaretti Rosa Anna PROGETTI DI RICERCA 2010 Bertolini Francesco Blandino Giovanni Bonizzi Giuseppina Contino Gianmarco Gandini Sara Tarone Guido progetti DI RICERCA 2009 Ferrucci Pier Francesco Basilico Claudio Sullivan Richard Sandri Maria Teresa Genival Gioacchino Natoli BORSE DI RICERCA 2008 Barbosa De Carvalho Genival Braga Carvalho Felipe Chanquetti Quiterio Milene Comi Stefania De Oliveira Filho Helio Di Dia Giuseppina Amalia Garcia-Etienne Carlos Alberto Grigol Martinez Gabriela Cristina Ponzi Paola Andrea Ventura De Freitas Alejandra Vidallè Dalila Vilela Fusco Eduardo BORSE DI RICERCA 2007 Spuri Paola Cintra Baccaro Luiz Francisco Alves Dos Santos Nelson Iwata Andrè Garcia Fleury Isabel Brenelli Palermo Fabricio Uez Maria Luisa Jimenez Libia Cabral Calvano Carlos Marino Mattar Fanianos Denise BORSE DI RICERCA 2006 Vidal Urbinati Aylin Mariela Ramirez Cuellar Adonis Tupac Javan Soheil Chambo Danielle Arnaboldi Paola Comi Stefania BORSE DI RICERCA 2005 Novita Garcia Guilherme Berrettini Anastasio Sahium Rafaela Barbosa Fabiane Silva Scirea Tesseroli Marco Antonio Civril Filiz Pesce Karina Benitez Gil Lisandro Luis Alaite Zambelli Fernanda Barbosa Fabiane Silva Rotundo Silvana 225 Rodriguez Albanese Gustavo Di Nuzzo Daniela Benitez Gil Lisandro Luis De Almeida Couto Viana Andrè Novita Garcia Guilherme Sahium Rafaela Cecilio Pesce Karina Alejandra BORSE DI RICERCA 2004 Gugiatti Marina Galluccio Lara Schuh Fernando De Almeida Couto Andrè Letzkus Berrios Jaine Mauricio Arce Quesada Josè Mauricio Lazzarini Silvia BORSE DI RICERCA 2003 Bassani Luis Guillermo Torres Fabio Franco 226 grant 2015 PERCHè LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI. ANCHE A TE. 227 indice dei ricercatori ricercatori 2015 228 Amatori Stefano Amodio Nicola Anania Maria Chiara Armentano Maria Asteriti Italia Anna Badi Ileana Baj Gabriele Barault Ludovic Barbaro Barbara Baroni Sara Bellisario Veronica Betto Giulia Boccardo Chiara Boccazzi Marta Boda Enrica Boeri Mattia Bonaccio Marialaura Borghi Roberta Bossi Gianluca Bravi Francesca Brognara Eleonora Calvenzani Valentina Calzarossa Cinzia Camacho-Leal Maria del Pilar Camorani Simona Cerovic Milica Chiacchiera Fulvio Cicalese Angelo Cimmino Flora Cipolletta Ersilia Citro Simona Cortellino Salvatore Cosentino Nicola Damonte Patrizia D’Andrea Aleco De Luca Anastasia 57 58 117 124 16 150 125 83 93 31 32 126 33 127 128 77 166 17 18 167 34 151 35 36 97 129 84 37 98 152 38 39 153 40 59 105 Del Fattore Andrea D’Eletto Manuela Di Gennaro Alessandra Di Giacomo Daniela Di Gregorio Enza Di Lullo Giulia Di Paolo Daniela Dogliotti Elena Elgendy Mohamed Falcinelli Emanuela Fernández Carrión Maria Jezabel Ferrari Matteo Ferretti Elisa Focaccetti Chiara Fossati Giuliana Franzone Anna Frullanti Elisa Gandolfi Greta Garulli Chiara Gay Sophie Giampieri Francesca Giraudi Pablo Gori Manuele Gowran Aoife Gragnani Laura Gruszka Alicja M. Gualerzi Alice Guerra Flora Guglielmotto Michela Guglietta Silvia Gurtner Aymone Hudspeth Kelly Iacovelli Stefano Indrieri Alessia Lo Buono Nicola Locatelli Silvia Laura Luoni Alessia Luraghi Paolo 99 106 41 42 113 60 100 168 19 154 43 20 61 78 130 155 79 118 44 21 169 170 171 156 22 62 107 53 131 85 86 94 63 132 64 65 133 87 Malvezzi Matteo Charles Mancini Manuela Manni Sabrina Marinelli Alessandra Martin-Garcia Fernando Martini Miriam Massa Paul Edward Massignan Tania Mazzitelli Sonia Mellone Manuela Miceli Francesco Mira Alessia Molfino Alessio Muraro Elena Nizzoli Giulia Noto Alessia Occhipinti Sergio Ottoboni Linda Pagnan Gabriella Pardini Barbara Parravicini Chiara Pelosi Andrea Pena Altamira Luis Emiliano Perez Maria Piccolo Raffaele Pistillo Francesco Platonova Natalia Poggio Paolo Prada Ilaria Pratesi Alessandro Provenzano Giovanni Raggi Chiara Riccardo Federica Richichi Cristina Rizzolio Sabrina Rocco Nicola Rosa Roberta Rossi Marianna Nicoletta 23 66 67 157 68 45 46 134 135 136 137 88 47 24 172 80 48 138 101 121 139 69 158 140 159 141 70 160 142 25 143 95 108 102 26 49 27 71 Roti Giovanni Russo Alessia Russo Isabella Saccheri Fabiana Sampaoli Camilla Schioppa Tiziana Segré Chiara Sertic Sarah Sommaggio Roberta Sticozzi Claudia Tabolacci Claudio Tenori Leonardo Tomaselli Sara Tomasoni Romana Tomay Federica Tonazzini Ilaria Trisciuoglio Daniela Truzzi Francesca Vecellio Matteo Luca Vegliante Maria Carmela Vian Laura Villa Alessandra Micaela Vitali Caterina Zanotti Lucia Zenaro Elena Zuchegna Candida 72 161 144 89 50 90 177 28 114 173 109 110 103 145 174 146 81 111 162 73 91 54 74 75 147 29 Mattar Fanianos Denise Minani Claude Orsolini Gianmarco Pala Laura Ribeiro Fontana Sabrina Kahler Rosetti Noelia Shmaissany Kassem Thomazini Maria Virginia Vila-Vives Josè 193 193 193 193 193 193 193 SCUOLA EUROPEA MEDICINA MOLECOLARE BORSE DI FORMAZIONE E SPECIALIZZAZIONE CLINICA Barrero Blanco Veronica Campos Martinez Luis Cavalli Marta Cuevas Novoa Susan Jaqueline Dadda Patrizia Diaz Prado Yenia Ivet Fernandes Neto Ângelo Alves Frattesi Enrico Martin Marina Masiero Marianna 193 193 193 193 193 193 193 193 193 193 193 193 193 GRUPPI DI RICERCA Arese Marco Boccia Stefania Boniolo Giovanni Campanella Michelangelo Della Porta Matteo Giovanni Faulkner Lawrence Gandini Sara Gianfagna Francesco Kallikourdis Marinos Lucchiari Claudio Marcello Elena Martinelli Eugenio Masetti Riccardo Munzone Elisabetta Muzio Luca Pasini Diego Petroni Katia Biancospino Matteo Bisi Sara Bonaiuti Paolo D’Agostino Giuseppe Falvo Paolo Ferretti Giulia Galasso Ilaria 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 180 180 181 181 182 182 183 La Mastra Federica Linkeviciute Alma Lo Riso Pietro Marelli Luca Massari Lucia Mastrodonato Valeria Melocchi Valentina Milan Marta Monterisi Simona Reggiani Francesca Restelli Silvia Rizvi Abrar Sanchini Virginia Tettamanzi Francesca 183 184 184 185 185 186 186 187 187 188 188 189 189 190 IMPEGNO ETICO DELLA FONDAZIONE UMBERTO VERONESI PER LA PACE Bartolucci Valentina Rasouli Farzana Sandouno Maurice 221 216 217 229 istituti finanziati negli anni 230 Arcispedale S. Maria Nuova, Reggio Emilia Aso S. Croce e Carle, Cuneo Azienda Ospedaliera “Maggiore Della Carità”, Novara Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza, Torino Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma Ceinge, Napoli Centro Cardiologico Monzino, Milano Centro di Riferimento Oncologico, Aviano (PN) Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali UOS di Napoli Dana - Farber Cancer Institute di Boston (USA) Embl - European Molecular Biology Laboratory, Hinxton (UK) Fondazione Cure2children Onlus, Firenze Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS, Milano Fondazione del Piemonte per l’Oncologia, Candiolo (TO) Fondazione di ricerca e cura Giovanni Paolo II, Campobasso Fondazione Ebri - European Brain Research Institute Rita Levi-Montalcini, Roma Fondazione Filarete per le Bioscienze e l’Innovazione, Milano Fondazione FiorGen ONLUS, Firenze Fondazione Italiana Fegato, Trieste Fondazione Salvatore Maugeri, Pavia Fondazione Santa Lucia, Roma Gruppo Multimedica, Milano Hertie Insitute for Clinical Brain Research Tubinga (Germania) Hugef - Human Genetics Foundation, Torino Ifom - Firc Institute Of Molecular Oncology, Milano Imi, Intergruppo Melanoma Italiano, Milano Ior - Institute Of Oncology Research, Bellinzona (Svizzera) International Centre for Genetic Engineering and Biotechnoloy, ICGEB - Trieste Irb - Istituto di Ricerca Biomedica, Barcellona (Spagna) Irccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, Pozzilli (IS) Irccs Multimedica, Sesto San Giovanni (MI) IRccs San Martino, Genova Irccs San Raffaele Del Monte Tabor, Milano Irccs San Raffaele Pisana, Roma Istituto Auxologico Italiano, Milano Istituto di Biologia e Patologia Molecolari-CNR, Roma Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI) Istituto Dermopatico Dell’immacolata Idi-Irccs, Roma Istituto per l’ Endocrinologia e l’Oncologia Sperimentale “Gaetano Salvatore”- Consiglio Nazionale delle Ricerche (IEOS-CNR) - Napoli Istituto Nazionale Tumori, IRCCS Fondazione Pascale, Napoli Istituto di Neuroscienze Cnr, Pisa Istituto di Neuroscienze Cnr, Milano Istituto Europeo di Oncologia, MIlano Istituto Giannina Gaslini, Genova Istituto Mario Negri, Milano Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano Istituto Superiore di Sanità, Roma Italian National Cancer Institute (IFO), Regina Elena, Roma Karolinska Institute, Stoccolma (Svezia) London Research Institute, London (UK) Massachusetts General Hospital, Boston (USA) National Enterprise for nanoScience and nanotechnology (NEST), Istituto NanoscienzeCNR, Pisa Nico Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi, Orbassano (TO) Ospedale Galliera e San Martino, Genova Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma Ospedale San Paolo di Milano Ospedale S. Gerardo, Monza Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna Policlinico San Matteo, Pavia Polo Oncologico di Cuneo Seconda Università degli Studi di Napoli Seton Hall Univiversity, South Orange (USA) Telethon Institute of Genetics and Medicine (TIGEM), Napoli The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center, Baltimore (USA) Università degli Studi dell’Aquila Università degli Studi “Aldo Moro”, Bari Università degli Studi di Bologna Università degli Studi di Brescia Università degli Studi di Camerino Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Università degli Studi di Chieti-Pescara Università degli Studi di Ferrara Università degli Studi di Firenze Università degli Studi “Gabriele D’annunzio” Chieti Università degli Studi di Genova Università degli Studi “La Sapienza”, Roma Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro Università degli Studi di Milano Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Università degli Studi di Napoli Federico II Università degli Studi di Novara Università degli Studi di Padova Università degli Studi di Pavia Università degli Studi di Perugia Università degli Studi di Salerno Università degli Studi di Siena Università del Salento, Lecce Università “Tor Vergata” di Roma Università degli Studi di Torino Università degli Studi di Trieste Università Campus Bio-Medico di Roma Università Politecnica delle Marche Università del Salento, Lecce Università degli Studi di Urbino Università degli Studi di Verona University Hospital of Bern, Inselspital, Bern (Svizzera) University Of Bristol (UK) University Of Cambridge (UK) University Of Copenhagen (Danimarca) University Of Hull (UK) University Of Leuven (Belgio) University Of Oxford (UK) University Of Southern California, Los Angeles (USA) Venetian Institute of Molecular Medicine (VIMM), Venezia Vu University Medical Center Of Amsterdam, (Olanda) Washington University in St. Louis (USA) Yale University School of Medicine, New Haven (USA) 231 on linE Con CaRTa Di CREDiTo Sul sito www.fondazioneveronesi.it tramite il sistema sicuro di Clime Multitel, con le principali carte di credito sostieni la fondazione umberto veronesi VERSaMEnTo PoSTalE intestato a: Fondazione Umberto Veronesi conto corrente postale n. 46950507 VERSaMEnTo BanCaRio intestato a: Fondazione Umberto Veronesi c/c numero 000012810X39 Banca Popolare di Sondrio IBAN IT52 M 05696 01600 000012810X39 5xMillE inserire il codice fiscale della Fondazione Umberto Veronesi CF 972 98 700 150 nello spazio già presente sulla dichiarazione dei redditi dedicato al “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università” 232 233 oncologia oncologia 234 235 Fondazione Umberto Veronesi Piazza Velasca, 5 20122 Milano Tel. +39 02 76 01 81 87 Fax +39 02 76 40 69 66 www.fondazioneveronesi.it [email protected]