2013-01_3_ Esito progetto 2011-12 cap. 3

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che genere di cultura?
che
genere
di
cultura?
CAPITOLO 3
NUOVE PROSPETTIVE
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ELABORAZIONE DATI
QUESTIONARIO USCITA 2
UOMINI
Proprio sulla base dei risultati ottenuti dal
primo questionario, in cui era emerso che alcune
professioni sono per la maggior parte dei rispondenti più attinenti ai maschi, si è voluto riproporre
Fig. 12 - Mass media e stereotipi
CONFERME E NUOVE PROSPETTIVE
Al termine delle attività laboratoriali e dopo
aver prodotto gli elaborati finali agli studenti è stato
proposto il “Questionario Uscita 2”. Gli intenti erano
quelli di sondare gli apprendimenti acquisiti e verificare alcuni dati ottenuti attraverso il primo questionario.
Alla domanda diretta: Secondo te spettacolo,
pubblicità, moda e in generale i mass media influiscono sul permanere degli stereotipi? Il 78% risponde in maniera affermativa. Occorre considerare
che prima degli interventi formativi questi studenti
e studentesse non sapevano che cosa fosse uno
stereotipo di genere e come ampiamente descritto dai risultati ottenuti, avevano anche una scarsa
coscienza di come i messaggi mediatici utilizzassero tali stereotipi, in quanto immagini largamente
condivise, per veicolare messaggi e catturare facilmente l’attenzione delle persone.
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che genere di cultura?
IMMAGINI MASCHERATE
COSA VEDIAMO?
Sono state poi presentate delle vignette il cui
tema centrale era relativo alle faccende domestiche chiedendo di trovare gli stereotipi. Nella
prima vignetta lo stereotipo raffigurato era quello
dell’uomo che non sa cucinare ed è stato compreso e rilevato dal 55% dei rispondenti, nella seconda vignetta si proponeva invece il ruolo della
casalinga che fa le faccende di casa mentre l’uomo è seduto comodamente in poltrona a leggere
un giornale, questo stereotipo è stato compreso
e rilevato dal 77% del campione, l’ultimo raffigurava invece un’inversione di ruoli (Fig. 13) in cui
un uomo svolgeva le faccende di casa e doveva
contemporaneamente badare a tre bambini e la
moglie invece era seduta in poltrona a leggere il
giornale e con fare ironico domandava al marito
come mai non andasse al lavoro. In questo caso
la vignetta è stata compresa dal 63% del gruppo
d’indagine.
Fig. 13 - Inversione dei ruoli
il quesito attraverso un’altra forma: quella visiva.
Sono state proposte 12 immagini, acquisite
dalla rete, che ritraevano in 11 casi donne e in 1
solo caso un uomo. I volti sono stati opportunamente mascherati in maniera tale che non fosse
possibile comprendere se si trattava di un uomo
o di una donna, l’obiettivo era quello di far percepire esclusivamente dei “corpi”. Sono state scelte
fotografie di donne: soldato, pilota d’aereo, tassiste, astronaute, calciatrici, motocicliste e pilota di
formula 1. L’unica foto appartenente a un uomo
era quella di un soldato con in braccio un bambino
fotografato durante un’azione di guerra in Afghanistan.
È stata inclusa anche una figura di “controllo”
ritraente una donna pompiere tratta da una copertina di una rivista americana e presentata senza il
volto celato (Figura 14) per la quale i rispondenti
hanno affermato che si trattava di una donna nel
70% dei casi.
Invece nel caso della donna soldato, immagine che è stata presentata con il volto celato, il
76% dei soggetti ha risposto che si tratta di un
uomo.
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Fig. 15 - Elena Rosell
Fig. 14 - Questionario F12
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che genere di cultura?
I dati dimostrano che tutte le figure sono state
giudicate come appartenenti a uomini. Come nel
caso dell’immagine che ritrae Elena Rosell campionessa di motociclismo spagnola prima a gareggiare nel campionato del mondo, l’85% dei soggetti ha affermato che si tratta di un uomo.
Allo stesso modo la fotografia di Nadine Angerer, portiere della nazionale tedesca di calcio
femminile, è stata giudicata come appartenente a
un uomo nell’81% dei casi.
L’immagine che si discosta nettamente dalle
altre è quella che ritrae un soldato con in braccio un bambino. Il 51% afferma che si tratta di un
uomo mentre il 43% di una donna, il rimanente
6% non risponde. La presenza del piccolo tratto in salvo dal soldato può aver indotto a fornire
una risposta più orientata al genere femminile al
quale in una sorta di associazione implicita viene
abbinato il ruolo di cura e di protezione identificato
con quello materno. Le risposte, quindi, in questo
caso si orientano verso un’attribuzione femminile
più evidente. Il tasso di non risposte s’innalza, in
maniera simile a ciò che è accaduto per il “quiz
del medico chirurgo” segno probabilmente di incertezza e indecisione.
Il grafico (Fig. 17) mostra in maniera chiara
come in sostanza a tutte le fotografie proposte in
cui il volto sia stato celato, oppure reso irriconoscibile, siano state associate prevalentemente a
uomini. Le immagini attribuite più nettamente a
uomini sono: il calciatore, il pilota d’aereo, il soldato e il tassista.
Fig. 16 - Nadine Angerer
Fig. 17 - Professioni
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ABBATTERE “MURI INVISIBILI”
Il percorso che è stato svolto attraverso il progetto ha dimostrato come sia possibile rilevare ancora oggi l’esistenza di stereotipi radicati già nelle
giovani generazioni. Idee, concetti, opinioni che
divengono facilmente immagini condivise, giudizi
che rischiano di deformare la realtà e limitare le
opportunità di ognuno/a di noi.
Viviamo in una società complessa e in rapida evoluzione eppure gli stereotipi che riguardano in particolar modo i “ruoli maschili e femminili” sembrano
permanere e non mutare mai. Prototipi così forti da
essere utilizzati dai media per catturare facilmente
l’attenzione, per rendere più efficace nel brevissimo
tempo di uno spot televisivo la comunicazione.
È un linguaggio comune quello che si crea che
però basa, in alcuni casi, le propria fondamenta su
degli errori che rischiano di creare una comunicazione fraintendibile.
La pubblicità che riconosce, quasi in un paradosso, che esistono consumatori e consumatrici di
tutte le età e che sfrutta le idee condivise.
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Julia Di Campo
[
“Educare all’autonomia
di pensiero, sviluppare
il senso critico..”
]
che genere di cultura?
ALCUNE CONSIDERAZIONI FINALI
Non solo grazie ad essa ragazze e ragazzi introiettano modelli stereotipati e un po’ alla volta si
indentificano con essi, così rassicuranti, così condivisi, così “normali”. “Muri invisibili”, invece, che
rischiano di limitare le scelte, di ridurre le molteplici strade individuali.
Abbiamo però dimostrato come con opportuni
interventi educativi sia possibile cambiare queste
opinioni e avviare delle strategie per decostruire in
maniera efficace gli stereotipi.
Quale la chiave??
Educare all’autonomia di pensiero e giudizio, sviluppare il senso critico e di osservazione
fornendo nuove strategie di interpretazione della
realtà. Avviare dei percorsi educativi attraverso i
quali imparare a divenire soggetti attivi del proprio
apprendimento e sperimentare assieme agli altri
una nuova società possibile fatta di donne e di uomini capaci di divenire autori e autrici delle proprie
vite inedite.
E ORA LASCIAMO PARLARE
LORO, I VERI PROTAGONISTI
E PROTAGONISTE…
ECCO ALCUNE DELLE
CONSIDERAZIONI SCRITTE
gli stereotipi impediscono ad un uomo di fare il
casalingo a una donna di fare il poliziotto (maschio)
ho imparato che se un lavoro viene pronunciato
solo al maschile non significa che ci sia per forza un
uomo ma anche una donna (femmina)
ho imparato a distinguere gli stereotipi comunemente usati, ho anche cambiato idea riguardo alcune
professioni prevalentemente maschili o femminili,
mi è piaciuto molto (femmina)
questo laboratorio mi ha fatto capire l’importanza delle parole che si usano si può dire ad esempio
casalinga e casalingo, chirurgo ma anche chirurga
(femmina)
che le donne fossero uguali agli uomini lo sapevo già ma vorrei farvi pensare anche agli stereotipi
maschili: perché gli uomini sono sempre gli stupidi che fanno la guerra? Perché dobbiamo avere il
sangue freddo di uccidere un uomo? Perché siamo
gli stupidi che rincorrono la palla? O che si vogliono
suicidare correndo a grandi velocità in moto?! Vorrei
farvi un attimo pensare ai conduttori in giacca e cra-
vatta affiancati da vallette quasi nude: credete che
quegli uomini siano meno “oggetti” delle vallette?
Vi ringrazio comunque perché questo progetto mi
ha insegnato a vedere sia gli stereotipi femminili sia
quelli maschili. Vorrei quindi fare altri sugli stereotipi
maschili (maschio)
questo progetto mi ha fatto riflettere e mi ha fatto crescere e diventare più matura. (femmina)
Credo che ognuno di noi si sia messo in gioco
anche per valutare ciò che pensava sulle differenze
uomo-donna, la sua posizione in base a stereotipi
e differenze sociali, credo sia stato molto utile per
ognuno di noi, per questo mi è piaciuto. Desidererei
fare altri laboratori sulle differenze sociali legate anche alla storia . (maschio)
Da questo laboratorio ho imparato che donne e
uomini sono uguali e che le pubblicità sono ricche
di stereotipi che sarebbe meglio togliere. (maschio)
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Con questo laboratorio ho imparato a leggere il
mondo con occhi diversi e a capire la “mentalità” di
oggi… il progetto mi è piaciuto un sacco , l’ho trovato
interessantissimo e coinvolgente (maschio)
A me i questionari sono piaciuti moltissimo,
vorrei farne altri su argomenti che riguardano sempre l’uomo o la donna, penso che siano serviti a farci riflettere sulle differenze (femmina)
È stato un laboratorio molto istruttivo fatto bene, le lezioni erano interessanti dalla prima
all’ultima, il laboratorio di produzione è stato divertente” (femmina)
mi piacerebbe fare ancora dei test uguali a
questi sono molto divertenti e ti puoi rilassare mentre li stai facendo ti permettono di esprimere liberamente senza che qualcuno ti critichi (femmina)
Mi è piaciuto lavorare in gruppo perché si è riuscito a sviluppare l’aspetto sociale, le idee arrivavano più spontanee e il lavoro diventa meno pesante.
(maschio)
Ho imparato che sia gli uomini che le donne
possono praticare tutti i lavori all’inizio ad esempio
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Ora la donna passo dopo passo, ogni giorno,
raggiunge nuovi traguardi in tutti i campi e gli anni
della discriminazione sessista sembrano finiti.
Tuttavia gli stereotipi di genere non sono ancora stati eliminati del tutto; nelle pubblicità d’oggi la
donna è diventata “oggetto” per pubblicizzare ogni
tipo di prodotto e in molti casi il suo abbigliamento
non è consono; certo il fine ultimo è attirare l’attenzione del possibile acquirente, ma ciò si ottiene
sfruttando il corpo femminile.
Quindi si deve ancora fare parecchia strada per
educare la gente a credere che uomini e donne sono
esseri umani e come tali devono avere pari diritti,
ma anche doveri, al fine di una convivenza felice.
(maschio)
La condizione della donna nella nostra società
è molto complessa, da una parte l’istruzione, la cultura, la voglia di affermarsi nel lavoro, soprattutto
in campi di predominio maschile e, dall’altra, i continui bombardamenti dei mass-media che valorizzano solo l’esteriorità. (femmina)
In alcune pubblicità per esempio la donna appare come una casalinga felice e realizzata, con un
corpo snello e sexy, vestita elegante e alla moda
anche quando sta facendo le pulizie di casa o è ai
fornelli. Negli spot televisivi non compaiono mai
donne stanche per il troppo lavoro, arrabbiate con
i figli perché si sporcano o deluse della loro vita e
della loro famiglia. Spesso e volentieri la donna è
usata come oggetto per pubblicizzare prodotti che
non hanno nulla a che vedere con il mondo femminile. Mi piacerebbe che un giorno, come in Spagna,
non si usasse più il corpo di una donna per vendere
un prodotto che con essa non ha niente a che fare.
(maschio)
Noi ragazzi della III B dell’Istituto Comprensivo
Ippolito Nievo siamo contenti di aver aderito a questo progetto perché crediamo che d’ora in avanti
guarderemo al mondo della pubblicità, e non solo,
con occhi diversi, cioè più educati a cogliere gli stereotipi culturali relativi al genere femminile e maschile.
che genere di cultura?
pensavo che solo gli uomini potevano fare il militare
invece ho capito che lo possono fare anche le donne, questo laboratorio mi è piaciuto molto e mi sono
divertita (femmina)
Questo lavoro ci è piaciuto molto perché abbiamo imparato a creare una pubblicità andando oltre
gli stereotipi, ma, soprattutto, ci siamo divertiti!
Julia Di Campo
Daniela Rossi
Questo laboratorio ci ha aiutato ad aprire gli
occhi e ad analizzare in modo più critico ed attento
le pubblicità che ci circondano, anche conoscendone la realizzazione e lo sviluppo. (le classi 2H 2M 3H
della scuola “Leonardo Da Vinci” succursale “Mazzini “di Mirano)
è stato bello lavorare insieme, ci è piaciuto
molto pensare insieme a qualcosa che possa incuriosire e attirare le persone senza usare stereotipi.
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Testi introduttivi
Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Universale Economica Feltrinelli. Il testo è stato stampato per la prima volta negli anni ‘ 70 ma, le riflessioni svolte sono tutt’ora pertinenti il saggio affronta il tema delle differenze di
genere spiegate dal punto di vista culturale.
Maria Serena Sapegno, (a cura di), Identità e differenze. Introduzione agli studi
delle donne e di genere, Mondadori, Università, 2011.
Francesca Sartori, (a cura di), Differenze e uguaglianze di genere, Il Mulino 2011. Nella II parte del testo vengono affrontati i temi della “segregazione formativa”
e della scelta scolastica
Donne e Pubblicità
Daniela Brancati, La Pubblicità è femmina ma il pubblicitario è maschio. Per una
comunicazione oltre i luoghi comuni, Sperling&Kupfer, 2002.
Loredana Lipperini, Non è un paese per vecchie, Feltrinelli, 2011.
Michela Marzano, Sii bella e stai zitta , Mondadori, 2010.
Elena Pellegrini, La donna oggetto in pubblicità, Venezia, Marsilio Editori 1977.
Caterina Soffici, Ma le donne no, Feltrinelli, 2010.
Pubblicità con giudizio, 40 anni di pubblicità vista dal Giurì , a cura di Liborio Termine, Mazzotta Editore, 2006.
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Educazione - Pedagogia - Didattica di genere
Aa. Vv., Con voce diversa. Pedagogia e differenza sessuale e di genere, Guerini,
Milano, 2001.
Irene Biemmi, Genere e processi. Sguardi femminili e maschili sulla professione
di insegnanti, Edizioni ETS, 2009.
Irene Biemmi, Educazione sessista: stereotipi di genere nei libri delle elementari,
Rosemberg & Sellier, Torino, 2010.
Demetrio Duccio, Con voce diversa: pedagogia e differenza sessuale e di genere,
Milano, Guerini Studio, 2001.
Cristina Gamberi, Maria Agnese Maio, Giulia Selmi, (a cura di), Educare al genere. Riflessioni e strumenti per articolare la complessità, Carocci, Roma, 2010.
Maria Rosa Del Buono, (a cura di), Differenze di genere a scuola. Teorie e pratiche, Quaderni IRRSAE, Lombardia, Milano 1995.
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Milano, 2005.
Barbara Mapelli, Orientamento e identità di genere: crescere donne e uomini,
Firenze, La nuova Italia, 2001.
Ivana Padoan, Maria Sangiuliano, (a cura di), Educare con differenza. Modelli
educativi e pratiche formative, Rosemberg & Sellier, Torino, 2008.
Clara Serra, (a cura di), Rosa & Azzurro: genere, differenza e pari opportunità
nella scuola, Torino, Rosemberg & Sellier, 2003.
che genere di cultura?
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dal 1954 a oggi, Roma, Donzelli Editore, 2011.
Saveria Capecchi, Identità di genere e media, Roma, Carocci, 2006.
Stereotipi
Paola Casella, Cinema: femminile, plurale. Mogli madri, amanti protagoniste del
terzo millennio, Le Mani ed., 2010.
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Bruno Mazzara, Pregiudizi e stereotipi, Il Mulino, 1997.
Paola Villano, Pregiudizi e stereotipi, Carocci, Roma, 2003.
Clelia Pallotta, Liscia, gassata o Ferrarelle? Stereotipi femminili nella pubblicità italiana, in Patrizia Calefato, a cura di, Cartografie dell’immaginario, Roma,
Luca Sassella Editore 2000, pp. 85-97.
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www.donnatv.it
www.donneinquota.org/
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/
www.correnterosa.org
www.pariodispare.org
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Vanni Codeluppi, Che cos’è la pubblicità, Carocci, Roma, 2004.
Vanni Codeluppi, La pubblicità: guida alla lettura dei messaggi, Franco Angeli,
1997.
Geppi De Liso, Creatività e Pubblicità. Manuale e metodologie di tecniche creative, Franco angeli Editore, 2003.
Giorgio Fioravanti, Il manuale del grafico, Zanichelli Editore, Bologna 2000.
Walton Roger, Gillies Keith, Heppell Lindsey, Introduzione alla grafica, Il Castello, Milano, 2002.
Clemente Francavilla, Progettazione grafica. Le regole della comunicazione visiva tra design e advertising, Hoepli , 2007.
E. R. Lehmann, Come si realizza una campagna pubblicitaria, Carocci, Roma,
2003.
E. Pirella, Il copywriter mestiere d’arte, Il Saggiatore, 2001.
Maria Angela Polesana, Pubblicità intelligente. L’uso dell’ironia in pubblicità,
Franco Angeli editore, 2008.
Annamaria Testa., La pubblicità, Il Mulino, Bologna, 2004.
Annamaria Testa, Le vie del senso, Roma, Carocci, 2005.
Pubblicità
www.iap.it
http://www.mediakey.tv
www.nuovoeutile.it
www.progettinuovi.it
che genere di cultura?
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Storia dell’educazione al femminile e delle donne in educazione
Antonella Cagnolati, (a cura di), Tra negazione e soggettività. Per una lettura del
corpo femminile nella storia dell’educazione, Guerini, Milano, 2007.
Margarete Durst, (a cura di), Educazione di genere tra storia e storie. Immagini si
sé allo specchio, Franco Angeli, Milano, 2006.
Barbara Mapelli, Gabriella Seveso, Una storia imprevista. Femminismi del Novecento e educazione, Guerini, Milano, 2003.
Gabriella Seveso, Come ombre leggere. Gesti, spazi, silenzi nella storia dell’educazione delle bambine, Unicopli, Milano, 2000.
Filmografia
Bellissime film di Giovanna Gagliardo
Il corpo delle donne di Lorella Zanardo www.ilcorpodelledonne.com
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DANIELA ROSSI
JULIA DI CAMPO
Vive e lavora tra Padova e Venezia dove si è laureata in storia dell’arte contemporanea presso
l’Università Ca’ Foscari.
Studiosa di storia della grafica e della comunicazione pubblicitaria, ha una lunga e consolidata esperienza nel campo della pubblicità, della gestione di uffici stampa e della comunicazione editoriale maturata sia all’interno della direzione marketing di una primaria Compagnia italiana di Assicurazioni sia collaborando con una serie di agenzie di pubblicità del
Triveneto, oggi è consulente free lance di comunicazione, e formazione.
Dal 1997 al 2001 si è occupata di formazione professionale aziendale, progettando pacchetti
formativi per la rete di vendita e coordinandone le attività di didattiche.
Dal 2003 al 2006 è stata membro del comitato di redazione dell’house-organ aziendale nazionale delle Assicurazioni Generali S.p.A., inoltre ha progettato una nuova rivista trimestrale
di formazione, informazione e cultura di marketing, della quale è stata ideatrice del piano
editoriale e responsabile del coordinamento editoriale.
Dal 2000 al 2010 è stata docente di materie storico-artistiche presso l’Università Ca’ Foscari
di Venezia.
Attualmente progetta e realizza moduli didattici e formativi nelle discipline della comunicazione e delle arti visive, collaborando con Enti pubblici, associazioni culturali, Istituzioni scolastiche e aziende private; è intervenuta a numerosi convegni, conferenze e incontri relativi a
tematiche legate alla comunicazione pubblicitaria.
Ha pubblicato Il messaggio pubblicitario italiano del Novecento, Cedam, Padova, 2003; Quando
il grafico si chiamava maquettiste: les vignettes françaises fin de siècle in AAVV, Vireés de bord,
Il Poligrafo, Padova, 2005; il saggio introduttivo “99>09: dieci anni di comunicazione business to
business”, 2010, inoltre ha collaborato con una serie di riviste specializzate e webzine e cura
la rubrica sulla comunicazione della rivista Virtuose.
Da sei anni la sua ricerca si è focalizzata nell’ambito della comunicazione di genere e dell’immagine della donna in pubblicità, (è in fase di pubblicazione un saggio sul linguaggio e la grafica pubblicitaria di genere nell’Italia dei primi anni Settanta). Nel 2010/2011 ha progettato,
per l’UDI di Venezia-Mestre, i laboratori formativi del progetto Immagini Amiche; nel 2011, su
incarico della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Venezia e dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Venezia ha ideato e curato i laboratori formativi del progetto “Che genere
di cultura?” e ha coordinato la stesura e l’editing della presente pubblicazione.
Pedagogista esperta nei processi formativi ha conseguito la laurea presso l’Ateneo di Padova e successivamente un post laurea in Europrogettazione presso il dipartimento di Studi Internazionali dello stesso Ateneo. Si occupa di formazione permanente e collabora dal
2006 con l’Università degli Studi di Padova dove ha curato lo svolgimento di diversi corsi
finanziati con fondi FSE e CIPE. Collabora inoltre con il CIRSPG (Centro Interdipartimentale di Ricerca Studi sulle Politiche di Genere) e il Dipartimento di Studi Storici e Politici
della stessa università. I suoi interessi di ricerca sono inerenti la formazione permanente
e le differenze di genere, le politiche formative europee di aggiornamento e formazione
professionale.
È membro dell’ ASAFOR- associazione ex allievi filiera formatori Facoltà di Scienze della
Formazione- e svolge attività di consulenza per la formazione per diversi committenti sia
pubblici che privati. È inoltre docente di lingua italiana per stranieri presso alcuni enti formativi e ha tenuto diverse docenze sulle politiche di pari opportunità occupandosi di temi
quali: conciliazione tra lavoro e vita privata, lavoro di cura e politiche formative europee.
Ha pubblicato: Lifelong Learning di genere in Europa, In rivista “INCHIESTA” N.160, edizioni
Dedalo, 2008; Conciliazione vita lavoro, Il lavoro retribuito e la cura, Imprenditoria femminile
in Italia e in Europa, in A. Del Re (a cura di) Manuale di Pari Opportunità, edizioni Cleup,
Padova, 2008 ; Gender budgeting per il Comune di Adria. Analisi del bilancio comunale in una
prospettiva di genere.
Recentemente in collaborazione con il Comitato Pari Opportunità dell’Università di Padova ha contribuito alla realizzazione della pubblicazione “Generi e cambiamenti. Dalla
sottorappresentazione delle donne nella ricerca scientifica e tecnologica a nuovi scenari
emergenti” (Cleup, Padova).
Per il progetto”Che genere di cultura?” si è occupata della progettazione del percorso
formativo e ha svolto un ruolo di coordinamento e supervisione. Ha curato la parte relativa la progettazione e stesura dei questionari rivolti alle studentesse e agli studenti. Si è
occupata della raccolta e elaborazione dei dati ottenuti e della redazione della presente
che genere di cultura?
CURRICULUM FORMATRICI
pubblicazione.
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gennaio 2013
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