Università Politecnica delle Marche Facoltà di Medicina e Chirurgia Dottorato di Ricerca in Patologie Immunometaboliche,Degenerative ed Infettive (XIII° ciclo) Coordinatore: Chiar.mo Prof. Pietro E. Varaldo Elementi genetici mobili in Streptococcus agalactiae: varietà, mobilità e contributo alla diffusione dell’antibiotico-resistenza. Dottoranda: Dott.ssa Eleonora Morici Relatore: Chiar.mo Prof. Pietro E. Varaldo Triennio 2012-2014 INDICE INTRODUZIONE 1.1 Streptococcus agalactiae: importanza clinica e patogenesi 1 1.2 Terapia e profilassi 4 1.3 Distribuzione delle antibiotico-resistenze in S. agalactiae 5 1.4 Tetracicline, meccanismo d’azione e strategie di resistenza 8 1.5 Macrolidi, meccanismo d’azione e strategie di resistenza 12 1.6 Integrative and Conjugative Elements (ICE) 19 1.7 Distribuzione degli ICE in S. agalactiae e il concetto di pan genoma 22 1.8 ICE e resistenza alla tetraclina negli streptococchi 24 1.9 ICE e resistenza ai macrolidi negli streptococchi 27 1.10 Scopo della tesi 36 MATERIALI E METODI 2.1 Ceppi batterici 38 2.2 Test di sensibilità agli antibiotici: antibiogramma e MIC 39 2.3 Estrazione del DNA 40 2.4 Reazione a catena della polimerasi (PCR) 41 2.5 Elettroforesi in gel di agarosio 47 2.6 Purificazione e sequenziamento 47 2.7 Esperimenti di Coniugazione 48 2.8 PFGE 49 2.9 Southern blotting ed ibridazione 51 RISULTATI 3.1 Caratterizzazione fenotipica e determinanti di resistenza 3.2 Individuazione del contesto genetico che veicola il gene tet(M) 3.3 52 55 Identificazione e caratterizzazione di nuovo elemento genetico che veicola il gene tet(M) in S. agalactiae, Tn5801.Sag 3.4 Individuazione del contesto genetico che veicola il gene erm(B) 3.5 56 67 Identificazione e caratterizzazione di nuovo elemento genetico che veicola il gene erm(B) in S. agalactiae, ICE1116.Sag 3.6 Individuazione del contesto genetico che veicola il gene erm(TR) 3.7 79 Elementi correlati a ICE10750-RD.2/Tn1806 e ICESp1108 3.9 78 Analisi della correlazione genetica dei ceppi erm(TR) positivi 3.8 69 81 Individuazione e caratterizzazione di un elemento correlato a ICESp2907 85 3.10 Elementi genetici sconosciuti che veicolano il gene erm(TR) 93 3.11 Identificazione del plasmide che veicola il gene erm(T) per la resistenza all’eritromicina in S. agalactiae 94 DISCUSSIONE 95 BIBLIOGRAFIA 106 Capitolo Primo Introduzione INTRODUZIONE 1.1 Streptococcus agalactiae: importanza clinica e patogenesi Streptococcus agalactiae è una specie batterica appartenente al genere Streptococcus, che comprende cocchi Gram-positivi, disposti in coppie o catenelle, immobili, asporigeni, capsulati, catalasi e ossidasi negativi. Si tratta di microrganismi aerobi-anaerobi facoltativi, la cui crescita è favorita dall’incubazione in CO2 al 5% e dall’arricchimento con sangue (5%-7%) del terreno colturale. Sulla base delle caratteristiche del polisaccaride C, anche noto come antigene di Lancefield, gli streptococchi vengono suddivisi in 18 gruppi, indicati con le lettere dell’alfabeto dalla A alla T, escluse I e J. Il gruppo A e il gruppo B comprendono un'unica specie corrispondente rispettivamente allo Streptococcus pyogenes (Group A Streptococcus, GAS) e allo Figura 1. Colonie ßemolitiche di S. agalactiae Streptococcus agalactiae (Group B Streptococcus, GBS). Entrambe le specie batteriche sono β-emolitiche, ovvero in grado di lisare completamente i globuli rossi in un terreno come l’agar sangue con la comparsa di un alone chiaro attorno alle colonie. La caratteristica che consente di discriminare macroscopicamente S. agalactiae da S. pyogenes è la resistenza alla bacitracina, alla quale lo streptococco di 1 Capitolo Primo Introduzione gruppo A risulta sensibile. S. agalactiae cresce su agar sangue formando colonie grigio-bianche con un diametro di 3-4 mm. La zona di β-emolisi è in genere meno ampia (Figura 1) rispetto a quella che si osserva in altri streptococchi del gruppo A, C o G e per una migliore identificazione delle colonie può essere effettuato il CAMP test, volto a verificare la produzione di un fattore capace di aumentare l’attività della β-emolisina di Staphylococcus aureus. Test metabolici utili per la distinzione dei GBS dagli enterococchi riguardano la capacità di idrolizzare l’ippurato (reazione positiva per GBS) e l’esculina (reazione negativa per GBS). S. agalactiae è un commensale del tratto gastrointestinale e dell’apparato genito-urinario umano. Negli adulti causa raramente patologie, ma può dare origine a batteriemie, endocarditi, infezioni della cute e dei tessuti molli, polmoniti ed infezioni ossee nel caso di pazienti fortemente debilitati (diabetici o malati cronici). La sua importanza a livello clinico è legata principalmente alla capacità di causare sepsi, meningiti, polmoniti, artriti e osteomieliti nel neonato e di provocare amnioniti, endometriti e infezioni delle vie urinarie nella donna in gravidanza o in prossimità del parto. Un fattore di virulenza molto importante in S. agalactiae è rappresentato dalla produzione di una capsula di natura polisaccaridica, la quale conferisce resistenza all’opsonizzazione e alla fagocitosi mediata dal complemento. Al momento sono state dimostrate 10 distinte varianti antigeniche capsulari (Ia, Ib, II-IX) e la sierotipizzazione è ancora il primo approccio epidemiologico per 2 Capitolo Primo Introduzione caratterizzare i ceppi di GBS (89). Studi epidemiologici effettuati in Europa e negli USA hanno mostrato che i sierotipi maggiormente coinvolti nelle infezioni umane sono Ia, Ib, II, III e V (60). Inizialmente conosciuto come agente eziologico della mastite bovina, S. agalactiae ha assunto una rilevanza nell’ambito della patologia umana solo negli anni ’70 quando i casi di sepsi neonatale ad esso correlati hanno subito un incremento notevole. Soltanto negli anni ’90 sono state messe a punto strategie di prevenzione, che hanno ridotto l’incidenza di tali infezioni. Nella maggior parte dei casi il microrganismo viene trasmesso per via ascendente (dalla madre al feto) in prossimità del parto o durante il parto, mentre più raramente l’infezione viene acquisita orizzontalmente da altri neonati o dal personale sanitario. Nel caso di trasmissione verticale il fattore di rischio principale è rappresentato dalla colonizzazione vaginale della donna in gravidanza (3). Negli Stati Uniti la frequenza di colonizzazione nelle donne gravide varia tra il 10 e il 40% mentre è inferiore in Europa. Essa risulta influenzata da diversi fattori come popolazione esaminata, metodi colturali e modalità di raccolta del campione. La colonizzazione può essere messa in evidenza mediante screening prenatali, volti a ricercare GBS nel tratto genitale della donna attraverso metodi colturali. Si può distinguere una colonizzazione ad alta carica o a bassa carica, a cui sono associati rischi di infezione diversi. In caso di positività le donne gravide vengono sottoposte ad una chemioprofilassi intrapartum, che riduce la colonizzazione e quindi il 3 Capitolo Primo Introduzione rischio di infezione. Le manifestazioni cliniche legate all’infezione da GBS possono comparire entro la prima settimana dalla nascita (si parla di infezione precoce) o tra i 7 e i 90 giorni dopo la nascita (si parla di infezione tardiva) (3). 1.2 Terapia e profilassi I β-lattamici (in particolare penicillina G, ampicillina o cefalosporine di terza generazione) rappresentano i farmaci di prima scelta. Vancomicina, macrolidi e lincosamidi (eritromicina e clindamicina) sono utilizzati come farmaci di seconda scelta in caso di reazioni allergiche nei confronti dei β-lattamici (3). A partire dagli anni ’90 è stata messa a punto un’importante attività di prevenzione nei confronti delle infezioni neonatali precoci, che ha consentito di ridurre notevolmente l’incidenza di malattie sostenute da GBS. Le linee guida definite nel 2002 dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e revisionate nel 2010, raccomandano lo screening colturale, per evidenziare la colonizzazione da parte di GBS, tra la 35° e la 37° settimana di gestazione e la profilassi antibiotica di tutte le donne con esito positivo con β-lattamici come farmaci di prima scelta (65). In altri Paesi, come la Germania e l’Inghilterra, viene eseguita la chemioprofilassi solo in presenza di fattori di rischio (precedenti gravidanze con nati affetti da infezioni invasive, particolari condizioni ostetriche, ad esempio rottura prolungata delle membrane o febbre in fase di travaglio) (6). Nonostante l’attuazione di strategie preventive 4 Capitolo Primo Introduzione abbia ridotto l’incidenza delle infezioni è stata documentata l’emergenza e la diffusione dell’antibiotico-resistenza, in particolare ai farmaci di seconda scelta. In considerazione anche dei costi elevati legati a screening e chemioprofilassi la ricerca è oggi rivolta verso lo sviluppo di vaccini. Un vaccino coniugato trivalente, comprendente i sierotipi Ia, Ib, III, e ora in fase II di studio clinico e il suo impiego potrebbe essere molto utile per le attività preventive nei confronti delle infezioni neonatali (82). Allo stato attuale la prevenzione delle infezioni rimane comunque legata ad una corretta profilassi antibiotica, sebbene solo per le infezioni neonatali precoci (EOD) è stato possibile osservare una riduzione dell’incidenza. 1.3 Distribuzione delle antibiotico-resistenze in S. agalactiae S. agalactiae viene tuttora considerato come sensibile ai farmaci βlattamici, nonostante prime segnalazioni di una ridotta sensibilità alla penicillina G e ad altri β-lattamici siano state riportate in Giappone dalla metà degli anni ’90. I primi isolati, raccolti tra il 1977 e il 2005, evidenziavano una ridotta sensibilità ai β-lattamici a causa dell’accumulo di mutazioni a livello della PBP2X, ma recentemente è stato osservato un alto livello di resistenza alle cefalosporine, dovuto a mutazioni non solo a livello della PBP2X ma anche della PBP1A (56). 5 Capitolo Primo Introduzione Molto più significativo e rilevante è il progressivo aumento della resistenza ai farmaci di seconda linea, in particolar modo nei confronti dell’eritromicina e della clindamicina. Questa tendenza generale può essere rilevata in diversi studi realizzati negli ultimi anni in paesi come Giappone, Brasile, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia e Francia. Secondo dati del 2012, in Giappone la frequenza di ceppi resistenti si aggira intorno al 12.8% per l’eritromicina e al 9% per la clindamicina; alte percentuali di resistenza si osservano anche nei confronti di levofloxacina (18.4%) e tetraciclina (46.5%) (95). In Nuova Zelanda e in Australia il confronto di isolati GBS ottenuti in due differenti periodi (1992-1994; 2002-2004) ha mostrato un aumento significativo negli ultimi anni della resistenza all’eritromicina e alla clindamicina. Le percentuali di ceppi eritromicino-resistenti in Nuova Zelanda e in Australia sono rispettivamente del 6% e 9% (22), 11-13% in Brasile (68) e (12%-15%) in Italia (32), (55). In Francia la resistenza all’eritromicina ha subito un incremento notevole passando da una percentuale del 20.2% nel 2007 ad una del 35.3% nel 2010, con elevata diffusione del sierotipo capsulare V (92). Un andamento allarmante può essere, infine, osservato negli Stati Uniti: uno studio effettuato a New York su ceppi ottenuti da donne in gravidanza con colonizzazione vagino-rettale tra gli anni 2010 e 2011 mostra valori di resistenza alla clindamicina pari a 38.4% e all’eritromicina pari a 50.7% (2). 6 Capitolo Primo Introduzione Per quanto riguarda la tetraciclina, è stato più volte riportato che la maggior parte dei GBS è resistente a questo antibiotico, anche se quest’ultima non viene presa in considerazione per la terapia. In uno studio francese del 2003 veniva riportata una percentuale di resistenza pari all’85% (72); si trattava di analisi condotte nell’arco di 2 anni (gennaio 1998-dicembre 1999) su ceppi isolati da pazienti diversi e derivanti da svariate tipologie di campioni: urine, secrezioni genitali di donne in stato di gravidanza e adulti in genere, emocolture, liquido cefalorachidiano, pus di neonati. In Spagna sempre nel 2003, sono stati riportati tassi di resistenza dell’85,2% (8). In Italia, uno studio epidemiologico svolto nel 2007 e relativo a ceppi raccolti durante gli anni 2002-2005 aveva riportato una resistenza del 68,1% alla tetraciclina (45) ma nel 2011, lo stesso gruppo di lavoro segnalava oltre il 93% di ceppi resistenti (55) denotando quindi un incremento sostanziale; in questo lavoro i ceppi erano stati ottenuti da campioni clinici (sangue o liquido cefalorachidiano), raccolti tra febbraio 2005 e giugno 2008, appartenenti a neonati con infezioni ad esordio precoce e tardivo (55). Uno studio del 2012 svolto, su ceppi isolati da neonati, nel laboratorio di microbiologia dell’ospedale di Tunisi mostra una resistenza alla tetraciclina pari al 97.3% (54). Infine, in uno studio più recente in Egitto (86) la tetraciclinoresistenza era pari al 98%. 7 Capitolo Primo Introduzione 1.4 Tetracicline, meccanismo d’azione e strategie di resistenza Le tetracicline, famiglia di antibiotici scoperti alla fine degli anni ’40, sono molecole costituite da nuclei tetraciclici, fusi linearmente tra loro, i cui capostipiti sono clortetraciclina e ossitetraciclina, derivati naturali rispettivamente da Streptomyces aureofaciens e da S. rimosus. Successivamente sono stati identificati altri tipi di tetracicline, sia molecole naturali prodotte da altre specie di Streptomyces (dimetilclortetraciclina), sia prodotti semisintetici (metaciclina, doxyciclina e minociclina). Le tetracicline inibiscono la sintesi proteica impedendo l’associazione dell’aminoacil-tRNA al ribosoma batterico (21); diversi studi hanno indicato un unico sito di legame ad alta affinità per le tetracicline alla subunità 30S. Prima della metà degli anni ’50, la maggior parte dei batteri commensali e patogeni erano sensibili alle tetracicline. Nell’ambito della famiglia Enterobacteriaceae solo il 2% dei ceppi erano resistenti, una piccola quota che rifletteva la pressione selettiva esercitata dall’uso di questo farmaco nell’uomo (21). L’attuale resistenza alla tetraciclina, oggi altamente diffusa tra batteri Gram-positivi e Gramnegativi, è da considerarsi un evento moderno, dovuto all’introduzione e all’uso, spesso smodato, di questi agenti anche in medicina veterinaria e in zootecnia. La resistenza, largamente diffusa in molti batteri commensali e patogeni, è dovuta all’acquisizione 8 Capitolo Primo Introduzione orizzontale di geni tet, che sono spesso associati ad elementi mobili, quali plasmidi e/o trasposoni coniugativi (21) (79). Sono stati individuati tre meccanismi di resistenza: Efflusso attivo Protezione ribosomiale Inattivazione enzimatica I geni codificanti le pompe di efflusso producono proteine, energia dipendenti, associate alla membrana, capaci di esportare attivamente l’antibiotico fuori dalla cellula, riducendone la concentrazione intracellulare. Al momento sono noti 23 geni tet identificati in batteri Gram-positivi, 3 da Streptomyces e 16 da batteri Gram-negativi. Tali geni sono stati divisi in 6 gruppi in base all’identità della loro sequenza aminoacidica; i principali diffusi nel genere Streptococcus sono tet(K) e tet(L), inclusi nel Gruppo 2. Le proteine di efflusso Tet(K) e Tet(L) conferiscono la resistenza a tetraciclina e clortetraciclina, ma non a minociclina e alle glicilcicline, come il farmaco di ultima generazione tigeciclina. Al contrario, il meccanismo di protezione ribosomiale risulta più efficace e conferisce una resistenza ad alto livello non solo alla tetraciclina, ma anche a doxiciclina e minociclina. Le proteine di protezione ribosomiale sono omologhe ai fattori di allungamento EFTu e EF-G e la maggiore omologia con questi prodotti è a livello della regione N-terminale, che contiene il dominio GTP-legante. Il meccanismo di protezione ribosomiale agisce sia in vivo che in vitro e 9 Capitolo Primo Introduzione richiede membrane cellulari intatte. Il modello è basato sull’ipotesi che in condizioni normali i ribosomi si trovano in una configurazione standard e funzionano normalmente. Il sistema viene perturbato dall’introduzione della tetraciclina che inibisce il ciclo di allungamento, bloccando la sintesi proteica. Si suppone che le proteine di protezione ribosomiale interagiscano con un segmento (h34) dell’RNA 16S, causando una distruzione allosterica del sito o dei siti primari della tetraciclina, favorendo quindi il distacco di queste molecole dal ribosoma, che ritorna al suo normale stato conformazionale, consentendo il proseguimento della sintesi proteica (79). Il sistema di protezione ribosomiale è stato sviluppato in base agli studi svolti con due proteine, Tet(M) e Tet(O), che sono anche le più diffuse tra i batteri. Per la similarità a livello aminoacidico è stato assunto che altre proteine del “ribosomal protection group” [Tet(S), Tet(T), Tet(Q), TetB(P), Tet(W), and Otr(A)] hanno la medesima attività e interagiscono con tetraciclina e ribosomi in modo analogo. Anche in questo caso la classificazione si basa sulla comparazione delle sequenze aminoacidiche. I geni codificanti le proteine di protezione ribosomiale includono tet(M), tet(O), tet(S), tet(W), otr(A), tetB(P), tet(Q), tet(T) ed i più recenti geni tet(33) e tet(37). Il meccanismo di inattivazione enzimatica della tetraciclina è mediato dal gene tet(X), che codifica per una NADPH-ossidoreduttasi e dai geni più recentemente scoperti, tet(37) e tet(35). Il gene tet(37) codifica 10 Capitolo Primo Introduzione per una NADPH-ossidoreduttasi, mentre tet(35) per un enzima simile alla xantina-guanina fosforibosil transferasi (79). Per riassumere, al momento sono noti 38 differenti tipi di determinanti di resistenza, comprendenti geni tet (resistenza alla tetraciclina) e geni otr (resistenza alla ossitetraciclina). Di questi, 23 codificano per proteine di efflusso energia dipendenti, 11 per proteine di protezione ribosomiale, 3 per enzimi che inattivano l’antibiotico e 1 tet(U) ha un meccanismo non ancora noto (79). Nell’ambito degli streptococchi e degli enterococchi sono stati segnalati due tra i meccanismi di resistenza noti: l’efflusso attivo, mediato prevalentemente da Tet(K) e Tet(L) e la protezione ribosomiale, ad opera delle proteine Tet(M), Tet(O), Tet(T) e Tet(S). In S. agalactiae il gene tet(M) è sicuramente il più diffuso, meno frequentemente si ritrova tet(O) che può essere da solo o, in alcuni casi, presente insieme a tet(M). Già descritta, sebbene più rara, è la dimostrazione della presenza contemporanea di tre distinti geni di resistenza tet(L), tet(M) e tet(O) (72). Un terzo meccanismo di protezione ribosomiale, mediato dal gene tet(T), originariamente individuato in S. pyogenes, è stato individuato anche in S. agalactiae (72). La maggiore diffusione del gene tet(M) in ceppi di GBS tetraciclino-resistenti è confermata anche da studi epidemiologici condotti in Italia (45) (55) dove la resistenza alla tetraciclina è conferita, nella quasi totalità dei ceppi di GBS, dal solo gene tet(M), e 11 Capitolo Primo Introduzione solo di rado è possibile osservare il gene tet(O) da solo o in combinazione con tet(M) e tet(O). Il gene tet(M) appartenenti è alla caratteristicamente famiglia associato Tn916/Tn1545 (76), ad la elementi famiglia di trasposoni più promiscua, con un ampio range di ospiti batterici sia Gram-negativi che Gram-positivi. Gli altri geni tet possono essere portati da altri elementi mobili, quali plasmidi, trasposoni o trasposoni coniugativi che spesso possono veicolare altri geni di resistenza agli antibiotici e/o ai metalli pesanti. 1.5 Macrolidi, meccanismo d’azione e strategie di resistenza I macrolidi sono una classe di antibiotici costituiti da un anello lattonico macrociclico a 14, 15 o 16 atomi. L’anello lattonico può presentare varie ramificazioni metiliche e può essere legato a due o più deossizuccheri mediante legami glicosidici. La molecola capostipite dei macrolidi è l’eritromicina, caratterizzata da un lattone a 14 atomi di carbonio. Scoperta nel 1952, l’eritromicina è prodotta naturalmente da Saccharolyspora erythraea, una specie batterica appartenente agli attinomiceti e comunemente nota come Streptomyces erythraeus. Al fine di ampliare lo spettro d’azione di tale antibiotico sono stati prodotti derivati semisintetici (azitromicina, claritromicina, chetolidi) con varie sostituzioni a livello del lattone; i nuovi derivati sono molecole maggiormente stabili, con una migliore 12 Capitolo Primo Introduzione capacità di assorbimento e un numero inferiore di effetti collaterali (78). I macrolidi sono oggi utilizzati nel trattamento delle infezioni delle alte e basse vie respiratorie, della cute e dei tessuti molli, nella cura delle Chlamydia malattie sessualmente trachomatis, trasmissibili Treponema pallidum, urealyticum) e delle malattie causate da (sostenute da Ureaplasma Bordetella pertussis, Campylobacter spp., Listeria monocytogenes. I macrolidi hanno come bersaglio la subunità ribosomiale 50S; in particolare, essi legano l’RNA ribosomiale 23S in corrispondenza del sito catalitico della peptidil-trasferasi e impediscono l’allungamento della catena peptidica durante la traduzione. I primi meccanismi di resistenza nei confronti dei macrolidi sono stati descritti nel genere Staphylococcus qualche anno dopo l’introduzione in commercio dell’eritromicina ed hanno poi interessato numerosi altri generi batterici. Il meccanismo d’azione dei macrolidi è comune anche ad altre classi di antibiotici quali lincosamidi e streptogramina di tipo B. I lincosamidi sono derivati alchilici della prolina e sono sprovvisti dell’anello lattonico, mentre le streptogramine sono composte da due fattori A e B, che agiscono in sinergia e vengono prodotti dallo stesso microrganismo. Macrolidi, lincosamidi e streptogramina B, pur avendo una differente struttura chimica, condividono lo stesso target e sono spesso considerati insieme con la sigla MLSB (macrolidi, lincosamidi, streptogramina B) in quanto sono soggetti a fenomeni di cross- 13 Capitolo Primo Introduzione resistenza. Attualmente la resistenza MLSB è estesa a molti generi batterici e consiste principalmente in: Modificazione del bersaglio Efflusso attivo dell’antibiotico all’esterno della cellula Inattivazione dell’antibiotico Mutazioni a livello del bersaglio Degli 82 geni coinvolti nella resistenza MLSB, 36 sono denominati erm (erythromycin ribosome methylation) (http://faculty. washington.edu/marilynr); essi codificano per enzimi noti come RNA metiltrasferasi, i quali addizionano post-trascrizionalmente uno o due gruppi metile ad un residuo di adenina (A2058 in Escherichia coli) a livello dell’rRNA 23S. La modificazione del bersaglio che ne consegue dà origine ad un fenomeno di cross-resistenza, in quanto riduce l’affinità per il target non solo dei macrolidi ma anche dei lincosamidi e della streptogramina B. Alcuni dei geni erm sono geni naturalmente presenti nel genere Streptomyces e nelle specie di Mycobacterium resistenti ai macrolidi. I geni erm descritti in questi due generi hanno un contenuto in C+G di gran lunga superiore rispetto a quelli ritrovati in altri generi (C+G maggiore del 70% nei primi, inferiore al 40% nei secondi). Tra i geni erm il più diffuso è l’erm(B), descritto in un ampio range di microrganismi (Gram positivi, Gram negativi, aerobi, anaerobi) e in molti diversi ecosistemi. La diffusione dell’erm(B) è legata principalmente all’associazione dello stesso con 14 Capitolo Primo Introduzione elementi genetici mobili che possono essere trasferiti orizzontalmente in modo intraspecifico e/o interspecifico. Il gene erm(B) è stato identificato in trasposoni non coniugativi come Tn917 e Tn551, in plasmidi ed in trasposoni coniugativi localizzati nei cromosomi. Il primo esempio di traspone coniugativo recante il gene erm(B) è Tn1545, che contiene anche il gene aphA-3, che codifica per la resistenza alla kanamicina (29). Il secondo tipo di gene erm molto diffuso è erm(TR), identificato in S. pyogenes (84), incluso nella sottoclasse erm(A) (78). Esso è ampiamente diffuso negli isolati di S. pyogenes ed in altre specie di streptococchi β-emolitici, compreso S. agalactiae mentre è raramente dimostrato in S. pneumoniae (96). Infine, un altro gene erm è erm(T), sporadicamente rilevato in passato negli streptococchi, è stato recentemente riportato in isolati non clonali di S. pyogenes e S. agalactiae. In entrambe le specie, è stato sempre localizzato in piccoli plasmidi strettamente correlati. Questo ha generato l’ipotesi che, sebbene non auto-trasmissibili, i plasmidi che veicolano il gene erm(T) possano diffondersi orizzontalmente nell’ambito della popolazione streptococcica mediante mobilizzazione in trans ad opera di altri elementi genetici mobili (67) (28). In generale i diversi alleli erm presentano una diversa regolazione dell’espressione fenotipica, la quale può essere costitutiva o inducibile. Mentre il determinante erm(B), largamente diffuso negli streptococchi, può essere espresso costitutivamente o in seguito ad 15 Capitolo Primo Introduzione induzione ed è usualmente associato ad una resistenza di alto livello, il gene erm(TR) è generalmente associato ad un fenotipo inducibile (96). I meccanismi sono stati ampiamente studiati negli stafilococchi (53). Nel caso di un’espressione costitutiva, i ceppi sono resistenti a tutti gli antibiotici macrolidi, lincosamidi ed alle streptogramine di tipo B (fenotipo MLSB). Quando l’espressione è inducibile, i ceppi sono resistenti ai macrolidi a 14 (eritromicina, roxitromicina, e spesso l’oleandomicina) ed a 15 atomi di carbonio (azitromicina); rimangono invece attivi antibiotici come i macrolidi a 16 atomi (spiramicina, josamicina, miocamicina e midecamicina), i lincosamidi e le streptogramine di gruppo B. Il meccanismo alla base del fenotipo inducibile, ampiamente studiato per il gene erm(C), descritto originariamente sul plasmide stafilococcico pE194, prevede un fenomeno di attenuazione della traduzione (53). L’espressione inducibile o costitutiva della resistenza dipende dalla sequenza della regione regolatrice, a monte del gene strutturale codificante per la metilasi. Il gene strutturale e quello regolatore vengono cotrascritti in un singolo mRNA, la cui traduzione può avvenire solo in seguito al riconoscimento da parte del ribosoma delle due sequenze di ShineDalgarno (SD), localizzate a poche paia di basi di distanza dal codone di inizio. In assenza di eritromicina, l’mRNA trascritto assume una forma a stem-loop tale da rendere inaccessibile la SD2 al ribosoma e impedendo la traduzione. In presenza di eritromicina, il legame 16 Capitolo Primo Introduzione dell’antibiotico riarrangiamento con il ribosoma conformazionale probabilmente nell’mRNA, induce un causando il dislocamento della struttura a stem-loop. Resa libera la SD2, essa può essere riconosciuta dai ribosomi per l’inizio della traduzione della metilasi (58). Il metodo tradizionale fenotipico per lo studio dell’espressione costitutiva o inducibile dei geni erm è noto come test del doppio dischetto e prevede l’utilizzo di due soli antibiotici, eritromicina e clindamicina. Come già riportato, nel fenotipo costitutivo (cMLSB) vi è piena resistenza ad entrambi gli antibiotici. La formazione di un alone di inibizione a “D” attorno al dischetto di clindamicina documenta un’espressione di tipo inducibile (iMLSB) (58). Lo sviluppo di un successivo test a triplo dischetto, ottenuto aggiungendo un dischetto di josamicina (30 μg) ai due del test a doppio dischetto, eritromicina (30 μg) e clindamicina (10 μg), ha consentito di classificare i ceppi iMLS di S. pyogenes in 3 distinti sottogruppi: iMLS-A, iMLS-B e iMLSC (46). I ceppi iMLS-A sono altamente resistenti ai macrolidi a 14, 15 e 16 atomi di carbonio; i ceppi iMLS-B mostrano resistenza elevata nei confronti dei macrolidi a 14 e 15 atomi di carbonio, sensibili ai macrolidi a 16 atomi senza induzione e resistenti a josamicina dopo induzione; i ceppi iMLS-C presentano bassi livelli di resistenza ai macrolidi a 14 e 15 atomi (con incremento della resistenza dopo induzione) e sensibilità ai macrolidi a 16 atomi di carbonio e resistenza solo alla josamicina solo dopo induzione. Un ulteriore 17 Capitolo Primo Introduzione meccanismo di resistenza consiste nell’efflusso attivo dell’antibiotico all’esterno della cellula attraverso l’utilizzo di pompe ATP-dipendenti o di altri tipi di trasportatori (Major Facilitator Transporters). La resistenza all’eritromicina mediata da sistemi di efflusso attivo è dovuta prevalentemente alla presenza di geni codificanti delle pompe proteiche, denominati geni mef. Negli streptococchi sono state dimostrate diverse varianti, di cui le meglio caratterizzate sono mef(A) e mef(E), che risultano distribuite in modo non omogeneo nell’ambito degli streptococchi. Il fenotipo conferito dalla presenza di un gene mef viene indicato come fenotipo M ed è caratterizzato da un debole alone di inibizione intorno all’eritromicina e piena resistenza nei confronti della clindamicina e della josamicina. Un ulteriore gruppo di geni di resistenza è costituito da geni codificanti per enzimi in grado di inattivare gli antibiotici. Attualmente tra questi troviamo enzimi appartenenti alla classe delle esterasi, liasi, trasferasi e fosforilasi. Infine la resistenza può essere legata allo sviluppo di mutazioni a livello delle sequenze codificanti per il dominio V dell’rRNA 23S e dei geni che codificano per le proteine ribosomiali L4 e L22 (41)(42). Questo tipo di mutazioni sono clonali, essendo trasmesse alla cellule figlie durante la replicazione, ma non sono trasmesse in senso orizzontale tra ceppi o generi batterici differenti. Le mutazioni a livello dell’rRNA 23S possono determinare un incremento della resistenza ai macrolidi, lincosamidi, streptogramine B, telitromicina e/o al 18 Capitolo Primo Introduzione linezolid sia nei Gram-positivi che nei Gram-negativi (68)(91). Sono state identificate mutazioni a vari livelli, ma la più comune è quella presente nel dominio V con mutazioni nelle posizioni A2058 e A2059 (numerazione in E.coli) (97). Mutazioni a livello del bersaglio (rRNA 23S) portano gradualmente ad un incremento della resistenza batterica, in funzione del numero delle copie mutate del gene codificante l’rRNA 23S (80). Le mutazioni a livello delle proteine ribosomiali L4 e L22 comprendono cambiamenti (inserzione/delezione) che portano all’aggiunta o all’eliminazione di un amminoacido. Queste modificazioni, descritte sia nei Grampositivi che nei Gram-negativi, da sole sono responsabili di una moderata diminuzione dell’efficacia di uno o più degli antibiotici del gruppo MLSKO. 1.6 Integrative and Conjugative Elements (ICE) Gli ICE sono elementi genetici mobili auto-trasmissibili in grado di sintetizzare autonomamente sia il complesso “macchinario” necessario per la coniugazione, sia tutte le strutture coinvolte nella regolazione e nel controllo della propria escissione dal cromosoma e della loro propagazione orizzontale. Determinate condizioni possono favorire l'escissione degli ICE dal cromosoma, a seguito della quale si verifica la sua circolarizzazione, replicazione e trasferimento al nuovo ospite attraverso il complesso di coniugazione. L’ICE si integra , 19 Capitolo Primo Introduzione quindi, nel cromosoma ricevente e replica come parte di esso, mentre una copia permane nella cellula donatrice nel cui cromosoma torna nuovamente ad integrarsi (Figura 2). Figura 2. Modello del ciclo funzionale di un integrative and conjugative element (ICE). a. Un ICE è normalmente integrato nel cromosoma di una cellula ospite e si propaga attraverso la replicazione del DNA dell’ospite e la divisione cellulare. b. In determinate condizioni, l’ICE si stacca (escissione) dal cromosoma formando un intermedio circolare. c. L’intermedio circolare replica ed è trasferito attraverso coniugazione ad una cellula ricevente; tutti i componenti necessari per la coniugazione sono codificati dall’ICE. d. L’intermedio replicato si integra nel cromosoma della cellula ospite. (85) Questi elementi combinano quindi caratteristiche peculiari di altre classi di elementi genetici mobili: i fagi (che si integrano e escindono dal cromosoma, ma non sono trasmissibili via coniugazione), i trasposoni (in grado di integrarsi nel cromosoma e di staccarsi da esso, ma che non sono trasmessi orizzontalmente) e i plasmidi (per definizione, unità replicative indipendenti che, se coniugativi, possono trasferire da cellula a cellula). Sulla base delle conoscenze attuali, gli ICE, a differenza dei plasmidi, non possono però essere mantenuti in uno stato extracromosomico e non sono dotati di replicazione autonoma (100). 20 Capitolo Primo Introduzione Con il termine di ICE si intendono tutti quegli elementi mobili, integrativi e auto-trasmissibili indipendentemente dal loro meccanismo d’integrazione o di coniugazione: vanno pertanto inclusi in questa categoria anche i trasposoni coniugativi, che spesso integrano nel cromosoma ospite con una minima specificità di sequenza consensus e possono trasferirsi sia intracellularmente che da cellula a cellula. In questa sorta di raggruppamento sono inclusi anche elementi che dimostrano siti di integrazione molto più restrittivi, come l’ICE SXT derivato da Vibrio cholerae, che è stato il primo MGE con proprietà simili ad un ICE ad essere descritto nei Gammaproteobacteria (100). Anche alcuni elementi, classificati come isole genomiche, [ICEclc e l’ICEMlSym (100)] ricadono nella definizione di ICE. La dimostrazione sperimentale di un ICE è spesso difficile, in quanto questi elementi sono fisicamente collocati sul cromosoma batterico e spesso non veicolano informazioni genetiche fenotipicamente evidente (come ad esempio la resistenza ad un antibiotico). Pertanto, un approccio tradizionale allo studio dell’HGT potrebbe non evidenziare la presenza di questi elementi. Tuttavia, l’analisi di numerosi genomi batterici completi ha dimostrato che gli ICE sono largamente diffusi nel mondo microbico e che essi rappresentano una quota variabile di DNA che può contribuire enormemente all’adattabilità e alla sopravvivenza batterica (51). In S. agalactiae addirittura i due terzi 21 Capitolo Primo Introduzione delle regioni di diversità genomica sono costituiti da ICE o elementi ICE-correlati (100). Gli ICE hanno in genere una struttura modulare, con cluster genici che presiedono ad un determinato processo funzionale (18)(76). Tutti gli ICE contengono tre distinti moduli che ne assicurano: (i) il mantenimento (maintenance modules), (ii) la disseminazione (dissemination modules) e (iii) la regolazione (regulation modules) (18). Pur avendo un ciclo di funzionamento e una struttura modulare comune, gli ICE possono però distinguersi per alcune proprietà elemento-specifiche. Di grande rilievo risulta la documentata associazione tra singoli ICE e una vasta gamma di fenotipi, compresa la resistenza agli antibiotici e ai metalli pesanti e la capacità di degradare composti aromatici; ma interessanti sono anche la capacità di colonizzare un ospite eucaristico, di fissare l’azoto (89) e di promuovere la virulenza e la formazione di biofilm (40). I due ICE (trasposoni coniugativi) più studiati sono: Tn916 originariamente identificato in Enterococcus faecalis e Tn1545 descritto per la prima volta in S. pneumoniae (24)(73). 1.7 Distribuzione degli ICE in S. agalactiae e il concetto di pangenoma Lo sviluppo a partire dagli anni ’80 di metodi di sequenziamento genomico ha rivoluzionato l’approccio allo studio dei patogeni umani, consentendo di acquisire nuove importanti conoscenze riguardo il 22 Capitolo Primo Introduzione genoma batterico. Analisi comparative di genomi microbici hanno suggerito che una specie può essere descritta dal suo “pan-genoma” (dal greco παν, “tutto”), che include un “core” condiviso da tutti gli isolati appartenenti a quella specie e un “pool flessibile” variabile nei diversi isolati. Questo significa che per comprendere a pieno la complessità di una specie microbica non ci si può limitare alla considerazione di un unico genoma ma si deve ricorrere al confronto di un maggiore numero di isolati. In uno studio del 2005 è stato confrontato il DNA totale di otto ceppi di S. agalactiae, rappresentanti i 5 principali sierotipi che causano infezioni neonatali nell’uomo (Ia, Ib, II, III, V). Un modello matematico, ottenuto dall’analisi dei dati, mostra che, per ogni nuovo genoma sequenziato, una media di 33 nuovi geni ceppo-specifici possono essere addizionati al pan-genoma, il quale viene quindi definito “aperto” (93). Lo studio rivela un’organizzazione composita del cromosoma caratterizzata da uno scheletro stabile in cui si inseriscono dalle 11 alle 14 regioni variabili, molte delle quali sono rappresentate da elementi genetici mobili (17). L’importante ruolo svolto dall’HGT nell’evoluzione del genoma batterico di S. agalactiae può essere dimostrato dalla capacità dello stesso di acquisire in vitro, mediante coniugazione, frammenti molto ampi di DNA (da 21 kb fino a 334 kb). Inoltre l’analisi della distribuzione dei polimorfismi nei genomi derivanti da isolati umani mostra come ogni cromosoma è in realtà un mosaico di frammenti con origine ancestrale differente (17). Uno studio del 2008 ha 23 Capitolo Primo Introduzione identificato in 8 genomi sequenziati di S. agalactiae 35 isole genomiche corrispondenti a presunti ICE ed elementi correlati. Tra di essi vi sono 13 ICE, 6 IME, 13 CIME e 4 altri elementi inseriti in 15 loci differenti . Molti di essi sono integrati in un unico sito specifico che può essere localizzato alla estremità 3’ dei geni per i tRNA, a livello di geni codificanti per proteine ribosomiali (rpsI, rpsL, o rpm-G) o del gene guaA. Le isole genomiche identificate in questo studio rappresentano i 2/3 delle 69 regioni di diversità evidenziate nell’analisi comparativa dei genomi realizzata da Tettelin et al. Questi dati non fanno altro che sottolineare l’importanza degli ICE nella variabilità genetica dei differenti isolati di S. agalactiae, evidenziando anche il coinvolgimento dell’HGT nel trasferimento intra e interspecifico di questi elementi (17). 1.8 ICE e resistenza alla tetraclina negli streptococchi Tn916 viene considerato il prototipo dei trasposoni coniugativi sia perché la sua struttura risulta conservata in numerosi elementi genetici derivati (Tn1545, Tn3872, Tn3701, Tn5397, ecc.), sia perché il suo meccanismo di trasferimento e di trasposizione sono tra i più studiati e quindi meglio conosciuti. Tn916 è un trasposone coniugativo di circa 18 kb all’interno del quale sono presenti 24 ORF; esso è responsabile della diffusione del determinante di resistenza alla tetraciclina tet(M), sia nei batteri Gram-positivi che in quelli Gram-negativi (Figura 3). I geni necessari 24 Capitolo Primo Introduzione per la sua integrazione (int) ed escissione (xis) sono stati identificati ed ampiamente caratterizzati: mentre il gene int è essenziale per entrambi i processi, il gene xis è coinvolto solo nel processo di escissione. La sua integrazione sembra avvenire attraverso la formazione di un intermedio circolare non replicativo che nell’ospite può inserirsi in differenti siti cromosomici, generalmente ricchi in adenine ed in timine (24). Tn916 è stato identificato in oltre 35 diversi generi batterici, in numerose specie all’interno di ciascun genere. Il sequenziamento di diversi genomi, nonché un numero elevato di studi e di ricerche sull’antibiotico-resistenza hanno messo in luce l’esistenza di una vasta gamma di elementi genetici strettamente correlati a Tn916, tanto da utilizzare spesso il termine di “Tn916 family” o “Tn916-like”. Tutti questi elementi condividono uno scaffold comune a Tn916, comprendente i moduli per la regolazione e la coniugazione, differenziandosi soprattutto per quanto riguarda il contenuto di geni accessori (76)(77). Questi elementi Tn916-like, spesso compositi, sono importanti serbatoi molecolari dell’antibiotico-resistenza, in particolare della resistenza all’eritromicina mediata dai determinanti erm(B) e mef(E). (96). 25 Capitolo Primo Introduzione F ig ura 3 . Rapp re se nta z ione sche m a ti ca d i Tn 916 d i E. f ae cal is . Nella specie Staphylococcus aureus il gene tet(M) è stato associato ad un elemento Tn916-like, denominato Tn5801 (25.8 kb). Esso rappresenta una delle nove isole genomiche presenti nel genoma del ceppo Mu50 (*Kuroda 2001, isolato clinico giapponese DDBJ accession no. BA000017), un meticillino-resistente e vancomicino- intermedio. Tn5801 e Tn916 condividono diversi open reading frames (ORF) e presentano un’organizzazione simile. A parte alcune ORF aggiuntive, con funzioni largamente sconosciute, Tn5801 differisce da Tn916 per un diverso modulo di ricombinazione (33). Una simile configurazione è presente in un elemento denominato CW459tet(M) trovato in Clostridium perfringens CW459 (73, GenBank accession no. AF329848). Trasposoni simili a Tn5801 sono stati dimostrati in altri isolati umani di S. aureus (33)(59) ed in un solo caso è stata dimostrata la propagazione orizzontale mediante coniugazione intraspecifica (33). Nell’ambito degli streptococchi, Tn5801-like è stato successivamente dimostrato nel genoma di Streptococcus mitis B6 (37), in diversi isolati clinici di S. agalactiae (64) e in un ceppo di Streptococcus oralis (15). 26 Capitolo Primo Introduzione 1.9 ICE e resistenza ai macrolidi negli streptococchi Elementi che veicolano erm(B) Fino ad un decennio fa, la conoscenza riguardo agli elementi genetici responsabili della resistenza all’eritromicina era limitata alla consapevolezza dell’esistenza di pochi plasmidi e trasposoni recanti il gene erm(B), tra cui Tn917, identificato in E. faecalis (87) e Tn1545, identificato in S. pneumoniae che contiene in associazione i determinanti per la resistenza a tetraciclina, eritromicina e kanamicina (29). Negli anni successivi sono stati identificati e caratterizzati vari elementi genetici che conferivano singole o multiple resistenze agli antibiotici e con capacità di trasferimento a livello intra- ed interspecifico. Gli studi si sono concentrati in particolare sugli elementi portanti il gene erm(B) essendo l’allele più diffuso tra tutte le specie di Streptococcus. Il già citato trasposone non coniugativo Tn917 (5,614bp) e costituito da 5 open reading frames (ORF), delle quali orf2 codifica per erm(B) , orf4 e orf5 codificano rispettivamente per una resolvasi ed una trasposasi. L’esposizione a basse concentrazioni di eritromicina promuove l’integrazione di Tn917 in plasmidi coniugativi, rendendo pertanto possibile il passaggio interspecifico di tale elemento (5). Successivamente è stata dimostrata la presenza, in ceppi di S. pneumoniae eritromicinoresistenti, la presenza di un elemento composito denominato Tn3872 (23,6kb) derivante dall’inserzione di caratterizzata da Tn916 (Figura 4). Questo tipo di associazione è riscontrabile in altri elementi 27 Capitolo Primo Introduzione genetici, tutti derivati dall’inserzione di materiale genetico all’interno della struttura portante caratterizzata da Tn916 tanto da parlare di una vera e propria famiglia di elementi derivati, Tn916 family: ne sono esempi i trasposoni Tn6002, Tn6003, Tn1545, Tn2010 e Tn2017 (11)(19)(26)(27)(35)(36); Tn2010 e Tn2017 in particolare, sono considerati dei dual gene system in quanto portano due determinanti per la resistenza allo stesso antibiotico eritromicina, erm(B) e mef(E) (36). A differenza di Tn3872 e Tn6002, i trasposoni coniugativi Tn1545 (94) e Tn6003 (26) sono stati identificati solo in S. pneumoniae e sono caratterizzati dalla presenza di due geni erm(B) e da un cluster genico che conferisce resistenza ad aminoglicosidi e streptotricina (aadE-sat4-aphA-3). I due elementi differiscono per l’inserzione, in Tn6003, di una copia della sequenza di inserzione IS1239 (1’245 bp) tra l’orf12 e l’orf13 (27) (Figura 4). 28 Capitolo Primo Introduzione Tn3872 (23.6 kb) 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 6 9’ tet(M) 21 20 tnpA 9’ 10 7 8 5 xis int erm(B) Tn917 Tn916 (18.0 kb) 24 23 22 3 tnpR 1 19 18 17 16 15 14 13 12 6 9 10 7 8 5 xis int tet(M) erm(B) element Tn6002 (20.9 kb) 24 23 22 21 20F P0P1 P3 P4 19 18 17 16 15 14 13 erm(B) 12 6 9 10 7 8 5 xis int tet(M) MAS element Tn6003 (25.1 kb) 24 23 22 21 sat4 aadE* 20F P0 erm(B) P1 P3 P4 19 18 17 16 15 14 erm(B) 21 20F P0 12 6 9 10 7 8 5 xis int tet(M) 1245-bp insertion Tn1545 (26.3 kb) 24 23 22 13 sat4 aphA–3 47 aadE* erm(B) P1 P3 P4 19 18 17 erm(B) 16 15 14 13 12 IS1239 6 9 10 7 8 5 xis int tet(M) Figura 4. Rappresentazione schematica degli elementi “Tn916-family”. Elementi che veicolano erm(TR) Gli elementi che veicolano il secondo gene erm più diffuso negli streptococchi, erm(TR), sono stati estensivamente studiati in S. pyogenes. Il gene erm(TR) è stato originariamente trovato in un ICE di 49 kb, chiamato ICE10750-RD.2 (7) il quale si integra a livello del gene cromosomico hsdM. A monte del gene erm(TR) di ICE10750RD.2 sono presenti due sequenze che codificano per una ATP-binding protein e per una permeasi di membrana, entrambi componenti di un sistema ABC transporter; i prodotti di questi geni hanno rispettivamente il 66,7% ed il 44,5% di identità nucleotidica con TnrB2 e TnrB3 di Streptomyces longisporoflavus, i quali formano un sistema di efflusso ATP dipendente che conferisce resistenza alla tetronasina (7). A valle del gene erm(TR) è presente una sequenza 29 Capitolo Primo Introduzione codificante per una fosfotransferasi; il prodotto di questo gene ha il 25,6% di identità ed il 39,9% di similarità con gli ultimi 220 amminoacidi del gene aph di Legionella pneumophila conferente resistenza alla spectinomicina (7). Questi risultati suggeriscono che ICE10750-RD.2 potrebbe essersi originato a partire da organismi non strettamente correlati con gli streptococchi (7). Anche in S. pneumoniae, nonostante la rarità del gene erm(TR) in questa specie (20) è stato identificato e caratterizzato un elemento genetico, denominato Tn1806, il quale mostra sostanziali omologie con ICE10750-RD.2, sia per quanto riguarda la sequenza nucleotidica sia per l’aggancio cromosomico (20) (Figura 5). 1 3 2 5 4 7 9 11 13 6 8 10 12 14 15 17 16 19 18 21 20 23 22 25 27 29 26 28 24 31 30 33 35 37 32 34 36 38 39 41 40 ICE10750-RD.2 erm(TR) S. pyogenes MGAS10750 (ca. 49 kb) ICESp1108 1 3 2 5 4 7 9 11 13 6 8 10 12 14 15 16 17 19 21 18 20 23 22 25 24 S. pyogenes C1 (ca. 45 kb) Tn1806 27 29 31 28 30 33 35 37 39 32 34 36 38 40 erm(TR) 1 S. pneumoniae AP200 (ca. 52 kb) 26 3 2 5 4 6 7 9 11 13 15 8 10 12 14 16 17 19 21 23 18 20 22 25 24 27 26 29 28 30 31 3335 37 3941 43 45 47 32 34 36 38 4042 44 46 48 49 50 erm(TR) Figura 5.Rappresentazione schematica degli elementi genetici che veicolano il gene erm(TR). Sempre in S. pyogenes, alcuni anni prima della caratterizzazione di ICE10750-RD.2 e di Tn1806, era stato osservato che il gene erm(TR) isolato da ceppi di S. pyogenes con resistenza inducibile all’eritromicina, poteva essere trasferito per coniugazione sia a ceppi 30 Capitolo Primo Introduzione di S. pyogenes che ad altre specie di batteri Gram-positivi riceventi sensibili all’eritromicina, come S.pyogenes, Enterococcus faecalis e Listeria innocua (47). I risultati presentati in questo lavoro evidenziavano l’inserzione di tratti di DNA con diverse dimensioni, a seconda del ceppo di S. pyogenes utilizzato come donatore, suggerendo che erm(TR) era veicolato da elementi genetici distinti. Analisi successive hanno portato alla dimostrazione che nella specie S. pyogenes, esistono altri due elementi genetici mobili (ICE) distinti da ICE10750-RD2 (7). L’elemento denominato ICESp1108 è stato dimostrato in ceppi di S. pyogenes con fenotipo iMLS-C di resistenza all’eritromicina e tetraciclino-sensibili. ICESp1108 (45’456 bp) è costituito da 40 ORF, di cui erm(TR) corrisponde all’orf28 (13). Dal punto di vista dell’organizzazione strutturale, ICESp1108 è strettamente correlato a ICE10750-RD.2 e Tn1806 (Figura 5), come dimostrato dall’elevata identità genetica (>90%) a livello della sequenza nucleotidica. Tuttavia differenze significative sono dimostrabili all’estremità destra dell’elemento: l’orf40 di ICESp1108, codificante per una ricombinasi, sostituisce le ultime 3 orf di ICE10750-RD.2 e Tn1806, che nei due elementi presentano un’identità nucleotidica elevata (95%), che codificano per un sistema di ricombinasi non correlato in alcun modo con l’enzima prodotto dall’orf40. Dal momento che gli enzimi di ricombinazione che caratterizzano gli ICE sono generalmente specifici per quanto riguarda il sito di integrazione, non sorprende che 31 Capitolo Primo Introduzione ICESp1108 presenti una diversa inserzione cromosomica, che non si verifica a livello di hsdM, condiviso da ICE10750-RD2 e Tn1806, ma la sequenza target è rappresentata dal gene rum di S. pyogenes, codificante per una RNA uracilmetiltransferasi (13). L’altro ICE, denominato ICESp2905, completamente distinto da quelli descritti finora, è stato identificato in ceppi di S. pyogenes eritromicino-resistenti con fenotipo iMLS-B e tetraciclino-resistenti per la presenza del gene tet(O). ICESp2905 risulta maggiormente correlato con un elemento identificato nel genoma di C. difficile 630 (Figura 6) (83). Secondo le analisi i due geni di resistenza erm(TR) e tet(O) sono localizzati in frammenti separati che si sono inseriti nel medesimo scaffold rappresentato da una struttura clostridiale simile a quella di ICECd630 determinando la formazione di una struttura complessa. ICESp2905 (65’575 bp) presenta 61 ORFs, di cui erm(TR) costituisce l’orf14 e tet(O) l’orf35. La dimostrazione che ICESp2905 può anche presentarsi in una forma difettiva del frammento contenente l’erm(TR) ha portato alla conclusione che questo elemento sia in realtà un elemento composito, costituito da una struttura maggiore, ICESp2906 (c.a. 53 kb), in cui è localizzato il gene tet(O) e da un ICE di minori dimensioni che veicola il gene erm(TR) e che è stato denominato ICESp2907 (c.a. 14,9 kb) (49). 32 Capitolo Primo Introduzione ICESp 2905 ( ~ 66 kb) ICESp2905 kb) 1 3 2 5 4 7 9 11 13 6 8 10 12 16 18 15 17 20 22 19 21 24 23 26 28 25 27 30 29 32 31 34 37 39 41 36 38 40 33 erm(TR) fragment 43 45 42 44 47 46 49 48 51 50 52 53 55 54 56 57 59 58 tet(O) fragment erm(TR) element (ICESp2907) Figura 6. Rappresentazione dell’elemento composito ICESp2905. L’elemento maggiore, ICESp2906, di natura clostridiale (indicato in giallo) contiene il frammento tet(O) (in blu) e ICESp2907 (in rosso) che veicola il gene erm(TR). In base alla numerazione delle ORFs dell’elemento composito completo ICESp2905, ICESp2907 occupa la posizione che si estende dall’orf9 all’orf24. L’orf8, che mostra un’identità nucleotidica pari all’80% con il corrispondente gene presente in ICECd630, rappresenta il sito di integrazione di ICESp2907 in ICESp2906. Il gene erm(TR) (orf14) mostra 99% di identità nucleotidica con il gene erm(TR) dell’altro elemento di S. pyogenes, ICESp1108; l’orf15 codifica per una spectinomicina fosfotransferasi (99,8% di identità nucleotidica con il corrispondente gene di ICESp1108), l’orf16 mostra un’identità con la porzione iniziale del gene codificante per la citidina deamminasi presente in ICE10750-RD.2. La porzione genica che va dall’orf17 all’orf22 è simile ad una regione di ICE6180-RD.1, un 33 61 60 Capitolo Primo Introduzione elemento di circa 11 kb presente in S. pyogenes MGAS6180 (accession no. NC_007296). L’orf24, l’ultima orf del frammento contenente l’erm(TR), codifica per una trasposasi (tndX). Gran parte delle ORF facenti parte dello scaffold di ICESp2905 sono simili a quelle di ICECd630. Tuttavia l’orf61 di ICESp2905 che codifica per una ricombinasi sito-specifica, determina l’integrazione a livello del gene rum, codificante per una RNA uracil-metiltrasferasi (13) ; il medesimo sito di inserzione è condiviso anche da ICESp1108. A conferma della caratterizzazione strutturale è stato dimostrato che ICESp2907 è capace di escindersi da ICESp2905 e di trasferirsi orizzontalmente per coniugazione tra ceppi appartenenti alla stessa specie S. pyogenes. In particolari esperimenti eseguiti incrociando il ceppo S. pyogenes iB21, che presentava un fenotipo iMLS-B e contenente ICESp2905 con il ricevente S. pyogenes 402, con fenotipo iMLS-C e contenente ICESp1108. L’analisi di sequenza di uno dei transconiuganti ottenuti dimostrava la presenza di due copie di erm(TR); una corrispondente alla orf28 di ICESp1108 e l’altra identica all’orf14 di ICESp2905, compreso nell’ICESp2907. Quest’ultimo si era inserito a livello dell’orf10 di ICESp1108, che contiene lo stesso core site dell’orf8 di ICESp2905 e che, come già detto, rappresenta il sito di integrazione di ICESp2907 (49) (Figura 7). Al contrario di quanto descritto nella specie S. pyogenes, la situazione in S. agalactiae è poco conosciuta: i dati di letteratura al momento dimostrano che il gene erm(TR) non è molto diffuso in questa specie e 34 Capitolo Primo Introduzione per questo motivo i numerosi studi presenti si sono concentrati solo a livello epidemiologico, considerando in particolare l’eventuale associazione con il fenotipo e il sierotipo capsulare. (72) (45). Elementi che veicolano mef La struttura genetica che tipicamente portante il gene mef(E) è designata mega (macrolide efflux genetic assembly element), di cui sono conosciute diverse varianti. L’elemento mega, scoperto originariamente in S. pneumoniae (44), e successivamente in altri streptococchi, compreso GBS (61) ha dimensioni variabili (5,4 o 5,5 kb); contiene 5 ORF (di cui mef(E) rappresenta la prima) e caratteristicamente presenta molteplici siti di inserzione sul cromosoma ospite, ma ha un’integrazione sito-specifica quando all’interno del trasposone Tn916 (34). Difatti, è proprio la presenza di mega in diversi elementi Tn916-like che determina la formazione di una serie di strutture composite, tutte identificate in S. pneumoniae, denominate Tn2009, Tn2010 e Tn2017 (77). La prima struttura genetica portante mef(A), il trasposone difettivo Tn1207.1 (7’244 bp), fu identificata in S. pneumoniae (80). Gli elementi genetici successivamente descritti in S. pyogenes, specie in cui mef(A) è particolarmente diffuso, sono tutti di natura profagica. Tn1207.3 (52491 bp) (81) e 10394.4 (58761 bp) (4)(5) presentano la medesima inserzione cromosomica sito-specifica nel gene comEC; il terzo profago, m46.1 (55172 bp), sempre identificato in S. pyogenes (48), integra in un diverso gene cromosomico rum codificante per una 35 Capitolo Primo Introduzione 23S rRNA uracilmetiltrasferasi (12). Un elemento correlato a Tn1207.3 è stato dimostrato anche in S. agalactiae (61). Un’ulteriore variante allelica, mef(I), identificata inizialmente in S. pneumoniae (25) è portata da una struttura a mosaico, apparentemente non mobile, denominata 5216IQcomplex (30’505 bp) (63). Esso è costituito da frammenti di trasposoni noti, Tn5252 e Tn916 e da un nuovo elemento denominato IQ che contiene, oltre al gene mef(I), il determinante per la resistenza al cloramfenicolo, catQ (Figura 8). Elementi IQ derivati sono stati identificati di recente anche in S. pyogenes (37) e in streptococchi orali (15). 1.10 Scopo della tesi L’importanza clinica di Streptococcus agalactiae ß-emolitico di gruppo B (GBS), caratteristicamente associato a gravi infezioni neonatali, è attualmente in crescita come agente opportunistico associato ad infezioni del tratto urinario e respiratorio, infezioni della pelle e dei tessuti molli, batteriemie, endocarditi in soggetti defedati. I -lattamici rappresentano i farmaci di prima scelta sia per la terapia delle infezioni invasive, sia nella profilassi intrapartum delle donne in gravidanza, dal momento che, nonostante alcune segnalazioni di ridotta sensibilità alla penicillina, GBS è tuttora considerato sensibile ad essa. Al contrario, la resistenza ai farmaci alternativi, come macrolidi e lincosamidi, è in costante aumento in tutto il mondo. 36 Capitolo Primo Introduzione Gli studi epidemiologici e le analisi filogenetiche sembrano evidenziare l’emergenza di pochi cloni di successo, caratterizzati da un’elevata eterogeneità in termini di acquisizione e scambio di elementi genetici mobili. Lo scopo del mio lavoro di tesi è stato quello di studiare le caratteristiche di resistenza di ceppi clinici di S. agalactiae isolati nella Regione Marche. Considerata l’elevata capacità di scambio operata dai ceppi batterici, sia a livello intra- che interspecifico, ma prendendo anche atto dell’altrettanto elevata eterogeneità degli elementi genetici che sono in continua evoluzione, ci siamo concentrati sullo studio di elementi genetici coniugativi e integrativi (ICE) recanti al loro interno geni di resistenza agli antibiotici. In particolare sono stati identificati e caratterizzati diversi ICE che veicolano i determinanti della resistenza all’eritromicina e alla tetraciclina. 37 Capitolo Secondo Materiali e Metodi MATERIALI E METODI 2.1 Ceppi batterici Una collezione di 225 ceppi di S. agalactiae, isolati da diversi materiali clinici nel triennio 2010-2012 presso due ospedali regionali (Ospedali Riuniti Umberto I di Ancona Torrette e Ospedale provinciale di Jesi), è stata analizzata per la sensibilità all’eritromicina e alla tetraciclina. L’identificazione dei ceppi veniva confermata osservando la presenza di ß-emolisi, mediante semina su idoneo terreno al sangue [Blood Agar Base (BAB) addizionato con il 5% di sangue defibrinato di montone] e saggiando la resistenza alla bacitracina. In tutti i casi dubbi, ad esempio in presenza di un’emolisi poco visibile o assente, si utilizzava il kit “SLIDEX Strepto Plus” (BioMerieux 69280 Marcy l’Etoile – France), un test di agglutinazione al lattice che consente la rapida identificazione del gruppo di Lancefield dei campioni in esame. In breve, 3-5 colonie del ceppo erano emulsionate in 0,4 ml della soluzione enzimatica per l’estrazione del polisaccaride C. Dopo 10 minuti di incubazione a 37°C, la reazione di agglutinazione era saggiata emulsionando un’aliquota del campione estratto con i reagenti specifici per i principali gruppi sierologici di Lancefield: A, B, C, D, F e G. Ciascun reagente è costituito da particelle di lattice con adesi anticorpi specifici per ogni antigene di gruppo. La reazione di agglutinazione era visibile in seguito alla formazione di particelle di colore blu. 38 Capitolo Secondo Materiali e Metodi 2.2 Test di sensibilità agli antibiotici: antibiogramma e MIC Tutti i ceppi in esame sono stati saggiati, in un primo momento, per la sensibilità a macrolidi, lincosamidi, tetraciclina e cloramfenicolo, mediante il test di diffusione in agar in accordo con le direttive proposte dal Clinical and Laboratory Standards Institute (23). Per questa tecnica è stato utilizzando un terreno agarizzato Mueller Hinton Agar (MHA), addizionato del 5% di sangue defibrinato di montone e diversi antibiotici (eritromicina 15 μg, clindamicina 2 μg, tetraciclina 30 μg, cloramfenicolo 30 μg), tutti forniti dalla ditta OXOID (Garbagnate, MI). In breve, i ceppi in esame, dopo crescita overnight a 37°C su piastre di agar sangue di montone al 5%, venivano sospesi in Mueller Hinton brodo (MHB) sino a raggiungere una densità ottica (OD625) di 0,100, corrispondente a circa 1 x 108 Unità Formanti Colonia per ml (CFU/ml) e quindi uniformemente distribuiti sulla superficie di piastre di Mueller Hinton Agar (MHA) contenenti il 5% di sangue di montone. Per evidenziare il fenotipo di resistenza ai macrolidi (DDtest) dischetti di eritromicina e clindamicina sono stati posizionati al centro della piastra ad una distanza di circa 15-20 mm, mentre i dischetti di cloramfenicolo e tetraciclina ai lati opposti in modo da non interferire con gli aloni di inibizione dovuti agli altri antibiotici. S. pneumoniae ATCC 49619 era utilizzato come controllo di qualità in 39 Capitolo Secondo Materiali e Metodi tutti i saggi di sensibilità. Dopo una notte di incubazione (37°C, CO2 5%), veniva misurato il diametro (in mm) degli aloni di inibizione della crescita (endpoint). I valori ottenuti erano, quindi, confrontati con quelli delle tabelle di riferimento (breakpoint) per quella specie batterica e interpretati secondo i criteri EUCAST e CLSI (23). Le MIC a tutti gli antibiotici sono state determinate con il metodo della microdiluizione in brodo, conformemente a quanto raccomandato dal Clinical Laboratory Standards Institute (23). Come terreno di coltura è stato utilizzato Muller-Hinton II (BBL Microbiology System, Cocksville, Md) supplementato con il 3% di sangue lisato di cavallo; l'inoculo era standardizzato in modo da contenere 5 x 105 CFU/ml. Come ceppo di riferimento è stato usato S. pneumoniae ATCC 49619. 2.3 Estrazione del DNA L’estrazione del DNA totale è stata GenEluteTM eseguita mediante il kit Bacterial Genomic DNA (Sigma Aldrich Co, St Louis, USA) che fornisce reagenti specifici e colonnine in silice, in modo da ottenere un DNA genomico purificato. L’estrazione è stata eseguita seguendo il protocollo fornito dalla casa produttrice. Per la preliminare preparazione del lisato i campioni, ottenuti da colture microbiche cresciute overnight a 37 °C in Brain Heart Infusion (BHI), previa centrifugazione (13.000 g per 2 minuti) erano sospesi in 200 µl di Lysozime Solution contenente lisozima alla concentrazione finale di 40 Capitolo Secondo Materiali e Metodi 45 mg/ml e incubati a 37°C per 3 ore. Al termine, venivano aggiunti 200 µl di Lysis Solution e 20 µl di Proteinasi K, per la procedura di digestione (55°C per 10 minuti). 2.4 Reazione a catena della polimerasi (PCR) Le prove di amplificazione del DNA sono state effettuate utilizzando lo strumento “Gene Amp PCR System 9600 Thermal Cycler – Perkin Elmer Applied Biosystem” e seguendo specifici protocolli a seconda del tipo di amplificato cercato e delle coppie di primer utilizzate (tabella 1). Le reazioni di extended PCR sono state condotte utilizzando il sistema exTaq (TaKaRa Bio, Shiga, Japan) per amplificati di dimensioni superiori a 3 kb, mentre in condizioni standard è stata utilizzata la DreamTaq (Thermo Fisher Scientific, Massachusetts, USA). Il DNA genomico estratto da ciascun ceppo di S. agalactiae è stato testato, mediante PCR, per la presenza dei determinanti di resistenza all’eritromicina erm(TR), erm(B) e erm(T), mef(A/E) e alla tetraciclina tet(M) e tet(O) e successivamente per la presenza di altri geni o regione geniche, utili a definirne l’eventuale contesto genetico. 41 T abell a 1. Copp ie d i p r ime r u ti l i zz a te neg l i e spe rime nti d i PC R. Gene/amplificato Primer Sequenza Bibliografia (5’ 3’) tet(M) TETM3 ATGGAAGCCCAGAAAGGAT 66 TETM2 GAACTCGAACAAGAGGAAAGC 66 O19 GGTAAAGGGCATTTAACGAC 71 O20 CGATATTCTCGATTGACCCA 71 erm(TR)mar-for AACTTGTGGAAATGAGTCAACGG 61 erm(TR)mar-rev CAGAATCTACATTAGGCTTAGGG 61 tnpR O21 CCAAGGAGCTAAAGAGGTCCC 71 tnpA O22 GTCCCGAGTCCCATGGAAGC 71 int-for GCGTGATTGTATCTCACT 41 int-rev GACGCTCCTGTTGCTTCT 41 xis-for AAGCAGACTGAGATTCCTA 2 xis-rev GCGTCCAATGTATCTATAA 2 O15 GTACGTCCACCAATGTGG 71 O16 GCACGCTTCCACGAAAGGAG 71 J12 CCCATTGAAGACGCAGAAGT 26 J11 AAAAATCCCTACCGCACT 26 TN6-rev CCATCAAACATTCATTCAGC 26 erm(B) erm(TR) Studio trasposone Tn917 Studio trasposone Tn916 int916 xis916 orf7-orf8 orf20-IR18–19 orf24-orf20 42 42 Gene/amplificato Primer Sequenza Bibliografia (5’ 3’) PCR mapping Tn5801 int5801 int5801 –tet(M) int5801 –sav400 sav400-sav408 sav408-sav411 sav413-sav415 sav402-sav406 1812 GTCCATACGTTCCTAAAGTCGTC 33 1811 CCGATATTGAGCCTATTGATGTG 33 1812 GTCCATACGTTCCTAAAGTCGTC 33 TETM2 GAACTCGAACAAGAGGAAAGC 66 1812 GTCCATACGTTCCTAAAGTCGTC 33 400F TACCGAAGAGTCCATCAAAC 64 400R TCGTATTTCAAGGCTTCGTC 64 408F ACTGGCTTATGGCGTTTCTC 64 408R AATGTAGGGGCGACTTGATG 64 411F GAGATTAGCAGAAGGTATTGTG 64 413R AACACCGTTGTCGTCTCCAC 64 415F TTCTCGTAACGGCTCCTATG 64 402R GTAGTCGTAGTCATCAAAAGG Questo studio 406F TGAAGGAGGTAACGAGATTG Questo studio LJ967 CGTGAAGAAATCGCTAAAG 64 Tn5801.Sag inserzioni cromosomiche SAG967 (guaA) 1811 CCGATATTGAGCCTATTGATGTG 33 sav411 int5801 CF1 TTCAAAGGAACAGAAGCGGG 64 SAG964 RJ964 GAAGTAGAAGAGAGCCATAG 64 1811 CCGATATTGAGCCTATTGATGTG 33 Ricerca forma circolare di Tn5801.Sag int5801 43 43 Gene/amplificato Primer Sequenza Bibliografia (5’ 3’) Studio ICE1116.Sag tndX linkage erm(B)-tet(M) linkage tet(M)-DDE-trasposase linkage pSM19035-orf24 linkage pSM19035-Tn5397 PCR mapping di ICE1116.Sag tndX1 ATGATGGGTTGGACAAAGA Questo studio tndX-inv CTTTGCTCGATAGGCTCTA 14 ermB-R CGATATTCTCGATTGACCCA 71 TETM3 ATGGAAGCCCAGAAAGGAT 66 TETM2 GAACTCGAACAAGAGGAAAGC 66 DDE-rev TAAAGACTCAACGGTATCAAG Questo studio beta-rev2 ATCCCTTGGGCTTGTCGTTC Questo studio 0294f1 GGGGATTATTTTGAACCTG Questo studio alpha-DIR CACTCGCAGATTGGTTATTG Questo studio TETM3 ATGGAAGCCCAGAAAGGAT 66 Orf2-for TTTTCCGAGTGCCGAAGGTGC 14 Orf11-rev GCGTTACCCCTTTTTCTTTTCG 14 Orf12-for GACGGTTCCACCATCATTTATC 14 Orf23-rev CTTTTTCTTCACTCGTAACCGT 14 RepA CAACTGTTTGGGTTTCCTAATG Questo studio Orf14R GACCATAACTTCCTGATAAA Questo studio Orf14F CTCAATCTTTTCAAGTAATG Questo studio O294-rev ACATAACGACTAATAACACTC Questo studio F4 GAAGATTGGATAGTGGTTGAG Questo studio rpmH_GBS TAGTTGACATACGGTGACGG Questo studio Rep_Gallo TTTGCTCATACAGTCGTTCT Questo studio Sag1796 CTTGGTCGTGAGGTGTTATC Questo studio ICE1116.Sag inserzioni cromosomiche 44 44 Gene/amplificato Primer Sequenza Bibliografia (5’ 3’) Caratterizzazione genetica ICESp1108 int1108 linkage orf2-orf13 linkage orf15-orf20 linkage orf22/erm(TR) linkage erm(TR)/orf32 orf40-for TAAGAACTGGACTTTGGCTGG Questo studio thio-rev GCTGCTTCTTGTATTCCTTT Questo studio ETR36 GAGAGCATTTCTATTGAAGCTAAAG 20 ETR57 AGTTCAATGTGGACACTTGGAC 20 ETR94 CTGTTCTTGGATATGTGATTAG 20 ETR99 GGTATTCCAACAGGTATAACAC 20 superfor3-for AAGAGGGCGATAGTTGATTA Questo studio erm(TR)mar-rev CAGAATCTACATTAGGCTTAGGG 61 erm(TR)mar-for AACTTGTGGAAATGAGTCAACGG 61 Rum rev3 CCACAAGAAAAATCCTGAAG Questo studio ETR38 TGTAATAAACGACTCTCATAAGCC 20 ETR39 ATCCTTGATTGGATCTTCTAGA 20 ETR94 CTGTTCTTGGATATGTGATTAG 20 ETR99 GGTATTCCAACAGGTATAACAC 20 tndXF AATGATGGAGTAGATACCTTTC Questo studio ICE6R GTGCAATCCCACCAATACTCT Questo studio orf12GBS-for CCCTCCGTATTATCTTTTGC Questo studio erm(TR)mar-rev CAGAATCTACATTAGGCTTAGGG 61 erm(TR)mar-for AACTTGTGGAAATGAGTCAACGG 61 orf20-rev CCCTTAGATTTCTCTGGTCA Questo studio Caratterizzazione genetica ICE10750RD.2 int10750 linkage orf13-orf18 Caratterizzazione genetica ICESag2907 tndX linkage orf12-erm(TR) linkage erm(TR)-orf20 45 45 Gene/amplificato Primer Sequenza Bibliografia (5’ 3’) linkage orf20/tndX orf20-for TATCATACACAATAAAGGCAGC Questo studio ICE6R GTGCAATCCCACCAATACTCT Questo studio 7F TGGATACTTTAAGAAGCGTG Questo studio 10R TAATCCCTAACTTGGTCTTCTG Questo studio tndXF AATGATGGAGTAGATACCTTTC Questo studio 25R ACCTCTGAGTTCCATCCCAT Questo studio ICESag2907 inserzioni cromosomiche 46 46 Capitolo Secondo Materiali e Metodi 2.5 Elettroforesi in gel di agarosio I prodotti di amplificazione sono stati analizzati e separati mediante elettroforesi su gel di agarosio all’1% in tampone TAE (Tris acetato 40mM; EDTA 2mM pH8). I campioni erano caricati sul gel previa colorazione con 1X Track Dye, per il monitoraggio della corsa elettroforetica. Al termine della procedura i campioni sono stati visualizzati al transilluminatore UV previa colorazione con appositi intercalanti del DNA (Green Gel oppure Bromuro di Etidio, 0,5 μg/ml). La stima della dimensione molecolare degli amplificati è stata estrapolata in base a standard di riferimento, contenenti frammenti di peso molecolare noto: lo standard 1 kb (range, 250-10000 bp), lo standard 100 bp plus (range, 100-3000 bp) e infine lo standard 100 bp (range, 80-1031 bp). 2.6 Purificazione e sequenziamento Per le analisi di sequenziamento tutti i prodotti di PCR erano purificati mediante il sistema GenElute™ PCR Clean-Up Kit (SIGMA, Aldrich) seguendo scrupolosamente le istruzioni della ditta produttrice. La concentrazione del DNA ottenuto (in µg/ml) è stata misurata mediante un metodo fluorimetrico (Qubit® invitrogen). Il sequenziamento dei diversi prodotti di amplificazione era eseguito presso il Servizio BMR Genomics di Padova. Tutti i prodotti di PCR 47 Capitolo Secondo Materiali e Metodi sottoposti ad analisi di sequenza erano preparati secondo le procedure riportate sul sito (http://www.bmr-genomics.it). Le sequenze ottenute venivano analizzate mediante il programma freeware Chromas (PC) ottenuto dal sito BMR Genomics. Diversi programmi disponibili online (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/) sono stati utilizzati per l’analisi delle sequenze ottenute, in particolare per la ricerca di Open Reading Frames (ORFs) è stato utilizzato il programma ORF finder (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/gorf/gorf.html) e per il confronto con le sequenze presente nel database i programmi BLAST (http://blast.ncbi.nlm.nih.gov/Blast.cgi). 2.7 Esperimenti di Coniugazione Gli esperimenti di coniugazione sono stati condotti in vitro utilizzando come donatori diversi ceppi di S. agalactiae e come riceventi S. pyogenes 12RF e S. agalactiae 1357/11, resi mutanti resistenti a rifampicina ed acido fusidico, e sensibili all’eritromicina (MIC ≤0.015 μg/ml) e alla tetraciclina (MIC 0,25 μg/ml). In qualche incrocio è stato utilizzato un ulteriore mutante, derivato da S. pyogenes 12RF, (SN04) resistente a streptomicina e acido nalidissico. Per la procedura di coniugazione, colture overnight del donatore e del ricevente in 10 ml di BH (37°C in 5% di CO2) erano opportunamente diluite fino a raggiungere una OD675 di 0,4 e filtrate attraverso filtro Millipore da 0,45 μm in un rapporto 1:2. Dopo incubazione di una notte in agar sangue in atmosfera controllata (5% di CO2), il filtro è 48 Capitolo Secondo Materiali e Metodi stato lavato con 10 ml di soluzione fisiologica (SF), centrifugato a 8.000 rpm per circa 10 minuti e il pellet ottenuto è stato risospeso in 1 ml di SF. Sono state effettuate diluizioni seriali a partire dall’intero fino a 10-7, usando provette contenenti appropriati volumi di soluzione fisiologica. Per la selezione del donatore e del ricevente sono stati distribuiti omogeneamente 100 μl delle diluizioni 10-5, 10-6, 10-7 su piastre contenenti specifici antibiotici alla concentrazione adeguata, tutto il volume residuo è stato seminato per la selezione dei transconiuganti. I donatori , i riceventi e i transconiuganti sono stati selezionati con appropriate concentrazioni di antibiotico a seconda del tipo di incrocio in esame. Dopo incubazione per 24-48 h sono state contate le colonie cresciute su ciascuno dei terreni seminati, è stata calcolata la media delle CFU/ml presenti e definita la frequenza di trasferimento, in funzione del donatore o in funzione del ricevente. 2.8 PFGE Le colture overnight di S. agalactiae sono state diluite in modo che il contenuto di DNA fosse approssimativamente 5 μg/ml. 0,5 ml della sospensione batterica venivano mescolati con pari volume di low-melting-point agarose all’1,6% e introdotti in appositi stampi chiamati plug-mold per la formazione delle plug. Una volta solidificate, le stesse venivano incubate per 24 ore a 37°C in 5 ml di tampone di lisi contenente lisozima (1 mg/ml) e RNasi A (50 g/ml). Seguiva un’incubazione di 48 ore a 50°C, in 3 ml di digestion buffer 49 Capitolo Secondo Materiali e Metodi contenente proteinasi K (0,5 g/ml). Le plug venivano lavate 3 volte in 10 ml di TE buffer. Il DNA di metà plug era quindi digerito a 30°C overnight, con 30 U di SmaI. La digestione veniva bloccata trasferendo le plug in 1 ml di EDTA 0,5 M. Ciascuna plug veniva posta poi su un “pettine supporto”, con 20 μl di low-melting-point agarose all’1%. La PFGE era effettuata in agarosio all’1% per 22 ore a 14°C e 6 V/cm in una soluzione di TBE allo 0,5%, con initial switch time di 5 secondi, final switch time di 35 secondi e ramping factor lineare. A corsa ultimata il gel era prima colorato per 30 minuti in Bromuro di Etidio (0,5 g/ml) ed infine fotografato tramite illuminazione UV. La dimensione delle bande ottenute e la qualità della corsa veniva controllata utilizzando un campione standard (Low Range PFGE Marker) che contiene frammenti di DNA da 0,13 a 194 kb. Le corse elettroforetiche sono state effettuate utilizzando l’apparecchiatura CHEF MAPPER XA SYSTEM della ditta BIORAD. Una volta eseguita la foto, si può procedere all’interpretazione dei profili genetici valutando il grado di correlazione tra i ceppi in esame. I criteri interpretativi della PFGE affermano che se tra i profili genetici non sono presenti differenze, allora i ceppi possono essere considerati dei cloni. Se invece c’è una differenza di due o tre bande, determinata da un singolo evento genetico, allora i ceppi sono fortemente correlati. 50 Capitolo Secondo Materiali e Metodi 2.9 Southern blotting ed ibridazione. I frammenti di macrorestrizione prodotti da SmaI, dopo essere stati separati mediante PFGE, venivano trasferiti su una membrana di nylon (Zeta-Probe; Bio-Rad, Hercules, California, U.S.A.) mediante la tecnica del trasferimento capillare. Le pre-ibridazioni sono state condotte per 2 ore a 42°C, in un tampone Ultra-hyb (Ultrasensitive Hybridization Buffer. Applied Biosystems). Le ibridazioni sono state effettuate nelle stesse condizioni overnight in presenza della sonda marcata con biotina, specifica per il gene erm(TR), precedentemente denaturata a 100°C per 10 minuti. Le membrane venivano quindi sottoposte ad una serie di lavaggi di 15 minuti circa ciascuno e in condizioni stringenti, con soluzioni di forza ionica decrescente così composte: SDS 0,1%, SSC 2X; SDS 0,1%, SSC 1X; SDS 0,1%, SSC 0,3X; SDS 0,1%, SSC 0,1X. Le sonde utilizzate negli esperimenti di ibridazione, sono state ottenute mediante PCR impiegando coppie di primer specifiche e il DNA di ceppi noti. Gli amplificati venivano purificati direttamente dalla miscela di reazione mediante il sistema GenElute™ PCR CleanUp Kit (SIGMA, Aldrich) e la marcatura veniva condotta per 45 minuti sotto UV a temperatura ambiente con un kit Psoralen-Biotin, BrightStar). 51 Capitolo Terzo Risultati RISULTATI 3.1 Caratterizzazione fenotipica e determinanti di resistenza. 202 isolati su un totale di 225 GBS analizzati presentavano la resistenza alla tetraciclina (89,8 %, MIC 64- >128 µg/ml), mediata dal gene tet(M). La percentuale di resistenza ottenuta e la dimostrazione del gene tet(M) concordano con quanto riportato in letteratura. La resistenza complessiva all’eritromicina era del 28% (n. 63 isolati), un valore che risulta più elevato rispetto ai dati segnalati da altri autori in Italia (55). Utilizzando il test del doppio dischetto (DD test), come raccomandato dai comitati CLSI ed EUCAST, i 63 ceppi EryR sono stati ulteriormente distinti in base al fenotipo di resistenza agli antibiotici MLSB. 54 ceppi mostravano un fenotipo costitutivo (cMLS), 6 un fenotipo inducibile (iMLS) e 3 un fenotipo M (Figura 7). I ceppi con fenotipo cMLS avevano un range di MIC all’eritromicina di 2 >128; il carattere inducibile dei 6 ceppi mostranti fenotipo iMLS è stato confermato valutandone le MIC di eritromicina, clindamicina e josamicina senza e dopo induzione con eritromicina (0,05 g/ml). Infine, i 3 ceppi con fenotipo M avevano MIC di 2 g/ml. 52 Capitolo Terzo Risultati A B C Figura 7. Test del triplo dischetto, al centro un dischetto di eritromicina (15 µg/ml), a destra la clindamicina (2 µg/ml) e a sinistra la josamicina (30 µg/ml). A. Fenotipo costitutivo (cMLS); B. Fenotipo inducibile (iMLS); C. Fenotipo M. Nell’ambito dei 54 GBS con fenotipo cMLS, 40 presentavano il gene erm(B) e 13 il gene erm(TR); il ceppo rimanente, che non presentava nessuno dei geni erm ricercati, è stato studiato in dettaglio per la ricerca di mutazioni associate al bersaglio. Difatti in GBS 6342 la resistenza cMLS è mediata da una mutazione puntiforme (A2058G) a livello del gene che codifica per la subunità RNA ribosomiale 23S. Tutti i 6 ceppi con fenotipo iMLS, eccetto uno, dimostravano il gene erm(TR); il ceppo restante conteneva erm(T) come unico determinante di resistenza all’eritromicina. Infine, i 3 ceppi con fenotipo M erano positivi per la ricerca del gene mef(A/E). La distinzione tra le due principali varianti mef(A) e mef(E), o di altre varianti già dimostrate negli streptococchi, come mef(I), è stata ottenuta mediante 53 Capitolo Terzo Risultati sequenziamento dell’amplificato ottenuto con la coppia di primer MEF1-MEF2 (90). Tutti i 3 ceppi con fenotipo M presentavano la variante mef(E). La tabella 2 riassume i risultati della caratterizzazione fenotipica e della presenza dei geni di resistenza alla tetraciclina e all’eritromicina ottenuti in questo studio. Fenotipo Macrolidi cMLS (54) MIC µg/ml Ery Cli 2 - > 128 > 128 iCli Jos Genotipo Jos > 128 16 - 32 32 - 64 erm(B) (40) erm(TR) (13) Mutazione (1) A2058G iMLS (6) 2- 4 ≤0.12 > 128 0,25 - 1 1 - 32 erm(TR) (5) erm(T) (1) M (3) 2 mef(E) (3) Tetraciclina TET-R (202) 32 - > 128 Tabella 2. Caratteristiche fenotipiche macrolidi e alla tetraciclina. tet(M) (202) e genetiche dei ceppi GBS resistenti ai 54 Capitolo Terzo Risultati 3.2 Individuazione del contesto genetico che veicola il gene tet(M). Dal momento che il gene tet(M) è generalmente portato, anche negli streptococchi, da elementi della famiglia Tn916 abbiamo esaminato tutti i 202 ceppi di S. agalactiae TetR per la presenza del gene di integrasi di questo elemento (int916). Inaspettatamente, non tutti i ceppi presentanti tet(M) erano positivi per il gene intTn916. Questo risultato sembrava suggerire la possibile presenza di un elemento correlato a Tn916 con un diverso modulo di ricombinazione oppure di un elemento non ancora noto, veicolante tet(M). A questo scopo, abbiamo analizzato, mediante PCR, la presenza di regioni e/o moduli genetici funzionali dell’elemento – ad esempio il modulo di coniugazione - oltre al gene di integrasi già studiato. S. agalactiae ATCC 2603V/R è stato utilizzato come controllo positivo per tutti gli esperimenti di amplificazione come riferimento genetico per Tn916. Circa due terzi dei ceppi esaminati presentavano un elemento con una struttura simile a quella di Tn916. La quota restante (1/3) non presentava nessuno dei marcatori Tn916. 55 Capitolo Terzo Risultati 3.3 Identificazione e caratterizzazione di nuovo elemento genetico che veicola il gene tet(M) in S. agalactiae, Tn5801.Sag. Il risultato ottenuto, vale a dire che 1/3 dei ceppi TetR avevano il gene tet(M) non inserito in un Tn916, era davvero insolito, dal momento che questo determinante di resistenza rappresenta, con pochissime eccezioni,(75) il marcatore di questo trasposone. Abbiamo ipotizzato che altri elementi genetici, portanti tet(M), diversi da quelli consueti, potessero essere presenti nei ceppi di GBS. L’analisi della sequenza del gene tet(M), ottenuta da uno dei ceppi GBS in esame, evidenziava la maggiore identità nucleotidica con il corrispondente gene di Staphylococcus aureus. La successiva ricerca bibliografica ci ha permesso di evidenziare, in questa specie, che tet(M) è veicolato da due tipi di elementi genetici mobili (33). Gli autori riportavano che in isolati animali era presente un elemento Tn916-like mentre negli isolati umani, oltre a Tn916, era presente un elemento denominato Tn5801, identificato per la prima volta in S. aureus Mu50 (57); si tratta di un elemento di 25 kb con un’organizzazione in gran parte sovrapponibile a quella di Tn916, contenente diverse ORF simili ad esso, ma differente per la presenza di una ricombinasi sito-specifica distinta dai geni che in Tn916 svolgono le funzioni di integrazione/escissione (int/xis). 56 Capitolo Terzo Risultati Nonostante i due elementi abbiano una struttura simile, l’identità nucleotidica tra le molte ORF in comune riflette la diversità dei due elementi, andando da un minimo di 38,6% per il gene che codifica la ricombinasi, ad un massimo di 73,3% per le ORF terminali che in Tn916 corrispondono ai geni orf22 e orf23. Tn5801 contiene alcuni geni addizionali con funzione non del tutto nota (sav415, sav414, sav413, sav410, sav406 e sav404). Lo stesso elemento genetico è stato identificato nel genoma di Streptococcus mitis B6 (37), un batterio commensale residente delle alte vie respiratorie. In base a queste premesse, utilizzando la coppia di primer 1811-1812 (33) (tabella 1) abbiamo controllato la presenza del gene per la ricombinasi sito-specifica di Tn5801 nei ceppi di GBS, con esito positivo. Utilizzando come sequenze di riferimento sia quella originale di S. aureus Mu50 (accession no. BA000017) sia quella di S. mitis B6 (accession no. FN568063) abbiamo quindi disegnato una serie di primer (tabella 1) per analizzare in maniera più estesa ed approfondita il nuovo elemento identificato nei nostri ceppi. Come controllo positivo in tutti gli esperimenti di amplificazione è stato utilizzato S. aureus Mu50. Dopo la dimostrazione della presenza del gene di integrasi specifico per Tn5801 (int5801), abbiamo confermato la sua associazione con il gene tet(M) (primer 1812-tetM2) e abbiamo sequenziato il prodotto di amplificazione ottenuto. Il confronto delle sequenze sul database segnalava una maggiore identità nucleotidica con un elemento omologo individuato in E. faecalis 62 piuttosto che 57 Capitolo Terzo Risultati con quello di S. aureus Mu50. Le successive analisi di PCR e sequenziamento confermavano questa osservazione, ossia che l’elemento posseduto dai nostri ceppi divergeva sia da Tn5801 di S. aureus sia dall’elemento Tn5801-like individuato in S. mitis B6. Infatti, primer specifici per rilevare i geni caratteristici di Tn5801 sav413, sav409 e sav408 – non producevano amplificati in nessuno dei ceppi in esame. Il prodotto del gene sav413 di Tn5801, corrispondente al locus smi1319 in S. mitis B6, codifica per una proteina UvrD che non ha alcun omologo corrispondente nell’elemento presente in E. faecalis 62; i geni sav409 (smi1323) e sav408 (smi1324) codificanti rispettivamente per proteine delle superfamiglie P-loop-NTPasi e Rep-trans, risultano presenti nel genoma di E. faecalis ma con una minor identità nucleotidica. Alla luce delle nuove evidenze, abbiamo scelto di allestire un nuovo set di primer (tabella 1) disegnati direttamente sulla sequenza di E. faecalis 62 (accession no CP002491) o in base alle sequenze ottenute con i nostri ceppi. Combinando insieme i due set di primer è stata realizzata la mappa dell’elemento individuato in S. agalactiae, che è evidenziata in figura 8. Gli amplificati ottenuti sono stati denominati in figura 8 con le lettere A, B, C e D. Mentre gli ampliconi A, B e C erano delle dimensioni attese (rispettivamente di 7593 bp, 9330 bp, 3814 kb), nessun amplificato è stato ottenuto con la coppia di primer per il segmento D: 58 Capitolo Terzo Risultati questi risultati confermavano l’assenza dei tre ORF terminali di Tn5801 di S. aureus Mu50 (sav413, sav414, sav415). I due ampliconi A e C , ottenuti con le coppie di primer che amplificano rispettivamente la regione tra l’integrasi int5801 e il gene tet(M) (1812/400F, 7.593 bp) e i geni sav408-sav411 (408R/411F, 3.814 bp) sono stati sequenziati. Il confronto con le sequenze depositate nel database evidenziavano il 96.5% di identità nucleotidica con la porzione corrispondente in Tn5801 di S. aureus Mu50 100% con il gene tet(M) di S. aureus; simili valori erano rapportati anche per l’elemento Tn5801-like di S. mitis B6. Sorprendentemente l’identità più alta 99,9%; tet(M) 100% era ottenuta con un elemento identificato nel genoma di E. faecalis 62 (accession no CP002491), descritto come “Tn916 element” (10) e non come Tn5801-like. 59 A 1812 408R 400F B 400R 392 393 394 396 int 5801 int 5801 398 395 397 tet(M) 399 400 401 402 C 411F 409 410 412 D 415F 408F 403 404 405 407 408 406 411 97.1% 96.5% sequenced region (7,593 bp) sequenced region (3,814 bp) tet(M) 413R 413 414 415 Tn5801 S. aureus Mu50 (~25.8 kb) Tn5801.Sag S. agalactiae 14774 (~20.6 kb) Figura8. Rappresentazione schematica di Tn5801.Sag di S. agalactiae e strategia di PCR mapping seguita per i ceppi GBS. Le regioni sequenziate ( 7,593 bp, sinistra, e 3,814 bp, destra) sono indicate dalle barre orizzontali. Tn5801.Sag viene confrontato con Tn5801 from S. aureus Mu50, dove le ORFs sono numerate da sav392 a sav415 come accordato dalla designazione originale. 60 60 Capitolo Terzo Risultati I risultati confermano una configurazione genetica omologa all’elemento individuato in E. faecalis 62 piuttosto che all’originale Tn5801 di S. aureus. Il nuovo elemento genetico portante il gene tet(M) e caratterizzato in S. agalactiae, è stato designato come Tn5801.Sag. Inserzioni cromosomiche di Tn5801.Sag Dai dati di letteratura era noto che gli elementi Tn5801, di S. aureus Mu50 e di S. mitis B6, sono inseriti a valle di un gene cromosomico codificante una proteina coinvolta nella biosintesi delle purine, guaA. Per trovare un gene corrispondente nella specie S. agalactiae abbiamo utilizzato il ceppo ATCC 2603V/R come genoma di riferimento (accession no AE009948) e abbiamo disegnato una nuova coppia di primer (guaA_GBS-F; guaA_GBS-R) sul corrispondente locus SAG0967. Dopo aver confermato la presenza del gene cromosomico guaA in tutti i ceppi in esame abbiamo controllato l’associazione tra quest’ultimo e il gene int di Tn5801. Il prodotto di amplificazione ottenuto mediante la coppia di primer LJ967/1811, indicato in figura 9 con la sigla LJ (left junction, ca 1200 bp) è stato ottenuto per tutti gli isolati. Sempre utilizzando il genoma di ATCC 2603 V/R come riferimento, abbiamo disegnato altri primer sui locus SAG0965 e SAG0966, la cui amplificazione ha dato, però, esito negativo in tutti gli isolati; i due geni infatti codificano per delle trasposasi IS1381 che potrebbero non essere presenti in tutti i genomi. Pertanto abbiamo 61 Capitolo Terzo Risultati disegnato una nuova coppia di primer sul gene SAG0964, che risulta essere conservato e presente in tutti i genomi di GBS. Utilizzando la coppia di primer CF1/RJ964 (giunzione destra) (figura 9), è stato ottenuto un amplificato di 1,4 kb in tutti i ceppi, tranne uno, in cui le dimensioni erano di circa 1 kb. Gli amplificati delle due giunzioni ottenute dal ceppo GBS 14774 sono stati sequenziati ed analizzati ed è stato possibile, quindi, determinare le regioni di inserzione cromosomica di Tn5801.Sag. Left junction Right junction Chromosome (2603 V/R) Tn5801.Sag Tn5801.Sag Chromosome (2603 V/R) int 5801 LJ967 1811 1,228 bp CF1 RJ964 1,414 bp Figura9. Tn5801.Sag è integrato all’estremità 3’ del gene guaA. Questo gene è stato individuato in tutti i genomi sequenziati di S. agalactiae e corrisponde alla ORF967 di S. agalactiae 2603V/R. I risultati di sequenziamento confermano l’inserzione sito-specifica di Tn5801.Sag al 3’-end del gene guaA a livello di una sequenza target di 11 nucleotidi (GAGTGGGAATA) identica a quella ottenibile da analisi in silico di Tn5801 di S. aureus Mu50. Contemporaneamente, utilizzando una coppia di primer divergenti EF62circ1 e 1811, situati alle estremità dell’elemento Tn5801, abbiamo controllato la formazione di un intermedio circolare, 62 Capitolo Terzo Risultati purtroppo con esito negativo in tutti gli isolati. Questo risultato sembrava evidenziare un deficit funzionale dell’elemento stesso, essendo questa molecola il primo step indispensabile perché possa verificarsi un trasferimento genetico orizzontale. Evidenza di una variabilità strutturale di Tn5801.Sag. La sequenza parziale di Tn5801.Sag non fornisce indicazioni in grado di spiegare la non funzionalità dell’elemento stesso. Difatti, nonostante ripetuti tentativi, non è stato mai dimostrabile un intermedio circolare né il trasferimento orizzontale mediante coniugazione. Sono stati, quindi, presi in esame alcuni dei ceppi che presentano il Tn5801.Sag e abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla regione centrale, dal momento che, per analogia con l’organizzazione del trasposone Tn916, contiene gran parte del cluster genico coinvolto nella coniugazione. La struttura della regione centrale, parzialmente caratterizzata in precedenza mediante la coppia di primer 400R/408F è stata ulteriormente analizzata utilizzando nuovi primer specificatamente disegnati sulla sequenza di riferimento di S. aureus Mu50 (tabella 1). Utilizzando la coppia 400R/402F gli amplificati ottenuti da tutti i GBS contenenti Tn5801.Sag erano comparabili rispetto all’amplificato ottenuto nel controllo positivo, S. aureus Mu50 (3911 bp). Al contrario, utilizzando la coppia 402R/406F, si evidenziava una certa eterogeneità. Con quest’ultima coppia di primer sono stati ottenuti 63 Capitolo Terzo Risultati due diversi amplificati di dimensioni molecolari maggiori rispetto a quelle attese per S. aureus Mu50 (3023 bp): una metà dei ceppi GBS mostravano amplificati di 3,4 kb e l’altra metà di 4,5 kb (Figura10). Alcuni prodotti sono stati purificati e sottoposti a sequenziamento. L’analisi delle sequenze evidenzia che in tutti i ceppi la sav404 di Tn5801 di S. aureus Mu50 è sostituita da un altro gene di dimensioni maggiori (1026 bp) il cui prodotto (341 aa) non presenta nessun dominio conservato e pertanto la sua funzione è al momento sconosciuta. L’ORF ha comunque 99% identità ed una positività del 100% con il corrispondente gene EF62_0526 di E. faecalis 62. 402 403 404 405 406 S. aureus Mu50 ~ 3 kb 402R 406F 45,6% S. agalactiae ~ 3,4 kb 22068 EF62_0526 S. agalactiae ~ 4,5 kb 15387 EF62_0526 IS256 Figura 10. Rappresentazione schematica della variabilità genetica dei Tn5801.Sag: (1) S. aureus Mu50 (amplificato 3023-bp). Il gene sav404 è indicato dalla freccia bianca e rappresenta il controllo positivo per Tn5801; (2) S. agalactiae 22068 (amplificato di ~ 3,4 kb) in cui sav404 è sostituito da una ORF di dimensioni maggiori identica a EF62_0526 di E. faecalis 62 (freccia gialla); (3) GBS 15387 (amplificato di ~ 4,5 kb). Una copia di IS256 (freccia arancione) è inserita tra i geni ORF EF_0526 (freccia gialla) e sav403. 64 Capitolo Terzo Risultati Il materiale supplementare presente negli amplificati di 4,5 kb corrisponde ad una sequenza d’inserzione IS256 (1167 bp, 388 aa) che dal confronto con altre sequenze disponibili nel database è diffusa in diversi generi low GC% Gram-positive, in particolare in diverse specie di Staphylococcus ed Enterococcus, sia a livello cromosomico che plasmidico. Tipizzazione molecolare dei ceppi contenenti Tn5801.Sag. La relazione genetica tra i ceppi , in cui è stata studiata la variabilità della regione centrale del Tn5801.Sag, è stata analizzata mediante digestione con SmaI e PFGE. I profili di macrorestrizione dimostrano che, a parte 3 campioni che risultano geneticamente identici all’interno del cluster A, la presenza del trasposone Tn5801.Sag non è dovuta alla diffusione di uno o pochi cloni. L’analisi molecolare ha evidenziato 14 pulsotipi, raggruppati in 7 cluster (A-G) sulla base del cut-off di 70% di similarità (Figura 11). Un solo isolato è risultato non tipizzabile. 65 Capitolo Terzo Risultati 22068 19450 A 523896 1109 14701 16076 B 15004 19230 15098 C 14819 15387 14606 14613 D 14774 14796 19369 E 22283 F 14813 G 24214 NT Figura 11. Il dendrogramma mostra la relazione genica di 19 isolati di S. agalactiae che veicolano il trasposone Tn5801.Sag. Esperimenti di trasferibilità. Nonostante l’assenza di un intermedio circolare, evidenziato dai precedenti esperimenti di amplificazione con primer divergenti specifici, abbiamo eseguito alcuni esperimenti di coniugazione con lo scopo di verificare la mobilità di Tn5801.Sag. Diverse evidenze in letteratura infatti suggerivano la possibilità che un ICE possa sfruttare altri sistemi di secrezione presenti nell’ospite per la propria mobilità orizzontale. Tre ceppi di S. agalactiae recanti Tn5801-like, geneticamente distinti in base al profilo SmaI-PFGE, sono stati scelti come donatori per incroci intraspecifici e interspecifici, utilizzando come riceventi i ceppi di S. agalactiae 1357-11RF e di S. pyogenes 12RF. Tutti gli incroci hanno dato esito negativo, confermando un 66 Capitolo Terzo Risultati difetto funzionale dell’elemento, già evidenziato dalla mancata formazione della struttura circolare. 3.4 Individuazione del contesto genetico che veicola il gene erm(B). E’ noto in letteratura che diversi elementi genetici sono responsabili della diffusione di erm(B) negli streptococchi, che rappresenta di gran lunga il determinante di resistenza all’eritromicina più frequente. Un primo screening è stato eseguito sui 40 ceppi GBS erm(B)-positivi per la ricerca del trasposone Tn917 (5,2 kb), utilizzando primer di letteratura (O21/O22, tabella 1 , 70) che marcano i due specifici geni di trasposizione, tnpA e tnpR. 30 ceppi GBS sui 40 totali hanno dato risultato positivo, con un amplificato atteso di circa 1,5 kb. Tuttavia, negli streptococchi, Tn917 è generalmente inserito all’interno di elementi derivati dalla famiglia Tn916, formando elementi compositi come il ben noto Tn3872, dimostrato dapprima in S. pneumoniae (62) e successivamente in S. pyogenes (11) e S. agalactiae (70). Mediante esperimenti di amplificazione usando specifiche coppie di primer di letteratura (62) abbiamo potuto individuare un elemento Tn3872-like in tutti i ceppi GBS nei quali era già stata evidenziata la presenza di Tn917. I restanti 10 isolati GBS erm(B) positivi sono stati saggiati per la presenza di un secondo gruppo di elementi compositi derivati da Tn916, diversi da Tn3872, nei quali è comunque dimostrabile 67 Capitolo Terzo Risultati l’associazione tra erm(B) e tet(M). Si tratta di due elementi descritti in S. pneumoniae (26) denominati Tn6002 e Tn6003, che differiscono essenzialmente per la regione genica portante erm(B) che, in entrambi gli elementi, si inserisce, tra i geni orf19 e orf20 della struttura comune Tn916. La ricerca, utilizzando, anche in questo caso, primer di letteratura (26) ha dato esito negativo: in altre parole, nessuno tra i 10 isolati conteneva un elemento correlato a Tn6002 (o Tn6003). Questo risultato era abbastanza singolare, dal momento che Tn6002 rappresenta il trasposone coniugativo erm(B)-carrying maggiormente diffuso in S. pneumoniae, (26), ma è rappresentato anche in S. pyogenes (11) e in diversi altri streptococchi (15). Un terzo tipo di elemento genetico in cui è presente la classica associazione erm(B)/tet(M) è stato descritto in S. pyogenes (11), inizialmente denominato Tn1116 e, in seguito al completo sequenziamento, ridefinito come ICESp1116 (14). Si tratta di un elemento composito, in cui erm(B) è incluso in un frammento (ca. 7 kb) del plasmide pSM19035 di S. pyogenes, adiacente ad un frammento del trasposone Tn5397 di Clostridium difficile che porta tet(M); la ricombinazione sito-specifica di Tn5397 è mediata da un gene distinto (tndX) diverso da int/xis di Tn916. In ICESp1116 è inoltre presente una copia di IS1216V che causa la delezione del gene tet(M), che pertanto risulta non espresso. La ricerca di questi marcatori (tndX e IS1216V) nell’ambito dei 10 ceppi ancora da caratterizzare, sempre utilizzando 68 Capitolo Terzo Risultati primer specifici di letteratura (14), ha dato esito positivo in 1 solo isolato (GBS 16685). 3.5 Identificazione e caratterizzazione di nuovo elemento genetico che veicola il gene erm(B) in S. agalactiae, ICE1116.Sag. Le analisi preliminari suggerivano la presenza, in GBS 16685, di un elemento correlabile a ICESp1116, nonostante importanti differenze a livello dell’antibiotico-resistenza dimostrata nelle due specie. Difatti, mentre nell’ICESp1116 il gene strutturale tet(M) è silente ed il gene erm(B) determina un fenotipo inducibile, nell’elemento contenuto in GBS, riferito in questo studio ICE1116.Sag, il gene tet(M) è pienamente espresso ed il gene erm(B) è responsabile di un fenotipo costitutivo. Utilizzando come riferimento la sequenza disponibile di ICESp1116 (accession no. HE802677) abbiamo seguito inizialmente la strategia utilizzata dagli autori (14) per eseguire una mappatura dell’intero elemento ICE1116.Sag, mediante reazioni di amplificazione. Il ceppo S. pyogenes A-3 è stato utilizzato come controllo in tutti gli esperimenti molecolari. I risultati sono rappresentati in figura 12. Amplificati sono stati ottenuti solo con le quattro coppie di primer (0294F1/ß-rev2; α-dir/M3; M2/DDErev; ermBr/M3) che rilevano i geni da orf24 fino a orf45 (secondo la numerazione delle ORF in ICESp1116). Nessun risultato è stato ottenuto con le due coppie di 69 Capitolo Terzo Risultati primer restanti (ORF2-for/ORF11-rev; ORF12-for/ORf23-rev). La regione compresa tra le ORF24 e ORF45 (che codifica per una DDE trasposasi) di ICESp1116 è stata ulteriormente analizzata. Utilizzando primer che marcano i geni di resistenza erm(B) e tet(M) (ermBr/M3; tabella 1) è stato ottenuto un amplificato con dimensioni maggiori (ca. 3,5 kb) rispetto a quelle attese per il ceppo S. pyogenes A-3 (2,7 kb); la parziale sequenza di questo amplificato ha confermato la presenza di una copia di IS1216V inserita a monte del promotore e della sequenza leader di tet(M), precisamente all’interno del gene corrispondente alla orf13 di Tn916, al nucleotide 11341 (in base alla numerazione di Tn916, accession no. U09422). La diversa inserzione giustifica non solo le maggiori dimensioni dell’amplificato ottenuto, ma anche la piena funzionalità del gene tet(M) nel ceppo S. agalactiae che, come anticipato, è tetraciclino-resistente. 70 2644 bp ermBr M3 8326 bp -dir 11230 bp ORF2-for 2 1 4 3 9 5 6 8316 bp 11490 bp ORF11-rev ORF12-for 7 8 101112 13 14 M3 ORF23-rev 16 18 15 17 19 20 0294F1 22 21 23 24 6808 bp ß-rev2 26 25 27 29 28 30 M2 31 32 34 37 40 42 33 35 36 38 39 41 43 45 E DD Rep ORF14F dX 16236 bp 44 tn tM te 16V 12 IS B m er 9987 bp DDE_rev 0294-rev ORF14R Figura 12. Struttura di ICESp1116 del ceppo di riferimento S. pyogenes A-3 (accession no. HE802677) e strategia di PCR mapping seguita per S. agalactiae 16685. La numerazione e il colore delle ORF sono quelli riportati in letteratura (14): le ORF di colore rosso rappresentano il frammento di Tn5397, quelle blu il frammento di pSM19035. Al di sopra dell’elemento sono indicati i primer utilizzati e le dimensione dei relativi prodotti di amplificazione attesi per ICESp1116. Sono evidenziati i principali geni di resistenza, la sequenza di inserzione IS1216V, i geni che codificano le due ricombinasi tipiche dell’elemento ICESp1116 (tndX e DDE trasposasi). Infine, le due coppie di primer indicate in rosso (al di sotto dell’elemento) rappresentano un’ulteriore analisi dell’elemento presente in S. agalactiae 16685. 71 71 Capitolo Terzo Risultati La presenza dei due frammenti adiacenti che caratterizzano ICESp1116, vale a dire il frammento di pSM19035 e il frammento di Tn5397, è stata analizzata utilizzando appropriate combinazioni di primer (tabella 1). Per l’analisi della regione compresa tra i geni tet(M) e DDE trasposasi è stata utilizzata la coppia di primer M2/DDE-rev: le dimensioni dell’amplificato ottenuto (ca. 6,8 kb) sono comparabili al ceppo di controllo S. pyogenes A-3 (6808 bp), suggerendo una medesima configurazione delle ORF (figura 12). Combinando opportunamente primer sul gene erm(B) e sul frammento pSM19035 sono stati ottenuti amplificati con le stesse dimensioni ottenute per il ceppo di controllo. I risultati ottenuti dalle analisi di PCR-mapping evidenziavano che l’elemento individuato in GBS 16685 aveva una configurazione identica al modello di ICESp1116 descritto in S. pyogenes (14). Gli amplificati ottenuti con le coppie alpha-DIR/M3 e beta- rev2/0294gallo-f2 (entrambi di ca. 8,5 kb) sono stati parzialmente sequenziati. Le sequenze ottenute con la prima coppia confermano i risultati già ottenuti, per quanto riguarda la posizione della IS1216V e la presenza dell’orfα (corrispondente al gene ORF29 dell’elemento di S. pyogenes). Molto interessante è la sequenza ottenuta con il primer 0294gallo-f2 che marca un gene funzionale dell’ICE stesso (codificante l’enzima DNA primasi) che presenta la maggiore identità nucleotidica (99%) con i corrispondenti geni individuati in elementi genetici di due ceppi di GBS (S. agalactiae ni1122, accession no. 72 Capitolo Terzo Risultati KC460338 e S. agalactiae 2584, accession no. KC492042). In entrambi i casi si tratta di una nuova famiglia di elementi descritti solo di recente in S. agalactiae che utilizzano un diverso sistema di ricombinazione, mediata da un enzima DDE trasposasi (50). La sequenza ottenuta con il primer beta-rev2 evidenzia la presenza di entrambe le orf30 e 29 di ICESp1116 (corrispondenti alle proteine α e ß codificate da pSM19035), ma non della orf28 (codificante per una proteina ipotetica), sostituita, in ICE1116.Sag, da un altro gene che dimostra l’88% di identità nucleotidica con un ORF presente nel database dei genomi di GBS. Interessante è che tale gene è stato individuato in 5 genomi diversi dai due indicati in precedenza e tutti, nuovamente, contenenti un elemento con una DDE trasposasi. Presi insieme, i nostri risultati evidenziano che, nell’elemento individuato in GBS 16685, i frammenti di pSM19035 e Tn5397 sono inseriti in tandem all’interno di un elemento genetico maggiore che possiede la stessa configurazione di ICESp1116, ma che presenta una sequenza nucleotidica differente, vale a dire uno scaffold tipico della specie S. agalactiae. Integrazione cromosomica dell’elemento ICE1116.Sag In S. pyogenes, ICESp1116 si integra a livello del gene cromosomico rpmH, che codifica per la proteina ribosomiale L34. Per studiare se tale inserzione cromosomica fosse confermata anche per ICE1116.Sag, abbiamo prima di tutto individuato un gene omologo nel genoma di S. agalactiae, mediante analisi in silico del database. Il 73 Capitolo Terzo Risultati genoma del ceppo ATCC 2603V/R (accession no. AE009948) è stato utilizzato come riferimento molecolare sia per analizzare la putativa regione di integrazione di ICE1116.Sag nel cromosoma di S. agalactiae, sia per costruire primer specifici per le successive analisi di amplificazione e sequenziamento. Le regioni fiancheggianti il gene rpmH (corrispondente al locus SAG1793) comprendono, a monte, l’operone DltDCBA, costituito da 6 ORF (SAG1787-SAG1792), coinvolto nell’incorporazione del residuo di D-alanina nell’acido lipoteicoico e, a valle, tre ORF (SAG1794, SAG1795, SAG1796) che codificano rispettivamente per una proteina di membrana, una trasposasi appartenente alla famiglia IS30 e una proteina ABC (ATPbinding cassette) (figura 13). Le coppie di primer Rep_Gallo/SAG1796 e F4/rpmH-GBS (tabella 1) sono state utilizzate per amplificare rispettivamente la regione di integrazione cromosomica sinistra ( 5,0 kb) e destra ( 3,1 kb). Il parziale sequenziamento degli amplificati ottenuti conferma l’integrazione dell’elemento ICE1116.Sag nella regione intergenica compresa tra i geni rpmH e SAG1794 (figura 13). 74 Capitolo Terzo Risultati Giunzione sinistra Giunzione destra Cromosoma ICE1116.Sag ICE1116.Sag Cromosoma (2603 V/R) (2603 V/R) 17 90 91 17 92 17 3 9 17 94 17 95 17 96 17 tA dl H m rp E dX DD tn N A_ p re SAG1796 5,0 kb Rep_Gallo F4 3,1 kb rpmH Figura 13. Integrazione di ICE1116.Sag. L’elemento si integra a monte del terminale 5’ del gene rpmH (che codifica per la proteina ribosomiale L34). Tale gene è conservato in tutti i genomi di S. agalactiae e corrisponde alla ORF SAG1793 di S. agalactiae 2603V/R (accession no. AE009948), da cui deriva la numerazione delle ORF cromosomiche, indicate in figura con delle frecce bianche. I geni appartenenti all’ICE1116.Sag sono indicati in azzurro. Nel complesso, l’organizzazione strutturale dell’elemento ICE1116.Sag, ottenuta mediante procedure di PCR mapping e sequenziamento e l’analisi della regione cromosomica di inserzione evidenziano una similarità con un elemento denominato TnGBS2.5, identificato in S. agalactiae ni1122, (accession no. KC460338) (50). Tale elemento è caratterizzato dalla presenza di un gene codificante una DDE trasposasi e risulta inserito a monte del gene rpmH, in maniera analoga a quanto dimostrato sia per ICESp1116 di S. pyogenes A3 che per ICE1116.Sag di S. agalactiae 16685. La figura 14 illustra il confronto tra le sequenze dei due elementi di riferimento, per i quali è disponibile la sequenza completa: ICESp1116 di S. pyogenes (14) e TnGBS2.5 di S. agalactiae (50). 75 Capitolo Terzo Risultati E’ evidente in figura che, nonostante i due elementi abbiano in gran parte una medesima organizzazione delle ORF, le regioni in cui l’identità nucleotidica è superiore al 90% sono poche e tutte localizzate nella metà destra, che comprende anche il gene codificante la DDE trasposasi. Questa osservazione suggeriva che i risultati negativi ottenuti nei precedenti esperimenti di PCR mapping potevano essere considerati dei falsi negativi, essendo stati condotti con primer disegnati sullo scaffold di S. pyogenes. Pertanto, la regione che è spiccatamente divergente (ORF2-ORF24 di ICESp1116) è stata analizzata de novo, utilizzando come riferimento la sequenza di TnGBS2.5 per disegnare una nuova coppia di primer sul gene orf14 di ICESp1116. Come atteso, utilizzando le coppie di primer Rep/ORF14R e ORF14F/0294 (tabella 1 e figura 12), sono stati ottenuti amplificati il cui sequenziamento è tuttora in corso, per definire la regione corrispondente ai geni orf5, orf6 e orf7 in ICESp1116. La dimensione molecolare di ICE1116.Sag è stata stimata in ca. 50 kb. 76 Capitolo Terzo Risultati 2 1 4 3 9 5 6 7 8 10 11 12 13 14 16 18 15 17 19 20 22 21 23 24 26 25 27 29 28 30 31 32 34 37 40 42 33 35 36 38 39 41 43 ermB tetM rpmH 44 45 tndX DDE IS1216V 78% 90% 90% 95% rpmH LPXTG motif IS256 DDE Figura 14. Confronto tra ICESp1116 di S. pyogenes A-3 (in alto) (accession no HE802677) (14) e TnGBS2.5 di S. agalactiae ni1122 (in basso) (accession no. KC460338) (50). Le aree in grigio evidenziano la similarità tra i due elementi; l’identità nucleotidica è riportata (in percentuale) al centro della regione di similarità. Esperimenti di coniugazione La mobilità orizzontale di ICE1116.Sag è stata studiata utilizzando le due specie riceventi S. agalactiae 1357RF e S. pyogenes 12RF. In tutti gli esperimenti coniugativi la selezione per il donatore è stata eseguita con eritromicina (10 µg/ml), mentre per il ricevente con acido fusidico e rifampicina (10 µg/ml) e tutti e tre gli antibiotici alla medesima concentrazione (10 µg/ml) per la selezione dei transconiuganti. Tali esperimenti hanno dimostrato la possibilità di un trasferimento orizzontale dell’elemento sia a livello intraspecifico che interspecifico. Le frequenze di trasferimento [espresse come numero di transconiuganti (CFU) per ricevente] erano di 5,27 x 10-7 nell’incrocio intraspecifico e di 1,03 x 10-6 nell’incrocio interspecifico. I transconiuganti selezionati da ciascun incrocio sono stati studiati 77 Capitolo Terzo Risultati dal punto di vista fenotipico e molecolare seguendo le strategie descritte per il ceppo donatore GBS 16685. Tutti i transconiuganti sono resistenti alla tetraciclina e ai macrolidi, presentano una copia dell’ICE1116.Sag, inserita invariabilmente nella regione intergenica a monte del gene rpmH. Ma è interessante notare che nell’incrocio interspecifico i transconiuganti di S. pyogenes ottenuti avevano tutti indistintamente un fenotipo cMLS, a differenza della situazione evidenziata in ceppi naturali di S. pyogenes (11) dove ICESp1116 è associato ad un fenotipo inducibile (iMLS-A). 3.6 Individuazione del contesto genetico che veicola il gene erm(TR). In S. agalactiae, nonostante diversi lavori abbiano evidenziato la presenza del gene erm(TR), sottoclasse erm(A), non è mai stata riportata la descrizione degli elementi associati ad esso. Pertanto, i 18 ceppi eritromicino-resistenti, erm(TR) positivi, sono stati saggiati per la presenza dei geni di ricombinazione dei diversi elementi (tabella 1) circolanti in S. pyogenes: 10750RD.2 (7), ICESp1108 e ICESp2905 (13) (49) e dell’unico elemento individuato in S. pneumoniae, Tn1806 (20), specie in cui il gene erm(TR) è isolato assai di rado. Dal momento che Tn1806 e 10750RD.2 sono correlati e condividono il medesimo modulo di ricombinazione e l’integrazione cromosomica sito-specifica, in questo lavoro verrà riportato solo 10750RD.2 come elemento di riferimento. 78 Capitolo Terzo Risultati 5 ceppi sono risultati positivi alla ricerca dei tre geni di integrasi che caratterizzano due elementi correlati, ICE10750-RD.2 di S. pyogenes e Tn1806 di S. pneumoniae (int10750); 5 avevano il gene int di ICESp1108 (int1108); 3 ceppi dimostravano la presenza del gene tndX di ICESp2907 (tndX2907) ma erano negativi per int di ICESp2905/ICESp2906, un risultato che sembrava suggerire la presenza di un singolo elemento ICESp2907-like, vale a dire non inserito nello scaffold di ICESp2905. Nei restanti 5 ceppi non è stato dimostrato nessun gene di integrasi noto. Successivamente ogni gruppo di ceppi, distinto in base al rispettivo gene int, è stato analizzato mediante mappatura genetica utilizzando appropriate coppie di primer che marcano regioni specifiche di ciascun ICE (tabella 1). 3.7 Analisi della correlazione genetica dei ceppi erm(TR) positivi La relazione genetica tra i 18 ceppi portanti erm(TR) è stata studiata mediante tipizzazione SmaI-PFGE. I risultati sono illustrati in figura 15. Profili identici 16076/331/3921, sono stati 2106/16891, ottenuti per 24715/10185, i ceppi di GBS 12253/2009. 7 campioni presentavano un fenotipo unico (5236 – 15781 – 10415 24075 – 3585 –21912 - 24814). Il campione 2106 aveva un profilo strettamente correlato con quello del principale gruppo clonale costituito dai 3 ceppi 16076, 331, 3921; 18709 e 21861 erano 79 Capitolo Terzo Risultati strettamente correlati tra loro, ma distinti da tutti gli altri profili. Nel complesso pertanto è stato possibile identificare 14 genotipi distinti. L’analisi molecolare, dopo digestione con SmaI e PFGE, ci ha permesso di costruire un dendrogramma, in cui si evidenzia la presenza di 14 pulsotipi. I pulsotipi sono raggruppati in 6 cluster sulla base del cut-off di 70% di similarità (Figura 15). A M 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Figura 15.(A) Tipizzazione molecolare mediante SmaI-PFGE condotta sui 18 ceppi di S.agalactiae erm(TR) positivi. M, low range PFGE marker; 1, 331; 2, 2009; 3, 2106; 4,3585; 5, 3921; 6, 5236; 7, 10185; 8, 10415; 9, 12253; 10, 16076; 11, 16891; 12,18709; 13, 21861; 14, 21912; 15, 24075; 16, 24715; 17, 24814 e 18, 15781. 80 Capitolo Terzo Risultati B A B C D E F Figura 15. (B) Il dendrogramma mostra la relazione genica di 18 isolati di S. agalactiae che veicolano il erm(TR). 3.8 Elementi correlati a ICE10750-RD.2/Tn1806 e ICESp1108. ICE10750-RD.2 e ICESp1108 sono sostanzialmente simili, essendo la principale differenza legata alla diversa integrazione sito-specifica, determinata da tre geni di ricombinasi in ICE10750-RD.2 e da un unico gene per ICESp1108. Per questo motivo gli esperimenti di PCR mapping sono stati condotti con tutti i ceppi positivi per entrambe le integrasi ed utilizzando le stesse coppie di primer. Il primo passo per la caratterizzazione consisteva nel dimostrare l’associazione tra erm(TR) e il gene int dell’elemento di riferimento. Tuttavia, i prodotti attesi per gli elementi di riferimento erano di 81 Capitolo Terzo Risultati dimensioni troppo grandi (16 kb e 12 kb per ICE10750-RD.2 e ICESp1108 rispettivamente) per essere amplificati anche con il sistema Extaq. Perciò abbiamo utilizzato altre due coppie di primer per valutare l’inserzione di erm(TR) nell’elemento, controllandone l’associazione con geni funzionali dello scaffold come i geni codificanti per un’elicasi e una relaxasi (primer: superfor3/ermTRMar-rev; ermTR-Marfor/rum-rev3, risultavano delle tabella dimensioni 1). attese Gli amplificati rispetto agli ottenuti elementi di riferimento (6 kb con la coppia superfor3/ermTRMar-rev; 4 kb per la coppia ermTR-Marfor/rum-rev3) e confermavano la presenza di erm(TR) all’interno dello scaffold dei rispettivi elementi (Figura 16). La regione prossimale dei due elementi, vale a dire la porzione che si estende dal gene codificante per una replication protein fino al gene che produce una DNA topoisomerasi di tipo III è stata analizzata utilizzando le seguenti coppie di primer: (i) ETR36/ETR57, per evidenziare rispettivamente il gene rep (corrispondente all’orf2 in entrambi gli elementi di riferimento) e un gene codificante per una hypothetical protein (orf12 in ICESp1108 e orf10 in ICE10750-RD.2) e (ii) ETR99/ETR94 che identifica la regione dal gene codificante una hypothetical protein (orf14 in ICESp1108 e orf13 in ICE10750-RD.2) fino al gene per la DNA topoisomerasi (orf20 in ICESp1108 e orf18 in ICE10750-RD.2). Mentre con la seconda coppia ETR99/ETR94 si otteneva un amplificato di ca. 8 kb, più o meno corrispondente ai prodotti attesi per ICE10750-RD.2 (7,3 kb) e ICESp1108 (8 kb), con la 82 Capitolo Terzo Risultati coppia ETR36/ETR57 gli amplificati ottenuti erano di ca. 10 kb (Figura 16), un valore pari a quello ottenibile in Tn1806, che nonostante la stretta correlazione con ICE10750-RD.2, come già riportato, presenta comunque delle regioni variabili (20). In ogni caso, abbiamo voluto escludere la presenza, in questa regione, di un’eventuale copia supplementare di erm(TR), dal momento che in S. pyogenes questa eventualità è stata già riportata per ceppi transconiuganti ottenuti in laboratorio (49) A 2 ETR36 12 14 20 6,7 kb ETR57 22 28 32 40 6,3 kb 8 kb superfor3 ETR94 ETR99 erm(TR)mar rev 4 kb erm(TR)mar for Rum rev3 B 2 10 13 7,3 kb ETR36 ETR57 18 20 26 30 39 40 41 6,3 kb superfor3 7,3 kb ETR99 erm(TR)mar rev ETR94 erm(TR)mar for 4 kb Rum rev3 Figura 16. PCR-mapping di ICESp1108 (A) e ICE10750-RD.2 (B). 83 Capitolo Terzo Risultati Inserzione cromosomica degli elementi ICE10750-RD.2 e ICESp1108 In S. pyogenes ICE10750-RD.2 e ICESp1108, si integrano in maniera sito-specifica in due geni cromosomici diversi, rispettivamente, hsdM che codifica per un sistema di modificazione-restrizione di tipo I e rum che codifica per una metiltransferasi 23S rRNA. La ricerca in silico di un gene omologo a hsdM nel genoma di S. agalactiae non ha prodotto risultati, mentre è presente un omologo del gene rum, che risulta essere conservato in tutti i genomi di GBS presenti nel database (sia completi o ancora da assemblare). Specifici primer sono stati disegnati sul gene rum di GBS, usando come riferimento la sequenza genomica di ATCC 2603V/R (accession no. AE009948.1), al fine di analizzare l’inserzione cromosomica in tutti i ceppi in esame che dimostravano un elemento correlato a ICESp1108. La sequenza dell’amplificato ottenuto (2,7 kb) ha confermato, anche per gli elementi di S. agalactiae correlati a ICESp1108, l’inserzione sitospecifica nel gene rum. Esperimenti di coniugazione. Gli esperimenti di coniugazione sono stati eseguiti utilizzando come donatori alcuni ceppi rappresentativi di S. agalactiae, che in base alla caratterizzazione precedente dimostravano elementi correlati a ICESp1108 e ICE10750-RD.2. S. pyogenes 12RF e S. agalactiae 1357-11RF sono stati nuovamente utilizzati come riceventi. 84 Capitolo Terzo Risultati Nonostante i diversi tentativi, non sono stati ottenuti transconiuganti in nessuno degli incroci eseguiti. Il difetto di trasferimento è stato confermato dal mancato ottenimento di un intermedio circolare dei rispettivi elementi ICESp1108-like e ICE10750-RD.2-like. I nostri risultati sembrano in contrasto con quanto riportato in letteratura, almeno per quanto riguarda ICESp1108 (13). 3.9 Individuazione e caratterizzazione di un elemento correlato a ICESp2907. Nei tre ceppi in cui è stata riscontrata la presenza del gene tndX, che codifica una serina ricombinasi, coinvolta nella ricombinazione sito specifica di ICESp2907, abbiamo inizialmente controllato se quest’ultimo fosse normalmente inserito nell’elemento composito ICESp2905, come riportato in precedenza in S. pyogenes (13). Sorprendentemente, nessuno dei campioni in esame era positivo alla ricerca di int2905/2906 o per altri geni caratteristici di ICESp2905 (Figura 17). Già di per se questo era un dato rilevante, in quanto sembrava suggerire una sorta di “indipendenza” dell’elemento portante erm(TR), ICESp2907, o quanto meno che esso poteva essere inserito in uno scaffold diverso da ICESp2905. 85 Capitolo Terzo Risultati 1 3 2 5 4 79 11 6810 12 13 16 18 1517 20 22 24 19 21 23 26 28 25 27 30 29 32 31 34 33 erm(TR) fragment 37 39 41 36 3840 43 45 42 44 46 47 49 48 51 53 50 52 tet(O) fragment 55 54 57 56 59 61 58 60 ICESp2905 (~ 66 kb) Figura 17. Rappresentazione schematica di ICESp2905. A questo punto abbiamo analizzato, mediante PCR mapping ed utilizzando la sequenza di riferimento (accession no. FR691055.1), (13), la presenza dell’intero elemento correlato a ICESp2907 (figura 18). Le varie combinazioni di primer utilizzate dimostravano l’associazione genica tra il gene MATE (orf12) ed erm(TR), e tra erm(TR) e orf20 e infine tra orf20 e tndX. In tutti e tre gli isolati (10185, 5236 e 24715) era pertanto dimostrabile un elemento correlato a ICESp2907. L’elemento ottenuto da GBS 24715 è stato completamente sequenziato e designato ICESag2907. Esso ha dimensioni 12’617 bp, comprende 16 ORF e presenta 99% di identità nucleotidica con il corrispondente elemento di S. pyogenes. Una volta sequenziato l’elemento, abbiamo voluto verificare se fosse in grado di formare un intermedio circolare, necessario per il trasferimento coniugativo. Sono stati utilizzati la coppia di primer divergenti tndXF/orf10rev (tabella 1) ottenendo un amplificato di circa 500 bp. Il sequenziamento dell’amplificato ha consentito di determinare il putativo core site, di 21 nt (attI, AGGCATAAAGCAATTTATGGC) identico a quello già descritto per S. pyogenes (49). La dimostrazione dell’intermedio circolare ci ha 86 Capitolo Terzo Risultati suggerito di verificare il possibile trasferimento genico di ICESag2907 mediante coniugazione. 12 20 orf12GBSfor erm(TR)mar-rev erm(TR)mar-for orf20-for ICE6R orf20-rev Figura 18. Rappresentazione schematica e PCR-mapping di ICESag2907. Integrazione di ICESag2907 Nella sua considerato prima descrizione, inizialmente come integrato in uno specifico gene ICESp2907 un era erm(TR) stato f ragment target (orf8) all’interno dell’elemento composito ICE Sp2905 che conteneva anche un tet(O) f ragment (13). La successiva definizione ICESp2907 derivava da uno studio successivo di in cui veniva dimostrata la sua escissione spontanea da ICESp2905 e il suo trasferimento coniugativo (49). Sempre in questo lavoro, in alcuni transconiuganti ICESp2907 poteva integrarsi nell’orf10 di un altro elemento erm(TR), ICESp1108, omologo all’orf8 di ICESp2905 e contenente la stessa sequenza di 21-bp. Dalle indagini preliminari, anche ICESag2907 (in S. agalactiae) contiene il medesimo core site di ICESp2907 (in S. pyogenes) e 87 Capitolo Terzo Risultati presenta pertanto le stesse proprietà di trasferimento e sito-specificità di integrazione. Utilizzando come query la sequenza dell’intermedio circolare di ICESag2907 per interrogare il database di GBS, abbiamo potuto identificare un identico core site di 21 bp in soli due genomi di S. agalactiae, CCUG37742 (ctg7180000003096, Sequence ID: ALQR01000041) e CCUG37741 (ctg120001198220, Sequence ID ALQQ01000033). Utilizzando quest’ultimo (CCUG37741) come riferimento molecolare, sono stati disegnati nuovi primer nelle regioni che fiancheggiano il gene SAG0064_01250 omologo al gene target orf8 di ICESp2905 e orf10 di ICESp1108. Le giunzioni sinistra e destra di ICESag2907 sono state studiate in GBS 24715 e negli altri due ceppi in esame (5236 e 10185) mediante le coppie di primer 7F/10R e tndXF/25R . La sequenza di entrambe le regioni conferma l’integrazione sito-specifica di ICESag2907 all’interno di un elemento mosaico correlato con quello di grandi dimensioni (ca. 115 kb) evidenziato in S. agalactiae CCUG37741 e distinto dagli elementi di S. pyogenes (ICESp2905 o ICESp1108). Esperimenti di coniugazione La mobilità di ICESag2907 è stata studiata utilizzando i donatori GBS 24715 e GBS 5236 sia a livello intra- che inter-specifico, utilizzando rispettivamente i riceventi S. agalactiae 1357RF e S. pyogenes 12RF (o il suo mutante derivato SN04). 88 Capitolo Terzo Risultati I transconiuganti sono stati selezionati con una concentrazione minore di eritromicina (1 g/ml), rispetto ad altri esperimenti di coniugazione sopra riportati, per i bassi livelli di resistenza osservati con entrambi i ceppi donatori (tabella 2). Tutti i transconiuganti ottenuti nei vari esperimento sono stati studiati dal punto di vista fenotipico e molecolare seguendo le strategie descritte per i rispettivi donatori. Per quanto riguarda l’incrocio con il donatore GBS 24715 le frequenze di trasferimento (espresse come numero di transconiuganti (CFU) per ricevente) erano di 2,79 X 10-9 nell’incrocio intraspecifico e di 4,4 X 10-8 nell’incrocio interspecifico. Tutti i transconiuganti sono resistenti ai macrolidi, hanno fenotipo iMLS e contengono una copia di ICESag2907 inserita in un elemento più grande. Negli incroci in cui il donatore era GBS 5236 è stato necessario preparare nuovi mutanti riceventi, resistenti alla streptomicina e all’acido nalidissico, dal momento che il ceppo donatore si è dimostrato resistente all’acido fusidico, uno dei due marcatori normalmente utilizzati per la selezione dei transconiuganti. Pertanto, per la selezione dei prodotti di coniugazione è stata utilizzata una combinazione di eritromicina (1 µg/ml), rifampicina (10 µg/ml) e streptomicina (500 µg/ml). A differenza dei risultati ottenuti con l’altro donatore, in questo caso sono stati ottenuti transconiuganti, solo con il ricevente S. pyogenes SN04 e con bassa frequenza (5,5 X 10-9). L’analisi dei transconiuganti ottenuti dimostrava, anche in 89 Capitolo Terzo Risultati questa serie di esperimenti, il trasferimento di ICESag2907 all’interno di un elemento più grande. Analisi mediante SmaI-PFGE ed esperimenti di ibridizzazione. I transconiuganti ottenuti nei diversi tipi di incrocio precedentemente riportati sono stati analizzati mediante PFGE. Nell’incrocio intra-specifico GBS 24715 X GBS 1357RF il profilo di macrorestrizione con SmaI dei transconiuganti mostrava la scomparsa di una banda di circa 390 kb e la comparsa di una banda più grande di 450 kb, che ibridizzava con la sonda erm(TR) (figura 19). Marker A B C 436.5 K 388 K 339.5 K 291 K 242.5 K 194 K 144.5 K 97 K 48.5 K 23.1 K Figura19. PFGE dei frammenti di restrizione prodotti da SmaI. (A) Ceppo ricevente S. agalactiae 1357 (B) Transconiugante ottenuto nell’incrocio GBS 24715 x GBS 1357 (C) ibridazione con la sonda specifica per erm(TR). : pesi molecolari standard (in kilobases), Bacteriophage lambda DNA concatemers (Bio-Rad). 90 Capitolo Terzo Risultati Questo risultato confermava il trasferimento di un elemento coniugativo più grande, contenente ICESag2907 (13 kb), le cui dimensioni sono state stimate in circa 60 kb. Il profilo di SmaI-PFGE dell’unico transconiugante ottenuto dall’incrocio interspecifico GBS 24715 X GAS 12RF presentava la comparsa di un nuovo frammento di DNA di ca. 100 kb, che ibridizza con la sonda erm(TR) (figura 20). Marker A B C 436.5 K 388 K 339.5 K 291 K 242.5 K 194 K 144.5 K 97 K 48.5 K 23.1 K Figura 20. PFGE dei frammenti di restrizione prodotti da SmaI. (A) Ceppo ricevente S. pyogenes 12RF (B) Transconiugante ottenuto nell’incrocio GBS 24715 x GAS 12RF (C) ibridazione con la sonda specifica per erm(TR). : pesi molecolari standard (in kilobases), Bacteriophage lambda DNA concatemers (Bio-Rad). Per quanto riguarda l’incrocio di GBS 5236 con S. pyogenes SN04, il profilo di macrorestrizione del transconiugante ha mostrato la scomparsa di una banda di ca. 145 kb e la successiva comparsa di 91 Capitolo Terzo Risultati una banda di ca. 230 kb, che ibridizzava con la sonda erm(TR) (figura 21). Marker A B C 436.5 K 388 K 339.5 K 291 K 242.5 K 194 K 144.5 K 97 K 48.5 K 23.1 K Figura 21. PFGE dei frammenti di restrizione prodotti da SmaI. (A) Ceppo ricevente S. pyogenes SN04 (B) Transconiugante ottenuto nell’incrocio GBS 5236 x GAS SN04 (C) ibridazione con la sonda specifica per erm(TR). : pesi molecolari standard (in kilobases), Bacteriophage lambda DNA concatemers (Bio-Rad). 92 Capitolo Terzo Risultati 3.10 Elementi genetici sconosciuti che veicolano il gene erm(TR) Per i restanti 5 ceppi, positivi per il gene erm(TR) ma negativi per tutte le integrasi finora note, non è stato identificato nessun contesto genetico del determinante di resistenza. Tuttavia, dal momento che gli ICE dimostrano grande flessibilità e sono possibili eventi genetici che spesso producono una ricombinazione a livello dei moduli funzionali (100) abbiamo analizzato ugualmente questi ceppi per la presenza di strutture già note. Inoltre, è proprio in S. pyogenes che era stato dimostrato un elemento veicolante erm(TR), ICESp1108, che si distingueva da ICE10750-RD.2 esclusivamente per il modulo di ricombinazione (13). Queste considerazioni, unitamente alla grande variabilità genetica documentata per S. agalactiae (17) sembrava suggerire la possibilità che in questi ceppi il gene erm(TR) poteva essere associato ad elementi del tutto simili a quelli già circolanti in S. pyogenes, ma con un diverso gene di integrazione cromosomica. Purtroppo, nonostante un’accurata indagine non abbiamo ottenuto nessun risultato positivo, portando alla conclusione che il supporto genetico del gene erm(TR) nei 4 ceppi in esame rimane al momento sconosciuto. 93 Capitolo Terzo Risultati 3.11 Identificazione del plasmide che veicola il gene erm(T) per la resistenza all’eritromicina in S. agalactiae In un solo isolato (GBS 11788) la resistenza inducibile all’eritromicina era mediata dal gene erm(T). Contrariamente a erm(TR) ed erm(B), che sono prevalentemente associati ad ICE, erm(T) è legato a piccolo plasmidi, mobilizzabili e con ampio spettro di ospite, dimostrati in S. pyogenes (98), S. agalactiae (39) e in un ceppo di S. dysgalactiae subsp. equisimilis isolate (67). L’analisi di PCR mapping del plasmide ottenuto dall’isolato, è stata condotta combinando tra loro primer che marcano il gene erm(T) e due geni funzionali specifici, mob e rep. I risultati confermano la presenza di un plasmide, portante erm(T), con organizzazione genica e dimensioni uguali ai plasmidi pGB2001 (S. agalactiae) e pGA2000 (S. pyogenes) (39). 94 Capitolo quarto Discussione DISCUSSIONE Diversi studi comparativi dei genomi di S. agalactiae hanno messo in luce la grande flessibilità genomica di questa specie e come il cromosoma possa essere considerato una struttura composita, con uno scheletro stabile e diverse regioni di materiale variabile (da 11 a 14 per genoma), costituito per lo più da elementi genetici mobili (17), (93). Gran parte delle conoscenze su questi elementi scaturiscono dalle analisi in silico delle sequenze genomiche disponibili nel database di S. agalactiae (309 sequenze attualmente presenti), dal momento che, nella maggioranza dei casi, sono assenti tipici geni cargo. Nello stesso tempo in GBS sono già stati descritti diversi elementi di resistenza come la ben nota famiglia Tn916/Tn1545, che negli streptococchi è responsabile della diffusione non solo della tetraciclino-resistenza ma anche della resistenza agli antibiotici MLSB (96) (77) o ICE correlabili a ICE_2603_rplL (17) che determina la resistenza ai metalli pesanti. E’ pertanto evidente come la ricchezza e la diversità degli elementi genetici (plasmidi, plasmidi coniugativi, ICE, IME, CIME, IS, trasposoni, ecc.) dimostrabili nella specie S. agalactiae contribuisce non solo alla loro diffusione orizzontale, ma anche alla loro stessa evoluzione verso forme sempre più composite, essendosi dimostrati in grado di acquisire una varietà di determinanti di resistenza. L’acquisizione della resistenza alla tetraciclina, ad esempio, sembra aver contribuito all’espansione di pochi cloni GBS adattati all’uomo 95 Capitolo quarto Discussione (31). In contrasto con quanto osservato per altre specie batteriсhe, dove in genere si osserva una riduzione della resistenza in assenza di pressione selettiva, la tetraciclino-resistenza tra i ceppi di S. agalactiae umani rimane stabile e ad alto livello (> 90%). La percentuale di resistenza ottenuta in questo studio (89,8%) conferma queste osservazioni ed è in linea con altri dati recenti di letteratura (54) (86). Tale resistenza è mediata dal gene tet(M) che nella maggior parte dei ceppi è associato ad elementi della famiglia Tn916, sia come unico fattore di resistenza che in associazione con il determinante erm(B), formando il trasposone composito Tn3872. In un terzo dei ceppi, tet(M) è portato da un elemento genetico, Tn5801, che era stato sporadicamente descritto in poche altre specie batteriche, ma mai riportato finora in S. agalactiae. Tn5801 era stato individuato per la prima volta in S. aureus Mu50 (57), successivamente caratterizzato in ceppi umani di S. aureus (33) e descritto in S. mitis B6, grazie al sequenziamento del primo genoma di una specie commensale di streptococco (37). Tn5801 è considerato un membro della famiglia Tn916 (77) nonostante esso differisca per la presenza di una distinta integrasi che conferisce un’integrazione sitospecifica nel cromosoma dell’ospite (33). Focalizzando il nostro studio su questo gruppo di ceppi, abbiamo caratterizzato il nuovo elemento, utilizzando sia primer di letteratura che nuovi set di primer disegnati specificatamente in base ai risultati che man mano si ottenevano con gli esperimenti di amplificazione e 96 Capitolo quarto Discussione sequenziamento. L’elemento Tn5801-like riscontrato nei isolati di S. agalactiae è stato ridenominato Tn5801.Sag poiché differiva dall’elemento originariamente identificato in S. aureus; inoltre, era molto più affine a quello evidenziato nel genoma di E. faecalis 62. Tn5801.Sag non sembrava produrre un intermedio circolare e non sembrava essere trasferibile mediante coniugazione sia in incroci intraspecifici che interspecifici, risultato che era in contrasto con quanto riportato da altri autori (33) per isolati di S. aureus. Tuttavia, la configurazione genica di Tn5801.Sag, quasi identica all’elemento corrispondente in E. faecalis 62, sembrava suggerire la possibile provenienza ambientale da questa specie batterica. Non si poteva altresì escludere un possibile interscambio e/o ricombinazione genetica a partire da specie come S. aureus o E. faecalis, che spesso condividono l’habitat di S. agalactiae (ad esempio il tratto intestinale di uomini e animali). La presenza di questo elemento in circa un terzo degli isolati resistenti alla tetraciclina poteva riflettere la circolazione di uno stesso clone epidemico, ma le analisi di correlazione genetica hanno escluso questa ipotesi, essendo stati evidenziati ben 14 profili distinti, suggerendo, al contrario, un’acquisizione non clonale. Per quanto riguarda la resistenza ai macrolidi, negli streptococchi questa rappresenta un problema di primaria importanza poiché questa classe di antibiotici è largamente utilizzata in clinica, soprattutto quando i β-lattamici non possono essere utilizzati (pazienti allergici) o non hanno effetto (fallimento terapeutico). La 97 Capitolo quarto Discussione resistenza ai macrolidi sta assumendo livelli allarmanti anche per S. agalactiae, dal momento che, pur essendo farmaci di seconda scelta, sono di fatto largamente utilizzati. In questo lavoro di tesi, oltre ad elementi già noti in S. agalactiae, abbiamo identificato e caratterizzato nuovi ICE descritti in precedenza solo in S. pyogenes come: ICESp1116 responsabile della diffusione di erm(B), e ICE10750RD.2, ICESp1108, e ICESp2907 che veicolano erm(TR). L’elemento identificato nell’ isolato clinico, GBS 16685, è strettamente correlato con l’ICESp1116, che è ampiamente diffuso in S. pyogenes (14). ICESp1116 consiste in una struttura composita mobile, la cui ricombinazione cromosomica è assicurata da un enzima della classe delle DDE trasposasi; la regione cargo è invece un mosaico di elementi, essendo costituita da un frammento del plasmide pSM19035, dal gene erm(B), dalla sequenza di inserzione IS1216V e da un frammento del trasposone Tn5397 che porta il gene tet(M). Tuttavia, l’elemento riscontrato in GBS 16685 e denominato in questo studio ICE1116.Sag mostra importanti differenze con l’elemento di riferimento descritto in S. pyogenes. Infatti, mentre in ICESp1116 l’erm(B) è espresso inducibilmente e il tet(M) è silente, in ICE1116.Sag l’erm(B) determina un fenotipo costitutivo e il gene tet(M) è pienamente espresso. Anche in ICE1116.Sag è presente una copia della sequenza d’inserzione IS1216V che è inserita a monte del promotore del gene tet(M), a differenza di quanto si verifica 98 Capitolo quarto Discussione nell’elemento di S. pyogenes, dove invece determina la delezione della porzione iniziale ICE1116.Sag è del stata gene strutturale. dapprima La analizzata configurazione utilizzando di come riferimento la sequenza disponibile di ICESp1116 (14). I risultati di PCR e di sequenziamento evidenziano che i due elementi sono perfettamente confrontabili a livello della regione cargo, ma non dello scaffold come dimostrato dall’assenza di alcuni prodotti di amplificazione attesi in base al riferimento di S. pyogenes. Il parziale sequenziamento della regione immediatamente a monte del frammento di pSM19035 ha confermato la presenza delle orf29 e orf30 di ICESp1116 ma l’assenza dell’orf28, sostituita in ICE1116.Sag da un’altra ORF che presenta un’identità nucleotidica dell’88% con 5 genomi di GBS, tutti contenenti un elemento caratterizzato dalla presenza di una DDE trasposasi. Allo stesso modo, la sequenza di una parte del gene funzionale corrispondente all’orf24 di ICESp1116, evidenzia un’alta identità nucleotidica con i geni presenti negli elementi di altri due ceppi GBS (S. agalactiae ni1122, accession no. KC460338 e S. agalactiae 2584, accession no. KC492042). Anche questi due elementi sono caratterizzati da una DDE trasposasi. Tali elementi, denominati TnGBS di gruppo 1 e gruppo 2, rappresentano una nuova famiglia caratterizzata solo di recente e che sembra essere largamente diffusa nel genere Streptococcus (17),(50). Nel complesso, gli elementi TnGBSs sono correlabili agli ICE, ma presentano un diverso meccanismo di ricombinazione, in quanto l’enzima DDE 99 Capitolo quarto Discussione trasposasi che li caratterizza ha un meccanismo di trasposizione simile a quello delle sequenze d’inserzione, inoltre il modulo di coniugazione è più correlato a quello di molti plasmidi coniugativi (50). I dati a disposizione supportano l’ipotesi per cui i nuovi elementi TnGBS sono il frutto di una conversione da plasmidi coniugativi a ICE in seguito al reclutamento del modulo di trasposizione di origine IS (50). Utilizzando come modello di riferimento il TnGBS2.5 del ceppo GBS ni1122 (accession no. KC460338) sono stati disegnati nuovi primer per analizzare meglio lo scaffold di ICE1116.Sag. La ricerca delle giunzioni cromosomiche è stata effettuata sulla base delle informazioni presenti in letteratura (14), secondo le quali l’ICESp1116 si integra in modo sito specifico a livello del gene rpmH. Considerando la diversa configurazione del cromosoma di S. agalactiae e facendo riferimento al genoma del GBS 2603 V/R e all’elemento TnGBS2.5, sono stati costruiti appositi primer per la ricerca putativa del sito di inserimento cromosomico dell’elemento in esame, individuato nella regione a monte del 5’ end del gene rpmH, una modalità di integrazione che è peculiare degli elementi TnGBS2 (50). La caratterizzazione di ICESp1116.Sag è stata completata analizzando la sua mobilità mediante coniugazione, risultando trasferibile sia a cellule della stessa specie che a cellule appartenenti a specie differenti. Tuttavia, in letteratura è descritto che gli elementi 100 Capitolo quarto Discussione correlati a TnGBS non si dimostrano trasferibili efficacemente ad altre specie, al di fuori di S. agalactiae (50). Probabilmente la maggiore efficienza di trasferimento dimostrata in questo studio con il ricevente di S. pyogenes la cui frequenza di coniugazione è un logaritmo più alto (10-6) di quella ottenuta con il ricevente S. agalactiae (10-7) potrebbe essere dovuta alla presenza dei geni di resistenza erm(B) e tet(M). Da sottolineare è che il trasferimento di ICE1116.Sag determina, anche nei transconiuganti di S. pyogenes, una resistenza costitutiva all’eritromicina, come il donatore GBS 16685, a differenza dei dati riportati in letteratura, in cui ICESp1116 genera nella propria specie (e nei transconiuganti derivati) un fenotipo inducibile (iMLS). La scoperta e la caratterizzazione in questo lavoro di ICE1116.Sag, strettamente correlato all’originale ICESp1116 di S. pyogenes è interessante per alcuni aspetti: prima di tutto è il primo esempio della presenza di un elemento di questo tipo al di fuori della specie S. pyogenes in contrasto con quanto riportato in letteratura (16); inoltre è anche il primo esempio di un elemento appartenente alla famiglia di ICE TnGBS2 che veicola due determinanti di resistenza, di nuovo in contrasto con quanto riportato (50). Anche queste due nuove famiglie di ICE, al pari di altri ICE ampiamente descritti negli streptococchi, sono serbatoi molecolari, nei quali l’inserzione di elementi genetici o frammenti di essi, possono contribuire all’evoluzione degli ICE stessi 101 Capitolo quarto Discussione e alla diffusione dei geni cargo in essi contenuti, siano geni di resistenza e/o di virulenza. In S. agalactiae la resistenza all’eritromicina è mediata anche dal gene erm(TR), già nota da tempo (61) ma, diversamente da quanto noto per la specie S. pyogenes (13), gli elementi genetici associati ad esso non sono mai stati studiati. Nella maggior parte dei casi, il gene erm(TR) è responsabile di un fenotipo inducibile, al contrario del gene erm(B) che invece mostra un fenotipo costitutivo. I valori di MIC per eritromicina, clindamicina e josamicina sono sostanzialmente in accordo per quanto riguarda il fenotipo iMLS, dove si riscontra un basso livello di resistenza all’eritromicina e sensibilità a lincosamidi e macrolidi a 16 atomi, in accordo con la presenza del solo determinante erm(TR). Nei ceppi con fenotipo cMLS i valori elevati di resistenza alla clindamicina (tutti >128 mg/ml) sembrano suggerire la presenza di qualche altro fattore direttamente o indirettamente responsabile dell’alta resistenza nei confronti della clindamicina. Questa situazione era già stata osservata proprio in S. agalactiae (30). Il contesto genetico che veicola il gene erm(TR) in GBS è stato studiato utilizzando come riferimento molecolare i tre elementi individuati in S. pyogenes, ICE10750RD.2, ICESp1108 e ICESp2905. I risultati, ottenuti sequenziamento dalle parziale di procedure quegli di PCR amplificati mapping con e dal dimensioni discordanti rispetto ai riferimenti molecolari, ci hanno consentito di 102 Capitolo quarto Discussione ottenere un quadro della distribuzione degli elementi genetici che sono presenti in S. agalactiae. Nell’ambito dei 18 ceppi analizzati, 13 dimostravano un elemento genetico correlato con almeno uno dei tre noti per S. pyogenes; nello specifico, 5 avevano un ICE10750RD.2like, 5 avevano un ICESp1108-like e infine 3 presentavano un ICESp2907-like (denominato ICESag2907). Per i restanti 5 ceppi non è stato possibile dimostrare nessuno degli elementi noti. Lo studio della correlazione genetica dimostra una sostanziale eterogeneità; 13 genotipi diversi sono stati individuati tra i 18 ceppi eritromicino-resistenti erm(TR) positivi. E’ comunque presente un clone maggiore che comprende 3 isolati identici (331, 3921, 16076) che sono stati isolati in tre distinti anni e tutti contenenti ICESp1108. La maggiore diversità si può riscontrare sicuramente tra i 5 ceppi con ICE10750-RD.2 (18709, 15781, 16891, 21861,24814) ma essa è ancora più evidente considerando i 5 ceppi con elemento sconosciuto, essendo tutti diversi eccetto due (2009-12253) che sono invece strettamente correlati tra loro, ma comunque non identici. Mentre il sito di integrazione di ICESag1108 in S. agalactiae è stato determinato a livello del gene rum, identico a quello descritto in S. pyogenes, non è stato possibile al momento ottenere lo stesso risultato con i ceppi che contenevano ICE10750-RD.2. Difatti, un gene omologo a hsdM, che rappresenta il sito specifico di integrazione cromosomica in S. pyogenes (7) non è stato rilevato da analisi in silico eseguite sul genoma di S. agalactiae. Ancora più discordanti sono i 103 Capitolo quarto Discussione risultati ottenuti dagli esperimenti di trasferimento orizzontale. Mentre ICE10750-RD.2 e ICESp1108 non sono trasferibili per coniugazione, transconiuganti sono stati ottenuti dai ceppi che presentavano ICESag2907, sia a livello intra- che interspecifico. Inoltre, diversamente da quanto noto per ICESp2907 di S. pyogenes (13), ICESag2907 non è associato ad elementi coniugativi di maggiori dimensioni, come ICESp2905 o altri elementi portanti erm(TR), come ICESp1108 (49). Benché i due elementi ICESag2907 e ICESp2907 abbiano lo stesso core site, in base alle analisi di sequenza, in realtà ICESag2907 sembra presentare un diverso sito di integrazione cromosomica. Questo risultato potrebbe riflettere la sostanziale flessibilità genomica che da tempo è stata dimostrata per questa specie (93). Molti tipi di elementi genetici possono essere infatti dimostrati in GBS (17) ed è quindi molto probabile che ICESag2907 possa rappresentare un nuovo tipo di elemento genetico, che può contribuire alla diffusione di erm(TR) in questa specie. Benché i risultati ottenuti dagli esperimenti di trasferimento genico orizzontale sembrano evidenziare che ICESag2907 sia un elemento coniugativo, in base alla sequenza nucleotidica non sono presenti geni che codificano per il sistema di secrezione di tipo IV, che rappresenta il supporto molecolare attraverso cui avviene il trasferimento del materiale genetico tra due cellule in stretto contatto (9). Queste osservazioni sembrano suggerire che la natura di questo elemento sia più riconducibile a quella di un IME (Integrative and mobilizable 104 Capitolo quarto Discussione element) piuttosto che di un ICE a tutti gli effetti, tuttavia non ci sono ancora informazioni su quale sia l’elemento in grado di mobilizzare ICESag2907. In conclusione, i risultati ottenuti sui ceppi di GBS tetraciclino- e/o eritromicino-resistenti confermano che i trasposoni appartenenti alla famiglia Tn916 rappresentano gli elementi genetici mobili maggiormente diffusi anche nella specie S. agalactiae, così come in altri importanti streptococchi patogeni, tuttavia cominciano ad essere dimostrabili altri elementi genetici che sembrano avere origine da batteri che, analogamente a S. agalactiae, hanno un serbatoio non esclusivamente umano, come S. aureus o E. faecalis; oppure potrebbero riflettere l’interscambio nell’ambito di specie strettamente adattate all’uomo, come S. pyogenes. Nel complesso la varietà degli elementi genetici dimostrata in questo lavoro conferma la flessibilità e la dinamicità del “pan-genoma” di S. agalactiae. 105 Bibliografia BIBLIOGRAFIA 1. Amezaga MR, Carter “Molecular PE, Cash epidemiology of P, McKenzie erythromycin H. 2002. resistance in Streptococcus pneumoniae isolates from blood and noninvasive sites”. J Clin Microbiol. 40(9):3313-8. 2. Back Ephraim E, O’Grady Elisa J, Backa Joshua D. 2012. “High Rates of Perinatal Group B Streptococcus Clindamycin and Erythromycin Resistance in an Upstate New York Hospital”. Antimicrobial Agents and Chemotherapy. 56(2):739– 742. 3. Baldassari L (Ed.). 2007. “Infezioni da streptococco di gruppo B. Roma: Istituto Superiore di Sanità” (Rapporti ISTISAN 07/28). 4. Banks DJ, Porcella SF, Barbian KD, Martin JM, Musser JM. 2003. “Structure and distribution of an unusual chimeric genetic element encoding macrolide resistance in phylogenetically diverse clones of group A Streptococcus”. J. Infect. 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