CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA FABRIZIO MONTAGNA CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA FABRIZIO MONTAGNA Dompé Dompé . © Cierre Grafica - Verona Prima edizione maggio 2003 L’Autore e l’Editore di quest’opera hanno posto ogni attenzione per garantire l’accuratezza dei dosaggi citati e il loro accordo con gli standard accettati al momento della pubblicazione. Tenendo però in considerazione la possibilità di errore umano e i continui aggiornamenti della scienza medica, gli autori e l’editore non possono garantire che le informazioni ivi contenute siano accurate o complete in ogni loro parte; pertanto non possono essere ritenuti responsabili di eventuali errori od omissioni. In particolare il lettore dovrà verificare le informazioni specifiche che accompagnano il prodotto farmaceutico che intende somministrare per assicurarsi che non siano intervenute modificazioni nelle dosi raccomandate, né alle controindicazioni alla sua somministrazione. Tale verifica è particolarmente importante nel caso di farmaci di recente introduzione o utilizzati raramente. Le poesie che accompagnano il testo sono tratte dal libro “Diario di una ricerca”, F. Montagna, Cierre Edizioni, 2003. Edizione fuori commercio realizzata esclusivamente per Dompé S.p.A. Omaggio ai Signori Medici. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o memorizzata in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo. FABRIZIO MONTAGNA CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Dompé Mattino Appena stamane fuori mi sorprese l’aria fresca e tersa di ieri e di domani Sguardo forò le nuvole nel grigio cielo turchino su sino al timido sole oltre il finito giardino Il petto alla gola mi spinse ad andare felice al lavoro per il solito nuovo da dire e d’amare domani come ieri Libro Allusioni di specchio falsato o menzioni di vissuto disseccato e conservato si aggiungono e non deformano il mondo quotidiano Agito le mie catene Espongo le mie pene Scrivo cose già scritte Tratteggio un ritratto da cui chiaro emerge molte volte il mio volto Magico sogno di comunicare che a tutti piacesse avrei piacere 5 Fabrizio Montagna è medico chirurgo, specialista in odontostomatologia, diplome Universitaire en Orthodontie, direttore sanitario del Centro Servizi Odontoiatrici di Sommacampagna (VR). È professore a contratto presso l’università degli studi di Padova nel corso di Laurea in Odontoiatria dal 1995, nella scuola di specializzazione in Ortognatodonzia e di Chiriurgia Maxillo-Facciale. È autore di diversi libri e pubblicazioni in materia di medicina orale e prevenzione delle infezioni in odontoiatria dal 2000, tra i quali vanno ricordati i seguenti. Libri - Eroina, epatiti e AIDS in odontoiaria, MONTAGNA F, SERPELLONI F, Cierre Ed, 1994 - Prevenzione delle infezioni in odontoiatria: Epatiti e Aids, MONTAGNA F., Promoass Ed. 1996 - La responsabilità nella professione odontoiatrica, MONTAGNA F, DE LEO D, CARLI O, Promoass Ed. 1997 - Patologia orale orientata per problemi: diagnosi differenziale e terapia, MONTAGNA F, FERRONATO G, MARTINELLI F, Promoass Ed. 2000 - Le patologie professionali del personale odontoiatrico e il contenzioso odontoiatra paziente, Masson Ed, 2002 - Lavorare al microscopio operatorio in odontoiatria, MONTAGNA F., DAL PONT F., Promodent Ed., in stampa. Monografie di medicina orale 1. Il trattamento odontoiatrico del paziente con patologia cardiovascolare, MONTAGNA F, Promoass Ed.1998 2. Il trattamento odontoiatrico del paziente in gravidanza, nei primi anni di vita e disabile, MONTAGNA F, FERRO R, Promoass Ed.1999 3. Il trattamento odontoiatrico del paziente con allergia, patologia renale e gastrointestinale, MONTAGNA F, SMACCHIA C, Promoass Ed, 1999 4. Il trattamento odontoiatrico del paziente con patologia broncopolmonare, neurologica e psichiatrica, MONTAGNA F, FERRONATO G, MARTINELLI F, Promoass Ed, 2000 5. Formulario di terapia farmacologica per l’odontoiatra. Linee ragionate di terapia per gruppo Anatomico Chimico Terapeutico (ATC), MONTAGNA F, FERRONATO G, Promoass Ed, 2000 6. Formulario di terapia farmacologica per l’odontoiatra. Linee ragionate di terapia per patologia odontostomatologica ed emergenza, MONTAGNA F, FERRONATO G, Promoass Ed, 2000 7. Effetti indesiderati e interazioni dei farmaci sistemici in odontoiatria. Prima parte, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2001 8. Effetti indesiderati e interazioni dei farmaci sistemici in odontoiatria. Seconda parte, MONTAGNA F, FERRONATO G, Promoass Ed, 2001 9. Il trattamento odontoiatrico del paziente con patologie sistemiche, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2001 10. Epatiti virali e AIDS in odontoiatria, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2001 11. Il dolore orofacciale, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2002 12. Patologia di confine e assistenza medico-odontoiatrica condivisa, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2002 13. Assistenza ORL e odontoiatrica condivisa, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2002 14. Malattia focale odontogena, MONTAGNA F, Promoass Ed, 2002 Si ringrazia per la collaborazione, attenta e competente nei capitoli inerenti le reazioni avverse ai farmaci e le lesioni dermatologiche, il dott. Donato Calista, medico chirurgo, specialista in in Dermatologia e Venereologia, specialista in Malattie Infettive, dirigente di I° livello presso Unità Opertativa di Dermatologia dell’ospedale M. Bufalini di Cesena. La ricerca e l’esperienza clinica ampliano costantemente le nostre conoscenze soprattutto in relazione alle modalità terapeutiche e ne consegue la necessità di un continuo aggiornamento dei parametri diagnostici e clinici. Le indicazioni e le dosi dei farmaci citati in questo manuale riportano le raccomandazioni riportate in letteratura internazionale; particolare cura è stata posta nel controllo dei dosaggi che, quando non diversamente specificato, si intendono espressi per un paziente adulto, normopeso, in assenza di controindicazioni e interazioni. Poiché non è esclusa la possibilità di qualche errore; si consiglia al lettore si verificare attentamente se le indicazioni riportate nel testo abbiano mantenuto la loro validità al momento di una futura consultazione; di prendere inoltre, visione del foglietto illustrativo che accompagna ogni preparazione farmaceutica. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati. Le richieste per le pubblicazioni di seguito riportate, vanno inoltrate a: Montagna Fabrizio, via L. da Vinci, 1, Sommacampagna (VR), cap 36077, tel. 045515868. Che cosa rimarrà Il numero infinito di oggetti di fatti di sogni di immagini che popolano lo spazio muoiono con la morte dell’uomo e scompaiono senza ritorno o forse accadono una volta e tornano ad accadere infinite volte Quale forma o immagine fuggevole e patetica si perderà con la mia agonia o lascerà più povero il mondo? I miei affetti la mia casa il mio lavoro il mio scrittoio. il mio sforzo di perseverare a essere ciò che sono Non so perché mi meraviglio delle singole cose Non esiste pietra sulla terra che persista e l’oblio non cancelli o la memoria non trasformi in forme future che nessuno sa come sono I pensieri abbandonano il corpo mortale e i semi degli affetti e dei sogni con cura custoditi e tramandati fioriscono immortali nel tempo Motocicletta Romba il vibrante ruggito il motore Sibila nel casco il fischio del vento Risale e riscalda il corpo il calore Trema la mano sferzata dal vento Lo sguardo attento è in avanti proteso all’obiettivo fugace di un dosso che si ripropone già superato in un orizzonte nuovo e immutato. Accennan strette le labbra un sorriso il polso piega e accelera deciso. Il mondo è alle spalle ormai sorpassato e tutti i pensieri appena abbozzati son come le strisce bianche sfrecciati dietro un nero asfalto superato. Così nella vita intensa d’eventi pensieri in rapido moto abbozzati veloce sfreccio verso nuovi orizzonti con entusiasti sorrisi accennati incredulo a un incidente finale che inatteso m’attenda privo di male. INDICE Introduzione ........................................................................................................................................... pag. 11 PARTE A - CHEMIOTERAPIA ANTIBATTERICA .......................................................... pag. 17 A.1 Parte generale ............................................................................................................................... pag. 19 1. PRINCIPI GENERALI DI FARMACOLOGIA ................................................................................ pag. 1.1 Nozioni di farmacocinetica ............................................................................................................... pag. 1.2 Nozioni di farmacodinamica ............................................................................................................. pag. 1.3 Antibioticoresistenza ......................................................................................................................... pag. 19 20 24 25 2. PRINCIPI DI ANTIBIOTICOTERAPIA ......................................................................................... pag. 2.1 Flora commensale e agenti patogeni .................................................................................................. pag. 2.1.1 Streptococchi ................................................................................................................................... pag. 2.1.2 Anaerobi ........................................................................................................................................ pag. 2.2 Scelta del chemioterapico antibatterico ............................................................................................. pag. 2.2.1 Indagini colturali ............................................................................................................................ pag. 2.3 Gestione e monitoraggio della terapia antibiotica .............................................................................. pag. 28 28 28 29 32 33 36 3. REAZIONI AVVERSE ...................................................................................................................... pag. 39 (F. Montagna, D. Calista) A.2 Parte sistematica ........................................................................................................................... pag. 45 1. FAMIGLIE DI ANTIBIOTICI ......................................................................................................... pag. 1.1 Penicilline ......................................................................................................................................... pag. 1.2 Inibitori delle betalattamasi ............................................................................................................... pag. 1.3 Cefalosporine .................................................................................................................................... pag. 1.4 Macrolidi .......................................................................................................................................... pag. 1.5 Lincosamidi ...................................................................................................................................... pag. 1.6 Tetracicline ....................................................................................................................................... pag. 1.7 Nitroimidazoli .................................................................................................................................. pag. 1.8 Aminoglicosidi ................................................................................................................................. pag. 1.9 Chinoloni ......................................................................................................................................... pag. 46 46 47 47 52 53 53 55 55 55 A.3 Parte pratica .................................................................................................................................. pag. 57 1. RAZIONALE DI TERAPIA DELLE INFEZIONI BATTERICHE .................................................. pag. 57 1.1 Actinomicosi ..................................................................................................................................... pag. 57 1.2 Alveolite postestrattiva ...................................................................................................................... pag. 57 8 INDICE 1.3 Gengivite acuta necrotizzante ........................................................................................................... pag. 1.4 Infezioni odontogene superficiali ...................................................................................................... pag. 1.5 Infezioni odontogene profonde ......................................................................................................... pag. 1.6 Osteomielite ..................................................................................................................................... pag. 1.7 Parodontiti ....................................................................................................................................... pag. 1.8 Parotite batterica ............................................................................................................................... pag. 1.9 Perimplantite .................................................................................................................................... pag. 1.10 Sinusite odontogena ....................................................................................................................... pag. 57 58 62 64 68 71 72 74 2. OSPITI CON PROBLEMI SPECIALI .............................................................................................. pag. 2.1 Pedodonzia ....................................................................................................................................... pag. 2.2 Gravidanza ....................................................................................................................................... pag. 2.2.1 Modificazioni farmacocinetiche ....................................................................................................... pag. 2.2.2 Reazioni avverse .............................................................................................................................. pag. 2.2.3 Razionale di terapia antibiotica ....................................................................................................... pag. 2.3 Allattamento ..................................................................................................................................... pag. 2.4 Gerodontoiatria ................................................................................................................................ pag. 2.4.1 Modificazioni farmacocinetiche ....................................................................................................... pag. 2.4.2 Razionale di terapia antibiotica ....................................................................................................... pag. 2.5 Insufficienza epatica .......................................................................................................................... pag. 2.5.1 Modificazioni farmacocinetiche ....................................................................................................... pag. 2.5.2 Razionale di terapia antibiotica ....................................................................................................... pag. 2.6 Insufficienza renale ........................................................................................................................... pag. 2.6.1 Modificazioni farmacocinetiche ....................................................................................................... pag. 2.6.2 Razionale di terapia antibiotica ....................................................................................................... pag. 2.7 Dialisi ............................................................................................................................................... pag. 2.8 Ospite compromesso ........................................................................................................................ pag. 2.9 Allergia alle betalattamine ................................................................................................................. pag. 2.10 Intolleranza gastrointestinale ........................................................................................................... pag. 76 76 76 77 78 78 79 79 80 80 81 81 82 83 83 83 85 85 87 89 3. PROFILASSI ANTIBIOTICA ........................................................................................................... pag. 3.1 Endocardite infettiva ........................................................................................................................ pag. 3.1.1 Efficacia della profilassi ................................................................................................................... pag. 3.1.2 Stima del rischio di sviluppare l’EI ................................................................................................... pag. 3.1.3 Linee guida ..................................................................................................................................... pag. 3.2 Profilassi per protesi articolari ortopediche ........................................................................................ pag. 3.3 Protesi sistemiche .............................................................................................................................. pag. 3.4 Infezioni post-chirurgiche ................................................................................................................. pag. 3.4.1 Indicazioni ..................................................................................................................................... pag. 3.4.2 Schemi posologici ............................................................................................................................. pag. 92 92 92 94 95 97 99 101 101 103 PARTE B - CHEMIOTERAPIA ANTIMICOTICA ............................................................ pag. 105 1. FAMIGLIE DI ANTIMICOTICI ..................................................................................................... pag. 107 1.1 Antibiotici polienici .......................................................................................................................... pag. 107 1.2 Derivati azolici .................................................................................................................................. pag. 108 2. REAZIONI AVVERSE ...................................................................................................................... pag. 109 INDICE 3. RAZIONALE DI TERAPIA DELLE MICOSI .................................................................................. pag. 3.1 Candidosi orale ................................................................................................................................. pag. 3.2 Cheilite angolare ............................................................................................................................... pag. 3.3 Stomatite da protesi mobile .............................................................................................................. pag. 9 109 109 111 113 PARTE C - CHEMIOTERAPIA ANTIVIRALE ................................................................... pag. 115 1. FAMIGLIE DI ANTIVIRALI ............................................................................................................ pag. 117 2. RAZIONALE DI TERAPIA DELLE VIROSI ................................................................................... pag. 2.1 Gengivostomatite erpetica ................................................................................................................ pag. 2.2 Herpes simplex labiale e intraorale .................................................................................................... pag. 2.3 Herpes zoster .................................................................................................................................... pag. 118 118 118 121 PARTE D - ANTISETTICI ......................................................................................................... pag. 123 PARTE E - FARMACI ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI .............................. pag. 127 1. CLASSIFICAZIONE ......................................................................................................................... pag. 129 2. MECCANISMO D’AZIONE ........................................................................................................... pag. 129 3. EFFETTI COLLATERALI ................................................................................................................ pag. 3.1 Effetti gastrointestinali ...................................................................................................................... pag. 3.2 Effetti sulla coagulazione ................................................................................................................... pag. 3.3 Effetti sulla funzionalità epatica e renale ........................................................................................... pag. 3.4 Gravidanza, allattamento .................................................................................................................. pag. 132 132 132 132 133 4. SCELTA DEL FARMACO ................................................................................................................ pag. 133 5. MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE ....................................................................................... pag. 133 PARTE F - ODONTOIATRIA LEGALE ................................................................................. pag. 135 1. RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE IN ANTIBIOTICOTERAPIA .......................................... pag. 137 2. RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE IN PROFILASSI ANTIBIOTICA .................................... pag. 137 3. FARMACOSORVEGLIANZA .......................................................................................................... pag. 139 PARTE G - APPENDICE ............................................................................................................. pag. 143 1. CARATTERISTICHE FARMACODINAMICHE DELLE PRINCIPALI FAMIGLIE DI ANTIBIOTICI ........................................................................................................................... pag. 145 2. ANTIBIOTICI ELENCATI PER PRINCIPIO ATTIVO IN ORDINE ALFABETICO ................. pag. 146 3. CHEMIOTERAPICI ANTINFETTIVI SUDDIVISI PER FAMIGLIE .......................................... pag. 148 4. ANTIBIOTICI ELENCATI IN ORDINE ALFABETICO PER NOME COMMERCIALE .......... pag. 152 5. ANTISETTICI DEL CAVO ORALE .............................................................................................. pag. 155 6. ANTINFIAMMATORI TOPICI DEL CAVO ORALE ................................................................... pag. 157 PARTE H - BIBLIOGRAFIA ...................................................................................................... pag. 159 PARTE I - INDICE ANALITICO ............................................................................................. pag. 165 INTRODUZIONE Quando mi proposero di preparare del materiale d’informazione scientifica in tema di antibioticoterarapia. Per impostare il lavoro eseguii la prima indagine presso amici, ricevendo risposte del tipo: “Per le infezioni uso… (amoxicillina), se il caso è più brutto…(amoxicillina con un inibitore delle betalattamasi), se è allergico… (macrolide). Sempre per bocca”. La tentazione fu forte di rimandare la richiesta al mittente con il nome di tre nomi commerciali su un biglietto. Superato il fascino del paradosso, mi interessai all’argomento, giungendo alla banale conclusione che, come spesso accade, ignoravo cose importanti e ragionavo di inutilità. Svolgendo la ricerca bibliografica su internet, per supportare questo libro mi incuriosirono alcune interessanti indagini di farmaco-economia e farmaco-epidemiologia. Non si trattava di nozioni nuove, quanto di studi che confermavano ciò che già sapevo o immaginavo, tali però da stimolare alcune considerazioni. Internet amplia l’informazione, ma non la cultura e questa introduzione, come del resto questo libro, non intendono fornire ricette, quanto stimolare nel dubbio la capacità di giudizio attraverso alcune provocatorie domande. L’immagine che si deduce da questa introduzione, forse un po’ troppo appesantita di dati come tutte le revisioni della letteratura, è quello di una categoria odontoiatrica nel complesso ben preparata sul tema, sia pur con qualche incertezza e necessità di aggiornamento. Spero di essere riuscito nell’intento di stimolare la vostra curiosità e se lo vorrete, potrete approfondire l’argomento addentrandovi nella lettura di questo libro. I principi generali: l’unica cosa su cui siamo tutti d’accordo Esiste unanime accordo sui principi basilari della terapia antibiotica in odontoiatria che: va prescritta limitatamente alle infezioni batteriche non controllabili meccanicamente o chirurgicamente; risulta di tipo ragionato, cioè rivolta all’agente eziologico presunto per localizzazione e epidemiologia; utilizza antibiotici comuni, capostipiti di famiglie a bassa tossicità e costo, con spettro antibiotico stretto; è somministrata preferenzialmente per via orale. Del resto altrettanto noti sono gli svantaggi di una scorretta prescrizione antibiotica che consistono nell’incremento dell’antibiotico-resistenza, delle reazioni avverse ai farmaci e dell’immotivata spesa sanitaria. Il passaggio dai principi generali alla pratica clinica nasconde, però, numerose insidie. Viaggiando su internet utilizzando le parole chiave “inappropriate or overuse and antibiotic and dentistry”, è possibile ritrovare diversi articoli recenti che analizzano le prescrizioni dei dentisti per correttezza di indicazioni, di tipo di sostanze, di dosaggi e di durata, evidenziandone abitidini e qualche errore ricorrente. Le metodiche di indagine si basano prevalentemente su due tipi di analisi statistica: - questionari anonimi, composti da più sezioni e somministrati a vaste coorti di odontoiatri, che indagano conoscenze e abitudini in antibiotico-terapia - moduli, preparati ad hoc e compilati nel corso dell’attività clinica, da campioni numericamente più ridotti, per ogni intervento che abbia richiesto una prescrizione antibiotica svolta in un dato periodo di tempo. Nessuna meraviglia sulla scarsità di studi nazionali; nel caso specifico siamo fortunati ad averne uno che, nonostante la non elevata rappresentatività statistica, merita tutela come specie rara. La scelta dell’antibiotico mostra differenze nelle diverse nazioni: paese che vai antibiotico che trovi? I tipi di antibiotici prescritti non sono molti, come conferma un’indagine svolta su 17007 prescrizioni eseguite da odontoiatri inglesi, che evidenziava come fossero utilizzati solo nove tipi di sostanze, prevalentemente di tipo generico (Palmer, Martin et al 2000). L’amossicillina fa la parte del leone rappresentando, da sola in tutto il panorama mondiale, oltre il 50% delle prescrizioni, fatto sicuramente dovuto al suo ottimo assorbimento orale, spettro di azione corrispondente ai più frequenti patogeni orali e virtuale assenza di affetti tossici e controindicazioni. La differenza, tra Italia e paesi anglosassoni, risiede prevalentemente nella diversa utilizzazione degli antibiotici di seconda scelta; utilizziamo molto i macrolidi, mentre sono disconosciuti il metronidazolo e la clindamicina. Uno studio recente svolto in Italia (Mazzaglia et al 2002) su 1615 moduli compilati da 33 dentisti nel corso dell’attività clinica riportava che l’antibiotico veniva prescritto: nel 23,6% dei casi per ascessi parodontali, nel 20,6% per parodontite apicale acuta e nel 18,5% per disodontiasi del terzo molare. Le penicilline erano la famiglia più frequentemente prescritta (40,1%), seguita dai macrolidi (30,2%) e dalle cefa- 12 INTRODUZIONE losporine (13,4%). Le penicilline erano le più utilizzate dopo terapie chirurgiche (52,1%) e per la disodontiasi del terzo molare (50,8%), mentre i macrolidi erano utilizzati più comunemente per le gengiviti (44,1%) e parodontopatie (55,0%). La terapia parenterale era scelta nel 7,8% dei casi in relazione alla maggior gravità della sintomatologia generale, del dolore e della compromissione linfonodale. La bibliografia inglese è particolarmente ricca di dati sull’argomento. Un’indagine svolta attraverso un questionario su 929 odontoiatri inglesi (Palmer, Pealing et al 2000) riportava l’amossicillina come l’antibiotico più frequentemente prescritto per tutte le situazioni cliniche; eccetto per la pericoronarite del dente del giudizio, la gengivite necrotizzante acuta e l’alveolite dove veniva preferito il metronidazolo. Una successivo studio (Palmer, Dailey e Martin 2001) svolto su una coorte di 175 odontoiatri inglesi, riportava come sostanze più frequentemente utilizzate: l’amossicillina (57,6%), il metronidazolo (23,8%), le penicilline (9,3%), l’eritromicina (4,8%) e le associazioni di amossicillina e metronidazolo (1,7%). Si tratta di abitudini diverse, prive di una precisa motivazione scientifica, peraltro in accordo alle indicazioni riportate in letteratura. Concetti comuni sono che il metronidazolo e la clindamicina sono particolarmente attive sui germi anaerobi gram negativi, commensali del cavo orale e frequenti patogeni opportunisti nelle infezioni odontogene; l’antibioticoresistenza è del 6% per la clindamicina e assente per il metronidazolo; farmaci che nelle infezioni difficili vanno, comunque, associati alle penicilline per coprire anche i batteri aerobi gram positivi. Nonostante questo in Italia nelle infezioni difficili da anaerobi si preferisce l’associazione amossicillina + acido clavulanico, di equivalente efficacia ma di costo maggiore. Inoltre, nei pazienti allergici ai betalattamici, clindamicina e eritromicina sono equivalenti, anche per gli effetti indesiderati gastrointestinali ma soprattutto la prima risulta poco utilizzata; meno indicati per motivi di farmacoeconomia altri i macrolidi più recenti e più costosi di frequente utilizzazione in Italia. La profilassi antibiotica: tra immaginazione e realtà nell’applicazione pratica dei principi generali Un’indagine svolta mediante un questionario su 506 odontoiatri canadesi (Epstain et al 2000) riportava che l’85% delle terapie era appropriata con una media di 4,45 prescrizioni alla settimana, prevalentemente a base di penicilline, con una durata media della terapia di 6,92 giorni. Il dosaggio raccomandato era rispettato per le penicilline nel 59,2% dei casi e per l’amossicillina nel 72,2%. La profilassi antibiotica era prescritta 1,15 volte alla settimana, prevalentemente prescritta prima di interventi chirurgici, in pazienti con anamnesi di malattia reumatica, soffi cardiaci, artroprotesi d’anca e nei pazienti con infezione da HIV, più che per altri motivi. Il 17,5 % degli odontoiatri riportava la durata della profilassi per l’endocardite batterica da 1 a 7 giorni, con una media di 6,91 dosi somministrate dopo l’intervento. Nella profilassi antibiotica, quindi, vi era il maggiore, per quanto contenuto, scostamento tra affermazioni e realtà clinica: la maggior parte degli odontoiatri dichiarava di seguire le linee guida dell’American Hearth Association per la profilassi dell’endocardite batterica; ma in pratica si rilevavano notevoli discrepanze spesso con terapie immotivatamente lunghe, ben diverse dalla ultrashort (monosomministrazione 1 ora prima dell’intervento) o short prophilaxis (bisomministrazione 1ora prima e 6 ore dopo l’intervento) attualmente raccomandate. Rimane peraltro irrisolto il problema della identificazione dei pazienti candidati a profilassi dell’endocardite, data l’inattendibilità negli anziani che nel 14% non riportano all’anamnesi la presenza di un soffio cardiaco e che solo il 78% di tutti i pazienti è al corrente della necessità di una profilassi antibiotica (Randall, 2001; Vogel 2000). I peccati veniali nella prescrizione del dentista: quanto, quando e come sbaglia. La prescrizione d’urgenza è la fonte di errore più frequente Un’indagine svolta su 17007 prescrizioni eseguite da odontoiatri inglesi evidenziava che venivano utilizzati nove tipi di antibiotici, prevalentemente di tipo generico e che molte prescrizioni erano inappropriate per frequenza, dosaggio e durata (Palmer, Martin et al 2000). Un’indagine svolta attraverso un questionario su 929 odontoiatri inglesi evidenziava che la prescrizione di antibiotici variava considerevolmente e risultava talvolta subottimale (Palmer, Pealing et al 2000). Il 95% riconosceva la necessità di antibiotici in caso di infezione con tendenza alla diffusione; ma il 12,5% prescriveva antibiotici in caso di pulpite acuta; il 3,35% per le gengiviti marginali croniche; il 69% prescriveva antibiotici prima del drenaggio di un ascesso acuto e il 23% dopo. Lo stesso studio riportava che gli odontoiatri dichiaravano di non essere influenzati dalla aspettativa del paziente di ricevere antibiotici (92%) ma di prescriverli quando si trovavano in ristrettezza di tempo (30.3%), erano incapaci di formulare una diagnosi definitiva (47,3%) o dovevano ritardare il trattamento (72,5%). INTRODUZIONE 13 La prescrizione antibiotica in urgenza risultava spesso inappropriata in un’indagine svolta su 1.069 pazienti che si rivolgevano a 5 cliniche dentali inglesi (Dailey e Martin 2001), considerando che il 65% lamentava dolore da ascesso e il 35% pulpite, ma nel 74% dei casi veniva prescritto un antibiotico senza alcun intervento terapeutico chirurgico. Non lasciatevi impressionare dall’ordine di esposizione, le statistiche non costituiscono un giudizio di per sé stesse, ma testimoniano per ambedue le parti; questi dati confermano le affermazioni già citate di Epstain che stima le prescrizioni corrette nell’85% dei casi. Le indicazioni vengono generalmente rispettate, ma permane una tendenza all’iper-prescrizione in alcune situazioni come: la difficoltà di una diagnosi precisa, spesso per mancanza di tempo; la sopravvalutazione del rischio di diffusione dell’infezione, anche in casi dove la terapia non è indicata, come ad esempio la pulpite acuta o infezioni banali risolvibili con il drenaggio o l’apertura della camera pulpare. Le differenze interprofessionali: parodontologi versus odontoiatri generici Le differenze interprofessionali tra odontoiatri con diverse competenze non sembrano rilevanti; pur confermandosi il principio che i meno aggiornati tendono a sottovalutare la fase di diagnosi e di preparazione manuale e a iperprescrivere antimicrobici. Differenze emergevano sull’uso degli antibiotici in parodontologia in una indagine che coinvolgeva 587 odontoiatri in Inghilterra (Cloudhury et al 2001). L’uso di antibiotici sistemici nella terapia della parodontite cronica dell’adulto era del 7,4% per i parodontologi e il 18% tra gli odontoiatri generici; peraltro gli specialisti prescrivevano l’antibiotico su indicazione specifica (in presenza di diagnosi di parodontite a inizio precoce e di parodontite refrattaria). Gli antimicrobici locali erano utilizzati dall’8,9% dei parodontologi e dal 5,4% dei generici; peraltro gli specialisti prescrivevano l’antibiotico specificatamente nelle parodontite recidivanti (26,3% versus 14,8%) e parodontite refrattarie (30,8% versus 15,2). Gli specialisti, rispetto i generici, risultavano più aggiornati e più propensi a impiegare un periodo di tempo di almeno 45 minuti per il root planning di un quadrante (33% versus 3,8%). Le differenze intraprofessionali medici versus dentisti: i medici prescrivono più dei dentisti. Il falso mito della scarsa preparazione dei dentisti in farmacoterapia Come facilmente intuibile per le patologie dentarie acute i medici sono più propensi a prescrivere, soprattutto antibiotici a più largo spettro, nei confronti dei dentisti; in omaggio al principio generale che chi meno sa, più prescrive farmaci. Dall’analisi delle registrazioni di 1185 prescrizioni antibiotiche eseguite in diverse strutture inglesi di medicina generale e odontoiatria emergevano i seguenti dati (Anderson et al 2000): al 68% dei pazienti che si rivolgevano a medici veniva prescritto un antimicrobico, in contrapposizione al 28% di quelli trattati da odontoiatri. Il rapporto rimaneva invariato nelle situazioni di urgenza durante il fine settimana, con un rapporto del 52% in strutture mediche contro il 38% di strutture odontoiatriche. La differenza interprofessionale giustifica iniziative di aggiornamento e formazione professionale tese a razionalizzare la prescrizione antibiotica: i medici generici dovrebbero essere istruiti sul corretto uso dei farmaci nelle patologie odontoiatriche; mentre i dentisti dovrebbero approfondire i criteri che condizionano la terapia in pazienti con patologie sistemiche e la profilassi nei casi discrezionali (artroprotesi, immunocompromissione, ecc). Il ruolo della formazione e dell’audit: quale utilità per l’odontoiatra? Amara sorpresa per chi vede come fumo negli occhi la formazione continua obbligatoria, i dati disponibili sull’efficacia dei corsi di formazione sul miglioramento delle prescrizioni, sono incoraggianti. Secondo uno studio svolto su un campione di 1338 odontoiatri inglesi, eseguito mediante un questionario per valutare la necessità di iniziative di formazione, le conoscenze erano reputate: soddisfacenti per i segni clinici e extraclinici (aspettative dei pazienti) che condizionavano la prescrizione; ma povere per quanto riguardava i criteri da seguire in presenza di pazienti con patologie sistemiche e di necessità di profilassi. Gli odontoiatri che avevano frequentato un corso di terapia antibiotica nei precedenti 2 anni erano il 22% e mostravano una conoscenza notevolmente superiore rispetto altri colleghi privi di aggiornamento (Palmer, Martin et al 2001). L’efficacia dei programmi di formazione, era verificata attraverso uno studio eseguito su una coorte di 175 odontoiatri inglesi prima e un aggiornamento in antibiotico-terapia (Palmer, Dailey e Martin 2001): il numero delle prescrizioni si riduceva del 42,5%, da 2316 nelle sei settimane prima dell’audit a 1330 in un uguale lasso di tempo successivo. Alcune considerazioni conclusive Nell’ultimo decennio la chemioterapia delle patologie infettive ha visto realizzarsi alcuni cambiamenti riconducibili alla comparsa sulla scena epidemiologica di ceppi con scarsa sensibilità ai chemioterapici tradizionali e alla evolu- 14 INTRODUZIONE zione qualitativa e quantitativa di alcune famiglie di farmaci (ad esempio le cefalosporine, i chinoloni di ultima generazione) che hanno portato alla produzione e alla commercializzazione di numerose, nuove sostanze da parte dell’industria farmaceutica. Di fronte alla proliferazione di nuovi chemioterapici è indubbio che l’odontoiatra si trovi oggi spesso in difficoltà nella scelta, soprattutto a causa di un’informazione che talvolta risulta carente o parziale. Numerosi studi sono stati condotti in diversi paesi per controllare le modalità di prescrizione degli antibiotici per infezioni del cavo orale, evidenziando notevoli differenze tra sanitari nell’applicazione delle raccomandazioni riportate dalle linee guida e dalle indicazioni normalmente accettate dalla comunità scientifica internazionale. Esiste una notevole differenza nella frequenza delle prescrizioni antibiotiche tra medici e odontoiatri: ai 2/3 dei pazienti che si rivolgono ai medici generici per problemi odontoiatrici viene prescritta una terapia antibiotica; mentre tra coloro che si rivolgono al proprio odontoiatra solo 1/3 sono trattati con chemioterapici antinfettivi. In media un dentista esegue circa 5 prescrizioni di antibiotico in una settimana con una durata media di soministrazione di 7 giorni, circa una volta alla settimana la prescrizione ha carattere di profilassi per l’endocardite infettiva, per la presenza di protesi articolari o per prevenzione delle complicanze chirurgiche. Del resto pur riconoscendo che l’80% delle terapie eseguita da odontoiatri è corretta si riscontra una considerevole variabilità nei dosaggi, frequenza e durata delle prescrizioni in condizioni diverse. Sussiste, ad esempio, una maggior tendenza a prescrivere antibiotici quando non sia possibile eseguire una diagnosi definitiva o vi sia difficoltà a seguire il paziente per situazioni di ristrettezza di tempo legata alla gestione degli appuntamenti o nel fine settimana. In linea generale gli odontoiatri non si aggiornano con regolarità sull’antibioticoterapia e solo una minoranza risulta aver frequentato corsi di aggiornamento sull’argomento specifico negli ultimi due anni, mostrando, sulla base di questionari, una scarsa conoscenza sulla chemioprofilassi e sull’uso di antibiotici in pazienti con patologie sistemiche. Per contro l’utilità di programmi di formazione sull’argomento è dimostrata dal fatto che odontoiatri, sottoposti a indagine statistica prima e dopo un programma di audit, diminuisce di circa la metà la frequenza delle prescrizioni antibiotiche. Anche la scelta dello specifico antibiotico mostra considervoli differenze in diversi Paesi, pur confermando l’amoxicillina come l’antibiotico più frequentemente prescritto. L’antibiotico più usato risulta l’amoxicillina seguita nel Regno Unito da metronidazolo, altre penicilline e eritromicina; mentre in Italia gli antibiotici maggiormente utilizzati, accanto alla amoxicillina che rappresenta comunque i due terzi delle prescrizioni, sono le penicilline, i macrolidi e le cefalosporine. La somministrazione parenterale rappresenta più l’eccezione che la regola. La profilassi antibiotica dell’endocardite infettiva è un argomento standardizzato dalle linee guida dell’Americam Hearh Association (AHA) accettate in ambito internazionale dalla maggior parte delle Associazioni Dentali. Nell’applicazione pratica gli odontoiatri, pur dichiarando di seguire le linee guida dell’AHA, nell’applicazione della profilassi antibiotica dell’endocardite infettiva mostrano difformità dai protocolli con variazioni della durata che variano tra 1 e 7 giorni. Le differenze sono ancora maggiori dove le indicazioni rivestono carattere facoltativo come nella profilassi antibiotica in chirurgia orale e sono, quindi, lasciate al giudizio clincico di operatori con diverse esperienze e convinzioni personali. Sulla base delle considerazioni emerse dalle differenze sopraesposte è nata l’idea di questo pubblicazione, con fini eminentemente pratici e dedicata agli odontoiatri che lavorano in regime extraospedaliero; come agile punto di riferimento che non intende essere nulla di più che un manuale di antibioticoterapia da mantenere a portata di mano. Un ringraziamento particolare va rivolto a Dompé per aver voluto stimolare e sostenere questo progetto, un’azienda farmaceutica da sempre impegnata sul fronte etico e deontologico al servizio della medicina e dell’odontoiatria, nell’ideale di una sempre migliore qualità del servizio e dell’assitenza ai cittadini. Ci rendiamo conto che ogni giudizio e ogni scelta logica alla base dell’impostazione di questo lavoro, possono essere incompleti o rivedibili; ma riteniamo che possano rappresentare il punto comune di partenza per un più ampio dibattito utile per la formazione culturale e l’aggiornamento continuo degli odontoiatri, nell’interesse della tutela della salute della società. Sommacampagna, 1 maggio 2003 Montagna Fabrizio 15 INTRODUZIONE Sagra Nella confusione di luci rumori e persone in una sera di fine estate frastornato annoiato ti guardo girare eccitato su vecchie giostre scrostate. Inarchi il petto per aiutare il goffo giostraio a sfilare dalla tasca i gettoni. Controlli se disponi ancora di giri e di quanti per me sono sempre tanti. Le tue braccia tese che la coda afferrano sono vittorie che mi prendono. Sulla strada di casa ti sei addormentato sulle mie spalle appoggiato. Oggi ho consegnato alle stampe la fatica di un libro di chimica. Ma di tutto lo scibile mi rimane solo indelebile il tuo peso abbandonato. Medico Cinismo tecnico mitigato dal timore Rigore logico intriso d’affetto e amore Infantile pragmatica fede d’adulto inverno nel tempo senza dolore nella vita senza eterno cielo senza redentore Regge l’antico ricordo del sogno di un ruolo nel quotidiano lavoro insieme mai solo Conferenza Molti che parlano per alimentare il proprio clamore. Non comunicano, per il proprio amore, con quanti ascoltano. Lor reali immagini convinti mostrano. Né, aridi, sognano né danno emozioni. Bancarotta di valori Disconoscere il valore reale e un atto superfluo elevare a dogma universale. Un improponibile fine rincorrere illudendosi grande e importante come un nano all’ombra di un gigante. Coronare un sogno triviale e perplessi rimedio porgere con un nuovo ideale. Dalla nevrosi lasciarsi travolgere e perdere il valore del futile e l’importanza dell’inutile. Non rispondere alla vita che passa per riproporre a distanza fisse domande irrisolte, sempre le stesse. PARTE A CHEMIOTERAPIA ANTIBATTERICA . A.1 PARTE GENERALE Il termine antibiotico deriva dalla parola antibiosi, coniata da Willermen nel 1889, per descrivere, in una accezione generale, la concorrenza che si genera tra gli stessi esseri viventi,“la vita che impedisce la vita” secondo la definizione di Pasteur. Nell’accezione più ampia del termine sono compresi sia agenti antimicrobici che antitumorali; in senso restrittivo antibiotico indica i farmaci di origine biologica e chemioterapico quelli di sintesi chimica. Oggi antibioticoterapia e chemioterapia antinfettiva sono considerati sinonimi di terapia antimicrobica e comprendono la terapia antibatterica, antimicotica e antivirale. Idealmente l’antibioticoterapia per via sistemica dovrebbe essere selettiva, atossica, rapida, economica e di facile somministrazione; ma è inevitabile che essa debba rappresentare un compromesso tra vari aspetti inerenti l’ospite, il microrganismo e il farmaco (figura 1.1). Si deve rispettare il principio basilare di limitare la prescrizione a quelle situazioni in cui la presenza di infezione batterica è certa o altamente probabile; evitando l’uso indiscriminato in situazioni non necessarie che, oltre l’inefficacia clinica, presentano il rischio di reazioni avverse, aumento delle resistenze e del costo sociale. In medicina si distinguono diverse modalità nella scelta del tipo di antibioticoterapia: - ragionata che, in assenza dell’isolamento batterico, si basa sulla diagnosi eziologica presuntiva, fondata sulla localizzazione dell’infezione e sull’epidemiologia dell’infezione stessa (figura 1.2) - mirata presuppone l’isolamento del germe e la determinazione della sua sensibilità agli antimicrobici - empirica si attua precocemente in pazienti febbrili ad alto rischio (ospiti compromessi, come ad esempio i neutropenici) per evitare gli effetti gravi che comporterebbe il ritardo necessario per instaurare una terapia microbica mirata. Nella odontoiatria sia il tipo di antibiotici, che le modalità terapeutiche utilizzate, sono generalmente limitate nei confronti della prassi medica e la maggior parte degli odontoiatri, che lavora in regime extraospedaliero, utilizza normalmente terapie ragionate, per via orale e in cicli brevi di 5-7 giorni. 1. PRINCIPI GENERALI DI FARMACOLOGIA Come tutte le discipline anche la farmacologia ha il proprio vocabolario e linguaggio che comprende termini come farmacocinetica, farmacodinamica, meccanismo d’azione, spettro antibatterico e resistenza. In estrema sintesi, richiamandoci allo schema di interazione tra farmaco-paziente-batterio, possiamo schematizzare le seguenti definizioni: - la farmacodinamica descrive l’azione del farmaco sul paziente Terapia ragionata germe Diagnosi di localizzazione ospite farmaco Dati epidemiologici Caratteristiche della sede Esigenze di spettro Esigenze farmacocinetiche (diffusibilità) Scelta dell’antibiotico Figura 1.1 - Interazione tra patogeno microbico, agente antimicrobico e ospite Figura 1.2 - Chemioterapia antibatterica ragionata 20 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA - la farmacocinetica illustra l’azione subita dal farmaco da parte del paziente - il meccanismo d’azione e lo spettro antibatterico l’azione del farmaco sul microrganismo - la resistenza, l’azione sul farmaco da parte del microrganismo. Queste conoscenze sono essenziali per comprendere l’azione dei farmaci e i meccanismi relativi a cui si farà costantemente riferimento nel testo; in particolare per spiegare gli adattamenti terapeutici necessari in presenza delle modificazioni farmacocinetiche indotte da patologie sistemiche negli ospiti con speciali problemi di terapia. 1.1 Nozioni di farmacocinetica La farmacocinetica è quella branca della farmacologia che studia il destino di un farmaco dal momento della sua introduzione nell’organismo sino alla sua eliminazione. Le tappe fondamentali della cinetica sono l’assorbimento, il trasporto, la distribuzione e l’eliminazione (tabella 1.3). L’assorbimento è quella fase che permette al farmaco di giungere dalla sede di somministrazione al torrente circolatorio. Questa fase manca, pertanto, nella somministrazione endovenosa ed è tipica della via orale, intramuscolare, rettale, sublinguale, topica, etc. Durante l’assorbimento il farmaco deve passare attraverso una o più membrane cellulari, prevalentemente costituite da strati lipidici. In genere si tratta di un fenomeno passivo dipendente dalla lipofilia del farmaco, dal suo grado di ionizzazione (pH dipendente), tenendo presente che la quota non ionizzata è quella liposolubile, mentre la ionizzata è idrosolubile. L’assorbimento orale varia tra le diverse sostanze delle stesse famiglie di antibiotici e è condizionato dalle caratteristiche chimico-fisiche degli antibiotici (tabella 1.4): - liposolubilità (tabella 1.5) - assunzione contemporanea di cibo (tabella 1.6, 1.7) - acido-resistenza (per l’inattivazione da parte dei succhi gastrici) - pH che determina la sede dell’assorbimento; le sostanze acide sono assorbite nello stomaco e quelle basiche nell’intestino (tabella 1.8). La biodisponibilità indica la capacità di assorbire un farmaco ed esprime la percentuale della dose somministrata che è in grado di raggiungere il torrente circolatorio. La velocità d’assorbimento e la biodisponibilità dopo somministrazione intramuscolare dipendono dalla solubilità del farmaco nei liquidi interstiziali, dall’efficienza del circolo periferico e dalla permeabilità della parete capillare. Per i farmaci somministrati per via orale si distinguono: - una biodisponibilità farmaceutica che presuppone la liberazione del farmaco dalla sua formulazione farmaceutica; l’assorbimento è più rapido per le formulazioni liquide e micronizzate e più lento per quelle in capsule o compresse Antibiotico legato Plasma Depositi tessutali Antibiotico non legato Sito d’azione Trasporto Distribuzione Assorbimento Metabolita Eliminazione Metabolizzazione Figura 1.3 - Schema dei processi farmacocinetici 21 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.4 - Assorbimento orale Antibiotico Assorbimento gastroenterico (%) PENICILLINE Amoxicillina Acido clavulanico 74-92 75 CEFALOSPORINE Cefaclor Cefuroxime axetil Cefixime Cefpodoxime proxetil Ceftibuten Cefprozil 35-40* 70-80** (2) 30-40* 50-60** (2) 40 (2) 40* 60** (1) 80 (2) 94 (1) MACROLIDI Eitromicina Claritromicina Azitromicina 40-50 60 (2) 40 (2) TETRACICLINE Clortetraciclina, ossitetraciclina Doxiciclina, minociclina 75 95 CLINDAMICINA METRONIDAZOLO 90 90 Tabella 1.5 - Solubilità Idrosolubili Liposolubili Penicilline Cefalosporine Tetraciline classiche (tetraciclina, ossitetraciclina) Macrolidi Lincosamidi Metronidazolo Tetracicline moderne (doxiciclina, minociclina) Tabella 1.6 Influenza della presenza di cibo sull’assorbimento Non influenza Amoxicillina Amoxicillina/acido clavulanico Bacampicillina Eritromicina etilsuccinato Cefprozil Cefalexina Doxiciclina Minociclina Metronidazolo Diminuzione Ampicillina Clindamicina Macrolidi (alcuni) Tetracicline classiche Aumento Ketoconazolo * a digiuno ** dopo mangiato (1) RCP (2) Antibiotici Prontuario per l’uso II, ed. Minerva Medica 1999 Tabella 1.7 - Interazioni farmacoalimenti e biodisponibilità degli antibiotici più comunemente usati Principio attivo Interazioni con il cibo Amoxicillina + acido clavulanico Per migliorare l’assorbimento e la tollerabilità gastrointestinale se ne consiglia la somministrazione subito prima del pasto (1) Proxetil cefpodoxima Si raccomanda di somministrare il prodotto durante i pasti per migliorarne l’assorbimento (1) Cefaclor La presenza di alimenti ritarda le concentrazioni massime nel siero; la biodisponibilità è dimezzata se assunto a stomaco pieno (2) (3) Cefprozil La presenza di alimenti non influenza la biodisponibilità del farmaco (1) Cefixime La presenza di alimenti non influenza la biodisponibilità del farmaco (1) (3) Acetossietilcefuroxima Acetossietilcefuroxima va assunto con i pasti per garantire un assorbimento ottimale la biodisponibilità dimezzata se assunto a stomaco pieno (1) (3) Ceftibuten Per un migliore assorbimento, si raccomanda l’assunzione del prodotto lontano dai pasti (1) (3) Azitromicina L’assunzione di cibo prima della somministrazione del prodotto può attenuare gli eventuali effetti indesiderati di tipo gastrointestinale causati dall’azitromicina (1) (3) (1) RCP (2) Barbhaiya RH., “Compatison of the effects of food on pharmacckinetics of cefprozil and cefaclor”, Antimicrobial Agents and Chemotherapy, June 1990; 1210-1213 (3) Antibiotici prontuario per l’uso II, ed. Minerva Medica 1999 22 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.8 Caratteristiche acido basiche A carattere acido A carattere basico Penicilline Cefalosporine Chinoloni Tetracicline Aminoglicosidi Macrolidi Lincosamidi Metronidazolo - una biodisponibilità farmacologica che consiste essenzialmente nell’assorbimento attraverso la mucosa gastroenterica e nella sua parziale metabolizzazione nel primo passaggio a livello epatico (first pass effect). Nella fase di trasporto nel sangue il farmaco può essere presente in soluto o legato alle sieroproteine (tabella 1.9): - la quota libera diffonde nei tessuti e nel liquido interstiziale, è microbiologicamente attiva ed è eliminabile dagli emuntori - la quota legata (in genere all’albumina) è in equilibrio con la quota libera. Alcuni chemioterapici entrano in competizione con altre sostanze, determinando uno spiazzamento che influisce sulla quota libera dei farmaci e sull’effetto terapeutico o tossico. Il processo di distribuzione permette la diffusione tissutale di un farmaco, che dipende da più fattori: - irrorazione tissutale - coefficiente di ripartizione lipidi/acqua - stato di ionizzazione del farmaco - legame con le sieroproteine - peso molecolare - gradiente di concentrazione tra sangue e tessuti. Il volume apparente di distribuzione (VAD o Vd) esprime la capacità dei farmaci di diffondere in sede extravascolare ed è espressa in l/kg o l/mq di superficie corporea. In alcuni organi il passaggio di sostanze presenti nel sangue è condizionato da una vera e propria barriera anatomica come la barriera emato-liquorale e la barriera placentare (quest’ultima molto meno efficace). Alcuni antibiotici vanno incontro a processi di metabolizzazione o biotrasformazione che può avvenire a vari livelli: nel tratto gastroenterico, nel rene, nel sangue stesso e, soprattutto, al livello epatico. Il processo non è obbligatorio e alcuni farmaci sono eliminati inalterati in forma attiva. La metabolizzazione epatica può avvenire per mezzo di più processi (riduzione, idrolisi, coniugazione, ecc) e generalmente comporta una diminuzione dell’attività e della tossicità del farmaco; in alcuni casi la produzione di metaboliti intermedi più attivi della sostanza somministrata. A livello epatico alcuni chemioterapici funzionano da induttori enzimatici e la loro metabolizzazione è accelerata nei trattamenti prolungati; altri farmaci funzionano da inibitori enzimatici e possono comportare patologie iatrogeniche. L’utima tappa della cinetica dei farmaci è l’eliminazione che avviene attraverso più vie (tabella 1.10): - la via renale agisce attraverso tre differenti processi che sono la filtrazione glomerulare, la secrezione tubulare e il riassorbimento tubulare passivo. La filtrazione glomerulare è tanto maggiore quanto più l’antibiotico è idrosolubile, ionizzato e poco legato alle sieroproteine - la via extrarenale è costituita in prevalenza dalla via biliare, ma anche da polmoni, ghiandole salivari, mammarie, sudoripare, lacrimali, ecc. Per quanto riguarda l’eliminazione biliare occorre ricordare che essa varia in funzione del loro peso molecolare, essendo escreti per via biliare i farmaci a peso molecolare più elevato e quelli liposolubili. Le concentrazioni ematiche dei farmaci sono strettamente correlate a tutte le tappe della farmacocinetica descritte. Tabella 1.9 - Legame con le sieroproteine Ridotto <36% Medio 36-80% Elevato >80% Amoxicillina Acido clavulanico Ampicillina Cefprozil Cefaloridina Cefalexina Ceftibuten Gentamicina Metronidazolo Spiramicina Cefotaxime Cefaclor Ciprofloxacina Claritromicina Lincomicina Minociclina Penicillina G Tetraciclina Cefazolina Cefoperazone Ceftriaxone Clindamicina Doxiciclina Eritromicina Roxitromicina 23 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.10 - Via di escrezione Epatica Prevalentemente renale Azitromicina Clindamicina Eritromicina Minociclina Amoxicillina Amoxicillina + ac clavulanico Ampicillina Ampicillina + sulbactam Bacampicillina Cloxacillina Cefaclor Cefadroxil Cefazolina Ceftibuten Cefprozil Ofloxacina Tetraciclina Renale e enterica Ceftriaxone Doxiciclina Renale con metabolismo epatico Ciprofloxacina Claritromicina Cefixime Log concentrazione di antibiotico nel siero Dopo somministrazioni ripetute si realizza in un certo tempo uno stato di equilibrio stazionario (steady state), nel quale i livelli ematici del farmaco rimangono costanti, una volta raggiunto un perfetto equilibrio tra quantità del farmaco introdotta e quantità metabolizzata ed eliminata. L’emivita plasmatica (t 1/2) corrisponde all’intervallo di tempo necessario per ridurre della metà le concentrazioni di antibiotico nel sangue; viene espresso in ore o minuti. Il tempo totale di eliminazione di un farmaco è 7-10 emivite, poiché per ogni emivita la concentrazione diminuisce della metà del valore presente all’inizio dell’intervallo. Si tratta di un valore importante in quanto condiziona la posologia e il ritmo di somministrazione dei farmaci. È auspicabile mantenere la concentrazione di un antibiotico nel siero sempre al di sopra della concentrazione minima inibente (MIC), se non c’è un effetto postantibiotico; cioè un effetto che inibisca la crescita batterica per un certo tempo anche dopo la caduta della concentrazione serica di antibiotico al di sotto della MIC (fig.1.11). Con il termine area sotto la curva (AUC) si intende la superficie delimitata dalla curva delle concentrazioni di un farmaco in un sito (ad esempio il plasma) in funzione del tempo; è un buon indice della concentrazione nei tessuti. La relazione tra risposta tissutale e concentrazione del farmaco è comunemente chiamata curva dose risposta, che consiste in un tracciato semilogaritmico che mostra come l’effetto di un farmaco aumenta al crescere della concentrazione sino a un massimo (tabella 1.12). Risposta (% di risposta massima possibile) 100 80 60 40 20 MIC 0 dose 1 dose 2 dose 3 dose 4 dose 5 Tempo Tabella 1.11 - Dosaggio intermittente di un antibiotico (concentrazione ematica superiore alla MIC) 0.002 0.2 2.0 20 Concentrazione del farmaco (mg/ml) Tabella 1.12 - Curva dose-risposta 200 24 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Batteriocidia indica la riduzione del numero di batteri a livelli >99,9% dell’inoculo iniziale dopo un periodo di incubazione maggiore (24-36 ore). Oggi questa divisione è meno rigida che in passato in quanto il tipo di attività, battericida o batteriostatica, non è una caratteristica intrinseca del farmaco, quanto un fenomeno dipendente dalla sensibilità della cellula procariotica e dalle concentrazioni raggiunte nei tessuti. Alcuni macrolidi, ad esempio, sono batteriostatici a basse concentrazioni e battericidi a concentrazioni più elevate. Attualmente si attribuisce molta importanza alla velocità di batteriocidia suddividendo i chemioterapici in rapidamente battericidi (aminoglicosidi, chinoloni) e battericidi lenti (cefalosporine e penicilline). Il fatto che un antibiotico uccida o inibisca un batterio può essere facilmente misurata in laboratorio, esponendo un inoculo standard di batterio a un intervallo di concentrazioni di un antibiotico (antibiogramma). 1.2 Nozioni di farmacodinamica La farmacodinamica rappresenta lo studio di come agiscono i farmaci e permette di capire come e perché un farmaco provoca un effetto particolare. L’attività degli antibiotici a livello subcellulare o molecolare può agire a diversi livelli e con meccanismi di azione differenti (tabella 1.13, figura 1.14). Un chemioterapico è un farmaco in grado di inibire in modo temporaneo (batteriostasi) o definitivo (batteriocidia) la crescita di una popolazione batterica (tabella 1.15). Batteriostasi è un fenomeno per il quale un germe viene inibito nella sua crescita quando è messo a contatto con un antibiotico, ma è in grado di ricrescere dopo un certo intervallo di tempo (in genere dopo 8-12 ore di incubazione). Tabella 1.13 - Meccanismo di azione Chemioterapici che inibiscono la replicazione del DNA Chinoloni Chemioterapici che alterano la struttura e la funzione delle mebrane cellulari Polimixine Chemioterapici che bloccano la sintesi proteica Lincosamidi Macrolidi Tetracicline Chemioterapici che agiscono come antimetaboliti Sulfamidici Trimetoprin Chemioterapici che deviano la traduzione del mesaggio genetico Aminoglicosidi Chemioterapici che agiscono con meccanismi non sicuramente identificati Metronidazolo Chemioterapici che inibiscono la sintesi del peptidoglicano della parete cellulare Betalattamine (cefalosporine e penicilline) Sintesi della parete cellulare cicloserina bacitracina ß Lattamine glicopeptidi DNA acido folinico Metabolismo dell’acido folico trimetoprima sulfonamidi sulfoni RNA polimerasi DNA-dipendente rifamicine mRNA ribosomi acido folico Membrana cellulare polimixine PABA Figura 1.14 - Meccanismo di azione Replicazione di DNA chinoloni nitroimidazoli 50 50 50 30 30 30 Sintesi di proteina aminoglicosidi macrolidi lincosamidi streptomicine anfenicoli tetracicline 25 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.15 Antibiotici batteriostatici e battericidi Battericidi Batteriostatici Penicilline Cefalosporine Metronidazolo Macrolidi Tetracicline Lincosamidi Per la determinazione della sensibilità dei microrganismi nei confronti degli agenti antimicrobici esistono diverse metodiche: - diffusione in agar mediante dischetti o antibiogramma classico (secondo Kirby Bauer) che forniscono risultati qualitativi espressi in termini di resistenza, sensibilità, sensibilità intermedia e sensibilità moderata - diluizioni in brodo che permettono di definire la quantità (microgr/ml) necessaria per inibire o uccidere un microrganismo in condizioni standard di crescita in vitro La concentrazione minima inbente (Minimal Inhibitory Concentration o MIC) cioè la concentrazione più bassa di antibiotico in grado di determinare l’inibizione della crescita di un microrganismo. La MIC50 è la concentrazione di antibiotico che inibisce il 50% dei ceppi saggiati; la MIC90 inibisce il 90% dei ceppi. La concentrazione minima battericida (Minimal Bactericidal Concentration o MBC) è la concentrazione più bassa di antibiotico in grado di distruggere la totalità dei microrganismi della specie in esame. La MIC e la MBC permettono la valutazione classica della batteriocidia e della batteriostasi di un antibiotico testato su un ceppo batterico in coltura. 1.3 Antibioticoresistenza La resistenza antibiotica si distingue in innata e acquisita: - la resistenza innata (naturale o non genetica) si riferisce a una resistenza intrinseca, per cui il microrganismo è insensibile a un determinato antibiotico in base al meccanismo d’azione del farmaco o alla struttura stessa del germe. Ad esempio il metronidazolo agisce sulla nitroriduttasi che nei batteri anaerobi è un enzima necessario alla sintesi del DNA; i batteri aerobi sono per natura resistenti poiché mancano di nitroriduttasi - la resistenza acquisita si riferisce a un ceppo batterico che perde l’originaria sensibilità nei confronti di un antibiotico per mutazione del proprio corredo genetico. In questo caso la pressione selettiva esercitata dall’antibiotico favorisce la selezione di ceppi resistenti (che sono in misura maggiore o minore sempre presenti) mediante l’acquisizione di un gene di resistenza. Il fenomeno della resistenza acquisita è un evento sem- pre più frequente ai nostri giorni. Si pensi, ad esempio, allo Streptococcus pneumoniae (patogeno comune delle vie aeree superiori) di cui solo il 4-5% dei ceppi era penicillino-resistente nel 1990, mentre oggi tale percentuale è aumentata sino al 30-50%. Oggi il progressivo aumento delle resistenze alle betalattamine richiede all’odontoiatra di integrare le proprie conoscenze su nuove sostanze in precedenza poco utilizzate come le cefalosporine di II e III generazione e le associazioni di betalattamici con inibitori delle betalattamasi. La resistenza a un antibiotico può agire con un meccanismo diretto o indiretto: - diretto in presenza di ceppi resistenti per cui anche se gli antibiotici sono in grado di raggiungere i focolai infettivi in concentrazioni adeguate, possono risultare inefficaci - indiretto quando alcuni ceppi resistenti possono svolgere un’azione di protezione su altri ceppi batterici suscettibili inattivando l’antibiotico. La resistenza batterica geneticamente acquisita viene classificata in diversi tipi: - tipo cromosomico legata al trasferimento di frammenti cromosomiali di DNA batterico. Rappresenta il 10-15% di tutte le resistenze acquisite; è a comparsa lenta e graduale (multistadio) poiché si manifesta per incrementi progressivi che coincidono con il ritmo delle divisioni cellulari; riguarda antibiotici della stessa famiglia (monoresistenza) e batteri della stessa specie (intraspecificità) - tipo extracromosomico che richiede un contatto fisico (coniugazione) tra due cellule diverse per il trasferimento di DNA a sede citoplasmatica (plasmidi). La frequenza in natura è estremamente elevata (90%) e rapida, tale da parlare di resistenza “infettiva o contagiosa”; si trasmette attraverso batteri di diverse specie (interspecificità) e interessa più antibiotici contemporaneamente (resistenze multiple). I plasmidi sono molecole circolari di DNA extracromosomiche (se temporaneamente integrate nei cromosomi sono dette episomi) in grado di replicarsi autonoS 1 2 R 3 1-2: La cellula S uccisa al calore libera piccoli frammenti cromosomici. 3: Un frammento cromosomico contenente il gene S entra nella cellula R. 4: Crossing over e divisione cellulare. La cellula S trasformata è il risultato di questo processo di ricombinazione. Figura 1.16 - Processo di trasformazione 4 26 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA A gal bio gal gal F+ (donatore) F(ricevente) F+ F- Hfr+ (donatore) F(ricevente) Hfr+ F- B A B C D E Figura 1.17 - Processo di trasduzione Figura 1.18 - Processo di coniugazione mamente nella cellula batterica e di passare da una cellula all’altra attraverso processi di coniugazione. Sono responsabili dei fenomeni di resistenza agli antinbiotici; tra essi vanno ricordati i fattori F (responsabili dell’alta frequenza di ricombinazione della cellula) e R (responsabili delle resistenze). I meccanismi di ricombinazione genetica (genetic exchange), alla base delle resistenze acquisite sia di tipo cromosomico che extracromosomico, possono avvenire con diverse modalità: - trasformazione che avviene per assunzione da parte di una cellula batterica di DNA libero nell’ambiente, proveniente dalla lisi di un altro batterio; modalità che ha più interesse teorico in esperimenti di laboratorio, che pratico (tabella 1.16) - trasduzione attraverso un batteriofago (tabella 1.17) - coniugazione che presuppone il passaggio di materiale genetico (cromosomico o plasmidico) da una cellula all’altra mediante un contatto fisico che avviene attraverso un’appendice filamentosa detta pilo; è il meccanismo più importante per frequenza e in quanto responsabile delle resistenze multiple contagiose (figura 1.18) I molteplici meccanismi con cui i batteri realizzano la resistenza nei confronti degli antibiotici sono documentati e molteplici, sebbene i primi quattro elencati siano i più frequenti nelle famiglie di antibiotici comunemente prescritti in odontoiatria (tabella 1.19): - inattivazione enzimatica extracellulare dell’antibiotico, come le esobetalattamasi dei Gram+ (ad esempio gli stafilococchi penicillinasi resistenti) - inattivazione o trasformazione intracellulare dell’antibiotico, come le endobetalattamasi dei Gram-, confinate nello spazio periplasmatico della parete cellulare - diminuita penetrazione dell’antibiotico nella cellula batterica per modificazioni della parete cellulare; ad esempio la scomparsa dei canalicoli delle porine necessarie al trasporto dell’antibiotico nei Gram- modificazione delle strutture bersaglio o diminuita affinità per l’antibiotico di strutture inizialmente recettive; ad esempio modificazioni delle subunità 50S dei ribosomi cui si legano i macrolidi - aumentata produzione di enzimi inibiti dall’antibiotico; ad esempio il sito bersaglio (PBP o penicillin binding protein) per le betalattamine - superamento del blocco metabolico con diretta assunzione del prodotto inibito; tipico dell’acido folico per i sulfamidici - iperproduzione di enzimi inattivati che si legano all’antibiotico formando una barriera non idrolitica, detto effetto trapping o “effetto spugna” descritto ad esempio per la produzione di betalattamasi Altri meccanismi ipotizzati sono l’aumentata produzione di un metabolita che antagonizza il farmaco, la diminuita richiesta del prodotto della relazione metabolica bloccata o la comparsa di vie metaboliche alternative. Tabella 1.19 - Meccanismi di resistenza batterica* BETALATTAMICI Inattivazione enzimatica - endobetalattamasi dei Gram negativi - esobetalattamasi dei Gram positivi MACROLIDI Modificazione della struttura bersaglio Diminuita penetrazione nella cellula batterica Inattivazione enzimatica Modificazione della struttura bersaglio TETRACICLINE Diminuita penetrazione nella cellula batterica Diminuita penetrazione nella cellula batterica *Le modalità più frequenti sono riportate in corsivo 27 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA I più importanti meccanismi con cui i batteri realizzano la resistenza antibiotica sono legati all’inattivazione enzimatica intra o extra cellulare che funziona con un meccanismo tipo key and lock (figura 1.20). A questo proposito sono tipiche le interazioni tra un antibiotico betalattamico e diversi enzimi (fig 1.21): - le acilasi o amilasi spaccano il legame peptidico che congiunge le catene laterali al nucleo dell’acido 6-aminopenicillanico o dell’acido 7-aminocefalosporanico - le betalattamasi idrolizzano l’anello betalattamico delle penicilline (penicillinasi) o delle cefalosporine (cefalosporinasi) + A B I batteri Gram+ sono meno resistenti agli antibiotici perché svolgono attività enzimatica con betalattamasi extracellulari e presentano, osservati al microscopio elettronico, una parete formata da uno spesso strato uniforme più permeabile dei Gram- (figura 1.22). La maggior resistenza dei batteri Gram- dipende dalla costituzione della parete cellulare che garantisce una spessa barriera impermeabile multistrato (resistenza intrinseca) che dalla sua compartimentazione che protegge l’attività enzimatica. La cell wall dei Gram- osservata al microscopio elettronico, infatti, presenta (figura 1.23): - una membrana esterna che presenta permeabilità selettiva data da canalicoli o pori ed è una prima barriera agli antibiotici - uno spazio periplasmatico che rappresenta uno spazio protetto nel quale possono agire enzimi inattivanti (ad esempio le endobetalattamasi) - la membrana citoplasmatica Gram-positivi Gram-negativi C mureina + acidi teicoici membrana esterna strato intermedio mureina periplasma membrana D + E B A antibiotico B enzima C-D complesso antibiotico-enzima E antibiotico modificato dall’azione dell’enzima Figura 1.20 - Interazione key and lock tra un antibiotico betalattamico e la betalattamasi ponti porine lipopolisaccaridi acidi teicoici membrana esterna periplasma peptidoglicani membrana citoplasmatica membrana citoplasmatica fosfolipidi fosfolipidi proteine peptidoglicani proteine Fig 1.22 - Struttura della parete cellulare di batteri Gram- e Gram+ Spazio extracellulare Betalattamina Pori Cefalosporine Penicilline Recettori per antibiotici betalattamici S R–CO–NH N CH3 CH2 COOH O Betalattamasi S R–CO–NH O N Membrana batterica esterna Spazio periplasmatico R Betalattamasi Betalattamasi Membrana batterica interna Citoplasma batterico Figura 1.21 - Acido 6-aminopenicillanico e 7-aminocefalosporanico con indicazione dei punti su cui agiscono le betalattamasi Fig 1.23 - Rappresentazione del concetto di resistenza dei batteri Gram- mediata da endobetalattamasi protette dalla cell wall 28 Quando si prescrive una terapia antibiotica si deve sempre considerare se essa sia necessaria poiché lo stimolo principale allo sviluppo della resistenza acquisita è l’uso indiscriminato degli antibiotici, che esercita una pressione selettiva sui batteri per la sopravvivenza. Del resto in odontoiatria non si dovrebbe mai abusare di antibiotici per il rischio di reazioni avverse, per motivi di farmacoeconomia (costo economico) e per non facilitare la comparsa di resistenze acquisite che poterebbero svolgere in futuro un ruolo fondamentale in terapia medica. CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA matologiche sono costituiti da normali componenti della flora commensale (endogena) del cavo orale: cocchi Gram+ (Streptococcus spp), bastoncelli Gram- (Enterobacteriaceae), anaerobi e aerobi aspecifici (tabella 2.3). Generalmente questi batteri si comportano da commensali e possono diventare patogeni a fronte di condizioni che diminuiscono la resistenza organica. Le infezioni causate da germi patogeni esogeni sono invece infrequenti, spesso in relazione a traumi e ferite cutanee (Staphilococcus aureus e S. epidermidis). 2.1.1 Streptococchi 2. PRINCIPI DI ANTIBIOTICOTERAPIA Per compiere la scelta dell’antibiotico è fondamentale prendere in considerazione tre ordini di fattori (tabella 2.1): - le condizioni cliniche del paziente sia patologiche (malattie epatiche e renali, altre terapie con possibili interazioni farmacologiche, ipersensibilità, ecc.) che parafisiologiche (gravidanza, allattamento) - le caratteristiche del chemioterapico antibatterico (spettro di attività, farmacocinetica, effetti collaterali, posologia) - l’agente eziologico e la sua sensibilità o resistenza ai diversi chemioterapici 2.1 Flora commensale e agenti patogeni del cavo orale Numerose sono le specie che compongono la normale flora commensale del cavo orale che nel suo insieme è un ecosistema complesso con un equilibrio labile (tabella 2.2): - è costituito da habitat diversi come la saliva, la mucosa linguale, il solco gengivale e i denti - varia nella vita dell’individuo con l’età. Alla nascita è sterile, arricchendosi successivamente di una flora aerobia sempre più eterogenea; compaiono con la dentizione microrganismi anaerobi che divengono nell’età adulta sempre più prevalenti; nell’edentulo tornano a prevalere gli aerobi. - subisce profondi cambiamenti in seguito a igiene orale, interventi odontoiatrici e condizioni sistemiche Gli agenti patogeni eziologici delle infezioni odontosto- Gli streptococchi sono cellule batteriche sferiche, per lo più anaerobi facoltativi, Gram+, normalmente immobili, per i quali tuttora non esiste un univoco sistema di classificazione. La classificazione in base alle loro caratteristiche emolitiche è utile a scopo clinico e viene determinata dal comportamento delle colonie su piastre di agar-sangue, che possono evidenziare: - un’emolisi completa (beta) che si presenta come zone chiare prive di colore all’interno, nelle quali i globuli rossi sono stati completamente lisati; questo pattern di emolisi è tipico dello S. pyogenes beta-emolitico del gruppo A normalmente residente nell’orofaringe e responsabile di faringotonsilliti e della malattia reumatica - un’emolisi parziale (alfa) in cui le colonie sono circondate da una zona di colore verdastro da cui deriva la definizione spesso utilizzata di S. viridans spp (o alfa-emolitici), frequenti agenti patogeni nelle infezioni odontogene. - nessuna emolisi (gamma). Una più precisa identificazione richiede la differenziazione in sierogruppi come descritto da Lancefield in base alle differenze antigeniche dei carboidrati della parete cellulare o degli acidi tricolici: la maggior parte degli streptococchi beta emolitici implicati in processi infettivi umani appartengono a gruppi A, B, C, D e G. Il gruppo D comprende gli enterococchi (tra cui sono stati riconosciuti con un genere distinto l’enterococcus faecalis, e. faecium) e i non-enterococchi tra cui lo S. bovis è il principale patogeno Gli streptococchi viridanti normalmente residenti nell’orofaringe presentano una tassonomia confusa e lo schema classificativo distingue alcune specie: - gli aerobi facoltativi comprendono gli S. pneumoniae, S. salivarius, S. mitior, S. milleri, S. sanguis, S. mutans - gli anaerobi appartenenti alla famiglia delle Peptococcaceae, genere Peptostreptococcus; sono presenti in alta concentrazione nella cavità orale e nel tratto gastroenterico e, in combinazione con altri microrganismi, sono stati isolati in vari ascessi dentari e della testa e del collo. 29 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.1 - Fattori che influenzano la terapia antibiotica Fattori batterici Identità del patogeno Antibioticoresistenza Fattori dell’ospite Funzione digerente (per assorbimento orale) Funzione degli emuntori (renale e epatico) Condizioni parafisiologiche (gravidanza) Allergia Patologie sistemiche Terapie mediche (farmaci) Compliance alla via di somministrazione 2.1.2 Batteri anaerobi Gli anaerobi non sporigeni costituiscono parte della normale flora batterica delle superfici mucose dell’uomo a livello orale, gastroenterico e genitale. I principali cocchi Gram+ anaerobi patogeni sono Peptostreptococcus species (P. magnus, P. asaccharolyticus, P. anaerobius, P. prevotii); i clostridi sono bacilli sporigeni gram+ isolati da ferite e ascessi. I principali Gram- anaerobi appartengono alla famiglia dei Bacteroides spp (che includono il B. fragilis, i B. pigmentati) e Fusobacterium spp. Gli anaerobi non posseggono l’enzima superossido-dismutasi (SOD) che negli altri microrganismi riduce i radicali superossido tossici per la cellula; in effetti vi è una correlazione tra la concentrazione di SOD e la tolleranza all’ossigeno in base alla quale possiamo distinguere: - gli anaerobi obbligatori che necessitano per crescere di una ridotta tensione di ossigeno e non si sviluppano in terreni di cultura se la percentuale di CO2 nell’aria è del <10%; molte specie muoiono dopo un breve contatto, anche con basse concentrazioni di ossigeno - gli anaerobi facoltativi (microaerofili) che possono sopravvivere in un’atmosfera con il 10% di CO2 in condizione di aerobiosi e di anaerobiosi. In generale gli anaerobi patogeni umani sono relativamente aerotolleranti, potendo sopravvivere per 72 ore in presenza di ossigeno, sebbene di regola essi non si moltiplichino in tali condizioni. Le infezioni da anaerobi si verificano quando l’equilibrio tra ospite e batteri viene ad essere alterato, quando le barriere mucose o la cute sono danneggiate e l’ischemia e la necrosi riducono il potenziale di ossidoriduzione. La capacità di un microrganismo di aderire ai tessuti dell’ospite è un fattore importante per il verificarsi dell’infezione; ciglia e fimbrie facilitano l’attacco; in questo senso è stato dimostrato che alcuni Bacteroides del cavo orale aderiscono alle soluzioni di continuità della mucosa, il B. melaninogenicus aderisce in genere al altri microrganismi. Fattori del farmaco Spettro d’azione Diffusibilità nel sito d’infezione Rischio di interazioni farmacologiche Indice terapeutico Vie di somministrazione Posologia Avvertenze Controindicazioni Scadenza Sapore (per formulazioni pediatriche) Costo La progressione dell’infezione è facilitata dalla produzione di un certo numero di esoenzimi tra cui la collagenasi del B. gingivalis che accentua la necrosi e le endotossine del B. fragilis e B. melaninogenicus (peraltro queste tossine sono meno attive dei Gram-). Nella flora orale gli anaerobi sono i microrganismi commensali dominanti variando nella loro concentrazione tra 10 alla nona germi/ml nella saliva sino a 10 alla dodicesima nella placca gengivale; in questa sede il rapporto tra aerobi e anaerobi va dall’1:1 della superficie dentaria sino a 1:100 o 1:1.000 delle tasche gengivali. I germi anaerobi (Bacteroides spp, Fusobacterium spp, Actynomices spp) colonizzano aree orali in cui il potenziale di ossido-riduzione è ridotto per la necrosi tissutale, l’anossia e un ridotto flusso sanguigno; il processo è favorito dai batteri aerobi che utilizzano l’ossigeno e rendono l’ambiente adatto agli anaerobi. I Bacteroides spp sono i più comuni patogeni anaerobi Gram- (80-90% dei casi) e il Bacteroides fragilis e il Bacteroides nigrescens (o melaninogenicus) sono presenti nella maggior parte delle infezioni odontogene. La caratteristica di queste specie consiste nel produrre suppurazione maleodorante e favorirne la diffusione in flemmoni e ascessi, mediante endotossine e enzimi proteolitici (come ad esempio le fibrinolisine e le collagenasi del Bacteroides melaninogenicus). Figura 1.24 Isolamento colturale di Bacteroides gingivalis 30 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.2 - Principali microrganismi commensali e patogeni del cavo orale Gram positivi COCCHI BACILLI Gram negativi Facoltativi Anaerobi Facoltativi Anaerobi Streptococcus S. mitis S. mitior S. milleri S. salivarius S. sanguis S. mutans S. intermedius Micrococcus S. mucillaginosus Peptococcus P. magnus P. asaccharolyticus Neisseria N. sicca N. flavescens Veillonella V. parvula V. Alcalescens Peptostreptococcus P. anaerobius P. micros Branhamella B. Catarrhalis Bacterionema B. matruchotii Actinomyces A. viscosus A. naeslundii A. meyeri A. odontolyticus A. israelii A. bovis Actinobacillus A. actinomycetemcomitans Rothia R. dentocariosa Lactobacillus L. acidophilus L. casei Arachnia A. propionica Eubacterium E. alactolyticum E. saburreum E. nodatum E. brachy E. timidum Capnocytophaga C. gingivalis C. achracea C. sputigena Eikenella E. corrodens Helicobacter (Campylobacter) H. sputorum Bacteroides Pigmentati B. melaninogenicus B. intermedius B. gingivalis Non pigmentati B. oralis B. gracilis Fusobacterium F. nucleatum F. plauti F. naviforme F. russii F. necrophorum Bifidobacterium Propionibacterium P. acnes Haemophilus H. influenzae H. parainluenzae H. segnis Clostridium C. Sporogens Leptotrichia L. buccalis Selenomonas S. sputigena Wolinella SPIROCHETE MICRORGANISMI DIVERSI Treponema T. macrodentium T. denticola T. orale T. scoliodontium T. vincentii T. mucosum T. buccale Micoplasmi M. salivarium M. orale M. buccale M. faucium Candida C. albicans Tricomonas T. tenax Entamoeba E. gingivalis Herpes H. hominis 31 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.3 - Batteri patogeni nelle infezioni del cavo orale MALATTIE ODONTOGENE Ascesso periapicale Bacteroides melaninogenicus Bacteroides asaccharolyticus Fusobacterium nucleatum Fusobacterium species Veilonella parvula Actinomyces viscosus Streptococcus viridans Streptococcus salivarius Streptococcus mitis Streptococchi anaerobi Ascesso alveolare Bacteroides melaninogenicus Bacteroides asaccharolyticus Fusobacterium nucleatum Peptostreptococcus Actinomyces Infezioni del canale radicolare Cisti infette Fistole Actinomyces viscosus Bacteroides oralis Bacteroides melaninogenicus Bifidobacterium Eubacterium Fusobacterium nucleatum Streptococcus viridans Streptococcus faecalis Peptostreptococcus Peptococcus Propionibacterium Veilonella parvula Fusobacterium nucleatum Peptostreptococcus Peptococcus Bacilli anarerobi Gram-positivi Flemmoni Streptococcus viridans Bacteroides melaninogenicus Osteomielite Stafilococcus aureus Stafilococcus epidermidis Streptococcus viridans Bacteroides Klebsiella Proteus Enterobacter Escherichia coli Pericoronariti Streptococcus viridans Bacteroides spp Spirochete Fusobatteri Flora anaerobia Gram negativa Linfoadeniti Flora anaerobia Gram negativa Streptococchi Perimplantiti Streptococchi Actinomyces Prevotella Bacteroides Granuloma apicale Actinomyces viscosus Bacteroides melaninogenicus Fusobacterium nucleatum Streptococcus viridans Streptococchi anaerobi Actinomicosi Actinomyces israelii Actinomyces propionica Actinomyces naeslundi Actinomyces odontolyticus Osteiti post-estrattive Aerobi Gram negativi Stomatiti batteriche Flora orale mista Flora fusospirillare Streptococchi emolitici Staphilococcus aureus MALATTIE PARODONTALI Cellulite Streptococcus viridans Bacteroides melaninogenicus B. asaccharolyticus, Gengivite iniziale Cocchi e bacilli Gram positivi Microrganismi filamentosi Spirochete Gengivite stabilizzata Actinomyces viscosus Actinomyces israelii Streptococcus species Branhamella catarrhalis 32 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA segue Tabella 2.3 - Batteri patogeni nelle infezioni del cavo orale Gengivite specifica Mycobacterium tubercolosis Treponema pallidum Neisseria gonorrhoeae Parodontite prepuberale Scarsa componente batterica Parodontite giovanile Actinobacillus actinomycetem comitans Capnocytophaga ochracea Capnocytophaga gingivalis Bacteroides species Fusobacterium nucleatum Spirochete Parodontite rapidamente progressiva Bacteroides gingivalis Bacteroides species 2.2 Scelta del chemioterapico antinfettivo La scelta di un chemioterapico in odontostomatologia deve rispettare una serie di criteri: - il principio della terapia ragionata per l’eziologia prevalente nella patologia in esame - uno spettro d’azione stretto per non interferire con la flora batterica commensale orale e sistemica - un elevato indice terapeutico, ossia la massima efficacia antibatterica a cui corrisponde il minor numero di effetti collaterali (figura 2.4) - un favorevole rapporto tra efficacia terapeutica e costo sociale. Alcune caratteristiche degli ascessi possono far presumere l’agente eziologico (pur ricordando che la quasi totalità delle infezioni è polimicrobica): gli stafilococchi producono rapidamente necrosi e precocemente suppurazione con formazione di grandi quantità di pus giallo; gli streptococchi tendono a diffondere rapidamente nei tessuti causando un intenso edema con eritema, una necrosi poco estesa e un essudato liquido e sieroso; gli anaerobi infine producono necrosi e ingente quantità di pus maleodorante. Per quanto riguarda la terapia antimicrobica va tenuto presente che le penicilline conservano la loro attività Fusobacterium nucleatum Treponema species Actinomyces actinomycetem comitans Actinomyces species Eikenella corrodens Streptococcus species Parodontite dell’adulto Parodontite refrattaria Parodontite necrotizzante Bacteroides gingivalis Bacteroides melaninogenicus Fusobacterium nucleatum Capnocytophaga gingivalis Actinomyces actinomycetem comitans Actinomyces viscosus Eikenella corrodens Sinusite odontogena acuta Streptococcus pneumoniae Haemophilus influenzae Moraxella catarrhalis (meno frequenti: Streptococco beta emolitico gruppo A e C, Streptococcus viridans, Peptostreptococcus) Staphilococcus aureus (forme croniche) antimicrobica in presenza di pus, mentre altri, come ad esempio gli aminoglicosidi, sono parzialmente inattivati. La flora batterica patogena endogena del cavo orale è coperta dallo spettro antibatterico di antibiotici di comune utilizzo nell’ambito dela terapia ragionata e che presentano caratteristiche di sicurezza e maneggevolezza. Interferiscono, cioè, con una funzione vitale specifica dei batteri senza influenzare le cellule ospiti (tossicità Tossico Potenzialmente tossico CONCENTRAZIONE EMATICA Gengivite ulcero-necrotica Fusobacterium fusiforme Treponema vincentii Bacteroides melaninogenicus Capnocytophaga gingivalis Terapeutico Tossico Potenzialmente tossico Terapeutico Parzialmente efficcace Parzialmente efficace non efficace non efficace INDICE TERAPEUTICO AMPIO INDICE TERAPEUTICO RISTRETTO Figura 2.4 - Indice terapeutico 33 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA selettiva) e sono caratterizzati da un elevato indice terapeutico. Si preferiscono in prima battuta i farmaci capostipiti caratterizzati da basso costo, sicura efficacia e buona tollerabilità; il ricorso a farmaci più evoluti è infrequente e deve essere giustificato da indicazioni terapeutiche specifiche. In relazione alla scelta dell’antibiotico possiamo pragmaticamente distinguere i batteri in gruppi, tenendo presente che quasi sempre le infezioni orali dipendono da associazioni di più specie, in media da 1 a 6: - Cocchi Gram+ commensali che possono divenire patogeni opportunisti; sono generalmente sensibili alle betalattamine e ai macrolidi (Streptococcus spp) - Cocchi Gram+ difficili (patogeni esogeni come Staphilococcus aureus e S. epidermidis) che hanno mostrato col trascorre degli anni un adattamento alla sopravvivenza nei riguardi delle betalattamine sino a punte del 50% di ceppi resistenti in ambito ospedaliero. In questi ceppi è indicata una penicillina penicillinasi resistente o una betalattamina associata a un inibitore delle betalattamasi - Cocchi e bastoncelli Gram- commensali abituali che presentano un aumento delle resistenze alle penicilline; sono indicati una aminopenicilina associata a un inibitore delle betalattamasi o una cefalosporina orale betalattamasi resistente - Anaerobi che sono agenti eziologici quasi sempre sottostimati, ma spesso presenti. Per i Gram+ (Actinomyces spp, Peptostreptococcus species) non esistono in genere difficoltà in quanto sensibili alle penicilline e ai macrolidi; tra i Gram- (Bacteroides spp, Fusobacterium nucleatum) è in aumento il numero di ceppi resistente alla penicillina. La quasi totalità degli streptococchi viridanti è sensibile alla penicillina; lo S. pyogenes non presenta nessuna resistenza ai betalattamici, mentre aumenta quella ai macrolidi, sino al 40% all’eritromicina. Capita raramente che le infezioni sostenute da microrganismi provenienti dal cavo orale non rispondano alla penicillina; in questi casi trovano indicazione la clindamicina o il metronidazolo che sono farmaci attivi sugli anaerobi. Il trattamento delle infezioni da anaerobi è costituito dalla terapia antimicrobica in associazione al drenaggio e al curettaggio delle raccolte purulente fluttuanti. Gli anaerobi in vitro rispondono costantemente al metronidazolo e all’amoxicillina/ac clavulanico e in misura minore alla clindamicina (resistenza nel 3-6% dei casi) e alla cefoxitina (resistenza nell’8-30%); mentre generalmente mostrano una ridotta sensibilità agli antibiotici di uso più comune come le penicilline, i macrolidi, le tetracicline. Si deve peraltro tenere presente che, poiché i distretti colonizzati da anaerobi contengono numerose altre specie batteriche, le infezioni sono sempre miste; per cui è ragionevole impiegare associazioni antibiotiche attive sia contro la flora aerobia che quella anaerobia (ad esempio betalattamici) associati a metronidazolo o inibitori delle betalattamasi). Nondimeno in vivo solo un numero limitato di infezioni non risponde soddisfacentemente alla terapia con l’amoxicillina e questo è dovuto alle speciali esigenze dei germi anaerobi che sopravvivono in virtù del sinergismo che si crea con altri batteri aerobi sensibili alla penicillina; in pratica l’antibiotico funziona perché viene ad alterare l’ecosistema, così come l’intervento chirurgico e il drenaggio. Nei casi di infezioni odontogene non gravi non è quindi necessario includere lo spettro tipico dei patogeni anaerobi e aerobi; mentre nei casi più severi il clinico deve anticipare la terapia sulla base della sua “migliore intuizione” circa la combinazione antibiotica più efficace per coprire i batteri anaerobi presumibilmente in causa (tabella 2.5, 2.6 e 2.7). Nel tempo il pattern d’uso degli antibiotici tra gli odontoiatri si è modificato, con una riduzione dell’uso della penicillina standard e cafalosporine di prima generazione, mentre si è incrementato l’impiego delle aminopenicilline e delle cefalosporine di seconda generazione (tabella 2.8 e 2.9). Alla luce delle considerazioni esposte attualmente vengono ritenuti: - di prima scelta l’amoxicillina, l’associazione amoxicillina acido clavulanico, la bacampicilina, alcune cefalosporine di prima e seconda generazione e i macrolidi - di seconda scelta altre cefalosporine orali, tetracicline, lincosamidi, metronidazolo; le cefalosporine parenterali di terza e quarta generazione in quanto riservate a infezioni sistemiche sostenute da germi difficili - di terza scelta o scelta eccezionale gli aminoglicosidi e i chinolonici in quanto quasi inattivi sugli anaerobi e di scarsa efficacia sugli streptococchi. 2.2.1 Indagini colturali L’esecuzione di prelievi microbiologici è una prassi eccezionale per l’identificazione dell’agente eziologico e l’antibiogramma (terapia mirata) nei pazienti ambulatoriali in odontoiatria, è da riservarsi a infezioni gravi, generalmente da demandare in ambito ospedaliero. La diagnosi si basa sulla dimostrazione diretta o indiretta di un microrganismo patogeno nei tessuti dell’ospite. L’esame microscopico diretto dei liquidi biologici e degli essudati dei tessuti è il più semplice e uno degli esami di laboratorio più utilizzati; la colorazione di Gram rimane a distanza di 100 anni dalla sua utilizzazione la metodica più rapida nella diagnosi rapida delle infezioni batteriche. Nonostante il tempo necessario per l’esecuzione dell’e- 34 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Aminopenicilline Ureidopenicilline Cefalosporine 1ª generazione Cefalosporine 2ª generazione Cefalosporine 3ª generazione Macrolidi Aminoglicosidi Tetracicline 1ª generazione Tetracicline 2ª generazione CAF Vancomicina Rifampicina Cotrimoxazolo Chinoloni 2ª generazione Batteri Amoxicillina + Ac. clavulanico RESISTENZE BATTERICHE AI PRINCIPALI ANTIBIOTICI " ! " " # # " " " " " # ! " ! # ! ! # " # # ! ! " ! ! ! " # # " " " " # " ! " ! ! ! ! # " ! " ! ! " ! ! " " # # " # " # # " " " " # ! " # # ! # # ! " " ! " " ! ! " " ! # # ! ! " ! # ! ! # # ! ! ! ! " # ! # " ! ! " " " " " # # # ! # # ! # " ! " ! ! " # ! # " ! ! " " " " " # # " # " # ! " " ! " "# ! " # " # " " # " " # # ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! " # ! " " " # " ! ! " ! # # " " " " " # " " " " " # ! # ! ! " " # " " " " " " # " " ! " " " " " " " " " ! " " # " " " " " " # # # " # ! ! ! " " ! " " # # ! " " " # " # # # # # " " # ! # # ! # ! ! # # " " ! " # " " " # " # " # # " ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! # ! ! # " # " # # # " " " " ! ! ! " ! ! ! # " " " # ! # # " # " # ! # " # # " " " " # " # # ! # " " ! ! " " " # " " " " " " " " " # # " # " # # # # # ! # # # Staphylococcus aureus Stafilococchi meticillino-resist. Staphylococcus epidermidis Streptococchi A Enterococchi (Streptococchi D) Streptococchi B Pneumococchi Meningococchi Gonococchi Haemophilus influentae Escherichia coli Proteus indolo positivo Providencia Proteus indolo negativo Serratia Klebsiella Enterobacter Acinetobacter Salmonella Shigella Campylobacter Batteroidi Pseudomonas Micoplasmi Spirochete ! = resistenza > 70% " = resistenza 30-70% # = resistenza 10-30% " = resistenza < 10% Tabella 2.5 - Resistenze batteriche ai principali antibiotici (da Scaglione) Macrolidi Cefalosporine Tetracicline Lincosamidi ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! # ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! # # # ! ! " ! ! " ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! # # # ! # # " # # # # # ! ! ! ! ! # # # # ! ! ! ! " " " ! ! ! ! ! # # ! ! ! # # " " ! ! " " " " " " " ! " ! " ! Tabella 2.7 Diagnosi clinica di presunzione di infezioni da anaerobi * Fosfomicina Aminopenicilline+ inibitori delle ß lattamasi ! ! ! ! ! " ! ! ! ! ! ! ! " ! ! ! " # # ! Metronidazolo Aminopenicilline ATTIVITÀ ANTIBATTERICA DEI PRINCIPALI ANTIBIOTICI SUI MICRORGANISMI DEL CAVO ORALE PIÙ FREQUENTEMENTE IN CAUSA Infezione diffusa (flemmone, cellulite) Necrosi locale del tessuto Tromboflebite locale # # " # # " # # # # " " # " " " " " " " " Presenza di pus maleodorante e gas Ospite compromesso Microrganismi Streptococcus sanguis Streptococcus mitis Streptococcus faecalis Streptococcus pneumoniae Streptococcus pyogenes Staphylococcus aureus Peptococcus Peptostreptococcus Eubacterium Propionibacterium Actinomyces Arachnia Lactobacillus Branhamella catanhalis Vellonella Fusobacterium Selenomonas Bacteroides fragilis Bacteroides melaninogenicccus Capnotytophaga Eikenella cccorrodens Actinobacillus actinomycetemcomitans Campylobaccter spp. ! = sensibile # = medio sensibile " = resistente # # " # # # # # # # # # " " # ! ! ! ! ! " ! " " ! " * La diagnosi di certezza si basa sulle indagini colturali Tabella 2.6 - Spettro antibatterico dei principali antibiotici sui microrganismi patogeni del cavo orale (da Scaglione) 35 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.8 - Antibiotici comunemente prescritti in odontoiatria PENICILLINE Aminopenicilline Ampicillina Bacampicillina Amoxicillina CEFALOSPORINE I° generazione Cefalexina Cefaclor Cefadroxil LINCOMICINE Clindamicina Penicilline con inibitori delle betalattamasi Amoxicillina/acido clavulanico Ampicillina/sulbactam II° generazione Acetossietilcefuroxima Cefprozil Cefoxitina TETRACICLINE Clortetraciclina Dossiciclina Minociclina III° generazione Ceftriaxone MACROLIDI Eritromicina Claritromicina Azitromicina DERIVATI IMIDAZOLICI Metronidazolo Tabella 2.9 - Indicazioni alla scelta degli antibiotici di comune utilizzazione in odontoiatria Amoxicillina I° scelta Infezioni da Gram+ e Gram- aminopenicillinosensibili (non produttori di betalattamasi) Amoxicillina + acido clavulanico I° scelta Infezioni da Gram+, Gram- e anaerobi produttori di betalattamasi Cefalosporine orali di prima generazione (cefalessina, cefaclor) I° scelta Infezioni da Gram+, Gram- non produttori di betalattamasi Cefalosporine orali di seconda generazione (cefprozil) I° scelta Infezioni da Gram+, Gram- e anaerobi sensibili (inclusi ceppi produttori di betalattamasi) Macrolidi (eritromicina, claritromicina) II° scelta Infezioni da Gram+, Gram- in presenza di allergia alle betalattamine Clindamicina II° scelta Infezioni da Gram+, Gram- e anaerobi in presenza di allergia alle betalattamine Metronidazolo II° scelta Infezione da anaerobi (efficacia elevata) Tetracicline (doxiciclina) II° scelta Spettro ampio ma frequente presenza di streptococchi resistenti Infezioni parodontali (buona concentrazione ossea) Aminoglicosidi, chinoloni III° scelta Scelta eccezionale in quanto non coprono lo spettro batterico delle infezioni orali (inattivi su anaerobi e parzialmente attivi su cocchi Gram+) 36 same, l’isolamento dell’agente eziologico mediante coltura in terreni artificiali, rappresenta la procedura diagnostica più sicura attualmente. Il prelievo di campioni (tessuto, secrezioni) può essere eseguito prima di iniziare la terapia antibiotica o prima di cambiarla dopo l’insuccesso di una prima terapia ragionata. In ogni caso, comunque, è sempre necessario impostare una terapia ragionata in attesa dei risultati; che sono disponibili in 24-48 ore, e permettono di istituire la terapia mirata in un secondo momento. Nel caso di lesioni aperte il campione può essere raccolto mediante biopsia (eseguita mediante bisturi o agobiopsia), aspirazione dai margini o prelevando il materiale con un tampone. Nel caso della biopsia la ferita deve essere pulita e disinfettata, mentre nel caso del tampone la ferita dovrà essere pulita con soluzione fisiologica sterile per rimuovere i detriti e la flora saprofita. Quando si raccolgono campioni da una lesione profonda e chiusa per aspirazione, è necessario prima pulire e disinfettare la zona per puntura cutanea; in particolare, quando si devono raccogliere campioni da una fistola, l’orifizio deve essere pulito e disinfettato, introducendo poi un catetere di tipo venoso sterile e aspirando con una siringa sterile. Tutti i campioni prelevati vanno inviati in laboratorio il più rapidamente possibile, preferibilmente entro un’ora; poiché un ritardo maggiore può causare la morte di microrganismi labili, la crescita di una flora da contaminazione o una modificazione della carica batterica. Nel caso si sospetti un’infezione da anaerobi (situazione peraltro frequente), i prelievi vanno inviati con contenitori che preservino l’anaerobiosi: - i frammenti bioptici di tessuto possono essere trasportati in contenitori di plastica con coperchio a tenuta - i campioni ottenuti per aspirazione possono essere trasportati nella stessa siringa utilizzata per la raccolta, facendo prima uscire tutta l’aria o in alternativa si possono iniettare questi liquidi in flaconi sigillati sottovuoto adatti al trasporto di campioni in anaerobiosi - l’uso di tamponi in caso di infezioni da anaerobi è controindicato poiché gli anaerobi sono molto sensibili all’essiccamento e all’ossidazione. I tamponi devono essere inviati utilizzando uno dei numerosi terreni di trasporto disponibili in commercio che impediscono l’essiccamento dei microrganismi presenti. Va infine ricordato che i campioni provenienti dal cavo orale, da lesioni parodontali o di saliva, danno di solito esito a una flora mista di aerobi e anaerobi compresi Actinomyces spp e Candida spp. Per questo motivo l’isolamento di questi microrganismi è privo di significato a meno che il campione sia stato raccolto in modo da evitare la contaminazione della flora saprofita. CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 2.3 Gestione e monitoraggio della terapia antibiotica La via di somministrazione più frequentemente utilizzata in ambito odontoiatrico è certamente quella orale per la maggior compliance del paziente e la minore incidenza di effetti indesiderati rispetto la somministrazione parenterale. Peraltro la via orale, con antibiotici più comunemente prescritti in odontoiatria, è in grado di assicurare una elevata biodisponibilità ed è utilizzabile non solo nelle infezioni banali, ma anche in quelle più severe. I tempi ottimali di somministrazione sono, per la maggior parte degli antibiotici, un’ora prima o 2-3 ore dopo i pasti. Alcuni antibiotici vengono presi durante i pasti per evitare la comparsa di effetti indesiderati come nausea e gastralgia; ma ne viene ridotto l’assorbimento, mentre per altri il cibo non interferisce con l’assorbimento o l’aumenta. La via parenterale è utilizzata raramente dall’odontoiatra in regime ambulatoriale, rappresenta circa il 7% dei casi, prevalentemente intramuscolare. L’indicazione alla via parenterale intramuscolare trova indicazione nelle seguenti situazioni: - intolleranza gastrointestinale con nausea, vomito, pirosi, diarrea - accelerato transito intestinale con scarso assorbimento enterico (diarrea, gastroenterite da antibiotici per via orale) - incapacità a deglutire il farmaco per trisma e odinofagia (difficoltà superabile con le formulazioni liquide per bocca) - necessità di farmaci non assorbibili per via enterica per infezioni resistenti ai più comuni antibiotici La somministrazione endovenosa viene limitata a casi gravi per i quali va considerata la richiesta di una consulenza medica e/o l’ospedalizzazione (2.10): - interventi in anestesia generale - infezioni gravi che necessitano di raggiungere rapidamente alte concentrazioni plasmatiche. L’uso topico di antibiotici nelle infezioni superficiali (stomatomucositi batteriche) è limitato in odontostomatologia per la difficoltà di identificare con certezza il patogeno nell’ambito della flora orale ed il rischio di effetti indesiderati: stomatite allergica e dismicrobismo orale (candidosi orale, lingua nigra, lingua villosa). In questi casi si preferiscono gli antisettici che risultano provvisti di un ottimo profilo di tollerabilità, ampio spettro d’azione e non inducono resistenza. Alcune terapie topiche trovano indicazione in particolari applicazioni: - nella terapia delle parodontopatie profonde, i fili impregnati di tetraciclina e il gel di metronidazolo possono essere applicati nelle tasche parodontali 37 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA - gli antibiotici topici per uso dermatologico trovano indicazione nelle infezioni cutanee periorali circoscritte ad eziologia stafilococcica e/o streptococcica (piodermite, impetigine, eczema infetto, herpes impetiginizzato, cheilite angolare) o micotica (cheilite da Candida albicans). La durata della somministrazione deve essere effettuata a dosaggio pieno e per un periodo sufficiente a eradicare l’agente patogeno, per non facilitare l’insorgenza di ceppi resistenti o di ricadute. La risposta clinica è la migliore guida alla durata della terapia; generalmente nelle infezioni lievi entro 1-2 giorni dall’inizio della terapia antibiotica si manifestano segni di miglioramento come diminuzione della febbre, del dolore e del gonfiore. Poiché il trattamento deve continuare per almeno tre giorni dopo la remissione dei sintomi, onde prevenire ricadute o l’insorgenza di ceppi resistenti, ne consegue che, una terapia antibiotica dura non meno di cinque giorni. Nelle infezioni più severe possono essere necessari 7-10 giorni di terapia, considerando che il miglioramento iniziale è limitato. Alcune infezioni richiedono tempi prolungati di terapia come la sinusite con 15 giorni e l’osteomielite con 4-6 settimane. Si deve considerare che l’incapacità del farmaco di penetrare nella zona di suppurazione è raramente la ragione di un fallimento terapeutico; peraltro anche se questa possibilità esiste, ad esempio nelle osteomieliti, solitamente tale difficoltà viene superata aumentando i dosaggi e prolungando il tempo di somministrazione. Gli ascessi presentano alcune particolarità dal punto di vista terapeutico, visto che un essudato infiammatorio stabilizzato è un ambiente relativamente povero perché si possa osservare una rapida moltiplicazione batterica. Per alcuni antibiotici battericidi (che sono attivi solo nei confronti di microrganismi in attiva moltiplicazione) l’incapacità di eradicare l’infezione in un ascesso, può essere collegata allo stato metabolico inattivo del microrganismo. Nelle cavità ripiene di liquidi, particolarmente nell’ambiente metabolicamente sfavorevole di un ascesso, la batteriocidia intracellulare sarà, infatti, ridotta; del resto gli antibiotici batteriostatici (la cui azione dipende dalla fagocitosi) sono meno attivi dei battericidi. In un ascesso, a causa della inibizione della moltiplicazione, i batteri possono rimanere quiescenti e sopravvivere a lungo; per ottenere la guarigione in questa situazione è dunque necessario l’impiego di antibiotici battericidi a dosaggi elevati e per periodi adeguati tali da eradicare l’infezione. Una precoce antibioticoterapia può prevenire la suppurazione o il diffondersi di un ascesso, ma di solito non può sostituire il drenaggio chirurgico. In presenza di ascessi e flemmoni è importante creare un drenaggio per evacuare le raccolte purulente e i tessuti necrotici; che rappresentano un ostacolo alla diffusione dei chemioterapici e facilitano le infezioni da anaerobi Gram negativi. Infatti rilevanti miglioramenti sintomatici fanno seguito a un adeguato drenaggio del pus; ma l’incisione di tessuti infetti, prima che si realizzi la colliquazione, è spesso deleteria, non riesce ad alleviare il dolore e, a volte, può anche facilitare la diffusione dell’infezione. Per questa ragione è necessario aspettare fino ad ottenere un ascesso maturo prima di incidere. Tabella 2.10 - Vie di somministrazione Via e modalità di assorbimento Indicazioni e precauzioni Endovenosa Assorbimento rapido e totale Effetti immediati per rapide e elevate concentrazioni ematiche Emergenza Uso ospedaliero Possibilità di regolare la dose in base alla risposta (titolazione) Adatta a grandi volumi o sostanze irritanti se non diluite Rischio di reazioni avverse gravi Intramuscolare Assorbimento rapido per le soluzioni acquose Assorbimento lento per le preparazioni deposito Impossibilità ad utilizzare farmaci per via orale Necessità di collaborazione e compliance del paziente Adatta per volumi moderati, veicoli oleosi e sostanze irritanti per via orale Preclusa nei pazienti con discoagulopatie Orale Assorbimento lento Varia a seconda del farmaco Compliance del paziente (minima cooperazione) Preferibile per pazienti ambulatoriali Biodisponibilità buona per molti farmaci di comune utilizzo 38 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA L’applicazione di calore può alleviare il dolore e accelerare la regressione senza che si abbia la suppurazione nelle fasi iniziali; se è già in corso la necrosi facilita la demarcazione del processo e l’accumulo di pus rendendo praticabili l’incisione e il drenaggio in minor tempo. La terapia ragionata, condotta secondo i parametri enunciati, non è sempre seguita da un risultato terapeutico favorevole e in assenza di segnali positivi di ri- sposta alla terapia entro 48 ore è necessaria una rivalutazione dell’insuccesso terapeutico (tabella 2.11 e 2.12). I provvedimenti da instaurare nei singoli casi saranno diversi come ad esempio: l’introduzione locale del farmaco, il drenaggio della sede d’infezione, impiego di un farmaco diverso con elevata batteriocidia o di un’associazione antibatterica eventualmente guidata dall’esecuzione di un antibiogramma. Tabella 2.11 - Cause di insuccesso dell’antibioticoterapia Assunzione di antibiotico per un periodo troppo breve Mancata compliance del paziente (non si attiene alla prescrizione) Posologia prescritta insufficiente Malassorbimento digestivo (gastroenterite, diarrea) Interazione con altri farmaci o sostanze (ad esempio latte e tetraciclina nella fase di assorbimento) Comparsa o prevalenza di ceppi resistenti (anche facilitati dal trattamento stesso) Insufficiente penetrazione e diffusione del chemioterapico nella sede di infezione (membrana piogenica degli ascessi, sequestro nell’osteomielite) Diffusione dell’infezione in sedi poco permeabili al farmaco (ascessi cerebrali, sinusiti) Drenaggio inadeguato e persistenza di condizioni sfavorevoli (pH acido, tessuto necrotico, anerobiosi) Reazione a un corpo estraneo infetto (protesi, impianti) Ospite immunocompromesso (mancata cooperazione del sistema immunitario nell’eradicazione del patogeno) Tabella 2.12 - Errori comuni nella terapia antibiotica Prescrizione di un antibatterico per infezione virale o fungina Scelta corretta dell’antibiotico, ma a dosaggio insufficiente Cambiamento troppo precoce dell’antibiotico Mancata esecuzione di drenaggio Utilizzo di due antibiotici quando uno è sufficiente (induzione di resistenza, allergia) Utilizzo di antibiotici a largo spettro (se efficaci a spettro ristretto; per il rischio di dismicrobismi) Ricorso a farmaci tossici (se disponibili farmaci efficaci a elevato coefficiente terapeutico) Prescrizione di farmaci costosi (se disponibili farmaci efficaci a basso costo) Mancata sorveglianza del decorso clinico e adattamento della terapia Mancata esecuzione di prelievi microbiologici e antibiogramma (in presenza di mancata risposta alla terapia ragionata) 39 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 3. REAZIONI AVVERSE Le reazioni avverse agli antibiotici possono essere classificati in diversi modi in base alla localizzazione d’organo o al meccanismo eziopatogenetico (tabella 3.1). In base alla loro differente localizzazione d’organo si parla di effetti gastrointestinali, epatotosicità, nefrotossicità, fetotossicità, dermatiti, ecc; certamente le manifestazioni di intolleranza gastrointestinale appaiono tra i danni da antibiotici più frequenti. In base alla patogenesi è possibile distinguere reazioni avverse: - su base tossica - su base allergica - su base idiosincrasica che si realizzino su soggetti con carenze enzimatiche costituzionali geneticamente trasmesse - correlate con l’attività antibatterica del farmaco prodotto integralmente o in parte da modificazioni microbiologiche, tipo dismicrobismi - correlate ad attività farmacologiche e farmacodinamiche differenti dall’attività antibatterica, come modificazioni indotte sulle risposte immunologiche, interazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche degli antibiotici tra loro e tra altri farmaci Le principali considerazioni inerenti le betalattamine non riguardano tanto i potenziali effetti tossici (che si manifestano solo a dosaggi molto elevati e sono virtualmente assenti), quanto ad un’ampia gamma di reazioni immunologiche di tipo allergico con presenza di crossreattività tra penicilline e cefalosporine. La Multiple Drug Allergy Sindrome consiste in reazioni allergiche tra antibiotici di famiglie diverse tra loro chimicamente non correlate; a tale proposito è stato segna- lato recentemente un significativo aumento di reazioni allergiche ad antibiotici non betalattamici (compresi i macrolidi) in soggetti con pregresse manifestazioni allergiche IgE mediate a penicilline e cefalosporine. I macrolidi sono metabolizzati ed escreti dal fegato e possono determinare disturbi della funzionalità epatica; presentano, inoltre, effetti collaterali prevalentemente a livello gastrointestinale. In particolare l’eritromicina causa spesso intolleranza gastrointestinale, inconveniente parzialmente superato dalla claritromicina con la quale, però, sono stati segnalati casi di discolorazione dei denti. Tale fenomeno è di solito reversibile con una pulizia dentale presso un dentista (REFI 2002). L’eritromicina etilsuccinato è il sale di scelta nell’adulto; l’estolato è controindicato negli adulti e in gravidanza per la possibile insorgenza di epatiti colostatiche, mentre è indicato nei bambini dove assicura elevate concentrazioni tissutali. Le reazioni allergiche ai macrolidi sono infrequenti (0,5% dei pazienti trattati) e di scarso rilievo clinico (orticaria, rash cutaneo). Il metronidazolo può causare effetti gastrointestinali, cefalea, sapore metallico in bocca, secchezza delle fauci e parestesie (reversibili alla sospensione del trattamento), colorazione rossastra delle urine, effetto antabuse (crampi addominali e vomito per contemporanea assunzione di alcol). Le tetracicline presentano effetti indesiderati gastrointestinali, si depositano nei tessuti duri (ossa e denti) e possono provocare fotosensibilizzazione ed epatotossicità. La fotosensibilizzazione è un raro effetto indesiderato che si manifesta con reazioni cutanee (eccezionalmente con fotonicolisi); per tale motivo è consigliabile evitare l’esposizione al sole e ai raggi ultravioletti durante la terapia. Tabella 3.1 - Principali effetti indesiderati e controindicazioni degli antibiotici EFFETTO SINTOMATOLOGIA CONTROINDICAZIONI Ipersensibilità Reazioni allergiche d’organo o sistemiche Ipersensibilità nota al farmaco Ipersensibilità crociata di gruppo Disturbi gastrointestinali Intolleranza gastrointestinale Dismicrobismo intestinale, candidosi, colite pesudomembranosa Sospensione del trattamento in presenza di sintomi Epatotossicità Aumento delle transaminasi (tetracicline) Colostasi (macrolidi) Grave insufficienza epatica Sindrome ostruttiva delle vie biliari Gravidanza, allattamento, infanzia Deposito nei tessuti calcificati (tetracicline) Teratogenicità (metronidazolo) Controindicazione alle tetracicline in gravidanza e allattamento Controindicazione all’uso di tetracicline in bambini con età <8anni 40 Le incompatibilità tra antibatterici o tra essi e altri farmaci si verificano prima della loro somministrazione e possono essere di natura fisica, chimica o fisico-chimica; generalmente interessano farmaci miscelati in soluzione ad uso parenterale. Le incompatibilità fisiche o chimico-fisiche possono essere apprezzate all’esame visivo (modificazioni di colore, formazione di gas, di percipitati, ecc.) e non comportano in genere una perdita eccessiva dell’attività antibatterica dei farmaci interessati. Le incompatibilità chimiche determinano invece la decomposizione irreversibile di uno o di entrambi i farmaci, con perdita dell’attività terapeutica e, spesso, con la formazione di composti tossici. Classici esempi di incompatibilità chimica sono l’inattivazione degli aminoglicosidi da parte di penicilline e la degradazione dell’ampicillina sodica in soluzione di carboidrati a temperatura ambiente dopo diverse ore. Le interazioni farmacologiche possono verificarsi a livello di ciascuna delle tappe della farmacocinetica. Esse possono essere di tipo farmaceutico, farmacocinetico e farmacodinamico; possono determinare effetti diversi come: indifferenza, antagonismo, potenziamento, sommazione, sinergismo o risposte inattese. A livello di assorbimento si possono osservare interazioni che determinano sia un aumento che una diminuzione dell’assorbimento, soprattutto in base alle modificazioni del pH endoluminale, alla formazione di legami diretti, a fenomeni di dismicrobismo, di alterata mobilità intestinale e di malassorbimento. Molti antibiotici somministrati per via orale, ad esempio, possono causare una riduzione dell’efficacia dei contraccettivi orali, accelerandone il transito intestinale e l’assorbimento, come ad esempio l’amoxicillina e amoxicillina + acido clavulanico (RCP REFI 2002). I topici gastrointestinali, il carbone e gli antiacidi (sali di alluminio, di calcio e di magnesio), in associazione o non agli alginati, interagiscono con alcuni farmaci adsorbiti per via orale, determinando una diminuzione dell’assorbimento gastrointestinale dei medicinali qualora somministrati contemporaneamente. Per pre- CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA cauzione, conviene somministrare gli antiacidi, il carbone e i topici gastrointestinale a distanza dagli altri medicinali. Nella fase di trasporto i farmaci molto legati alle proteine possono competere per i siti di legame, determinando un aumento delle concentrazioni di farmaco libero e quindi attivo. Di questo tipo è, ad esempio, l’interazione tra macrolidi e anticoagulanti orali. Le interazioni a livello della metabolizzazione sono le più frequenti e temibili; si tratta di induzioni o inibizioni enzimatiche che possono determinare una riduzione o un’accentuazione dell’attività di uno dei due farmaci. Il sistema del citocromo P-450 comprende una serie di isoenzimi che sono responsabili della metabolizzazione di molti farmaci. L’isoenzima CYP3A4 rappresenta il 60% del sistema citocromiale degli epatociti e il 70% di quello degli enterociti della parete intestinale. Molti antibiotici e antimicotici inibiscono l’isoenzima, aumentando l’emivita plasmatica, la concentrazione ematica e la tossicità di altri farmaci che sono metabolizzati dallo stesso sistema di detossificazione. Tale meccanismo è alla base di alcune interazioni farmacocinetiche che sconsigliano l’associazione di alcuni farmaci (tabella 3.2). Infine da segnalare che i macrolidi e gli antimicotici derivati dei nitro-imidazoli sono stati associati ad aritmie cardiache (torsioni di punta) per interazione con farmaci che prolungano l’intervallo QT sull’elettrocardiogramma (tabella). Altri tipi di interazione si possono verificare nel processo di eliminazione renale per alterazioni del processo di riassorbimento passivo o della secrezione tubulare attiva o al livello tissutale nel processo di distribuzione (ad esempio blocchi neuromuscolari per l’associazione di aminoglicosidi e miorilassanti). Si ricordi, infine, che le interazioni tra antibiotici possono determinare effetti diversi: sinergismo, addizione o antagonismo. Nelle fotografie comprese tra 3.3 e 3.16 è riportata l’iconografia relativa ad alcune reazioni avverse. 41 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 3.2 - Interazioni degli antibiotici INTERAZIONE RISCHIO * MECCANISMO E MANIFESTAZIONI CLINICHE Antibiotici battericidi in associazione con batteriostatici 2 Teoricamente i battericidi sono più efficaci sui batteri in attiva replicazione. I batteriostatici possono antagonizzare l’azione battericida arrestando la crescita batterica. L’interazione non è dimostrata in modo consistente in clinica. Penicilline, cefalosporine, eritromicina, claritromicina, tetracicline, metronidazolo + contraccettivi orali estroprogestinici 4 Casi sporadici hanno riportato gravidanze indesiderate per assunzione orale concomitante di antibiotici e contraccettivi. Si ipotizza che gli antibiotici riducendo la normale flora batterica intestinale, possano interferire con il ricircolo enteroepatico degli estrogeni, risultando dosi ematiche subterapeutiche ed ovulazione. Con l’eccezione di amoxicillina, ac. clavulanico e della rifampicina, gli studi clinici non hanno dimostrato tale interazione. Metronidazolo con alcool 2 Il metronidazolo produce un effetto disulfiram inibendo l’enzima acetaldeide deidrogenasi. L’accumulo di acetaldeide causa cefalea, palpitazioni, nausea, arrossamento del viso. Metronidazolo con litio 1 Il metronidazolo inibisce l’escrezione renale del litio, elevandone la concentrazione ematica; la tossicità da litio si manifesta con confusione, atassia, nefrotossicità Tetracicline con prodotti contenenti cationi bivalenti (Al, Mg, Ca, Fe) o trivalenti (Fe) 2 Le tetracicline chelano i cationi bivalenti e trivalenti, e risultano meno assorbite. Gli antiacidi aumentano il pH gastrointestinale e ne riducono l’assorbimento. Il livello serico di tetracicline può diminuire del 20-100%, riducendo l’efficacia antibiotica Tetracicline o altri antibiotici a largo spettro con warfarina o dicumarolici 4 Gli antibiotici a largo spettro diminuiscono la flora intestinale che sintetizza la vit K, cofattore della coagulazione. Poiché il meccanismo anticoagulante di warfarina e dicumarolici agisce sui fattori della coagulazione vit K dipendenti, si determina un aumentato rischio di sanguinamento. L’interazione si manifesta solo nei pazienti con ridotto introito di vit K Tetracicline con litio 4 Riportato un singolo caso di tossicità da litio, non confermato da un ulteriore studio Eritromicina o azitromicina, tetracicline con digossina 1 Questi antibiotici riducono la flora batterica intestinale e in particolare l’Eubacterium Lentum, che metabolizza una quantità significativa di digossina nel 10% dei pazienti in terapia. Può determinarsi un aumento della digossinemia e sintomi di intossicazione digitalica: salivazione, disturbi della vista e aritmie. Eritromicina, claritromicina azitromicina o metronidazolo con warfarina o dicumarolici 1 Gli antibiotici diminuiscono il metabolismo degli anticoagulanti orali e aumento del tempo di protrombina. I sintomi consistono in ematuria, ematomi, ecchimosi Eritromicina, claritromicina, ketoconazolo, itraconazolo e altri farmaci metabolizzati dal citocromo P-450 Varia in relazione ai diversi farmaci Gli antimicrobici bloccano il metabolismo e aumentano i livelli ematici di molti farmaci. La severità degli effetti indesiderati dipende dall’indice terapeutico dei farmaci interagenti. 42 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Astemizolo, terfenadina, cisapride 1 Aritmie ventricolari potenzialmente mortali (torsioni di punta). Il metronidazolo aumenta i livelli ematici di cisapride Alfentanil 1 Rafforzata e prolungata depressione respiratoria (eccetto ketoconazolo) Bromocriptina 1 Aumentato rischio di effetti indesiderati a carico del SNC con discinesie e ipotensione arteriosa Carbamazepina 1 Ciclosporina 1 Felodipina e calcio antagonisti 1 Metilprednisolone, prednisone 1 Teofillina 1 Lovastatina e altre statine 1 Triazolam o midazolam orale 2 Disopiramide 4 Aumentato rischio di atassia, vertigini, stordimento e confusione. Arresto cardiaco riportato in un bambino in cura con eritromicina Rinforzo dell’immunosoppressione e nefrotossicità Aumentato rischio di ipotensione, tachicardia, edema Aumentato rischio di sindrome di Cushing e immunosoppressione Aumentato rischio di tachicardia, aritmia, tremori, convulsioni. Il ketoconazolo non è implicato in questi effetti Dolore muscolare e rabdomiolisi. Interazione farmacocinetica dimostrata per gli antimicotici azoli Aumenti marcati dei livelli ematici delle benzodiazepine per via orale con aumento dell’effetto sedativo in durata e profondità Rare segnalazioni di aritmie o blocco cardiaco per associazione con l’eritromicina. Necessari ulteriori studi *Punteggio di significatività delle interazioni in base alla gravità dell’effetto e la documentazione scientifica disponibile - 1 effetto maggiore potenzialmente pericoloso per la vita; stabilito, probabile o sospetto in base alla documentazione - 2 effetto moderato che può causare patologia; stabilito, probabile o sospetto - 3 effetto minore di scarsa entità o non rilevabile clinicamente; stabilito, probabile o sospetto - 4 effetto maggiore o moderato; possibile - 5 effetto minore; possibile o improbabile. Figura 3.3 - Eritema fisso da medicamenti Macchia rosso-violacea, tondeggiante, a limiti netti, che si ripete nella stessa sede sul labbro, entro alcune ore dalla somministrazione del farmaco responsabile (ipersensibilità di IV tipo) Figura 3.4 - Candidosi eritematosa Eritema diffuso della mucosa dovuto a infezione opportunistica da Candida Albicans secondario all’uso di antibiotici a largo spettro. Sono presenti placche biancastre spesse simili a ricotte costituite da ife di miceti CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 43 Figura 3.5 - Glossite losangica mediana Figura 3.8, 3.9, 3.10 - Eritema multiforme maggiore (Sindrome di Stevens-Johnson) mucosità erosiva dolorosa del cavo orale indotta da sulfamidici (Bactrim). I sintomi prodromici (febbre, malessere, faringite, cefalea) sono seguiti nell’arco di 2-3 giorni dalla formazione di aree eritematose, bolle, erosioni e croste orali e pluriorifiziali; nel 50% dei casi sono accompagnate da lesioni cutanee a bersaglio (dette anche a iride o a coccarda) Figura 3.6, 3.7 - Orticaria Pomfi di colore variabile dal rosso al bianco, circondati da un alone iperemico, diffusi su tutta la superficie cutanea e sulle labbra 44 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 3.11 - Eritema multiforme minore con tipiche lesioni cutanee a iride Figura 3.12 - Cheilite indotta da retinoidi in donna di 33 anni Figura 3.13 - Orticaria acuta del volto da anestetico locale, insorta a distanza di 20 minuti dall’infiltrazione (Lidocaina cloridrato 2%) Figura 3.14 - 3.15 Eruzione orticarioide in maschio di 45 anni Figura 3.16 - Eruzione lichenoide della mucosa genina indotta da resina metacrilica di protesi mobile Figura 3.17 - Pigmentazioni dentali da tetracicline A.2 PARTE SISTEMATICA Gli antibiotici sono suddivisi secondo la struttura chimica in diverse famiglie in cui ogni componente presenta una struttura di base similare agli altri appartenenti dello stesso gruppo (tabella 1.1 e 1.2). Le modificazioni strutturali del nucleo di base influenzano le caratteristiche cinetiche e incrementano o selezionano l’attività antimicrobica dei singoli composti. Ad esempio alla famiglia delle betalattamine appartengono numerosi antibiotici che contengono nella loro struttura l’anello betalattamico e hanno caratteristiche sovrapponibili: - attività battericida selettiva sui procarioti inibendo la sintesi del peptidoglicano della parete cellulare - bassa tossicità diretta (salvo poche eccezioni) - reazioni allergiche crociate - carattere acido - capacità di indurre enzimi attivanti detti betalattamasi Appartengono a questa famiglia le penicilline contenenti l’acido 6-aminopenicillanico, le cefalosporine contenenti l’acido 7-aminocefalosporanico e le nuove betalattamine (non penicilline-non cefalosporine), che si discostano dalla struttura chimica di entrambi questi gruppi pur conservando inalterato l’anello betalattamico. La trattazione è limitata ai singoli composti che in ogni famiglia risultano di comune prescrizione nella pratica ambulatoriale odontoiatrica. O R C S NH penicilline N O COOH O R C S NH cefalosporine N O C R R S carbapenemici N O COOH O R C NH monobattamici N O SO3H Figura 1.1 - Struttura chimica di base delle quattro classi di antibiotici betalattamici Tabella 1.2 - Famiglie di chemioterapici antibatterici Amfenicoli Aminoglicosidi Betalattamine* (penicilline, cefalosporine, inibitori delle betalattamasi) Chinolonici* Glicopetidi Lincosamidi* Macrolidi* Metronidazoli* Monobattami Non classificati * Famiglie che contengono antibiotici utilizzati in odontoiatria Polipetidi Rifamicine Sinergistine Tetracicline * R 46 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 1. FAMIGLIE DI ANTIBIOTICI 1.1 Penicilline Le penicilline si compongono di un nucleo comune acido 6-aminopenicillanico (nucleo penamico), costituito da un anello tetratomico azetinonico (betalattamico) e uno eterociclico (tiazolidinico) al quale si legano differenti catene laterali che condizionano le particolarità farmacocinetiche dei diversi composti (tabella 1.3). Si dividono in due categorie: quelle naturali ottenute per sola fermentazione (antibiotici); quelle semisintetiche derivate dalla sintesi dell’acido 6-aminopenicillanico con catene laterali aciliche opportunamente modificate (chemioterapici). La famiglia di farmaci è caratterizzata da batteriocidia lenta, per inibizione della formazione del peptidoglicano, costituente della parete cellulare batterica. La penicillina G e le penicilline acidoresistenti (fenossimetilpenicilina) sono poco utilizzate attualmente in odontoiatria. L’addizione di un amino-gruppo sulla catena laterale delle penicilline da luogo alle aminopenicilline, penicilline semisintetiche a spettro allargato; attualmente tra i farmaci di I° scelta in odontoiatria. Le aminopenicilline sono attive su tutti i microrganismi sensibili alla penicillina G che è prevalentemente orientata nei riguardi di: - batteri Gram+ (Stafilococchi non produttori di betalattamasi, Streptococchi, Pneumococchi) - cocchi Gram- (Meningococchi, Gonococchi) - anaerobi Gram+ (Clostridium, Peptococcus, Peptostreptococcus) - anaerobi Gram- (Bacteroides spp ma non Bacteroides fragilis) - bacilli Gram+ (Corynebacterium, Listeria, B. anthracis) - bacilli Gram-negativi (Pasteurella multocida e H. ducrey), Spirochete, Leptospire, Borrelie e Actinomiceti. Inoltre, le aminopenicilline presentano una migliore attività su Enterococcus, Listeria monocytogenes, Haemophilus influenzae, Proteus mirabilis, Escherichia coli, Salmomelle spp. La loro maggiore attività su molti bacilli aerobi Gramè legata alla miglior capacità di penetrazione attraverso la parete cellulare. Tutte le aminopeniciline sono inattivate dalle betalattamasi; il gruppo comprende l’amoxicillina, l’ampicillina e la bacampicillina (tabella 1.4, 1.5). L’amoxicillina rappresenta il farmaco di prima scelta per l’elevato assorbimento enterico (superiore al 90%), gli scarsi effetti indesiderati gastroenterici e l’ampio spettro di azione che coincide con le specie batteriche più frequentemente in causa nelle infezioni orali. L’attività è estesa su molti ceppi non produttori di betalattamasi, patogeni aerobi e anaerobi del cavo orale: Actinomyces, Propionibacterium, Eubacterium, Peptococcus, Peptostreptococcus, Veillonella, Fusobacterium, Streptococcus spp (S. sanguis, S. mitis, s. faecalis). L’ampicillina per via orale è attualmente poco utilizzata poiché presenta un assorbimento ridotto e lievi effetti indesiderati gastroenterici; è utilizzata per somministrazione parenterale. Le bacampicilline sono profarmaci, analoghi dell’ampicillina, che dopo l’assorbimento sono convertiti in ampicillina; sono dotati di migliore assorbimento digestivo e gravati da minori effetti indesiderati gastrointestinali. Le isossazolilpenicilline (oxacillina, dicloxacillina, flucloxacillina) sono penicilline resistenti beta-lattamasi resistenti; trovano indicazione nelle infezioni sostenute da stafilococchi penicillinasi produttori; sono più neurotossiche e hanno efficacia pari a 1/10 nei confronti della penicillina (tabella 1.6). Tabella 1.3 - Classificazione delle penicilline Penicilline standard Penicillina G (ev) Penicillina V (po) Procain penicillina G (im) Benzatin penicillina (im) Aminopenicilline Ampicillina (ev, po) Bacampicillina (po) Amoxicillina (po) Penicilline Antistafilococciche Meticillina (ev) Nafcillina (ev) Isossazolilpenicilline (ev, po) Oxacillina Cloxacillina Dicloxacillina Flucloxacillina Penicilline antipseudotumorali Carbossipenicilline (ev) Carbenicillina Ticarcillina Ureidopeniciline (ev) Piperacillina Azlocillina Mezlocillina 47 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.4 - Aminopenicilline POSOLOGIA NOTE Amoxicillina Adulto per os 1,5-4 gr/die in 2-3 somministrazioni Adulto im/ev 3-12 gr/die in 4-6 somministrazioni Bambino per os 50-100 mg/kg/die in 2-3 somministrazioni Elevato assorbimento orale (90%) non influenzato dal cibo Buona tollerabilità per os (diarrea meno frequente di ampicillina) Non betalattamasi resistente Ampicillina Adulto per os 1,5-3 gr/die in 4 somministrazioni a stomaco vuoto Adulto im/ev 4-12 gr/die in 4-6 somministrazioni Bambino per os 500-100 mg/kg/die in 4 somministrazioni a stomaco vuoto Bambino im/ev 100-400 mg/kg/die in 4-6 somministrazioni Scarso assorbimento orale ulteriormente ridotto in presenza di cibo Utilizzata preferenzialmente per via parenterale Reazioni avverse gastrointestinali frequenti dopo somministrazione orale (nausea, vomito, diarrea) Non betalattamasi resistente Bacampicillina Adulto per os 2-4 gr/die per os in 3 somministrazioni giornaliere Bambino per os 40 mg/kg/die in 3 somministrazioni Elevato assorbimento orale non influenzato dal cibo Buona tollerabilità per os (diarrea frequente di ampicillina) Non betalattamasi resistente Caratteristiche comuni I° scelta nelle infezioni del cavo orale Batteriocidia lenta Ampio spettro sui principali ceppi patogeni Gram+, Gram-, aerobi e anaerobi patogeni del cavo orale Inattivazione da parte dei ceppi penicillinasi produttori (aminopenicilino resistenti) e inattività su alcuni anaerobi Buona tollerabilità per os (minore per ampicillina) Tossicità sistemica scarsa, virtualmente assente; utilizzabili con dosaggi ampi per l’elevato indice terapeutico Escrezione renale prevalente (80%); riduzione della posologia solo in presenza di IRC grave (Clearence creatinina inferiore a 30 ml/m) Allergia più frequentemente rappresentata da esantemi maculo-papulari o morbilliformi non IgE mediati; rara l’anafilassi Allergia crociata con altre betalattamine (cefalosporine e betalattamine non penicilline-non cefalosporine) 1.2 Inibitori delle Betalattamasi Sebbene esistano molti tipi di inibitori nella pratica clinica sono utilizzati solo l’acido clavulanico, il sulbactam e il tazobactam. Gli inibitori delle betalattamasi contengono un anello betalattamico, ma nessuno ha attività antibatterica intrinseca clinicamente utile (tabella 1.7, 1.8). Si legano alle betalattamasi in modo reversibile o irreversibile (inibitori suicidi) consentendo ai farmaci betalattamici, che verrebbero distrutti, di svolgere il proprio compito. L’associazione di un betalattamico con un inibitore del- le betalattamasi ottiene uno spettro di attività esteso ai ceppi produttori di betalattamasi, ne risulta cioè un sinergismo d’azione. Di seguito sono riportati i dosaggi delle associazioni delle betalattamine con gli inibitori delle betalattamasi di comune utilizzo in odontoiatria nell’adulto sano normopeso in assenza di controndicazioni. 1.3 Cefalosporine Le cefalosporine sono antibiotici betalattamici in continua espansione che hanno in comune il nucleo cefemico o acido 7-aminocefalosporanico; costituito da un 48 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Struttura di catena laterale R penicillina G (benzilpenicillina) CH2 CO penicillina V (fenossimetilpenicillina) O CH2 CO ampicillina CHCO NH2 HO amoxicillina CHCO NH2 Figura 1.5 - Struttura chimica della catena laterale in posizione 6 dell’anello lattamico di penicilline standard e aminopenicilline Catena laterale R OCH3 meticillina CO OCH3 OC2H5 CO nafcillina R2 CO N R1 O R1 H H CI F isoxazolil penicilline CH3 R2 H CI CI CI oxacillina cloxacillina dicloxacillina flucloxacillina Figura 1.6 - Struttura in posizione 6 dell’anello betalattamico delle penicilline antistafilococciche anello tetratomico (betalattamico) e uno eterociclico (diidrotiazolidinico) al quale si legano differenti catene laterali che condizionano le particolarità farmacocinetiche dei diversi composti (tabella 1.9, 1.10, 1.11). Sono tradizionalmente classificate in farmaci di prima, seconda, terza e quarta generazione in base all’epoca di sintesi; il loro spettro verso bacilli aerobi Gram- aumenta dalla prima alla quarta generazione; in cui varia lo spettro di azione: I° generazione più spostato verso gram +; II° generazione spettro bilanciato tra Gram + e -; III° generazione spettro sbilanciato verso Gram -. Per molti anni la famiglia delle cefalosporine è stata monomorfa (I e II generazione) con buona attività nei confronti dei Gram positivi anche betalatamasi produtori (con esclusione di enterococco) e discreta attività verso i Gram- (con esclusione di Pseudomonas, altri Gram- aerobi difficili e anaerobi del gruppo Bacteroides). In sintesi le cefalosporine classiche di I generazione (e alcune di II) sono attive su stafilococchi e streptococchi (poco sulle Enterobacteriaceae) e solo parziale resistenza alle betalattamasi; non presentano sostanziali vantaggi nei confronti delle aminopenicilline in terapia odontostomatologica. Successivamente questa famiglia di antibiotici ha presentato diversificazioni essenziali con nuove cefalosporine di II generazione e quindi di III e IV generazione. Dapprima sono stati sintetizzati farmaci a spettro d’azione sovrapponibile a quello delle cefalosporine classiche, ma resistenti a quasi tutte le betalattamasi sia dei Gram+ che Gram-; successivamente si è perfezionato lo spettro nei riguardi dei Gram- e l’unico gram resistente oggi è l’enterococco. Le cefalosporine di II generazione sono divise in due sottotipi: - attive su Haemophilus influenzae; risultano attive verso i Gram- produttori di betalattamasi e sono utilizzate nelle infezioni delle vie aerodigestive superiori - attive su Bacteroides fragilis usate nelle infezioni da aerobi-anaerobi Il cefprozil è una cefalosporina orale di seconda generazione attiva sull’Haemophilus influenzae, interessante per le applicazioni in ambito odontoiatrico (tabella 1.12): - assorbimento per via orale rapido e con una biodisponibilità del 94% non influenzato dal cibo - attivo sulle specie anaerobiche patogene nelle infezioni del cavo orale (Peptostreptococcus, Bacteroides melaninogenicus, Eubacterium, Streptococcus viridans) per MIC inferiori alla cefalessina e al cefaclor - buona tollerabilità gastrica, con effetti gastrointestinali lievi e che regrediscono al cessare della terapia (nausea, vomito nel 2% dei casi), in misura minore cioè di claritromicina, cefixime, cefaclor e amoxicillina/ac. clavulanico - efficacia terapeutica pari all’amoxicilina/acido clavulanico Le cefamicine sono cefalosporine parenterali di sintesi 49 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.7 - Aminopenicilline associate a inibitori delle betalattamasi POSOLOGIA NOTE Amoxicillina + acido clavulanico Adulto per os 2-3 gr/die in 2-3 somministrazioni a stomaco pieno Adulto ev 1,8-13,2 gr/die ev in 3-4 somministrazioni Bambino per os 50 mg/kg/die in 2-3 somministrazioni a stomaco pieno Bambino per ev 110-220 mg/kg/die in 3-4 somministrazioni Elevato assorbimento orale Disponibile anche per via parenterale Discreta tollerabilità per os; nausea, vomito e diarrea più frequenti che con le aminopenicilline, legate all’acido clavulanico Ampicillina + sulbactam Adulto im/ev 3-12 gr/die im/ev in 2-4 somministrazioni giornaliere Bambino im/ev 150 mg/kg/die in 2-4 somministrazioni Uso parenterale Possibile diarrea Possibile aumento delle transaminasi epatiche (6% dei pazienti trattati) Caratteristiche comuni Antibiotici di I° scelta nelle infezioni di germi aminopenicillino sensibili e resistenti Batteriocidia lenta Betalattamasi resistenza per inibizione suicida Spettro di azione esteso ai ceppi betalattamasi produttori e agli anaerobi (praticamente assenti le resistenze) Tossicità sistemica scarsa, virtualmente assente Escrezione renale prevalente (80%); ma riduzione solo in presenza di IRC grave (Clearence creatinina inferiore a 30 ml/m) Allergia alle betalattamine (più frequentemente esantemi morbilliformi non IgE mediati) CH2 OH S H clavulanato COOH N O O O S CH3 CH3 sulbactam COOH N O O O S N CH2 N CH3 tazobactam N COOH O Figura 1.8 - Struttura chimica degli inibitori delle betalattamasi N di seconda generazione; sono betalattamasi resistenti e presentano spiccata attività verso gli anaerobi; comprendono la cefoxitina, il cefotetan e il cefmetazolo Le cefalosporine di III generazione sono cefalosporine orali e iniettabili con elevata attività verso i Gram- produttori di betalattamasi (soprattutto Enterobacteriaceae); sono farmaci importanti per la terapia di patologie sistemiche gravi, solo occasionalmente utilizzate in odontoiatria, avendo uno spettro più spostato verso i Gram- e meno verso i Gram +. Le metossimine sono cefalosporine parenterali di terza generazione che presentano una struttura di base caratterizzata da un gruppo metossiminico (N-O-CH3) a livello della catena laterale che conferisce una forte attività verso i germi produttori di betalattamasi Gram+ e Gram-; comprendono: - il cefuroxime, il cefotaxime il cefodizime, il ceftizoxime, il ceftriaxone, il cefmenoxime, il cefpirome, il cefepime tra quelli a uso parenterale - Il cefixime, il cefatemet e il cefpodoxime tra quelle a uso orale. Sebbene le cefalosprine siano strutturalmente correlate alle penicilline, esiste solo un 4-10% circa di allergenicità crociata tra le due famiglie di farmaci. Di conseguen- 50 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.9 - Classificazione delle cefalosporine I° generazione Cefadroxil (po) Cefazolina (im, ev) Cefalexina (po) Cefapirina* (ev, po) Cefradina (im, po) Cefprozil (po) Cefuroxime (ev, im) Cefuroxime axetil (po) Cefmetazolo (ev, im) Cefotetan (ev, im) Cefoxitina (ev, im) II° generazione Cefaclor (po) Cefamandolo (ev, im) Cefroxadina (po) Cefonicid (ev, im) Ceforanide* Cefpodoxima (po) Cefotiam (im/ev) III° generazione Cefdinir (po)* Cefixima (po) Cefodizime (im/ev) Cefmenoxine (im/ev) Cefotaxime (ev, im) Cefpodoxima (po) Cefsulodin (im/ev) Ceftazidime (ev, im) Ceftibuten (po) Ceftizossina (im/ev) Ceftriaxone (ev, im) Ceftizoxime (ev, im) Cefoperazone (ev, im) Moxalactan (ev, im) IV° generazione Cefepima (ev, im) Cefipirome (ev, im) * Non in commercio in Italia Tabella 1.10 - Cefalosporine POSOLOGIA NOTE Cefalexina Adulto per os 2-4 gr/die po in 4 somministrazioni Elevato assorbimento orale (90%), più rapido a digiuno Spettro d’azione discretamente ampio; attività su cocchi e bacilli Gram+, minore su alcuni GramResistenti sono i batteri produttori di cefalosporinasi (Enterobacteriaceae) e molti anaerobi del cavo orale Bambino per os 50-100mg/kg/die in 4 somministrazioni Cefaclor Adulto per os 2-4 gr/die po in 3-4 somministrazioni Bambino per os 20-40 mg/kg/die in 3-4 somministrazioni preferibilmente a stomaco vuoto Discreto assorbimento orale (65%) Cefadroxil Adulto per os 2-4 gr/die po in 2-3 somministrazioni Bambino per os 50-100 mg/kg/die in 3 somministrazioni Ottimo ma lento assorbimento orale (95%) non influenzato dal cibo Discreta tollerabilità per os (diarrea, vomito) Spettro d’azione sovrapponibile alla cefalexina Cefprozil Adulto per os 1 gr/die in 2 somministrazioni Bambino per os 30 mg/kg/die in 2 somministrazioni Spettro di azione ampio, esteso ai Gram+, Gram-, aerobi e anaerobi patogeni del cavo orale e prime vie respiratorie (praticamente assenti le resistenze) Betalattamasi resistente Elevato assorbimento orale (94%) non influenzato dal cibo Buona tollerabilità per os (diarrea e vomito inferiori all’1%) Escrezione renale prevalente (65-70%); riduzione solo in presenza di IRC grave (Cl creatinina inferiore a 30 ml/m) Cefuroxime axetil Adulto per os 0,5-1gr/die po in 2-3 somministrazioni Bambino per os 15-20 mg/kg/die in 2-3 somministrazioni Spettro di azione ampio, esteso ai Gram+, Gram- (Enterobacteriaceae) Betalattamasi resistente Assorbimento orale ridotto (45%), favorito dalla presenza di cibo Discreta tollerabilità per os Eliminazione prevalentemente renale in forma attiva Discreta tollerabilità per os (diarrea, vomito) Spettro d’azione sovrapponibile alla cefalexina CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 51 Cefazolina Adulto im/ev 1-4 gr/die in 3-4 somministrazioni Bambino per os 25-100 mg/kg/die in 3 somministrazioni Spettro di azione ampio, esteso ai Gram+ e alcuni Gram- (Enterobacteriaceae) Parzialmente resistente alle betalattamasi Cefoxitina Adulto im/ev 3-12 gr/die in 3-4 somministrazioni Bambino im/ev 50-200 mg/kg/die in 3-4 somministrazioni Spettro di azione ampio, esteso ai Gram+ e molti Gram- soprattutto anaerobi (Bacteroides spp) Betalattamasi resistente Ceftriaxone Adulto im/ev 1-4 gr/die im/ev in 1-2 somministrazioni Bambino im/ev 30-100 mg/kg/die in 1-2 somministrazioni Long acting Betalattamasi resistente Spettro di azione molto ampio, esteso ai Gram+ e molti Gram- e discreta attività su anaerobi (Bacteroides spp) Eliminazione renale (60%) e biliare (40%); necessaria individuazione della posologia solo in caso di sindrome epatorenale Caratteristiche comuni I° scelta nelle infezioni del cavo orale Batteriocidia lenta Reazioni allergiche crociate con le penicilline (4%) Discreta tollerabilità per os (diarrea, vomito); buona per cefprozil Transitori aumenti delle transaminasi seriche e tromboflebite (per ev) Elevata escrezione renale (80-95%) per quasi tutti i composti; ridotta per cefaclor e ceftriaxone (60%) Individuazione della posologia in IRC (eccetto ceftriaxone) O S CH2 H O C NH S C – C – NH S NH N O cefalotina N O CH2OCOCH3 cefaclor COO – Naº Cl COOH O N N O N CH2 C – NH N N N N O CH2 – S COO–Na+ cefazolina C – C – NH O S N S O CH O S CH2 – O – CO – NH2 N COOH CH3 cefuroxime H O H O C – C – NH C – C – NH O – CH3 S NH2 S S N O cefalexina H CH3 COOH cefoxitina N CH2 – O – CO – NH2 O COOH H O HO NH2 O cefadroxil S C – C – NH N CH3 COOH HO NH2 cefprozil Tabella 1.11 - Struttura chimica di base di diverse cefalosporine S CH – CO – NH O N CH=CHCH3 COOH 52 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.12 - Classificazione dei macrolidi Macrolidi short acting Macrolidi long acting Eritromicina Iosamicina Kitasamicina Midecamicina Miocamicina Oleandomicina Rokitamicina Rosaramicina Azitromicina Claritromicina Diritromicina Fluritromicina Roxitromicina Spiramicina del rischio (ad esempio l’esantema maculo-papulare). Le cefalosporine long acting hanno un’emivita più lunga (oltre 3 ore) degli altri betalattamici, assicurando tassi tissutali ed ematici persistenti con un minor numero di somministrazioni giornaliere; comprendono la ceforanide, il cefotetan, il ceftriaxone, il cefonicid e il cefodizime. Le cefalosporine di IV generazione rappresentano una ulteriore evoluzione e sono attive verso la maggior parte dei batteri Gram+ e Gram-. 1.4 Macrolidi za possono essere utilizzate spesso in modo sicuro nei pazienti allergici alle penicilline con manifestazioni minori. In generale vanno evitate in pazienti che abbiano manifestato allergia alla penicillina IgE mediata, ma possono essere usate in modo sicuro in pazienti con altri tipi di reazione sorvegliando ed avvertendo il paziente I macrolidi costituiscono un gruppo di antibiotici dotati di una comune struttura chimica formata da un anello macrociclico lattonico (tabella 1.12,1.13,1.14). Hanno spettro di attività sovrapponibile alle penicilline con spettro di azione elettivo sui Gram+, un pò più Tabella 1.13 - Macrolidi POSOLOGIA NOTE Eritromicina Adulto per os 1-4 gr/die in 4 somministrazioni Adulto im/ev 1 gr/die in 4 somministrazioni Bambino per os 40-50mg/kg/die in 4 somministrazioni Bambino im/ev 10-25mg/kg/die in 4 somministrazioni Discreto assorbimento orale (60%) non influenzato dal cibo; per etilsuccinato migliorato dal cibo Discreta tollerabilità per os (diarrea, nausea, vomito) Metabolizzazione (50%) ed escrezione epatica (95%) Non necessario individualizzare la posologia in presenza di IRC Claritromicina Adulto per os 0,5-1 gr/die in 2 somministrazioni Adulto ev 4-8 mgr/die in 2 somministrazioni Bambino per os 15 mg/kg/die in 2 somministrazioni Discreto assorbimento orale (60%) Metabolizzazione (50%) ed escrezione epatica e renale Tollerabilità gastrointestinale migliore di eritromicina Può causare discolorazione dei denti (RCP) Modificare la posologia in presenza di grave IRC Da utilizzare con cautela nei pazienti anziani (>65 anni) (RCP) Azitromicina Adulto per os 0,5 gr/die in monosomministrazione per 3 giorni Bambino per os 10 mg/kg/die in monosomministrazione per 3 giorni Discreto assorbimento orale Penetrazione in sede endocellulare Concentrazioni tissutali elevate e prolungate Discreta tollerabilità per os (diarrea vomito, nausea) Eliminazione lenta per via epatica e renale con emivita di 50 ore; rischio di accumulo Caratteristiche comuni Antibiotici di seconda scelta in presenza di allergia alle betalattamine Batteriostasi Spettro discretamente ampio su cocchi e bacilli Gram+, cocchi Gram- e alcuni bacilli GramNon utilizzare in pazienti con grave insufficienza epatica Rare le manifestazioni allergiche (0,5% dei casi trattati) Interazioni farmacologiche con teofillinici, anticoagulanti e farmaci a elevato legame proteico 53 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA H 3C CH3 CH3 N H3C CH3 HO O HO H3C O H3C O O O CH3 H 3C CH3 HO H 3C O CH3 O O CH3 O O CH3 CH3 O azitromicina OH H 3C O CH3 O H3C CH3 CH3 N CH3 HO OH CH3O HO H3 C CH3 CH3 OH H3C OCH3 claritromicina H N O H H 3C O CH3 O CH3 O H3CO N HO O H3C O CH3 N CH3 HO H3C HO OH CH3O H3C HO HO H3 C CH3 OH H3C OCH3 eritromicina H3 C O CH3 O CH3 CH3 HO O OH CH3 H3C HO N O H3C O O CH3 O O CH3 CH3 C H3 OH H3C OCH3 diritromicina 1.5 Lincosamidi Si tratta di una famiglia esigua di antibiotici comprendente la lincosamina e la clindamicina. Possiedono una attività antibatterica di tipo batteriostatico e agiscono bloccando la sintesi proteica; in particolare si fissano a livello delle subunità 50S dei ribosomi e bloccano l’enzima peptidil-transferasi. La clindamicina ha un assorbimento digestivo quasi completo (90%) e buona concentrazione nel tessuto osseo; ha praticamente soppiantato la lincomicina nell’uso clinico (tabella 1.15, 1.17). È attiva su streptococchi, stafilococchi e batteri anaerobi, compreso il Bacteroides fragilis; è utilizzata da sola nei pazienti allergici alle betalattamine in alternativa ai macrolidi e nelle infezioni da anaerobi. Il farmaco è ben tollerato ove si escluda la possibilità di frequenti diarree dopo somministrazione orale; può causare forme gravi di coliti pseudomebranose. Tabella 1.14 - Struttura chimica dei macrolidi ristretto delle penicilline; sono anche attivi su Micoplasmi, Clamidie e Campylobacter. I macrolidi inibiscono la sintesi proteica dei batteri mediante il blocco del processo di traslocazione degli aminocidi nella protidosintesi ed esercitano un’attività prevalentemente di tipo batteriostatico. Sono antibiotici poco tossici e ben tollerati con l’eccezione di alcuni esteri come l’estolato di eritromicina che determinano sovente lesioni epatiche da ipersensibilità. Il prototipo dei macrolidi è l’eritromicina, disponibile in più sali; ma attualmente si preferiscono la claritromicina e l’azitromicina per la minore incidenza di effetti indesiderati a livello gastrointestinale (dispepsia, nausea, vomito). L’azitromicina appartiene a una nuova famiglia a 15 atomi di carbonio (azalidi) ed è caratterizzata da eliminazione lenta. Sovrapponibili risultano altri macrolidi meno utilizzati come la spiramicina, la roxitromicina, le midecamicina e la miocamicina. Di seguito sono riportati i dosaggi degli antibiotici di comune utilizzo in odontoiatria nell’adulto sano, normopeso, in assenza di controindicazioni. 1.6 Tetracicline Questi antibiotici hanno un nucleo di quattro anelli da cui il nome tetracicline (tabella 1.16,1.18). Lo spettro d’azione comprende: cocchi e bacilli Gram+; cocchi Gram-; bastoncelli Gram- tra cui H. influenzae, Bordetella spp, Pasteurella spp, Brucella spp, Legionella spp, Vibrio spp, Pseudomonas mallei e paramallei, Francisella tularensis, Spirochete, Rickettsie, Micoplasmi, Ureaplasmi. Utilizzate per molto tempo come farmaci di prima scelta, oggi sono relegate tra i farmaci di seconda scelta per la comparsa di resistenze e la disponibilità di chemioterapici più attivi e meglio tollerati. Tutte le tetracicline possono causare nausea, vomito, diarrea; superinfezione fungina (candidosi orale, vaginiti); enterocolite stafilococcica; fotosensibilizzazione; epatotossicità. Questi antibiotici agiscono a livello ribosomiale, bloccando la sintesi proteica con attività batteriostatica; si fissano a livello dell’unità 30S impedendo l’ancoraggio al sito del complesso aminoacido-RNA-transfer; ne deriva un’attività batterica di tipo batteriostatico. Tabella 1.15 - Clindamicina Clindamicina Adulto po/im/ev 0,6-2,4 gr/die in 3-4 somministrazioni Bambino po/im/ev 10-40 mg/kg/die in 3-4 somministrazioni II° scelta in presenza di allergie alle betalattamine Spettro di azione esteso a anaerobi (Bacteroides fragilis, B. melaninogenicus, Fusobacterium varium) e vari streptococchi anaerobi Ottimo assorbimento orale (90%) Ottima concentrazione ossea Metabolismo epatico (80%) Eliminazione renale (15%) e epatica Individuazione della posologia in caso di insufficienza epatica o renale Reazioni avverse (frequenti diarree; possibili coliti pseudomembranose) 54 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.16 - Tetracicline POSOLOGIA NOTE Tetraciclina Adulto per os 1-2 gr/die in 4 somministrazioni Buon assorbimento orale (75%) non influenzato dal cibo Eliminazione renale 50% Individualizzare la posologia in presenza di IRC Doxiciclina Adulto per os/ev 0,2 gr/die il primo giorno in unica somministrazione; 0,1gr/die i giorni successivi in 1-2 somministrazioni Ottimo assorbimento orale (98%) anche in presenza di cibo e latte Eliminazione renale 30% Non necessario individualizzare la posologia in presenza di IRC Minociclina Adulto per os/ev 0,2 gr/die in 2 somministrazione Ottimo assorbimento orale (95%) non influenzato dal cibo Eliminazione renale 10% Individualizzare la posologia in presenza di IRC Caratteristiche comuni II° scelta nelle infezioni del cavo orale Indicate nella parodontite giovanile e nelle parodontopatie dell’adulto sostenute da Actinobacillus actinomycetem comitans e Capnocyophaga Batteriostasi Ampio spettro d’azione sui cocchi e bacilli Gram+, cocchi Gram- e alcuni bacilli GramFrequenti reazioni avverse gastroenteriche Controindicazione in gravidanza e in età pediatrica (sotto gli 8 anni) Le diverse sostanze sono sovrapponibili come spettro e tossicità, ma presentano notevoli differenza farmacocinetiche. CH3 CH3 H N H HC OH Possono essere distinte in due grandi gruppi: - le tetracicline classiche (clortetraciclina, ossitetraciclina, tetraciclina) - le tetracicline moderne (demetilclortetraciclina, rolitetraciclina, limeciclina, metaciclina, doxiciclina e minociclina). Delle tetracicline disponibili solo tre sono usate con una certa frequenza: la tetraciclina classica e le tetraci- C3 H7 C H O H NH CH O HO OH R1 H S H lincomicina CH3 H CH3 7 R2 R3 R4 6 CH3 N OH 5 OH OH CONH2 CH3 OH CH3 H N H HC C H O NH CH O HO OH O H N H S H clindamicina OH Tabella 1.18 - Struttura chimica delle tetracicline. Sostituzioni nelle posizioni 5, 6 e 7 danno luogo a differenti farmaci (doxiciclina, minociclina, tetraciclina) OH C3 H7 H O CH3 OH NO2 N CH3 CH2–CH2 OH Tabella 1.17 - Struttura chimica della clindamicina e lincomicina Tabella 1.19 - Struttura chimica del metronidazolo 55 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.20 - Metronidazolo Metronidazolo Adulto po/ev 30-35 mg/kg/die in 4 somministrazioni Spettro di azione limitato a anaerobi (Bacteroides spp) e protozoi Ottimo assorbimento orale Metabolismo epatico e eliminazione renale Individuazione della posologia solo in caso di insufficienza epatica o renale Reazioni avverse (nausea, vomito, neuriti, esantemi, teratogenicità) Tabella 1.21 - Aminoglicosidi * Streptomicina Diidrostrptomicina Neomicina Framicetina Kanamicina Paromomicina-aminosidina Gentamicina Tobramicina Ribostamicina Bekanamicina Sisomicina Lividomicina Amikacina Dibekacina Netilmicina Isepamicina *In ordine cronologico di comparsa nel 1947 della streptomicina sino al 1983 della isepamicina cline a basso dosaggio (la doxiciclina e la minociclina). La più utilizzata è la doxiciclina che presenta un assorbimento digestivo quasi completo (93%) e buona tollerabilità; diffonde e si concentra nei focolai infiammatori e nel tessuto osseo in modo migliore rispetto alle tetracicline classiche. 1.7 Nitroimidazoli Il metronidazolo è l’unico rappresentante di questa famiglia da cui derivano, peraltro anche alcuni antimicotici (derivati degli azoli); è ben assorbito per via orale con una biodisponibilità del 90% (tabella 1.19, 1.20). Il meccanismo d’azione della batteriocidia negli organismi sensibili (anaerobi) consiste nella produzione di nitroriduttasi necessarie a produrre intermedi citotossici che si legano al DNA e ne inibiscono la sintesi: determina perdita della struttura elicoidale del DNA che non è più in grado di legarsi alla DNA-polimerasi. È metabolizzato dal fegato (85%) ed eliminato prevalentemente per via renale. Lo spettro d’azione è limitato ai batteri anaerobi, con attività maggiore sugli anaerobi Gram negativi (Bacteroides spp); i batteri aerobi presentano resistenza naturale (innata) al metronidazolo poiché mancano di attività di nitroriduttasi. Non deve essere utilizzato nel primo trimestre di gravidanza per rischio di teratogenicità; non si devono assumere alcolici per un effetto antabuse sino a 48 ore dopo la sospensione del farmaco. 1.8 Aminoglicosidi Si tratta di una famiglia numerosa caratterizzata da struttura chimica simile: vari aminozuccheri uniti da legame glicosidico a un aglicone aminociclitolo (tabella 1.21, 1.22). Agiscono con un meccanismo d’azione identico (blocco e deviazione della sintesi proteica) e risultano in una batteriocidia veloce con spettro d’azione ampio su cocchi Gram+, bacilli Gram- e micobatteri. Per quanto riguarda la farmacocinetica sono scarsamente assorbiti per via orale e poco metabolizzati dal fegato, sono eliminati in forma attiva per via renale. Le reazioni avverse sono rappresentate dalla nefrotossicità e neurotossicità a carico dell’VIII paio di nervi cranici, sia a carico del ramo vestibolare che cocleare. Gli aminoglicosidi rappresentano farmaci di scelta eccezionale in quanto orientati sui Gram- “difficili” responsabili di gravi infezioni sistemiche; risultano, però, scarsamente attivi sugli anaerobi e sui cocchi Gram+ tipici delle infezioni odontogene. Il composto più utilizzato in passato era la gentamicina nella profilassi antibiotica per via parenterale dell’endocardite infettiva e l’amicacina in associazione con le penicilline nelle sepsi gravi. Nelle linee guida attuali per la profilassi dell’endocardite infettiva e delle infezioni chirurgiche per interventi del cavo orale, gli aminoglicosidi sono sostituiti dalle più moderne cefalosporine. 1.9 Chinoloni Il capostipite della famiglia è l’acido nalidixico; la I° e II° generazione sono caratterizzate da scarsa distribuzione tissutale e una rapida escrezione renale con con- 56 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.23 - Antibiotici chinolonici CH2OH O HO HO NHCH3 O OH CH3 H HN=C–NH2 H CHO H NH O O HO H2N–C–HN – CH2OH Diidrostreptomicina Streptomicina OH OH NH CH2–NH2 O HO HO NH2 OH O O CH2OH OH O HO HO HO NH–CO-CHOH–(CH2)2–NH2 O CH2OH OH O HO CH3 CH–NH–CH3 O Amikacina NH2 Anello desossistreptaminico NH2 H2N O HO NH2 O O HO CH3 Gentamicina (C1) CH3NH OH Figura 1.22 - Struttura chimica degli aminoglicosidi centrazione urinaria. La terza generazione è costituita da un nuovo gruppo: i fluorchinoloni caratterizzati da ampio spettro d’azione (praticamente il più ampio oggi conosciuto), ottima cinetica e biodisponibilità orale, buona distribuzione tissutale ed endocellulare e buona tollerabilità generale (tabella 1.23, 1.24). I nuovi chinoloni sono farmaci interessanti capaci di curare per via orale anche pazienti con infezioni gravi da PseuO 5 6 O 2 N 1 8 O COOH 3 4 7 III° generazione Longacting, a azione sistemica e a ampio spettro Fleroxacina Lomefloxacina Pefloxacina Rufloxacina Sparfloxacina domonas e da altri Gram- difficili. Sono stati usati con successo nella terapia delle infezioni urinarie, respiratorie, della cute, delle ossa, di malattie sessualmente trasmesse, di infezioni chirurgiche e di setticemie. I chinoloni inibiscono le subunità A dell’enzima DNA-girasi, indispensabile per tutti i processi che esigono modificazioni della configurazione spaziale del DNA batterico (riparazione, trascrizione, trasposizione, ricombinazione, compattazione, ecc); ne deriva un blocco della replicazione del DNA. Recentemente sono stati introdotti i chinoloni long acting con emivita prolungata. I chinoloni rappresentano farmaci di scelta eccezionale, in quanto orientati sui Gram- difficili agenti eziologici di gravi infezioni sistemiche; ma risultano scarsamente attivi sugli anaerobi e sui cocchi Gram+ tipici delle infezioni odontogene. I composti di cui è stata talvolta proposta l’utilizzazione sono la ciprofloxacina e l’ofloxacina; il loro uso deve comunque essere giustificato dalla presenza di gravi infezioni da germi difficili e non trova generalmente motivazione nelle infezioni del cavo orale sensibili ad antibiotici meno tossici e di minor costo. Per la ciprofloxacina vi sono indicazioni specifiche per la terapia sistemica delle parodontiti in associazione all’amoxicillina. NH2 OH O HO II° generazione Antisettici urinari ad ampio spettro Gram- Kanamicina (A) NH2 CH2–NH2 O III° generazione A spettro amplissimo Ciprofloxacina Ofloxacina III° generazione A ampio spettro Enoxacina Norfloxacina NH2 Anello desossistreptaminico HO I° generazione Antisettici urinari per Gram- H3C N HN N N N ciprofloxacina N O COOH F HN N O N COOH O COOH N HN norfloxacina O N F C2H5 acido nalidixico F H3 C COOH N C2H5 4-chinolone O F N N HN N C2H5 H3C CH3 Figura 1.24 - Struttura chimica dei chinoloni N F C2H5 ofloxacina COOH F enoxacina lomefloxacina A.3 PARTE PRATICA 1. RAZIONALE DI TERAPIA DELLE INFEZIONI DEL CAVO ORALE 1.1 Actinomicosi È un’infezione cronica causata da batteri filamentosi ramificati, anaerobi, Gram- parte integrante della flora batterica saprofitica del cavo orale; le specie più frequentemente isolate sono Actinomices Israelii, A. Odontoliticus, A. Viscosus che colonizzano in particolare modo le tasche parodontali, le cavità sierose, le cripte tonsillari, nonché la placca batterica, il tartaro e i siti postestrattivi. L’actinomicosi si localizza preferenzialmente a livello dei tessuti molli cervico-facciali, generalmente a seguito di evento traumatico, estrazioni dentarie o chirurgia parodontale, oppure in pazienti con immunodepressione ed in presenza di osteoradionecrosi (fig. 1.1, 1.2, 1.3, 1.4). Si tratta di un’infezione che tende alla cronicizzazione ed è perciò di competenza specialistica ospedaliera. La terapia nelle forme lievi prevede la somministrazione di una aminopenicillina; i pazienti allergici possono essere trattati con tetraciclina o clindamicina. Nelle infezioni miste va associata la dicloxacillina (per gli stafilococchi) o il metronidazolo (per gli anaerobi). Nelle forme estese e/o con ascessualizzazione si procede all’intervento chirurgico di drenaggio con curettaggio osseo, chiusura del tragitto fistoloso e terapia con penicillina G (benzil penicillina) per via parenterale; successivamente si passa a una penicillina deposito (penicillina G benzatina) o a una penicillina orale per 2-6 (-12) mesi. Pr: Amoxicillina cpr 1gr S: 1 gr per quattro volte al giorno per 2-6 mesi Pr: Penicillina G fiale 100.000 UI S: 3 megaunità al giorno im/ev in 4 somministrazioni per 2-6 mesi Il quadro clinico più frequente consiste in un ascesso sottomandibolare; dalle fistole fuoriesce un caratteristico materiale giallastro (granuli sulfurei) costituito da colonie di actinomiceti. L’aspetto radiografico è sovrapponibile all’osteomielite con aree di osteolisi a bordi sfumati e sequestri ossei. 1.2 Alveolite postestrattiva La terapia sistemica è parzialmente inefficace nel controllare la sintomatologia; il metronidazolo rappresenta l’antibiotico di prima scelta data la prevalente eziologia di batteri Gram- anaerobi; in alternativa si utilizzano anche betalattamine betalattamasi resistenti come ad esempio, l’amoxicillina/acido clavulanico o il cefprozil (figura 1.5). Il trattamento locale rappresenta la terapia più efficace, in quanto crea un ambiente favorevole alla guarigione: - Eseguire una pulizia chirurgica dell’alveolo per eliminare sequestri ossei - Irrigare la cavità alveolare con una soluzione antisettica (iodiopovidone 10% soluzione), antibiotica (rifamicina fialoidi ad uso topico) o soluzione fisiologica - Zaffare con una garza iodoformica l’alveolo, nei periodi intermedi tra le irrigazioni, per impedire l’incuneamento di cibo. - Eseguire sciacqui del cavo orale con collutori antisettici (clorexidina 0,2%) Pr: Metronidazolo cpr. 250 mg S: 1 compressa ogni 6-8 ore per 7 giorni 1.3 Gengivite necrotizzante L’infezione, sostenuta da una flora mista fusospirillare di Gram- anaerobi, si presenta generalmente in ospiti compromessi (figura 1.6, 1.7, 1.8). Si presenta tipicamente con necrosi delle papille interdentali, decapitate e coperte da un indulto giallastro costituito da pus e materiale necrotico. L’antibiotico di elezione è il metronidazolo per via orale, ma è anche utilizzabile l’associazione l’amoxicillina/acido clavulanico o una cefalosporina betalattamasi resistente (ad esempio cefprozil), verso cui non sussistono resistenze. La terapia antibiotica va integrata con il controllo meccanico e farmacologico della placca mediante appuntamenti ravvicinati e consiste: - detartrasi, levigatura delle radici, curettaggio gengivale - lavaggi intrasulculari per rimuovere gli agenti eziologici, i tessuti necrotici e i sequestri ossei - istruzione del paziente ad eseguire una accurata igiene orale domiciliare e sciacqui con collutorio a base di antisettici (sciacqui di clorexidina). 58 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Dopo la guarigione si devono eliminare i fattori predisponenti le recidive: individuare condizioni sistemiche causa di immunodepressione; eseguire una bonifica mediante interventi di chirurgia parodontale ed estrazioni dei denti non recuperabili; motivare il paziente ad una igiene orale domiciliare corretta e ai richiami periodici per l’igiene professionale. Pr: Metronidazolo cpr 250 mg S: 1 compressa ogni 8 ore per 5 giorni 1.4 Infezioni odontogene superficiali Si tratta di infezioni acute che, per la scarsa virulenza dell’agente patogeno e/o le buone capacità di difesa Figura 1.1 - Actinomicosi Figura 1.3 - Actinomicosi Figura 1.2 - Actinomicosi Figura 1.4 - Actinomicosi CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Figura 1.5 - Alveolite postestrattiva Figura 1.6, 1.7, 1.8 - Gengivite ulcero-necrotica acuta (ANUG) 59 dell’ospite, tendendo a risolversi localmente e in superficie (figura 1.9). Un piccolo ascesso può regredire del tutto o evolvere in un graduale processo di incapsulamento del pus con persistenza del focolaio in uno stato quiescente. Il drenaggio spontaneo porta generalmente alla risoluzione di una lesione suppurativa localizzata in superficie; se invece l’ascesso è situato profondamente, ben capsulato, mantenuto da un focus cronico non eradicato, si può osservare la persistenza di un tragitto fistoloso con carattere di cronicità. Le infezioni superficiali rappresentano l’eventualità più frequente per la maggior parte delle infezioni: gli ascessi parodontali, le parodontiti apicali acute o riacutizzate, le cisti odontogene infette, le pericoronatiti acute nella disodontiasi del dente del giudizio. L’evenienza più frequente è rappresentata da un processo suppurativo circoscritto, costituito da una cavità piena di pus delimitata da una membrana piogenica e tragitto fistoloso originato dalla riacutizzazione di una parodontite apicale cronica. Il trattamento consiste nella rimozione della fonte di infezione, incisione e drenaggio (se la raccolta è fluttuante), applicazione di calore umido, prescrizione di antibiotici e di analgesici-antinfiammatori. Rilevanti miglioramenti sintomatici fanno seguito a un adeguato drenaggio del pus, ma l’incisione di tessuti infetti, prima che si realizzi la colliquazione, è spesso de- 60 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA FASE ENDOSTALE FASE SUBPERIOSTEA polpa necrotica con materiale infetto fessura parodontale allargata infiammazione apicale polpa necrotica con materiale infetto progressione dell’infiammazione nella spongiosa e nella compatta osteito circoscritto spongiosa spongiosa corticale corticale vestibolare linguale FASE ENDOSTALE vestibolare linguale FASE SUPPURATIVA DELLE PARTI MOLLI (ASCESSO SOTTOMUCOSO) tumefazione vestibolare vestibolo pus essudato subporiosteo con sollevamento del periostio pus periostio sollevamento del periostio fase endossea della parodontite apicale acuta infiltrato infiammatorio drenaggio osseo mediante fresatura vestibolare linguale ascesso palatale cisti dei seni mascellari (infettati) periostio mucosa sinusite mascellare pululenta Figura 1.9 - Decorso di una parodontite apicale acuta nelle diverse fasi. Il drenaggio può avvenire spontaneamente e essere accelerato con una incursione mucosa o una fistola ossea chirurgica. L’ascesso del pavimento e del setto nasale deriva da infezioni degli incisivi superiori attraverso l’osso spugnoso o il canale incisivo 61 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA leteria, non riesce ad alleviare il dolore e può anche facilitare la diffusione dell’infezione. Per questa ragione è necessario aspettare fino ad ottenere un ascesso maturo prima di incidere. L’applicazione di calore può alleviare il dolore e accelerare la regressione senza che si abbia la suppurazione nelle fasi iniziali; se è già in corso la necrosi facilita la demarcazione del processo e l’accumulo di pus rendendo praticabili l’incisione e il drenaggio in minor tempo. La parodontite apicale acuta in fase endostale, la disodontiasi del dente del giudizio e il tipico ascesso submucoso fluttuante, in cui dopo l’incisione mucosa o l’apertura del dente si ottenga il drenaggio dell’essudato, non richiedono necessariamente terapia antibiotica; che trova invece indicazione nei casi in cui esista il rischio di diffusione dell’infezione (figura 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14). La terapia è somministrata per via orale, indirizzata verso gli agenti causali più probabili delle infezioni orodentali (terapia empirica o ragionata): - amoxicillina come prima scelta - amoxicillina+acido clavulanico o cefprozil nelle infezioni sostenute da microrganismi betalattamasi produttori - claritromicina nei pazienti allergici alle betalattamine Altri farmaci (eritromicina, doxiciclina, cefaclor, cefodroxil, axetilcefuroxima, cefixime, ceftibuten, metronidazolo, clindamicina) non presentano particolari vantaggi come attività antibatterica; mentre alcuni richiedono un maggior numero di somministrazioni, altri presentano minore tollerabilità gastroenterica (nausea, vomito, diarrea). Figura 1.10 - Ascesso palatale Figura 1.11 - Ascesso palatale Pr: Amoxicillina cpr. 1gr, cps. 500mg S: 1 capsula ogni 6-8 ore (o 3 compresse al giorno) per 57 giorni Pr: Amoxicillina+ acido clavulanico cpr. 1gr S: 1 Compressa ogni 8-12 ore per 5-7 giorni Pr: Cefprozil cpr 500 mg S: 1 compressa ogni 12 ore per 5-7 giorni Figura 1.12 - Disodontiasi del dente del giudizio con pericoronarite Pr: Cefalexina cpr. 1 gr S: 1 compressa ogni 6-8 ore per 5-7 giorni Pr: Eritromicina cpr. 600 mg S: 1 Compressa ogni 6 ore per 5-7 giorni Pr: Clindamicina cps. 150 mg S: 1-2 compresse ogni 6 ore per 5-7 giorni Pr: Doxiciclina cpr. 100 mg S: 1 compresse al giorno per 5-7 giorni Pr: Metronidazolo cpr. 250 mg S: 1 compressa ogni 6-8 ore per 5-7 giorni Figura 1.13 - Ascesso con fistolizzazione vestibolare di un incisivo superiore 62 1.5 Infezioni odontogene profonde Si tratta di patologie infettive che tendono alla diffusione in profondità, in quanto sostenute da germi resistenti ai più comuni antibiotici o per uno stato di immunocompromissione dell’ospite. L’ascesso è una infezione profonda circoscritta costituita da una cavità contenente pus, tappezzata da una membrana piogenica, che tende a fistolizzare. La cellulite è una infiammazione acuta, rapidamente progressiva del derma e dell’ipoderma, determinata da microrganismi anaerobi produttori di ialuronidasi che distruggono le proteine intercellulari facilitando la diffusione dell’infezione. Il flemmone è una infezione profonda, che coinvolge i tessuti molli e gli spazi fasciali (cellulite diffusiva). I sintomi e segni locali sono costituiti da tumefazione, difficoltà di deglutizione, aumento di salivazione, alitosi, eritema cutaneo, trisma, bolle cutanee (flittene); i sintomi sistemici sono dolore, febbre, astenia e tachipnea. La diffusione per contiguità di ascessi e flemmoni odontogeni può seguire alcune vie tipiche (figura 1.15, 1.16, 1.17, 1.19). L’ascesso della loggia retromascellare deriva generalmente da patologie dei molari superiori. L’ascesso della CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA loggia paramandibolare e della guancia è riconducibile senza eccezione a patologie dei molari e premolari inferiori. L’ascesso perimandibolare è il più frequente e deriva spesso dai molari inferiori. L’ascesso sottomandibolare è anch’esso il più frequente accanto al perimandibolare e le cause preponderanti sono le infezioni dei molari mandibolari. L’ascesso mentoniero e sottomentoniero è causato prevalentemente dai denti anteriori inferiori e solo più raramente dai premolari e molari. L’ascesso sottolinguale può derivare da tutti i denti inferiori. L’ascesso masseterico-mandibolare e pterigo-mandibolare riconoscono prevalentemente come causa la disodontiasi del dente del giudizio inferiore. L’ascesso peritonsillare deriva generalmente da tonsilliti e angine e più raramente da infezioni odontogene dei molari. L’ascesso parafaringeo, retrofaringeo e della loggia retromandibolare (o loggia parotidea) non sono mai primari, ma si realizzano per diffusione da altre logge; sono raramente odontogeni e più frequentemente derivano da angine, tonsilliti, scialoadeniti della ghiandola parotide. L’ascesso orbitale è raramente di origine odontogena, potendo derivare per diffusione da infezioni odontogene sinusali o della loggia retromascellare. L’ascesso temporale è una complicanza secondarie di suppurazioni primarie in altri compartimenti; le cause odontogene possono essere rappresentate da infezioni dei molari. Una complicanza temibile è rappresentata dalla diffusione negli spazi sottomentale, sottomandibolare e sottolinguale con spostamento in alto e indietro della lingua e conseguente ostruzione meccanica delle vie aeree (angina di Ludwig). La diffusione può avvenire verso il collo e il mediastino o verso i tessuti cervicali e la base cranica attraverso diverse modalità: - per via ematica anterograda causando una setticemia o una tromboflebite con conseguente batteriemia, embolizzazione settica, ascessi metastatici intrapa- disodontiasi del dente del giudizio inferiore possibilità di diffusione nelle logge Figura 1.14 - Radiotrasparenza periapicale riferita a ascesso di un incisivo superiore diffusione linguale diffusione vestibolare spazio pterigomandibolare spazio masseterico-mandibolare spazio sottomandibolare, sottolinguale e perimandibolare spazio parotideo Figura 1.15 - Possibilità di diffusione dell’infezione in presenza di disodontiasi del dente del giudizio inferiore 63 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA loggia temporale loggia infratemporale endocranio fossa pterigopalatina orbita base cranica regione dell’articolazione temporomandibolare loggia retromascellare spazio retromandibolare spazio retrofaringeo ascesso parafaringeo spazio pterigomandibolare regione parotidea regione paramandibolare e della guancia spazio sottomandibolare spazio massetericomandibolare spazio parafaringeo fossa infratemporale mediastino posteriore spazio pterigomandibolare Figura 1.16 - Regioni anatomotopografiche in comunicazione con la loggia retromascellare Figura 1.17 - Comunicazioni e possibilità di diffusione degli ascessi nello spazio parafaringeo renchimali a distanza (cerebrali, polmonari), endocarditi, tromboflebiti settiche; - per via ematica retrograda attraverso le connessioni venose e i rapporti topografici col seno cavernoso (trombosi del seno cavernoso, meningite, ascessi cerebrali e cerebellari); - per contiguità seguendo i percorsi di minor resistenza lungo i piani fasciali della testa e del collo, sino a causare quadri di mediastinite e pericardite con tamponamento cardiaco; - tramite il sistema linfatico che può condurre a linfangite o a linfoadenite regionale talvolta con suppurazione. Oltre alle classiche manifestazioni locali (rumor, dolor, calor e tumor), nelle infezioni profonde si sommano segni e i sintomi riferibili all’interessamento delle strutture vicine (dispnea, disfagia) e sistemici (febbre, prostrazione, alterazione degli esami ematochimici). Gli esami ematochimici possono evidenziare il riscontro di una leucocitosi neutrofila e di una VES elevata; una modica albuminuria, riscontrabile occasional- mente nei pazienti febbrili, non riveste importanza diagnostica. Sul liquido o pus ottenuto dall’aspirazione o dall’incisione di una lesione, è opportuno eseguire un esame microscopico diretto e dopo colorazione di Gram, si possono prescrivere culture in aerobiosi e anaerobiosi per istituire una terapia mirata. Le emoculture possono risultare positive in caso di infezioni intravascolari quali tromboflebiti settiche o endocarditi e nelle infezioni suppurative con ascessi metastatici (come ad esempio sepsi sa stafilococchi e streptococchi). Il trattamento è generalmente di pertinenza ospedaliera e si basa su: - drenaggio chirurgico - terapia antibiotica ragionata per via orale o parenterale nei casi più gravi; in alcuni casi dopo una prima fase per via parenterale si passa alla via orale - prelievi per il laboratorio di microbiologia per istituire una terapia mirata in caso di insuccesso della terapia ragionata. Tra le associazioni antibiotiche per via parenterale con antibiotici a spettro diversificato e complementare, ri- Tabella 1.18 - Terapia antibiotica delle infezioni profonde Penicilline Pr: Ampicillina f 1gr S: 1 fiala im/ ev ogni 6 ore Cefalosporine Pr: Cefoxitina f 1gr S: 1 fiala im/ ev ogni 6-8 ore Altri Pr: Eritromicina f 1gr S: 1 fiala im/ ev ogni 6-8 ore Pr: Amoxicillina f 1gr S: 1 fiala im/ ev ogni 6-8 ore Pr: Cefazolina fl.1gr S: 1fiala im/ev ogni 8 ore Pr: Clindamicina f 600 mg S: 1fiala im/ev ogni 6-8 ore Pr: Amoxicillina/acido clavulanico f 1 gr S: 1 fiala ev ogni 6-8 ore Pr: Ceftriaxone fl 1gr S: 1fiala im/ ev al giorno Pr: Metronidazolo f 500 mg S: 1 fiala im/ ev ogni 6 ore Pr: Ampicillina+sulbactam f 1,5 gr S: 1 fiala im/ ev ogni 12-24 ore 64 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA portiamo i seguenti schemi tra i molti proposti in letteratura (tabella 1.18): - aminopenicilline in associazione a inibitori delle betalattamasi (amoxicillina/acido clavulanico o ampicillina/sulbactam) - aminopenicilline/inibitori delle betalatamasi in associazione a clindamicina o metronidazolo - cefamicine betalattamasi resistenti (cefoxitina) in associazione a clindamicina o metronidazolo - metossimine betalattamasi resistenti e long acting (ceftriaxone). Alcuni casi clinici sono esemplificati nelle fotografie da 1.20 a 1.31. ASCESSO PERIMANDOBOLARE 1.6 Osteomielite Le cause più frequenti di osteomielite acuta, oltre i traumi, sono le infezioni odontogene e parodontali. I germi implicati nell’eziologia sono lo Stafilococcus aureus e S. epidermidis, seguiti dagli anaerobi e da altri germi Gram-. La maggior parte dei pazienti affetti da osteomielite presenta alterazioni delle difese immunitarie come: diabete, leucemie, anemie, malnutrizione oppure alterazioni della vascolarizzazione ossea (osteoporosi, morbo di Paget, displasia fibrosa, ecc). L’osteomielite acuta è caratterizzata da dolore intenso e ASCESSO SOTTOMANDIBOLARE ascesso sottomandibolare ascesso perimandobolare ASCESSO MENTONIERO E SOTTOMENTONIERO ASCESSO SOTTOLINGUALE ascesso mentoniero ascesso sottolinguale ascesso sottomentoniero SINUSITE ODONTOGENA ASCESSO DELLO SPAZIO BUCCALE spazio buccale ascesso spazio sottomucoso Figura 1.19 - Diverse zone di diffusione per contiguità delle infezioni odontogene 65 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA ASCESSO MASSETERICO-MANDIBOLARE ASCESSO DELLA LOGGIA TONSILLARE parotide diffusione alla loggia tonsillare ascesso massetericomandibolare diffusione nella loggia parotidea ascesso spazio buccale spazio sottomucoso ASCESSO PTERIGO-MANDIBOLARE ASCESSO DELLA LOGGIA RETROMASCELLARE parete posteriore dei seni mascellari coane ascesso pterigo-mandibolare fessura orbitale interiore muscolo massetere muscolo pteriodeo laterale raccolta di essudato purulento dell’ascesso retromascellare processo pterigoideo ASCESSO RETROTONSILLARE, PARAFARINGEO E RETROFARINGEO muscolo pterigoideo mediale ASCESSO DELLA LOGGIA PAROTIDEA ascesso retrofaringeo ascesso della loggia parotidea fascia profonda del collo tonsilla ascesso retronsillare ascesso parafaringeo ASCESSO ORBITALE muscolo obliquo superiore muscolo retto mediale ASCESSO TEMPORALE muscolo elevatore della palpebra superiore muscolo retto superiore muscolo retto laterale ascesso orbitale muscolo retto inferiore Figura 1.19 (continua) - Diverse zone di diffusione per contiguità delle infezioni odontogene muscolo temporale ascesso temporale arco zigomatico processo muscolare della mandibola 66 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Figura 1.23 - Fistolizzazione cutanea in sede sottomandibolare di ascesso di un molare Figura 1.20, 1.21, 1.22 - Ascesso in sede sottomandibolare causato da radice ectopica estratto per via percutanea Figura 1.24, 1.25 - Fistolizzazione cutanea in zona mentoniera di ascesso di un incisivo 67 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Figura 1.26, 1.27 - Ascesso perimandibolare causato da un molare Figura 1.28 - Flemmone del pavimento orale in bambino Figura 1.29, 1.30 - Angina di Ludwig con flittene cutanea Figura 1.31 - Ascesso in fase di fistolizzazione cutanea sulla guancia 68 sintomatologia generale (febbre, malessere); radiograficamente non si osserva nessuna alterazione della trama ossea o eventualmente una lieve opacizzazione. La cronicizzazione provoca una sintomatologia ridotta ma persistente (dolore, tumefazione, fistolizzazione) e un aspetto radiografico tipico: radiotrasparenza con margini maldefiniti contornati da aree di radiopacità (addensamento della trabecolatura ossea e reazione periostale) e la presenza di sequestri (figure 1.32, 1.33). Vista la prevalenza di stafilococchi, in assenza di dati culturali (concomitante all’eliminazione del focolaio infettivo odontogeno, al drenaggio chirurgico e ai prelievi microbiologici), la terapia antibiotica ragionata consiglia l’impiego iniziale di uno dei seguenti antibiotici: CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA - una betalattamina resistente alle betalattamasi (oxacillina, dicloxacillina) - un’aminopenicillina associata a un inibitore delle betalattamasi (amoxicillina/ acido clavulanico, ampicillina/sulbactam) Successivamente la terapia va proseguita sulla base dell’antibiogramma per 4-6 settimane, con un attento monitoraggio dei parametri infiammatori e delle immagini radiologiche del focolaio. L’osteomielite cronica richiede interventi complessi di tipo chirurgico (sequestrectomia, decorticazione), terapia iperbarica, biopsia ossea per eseguire una terapia mirata sistemica e locale. Pr: Dicloxacillina cps 250 mg S: 1-2 compresse ogni 6 ore Pr: Dicloxacillina f 500 gr S: 1 fiala im/ev ogni 6 ore Pr: Oxacillina f 1gr S: 1 fiale im/ev ogni 6 ore Pr: Amoxicillina/acido clavulanico cpr 1 gr S: 1compressa ogni 6-8 ore Pr: Ampicillina+sulbactam f 1,5 gr S: 1 fiala im/ ev ogni 12-24 ore 1.7 Parodontiti croniche Figura 1.32, 1.33 - Nell’osteomielite acuta il quadro radiografico presenta alterazioni minime consistenti in una lieve opacizzazione a vetro smerigliato; l’aspetto dei quadri cronici è tipico con radiotrasparenze con margini maldefiniti contornati da aree di radiopacità, dovute a addensamento della trabecolatura ossea, e reazione periostale e presenza di sequestri. Gli agenti eziologici putativi delle malattie parodontali sono prevalentemente bastoncelli anaerobi Gram- (tabella 1.34). La terapia parodontale si basa sul trattamento meccanico mediante la corretta igiene orale domiciliare, la preparazione iniziale (detartrasi, levigatura e curettaggio gengivale) e la chirurgia parodontale; il tutto sostenuto da brevi cicli di antisettici (collutori, gel a base di clorexidina). In alcune situazioni la terapia antibiotica sistemica, in aggiunta al trattamento meccanico, può migliorare le condizioni dei pazienti parodontali. Gli svantaggi della terapia antibiotica sistemica, comparati all’applicazione locale, consistono nella incapacità di raggiungere elevate concentrazioni nel fluido crevicolare, nelle reazioni avverse ai farmaci, nella selezione di ceppi antibiotico resistenti e compliance incerta. Sono considerati candidati alla terapia antimicrobica sistemica i pazienti che mostrano una continua perdita di attacco parodontale, nonostante l’applicazione diligente della terapia meccanica convenzionale: la parodontite refrattaria, la parodontite giovanile localizzata, altri tipi di parodontite a esordio precoce, le parodontiti che dipendono da patologie sistemiche, le parodontiti acute (ascesso parodontale, gengivite e parodontite necrotizzante acuta). Gli antibiotici proposti nei diversi protocolli sono diversi: 69 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA - le tetracicline trovano indicazione nelle infezioni parodontali da Actinobacillus actinomycetemcomitans; tuttavia, tale antibiotico può risultare inefficace nel fermare la progressione della patologia in presenza di infezioni miste - il metronidazolo può arrestare le parodontiti refrattarie causate da Porphyromonas gingivalis e/o Prevotella intermedia - la clindamicina si è dimostrata efficace in parodontiti refrattarie sostenute da Peptostreptococcus, Streptococci beta-emolitici e vari bastoncelli anaerobi Gram- l’amoxicillina-acido clavulanico è utilizzata come alternativa alla clindamicina e trova particolare indicazione nella rigenerazione tissutale guidata - la ciprofloxacina è efficace contro i bastoncelli enterici, pseudomonas, stafilococci Actinobacillus actinomycetemcomitans e altri patogeni parodontali; è associata a metronidazolo o beta-lattamici nelle infezioni miste con anaerobi. La ciprofloxacina è un valido sostituto della amoxicillina nei pazienti allergici ai betallamici - il metronidazolo + amoxicillina è in grado di eradicare Porphyromonas gingivalis, Actinobacillus actinomycetemcomitans, nelle parodontopatie a insorgenza precoce e nelle parodontopatie refrattarie dell’adulto. La parodontite giovanile localizzata associata a Actynomices actinomycetemcomitans, risulta costantemente sensibile alle tetracicline. Nelle parodontiti dell’adulto si utilizza una terapia ragionata indirizzata verso i batteri anaerobi obbligati e facoltativi, Gram negativi, produttori di beta-lattamasi. La monoterapia con un singolo agente microbico non si è dimostrata in grado di eradicare alcuni microrganismi parodontali come Actynomices actinomicetemcomitans e il Porphyromonas gingivalis ritenuti da molti autori agenti patogeni esogeni della malattia parodontale; mentre a tale scopo la associazione amoxicillina + acido clavulanico o amoxicillina + metronidazolo è più appropriata. Le associazioni antibiotiche utilizzano farmaci con effetto sinergico o additivo in vitro, come ad esempio il metronidazolo+amoxicillina e il metronidazolo + ciprofroxacina per i quali è dimostrata una azione sinergica su Actinobacillus actinomicetemcomitans e altri patogeni parodontali; mentre, vanno evitati gli antibiotici con azione di antagonismo che possono portare a una riduzione della attività antimicrobica, come ad esempio i batteriostatici (tetracicline) e i battericidi (betalattamici) come riportato nelle tabelle 1.35, 1.36, 1.37. Il seguente protocollo rappresenta un approccio pratico all’antibiotico terapia nelle parodontopatie: 1) la terapia iniziale dovrebbe includere il trattamento meccanico e chirurgico se necessario 2) gli antibiotici possono essere prescritti nel proseguo del trattamento in base a test microbiologici, condizioni cliniche del paziente e terapie sistemiche concomitanti 3) la risposta clinica dovrebbe essere valutata a distanza di 1-3 mesi dal termine della terapia meccanica. In caso di progressione della patologia e infiammazione persistente, un esame microbiologico della flora sottogengivale può essere di ausilio nel determinare la persistenza di patogeni parodontali putativi 4) se lo richiede la situazione clinica a distanza di 1-3 mesi dalla terapia sistemica antimicrobica un ulteriore indagine microbiologica può essere necessaria per verificare l’eliminazione dei patogeni e la presenza di organismi superinfettanti. L’elevata presenza di specie di Streptococcus sanguis/mitis, Actinomices, Veillonella sono suggestivi di salute parodontale o patologia minimale 5) dopo la risoluzione dell’infezione parodontale il paziente deve essere posto in programmi di mantenimento personalizzati. Recidive di patologie parodontali motivano test microbiologici e terapie antibiotiche sistemiche. Per il trattamento di malattie parodontali localizzate recidivanti o refrattarie sono, inoltre, utilizzabili dispo- Tabella 1.34 - Associazione tra patogeni putativi e patologie parodontali progressive Molte forte Forte Actinobacillus actinomycetemcomitans Spirochete dell’ANUG Porphyromonas gingivalis Bacteroides forsythus Prevotella intermedia Eubacterium nodatum Treponema denticola Moderata In fase di verifica Streptococcus intermedius Prevotella nigriscens Peptostreptococcus micros Fusobacterium nucleatum Campylobacter rectus Eikenella corrodens Selenomonas species Bastoncelli enterici GramPseudomonas species Staphylococcus species 70 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA sitivi per il rilascio locale di antibiotici in grado di mantenere una concentrazione terapeutica nell’area sottogengivale per lunghi periodi. In generale l’irrigazione con clorexidina al 2% e applicazioni locali di tetracicline offrono un effetto supplementare prolungato nei confronti del solo trattamento meccanico. L’applicazione di clorexidina, metronidazolo, tetracicline può essere effettuata per irrigazioni delle tasche (collutori), gel o attraverso inserzione di slow release devices (SRD). Dopo l’inserzione di fibre a lento rilascio di tetracicline, la concentrazione nel fluido crevicolare rimane superiore a 600 microgrammi/ml per 10 giorni, mentre l’applicazione locale di gel diminuisce a 3 microgrammi/ml dopo 3 giorni. L’utilizzazione di diversi tipi di tetracicline si rivela sovrapponibile come effetto a distanza di 8 settimane. Tabella 1.35 - Antibiotici utilizzati nel trattamento della parodontite Farmaco Dosaggio nell’adulto Tetraciclina cloridrato Metronidazolo Ciprofloxacina Metronidazolo e Amoxicillina Metronidazolo e Ciprofloxacina 500 mg/tid/21 giorni 500 mg/tid/8 giorni 500 mg/bid/8 giorni 500 mg/tid/8 giorni per ciascun farmaco 500 mg/bid/8 giorni per ciascun farmaco Tabella 1.36 - Terapia antibiotica per ascesso parodontali acuto Amoxicillina dose di carico di 1 grammo seguita da dose di mantenimento di 500 mg tid per 3 giorni, seguita dalla valutazione del paziente per determinare ulteriore necessità di terapia antibiotica o aggiustamento posologico. In caso di allergia agli antibiotici betalattamici Azitromicina dose da carico di 1 gr il primo giorno, seguita da 500 mg 1 volta al giorno in seconda e terza giornata Clindamicina dose da carico di 600 mg seguita da 300 mg/qid/3 giorni. Tabella 1.37 - Terapia antibiotica delle parodontopatie croniche Terapia topica Pr: Tetraciclcina, fili impregnati S: Posizionare il filo e lasciare nella tasca parodontale per 2-3 giorni Pr: Metronidazolo gel 25% applicatore monouso S: Applicare nella tasca parodontale con la siringa 1-2 volte a settimana Terapia sistemica Pr: Metronidazolo cpr 250 mg S: 1 compresse 4 volte al giorno per 7 giorni Pr: Clindamicina cpr 150 mg S: 1 compressa 4 volte al giorno per 7 giorni Pr: Tetraciclina cps 250 S: 1 compressa 4 volte al giorno per 14 giorni Pr: Amoxicillina + acido clavulanico sosp. S: 250 mg tre volte al giorno per 14 giorni Pr: Doxiciclina o minociclina cps 100 mg S: 1 capsula al giorno per 14 giorni Pr: Metronidazolo cpr+ amoxicillina sosp. S: 250 mg di metronidazolo + 250 mg di amoxicillina quattro volte al giorno per 7 giorni 71 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Figura 1.38 - Paradontite cronica dell’adulto Figura 1.40 - Gengivite 1.8 Perimplantite La mucosite perimplantare è una condizione reversibile di tipo infiamatorio e infettivo localizzata alla sola mucosa perimplantare. Loading theory indica la perdita non settica della condizione di anchilosi funzionale tra osso e impianto, determinata da fattori meccanici che determinano un progressivo riassorbimento del tessuto osseo e la sostituzione con una capsula di tessuto fibroso. La scarsa vascolarizzazione e cellularità del tessuto fibroso rendono meno efficace la difesa delle infezioni che possono propagarsi in profondità determinando perimplantiti. La perimplantite è un processo flogistico e infettivo, con perdita di tessuto mineralizzato e formazione di difetti ossei. La microflora saprofita presente nel solco degli impianti endossei con letto implantare sano è costituita dalla stessa presente nel solco gengivale dei denti sani, con prevalenza di cocchi Gram+, aerobi, immobili. Con l’approfondirsi del cono di assorbimento prevale una flora di Gram-, anaerobi con forme mobili come spirochete e bastoncelli; identificate con le specie batteriche patogene, normalmente presenti nelle tasche parodontali (Actynomices, Prevotella, Bacteroides spp). Figura 1.39 - Ascesso paradontale La diagnosi delle perimplantiti è clinica (iperplasia, flogosi, emorragia, perdita del sigillo mucoso e aumento della profondità di sondaggio parodontale, mobilità degli impianti) e radiologica: - perimplantiti di classe 1, riassorbimento osseo modesto e di tipo orizzontale - perimplantiti di classe 2, riassorbimento osseo moderato e di tipo verticale con pareti di delimitazione conservate - perimplantiti di classe 3, riassorbimento osseo di media entità, di tipo verticale con perdita delle pareti del difetto - perimplantiti di classe 4, grave riassorbimento osseo di tipo verticale con perdita delle pareti del difetto La terapia della perdita non settica dell’anchilosi funzionale consiste nella correzione del sovraccarico occlusale, eventualmente associata alla correzione del difetto osseo e della mucosa. Il trattamento delle mucositi consiste nel controllo della placca con l’igiene orale, collutori antisettici e antibatterici topici nel solco (clorexidina). Nelle perimplantiti lo scopo della terapia è arrestare il riassorbimento osseo e ottenere, in casi selezionati, una nuova rigenerazione del letto implantare: - le perimplantiti di classe 1 sono trattate come le mucositi + curettaggio a cielo aperto, riposizionamento apicale del lembo, disinfezione dell’impianto - le perimplantiti di classe 2 sono trattate come i difetti di tipo 1 + osteoplastica resettiva - le perimplantiti di classe 3 sono trattate come i difetti di tipo 2 + implantoplastica e rigenerazione ossea - le perimplantiti di classe 4 sono trattate con rimozione dell’impianto e toilette dei tessuti perimplantari. La terapia delle perimplantiti è divisibile in tre fasi: farmacologica, di igiene professionale e chirurgica. La fase farmacologica mira a ridurre la carica batterica locale e permettere la remissione della flogosi e dell’edema per migliorare la risposta tissutale alla fase chirurgica. L’antibiotico viene somministrato almeno cinque giorni prima dell’intervento, utilizzando amoxicillina/acido clavulanico, cefprozil, metronidazolo o doxiciclina per via orale (si vedano i protocolli di terapia delle parodontiti). 72 Figura 1.41 - Perimplantite con fistolizzazione CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA La fase di igiene professionale viene eseguita contemporanemente alla fase farmacologica: - si rimuove la struttura protesica - si asportano placca e tartaro con curette in plastica - si collocano nel solco gengivale fili retrattori imbevuti di acqua ossigenata al 10% diluita in acqua al 50% per una prima detersione - si collocano nel solco gengivale fili retrattori imbevuti di acido citrico a pH 2 per 30-60 secondi per la decontaminazione - si risciacqua con soluzione fisiologica e si posiziona un gel di clorexidina. Nella fase chirurgica la correzione della superficie implantare (implantoplastica) è eseguita per prima con fresa diamantata a grana sottile e coppette di gomma; successivamente si esgue il curettaggio e la chirurgia ossea in base alla morfologia del difetto. Pr: Amoxicillina+ acido clavulanico cpr 1gr S: 1 Compressa ogni 8-12 ore per 5-7 giorni Pr: Cefprozil cpr 500 mg S: 1 compressa ogni 12 ore per 5-7 giorni Pr: Doxiciclina cpr 100 mg S: 1 compresse al giorno per 5-7 giorni Figura 1.42 - Perimplantite con riassorbimento osseo iniziale Pr: Metronidazolo cpr 250 mg S: 1 compressa ogni 6-8 ore per 5-7 giorni 1.9 Scialoadenite batterica Figura 1.43 - Perimplantite con profondo riassorbimento osseo Figura 1.44 - Perimplantite con infezione profonda all’apice degli impianti La parotite suppurativa è generalmente causata da stafilococchi, occasionalmente da streptococchi (figure 1.45, 1.46, 1.47, 1.48, 1.49). I sintomi e segni locali (tumefazione, dolore, trisma e fuoriuscita di pus dall’orifizio duttale) possono associarsi a febbre e malessere. L’infezione può essere causata da calcolosi, infezioni ematogene o ascendenti, traumi. Il fattore predisponente più importante è rappresentato dalla diminuzione del flusso salivare per disidratazione (ad esempio pazienti ospedalizzati per interventi di chirurgia) e terapie farmacologiche. La terapia va instaurata rapidamente per evitare alterazioni irreversibili dell’albero duttale che possono predisporre a successive riacutizzazioni o cronicizzazione; il trattamento dovrebbe prevedere l’utilizzo di: - isossazolilpenicilline (oxacillina, dicloxacillina) resistente alle penicillinasi stafilococciche, come prima scelta - cefalosporine orali (cefprozil) o macrolidi per os (claritromicina) come II° scelta nei casi lievi - cefalosporine iniettive betalattamasi resistenti (cefoxitina, ceftriaxone) nei casi gravi Il paziente deve essere istruito all’igiene orale con il controllo meccanico e farmacologico (sciacqui di clorexidina) della placca per evitare il perpetuarsi di infezio- 73 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA ni ascendenti attraverso il dotto di Stenone. Poiché un flusso salivare elevato facilita il drenaggio dell’infezione, è opportuno, come misura di supporto: - aumentare l’introito di acqua (bere abbondantemente) per evitare disidratazione e conseguente diminuzione della salivazione (considerare la contemporanea prescrizione di scialagoghi) - eliminare potenziali cause di iposcialia (ad es. terapie farmacologiche). Dopo la guarigione si devono indagare i fattori predisponenti la riduzione del flusso salivare potenzialmente cofattori di recidiva (scialolitiasi, iposcialia da farmaci, xerostomia). La maggior parte delle scialoadenite è causata da calcolosi duttali; la loro diagnosi e asportazione va posticipata alla risoluzione dell’infezione acuta; poiché l’esecuzione di biopsie, interventi e scialografie potrebbero determinare un’estensione dell’infezione. Figura 1.45, 1.46 - Parotite suppurativa batterica I sintomi e segni locali sono rappresentati da tumefazione, dolore, trisma e fuoriuscita di pus dall’orificio duttale; possono associarsi a febbre e malessere I calcoli nella parte distale del dotto di Warthon, riconoscibili alla palpazione del pavimento della bocca, possono essere asportati in ambulatorio; invece i calcoli posizionati nella zona più posteriore richiedono interventi più complessi, prevalentemente in anestesia generale. Nei casi di scialolitiasi recidivante può essere necessario asportare la ghiandola; in alternativa si può eseguire la legatura del dotto che porta a fibrosi della ghiandola. Pr: Dicloxacillina cps 250 mg S: 1-2 compresse ogni 6 ore Pr: Dicloxacillina f 500 gr S: 1 fiala im/ev ogni 6 ore Pr: Oxacillina f 1gr S: 1 fiale im/ev ogni 6 ore Figura 1.47, 1.48, 1.49 - Scialoadenite della ghiandola sottomandibolare indagata con scialografia 74 1.10 Sinusite odontogena Le sinusiti odontogene possono essere causate da infezioni periapicali, parodontopatie profonde, comunicazioni buccosinusali (fistole oroantrali) conseguenti a estrazioni dentarie, infezioni perimplantari, dislocazione di materiali odontoiatrici o radici nella cavità sinusale. Il trattamento delle sinusiti odontogene acute consiste nelle seguenti misure terapeutiche associate alla terapia antibiotica: - fluidificare le secrezioni con trattamento aspecifico (umidificazione dell’ambiente, idratazione del paziente, inalazioni calde) in modo da facilitare il drenaggio delle secrezioni nasali e sinusali - agenti mucolitici per aereosol (bromessina, acetilcistei- CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA na) in modo da facilitare il drenaggio delle secrezioni - decongestionanti delle mucose nasali, applicando vasocostrittori sull’ostio dell’antro ostruito situato nel meato inferiore per facilitare il drenaggio del seno; i medicinali più frequentemente utilizzati sono la fenilefrina e la xilometazolina; questi farmaci non devono esser impiegati per più di 3-5 giorni per il rischio di rinite medicamentosa - terapia analgesica e antinfiammatoria a base di FANS Il tasso di insensibilità ad alcuni antibiotici degli agenti eziologici più comuni delle sinusiti risulta elevato: per lo Streptoccocus pneumoniae il 14,3% dei ceppi batterici è resistente all’amoxicillina e il 22-29% ai macrolidi; il 10,6% dei ceppi di l’Haemophilus influenzae e il 55,9% delle Moraxella catarrhalis sono in grado di sintetizzare betalattamasi. Limitata risulta anche l’attività di alcune cefalosporine orali di III generazione (cefixima, ceftibuten) per la loro modesta attività dimostrata verso i ceppi di S. pneumoniae a sensibilità intermedia alla penicillina. Per questo motivo come farmaco di primo impiego è consigliabile utilizzare betalatamine betalattamasi resistenti: l’amoxicillina/acido clavulanico, l’acetil-cefuroxime o il cefprozil (cefalosporine orali di II generazione betalattamasi resistenti). Il trattamento va protratto per almeno 10-14 giorni a dosaggio pieno, poiché periodi più brevi favoriscono la cronicizzazione. Figura 1.50 - Comunicazione oro-antrale con polipo mucoso Figura 1.51 - Comunicazione oro-antrale Figura 1.52 - Penicillium notatum 75 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Generalmente la remissione dei sintomi si verifica in 23 giorni; i pazienti divengono febbrili e si verifica una evidente riduzione della tosse e delle secrezioni nasali. Se dopo cinque giorni non si ottiene miglioramento occorre sospettare una forma di resistenza all’agente patogeno e intraprendere una terapia mirata eseguendo un esame colturale del secreto. Nei casi refrattari alla terapia medica è indicato il drenaggio e le irrigazioni endosinusali. La sinusite cronica costituisce indicazione all’intervento chirurgico che mira a fornire drenaggio e ventilazione della cavità sinusale (intervento di Caldwell-Luc; antrostomia intranasale; chirurgia endoscopica sinusale funzionale). Una complicazione non infrequente in esodonzia è rappresentata dalle comunicazione oro-antrali che possono causare sinusiti mascellari (figure 1.50, 1.51). La diagnosi è generalmente eseguita intraoperatoriamente evidenziando il reflusso di liquido dalla cavità orale nel naso, il sanguinamento nasale, la manovra di Valsalva positiva (facendo soffiare il naso mantenendolo chiuso, l’aria esce dalla fistola). La terapia consiste nelle seguenti misure: - intervento immediato di chiusura eseguito nella stessa seduta operatoria - istruzioni al paziente per evitare manovre che au- mentino la pressione intrasinusale (soffiare il naso, succhiare con cannuccia, fumare, gonfiare palloncini, suonare strumenti a fiato (per un periodo che può andare dai 10 giorni alle tre settimane a seconda le dimensioni della comunicazione). - terapia medica sovrapponibile alle sinusiti mascellari acute; data la presenza della fistola oroantrale le irrigazioni con antibiotico sono agevolmente eseguibili (figura 1.53). La sorveglianza, dilazionando la chiusura, è sconsigliata; è tuttavia possibile la chiusura spontanea, limitatamente a fistole oro-antrali di piccole dimensioni, asintomatiche; mentre la guarigione spontanea è poco probabile per comunicazioni di diametro superiore a 5 mm. Comunque, in caso di persistenza oltre un periodo massimo di 6 settimane, è necessario eseguire la chiusura chirurgica; in presenza di sinusite acuta secondaria a fistola oroantrale, la chiusura deve essere posticipata alla risoluzione del fatto infettivo. Pr: Amoxicillina/Acido clavulanico cpr 1gr S: 1 compressa ogni 8 ore per 14 giorni Pr: Cefprozil cpr 500 mg S: 1 cpr ogni 12 ore per 10-14 giorni Figura 1.53 Efficacia dei principali antibiotici usati nelle sinusiti in base ai parametri farmacodinamici e farmacocinetici ANTIBIOTICO Beta-lattamici Amoxicillina Cefpodoxime proxetil Cefprozil Cefuroxime axetil Amoxicillina-Acido clavulanico Streptococcus pneumoniae S I R Haemophilus influenzae BL BL+ Moraxella catarrhalis +++ +++ +++ +++ ++ + ++ ++ - ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ +++ +++ +++ +++ + - +++ +++ +++ Macrolidi Azitromicina Claritromicina +++ +++ + + - ++ ++ + + ++ + Fluorchinolonici Ciprofloxacina ++ + - +++ +++ +++ Altri Trimetroprimsulfametossazolo Clindamicina ++ +++ ++ ++ ++ - - + - S = penicillino-sensibile I = resistenza intermedia alla penicillina R = penicillino resistente BL - = non produttore beta-lattamasi BL+ = produttore beta-lattamasi +++ = copertura ottima ++ = copertura buona + = copertura sufficiente + = copertura insufficiente - = nessuna attività 76 2. OSPITI CON PROBLEMI SPECIALI DI TERAPIA Il trattamento antibiotico degli stati infettivi insorti in pazienti con particolari patologie d’organo quali insufficienza renale o epatica, in situazioni parafisiologiche (gravidanza e allattamento) o nelle età estreme (senilità e infanzia) rappresenta un problema complesso che condiziona la scelta dell’antibiotico e della sua posologia. In queste situazioni acquista particolare importanza la conoscenza della farmacocinetica normale degli antibiotici, delle situazioni parafisiologiche o patologiche dell’ospite e delle modificazioni cinetiche che vengono a determinarsi, per poter istituire una terapia razionale improntata a una corretta valutazione del rapporto rischio-beneficio. 2.1 Pedodonzia La flora del cavo orale nel paziente pedodontico mostra alcune particolarità: - dopo una iniziale fase sterile nel neonato, il cavo orale viene rapidamente contaminato da una flora aerobica - con l’eruzione dei denti decidui compare una popolazione anaerobia (composta prevalentemente da Actinomyces naeslundii, Actinomyces viscosus e Bacteroides melaninogenicus) che con l’aumentare dell’età tende sempre più a prevalere. Nei bambini, inoltre, gli spazi midollari delle ossa mascellari sono più ampi e favoriscono l’estensione del processo infettivo acuto con sintomi sistemici; per questo motivo la somministrazione di antibiotici è da attuarsi tempestivamente in associazione alla eliminazione del focolaio infettivo. Si deve tenere in considerazione anche il rischio disidratazione secondaria a febbre, sudorazione e mancata alimentazione; la febbre richiede un aumento dell’introito di liquidi del 12% per ogni grado sopra i 37,5C°. Le sospensioni orali estemporanee aromatizzate ottengono la migliore compliance dei piccoli pazienti; tra queste andrebbero preferite le formulazioni con zuccheri non cariogenici. L’amoxicillina è il farmaco di elezione, sostituita dall’amoxicillina+acido clavulanico o dall’associazione amoxicillina+metronidazolo nelle infezioni di maggior impegno sostenute da germi anaerobi. In presenza di allergia alla penicillina si utilizzano i macrolidi (l’eritromicina etilsuccinato è prontamente assorbita); in alternativa possono essere utilizzate le cefalosporine (cefalessina, cefprozil) utilizzando cautela in presenza di reazioni allergiche gravi per la possibilità di reazioni crociate tra betalattamine (4% dei casi). CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tra i farmaci controindicati nell’infanzia si devo ricordare le tetracicline al di sotto degli 8 anni che causano pigmentazioni dentali e ritardo di crescita. Poiché alcuni bambini sono sottoposti a frequenti terapie antibiotiche per infezioni delle prime vie respiratorie (ad esempio adenoiditi, faringotonsilliti) è opportuno eseguire un’anamnesi e prescrivere antibiotici diversi da quelli utilizzati recentemente, per evitare la possibilità di ceppi antibioticoresistenti. In caso di mancata risposta alla terapia, prima di ipotizzare la presenza di germi resistenti e sostituire l’antibiotico, è opportuno verificare la presenza di fattori che interferiscono con una adeguata somministrazione, che possono presentarsi con una certa frequenza, soprattutto come conseguenze di un mancato assorbimento dovuto: - a un bambino che sputi il farmaco - a vomito legato ad acidosi metabolica - a diarrea e accelerato transito intestinale. In questi casi è indicato ricorrere alla somministrazione parenterale. Un problema frequente nella prescrizione dei farmaci in pedodonzia riguarda la determinazione dei dosaggi pediatrici, per il quale sono state proposte diverse soluzioni. Come guida orientativa proponiamo di calcolare la dose pediatrica come frazione percentuale di quella dell’adulto, raccomandando, comunque, di consultare i foglietti illustrativi dei farmaci acclusi alle confezioni o l’Informatore Farmaceutico sia per i dosaggi che per le controindicazioni (tabella 2.1 e 2.2). Il calcolo del dosaggio mg/kg evidenzia che i bambini ricevono in proporzione dosaggi più alti di quelli utilizzati nell’adulto; mai comunque come valore assoluto superiori a questi. 2.2 Gravidanza In gravidanza, a causa della possibile comparsa di reazioni avverse a carico della madre e del feto, nonché delle nostre incomplete cognizioni farmacologiche e tossicologiche, si deve limitare l’impiego di farmaci ai casi di necessità e utilizzare sostanze sicure. Un aspetto di particolare importanza riguarda i danni iatrogeni da embriotossicità e teratogenicità nel primo trimestre, fetotossicità nel secondo e terzo trimestre, complicanze durante il parto. Nel prescrivere un farmaco in gravidanza si deve tenere presente la classificazione dei farmaci in base al livello di rischio: - sicuri dei quali è stata dimostrata l’assenza di pericolosità intrinseca in campo umano - da utilizzarsi con cautela in quanto non sono disponibili dati definitivi in campo umano o animale 77 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.1 - Antibiotici in pedodonzia Antibiotico Amoxicillina Amoxicillina/ac. clavulanico Cefalexina Cefprozil Eritromicina etilsuccinato Metronidazolo Clindamicina Dosaggio per os 25-50 mg/kg/giorno 20-40 mg/kg/giorno 25-50 mg/kg/giorno 30 mg/kg /giorno 25-40 mg/kg/giorno 10-15 mg/kg/giorno 15-40 mg/kg/giorno Frequenza giornaliera* tds tds qid bid qid tds qid * Bid, bis in die, due volte al giorno; tds, tres in die, tre volte al giorno; qid, quattuor in die, quattro volte al giorno; stat, in unica somministrazione Tabella 2.2 - Determinazione della posologia pediatrica* Età Peso medio Percentuale della dose dell’adulto Rapporto tra dose bambino/ adulto 1 anno 10 kg 25% 2 3 anni 15 kg 33% 1,5 6 anni 23 kg 50% 1,5 12 anni 37 kg 75% 1,25 * Oltre i 12 anni per molti antibiotici la dose è uguale a quella dell’adulto - controindicati per i quali è stata dimostrata un effetto tossico in campo animale o umano Un aspetto particolare consiste nella correlazione tra l’uso degli antibiotici nella donna e gli insuccessi della contraccezione orale per interazioni farmacologiche, dismicrobismo, aumentato transito intestinale; rischio del quale la paziente dovrebbe essere avvertita dall’odontoiatra. 2.2.1 Modificazioni farmacocinetiche Le modificazioni prodotte dalla gravidanza a carico di vari organi e apparati determinano alterazioni a carico di tutte la tappe della farmacocinetica: - rallentamento del transito digestivo - aumento del volume plasmatico - aumento del flusso renale e della filtrazione glomerulare - aumento dell’attività metabolica epatica - passaggio transplacentare L’assorbimento gastroenterico è aumentato, specie per le sostanze liposolubili, a causa dell’aumento del pH gastrico e della riduzione della motilità intestinale. Anche l’assorbimento intramuscolare dei farmaci è aumentato, favorito dal ridotto ritorno venoso, causato dalla compressione dell’utero sulla vena cava inferiore. Per quanto riguarda il trasporto, gli antibiotici sono meno legati alle proteine plasmatiche (è maggiore quindi la quota libera che è attiva), a causa dell’aumento del volume plasmatico totale, con conseguente emodiluizione e ipoalbuminemia. Il volume di distribuzione è aumentato, in relazione all’aumentata quota libera dei farmaci che ne determina una maggiore diffusibilità e biodisponibilità. La metabolizzazione epatica è accelerata e l’eliminazione renale è più veloce in relazione ad un aumentato flusso plasmatico renale e filtrazione glomerulare, con conseguente riduzione dei livelli ematici dei farmaci. Come conseguenza di tali alterazioni farmacocinetiche, gli antibiotici presentano riduzioni dei livelli ematici del 10-50%, tendendo questi valori ad aumentare in prossimità del parto. Il fenomeno è particolarmente evidente per le betalattamine, il cui dosaggio in gravidanza deve in alcuni casi essere più elevato (ad esempio sino al 50% per le aminopenicilline). Infine è da ricordare che anche l’emivita plasmatica di alcuni antibiotici (betalattamine, macrolidi) appare ridotta come effetto delle complesse variazioni farmacocinetiche descritte, pur questo dato non richiedendo alterazioni posologiche. 78 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 2.2.2 Reazioni avverse Per quanto riguarda i danni materni, occorre rammentare che in gravidanza esiste un maggior impegno funzionale epatico e renale ed è quindi opportuno evitare farmaci con potenzialità lesive su tali organi; come ad esempio le tetracicline e gli esteri dei macrolidi che sono potenzialmente epatotossici. Va inoltre segnalato l’opportunità di limitare la chemioterapia antibatterica ai casi effettivamente necessari, data la maggior frequenza di reazioni avverse quali le micosi genitali (già di per sé frequenti in gravidanza) e i rash cutanei da antibiotici. Per quanto riguarda i danni fetali, la comparsa di effetti indesiderati risulta secondaria alla capacità del farmaco di superare la barriera placentare; possibilità legata a diversi fattori non sempre completamente prevedibili: peso molecolare inferiore a 500 dalton, liposolubilità, grado di ionizzazione, legame con le proteine plasmatiche, spessore della placenta. In linea generale poiché tutti i farmaci (con l’eccezione delle eparine ad alto peso molecolare) sono in grado di superare la barriera placentare, è necessario limitare la prescrizione ai casi necessari e utilizzare sostanze sicure. I danni fetali appaiono differenti non soltanto in relazione al tipo di farmaco, ma soprattutto all’epoca della gestazione in cui viene somministrato. In base all’epoca di somministrazione è possibile suddividere i danni in tre gruppi: - teratogenesi da farmaci somministrati prima della 14° settimana (periodo embrionale); il metronidazolo e la vancomicina sono sospettati di tale effetti - fetotossicità con lesioni anatomiche a carico di singoli organi e apparati dovute alla somministrazione di farmaci dopo la 14° settimana (fase fetale); come ad esempio le tetraciclina (alterazioni dentarie, e ossee) e gli aminoglicosidi (sordità congenita) - lesioni legate alla somministrazione di chemioterapici negli ultimi giorni di gestazione, che dipendono dalla particolare farmacocinetica del neonato; come ad esempio l’iperbilirubinemia e il kernicterus da betalattamine ad elevatissimo legame farmacoproteico (isossazolilpenicilline). 2.2.3 Razionale di terapia antibiotica In gravidanza si utilizzano i farmaci per i quali si dispone una buona documentazione sull’assenza di fenomeni dannosi come ad esempio le betalattamine, i macrolidi, le lincosamidi e la fosfomicina. Sono invece da proscrivere i farmaci che possono determinare effetti teratogeni o embriofetotossici come ad esempio le tetracicline e gli aminoglicosidi. La FDA (Food and Drug Administration) ha classificato il rischio di effetti indesiderati dei farmaci in gravidanza in diverse categorie. 1. Categoria A: farmaci per cui sono disponibili dati definitivi sulla sicurezza e assenza di tossicità dimostrata da studi sull’uomo 2. Categoria B: nessuna prova o segnalazione della presenza di rischio 3. Categoria C: rischio non escludibile in base a studi eseguiti o all’assenza di dati definitivi 4. Categoria D: rischio dimostrato da studi o esperimenti sull’uomo 5. Categoria 3D: rischio dimostrato per uso nel terzo trimestre di gravidanza: 6. Categoria X: dimostrato rischio di teratogenicità o tossicità materna o fetale I prodotti A e B possono essere utilizzati in quanto considerati sicuri; quelli C devono essere utilizzati con cautela per la presenza di effetti indesiderati; quelli D e X devono essere evitati in quanto sicuramente dannosi (tabella 2.3). Da notare, peraltro che la FDA indica il metronidazolo in categoria B ma studi effettuati su animali per somministrazione parenterale dell’antibiotico ne hanno dimostrato la fetotossicità. Tabella 2.3 - Chemioterapia antibatterica in gravidanza Farmaco Penicillina V, amoxicillina Cefalessina, clindamicina metronidazolo Eritromicina base, estolato, etilsuccinato Rischio B B B Gentamicina Tetraciclina, dossiciclina Cloramfenicolo C (3D) D X Possibili manifestazioni cliniche e raccomandazioni Farmaco raccomandato come prima scelta Farmaci di seconda scelta L’uso dell’eritromicina base va preferito all’estolato che comporta un aumentato rischio di epatite colestatica della madre Potenziale totossicità nel feto Discromie dentali, inibizione della crescita ossea Tossicità materna, sindrome grigia del neonato e possibile morte nell’infanzia (aplasia midollare) 79 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 2.3 Allattamento La possibilità di somministrare un farmaco in allattamento dipende da due elementi subordinati: dal suo passaggio nel latte e dalla sua pericolosità per il neonato. Il rischio non è elevato considerando che per molti antibiotici la quantità secreta nel latte non è generalmente superiore all’1-2% del livello ematico della madre e difficilmente raggiunge livelli significativi per il figlio. L’escrezione mammaria di un antibiotico con peso molecolare inferiore a 800 dalton avviene per diffusione passiva e sotto tale peso i farmaci passano in quantità discrete nel latte materno. Il passaggio di farmaci con peso molecolare maggiore avviene attraverso escrezione, modalità attiva che è facilitata dalla liposolubilità, dallo scarso legame con le proteine, dal basso grado di ionizzazione e dal pH basico della sostanza (tabella 2.4). In base a quanto esposto risultano quindi molti i farmaci antibatterici potenzialmente pericolosi nell’allattamento: - penicilline e cefalosporine ad elevato legame con le sieroproteine (spiazzamento della bilirubina dal legame con l’albumina e ittero) - tetracicline (riduzione dell’apporto dietetico di calcio per complessazione, pigmentazioni dentarie, deposizione nelle ossa con arresto dell’accrescimento, sindrome della fontanella ipertesa, dismicrobismo intestinale) - esteri dei macrolidi (epatotossicità) - lincosamidi (diarrea) - metronidazolo (i livelli di chemioterapico presenti nel latte materno sono circa il 50% di quelli ematici materni) I farmaci considerati sicuri sono le aminopenicilline (amoxicillina, amoxicillina+acido clavulanico), le cefalosporine ad uso orale (cefprozil) e l’eritromicina etilsuccinato; occasionalmente effetti collaterali per il neonato possono manifestarsi con coliche addominali e diarrea dovute al dismicrobismo intestinale. Una precauzione consiste nel consigliare di assumere il farmaco (a emivita breve) subito dopo l’allattamento ed evitare di allattare nelle quattro ore successive, cioè quando è più elevato il livello plasmatico e quindi maggiore la secrezione nel latte. È, comunque, necessario avvertire la puerpera che l’assunzione di farmaci può provocare variazioni del sapore del latte e causare un rifiuto dell’allattamento da parte del bambino. 2.4 Gerodontoiatria La scelta dell’antibiotico in gerodontoiatria richiede conoscenze degli aspetti microbiologici del cavo orale e delle condizioni cliniche del paziente. La flora batterica orale si modifica in funzione all’età e nella parodontopatia dell’anziano è stato evidenziato un netto aumento della flora anaerobica Gram- (spesso con ceppi betalattamasi produttori), rappresentata in particolare da Bacteroides melaninogenicus, Bacteroides gingivalis, Capnocytophaga gingivalis, actinobacillus Actinomycetem comitans, Eikenella corrodens, Fusobacterium nucleatum, Actynomices viscosus, Actynomices species, Streptococcus species. Nel paziente edentulo la flora batterica è di tipo aerobio e con un minor numero di specie. La terapia antibiotica nel soggetto anziano presenta problematiche che derivano essenzialmente dalla parafisiologica riduzione della capacità funzionale epatica e biliare. Le alterazioni farmacocinetiche determinano una ridotta e rallentata eliminazione dei chemioterapici per via renale e biliare a cui consegue un aumento dell’emivita plasmatica, con rischio di reazioni avverse da tossicità da iperdosaggio a da accumulo. Molti pazienti, inoltre, assumono polifarmacoterapie e risultano particolarmente esposti a interazioni farmacologiche. Infine va ricordato che nella meiopragia d’organo dell’anziano possono concorrere patologie sistemiche diverse causa di insufficienza epatica e renale, prime fra tutte le patologie cardiovascolari. Tabella 2.4 - Caratteristiche dei principali antibiotici e implicazioni nell’allattamento Caratteristiche Note PH basico Macrolidi, clindamicina, metronidazolo Gli antibiotici basici passano con più facilità nel latte che ha pH acido Liposolubilità Macrolidi, lincosamidi, doxiciclina, minociclina, metronidazolo Gli antibiotici liposolubili sono più facilmente escreti nel latte Legame farmacoproteico elevato Eritromicina, clindamicina, doxicilina, alcune cefalosporine Gli antibiotici a elevato legame proteico competono con la bilirubina e la spiazzano dall’albumina 80 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 2.4.1 Modificazioni farmacocinetiche 2.4.2 Razionale di terapia antibiotica Nelle persone anziane tutte le principali tappe farmacocinetiche subiscono modificazione (assorbimento, distribuzione, metabolizzazione, eliminazione). L’assorbimento gastroenterico risulta modestamente diminuito (in misura maggiore per gli antibiotici acidi e minore per quelli basici) a causa della riduzione delle secrezioni gastriche e dalla motilità gastrointestinale. Il volume di distribuzione dei farmaci muta sia in relazione alla ipoproteinemia che all’aumento della massa adiposa. Da una parte, infatti, la riduzione dell’albumina plasmatica diminuisce la quota di antibiotici legata alle proteine ematiche, aumentando la quota libera che risulta farmacologicamente attiva. Dall’altra la massa corporea varia aumentando la frazione lipidica e diminuendo l’acqua extracellulare. Ne consegue che gli antibiotici idrosolubili raggiungono tassi ematici più elevati, in quanto diminuisce il volume di distribuzione; mentre i liposolubili raggiungono concentrazioni ematiche meno elevate e hanno la tendenza all’accumulo nel tessuto adiposo. Il fegato diminuisce la capacità di metabolizzare i farmaci in metaboliti attivi o inattivi in relazione ad una ridotta efficienza del sistema microsomiale. Soprattutto per i farmaci a somministrazione orale viene a ridursi il first pass effect, cioè quella quota che viene metabolizzata al suo primi passaggio attraverso il fegato dopo l’assorbimento gastroenterico. L’influenza dell’età si manifesta anche sull’eliminazione renale dei farmaci attraverso una riduzione di tutti i parametri di filtrazione glomerulare e secrezione tubulare. Da notare peraltro che i valori di creatininemia possono risultare normali in relazione alla riduzione delle masse muscolari e che, per tale motivo, nell’anziano la valutazione della funzionalità renale residua viene eseguita con la determinazione della clearence della creatinina. Dalle premessi di ordine fisiopatologico discendono alcune indicazioni pratiche (tabella 2.5, 2.6, 2.7). La terapia non dovrebbe prescindere dall’uso di farmaci battericidi, in particolare betalattamici betalattamasi resistenti come l’amoxicillina+acido clavulanico o il cefprozil. Le penicilline sono farmaci battericidi, eliminati prevalentemente per via renale e il dosaggio può rimanere inalterato nell’insufficienza renale di medio grado, reperto frequente nell’anziano; utilizzabili anche i macrolidi, eliminati quasi esclusivamente per via epatica. In relazione agli aspetti eziopatogenetici data la parafisiologica riduzione della capacità funzionale degli emuntori sembra opportuno limitare nell’anziano l’impiego di quei chemioantibiotici che: - richiedono un’intensa metabolizzazione epatica (ad esempio la clindamicina) o possono incrementare la meiopragia d’organo tramite la loro epatossicità (clortetraciclina, ossitetraciclina, eritromicina stearato o base) - richiedono un’intensa metabolizzazione renale come alcune cefalosporine di prima generazione (soprattutto la cefaloridina) - presentano un’emivita plasmatica molto lunga e rischio di accumulo (azitromicina, 50 ore circa di emivita) Sono generalmente preferibili farmaci con ridotto numero di somministrazioni giornaliere considerando che molti pazienti assumono polifarmacoterapie; inoltre la formulazione liquida o in compresse (piuttosto che in capsule) incontrano maggiormente la compliance del paziente per la facilità di deglutizione e tolleranza gastrica. Tabella 2.5 - Caratteristiche dei principali antibiotici e implicazioni in gerodontodonzia Caratteristiche Note PH acido Penicilline, cefalosporine, tetracicline Minore assorbimento gastroenterico di antibiotici acidi Liposolubilità Macrolidi, lincosamidi, doxiciclina, minociclina, metronidazolo Accumulo nel tessuto adiposo di antibiotici liposolubili con minore biodisponibilità e attività Legame farmacoproteico elevato Eritromicina, clindamicina Doxicilina, alcune cefalosporine Maggiore biodisponibilità e attività di antibiotici a basso legame proteico Effetti tossici da interazioni farmacologiche per antibiotici a elevato legame proteico (competizione e spiazzamento di altri farmaci legati alle proteine seriche) 81 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.6 - Reazioni avverse più comuni agli antibiotici utilizzati in gerodontodonzia Effetti indesiderati Interazioni farmacologiche Tetracicline Epatotossicità Aggravamento nefrotossicità preesistente Alterazioni emocoagulative Macrolidi (in particolare eritromicina, claritromicina) con digossina (aumento del 10% della biodisponibilità del digitalico) con teofillina (aumento delle concentrazioni plasmatiche, nausea, vomito, convulsioni) con anticoagulanti orali (potenziamento dell’effetto anticoagulante) con carbamazepina (aumento delle concentrazioni plasmatiche e sedazione) Clindamicina Colite psudomembranosa Cefalosporine con catena laterale N-metiltiotetrazolo (cefoperazone, cefamandolo, cefmenoxime) Emorragia Doxiciclina, minociclina con carbamazepina, fenobarbital, alcool etilico (riduzione dell’emivita e dell’attività terapeutica dell’antibiotico) Tabella 2.7 - Antibiotici indicati in gerodontodonzia Penicilline Amoxicillina Amoxicillina+ acido clavulanico Bacampicillina Ampicillina Ampicillina+sulbactam Macrolidi Eritromicina etilsuccinato Claritromicina Tetracicline Minociclina Doxiciclina Cefalosporine Cefprozil Cefazolina 2.5 Insufficienza epatica 2.5.1 Modificazioni farmacocinetiche Nei pazienti con insufficienza epatica (cirrosi) esiste un aumentato rischio di infezioni: sia sistemiche per ridotta efficienza del sistema reticoloendoteliale (epatico e splenico); che locali per il rallentamento della protidosintesi che causa una progressiva immunodepressione e rallentamento dei processi rigenerativi e di guarigione delle ferite. Data l’enorme riserva funzionale del fegato, comunque, i sintomi dell’insufficienza ed i rischi ad essa collegati compaiono tardivamente, quando la cirrosi ha determinato la perdita della funzione di circa il 90% del tessuto epatico; il paziente in questi casi presenta evidenti sintomi clinici (ascite, ittero). Per l’odontoiatra il problema della chemioterapia antibatterica può essere riassunto nella norma fondamentale di evitare antibiotici potenzialmente epatotossici o causa potenziale di colostasi intraepatica e adeguare la posologia dei farmaci a metabolizzazione epatica. L’insufficienza epatica induce modificazioni sulla farmacocinetica di alcuni antibiotici interessandone tutte le tappe e cioè l’assorbimento, il trasporto, la metabolizzazione e l’eliminazione. Per i chemioterapici somministrati per via orale e molto metabolizzati dal fegato, si assiste a un aumento della biodisponibilità per la diminuzione del first pass effect. Le modificazioni che intervengono nel trasporto dipendono dalla riduzione della protidosintesi epatica e quindi dell’albuminemia, nonché dall’aumento della bilirubina che compete con gli antibiotici per lo stesso sito di legame con le proteine plasmatiche. Questa alterazione cinetica, pur comportando un aumento della quota libera (cioè attiva) del farmaco, in genere non rende necessarie modificazioni posologiche. Le modificazioni della percentuale e della velocità di metabolizzazione da parte del sistema microsomiale epatico, causano un aumento dell’emivita plasmatica 82 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA di tutti quei chemioterapici che devono essere metabolizzati dal fegato per essere eliminati (cefalosporine acetilate, ceftriaxone, cefoperazone clindamicina, tetracicline e macrolidi). Un effetto analogo è determinato dalla riduzione dell’escrezione in presenza di colostasi. 2.5.2 Razionale di terapia antibiotica Un’epatotossicità diretta è rara con i farmaci ai dosaggi corretti. Per le tetracicline è stata dimostrata la possibilità di danno epatocellulare con conseguente aumento delle transaminasi, steatosi e distrofia epatica sino a danni potenzialmente fatali (per elevate dosi per via parenterale). Gli esteri dei macrolidi (estolato di eritromicina) e la clindamicina possono causare colostasi intraepatica con segni di ittero ostruttivo, aumento della fosfatasi alcalina, eosinofilia e febbre di origine allergica. Tra i molti chemioantibiotici, metabolizzati dal fegato o escreti dal tratto biliare, relativamente pochi richiedono modificazioni della posologia nelle epatopatie, per la elevata riserva funzionale del fegato. Con poche eccezioni, i dosaggi sono normalmente modificati solo se concorre una insufficienza renale o una epatopatia acuta o una severa insufficienza epatica con ascite, colostasi e ittero. Gli aggiustamenti posologici possono essere eseguiti sia attraverso la riduzione del dosaggio totale giornaliero, che con il distanziamento delle dosi; accorgimenti che sono da considerare per i macrolidi, la clindamicina, il metronidazolo e alcune cefalosporine metabolizzate dal fegato (ceftriaxone, cefoperazone). Quando si utilizzino questi farmaci il paziente deve essere controllato e i farmaci sospesi immediatamente se compaiono alterazioni significative dei test di funzionalità epatica. Gli antibiotici che non sono influenzati nella loro cinetica dalla insufficienza epatica, possono essere tranquillamente impiegati senza modificazioni della posologia anche nella insufficienza epatica grave; tra essi ricordiamo le penicilline e le cefalosporine non metabolizzate dal fegato e a prevalente eliminazione renale (tabella 2.8 e 2.9). Per le penicilline, ad esempio, la riduzione della poso- Tabella 2.8 - Chemioterapia nell’insufficienza epatica Modalità d’uso degli antibiotici antiinfettivi in caso di insufficienza epatica Possono essere usati senza restrizione al dosaggio abituale La maggior parte della penicillilne e le cefalosporine (non metabolizzate) Possono essere usati con riduzione della posologia giornaliera Ceftriaxone, cefixime, cefalosporine metabolizzate per ossacetilazone, macrolidi (a 15 e 16 C), ciprofloxacina Da utilizzare con precauzione, riducendo la posologia e sotto controllo di test di funzionalità epatica Oxacillina e derivati. Cloramfenicolo, claritromicina. Controindicati Tetracicline Eritromicina estolato Tabella 2.9 - Farmacocinetica degli antibiotici orali ANTIBIOTICO PENICILLINE Amoxicillina (500-1000 mg) Acido clavulanico CEFALOSPORINE Cefaclor (500 mg) Cefprozil (500 mg) Cefuroxime axetil (500 mg) Cefixime (400 mg) Cefpodoxime proxetil (200 mg) Ceftibuten (200 mg) MACROLIDI Eritromicina (500 mg) Claritromicina (500 mg) Azitromicina (500 mg) % di eliminazione urinaria nelle 24 ore 70-80 45 (OS) > 80 65-70 (G+T) 30-40 20 40-50 (G+T) 85-90 5 30-40 6 83 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA logia è indicata solo nei casi di insufficienza epatica associata a insufficienza renale (sindrome epato-renale nella cirrosi epatica). La profilassi antibiotica in presenza di cirrosi, prima di interventi di chirurgia orale non è obbligatoria e la sua somministrazione va stabilita caso per caso in relazione alle condizioni generali del paziente, entità dell’intervento chirurgico e rischio di infezione della ferita. 2.6 Insufficienza renale La somministrazione di chemioterapici nei pazienti con insufficienza renale è un compito complesso per l’odontoiatra per le modificazioni farmacocinetiche che la patologia comporta. La valutazione del rischio di reazioni avverse connesse alla somministrazione di un farmaco in corso di insufficienza renale deve tenere conto di alcuni fattori: - la via di eliminazione elettiva del farmaco - il coefficiente terapeutico - la eventuale nefrotossicità. Per regolare il dosaggio degli antibiotici escreti per via renale è necessario conoscere l’entità dell’insufficienza renale che risulta bene espressa come riduzione della clearence della creatinina e meno precisamente dai valori dell’azotemia e della creatininemia (tabella 2.10). In linea generale una clearence della creatinina di 40 ml/min corrisponde ad una creatininemia di 2 mg/dl e una di 10-20 ml/min a 4-8 mg/dl. Se non si dispone del valore di laboratorio, la clearence della creatinina può essere calcolata attraverso una formula conoscendo la creatininemia. Clearence creatinina in ml/min = peso in Kg x (140 - età in anni) 72 x creatinina serica (mg/dl) Questa formula permette di calcolare il valore nel maschio; nella femmina si moltiplica il valore del maschio per 0,85 2.6.1 Modificazioni farmacocinetiche Nella insufficienza renale si producono rilevanti modificazioni di quasi tutte le tappe della cinetica degli antibiotici. L’assorbimento orale può essere aumentato o diminuito: - l’assorbimento della doxiciclina e delle penicillina V è in genere diminuito - nei pazienti anurici la somministrazione parenterale è preferita, poiché l’assorbimento e la tollerabilità delle dosi orali di diversi antibiotici può essere influenzata dalla gastrite uremica. Il volume di distribuzione risulta aumentato specie per gli antibiotici acidi molto legati alle proteine e a eliminazione renale. La fase di trasporto presenta delle variazioni; è diminuito, ad esempio, il legame farmaco-proteico tra gli antibiotici acidi e le sieroproteine (aumenta quindi la quota libera attiva), come conseguenza dell’ipoalbuminemia, della composizione aminoacidica dell’albumina e la presenza di sostanze endogene che competono per il legame. Vi sono alterazioni della velocità di metabolizzazione di alcuni antibiotici; per i betalattamici incrementa, mentre per altri diminuisce. Per i farmaci ad eliminazione renale, l’insufficienza comporta elevati livelli ematici e un aumento dell’emivita plasmatica. 2.6.2 Razionale di terapia antibiotica In linea generale sono da preferire i farmaci a metabolizzazione ed escrezione epatica poiché i principi ad escrezione renale presentano il rischio di tossicità da accumulo (tabella 2.11) e richiedono quindi un aggiustamento del dosaggio ottenibile alternativamente mediante: - una riduzione posologica - un aumento dell’intervallo tra le somministrazioni (tabella 2.12). Il metodo più pratico per l’aggiustamento posologico dei chemioantibiotici potenzialmente tossici si basa sul Tabella 2.10 - Stadiazione della IRC Esame Clearence creatinina (ml/ min) Creatinina serica (mg / ml) Azotemia (mg /ml) Valore normale IRC iniziale (completo compenso) IRC avanzata (ritenzione compensata) IRC terminale (uremia) > 100 50-99 15-49 < 15 0,7-1,4 1,4-3 3-8 >8 5-25 25 - 55 55-150 >150 84 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.11 - Chemioterapia antibatterica nella IRC Sicuri Penicilline (ampicillina, penicillina V, penicillina G, bacampicillina, oxacillina, cloxacillina, dicloxacillina) Cefalosporine (cefprozil, cefoperazone, ceftriaxone) Tetracicline (doxiciclina, minociclina) Da usare con cautela Penicilline * (amoxicillina, amoxicillina-ac clavulanico, ampicillinasulbactam) Cefalosporine Tetracicline** (ossitetraciclina, clortetraciclina) Macrolidi Clindamicina Metronidazolo Aminoglicosidi*** * Riduzione posologica solo in caso di grave insufficienza renale ** Da evitare *** Regole specifiche per determinare la posologia, utilizzate in ambito ospedaliero Tabella 2.12 - Modificazione dell’intervallo tra le dosi nella IR Antibiotico Benzil-penicillina Amoxicillina Emivita (ore) Normale 0,65 1 IR grave 7-10 15-20 1 8-16 Intervallo tra le dosi (ore) per clearence (ml/min) >80 6 80-50* 8 0,25-0,5 g ogni 12 ore Usuale Amoxicillina + acido clavulanico Ampicillina Ampicillina + sulbactam Oxacillina Cefalessina Cefaclor Cefprozil 1 1 8,5 8-12 6 8 0,4 1 1 1,3 2 30 6-10 5-6 4-6 6 6 6 6 8 Usuale Ceftriaxone 6-9 12-15 Usuale Cefuroxime 1,3-1,7 20 Usuale Tetraciclina Doxicilina Minociclina Clindamicina Azitromicina Eritromicina Metronidazolo 8-9 14-25 11-26 3 68 1,2-1,6 6-14 30-128 15-30 17-30 3-5 68 4-6 8-15 6 6 *Somministrazione per via parenterale, normale funzionalità renale 12 Usuale Usuale 6 Usuale Usuale Usuale % escrezione urinaria 50-10 8 0,25-0,5 g ogni 12-14 ore 0,25-0,5 g ogni 12 ore 12 1-2 g ogni 8 ore 6 8 8 0,25 g ogni 12-24 ore Usuale <10 12 0,25-0,5 g ogni 12-14 ore 0,25-0,5 g ogni 24-36 ore 12-24 1-2 g ogni 8 ore 8 24-48 12 0,25 g ogni 12-24 ore Usuale 0,7-1,5 g ogni 8-12 ore 48 Usuale Usuale 8 Usuale Cautela Usuale 0,75 g ogni 8-12 ore 72-96 Usuale Usuale 12 Usuale Cautela Usuale 90 60 1-2 g ogni 12 ore 25 90 60 65% Epatica e enterico 60 Epatica Epatica 40 Epatica Epatica Epatica 85 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA prolungamento degli intervalli tra le somministrazioni: dopo la dose iniziale, le dosi successive sono somministrate al dosaggio usuale distanziando le somministrazioni di un periodo di tempo pari a tre emivite plasmatiche del farmaco. Tra i chemioantibiotici escreti elettivamente con la bile vanno menzionati i macrolidi, la doxiciclina e la minociclina, che non sono influenzati dall’insufficienza renale. Le tetracicline classiche sono da evitare perché escrete al 10-25% per via renale e al 50-70% per via epatica; possono accumularsi e risultare epato e nefrotossiche. Le penicilline, per quanto escrete per via renale, sono farmaci maneggevoli con un ampio intervallo posologico tra dose terapeutica e dose tossica; sono praticamente atossiche e rappresentano un problema solo nell’insufficienza renale grave (clearence della creatinina inferiore a 30ml/min) o quando si usino dosaggi molto elevati Le cefalosporine devono essere utilizzate con cautela, ad eccezione del ceftriaxone e del cefoperazone. Queste due sostanze sono eliminate sia per via biliare che renale e, in caso di insufficienza di uno dei due emuntori, il farmaco viene eliminato per l’altra via; possono essere utilizzati sia nell’insufficienza renale che epatica richiedendo modificazioni posologiche solo nella sindrome epatorenale. modo simile in emodialisi e dialisi peritoneale. I farmaci privi di eliminazione extrarenale e non dializzabili con l’emodialisi (come ad esempio la vancomicina) vanno somministrati in unica dose e possono persistere per settimane in concentrazioni sufficienti nel sangue. Gli antibiotici dializzabili dovrebbero essere somministrati alla fine di ogni seduta di emodialisi per rimpiazzare la quantità di antibiotico dializzato; può essere necessario aumentarne la posologia per garantirne l’effetto terapeutico. Il rischio di endocardite batterica e/o endoarterite della fistola arterovenosa utilizzata per l’emodialisi è limitato; da considerare comunque che il rischio di endoarterite è maggiore nei tre mesi successivi l’intervento di esecuzione della fistola arterovenosa e in tale periodo è consigliabile la somministrazione della profilassi antibiotica perchè qualsiasi intervento può causare sanguinamento. Diversamente la profilassi antibiotica non è di norma indicata e va valutata in base alle invasività dell’intervento e le condizioni generali del paziente. Si utilizza il protocollo di profilassi dell’endocardite batterica; alcuni autori consigliano la somministrazione endovenosa di vancomicina (1gr in mezz’ora ev) attuata dal medico nel corso della dialisi, somministrazione che assicura il livello serico inalterato sino alla seduta successiva di emodialisi. 2.7 Dialisi 2.8 Ospite immunocompromesso I pazienti con IRC sono sottoposti a dialisi peritoneale nelle IRC iniziale e avanzata e a emodialisi nella IRC terminale. I farmaci ad escrezione extrarenale non sono soggetti ad accumulo e possono essere utilizzati a dosaggio pieno (doxiciclina, macrolidi); mentre i farmaci ad escrezione renale devono essere somministrati ad intervalli più lunghi in relazione a: (tabella 2.13 e 2.14) - diuresi residua - frequenza della dialisi - dializzabilità dell’antibiotico La dializzabilità varia in relazione alle caratteristiche delle diverse sostanze: - il volume di distribuzione, in quanto è dializzato solo l’antibiotico presente nel plasma - il legame farmaco-proteico poiché solo la quota libera è dializzata - il peso molecolare, visto che la dializzabilità diminuisce con l’aumentare del peso molecolare e non sono dializzati farmaci con pm superiore a 800 dalton. La dialisi peritoneale è meno efficace (dializza solo la quota di farmaco non ionizzata e liposolubile) e alcuni antibiotici che possono essere rimossi dall’emodialisi, non sono rimossi o lo sono incompletamente in corso di dialisi peritoneale; mentre altri si comportano in L’aspettativa di vita di questi pazienti è stata prolungata grazie ai progressi in campo medico e oggi con maggior frequenza rispetto il passato, essi richiedono terapie odontostomatologiche, ponendo all’odontoiatra problemi terapeutici complessi nel trattamento e nella profilassi delle infezioni odontogene. Le infezioni presentano il rischio di evoluzione verso forme gravi, proprio per la carenza di quell’immunità che è il fondamentale ausilio alla terapia antibiotica per la guarigione degli stati infettivi. Il concetto di ospite immunocompromesso fa riferimento a un vasto gruppo di soggetti in relazione a diverse patologie che determinano una immunodepressione o una immunodeficienza (tabella 2.15). Questi pazienti risultano esposti ad un maggior rischio di infezioni sia da parte di patogeni esogeno che da virulentazione della flora commensale (endogena). In linea generale i pazienti immunodepressi sono esposti a differenti tipi di rischio infettivo in relazione al tipo di immunocompromissione: - deficit dell’immunità umorale: sono più esposti al rischio di alcune infezioni batteriche (Streptococcus pneumonieae, Haemophilus influenzae) 86 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.13 - Chemioantibiotici dializzabili Dializzabili con emodialisi Dializzabili con dialisi peritoneale e emodialisi Non dializzabili Penicillina G Ampicillina Cefazolina Acido clavulanico Aminopenicilline (amoxicillina) Cefalosporine (basso legame con sieroproteine) Tetraciclina Ossitetraciclina Metronidazolo Cefalosporine (alto legame con sieroproteine) Lincosamidi Macrolidi Doxiciclina Vancomicina Tabella 2.14 - Dosaggio dei chemioterapici antibatterici in dialisi Farmaco Emodialisi Dialisi peritoneale Amoxicillina Amoxicillina + ac clavulamico 0,25 g post dialisi 0,50 g Amoxicillina + ac clavulamico a metà dialisi e un’altra post dialisi Dose usuale dopo dialisi 2 g ampicillina dopo dialisi Regime usuale Ripetere la dose dopo dialisi 0,5-1 g post dialisi 250-500 mg dopo dialisi 0,25-0,5 g post dialisi 1-2 gr post dialisi Nessuna extra dose Ripetere la dose dopo dialisi 0,25-1 g post dialisi 250-500 mg 24 ore dopodialisi Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale 500,000 U post dialisi 0,25 gr post dialisi 500 mg post dialisi Regime usuale Regime usuale Ampicillina Ampicillina + sulbactam Azitromicina Cefaclor Cefadroxil Cefprozil Cefazolina Cefoxitina Ceftriaxone Cefuroxime Cefalessina Ciprofloxacina Clindamicina Cloxaciclina Dicloxaciclina Doxiciclina Eritromicina Metronidazolo Minociclina Oxaciclina Penicillina G Penicillina V Tetraciclina Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale 0,5 g/die 250 mg ogni 12-24 ore 0,5 g ogni 12 1 g/die Regime usuale 750 mg/die 250 mg po tid 250-500 mg/die Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Regime usuale Usare doxiciclina Tabella 2.15 - Ospite compromesso Immunodeficienze congenite del complemento Diabete mellito scompensato Ipogammaglobilinemie e disgammaglobulinemie (mieloma multiplo, deficienze congenite o acquisite, leucemia linfocitica cronica) Insufficienza renale grave Immunodeficienze cellulari acquisite (AIDS, linfomi, in particolare linfomi di Hodgkin) Età estreme (anziani defedati e denutriti) Inibizione midollare (agranulocitosi e pancitopenie da chemioterapia antitumorale, leucemia, reazioni avverse a farmaci) Terapia immunosoppressiva o steroidea ad alto dosaggio (trapianti d’organo, malattie autoimmunitarie) Insufficienza epatica grave (cirrosi) Iposplenismo (splenectomia, anemia emolitica) 87 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA - deficit dell’immunità cellulo-mediata: presentano maggiori rischi di infezioni batteriche a localizzazione intracellulare, fungine, protozoarie e virali - i neutropenici (o granulocitopenici): sono più esposti a infezioni batteriche sostenute da bacilli Gram-, da cocchi Gram+ e da miceti. In questi pazienti si sovrappongono diverse difficoltà sia a livello diagnostico che nella istituzione e monitoraggio della terapia antibatterica: - l’eziologia delle infezioni appare spesso difficilmente ipotizzabile - le infezioni, anche se inizialmente localizzate, tendono rapidamente a generalizzarsi e decorrere con andamento tumultuoso - gli interventi chirurgici possono complicarsi con infezioni della ferita - infine l’efficacia degli antibiotici è spesso diminuita a causa del deficit immunitario. Oggi si sono raggiunti buoni risultati nel trattamento dei pazienti compromessi, grazie a protocolli di terapia che prevedono: - ospedalizzazione del paziente compromesso che presenta un’infezione - la terapia antibiotica deve essere iniziata al minimo sospetto d’infezione - la terapia antibiotica ragionata o empirica deve essere ad ampio spettro, sfruttando associazioni di chemioterapici battericidi, somministrati preferenzialmente per via endovenosa, a elevati dosaggi (spesso i massimi consentiti). La scelta dell’antibiotico per la terapia ragionata si deve basare sulle conoscenze relative al tipo di compromissione dell’ospite, sull’ecologia batterica del distretto anatomico e sulla sensibilità agli antibiotici dei microrganismi potenzialmente in causa. È importante utilizzare antibiotici dotati di una notevole velocità di battericidia per poter determinare la distruzione dei batteri anche in carenza delle difese immunitarie dell’ospite; di elevata diffusibilità nei tessuti in modo da raggiungere i focolai infettivi (preferibili quindi gli antibiotici con basso legame sieroproteico e elevata quota libera terapeuticamente attiva) - prima di iniziare la terapia antibiotica vanno eseguiti i prelievi di materiale per le colture batteriologiche, l’identificazione del microrganismo e l’antibiogramma (disponibili generalmente nell’arco di 48 ore) in modo da poter procedere a una terapia mirata in caso di insuccesso di quella ragionata o empirica - la terapia va protratta per almeno 5 giorni (sino a 710) dopo lo sfebbramento La situazione paradigmatica è rappresentata dalle sindromi da inibizione midollare in cui il rischio di contrarre infezione è molto elevato per valori di granulociti neutrofili inferiori a 500/mmc. Le infezioni sono sostenute da bacilli Gram-negativi nel 60% dei casi (Pseudomonas aeruginosa, Bacteroides, Klebsiella, Escherichia coli) e nel 40% da cocchi Gram+ (stafilococchi); deve però essere valutata la possibilità di infezione da parte dell’intero gruppo di patogeni facoltativi, il cui principale serbatoio d’infezione è costituito dalla flora orale e del colon. Per quanto riguarda le sedi delle infezioni, in oltre la metà dei casi si tratta di infezioni della bocca, della faringe e delle vie respiratorie. Il razionale della terapia prevede l’impiego di associazioni sinergiche che coprano l’intero range di patogeni facoltativi: betalattamici diversamente associati a aminoglicosidi, glicopetidici e fluorochinoloni. La prognosi sfavorevole delle infezioni conclamate nei pazienti granulocitopenici è il motivo della necessità di attuare una profilassi riducendo la flora batterica intestinale, cutanea e orale; quest’ultima con antibiotici, antisettici e bonifica dei foci infettivi. 2.9 Allergia alle Betalattamine Le principali considerazioni inerenti le penicilline riguardano un’ampia gamma di reazioni immunologiche che si verificano con un’incidenza variabile dallo 0,7 all’8% dei cicli terapeutici. Le reazioni allergiche alle penicilline possono riconoscere patogenesi diverse, presentarsi distanziate nel tempo e forme contraddistinte da diversa gravità: con localizzazione d’organo come rash cutanei locali o generalizzati, broncospasmo; o sistemici come l’anafilassi (tabella 2.16, 2.17). Le reazioni più frequenti sono costituite da un’eruzione diffusa eritematosa o morbilliforme (rash maculo-papulari non IgE mediate). Le emergenze sono rare e sono rappresentate da ipersensibilità immediata (tipo IgE-mediato) come l’orticaria angioedema, l’edema della glottide, l’asma bronchiale ed eccezionalmente l’anafilassi. Quest’ultima presenta un’incidenza dello 0,004-0,015% per ciclo terapeutico e si complica con esito letale ogni 50.000100.000 trattamenti. Le cefalosporine possono causare reazione allergica crociata con le penicilline per la potenziale cross-reazione tra gli anelli lattamici. In passato si riteneva che nei soggetti allergici alle penicilline il rischio di reazioni allergiche in caso di assunzione di cefalosporine fosse 4-8 volte superiore ai non allergici. Studi recenti hanno ridimensionato il rischio quantificandolo nel doppio rispetto la popolazione generale. L’incidenza di allergia indotta da cefalosporine si aggira sul 4%; il rischio di anafilassi è modesto: inferiore allo 0,02% nella popolazione generale e minore allo 0,04-0,08% nei pazienti con pregeressa allergia alle penicilline. Inoltre la maggior incidenza di reazioni crociate si rife- 88 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.16 - Reazioni immunologiche alle peniciline Tipo I Ipersensibilità immediata (IgE mediata) Frequenza 0,02% Mortalità 10% Anafilassi, orticaria, angioedema, asma, edema laringeo Tipo II Citotossica (IgM, IgG mediata) Citopatie (anemie emolitiche, leucopenie, trombocitopenie), alcune vasculiti Tipo III Da immunocomplessi (IgM, IgG mediata) Malattia da siero, glomerulonefriti, alcune vasculiti e anemie emolitiche Tipo IV Cellulomediata (linfociti T mediata) Dermatite da contatto con preparazioni topiche Idiopatiche a genesi sconosciuta Rash maculopapulari (frequenti) Nefrite interstiziale, febbre da farmaco, eosinofilia, dermatite esfoliativa, sindrome di Stevens-Johnson Tabella 2.17 - Classificazione delle reazioni allergiche alle penicilline Immediate (2-30 min) Anafilassi Ipotensione, shock Edema laringeo Dispnea Ritardate (>72 ore) Rash morbilliforme Rash maculopapulare Accelerate (1-72 ore) Orticaria-Angioedema Prurito Edema laringeo, dispnea Altre reazioni allergiche ritardate Malatia da siero Febbre Anemia emolitica Agranulocitosi Nefrite interstiziale Orticaria/artralgie ricorrenti Disordini della coagulazione risce all’uso di cefalosporine di I° generazione. Contraltare negativo alla riduzione della cross-reattività delle betalattamine sono l’aumento delle segnalazioni di reazioni selettive a singole molecole di penicilline e cefalosporine dovute a risposte immunitarie specifiche per altri antigeni diversi dall’anello betalattamico, come le catene laterali. Le reazioni allergiche ai macrolidi sono in genere rare (0,5% dei pazienti trattati) e di scarso rilievo clinico come l’orticaria e il rash cutaneo. L’aspetto clinicamente più importante è rappresentato dai casi di asma professionale da spiramicina in personale medico e paramedico. Tuttavia recentemente è stato segnalato un aumento delle resistenze allergiche ai macrolidi, probabile espressione di un loro più largo impiego in alternativa alle betalattamine. In letteratura è presente una sola segnalazione di anafilassi da eritromicina confermata di recente dalla dimostrazione in vitro della presenza di IgE specifiche nei confronti di questa molecola. Per il trattamento dei pazienti allergici, come per tutte le patologie, l’anamnesi rimane il punto di partenza dell’iter diagnostico. Infatti in presenza di anamnesi positiva di allergia alla penicillina il rischio di successive reazioni è 6 volte superiore in caso di somministrazione rispetto i soggetti normali. Se la raccolta anamnestica è compatibile con una reazione allergica alla penicillina è razionale scegliere un antibiotico alternativo (macrolide); tenendo presente che la somministrazione orale è preferibile poiché questa via di somministrazione è a minor rischio di reazioni gravi. È generalmente considerata prassi sicura prescrivere cefalosporine a pazienti con manifestazioni di ipersensibilità non IgE mediata alle penicilline come i rash maculopapulari, data la bassa frequenza di reattività crociata. Il ricorso a test diagnostici (test cutanei, test di provocazione, test in vitro con metodica RAST) è raro e va demandato a reparti specializzati in allergologia. Peraltro, è infrequente l’esclusiva indicazione all’uso di penicilline o altra betalattamina pur in presenza di storia compatibile con allergia a tale farmaco. 89 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.18 - Trattamento dell’anafilassi SINTOMI Lipotimia, coma Ipotensione acuta Rantoli e fischi respiratori (broncospasmo, edema laringe) Angioedema, orticaria TRATTAMENTO Liberare il cavo orale Porre il paziente supino con le gambe rialzate (Trandelenburg) Mantenimento di adeguata ventilazione (maschera facciale e ossigeno) Controllare parametri vitali (polso, respiro, pressione arteriosa) Rianimazione cardio-respiratoria (respirazione artificiale e massaggio cardiaco) Predisporre il trasporto al Pronto Soccorso (il paziente deve rimanere sotto controllo per almeno 24 ore per il rischio di recidive dopo 6-8 ore) Adrenalina 0,3-0,5 cc al 1‰ sc/im nell’adulto (nel bambino 0,01 cc/kg) ripetibili dopo 15 min se necessario. Se non c’è miglioramento 0,1-0,2 cc ev diluiti in 10 cc di soluzione fisiologica. Farmaco salvavita. Antistaminici Desclorfeniramina 20 mg im/ev Se non c’è stata risposta all’adrenalina; sono poco efficaci nel ridurre la reazione acuta, ma ne riducono la durata e le recidive Cortisonici Idrocortisone 0,5-1 gr ev (bambini 10 mg/kg) o metilprednisolone 0,5 gr Non sono salvavita in quanto il loro effetto non è immediato (>1 ora) Altri farmaci (se disponibili) Gluconato di calcio 1 gr ev ripetibile o cloruro di calcio ev 5cc al 20% ripetibili Vasopressori tipo noradrenalina o dopamina se persiste collasso cardiovasolare Parimenti eccezionale è la necessita di desensibilizzazione da eseguirsi in ambienti ospedalieri forniti di potenzialità rianimatorie. Per il trattamento delle reazioni allergiche in atto da penicillina si devono considerare le seguenti indicazioni: - epinefrina per le reazioni IgE mediate - antistaminici per le orticarie e i rash maculo-papulari - glucocorticoidi per le orticarie severe, anafilassi, malattia da siero, dermatite da contatto, reazioni esfoliative e bollose, nefrite interstiziale, reazioni polmonari e epatiche Il trattamento delle reazioni anafilattiche è schematizzato nella tabella 2.18. Nell’orticaria sono utili gli antistaminici per via sistemica e i cortisonici per via topica (raramente usati per via sistemica), pomate dermatologiche a base di antistaminici. Astemizolo, loratadina, cetirizina 10 mg per os al mattino in monosomministrazione (bambini: 0,2 mg/kg/die di astemizolo; loratadina indicata sopra i 12 anni di età, cetirizina 5 mg/die) Desclorfeniramina 5-20 mg/die im/ev in 2 somministrazioninell’adulto (bambini sopra i 6 anni, metà della dose dell’adulto) Prometazina 25-50 mg po/im in 2 soministrazioni nell’adulto (Bambini 5-15 mg/die) 2.10 Intolleranza gastrointestinale Gli effetti indesiderati gastrointestinali sono le reazioni avverse più frequenti in cui risultano implicati tutti gli antibiotici somministrati per via orale e anche per via sistemica Si tratta di reazioni avverse che risultano generalmente di ridotta significatività clinica ma possono variare da quadri aspecifici tendenti alla risoluzione sino a una grave enterocolite infettiva. In particolare i farmaci con assorbimento intestinale 90 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA lento o incompleto, possono interferire con la flora batterica intestinale, determinando: - intolleranza gastrointestinale caratterizzata da nausea, vomito, anoressia, dispepsia, crampi gastrointestinali, senso di peso, dolori addominali, distensione addominale, meteorismo (flatulenza), disturbi dell’alvo (stipsi, diarrea) - dismicrobismo intestinale con candidosi, dolori addominali, tenesmo, diarrea, colite pseudomembranosa La diarrea è un problema che comunemente si associa alla terapia antibiotica sia per via orale che parenterale; viene definita come una condizione caratterizzata da 5 o più scariche semiliquide nelle 24 ore. La diarrea da antibiotici può essere suddivisa in tre tipi: - diarrea senza enterocolite - enterocolite aspecifica - colite pseudomenbranosa La terapia delle diarree infettive, in medicina, si basa sulla terapia dietetica, la reidratazione (per os o endovenosa), la terapia antinfettiva con disinfettanti intestinali, la terapia sintomatica collaterale con farmaci antimotilità e antisecretivi. Le diarree da reazioni avverse ai farmaci sono generalmente di modesta entità e si avvalgono della terapia dietetica e della sospensione o sostituzione dell’antibiotico responsabile. La terapia sintomatica con farmaci antimotilità (loperamide, difenossilato) o antisecretivi (miscele di caolino e pectina) non è generalmente utilizzata in quanto, bloccando la motilità intestinale, può prolungare la durata dell’infezione. Da evitare è anche la somministrazione di antibiotici e disinfettanti intestinali (diiodoidrossichinolina), visto che le diarree da reazione avversa agli antibiotici sono autolimitanti e non rispondono al trattamento nella maggior parte dei casi. Disturbi di lieve entità (cioè la maggior parte delle diarree senza enterocolite e enterocoliti aspecifiche) tendono a risoluzione spontanea con la fine del trattamento e possono essere prevenute o trattate con terapia dietetica e con alcuni accorgimenti nella scelta e prescrizione dell’antibiotico. I diversi metodi vanno graduati in relazione alla gravità degli effetti collaterali: - prescrivere farmaci ad assorbimento gastro-intestinale più pronto e completo (amoxicillina, cefprozil) - assumere l’antibiotico durante i pasti; accorgimento che può diminuire l’assorbimento di alcuni farmaci; mentre per altri l’assorbimento non è influenzato dal cibo - associare yogurt (fermenti lattici) o prodotti specifici che contengono ceppi di germi vivi antibioticoresistenti - passare all’utilizzazione di farmaci per via parenterale Il 95% degli zuccheri e il 70% dei grassi ingeriti vengono assorbiti anche in corso di diarrea ed è, quindi, utile continuare l’alimentazione e la reidratazione per os con alcune restrizioni dietetiche (tabella 2.19). La sete del paziente adulto è una buona guida per la quantità di liquidi da somministrare; mentre va controllato lo stato di idratazione dei bambini piccoli e degli anziani che con maggior facilità possono disidratarsi. Si possono utilizzare preparati specifici in commercio per la reidratazione per os; nel caso la soluzione dovesse essere preparata a domicilio si consiglia la seguente formulazione: aggiungere a 1 litro d’acqua 4 cucchiai da minestra rasi di zucchero + 1 cucchiaino da caffè raso di sale da cucina + un succo di due arance o di un pompelmo o 2 banane + un cucchiaio di bicarbonato di sodio (Simon, Current Therapy, 1998). La reidratazione per via endovenosa è di pertinenza ospedaliera e limitata ai casi con vomito incoercibile, ileo, malassorbimento, stato di incoscienza o un bambino che rifiuti la terapia. In particolare un’infezione di Clostridium difficile, bacillo anaerobio produttore di una esotossina, causa una grave forma di colite pseudomembranosa che, non trattata, può evolvere sino in megacolon tossico e perforazione intestinale. Quasi tutti gli antibiotici sono stati implicati nell’infezione da Clostridium difficile (penicilline, macrolidi, cefalosporine, tetracicline) ma la frequenza è relativamente più frequente per la clindamicina (1:50.000 trattamenti). Tabella 2.19 - Terapia dietetica delle diarree Cibi permessi Tè diluito, bibite non gassate e a temperatura ambiente Riso, crema di riso, semolino Carne di manzo e vitello Pesce Prosciutto magro, bresaola Formaggio non fermentato (ricotta, mozzarella, parmigiano) Grassi di condimento in piccole quantità Verdure inizialmente lessate, in piccola quantità (insalata, carote, spinaci, patate) Pane tostato, grissini Cibi sconsigliati Caffè, alcolici, cacao Maiale, selvaggina Lardo, pancetta, salame Legumi, cipolle Pane integrale o di segale 91 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA In presenza di colite pseudomembranosa, con un numero di scariche >5/die, è necessario (tabella 2.20): - sospendere il trattamento antibiotico orale e passare per via parenterale - inviare il paziente dal medico o dal gastroenterologo che provvedono alla terapia reidratante (eventualmente per via parenterale) e antinfettiva specifica con vancomicina per os. Tabella 2.20 - Colite pseudomebranosa Diagnosi Sospettare una colite pseudomembranosa e inviare al medico o al gastroenterologo i pazienti che nel corso di una terapia antibiotica presentino i seguenti sintomi: - Diarrea sierosa e/o sanguinolenta - Diarrea persistente >5 scariche/die per più di 48 ore - Altri sintomi (crampi addominali intensi, disidratazione) - Febbre e leucocitosi Terapia Pr: Vancomicina capsule S: 250-500 mg per os in 2-4 somministrazioni per 7-10 giorni nell’adulto. Inocraggiare la reidratazione per os con soluzioni ricche di zuccheri ed elettroliti. (nel bambino: vancomicina 40 mg/kg/die) 92 3. PROFILASSI ANTIBIOTICA CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA La definizione del miglior approccio alla chemioprofilassi è materia di discussione; prima di iniziare a trattare l’argomento è necessario definire alcuni concetti di ordine generale. Il termine infezione definisce la presenza di microrganismi in un determinato distretto senza che necessariamente sia in atto uno stato patologico, cioè una malattia infettiva. Il termine profilassi significa uso di antibiotici o chemioterapici volto a prevenire l’insorgenza di patologie; più precisamente lo scopo della profilassi antibiotica è proprio quello di impedire che un’eventuale infezione sostenuta da germi endogeni si trasformi in malattia infettiva locale o sistemica. Per tale motivo la profilassi differisce in modo sostanziale nella posologia e durata dalla terapia antibiotica che serve a curare una malattia infettiva. La prima, infatti, è somministrata per un tempo più breve (dalla monosomministrazione sino a 2-3 giorni dopo l’intervento) e utilizza dosaggi più elevati per assicurare la presenza dell’antibiotico nel sangue e nel sito operatorio in dosaggi 3-4 volte superiori alla MIC per un periodo limitato. La chemioprofilassi, al pari dell’antibioticoterapia, per risultare efficace deve essere ragionata in base alla flora batterica residente nel sito di intervento e quindi sui potenziali patogeni endogeni. L’impiego di farmaci ad ampio spettro, nel tentativo di coprire tutti i possibili agenti patogeni, è un equivoco che confonde i compiti della profilassi con quelli dell’asepsi che deve limitare la contaminazione esogena del campo operatorio. Schematicamente è possibile affermare che l’antibioticoprofilassi è efficace nei confronti di infezioni sostenute da Gram positivi (aerobi e anaerobi) e Gram negativi anaerobi (Bacteroides) in genere abbastanza sensibili ad antibiotici a spettro limitato, mentre è spesso inutile verso molti batteri Gram negativi aerobi. In linea generale possiamo distinguere due tipi di antibioticoprofilassi: la profilassi per l’endocardite batterica la cui somministrazione è obbligatoria nei pazienti a rischio e le altre profilassi che hanno solo un valore indicativo e sono lasciate alla discrezionalità del clinico in base all’apprezzamento del rischio nel singolo caso. gnostico e terapeutico la EI rimane una causa importante di morbidità e mortalità. Infatti, anche se è diminuita la mortalità acuta grazie alle terapie antibiotiche, quasi sempre in grado di eradicare l’infezione, sono aumentati i danni permanenti a livello delle strutture valvolari e le loro sequele a distanza, ad esempio le embolie e l’insufficienza cardiaca (figura 3.1, 3.2, 3.3). In passato le condizioni predisponenti erano rappresentate prevalentemente dalla endocardite reumatica in pazienti giovani, mentre oggi è in aumento la patologia che si verifica come complicanza di diverse patologie cardiache in pazienti anziani. Inoltre sempre più spesso la porta d’ingresso nell’inoculo di agenti patogeni è iatrogenica e viene determinata da manovre strumentali e diagnostiche a carico di diversi organi come la cavità orale, le vie respiratorie, l’apparato urogenitale, gastrointestinale e vascolare. Le procedure oro-dentali comportano una incidenza di batteriemia transitoria superiore a interventi di pertinenza di altre specializzazioni mediche e chirurgiche; per tale motivo questo argomento è stato oggetto di crescente dibattito e diverse linee guida sono state elaborate da autorevoli Comitati Scientifici Internazionali e Società Scientifiche. Una commissione istituita ad hoc dall’American Hearth Association (AHA) e dalla American Dental Association (ADA) ha il compito di fornire e aggiornare periodicamente le raccomandazioni sui regimi di profilassi più efficaci in relazione alla particolarità della flora di germi patogeni, alle manovre diagnostiche e terapeutiche fonte di rischio e al tipo di cardiopatia come fattore predisponente. La compliance da parte di sanitari e di pazienti alle linee guida proposte dagli organismi internazionali e dalle singole associazioni medico-scientifiche è un argomento complesso e, nel nostro Paese, si può affermare che la semplificazione introdotta dai recenti protocolli non è stata raccolta ancora in modo capillare. La maggioranza dei pazienti sembra ricevere una profilassi in linea con le attuali raccomandazioni dell’AHA, anche se persistono atteggiamenti da parte di alcuni odontoiatri a un insufficiente o a un eccessivo ricorso alla profilassi dell’EI. Per contro risulta infrequente una scarsa compliance da parte del paziente, soprattutto i pazienti anziani non hanno consapevolezza delle proprie condizioni cardiache e della necessità di antibioticoprofilassi. 3.1 Endocardite infettiva 3.1.1 L’efficacia della profilassi L’endocardite infettiva (EI) è una malattia che ha mutato nel tempo la propria eziologia ed epidemiologia discostandosi da quelle che per molto tempo sono state le sue caratteristiche sostanziali. Nonostante i progressi compiuti dal punto di vista dia- La medicina basata sulle evidenze (EBM) rappresenta materia di formazione sempre più largamente insegnata che ben si confronta con la necessità di uniformare l’erogazione di prestazioni sanitarie ponendole al più alto livello possibile. 93 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA embolizzazione settica aneurismi micotici da ascesso cerebrale embolizzazione settica con formazione di ascesso embolia acuidente cerebro-vascolare acuto infarto del miocardico infarto di milza, reni, altri visceri occlusione di arterie ileofemorali o altri vasi maggiori danno al cuore Figura 3.1 - Lesioni di Janeway, noduli purpurici a livello dei polpastrelli delle dita delle mani in soggetto affetto da endocardite batterica subacuta perforazione di valvola con insuffienza ascesso miocardico Vi è stata inoltre una lunga controversia sulla profilassi antibiotica dell’EI, peraltro non ancora esaurita. La difficoltà a dimostrare la validità della profilassi dell’EI nasce da una serie di questioni irrisolte alla cui base si trova l’impossibilità, per motivi etici, di eseguire studi randomizzati ben disegnati; del resto anche statisticamente la stessa rarità della patologia richiederebbe coorti statistiche molto numerose di pazienti suscettibili, difficilmente reclutabili. In linea generale sussiste unanime consenso sul fatto che: - il rischio di sviluppare EI dopo varie procedure non è stato quantificato - l’efficacia della profilassi antibiotica non è stata dimostrata - non sono state stabilite con certezza le procedure e gli interventi ai quali applicare la profilassi - non è stata dimostrata la superiorità di uno schema di profilassi sull’altro. In assenza di dati scientifici definitivi, le raccomandazioni sono basate su informazioni di ordine secondario, che rappresentano una evidenza indiretta della efficacia della profilassi, quali case report, osservazioni su serie limitate di pazienti, esperimenti in laboratorio in vitro o su animali. Molti studi caso controllo, basati su analisi di serie limitate di casi, hanno evidenziato l’efficacia della profilassi, mentre altri ne hanno messo in rilievo la ridotta efficacia e lo sfavorevole rapporto costo-beneficio. I dati retrospettivi presentati da Hortskotte (1986) in pazienti portatori di protesi valvolari dimostrano un maggior rischio in pazienti in cui non veniva attuata alcuna profilassi in occasione di procedure diverse di chirurgia generale: 6 EI su 300 nei confronti di un gruppo di controllo in cui nessuno di 287 pazienti presentava complicanze. Il lavoro di Durack svolto tra il 1979 e il 1982 raccolse 52 casi di endocardite infettiva per apparente fallimento della profilassi; dei quali 17 (33%) erano affetti da prolasso della valvola mitrale. pericardite suppurativa deiscienza di valvola artificiale complessi immuni circolanti glomerulonefrite focale glomerulonefrite diffusa batteriemia con infezioni da metastasi ascessi renali da osteomielite ascessi disseminati in vari siti Figura 3.2 - Potenziali complicazioni dell’endocardite infettiva Nel 92% dei casi l’endocardite infettiva era preceduta da una terapia odontoiatrica, effettuata in genere 2-5 settimane prima della comparsa dei sintomi. Nel 75% dei casi il germe responsabile era lo Streptococcus viridans, che nel 60% dei casi era sensibile all’antibiotico utilizzato all’epoca (penicillina). Quest’esperienza evidenziò la possibile fallacità della profilassi, ma oggi l’affermazione deve essere mitigata dal fatto che i protocolli di allora erano diversi dagli attuali. Studi in vitro della sensibilità agli antibiotici dei germi abitualmente responsabili dell’EI hanno dimostrato una tendenza allo sviluppo di antibiotico-resistenza: sono in aumento i ceppi di Streptococcus viridans resistenti a concentrazioni minime battericide di 0,1-1 mg/ml di penicillina G; le infezioni ospedaliere da stafiloccocchi nel 50% dei casi sono sostenute da ceppi meticillino-resistenti; gli enterococchi resistenti alla vancomicina e alla gentamicina sono in aumento. Negli ultimi anni è stato osservato un incremento dei 94 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA mal di gola malattia cardiaca reumatica acuta reazioni crociate steptococco ß emolitico risposta immunitaria vegetazioni linfociti ß anticorpi antisteptococco pericardite fibrinosa Figura 3.3 - Malattia cardiaca reumatica casi di EI causate da germi del gruppo HACEK (Haemophilus, Actinobacillus, Cardiobacter, Eikenella, Kingella), frequenti produttori di betalattamasi. In questo contesto la profilassi antibiotica tradizionale con la sola amoxicillina potrebbe non essere più supportata, in alcuni casi, da un razionale scientifico. Per tutti questi motivi la profilassi dell’EI resta una pratica empirica, non supportata da inoppugnabili evidenze scientifiche; ciononostante le più prestigiose associazioni medico-scientifiche concordano sul fatto che una profilassi antibiotica in pazienti predisposti vada effettuata e tale raccomandazione vieni quindi a costituire un obbligo. 3.1.2 Stima del rischio di sviluppare EI L’EI si sviluppa di solito in pazienti con lesioni cardiache preesistenti in cui si realizza una batteriemia che può avvenire spontaneamente, complicare un’infezione focale o essere provocata da procedure chirurgiche o diagnostiche strumentali che coinvolgono superfici mucose o tessuti contaminati (tabelle 3.4, 3.5). Per poter stabilire l’opportunità di effettuare una profilassi antibiotica in un singolo paziente è necessario stimare il rischio di EI valutando diversi fattori: - il tipo di germe e la sua sensibilità agli antibiotici - il tipo di procedura diagnostica o terapeutica a cui è correlato il numero di germi immessi in circolo (batteriemia) - la gravità della cardiopatia sottostante. I germi più spesso responsabili di EI di origine orodentale sono Streptococcus viridans, Enterococcus, Staphilococcus aureus, Staphilococcus epidermidis, Pseudomonas aeruginosa o quelli del gruppo HACEK (Haemophilus, Actinobacillus, Cardiobacter, Eikenella, Kingella). La batteriemia transitoria dopo un intervento odontoiatrico raramente persiste oltre 15 minuti, ma i germi possono depositarsi su strutture valvolari danneggiate o 95 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA anomale o sull’endotelio arterioso adiacente a difetti anatomici, dando luogo a endocardite o endoarterite batterica. La batteriemia è una eventualità molto frequente e la maggior parte dei casi di EI (88-95%) sarebbero secondari a batteriemie che si verificano abitualmente nel corso di normali attività quotidiane svolte dai pazienti. È noto, ad esempio, che la stessa masticazione, l’esecuzione di sciacqui orali o l’igiene dentale con spazzolino possono produrre batteriemie transitorie che risultano di maggior rilievo quanto più scarsa è l’igiene orale. Nei pazienti portatori di protesi dentali non perfettamente adattate, piccole ulcerazioni gengivali e relativi sanguinamenti possono comportare batteriemie; del resto la mucosa orale rappresenta, con la cute, una delle porte di ingresso più abituali dei germi responsabili della EI. Anche le infezioni periapicali e parodontali possono provocare batteriemie spontanee indipendentemente da procedure odontoiatriche; la loro incidenza e entità sono direttamente proporzionali alla gravità della flogosi e dell’infezione. Questi piccoli eventi quotidiani comportano l’immissione in circolo di una quantità inferiore di germi di quelle provocate da manovre odontoiatriche, ma vengono tuttavia ad esercitare cumulativamente un peso maggiore dal punto di vista del rischio di EI, soprattutto in pazienti con infezioni orali e cattiva igiene orale. Diversi autori hanno studiato l’incidenza di batteriemia transitoria e il rischio dopo procedure odontoiatriche di vario tipo; si stima ad esempio che i casi di EI che seguono ad una estrazione dentale in pazienti predisposti vari da 1:533 a 1:3000 estrazioni. Il tempo di latenza fra la procedura dentale e l’esordio dei sintomi dell’EI influisce sulla frequenza con cui è identificabile un rapporto tra la procedura stessa e l’identificazione di un germe proveniente dal cavo orale. Considerando un tempo di 8 settimane dopo la procedura odontoiatrica, l’incidenza di EI causata da flora orofaringea non supera il 26% (Strom, 1998) e su un periodo di incubazione di 4 settimane si attesta attorno al 13 %. Anche entro un limite temporale più appropriato di 23 settimane durante il quale si calcola che la maggior parte dei casi di EI diventi sintomatica, si deve tenere presente che l’associazione tra procedura dentale e EI sia fortuita. I dati portano a concludere che non più del 5-12% dei casi di EI, causata da germi di accertata provenienza orofaringea, siano effettivamente correlati a terapie odontoiatriche. Del resto è riscontro comune che molti pazienti predisposti si sono sottoposti a terapie odontoiatriche in assenza di profilassi senza mai sviluppare EI. Alcune cardiopatie mostrano un’associazione con EI elevata rispetto ad altre. In uno studio caso-controllo il rapporto di probabilità di sviluppare EI rispetto la popolazione generale era: - 75:1 per pazienti portatori di protesi valvolari - 37:1 per storia pregressa di EI - 17:1 per altri dati anamnestici di anomalie valvolari. All’altro estremo dello spettro si collocano difetti che comportano un rischio così basso che si è generato unanime consenso sull’inutilità della profilassi antibiotica. Tra le condizioni a rischio intermedio il prolasso della valvola mitrale (PVM) merita particolare menzione per la sua prevalenza nella popolazione generale (pari al 4%). La presenza di questa anomalia si associa a un aumento del rischio di EI di 5-8 volte e può essere riscontrata nel 20% dei casi di EI subacuta. Si ritiene che il rischio sia maggiore in presenza di un soffio da rigurgito per insufficienza e di lembi valvolari ispessiti per degenerazione mixomatosa. Secondo le indicazioni dell’AHA, attualmente si somministra la profilassi nei pazienti affetti da PVM con soffio da rigurgito mitralico, evitando l’iperprescrizione in pazienti con PVM senza fattori di rischio. Inoltre, secondo alcuni autori, tale approccio dovrebbe essere considerato facoltativo, considerando che esita in un rischio superiore di reazioni anafilattiche all’amoxicillina rispetto ai casi di EI realmente evitabili grazie alla profilassi. 3.1.3 Linee guida L’odontoiatra può approntare una serie di misure preventive per interrompere la catena di eventi che possono portare allo sviluppo di una EI di provenienza orodentale. L’istruzione e la motivazione a un’accurata igiene orale domiciliare rappresenta un efficace ruolo preventivo. L’utilizzazione di sciacqui con collutori antisettici provoca una temporanea riduzione del numero di batteri individuabili nella cavità orale e tale approccio è da considerare, anche in assenza di pubblicazione di studi rappresentativi. I richiami per l’igiene professionale periodica e la bonifica delle patologie dentali e parodontali sono obiettivi da perseguire con costanza e precisione nei soggetti con patologie cardiache predisponenti alla EI. L’ADA e l’AHA hanno aggiornato nel 1997 le raccomandazioni per l’attuazione della profilassi antibiotica a seconda della particolare procedura odontoiatrica da effettuare (tabella 3.6). I pazienti affetti da cardiopatia ad elevato o medio rischio per l’EI, devono ricevere una profilassi antibiotica in occasione di ogni procedura in grado di produrre batteriemia transitoria, cioè in cui sia prevedibile un sanguinamento. La profilassi antibiotica non è indicata nei pazienti con cardiopatie a basso rischio di EI. Lo Streptococcus viridans è il germe più frequentemente responsabile e pertanto il regime di profilassi antibiotica è diretto contro questo specifico germe. 96 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Studi sperimentali su animali di laboratorio hanno dimostrato che gli antibiotici batteriostatici sono perlopiù privi di efficacia e vi è un unanime consenso sull’opportunità di scegliere antibiotici battericidi. Lo schema attuale ha ridotto il dosaggio in una singola somministrazione orale di 2 grammi di amoxicilina un’ora prima della procedura, rispetto i 3 gr consigliati in precedenza (tabella 3.7). Studi di confronto hanno dimostrato una sostanziale sovrapponibilità fra i due protocolli, visto che i livelli plasmatici non scendono mai al di sotto della MIC per gli streptococchi del cavo orale, ma la dose inferiore provoca minori disturbi collaterali gastrointestinali. Per i pazienti che non possono assumere farmaci per via orale si ricorre alla via intramuscolare o endovenosa di ampicillina o amoxicillina; quest’ultima non è riporta- ta nelle linee guida della AHA in quanto non disponibile per via parenterale negli USA. Nei pazienti allergici alla penicillina si utilizza la clindamicina, preferita per il suo ampio spettro e la scarsità di effetti collaterali rispetto all’eritromicina. In alternativa sono indicati tra i macrolidi l’azitromicina e la claritromicina. Nei pazienti che stanno già assumendo un antibiotico è opportuno sostituirlo con un altro di diversa classe per evitare problemi connessi alla selezione di flora microbica resistente. In particolare nei pazienti in profilassi a lungo termine con penicilline deposito per prevenire le recidive della febbre reumatica è consigliabile orientarsi su un macrolide. Qualora siano previste ripetute sedute è consigliabile lasciare trascorrere un intervallo di 10 giorni fra un in- Tabella 3.4 - Frequenza percentuale di batteriemia dopo interventi chirurgici Terapie odontoiatriche Estrazione dentaria Chirurgia parodontale Curettaggio e levigatura radicolare Profilassi parodontale Cure endodontiche Igiene orale 51-85% 36-88% 8-80% 0-40% 0-15% Spazzolatura dei denti Uso di filo interdentale Uso di stuzzicadenti Uso di idropulsori per irrigazioni orali Masticazione 0-26% 20-58% 20-40% 7-50% 17-51% Tabella 3.5 - Stima del rischio di sviluppare E.I. in relazione alla condizione preesistente Rischio relativamente elevato* Rischio intermedio* Rischio molto basso o insignificante • Protesi valvolari • Altre cardiopatie congenite • Difetto interatriale ostium secundum • Pregressa E.I. • Valvulopatie acquisite • Difetto interatriale o intraventricolare o dotto di Botallo trattati chirurgicamente • Cardiopatie congenite cianogene complesse (ventricolo unico, trasposizione dei grossi vasi, tetralogia di Fallot) • Cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva • Pregresso by-pass aortocoronarico • Condotti o shunt chirurgicamente costruiti • Prolasso valvolare mitralico con rigurgito • Prolasso valvolare mitralico senza rigurgito • Soffio cardiaco innocente • Pregressa malattia di Kawasaki senza disfunzione valvolare • Pregressa febbre reumatica senza disfunzione valvolare • Pacemaker cardiaci e defibrillatori impiantabili * La profilassi è raccomandata nei pazienti con condizioni cardiache di rischio intermedio-elevato 97 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA tervento e il successivo per evitare la comparsa di germi resistenti e per permettere alla flora sensibile di tornare a colonizzare il cavo orale. Negli ultimi anni è stato osservato un incremento dei casi di EI causate da germi del gruppo HACEK frequenti produttori di betalattamasi; inoltre dati recenti indicano che in bambini affetti da cardiopatie congenite ci può essere un aumento dell’incidenza di colonizzazione gengivale con questi germi. Pertanto in occasione di procedure odontoiatriche in questi pazienti, la profilassi con sola amoxicillina può non essere appropriata, essendo preferibile una cefalosporina di terza generazione (ceftriaxone) o l’associazione ampicillinagentamicina. 3.2 Profilassi per protesi articolari ortopediche Gli interventi di artroprotesi sono un intervento relativamente frequente in ortopedia e, negli ultimi anni, l’applicazione di profilassi antibiotiche perioperatorie ha ridotto considerevolmente l’incidenza di insuccessi nel periodo postoperatorio immediato dovuta a contaminazione intraoperatoria. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalle batteriemie, che possono causare contaminazione di artroprotesi sia nel periodo immediato postoperatorio che a molti anni di distanza, sebbene si ammetta che il periodo più critico coincida con i primi due anni dopo l’intervento. Peraltro va ricordato che la maggior parte delle batteriemie, che si verifica quotidianamente, avviene spontaneamente o in relazione a normali attività e solo una piccola minoranza è in relazione a terapie odontoiatriche (cfr Endocardite infettiva). Secondo le linee guida elaborate congiuntamente dalla American Dental Association (ADA) e dalla American Association of Orthopaedic Surgeons (AAOS), la somministrazione di profilassi antibiotica nel corso di procedure odontoiatriche non è indicata per pazienti portatori di viti o placche di fissazione ortopediche e nemmeno routinariamente per i pazienti con protesi articolare. Se ne deve, comunque, considerare la prescrizione in un ridotto numero di pazienti che sono sottoposti a un aumentato rischio di infezione ematogena delle protesi articolari. Le indicazioni riportate, peraltro, non costituiscono linee guida (sono prive cioè di valore cogente), ma solo indicazioni che possono essere applicate nei singoli casi in relazione al giudizio clinico dell’odontoiatra, eventualmente avvalendosi di una consulenza ortopedica. Infatti, assimilare per analogia le infezioni di artropro- Tabella 3.6 - Procedure di terapia odontoiatrica profilassi dell’EI Profilassi dell’E.I. raccomandata* Estrazioni dentarie Procedure parodontali incluse chirurgia, levigatura e curettaggio Implantologia di protesi e/o di denti avulsi Strumentazioni endodontiche oltre apice Impianto sottogengivale di benderelle antibiotiche Posizionamento di bande ortodontiche (non attacchi incollati alla corona) Iniezioni interlegamentose di anestetico Pulizia dentale, rimozione del tartaro o comunque ogni procedura dove è previsto sanguinamento Profilassi dell’E.I. non raccomandata Interventi restaurativi (otturazioni e sostituzione di denti mancanti) ** Iniezioni locali di anestetico, non intralegamentose Trattamenti endocanalari Posizionamento di spessori in gomma anti-digrignamento Rimozione di punti di sutura Ortodonzia non traumatica Presa di impronte Trattamenti al fluoro Radiografie orali Controllo di protesi ortodontiche Perdita naturale della dentizione decidua * La profilassi è raccomandata nei pazienti con condizioni cardiache di rischio intermedio-elevato ** L’impiego di antibiotici può essere indicato in previsione di significativo sanguinamento 98 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA tesi alle endocarditi infettive e proporre la somministrazione di un’antibioticoprofilassi di routine non è giustificato poiché sono diversi sia i microrganismi implicati che i meccanismi infettivi, anatomici e fisiopatologici. I pazienti candidati a interventi di artroprotesi dovrebbero essere in buone condizioni fisiche generali e essere incoraggiati a sottoporsi a terapia odontoiatriche prima di sottoporsi all’intervento ortopedico. Successivamente i pazienti con artroprotesi dovrebbero eseguire un accurata igiene orale quotidiana per mantenere un buon stato di salute orale (mediante spazzolino, irrigatori), visto che il rischio di batteriemia è più elevato in una bocca con infiammazione che in una sana. Poiché è possibile che una batteriemia associata ad una infezione orale causi una infezione tardiva dell’artroprotesi, tali pazienti devono essere trattati tempestivamente con terapia antibiotica e manovre di eliminazione del focolaio infettivo (drenaggio, estrazione, endodonzia). Esiste una limitata evidenza della possibilità che pazienti immunocompromessi con artroprotesi siano a maggior rischio di infezione ematogena e per essi va considerata l’opportunità di utilizzare un regime antibiotico profilattico in corso di procedure odontoiatriche (tabella 3.8, 3.9). L’antibiotico profilassi va considerata nei pazienti immunocompetenti sottoposti a manovre odontoiatriche Tabella 3.7 - Schemi di antibiotico-profilassi per procedure dentali, orali, esofagee o del tratto respiratorio SITUAZIONE FARMACO REGIME Profilassi generale standard* Amoxicillina Incapace di assumere farmaci per os Ampicillina Allergico alla penicillina Clindamicina Adulti: 2 g; Bambini: 50 mg/Kg per os 1 h prima della procedura Adulti: 2 g i.m. o e.v.; Bambini: 50 mg/Kg i.m. o e.v. entro 30 minuti prima della procedura Adulti: 600 mg Bambini: 20 mg/Kg per os 1 h prima della procedura Allergico alla penicillina ed incapace di assumere farmaci per os procedura oppure Cefalexina o Cefadroxil oppure Azitromicina o Claritromicina Clindamicina oppure Cefazolina Adulti: 500 mg Bambini: 15 mg/Kg per os 1 h prima della procedura Adulti: 2 g Bambini: 50 mg/Kg per os 1 h prima della procedura Adulti: 600 mg Bambini: 20 mg/Kg e.v. entro 30 minuti prima della Adulti: 1 g Bambini: 25 mg/Kg i.m. o e.v. entro 30 minuti prima della procedura * Nella prassi clinica risultano frequentemente utilizzate le betalattamine betalattamasi resistenti (amoxicillina+ac. clavulanico, cefprozil) che presentano uno spettro d’azione più ampio esteso anche a nuovi patogeni emergenti. Tabella 3.8 - Pazienti con aumentato rischio di infezione ematogena di protesi articolari Paziente con immunocompromissione o immunodepressione Altri pazienti Artropatie infiammatorie Artrite reumatoide Lupus eritematoso sistemico I primi due anni dopo il posizionamento di protesi articolare Immunosoppressione indotta da patologie, farmaci, radiazioni Malnutrizione Diabete insulinodipendente (tipo 1) Precedente infezione di protesi articolare Emofilia 99 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA a elevato rischio entro i primi due anni dall’impianto della protesi; per coloro che hanno sofferto di precedente infezione della protesi o altre condizioni foriere di aumentato rischio indipendentemente dalla distanza dall’intervento. I regimi di antibioticoprofilassi consigliati sono stati riportati nella tabella 3.10. Nella pratica clinica sono ultimate anche le betalattamine betalattamasi resistenti come l’amoxcillina-acido clavulanico e il cefprozil. 3.3 Protesi sistemiche Un sempre maggior numero di dispositivi protesici è applicato nelle diverse branche della chirurgia: - valvole cardiache biologiche e meccaniche (per queste ultime è necessaria la terapia anticoagulante) per valvulopatie congenite e acquisite - protesi vascolari arteriose sintetiche (generalmente in dacron) per aneurismi e trombosi vascolari causate dall’aterosclerosi Tabella 3.9 - Stratificazione dell’incidenza di batteriemia dopo procedure odontoiatriche per pazienti con protesi ortopediche Incidenza elevata (1) Incidenza bassa (2) Estrazioni dentali Odontoiatria conservativa e protesica (3) con o senza fili di retrazione (4) Procedure parodontali compreso: chirurgia, posizionamento sottogengivale di fibre impregnate di antibiotico, curettaggio e levigatura radicolare, sondaggio, terapia di mantenimento periodica (richiami) Posizionamento di impianti o di denti avulsi Iniezioni locali di anestetico (non intraligamentose) Trattamento endodontico intracanalare, posizionamento di perni canalari e ricostruzione Posizionamento della diga Rimozione di suture Iniezioni intraligamentose di anestetico Pulizia profilattica di denti o impianti quando si preveda sanguinamento Posizionamento di apparecchi rimovibili ortodontici o protesi mobili Presa di impronte Trattamenti di fluorizzazione Esecuzione di radiografie Regolazione di apparecchi ortodontici * AAOS adattato dalla American Hearth Association (AHA) (1) La profilassi dovrebbe essere considerata per pazienti con protesi articolare completa che soddisfa i criteri riportati nella “tabella 1 Pazienti con aumentato rischio di infezione ematogena di protesi articolari”. Nessun altro paziente con impianti ortopedici (viti, placche) dovrebbe essere considerato candidato ad antibioticoprofilassi prima di procedure odontoiatriche (2) Profilassi non indicata (3) Restauro di denti cariati o mancati (4) A giudizio del clinico può essere indicato l’antibiotico in circostanze selezionate che possono provocare un sanguinamento significativo Tabella 3.10 - Regimi di antibiotico profilassi suggeriti nei pazienti con protesi ortopediche Pazienti non allergici alla penicillina Cefalexina, cefradina o amoxicillina 2gr per os 1 ora prima della procedura Cefprozil 1gr 1 ora prima della procedura Pazienti non allergici alla penicillina ma incapaci di assumere farmaci per via orale Cefazolina 1 gr o ampicillina 2 gr im/ev 1 ora prima della procedura Pazienti allergici alla penicillina Clindamicina 600 mg per os 1 ora prima della procedura Pazienti allergici alla penicillina ma incapaci di assumere farmaci per via orale Clindamicina 600 mg im/ev 1 ora prima della procedura 100 - pacemaker transvenosi per la terapia delle aritmie cardiache - shunts cerebrospinali con diverse derivazioni (ventricolo-peritoneale, lombo-peritoneale e ventricoloatriale) per la terapia dell’idrocefalia - protesi articolari in particolare del femore e del ginocchio per artriti, artrosi, fratture e necrosi avascolare della testa del femore - impianti penieni (rigidi, semirigidi, gonfiabili) per l’impotenza coeundi - lenti intraoculari per la terapia della cataratta - protesi mammarie a scopo estetico o ricostruttivo - cateteri endovenosi tipo Uldal (emodialisi, plasmaferesi) e Hickman (chemioterapia endovenosa centrale), ecc. Le infezioni dei dispositivi protesici ammontano complessivamente allo 0,5-3% nel primo anno e derivano principalmente da una infezione della ferita chirurgica o da infezioni tardive localizzate; in alcuni casi si ammette che possano derivare da batteriemie transitorie che si verificano in seguito a traumi diversi. Il problema dell’odontoiatra consiste nel determinare se esista un aumentato rischio di infezione localizzata dei dispositivi protesici, secondario a batteriemie transitorie da interventi invasivi che causino sanguinamento. Le batteriemie secondarie a interventi odontoiatrici, comunque, rappresentano un fattore di minore importanza, in cui la dimostrazione del rapporto causale non è CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA agevole, dovendo soddisfare alcuni criteri eziologici: identità del microrganismo isolato in bocca, nel sangue e sul dispositivo protesico; compatibilità temporale tra intervento odontoiatrico e infezione dell’organismo (da 2 a 7 mesi secondo alcuni autori). Il rischio di infezione di qualunque dispositivo protesico è maggiore nei periodi immediatamente successivi il suo impianto sino a guarigione avvenuta dall’intervento. La possibilità di una profilassi antibiotica, in questi casi, può essere considerata entro 2-3 mesi dall’intervento di osteosintesi per fratture, protesi articolari, protesi peniene, protesi vascolari arteriose sintetiche, patches cardiaci previa consulenza medica. Per le protesi valvolari cardiache il rischio di endocardite batterica è da considerare dimostrato e sono state formulate linee guida che prevedono l’applicazione della profilassi antibiotica, considerata lo standard di cura obbligatorio a tempo indeterminato per tutta la vita del paziente. Per altri tipi di protesi, invece, non sono disponibili in letteratura dati scientifici che dimostrino una correlazione causale tra batteriemie transitorie odontogene con infezioni secondarie; in assenza di indicazioni univoche, la decisione è lasciata al singolo operatore e si basa su valutazioni individuali dello specifico caso (tabella 3.11). Per quanto attiene le protesi articolari-femore e ginocchio che rappresentano il riscontro clinico più frequente, sono stati proposti alcuni schemi posologici per una profilassi antibiotica. La profilassi non è consigliata co- Tabella 3.11 Indicazioni alla profilassi antibiotica per trattamenti odontoiatrici in pazienti con dispositivi protesici sistemici Nessuna dimostrazione scientifica a supporto Profilassi antibiotica inutile, sconsigliata Protesi mammarie Impianti in odontoiatria Impianti in oculistica (lenti per cristallino) Shunts per fluido cerebrospinale (ventricolo-peritoneale e lomboperitoneale) Mezzi di osteosintesi per fratture in ortopedia (viti, placche, fissatori)* Scarse o nulle evidenze scientifiche a supporto Profilassi antibiotica non raccomandata Applicabile in presenza di fattori di rischio aggiuntivi confermati da consulenza medica Protesi articolari (anca, ginocchio)* Protesi peniene * Pacemaker transvenosi Defibrillatori-cardioconvertitori impiantati Cateterismo e accesso venoso centrale (alimentazione parenterale) Alcune evidenze scientifiche a supporto Profilassi antibiotica di routine non consigliata. Eseguire una valutazione individuale dei casi specifici mediante consulenza medica Protesi vascolari arteriose sintetiche * Patches cardiaci* Cateteri di Uldal (emodialisi, plasmaferesi) Cateteri di Hickman (chemioterapia endovenosa centrale) Shunts per fluido cerebrospinale (ventricolo-atriale) Evidenza scientifica Profilassi antibiotica necessaria e obbligatoria Protesi valvolari cardiache (meccaniche e biologiche) *Il rischio permane sino a guarigione avvenuta dall’intervento chirurgico di posizionamento della protesi CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA me intervento di routine in quanto è assente un’evidenza scientifica sul nesso di causalità tra batteriemia associata a trattamento odontoiatrico e infezioni di protesi ortopediche. L’opportunità va valutata in base a considerazioni individuali nello specifico caso, nei pazienti con un aumentato rischio. Anche in questi casi, comunque, l’applicazione rimane facoltativa e non obbligatoria. Nei pazienti con dispositivi protesici dove sono disponibili alcune evidenze scientifiche a supporto del rischio potenziale, alcuni operatori tendono ad applicare la profilassi antibiotica anche in assenza di evidenza scientifica di efficacia. Tale atteggiamento non è da ritenersi corretto, poiché in assenza di beneficio, espone il paziente agli effetti indesiderati dei farmaci e ad un inutile costo sociale. 3.4 Infezioni post-chirurgiche La profilassi è utile quando l’infezione post-chirurgica deriva direttamente dall’intervento, come conseguenza di un’infezione endogena; viceversa quando l’infezione è correlata ad un’asepsi incompleta (contaminazione esogena) la profilassi non è in genere in grado di agire. Il razionale della profilassi antibiotica delle infezioni post-chirurgiche è generalmente correttamente applicato da parte degli odontoiatri; ma in taluni casi si assiste ancora a prescrizioni scorrette: anticipate di alcuni giorni prima dell’intervento (che sortiscono l’effetto di aumentare le resistenze batteriche) o ritardate dopo l’intervento, risultando inutili. 3.4.1 Indicazioni La profilassi antibiotica in occasione di interventi chirurgici è la somministrazione di antibiotici in assenza di malattia infettiva, al fine di prevenire le complicanze infettive: la batteriemia e le infezioni metastatiche sistemiche o localmente la colonizzazione batterica della ferita. L’indicazione ad eseguire una chemioprofilassi antibatterica sussiste quando il rischio di infezione è significativo e coincide con la possibilità di ridurre significativamente le complicanze infettive direttamente legate all’intervento chirurgico (secondo alcuni autori con una riduzione dell’incidenza di almeno il 50%). Il rischio risulta associato ai seguenti fattori, dai quali sono escluse le indicazioni per i pazienti a rischio di endocardite infettiva o con endoprotesi ortopediche trattati nei precedenti capitoli: - tipo di intervento in riferimento all’entità della contaminazione batterica. - durata dell’intervento considerando che a parità di 101 altre condizioni un intervento che superi le due ore presenta un rischio infettivo doppio. - condizioni generali di salute del paziente come malnutrizione, cachessia. - l’entità del trauma chirurgico in quanto le manovre traumatizzanti comportano sofferenze tissutali e necrosi che favoriscono le infezioni. - ospite compromesso per immunodepressione correlata a patologie sistemiche. L’ospite compromesso presenta il rischio di infezioni metastatiche o locali in relazione al grado di immunodepressione causato dalla patologia di base. Non sono disponibili linee guida unitarie sulla prescrizione della profilassi antibiotica delle complicanze infettive in chirurgia e la decisione va valutata dal clinico individualmente caso per caso. Esiste comune consenso sulla opportunità di somministrare la profilassi antibiotica nei pazienti con granulocitopenia grave (inferiore a 500 cell/mm3), situazione riscontrabile nella inibizione midollare e nell’AIDS; tale indicazione sussiste per tutti gli interventi causa di batteriemia (cfr Profilassi dell’endocardite infettiva). Le infezioni operatorie più frequenti che si realizzano nel paziente normale (non immunodepresso) sono a livello della ferita chirurgica e a questo proposito gli interventi sono classicamente suddivisi in classi in base al rischio infettivo (tabella 3.12). In chirurgia generale la chemioprofilassi antibiotica coincide con la possibilità di ridurre significativamente le complicanze infettive direttamente legate all’intervento chirurgico ed è quindi legata agli interventi pulito-contaminati e contaminati. Per quanto riguarda l’odontoiatria valgono alcune considerazioni particolari. La quasi totalità degli interventi di chirurgia orale viene considerata di tipo pulito-contaminato sia per le condizioni di intervento in ambito ambulatoriale, sia per la notevole presenza di flora orale e la costante contaminazione salivare. L’esodonzia sia di denti privi di patologia che per infezioni croniche, il curettaggio gengivale, la levigatura radicolare e la chirurgia parodontale, la chirurgia endodontica e preprotesica sono interventi pulito-contaminati in cui l’uso routinario di profilassi antibiotica non è giustificato per la trascurabile incidenza di infezioni, che, nel caso si realizzino, sono localizzate, autolimitanti e facilmente trattabili con drenaggio e terapia antibiotica (tabella 3.13). L’estrazione di denti inclusi, cistectomie e cistostomie, gli interventi di chirurgia ossea e implantare (anch’essi considerati pulito-contaminati) sono, invece, generalmente trattati con una terapia o una copertura antibiotica (termine improprio che intende una profilassi prolungata 2-3 giorni per diminuire il rischio di infezione). Con tale trattamento ad esempio dopo la rimozione dei terzi molari in inclusione ossea l’incidenza di infe- 102 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 3.12 - Classificazione degli interventi chirurgici in funzione del grado di contaminazione a rischio di complicanze infettive Chirurgia pulita (infezione <5%) Interventi che non coinvolgono superfici mucose; incisioni in assenza di infezioni o flogosi in atto, drenaggi, difetti di tecnica chirurgica; viene rispettata l’asepsi Chirurgia poco contaminata (infezione 10%) Interventi in cui viene incisa la mucosa delle vie aerodigestive superiori (VADS); interventi con drenaggi, difetti lievi di tecnica chirurgica Chirurgia contaminata (infezione 20%) Incisioni in tessuti infetti con flogosi acute non purulente; ferite traumatiche avvenute da meno di 4 ore; grave difetto di tecnica chirurgica; assenza di asepsi Chirurgia sporca (infezione 40%) Incisioni di raccolte purulenta; ritenzione di corpi estranei e tessuti necrotici; ferite traumatiche avvenute da più di 4 ore Tabella 3.13 - Possibili indicazioni alla profilassi antibiotica in chirurgia orale* Ospite compromesso per interventi causa di sanguinamento e/o batteriemia Immunodeficienze congenite Immunodeficienze acquisite (AIDS) Inibizione midollare (leucemie, agranulocitosi, pancitopenie) Diabete mellito scompensato Insufficienza renale grave Insufficienza epatica grave (cirrosi) Splenectomia Età estreme (anziani defedati e denutriti, neonati) Neoplasie in terapia radiante e/o antiblastica Terapia immunosoppressiva o steroidea ad alto dosaggio (trapianti d’organo, malattie autoimmunitarie) Interventi pulito-contaminati in pazienti sani Implatologia, autotrapianti e innesti d’osso Esodonzia di denti inclusi Chirurgia ossea (cistotomia, cistectomia, interventi con osteoresezione) Interventi contaminati o sporchi in pazienti sani** Incisione e drenaggio per infezioni odontogene da piogeni (ascessi, flemmoni) Estrazioni dentali con processi infettivi in atto * Non disponibili linee guida unitarie, la decisione va affrontata caso per caso **Terapia antibiotica precoce Tabella 3.14 - Chemioprofilassi ed infezioni post-chirurgiche in chirurgia generale Tipo di chirurgia Pulita Pulito-contaminata Contaminata Sporca* * Terapia antibiotica precoce Percentuali di infezione Senza chemioprofilassi Con chemioprofilassi 1,5-2% 1,5-2% 10% 3-4% 15-18% 9% 40% 9% 103 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA zioni postoperatorie è <1% e la percentuale è ancora più ridotta nell’implantologia. La chemioprofilassi è consigliata negli interventi con applicazione di protesi (cioè impianti alloplastici e innesti ossei in odontoiatria), alla luce della particolare gravità delle complicanze infettive post-operatorie che comportano il fallimento dell’intervento. Questa considerazione rimane valida anche per interventi eseguiti in condizioni di elezione e che possono essere considerati come puliti in quanto eseguiti secondo i dettami dell’asepsi in chirurgia (in sala operatoria, con disinfezione del sito chirurgico). La chirurgia contaminata e sporca (incisione e drenaggio di ascessi) non viene modificata dalla chemioprofilassi, quanto da una terapia antibiotica precoce, ovviamente differente per ritmo di somministrazione e durata del trattamento rispetto la profilassi (tabella 3.14). 3.4.2 Schemi posologici I criteri per la scelta dei farmaci antibiotici da utilizzare a scopo profilattico dovrebbero consistere nelle seguenti caratteristiche: - aziona battericida - spettro d’azione adeguato in base ai germi più proba- bili agenti patogeni causa di infezione nel distretto interessato dall’intervento - favorevole farmacocinetica per ottenere elevate concentrazioni ematiche e nei tessuti orali durante l’intervento superiore alle MIC del maggiore numero possibile di batteri patogeni - tossicità scarsa; nulla o buona tollerabilità - comoda posologia. La via di somministrazione preferenziale è quella orale in quanto diminuisce il rischio e la gravità di reazioni allergiche; mentre la parenterale viene utilizzata solo in determinate situazioni come interventi in anestesia generale o altri fattori che rendano obbligatoria la scelta di un antibiotico non disponibile in formulazione orale (ad esempio cefalosporine di terza generazione per la presenza di germi resistenti ai più comuni antibiotici). Le molecole più utilizzate sono le aminopenicilline appartenenti al gruppo delle penicilline ad ampio spettro (amoxicillina, ampicillina, bacampicillina) ed alcune cefalosporine. Alcune specie anaerobie beta-lattamasi produttrici (quindi resistenti alle aminopenicilline) possono avere un ruolo primario nelle complicanze di interventi chirurgici implantari, parodontali o nel caso di comunicazione con le cavità nasali e/o il seno mascellare. Tabella 3.15 - Schemi posologici della profilassi antibiotica delle infezioni post-chirurgiche ULTRA SHORT TERM - unica somministrazione PER OS I.M. E.V. Bacampicillina 2,4g 1 ora prima Amoxicillina 2-3 g 1 ora prima Amoxicillina + Ac clavulanico 2-3 g 1 ora prima Cefprozil 1gr 1 ora prima Ampicillina 2 g 30 minuti prima Ampicillina + sulbactam 1,5-3 g 30 minuti prima Ceftriaxone 2 g 30 minuti prima Ampicillina 2 g 15 minuti prima Ampicillina + sulbactam 1,5 -3 g 15 minuti prima Amoxicillina + Ac. clavulanico 2,4 g 15 minuti prima Ceftriaxone 2 g 15 minuti prima SHORT TERM - Una somministrazione prima dell’intervento proseguita per 24-48 ore PER OS Becampicillina da 1,2 a 2,4 g 1 ora prima seguiti da 1,2 g 2 volte al giorno per 1-2 giorni Amoxicillina da 1 a 2 g 1 ora prima, seguiti da 1 g 2 volte al giorno per 1-2 giorni Amoxicillina + Ac. clavulanico da 1 a 2 g 1 ora prima, seguiti da 1 g 2 volte al giorno per 1-2 giorni Cefprozil 1gr 1 ora prima, seguito da 500 mg ogni 12 ore per 1-2 giorni I.M. Ampicillina 2 g 30 minuti prima, seguiti da 1 g 2 volte al giorno per 1-2 giorni Ampicillina + sulbactam 1,5-3 g 30 minuti prima, seguiti da 1,5 g 2 volte al giorno per 1-2 giorni Ceftriaxone 2 g 30 minuti prima, seguiti da 1 g 2 volte al giorno per 1-2 giorni E.V. Vedi profilassi short term. La somministrazione E.V. è da riservarsi al paziente in struttura adeguata 104 In questo caso sono indicati antibiotici efficaci contro i germi betalattamasi produttori, come l’amoxicillina + acido clavulanico, alcune cefalosporine (ad esempio il cefprozil), il metronidazolo o l’ampicillina + sulbactam; in caso di allergia alle betalattamine si utilizzano i macrolidi. La concentrazione dell’antibiotico nel sangue deve raggiungere al momento dell’intervento un picco pari a 34 volte la MIC (concentrazione minima inibente), cioè doppia rispetto a quella terapeutica. La prima somministrazione viene eseguita ½ ora o 1 ora prima dell’intervento e questo è il migliore momento d’inizio per assicurare la concentrazione tissutale ideale. CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA In alcuni casi la somministrazione è effettuata nel corso dell’intervento o subito dopo; la somministrazione a distanza di 3 ore risulta invece inefficace anche per via parenterale. Le opinioni sulla durata ottimale variano da una dose singola (one shot therapy) sino a 3 giorni di trattamento (shot therapy o copertura antibiotica), per durate maggiori si intende terapia antibiotica (tabella 3.15). Nella maggior parte dei casi è consigliata una monosomministrazione perioperatoria (ultra-short term); in alternativa si utilizza una somministrazione preoperatoria proseguita per 24-48 ore (short term). In presenza di chirurgia contaminata con rischio protratto di infezione si utilizza una terapia antibiotica. PARTE B CHEMIOTERAPIA ANTIMICOTICA Marciapiede Un mazzo di fiori appassiti a un paracarro legati sul ciglio di una strada affollata in ricordo di un affetto rubato forse un figlio perduto. In una società che fugge la malattia reclude negli ospedali il dolore esilia dalla vita la morte, mi commuovo e rimuovo in un attimo la mia umanità. Apotropaico Alla vista meno acuta ora appare nitida la vita che chiama con chiare parole senza pudore il concreto reale e l’affetto leale La fine s’allontana nell’attimo vissuto Convenzionalmente le micosi umane vengono denominate sulla base dell’agente eziologico (candidosi, aspergillosi, criptococcosi, istoplasmosi) e suddivise in relazione alla profondità e gravità dell’infezione nei vari distretti anatomici: micosi superficiali, mucocutanee, sottocutanee e profonde. Le infezioni fungine di interesse per la terapia odontoiatrica sono rappresentate dalle candidosi, micosi superficiali che interessano solo gli strati superficiali della mucosa orale con scarsissima reazione immunitaria da parte dell’ospite. La Candida albicans è la specie patogena più frequentemente riscontrata nell’uomo; si tratta di un normale commensale delle mucose che, in presenza di opportune condizioni predisponenti, può provocare affezioni morbose (patogeno opportunista). La terapia topica delle stomatomicosi, mediante antibiotici polienici in sospensione o gel orale a base di miconazolo, rappresenta sempre il trattamento di prima scelta. Mentre la terapia sistemica va riservata al trattamento di forme resistenti al trattamento locale o in presenza di intolleranza alle formulazioni topiche; si utilizzano i derivati azolici. Quando si somministra un antimicotico si deve prolungare la terapia dopo la guarigione clinica per 3-5 giorni, per evitare la recidiva dovuta a incompleta eradicazione del micete; mediamente la durata di un trattamento antimicotico è di 7-15 giorni, ma molto più lungo nelle cheiliti angolari (sino a 3-4 settimane). Per evitare le recidive, inoltre, la terapia farmacologica deve essere sempre associata alla correzione dei fattori predisponenti locali (protesi incongrue, dieta, xerostomia, acidità orale) o sistemici (diabete, immmunodepressione, dismicrobismo da antibioticoterapia, terapie immunodepressive). 1. FAMIGLIE DI ANTIMICOTICI L’utilizzazione in stomatologia è limitata a poche famiglie, poiché gli antimicotici ad uso dermatologico non trovano indicazione per la loro caratteristica di concentrarsi nei tessuti cheratinizzati (cheratina di cute, capelli e unghie) e di essere escreti attraverso la cute (tabella 1.1). Il meccanismo d’azione degli antibiotici polienici e degli azoli è comune ed è legato al loro ancoraggio a gruppi sterolici della membrana cellulare: l’ergosterolo in genere funge da recettore specifico. Questo spiega sia la tossicità selettiva nei confronti dei miceti, nei quali gli steroli sono costituenti essenziali della membrana cellulare, sia l’insensibilità dei batteri che, come le cellule umane, ne sono privi. L’ancoraggio ai gruppi sterolici determina distorsione e formazione di pori e canali nella membrana e di conseguenza un’alterazione della permeabilità con perdita di componenti citoplasmatici essenziali. L’azione degli antimicotici può essere sia fungistatica quando, somministrati a basse dosi, si legano alla membrana cellulare in modo reversibile; sia fungicida quando, somministrati a dosaggio più elevato, si legano in modo irreversibile. 1.1 Antibiotici polienici I più importanti farmaci del gruppo hanno una struttura tetraenica (nistatina) o eptaenica (amfotericina-B) e rappresentano i farmaci di prima scelta nella terapia delle micosi orali. Questi antibiotici hanno in comune alcune caratteristiche farmacocinetiche e sono: - pochissimo solubili in acqua - non assorbiti a livello gastrointestinale - elimitati pressochè immodificati nelle feci. Tabella 1.1 - Antimicotici utilizzati in odontoiatria MACROLIDI POLIENICI DERIVATI AZOLICI Nistatina (topico) Amfotericina B (topico) Derivati nitroimidazolici Ketoconazolo (sistemico, po) Miconazolo (topico) Derivati triazolici Fluconazolo (sistemico po, im/ev) Itraconazolo (sistemico po) 108 Si caratterizzano per un ampio spettro d’azione e sono attivi in vitro contro la maggior parte dei funghi patogeni con un’azione che può essere sia fungistatica che fungicida. La resistenza ai polienici si manifesta difficilmente in vivo; i meccanismi più noti sono legati alla presenza di concentrazioni ridotte di ergosterolo nelle membrane cellulari dei miceti resistenti. Sono utilizzate esclusivamente nella terapia topica in forma farmaceutica di sospensione, la quale è in grado quasi di tappezzare la parete intestinale, senza essere assorbita, impedendo la penetrazione dei miceti. La nistatina è utilizzabile solo per via orale e non viene assorbita attraverso l’apparato gastroenterico. Il dosaggio è molto variabile ed è dosato in unità, essendo i preparati disponibili non del tutto purificati: 1 mg di sostanza pura corrisponde a 3.500 UI. Si possono consigliare dosi di 400.000 UI/Kg/die nel bambino e 2-5.000.000 UI/die nell’adulto suddivise un tre quattro somministrazioni giornaliere. L’amfotericina B esplica la stessa azione della nistatina anche se vi è un modesto assorbimento per via orale; la somministrazione parenterale non è utilizzata in odontoiatria. 1.2 Derivati azolici Dal punto di vista strutturale si distinguono derivati azolici a struttura: - nitro-imidazolica che contengono due atomi di azoto nell’anello azolico (miconazolo, chetoconazolo) - triazolica che contengono tre atomi di azoto nel nucleo azolico (difluconazolo e itraconazolo). Sono dotati di una buona attività antimicotica su Candida, Aspergillus, Histoplasma capsulatum, Coccidioides immitis, su numerosi dermatofiti; presentano inoltre una buona attività antibatterica nei riguardi di cocchi e bacilli gram-positivi, oltre che su Actinomyces; sono presenti, anche se rari ceppi di miceti resistenti agli azoli. Il miconazolo presenta un assorbimento intestinale scarso e ridotta biodisponiblità dopo somministrazione orale (<10%); viene utilizzato in formulazioni topiche specifiche per il cavo orale (gel orale) per il trattamento delle cheiliti angolari e delle stomatiti da Candida Albicans. Nelle stomatiti da protesi il tempo di contatto e quindi la capacità di penetrazione e l’azione del farmaco può essere considerevolmente aumentata disponendolo sulla superficie interna della protesi mobile (medicazione occlusiva). Nelle dermatiti periorali e cheiliti angolari si utilizzano anche altri derivanti imidazolici in pomata dermatologica (econazolo, miconazolo, ketoconazolo). CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Le associazioni di antimicotici con cortisonici e antibiotici topici, in pomata dermatologica, vanno riservate a casi mirati come cheiliti e micosi cutanee con forte componente infiammatoria e somministrate solo per qualche giorno al fine di ridurre la componete infiammatoria. L’impiego è sistemico per fluconazolo, itraconazolo e ketoconazolo. Dopo somministrazione per via sistemica gli azoli sono assorbiti per via intestinale, metabolizzati dal fegato ed eliminati con le urine; sono molto maneggevoli e presentano ridotta tossicità e scarse reazioni avverse: nausea, dolore gastrico, diarrea, epatotossicità; cautela deve essere usata nei pazienti con grave deficit della funzionalità epatica e renale. Il chetoconazolo presenta un ottimo assorbimento per via orale soprattutto se somministrato prima o durante i pasti, poiché l’acidità gastrica ne facilita l’assorbimento (figura 1.2). Gli effetti collaterali possono essere rappresentati da nausea, dolore gastrico, diarrea, epatotossicità; cautela deve essere usata nei pazienti con grave deficit della funzionalità epatica e renale; non richiede modifiche in caso di insufficienza renale (eliminazione dell’1% per via renale). In gravidanza, per il possibile effetto teratogeno, in allattamento e in età prepubere, per la mancanza di dati definitivi sulla tossicità sistemica, è consigliabile utilizzare le formulazioni topiche di antimicotici azolici; comunque in caso di necessità nei bambini è utilizzabile il ketoconazolo per via sistemica. La posologia è 0,2-0,8 g/die nell’adulto e 3,3-6,6 mg/Kg/die nel bambino in un’unica somministrazione giornaliera. Il fluconazolo ha caratteristiche peculiari rispetto gli altri antomicotici della stessa famiglia: idrosolubilità, buona tollerabilità, maggior selettività del meccanismo d’azione, possibilità di somministrazione sia orale (biodisponibilità al 90%) che parenterale; è disponibile in capsule, in sospensione orale e in fiale im /ev. Presenta minori effetti collaterali rispetto il ketoconazolo, ma sono presenti ceppi di candida resistenti. Il fluconazolo viene utilizzato per via orale alla dose iniziale di 0,4 g, quindi di 0,2-0,4 g/die nell’adulto, 3-6 N N Cl CH2 O Cl O CH2 O N N O C CH3 Ketoconazolo Figura 1.2 - Formula di struttura dei derivati azolici 109 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA mg/Kg/die nel bambino in unica somministrazione giornaliera. La posologia va individualizzata in caso di insufficienza renale (eliminazione del 90% per via renale) ed è controindicato in gravidanza e allattamento. L’itroconazolo è utilizzato come alternativa ai primi; è un farmaco notevolmente lipofilo e per tale ragione il suo assorbimento dopo somministrazione orale è migliore se avviene insieme al pasto (50%); si impiega per via orale alla dose di 0,2-0,4 g/die in 1-2 somministrazioni giornaliere. 2. REAZIONI AVVERSE I macrolidi polienici in sospensione orale, non sono assorbiti per via enterale e possono produrre effetti indesiderati limitati a livello dell’apparato gastrointestinale; che risultano di lieve entità (gastralgia, diarrea). La presenza di una sintomatologia totalmente importante da richiedere la sospensione del trattamento è eccezionale e i pazienti che lamentano effetti collaterali conseguenti all’uso di uno dei due farmaci possono essere trattati con l’altro. Gli antimicotici imidazolici, somministrati per via sistemica, sono assorbiti per via enterale e possono produrre effetti indesiderati. Gli effetti indesiderati più frequenti sono di modesta entità (tabella 2.1); si presentano prevalentemente come intolleranza gastrointestinale rappresentata da inappetenza, nausea, vomito, dispesia, crampi gastrointestinali, senso di peso, dolori addominali, distensione addominale, meteorismo (flatulenza), disturbi dell’alvo (stipsi, diarrea). Nel 5-10% dei casi per il ketoconazolo (e in misura minore per gli altri azoli) è stato descritto un aumento delle transaminasi epatiche, in assenza di sintomatologia clinica, reversibile alla fine del trattamento; raramente sono state segnalate epatiti colestatiche o citolitiche di natura immunoallergica. Altri effetti indesiderati si manifestano per trattamenti a lungo termine o con dosaggi elevati: cefalee, vertigini, astenia, ipokaliemia, edema, neuropatia periferica. Non sono disponibili dati definitivi di tossicità sull’uso degli antimicotici per via sistemica in età infantile e in gravidanza: ne è, pertanto, sconsigliata la prescrizione in queste condizioni in cui sono utilizzabili i preparati per via topica. Gli imidazolici esercitano un effetto di inibizione sulla sintesi degli steroidi con lo stesso meccanismo con cui agiscono sull’ergosterolo della parete cellulare fungina; ne consegue che trattamenti prolungati possono causare effetti endocrini come insufficienza corticosurrenale ed effetto antiandrogenico (ginecomastia, impotenza, riduzione della libido, oligospermia). L’assunzione concomitante di alcol e azoli può determinare un effetto “antabuse” con sensazione di calore, rossore, vomito, tachicardia. Le interazioni farmacologiche sono numerose ma raramente di importanza clinica significativa (tabella 2.2). 3. RAZIONALE DI TERAPIA DELLE MICOSI 3.1 Candidosi orale Il trattamento topico con antimicotici (nistatina, amfotericina B) rappresenta la terapia di elezione; la guarigione avviene in 7-15 giorni; la terapia va prolungata per alcuni giorni (2-5 gg) dopo la scomparsa dei sintomi per evitare la ricaduta immediata dovuta alla mancata eradicazione del micete (tabella 3.1). La sospensione di antimicotico, dopo lo sciacquo, può essere deglutita per esercitare un’azione sulle mucose del tubo digerente che possono essere infettate (esofagi- Tabella 2.1 - Principali effetti indesiderati degli antimicotici imidazolici EFFETTO SINTOMATOLOGIA CONTROINDICAZIONE Gastrointestinali Intolleranza gastrointestinale Tossicità epatica Allergia Endocrini (ketoconazolo) Aumento delle transaminasi epatiche Reazioni d’organo o sistemiche Effetto antiandrogenico Inibizione corticosurrenale Ipokaliemia, edema Rischio di teratogenicità Escrezione nel latte materno Sospensione del trattamento in presenza di sintomi Grave epatopatia Ipersensibilità nota al farmaco Insufficienza corticosurrenale Metabolici Gravidanza e allattamento Gravi nefropatie Controindicati i farmaci per via sistemica 110 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2.2 - Interazioni farmacologiche degli antimicotici imidazolici e triazoli INTERAZIONE EFFETTO PRECAUZIONI FLUCONAZOLO, ITRACONAZOLO, KETOCONAZOLO, MICONAZOLO Anticoagulanti orali Inibizione del metabolismo epatico e aumento dell’effetto dell’anticoagulante orale con rischio di emorragia Precauzioni di impiego Controllo del tempo di protrombina e dell’INR; aggiustamento della posologia dell’anticoagulante orale durante il trattamento e negli otto giorni successivi alla sua sospensione. Midazolam, triazolam Riduzione del metabolismo epatico e aumento della concentrazione plasmatica della benzodiazepina con conseguente incremento dell’effetto sedativo. Controindicazione Triazolam Associazione sconsigliata Midazolam Medicinali che causano torsione di punta Antistaminici anti-H1 non sedativi (astemizolo, ebastina, terfenadina), cisapride Aumentato rischio di aritmia ventricolare per riduzione del metabolismo epatico Controindicazione Non associare farmaci potenziali causa di torsione di punta, considerata la gravità della aritmia Ciclosporina, tacrolimus Effetto non segnalato per miconazolo Inibizione del metabolismo e aumento della concentrazione plasmatica dell’immunosoppressore e della creatininemia Precauzioni di impiego Controllo della funzionalità renale, e del dosaggio della concentrazione plasmatica di immunosoppressore; aggiustamento della posologia. Rifampicina Effetto meno rilevante per fluconazolo e non segnalato per miconazolo Diminuzione della concentrazione plasmatica e dell’efficacia dei due antimicrobici per: induzione enzimatica ad opera della rifampicina; diminuzione dell’assorbimento intestinale da parte dell’antimicotico. Precauzioni di impiego Intervallare la somministrazione dei due antinfettivi. Aggiustare la posologia o intervallare l’assunzione di 12 ore. Didanosina con itraconazolo e ketoconazolo Diminuzione dell’assorbimento a livello gastro-intestinale dell’itraconazolo a causa dell’aumento del pH gastrico (presenza di un antiacido nella compressa di didanosina) Precauzioni di impiego Somministrare il ketoconazolo o 2 ore prima o 6 ore dopo la didanosina. Fenitoina con miconazolo e fluconazolo Inibizione del metabolismo epatico della fenitoina. con aumento della concentrazione plasmatica e tossicità Precauzioni di impiego Controllo medico, dosaggio della concentrazione plasmatica della fenitoina e aggiustamento della posologia Sulfaniluree con fluconazolo e miconazolo Aumento dell’emivita della sulfanilurea con possibile insorgenza di crisi ipoglicemiche. Precauzioni di impiego Avvisare il paziente del rischio di ipoglicemia, della necessità di controllare la glicemia e di aggiustare la posologia della sulfanilurea Rifabutina Aumento della concentrazione plasmatica e tossicità (uveite) Precauzioni di impiego Controllo medico Teofillina e aminofillina Diminuzione della clearance della teofillina con aumento della concentrazione plasmatica e rischio di sovradosaggio Precauzioni di impiego Controllo medico, adeguare la posologia della teofillina Zidovudina Aumento della concentrazione plasmatica e effetti indesiderati della zidovudina Precauzioni di impiego Controllo medico Digossina Riduzione della clearence e aumento della digossinemia con sintomi di intossicazione digitalica (nausea, vomito, aritmia) Precauzioni di impiego Controllo medico, ECG e della digossinemia; aggiustamento della posologia della digossina durante il trattamento Diidropiridine Rischio aumentato di edemi per diminuzione del metabolismo epatico della diidropiridina Precauzioni di impiego Controllo medico ed eventuale aggiustamento della posologia della diidropiridina Idrochinidina, chinidina Diminuzione del metabolismo epatico dell’antiaritmico, e tossicità con acufeni e/o riduzione dell’udito (cinconismo) Precauzioni di impiego Controllo della concentrazione plasmatica dell’antiaritmico ed eventuale diminuzione della posologia. Induttori enzimatici: anticonvulsivanti: carbamazepina, fenobarbital, fenitoina, primidone Aumento del metabolismo epatico e diminuzione della concentrazione plasmatica e dell’effetto dell’itraconazolo Associazione sconsigliata per fenitoina Utilizzare un altro antimicotico. Precauzioni di impiego per gli altri farmaci Controllo medico, aggiustamento della posologia. Simvastatina Riduzione del metabolismo dell’ipocolesterolemizzante con rischio di rabdomiolisi Associazione sconsigliata Interrompere il trattamento con la simvastatina per tutta la durata del trattamento con l’itraconazolo. Alcool Effetto antabuse (sensazione di calore, rossore, vomito, tachicardia) Associazione sconsigliata Evitare il consumo di bevande alcoliche Isoniazide Riduzione della concentrazione plasmatica di ketoconazolo Precauzioni di impiego Intervallare di almeno 12 ore l’assunzione dei 2 antiinfettivi. Topici gastrointestinali Sali, ossidi e idrossidi di magnesio, alluminio e calcio Riduzione dell’assorbimento gastrointestinale del ketoconazolo per aumento del pH gastrico Precauzioni di impiego Somministrare i topici gastrointestinali a 2 ore di distanza dal ketoconazolo FLUCONAZOLO INTRACONAZOLO KETOCONAZOLO 111 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA te da candida). L’esecuzione di sciacqui con una soluzione debolmente alcalina (bicarbonato o borato di sodio) è un trattamento coadiuvante in quanto riduce l’acidità orale che è un fattore facilitante la riproduzione dei miceti Il trattamento sistemico è indicato nei casi resistenti al trattamento topico e utilizza quali farmaci di prima scelta il ketoconazolo e il difluconazolo; quest’ultimo presenta minori effetti collaterali. Il trattamento profilattico continuativo è indicato esclusivamente nei pazienti con immunodepressione (AIDS, leucemie, neoplasie). La eliminazione dei fattori predisponenti coadiuva la risoluzione dei quadri acuti ed è fondamentale per prevenire le frequenti recidive che si verificano dopo la sospensione della terapia. - Motivare il paziente a una corretta igiene orale spazzolando denti e mucose, disinfettando le protesi mobili - Correggere o rieseguire le protesi mobili incongrue - Identificare potenziali fattori predisponenti locali o sistemici (xerostomia, somministrazione di steroidi o antibiotici, anemia,, stati di immunodepressione). Nelle figure comprese tra 3.2 e 3.9 sono riportati alcuni casi clinici. 3.2 Cheilite angolare La cheilite angolare richiede un trattamento prolungato di almeno di 4 settimane con antimicotici topici poiché l’angolo della bocca rappresenta una area intertriginosa particolarmente resistente alla terapia (figura 3.10). Il miconazolo è provvisto anche di una efficace azione antibatterica; comunque nelle forme resistenti alla terapia, dopo un mese, si deve passare a una terapia con antibiotici topici per la possibile coinfezione e/o sovrainfezione batterica da Staphilococcus aureus e epidermidis. Le associazioni con corticosteroidi non sono in linea generale indicate; possono essere utilizzate solo per pochi giorni, all’inizio della terapia, per ridurre una cospicua componente infiammatoria eventualmente presente. La eliminazione dei fattori predisponenti coadiuva la risoluzione dei quadri acuti ed è fondamentale per prevenire le frequenti recidive; in particolare sono importanti la correzione delle protesi con dimensione verticale diminuita ed evitare l’abitudine di umettarsi ripetutamente le labbra. Tabella 3.1 - Terapia delle candidosi orali Terapia topica Pr: Nistatina o Amfotericina B sosp. Orale S: Sciacquare 4 volte al giorno con 5-15 ml (un cucchiaio da tè o da minestra) tenendo in bocca per 2 minuti e poi deglutire; protrarre il trattamento per 10-14 giorni e comunque per almeno 2 giorni dopo la risoluzione delle manifestazioni cliniche. Pr: Miconazolo gel orale S: 4 applicazioni al giorno sulle lesioni o sulla superficie interna delle protesi (dopo ogni pasto e prima di coricarsi). Non introdurre cibi o bevande nell’ora successiva. Il trattamento è prolungato per 1-2 settimane o almeno per 2 giorni dopo la risoluzione delle lesioni Terapia sistemica Pr: Fluconazolo cps. 100 mg S: 2 capsule il primo giorno in una unica somministrazione, in seguito 1 capsula al giorno per 7-14 giorni Pr: Ketoconazolo cpr. 200 mg S: 2 compresse al giorno per 7-14 giorni durante i pasti Pr: Itroconazolo cps. 100 mg S: 1-2 capsule al giorno per 7-14 giorni Pr: Miconazolo compresse 250 mg S: Sciogliere in bocca 1 compressa, 3 volte al giorno per 7-14 giorni Prevenzione a lungo termine delle recidive Pr: Fluconazolo cps. 150 mg S: 1 capsula 1 volta alla settimana. Figura 3.6, 3.7 - Candidosi eritematosa La candidosi eritematosa può esprimersi con macchie eritematose puntiformi, con chiazze o con eritema diffuso della mucosa orale. Figura 3.2, 3.3, 3.4, 3.5 - Candidosi pseudomembranosa La candidosi pseudomembranosa di presenta con placche biancastre (simili a ricotta) composte da ammassi di ife fungine, spore e cellule desquamate. Lo sfregamento con garza evidenzia una base eritematosa. Figura 3.8, 3.9 - Candidosi atrofica della lingua La glossite è caratterizzata dalla perdita delle papille linguali con comparsa di un’area eritematosa. Si distinguono varianti a superficie piatta e superficie rilevata (lobulato o multinodulare). Tutta la superficie dorsale della lingua può presentare atrofia ed eritema o in forma localizzata (glossite losangica mediana). Tabella 3.12 - Terapia delle cheiliti angolari Pr: Miconazolo gel orale S: Applicare sugli angoli della bocca 4 volte al giorno per un periodo di 4-6 settimane; quindi 1-2 volte al giorno per 1-2 mesi Pr: Pomata antibiotica (acido fusidico, mupirocina, gentamicina) S: Applicare sugli angoli della bocca 4 volte al giorno, per 2-3 settimane. Pr: Associazioni di antibiotici, antimicotici e steroidi (Triamcinolone+Neomicina+Gramicidina+Nistatina crema, ung.) S: Applicare sugli angoli della bocca 4 volte al giorno per 4-5 giorni, poi passare al solo antimicotico 3.3 Stomatite da protesi mobile Figura 3.10 - Cheilite angolare La cheilite angolare può presentarsi con eritema e fissurazione delle commisure labiali sino alla formazione di vere e proprie ragadi; in qualche caso è visibile una pseudomembrana micotica asportabile con lo sfregamento. Prima di istituire una terapia con antimicotici si deve attuare l’eliminazione dei fattori predisponenti la candidosi; il trattamento aspecifico, come unica misura terapeutica, può essere sufficiente a garantire la guarigione e prevenire le recidive: - migliorare l’igiene orale consigliando di togliere la protesi di notte e di spazzolare la mucosa e la protesi - eseguire sciacqui alcalinizzanti con bicarbonato di sodio; l’acidità orale favorisce la candidosi e le soluzione debolmente alcalina per ridurre l’acidità orale fattore facilitante la riproduzione dei miceti) - controllare la dieta (un aumentato apporto di zuccheri favorisce la candidosi) - disinfettare le protesi con soluzioni antisettiche o prodotti specifici; la disinfezione delle protesi è necessaria in quanto le porosità della resina funzionano come un serbatoio di microrganismi e veicolo di reinfezione - riadattare o rieseguire le protesi larghe che facilitano il ristagno di detriti o con schema occlusale sbilanciato che traumatizza la mucosa 114 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Il trattamento antimicotico topico deve essere prolungata per 4 settimane poiché le superfici di supporto della base protesica sono aree intretriginose soggette a scarsa autodetersione e macerazione nelle quali si può verificare una resistenza alla terapia (tabelle 3.11, 3.12 e 3.13). Gli sciacqui con antimicotici topici sono ampiamente utilizzati; comunque l’applicazione di antimicotici in gel all’interno della protesi costituisce medicazione occlusiva o a sandwich che assicura un prolungato contatto del farmaco con la mucosa. Applicando le precedenti misure terapeutiche il ricorso alla terapia con antimicotici per via sistemica (derivati degli azoli) è infrequente; se applicato va protratto per 7-14 giorni. Tabella 3.11 - Terapia della stomatite da protesi mobile Disinfezione della protesi Pr: Clorexidina 0,2% o cloroderivati 0,1-0,5% (1000-5000 ppm di Cl disponibile) S: Togliere la protesi di notte. Spazzolare quotidianamente la mucosa orale e la protesi. Immergere la protesi nella soluzione antisettica per 15 minuti due volte alla settimana (o quotidianamente) e risciacquare. Terapia antimicotica Pr: Bicarbonato o borato di sodio S: 3-4 sciacqui al giorno Pr: Nistatina o amfotericina B sospensione orale S: Sciacquare 3-6 volte al giorno con 5-10 ml tenendo in bocca per 2 minuti e poi ingoiare; protrarre il trattamento per 10-14 giorni e comunque per almeno 2 giorni dopo la risoluzione delle manifestazioni cliniche. Pr: Miconazolo gel orale S: 3-5 applicazioni al dì sulle lesioni cutanee e mucose (dopo ogni pasto e prima di coricarsi). Non introdurre cibi o bevande nell’ora successiva. Il trattamento è prolungato per 1-2 settimane o almeno per 2 giorni dopo la risoluzione delle lesioni. Figura 3.12, 3.13 - Stomatite da protesi La stomatite da protesi è confinata alla mucosa mascellare di pazienti portatori di protesi mobili, delle quali riproduce il disegno. Può presentarsi in forma eritematosa con piccole zone di iperemia puntiformi, eritema diffuso o superficie nodulare. Figura 3.14 - IFE di Candida Abbicaus isolate da protesi mobile PARTE C CHEMIOTERAPIA ANTIVIRALE Movimento Non mi piace stare seduto ad aspettare un’idea o soppesare se convenga faticare Preferisco stare a esaminare variabili non per vedere se si possono utilizzare ma per il piacere di sapere Mi attirano pensieri nuovi per adattarvi fatti selettivi e dare scientifica dignità a una immaginaria realtà. Mi sento crescere nell’espandere le possibilità e nel contraddire il comune sapere come fosse una falsa verità La conoscenza è solitudine nevrosi nell’inconscio che comprende l’accaduto e quanto sarà in futuro avvenuto. Vi è un’ignoranza prescolare che precede la cultura abbecedaria e una ignoranza dottorale che si ripropone alla laurea secondaria Misero chi per autorità non usa l’ingegno chi con i dati esercita solo la memoria chi s’aggrappa alla pratica o alla storia per cercare la forza assente in sé medesimo Il ricercatore diviene un tecnico privo del linguaggio metaforico lo specialista un impiegato nella fantasia sterilizzato Le percezioni della maturità sono conoscenze prive di stabilità metafore poetiche in tensione in uno stato di fibrillante trasformazione Una entusiastica e vivida cultura che prova meraviglia e sorpresa che risiede in doppia camera tra scienza e fantasia divisa Una profonda umana cultura che conosce fatto e soluzione che modifica metodo struttura direzione con entusiastica intuizione Sogno perduto Come al risveglio da un sogno cerco e non trovo quanto avevo ricevuto che ancora intravedo nelle molte cose o nell’unica cosa che si ripete molte volte nei miei atti quotidiani per indecifrabile legge o volubile caso Ho perso una parola infinita o un verso di parole abituali che contenevano intere e minuziose l’immenso universo. Destino accettato e incompreso con rassegnata e coraggiosa ignoranza troppo complesso per essere inteso da un uomo semplice e ottuso I virus sono caratterizzati da un meccanismo di replicazione intracellulare e l’utilizzazione dei farmaci antivirali può danneggiare anche le cellule umane che ospitano i virioni Tale situazione ha condizionato la ricerca farmacologica, visto che è difficile ottenere un chemioterapico con un coefficiente terapeutico sicuro e una tossicità selettiva, tenendo conto degli intimi rapporti che legano il virus alla cellula umana. La chemioterapia antivirale, a seguito della comparsa dell’HIV e delle conseguenti ricerche, ha fatto notevoli progressi nell’ultimo decennio, ma è ancora arretrata (tabella 1.1, 1.2) offrendo un numero di farmaci disponibili minore rispetto alla chemioterapia antimicotica e antibatterica. O N HN acidovir H 2N N N HO 1. FAMIGLIE DI ANTIVIRALI I farmaci antivirali possono essere distinti in due gruppi in base allo spettro d’azione: a spettro allargato e a spettro ristretto. Questi ultimi comprendono l’aciclovir e la iododeossiuridina utilizzati in odontoiatria, dove l’interesse è limitato ad alcuni ceppi di herpesvirus (HSV1 e 2, HZV). L’aciclovir è il miglior farmaco antivirale attualmente in uso clinico, dotato di elevato coefficiente terapeutico, di selettività di azione e di spettro specifico per il trattamento delle infezioni da herpetoviridae. Il farmaco è un nucleoside aciclico derivato dalla guanosina, che agisce in modo selettivo in quanto viene attivato solo mediante intervento della timidinachinasi virale. Inibisce specificamente la DNA polimerasi virale (non quella dell’ospite) e viene incorporato nel DNA con precoce interruzione della catena del DNA virale. Per quanto riguarda la farmacocinetica il farmaco; si assorbe per via orale nella misura del 20%; viene escreto dal rene (65%) in forma immodificata. Nella insufficienza renale l’aumento dell’emivita pla- O O HSV-TK O acidovir N HN H 2N acidovir monofosfato H 2N P N HN N N O N N HO O O HSV-TK O GMP chinasi O N HN acidovir monofosfato N HN acidovir difosfato H 2N P P P N N O H 2N N N O O O GMP chinasi O enzimi cellulari O N HN N HN acidovir difosfato acidovir trifosfato H 2N P P P N N O H 2N P P N N O O O O Tabella 1.1 - Formula di struttura dell’aciclovir e trasformazione enzimatica nelle sue forme attive mono-, di- e trifosfato enzimi cellulari Tabella 1.2 - Meccanismo di azione dell’aciclovir mediante interruzione del DNA virale quando viene incorporato come sostituto di analogo della guanosina 118 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA smatica richiede un adeguamento posologico; mentre è rimosso rapidamente con la dialisi. La sua somministrazione per via sistemica può causare aumento degli enzimi epatici, eruzioni cutanee e deve essere utilizzato con cautela in gravidanza e nell’insufficienza renale. L’acyclovir viene utilizzato nel trattamento di infezioni erpetiche per uso topico (4-6 volte al giorno) e per via orale (1 g/die in 5 somministrazioni); la somministrazione parenterale non è utilizzata in odontoiatria. Il famciclovir (profarmaco del penciclovir) e il valaciclovir (profarmaco dell’aciclovir) sono utilizzati nelle infezioni da herpes virus, senza particolari vantaggi sul farmaco capostipite. La idoxiuridina è un analogo strutturale della timidina che viene incorporata al suo posto nel DNA virale che non può estrinsecare le sue funzioni biologiche. È utilizzata solo per uso topico nelle infezioni da herpetoviridae. 2. RAZIONALE DI TERAPIA DELLE VIROSI 2.1 Gengivostomatite erpetica La patologia si presenta in bambini al loro primo contatto con l’HSV, è autolimitante tendendo a guarigione spontanea in 7-10 giorni e, per questo motivo, è generalmente sufficiente un trattamento sintomatico. Per alleviare la sintomatologia generale (febbre, malessere) si consiglia riposo e la somministrazione di farmaci analgesici e antitipiretici sistemici ad azione lieve o moderata (paracetamolo, acido acetilsalicilico o altri farmaci antinfiammatori non steroidei). Non è, invece, indicata la prescrizione di antibiotici in quanto inutili nelle infezioni virali. La sintomatologia orale dolorosa, causata dalle vescicole e dalle erosioni, può essere trattata attraverso la somministrazione di analgesici topici (antistaminici; analgesici; anestetici; citoprotettori o antiacidi). I citoprotettori e gli antiacidi esercitano effetto antalgico depositando un film che ricopre l’erosione mucosa, proteggendola da stimoli in grado di scatenare una sensazione dolorosa; gli antistaminici esercitano un effetto antalgico diretto. La sintomatologia dolorosa nei bambini può generare un rifiuto del cibo per cui può essere necessario supportare l’introito calorico e liquido: consigliando una dieta liquida o semiliquida ipercalorica; evitando cibi consistenti che possano scatenare dolore da contatto; somministrando integratori alimentari (liquidi, proteine, vitamine, minerali - tabella 2.1). 2.2 Herpes Simplex labiale e intraorale La maggior parte dei casi presenta sintomatologia modesta e tende a guarigione spontanea in 14-21 giorni e non richiede, pertanto, nessuna terapia. I pazienti devono essere avvertirti di non toccare con le mani le lesioni per il rischio autoinoculare l’infezione estendendola localmente o in altre zone (patereccio ereptico; cheratocongiuntivite erpetica; infezioni genitali). Alcuni trattamenti aspecifici dimostrano una certa efficacia terapeutica (tabella 2.2): - Le pomate emollienti neutre presentano un basso costo e un favorevole effetto terapeutico nell’herpes labialis: nella fase acuta coprono la lesione e riducono la possibilità di autoinoculazione locale e a distanza dell’infezione; nel periodo di guarigione sono utili nel prevenire la rottura delle croste sulle labbra con conseguente un ritardo di guarigione o formazione di ragadi labiali. - L’applicazione locale e intermittente di impacchi di ghiaccio o alcol sulla zona eritematosa e dolente può abortire lo sviluppo delle lesioni; devono essere applicate nella fase prodromica cioè elle prime 24-48 ore. Tabella 2.1 - Terapia della gengivostomatite erpetica Pr: Difenidramina sciroppo (o Prometazina)+ Sucralfato (o Idrossido di magnesio e alluminio) sospensione S: Miscelare in parti uguali le due sospensioni in un’unica soluzione. Sciacquare per due minuti ogni due ore e prima di ogni pasto utilizzando la quantità corrispondente a un cucchiaio da té (5ml) o un cucchiaio da minestra (10ml); espettorare senza deglutire Pr: Analgesici collut. (flurbiprofene, ketoprofene sale di lisina, benzidamina) S: 3-4 sciacqui al giorno in base alla sintomatologia. Espettorare senza deglutire Pr: Integratori alimentari ipercalorici S: Preparare come indicato nelle istruzioni; somministare 3-5 dosi al giorno servendo freddo. 119 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Nel caso si decida di prescrivere una terapia, questa deve essere iniziata nella fase prodromica (tensione, eritema e bruciore nelle prime 24-48 ore) sortisce l’effetto di ridurre l’entità dei sintomi e la durata della malattia (10-14 giorni). Nelle lesioni labiali da virus dell’Herpes Simplex (HSV1 e 2) che tendono a estendersi, una pomata dermatologica a base di idoxuridina o di aciclovir applicata nella fase prevescicolare (prime 72 ore) più volte al giorno può dimostrata una certa efficacia nel ridurre la durata ed estensione della patologia. Nei casi lievi che non tendono alla diffusione, la terapia è superflua e il meccanismo di azione è sovrapponibile all’effetto di pomate neutre e consiste principalmente nel coprire la lesione impedendone la diffusione per contatto alle aree contigue. La terapia con pomata topica antibiotica ad uso dermatologico è indicata nei casi con sovrainfezione delle lesioni labiali (impetiginizzazione). Le stomatiti erpetiche (HSV 1 e 2) possono beneficiare di un trattamento aspecifico a base di collutori antisettici per prevenire la sovrainfezione batterica delle ulcerazioni e analgesica topica; possono essere associati sciacqui eseguiti mediante sospensione orale di aciclovir nei casi con sintomatologia particolarmente invalidante. Richiedono un trattamento per via sistemica solo le forme di infezione da HSV resistenti alla terapia topica, di particolare estensione ed evoluzione (che possono associarsi a immunodepressione primaria o secondaria) che sono trattate con un dosaggio di 200 mg x 5/die per 5 giorni eventualmente prolungabili in relazione alla risposta clinica. Un trattamento profilattico con aciclovir trova indicazione nei pazienti affetti da recidive frequenti che possono essere scatenate a seguito di esposizione solare e da trauma conseguente a seduta odontoiatrica: - L’utilizzazione profilattica di creme solari per le labbra previene le recidive di herpes labialis causate da esposizione solare - La somministrazione sistemica di aciclovir per brevi cicli trova indicazione anche nella prevenzione di recidive nei pazienti che riferiscono frequenti recidive conseguenti al trauma locale causato da terapie odontoiatriche. Nelle fotografie comprese tra 2.3 e 2.7 sono riportati alcuni casi clinici. Tabella 2.2 - Terapia dell’herpes simplex labiale e intraorale Terapia aspecifica Pr: Impacchi di ghiaccio S: 3-4 cicli di 5 minuti intervallati da 15 minuti esguiti una sola volta alla comparsa dei primi sintomi (senso di tensione e di bruciore). Pr: Soluzione al 50% di etere e alcol S: 3-4 impacchi al giorno sulla zona interessata alla comparsa dei primi sintomi. Pr: Pomata emolliente (vaselina, burrocacao, ecc.) S: Applicare sul labbro 6 volte al dì cominciando all’inizio dei sintomi e protraendo sino a guarigione avvenuta. Terapia topica Pr: Aciclovir 5% o idossuridina crema derm. S: Applicare sul labbro 4 volte al giorno cominciando all’inizio dei sintomi e protraendo sino a guarigione avvenuta. Pr: Pomata antibiotica (tetraciclina, gentamicina, acido fusidico) S: Applicare sul labbro 4 volte al dì sino a risoluzione della lesione infettata da batteri Terapia sistemica Pr: Aciclovir compresse 200mg S: 1 compressa 5 volte al giorno (1gr/die), ogni 5 ore omettendo la dose notturna, per 5 giorni prolungabili sino a risoluzione delle lesioni (in alternativa 2 compresse 3 volte al giorno) Pr: Aciclovir sciroppo 8% S: Sciacquare 4-6 volte al giorno con 2,5 ml di sospensione e deglutire; evitare cibo e bevande nell’ora successiva; prolungare la terapia sino a guarigione Profilassi Pr: Crema solare con elevato fattore di protezione 15 o total block S: Applicare sul labbro 1 ora prima della esposizione e ogni ora successiva Pr: Aciclovir compresse 800 mg S: 1cp due volte al dì il giorno precedente l’appuntamento dal dentista; poi 1 cp/die per i 7 giorni successivi Pr: Aciclovir compresse da 800 mg S: 1 compressa al giorno in modo continuativo (nei pazienti immunodepressi) 120 Figura 2.3, 2.4 - Herpes simplex intraorale Il quadro clinico si presenta con numerose vescicole disposte sulla gengiva cheratinizzate e/o sul patato duro; la rottura esita in lesioni singole con aspetto di ampie aree policicliche formate dalla confluenza di più lesioni. Figura 2.5, 2.6 - Herpes simplex labiale L’evoluzione è costituita da una fase prodromica con edema e eritema; seguita dalla comparsa di vescicole a gruppi a livello del bordo vermiglio del labbro; la cui rottura esita in erosioni coperte da croste, in taluni casi con sovrainfezione batterica (impetigine) Figura 2.7 - Impetigine bollosa stafilococcica in bimba di 5 anni (diagnosi differenziale) 121 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 2.3 Herpes Zoster La terapia eziologica consiste nella somministrazione sistemica di alte dosi di aciclovir per via orale o parenterale. L’aciclovir per via sistemica (800 mg x 5/die o 5-10 mg/Kg ev ogni otto ore) rappresenta il farmaco di prima scelta per la terapia delle infezioni da HZV. Il farmaco è disponibile in diverse formulazioni terapeutiche: Compresse 200 mg, compresse 800 mg, sospensione orale 8%, fiale ev. (tabella 2.8). In presenza di resistenza all’aciclovir trova indicazione la somministrazione di foscarnet ev, farmaco di uso ospedaliero. Il dolore richiede una terapia di supporto con antidolorifici sistemici per dolore moderato-severo. La terapia ad alto dosaggio e breve durata con corticosteriodi (60-80 mg/die di prednisone o 20-30 mg prednisolone/die) riduce l’incidenza della nevralgia posterpetica che rappresenta una complicanza frequente nei pazienti con età oltre i 60 anni. In presenza di interessamento della branca oftamica è necessaria la consulenza oculistica urgente per il rischio di lesioni permanenti Una ulteriore indicazione alle pomate dermatologiche a base di acyclovir è data dal trattamento topico delle lesioni da Herpes Zoster in supporto al trattamento sistemico. Le pomate antibiotiche ad uso dermatologico sono utili per prevenire o curare l’impetiginizzazione delle lesioni. Il trattamento delle lesioni cutanee con immunomodulatori topici sembra ridurre la durata della malattia ma non risulta di frequente utilizzazione a causa dello sfavorevole rapporto costo economico- beneficio terapeutico. Nei pazienti immunodepressi i quadri clinici hanno la caratteristica comune di potersi presentare in forme recidivanti, con tendenza all’estensione (multidermatomeriche) e persistenti; in questi casi si deve considerare l’opportunità di istituire una profilassi a lungo termine. La casistica clinica è riportata nelle figure comprese tra 2.9 e 2.14. Tabella 2.8 - Terapia dell’herpes zoster Terapia acuta Pr: Aciclovir cpr. 800 mg (aciclovir scir. 8%) S: 1compressa (10 ml di sciroppo) 5 volte al giorno per 7-10 giorni Pr: Aciclovir f ev S: 10-12 mg/kg ev ogni 8 ore per 7-10 giorni Pr: Foscarnet fiale S: 40 mg/kg/die per via parenterale per 7-10 giorni salvo necessità di prolungamento Profilassi delle recidive Pr: Aciclovir compresse da 800 mg S: 1 cp/die in modo continuativo per la profilassi delle recidive in pazienti immunodepressi Profilassi della nevralgia posterpetica Pr: Prednisone compresse 25 mg S: 3 compresse 3 volte al giorno per 3 giorni; metà dose per tre giorni; metà dose per altri 3 giorni, infine sospendere Pr: Prednisone compresse da 25 mg S: 3 compresse al giorno per 2 settimane 122 Figura 2.9, 2.10, 2.11, 2.12, 2.13, 2.14 - Herpes zoster Il quadro clinico è caratterizzato dalla presenza di dolore intenso e dalla comparsa di vescicole distribuite lungo il dermatomero (il nervo mandibolare nel caso riportato) senza oltrepassare la linea mediana. Le iniziali lesioni eritemato-vescicolose, con la comparsa di più gettate, assumono un aspetto “a cielo stellato” con aree in diverse fasi di evoluzione (aree eritematose, vescicole, erosioni, pustole e croste). CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA PARTE D ANTISETTICI Melanconia A volte ci ritroviamo in compagnia in due, io insieme alla mia melanconia. Il petto pien di tristezza qual brace in nessun luogo riesce a trovar pace. Scuri i miei pensieri scorrono vuoti attorno alle stesse cose attoniti. Vede il mondo com’è la melanconia sensazione di bellezza che va via di gioventù e di vita che si muore in un disperato desio d’amore. La mia melanconia è l’amato vizio con cui la mia vita ha un sodalizio senso immotivato d’infelicità d’essere tristi dolce felicità. E’ la sua eccessiva greve presenza così patologica come assenza perché senza un poca di melanconia non esisterebbe neppur la poesia. Dormire Anelo a un fondo sonno la mia stanchezza aprire scordar le pene e il suono riposarmi e dormire. Un tempo in un ambiente stavo viso all’entrata per vedere la gente oggi spalle alla porta per non vedere niente. Un tempo al telefono accorrevo curioso oggi ne ascolto il suono a novità scontroso Il mio cuore selvaggio persa l’infantil pace il giovanil coraggio muta in pena che tace. La pace mi strabilia del meschino stimato e l’orgoglio mi esilia da un mondo falsato Finito un giorno lottato schivo ai lunghi sentieri cammino impolverato perso in grigi pensieri. Anelo a un fondo sonno la mia stanchezza aprire scordar le pene e il suono e annullarmi e finire. Con il termine antisettico si definisce qualsiasi sostanza in grado di distruggere o di inibire la moltiplicazione dei germi, quando applicata su tessuti vitali; sono in pratica antinfettivi per uso esterno che devono essere in grado di agire in presenza di materiale organico (sangue, pus) senza danneggiare i tessuti e senza essere assorbiti nel circolo sistemico. Sono raggruppabili in una dozzina di famiglie chimiche che si differenziano per lo spettro di attività e la tollerabilità (tabella 1) Lo spettro di attività varia da un preparato all’altro e comprende i batteri Gram- e Gram+, i miceti e i virus, in modo non selettivo colpendo anche la flora residente; contrariamente a quanto avviene con gli antibiotici che interferiscono selettivamente con il metabolismo di alcuni batteri in base allo specifico spettro d’azione. La comparsa di resistenza per modificazione della permeabilità batterica non è significativa per gli antisettici. L’azione è rapida e si manifesta con un effetto letale o un’inibizione temporanea della crescita dei microrganismi, associata a un effetto di persistenza che permette di limitarne il numero per alcune ore (tabella 2). Alle concentrazioni consigliate sono privi di effetti collaterali sistemici. Le indicazioni d’uso degli antisettici sono molteplici: - la terapia delle gengiviti, stomatiti e parodontopatie di origine batterica - la prevenzione della sovrainfezione batterica di patologie vescicolose e ulcerative (autoimmunitarie, allergiche, virali, traumatiche) - l’antisepsi del cavo orale prima e dopo interventi di chirurgia orale - disinfezione di strumenti chirurgici - disinfezione della mucosa delle mani dell’odontoiatra - irrigazioni di aree infette (cavità ascessuali, canali radicolari). La clorexidina è una sostanza largamente utilizzata che agisce sui microrganismi legandosi alla membrana cellulare, modificandone la permeabilità e causando la morte nel microrganismo a seguito delle alterazioni delle concentrazioni dei costituenti plasmatici. La molecola è cationica e ha un elevata affinità per i componenti del cavo orale, legandosi all’idrosiapatite dello smalto, alle proteine acide salivari, alla parete cellulare dei batteri e alla mucosa orale. Per questo motivo il 30% del principio attivo viene ritenuto da questi tessuti e rilasciato lentamente prolungandone l’attività dopo l’applicazione. L’uso può provocare una colorazione brunastra delle superfici dentali, protesiche e della lingua che tende a regredire dopo la sospensione della terapia con la normale igiene; rare, invece, risultano le manifestazioni allergiche e le tumefazioni parotidee a insorgenza acuta segnalate in letteratura. Il prodotto è disponibile in forma di collutorio allo 0,12% e allo 0,20%, in gel all’1% e in forma associata con fluoruri. I fenoli denaturano le proteine della parete cellulare batterica con conseguente alterazione del citoplasma. Il triclosan è un collutorio antiplacca che rientra anche nella composizione di diverse paste dentifricie. Allo stesso gruppo appartengono alcuni alcoli molto utilizzati in endodonzia come l’acetato di metacetrile (cresatina), il timolo, l’eugenolo e il clorofenolo-canfora-mentolo. L’esetidina è un’amina terziaria che agisce con un meccanismo competitivo con la tiamina, substrato necessario alla crescita batterica; è dotata anche di efficacia antinfiammatoria topica. I sali di ammonio quaternario sono dotati di azione detergente e disinfettante e agiscono legandosi alla parete cellulare e alterandone la permebilità; la loro azione è più evidente sui batteri Gram+; il tiobenzonio cloruro è la sostanza più comunemente utilizzata ed è disponibile in pastiglie, collutorio e spray. L’alcol diclorobenzilico è utilizzato come in diversi preparati farmaceutici in associazione ad altri principi attivi. Gli alogeni comprendono il cloro e lo iodio e i loro derivati (ipocloriti, iodiopovidone, ecc). Lo iodoformio a contatto con i tessuti infiammati libera iodio e svolge azione antisettica; è utilizzato in terapia endodontica e in chirugia orale in forma di garza e pasta iodoformica. I perossidi e i perborati agiscono sia liberando ossigeno che ossida i microrganismi sia attraverso l’azione antifermentativa e alcalinizzante. La sanguinarina è un alcaloide estratto dalla pianta Sanguinaria Canadensis, appartenente alla famiglia delle papaveracee; agisce inibendo l’adesività batterica alle superfici organiche ed è utilizzato in collutori per la prevenzione delle carie. Tabella 1 - Principali antisettici utilizzati in odontoiatria Biguanidi Clorexidina Fenoli Triclosan Amine terziarie Esetidina Perossidi, perborati, borati Borato di sodio Perborato di sodio Sali di ammonio quaternario Benzalconio cloruro Benzetonio cloruro Benzoxonio cloruro Cetilpiridinio cloruro Tibenzonio cloruro Alogeni Iodio Estratti vegetali Sanguinarina 126 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 2 - Principali caratteristiche degli antisettici* PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEGLI ANTISETTICI Famiglia Prodotti Batteri Spettro d’azione Spore Miceti Virus Assorbimento cutaneo molto modesto Tossicità Biguanidine - clorexidina 1 0 Candida allergia cutanea, irritazione Carbaniline - tridiocarban 2 0 Tricophyton 0 0 metaemoglobinemia se riscaldato Ammoni quaternari (tensioattivi) - cloruro di benzalconio - bromuro di cetexonio 1 0 1 1 0 allergia cutanea Ossidanti alogenati o non - derivati clorati - derivati iodati - perossidi (acqua ossigenata, permanganato di K) 1 1 1 1 modesto Alcoli - alcol etilico 70% 1 0 1 1 modesto – Derivati metallici - derivati organo-mercuriali - sali d’argento - sali di rame e zinco 2 0 2 0 + sindrome acrodinica, incompatibile con lo iodio allergia cutanea allergia cutanea Coloranti - blu di metilene - eosina - verde + violetto di metile 2 (alcuni) 0 0 0 0 – – Derivati aminici - esamidina - esetidina 2 0 Candida 2 – irritazione allergia cutanea, irritazione allergia cutanea 1: attività letale; 2: attività inibitrice. * da Scaglione Figura 3, 4 - Stomatite allergica Il paziente dopo l’assunzione di un collutorio antisettico lamentò l’insorgenza di: eritema ed edema della mucosa orale; formazioni di vescicole sulla superficie interna del labbro superiore; erosioni della mucosa della superficie dorsale della lingua con atrofia delle papille filiformi. PARTE E FARMACI ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI Calore di un bacio Mi pare ieri che seguivo i tuoi primi incerti passi per rialzare il mesto pianto con teneri umidi baci e freme ancora il ricordo Ora non per te ma per me forte senso della vita ti seguo ancora come ieri anche se ora si sottrae il tuo pudore ai miei baci Nel tuo sicuro crescere scorgo i miei incerti passi strada che non può essere insegnata o consolata Vieni vicino e dammi un bacio In tinello In vicina intesa senza parole sfogli stesa sul divano il tuo libro Dallo scrittoio ti leggo l’emozione di uno scritto ancora non finito Calmo tepore in tinello mentre il freddo fuori piove in attesa senza tempo che vorrei fosse infinita dei figli riuniti a cena Appartengono a questa classe di farmaci sostanze che, pur avendo strutture chimiche diverse, sono dotate di azione antiflogistica, analgesica e, spesso, antipiretica; in base a un comune meccanismo di azione che consiste nella inibizione dell’enzima cicloossigenasi e nella riduzione della sintesi delle prostaglandine proinfiammatorie. È lecito porsi la domanda se i nuovi FANS siano veramente superiori ai capostipiti (acido acetilsalicilico, indometacina, fenilbutazone) e gli studi disponibili indicano che le nuove molecole in molti casi non possiedono una efficacia terapeutica superiore alle vecchie, ma sono meglio tollerate rispetto alle precedenti. relazione alla struttura chimica, anche se spesso esiste una scarsa correlazione tra l’attività terapeutica di molecole analoghe. La tabella 1 non comprende alcuni analgesici di frequente utilizzo in odontoiatria: gli analgesici oppioidi (codeina) e para-aminofenolderivati (paracetamolo o acetaminofene); in quanto sono classificate come antalgici e antipiretici con ridotto effetto antinfiammatorio, in relazione all’azione esclusiva a livello del sistema nervoso centrale. 2. MECCANISMO DI AZIONE 1. CLASSIFICAZIONE La classificazione comunemente utilizzata distingue i FANS classici o molecole capostipite (acido acetilsalicilico, fenilbutazone, indometacina) dai nuovi FANS che rappresentano un gruppo in continua crescita. Un secondo tipo di classificazione può essere fatto in Il meccanismo principale dell’azione antiflogistica di tutti i FANS è costituito dalle inibizioni delle biosintesi delle prostaglandine mediante il blocco dell’enzima ciclossigenasi nel sito di lesione. Le cellule danneggiate da insulti chimici, meccanici o microbiologici, innescano un fenomeno conosciuto con il nome di cascata dell’acido arachidonico che, at- Tabella 1 - Principali FANS usati in odontostomatologia Salicilati Acido acetilsalicilico Salicilato di lisina Diflunisal Acidi fenilpropionici Flurbiprofene* Ibuprofene Ketoprofene Ketoprofene sale di lisina* Naproxene Acido tiaprofenico Acidi fenamici Acido niflumico Acido meclofenamico Oxicam Piroxicam Tenoxicam Pirazolici Metamizolo sodico Propifenazone (associazioni) Acidi acetici eterociclici Indometacina Etodolac Ketorolac Acidi fenilacetici Diclofenac* Altre molecole Benzidamina* Nimesulide Inibitori selettivi delle COX 2 Rofecoxib Celecoxib *Queste molecole sono disponibili anche in forma di collutorio 130 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA traverso la produzione delle prostaglandine, origina il processo infiammatorio (tabella 2). Questo importante fenomeno di difesa produce una serie di eventi che provocano il dolore e favoriscono la guarigione (vasodilatazione, chemiotassi, accelerazione del metabolismo cellulare). La risposta infiammatoria può autoalimentarsi attraverso diverse modalità: - durante il processo di conversione dell’acido arachidonico nei suoi prodotti terminali, si generano radicali liberi, sostanze reattive, capaci potenzialmente di provocare un danno tessutale esteso - le membrane cellulari danneggiate rilasciano ulteriori quantità di acido arachidonico, determinando un circolo vizioso che sostiene infiammazione e dolore. Le prostaglandine da sole sarebbero dei mediatori algogeni poco importanti, ma in grado di produrre sensibilizzazione delle terminazioni nervose nocicettive ai diversi mediatori (bradichinina, istamina, acetilcolina, serotonina, adenosintrifosfato). Le prostaglandine si suddividono in diverse classi: le più potenti nell’evocare direttamente il dolore e la flogosi sono le PGE2 (proinfiammatorie); mentre le PGE1 riconoscono prevalentemente funzioni di regolazione fisiologica in quanto vasodilatanti e citoprotettive (gastroprotezione, aggregazione piastrinica, funzione renale). La differenza di attività e l’incidenza di effetti collaterali riflettono la selettività nella inibizione dei diversi tipi di ciclossigenasi dei vari FANS (tabella 3): - la COX1 che porta alla formazione delle PGE1; la cui inibizione è ritenuta prevalentemente responsabile degli effetti indesiderati dei FANS - la COX2 che presiede alla sintesi delle PGE2, alla cui inibizione è ricollegabile l’azione antalgica e antiflogistica. L’aspirina è un inibitore non selettivo delle COX, gravata quindi da maggiori effetti collaterali; l’ibuprofene e il ketoprofene sale di lisina presentano un minore effetto sulla COX1 e maggiore nella COX 2 e sono caratterizzate da una maggiore tollerabilità. È stato osservato che esiste una dissociazione tra l’effetto antinocicettivo e antinfiammatorio dei FANS: l’effetto antalgico compare per dosaggi inferiori di quelli necessari per ridurre la flogosi; inoltre per alcuni farmaci, l’effetto analgesico compare nella prima ora dalla somministrazione, mentre il picco delle loro concentrazioni plasmatiche viene raggiunto dopo 4-5 ore. Ketoprofene sale di lisina è il FANS che possiede il più rapido assorbimento: dopo 5 minuti dalla somministrazione raggiunge la concentrazione sufficiente (1µg/ml) per evidenziare i primi effetti antalgici; il picco ematico viene raggiunto a 15 minuti dalla somministrazione. Si sono, quindi ipotizzati anche altri meccanismi di Tabella 2 - Cascata dell’acido arachidonico CASCATA DELL’ACIDO ARACHIDONICO FOSFOLIPIDI DI MEMBRANA Fosfolipasi Sede di azione degli steroidi ACIDO ARACHIDONICO Ciclossigenasi Sede di azione dei FANS ENDOPEROSSIDI CICLICI Lipossigenasi IDROSSIDI ACIDI Prostacicline Trombossani Leucotrieni Prostaglandine 131 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA azione dei FANS non attribuibili esclusivamente all’inibizione delle ciclossigenasi: - l’azione come “spazzini” dei radicali liberi nel sito di lesione - l’azione sul sistema nervoso centrale attraverso meccanismi serotoninergici e dopaminergici. Va, quindi, tenuto presente che l’effetto analgesico per diverse classi di farmaci si verifica prevalentemente in siti diversi, ma può anche derivare da una sovrapposi- zione di tali meccanismi: gli oppioidi agiscono a livello del sistema nervoso centrale per alterare la percezione del dolore; i derivati del paracetamolo sono presumibilmente anch’essi attivi a livelli del sistema nervoso centrale; gli anestetici locali bloccano la trasmissione dello stimolo nervoso a livello del neurone periferico; l’azione dei FANS è correlata alla inibizione delle prostaglandine del tessuto leso o malato (tabella 4). In particolare ketoprofene sale di lisina possiede un Tabella 3 - Meccanismo di azione dei FANS stimoli fisiologici stimoli infiammatori infiammatori stimoli (es.caldo, caldo, meccanico, chimico) (es. chimico) COX-1 presente costituzionalmente in molti tessuti COX-2 quantità marcatamente ! inducibili in risposta a stimoli trombossano A2 funzione piastrinica prostaglandina E2 funzione renale perossidi prostaglandine altri mediatori infiammatori prostaciclina • gastroprotettiva • proprietà antitrombotiche verso endotelio vascolare infiammazione Tabella 4 - Siti di azione dei oppioidi, FANS e anestetici locali corteccia cerebrale precursori di bradichinina acido arachidonico citoplasma talamo istamina membrana cellulare danno cellulare Sede di azione dei FANS ipofisi fosfolipasi A2 cascata PGE2 Sede di azione dei farmaci oppicidi bradichinina nervo Sede di azione degli anestetici locali 132 profilo diverso da altri FANS. Infatti presenta sia un’azione locale sulle prostaglandine sia un’azione a livello del sistema nervoso centrale con innalzamento della soglia del dolore e blocco delle prostaglandine anche a questo livello. CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Il misoprostolo è stato il primo farmaco di cui si è dimostrata l’efficacia nel ridurre l’incidenza di effetti avversi gastrointestinali da FANS, ma recenti studi hanno confermato la maggiore efficacia dell’omeprazolo (20 mg/die in un’unica somministrazione per os); mentre non è confermata l’utilità degli inibitori H2 (ranitidina), che sono, invece, indicati per la terapia delle ulcere, previa sospensione dell’antinfiammatorio. 3. EFFETTI COLLATERALI I diversi FANS condividono azioni terapeutiche e effetti indesiderati in base al comune meccanismo di azione; la differenza tra le varie molecole risiede nella percentuale di incidenza degli effetti indesiderati e prima di intraprendere una terapia si dovrebbero valutare i benefici e i possibili effetti collaterali. In linea generale i FANS vanno utilizzati con cautela nei pazienti con insufficienza renale, cardiaca, epatica, e nei soggetti con anamnesi positiva per sanguinamento e ulcera gastrointestinale; sono controindicati nei soggetti con intolleranza all’aspirina o a altri FANS, in gravidanza e allattamento, nei difetti della coagulazione e nei soggetti con ulcera peptica attiva. 3.1 Effetti gastrointestinali La lesività gastrointestinale è dovuta sia all’azione diretta sulla mucosa gastrica per contatto di sostanze acide (come l’aspirina), sia all’azione indiretta che consiste nel blocco delle COX1 e della sintesi delle PGE1 (vasodilatanti, citoprotettive e gastroprotettive) da parte della mucosa e delle cellule parietali. Si stima che l’12% all’anno dei soggetti trattati con FANS presentino il rischio di complicanze gravi, che richiedono l’ospedalizzazione. I consigli per prevenire gli effetti gastrointestinali sono: - ricordare che i FANS sono controindicati nei soggetti con ulcera peptica. - non utilizzare più di un FANS alla volta - iniziare la terapia con una dose più bassa ed efficace - preferire FANS associati a un basso rischio di effetti gastrointestinali La profilassi farmacologica dell’ulcera peptica trova giustificazione nei soggetti a rischio in cui l’incidenza risulta aumentata di 4-5 volte nei confronti della popolazione generale: - gli ultrasessantacinquenni - pazienti con storia documentata di ulcera peptica non guarita - anamnesi di precedenti emorragie digestive - pazienti in concomitante terapia con anticoagulanti o cortisonici. 3.2 Effetti sulla coagulazione I FANS inibiscono l’aggregazione piastrinica e accelerano il tempo di sanguinamento, quale risultato dell’inibizione della formazione piastrinica di trombossano A2 (TxA2), enzima vasocostrittore e proaggregatore. I meccanismi che contribuiscono alla interazione tra anticoagulanti e FANS sono due: - l’inibizione delle COX1 da parte dei FANS - lo spostamento competitivo dell’anticoagulante orale dall’albumina sierica, a cui i FANS sono legati in notevole misura (circa 95-99%) È più difficile controllare la coagulazione quando un paziente in terapia orale anticoagulante assuma FANS e si dovrebbe consigliare di usare paracetamolo o la codeina (tabella 5). In caso di interventi chirurgici caratterizzati da elevato rischio di sanguinamento, l’aspirina deve essere sospesa 7 giorni prima in quanto acetila in modo irreversibile le COX piastriniche e richiede la sostituzione della massa circolante; gli altri FANS 2-3 giorni prima in quanto provocano una inibizione reversibile. 3.3 Effetti sulla funzionalità epatica e renale Il rischio di epatotossicità sussiste per trattamenti prolungati a dosi elevate (antinfiammatorie), specialmente in soggetti a rischio (epatopatie, anziani); perlopiù il danno è reversibile e non grave, consistendo in movimenti delle transaminasi sieriche. La nefropatia da FANS deriva da ingestione per lungo tempo di FANS e dipende dal blocco delle COX 1; è caratterizzata da nefrite interstiziale e necrosi papillare renale, la perdita di tessuto papillare può danneggiare i nefroni e la funzione renale; il rischio è maggiore nei pazienti anziani, soprattutto se affetti da diabete, ipertensione e insufficienza renale cronica. L’insufficienza renale acuta si sviluppa in conseguenza di necrosi tubulare acuta nel 2% circa dei pazienti che hanno assunto un sovradosaggio di paracetamolo; è di solito accompagnata da una insufficienza epatica grave. 133 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 3.4 Gravidanza, allattamento L’inibizione della biosintesi delle prostaglandine nelle ultime settimane di gravidanza può prolungare la durata della gestazione, influenzare negativamente la progressione del travaglio, causare emorragie postpartum. L’acido acetilsalicilico può essere utilizzato a basse dosi in gravidanza, ma va sospeso prima della data prevista del parto; utilizzabile invece rimane il paracetamolo. Poichè i FANS passano nel latte materno, vanno evitati pirazolonici e indometacina per i quali sono stati segnalate crisi di anemia emolitica e cianotiche del lattante. Tabella 5 - Interazioni farmacologiche dei FANS FANS • Possibile compromissione degli effetti antipertensivi dei β-antagonisti, degli ACE-inibitori o dei diuretici • Possono aumentare il tempo di emorragia con anticoagulante o altri farmaci che influenzano i meccanismi di coagulazione • Evitare l’uso con metotrexato a meno di controllo dei livelli nel plasma • Etanolo o FANS aumentano il rischio di emorragia GI o di effetti avversi GI • Antagonismo dell’effetto uricosurico di probenecid • Sospetto di rischio di aumento dei livelli di litio nel siero maggiormente il paziente, la scelta del farmaco in base a questo criterio può risultare determinante, ai fini di una rapida remissione del dolore (tabella 6). Le differenze di attività antinfiammatorie tra molti FANS sono modeste, ma vi sono considerevoli diversità nella risposta individuale del paziente: il 60% circa dei pazienti è sensibile a ogni tipo di FANS; i restanti che non rispondono a un farmaco, possono trovare giovamento con un altro. Menzione a parte meritano alcuni antinfiammatori disponibili in collutorio: ketoprofene sale di lisina, flurbiprofene, diclofenac, benzidamina. Poiché nel caso di utilizzo di un collutorio è necessario una quantità di principio attivo superiore rispetto alla somministrazione orale in quanto il grado di assorbimento locale è inferiore rispetto al sistemico, riportiamo in tabella 7 le concentrazioni dei 4 principi attivi in forma collutorio. Le loro indicazioni d’uso consistono nelle affezioni algiche della mucosa, come malattie vescicolo-bollose, erosioni e ulcerazioni, esiti di interventi di chirurgia orale come, ad esempio, le gengivectomie. Per ottenere un valido effetto antalgico e antiflogistico, è opportuno eseguire gli sciacqui 2-3 volte al giorno a seconda della sintomatologia ed evitare di bere o mangiare nel tempo immediatamente successivo alla applicazione del farmaco. 4. SCELTA DEL FARMACO 5. MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE La disponibilità di una ampia ed eterogenea gamma di FANS pone all’odontoiatra il dilemma di quale farmaco prescrivere, a cui è possibile rispondere ponendosi alcune semplici domande: Si vuole un analgesico di modesta o elevata potenza? Vi sono potenziali effetti collaterali da tenere in conto in grado di condizionare la scelta? Generalmente i FANS vengono considerati come analgesici blandi, tuttavia la valutazione della efficacia analgesica, mette in luce che nel dolore da estrazione dentale alcuni FANS possono dimostrarsi equivalenti agli analgesici oppiacei come la codeina, pentazocina, la buprenorfina e il tramadolo, con il vantaggio di una minore incidenza di sintomi collaterali. Ketoprofene sale di lisina ha dimostrato un’efficacia antidolorifica specifica nell’algesia da estrazione dentale del 3° molare ritenuto, superiore non soltanto ad altri FANS quali diclofenac, ketorolac, naprossene, piroxicam, ma anche alla codeina. Un altro fattore importante per la scelta è la rapidità d’azione. Poiché il dolore è l’elemento che infastidisce L’uso dei FANS nel modello del dolore da chirurgia orale ha dimostrato maggiore efficacia rispetto a somministrazioni singole di codeina, aspirina o paracetamolo e analgesia confrontabile con quella ottenuta con combinazioni di oppioidi con aspirina o paracetamolo. Se somministrati in dose singola i FANS hanno efficacia sovrapponibile a quella del paracetamolo, mentre somministrati in modo continuativo e a dose piena hanno un effetto analgesico e antinfiammatorio duraturo, che li rende particolarmente efficaci e, per tali motivo, sono più indicati del paracetamolo e degli analgesici oppiacei. È importante non assumere i farmaci a domanda ma mantenere una terapia continuativa a dosaggio adeguato per almeno 72 ore. In tal modo è possibile inibire la produzione di prostaglandine proinfiammatorie nel momento di massima intensità della flogosi che, dopo un intervento di chirurgia orale normalmente perdura per circa 2 o 3 giorni, raggiungendo dopo tale periodo il massimo dell’edema. I regimi che prescrivono 1-2 dosi di farmaci al giorno per via orale sono più convenienti in quanto aumenta- 134 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA no la compliance del paziente, ma non migliorano l’efficacia nè riducono gli effetti collaterali dei farmaci. Inoltre gli effetti gastrointestinali non variano in relazione alla via di somministrazione orale o parenterale; a causa della reazione indiretta data dal blocco delle COX e solo parzialmente dal contatto del farmaco con la mucosa. La somministrazione preoperatoria di FANS detta analgesia preventiva o “preemptive analgesia” migliora l’analgesia e riduce il fabbisogno di analgesici nel perio- do postoperatorio; effetto che probabilmente dipende dalla minore irritazione delle terminazioni nocicettive e memorizzazione del dolore. Si ritiene infatti che l’intervento chirurgico determina una sensibilizzazione periferica e centrale in grado di causare alterazioni neurofisiologiche nel sistema nervoso centrale (fenomeno di wind up), implicate anche nella memoria neuronale del dolore e nella sua amplificazione, che amplificano la risposta al dolore. Tabella 6 - Rapidità d’assorbimento PRINCIPIO ATTIVO Ketoprofene sale di lisina Ketoprofene Ibuprofene Piroxicam Nimesulide Diclofenac MINUTI NECESSARI PER RAGGIUNGERE IL PICCO EMATICO 15 60 90 120 120 120 Tabella 7 - Concentrazione di principio attivo in 100 ml di collutorio PRINCIPIO ATTIVO Ketoprofene sale di lisina Flurbiprofene Benzidamina Diclofenac CONCENTRAZIONE IN 100 ML DI COLLUTORIO 1,6% 0,25% 0,15% 0,074% PARTE F ODONTOIATRIA LEGALE Colpa Il malato disse, non sono guarito, eppur curato dal medico, ho molto patito, questa è dei fatti la realtà. L’avvocato perorò l’ipotesi di evidente iniquità. Il consulente confermò dell’errore la possibilità. Il giudice desunse la colpa per probabile responsabilità. La realtà era interpretata in parziale verità, che il verbale mutava in dubbia meta-verità, che la sentenza fissava in sicura meta-meta-verità. La condanna del medico fu la spiacevole novità, giudizio sibillino, forse ingiusto, ma all’unanimità. Diversità Aveva sempre creduto che tutti fossero della sua specie e che il sogno fosse parte della memoria e della mente di tutti Lo stupore di un compagno gli rivelò il suo errore Capì che non potevano capirsi con destini tanto diversi Lo indispettìva soprattutto un fatto La sua non era differenza sostanziale ma differenza marginale indistinguibile nel mondo globale Se fosse mutato si sarebbe perduto e perseverò a essere se stesso ammesso che fosse qualcuno uno tra molti o molti e nessuno Nella eventualità di un paziente che subisca un danno a causa di una scorretta terapia antibiotica può essere posta ipotesi di colpa professionale a carico dell’odontoiatra che ha eseguito la prescrizione o la somministrazione. Per il riconoscimento della colpa si deve appurare tre condizioni fondamentali: - un danno apprezzabile - il nesso di causalità materiale tra farmacoterapia e evento dannoso - il nesso di causalità psicologico riconducibile a un comportamento caratterizzato da imprudenza, negligenza o imperizia del sanitario L’indagine medico-legale verte sull’analisi sequenziale dei fatti e le motivazioni di responsabilità possono essere sia ravvisate sia in un errore che in una omissione (in agendo, in omittendo) relativo a: - diagnosi della patologia infettiva - prescrizione del farmaco - somministrazione - comportamento a fronte della reazione avversa. toiatra e a riconoscere la responsabilità ai medici che successivamente seguirono il paziente. - Per quanto riguarda la responsabilità inerente la comparsa di reazioni avverse va ricordato che fonte di responsabilità può derivare da diverse situazioni (tabella 1.1 e 1.2): - dalla mancata anamnesi, ad esempio di precedenti episodi di allergia prima di prescrivere o somministrare un farmaco - da effetti tossici da sovradosaggio assoluto a seguito di prescrizione di posologie eccessive in pazienti sani o sovradosaggio relativo in pazienti con insufficienza funzionale degli emuntori - da reazioni avverse inerenti interazioni farmacologiche o condizioni parafisiologiche come la gravidanza a cui è connesso il rischio di danni fetali - dal mancato tempestivo soccorso in caso di emergenze (ad esempio uno shock anafilattico) insorto nello studio odontoiatrico Tabella 1.1 Motivi di responsabilità in terapia delle infezioni 1. RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE IN ANTIBIOTICOTERAPIA Le ipotesi di responsabilità professionale conseguente a errore nella prescrizione o somministrazione di farmaci sono diverse. L’assenza di diagnosi tempestiva di infezione odontogena, in un caso complicatosi successivamente con un’angina di Ludwig mortale, fu motivo di condanna penale per l’odontoiatra per omicidio colposo. Un procedimento civile fu intentato contro un odontoiatra per la prescrizione di antibiotico per telefono a un paziente che, a seguito dell’estrazione di un dente del giudizio, sviluppò un flemmone sottomandibolare che richiese un ricovero ospedaliero in un reparto di chirurgia maxillo-facciale e poi di rianimazione; nonchè l’estrazione di quattro denti mandibolari nella necessità di eliminare tutti i foci infettivi possibili e assicurare il drenaggio del flemmone. La richiesta di risarcimento fu rigettata in quanto la prescrizione per telefono era stata motivata dalla mancata possibilità del paziente di recarsi presso lo studio odontoiatrico; inoltre l’evoluzione dell’infezione nell’arco di due settimane fu oggetto di visita da parte di medici di due diversi reparti di Pronto Soccorso che somministrarono terapie diverse. Tale situazione fu considerata sufficiente a interrompere il nesso di causalità tra danno e operato dell’odon- Assenza di diagnosi Errata prescrizione Errata somministrazione Mancata sorveglianza 2. RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE IN PROFILASSI Il verificarsi di infezioni locali della ferita (ascessi o flemmoni della testa e del collo, angina di Ludwig) o di infezioni metastatiche (a carico di protesi ortopediche, di protesi di altro tipo o a carico di diversi organi) a seguito di terapie odontoiatriche può prestarsi al contenzioso legale ai fini di risarcimento per errore professionale. La natura del contenzioso si basa sulla mancata o scorretta adozione di norme profilattiche cioè per negligenza riferibile a culpa in omittendo. Va ricordato che la validità della profilassi antibiotica in chirurgia orale o nei pazienti con protesi ortopediche questi casi non è dimostrata da evidenze scientifiche; si tratta, quindi, non di linee guida con valore cogente, ma di indicazioni la cui applicazione è lasciate alla discrezione del sanitario a cui è demandata la decisione in base alla valutazione del caso individuale. Viene, così, a mancare il supporto che costituisce la ba- 138 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 1.2 - Motivi di responsabilità per reazioni avverse Farmaco tossicità Tipo Considerazioni medico legali Dipendente dagli effetti farmacologici primari Sovradosaggio assoluto Sovradosaggio relativo Cancerogenicità Dismorfogenicità Sempre prevedibili e prevenibili; sinonimo di responsabilità Effetti collaterali Effetti secondari Indesiderabili ma non evitabili; responsabilità ipotizzabile in caso di mancato controllo Intolleranza Idiosincrasia Allergia Reazione autoimmune (tipo LES) Reazione anafilattoide Non prevedibili e prevenibili in caso di prima somministrazione del farmaco (assenza di responsabilità) Responsabilità accertata in caso di avvenute reazioni pregresse non indagate con anamnesi (quindi prevedibili e prevenibili con una corretta anamnesi della prescrizione) Indipendente dagli effetti farmacologici primari se della prevedibilità e prevenibilità del fatto che si pone alla base della dimostrazione dell’esistenza di responsabilità professionale, cioè che il fatto avrebbe potuto essere evitato con una condotta prudente e diligente. Una sentenza di condanna non è, quindi, giustificata per la omessa prescrizione di antibioticoprofilassi sia nel paziente immunocompetente che immunocompromesso. Del resto il fatto che un eventuale paziente immunocompromesso presenti il rischio di infezioni metastatiche o locali (anche in presenza di una carente raccolta anamnestica dei dati e valutazione clinica preoperatoria), non costituisce un problema inerente la profilassi (di per sé facoltativa), quanto piuttosto è inerente un tempestivo intervento di antibioticoterapia una volta comparsa la complicanza. Più complessi si rivelano gli aspetti di responsabilità professionale connessi nella profilassi dell’endocardite batterica in corso di interventi odontoiatrici. Il verificarsi di un’EI a seguito di terapie odontoiatriche in pazienti predisposti può prestarsi al contenzioso legale ai fini di risarcimento per errore professionale. La natura del contenzioso si basa ancora sulla mancata o scorretta adozione di norme profilattiche cioè per negligenza riferibile a culpa in omittendo, situazione aggravata dall’esistenza di linee guida accettate dalla comunità internazionale e quindi con valore cogente. In assenza di precedenti giurisprudenziali, secondo dottrina medico-legale, non sembrerebbe giustificata una sentenza di condanna data l’evidente impossibilità di dimostrare un nesso eziologico certo tra l’intervento odontoiatrico e lo sviluppo dell’EI; anche qualora sia identificato quale agente un germe appartenente alla flora oro-dentale e si sia sviluppata la EI entro un tempo compatibile. Non può, infatti, essere dimostrata l’effettiva occorrenza di batteriemia; né è dimostrabile l’impianto del germe sulla superficie endocardica a seguito dell’intervento, piuttosto che a seguito di una batteriemia spontanea delle molte che si verificano quotidianamente. Del resto, anche se c’è unanime consenso su un tempo medio di incubazione di 1-2 settimane, il periodo di incubazione secondo autori diversi può variare entro limiti ampi di durata. Nondimeno sono state tentate richieste di risarcimento anche con EI insorte clinicamente a distanza di diversi mesi da interventi di chirurgia. In relazione a questa ipotesi di responsabilità è opportuno che l’odontoiatra sia consapevole dei fattori anamnestici indice di condizioni predisponenti all’EI che vanno raccolti sulla cartella clinica e che informi del rischio il paziente. Rimane assodato che l’obbligo di prescrizione della profilassi antibiotica è limitato al sottogruppo di pazienti con rischio elevato-intermedio, mentre al di fuori di questo contesto le indicazioni sono meno definite e non cogenti. Infine va ricordato che anche la prescrizione di un regime antibiotico diverso, da quello indicato nelle correnti linee guida, non dovrebbe essere giudicato alla stregua di un errore, poichè non è dimostrata la superiorità di un protocollo rispetto un altro. 139 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 3. FARMACOSORVEGLIANZA Le aziende farmaceutiche, hanno, a loro volta, l’obbligo di segnalare le reazioni alle Unità Sanitarie Locali O ALLE Direzioni Sanitarie secondo tempi e modalità prestabilite. I tempi di segnalazione previsti dalla legge vengono giustificati dalla necessità, da parte del Ministero della Sanità, di riportare rapidamente all’agenzia europea (EMEA) tutte le informazioni che provengono dagli operatori sanitari e dalle aziende farmaceutiche. La violazione dell’obbligo da parte dei medici, dei farmacisti, dei sanitari, dei direttori sanitari delle ASL e degli istituti di cura, dei responsabili delle aziende farmaceutiche sono puniti con l’ammenda da lire 1 milione a dieci milioni e con l’arresto fino a sei mesi (ex art 4 DLgs n.44/97). Dallo studio del disposto di legge risulta evidente che l’obbligo va ottemperato anche dagli odontoiatri che operino in regime libero professionale; i quali, in presenza di una reazione avversa, che sia osservata nello svolgimento della loro attività professionale e che riconosca un probabile nesso di causalità con farmaci da loro prescritti, hanno l’obbligo di notificare la reazione avversa all’Unità Sanitaria Locale, nel cui ambito territoriale operino; inviando l’apposito Scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa, entro tre giorni lavorativi per le reazioni avverse gravi e sei giorni per le reazioni non gravi Ricordiamo che, uniformandosi alla classificazione internazionale del Council for International Organization of Medical Sciences (CIOMS), per reazione avversa grave si intende “una reazione avversa ad esito letale, o una reazione avversa che minaccia la sopravvivenza, che crea invalidità, incapacità o che provoca o prolunga il ricovero in ospedale”. La nuova “Scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa”, riportata nella Circolare esplicativa del Ministero della Sanità n. 12/97, sostituisce il ben conosciu- Il decreto legislativo del Ministero della Sanità n. 44/97 Attuazione della direttiva 93/39/CEE, che modifica le direttive 65/65/CEE, 75/318/CEE e 75/319/CEE e la Circolare esplicativa del Ministero della Sanità n. 12/97 organizzano la Farmacovigilanza in Italia, auspicando un aumento delle segnalazioni sul territorio nazionale. Il decreto legislativo introduce l’obbligo, per gli operatori sanitari, di notificare alle Autorità competenti tutti i casi di presunte reazioni avverse, prevedendo, in caso di violazione, pesanti sanzioni. Di fatto con il decreto è stato creato un sistema completo di segnalazione incrociata, con la possibilità da parte delle Unità Sanitarie Locali, di ricevere segnalazioni multiple relative ad una medesima reazione; come viene esemplificato dalla tabella seguente che descrive graficamente il nuovo flusso informativo previsto dalla legge (tabella 3.1). Le segnalazioni devono essere effettuate con diverse modalità in relazione al profilo del rapporto di lavoro: - all’Unità Sanitaria Locale nel caso di medici e farmacisti che operano sul territorio - alle Direzioni Sanitarie nel caso di medici e di farmacisti di Aziende Ospedaliere e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico - all’Unità Sanitaria Locale ed in copia alla direzione sanitaria della struttura stessa nel caso di medici e farmacisti che svolgano la loro attività in presidi ospedalieri ed in case di cura private. Il Direttore Sanitario e il responsabile della Farmacovigilanza delle Unità Sanitarie Locali devono, a loro volta, inoltrare le segnalazione avverse al Dipartimento per la valutazione dei Medicinali e per la Farmacovigilanza del Ministero della Sanità. MEDICO FARMACISTA ASL AZIENDA FARMACEUTICA REGIONE MINISTERO DELLA SALUTE AZIENDA FARMACEUTICA Tabella 3.1 - Flusso informativo della farmacovigilanza EMEA 140 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA SCHEDA DI SEGNALAZIONE DI SOSPETTA REAZIONE AVVERSA (Da compilarsi a cura del medico o farmacista) N.B.: È obbligatoria soltanto la compilazione dei seguenti campi: 2; 4; 7; 8; 12; 22. 1 INIZIALI DEL PAZIENTE 2 3 7 DESCRIZIONE DELLE REAZIONI ED EVENTUALI DIAGNOSI* ETÀ SESSO 4 DATA D’INSORGENZA DELLA REAZIONE 5 ORIGINE ETNICA 6 8 GRAVITÀ DELLA REAZIONE CODICE MINISTERO SANITÀ MORTE HA PROVOCATO/PROLUNGATO L’OSPEDALIZZAZIONE HA PROVOCATO INVALIDITÀ GRAVE O PERMANENTE HA MESSO IN PERICOLO * NOTA: SE IL SEGNALATORE È UN FARMACISTA RIPORTI SOLTANTO LA DESCRIZIONE DELLA REAZIONE AVVERSA, SE È UN MEDICO ANCHE L’EVENTUALE DIAGNOSI 9 LA VITA DEL PAZIENTE 10 ESAMI STRUMENTALI E/O DI LABORATORIO RILEVANTI ESITO: RISOLTA RISOLTA CON POSTUMI PERSISTENTE 11 SPECIFICARE SE LA REAZIONE È PREVISTA NEL FOGLIO ILLUSTRATICO MORTE: SI DOVUTA ALLA REAZIONE AVVERSA NO COMMENTI SULLA RELAZIONE TRA FARMACO E REAZIONE IL FARMACO POTREBBE AVER CONTRIBUITO NON DOVUTO AL FARMACO SCONOSCIUTO INFORMAZIONI SUL FARMACO 12 13 FARMACO (I) SOSPETTO (I) LA REAZIONE È MIGLIORATA NOME SPECIALITÀ MAEDICINALE (*) DOPO LA SOSPENSIONE DEL FARMACO? A) SI NO B) C) * NEL CASO DI PRODOTTI BIOLOGICI INDICARE IL NUMERO DEL LOTTO 14 DOSAGGIO 15 IN VIA DI 16 DURATA DELLA TERAPIA 17 RIPRESA DEL FARMACO GIORNALIERO SOMMINISTRAZIONE DAL A) A) A) SI B) B) B) RICOMPARSA DEI SINTOMI C) C) C) SI 18 INDICAZIONI PER CUI IL FARMACO È STATO USATO 19 FARMACO (I) CONCOMITANTE E PREDISPONENTI 20 CONDIZIONI CONCOMITANTI E PREDISPONENTI AL 21 NO NO LA SCHEDA È STATA INVIATA ALLA: AZIENDA PROD DIR SANITARIA MINISTERO DELLA SANITÀ INFORMAZIONI SUL SEGNALATORE 22 FONTE OSPEDALIERO MEDICO BASE FARMACISTA SPECIALISTA ALTRO 23 NORME ED INDIRIZZO DEL MEDICO FARMACISTA - N. ISCRIZIONE ORDINE PROFESSIONALE - PROVINCIA 24 DATA DI COMPILAZIONE 25 FIRMA 26 CODICE USL 26 FIRMA RESPONSABILE Tabella 3.2 - Scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa USL 141 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 10 - Mod B SCHEDA DI SEGNALAZIONE DI SOSPETTE REAZIONI TOSSICHE E SECONDARIE DA FARMACI (da compilare a cura del cittadino e inviare a ASL) 01. Quale reazione indesiderata ha osservato? .............................................................................................................................................................................................................. 02. Quando ? ..................................................................................................................................... 03. Quando è durata? ...................................................................................... 04. Quali medicinali stata prendendo? 5. Quante volte al giorno? a. Fiale .................................................................................................................................................................................................................................................................................................. b. Supposte ........................................................................................................................................................................................................................................................................................ c. uso locale ....................................................................................................................................................................................................................................................................................... d. per bocca ....................................................................................................................................................................................................................................................................................... e. ....................................................................................................................................................................................................................................................................................... per bocca ........................................................................................................................................................................................................ 06. Da quanto tempo? a 07. Per quale disturbo? ............................................................................................................... ................................................................................................................. b .............................................................................................................. ................................................................................................................. c ............................................................................................................... ................................................................................................................. d .............................................................................................................. ................................................................................................................. e ............................................................................................................... ................................................................................................................. f ................................................................................................................ ................................................................................................................. 08. Il farmaco le è stato prescritto dal medico? ( ) Si ( ) No 09. L’aveva già preso in passato? ( ) Si ( ) No 10. Ha mai avuto la stessa reazione ( ) Si ( ) No 11. Con quale medicinale ........................................................................................................................................................................................................................................................... 12. Chi è il suo medico curante? (cognome, nome, indirizzo e telefono) ..................................................................................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................... 13. Lo ha informato? ( ) Si ( ) No Sospeso il medicinale ( ) Si ( ) No Ridotta la dose ( ) Si ( ) No 14. Come è stata curata la reazione? Altro (specificare) .................................................................................................................................................................................................................................................................... 15. Adesso la reazione è scomparsa ( ) Si completamente USL .......................................................................... Data ................................................................................ Firma ( ) Non del tutto ( ) No ................................................................................................................. Indirizzo e tel. del paziente .......................................................................................................................................................................................................................................................... Osservazioni del medico della USL a cui viene riferito il caso: .......................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... Firma del medico (Cognome in stampatello) ............................................................................................................................ .......................................................................................................... Tabella 3.3 - Scheda di segnalazione di sospette reazioni tossiche e secondarie da farmaci 142 to “Allegato A” utilizzato precedentemente in base al DM20.4.1991; mentre rimane in vigore, anche se facoltativo, il modello B da compilare e inviare a cura del cittadino. Note sulla compilazione della scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa - Il campo n. 6 (codice Ministero della Sanità) non va compilato dal sanitario che segnala, ma dall’Ufficio competente della Sanità. - Per ciò che attiene il campo n. 7, la descrizione della reazione deve essere il più ampia possibile e non limitarsi a pochi termini, cioè la descrizione dell’evento avverso dovrebbe, per quanto possibile, non coincidere con la diagnosi. - Il campo n. 8 è stato inserito come obbligatorio in quanto, dato che alcune segnalazioni originano poi interventi incisivi per la salute pubblica, è di fondamentale importanza conoscere il livello di gravità della reazione stessa. Ovviamente, se la segnalazione si riferisce a segnalazioni non gravi il segnalatore può scegliere se scrivere non grave o non applicabile, sbarrare l’intero campo, o semplicemente lasciarlo in bianco. - Il campo n. 11 è anch’esso importantissimo, in quanto la menzione o meno della reazione avversa nel fo- CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA glio illustrativo, e di conseguenza nella scheda tecnica, permette al Ministero della Sanità come inaspettata o meno. Ciò è particolarmente utile nel caso vada avviata una procedura d’urgenza di variazione degli stampati. Sempre in questo stesso campo è riportata la richiesta di commenti sulla possibile relazione tra l’assunzione del farmaco e l’insorgenza della reazione avversa. In questo caso è opportuno rispondere dopo aver compiuto opportune verifiche (consultazione degli stampati e di testi scientifici, follow up, esami di laboratorio). - Il campo n. 21 serve soprattutto ad evitare le duplicazioni, in caso la scheda sia stata spedita a più destinatari (Azienza USL, Industria Farmaceutica, ecc…). - Il campo n. 27 va firmato dal responsabile del servizio farmacovigilanza della USL dopo che questi ha controllato la congruità della segnalazione stessa. In caso la segnalazione risultasse mancante di elementi importanti, è auspicabile che il responsabile suddetto si adoperi per acquisirne il più possibile. - Per quanto riguarda il resto della scheda si fa presente che esso va compilato dall’Azienda titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, e non da chi riporta, né dalla USL. PARTE G APPENDICE Malattia Non immaginate quanta forza abbia nella malattia la volontà che si concentra sulla guarigione e che si rifiuta di diventare complice della propria infermità Ho visto persone atterrite in attesa di diagnosi rese consapevoli del proprio destino cedere alla rassegnazione e alla depressione altre guardare alla morte con gli occhi aperti e tramutare l’ansia in speranza Ho visto persone incapaci di lottare con le loro vite ordinarie rifugiarsi in patologie immaginarie ammalati ipocondriaci dell’impossibilità di ammalarsi Ho scorso l’elenco delle malattie e non ho trovato preoccupazioni tristi pensieri e altre pigioni pagate al corpo dagli inquilini Dolore e tristezza sono malattie che lasciano sane solo le persone senza coscienza Alla malattia non compete funzione o intenzione Dipende dal malato impoverire lo spirito o arricchire l’anima Le vittime delle malattie sono sacrifici offerti per elevare la capacità di sentire dell’umanità Passeggiata invernale Rami spogli si stagliano nel cielo azzurro Il bianco tiepido sole squarcia la foschia e disegna lunghe nere ombre oblique sul prato verde d’erba rada, molle di fango e d’umide brune foglie appassite. Colori di luci e ombre presagio di fine e inizio che a noi la natura nega. Il riflesso del sole sull’acqua mi segue come un arcobaleno Sullo sfondo le rovine medievali di un castello e di un ponte le macchine lontane veloci si muovono senza rumore. Prospettive soggettive di una vita reale a cui partecipo estraneo Oltre il promontorio il canale vorticoso affluisce al fiume placido in un lento corso come la vita scorre impassibile tra i vortici delle sensazioni nella lenta abitudine dei compiti quotidiani Inalano le narici l’aria fredda che si espande nel petto gonfio un nodo sale alla gola incrina la voce e inumidisce gli occhi Attimi di risveglio da un letargo di consapevolezza assopita e intravista che valgono una vita Io e tua madre ti teniamo stretto per mano per una inconcepibile, irrazionale paura dell’acqua vorticosa che scorre nel canale della vita che passa del freddo che il calore della tua mano lenisce. 145 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 1. CARATTERISTICHE FARMACODINAMICHE DELLE PRINCIPALI FAMIGLIE DI ANTIBIOTICI Tabella 1 - Aminoglicosidi FARMACO Aminoglicosidi Amikacina Gentamicina Kanamicina Tobramicina Natura Pka2 T1/2 (ore) B B B B 8,2 7,2 6,7;7,3;9,9 2-3 2-3 2-5 2-3 Vd (L/Kg) Legame proteico% 0,2-0,3 0,28 0,2-0,3 0,31 <10 <10 0-3 <10 Tabella 2 - Cefalosporine, nitroimidazoli e lincomicine FARMACO Cefalosporine Cefalexina Cefaloridina Cefalotina Cefamandolo Cefapirina Cefatrizina Cefazolina Cefoxitina Cefprozil Cefradina Cefuroxima Clindamicina Eritromicina Lincomicina Metronidazolo Natura Pka2 T1/2 (ore) A A A A A A A A 2,5-7,3 3,4 2,5 A A 2,6-7,3 2,5 7,45 8,8 5,35 7,6 0,5-1 1-1,5 0,5-1 1 0,6 1,4 1,75-2 1 1,3 0,7 1,1-1,4 1,4 4,8-16,5 4,6-5,6 6,12 B B B 2,3 Vd (L/Kg) Legame proteico% 0,23 0,23 0,26 0,145 0,14 0,13 0,1-0,2 0,29 0,2-0,3 1,14 0,57 0,41-0,57 0,6-0,8 15 20 70 67-80 44-50 58 84 65-80 36 10 40 94 73 72 <20 Tabella 3 - Penicilline FARMACO Penicillina Amoxicillina Ampicillina Bacampicillina Benzilpenicillina Cloxacillina Dicloxacillina Fenoximetilpenicillina Flucloxacillina Oxacillina Spiramicina Natura Pka2 T1/2 (ore) A A A A A A A A A B 2,4-7,4-9,6 2,5-7,2 1 1-1,5 0,7-1,0 0,5 0,5 0,7 0,5 0,8 0,5 5-6 2,8 2,7 2,7 2,7 2,7 2,9 8,0 Vd (L/Kg) Legame proteico% 0,2 0,4-0,7 0,36 0,5 0,14 0,1-0,2 0,73 0,12 17 15-29 65 95 98 79 94 146 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 4 - Tetrracicline e vancomicina FARMACO Tetraciclina Clortetraciclina Demetilclortetraciclina Doxiciclina Minociclina Oxitetraciclina Rolitetraciclina Tetraciclina Vancomicina Natura Pka2 T1/2 (ore) B B Amp 3,3-7,4-9,3 3,3-7,2-9,4 3,4-7,7-9,7 2,8-5,0 9,5-7,8 3,3-7,3-9,1 7,4 6,4 5-6 10-13 15-24 12-16 9-10 6-12 6-10 6-11 Vd (L/Kg) Legame proteico% 0,2 B B B 0,97 0,14 0,8 1,3-1,6 1,2 50-60 40-50 28-31 65-75 20-30 20 20-40 <10 A= acido; Aac= aminoacido; Alc=alcool; Amp= anfolita; B= base; B4= base d’ammonio quaternaria; Gly= glicoside; Pep= peptide; S= steroide; Sa= sostituto amidico. 2 pH al quale il farmaco è ionizzato al 50% 3 Vita media di eliminazione (plasma; t1/2 b) (valore normale nell’adulto). Molti farmaci hanno valori individuali di vita,media estremamente variabili dovuti a differenze di metabolismo. Un valore singolo rappresenta la media dei valori di t1/2 e non esclude la variabilità interindividuale. 4 Volume apparente di distribuzione (valore normale nell’adulto). Di solito si tratta di valori medi approssimati per la fase b o per il volume di distribuzione allo steady-state. I valori con un asterisco sono calcolati sulla base di un peso corporeo di 70 Kg. 5 Valori medi. 2. ANTIBIOTICI ELENCATI PER PRINCIPIO ATTIVO IN ORDINE ALFABETICO PRINCIPIO ATTIVO FARMACO ANTIBIOTICI Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina (triidrata) Amoxicillina (triidrato) Amoxicillina (triidrato) Amoxicillina (triidrato) Amoxicillina + acido clavulanico Amoxicillina + acido clavulanico Amoxicillina + acido clavulanico Amoxicillina triidrato Amoxicillina triidrato Amoxicillina triidrato Ampicillina Ampicillina Ampicillina Ampicillina + sulbactam Ampicillina + sulbactam Ampicillina + sulbactam Ampicillina + sulbactam Azitromicina Alfamox Amoflux Amox Amoxillin Isimoxin Velamox Zimox Ibiamox Sintopen Mopen Neo Ampliplus Neo Tetranese Augmentin Clavulin neoduplamox Amoxina Amoxipen Hydramox Ampicillina Recordati Ampilisa Amplital Bethacil Loricin Unasyn Unasyn pediatrico Azitrocin Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina Penicillina + acido clavulanico Penicillina + acido clavulanico Penicillina + acido clavulanico Penicillina Penicillina Penicillina Pennicillina Pennicillina Pennicillina + sulbactam Pennicillina + sulbactam Pennicillina + sulbactam Pennicillina + sulbactam Macrolide Macrolide 147 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Azitromicina Azitromicina Azitromicina Bacampicillina Bacampicillina Cefacloro Cefalexina Cefalexina Cefalotina Cefamandolo Cefazolina Cefazolina Cefixima Cefixima Cefonicid Cefonicid bisodico Cefonicid bisodico Cefonicid bisodico Cefotaxima Cefotaxima Cefprozil Ceftibutene Ceftibutene Ceftriaxone Cefuroxime Cefuroxime axetil Cefuroxime axetil Cefuroxime axetil Ciprofloxacina Ciprofloxacina Claritromicina Claritromicina Claritromicina Clindamicina Clindamicina Doxiciclina Eritromicina Flucloxacillina Josamicina Josamicina Lincomicina Metronidazolo Metronidazolo Midecamicina Minociclina Miocamicina Ofloxacina Ofloxacina Oxacillina Penicillina potassica Penicillina sodica Penicillina V Roxitromicina Roxitromicina Roxitromicina Roxitromicina Spiramicina Ribotrex Trozocina Zitromax Bacacil Penglobe Panacef Ceporex Keforal Keflin Neutro Mandokef Cefamezin Totacef Cefixoral Suprax Monocid Cefodie Cefosporin Praticef Claforan Zarivix Procef Cedax Isocef Rocefin Curoxim Oraxim Tilexim Zinnat Ciproxin Flocirpin Klacid Macladin Veclam Dalacin C Dalacin C fosfato Bassado Eritromicina Betabiotic Iosalide Josaxin Lincocin Deflamon Flagyl Midecin Minocin Miocan Flobacin Oflocin Penstapho Penicillina G potassica Penicillina G sodica Fenospen Assoral Overal Rossitrol Rulid Rovamicina Macrolide Macrolide Macrolide Penicillina Penicillina Cefalosporina II generazione Cefalosporina I generazione Cefalosporina I generazione Cefalosporina I generazione Cefalosporina II generazione Cefalosporina I generazione Cefalosporina I generazione Cefalosporina III generazione Cefalosporina III generazione Cefalosporina II generazione Cefalosporina II generazione Cefalosporina II generazione Cefalosporina II generazione Cefalosporina III generazione Cefalosporina III generazione Cefalosporina II generazione Cefalosporina Cefalosporina Cefalosporine III generazione Cefolasporina II generazione Cefolasporina II generazione Cefolasporina II generazione Cefolasporina II generazione Chinolone Chinolone Macrolide Macrolide Macrolide Lincosamina Lincosamina Tetraciclina Macrolide Penicillina Macrolide Macrolide Macrolide Nitroimidazolici Nitroimidazolici Macrolide Tetraciclina Macrolide Fluorochinolone Fluorochinolone Penicillina Penicillina Penicillina Penicicllina Macrolide Macrolide Macrolide Macrolide Macrolide 148 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 3. CHEMIOTERAPICI ANTINFETTIVI SUDDIVISI PER FAMIGLIE La lista comprende i farmaci di più frequente utilizzazione in odontoiatria citati nel testo; non deve essere considerata esaustiva in quanto non omnicomprensiva di tutti i marchi, prodotti e dosaggi disponibili nel Prontuario Farmecutico Nazionale. Tabella 1- Penicilline Principio attivo Nome commerciale Forma farmaceutica e dosaggio Posologia (A) adulti (B) bambini Note Ampicillina Ampicillina Amplital Cps 250mg Cps 500 mg Cps 1gr Fl im/ev 500mg Fl im/ev 1 gr (A) 2-3 gr/die bis o tds (B) 100-200 mg/kg/die Aminopenicillina non betalattamasi resistente Basso assorbimento per os Bacampicillina Bacacil Penglobe Cpr 800 mg Cpr 1200 mg (A) 1,6-2,4 gr/die bis o tds (B) 20-50 mg/kg/die Aminopenicillina Non betalattamasi resistente Profarmaco dell’ampicillina con miglior assorbimento orale Amoxicillina Amoxicillina Mopen Neotetranase Velamox Zimox Cps 500 mg Cpr 1 gr sospensione (A) 1 gr ogni 8-12 ore (B) 50-100 mg/kg/die ogni 6-8 ore Aminopenicillina Ampio spettro d’azione Non betalattamasi resistente. Elevato assorbimento orale. Velamox disponibile anche in fl im/ev da 500 mg e da 1 gr Ampicillina sulbactam Unasyn Fl im/ev 750 mg Fl im/ev 1 gr (A) 1 fl ogni 12-24 ore Aminopenicillina/inibitore delle betalattamasi Amoxicillina acido clavulanico Augmentin Clavulin Neoduplamox Sospensione Cpr 1 gr Bustine 1 gr Fl ev 1200 mg (A) 2-3 gr/die per os bis o tds (B) 20-40 mg/kg/die Aminopenicillina/inibitore delle betalattamasi Spettro ampio Cloxacillina Amplium Cps 375 mg Fl im 600 mg Fl im 1gr (A) 1-2 gr /die per os qds (B) 50-100 mg/kg/die qds Penicillina antistafilococcica associata ad ampicillina Dicloxacillina Diclò Cps 250 mg Fl im 500 (A) 1-2 gr /die per os qds (B) 1,5-2,5 mg/kg/die qds Penicillina antistafilococcica Tabella 2 - Cefalosporine Principio attivo Nome commerciale Forma farmaceutica e dosaggio Posologia (A) adulti (B) bambini Note Cefaclor Panacef Cps 500 mg Cpr 750 mg Sospensione Gocce pediatriche (A) 2-4 gr /die qds (B) 40-100 mg/kg/die I° generazione Per via orale Non betalattamasi resistente 149 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Cafadroxil Cefadril Cefos Sospensione Cps 500 mg Cpr 1 gr (A) 2-4 gr /die qds I° generazione Per via orale Non betalattamasi resistente Cefalessina Ceporex Keforal Sospensione Cps 500 Cpr 1gr (A) 2-4 gr /die qds (B) 25-50 mg/kg/die qds I° generazione Per via orale Non betalattamasi resistente Cefazolina Acef Fl im 500 mg Biazolina Fl im 1gr Cefabiozim Cefamezin Firmacef Kezolin Totacef Zolin Zolisint (A) 1-4 gr /die qds I° generazione Parenterale Non betalattamasi resistente Acetilcefuroxima Oraxim Tilexim Zinnat Zoref Bustine 250 mg Cpr 250 mg Cpr 500 mg sospensione (A) 500 mg-1gr/die bis (B) 250-500 mg/die bis II° generazione Orale Betalattamasi resistente Cefoxitina Betacef Cefociclin Mefoxin Tifox Fl 1gr im (A) 3-8 im o ev/die tds o qds II° generazione (cefamicina) Parenterale Betalattamasi resistente Cefprozil Procef Cpr 500 mg Sospensione orale (A) 500 mg ogni 12 ore (B) 15 mg/kg/die ogni 12 ore II° generazione Orale Betalattamasi resistente Ceftriaxone Rocefin Fl im/ev 500 mg (A) 250-500 mg im stat (B) 50-75 mg/kg/die III° generazione (metossimina) Parenterale Betalattamasi resistente Long acting Tabella 3 - Macrolidi Principio attivo Nome commerciale Forma farmaceutica e dosaggio Posologia (A) adulti (B) bambini Note Eritromicina Eritrocina Cpr 600 mg Fl im 100 mg Sospensione Bustine 500 mg (A) 1,5-2 gr/die per os bis o qid (B) 50mg/kg/die tres, quid Ridotta tollerabilita gastrointestinale Azitromicina Azitrocin Ribotrex Trozocina Zitromax Sospensione 1500 mg Cpr divisibili 500 mg (A) 500 mg/die stat per 3 giorni (B) 10 mg/kg/die per tre giorni Emivita lunga Claritromicina Klacid Macladin Veclam Cpr 250 mg Sospensione Fl ev 500 mg (A) 250-500 mg ogni 12 ore (B) 7,5 mg/kg/die ogni 12 ore Buona tollerabilità gastrointestinale 150 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 4 - Metronidazolo e clindamicina Nome del farmaco Quantità della confezione Forma farmaceutica Dosaggio Metronidazolo Deflamon Flagyl Metronidazolo Cpr 250 mg (A) 750 mg Nitroimidazolico -1gr/die qds Disponibile per via parenterale (B) 30-40 mg/kg/die (Deflamon flebo fl ev 500 mg) Pernyzol gel Siringa pronta Topico Uso nelle tasche gengivali Dalacin C Cps 150 mg Fl 600 mg (A) 600-1200 mg bis, tds o qds Lincosamide Clindamicina Note Tabella 5 - Tetracicline Principio attivo Nome commerciale Forma farmaceutica e dosaggio Posologia (A) adulti (B) bambini Note Clortetraciclina Aureomicina Cps 250 mg (A) 1-2 gr per os tds o qds Ridotto asorbimento e tolleranza gastrointestinale Tetraciclina Actisite Fili Topico Uso nelle tasche gengivali Doxiciclina Bassado Doxiciclina Doxina Oram val Monoxidin Cps 100 mg (A) 200 mg/die bis il primo giorno; 100-200 mg i successivi Buon assorbimento e tolleranza gastroenterica Minociclina Minocin Cps 50 mg Cps 100 mg (A) 200 mg/die bis il primo giorno; 100-200 mg i successivi Sovrapponibile a doxiciclina Tabella 6 - Antimicotici Principio attivo Nome commerciale Forma farmaceutica e dosaggio Posologia (A) adulti (B) bambini Note Nistatina Mycostatin Sospensione 100.000 U 4-6 sciacqui/die Polienico per uso topico Amfotericina B Fungilin orale Sospensione 4-6 sciacqui/die Polienico per uso topico Miconazolo Micotef Gel orale 4-6 sciacqui/die Azolico per uso topico Ketoconazolo Nizoral Cpr 200 mg (A) 200-600 mg/die Azolico in unica Assumere durante i pasti somministrazione (B) 6mg/kg/die tid Fluconazolo Biozolene Diflucan Elazor Cps 50 mg Cps 100 mg Cps 150 mg (A) 200 mg/die il primo giorno; 100 mg i succesivi per 15 giorni Itraconazolo Itrizole Sporanox Triasporin Cps 100 mg (A) 100 mg/die stat Azolico Assumere durante i pasti Azolico Buona tollerabiltà 151 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Tabella 7 - Antivirali Principio attivo Nome commerciale Forma farmaceutica e dosaggio Posologia (A) adulti (B) bambini Note Acyclovir Aciclovir Cycloviran Efriviral Zovirax Cpr 400 mg Cpr 800 mg Sospensione 8% Crema (A) (B) 200 mg 4-5 volte /die per 5 giorni Topico Per via orale Dideossiuridina Idustatin Pomata 3% Tds, qds Uso topico Tabella 8 - Dosaggi ed indicazioni d’uso degli antibiotici betalattamici ANTIBIOTICO Amoxicillina + acido clavulanico Penicilline a spettro molto ampio Carbenicillina Ticarcillina Azlocillina Mazlocillina Piperacillina Sulbenicillina DOSAGGIO/KG 20-50 mg/kg SOMMINISTRAZIONE Per os in 2-3 dosi 50-500 mg/kg 150-300 mg/kg 100-300 mg/kg 100-300 mg/kg 200-300 mg/kg 40-200 mg/kg e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi NOTE Più attiva sull’emofilo Sono usate nel sospetto o nella certezza di infezione da Pseudomonas CEFALOSPORINE Cefalosporine di I° generazione Cefalotina Cefazolina 80-160 mg/kg 25-100 mg/kg e.v. in 3-4 dosi e.v. 3-4 dosi Gram + , cocchi Gram - e alcuni bacilli Gram- (E. coli, Proteus) Spiccata attività anti-stafilococco Cefalosporine di II° generazione Cefuroxime Cefamandolo 75-150 mg/kg 40-100 mg/kg e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi Più attive sui Gram- (Proteus Klebsiella, Enterobacter, Hemophilus Influenzae) 75-300 mg/kg 75-150 mg/kg 50-100 mg/kg e.v. in 4 dosi e.v. in 4 dosi e.v. o i.m. in 1 dose Ancora più attive sui Gramattive sullo Pseudomonas Indicazione principale per la sepsi 25-50 mg/kg 25-50 mg/kg 25-50 mg/kg 30 mg/kg 20-30 mg/kg 9 mg/kg 8 mg/kg 8 mg/kg per os in 3-4 dosi per os in 3-4 dosi per os in 3-4 dosi per os in 2 dosi per os in 2 dosi per os in monodose per os in monodose per os in 2 dosi Ampio spettro, buona stabilità alle beta-lattamasi (II e III gen); agiscono bene sullo stafilococco, sull’emofilo, moraxella e alcune enterobatteriacee I gen: batteri Gram + (stafiloccocco); no resistenza alle beta-lattamasi II gen: spettro d’azione Gram+ e Gram -. Resistenti alle beta-lattamasi. III gen: ancora più attivi sui Gram-. Resistenti alle beta-lattamasi 50-100 mg/kg (bambino) 25-75 mg/kg (neonato) e.v. in 3 dosi Struttura monociclica di tipo Beta-lattamico. Attivi solo sui Gram- (enterobatteriacee). Resistenti a tutte le lattamasi 40-60 mg/kg 60-120 mg/kg e.v. in 3-4 dosi e.v. in 3 dosi Cefalosporine di III° generazione Cefotaxime Ceftazidime Ceftriaxone Cefalosporine orali Cefradina (I gen) Cefalexina (I gen) Cefaclor (II gen) Cefprozil (II gen) Acetossietilcefuroxima (II gen) Ceftibuten (III gen) Cefixime (III gen) Cefpodoxime proxetil (III gen) MONOLATTAMICI Aztreonam e.v. in 3 dosi CARBAPENEMICI Imipenem Meropenem Spettro molto ampio, Gram + e Gram -, compresi Psuedomonas e anaerobi 152 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 4. ANTIBIOTICI ELENCATI IN ORDINE ALFABETICO PER NOME COMMERCIALE FARMACO PRINCIPIO ATTIVO DOSE Alfamox, sciroppo Alfamox, compresse 1 gr Amoxicillina Amoxicillina Alfamox, capsule 500 mg Amoxicillina Ambramicina, capsule Amoflux, compresse 1gr Amox, bustine, compresse 1 gr Amox, sciroppo Tetraciclina Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina Amoxillin, compresse 1gr Amoxillin, sciroppo Amoxina, compresse 1 gr Amoxina, sospensione orale 5% Amoxipen, bustine 1gr Amoxipen, capsule 500 mg Ampilisa, compresse 500 mg Amoxicillina Amoxicillina Amoxicillina triidrato Amoxicillina triidrato Amoxicillina triidrato Amoxicillina triidrato Ampicillina Ampilisa, gocce 10% Ampilisa, fiale i.m. 250 mg, 500 mg, 1 gr Amplital, capsule 500 mg, compresse 1 gr Amplital, sospensione, gocce Amplital, iniett., fiale 500 mg, 1 gr Ampicillina Ampicillina B: sciroppo 50 mg/Kg/die in tre somm. A: 1 cps ogni 8 ore (2-3 g/die in 3-4 somministrazioni) A: 1 cps ogni 8 ore (2-3 g/die in 3-4 somministrazioni) 4-6 cps/die s.p.m. 1 cpr ogni 8-12 ore s.p.m. 1 gr ogni 8-12 ore s.p.m. B: fino a 4 aa. 1/2 cucch.no 1-2 ogni 6 ore; B: 4-12 aa. 1 cucch.no ogni 8 h s.p.m. 1 cps ogni 8-12 h s.p.m. B: 25-50 mg/Kg/die ogni 6-8 h s.p.m. 2-3 cpr/die s.p.m. B: 25-50 mg/Kg/die ogni 6-8 h s.p.m. 1 bust. 2-3/die 1 cps ogni 8 h s.p.m. 1-2 cps ogni 4-6 ore, 1-2 misur. ogni 6 ore, 1 flac. Im ogni 6-8 ore s.p.m. 1-2 misur. ogni 6 ore s.p.m. 1 gr im ogni 6-8 ore s.p.m. Assoral, compresse 150, 300 mg Assoral compresse 500 mg Augmentin, compresse, bustine 1 gr Augmentin, sospensione, bustine 312,5 mg Augmentin, fiale iv. 1,2 gr, fl. 2,2 gr, fiale 600 mg Azitrocin, compresse 500, 600 mg, sospensione 1500 mg Bacacil, compresse 1200, 800 mg Bassado, capsule Betabiotic, capsule 500 mg, compresse 1 gr Bethacil, fiale im. 1,5 gr, Biocin, compresse 1 gr Cedax, compresse 400 mg, granulare 15 gr 14,4% Cefamezin, fiale im. 250 mg, Ampicillina A: 2-3 g/die in 2-3 somm. B: 250-500 mg ogni 6 ore s.p.m. Ampicillina B: 100 mg/Kg/die in 3 somm. s.p.m. Ampicillina A: 1g ogni 8 ore oppure 2 g ogni 12 ore s.p.m. B: 100 mg/Kg/die in 3 somministrazioni s.p.m. Roxitromicina A: 300 mg/die: 1 cpr ogni 12 ore s.p.m. Roxitromicina B: 5-10 mg/Kg/die s.p.m. Amoxicillina +acido clavulanico A: 1 cpr o bust. x 2/die; Amoxicillina +acido clavulanico B: 50 mg/Kg/die da dividere in due somministrazioni s.p.m. Amoxicillina +acido clavulanico A: 1 gr x 2/die s.p.m.; B: 50 mg/Kg/die da dividere in due somministrazioni s.p.m. Azitromicina A: 500 mg/die; B: 10 mg/Kg/die s.p.m. Bacampicillina A: 1 cpr x 2/die s.p.m.; B: 40 mg/Kg/die in 3 somministrazioni s.p.m. Doxociclina 1 cps 1-2/die s.p.m. Flucoxacillina A: 1 cps o cpr ogni 6 ore s.p.m.; B: 1 cps o ½ cpr ogni 8 ore s.p.m. Ampicillina + sulbactam s.p.m. Fosfomicina A: 1 cpr ogni 8 ore; B: ½ cpr ogni 12 ore s.p.m. Ceftibufene s.p.m. Cefazolina A: 1-3 g/die; 153 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 500 mg 1 gr Cefixoral, compresse 400 mg, granulare, 100 mg x 5 ml Cefodie, fiale im. 500 mg, 1 gr Cefosporin, fiale im. 0,5 gr, 1 gr, fiale iv. 1 gr Cefotrizin, compresse 500 mg, sospensione orale 100 ml al 5% Ceporex, compresse 1 gr, capsule 500 mg Ciproxin, fiale 400 mg, fiale 100 mg, sospensione orale, bustine 10 mg, compresse 250,500,750 mg Claforan, fiale im., fiale iv. 250,500 mg, 1gr Clavulin, compresse e bustine 1 gr, bustine 312,5 g, sospensione orale 100 ml Curoxim, fiale im. 250,500 mg, 1 gr, fiale iv. 1-2 gr Dalacin C, capsule 250 mg Dalacin C fosfato, fiale 600 mg Deflamon, compresse 250 mg, fiale iv. 500 mg Eposerin, fiale im. 500 mg, 1 gr, fiale iv. 1-2 gr Eritrocina, compresse 600 mg, 200 mg, fiale im. 100 mg, sospensione orale, granulare bustine Fenospen, compresse B: _-1 cpr/die s.p.m. Flagyl, compresse 250 mg Flobacin, compresse 200-300 mg Flociprin, compresse 250-500-750 mg, fiale iv. 100 mg Fosfocin, compresse 1 gr, fiale im., iv. 1gr Iosalide, compresse 500 mg, sciroppo, granulare Isimoxin, compresse 500 mg, sospensione Isocef, compresse 400 mg, granulare 15 gr 14,4% Josaxin, compresse 1gr, sospensione Keflin neutro, fiale 1 gr, 2gr Cefixima Cefonicid bisodico B: 50 mg/Kg/die s.p.m. A: 400 mg/die; B: 8 mg/Kg/Die s.p.m. A: 1g/die im o ev; B: 50 mg/Kg/die im s.p.m. Cefonicid bisodico s.p.m. Cefatrizina s.p.m. Cefalexina 2-3 g/die s.p.m. Ciprofloxacina Cefotaxima 500 mg/die in 2 sommin. s.p.m. A: 2 g/die in 2 iniez; B: 50-100mg/Kg in 2-4 iniez. s.p.m. Amoxicillina+acido clavulanico A: 1 gr x 2/die; B. 50 mg/Kg/die da dividere in 2 somministrazioni Cefuroxime A: 1.5-3 g/die; B: 30-100 mg/Kg/die s.p.m. Clindamicina A: 600-1200 mg/die in 3-4 sommin.s.p.m.; B. 10-20 mg/Kg/die in 3-4 sommin. Clindamicina A: 600-1200 mg/die in 3-4 sommin.s.p.m.; B. 10-20 mg/Kg/die in 3-4 sommin. Metronidazolo Ceftizoxima A: 3 cpr / die., 1 fl. x 3 die s.p.m A: 1 gr ogni 12 ore; B: fino a 12 aa.: 50 mg/Kg/die s.p.m. Eritromicina Penicillina V A:1-2 g/die in 2-3 somministrazioni s.p.m; B: 40-50 mg/Kg/die in 4 somministrazioni s.p.m. A: 1-4 cpr/die s.p.m.; Metronidazolo Ofloxacina 3 cpr / die s.p.m. A: 200-900 mg/die in 2-3 somm.s.p.m. Ciprofloxacina 250 mg x 2/die s.p.m. Fosfomicina Josamicina 3-4 cpr/die da sciogliere in bocca s.p.m. A: 3-4 cpr/die s.p.m. B: 50 mg/Kg/die s.p.m. A: 750-1500 mg/die; B: 15-30 mg/Kg/die s.p.m. A: 400 mg/die; B: 9 mg/Kg/die s.p.m. A: 1,5-2g/die; B: 50 mg/Kg/die s.p.m. A: 500 mg-1 g ogni 4-6 ore; B: 100 mg/Kg/die s.p.m. Cefalexina A: 1-4 g/die; B: 25-100 mg/Kg/die in 4 somministrazioni s.p.m. Amoxicillina Ceftibutene Josamicina Cefalotina Kefloral, compresse 500 gr, 1 gr, sospensione 154 Klacid, compresse 250-500 mg, fiale iv. 500 mg, sospensione Lincocin, compresse 500 mg Lincocin, fiale im. iv., 300-600 mg Loricin, fiale im. 1,5 gr, fiale iv. 1,5 gr Macladin, compresse 250-500 mg, granulare, fiale iv. 500 mg Mandokef, fiale im. 1 gr, 500 mg, fiale iv. 1 gr CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Claritromicina Lincomicina Lincomicina Ampicillina+ sulbactam Claritromicina Cefamandolo Midecin, compresse 400 mg Midecamicina Minocin, compresse 50-100 mg Miocamen, compresse 600 mg, sospensione Monocid, fiale im. 500 mg, 1 gr Minociclina Miocamicina Cefonicid Mopen, compresse 500 mg, 1 gr, gocce, sospensione Amoxicillina (triidrato) Neo Ampiplus, compresse 1 gr Amoxicillina (triidrato) Neo Tetranase, compresse 1 gr, sospensione Amoxicillina (triidrato) Neoduplamox, compresse, bustine 1 gr, bustine 312,5 mg, sospensione Oflocin, compresse 200-300 mg Amoxicillina + acido clavulanico Ofloxacina Oraxim, compresse 250-500 mg, bustine 250 mg, sospensione Cefuroxime axetil Overal, compresse 50-150-300 mg Roxitromicina Panacef, compresse 500 mg, 750 mg Cefacloro Panacef, bustine 375 mg gocce, sospensione 5% Penglobe, compresse 1200 mg Cefacloro Penicillina G potassica, fiale Penicillina G sodica, fiale Penstapho, fiale im. 1 gr Penicillina potassica Penicillina sodica Oxacillina Praticef, fiale im. 1 gr Cefonicid bisodico Procef, compresse 500 mg, sospensione 5% Ribotrex, compresse 500-600 mg, sospensione Rocefin, fiale im. 0,25-0,5-1 gr, fiale iv. 1-2 gr Rokital, compresse 400 mg, granulare Cefprozil Bacampicillina Azitromicina Ceftriaxone Rokitamicina A: 1 cpr/12 ore x 6-14 gg. s.p.m. A: 1 cps ogni 6-8 h A: 1 fiala ogni 12-24 ore; B: 10 mg/Kg/die ogni 12-24 h s.p.m. A: 1 cpr da 250 mg ogni 12 h s.p.m. A: 1 g ogni 8 ore fino a 2 gr ogni 4 h nei casi gravi; B: 100 mg/Kg/die s.p.m. A: 1g/die s.p.m.; B: 30-50 mg/Kg/die in 4 somministrazioni s.p.m. 200 mg ogni 12 ore s.p.m. A: 1-2 gr/die s.p.m.; B. 50 mg/Kg/die s.p.m. A: 1gr/die: B. 50 mg/Kg/die s.p.m. A: 1 cpr x 2/die s.pm. B: 40-50 mg/Kg/die in 3 somministrazioni s.p.m. 1,5-3 gr/die in 3 somministrazioni s.p.m. A: 2-3 cpr/die s.p.m. B: 50 mg/Kg/die in 3 somministrazioni s.p.m. A: 1 cpr x 2/die; B: 50 mg/Kg/die da dividere in 2 somministrazioni 200-900 mg/die in 2-3 somministrazioni s.p.m. A: 250-1000 mg in 2 somministrazioni/die s.p.m.; B: 20-30 mg/die in 2 somministrazioni s.p.m. A: 1 cpr ogni 12 ore s.p.m.; B: 5-10 mg/Kg/die s.p.m. A: 250 mg ogni 8 ore fino a un massimo di 2 g/die s.p.m. B: 20 mg/Kg/die ogni 8 ore non superare la dose 1 g/die s.p.m. A e B sopra i 7 aa 1 cpr ogni 12 ore s.p.m. 1 im ogni 6-8 ore s.p.m. s.p.m. A: 250-500 mg ogni 6 ore; B: 25-50 mg/Kg/die s.p.m. A: 1g/die; B: 50 mg/Kg/die s.p.m. A: 500 mg ogni 12 ore B: 15 mg/kg/die ogni 12 ore A: 500 mg/die s.p.m. B: 10 mg/Kg/die s.p.m. A: 1 g/die; B: 20-80 mg/kg/die s.p.m. A: 1 cpr x 2/die B: 20 mg/Kg/die s.p.m. 155 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Rossitrol, compresse 350-500 mg Roxitromicina Rovamicina, compresse Spiramicina Rulid, compresse 50-150-300 mg Roxitromicina Sintopen, compresse 1 gr, granulare Suprax, compresse 400 mg, sospensione Tilexim, compresse 250 mg Amoxicillina (triidrata) Cefixima Cefuroxime axetil Totacef, fiale im. 500 mg, 1 gr, fiale iv. 1 gr Cefazolina Trozocina, compresse 500-600 mg, sospensione Unasyn, fiale iv. 1,5-1 gr, compresse 750 mg, fiale im. 1,5 gr, sospensione Veclam, compresse 250-500 mg, sospensione, fiale iv. 500 mg Velamox, fiale 500 mg, 1 gr im., iv. Azitromicina Velamox, compresse 1 gr, capsule 500 mg, sospensione 3,75% Amoxicillina Zariviz, fiale im., iv. 250-500 mg, 1 gr Zimox, compresse 1 gr, 500 mg, capsule 500 mg, gocce, sospensione Cefotaxima Amoxicillina Zinnat, compresse 250-500 mg, bustine 250 mg sospensione Ceforoxime axetil Zitromax, compresse 500-600 mg, sospensione Azitromicina Ampicillina + sulbactam Claritromicina Amoxicillina A: 300 mg/die s.p.m. B: 5-10 mg/Kg/die in 2 somministrazioni s.p.m. A: 2-3 cpr/die; B: 150.000-225.000 U.I/Kg/die in 3-4 somministrazioni s.p.m. A: 300 mg/die s.p.m. B: 5-10 mg/Kg/die in 2 somministrazioni s.p.m. A: 2-3 cpr/die s.p.m. A: 400 mg/die B: 8 mg/Kg/die s.p.m. A: 250-1000 mg in 2 somministrazioni/die s.p.m. B: 20-30 mg/die in 2 somministrazioni s.p.m. A: 1g x 2/die B: sotto i 40 Kg 30-50 mg/Kg/die in 2 somministrazioni s.p.m. A: 500 mg/die s.p.m. B: 10 mg/Kg/die s.p.m. A: 1 cpr ogni 12 ore s.p.m. B: 50 mg/Kg/die in 2-3 somministrazioni s.p.m. A: 1 cpr da 250-500 mg ogni 12 ore s.p.m. A: 2-3 fiale/die ogni 8 ore s.p.m. B: 50-100 mg/Kg/die s.p.m. A: 2-3 cps/die s.p.m. B: 50-75 mg/Kg/die in 2-3 somministrazioni s.p.m. s.p.m. A: 500 mg ogni 6-8 ore oppure 1 g ogni 12 ore s.p.m. B: 30-50 mg/Kg/die in 3 somministrazioni s.p.m. A: 250-1000 mg in 2 somministrazioni/die s.p.m. B: 20-30 mg/die in 2 somministrazioni s.p.m. A: 500 mg/die s.p.m. B: 10 mg/Kg/die s.p.m. 5. ANTISETTICI DEL CAVO ORALE FARMACO PRINCIPIO ATTIVO DOSE Algol, tavolette Cetilpiridinio cloruro Antoral, pastiglie Antoral collutorio Tibezonio ioduro Tibezonio ioduro Antoral Arscolloid collutorio Tibezonio ioduro Alcool diclorobenzilico +argento proteinato 1 tavoletta ogni 2-3 ore da sciogliere in bocca, non superare le 8 tavolette/die 4-5 past./die s.p.m. 1 cucch. diluito in un po’ d’acqua 12/die 2 spruzz. Per 2-3/die 10 gocce diluite in un po’ di acqua 156 Arscolloid gengivario CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Borocaina gola, tavolette Borocaina pastiglie Bronchenolo gola, pastiglie Alcool diclorobenzilico +argento proteinato Alcool diclorobenzilico +argento proteinato Alcool diclorobenzilico +argento proteinato Cetilpiridinio cloruro Cetilpiridinio cloruro Cetilpiridinio cloruro Broxodin, collutorio Clorexidina (digluconato) Broxodin, gel Clorexidina (digluconato) Cetilsan collutorio Cetilpiridinio cloruro Cetilsan pastiglie Cetilpiridinio cloruro Corsodyl, collutorio Clorexidina (digluconato) Corsodyl dental gel Corsodyl, spray Corti Arscolloid collutorio Clorexidina (digluconato) Clorexidina Alcool diclorobenzilico+ desametasone+argento proteinato Alcool diclorobenzilico+ desametasone+argento proteinato Alcool diclorobenzilico+ desametasone+argento proteinato Dequalinio cloruro Arscolloid gengivario Arcolloid pasta dentifricia Corti Arscollid concentrato Corti Arscollid gengivario Dequadin pastiglie Dequadin tintura Decosan gola, pastiglie Elmex gel Farin gola, pastiglie Farin gola, collutorio Farin gola, spray Ginvapast Golacetin, compresse Golamed, compresse Golamed oral spray Golasan, spray Golasan, gocce Golasan, pastiglie Golasan, collutorio Herbagola, tavolette 1-2 appl./die secondo i casi Applicazioni locali Usare 2/die 2-4 tavolette/die da sciogliere in bocca 2-4 tavolette/die da sciogliere in bocca 1 pastiglia ogni 2-3 ore da sciogliere in bocca, non superare le 8 past./die 1 cucch. Diluito in un po’ d’acqua 12/die Applicare localmente 1cm di gel e massaggiare 1/die 1-2 cucch. In un po’ d’acqua per gargarismi per 3-4/die 1 pastiglia ogni 3-4 ore da sciogliere in bocca, non superare le 5 pastiglie/die 10 ml di prodotto 2/die per sciacqui del cavo orale Spazzolare i denti con il gel 1-2/die 2-3 spruzzi/die 10 gocce diluite in un po’ di acqua, diversi gargarismi al dì 2-3 appl./die 2-3 appl./die A: 6-8 past./die; B: 3-4 past./die Dequalinio cloruro 6-8 applicazioni/die s.p.m. Dequalinio cloruro A: 6-8 past./die; B: 3-4 past./die s.p.m. Idrofluoruro di ottadecilammina 1-2 settimana. Controindicato in + fluoruro sodico bambini al di sotto dei 4aa. Cetilpiridinio cloruro 1 pastiglia ogni 2-3 ore da sciogliere in bocca Cetilpiridinio cloruro 1 cucch. 4-5/die per gargarismi Cetilpiridinio cloruro 2-3 spruzzi nel cavo oro-faringeo per 45/die Cetilpiridinio cloruro+procaina+ Applicare una piccola quantità sulla calcio gluconato gengiva e massaggiare fino ad assorbimento Cetilpiridinio cloruro 1 cpr ogni 3 ore da sciogliere un bocca, non superare le 8 cpr/die Cicliomenolo 1 compressa ogni 3 ore da sciogliere in bocca, non superare le 8 cpr/die Monoiodoglicerolo+domifene bromuro 2-3 spruzzi in gola per 4-5/die Clorexidina cloridrato 1-2 spruzzate nel cavo oro-faringeo per 2/die Clorexidina cloridrato 10 gocce in un po’ d’acqua 2/die per gargarismi Clorexidina cloridrato 1 past. Ogni 2 ore; i bambini 1 past. Ogni 3 ore Clorexidina digluconato 1 cucch. non diluito per 2/die Cetilpiridinio cloruro 6 tavolette/die da sciogliere in bocca, nei bambini sopra i 6aa. Non superare le 4 tavolette/die 157 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Lisomucil gola, compresse Meridol, collutorio Dequalinio cloruro+enoxolone 1 compressa ogni 2-3 h s.p.m. Fluoruro amminico-fluoruro sannoso 2-3 sciacqui/die con 10 ml diluito in acqua o puro. Non è indicato per i bambini al di sotto dei 6 aa. Neo borocillina, compresse Alcool diclorobenzilico+sodio benzoato 1 cpr ogni 3 ore, non superare le 8 cpr/die Neo borocillina balsamica, Alcool diclorobenzilico+terpina 1 cpr ogni 3 ore, non superare le compresse idrata+menglitato 8 cpr/die Neo borocillina C, compresse Alcool diclorobenzilico+acido ascorbico 1 cpr ogni 3 ore, non superare le 8 cpr/die Neo borocillina collutorio Alcool diclorobenzilico 2-6 gargarismi/die con un cucch. di prodotto diluito Neo borocillina spray Alcool diclorobenzilico 2-3 erogaz. X 3-4/die Neo cepacol, pastiglie Cetilpiridinio cloruro 1 past. ogni 2-3 ore da sciogliere in bocca, non superare le 8 past./die Neo coricidin gola, compresse Cetilpiridinio cloruro 1 compressa ogni 2-3 ore da sciogliere in bocca, non superare le 10 cpr/die Neo formitrol, pastiglie Cetilpiridinio cloruro 1 past. ogni 2 ore da sciogliere in bocca, non superare le 8 past./die Neo formitrol strong, pastiglie Cetilpiridinio cloruro 1 past. ogni 2 ore da sciogliere in bocca, non superare le 8 past./die Oraseptic spray Esetidina 1-2 appl./die secondo i casi Oraseptic gola, pastiglie Cetilpiridinio cloruro+ 1 past. ogni 2 ore da sciogliere in bocca, alcool diclorobezilico non superare le 8 past./die, nei bambini sopra i 6 aa. Non superare le 4 past./die Oraseptic soluzione Esetidina 1 cucch./die senza diluire Osagin, pastiglie Dequalinio cloruro 1 past. Ogni 2-3 ore Plakkontrol 15, spray Clorexidina 2-3 spruzzi/die Plakkontrol 15, collutorio Clorexidina 2-3 sciacqui/die con 10 ml diluito in acqua o puro Plakkontrol fluoractiv, collutorio Fluoro-xilitolo-triclosan 2-3 sciacqui con 10 ml diluito in acqua o puro Plak out, collutorio Clorexidina digluconato s.p.m. Pumilsan, caramelle Dequalinio cloruro 1 caramella ogni 2-3 ore da sciogliere in bocca Sol-Jod, gocce Iodio 10-12 gocce per 3-4/die Traspulmina gola, pastiglie Dequalinio cloruro + enoxolone 1 past. Ogni 3-4 ore, non superare le 6 pastiglie/die 6. ANTINFIAMMATORI TOPICI DEL CAVO ORALE FARMACO PRINCIPIO ATTIVO Benzirin Tantum verde collutorio, spray Benzidamina Froben, collutorio, spray Flurbiprofene Oki, collutorio Ketoprofene sale di lisina Dicloral, collutorio Zeroflog, collutorio Diclofenac DOSE 2-3 sciacqui al giorno con 10-15ml di collutorio puro o diluito (2-3 spruzzi 4-5 volte/die) 2 sciacqui al giorno con 10ml di collutorio diluito 2-3 sciacqui al giorno con 15ml di collutorio puro o diluito con poca acqua Eutanasia Il mio conto comincia a non tornare per i vuoti tra le fila delle persona care. Si spegne il mio corpo, si raggelano gli affetti, rinuncio alle speranze e ai progetti. Scorgo le Parche che tagliano il filo e ci eguagliano mi privano dei sensi assidui testimoni di vita mi consegnano a un inconcepibile eterna assenza mi liberano dall’abitudine di essere qualcuno. L’essere materiale di un corpo immagino pallido e immobile che più io non sono e spersa ogni traccia di parvenza umana si ricongiunge e ritorna roccia, zolla e pianta. La miglior morte è quella inattesa che sorprende il giovane e il vecchio, non punizione ma legge di natura come nascere, maturare, crescere figli, invecchiare. La dolce morte mi spenga tardi persuaso del viaggio dopo la fatica sereno e privo di interesse alla vita con la nostalgia del sole e degli altri. Mi sia risparmiata l’aggressione di una morte disgustosa, di un dolore senza prospettiva dell’agonia di un’inutile lotta per respirare di un’attesa incupita da un pianto senza ritegno. Non mascherate con incerte diagnosi non vere la differenza tra l’essere infermo e il morire. Non negate a chi soffre il diritto di decidere quando conviene cessare di vivere. Una volta per sempre da soli essere morti è il destino della vita, nell’oblio emarginati dopo un breve rimpianto di persone care perché solo i vivi si devono amare. Felicità Se senza volerlo mi chiedo se sono felice senza saperlo mi sento infelice Risono a commettere l’enorme errore di intendere felicità ininterrotta un diritto e un dovere Il bene che è accanto tanto mi affanno a cercare lontano come fosse posto in un punto che mai è raggiunto La gioia equivoco con la fantasia di fare mia una verminaia di mezzi e di ricchezze Pago tributo alla stoltezza d’ignorare la fugace felicità che mi circonda e vado a venare d’inutile tristezza i vari momenti di vera allegrezza. PARTE H BIBLIOGRAFIA . CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA 161 1. Abbott PV, Selective and intelligent use of antibiotics in endodontics, Aust Endod J, (2000 Apr) 26 (1) 30-9. Journal code: 100888004. ISSN: 1329-1947. 2. Aldous J.A, Engar R C, Analgesic prescribing patterns in a group of dentists, General Dentistry, (2000 Sep-Oct) 48 (5) 58690. Journal code: 7610466. ISSN: 0363-6771. 3. 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Un giorno un anno un mese sono sempre ugual cose Avverti vita noiosa scarto tra potenziale personale e esser reale Sono specie animale Nulla è dato attendere a chi non sa credere Domani potrò stare Veder la vita fluire come acqua muore in mare Ora è tempo d’uscire identità cercando propria sfidando il mondo. PARTE I INDICE ANALITICO . CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Abuso di antibiotici, 28 Actinomicosi, 57 Acyclovir, 117 Agenti patogeni batterici, 28 Aggiustamenti posologici nella insufficienza epatica, 82 Aggiustamento posologico nell’insufficienza renale, 84 Allattamento, 79 Allergia alle betalattamine, 87 Alogeni, 126 Alveolite postestrattiva, 57 Amfotericina -B, 108 Aminoglicosidi Aminopenicilline, 46, 79 Amoxicillina, 46 Anaerobi, 29, 33 Antibiogramma, 24 Antibiotici polienici, 107 Antibioticoresistenza, 25 Antibioticoterapia e chemioterapia antinfettiva definizione, 19 Antisettici, 155 Area sotto la curva, 23 Assorbimento, 20, 37 Assorbimento gastroenterico, 77, 83 Assorbimento orale nell’insufficienza renale, 83 Attività sovrapponibile alle penicilline, 52 Audit, 13 Batteriocidia, 24 Batteriocidia lenta, 47, 49 Batteriocidia veloce, 55 Batteriostasi, 24, 54 Betalattamasi, 47 Biodisponibilità, 20 Candidosi orale, 109 Cefalosporine, 47 Cefprozil, 48 Cheilite angolare, 111 Chetoconazolo, 108 Chinoloni, 55 Ciprofloxacina, 56 Claritromicina, 53 Clearence creatinina, 83 Clindamicina, 53 Clorexidina, 126 Colite pseudomembranosa, 91 Commensali e opportunisti patogeni, 28 Concentrazione minima inibente, 23, 92 Contraccettivi orali, 40, 77 Cox, 130 Curva dose risposta, 23 Danni fetali, 78 Derivati azolici, 108 Dialisi, 85 Dialisi peritoneale, 85 Dializzabilità, 85 Diaree, 90 Differenza di prescrizione in diversi paesi, 11 167 Differenza nella frequenza delle prescrizioni antibiotiche tra medici e odontoiatri, 13 Dismicrobismo intestinale, 90 Distribuzione, 22 Diverse categorie di tossicità dei farmaci in gravidanza, 78 Dosaggi pediatrici, 76 Doxiciclina, 55 Drenaggio, 37 Durata della somministrazione, 37 Efficacia della profilassi nell’endocardite infettiva, 92 Eliminazione, 22 Eliminazione renale, 22 Emitiva plasmatica, 23, 77, 81 Emodialisi, 85 Empirica terapia Endocardite infettiva, 92 Enterocoliti aspecifiche, 90 Entità dell’insufficienza renale Epatotossicità, 81 Escrezione mammaria, 79 Esetidina, 126 Famciclovir, 118 Famiglie di antimicotici, 107 Famiglie di antivirali, 117 Fans, 129 Farmacocinetica nozioni generali, 20 Farmacodinamica nozioni generali, 24 Farmacosorveglianza, 139 Fattori predisponenti locali, micosi, 109 Fenoli, 126 First pass effect, 81 Flora batterica orale nel neonato, 76 Flora del cavo orale, 30, 79 Flora orale commensale, 28 Fluconazolo, 108 Formazione, 13 Frequenza delle prescrizioni in odontoiatria, 12 Genetic exchange, 26 Gengivite necrotizzante, 57 Gengivostomatite erpetica, 118 Gentamicina, 55 Gerodontoiatria, 79 Gestione e monitoraggio della terapia antibiotica, 36 Gram-, resistenza, 27 Gram+, resistenza, 27 Gravidanza, 76 Herpes simplex labiale e intraorale, 118 Herpes zoster, 121 I generazione cefalosporine, 48 Idoxiuridina, 119 II generazione cefalosporine, 48 III generazione cefalosporine, 49 In agendo, in omittendo, colpa, 137 Inattivazione enzimatica intra o extra cellulare, 27 Incompatibilità, 40 Indicazioni alla profilassi nelle infezioni postchirurgiche, 101 168 Infezione, 92 Infezioni odontogene localizzate, 58 Infezioni odontogene profonde, 62 Infezioni post-chirurgiche, 101 Inibitori delle batalattamasi, 47 Insuccessi della contraccezione orale, 77 Insuccesso terapeutico, 38 Insufficienza epatica, 81 Insufficienza renale, 83 Interazioni farmacologiche, 40 Interazioni tra antibiotici, 40 Intolleranza gastrointestinale, 89 IV generazione cefalosporine, 51 Lincosamidi, 53 Linee guida nell’endocardite infettiva, 95 Localizzazione d’organo, 39 Longacting cefalosporine, 52 Macrolidi, 52 Mancata risposta alla terapia, 76 Meccanismi di resistenza batterica, 26 Meccanismo d’azione antimicotici, 107 Meccanismo diretto o indiretto della resistenza, 25 Metabolizzazione, 22, 77, 82, 83 Metronidazolo, 55 MIC (vedi concentrazione minima inibente), 92 Miconazolo, 107, 108 Micosi superficiali, 107 Minimal bactericidal concentration, 25 Minimal inhibitory concentration, 25 Mirata terapia, 19 Misure preventive nella EI, 95 Modificazioni farmacocinetiche in gerodontoiatria, 80 Modificazioni farmacocinetiche in gravidanza, 77 Modificazioni farmacocinetiche nell’insufficienza epatica, 81 Modificazioni farmacocinetiche nell’insufficienza renale, 83 Nefropatia da fans, 132 Nesso di causalità materiale, 138 Nesso di causalità psicologico, 138 Nistatina, 108 Nitroimidazoli, 55 Nomi commerciali di chemioterapici antinfettivi, 152 Note compilazione scheda di segnalazione, 140 Orticaria, 87 Ospite compromesso, 85 Osteolielite, 64 Parodontiti croniche, 68 Parotite batterica, 72 Patogenesi, 39 Pedodonzia, 76 Penicilline, 46 Perimplantite, 71 Perossidi, 126 Plasmidi, 25 Prelievi microbiologici, 33 Prima scelta, 33 CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA Profilassi, 92 Profilassi antibiotica, 92 Profilassi antibiotica in chirurgia orale, 103 Profilassi antibiotica nell’endocardite infettiva, difformità dai protocolli, 95, 138 Profilasi dell’ulcera peptica, 132 Profilassi nell’endocardite batterica, 95 Profilassi per protesi articolari ortopediche, 97 Programmi di formazione, 13 Protesi ortopediche, 97 Protesi sistemiche, 99 Pulito-contaminato, intervento chirurgico, 102 Ragionata terapia, 19, 32 Razionale di terapia antibiotica in gerodontoiatria, 80 Razionale di terapia antibiotica in gravidanza, 78 Razionale di terapia antibiotica nell’insufficienza epatica, 82 Razionale di terapia antibiotica nell’insufficienza renale, 83 Reazioni allergiche ai macrolidi, 88 Reazioni allergiche alle penicilline, 87 Reazioni allergiche crociate tra betalattamine, 87 Reazioni avverse, 39 Reazioni avverse agli antimicotici, 108 Reazioni avverse in gravidanza, 78 Resistenza acquisita, 25 Resistenza innata, 25 Responsabilità professionale in antibioticoterapia, 137 Responsabilità professionale in profilassi, 137 Sali di ammonio quaternario, 126 Sanguinaria, 126 Scelta del chemioterapico antibatterico, 32 Scelta eccezionale, 33, 55, 56 Schemi posologici nella profilassi delle infezioni postchirurgiche, 103 Seconda scelta, 33 Short team, 103 Sinusite odontogena, 74 Stima del rischio di sviluppare l’EI infettiva, 94 Stomatite da protesi mobile, 113 Streptococchi, 28, 33 Terapia delle micosi, 107 Terapia delle virosi, 118 Terapia ragionata, 19, 32 Terapia sistemica, micosi, 108 Terapia topica, micosi, 107, 109, 113 Tetracicline, 53 Tipo cromosomico resistenza, 25 Tipo extracromosomico resistenza, 25 Trasporto, 22, 83 Ultra short team, 103 VAD (vedi volume apparente di distribuzione) Valaciclovir, 118 Via di somministrazione, 19 Volume apparente di distribuzione, 22 Volume di distribuzione, 77, 83 Volume di distribuzione nell’insufficienza renale, 83 . Cascata Bianca schiuma che s’allarga, cade, rimbalza e s’infrange tra il verde muschio e il lichene. In rivo si ricompone e al lago si ricongiunge nel verde azzurro dell’alga. A un tuffo ardito in cascata, freddo impatto che colpisce i sensi, mi scopro incline. Sto a mirar la mia immagine dal guizzo aureo d’un pesce in acqua ondeggiar tagliata. Pura acqua materia e forza senza alcun fine e intenzione, sino a pensiero a te estraneo stimoli l’intelligenza del gioco immaginazione, tu perenne e io temporaneo. Tra ruderi deserti e rovine antiche La ragione con gli occhi ciechi proni all’autorità degli antichi visita preda di nostalgie e teologie bianche, erbose archeologie. Perlustro la quieta grandezza e miro muto la nobile bellezza di fori, anfiteatri, basiliche acquedotti, terme di città antiche. Antica e perfetta integrità che dimentica la quotidianità dell’affettuosa vita familiare e della corruzione volgare. Immagino e affollo le rovine con vite perenne archivio di forme svanite di cose e persone ricche e cenciose nel quotidiano logorate e polverose. Cardi decumani postriboli domus urbes empori enopoli lane sbiancate con le urine dagli schiavi nelle officine. Evocare sentimenti è delle pietre il magico indissolto perenne potere come le cose che nascono muoiono si trasformano e ancor sopravvivono. La nostra vita La nostra vita è emozione senza una grande idea epica stemperata abitudine in attesa di lirica. La nostra vita baratta con il quotidiano agire nella sua continua fretta un pien profondo sentire La nostra vita ci ha unito con quanto abbiamo costruito nel tempo sino a credere che divisi è non vivere. La nostra vita affollata senza aver mai un solo attimo per dirti o mia adorata quanto a fondo e tanto ti amo. Segreto Ho intuito e m’infiamma un frammento di banale verità. A chi la dico? Con chi la condivido? Non con chi ha fretta, non si soffermerebbe. Non con un estraneo, non la capirebbe. Ho intuito un’altra verità: la tengo per me! Rimane in bocca l’amaro dell’infantile soffocata pulsione che battuta ancor sopravvive e vuole raccontare al mondo l’ultima affascinante scoperta. Ricordi Ricordo di aver già ricordato questa scena che avvenne vera una volta e improvvisa torna e avviene di nuovo nella mente innumerevoli volte Persecuzione di atti passati che si ripete come un patetico grido e ripropone un volto inviso uno dei miei volti antichi Che titolo per il ricordo? Io che non riesco a ricordare senza errore un nome o un volto La colpa sta nell’infausta interpretazione negli atti passati che pur non furono misfatti o nella chimica azione di un momentaneo ormone? Istrione In un delirio controllato che contrapponeva mondo irreale a mondo ordinario s’addestrò a essere qualcuno perché non si scoprisse che non era nessuno La felicità singolare del recitare si spense sul palco con l’eco dell’ultimo rima acclamata Uno dei due Condividiamo gli stessi oggetti ideali i paradossi della vita e la logica degli scacchi in un anelito ironico di chiarezze essenziali Uno si lascia vivere per essere se stesso per il tempo sempre più breve rimasto L’altro quasi fosse eterno trama per soggiogare il primo al servizio della sua vanità d’apparire Quale dei due il giusto rinchiuse? Quale dei due questo verso stese? Sogni sfumati di volti diversi destinati a confondersi e perdersi consapevoli di comune destino di sopravvivere da soli non un solo secondo. Fine settimana Lascio l’orologio e mi ritiro per riposare trai libri in giardino in isolamento amato con forza per scongiurare la malinconia della solitudine Spettatore di me stesso della vita che mi cambia da solo non sono così solo L’isolamento è una situazione la solitudine un sentimento Un disilluso torpore gli chiese in quale idea o in quale cosa fosse l’arido testamento Non vi era piacere o sostanza nelle sue parole ridondanti solo un freddo sogno che nessuno sognava S’accorse d’essere un patetico niente che mescolato agli altri era solo tanto inaridito che non sapeva stare solo Tornava inorridito al villaggio natale per porre rimedio al suo male e guariva col vivere concreto il malato Surreale Cielo azzurro su un mare blu Cielo di zaffiro su mare di lapislazzuli Cielo di mela su mare d’erba Cielo di limone su mare d’arancio Cielo di piombo su mare di mercurio Si guarda solo una volta nell’infanzia Il resto è sogno o memoria. STAMPATO NEL MAGGIO 2003 DA CIERRE GRAFICA via Ciro Ferrari, 5 - Caselle di Sommacampagna (Verona) tel. 045 8580900 - fax 045 8580907 www.cierrenet.it 67100 - l’aquila - via campo di pile Centr. Tel. Elettronico 0862/33.81- 25 linee r.a. Fax 0862/31.81.08 - 0862/33.82.19 - 0862/33.82.01 Dompé s.p.a. Uffici di: 20122 - milano - via san martino, 12 - 12/a Centr. Tel. Elettronico 02/5.83.83. 1 - - 40 linee r.a. Fax 02/58.30.05.90 - 02/58.30.87.14 Internet: http://www.dompe.it - E-mail: [email protected] Tele-Video Conferenza Auditorium SACRA EST MEDICINA VETUSQUE DEORUM INVENTUM Centro Servizi Medico Ospedalieri con Farmacovigilanza norme CEE CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA FABRIZIO MONTAGNA CHEMIOTERAPIA ANTINFETTIVA IN ODONTOIATRIA FABRIZIO MONTAGNA Dompé Dompé