UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN MEDICINA E CHIRURGIA Curriculum “Patologie Immunometaboliche, Degenerative e Infettive” I Polimorfismi del gene Recettore degli Androgeni e del gene della Ossido Nitrico Sintetasi Endoteliale: Applicazioni in Andrologia Dottorando: Tutor: Dr. Nicola delli Muti Prof. Giancarlo Balercia XIII CICLO SOMMARIO Abstract ........................................................................................... 1 INTRODUZIONE.............................................................................. 1 Polimorfismi genetici: generalità .................................................... 1 Androgeni e Spermatogenesi ........................................................ 5 Il Recettore degli Androgeni ........................................................ 11 I polimorfismi CAG e GGC del gene AR ...................................... 15 Ipogonadismo e diabete mellito di tipo 2 ..................................... 18 Il sistema della Ossido Nitrico Sintetasi ....................................... 21 Genetica del gene eNOS ............................................................ 26 SCOPO DELLA TESI ..................................................................... 30 Studio 1 ....................................................................................... 31 Disegno dello studio ................................................................. 31 Studio 2 ....................................................................................... 32 Disegno dello studio ................................................................. 32 MATERIALI E METODI .................................................................. 33 Determinazione dei parametri biochimici ed ormonali ................. 33 Estrazione del DNA ..................................................................... 33 PCR e sequencing ...................................................................... 35 Analisi del liquido seminale ......................................................... 37 Analisi statistica........................................................................... 38 RISULTATI .................................................................................... 39 Studio 1 ....................................................................................... 39 Studio 2 ....................................................................................... 43 DISCUSSIONE .............................................................................. 48 BIBLIOGRAFIA ................................................................................. I Abstract In andrologia sono stati numerosi i tentativi di chiarire il ruolo del polimorfismo CAG del gene recettore degli androgeni (AR) e della variante Glu298Asp della ossido nitrico sintasi endoteliale (eNOS). Allo scopo di meglio comprendere il ruolo ricoperto dalle due varianti geniche nelle patologie del sistema riproduttivo maschile sono stati condotti due tipi di esperimenti. Nel primo, abbiamo valutato la possibile influenza della variante Glu298Asp del gene eNOS sull'insorgenza del diabete mellito di tipo 2 (T2DM) associato ad ipogonadismo ad insorgenza tardiva. Nei soggetti in esame (n=110), sono state analizzate le tre varianti genetiche risultanti dalla transversione Glu298Asp (eNOSGG, eNOSGT, eNOSTT) e non è stata rilevata alcuna differenza per i valori di età, di BMI e di testosterone totale. Al contrario, il genotipo eNOSTT ha mostrato dei valori significativamente più alti di glicemia, di Hb1Ac ed una maggiore prevalenza di T2DM. L’analisi di regressione logistica ha inoltre mostrato una evidente associazione positiva e significativa tra il genotipo eNOSTT e T2DM. Nel secondo esperimento, abbiamo ipotizzato che la presenza contemporanea delle due mutazioni potesse influenzare i parametri seminali. A tale scopo sono stati studiati soggetti oligoastenozoospermici (n=34) e soggetti normospermici (n=43). I polimorfismi del gene AR ed eNOS non sono risultati chiaramente associati con i parametri seminali in entrambe le popolazioni, ma effettuando le possibili combinazioni tra i due geni è stato evidenziato un marcato peggioramento dei parametri seminali nei soggetti che presentavano contemporaneamente le ripetizioni più corte del tratto CAG e il genotipo eNOSTT. In conclusione, i nostri risultati suggeriscono che il polimorfismo AR-CAG e la variante Glu298Asp del gene eNOS rappresentano fattori di rischio in ambito andrologico, in particolare per l’insorgenza di diabete mellito di tipo 2 in soggetti ipogonadici e per l’infertilità maschile. Abstract (english version) Many studies have shown conflicting associations between CAG polymorphism of the androgen receptor gene (AR), the endothelial nitric oxide synthase gene (eNOS) variant Glu298Asp and male reproductive system diseases. In order to understand the role played by the two gene variants, were performed two types of studies. In the first study, we evaluated the possible influence of variant Glu298Asp on the onset of hypogonadism-associated type 2 diabetes mellitus (T2DM). We have analyzed the three genetic variants resulting by Glu298Asp eNOS gene transversion (eNOSGG, eNOSGT, eNOSTT) in 110 subjects affected by lateonset hypogonadism. Any difference was detected for age, BMI and total testosterone. By contrast, the genotype eNOSTT showed significantly higher values of glycemia, Hb1Ac and a greater prevalence of T2DM. The logistic regression analysis also showed an evident significant association between the genotype eNOSTT and T2DM. In the second study, we hypothesized that the simultaneous presence of two mutations could affect semen parameters. For this purpose, oligoasthenozoospermic subjects (n = 34) and normospermic subjects (n = 43) were studied. Our results showed no clear association of AR gene polymorphisms and eNOS variant with semen parameters. Conversely, after splitting the sample in the six possible combinations between the two genes, the deterioration of semen parameters in subjects with the simultaneously presence of shorter CAG tract and eNOSTT genotype was evident. In conclusion, our results suggest that the polymorphism AR-CAG and the eNOS gene variant Glu298Asp could represent risk factors in andrology and could be predictive markers of diseases like diabetes mellitus type 2 and male infertility. INTRODUZIONE Polimorfismi genetici: generalità Gran parte del genoma umano è costituito da sequenze ripetute di vario genere, di cui non è ancora chiara la funzione. I geni non sono uniformemente distribuiti ma tendono a concentrarsi su alcuni cromosomi rispetto ad altri. Inoltre, la densità genica è maggiore in aree ricche di citosina e guanina, rispetto a quelle contenenti adenina e timina (1, 2). La presenza di variabilià all’interno della specie umana non consente di definire sequenze genomiche normali. Tuttavia, laddove si rilevino variazioni di sequenza tra gli individui, si utilizza il termine normale o wild-type, ad indicare la variante più comune in una data popolazione. Nella forma più semplice, le variazioni di sequenza hanno due differenti possibilità, definite “alleli”: se la frequenza dell’allele meno rappresentato risulta essere maggiore dell’1%, la variazione prende il nome di “polimorfismo genetico”. Una mutazione si presenta generalmente nel momento in cui le variazioni nella sequenza del DNA sono ritenute essere patologiche, come ad esempio le mutazioni nel gene CFTR che causa la fibrosi cistica, o per variazioni insorte de novo, come nel caso di una 1 variazione di una base del DNA tumorale, che non è presente nel DNA germinale del soggetto. I polimorfismi genetici si differenziano dalle mutazioni per le seguenti caratteristiche: Non segregano con la malattia seguendo le modalità della trasmissione ereditaria ma tendono ad associarsi ad essa in varia misura; non sono necessari né sufficienti dal punto di vista patogenetico; hanno ridotta penetranza fenotipica; conferiscono un basso rischio individuale. La variabilità genomica è causata dai seguenti fattori, che possono interessare porzioni esoniche, introniche o regolatorie del gene: variazioni di singole paia di basi (cosiddetti SNPs, dall’inglese single nucleotide polymorphism); inserzioni o delezioni più (riguardanti la maggior parte del gene, come per GSTM1, GSTT1 o CYP2D6) o meno estese (3 paia di basi per il gene GSTM3); riarrangiamenti strutturali: traslocazioni, duplicazioni e amplificazioni geniche, conversioni geniche; variazioni del 2 numero delle ripetizioni tandem (VNTR, ad esempio per i geni DAT1, HO-1 e EGFR). I polimorfismi a carico di sequenze introniche e/o regolatorie sono generalmente privi di conseguenze, a meno che non riguardino siti critici come le giunzioni introne-esone o siti di legame di fattori trascrizionali o siti critici di sequenze regolatorie, che provocherebbero rispettivamente l’assenza di prodotto proteico per alterazione dei processi di maturazione del trascritto primario oppure un’ interferenza con i meccanismi regolatori dell’espressione genica, aumentando o riducendo la sintesi proteica. E’ stato calcolato che solo l’1% dei polimorfismi genetici ha chiare conseguenze funzionali sulla proteina codificata. Individui portatori di un determinato allele per un polimorfismo possono essere portatori di specifiche varianti di altri polimorfismi SNPs adiacenti all’allele considerato, non necessariamente localizzati nelle regioni codificanti del gene. Tale fenomeno è riconducibile al linkage disequilibrium, definito come “l’associazione non casuale di alleli di diversi loci, che discendono da un cromosoma singolo ed ancestrale” (3). Da ciò ne consegue che l’associazione di uno SNP con la patologia non implica necessariamente un’associazione con i meccanismi patogenetici della stessa e studi di tipo caso-controllo 3 hanno consentito l’identificazione di associazioni tra SNPs, utilizzati come markers di regioni cromosomiche (4). 4 Androgeni e Spermatogenesi Il testicolo è costituito da una membrana fibrosa biancastra, detta tonaca albuginea che lo avvolge. In corrispondenza dell’ilo il testicolo si ispessisce costituendo il mediastino, da cui invia nella profondità dell’organo numerosi setti, che lo suddividono in 250-300 piccoli lobuli. Ogni lobulo contiene da uno a tre tubuli seminiferi contorti, piccoli canalicoli del diametro di 20µm lunghi fino ad 1 metro circa, avvolti ed attorcigliati ripetutamente su se stessi. Ai tubuli seminiferi fanno seguito i tubuli retti, che convergono verso il mediastino dove si anastomizzano tra loro costituendo la rete testis. Tra i tubuli seminiferi è disposto un tessuto connettivo interstiziale, che contiene cellule particolari aventi funzione endocrina, denominate cellule interstiziali del Leydig. I testicoli rappresentano quindi le ghiandole germinali maschili; la loro vascolarizzazione origina dalle arterie spermatiche che nascono direttamente dalla aorta: la vena spermatica destra, che raccoglie il sangue refluo dal testicolo destro, va a confluire nella vena cava inferiore, mentre la vena spermatica sinistra si unisce alla vena ipsilaterale. I tubuli seminiferi costituiscono l’80% del tessuto testicolare adulto; il restante 20% è costituito da tessuto connettivo di sostegno, in cui sono contenute le cellule del Leydig. I tubuli seminiferi costituiscono 5 un sistema di anse, ciascuna di essa origina e termina in un singolo dotto: il tubulo retto. I tubuli retti, a loro volta, si anastomizzano, formando la rete del testicolo (rete testis) e confluiscono poi mediante i condotti efferenti (ductuli efferenti) nell’epididimo (5). La produzione degli ormoni da parte dei testicoli è evidente fin dalla nascita, ma aumenta enormemente intorno alla pubertà e si mantiene ad alto livello per tutta l'età adulta fino a manifestare una diminuzione durante gli ultimi anni di vita. Gli ormoni steroidei prodotti dal testicolo circolano nel sangue in forma libera e in forma legata alla SHGB (Sex Hormone Binding Protein). Il Testosterone (T) è prodotto dal testicolo sin dalle prime fasi di sviluppo intrauterino, in seguito alla risposta all’ormone leutinizzante (LH) da parte delle cellule interstiziali. Nell’embrione il T presiede all’organogenesi, favorisce l’involuzione degli abbozzi embrionali femminili (canali di Muller), agisce nel feto a livello ipotalamico favorendo la cosiddetta androgenizzazione; inoltre determina lo sviluppo dei deferenti, epididimi e prostata (Figura 1). Dopo lo sviluppo, il T favorisce lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, cioè i caratteri propri del sesso maschile, attraverso lo sviluppo dei genitali esterni, delle masse muscolari, disposizione del grasso, atteggiamento psicologico sessuale, che si manifestano dopo la 6 pubertà. L’attività anabolica degli androgeni porta alla ritenzione di azoto, all’aumento della massa muscolare ed ossea e all’arresto della crescita dopo la pubertà, mentre l’azione a livello cerebrale ha effetti sul comportamento sessuale e l’aggressività maschile. Sebbene l’ormone principale prodotto dai testicoli sia il testosterone, l’ormone attivo in gran parte dei tessuti è un suo metabolita, il 5adiidrotestosterone (DHT). Il DTH stimola la maturazione e la crescita del pene, dello scroto, dell’uretra peniena e della prostata ed il testosterone quella dei deferenti, delle vescicole seminali e dell’epididimo (6). Figura 1 Regolazione del Testosterone. 7 La spermatogenesi (Figura 2) rappresenta il processo di maturazione delle cellule germinali maschili, che avviene nelle gonadi, sotto lo stimolo di segnali endocrini prodotti dalle ghiandole gonadotrope. Lo spermatogonio subisce una metamorfosi che avviene in diverse fasi, distinguibili dal punto di vista istologico, fino a divenire spermatozoo. Le prime due divisioni mitotiche di uno spermatogonio danno origine a quattro cellule: una di esse è una cellula di riserva, che servirà a generare una successiva serie di spermatozoi, e tre sono cellule attive. Queste ultime si dividono per mitosi successive dando origine a spermatogoni di tipo B, che a loro volta generano spermatociti primari, i quali entrano nella profase della meiosi, in cui rimangono per circa venti giorni. Il complesso processo di reduplicazione cromosomica, sinapsi, scambio (crossing over), divisione e separazione si riflette anche dal punto di vista istologico, conferendo agli spermatociti, nelle differenti fasi, un aspetto caratteristico. Con il completamento della meiosi, le loro cellule figlie, gli spermatociti secondari, si dividono nuovamente, formando spermatidi contenenti 22 autosomi e un cromosoma sessuale X o Y. Gli spermatidi sono localizzati in prossimità del lume del tubulo seminifero, circondati dalle cellule del Sertoli e collegati l’uno all’altro da ponti intercellulari. Successivamente gli spermatidi 8 subiscono il cosiddetto processo di spermiogenesi, durante il quale si verifica la condensazione della cromatina nucleare, il restringimento del citoplasma, la formazione dell’acrosoma e lo sviluppo della coda. Al termine della spermiogenesi, gli spermatidi divengono spermatozoi flagellati. L’ultimo evento è rappresentato dalla spermiazione, processo mediante il quale gli spermatozoi vengono rilasciati nel lume del tubulo e durante il quale la maggior parte del loro citoplasma rimane incluso nelle cellule di Sertoli. In genere sono richiesti molti giorni per l’intera sequenza di sviluppo degli spermatogoni a spermatozoi. Tuttavia i singoli spermatogoni in fase di quiescenza non iniziano il processo di spermatogenesi casualmente. Studi recenti hanno dimostrato che si verificano contemporaneamente cicli distinti di spermatogenesi tra loro sfalsati nel tempo. Gruppi contigui di spermatogoni iniziano un nuovo ciclo ogni 16 giorni circa, costituendo così una “generazione” (7). 9 Figura 2 Rappresentazione schematica della spermatogenesi. La testa degli spermatozoi contiene il nucleo e un cappuccio acrosomiale, in cui sono concentrati enzimi idrolitici e proteolitici, che facilitano la penetrazione nella cellula uovo e probabilmente anche il passaggio attraverso il muco della cervice uterina della femmina. La parte intermedia dello spermatozoo, o corpo, contiene mitocondri, in cui viene prodotta l’energia necessaria al loro movimento. La parte centrale della coda contiene ATP di deposito e “9+2” paia di microtubuli, a funzione contrattile, lungo tutta la sua estensione; un paio di microtubuli è situato al centro e nove paia lungo la sua circonferenza. Un’ATPasi libera l’energia immagazzinata, che consente ai microtubuli di impartire un movimento flagellare allo spermatozoo (8). 10 Il Recettore degli Androgeni Il gene dell’AR (Figura 3) è situato sul braccio lungo del cromosoma X sessuale in posizione Xq11-q12 (MIM ID 313700). Ha una dimensione di circa 90 kb ed è cosituito da otto esoni e di regioni 5' UTR e 3'-UTR entrambe molto estese (1.1kb e 6.8 kb rispettivamente) codificante una proteina di circa 110 Kd (9) per un totale di 90 aa (NCBI Reference Sequence: NP_000035.2) Figura 3 Localizzazione del Recettore degli Androgeni. La struttura del recettore androgenico include un dominio Nterminale di trans-attivazione (TAD - amino-terminal transactivation domain, parte dell'esone 1), un dominio centrale per il legame del DNA (DBD - DNA binding domain, esoni 2 e 3), ed un dominio Cterminale di binding per il ligando (LBD - ligand binding domain, dall'esone 4 fino a parte dell'esone 8) (10). Tra il dominio DBD e LBD è localizzata l'hinge regione (HR - regione cerniera). Il legame degli androgeni sul dominio LBD causa una traslocazione nucleare del complesso ligando-recettore ed innesca una serie di eventi molecolari che culminano nell'interazione del domino DBD con 11 elementi affini di risposta e con l'attivazione di geni di risposta agli androgeni. L’attività trascrizionale del recettore risiede nel dominio amino-terminale della proteina, che è codificata dall’esone 1. Il dominio di trans-attivazione amino-terminale (AR TAD) rappresenta più della metà della sequenza codificante del recettore e, all’interno dei suoi 254 amminoacidi, contiene il dominio AF-1 e il dominio AF5, importanti rispettivamente per la trans attivazione dell’intero AR e per la trans attivazione di un recettore degli androgeni costituzionalmente attivo (11). AF-1 media l'interazione con i coregolatori trascrizionali, con elementi del sistema basale della trascrizione e contiene motivi che interagiscono con la regione LBD dopo il suo legame, portando ad interazioni amino-carbossi-terminali intra e/o inter molecolari, che possono essere critiche per l'attivazione della trascrizione (12). Le regioni richieste per il legame dell’LBD sono state mappate in due unità essenziali: la prima a 36 aa e l’altra tra i residui 370-494. La regione AR-DBD (DNA Binding Domain) è caratterizzata da nove residui di cisteina, otto dei quali coordinano due atomi di zinco per formare la caratteristica forma chiamata zinc fingers; la sua lunghezza è di circa 80 aminoacidi . Il dominio ha una struttura compatta, globulare. Il primo zinc-finger contiene un P-box deputato 12 al riconoscimento degli elementi denominati ARE (Androgen Response Elements) per il legame diretto con il DNA. La seconda zinc finger, chiamata D-box, è coinvolta nell’interazione proteinaproteina e stabilizza le unità per la dimerizzazione dei recettori. Attraverso l’interazione con il solco maggiore dell’elica di DNA, le zinc fingers sono in grado di legare il recettore degli androgeni ai suoi geni bersaglio. Ulteriori funzioni operate da questi domini includono la dimerizzazione, il legame con proteine co-regolatorie, l’interazione con heat-shock proteins e la regolazione della trascrizione (13). I due cluster di zinco sono strutturalmente e funzionalmente differenti e sono codificati da due differenti esoni (14). Tra i domini DBD e il dominio LBD (precisamente tra l'ultima α-elica del dominio DBD e la prima del dominio LBD) è localizzata la regione cerniera, variabile nelle dimensioni nei differenti recettori steoidei. La regione cerniera contiene una serina in posizione 650 che può essere fosforilata dalla MEKK-chinasi e che sembra essere coinvolta nella regolazione della traslocazione di AR (15, 16). La regione denominate AR-LBD (Ligand Binding Domain) media le interazioni dell'AR con i suoi ligandi steroidei e non steroidei ed è importante per le interazioni dell'AR con gli chaperoni (17). AR-LBD 13 è composto da 12 α-eliche che formano un "tasca" per il legame con il ligando (Fig. 9). Al momento del legame avviene un cambiamento di conformazione della proteina, che provoca la stabilizzazione dell'elica e la formazione della proteina AF-2 sulla superficie di questo dominio. AF-2 svolge un ruolo essenziale per le interazioni N/C intra e intermolecolari, che possono ulteriormente stabilizzare il complesso ormone-recettore, giocando un ruolo importante sulla sua dimerizzazione (18, 19). 14 I polimorfismi CAG e GGC del gene AR L’esone 1 del gene AR contiene un tratto altamente polimorfico, caratterizzato da un numero variabile di triplette CAG e GGC (Figura 4), che codificano rispettivamente per una coda di poliglutammine e una di poliglicine nel dominio N-terminale della proteina AR, i quali sembrerebbero modulare la funzione dello stesso recettore. E’ stato definito un “range di normalità” del numero delle ripetizioni di CAG e GGC, fissato rispettivamente tra 10 e 35 (con una media di 21±2) e tra 4 e 24 (con una media di 16±2) (20, 21). Figura 4 Rappresentazione grafica dei tratti polimorfici CAG e GGC del gene AR (24). Ripetizioni più lunghe di CAG sono state correlate ad una riduzione dell'attività trascrizionale dell'AR sia in vivo che in vitro. Si è visto infatti che un tratto di CAG maggiore di 40 ripetizioni si associa con un raro disordine neuromuscolare (Atassia spino-bulbare muscolare (SBMA) o Sindrome di Kennedy), il quale è inoltre associato alla diminuzione della virilizzazione, ad atrofia testicolare, a ridotta 15 produzione di spermatozoi ed infertilità (22). Al contrario, tratti minori di 9 ripetizioni (e quindi una maggiore attività trascrizionale da parte dell'AR), sono stati associati all’insorgenza precoce di cancro prostatico (23). Una moderata espansione del tratto di CAG dell'AR può alterare la sua funzione, influenzando varie condizioni cliniche quali la densità ossea, la spermatogenesi, la variazione d’umore, l’ipogonadismo, le funzioni cognitive, le condizioni pre-Alzheimer e lo sviluppo del pelo in entrambi uomini e donne. Per quanto riguarda il tratto GGC, pochi studi riportano differenze rispetto la popolazione normale (25, 26) e risulta generalmente meno investigato, a causa della difficoltà nella sua analisi mediante PCR. Gli studi che hanno esaminato il numero delle ripetizione CAG in uomini infertili hanno riportato risultati contrastanti. Infatti alcuni di essi (27-32) non hanno mostrato alcuna correlazione, mentre altri (25, 33-35) riportano un espansione maggiore del tratto CAG, seppur compresa nel range di normalità. Studi riguardanti soggetti singaporiani, australiani, nord americani e giapponesi hanno mostrato un'associazione tra la lunghezza del polimorfismo CAG e infertilità maschile, mentre questo non è stato evidenziato in studi europei, evidenziando l’etnicità del suddetto tratto (36). 16 A questo proposito, nelle popolazioni africane l’espansione del tratto CAG è risultata in media ta 18 e 20 ripetizioni (37). In contrasto, le popolazioni caucasiche ed asiatiche sono risultate avere un espansione più lunga del tratto CAG con una media del numero di ripetizioni CAG rispettivamente di 21–22 per i caucasici (21) e 23 per gli asiatici (38). La correlazione tra l'attività trascrizionale dell'AR e la lunghezza del tratto GGC è invece poco chiara, anche se la delezione del tratto delle poliglicine riduce l'attività trascrizionale del recettore androgenico (39). Anche se brevi tratti di GGC sembrano essere correlati con il rischio di malattie, non sono state raggiunte delle adeguate conclusioni. Diversi studi hanno riportato un’associazione significativa tra l’incidenza del cancro prostatico e la lunghezza del polimorfismo GGC (40-43). Nella popolazione Caucasica, si è evoluto un allele dominante di 23 ripetizioni, che è espresso dalla maggioranza dei soggetti. Invece, nella maggior parte dei pazienti affetti da criptorchidismo o da ipospadia peniena, il numero di ripetizioni GGC riscontrate è maggiore o uguale a 24 (44). Studi in vitro hanno dimostrato che alleli GGC con lunghezza diversa da 23 si associano con una minore capacità di transattivazione dell’AR in risposta agli androgeni (26, 39, 44). 17 Ipogonadismo e diabete mellito di tipo 2 L'asse Ipotalamo-Ipofisi-Gonadi (HPG) regola lo sviluppo, la funzione endocrina e riproduttiva delle gonadi durante tutte le fasi della vita. Nell'ipotalamo, neuroni specializzati stimolano il rilascio ormonale di GnRH, il quale modula la secrezione di gonadotropine da parte dell’ipofisi. Inoltre, gli ormoni luteinizzante (LH) e follicolo stimolante (FSH), prodotti nella regione anteriore della ghiandola pituitaria, stimolano la secrezione di steroidi e di cellule germinali nei testicoli. L'attività dell'asse HPG è altamente regolata da una complessa integrazione di input endogeni, segnali temporali e stress esogeno. Questo riflette il profondo cambiamento che avviene nella funzione gonadica durante tutta la vita. Alla nascita, i livelli di gonadotropine sono elevati, e questi diminuiscono gradualmente durante i primi dieci anni di vita. In soggetti maschi in età prepuberale, gli impulsi ipotalamici provocano un aumento della secrezione di LH durante il sonno seguito da un'elevazione dei livelli sierici di LH e FSH. Nella vita post-puberale, i livelli di GnRH permetto il mantenimento del tono di gonadotropine richieste per una normale funzione gonadica. Infine durante la senescenza, il meccanismo a feedback dell'asse HPG risulta alterato, con una diminuizione dei segnali neuronali degli steoridi sessuali, una 18 pulsatilità disorganizzata del GnRH ed un aumento dei livelli di LH e FSH, provocato da un difetto della reattività testicolare (45). L'ipogonadismo maschile è definito dalla inadeguata funzione gonadica, causata dalla mancata secrezione di ormoni gonadici e/o da una gametogenesi difettiva (46). Gli ipogonadismi possono essere distinti in tre forme: i. ipogonadismo primitivo (ipergonadotropo) in cui il danno delle cellule di Leydig compromette la produzione di androgeni (testosterone) e/o altera la struttura dei tubuli seminiferi, con conseguente oligospermia o azoospermia e aumento delle gonadotropine; ii. ipogonadismo secondario (ipogonadotropo) nel quale le alterazioni della ghiandola ipofisi o dell'ipotalamo compromettono la secrezione delle gonadotropine e questo può determinare impotenza e/o sterilità; iii. ipogonadismo ad esordio tardivo (LOH, Late Onset Hypogonadism, anche noto come TDS, sindrome da deficienza di testosterone, associata all’età)è caratterizzato dall’abbassamento dei livelli di testosterone, condizione associata all'avanzamento dell'età, che può compromettere la funzione di svariati organi e 19 inoltre determinare un significativo peggioramento nella qualità della vita (47). Studi epidemiologici hanno dimostrato come gli uomini con bassi livelli di testosterone abbiano una maggiore suscettibilità a sviluppare diabete mellito e/o insulino resistenza. Il diabete mellito e l’ipogonadismo sono caratterizzati da disfunzione endoteliale, che comporta una ridotta attività biologica di monossido d’azoto (NO), il più potente vasodilatatore conosciuto. Una ridotta sintesi di NO, già peraltro in presenza di insulino-resistenza, non solo si associa a ridotta vasodilatazione, ma anche ad aumentata aggregazione piastrinica e ad un’aumentata adesività leucocitaria alla parete arteriosa. Tale meccanismo fisiopatologico può essere associato ad una riduzione dell’ormone SHBG e di LH, determinando un aggravamento della patologia. (48). Infatti risultati ottenuti da studi animali ed epidemiologici suggeriscono che il testosterone gioca un ruolo cruciale nella regolazione della sensibilità all’insulina e di conseguenza i bassi livelli di testosterone caratteristici dei soggetti ipogonadici comportano alterazioni glicometaboliche (49). 20 Il sistema della Ossido Nitrico Sintetasi Il monossido di azoto (NO) è un radicale libero gassoso generato da vari sistemi biologici, il quale rappresenta un potente messaggero biologico nei mammiferi, ricoprendo importanti ruoli fisiologici e fisiopatologici. Infatti, nell’ambito del sistema vascolare, NO induce la vasodilatazione, inibisce l’aggregazione delle piastrine, previene l’adesione dei neutrofili e delle piastrine alle cellule endoteliali, inibisce la proliferazione delle cellule della muscolatura liscia e la loro migrazione, regola la morte cellulare programmata (apoptosi) (Figura 5). NO generato dai neuroni agisce come neurotrasmettitore ed è coinvolto nella formazione della memoria, mentre nell’ambito del sistema immunitario, ha proprietà antivirali e battericide, riduce l’adesione dei neutrofili, l’attivazione dei linfociti (50). 21 Figura 5 Rappresentazione schematica del meccanismo di regolazione per l'attivazione indotta da stress del gene eNOS (51). Gli enzimi responsabili della sintesi di NO costituiscono una famiglia con almeno tre distinte isoforme, Le NOS (Ossido Nitrico Sintase), prodotte da tre differenti geni, con distinta localizzazione, regolazione, proprietà catalitiche e sensibilità all’inibizione: 22 nNOS (anche conosciuta come Tipo I, NOS-I e NOS-1), predominante nel tessuto nervoso; iNOS (anche conosciuta come Tipo II, NOS-II e NOS-2), inducibile in un ampio range di cellule e tessuti; eNOS (anche conosciuta come Tipo III, NOS-III e NOS-3), la prima ad essere stata scoperta nelle cellule endoteliali. Le suddette isoforme sono state differenziate in passato sulla base della loro espressione costitutiva (nNOS e eNOS) o inducibile (iNOS) e la loro dipendenza (nNOS e eNOS) o indipendenza (iNOS) dallo ione Ca2+ (52). Le tre isoforme della NOS sono codificate da geni differenti che mostrano un’omologia del 50-60% in aminoacidi (53) e possiedono la seguente struttura a due domini: il dominio Nterminale ad attività ossigenasica, che contiene i siti di legame per il gruppo eme, la tetraidrobiopterina (BH4) e la L-arginina, legata mediante un sito di riconoscimento per la calmodulina al dominio Cterminale ad attività reduttasica, la quale contenente i siti di legame per il flavin-adenin-dinucleotide (FAD), il flavina mononucleotide (FMN) e la nicotina adenina dinucleotide fosfato (NADPH) (52) (Figura 3). Delle tre isoforme, la regolazione della eNOS è stata la meglio caratterizzata. L’associazione con la calmodulina (CaM) e la caveolina (Cav) ha profondi effetti sulla localizzazione intra-cellulare 23 e sull’attività dell’eNOS; la fosforilazione dell’enzima può essere modulata da una serie di reazioni segnale regolate da specifiche kinasi e fosfatasi. Gli stimoli che portano all’attivazione della eNOS sono molteplici e di varia natura: meccanici (shear stress), umorali (fattore di crescita endoteliale vascolare) e farmacologici (statine). Numerosi studi hanno dimostrato che la localizzazione della eNOS all’interno della cellula determina la sua attività. Un particolare sito cellulare che sembra di importanza fondamentale per la funzionalità dell’eNOS è il caveolo: invaginazioni della membrana plasmatica specializzate e presenti in molti tipi di cellule, in particolar modo nelle endoteliali, negli adipociti, nei fibroblasti e nelle cellule della muscolatura liscia. I principali componenti dei caveoli sono colesterolo, glicosfingolipidi e alcune proteine strutturali, come la caveolina; i fosfolipidi sono praticamente assenti. L’enzima eNOS è stato individuato all’interno dei caveoli (Figura 6) e ciò rende l’enzima inattivo, a causa della presenza della caveolina-1 (Cav-1). Questa proteina non è localizzata esclusivamente nei caveoli, ma si trova anche nell’apparato del Golgi. 24 Figura 6 Il sito di legame per la caveolina risiede tra il sito di legame per l’eme e quello per la calmodulina ed è adiacente al residuo di glutammato che è necessario per il legame con la L-arginina. Cav-1 è una proteina intrinseca di membrana, palmitolata in maniera irreversibile ed in grado di legarsi, oltre che alla eNOS, anche con se stessa, creando dei complessi oligomerici. L’interazione tra la eNOS e la caveolina riduce fortemente l’attività dell’enzima in quanto cav-1 interferisce con il legame della calmodulina alla eNOS in presenza di bassi livelli di calcio citosolico (52). 25 Genetica del gene eNOS L’espressione di eNOS è regolata da una varietà di stimoli e la sua espressione basale è ampiamente tessuto-dipendente (54). Il c-DNA dell’eNOS umano ha un open reading frame (ORF) di 3609 nucleotidi che codificano per una proteina di 1203 aminoacidi ed un peso molecolare complessivo di 133kDa. Il gene umano è approssimativamente di 21kb ed è costruito da 26 esoni e 25 introni ed è presente in singola copia nel genoma aploide. L’eNOS umana ha un’omologia del 94% circa con la stessa proteina bovina e circa il 50% di omologia con la nNOS umana (Figura 7). Figura 7 1: Zanchi A, Moczulski DK, Hanna LS, Wantman M, Warram JH, Krolewski AS. Risk of advanced diabetic nephropathy in type 1 diabetes is associated with endothelial nitric oxide synthase gene polymorphism. Kidney Int. 2000 Feb;57(2):405-13. PubMed PMID: 10652017. 26 La caratterizzazione della regione che affianca il 5’ indica che il promotore della eNOS è “TATA-less” ed esibisce elementi del promotore prossimale Sp1 e GATA che sono coerenti con i geni costitutivamente espressi delle cellule endoteliali. Inoltre questo promotore contiene sequenze consenso per il legame di fattori di trascrizione,come AP-1, AP-2, NF-1, metalli pesanti, il fattore nucleare IL6, PEA3, così come gli elementi cis CACCC-, CCAAT-, elementi per la risposta dell’INF-γ, elementi regolatori degli steroli,elementi di risposta cAMP. E’ stata dimostrata una rilevanza funzionale solo per alcuni di questi potenziali siti di legame. Saggi di mutagenesi sito-diretta hanno identificato motivi di sequenza funzionali per un sito GATA a -230 e il sito Sp1 a -103 che contribuiscono alla trascrizione basale del core del promotore della eNOS (55). La delezione di un frammento (posizionato da -1548 a + 240) che contiene due siti di legame per Sp1 nel 5’-UTR del cDNA porta ad una quasi totale perdita di attività del promotore, sug-gerendo che il fattore di trascrizione Sp1 è importante per la trascrizione del gene dell’eNOS non solo nell’uomo, ma anche nei bovini (56). Sono stati descritti tre tipi di polimorfismo del gene eNOS (Figura 7): 27 il polimorfismo G894T, in cui l’acido glutammico è sostituito al codone 298 con l’acido aspartico, nell’esone 7 (57); il polimorfismo T-786C, una mutazione puntiforme di una timina (T) in una citosina (C) all’altezza del nucleotide -786 nella regione che affianca il 5’ (58) è associato con una ridotta attività del promotore, la soppressione della trascrizione del gene eNOS e una diminuita produzione di NO; un numero variabile di ripetizioni in tandem, note come polimorfismo 4a/4b, all’interno dell’introne 4 (59). Il numero variabile di ripetizioni in tandem nell’introne 4 è importante per la produzione di più del 25% di NO plasmatico. In aggiunta ai controlli trascrizionali e post-trascrizionali dei geni NOS, esiste anche una significativa regolazione post-traduzionale. Tutte e tre le isoforme della NOS condividono delle caratteristiche nella modificazione post-traduzionale. Meccanismi di controllo posttraduzionale comprendono la stabilità delle proteine NOS, dimerizzazione, fosforilazione, localizzazione subcellulare, legame con i cofattori e disponibilità dei substrati (L-arginina e ossigeno molecolare) (50). NO ricopre inoltre un’importante ruolo nella riproduzione maschile e femminile [Rosselli et al., 1998]. In particolare, la eNOS è 28 fortemente espressa nei miofibroblasti della lamina propria peritubulare e nelle cellule dell’endotelio e della muscolatura liscia dei grandi vasi sanguigni dei testicoli (60). Le cellule del Sertoli hanno evidenziato un debole immunostaining per la eNOS; pertanto le cellule peritubulari, le cellule del Sertoli e quelle dei vasi sanguigni del testicolo sembrano essere i siti di produzione e di attività di NO (61). 29 SCOPO DELLA TESI L’obiettivo della tesi è stato quello di analizzare i polimorfismi genetici a carico dei geni del Recettore degli Androgeni (AR) e dell’Ossido Nitrico Sintetasi (eNOS), per individuare un loro eventuale ruolo in ambito andrologico. 1. La prima applicazione riguarda uno studio retrospettivo eseguito su soggetti affetti da ipogonadismo ad insorgenza tardiva, in cui è stato caratterizzato il polimorfismo del gene della ossido nitrico sintasi Glu298Asp allo scopo di studiarne l’effetto sul rischio di insorgenza di diabete mellito di tipo 2. 2. Data l'inconsistenza dei dati in letteratura, nella seconda applicazione, sono stati caratterizzati gli SNPs CAG del gene recettore degli androgeni e Glu298Asp del gene eNOS su un gruppo di soggetti affetti da infertilità di tipo idiopatico e su un gruppo di controllo, allo scopo di valutare gli effetti di essi sui parametri seminali, considerando i due polimorfismi sia singolarmente che in combinazione, per valutare il possibile effetto sinergico delle due varianti genetiche sui parametri seminali. 30 Studio 1 Disegno dello studio Sono stati valutati retrospettivamente i pazienti affetti da ipogonadismo ad insorgenza tardiva (n=110) afferenti presso il nostro centro di Andrologia nel periodo tra il 2010 e 2013. Sono stati adottati i seguenti criteri di inclusione: i. Diagnosi di ipogonadismo ad insorgenza tardiva, basata sui ridotti valori di testosterone sierico (testosterone totale <2.31 ng/ml) e sui sintomi comuni dell’ipogonadismo (62); ii. Ipogonadismo non diagnosticato e non trattato precedentemente. Criteri di esclusione: i. Presenza di altre tipologie di ipogonadismo o di resistenza ormonale periferica; ii. Evidenze di Diabete Mellito di tipo I. Lo studio è stato condotto in accordo con i principi della Dichiarazione di Helsinki. Tutti i partecipanti allo studio hanno fornito il proprio consenso informato. 31 Studio 2 Disegno dello studio Sono stati studiati i soggetti oligoastenozoospermici (n=34) e normozoospermici (n=43), afferenti presso il nostro centro di Andrologia. Sono stati reclutati soggetti oligoastenozoospermici con cariotipo normale, escludendo quelli con microdelezioni a carico del cromosoma Y. Sono inoltre stati esclusi dallo studio i soggetti che presentavano le seguenti patologie: ipogonadismo, iperprolattinemia, malattie croniche, varicocele, testicolo retrattile, infezioni a carico delle ghiandole accessorie, orchiti traumi genetilali, consumo di droghe o trattamento ormonale concomitante. 32 MATERIALI E METODI Determinazione dei parametri biochimici ed ormonali Sono stati considerati i seguenti parametri biochimici ed ormonali: ormone follicolo-stimolante (FSH), ormone luteinizzante (LH), testosterone totale, glicemia ed emoglobina glicata (HbA1c). I valori di riferimento per i parametri biochimici sono stati i seguenti: o glucosio plasmatico, 70–99 mg/dl; o Hba1c, <6.0%; o FSH, 1.7–6.9 IU/l; o LH, 1.6– 10.0 IU/l ; o Testosterone totale, 3–8.5 ng/ml. Estrazione del DNA L'estrazione di DNA genomico da sangue è stata effettuata attraverso la tecnica della lisi osmotica delle cellule, basata sulla sedimentazione frazionata dei componenti mediante centrifugazione. Il primo passaggio permette la rottura della membrana cellulare per shock osmotico; di seguito è stato eliminato il sovranatante, conservando solo gli acidi nucleici che restano sul fondo della provetta nel pellet. Quest'ultimo è stato trattato con proteinasi K e sodio dodecil solfato (SDS) per consentire la lisi della 33 membrana nucleare, l’inattivazione delle proteine e la liberazione degli acidi nucleici. Il DNA è stato precipitato con isopropanolo, lavato con etanolo e infine risospeso in TE (Tris 0,01M; EDTA 0,001M). In questo lavoro si è proceduto estraendo il DNA genomico da 2 ml di sangue conservato a –20°C. Il sangue è stato scongelato a temperatura ambiente fino a totale liquefazione per eliminare eventuali coaguli. Ad ogni campione sono stati aggiunti 25 ml di Buffer di lisi (sucrosio 0,6M, Triton X-100 1%, MgCl2 0,01M e TrisHCl 0,01M pH 7,5) per permettere la lisi cellulare. Dopo aver mescolato per inversione, i campioni sono stati lasciati in ghiaccio per 15 minuti e centrifugati a 3200 rpm per 20 minuti a 4°C per far precipitare gli elementi figurati del sangue. Eliminato il sovranatante, al pellet sono stati aggiunti 10 ml di Buffer (EDTA 0,002 M pH 8, NaCl 0,08 M) ed i campioni sono stati centrifugati a 3200 rpm per 20 minuti a 4°C. Quest’ultimo lavaggio con il buffer è stato ripetuto per due volte consecutive. Di seguito sono stati aggiunti al pellet 3 ml di Buffer A (EDTA 0,002M pH 8, Tris-HCl 0,02M pH 8), 50 µl di SDS 20% e 250 µl di proteinasi K 1 mg/ml. Quest’ultima soluzione è stata infine incubata per 1 ora in un bagno termostatato a 65°C. 34 In seguito ad incubazione, sono stati aggiunti 0,500 ml di NaCl 5,5 M e si é risospeso il tutto con il vortex. I campioni sono stati quindi centrifugati a 2700 rpm per 15 minuti a temperatura ambiente e al sovranatante recuperato è stato aggiunto un pari volume di isopropanolo. Il campione è stato centrifugato per 10 minuti a 3200 rpm e il DNA recuperato è stato lavato con etanolo al 70%. Dopo un’ultima centrifuga di 10 minuti a 3200 rpm il DNA è stato risospeso in una soluzione di Tris-EDTA (Tris 0,01 M, EDTA 0,001 M) e conservato a 4°C. PCR e sequencing L’analisi di entrambi I polimorfismi a carico dei geni AR ed ENOS è stata eseguita utilizzando la tecnica della PCR, utilizzando coppie di primers oppurtune per amplificare il frammento di circa 248 bp comprendente la variante G894T di eNOS ed il frammento di circa 500 bp contenente il polimorfismo CAG del gene AR. La seguente miscela di reazione è stata ottimizzata per l’amplificazione di 50 ng di DNA genomico a doppio filamento: o 2,5 mM ogni dNTP (deossiribonucleotidi) (Invitrogens); o 10 pmol per ogni oligonucleotide senso e antisenso (Sigma Co, St Louis, Mo., U-SA); 35 o 2 U/µL di DNA polimerasi DNA-dipendente (Phusion Hot Start, FINNZYMES); o MgCl2 7.5 mM; o buffer di reazione (Tris-HCl 20 mM pH 7.4 a 25°C, EDTA 0.1 mM, DTT 1 mM, KCl 100 mM, stabilizers, BSA 200 µg/ml e glicerolo) Per ogni reazione di amplificazione sono state ottimizzate le condizioni di temperatura ed il numero di cicli utilizzando il Thermal Cycler 2700 (Applied Biosystem, Norwoalk, Conn., USA). La reazione di PCR, medisima per entrambi i polimorfismi, consisteva in una denaturazione a 98°C per 10 secondi, annealing a 68°C per 15 secondi ed un’estensione a 72°C per un totale di 35 cicli. Ogni reazione di PCR inizia con una denaturazione a 98°C per 1 minuto e termina con una estensione a 72°C per 7 minuti. Sono stati impiegati per il polimorfismo CAG i primers A0 (5’-GTG GTT GCT CCC GCA AGT TTC C-3’) ed A2 (5’-GCT GTG AAG GTT GCT GTT CCT C-3’) (21). Per il polimorfismo del gene eNOS sono stati invece impiegati i primers precedentemente descritti (63). La reazione di sequenza dei prodotti di PCR è stata eseguita utilizzando il kit BigDye e quindi le sequenze ottenute sono state 36 lette attraverso il sequenziatore automatico CEQ 2000 XL (Beckman Coulter, Fullerton, CA, USA). Analisi del liquido seminale L’inclusione nei gruppi oligoastenozoospermici e normozoospermici è stata basata sui criteri della World Health Organization (WHO) (64). I campioni di liquido seminale sono stati ottenuti per masturbazione dopo tre giorni di astinenza, raccolti in contenitori sterili ed analizzati secondo le linee guida del manuale WHO 2010 (64). Nell’analisi sono state considerate la concentrazione nemaspermica (valore di riferimento > 15x106 milioni/mL) e la motilità progressiva nemaspermica (valore di riferimento, > 32 %) (64). Due complete analisi seminali sono state eseguite per i campioni oggetto del nostro studio per accertare le caratteristiche di motilità e parametri cinetici degli spermatozoi, nonché la loro concentrazione. Brevemente, 3µl di liquido seminale sono stato caricati in una camera di conta 20-mm cell VU chamber (Conception Technologies, La Jolla, California). Sono stati caricati due lati della camera di conta (A e B) per ogni campione e almeno 300 spermatozoi sono stati contati fino a 6 differenti campi visivi per lato di camera. La motilità spermatica è stata valutata mediante il sistema C.A.S.A system (Computer-Assisted Semen Analysis). 37 Analisi statistica Sono stati considerati significativi i valori di P < 0.05. Sono stati utilizzati i seguenti strumenti statistici (SPSS 16.0): o Per verificare la distribuzione normale delle variabili continue è stato utilizzato il test Shapiro–Wilk’s test; o Le variabili categoriche sono state riportate come frequenze; o La comparazione fra i tre gruppi per variabili continue è stata eseguita con metodo ANOVA, seguita dal test di Fisher; o Le variabili non distribuite normalmente sono state analizzate con il metodo Kruskal–Wallis test seguito dal Mann– Whitney’s U-test; o La prevalenza di diabete mellito è stata comparata fra i tre gruppi di varianti geniche utilizzando il v2-test; o Il test esatto di Fisher è stato utilizzato per comparare le frequenze fra gruppi; o La correzione della significatività p è stata eseguita utilizzando il metodo Bonferroni–Holm (65). o L’associazione tra le varianti del gene eNOS con il diabete mellito è stata valuta utilizzando la regressione logistica, correggendo per i valori di età, indice di massa corporea (BMI) e testosterone totale. 38 RISULTATI Studio 1 La tabella 1 mostra i parametri generali, ormonali e genetici dei soggetti studiati. Nei pazienti affetti da ipogonadismo ad insorgenza tardiva, sono stati individuati 8 soggetti in sovrappeso (7,2%) [BMI ≥ 25 e <30 Kg / m2] e 25 soggetti obesi (22,7%) (BMI ≥ 30 kg / m2). La prevalenza di diabete mellito di tipo 2 è stata del 40% (Tabella 1). Il genotipo eNOSGG è stato individuato in 32 soggetti, eNOSGT in 46 ed eNOSTT in 32 (Tabella 1). Eta’ (yr) 60 ± 4.12 BMI (kg/m2) 23.8 (22.1-28.6) FSH (IU/L) 3.3 (3.2-4.92) LH (IU/L) 5.1 (3.3-5.9) Testosterone Totale 2.02 ± 0.33 (ng/ml) Glicemia (mg/dl) 96.1 (85-156.3) HbA1c (%) 5.28 (4.48-8.23) DM (si/no) 44/66 eNOSGG/eNOSGT/eNOSTT 32/46/32 Tabella 1 Profilo ormonale, glicemico e genetico della popolazione studiata. I dati sono espressi come media ± dev. Standard. BMI, body mass index; FSH, follicle-stimulating hormone; LH, luteinis-ing hormone; HbA1c, glycated haemoglobin; DM, diabetes mellitus; eNOS, endothelial nitric oxide synthase. 39 Dopo aver suddiviso il campione in base alle suddette varianti genetiche, non è stata riscontrata alcuna differenza evidente per i valori di età, BMI e testosterone totale (Figura 8). Figura 8 Risultati ottenuti per i valori di età, testosterone totale e BMI, in base alle varianti geniche GG, GT, TT del gene eNOS. Dati analizzati con il test del chi-quadro. Al contrario, i valori di glicemia, HbA1c e la prevalenza di DM sono risultati significativamente più alti nei pazienti portatori del genotipo eNOSTT rispetto a quelli portatori di eNOSGT ed eNOSGG. 40 Figura 9 Risultati ottenuti per i valori di HbA1C(%), prevalenza di diabete mellito (si/no) e glicemia, in base alle varianti geniche GG, GT, TT del gene eNOS. Dati analizzati con il test del chi-quadro. * P < 0.05 L'analisi di regressione logistica ha inoltre mostrato che, in seguito alla correzione dei dati per i valori di età, indice di massa corporea e testosterone totale, il genotipo eNOSTT è stato positivamente e significativamente associato alla presenza di DM (tabella 2), al contrario è risultata una correlazione negativa e statisticamente significativa tra il genotipo eNOSGG e la presenza di DM. Inoltre, nessuna associazione significativa è stata riscontrata tra il genotipo eNOSGT e DM (tabella 2). Infine, il testosterone totale è risultato negativamente e significativamente associato con DM e, al 41 contrario, l'età e il BMI non hanno alcuna influenza su questa condizione (Tabella 2) VARIABILE BETA SIGNIFICATIVITA’ ENOSTT 2.013 < 0.001 ENOSGG -1.190 0.052 ENOSGT 0.629 0.428 TESTOSTERONE -0.377 0.012 ETA’ 1.254 0.263 BMI 0.310 0.578 TOTALE Tabella 2 Risultati della regressione logistica. 42 Studio 2 Le caratteristiche generali, ormonali e seminali della popolazione in esame sono riportati nella Tabella 3. Soggetti Soggetti p astenospermici normozoospermici (n=34) (n=43) Età 32 (19-48) 37 (20-45) NS FSH (mIU/ml) 3.3 (1.8-6.8) 3.2 (2.2-6.7) NS LH (mIU/ml) 5.1 (1.7-9.7) 4.5 (1.8-9.7) NS T (mIU/ml) 5.5 (3.3-8.3) 4.6 (3.2-8.4) NS 21.5 (15.7-80) < Concentrazione 8.4 (2-14.4) nemaspermica 0.001 (×106 spermatozoi/ml) Motilità 20.5 (5-31) 38 (33-55) nemaspermica < 0.001 (%) Tabella 3 Caratteristiche generali, ormonali e seminali delle popolazione studiata. I valori sono espressi come mediana (range totale); NS, non-significant; LH, luteinizing hormone; FSH, follicle-stimulating hormone; T, testosterone. Il valore mediano della lunghezza del tratto CAG (CAG=22) è stato adottato come valore di cut-off, al fine di suddividere l'intero campione in due gruppi, composti da soggetti portatori di un tratto più corto (CAG <22) o più lungo CAG > 22) di ripetizioni. Le 43 frequenze genotipiche dei polimorfismi eNOS (Glu298Asp), vale a dire GG, GT e TT, erano in equilibrio Hardy-Weinberg, sia nel campione totale che nei soggetti oligoastenozoospermici e normozoospermici considerati separatamente. Dai risultati ottenuti dal confronto della frequenza delle ripetizioni, è stata riscontrata una differenza significativa tra i soggetti oligoastenozoospermici e normozoospermici nella frequenza delle ripetizioni più corte CAG [8 su 43 (18,6%) vs 21 su 34 (61,7%) rispettivamente, p <0.001]. Entrambi i gruppi (CAG < 22 e CAG > 22) non mostravano una correlazione per i valori dei parametri seminali. I soggetti portatori dei genotipi eNOSGG, eNOSGT e eNOSTT, sono stati rispettivamente 16 (47%), 11 (32,4%), 7 (20,6%) tra i soggetti oligoastenozoospermici e 16 (37,2%), 19 (44,2%), 8 (18,6%) tra i soggetti di controllo. Non sono state osservate differenze tra le frequenze dei genotipi eNOS tra i due gruppi. Inoltre, considerando l'intero campione (n=77) non è stata riscontrata alcuna differenza significativa tra le tre varianti del gene eNOS ed i parametri nemaspermici (Tabella 4). 44 Tratto Concentrazione CAG Tratto CAG p corto (n=29) lungo (n=48) 10.7 (2-80) 18.6 (3.4-42.6) NS 29 (5-55) 33 (7-51) NS nemaspermica (×106 spermatozoi/ml) Motilità nemaspermica (%) Concentrazione eNOSGG eNOSGT eNOSTT (n=32) (n=30) (n=15) 15 (3.4-50) 17 nemaspermica 80) p (7.1- 16.7 (2- NS 31.3) (×106 spermatozoi/ml) Motilità nemaspermica 32 (7-54) 33 55) (15- 33 (5- NS 46) (%) Tabella 4 Associazione dei polimorfismi dei geni AR ed ENOS con i parametri nemaspermici. I valori sono espressi come mediana (range totale); NS, non-significant; AR, androgen receptor; eNOS, endothelial nitric oxide synthase. Valutando la combinazione dei due polimorfismi del gene AR e di eNOS, si riporta di seguito (Tabella 5) il profilo seminale all'interno dei sei gruppi, derivanti da tutte le possibili combinazioni dei sei 45 possibili genotipi fra AR-CAG e le varianti del gene eNOS. Una diminuzione dei valori di motilità e della concentrazione nemaspermica è risultata dal gruppo 1 (G1) al gruppo 6 (G6) (Figura 10). Figura 10 Concentrazione (panel A) e motilità (panel B) nemaspermica nei sei gruppi di genotipi derivanti dalle possibili combinazioni tra AR (ripetizioni CAG) ed eNOS (variante Glu298Asp). Tuttavia, si è evidenziata solamente nel gruppo 6 una differenza statisticamente significativa nei valori nemaspermici rispetto agli altri cinque gruppi (Tabella 5). 46 G1 G2 G3 G4 G5 G6 (n=20) (n=20) (n=8) (n=12) (n=10) (n=7) Sperm 15* 19.9* 18.8* 18* concentration (3.4- (7.1- (×106 29.9) Progressive sperm motility 9.9* 3.8 (16.7- (10.7- (7.1- (2- 42.6) 31.3) 50) 80) 5.6) 30.5* 35* 35* 33* 26* 9 (7-44) (15- (33- (29- (16- (5- 51) 46) 54) 55) 13) spermatozoa/ml) (%) Tabella 5 parametri nemaspermici nei sei gruppi di genotipi derivanti dalle possibili combinazioni tra AR (ripetizioni CAG) ed eNOS (variante Glu298Asp). I valori sono espressi come mediana (range totale) AR, androgen receptor; eNOS, endothelial nitric oxide synthase. Comparazione statistica fra I sei gruppi: *p < 0.001 vs G6; Valori non significativi se non specificato. Legenda combinazioni genotipi: G1, CAGlungo/eNOSGG; G2, CAGlungo/eNOSGT; G3, CAGlungo/eNOSTT; G4, CAGcorto/eNOSGG; G5, CAGcorto/eNOSGT; G6, CAGcorto/eNOSTT. 47 DISCUSSIONE Gli androgeni svolgono un ruolo fondamentale nella spermatogenesi regolando il completamento della meiosi e la transizione da spermatociti a spermatidi. Tale processo è possibile grazie all’azione del Recettore degli Androgeni (AR), il quale agisce come un fattore di trascrizione ligando-dipendente che media l’espressione dei geni bersaglio in risposta a specifici ligandi. Infatti, l'inibizione del testosterone o il knock-out di AR nelle cellule del Sertoli è associato con una compromissione della integrità della barriera emato-testicolare, con conseguente esposizione delle cellule germinali a fattori autoimmuni e citotossici, ad arresto della spermatogenesi ed a fagocitosi delle cellule germinali da parte delle cellule del Sertoli. Inoltre, AR localizza nel tessuto epididimale, contribuendo alla maturazione degli spermatozoi e co-localizza con i mitocondri nella regione intermedia degli spermatozoi, suggerendo che l'interazione androgeni-recettore a livello mitocondriale potrebbe incidere direttamente sulla loro motilità (66). L'attività trascrizionale di AR può variare a seconda della lunghezza del tratto di poliglutammine, il quale è codificato da una serie di ripetizioni della sequenza CAG all’interno dell’esone 1 del gene AR stesso (67). Il 48 numero di ripetizioni CAG si estende da un minimo di 10 ad un massimo di 35 in individui normali, con una lunghezza media di 2122 ripetizioni nella popolazione caucasica (21, 68). Tratti di poliglutammine più lunghi risultano in una diminuzione dell’attività trascrizionale in vitro dell’AR (69), determinando modificazioni di legame tra il recettore ed i propri co-attivatori, fattori di trascrizione e co-repressori. Ad esempio, un'espansione del tratto CAG da 25 a 49 ripetizioni potrebbe risultare in una conformazione anomala della regione N-terminale del recettore, in seguito alla riduzione delle interazioni tra AR e la proteina ARA-24 (AR-associated protein 24) (43, 70, 71). La NOS-3 (eNOS) è un'enzima presente nelle cellule endoteliali, piastrine e cellule muscolari lisce, identificata come la sorgente della sintesi basale e continua di ossido nitrico (NO), necessaria per mantenere il tono vascolare di riposo. La produzione di NO avviene a partire dall’aminoacido L-arginina, convertito in L-citrullina dall’enzima eNOS (72). L’ossido nitrico rappresenta un importante messaggero in vasodilatazione, numerosi l’inibizione processi biologici, dell’attivazione e tra cui la aggregazione piastrinica, l’inibizione dell’espressione delle molecole di adesione, l’inibizione della proliferazione delle cellule muscolari lisce, la 49 riduzione dell’ossidazione del colesterolo LDL, l’aumento della sensibilità all’insulina. Inoltre, recentemente è stato evidenziato un ruolo importante di NO capacitazione e reazione concentrazioni di NO nella motilità acrosomiale possono provocare degli spermatozoi, (73). Infatti, stress alte ossidativo inducendo danni agli spermatozoi stessi, a causa del legame di questo mediatore con lo ione superossido e conseguente iperproduzione di perossinitrito, che reagisce rapidamente con proteine, lipidi e acidi nucleici, modificando la membrana plasmatica (63). eNOS è costitutivamente espressa nel sistema vascolare endoteliale del muscolo scheletrico, tessuto adiposo, pancreas, cuore e fegato, e costituisce il percorso attraverso il quale l'insulina esercita la sua azione vasodilatatrice periferica (74). NO consente, attraverso il suo effetto vasodilatatore, l’assorbimento del glucosio insulino-mediato da parte del muscolo, durante il lavoro muscolare (74). La ridotta biodisponibilità di NO causa vasocostrizione, trombosi, infiammazione e ipertrofia vascolare, fattori che insieme portano alla disfunzione endoteliale (75). Tale condizione è presente in numerose patologie come ad esempio l’ipercolesterolemia, l’ipertensione (76), il diabete mellito (77). Nel diabete mellito, la mancata attivazione della eNOS a causa dell’inibizione della via 50 della PI3 chinasi/Akt, normalmente attivata dall’insulina, causa l’insulino-resistenza (72). La ridotta vasodilatazione con minore perfusione tissutale comporta dunque una riduzione del reclutamento di cellule in grado di metabolizzare il glucosio (unità metaboliche) con conseguente minore estrazione di glucosio (insulino-resistenza). Il polimorfismo 894 G/T consiste in una sostituzione di glutammato con aspartato rispettivamente, in posizione 298 nella proteina eNOS ed è correlato con varie condizioni patologiche. In particolare, secondo i risultati di Noiri e colleghi, gli effetti funzionali del polimorfismo Glu298Asp del gene eNOS potrebbero tradursi in una minore produzione di NO, con conseguente aumento della vasocostrizione, adesione dei leucociti, aggregazione piastrinica e proliferazione cellulare (78). Dai nostri risultati è stato osservata per la prima volta una correlazione positiva e significativa tra il genotipo eNOS TT e la presenza del diabete mellito, indipendentemente dai livelli di T, età e grado di obesità (Tabella 2 e 3). Al contrario il genotipo eNOS GG sembra avere un effetto protettivo nei confronti del diabete mellito, mentre il genotipo eterozigote GT non ha mostrato alcuna associazione. Sebbene i meccanismi alla base non siano chiari, la compromissione della secrezione di NO potrebbe essere provocata 51 dalla sostituzione della guanina in timina nell' esone 7 del gene eNOS, causando la sostituzione del glutammato con aspartato e determinando quindi una modificazione dell'alfa elica della proteina, con un conseguente aumento della sua suscettibilità al degradazione (79). Inoltre, come evidenziato nello studio 2, considerando i possibili genotipi derivanti dalle due varianti polimorfiche dei geni studiati, la presenza simultanea di un tratto più breve di AR CAG e della variante eNOS TT darebbe origine ad un profilo nemaspermico nettamente peggiorato rispetto alle altre combinazioni (Tabella 3), mostrando un effetto sinergico fra i due geni. Una certa tendenza alla progressiva diminuzione dei valori medi dei parametri spermatici, anche se non statisticamente significativo tra tutti i gruppi, è risultato evidente dal gruppo 1 (tratto lungo AR e selvaggio tipo eNOSGG) al gruppo 6 (breve AR CAG repeat polimorfismo e eNOSTT) (Figura 1). Le ripetizioni di poliglutammine CAG possono modulare le interazioni proteina-proteina e la lunghezza di tali ripetizioni (20, 69) in AR possono compromettere la forza delle interazioni recettoreproteina. E’ perciò plausibile che il numero delle ripetizioni di CAG possano compromettere il signaling androgenico e l’androgenicità 52 dei livelli endogeni degli androgeni agendo sulla stabilità proteica oppure attraverso gli mRNA di AR. A supporto dei nostri risultati, recenti studi hanno evidenziato un'associazione tra il polimorfismo del gene eNOS, la presenza di diabete di tipo 2 e la disfunzione erettile, causata probabilmente dalla down-regulation di NO nel tessuto erettile, impedendo la tumescenza del pene (79-81). Si è inoltre riscontrata una correlazione tra i polimorfismi del gene eNOS con la motilità nemaspermica, in particolar modo per i soggetti portatori del genotimo mutato omozigote TT. Infatti nei soggetti in esame è stata riscontrata una maggiore compromissione della motilità nemaspermica nei confronti dei soggetti portatori del genotipo wildtype (GG) ed una maggiore associazione ad infertilità di tipo idiopatico, con maggiore frequenza in pazienti con azoospermia (63, 82). In conclusione, i nostri dati suggeriscono che il polimorfismo Glu298Asp del gene eNOS rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza del diabete di tipo 2 associato ad ipogonadismo ad insorgenza tardiva e la possibile esistenza di un effetto sinergico tra la variante genetica del gene AR e del gene eNOS sui parametri spermatici. 53 Alla luce delle potenziali implicazioni diagnostiche, è necessario che i nostri risultati siano validati da ulteriori studi per meglio comprendere le basi genetiche ed il ruolo dei geni studiati nell’ipogonadismo ad insorgenza tardiva e nell’infertità di tipo idiopatico. 54 BIBLIOGRAFIA 1. J. C. Venter et al., The sequence of the human genome. Science 291, 1304 (Feb 16, 2001). 2. E. S. Lander et al., Initial sequencing and analysis of the human genome. Nature 409, 860 (Feb 15, 2001). 3. D. E. Reich et al., Linkage disequilibrium in the human genome. Nature 411, 199 (May 10, 2001). 4. A. D. 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