Manipolazione genetica degli animali In mammiferi Metodi per la produzione/generazione di mammiferi transgenici • Introdurre DNA nella linea germinale di topi: basi per la manipolazione genetica di altri mammiferi • Mammiferi gen mod sono stati utilizzati per studiare funzione e regolazione dei geni ma anche come bioreattori per la produzione su larga scala di proteine ricombinanti (es. secrezione dal latte) • Messi a punto svariati metodi per la trasfezione delle linee germinali che richiedono tutti la rimozione di cellule uovo fecondate o di embrioni precoci da madri donatrici, la loro coltivazione per breve tempo in vitro e la successiva reintroduzione in madri adottive Riassunto dei metodi per la produzione di mammiferi transgenici Microiniezione nel pronucleo • Palmiter e Brinster 1986 • Subito dopo la fecondazione, il nucleo delle cellule uovo (pronucleo femminile, relativamente piccolo) e quello dello spermatozoo (pronucleo maschile, più grande) sono distinti l’uno dall’altro. La scelta del pronucleo maschile come bersaglio preferenziale della microiniezione deriva dalle sue maggiori dimensioni. Vengono di norma iniettati circa 2 pl di soluzione contenente DNA, mentre l’oocita è mantenuto in posizione con la punta di una pipetta alla\quale si applica una leggera suzione Microiniezione nel pronucleo di un oocita fecondato di topo. Si vedono i 2 pronuclei e l’oocita è mantenuto in posizione con la punta di una pipetta alla quale viene applicata una leggera suzione Trasfezione di cellule ES:derivano dalla massa cellulare interna della blastocisti di topo e sono totipotenti Ceppo 129 pelo aguti dominante Ceppo C57BL/6J pelo nero recessivo Se le cellule ES introdotte hanno contribuito anche alla linea germinale, incrociando maschi chimerici con femmine nere, viene una generazione di eterozigoti transgenici aguti, conferma della trasmissione germinale del DNA esogeno Il DNA può essere introdotto x trasfezione o trasduzione virale. Le cellule ES ricombinanti vengono introdotte nel blastocele di un embrione ricevente allo stadio di blastocisti Gene targeting in cellule ES I vettori per il targeting sono costrutti plasmidici specializzati che promuovono la ricombinazione omologa una volta introdotti all’interno delle cellule ES. Grazie all’inclusione di una regione di omologia con il locus bersaglio è consentito l’appaiamento del vettore col DNA esogeno Gene knockout • La maggior parte degli esperimenti di gene targeting effettuati finora è stata condotta per ottenere l’inattivazione di loci endogeni rendendo così “nulli” gli alleli bersaglio. Sono stati sviluppati due tipi di vettori di targeting: i vettori di inserzione e i vettori di sostituzione Struttura e meccanismo di integrazione delle 2 classi più utilizzate di vettori targeting, a di inserzione e b di sostituzione. Le regioni di omologia tra i vettori e le sequenze bersaglio sono indicate dallo stesso numero a b Procedura per l’introduzione di piccole mutazioni utilizzando a) un vettore di inserzione e b) due vettori di sostituzione. Le regioni di omologia tra i vettori ed i target sono indicate dallo stesso numero. La posizione della mutazione puntiforme nel vettore, che deve essere inserita nel locus bersaglio, è indicata con un asterisco Possibili applicazioni dei topi geneticamente modificati 1981 Brinster et al. mettono a punto un plasmide in cui il promotore del gene della metallotioneina1 MMT murina viene fuso alla regione codificante del gene TK di HSV. TK si saggia facilmente quindi TK è un comodo reporter per la funzione e l’attività del promotore MMT Topo transgenico contenente il promotore della metallotioneina murina fuso al gene dell’ormone della crescita di ratto. Animali sdella stessa nidiata: a sinistra transgenico 44 gr; a destra non transgenico 29 gr. I topi che esprimono il transgene di fusione arrivano a pesare il triplo del normale Tecnologia del trasferimento nucleare nei mammiferi • 1952 Briggs e King negli Anfibi • Gurdon 1986, 1991: trapianto in un uovo enucleato di nuclei prelevati da una blastula di Rana pipiens, si ottennero un buon numero di embrioni Negli animali la riproduzione avviene per via sessuata, la fecondazione dell’ovocellula da origine ad una singola cellula da cui deriverà il nuovo individuo. Durante lo sviluppo dei gameti l’informazione genetica viene, grazie ad un processo di meiosi, modificata, ciò fa si che ciascuno zigote possieda un suo unico genoma e dia origine ad un unico individuo. Si definisce clone una popolazione di cellule o di organismi derivata da un singolo genoma a seguito di un processo di riproduzione asessuata. In circostanze naturali può verificarsi che un embrione subisca una divisione spontanea (splitting) dando origine a due gemelli identici monozigoti. Lo splitting spontaneo può essere riprodotto artificialmente per ottenere una discendenza identica. La possibilità di generare individui biologicamente identici, ha sempre attratto l'interesse dei ricercatori e già nel 1936, Hans Spemann pose con i suoi esperimenti, le basi della clonazione. L'interesse dei ricercatori è stato immediatamente volto a comprendere se il nucleo di cellule differenziate di soggetti adulti conservava, dopo il differenziamento, gli stessi geni presenti nell'uovo fecondato: si cercava cioè di comprendere se nuclei di cellule differenziate conservavano la capacità di essere totipotenti, cioè di dare origine a tutti i tipi cellulari presenti in un organismo adulto. In Zootecnia i primi successi sono stati ottenuti a partire da cellule embrionali: in pratica, è possibile dissociare i blastomeri di embrioni di mammifero in stadi di sviluppo che precedono l'impianto nell'utero, morula precoce, massimizzando il numero di cellule disponibili. Queste cellule sono iniettate nello spazio perivitellino di ovociti enucleati e tramite uno stimolo elettrico si ottiene la fusione della parete della cellula embrionale con quella dell'ovocita che consente la ripresa, l'attivazione, dello sviluppo e cioè la segmentazione a partire dalla cellula embrione. Ulteriori importanti successi si sono ottenuti nel 1986 con la creazione della pecora Dolly, ottenuta per trasferimento nucleare da una cellula somatica, anche se gli animali ottenuti con questa tecnica sono uguali geneticamente, pur non essendo propriamente cloni: le ovocellule utilizzate in questo caso come citoplasti, riceventi di materiale genetico estraneo, provengono da femmine diverse e quindi il citoplasma trasmette patrimonio differente. La tecnica prevede che un ovocita in metafase II (M II), prelevato tramite aspirazione dai follicoli ovarici sia maturato in vitro, enucleato con tecnica microchirurgica e sostituito con materiale genetico proveniente dallacellula donatrice; tale pratica è ampiamente utilizzata in zootecnia per amplificare la progenie da animali di "elite". Nel 1995 i successi ottenuti con il trasferimento nucleare erano limitati ai casi in cui come donatore di materiale genetico si utilizzavano embrioni ai primi stadi di sviluppo. Nelle cellule dell’embrione precoce i nuclei, sono più efficienti nel generare individui, ma l’embrione precoce ha un numero di cellule ridotto e permette di produrre pochi individui. Inoltre con questo sistema si clona un genotipo di cui non si conosce il fenotipo, poiché è l’embrione ad essere clonato e quindi non si ha conferma delle capacità produttive del soggetto che andiamo a generare. Successivamente si e’ poi mirato a utilizzare come donatrici di nuclei, cellule coltivate in laboratorio, che mantenessero la pluripotenza: cellule staminali embrionali. Meg e Morag, primi ovini prodotti mediante trasferimento nucleare da colture cellulari Dolly e il suo agnellino Bonnie. Dolly = I° mammifero generato mediante trasferimento nucleare da una cellula adulta Trasferimento di DNA in altri Vertebrati Oociti di Xenopus come sistemi di clonaggio mediante espressione fuzionale PESCI GM In acquacoltura, esperimenti di trasferimento genico o transgenesi sono iniziati sui pesci sin dal 1985. Nel 95% dei casi, si è impiegato un transgene o costrutto genico codificante per l’ormone della crescita (GH) allo scopo di ottenere ceppi a crescita rapida complessivamente in 15 specie di teleostei d’allevamento. Nel restante 5%, la ricerca ha riguardato invece transgeni per proteine antigelo, onde consentire la sopravvivenza di salmoni in acque molto fredde, e transgeni per il lisozima, proteina battericida, per migliorare la resistenza alle malattie. I pesci transgenici per il GH hanno fornito i risultati più interessanti. Ad esempio, il tasso di crescita è stato aumentato di 4 volte (400%) nella tilapia nilotica, Oreochromis niloticus, di 7 volte nella carpa comune, Cyprinus carpio, e di ben 11 volte nel salmone coho, Oncorhynchus kisutch. Nonostante il miglioramento della qualità delle carni e l’indubbio vantaggio economico di poter ridurre così drasticamente i tempi, notoriamente lunghi, dell’allevamento ittico, la produzione di pesci transgenici a rapida crescita è rimasta limitata alla scala sperimentale e non è mai arrivata sui mercati (tranne a Cuba). Visto l’andamento dell’aspra disputa sugli OGM vegetali, combattuta politicamente e legalmente sulla contrapposizione tra forti valenze economiche da una parte e fondamentalismi ideologici dall’altra, sarebbe stato davvero un atto di eroica ingenuità l’introdurre sul mercato dei pesci transgenici presentandoli come il primo alimento geneticamente modificato di origine animale. È pertanto comprensibile sia l’atteggiamento prudenziale delle associazioni dei piscicoltori riguardo ai pesci transgenici, sia la moratoria sulla loro commercializzazione in attesa che le organizzazioni internazionali che si occupano del problema degli OGM, tra cui la FAO , le Nazioni Unite, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il Consiglio Europeo, la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) ed il Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES) approvino direttive e suggeriscano codici di condotta e misure cautelative sul come produrre, trasportare e rilasciare nell’ambiente gli OGM. Dovranno inoltre essere affrontate a livello dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) le problematiche relative alla brevettabilità degli OGM, i relativi diritti di proprietà e di licenza, nonché l’obbligo di certificazioni e contrassegni che informino i consumatori sulla presenza o meno di OGM.