Macroeconomia, Corso Avanzato Introduzione Giovanni Pica Università di Salerno Anno Accademico 2012/2013 Informazioni Orario lezioni Lunedì: sasa 13.30 – 16.00 Martedì: 16.00 – 18.30 Mercoledì: 08.30 – 11.00 Ricevimento: stanza 1102/A Martedì: 14.00 – 16.30 Email: [email protected] Programma 1 Crescita economica I I I I 2 Regolarità statistiche Funzione di produzione e crescita economica Il modello di crescita di Solow Modelli con crescita endogena Analisi del ciclo economico I I I Regolarità statistiche Il ciclo economico reale Modelli con imperfezioni di mercato Fondamenti microeconomici delle rigidità nominali Problemi di coordinamento, esternalità di scambio ed esternalità di ricerca I I Mercato del credito e crisi finanziaria 2008-2010 Spesa pubblica e debito Libri di testo r Crescita economica, David N. Weil, Hoepli, 2007. r Advanced Macroeconomics, David Romer, McGraw Hill, 3rd edition, 2006. r Metodi dinamici e fenomeni macroeconomici, Fabio-Cesare Bagliano e Giuseppe Bertola, Il Mulino, 1999. Materiale aggiuntivo: http://www.unisa.it/docenti/pica/home Cosa studia la macroeconomia? La macroeconomia studia il modo in cui individui e imprese INTERAGISCONO sui mercati determinando il LIVELLO DELL’ ATTIVITÀ ECONOMICA COMPLESSIVA di un paese o di un’area. Alcune variabili macroeconomiche: Prodotto Interno Lordo Consumi e investimenti Occupazione e disoccupazione Salari e produttività Deficit e debito pubblico Inflazione Importazioni ed esportazioni Prodotto Interno Lordo Il prodotto interno lordo (PIL) è il valore di mercato dei beni e servizi FINALI prodotti in un’economia in un dato periodo di tempo. Nel 2008 il PIL italiano è stato pari a: 1572243 MILIONI DI EURO Nel 2009: 1519695.1 MILIONI DI EURO Nel 2010: 1553083.2 MILIONI DI EURO Nel 2011: 1579659.2 MILIONI DI EURO Prodotto Interno Lordo Fonte: ISTAT Prodotto Interno Lordo C OME SI MISURA IL PIL Approccio della SPESA: PIL pari alla somma degli acquisti totali dell’economia. Approccio del REDDITO: PIL pari alla somma di tutti i redditi guadagnati nell’economia. Approccio della PRODUZIONE: PIL pari al valore dei beni e servizi finali prodotti nell’economia. I TRE APPROCCI DANNO IL MEDESIMO RISULTATO. Prodotto Interno Lordo: approccio della spesa Identità di contabilità nazionale: Y = C + I + G + X − IM Y = C + I + G + NX dove Y è il PIL in euro C i consumi I l’investimento G la spesa pubblica NX = X − IM sono le esportazioni nette I consumi rappresentano circa il 60% del PIL italiano. L’investimento il 20% circa. Il Prodotto Interno Lordo: approccio della spesa Fonte: ISTAT Il Prodotto Interno Lordo: approccio del reddito A PPROCCIO DEL REDDITO : misura la somma di tutti i redditi guadagnati nell’economia. Il PIL viene prodotto utilizzando LAVORO e CAPITALE. Per capitale si intende l’insieme dei fattori produttivi, o input, diversi dal lavoro che non vengono esauriti nel processo di produzione e che sono accumulabili. Il PIL viene ripartito tra lavoro e capitale per remunerarne il contributo alla produzione. Il REDDITI DA LAVORO è il salario percepiti dai lavoratori. I L MARGINE OPERATIVO indica i “profitti” che remunerano il capitale. Prodotto Interno Lordo: approccio del reddito Nel 2008 la composizione del PIL (milioni di euro) è stata: Redditi da lavoro dipendente: Redditi da capitale: PIL: Milioni di e 654986 917256 1572243 Tabella: Dati ISTAT Percentuale del PIL 42% 58% Prodotto Interno Lordo: approccio del reddito Fonte: ISTAT Prodotto Interno Lordo: approccio del reddito Nella figura precedente parte della quota del lavoro, quella relativa al lavoro AUTONOMO, è implicitamente attribuita al capitale. La quota di PIL riconducibile al lavoro DIPENDENTE E AUTONOMO è pari a DUE TERZI mentre la quota del reddito da capitale è pari a un terzo in molti paesi sviluppati. La quota del reddito da lavoro è rimasta approssimativamente costante nel corso del tempo, con una certa flessione nel corso degli ultimi decenni in alcuni paesi tra cui l’Italia. Prodotto Interno Lordo: approccio del reddito Fonte: OECD Prodotto Interno Lordo: approccio della produzione A PPROCCIO DELLA PRODUZIONE Non ci sono “doppi conteggi” nel PIL; viene contato solo il valore delle vendite FINALI di beni e servizi. Possiamo calcolarlo in due modi; la somma del prodotto finale o la somma del valore aggiunto. Il valore aggiunto è dato dai ricavi ottenuti da ciascuna impresa meno il valore dei prodotti intermedi. PIL nominale e PIL reale Nel PIL NOMINALE non si fanno distinzioni tra prezzi e quantità. Indica il VALORE dei beni e servizi prodotti, cioè il prodotto tra prezzo e quantità. Se la quantità dei beni e servizi prodotti non cambia, ma i prezzi cambiano, il PIL nominale cambierà. Il PIL REALE viene usato per riferirsi solo alla quantità di beni e servizi. Per calcolare il PIL reale è necessario valutare la produzione di merci e servizi A PREZZI COSTANTI, cioè ai prezzi di un determinato anno detto anno base. Il PIL reale è misurato in euro di un determinato anno, mentre il PIL nominale è misurato in euro correnti. PIL nominale e PIL reale E SEMPIO : PIL nominale = (prezzo delle mele × quantità di mele) + (prezzo delle pere × quantità di pere) Il PIL reale si calcola in ciascun anno utilizzando i prezzi dell’anno base. L E VARIAZIONI DEL PIL REALE RIFLETTONO QUINDI I CAMBIAMENTI NELLA PRODUZIONE E NON I CAMBIAMENTI DEI PREZZI . PIL nominale e PIL reale Fonte: ISTAT PIL nominale e PIL reale Fonte: ISTAT Tasso di crescita del PIL reale Fonte: ISTAT Indici di prezzo I L DEFLATORE DEL PIL è il livello dei prezzi che soddisfa questa equazione: PIL nominale = livello dei prezzi × PIL reale Il deflatore del PIL è il moltiplicatore del livello dei prezzi dall’anno base; è l’indice dei prezzi dall’anno base. Indici di prezzo Dal deflatore del PIL NON si ricava il tasso di inflazione. Quest’ ultimo, infatti, viene in genere misurato con la variazione dell’indice dei prezzi al consumo (IPC). La differenza tra IPC e deflatore del PIL risiede nel fatto che non tutti i beni e servizi registrati nel PIL entrano a far parte del paniere dei consumi delle famiglie, o vi entrano in proporzioni diverse da quelle con cui entrano nel PIL. Inoltre, i consumi contengono anche beni importati, che quindi non sono prodotti all’interno del paese e non sono registrati nel PIL. L’indice dei prezzi al consumo (IPC) L’IPC è costruito calcolando il costo di un paniere fisso di bene nel corso del tempo il costo del paniere è normalizzato a 100 in un anno base il costo negli altri anni è rapportato all’anno base. Esempio Anno base = 1995 IPC99=108 significa che ciò che nel 1995 si comprava con 100 euro nel 1999 costava 108 euro Il PIL reale pro-capite Sia il PIL reale che la popolazione sono cresciuti. Il PIL reale PRO - CAPITE misura il reddito MEDIO che ciascun abitante di un paese percepisce. Nel 2008 il PIL reale pro-capite italiano (in PPP) è stato pari a: 28453 $ Nel 2009 il PIL reale pro-capite italiano (in PPP) è stato pari a: 26729 $ Nel 2010 il PIL reale pro-capite italiano (in PPP) è stato pari a: 27082 $ Nel 2011 il PIL reale pro-capite italiano (in PPP) è stato pari a: 27081 $ Il PIL reale pro-capite Fonte: ISTAT PIL pro capite, US$, prezzi costanti, PPPs Fonte: OECD PIL pro capite, US$, prezzi costanti, PPPs Fonte: OECD PIL pro capite, US$, prezzi costanti, PPPs Fonte: OECD Crescita del PIL Fonte: OECD Crescita del PIL Fonte: OECD Crescita del PIL negli anni 2000 Fonte: OECD Il PIL reale pro-capite I L PIL REALE PRO - CAPITE È UNA MEDIA CHE PUÒ NASCONDERE IMPORTANTI DISUGUAGLIANZE . Macroeconomia - Pil pro capite Il PIL reale pro-capite per regione Pil pro capite per regione - Anno 2008 (numeri indice Italia=100) Anno 2008 (numeri indice Italia=100) Regioni Piemonte Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste Lombardia Liguria Bolzano/Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia confronti regionali 2008.xls Fonte: ISTAT Valori 109.2 130.1 128.8 101.6 130.0 117.4 116.7 111.4 124.4 109.0 93.0 101.3 117.1 83.5 77.1 63.3 66.2 71.2 64.1 66.2 76.6 100.0 Il PIL reale pro-capite per regione Anno 2011 (numeri indice Italia=100) Mercato del lavoro Quali fenomeni ci interessano? Come si misurano? Stock: I I I Occupati (parte delle forze di lavoro) Disoccupati (parte delle forze di lavoro) Fuori dalle forze di lavoro (inattivi) Flussi: I I di lavoratori tra occupazione, disoccupazione e inattività di posti di lavoro Il prezzo sul mercato del lavoro: salario Mercato del lavoro: gli stock CARTOGRAMMA 1 - PARTECIPAZIONE AL MERCATO DEL LAVORO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE - IV trimestre 2007 (migliaia di unità e percentuali sulla popolazione residente) Fonte: ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro. IV trimestre 2007 Permanenti a tempo pieno 13.073 22,1% Dipendenti 17.350 29,4% Occupati 23.326 39,5% con esperienze lavorative 1.143 1,9% senza esperienze lavorative 512 0,9% Popolazione residente 59.045 Cercano lavoro non attivamente ma disponibili a lavorare 1.187 2,0% Inattivi in età lavorativa (15-64 anni) 14.446 24,5% Cercano lavoro ma non disponibili a lavorare 309 0,5% Non cercano ma disponibili a lavorare 1.393 2,4% Non cercano e non disponibili a lavorare 11.557 19,6% Inattivi in età non lavorativa 19.619 33,2% A termine a tempo pieno 1.773 3,0% A termine a tempo parziale 509 0,9% Indipendenti 5.976 10,1% Persone in cerca di occupazione 1.655 2,8% Permanenti a tempo parziale 1.995 3,4% <15 anni 8.341 14,1% >64 anni 11.278 19,1% A tempo pieno 5.214 8,8% A tempo parziale 762 1,3% Mercato del lavoro: tasso di disoccupazione TASSO DI DISOCCUPAZIONE IV TRIMESTRE 2007: Persone in cerca di occupazione / (Persone in cerca di occupazione + Occupati) 1655 = 0.0662 1655 + 23326 Di nuovo, trattandosi di una media nasconde disuguaglianze territoriali e generazionali. Tasso di disoccupazione Fonte: OECD Tasso di disoccupazione Fonte: OECD Incidenza disoccupazione > 1 anno Fonte: OECD Incidenza disoccupazione > 1 anno Fonte: OECD Incidenza disoccupazione < 1 mese Fonte: OECD Incidenza disoccupazione < 1 mese Fonte: OECD Tasso di disoccupazione femminile e maschile Fonte: OECD Tasso di disoccupazione per regione Mercato del lavoro - Tasso di disoccupazione Tasso di disoccupazione per regione - Anno 2008 (a) (valori percentuali ) Anno 2008 - (percentuali) Regioni Piemonte Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste Lombardia Liguria Bolzano/Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Fonte: Istat, Rilevazione continua sulle forze di lavoro (a) Gli estremi superiori delle prime tre classi sono dati rispettivamente dai valori medi di Centro-Nord, Italia e Mezzogiorno. Fonte: ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro. tasso di disoccupazione 08.xls Tas disoccupaz 1 1 1 1 1 1 Tasso di disoccupazione per regione Anno 2011 - (percentuali) Tasso di disoccupazione giovanile nei paesi UE Mercato del lavoro - Tasso di disoccupazione giovanile Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni ) per sesso nei paesi Ue - Anno 2008 percentuali ) Età(valori 15-24 anni - Anno 2008 35 Totale Uomini Paesi Donne 30 25 20 Ue27 15 10 5 Sp ag n G a re ci IT a AL IA Sv e U zia ng he r Fr ia Sl anc o v ia ac c R hia om an ia Lu B ss elg e m io bu rg Po o lo Fi nia nl a Po ndi a r R tog eg a no llo U n Li ito tu an L e ia tto n Bu ia lg ar i Irl a an d Es a to ni a M a Sl lta ov e R ep Ge nia ub rm bl an ic i a a C ec a C ip r Au o s D an tria i Pa ma e s rc a iB as si 0 Fonte: Eurostat, Labour Force Force Survey Fonte: Eurostat, Labour Survey Spagna Grecia ITALIA Svezia Ungheria Francia Slovacchia Romania Belgio Lussembur Polonia Finlandia Portogallo Regno Uni Lituania Lettonia Bulgaria Irlanda Estonia Malta Slovenia Germania Repubblica Cipro Austria Danimarca Paesi Bass Ue27 Tasso di disoccupazione giovanile per regione Mercato del lavoro - Tasso di disoccupazione giovanile Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) per regione Anno 2008 (a) (valori percentuali ) Età 15-24 anni - anno 2008 Regioni Piemonte Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste Lombardia Liguria Bolzano/Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Fonte: Istat, Rilevazione continua sulle forze di lavoro (a) Gli estremi superiori delle prime tre classi sono dati rispettivamente dai valori medi di Centro-Nord, Italia e Mezzogiorno. Fonte: ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro. tasso di disoccupazione giovanile.xls Tasso di disoc Tasso di disoccupazione giovanile per regione Età 15-24 anni - anno 2011 Tasso di occupazione Fonte: OECD Tasso di occupazione Fonte: OECD Tasso di occupazione Fonte: OECD Tasso di occupazione Fonte: OECD Mercato del lavoro: flussi Ogni anno (mese/giorno) un certo numero di occupati diventa I I I disoccupato (perde/lascia il proprio lavoro) inattivo (va in pensione/alleva i figli/si ritira in campagna. . . ) cambia lavoro Ogni anno (mese/giorno) un certo numero di disoccupati diventa I I occupato (trova un lavoro) inattivo (scoraggiato, smette di cercare un lavoro) Ogni anno (mese/giorno) un certo numero di inattivi diventa I I occupato (trova un lavoro) disoccupato (si mette in cerca di un lavoro) Il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da flussi rilevanti, comparabili con quelli dei paesi anglosassoni e maggiori di quelli dei paesi dell’Europa continentale. I flussi da e verso la disoccupazione sono molto minori rispetto a Stati Uniti e Canada (⇒ in Italia la mobilità consiste in massima parte di transizioni job-to-job). Mercato del lavoro: salari settimanali nominali Fonte: INPS Mercato del lavoro: salari settimanali reali Fonte: INPS (prezzi 2006) Salari annuali (2011 US$, prezzi costanti, PPPs) Fonte: OECD Salari annuali (2011 US$, prezzi costanti, PPPs) Fonte: OECD Mercato del lavoro: produttività A PARTIRE DAGLI ANNI ’90: Crescita bassa (media 1%). Salari e profitti stagnanti. P OSSIBILI CAUSE ? Mercato del lavoro: produttività Pil per ora lavorata nelle maggiori economie europee - Anni 2000-2008 (numeri indice Ue15=100) Disuguaglianza: differenze di genere Fonte: INPS (prezzi 2006) Disuguaglianza salariale Fonte: OECD Disuguaglianza salariale Fonte: OECD Differenziali salariali tra livelli di istruzione negli US The changing nature of wage inequality 27 2.20 Wage differential (1973=1) 2.00 1.80 College postgraduates 1.60 Some college 1.40 College graduates 1.20 High school dropouts 1.00 0.80 1973 1977 1981 1985 1989 1993 1997 2001 2005 Fig. 3 Education wage differentials relative to high school graduates, men are processed as in Lemieux (2006b) who provides detailed information on the relevant data issues. Fonte: Lemieux (2008) Table 1 shows the evolution of broad measures of wage inequality, like the Polarizzazione 26 T. Lemieux 1.50 90-50 Wage differential (1973=1) 1.40 1.30 1.20 1.10 1.00 50-10 0.90 0.80 1973 1977 1981 1985 1989 1993 1997 2001 2005 Fig. 1 Low-end and top-end wage inequality, men 3.2 Direct evidence from the Current Population Survey Fonte: Lemieux (2008) I now present some results from the CPS to better illustrate how the main inequality inePolarizzazione dis- FIGURE 11.—(A) CHANGE IN OCCUPATION’S EMPLOYMENT SHARES, 1980– AND 1990–2000, BY OCCUPATIONAL SKILL PERCENTILE IN 1980 with the (B)1990 CHANGES IN REAL HOURLY EARNINGS BY WAGE PERCENTILE, 1980–1990 0 would AND 1990–2000 (CENSUS 1980, 1990, AND 2000, ALL HOURLY WORKERS) ensity of pational nsity of l. Most tionship Routine ntiles of side of hly relesk input the last e substimight be demand highor Fonte: Lemieux (2008) that the Deficit e debito pubblico D EFICIT O DISAVANZO PUBBLICO: ammontare della spesa pubblica (comprensiva degli interessi passivi sullo stock di debito) non coperta dalle entrate in un dato anno. Risparmio pubblico negativo: T − (spesa per interessi + G) < 0 Si ha invece un SURPLUS O AVANZO PUBBLICO quando le entrate superano le spese: T − (spesa per interessi + G) > 0. D EBITO PUBBLICO: debito dello Stato nei confronti di individui privati o imprese che hanno sottoscritto obbligazioni destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale. AVANZO PRIMARIO: differenza tra entrate ed uscite al netto della spesa per interessi sul debito pubblico T − G > 0. Debito pubblico e PIL Fonte: ISTAT Debito pubblico e PIL L’Italia è ancora lontana dall’obiettivo di Maastricht: RAPPORTO DEBITO /P IL AL DI SOTTO DEL 60 PER CENTO . L’incidenza dello stock del debito pubblico ha toccato il massimo del 121.5 per cento nel 1994, diminuendo fino al 103.8 per cento nel 2004. Torna a salire nel 2005 e nel 2006, per l’allentamento del rigore finanziario e la crescita più lenta dell’economia Dopo una lieve discesa nel 2007 (103.5 per cento), è salito nuovamente nel 2008 (105.8 per cento). Deficit pubblico e avanzo primario Fonte: ISTAT Sintesi Negli accordi di Maastricht è stato fissato UN DEFICIT MASSIMO DEL 3 PER CENTO per l’adesione all’Unione economica e monetaria. Dal 1981 al 1993 il deficit pubblico è stato superiore al 10 per cento del Pil Il saldo primario negativo negli anni Ottanta è oscillato tra il 2.5 e il 4 per cento del Pil, avvicinandosi al pareggio già nel 1991. La crisi finanziaria nel 1992 ha portato alla fluttuazione e al forte deprezzamento della lira. Nel periodo 1992-97 si è realizzato un aggiustamento drastico di finanza pubblica, pari a 6,7 punti percentuali nel saldo primario e 8,7 in quello finanziario, che ha portato il deficit sotto la soglia del 3 per cento, richiesta per l’adesione all’Uem. L’esperienza italiana è confrontabile, sia pure con alcune differenze, con quella del Belgio. Debito pubblico nei paesi Ue (percentuale del Pil) Fonte: Eurostat, Government Statistics Sintesi Il rapporto debito/Pil in Italia è sceso più lentamente rispetto al Belgio, l’altro caso su scala europea insieme alla Grecia. Per Germania e Francia valori in crescita rispetto al 2000 ma che non sono lontani nel 2008 dal valore soglia (65.9 e 68.1 per cento, rispettivamente). Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Spagna presentano valori del rapporto debito/Pil al di sotto della soglia del 60 per cento. Pressione fiscale La pressione fiscale è costituita dal rapporto tra il prelievo fiscale (imposte dirette, imposte indirette e imposte in conto capitale) e parafiscale (contributi sociali) e il Pil. Fonte: ISTAT Pressione fiscale nell’EU Nel 2008 l’incidenza sul Pil del prelievo tributario e contributivo dell’Italia (42.8 per cento), è inferiore a: Belgio (45.9 per cento) Francia (44.5 per cento) Austria (44.1 per cento) Danimarca (49.2 per cento) Svezia (47.6 per cento) e superiore a quella degli altri paesi dell’Unione. EU27 (40.2 per cento) EU16 (40.7 per cento) Fonte: Commissione europea Importazioni ed esportazioni italiane Fonte: ISTAT Grado di apertura dell’Italia Fonte: ISTAT Export per area geografica (2008) Fonte: ISTAT, Statistiche del commercio con l’estero Grado di apertura per area geografica (2007) Fonte: ISTAT, Statistiche del commercio con l’estero Export principali economie (quote sull’export mondiale) Fonte: United Nations, Commodity Trade Statistics Database Export principali economie (quote sull’export mondiale) Crescente ruolo delle economie emergenti, in particolare della Cina. Molti paesi più avanzati hanno perso quote di mercato. La quota di esportazioni italiane su quelle mondiali si è mantenuta tra il 3.4 e il 4 per cento. Export intra-EU (quote sull’export EU) Fonte: Elaborazioni Istat su dati Eurostat Export extra-EU (quote sull’export EU) Fonte: Elaborazioni Istat su dati Eurostat Integrazione europea Il grado di integrazione commerciale tra i paesi dell’Ue27 è molto elevato: circa due terzi (67 per cento) delle esportazioni di questi paesi sono diretti verso altri paesi Ue. La tendenza a privilegiare il commercio all’interno dell’Unione è relativamente più accentuata nei paesi più piccoli e soprattutto in quelli di recente accesso.