D/1416/72-51 Informativa cardiomiopatia aritmogena

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INFORMATIVA
per l’indagine genetica
per cardiomiopatia aritmogena
del ventricolo destro
D/1416/72-51
Ed. 1
Rev. 0
del 04/07/2013
SOD Diagnostica Genetica
La displasia/cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVC) è una malattia cardiaca caratterizzata da
disturbi del ritmo cardiaco, che si manifesta in genere a partire dell’età giovanile. La malattia coinvolge
prevalentemente il ventricolo destro e ha una caratteristica evoluzione in cui le cellule contrattili del cuore (i
cardiomiociti) vengono progressivamente sostituite da tessuto fibrotico (cicatriziale) e adiposo. Oltre al ventricolo
destro la degenerazione può estendersi anche al ventricolo sinistro. Le manifestazioni cliniche della malattia,
legate ad aritmie che originano dal ventricolo destro, sono rappresentate da palpitazioni, pre-sincope o sincope,
spesso avvertite in relazione all’esercizio fisico. Nei casi più gravi, le aritmie possono essere causa di morte
improvvisa. Raramente, possono svilupparsi nel tempo disturbi quali affanno o edemi legati a scompenso
cardiaco. La diagnosi di ARVC si basa su indagini strumentali che includono l’elettrocardiogramma,
l’ecocardiogramma e la risonanza magnetica cardiaca. L’analisi istologica e genetica completano la diagnosi.
Il trattamento è mirato a controllare i sintomi e a prevenire la morte cardiaca improvvisa dovuta all’insorgenza di
aritmie cardiache. E’ prevista la restrizione dell'attività fisica, associata ad una gamma di interventi che dipendono
dalla gravità della malattia e che comprendono la terapia farmacologica con farmaci beta-bloccanti e antiaritmici e
l’impianto di defibrillatore.
Come si trasmette la ARVC
La ARVC è una malattia genetica presente in ugual misura negli uomini e nelle donne. Nel 30-50% dei casi la
malattia è causata da mutazioni genetiche. La mutazione è un difetto nella sequenza del DNA che costituisce il
gene. Ad oggi, sono stati identificate mutazioni (ossia difetti genetici) in oltre 7 geni coinvolti nell'insorgenza della
malattia. Nella grande maggioranza dei casi la ARVC è causata da mutazioni nei 5 geni seguenti: DSP
(desmoplakina), PKP2 (plakophilin 2), DSG2 (desmoglein 2), DSC2 (desmocollin 2), JUP (junction plakoglobin).
Alcuni di questi geni codificano per le proteine che compongono i desmosomi, strutture deputate alle giunzioni fra
le cellule. Le forme genetiche si trasmettono con modalità autosomica dominante, ovvero un genitore eterozigote,
cioè che abbia una sola copia dell'allele recante la mutazione, ha il 50% di probabilità di trasmetterlo ai figli, che di
conseguenza potranno manifestare la malattia. Sono state anche osservate forme recessive molto rare (ad
esempio la sindrome di Naxos o la sindrome di Carvajal) per le quali genitori eterozigoti, portatori sani della
mutazione, hanno il 25% di probabilità di vedere comparire la malattia nel figlio.
Alcuni soggetti possono essere portatori del gene mutante per la ARVD senza manifestare i segni clinici della
malattia.
Alcuni individui con ARVC vengono classificati come casi “sporadici”, in quanto nessuno dei loro familiari risulta
essere affetto dalla malattia; in questi soggetti la mutazione che compare per la prima volta (ovvero non è
presente nei suoi genitori) è definita come mutazione “de novo”.
L’assenza della malattia in una generazione è una condizione rara ma possibile e si verifica quando un individuo
che è portatore dell’alterazione genica non mostra segni della malattia all’ecocardiogramma.
Allo stato attuale i fattori ambientali che possono determinare le mutazioni responsabili di ARVC non sono noti.
Come si diagnostica la ARVC
Il test principale per la diagnosi clinica è un esame del cuore con ultrasuoni chiamato ecocardiogramma. Tuttavia,
l’analisi del DNA è un metodo definitivo per fare diagnosi. Il test genetico risulta inoltre di fondamentale importanza
Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi - sede legale: largo Brambilla, 3 - 50134 FIRENZE
SOD Diagnostica Genetica, padiglione 15 Piastra dei servizi, tel. 0557949363
www.aou-careggi.toscana.it
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nei pazienti in cui esiste il dubbio che le alterazioni cardiache presenti possano essere l’espressione di malattie
diverse dalla ARVC. L’identificazione del difetto genetico nel soggetto affetto è molto complessa e puo’ richiedere
anni di lavoro. Inoltre la mutazione viene attualmente identificata solo nel 30-50% dei pazienti.
Una volta che il difetto genetico viene identificato nel soggetto affetto della famiglia, l’analisi del DNA puo’ essere
estesa ad altri membri della famiglia. L’analisi del DNA nei familiari del soggetto affetto è molto più rapida e
richiede un tempo di circa 30 giorni.
Che risultati può dare l’analisi genetica per ARVC
Indipendentemente dal fatto che un individuo erediti l’alterazione genica responsabile della ARVD, la gravità della
malattia è in gran parte imprevedibile. Non è possibile prevedere accuratamente il decorso e la prognosi della
malattia, poiché esiste una considerevole variabilità anche all’interno della stessa famiglia. Genitori con forma
lieve della malattia possono avere figli con forma severa o viceversa.
Modalità di esecuzione del test
Per effettuare la diagnosi molecolare è sufficiente un prelievo di sangue periferico. La consulenza è parte
integrante del test e deve essere sempre eseguita. La diagnosi molecolare si basa sui seguenti metodi:
Amplificazione mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) degli esoni dei diversi geni
Sequenziamento di tutti gli esoni di ciascun gene
Per completamento dell’analisi può essere necessario eseguire ulteriori indagini sui genitori o su altri familiari.
In rarissimi casi è possibile dover ripetere il prelievo di sangue o di tessuto a causa di problemi tecnici,
assenza o scarsità di materiale (DNA), necessità di approfondimenti diagnostici.
Non è possibile effettuare il test genetico in epoca prenatale.
Nell’ambito delle malattie ereditarie, sia per analisi postnatali che prenatali, si eseguono studi familiari per valutare
la trasmissione della malattia; questo tipo di indagine oltre ad identificare soggetti affetti può evidenziare casi di
non paternità.
I risultati di un test genetico possono riguardare oltre al soggetto che lo ha eseguito, anche gli altri componenti del
nucleo biologico, in quanto le anomalie genetiche possono essere ereditabili e/o trasmissibili.
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