SOCIETA’ DI SCIENZE FARMACOLOGICHE APPLICATE SSFAoggi SOCIETY FOR APPLIED PHARMACOLOGICAL SCIENCES Notiziario di Medicina Farmaceutica Febbraio 2010 numero Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate Fondata nel 1964 17 Malattie rare e malattie dimenticate! Sommario: Quando eravamo alle elementari, la maestra ci diceva che all’inizio di un Nuovo Anno Malattie rare e malattie dimenticate 1 bisognava fare un buon proposito: e che durante tutto l’anno ci dovevamo impegnare per Oggi parliamo di….. 2 XII Congresso Nazionale SSFA 3 NegriBergamo compie 25 anni 4 Il Consenso Informato 7 Fitofarmaci e salute 8 I Biosimilari 10 Nuovi Soci 12 Assemblea Annuale 12 Master Cattolica 13 Master Bicocca 14 Dal mondo della ricerca clinica 15 Corso Varenna 16 mantenerlo! Ebbene, anche la redazione di SSFAoggi vuole prendersi un impegno, da portare avanti almeno per tutto il 2010. Vogliamo dare spazio alle malattie rare, ed anche alle malattie dimenticate. A noi sembra che sia un impegno etico dare risalto a queste patologie, ed agli sforzi che molti stanno compiendo per dare un sollievo, o anche solo la speranza di una terapia efficace, ai pazienti che, doppiamente sfortunati, non solo hanno una patologia spesso grave, ma che a causa della rarità della loro affezione, in pochi se ne stanno occupando. Bisogna poi dire che così rare queste malattie non lo sono: per gli amanti dei numeri, una malattia viene definita rara quando la sua prevalenza è inferiore a 1 caso su 10.000 persone: ebbene oltre 6000 malattie corrispondono a questa caratteristica, e solo in Europa colpiscono oltre 30 milioni di pazienti. Fedeli al proposito che abbiamo fatto, ecco che in questo numero pubblichiamo un’intervista con il prof. Giuseppe Remuzzi che, con il suo staff del Negri Bergamo, da 25 anni si occupa anche di malattie rare. Nei prossimi numeri vi offriremo altri esempi di questa particolare area della medicina farmaceutica, che certamente merita tutta la nostra attenzione e la nostra solidarietà. E vi parleremo anche delle malattie dimenticate. Sono, come potete facilmente immaginare, malattie molto diffuse in alcune aree geografiche povere del nostro pianeta, e che suscitano poco interesse dal punto di vista commerciale. Negli ultimi anni sono nate associazioni ed enti governativi che finalmente si occupano anche di malaria, di malattia del sonno, di leishmaniosi viscerale, e di tante altre malattie tropicali. Sempre per gli amanti dei numeri, dei 1556 nuovi farmaci approvati dal 1975 al 2004, solamente 21 sono per le malattie tropicali e per la tubercolosi: ma queste malattie rappresentano l’11,4% della morbilità globale. Ed un recente studio ha messo in luce che meno del 5% delle spese di ricerca per le malattie dimenticate è stato indirizzato a tre malattie quali la malattia del sonno, la leishmaniosi viscerale e la malattia di Chagas, anche se oltre 500 milioni di persone sono a rischio solo per queste tre malattie parassitarie. Ecco, ci sembra di aver illustrato i motivi del nostro proposito: e ci auguriamo che tutti i nostri lettori ci seguano in questo impegno di sensibilizzazione e di divulgazione. dal sito www.dndi.org Seminario BIAS PK IN DRUG DEVELOPMENT Milano, 9 febbraio Seminario Medicina Farmaceutica CONSENSO INFORMATO Milano, 22 febbraio La redazione XII CORSO DI BASE PER ASSISTENTI ALLA RICERCA CLINICA Varenna, 22/26 marzo “Poste Italiane S.p.A.—Spedizione in abbonamento postale—D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n. 46) SECONDO CONGRESSO BIAS Roma, 27/28 maggio art. 1 ,comma 2 e 3, CB PRATO” Anno IV numero 17 OGGI PARLIAMO DI…….. Alcuni farmaci ed agenti chimici interagiscono con il DNA, inducendo alterazioni più o meno gravi nel patrimonio genetico, che possono portare alla sospensione del corrispondente prodotto genico, alla diminuzione o all’aumento della sua attività, alla perdita delle sue capacità funzionali, oppure non avere alcuna conseguenza. E’ ormai riconosciuto che tali alterazioni siano alla base di patologie cronico-degenerative, tra cui la cancerogenesi. Inoltre, è ormai accettato che composti in grado di indurre modificazioni ereditarie nell’uomo possano causare sviluppo di patologie nella progenie. Tra i fattori che influenzano l’induzione del danno genetico in un organismo esposto ad un agente ci sono la sua concentrazione nell’ambiente, il suo ingresso e la sua distribuzione nell’organismo, la capacità metabolizzante dei tessuti nei quali il composto è distribuito, la reattività del composto chimico e dei suoi metaboliti con i bersagli cellulari (soprattutto il DNA), la capacità delle cellule di riparare o amplificare il danno, l’opportunità di espressione del danno genetico, l’abilità del tessuto bersaglio di riconoscere e sopprimere la moltiplicazione di cellule con proprietà aberranti. Il principale obiettivo della Tossicologia Genetica è l’identificazione di quegli agenti che sono altamente specifici per l’interazione con gli acidi nucleici ed in grado di indurre mutazioni. Tale informazione è di fondamentale importanza per limitare od eliminare l’esposizione a composti mutageni e, nel caso di farmaci, per procedere lungo la complessa strada dello sviluppo, una volta accertato che i benefici derivanti dall’impiego della molecola sono nettamente superiori ai rischi. Composti mutageni non identificati, se ampiamente utilizzati, potrebbero avere un profondo impatto sull’incidenza di cancro e di patologie ereditarie nell’uomo. Negli ultimi decenni, i test di mutagenesi hanno trovato largo impiego come screening rapido per la valutazione del potenziale mutageno/ cancerogeno di una sostanza chimica. Per i farmaci, è stato introdotto un approccio armonizzato (ICH) accettato dalle Autorità Regolatorie di Europa, Pagina 2 GENOTOSSICITA’ (mutagenesi) Giappone ed USA e dalle rispettive associazioni delle aziende farmaceutiche. Anche l’OECD ha aggiornato molte sue linee guida. Oggi non è possibile procedere alla registrazione di un nuovo farmaco, di un additivo alimentare, o commercializzare un nuovo composto chimico industriale nell’ambito delle maggiori aree industrializzate, senza fornire informazioni sul suo potenziale genotossico. Tuttavia, le informazioni derivanti dagli studi di cancerogenesi e da quelli di mutagenesi hanno chiaramente dimostrato che non tutti i composti cancerogeni nel roditore sono mutageni e viceversa, contrariamente a quanto si ipotizzava negli anni ’70. I composti che agiscono inducendo mutazioni possono essere studiati, per predirne la mutagenicità intrinseca, in qualsiasi specie (batteri, insetti, cellule di mammifero), data l’unicità del bersaglio: il DNA. La selezione del test più appropriato per la valutazione del potenziale mutageno di una sostanza è legata a numerose variabili, che includono il tipo di evento mutazionale, la capacità metabolica dell’organismo in relazione della struttura del composto in esame, l’uso proposto, l’esposizione e la distribuzione, il valore predittivo del test in termini di mutagenicità e cancerogenicità, oltre che le richieste delle Autorità Regolatorie. Dagli anni ’70 sono stati sviluppati numerosi test di genotossicità a breve termine, la cui complessità si estende dai microrganismi ai mammiferi in toto. Alcuni danno una risposta in pochi giorni e sono poco costosi; altri, quali quelli su cellule germinali di mammifero, sono assai più complessi. Ci sono batterie di test a breve termine che possono essere condotti in vitro o in vivo: i primi analizzano il potenziale genotossico di uno xenobiotico in sistemi cellulari in coltura; i secondi valutano detto potenziale direttamente nell’animale (topo, ratto, criceto). I sistemi in vitro, semplici, rapidi e poco costosi, presentano ovviamente alcune limitazioni, tra le quali la più marcata è senz’altro rappresentata dall’aspetto metabolico. Anche se alcuni sistemi cellulari possiedono una certa capacità metabolica, in generale, per simulare la complessità degli eventi metabolici dell’animale integro, è necessario aggiungere alle colture microsomi epatici. I test di mutagenesi a breve termine sono classificati in funzione del tipo di evento genetico rilevato. Si distinguono pertanto test per l’analisi delle mutazioni geniche (test di Ames su Salmonella typhimurium, test di mutazione locus specifici su cellule di mammifero in coltura), test per l’analisi delle aberrazioni cromosomiche strutturali (test di citogenetica in vitro ed in vivo, test del micronucleo in vitro ed in vivo), e, più recenti, test per l’analisi di anomalie del numero dei cromosomi (test del micronucleo in vitro ed in vivo) associati a tecniche di ibridazione in situ in fluorescenza (FISH). I test sopra elencati possono essere eseguiti secondo una varietà di schemi applicativi che sono classificabili in due distinte tipologie: uno fasico (o a stadi) e l’altro a batteria predeterminata. Il primo approccio segue una logica di tipo sequenziale, per cui si inizia eseguendo due o tre saggi in vitro e, in base ai risultati ottenuti, si decide con quali test in vitro e in vivo continuare. Il secondo schema suggerisce l’esecuzione di una batteria di 2-5 test in vitro ed in vivo, su organismi procarioti ed eucarioti, condotti in parallelo, i cui risultati sono confrontati e valutati come unico disegno sperimentale. Se i test condotti in vitro ed in vivo non forniscono risultati inequivocabili, tali differenze dovrebbero essere chiarite alla luce di ulteriori ricerche, riguardanti la farmacocinetica ed il metabolismo, informazioni su composti appartenenti alla stessa classe chimica, al fine di arrivare ad una corretta definizione del profilo genotossicologico di una determinato farmaco e ad un’accurata stima del rischio genotossico per l’uomo. Domenico Barone Anno IV numero 17 Pagina 3 XII CONGRESSO NAZIONALE SSFA 2011 : PREPARIAMOCI! Cara SSFA, siamo vicini al nostro prossimo congresso che si terrà nella primavera del 2011 a Milano. Stiamo vivendo tutti momenti molto sfidanti: nell’industria c’è certamente una riduzione del numero complessivo dei posti di lavoro, sia nella ricerca che nelle direzioni mediche; c’è un nuovo revival del fenomeno dei merger, delle acquisizioni, che certamente ha portato vari disagi a molti di noi. Si investe di più in alcuni Paesi come Messico, Brasile, India, Turchia, Russia e la solita Cina. E, in percentuale, meno negli Stati Uniti e in Europa Occidentale. Sembra stia tramontando l’era dei blockbuster, e si cercano nuove strategie per lo sviluppo delle biotecnologie. Ma non è mia intenzione fare un’analisi approfondita dei complessi cambiamenti che stanno avvenendo sotto i nostri occhi. Volevo solo sottolineare come si perdono posti nell’industria farmaceutica, e se ne guadagnano altri nel campo complesso dei servizi. Si assiste ad uno sviluppo delle CRO molto veloce, ed interessante per chi cerca nuovi sbocchi professionali. Sembrano lontanissimi i tempi in cui si nasceva e si moriva professionalmente in un’azienda. Ma proprio in questo mondo con così nuove problematiche ed opportunità, credo ci sia bisogno come non mai di professionalità, di idee, e di amici. Per professionalità intendo non solo conoscenza di nozioni scientifiche e manageriali, ma anche capacità di rispettare gli impegni, gli orari, le regole degli ambienti in cui ci si muove. Rigore, serietà, rispetto: queste non sono parole dell’ottocento, ma sempre verdi regole cui attenersi. Per idee, si intende quella magica capacità di guardare fuori dalla scatola, vedere oltre, pre-vedere. Quindi capacità di adattarsi con flessibilità agli ambienti circostanti, alle nuove sfide, e poi percorrere anche sentieri nuovi, alternativi, con coraggio, ma anche con una certa capacità di calcolo. Estrosi, ma calcolatori; coraggiosi, non scriteriati. Infine gli amici. Mai come quest’anno, ho sentito vicino a me la rete invisibile, ma fortissima, di amici, di persone che mi hanno sorretto ed incoraggiato nei vari momenti di dubbio, di incertezza, che inevitabilmente anche la mia storia personale ha percorso con l’acquisizione di Wyeth da parte di Pfizer. Questi amici mi hanno fatto sentire in maniera concreta la possibilità di avere alternative solide a quelle solite di sopravvivere o “perire” in questo tipo di fusione. Ai giovani amici di SSFA mi sento di consigliare con il cuore di coltivare attivamente i rapporti con i colleghi, con i compagni di strada che quotidianamente incontriamo nel nostro lavoro. Nel rispetto degli impegni che abbiamo con le nostre aziende, dobbiamo essere in grado di trovare i tempi ed i modi di mantenere forte e viva la nostra rete di amicizie, rete che potrà essere il nostro salvagente nei momenti di burrasca, che arrivano improvvisi. E’ anche in quest’ottica che dobbiamo preparare, e bene, il nostro congresso. Dobbiamo essere tanti, interessati a confrontarci, scambiarci opinioni e, perchè no?, numeri di telefono. Dobbiamo trovare pertanto insieme gli argomenti principali di cui discutere: il congresso non deve essere solo un gravoso impegno da fare ogni tre anni, ma l’opportunità gioiosa ed importante per incontri interessanti nella piazza dove possiamo discutere del nostro lavoro. Per questo già ci vediamo a marzo, con la nostra assemblea: perchè il congresso di Milano del 2011 sia ricco di frutti. E da cosa nasce cosa. Gianni De Crescenzo Anno IV numero 17 Pagina 4 NEGRIBERGAMO: 25 ANNI DI SCIENZA A BERGAMO La sede di Bergamo dell’Istituto Mario Negri ha compiuto 25 anni: per celebrare questo importante traguardo, SSFAoggi ha incontrato il suo Direttore, il prof. Giuseppe Remuzzi. SSFAoggi : NegriBergamo si è sempre dedicato allo studio delle malattie renali: come mai questa scelta? GR : Molte malattie renali “progrediscono” col tempo verso l’insufficienza renale, e si rende necessaria la dialisi. Da sempre la nostra ricerca ha come obiettivo principale capire perché questo avviene e soprattutto come impedirlo. Il lavoro di anni di ingegneri, fisici, medici e biologi, ha portato a scoperte in laboratorio che hanno aperto la strada a studi sull’uomo. SSFAoggi : Come si può evitare la dialisi? GR : Il nostro lavoro – condotto in collaborazione con molti centri di nefrologia italiani – ha dimostrato che si può rallentare la progressione delle malattie renali con un farmaco che abbassa la pressione, studio che poi ha portato a idearne altri. Con queste ricerche abbiamo messo a punto una terapia che è in grado di rallentare e talvolta addirittura arrestare la progressione delle malattie renali. SSFAoggi : Esiste la possibilità terapeu- tica di una regressione delle malattie renali croniche? GR : Sì. Cardine di questa terapia sono farmaci che contrastano l’effetto di un ormone, l’angiotensina. Abbiamo voluto capire meglio come agiscono sul rene. In animali affetti da una malattia renale abbiamo dimostrato che questi farmaci aiutano a mantenere integro o a ripristinare il filtro renale. Fino a poco tempo fa si riteneva che le cellule del rene che formano questo filtro avessero scarse capacità di riprodursi e, una volta danneggiate, non si potessero rigenerare. Da qui la perdita della funzione renale. I risultati dei nostri studi dimostrano che alcuni farmaci aiutano il rene a ripararsi da solo. Succede perché le cellule staminali si mobilizzano per effetto di questi farmaci e riparano alcuni danni. SSFAoggi : Quando si parla di malattie renali, si pensa sempre al trapianto: ci sono novità? GR : In tutto il mondo la carenza di donatori rappresenta il limite principale all’attività di trapianto. La maggior parte dei possibili donatori poi sono anziani, o hanno il diabete, o l’ipertensione, per cui i loro reni vengono scartati perché da soli non sono considerati adeguati alle esigenze del ricevente. Se al microscopio questi reni non apparissero troppo danneggiati, se ne potrebbero però trapiantare due (anziché uno come si é sempre fatto) nello stesso ricevente. Abbiamo visto che se si selezionano in questo modo i reni da trapiantare, il 90% degli organi ottenuti dai donatori anziani è ancora funzionante a due anni dal trapianto. Questi risultati sono simili a quelli che si possono ottenere utilizzando reni da donatori più giovani. Esaminare al microscopio un frammento di rene prima di trapiantarlo è una prassi entrata nella pratica clinica ed è servita ad aumentare il numero di organi disponibili e le possibilità di trapianto per molte migliaia di pazienti la cui sopravvivenza è legata oggi solo alla dialisi. SSFAoggi : Ci vuole raccontare qualche altro successo? GR : Con piacere: parliamo della nefropatia membranosa. Si tratta di una malattia renale con proteinuria ingravescente, che porta spesso alla dialisi. Fino ad oggi cortisone e altri farmaci che bloccano il sistema immunitario sono stati i farmaci più usati, ma i risultati di queste cure sono spesso insoddisfacenti e gli effetti collaterali gravi. Noi abbiamo messo a punto una nuova terapia con un farmaco, il rituximab, che agisce in modo più selettivo. Abbiamo curato così quasi 100 pazienti: abbiamo visto che il rituximab riduce la proteinuria, la elimina completamente in un caso su tre e fa sparire le alterazioni renali che si vedono al microscopio. Guariscono anche i pazienti già curati senza successo in altro modo. SSFAoggi: NegriBergamo si è anche molto occupato di malattie rare: ci può fare un esempio? GR : Una malattia rara di cui ci siamo molto occupati è la sindrome emolitico uremica. Questa malattia, che colpisce soprattutto i bambini, è per lo più dovuta a una infezione, ma talvolta la causa è un difetto genetico. Negli ultimi anni, abbiamo studiato più di 200 bambini e in molti abbiamo individuato il difetto genetico. Questo difetto (diverso da paziente a paziente) altera la funzione di diverse proteine, che regolano il modo con cui ci difendiamo dalle infezioni. I bambini che hanno questi difetti sviluppano una forma molto severa della malattia che porta a morte o dialisi nella metà dei casi. Conoscere la specifica alterazione genetica aiuta a scegliere la (Continua a pagina 5) Anno IV numero 17 (Continua da pagina 4) terapia più adatta: per esempio nei malati con certe modificazioni di una di queste proteine, che viene prodotta dal fegato, è necessario fare trasfusioni di plasma per fornire il fattore mancante, mentre nei malati con altre modificazioni genetiche, questa cura con il plasma è poco efficace. Questi pazienti possono essere trapiantati quando perdono la funzione del rene, mentre nei malati con alterazioni nelle proteine prodotte dal fegato, una soluzione potrebbe essere trapiantare nel ricevente oltre al rene anche il fegato. Il nostro lavoro ha aperto la strada a una cura specifica per questa malattia. Infatti, è ora disponibile un farmaco specifico per alcune forme di sindrome emolitico uremica. Alcuni bambini sono già stati curati con successo e ci aspettiamo di confermare i risultati positivi nei prossimi anni. SSFAoggi : Il vostro impegno sulle malattie rare parte da lontano, vero? GR : Quando quasi venti anni fa abbiamo cominciato a occuparci di malattie rare, di questo problema pochissimi sapevano e le autorità sanitarie lo ignoravano. La nostra intuizione fu che occuparsi di malattie rare voleva dire rispondere a un bisogno negletto ma presente e vivo nella società. Voleva anche dire studiare le malattie di pochi anche per capire meglio quelle di molti. A distanza di anni il numero di iniziative a ogni livello a favore dei pazienti con malattie rare dimostra che si trattò di una felice intuizione. In questi anni abbiamo risposto a migliaia di quesiti di pazienti, familiari, medici. Abbiamo collaborato con ricercatori di diverse discipline, abbiamo lavorato con le associazioni dei pazienti, che in alcuni casi abbiamo aiutato a nascere. Collaboriamo con istituzioni italiane ed europee, e stiamo lavorando insieme a loro a un modello di assistenza ai pazienti con malattie rare comune a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Il nostro Centro per le malattie rare è stato scelto dalla Regione Lombardia per coordinare le attività a favore dei pazienti affetti da malattie rare nei 31 ospedali della rete regionale. Infine, insieme agli altri ricercatori dell’Istituto, studiamo le basi molecolari Pagina 5 delle malattie rare del rene. SSFAoggi : Avete lavorato anche in terapia intensiva? GR : Un campo in cui siamo molto attivi è la terapia intensiva dove coordiniamo uno dei primi e più grandi network di ricerca operanti al mondo. Fulcro di questa attività è il progetto Margherita, un progetto per la valutazione continua dell’assistenza basato su un programma informatico appositamente sviluppato da noi. Giunto al suo ottavo anno di attività il progetto coinvolge 225 reparti di terapia intensiva, dei circa 450 esistenti in Italia. Sono stati curati più di 72.000 pazienti nel corso del 2008. Il progetto Margherita consente anche di accorciare grandemente i tempi di realizzazione di un progetto di ricerca, assicurandone al contempo una larga partecipazione di centri. Proprio su questa base stiamo conducendo la sperimentazione di un nuovo trattamento per i pazienti con gravi infezioni in terapia intensiva. Partendo dal software Margherita abbiamo poi sviluppato una vera e propria cartella clinica elettronica per i reparti di terapia Intensiva, che abbiamo chiamato Margherita Tre. Si tratta di una cartella clinica “intelligente”, che è anche in grado di assistere il medico in alcune decisioni e avvisarlo di possibili errori o situazioni problematiche o pericolose. L’obiettivo è di avere uno strumento utile sia alla pratica clinica medica e infermieristica, sia alle esigenze della ricerca scientifica, per migliorare la cura dei pazienti. Abbiamo anche avviato il progetto PRO SAFE per diffondere Margherita in Brasile, Cipro, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Slovenia e Ungheria. SSFAoggi : Ci vuole illustrare un’altra recente iniziativa? GR : Sono molto orgoglioso del programma COMGAN. Oggi ci sono nel mondo circa 2 milioni di persone che, avendo avuto una malattia renale che ha distrutto i loro reni, continuano a vivere grazie alla dialisi o al trapianto. Più dell’80% di queste persone vive in Europa, America del Nord, Australia e Giappone, cioè nei paesi ricchi. Nei paesi emergenti ci sono meno risorse disponibili per la sanità: in questi paesi non tutti quelli che hanno bisogno di dialisi possono averla. Nei paesi veramente poveri, questa possibilità è del tutto inesistente. Dunque, chi ha una malattia renale non ha speranze. Occorre fare uno sforzo internazionale per ridurre questo divario drammatico tra paesi poveri e paesi ricchi. La Società Internazionale di Nefrologia ha istituto una commissione, chiamata COMGAN, che ha l’obiettivo di favorire la prevenzione e la cura precoce delle malattie renali nei paesi emergenti o poveri, con mezzi relativamente semplici ed economici. Anche noi stiamo contribuendo a questo sforzo in vari modi: prepariamo persone – medici e infermieri – di quei paesi ad affrontare tutti i problemi della prevenzione e cura delle malattie renali; li assistiamo con un continuo supporto, sia culturale che materiale, quando tornano nel loro paese; organizziamo registri per raccogliere informazioni sui principali fattori di rischio delle malattie renali perché i Ministeri della Salute di questi paesi possano pianificare interventi mirati ed efficaci; promuoviamo e coordiniamo programmi di prevenzione e remissione delle malattie renali nei paesi più poveri con metodi poco costosi; lavoriamo nelle istituzioni internazionali, come la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, perché riservino maggiore attenzione e finanziamenti ai programmi di assistenza per le malattie renali nei paesi poveri. SSFAoggi : E per concludere, quali sono i progetti per il futuro? GR : Ciò che ho illustrato è quanto abbiamo fatto in venticinque anni di ricerche. Non sarebbe stato mai possibile realizzare tutto ciò senza il sostegno continuo e generoso di tanti, tantissimi concittadini, di enti pubblici e privati, associazioni e imprese a cui abbiamo sentito il dovere di dare conto di come abbiamo utilizzato le risorse che ci hanno messo a disposizione. A tutti va la nostra profonda gratitudine. I progetti che abbiamo realizzato sono anche i loro. Ma i ricercatori non si accontentano mai e quanto hanno realizzato è comunque sempre troppo poco: le scoperte non sono mai definiti(Continua a pagina 6) Anno IV numero 17 Pagina 6 (Continua da pagina 5) ve, fanno sempre intravedere che c’è dell’altro da scoprire. Ecco quindi che nel futuro la nostra ricerca ha questi obiettivi fondamentali: – Evitare la dialisi per coloro che hanno una malattia renale cronica. Abbiamo iniziato con le malattie con proteinuria, ma cominciamo ad avere dati interessanti anche nelle malattie genetiche, come nel rene policistico, una malattia ereditaria in cui si sviluppano col tempo delle cisti che distruggono il rene. Gli studi in corso ci fanno prevedere che, anche per queste malattie, riuscire- mo a rallentare e forse un giorno a eliminare del tutto la dialisi. – Riuscire a indurre tolleranza al trapianto, così da evitare il ricorso ai farmaci antirigetto. Abbiamo risultati incoraggianti sulla capacità delle cellule staminali di indurre la risposta immune e prevenire il rigetto. – Costruire organi in laboratorio e partiremo dal rene utilizzando cellule indotte a essere pluripotenti così da evitare di ricorrere agli embrioni. – Arrivare presto a correggere i difetti con studi di ingegneria genetica. – Lavorare perché le tecnologie informa- tiche più avanzate migliorino la nostra capacità di condurre studi clinici raccogliendo tutte le informazioni che aiutino il medico nella sua attività di tutti i giorni. – Trovare soluzioni perchè dalle indagini diagnostiche nell’animale e nell’uomo, fatte con TAC e Risonanza Magnetica, si possano ottenere tutte le informazioni che oggi richiedono procedure invasive. – Continuare le attività di ricerca sulle malattie rare collaborando con istituzioni pubbliche italiane e straniere e soprattutto associazioni di pazienti. – Contribuire a migliorare l’assistenza sanitaria nel nostro Paese, in particolare nel campo della terapia intensiva, aiutando gli operatori a usare al meglio le risorse disponibili e collaborando a produrre nuove conoscenze per la pratica clinica. – Proseguire nello studio delle cause del processo di diffusione delle metastasi dei tumori e dei geni coinvolti nella crescita del tumore, per poter scoprire nuovi farmaci più selettivi. SSFAoggi : Molte grazie prof Remuzzi: ed auguri di ogni successo a lei ed a tutti i suoi collaboratori! A cura di Domenico Criscuolo I NUMERI DI NEGRIBERGAMO : IN 25 ANNI DI ATTIVITÀ… 1250 pubblicazioni internazionali 30.813 citazioni bibliografiche 970 congressi, corsi e seminari 1680 relazioni a congressi 1000 ricercatori coinvolti nei nostri progetti 232 “visiting professors” 250 studi clinici 120 farmaci studiati 160 collaborazioni con altri istituti 200 laboratori usano i nostri modelli animali 400 trapianti di cuore nei topi 230 trapianti di rene nei topi 11.067 pazienti con malattie rare 887 diverse malattie rare 1997: primo trapianto di doppio rene in Italia 872 trapianti di doppio rene in Italia ad oggi 240 borse di studio di ricerca 258 tesi di ricerca sperimentale Si ringrazia la dr.ssa Ariela Benigni Anno IV numero 17 Pagina 7 I SEMINARI DI MEDICINA FARMACEUTICA “Il Consenso Informato: Errori Più Frequenti e Consigli Per la Corretta Preparazione dell’Informazione al Paziente” E’ opinione largamente condivisa dagli addetti ai lavori che uno dei compiti più difficili nell’allestimento del dossier da presentare ai Comitati Etici per la richiesta di autorizzazione alla sperimentazione clinica sia rappresentato dalla preparazione di una corretta ed esauriente informazione da sottoporre ai pazienti. E’ esperienza dei membri dei Comitati Etici che è proprio il documento di informazione da illustrare e consegnare al paziente a sollevare più frequentemente obiezioni e richieste di modifiche, con conseguente allungamento dei tempi necessari per ottenere il parere del Comitato di Etica. Si tratta qui di contemperare la necessità di fornire una informazione che sia esauriente e comprensibile sotto il profilo medico-scientifico con quella di descrivere appropriatamente i diritti del paziente sotto il profilo legale ed assicurativo. La cosa è ulteriormente complicata dal fatto che nella maggioranza dei casi, essendo il presentatore della richiesta di sperimentazione la filiale italiana di una multinazionale straniera, il documento di informazione viene preparato in altri paesi e riflette tradizioni, procedure e norme di questi che non è sempre facile trasferire nella nostra cultura. Se il testo dell’informazione viene quindi modificato per meglio adattarlo alle esigenze presenti nel nostro paese, occorre poi che le modifiche siano tradotte in inglese ed inviate alla casa madre spiegando i motivi dei cambiamenti e richiedendo l’approvazione delle funzioni centrali preposte. La situazione si è ulteriormente complicata con l’avvento delle Linee Guida sulla Privacy che hanno imposto norme più stringenti e dettagliate sulla informazione relativa al trattamento ed alla conservazione dei dati personali e con la pubblicazione del decreto sui Requisiti Minimi delle Polizze Assicurative per gli Studi Clinici il quale richiede una più dettagliata informazione su tutti gli aspetti della copertura assicurativa. Quest’ultimo argomento è stato esaurientemente sviluppato nei seminari SSFA tenutisi nel mese di Novembre 2009 a Milano ed a Roma. La SSFA ha ritenuto quindi opportuno organizzare un seminario sulla materia dell’informazione per il consenso affidando ad esperti la trattazione dei diversi aspetti. Elisabetta Riva ed Elisabetta Zanardelli porteranno l’esperienza dell’Ufficio Ricerche Cliniche del San Raffaele in merito alle principali carenze dei documenti di informazione per il consenso. Va ricordato che il San Raffaele è al primo posto in Italia per numero di sperimentazioni cliniche sia Auditorium BAYER - sponsorizzate da aziende farmaceutiche sia “ No Profit “ ed il suo Comitato di Etica possiede quindi una vastissima esperienza in merito ai problemi incontrati nell’esame dei moduli per il consenso. Roberto Braguti, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Affari Legali della SSFA, analizzerà quali siano i cambiamenti più rilevanti introdotti dai due documenti sopra menzionati: linee guida Privacy e decreto sulle Assicurazioni. Barbara Grassi, di GlaxoSmithKline, illustrerà i vincoli che alle modifiche locali sono posti dalle procedure interne delle multinazionali ed infine Massimo D’Amato, di Rottapharm, esprimerà il punto di vista del promotore aziendale su come vada correttamente impostato il documento di informazione per il paziente. Siamo sicuri che l’importanza dell’argomento stimolerà una nutrita partecipazione e la SSFA invita pertanto tutti gli interessati a prenotarsi tempestivamente presso la segreteria onde evitare di non poter partecipare per esaurimento della capienza della sala o, come è appunto accaduto nel caso del seminario sul decreto assicurazioni, obbligando la segreteria a reperire all’ultimo momento una sede più capiente con conseguenti complicazioni logistiche. Luciano M. Fuccella Milano, 22 Febbraio 2010 14.00 -14.10 Registrazione dei partecipanti 14.10 -14.15 Benvenuto e moderazione 14.15 -14,35 Il consenso: dalla normativa alla valutazione in CE 14,35 –15,00 Il consenso : analisi critica dal CE del HSR 15.00 –15.30 Caffè 15.30 –16.00 Privacy e Assicurazione: cosa cambia nell’informazione al paziente 16.00 - 16.30 Un promotore aziendale: i vincoli delle multinazionali Luciano M. Fuccella Elisabetta Riva Elisabetta Zanardelli Roberto Braguti Barbara Grassi 16.30 – 17.00 Un promotore aziendale: come impostare correttamente l’informazione per il consenso Massimo D’Amato 17.00 –17.30 Discussione 17.30 - 17.45 Riepilogo e conclusioni Domenico Criscuolo Anno IV numero 17 Pagina 8 Esiste un rapporto fra l’uso di fitofarmaci e la nostra salute? E’ comune osservazione che in questi ultimi anni si è verificato su tutto il territorio nazionale un progressivo deterioramento dell’ambiente in cui viviamo. Le varie indagini condotte su questo problema hanno poi dimostrato che vi è effettivamente un inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo dovuto a diverse sostanze tossiche. Inoltre, per quanto riguarda il suolo, questo fenomeno può essere imputato anche all’uso intensivo in agricoltura di antiparassitari, fitofarmaci secondo la denominazione italiana, indicati come pesticidi invece con termine degli anglosassoni. Sorge quindi la domanda di come e perché si è arrivati a questo. Nel 1939 il chimico svizzero Müller sintetizzò un nuovo composto chimico, il diclordifeniltricloroetano (il DDT) che dimostrò una notevole efficacia come antiparassitario quando venne usato per combattere malaria ed il tifo petecchiale, che colpivano le truppe americane impegnate sul fronte del Pacifico nella seconda guerra mondiale. Questi risultati estremamente positivi facilitarono la grande diffusione di questo composto, definito poi “il meraviglioso insetticida della 2° Guerra Mondiale”. Infatti l’OMS ha calcolato che grazie alla sua efficacia sono state salvate 25 milioni di persone. Per questa sua scoperta il dr. Müller venne insignito del premio Nobel nel 1948. Sull’onda del successo del DDT le grandi industrie chimiche hanno avviato dagli anni ’50 del secolo scorso in poi la sintesi di varie centinaia di composti chimici ad attività antiparassitaria. Era così iniziata una nuova era dell’agricoltura, paragonabile, per importanza e risultati, a quella degli antibiotici. In pratica, dal 1950 in poi, è stata sintetizzata una vasta gamma di composti da applicare in agricoltura, alcuni dei quali, per esempio, derivati da tossici di guerra sia tedeschi che anglosassoni (organofosfati). Il Codex Alimentarius, emanazione tecnica dell’OMS, ha catalogato complessivamente ben 218 composti ad azione antiparassitaria. Essi hanno permesso sia un aumento della produzione che della conservazione dei prodotti agricoli. E, valutando l’effetto positivo ormai insostituibile di queste sostanze, la FAO fa notare che la loro soppressione dalla pratica agricola comporterebbe una diminuzione del 50% della produttività, condizione ovviamente non accettabile. Tuttavia, a fronte dei notevoli risultati ottenuti in agricoltura, è opportuno sottolineare che, essendo dovuta all’interferenza con meccanismi biologici, l’attività di questi composti chimici non si limita a colpire solo i vari parassiti, ma proprio per le sue caratteristiche di azione, può risultare nociva per gli animali e l’uomo. Questo è infatti il problema che progressivamente è emerso e diventato sempre più importante. Dopo le prime segnalazioni di fenomeni tossici sui pesci e gli uccelli dovuti a fitofarmaci (organoclorati, cioè DDT e derivati) le ricerche si sono moltiplicate interessando tutta la gamma di questi composti. Esiste attualmente una vasta letteratura scientifica internazionale, in progressiva crescita ogni anno, che dimostra che si possono manifestare fenomeni patologici umani, anche gravi, a seguito dell’esposizione a queste sostanze. Dagli anni ’60 in poi, con l’intento di capire se e quanto l’organismo umano fosse entrato in contatto con i pesticidi, le numerose ricerche condotte nei paesi europei e negli USA e pubblicate sulle più importanti riviste scientifiche (Nature, JAMA, BMJ, Science) hanno dimostrato che nei prodotti vegetali (frutta e verdure) erano sistematicamente presenti uno o più residui dei pesticidi usati, in concentrazioni più o meno importanti, anche dopo trattamenti destinati ad eliminarli. Queste osservazioni hanno avuto ulteriore conferma da rilievi ottenuti con tecniche avanzate di analisi chimica. Di particolare interesse è, in questo senso, una ricerca dell’anno 2007 condotta in varie province italiane sui pasti preparati per le mense aziendali da cui emerge che dal 4 al 10% dei pasti esaminati contenevano uno o più residui di fitofarmaci (40 tipi esaminati): questa osservazione conferma quanto già rilevato in Gran Bretagna negli anni ’60 a proposito degli organoclorati. D’altra parte la Lega Ambiente, avvalendosi di dati ufficiali, ha fatto notare, con il titolo provocatorio “Pesticidi nei nostri piatti”, come nel 2006 nel 4% delle verdure e nel 24% della frutta siano stati trovati parecchi residui di fitofarmaci, mentre nel 2007 si arriva ad una presenza complessiva di uno o più residui nel 28% dei campioni esaminati. Questi dati richiamano il fatto che, come indicato dall’ISTAT, nel 2006 sono state vendute in Italia 149.000 tonnellate di queste sostanze e nel 2007 si è arrivati a 153.000 tonnellate. A fronte di tutti questi rilievi è lecito chiedersi quali possono essere i danni alla salute dell’uomo. Diversi studi epidemiologici internazionali, pubblicati in questi ultimi anni, forniscono dati per ipotizzare le conseguenze di una esposizione continua ed importante. Da queste ricerche, per citare solo le più significative, è emersa una possibile relazione con una diminuzione della validità del seme maschile, con il cancro della colecisti, con alcune leucemie infantili, con il morbo di Parkinson, con il cancro del polmone e, ultimamente, anche con una maggiore incidenza di diabete di tipo 2. Tutte queste segnalazioni sono di tipo epidemiologico e riguardano soggetti che hanno un contatto continuo nel tempo e rilevante come quantità con queste sostanze. Gli eventuali fenomeni patologici correlati sono di pertinenza della medicina del lavoro, ma portano a chiedersi cosa possa succedere al nostro organismo a seguito di un contatto continuo con microdosi, come si verifica ingerendo quotidianamente residui di pesticidi con le verdure e la frutta. Era un problema che si erano già posto nel 1971 alcuni ricercatori emiliani e veneti, senza, tuttavia, giungere a conclusioni definitive. Nel 2002 un gruppo di ricercatori americani, nel tirare le somme da un’indagine durata sei anni e condotta su 26.000 campioni in tutti gli Stati Uniti, affermavano: “Negli Stati Uniti esiste attualmente un consenso sul fatto che i residui di pesticidi nella dieta sono un significativo problema di salute pubblica, particolarmente per l’infanzia”. (Continua a pagina 9) Anno IV numero 17 sostanze prima che esse possano arrivare all’applicazione agricola e riconsiderando tutta la patomorfosi umana di questi ultimi 50 anni, si possa supporre che esista un rapporto fra la comparsa o l’aumento di talune forme patologiche e la persistenza per lungo tempo di residui di pesticidi nell’organismo umano (per esempio, le ormai frequenti discinesie dell’apparato digerente). In realtà l’uso intensivo di antiparassitari in agricoltura interessa tutti i paesi industrializzati ed è stato attentamente valutato dalla Unione Europea che ha emanato nel 2007 una nuova serie di norme sull’uso dei fitofarmaci. E’ tuttavia opportuno insisteEsempio di mancanza di precauzioni nell’impiego dei pesticidi Insalata appena trattata ma già matura per essere raccolta: re sul fatto che un miglioramenverrà immessa sul mercato “piena” di anticrittogamico. to dell’attuale Questi rilievi ormai frequenti e sistemati- situazione non deve e non può prescincamente confermati porterebbero ad dere da un’attiva e preparata partecipaipotizzare che, basandosi sugli ampi zione degli utenti dei fitofarmaci. studi di tossicologia condotti su queste Si avrà quindi un risultato positivo (Continua da pagina 8) Numerose ricerche sono ancora in corso: in particolare sono già emersi dati che fanno supporre nell’infanzia un possibile rapporto con alterazioni dello sviluppo sessuale sia maschile che femminile ed un danno del sistema nervoso centrale considerato, da alcuni autori americani, come causa di comportamenti antisociali dei giovani. Pagina 9 educando gli operatori agricoli ad un uso controllato ed intelligente, e quindi solo utile, e non dannoso, di queste sostanze. A questo punto il cittadino ha il diritto di chiedersi come raggiungere questo scopo. In realtà una via per raggiungerlo è offerta dall’articolo 50 della Costituzione Italiana in base al quale “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi ed esporre comuni necessità”. Avvalendosi quindi del modello di petizione, già ufficialmente preparato per questo tipo di richiesta, si potrebbe chiedere “un potenziamento sia a livello centrale che territoriale delle attività di controllo e verifica dei prodotti fitosanitari e il potenziamento sul territorio nazionale delle attività per il corretto utilizzo dei prodotti fitosanitari autorizzati”. Se con un’opportuna campagna si riuscisse a raccogliere alcune migliaia di questi modelli firmati da presentare ai Presidenti della Camera e del Senato della Repubblica, il Parlamento sarebbe obbligato ad affrontare il problema posto dai cittadini ed a studiarne adeguate soluzioni. Mario Manganaro Anno IV numero 17 Pagina 10 FACCIAMO IL PUNTO SU…. I BIOSIMILARI I biosimilari sono farmaci “simili” ai farmaci biologici innovativi già registrati e in commercio per i quali viene presentata richiesta di autorizzazione alla commercializzazione dopo la scadenza del brevetto del farmaco biologico originale. Vengono talvolta definiti come i “generici” dei farmaci biologici, ma vedremo come questa analogia sia fondamentalmente sbagliata e potenzialmente fuorviante, tanto e’ vero che la FDA ha preferito chiamare i biosimilari “follow on biologics”, per evitare qualsiasi eventuale richiamo al concetto di bioequivalenza. Un farmaco biologico e’ un prodotto contenente come principio attivo una sostanza estratta da un organismo vivente mediante processi vari, più o meno innovativi. Esiste una grande varietà di farmaci biologici, quali proteine ricombinanti, acidi nucleici, cellule, tessuti, vaccini, derivati plasmatici. Gli organismi viventi da cui vengono derivati possono essere di origine umana o animale o vegetale o batterica. La maggior parte dei farmaci biologici attuali sono prodotti a partire da linee cellulari geneticamente modificate. Un farmaco biologico e’ caratterizzato dalla struttura della molecola e dal processo di produzione. Le molecole dei farmaci biologici hanno di solito dimensioni molto superiori a quelle dei farmaci chimici, ma soprattutto hanno una maggiore complessità strutturale e una composizione non completamente caratterizzata (Figura 1). Inoltre, il processo di produzione e’ talmente importante nel determinare il prodotto finale, che, in campo biotecnologico, si dice che “il prodotto e’ il processo”. Per questi motivi PAESE Europa Australia Canada non e’ possibile produrre delle copie esatte di un farmaco biologico così come si fa con i generici dei farmaci chimici, ma si ritiene che si possa produrre un farmaco biologico che soddisfi a una serie di criteri definiti di “similarità”, da cui il termine “ biosimilari “. Il mercato dei farmaci biologici e quello ad esso collegato dei biosimilari rappresenta un’opportunità enorme per il mondo farmaceutico. Si stima che la quota di mercato dei farmaci biologici nel segmento dei farmaci su prescrizione aumenti dal 20% nel 2002 al 30% nel 2014. Fra il 2008 e il 2015 scadono i brevetti di 45 farmaci biologici, con un picco tra il 2013 e il 2015 (32 su un totale di 45). Appare quindi evidente come l’industria farmaceutica nei suoi vari settori (“big pharma”, “biotech companies” e produttori di generici) sia fortemente interessata allo sviluppo di biosimilari, per quanto il percorso registrativo di tali farmaci sia ancora incerto come pure il loro posizionamento nel mercato e la loro capacità di competizione. Una grossa sfida ai biosimilari è anche rappresentata dallo sviluppo di farmaci biologici “migliori” (“biobetters”) di seconda generazione, che potrebbero arrivare sul mercato nello stesso periodo dei biosimilari di prima generazione e pertanto limitarne l’utilizzo. Inoltre i tempi di sviluppo di un biosimilare sono nell’ordine di 5-8 anni e comportano costi elevati con una riduzione del prezzo di vendita rispetto all’innovatore non superiore al 10-30% (rispetto a un minimo del 70% per i generici). Infine, i criteri di sostituibilità e interscambiabilità, che rappresentano fattori cruciali per la diffusione dei generici, per lo più non si appli- NORMATIVA Linea guida principale Linee guida (basate su quelle europee) Linee guida Giappone Linee guida Stati Uniti Attese linee guida sui “follow-on biologics” Linee guida proposte OMS ANNO 2005 2007 2008 prima bozza 2009 seconda bozza 2008 (bozza) 2009 (finali) 2010? 2008 (bozza) cano, almeno attualmente, ai biosimilari. Per sostituibilità si intende la possibilità per il farmacista ospedaliero di fornire un biosimilare al posto del farmaco innovatore a sua discrezione, mentre per interscambiabilità si intende la possibilità di sostituire il farmaco innovatore con il biosimilare nello stesso paziente e nel corso della terapia. La sostituibilità, in ambito europeo, e’ affidata alla discrezionalità delle legislazioni nazionali, che comunque nella maggior parte dei paesi la vietano. Si può comprendere quindi come tutti i fattori precedenti rendano complessi e rischiosi lo sviluppo e la penetrazione sul mercato di un biosimilare e come pongano anche una serie di problemi, in buona parte non ancora risolti, relativi al suo successo commerciale. Il primo problema da chiarire e risolvere entro i prossimi anni e’ il percorso registrativo dei biosimilari che attualmente non è definito in modo uniforme. Un quadro riassuntivo della situazione regolatoria dei biosimilari nei principali mercati regolamentati è presentato in Tabella 1. L’Europa si trova sicuramente nella posizione più avanzata, con una linea guida che definisce i concetti principali accompagnata da linee guida generali relative agli aspetti qualitativi, non-clinici e clinici dei biosimilari a base di proteine derivate da biotecnologie, e con una serie di linee guida prodotto-specifiche (insulina, somatotropina, G-CSF, eritropoietina), come illustrato in Figura 2. Le Direttive 2003/63/EC e 2004/27/EC forniscono la base legale per tali linee guida. La situazione più incerta la troviamo negli Stati Uniti, dove sono stati emessi vari disegni di legge ma mancano ancora linee guida specifiche. La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che i farmaci biologici vengono approvati dalla FDA tramite un Biologic License (Continua a pagina 11) Tabella 1. Situazione regolatoria dei biosimilari nei principali mercati regolamentati Anno IV numero 17 Tabella 2. Confronto dei requisiti per l’autorizzazione all’immissione in commercio (Continua da pagina 10) Pagina 11 GENERICO Qualità Preclinica BIOSIMILARE FARMACO NUOVO Programma Indipendente Programma Indipendente Programma Indipendente Confronto con il prodotto di riferimento Dati non richiesti Ampio confronto con il prodotto di riferimento Programma abbreviato in base alla complessità della molecola Programma completo Application (BLA) mentre i farmaci chimici tramite un Studio di bioequivalenza New Drug Application (NDA), Fase I – No Fase I – PK/PD Fase I ma, per esempio, l’insulina e Clinica Fase II – No Fase II – No Fase II l’ormone della crescita sono stati approvati tramite un Fase III – No Fase III – Studio in una Fase III in tutte le indicaNDA e l’interferone e la eritroindicazione rappresentativa zioni poietina tramite un BLA, quindi l’approvazione dei biosimilari potrebbe meccanismo di azione. generici, a conferma del fatto che un seguire percorsi e regole diversi a se- Per tutti i biosimilari, in quanto farmaci biosimilare non è la copia del farmaco conda del prodotto in questione. biologici, è obbligatoria una valutazione biologico originatore e può pertanto Nella Tabella 2 sono messi a confronto i accurata della loro immunogenicità, presentare un profilo di sicurezza requisiti per ottenere l’autorizzazione come parte del programma di sviluppo. diverso. all’immissione in commercio dall’autorità Tutte le proteine terapeutiche sono In conclusione, lo sviluppo di nuovi regolatoria europea per un farmaco potenzialmente immunogene. farmaci biologici e la loro diffusione in generico, un biosimilare e un nuovo Le conseguenze dell’immunogenicità varie aree terapeutiche sicuramente farmaco. possono essere sia a livello di sicurezza, andranno crescendo negli anni futuri. E’ evidente che un biosimilare deve con possibilità di effetti immunologici La possibilità di sviluppare biosimilari essere il più possibile confrontabile con generali e neutralizzazione di proteine che garantiscano una efficacia e una il farmaco di riferimento in termini di endogene, sia a livello di efficacia, con tollerabilità paragonabili a quelle dei qualità, efficacia e sicurezza. possibilità di riduzione della stessa. farmaci innovatori e favoriscano la In genere l’EMEA valuta ciascun I fattori che influenzano l’immunogenicità diffusione di tali terapie a settori più biosimilare su una base strettamente di una molecola sono molteplici: proprie- ampi della popolazione rappresenta una individuale, per cui il programma di tà strutturali, presenza di contaminanti grande opportunità per l’industria sviluppo richiesto può variare. nella formulazione, via di somministra- farmaceutica ed anche per i pazienti. Un aspetto molto importante per un zione, dose, durata del trattamento, Tuttavia è evidente che sviluppare e programma di sviluppo di un biosimilare caratteristiche del paziente, e infine, non commercializzare biosimilari è profondaè la scelta del farmaco biologico di riferi- meno importante, metodo usato per mente diverso rispetto ad un generico e mento, che deve avvenire secondo le testare l’immunogenicità. pertanto si richiedono capacità e indicazioni fornite nella linea guida Infine, per tutti i biosimilari per cui viene strategie innovative. CHMP/437/04 . sottoposta all’EMEA la richiesta di auto- Un requisito fondamentale è la Prima di tutto, il farmaco di riferimento rizzazione al commercio, e’ obbligatorio chiarezza e l’armonizzazione del deve avere ottenuto l’autorizzazione alla presentare un “risk management plan” percorso regolatorio dei biosimilari. commercializzazione nella Unione dettagliato, a differenza dei farmaci Europea e lo stesso farmaco deve essere usato in tutto il programma di Figura 1. Influenza della composizione molecolare sull’attività di un farmaco biologico. sviluppo del biosimilare. Il principio attivo del biosimilare deve essere confrontabile in termini molecolari e biologici a quello del farmaco di riferimento. Infine, forma farmaceutica, dose e via di somministrazione devono essere le stesse; se diverse, vengono richiesti degli studi aggiuntivi. Lo sviluppo clinico richiesto per un biosimilare si può limitare a studi clinici in una indicazione terapeutica rappresentativa, con la possibilità di estrapolare i risultati di efficacia e sicurezza alle altre eventuali indicazioni terapeutiche del farmaco biologico originale, ammes(Continua a pagina 12) so che queste si fondino sullo stesso Anno IV numero 17 Pagina 12 (Continua da pagina 11) La prossima sfida in questo campo è rappresentata dagli anticorpi monoclonali, che sono molecole ancora più complesse, per i quali è ancora in discussione se il concetto di biosimilarità sia applicabile o meno, per quanto l’EMEA di recente abbia espresso una opinione favorevole a tale proposito. Figura 2. Struttura delle linee guida europee sui biosimilari. Anna La Noce EMEA/CHMP/437/04 Linea guida sui farmaci biosimilari (definisce concetti chiave e principi) GENERALI si applicano a tutti i biosimilari Proteine derivate da biotecnologie Qualità EMEA/CHMP/49348/05 Non Clinica / Clinica EMEA/CHMP/42832/05 Insulina Somatotropina G-CSF Eritropoietina EMEA/CHMP/32775/05 EMEA/CHMP/94528/05 EMEA/CHMP/31329/05 EMEA/CHMP/94526/05 Altre… Specifiche per il prodotto NUOVI SOCI CALCHINOVATI PINUCCIA Mader CRISA’ PIERLUIGI Eli Lilly Italia FUMAGALLI SARA Bayer GIOVANELLI STEFANIA Premier Research Group LEONI BARBARA Recordati MAIELLARO VIVIANA PPD Italy MALBERTI VALENTINA ACRAF MANGANELLI LUCA Medidata MONTANARI SARA Medidata MONTORO CLAUDIO Mader PASTRES ALESSANDRA PPD Italy VICENZETTO OLGA Recordati ZANIBONI HENY CASSIA Mader ASSEMBLEA ANNUALE Tutti i Soci SSFA, in regola con la quota sociale 2009, sono invitati a partecipare all’Assemblea, che a norma di statuto viene svolta ogni anno. 18 Marzo 2010 presso la SSFA Viale Abruzzi 32 – MILANO Per motivi organizzativi Vi preghiamo di comunicare la vostra presenza - Grazie alle ore 8.00 in prima convocazione e, qualora il numero dei partecipanti non ne consenta la valida costituzione, in seconda convocazione: DALLE ORE 14.00 ALLE ORE 16.00 Con il seguente Ordine del Giorno: Relazione del Presidente Relazione del Tesoriere Approvazione del rendiconto economico e finanziario del 2009 Ratifica della quota associativa per l'anno 2010 Attività dei Gruppi di Lavoro Varie ed eventuali Anno IV numero 17 Pagina 13 Dicembre 2009: inizia, alla Cattolica di Roma, il terzo Master di II livello. “Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnicotecnico-scientifici, regolatori ed etici” Il giorno 11 dicembre 2009 il prof. Paolo Preziosi ha dato inizio, con una lezione magistrale dal titolo: “ Ricerca e sviluppo dei farmaci: fondamentali basi biologiche storiche e realtà presenti”, al primo modulo di lezioni della terza edizione del master dell’Università Cattolica di Roma. Quest’ anno le domande di iscrizione al master sono state 73, con un incremento, rispetto agli anni precedenti, di oltre il 50%; 64 candidati hanno sostenuto la prova di selezione e 50 sono stati ammessi al master. Il confronto con lo scorso anno (con 34 iscritti) conferma il successo dell’iniziativa. Interessante sottolineare che nei colloqui di ammissione è emerso che la formula delle lezioni svolte con frequenza quindicinale (per un totale di 12 moduli da dicembre a giugno nel corso di un anno accademico), il venerdì pomeriggio ed il sabato mattina, si concilia con gli impegni degli studenti. Altro motivo interessante per gli studenti fuori sede è la possibilità di pernottare Il prof. Paolo Preziosi ed il dr. Cesare Mancuso nella residenza dell’Università a costi contenuti. Inoltre, la possibilità di effettuare uno stage presso un’azienda farmaceutica, una CRO, un’ istituzione come AIFA, ISS, sedi universitarie di farmacologia ed alcuni comitati etici ha rappresentato un ulteriore motivo di scelta di questo master. La fonte di informazione sul Il prof. Paolo Preziosi master è stata principalmente il sito internet: infatti l’ufficio stampa cura questo aspetto con molta attenzione. Altre fonti sono stati i commenti di chi ha frequentato in precedenza il master, mentre solo in pochi hanno avuto modo di avere informazioni dalle locandine affisse nelle bacheche. Il master, inoltre, è inserito nel circuito europeo del Progetto IMI (Innovative Medicine Initiative) che offre un’ ulteriore garanzia di affidabilità a chi intende utilizzare il titolo conseguito anche al di fuori dell’Italia. E’ utile ricordare l’importanza dei contenuti del corso, che segue il syllabus proposto da IFAPP (International Federation of Associations of Pharmaceutical Physicians) e che consta di 12 moduli che toccano in dettaglio tutta la materia della medicina farmaceutica: tale syllabus è in corso di revisione ed il Comitato Scientifico adotterà la nuova revisione, prevista per fine 2010. Il master è stato attivato dalla concorrenza di due necessità emergenti: da una parte l’università che vuole adeguarsi alle richieste di mercato, dall’altra l’industria e le istituzioni, che hanno bisogno di personale qualificato per la ricerca sperimentale e clinica sui farmaci. L’incontro tra due medici, entrambi laureati alla Cattolica, il prof. Pier Luigi Navarra, che ha seguito la carriera universitaria, e Gianni De Crescenzo, attuale Presidente SSFA, che è entrato nel mondo industriale, ha creato le premesse per l’istituzione del master. Il ciclo di lezioni si concluderà a giugno, mentre ad ottobre è prevista la discussione delle tesi. Mi congratulo con gli studenti per la loro scelta ed auspico grande successo alla nuova edizione del master. Francesco De Tomasi Anno IV numero 17 Pagina 14 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA 2 a edizione 2009/2010 www.masterfarmaco.medicina.unimib.it Scadenza presentazione domande di ammissione: 25 Febbraio 2010 Durata: 1 anno Numero partecipanti: il Master prevede un massimo di 30 studenti. Viene attivato con un minimo di 15 iscritti. Selezione: per titoli; è prevista una prova di conoscenza dell'inglese scientifico. Non ci sono limiti di età ORGANIZZAZIONE DEL CORSO Titoli di studio per l'ammissione La didattica frontale è suddivisa in 12 moduli: 1 - Scoperta di nuovi farmaci 2 - Sviluppo farmacologico e farmaceutico 3 - La valutazione tossicologica 4 - Sviluppo clinico dei farmaci 5 - Studi clinici: pianificazione e conduzione.Gestione dei dati 6 - Studi clinici: disegno e analisi statistica dei dati 7 - Farmacovigilanza 8 - Farmacoepidemiologia e Farmacoeconomia 9 - Aspetti etici e legali 10 - Affari regolatori 11 - Informazione e comunicazione 12 - Il Dipartimento Medico Le lezioni formali (240 ore; 30 CFU) si svolgeranno al venerdì (dalle 9-13 e dalle 14-18) e al sabato mattina (dalle 8:30 alle 12:30); è richiesta tassativamente la frequenza di almeno il 75% delle lezioni. E’ previsto uno stage di 650 ore (26 CFU) da svolgere presso Enti o Aziende (AIFA, Assessorati regionali alla Sanità, Aziende Sanitarie, Aziende Farmaceutiche, Aziende Ospedaliere, ecc.). Lauree specialistiche/magistrali (46/S Medicina e Chirurgia; 14/S Farmacia e Farmacia Industriale; 6/S Biologia; 8/S Biotecnologie Industriali; 9/S Biotecnologie Mediche, Veterinarie e Farmaceutiche; 47/S Medicina Veterinaria; 92/S Biostatistica e Statistica Sperimentale) e Lauree con ordinamento previgente al D.M. 509/99 (Medicina e Chirurgia; Farmacia, Farmacia Industriale, Chimica e Tossicologie Farmaceutiche; Biologia e Scienze Biologiche; Biotecnologie Industriali; Biotecnologie Mediche, Veterinarie e Farmaceutiche; Medicina Veterinaria). OBIETTIVI DEL CORSO Fornire una completa formazione interdisciplinare su tutti gli aspetti scientifici, normativi, etici, organizzativi e di comunicazione dello sviluppo di un nuovo farmaco. SBOCCHI PROFESSIONALI Direzione Medica, Direzione Ricerca Clinica, Direzione Affari regolatori di industrie farmaceutiche, Ospedali di ricerca, IRCCS, ASL, Autorità sanitarie (Regione, AIFA). SEGRETERIA ORGANIZZATIVA - Dr ssa Elena Bresciani, Tel 0264488225, E-mail: [email protected] - Dr Antonio Torsello, Tel 0264488200, E-mail: [email protected] www.masterfarmaco.medicina.unimib.it www.unimib.it COMITATO di COORDINAMENTO V. Locatelli, L. M. Fuccella, P. E. Lucchelli, D. Criscuolo, M. Romano, L. Rovati, M. G. Valsecchi, G. Corrao, G. Giagnoni, M. Parenti, A. Torsello SEDE del CORSO Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano Bicocca, edificio U8, via Cadore 48, Monza. Il processo di ricerca e sviluppo di un nuovo farmaco è un percorso lungo e complesso, che coinvolge diverse professionalità, e che negli ultimi anni è stato oggetto di una profonda revisione normativa, sia a livello nazionale che internazionale. Il master rappresenta un’opportunità unica per apprendere e consolidare conoscenze in questo settore, ed è rivolto sia a chi si occupa direttamente del processo di ricerca e sviluppo, sia a chi ne deve valutare i risultati ed autorizzare qualche tappa del percorso. Per contenuto e struttura il Master è conforme al Core Curriculum del Syllabus della Faculty of Pharmaceutical Medicine e avrà, unico in Italia, il riconoscimento internazionale del Council for Education in Pharmaceutical Medicine Con il Patrocinio di: Società Italiana di Farmacologia Anno IV numero 17 Pagina 15 DAL MONDO DELLA RICERCA CLINICA ATEROSCLEROSI BioInvent (www.bioinvent.com): BI-204 (anticorpo terapeutico anti-oxLDL) ha raggiunto il principale endpoint di fase I. La farmacocinetica mostra un’emivita che ricade nell’intervallo atteso per un anticorpo completamente umanizzato. Lo studio è stato condotto in Danimarca su 8 pazienti con elevato colesterolo LDL. IPERPLASIA PROSTATICA BENIGNA (BPH) Nymox Pharmaceutical (www.nymox.com): risultati positivi ottenuti in uno studio a lungo termine con NX-1207. Si sono valutati l’evoluzione dei sintomi, i risultati del trattamento e la durata dell’efficacia 64 mesi dopo il trattamento in pazienti coinvolti in due studi di fase I-II nel 2003. E’ stato preso in considerazione il 75% dei pazienti arruolati nei due studi, il 67% dei quali non più in cura per BPH, con un miglioramento di 11 punti nell’AUA Symptoms Score. DIABETE Aegera Therapeutics (www.aegera.com): ha iniziato in Canada (ed a breve anche negli USA) uno studio di fase IIa con AEG33773, una piccola molecola a somministrazione orale per la neuropatia diabetica. Lo studio è finalizzato a valutare efficacia, sicurezza e tollerabilità di 3 dosi di AEG33773 in pazienti diabetici sofferenti di dolore neuropatico di grave intensità. IPERTRIGLICERIDEMIA Amarin (www.amarincorp.com): ha iniziato l’arruolamento in uno studio multicentrico di 12 settimane di fase III con AMR101 (ethyl-EPA) in pazienti con ipertrigliceridemia o alti livelli di trigliceridi. Scopo dello studio: valutare efficacia e sicurezza di 2 dosi di AMR101, un acido grasso Omega-3, in pazienti che, a digiuno, hanno una trigliceridemia di 500 mg/dl. Il principale end-point del trial è la percentuale di cambiamento nel livelli di trigliceridi rispetto al livello basale, dopo 12 settimane di trattamento. A fine studio, i pazienti (ne sono previsti 240) saranno arruolabili in uno studio aperto di 4 settimane. INFLUENZA Novavax (www.novavax.com): ha iniziato la vaccinazione di volontari nel secondo trial clinico con il suo vaccino VLP (virus like particle) contro l’influenza stagionale. E’ uno studio di fase II disegnato per valutare sicurezza ed immunogenicità di un intervallo di dosi più ampio del primo studio. Lo scopo è quello di produrre dati a supporto della selezione delle dosi per futuri studi nell’anziano e per uno studio di fase III di efficacia. Il vaccino stagionale trivalente contenente particelle VLP contro i ceppi influenzali 2008-2009 H3N2, H1N1 e B sarà studiato in 220 adulti che riceveranno un’unica iniezione di vaccino anti-influenzale o di placebo. MORBO DI PARKINSON Merck-Serono (www.merck.com) e Newron Pharmaceuticals (www.neuron.com) hanno iniziato il secondo studio di fase III per valutare efficacia e sicurezza di due dosi (50 e 100 mg/die) di safinamide come terapia aggiuntiva ad una dose stabile di levodopa : lo studio sarà controllato con un gruppo di pazienti che assumeranno levodopa e placebo. Saranno arruolati 450 pazienti affetti da oltre 5 anni da morbo di Parkinson idiopatico trattati con una dose stabile di levodopa per almeno 4 settimane, che hanno fluttuazioni motorie con più di un’ora e mezza di “Off time” durante il giorno. I pazienti potranno ricevere un trattamento concomitante con dosi stabili di agonisti dopaminergici, di inibitori della catecol-O-metil transferasi, di un anticolinergico e/o di amantadina. Dopo una fase si stabilizzazione di 4 settimane con una dose fissa di levodopa, i pazienti saranno randomizzati in due bracci di trattamento: uno con levodopa + safinamide ed uno con levodopa + placebo. HERPES LABIALE BioAlliance Pharma (www.bioalliancepharma.com) ha ottenuto risultati preliminari positivi in uno studio di fase III di valutazione dell’attività di acyclovir Lauriad®, una compressa boccale mucoadesiva per il trattamento dell’herpes labiale. In confronto al placebo, acyclovir Lauriad ha abbreviato l’intervallo di tempo tra i primi sintomi e la cicatrizzazione ed ha ridotto il tempo di cicatrizzazione in pazienti che presentavano lesioni vescicolari primarie. La maggior parte dei pazienti trattati con acyclovir Lauriad ha presentato lesioni incomplete, prive delle lesioni vescicolari. Lo studio a dose singola è stato condotto su 722 pazienti con herpes labiale ricorrente. Acyclovir Lauriad di BioAlliance è basato sulla stessa tecnologia brevettata di compressa boccale mucoadesiva di Loramyc®, prodotto per il trattamento della candidiasi orofaringea in pazienti immunocompromessi. BioAlliance sta sviluppando altri tre prodotti usando la stessa tecnologia: fentanyl Lauriad, clonidine Lauriad e corticosteroide Lauriad. Gli studi clinici con questi prodotti dovrebbero iniziare entro quest’anno. Domenico Barone Anno IV numero 17 Pagina 16 Hanno collaborato a questo numero: Domenico Barone – Consulente – [email protected] Domenico Criscuolo – Genovax – [email protected] Gianni De Crescenzo – Wyeth – [email protected] Francesco De Tomasi – Consulente – [email protected] Luciano M. Fuccella – 3A Medica – [email protected] Anna La Noce – Pharmanet – [email protected] Mario Manganaro – Prof. Associato malattie infettive Università La Sapienza - Roma Fondata nel 1982, Chiltern è una Clinical Research Organization europea con oltre 1200 dipendenti operanti in 20 uffici presenti in Europa, Stati Uniti ed Asia. Chiltern offre servizi clinici dalla Fase I alla Fase IV dello Sviluppo del Farmaco, è presente in Italia dal 2004 ed è un partner in grado di soddisfare le esigenze specifiche di ogni Cliente grazie alla competenza ed alla flessibilità dei propri dipendenti. Per maggiori informazioni contattare: Chiltern International Srl Via Nizzoli, 6 - 20147 Milano Tel.: +39 02 8978941 - Fax: +39 02 37050170 Email: [email protected] - Web: www.chiltern.com CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Presidente Gianni De Crescenzo Vice— Vice—presidente: presidente Anna Piccolboni Segretario: Segretario Roberta Chiecca Tesoriere: Tesoriere Marco Romano Consiglieri: Consiglieri Giuseppe Assogna, Rossana Benetti, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Giovanni Fiori, Barbara Grassi, GiovanBattista Leproux Direttore Responsabile: Responsabile Domenico Criscuolo Comitato editoriale: editoriale Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Carla Guerini Rocco, Marco Romano Segreteria editoriale: editoriale Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Organizzativa Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected] SSFA oggi Stampa: Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007 MEDIA PRINT, Livorno Tariffa Associazioni senza Fini di Lucro: “Poste Italiane Spa—Spedizione in abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, CB PRATO ” Numero progressivo 17 Periodicità: bimestrale WWW.SSFA.IT