Spedizione in abbonamento postale art. 1, legge 46/04 del 27 febbraio 2004 Roma - Supplemento di economia, investimenti e management a “Il lunedì de la Repubblica” del 30 Novembre 2015 Anno 30 N. 40 BRUXELLES CONDANNA MA BERLINO È SORDA villaggio economia multi globale italiana media Fabio Bogo B ruxelles torna alla carica e denuncia gli eccessivi squilibri macroeconomici italiani: insufficiente la creazione di posti di lavoro e soprattutto - molto elevato il livello del debito pubblico, che toccherà il 133 per cento nel 2015. Da qui la minaccia del commissario Ue Moscovici: l’Italia è a rischio di non conformità con le regole del patto di stabilità; in primavera si esaminerà se e in quale ampiezza potrà beneficiare delle clausole di flessibilità per investimenti, riforme e spese per i profughi. Come a dire: se non fate qualcosa per ridurre il debito bocceremo le richieste che possono aiutarvi a crescere e di conseguenza ad abbassarlo. Un paradosso. La sentenza di Bruxelles non era inattesa ma a Roma ha creato ugualmente fastidio, perché è sembrata parte di una strategia di disturbo che da qualche tempo si sta intensificando e che pare avere ispirazione a Berlino. Non è un mistero, ad esempio, che la Bundesbank non abbia piacere di vedere un nuovo Quantitative Easing lanciato dalla Bce di Mario Draghi. Dopo un periodo di contrito silenzio in concomitanza all’esplodere dello scandalo Volkswagen, il presidente Jens Weidmann ha cominciato a lanciare i suoi anatemi: “Non c’è deflazione, inutile aumentare il Qe” (1 ottobre); “Tanto più a lungo manterremo una politica monetaria accomodante, tanto meno questa sarà efficace” (20 novembre). La linea dura della Bundesbank si sposa con quella della Commissione per la Concorrenza, guidata dalla danese Margrete Vestager, e radicata nella direzione generale, con a capo il tedesco Johannes Laitenberger, spalleggiato dall’olandese Get-Jan Koopman, responsabile proprio della sezione aiuti di Stato. Da qui per mesi sono giunti dei secchi no alle proposte che l’Italia avanzava per creare una bad bank dove parcheggiare i crediti deteriorati degli istituti italiani. No secchi e cavillosi, tanto da far sbottare, pur nascosto nella diplomazia del linguaggio, un ministro tecnico e paziente come Pier Carlo Padoan: “Mi aspetto di continuare a discuterne civilmente”. Di fatto per mettere al sicuro 4 banche in crisi il cui passivo rappresenta solo l’1 per cento degli asset del settore si è dovuti ricorrere a un nuovo strumento e non all’esistente Fondo interbancario di tutela dei depositi, ritenuto impropriamente un braccio dello Stato (un contenzioso è aperto con Bruxelles sull’intervento effettuato su Tercas). Il tutto mentre il 19 ottobre scorso è stato autorizzato senza obiezioni il salvataggio della HSH Nordbank: controllata dai governi regionali dello Schleswig Holstein e di Amburgo, ha potuto godere della garanzia statale su 3 miliardi di crediti deteriorati. Due pesi e due misure, in sostanza, perché Berlino spesso ottiene quello che vuole e ignora quello che non vuole. Chissà se a primavera la Commissione batterà un colpo sul surplus commerciale, imponendo una cosa che chiede da anni e che rappresenta un rilevante squilibrio macroeconomico. Le scommesse sono aperte: il surplus era di 52,3 miliardi di euro nel 2000; la sorda Berlino a fine 2014 lo ha portato a 217 miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Irlanda la tigre celtica trona a ruggire la crisi è dimenticata Autobrennero e Serenissima incrocio di sistema in autostrada Adblock contromossa degli editori che rivogliono la pubblicità Enrico Franceschini a pagina 12 Paolo Possamai a pagina 19 Patrizia Feletig a pagina 25 Popolari, Bcc, sofferenze, bail in il mese di fuoco di Visco e Padoan Andrea Greco [ IL COMMENTO ] L a ristrutturazione del sistema bancario italiano, sotto il fuoco incrociato delle crescenti richieste dei regolatori e di quelle - non meno pressanti di investitori e clienti, tiene sul filo i banchieri. E con essi i dirigenti di Governo, Tesoro e Banca d’Italia che sono rientrati in cabina di regia per completare il più e il meglio possibile un quadro creditizio consono alle scadenze politiche e normative che chiudono l’esercizio 2015. Tutto si affastella: e il blitz di domenica 22 novembre per formalizzare il salvataggio di quattro piccole banche del Centro Italia bene illustra la situazione, e lo spirito delle cose che si preparano nello scorcio d’anno. Dopo mesi di trattative sfinenti ma improduttive con le istituzioni sovranazionali, per agevolare soluzioni alternative (e meno onerose per il sistema) giovedì 19 le autorità hanno avvisato, brutalmente, le grandi banche e le Fondazioni socie dei quattro gruppi in dissesto - ovvero i principali “pagatori” del salvataggio da 3,6 miliardi, da versare entro il 7 dicembre nel neonato Fondo di risoluzione - che nel giro di poche ore si sarebbe riunito il consiglio dei ministri per formalizzare l’operazione. Altro tempo non ce n’era, se non si voleva finire sui giornali, dal 1° gennaio, come il primo caso di bail-in bancario europeo. segue a pagina 2 con un articolo di Adriano Bonafede [ IL PERSONAGGIO ] La trappola delle “clausole” Paolo De Ioanna L Pier Carlo Padoan, a sinistra, e Ignazio Visco [ LA FINANZA ] l ponte levatoio è stato I sollevato, si fortificano le mura del castello. Perdo- Sara Bennewitz a pagina 15 segue a pagina 10 I numeri dell’economia della paura Paolo Griseri Mr. Tod’s vale 2 miliardi a discussione sul disegno di legge di stabilità 2016 , alla boa della seconda lettura, e in particolare alcuni primi elementi di sintesi proposti nel Rapporto Cer 2/2015,consentono di tornare a riflettere sull’intrinseca utilità e ragionevolezza delle clausole di salvaguardia. Si tratta di una prassi in se molto dubbia, poi istituzionalizzata con l’art. 17 della legge quadro di finanza pubblica del 2009, ora da rivedere alla luce della nuova cornice costituzionale sull’equilibrio di bilancio, secondo cui per garantire la copertura delle leggi è possibile introdurre innovazioni. no i signori dell’industria del viaggio, della ristorazione e del divertimento, coloro che fanno affari su tutto ciò che si sposta e ha il sapore delle aggregazioni di massa. Vincono i si- gnori della guerra e della difesa. A due settimane dagli attacchi di Parigi i primi effetti economici del terrore si fanno sentire, anche se una misurazione più precisa del costo della paura si avrà solo a fine mese. Parigi e Bruxelles sono state, ovviamente, le città più colpite. segue a pagina 4 [ L’ANALISI ] Ripresa lampo la lezione americana dell’11 settembre Federico Rampini a pagina 4 [ L’INCHIESTA ] Legacoop, una fusione salverà il mattone rosso Enrico Miele C’ Armani “Nuova Anas autonoma dalla politica” Eugenio Occorsio a pagina 6 era una volta il mattone “a marchio coop”. Colossi dell’edilizia, soprattutto di stampo emiliano, che prima della crisi sembravano immortali, capaci di strappare ai concorrenti appalti in tutt’Italia. E mantenere il quasi monopolio delle commesse nei territori di riferimento, da Reggio a Bologna, passando per Modena, grazie a una “potenza di fuoco”, anche finanziaria, che ha fatto la fortuna dei cooperatori in molte stagioni. Poi lo shock: l’impatto con la crisi per i costruttori è stato violentissimo. Paralisi del settore residenziale, invenduto alle stelle e fatturati crollati per centinaia di milioni. Davanti ai primi scricchiolii, diventati all’improvviso crepe, il movimento coop ha messo mano al portafoglio, provando a salvare , non senza coraggio, i suoi big dell’edilizia. segue a pagina 8 multi media 30 NOVEMBRE 2015 25 [ IL CASO ] Il doppio gioco della software house Eyeo mmaginate un ferramenta che vende nello stesI so negozio dei lucchetti antifurto e le pinze per scassinarli. Così opera Eyeo. La software house berli- 5 MILIARDI Le persone in rete nel 2020 specie con gli smartphone La previsione è di Google che parla di “salto digitale” dagli attuali 2,8 mld nese sviluppa i filtri da installare (gratuitamente) sul browser per bloccare la pubblicità durante la navigazione e intanto vende agli inserzionisti la possibilità (a pagamento) di eludere l’oscuramento. Genio del business o spregiudicato affarista? Per di più si parla di accordi segreti tra i big del capitalismo digitale e la stessa Eyeo, la start-up fondata dal programmatore moldavo Wladimir Palant che produce il plug-in blocca-pubblicità Adblock Plus: Google, Microsoft, Amazon così come Taboola, numero uno delle concessionarie di pubblicità online, pagherebbero Eyeo per entrare nella lista delle aziende escluse dalla mannaia di Adblock Plus. Una gola profonda del settore riferisce di somme fino al 30% degli introiti pubblicitari. L’elenco elaborato in base ad una valutazione di “accettabilità” permette alle inserzioni online di essere visualizzate sullo schermo anche degli utenti che hanno scaricato Adblock Plus. (p.fel.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Pubblicità, Yahoo va alla guerra parte l’offensiva contro Adblock DAI PORTALI AGLI EDITORI DI GIORNALI, I FORNITORI DI CONTENUTI ONLINE SONO SEMPRE PIÙ DANNEGGIATI DAL SOFTWARE CHE BLOCCA L’ADVERTISING, E HANNO COMINCIATO A RENDERE IMPOSSIBILE L’ACCESSO AI LORO SITI AGLI UTENTI CHE L’HANNO INSTALLATO L’ Gabriele Di Matteo ELISA UNA SFILATA IN NOME DI MISSONI M Patrizia Feletig Roma ultimo allarme, che qualcuno sul web critica come un attacco alle libertà personali ma molti (portali, giornali online e via dicendo) accolgono come la fine della sottrazione di fasce di fatturato, è della settimana scorsa: Yahoo Mail vieta l’accesso agli utenti che hanno attivato un adblocker. Si tratta del software, installato nel browser, che filtra e blocca automaticamente la pubblicità che incontriamo durante la navigazione in rete. Analoge misure cominciano a prenderle diversi giornali online dalla Spagna alla Germania. È cominciata l’ultima battaglia di una guerra che riguarda l’intero spettro dell’informazione e dell’intrattenimento online (da YouTube a Facebook), e coinvolge quattro soggetti: i siti con la necessità di sostenere il proprio business; la pubblicità online accusata di essere invasiva della privacy degli internauti; gli utenti sempre più insofferenti; e infine quelli che ci guadagnano comunque sempre: gli sviluppatori sia di applicazioni per bloccare le pubblicità che di soluzioni tecnologiche anti-sbarramento banner e pop up. Gli attaccanti e i controattaccanti, insomma. Son ormai molte le “plug-in” per censurare la pubblicità sul proprio browsee. AdBlock e AdBlock Plus di Eyeo restano le più popolari. Stanno riscontrando un gran successo, come dimostra uno studio di PageFair, osservatorio sul web basato a Dublino, assieme ad Adobe: 198 milioni di persone utilizzano delle App anti-pubblicità, e il numero cresce velocemente. Negli ultimi 12 mesi è stato registrato un incremento del 41% provocando una perdita di introiti pubblicitari pari a 22 miliardi di dollari nei primi 7 mesi dell’anno. Editori e produttori di contenuti i quali già devono ingegnarsi a sopravvivere con lo stravagante paradigma del “pasto gratis” quale business model in rete, si trovano ora a dover fronteggiare un altro macigno: lo sgretolarsi dei ricavi derivanti da modelli economici basati sulla pubblicità online. Tanto più che le App per bloccare la pubblicità stanno dilagando anche sul mobile, applicando il siste- LA GAZZETTA DELLO SPOT 1 Marissa Mayer, Ceo di Yahoo, che ha lanciato la campagna anti-adblock (1); Tim Cook, Ceo della Apple, che viceversa ha dotato gli smartphone del software anti-pubblicità (2) 2 ma già utilizzando da tempo sui tradizionali browser per pc. Sarà perché Tim Cook insiste tanto sulla privacy delle persone, che a settembre, Apple nell’ultima release di sistema operativo sfornata, iOS9, ha incluso sulla versione mobile di Safari (il browser di iPhone e iPad), l’applicazione per “bloccare contenuti”. Eufemismo che ha giustificato così: ridurre il consumo dei dati e rendere più rapida la navigazione. Secondo uno studio l’introduzione di App adblock sul segmento mobile potrebbe significare erosione degli introiti pubblicitari per un miliardo di euro l’anno. Se il filtro anti-pubblicità può apparire una soluzione sgradita ai siti ma appetibile agli utenti, c’è anche chi – tra gli stessi internauti – paventa la fine dei siti indipendenti di informazione per effetto dilagante degli adblock. Tornando alla vicenda Yahoo, in realtà, dopo l’alzata di scudi in vari forum, l’azienda guidata da Marissa Mayer ha ricondotto il blocco a “un test per un piccolo numero di utenti Yahoo Mail negli Usa”. Tuttavia, l’ “esperimento” adottato dall’ottavo servizio di posta elettronica del mondo è indicativo del trend in atto. Nel difficile esercizio di equilibrismo tra le aspettative del free web con quelle di legittima remunerazione da parte dei creatori di contenuti, finisce che siano sempre più numerosi i siti che scelgono di bloccare l’accesso a chi non è disposto a disabilitare i filtri pubblicità. Sia che si tratti di siti d’informazione come Washington Post o The Atlantic, che di piattaforme sportive come Nfl Teams (che raggruppa informazioni sulle squadre di football americano), oancora del servizio di video streaming Hulu. Ma la controffensiva è in pieno svolgimento. La Walt Disney ha recentemente modificato le impostazioni della piattaforma ESPN.com oscurando la visione agli utenti provvisti di browser anti-spot. Meredith Kopit Levien, responsabile finanziaria del New York Times, reputa i filtri anti-pubblicità un problema grave per il settore e considera la loro diffusione sui dispositivi mobili una reale minaccia. Ma i sostenitori dell’adblock non mollano: 9to5Mac.com, sito d’informazione tipo Dagospia focalizzato sula Apple, visitato da un pubblico composto per il 60% da iPhone e iPad, dopo il recente inserimento dell’adblock in Safari, sta meditando di bilanciare l’erosione dei ricavi pubblicitari con contenuto sponsorizzato. Una rivisitazione dei “pubbliredazionali”, in crescita nel gradimento di alcuni editori digitali. Più determinata la mossa di Axel Springer, editore tedesco di varie testate tra cui Bild, il tabloid con la più alta tiratura in Europa. Il sito Bild.de addebita mensilmente 2,99 euro agli utenti che na- vigano con filtri anti-advertising installati. Chi non è disposto a silenziare le App o non paga l’abbonamento maggiorato, non accede più al portale. Springer è indubbiamente un precursore in Europa e sicuramente l’editore con posizioni più decise. Del resto in Germania il problema è molto sentito: le App filtro sono installate dal 30% degli internauti, 6 volte la media mondiale (dati 2014). Le rilevazioni effettuate dallo stesso gruppo editoriale hanno evidenziato che circa 23% dei visitatori di Bild.de navigano con software anti-pubblicità. Innalzando la soglia che, negli anni precedenti, sfiorava appena il 20%. Il rotocalco digitale totalizza 265 mila abbonati che versano mensilmente 4,99 euro per accedere a l’intero contenuto del magazine. Circa due anni fa, la piattaforma, seguendo una tendenza generalizzata, è migrata verso il modello freemium: alcuni contenuti gratuiti e altri, selettivamente scelti tra approfondimenti, interviste esclusive, foto, sono a pagamento. L’adblock scompagine tutte le carte e i piani. La guerra prosegue nelle aule dei tribunali. Il mese scorso la casa editrice berlinese ha perso una causa contro Eyeo sviluppatore di AdBlock Plus. In primavera, la corte aveva dato ragione a Eyeo portata sul banco degli imputati da due canali televisivi tedeschi RTL Group e ProSiebenSat.1 Stesso verdetto a Hamburgo per l’editore dei quotidiani Handelsblatt e Die Ziet che avevano avviato un processo similare. Adesso si aspettano gli appelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA issoni fa le cose in grande per l’atteso lancio del suo Eau de parfum, che verrà lanciato con uno spot firmato dal premio Oscar Paolo Sorrentino. Il regista ha girato su un set in gran segreto con una testimonial di grandissimo fascino: Elisa Sednaoui, modella nata in Piemonte da madre italiana e padre egiziano. Easyjet lancia una nuova campagna d’immagine che vuole ricordare ai suoi 68 milioni di passeggeri la dimensione social della compagnia gestita da Carolyn McCall e l’investimento in nuove tecnologie. Ci sono i droni, per La modella esempio, Elisa impiegati per Sednaoui esaminare (1) e Carolyn tramite McCall, Ceo videocamere di Easyjet (2) tutti i dettagli meccanici degli aerei per migliorare la manutenzione. E ci sono le centomila foto scattate dagli utenti che vanno a formare un puzzle che diventa poster pubblicitario e anche livrea dei nuovi velivoli. Yahoo! insiste nel travaso programmato di personaggi nati in tv, che poi familiarizzano con il web. Dopo aver portato Roberto Saviano e Simona Ventura al cospetto dei suoi utenti adesso tocca a Francesca Valla, mamma e insegnante nota al pubblico del piccolo schermo per il format Sos Tata, che gestirà uno spazio per le ricette di cucina e altri consigli per genitori e famiglia. Obiettivo, come sottolinea l’ad Yahoo Italia Lorenzo Montagna: “E’ offrire agli utenti contenuti utili e originali e alle aziende nuovi spazi per creare una relazione più amichevole tra marchi e consumatori”. © RIPRODUZIONE RISERVATA