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CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO
PARTE SECONDA
IMPIANTO ELETTRICO
CAPO I - NORME E PRESCRIZIONI PER L'ACCETTAZIONE, L'IMPIEGO, LA QUALITA'
E LA PROVENIENZA DEI MATERIALI - PRESCRIZIONI ESECUTIVE E
CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
3
Art.2.IE.1
- Norme generali relative all’accettazione, qualità, provenienza e caratteristiche dei materiali -
3
Comune di Martignacco – Lavori di adeguamento normativo del Centro scolastico di Via Udine
Art.2.IE.2
Art.2.IE.3
Art.2.IE.4
Art.2.IE.5
Art.2.IE.6
Art.2.IE.7
Art.2.IE.8
Art.2.IE.9
Art.2.IE.10
Art.2.IE.11
Art.2.IE.12
Art.2.IE.13
Art.2.IE.14
Art.2.IE.15
Art.2.IE.16
Art.2.IE.17
Art.2.IE.18
Art.2.IE.19
Art.2.IE.20
Art.2.IE.21
Art.2.IE.22
CSA – Parte seconda
- Tubazioni – canalette e cassette 3
- Comandi (interruttori, deviatori, pulsante e simili), prese a spina, apparecchiature ed interruttori
7
- Quadri 8
- Cavi e conduttori 10
- Tubi protettivi percorso tubazioni, cassette di derivazione, posa e punti presa 12
- Impianto di messa a terra e sistemi di protezione contro i contatti indiretti 15
- Coordinamento dell’impianto di terra con dispositivi di interruzione 17
- Protezione mediante doppio isolamento 17
- Impianti elettrici utilizzatori in luoghi adibiti ad uso medico Norma CEI 64-8/7; V2
17
- Sistemi di protezione particolare contro i contatti indiretti 24
- Protezione delle condutture elettriche 25
- Materiale di rispetto 26
- Protezione delle scariche atmosferiche 26
- Protezione da sovratensioni per fulminazione indiretta e di manovra 28
- Protezione contro i radio disturbi 28
- Maggiorazioni dimensionali rispetto a valori minori consentiti dalle norme CEI e di legge 29
- Potenza impegnata e dimensionamento degli impianti
29
- Illuminazione di emergenza
30
- Sistemi prevenzione e segnalazione di fughe gas ed incendi 55
- Impianto di rilevazioni incendio 56
- Impianti generali di diffusione sonora 67
CAPO II - VERIFICHE, CONSEGNA E NORME PER IL COLLAUDO DEGLI IMPIANTI
ELETTRICI
71
Art.2.IE.23 - Verifica provvisoria e consegna degli impianti Art.2.IE.24 - Verifiche e manutenzione dell’illuminazione di Sicurezza.
Art.2.IE.25 - Collaudo definitivo degli impianti Art.2.IE.26 - Norme generali comuni per le verifiche in corso d’opera, per la verifica provvisoria e per il
collaudo definitivo degli impianti -
71
71
72
74
CAPO III - NORME PER LA MISURAZIONE E VALUTAZIONE DEI LAVORI PER
IMPIANTI ELETTRICI
75
Art.2.IE.27 - Norme per la misurazione e valutazione dei lavori -
75
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CSA – Parte seconda
CAPO I - NORME E PRESCRIZIONI PER L'ACCETTAZIONE, L'IMPIEGO, LA QUALITA'
E LA PROVENIENZA DEI MATERIALI - PRESCRIZIONI ESECUTIVE E
CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
Art.2.IE.1
- Norme generali relative all’accettazione, qualità, provenienza e caratteristiche dei
materiali L'Appaltatore, a propria cura e spese, deve ottemperare a tutte le norme, prescrizioni e raccomandazioni
emanate od emanande dalle competenti Autorità in materia di accettazione dei materiali. In difetto di
prescrizioni particolari o ad integrazione di esse i materiali e manufatti forniti dalla Ditta appaltatrice dovranno
essere conformi, sia qualitativamente che dimensionalmente, avuto riguardo al loro impiego, ai tipi unificati di
cui alle pubblicazioni dell'Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) e del Comitato Elettrotecnico Italiano
(C.E.I.) devono possedere inoltre la marchiatura "CE".
L'accertamento delle caratteristiche di essi verrà effettuato seguendo le modalità di prova previste nelle
tabelle U.N.I. e nelle norme C.E.I. relative.
I materiali in genere ed i manufatti occorrenti saranno approvvigionati dall'Appaltatore ove riterrà di sua
convenienza, purché, ad insindacabile giudizio delle Direzione Lavori, siano riconosciuti dalla migliore qualità
e rispondano ai requisiti appresso indicati.
Resta tuttavia stabilito che tutti i materiali impiegati in quanto appartengono a categorie ammesse al Marchio
di Qualità Italiano ed in quanto il corrispondente tipo abbia conseguito tale Marchio almeno un anno prima
della data del presente Capitolato, dovranno essere di tipo marchiato e muniti del relativo contrassegno.
L'Appaltatore sarà tenuto a comunicare alla stazione appaltante prima del loto impiego, le caratteristiche e la
provenienza dei materiali e dei manufatti approvvigionati affinché la Direzione Lavori possa eseguire tutte le
prove e verifiche ritenute necessarie per l'accettazione. A tal fine dovrà fornire, a sua cura e spese, presso gli
Uffici della Direzione Lavori e presso i Laboratori Ufficiali, tutti quei campioni di materiali che gli siano
richiesti. Le prove saranno sempre a totale carico e spese dell'Appaltatore e dovranno essere ripetute anche
per materiali della stessa specie e medesima provenienza ogni qualvolta la Direzione Lavori ne faccia
richiesta. I campioni dei materiali prescelti, debitamente contrassegnati, resteranno depositati negli Uffici
della Direzione Lavori quali termini di confronto e di riferimento.
Per i materiali ed i manufatti di cui esista in commercio una grande varietà di tipi, l'Appaltatore dovrà
uniformarsi alle richieste della Direzione Lavori ed esperire tutte le indagini e prove atte a garantire l'idoneità
tecnologica dei materiali prescelti in relazione al loro impiego.
I materiali che non fossero riconosciuti idonei saranno rifiutati senza che l'Appaltatore possa comunque
pretendere alcun compenso, essendo insindacabile il giudizio della Direzione Lavori.
L'accettazione dei materiali e dei manufatti da parte della Direzione Lavori non solleverà in alcun modo
l'Appaltatore dalle sue responsabilità in ordine alla perfetta riuscita dei lavori.
Infine per i materiali citati in calce si dovrà curare la rispondenza anche alle Leggi qui richiamate
esplicitamente:
- per i materiali ferrosi il D.M. 26.03.1980;
- per materiali ed apparecchiature elettriche ed elettroniche la Legge n. 186 dell'11.03.1968.
Art.2.IE.2
- Tubazioni – canalette e cassette 2.IE.2.1a - Tubo rigido in P.V.C. Sarà della serie pesante conforme alle norme CEI-EN 50086-1 e alle norme CEI-EN 50086-2.1 provvisto di
marchio italiano di qualità e di marchiatura "CE". Resistenza allo schiacciamento 750N su 5 cm
Potrà essere impiegato per la posa a pavimento (annegato nel massetto e ricoperto da almeno 15 mm. di
malta di cemento) oppure in vista (a parete, a soffitto, nel controsoffitto o sotto il pavimento sopraelevato).
Non è ammessa la posa interrata (anche se protetto da manto di calcestruzzo) od in vista in posizioni dove
possa essere soggetto ad urti, danneggiamenti, ecc., (ad es. ad un'altezza dal pavimento finito inferiore a 1.5
m.).
Le giunzioni ed i cambiamenti di direzione dovranno essere eseguiti con appositi accessori stagni in PVC, IP
65, costruiti in fabbrica conformemente alle Norme CEI-EN 50086-2.1.
Tubazioni ed accessori avranno marchio IMQ e marchiatura "CE".
Nella posa in vista la distanza fra due ponti di fissaggio successivi non dovrà essere superiore a 0,50 m.; in
ogni caso i tubi devono essere fissati in prossimità di ogni giunzione e sia prima che dopo, ogni cambiamento
di direzione.
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In questo tipo di posa, per il fissaggio saranno impiegati staffette a clips in materiale isolante serrati con viti (i
tipi con serraggio a scatto sono ammessi, all'interno di controsoffitti, sotto pavimenti sopraelevati, in cunicoli
od analoghi luoghi protetti).
I morsetti dovranno essere ancorati a parete od a soffitto mediante chiodi a sparo o viti e tasselli in plastica.
2.IE.2.1b - Tubo rigido in P.V.C. filettabile Sarà in materiale autoestinguente con estremità filettate e spessori non inferiori ai seguenti valori (in mm.)
2.2-2.3-2.5-2.8-3.0-3.6: Rispettivamente per le grandezze (diam. est.) 16-20-25-32-40-50 con una resistenza
allo schiacciamento pari ad almeno 980 N (100 KGF) misurata secondo le modalità previste dalle norme
C.E.I. 23.08.1973 fasc. 335.
Per grandezze superiori (diametri esterni maggiori di 50 mm.) si dovrà ricorrere a tubi della "serie filettata
gas" - PN 6. Le giunzioni saranno ottenute con manicotti filettati. I cambiamenti di direzione potranno essere
ottenuti sia con curve ampie con estremità filettate internamente sia per piegatura a caldo. Nella posa in vista
la distanza fra due punti di fissaggio successivi non dovrà essere superiore ad 1.00 m I tubi dovranno
comunque essere fissati in prossimità di ogni giunzione e sia prima che dopo ogni cambiamento di direzione.
Per il fissaggio in vista saranno impiegati collari singoli in acciaio zincato e passivato con serraggio mediante
viti trattate superficialmente contro la corrosione e rese impermeabili; oppure collari o morsetti in materiale
isolante serrati con viti (i tipi con serraggio a scatto sono ammessi all'interno di controsoffitti, sotto pavimento
sopraelevato, in cunicoli od analoghi luoghi protetti).
Collari e morsetti dovranno essere ancorati a parete od a soffitto mediante chiodi a sparo o viti e tasselli in
plastica. Nei locali umidi o bagnati all'esterno, degli accessori descritti potranno essere impiegati solamente
quelli in materiale isolante. Le viti dovranno essere in acciaio cadmiato, nichelato od in ottone.
2.IE.2.1c - Tubo flessibile in P.V.C. serie pesante (corrugato) Sara' conforme alle norme CEI-EN 50086-1 e CEI-EN 50086-2.2 (serie pesante) in materiale
autoestinguente, provvisto di marchio italiano di qualità e marcato "CE". Resistenza allo schiacciamento 750
N su 5 cm
Sarà impiegato esclusivamente per la posa sottotraccia a parete od a soffitto curando che in tutti i punti risulti
ricoperto da almeno 20 mm. di intonaco oppure entro pareti prefabbricate del tipo a sandwich. Non potrà
essere impiegato nella posa in vista, od a pavimento, od interrata (anche se protetto da manto di
calcestruzzo) e così pure non potranno essere eseguite giunzioni se non in corrispondenza di scatole o di
cassette di derivazione. I cambiamenti di direzione dovranno essere eseguiti con curve ampie (raggio di
curvatura compreso fra 3 e 6 volte il diametro nominale del tubo).
2.IE.2.1d - Tubo flessibile con spirale rinforzata in PVC Sara' conforme alle norme CEI-EN 50086-2.3 in materiale autoestinguente e costituito da un tubo in plastica
morbida, internamente liscio rinforzato da una spirale di sostegno in PVC. La spirale dovrà avere
caratteristiche (passo dell'elica, rigidezza, ecc.) tali da garantire l'inalterabilità della sezione anche per il
raggio minimo di curvatura (r.min. = 2Xdiam.int.) ed il ritorno alla sezione originale in caso di schiacciamento.
Il campo di temperatura di impiego è da+5 °C a +60 °C.. Dovrà riportare la marchiatura "CE".
Per il collegamento a tubi di altro tipo, canalette, cassette di derivazione o di morsettiere dei motori,
contenitori, ecc., dovranno essere impiegati esclusivamente raccordi previsti allo scopo dal costruttore e
costituiti da : corpo (del raccordo), anello di tenuta, ghiera filettata di serraggio, controdado o manicotto
filettato a seconda se il collegamento è con cassette, canalette o contenitori oppure con tubi filettati. Le
estremità dei tubi flessibili non dovranno essere bloccate con raccordi del tipo a clips serrate con viti.
Non è ammesso l'impiego di questo tipo di tubo all'interno dei locali con pericolo di esplosione od incendio.
2.IE.2.1e - Tubo flessibile con spirale in acciaio zincato Sara' costituito da un tubo flessibile a spirale in acciaio zincato a doppia aggraffatura con rivestimento
esterno in guaina morbida di P.V.C. autoestinguente con campo di temperatura di impiego da -15 °C a +80
°C.
La guaina esterna dovrà presentare internamente delle nervature elicoidali in corrispondenza
all'interconnessione fra le spire del tubo flessibile e ciò allo scopo di assicurare una perfetta aderenza ed
evitare che si abbiano a verificare scorrimenti reciproci.
Per il collegamento a tubi di altro tipo, canalette, cassette di derivazione o di morsettiere dei motori,
contenitori, ecc. dovranno essere impiegati esclusivamente i raccordi metallici previsti allo scopo del
costruttore e costituiti da: corpo (del raccordo), manicotto con filettatura stampata per protezione delle
estremità taglianti e per la messa a terra, guarnizione conica ghiera di serraggio e controdado o manicotto
filettato a seconda se il collegamento è con cassette, canalette o contenitori oppure con tubi filettati. In ogni
caso non è ammesso bloccare le estremità del tubo flessibile con raccordi del tipo a clips serrate con viti.
2.IE.2.1f
- Tubo in acciaio zincato pesante Sara' conforme alle norme UNI 3824 (Mannesmann) senza saldatura zincato a fuoco internamente liscio con
estremità' filettate. Dovrà riportare la marchiatura "CE".
Potrà essere impiegato per la posa in vista (a parete, a sopraelevato) sia all'interno che all'esterno.
È ammessa la posa interrata purché il tubo sia protetto inferiormente e superiormente con almeno 10 cm. di
calcestruzzo oppure rivestito con tela jutata e catramata.
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Le giunzioni potranno essere ottenute impiegando manicotti filettati in acciaio zincato. Analogamente i
cambiamenti di direzione saranno ottenuti con curve ampie con estremità filettate; fino al diametro di 1"1/4
potranno essere ottenuti anche per piegatura diretta evitando pero' che si abbiano strozzature, diminuzioni
della sezione e danneggiamenti della zincatura.
Nel caso di impiego all'esterno di luoghi con pericolo di esplosione ed incendio potranno essere impiegati
anche manicotti, curve e raccordi in lega leggera del tipo apribile serrati sul tubo con cavallotti e viti.
Sui tutti i tagli eseguiti dovranno essere accuratamente eliminate bavature o spigoli taglienti che possano
danneggiare i cavi.
2.IE.2.1g - Canaletta (passerella) in acciaio zincato di tipo aperto Sarà forata (asolata) ed ottenuta da lamiera di acciaio protetta con zincatura a fuoco sendzimir oppure, se
indicato nel computo metrico o nella specifica, con zincatura a fuoco per immersione dopo le lavorazioni
foratura e piegatura.
I fianchi dovranno avere un'altezza di almeno 50 mm. e lo spessore non dovrà essere inferiore a 1.5 mm
Dovrà riportare la marchiatura "CE".
Per la sospensione saranno impiegate, per quanto possibile mensole ancorate sia a profilati fissati a soffitto,
sia con tasselli direttamente a parete in modo da avere sempre un lato libero.
La distanza fra due sostegni non dovrà essere superiore a 2.00 m. e comunque tale che la freccia
d'inflessione non risulti superiore a 5 mm..
La distanza della canaletta dal soffitto o da un'altra sovrapposta dovrà essere di almeno 20 cm
Il collegamento fra due tratti dovrà avvenire mediante giunti di tipo telescopico o ad incastro in modo da
ottenere la perfetta continuità del piano di scorrimento dei cavi ed evitarne l'abrasione durante la posa oppure
impiegando giunti ad angolo di tipo esterni e piastre coprigiunto interne.
Per eseguire cambiamenti di direzione, variazioni di quota, di larghezza, ecc., dovranno essere impiegati gli
accessori allo scopo previsti dal costruttore in modo da ridurre al minimo, e per dimostrata necessità, gli
interventi quali tagli, piegature, ecc.
In ogni caso gli spigoli che possono danneggiare i cavi dovranno essere protetti con piastre terminali coprifilo.
Per il collegamento delle varie parti dovranno essere impiegati non meno di quattro bulloni in acciaio zincato
o cadmiato di tipo con testa tonda e larga posta all'interno della canaletta e muniti di rondella.
Nel caso fosse necessario il coperchio, questo verrà indicato di volta in volta nel computo metrico estimativo
o nella specifica dei materiali e dovrà essere asportabile per tutta la lunghezza anche in corrispondenza degli
attraversamenti di pareti.
Per la canaletta zincata per immersione dovrà essere ripristinata la protezione nei punti in cui dovesse essere
indispensabile intervenire con tagli, brusche piegature, fori, ecc., oltre ovviamente alla zincatura per
immersione potranno essere impiegate vernici catodiche rispetto allo zinco, quali minio e cromato di Pb
2.IE.2.1h - Canaletta (passerella) in acciaio zincato di tipo chiuso Vale in generale, quanto descritto per la canaletta di tipo aperto.
La canaletta sarà dotata di coperchio fissato od a scatto o mediante moschettoni ed asportabile per tutta la
lunghezza anche in corrispondenza degli attraversamenti di pareti. Dovrà riportare la marchiatura "CE".
Di volta in volta risulta precisato sui disegni o nel computo metrico il grado di protezione richiesto.
Particolare cura dovrà essere posta affinché non risulti abbassato in corrispondenza di giunzioni,
collegamenti con tubi eventualmente derivantesi dalla canaletta, cassette di derivazione, contenitori, ecc.
2.IE.2.1i
- Canaletta (passerella) in P.V.C. di tipo aperto autoportante Sarà in P.V.C. rigido autoestinguente munita di fori sul fondo; l'altezza dei fianchi non dovrà essere inferiore a
40 mm. e lo spessore almeno pari a 3 mm Dovrà riportare la marchiatura "CE".
Tutti gli accessori per la composizione del canale e per la sua sospensione (curve, incroci, mensole, staffe,
supporti, riduzioni, ecc.) saranno dello stesso materiale; le minuterie quali viti, bulloni, ecc., saranno in nylon
od in acciaio inossidabile.
La distanza fra due sostegni non dovrà essere maggiore di 1.5 m., la freccia di inflessione non dovrà
superare comunque il valore di 10 mm..
In corrispondenza ai punti di giunzione fra le varie parti dovranno essere previsti dei giunti di unione. Le
giunzioni potranno essere eseguite anche per saldatura a caldo purché sia garantita una resistenza
meccanica non inferiore a quella ottenuta con i giunti.
2.IE.2.1j
- Canale portacavi in vetroresina Sarà realizzato in resina poliestere rinforzata con fibra di vetro lunga, le sagomature saranno rinforzate
trasversalmente sul fondo e consentirà la realizzazione della riduzione terminale d’innesto per l’attuazione
dell’accoppiamento senza piastre e bulloni degli elementi.
Lo staffaggio deve avvenire ad una distanza massima di 1,5 m ed il canale deve presentare un’altezza
minima di 50 mm e spessore minimo di 4 mm, mentre la larghezza potrà essere variabile a seconda della
specifica indicata nel computo metrico.
Il fissaggio alle strutture principali dovrà avvenire mediante l’applicazione di apposite staffe, realizzate in
vetroresina avente lo stesso colore del canale (a scelta della D.L.), completo di accessori e pezzi speciali.
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2.IE.2.1k - Cassette di derivazione Saranno in materiale isolante autoestinguente o metalliche (collegate a terra e con un'adeguata protezione
contro la corrosione). Nei locali umidi o bagnati è ammesso solo l'impiego del tipo in materiale isolante.
Saranno dotate di coperchio fissato con viti o con il sistema ad 1/4 di giro od equivalente.
Le viti dovranno essere rese impermeabili, essere in acciaio inossidabile od in ottone o comunque con
trattamento superficiale contro la corrosione (cadmiatura, zincocromatura, ecc.). Non sono ammesse viti di
tipo autofilettante. Dovranno riportare la marchiatura "CE".
Saranno poste in opera in posizione tale da essere facilmente apribili ed ispezionabili curando in modo
particolare che risultino allineate fra loro e parallele a pareti, soffitti e spigoli dei locali. Quelle posate in vista
dovranno essere fissate con non meno di due viti.
Per quanto possibile, si dovrà cercare di unificare i tipi e dimensioni.
Tutte le tubazioni protettive dovranno entrare dai fianchi o dal fondo delle cassette. L'ingresso dovrà avvenire
esclusivamente attraverso i fori o gli indebolimenti sfondabili previsti dal costruttore e senza praticare
allargamenti o produrre rotture sulle pareti.
Il numero delle tubazioni entranti od uscenti da ciascuna cassetta non dovrà, pertanto essere superiore a
quello dei fori o degli indebolimenti stessi.
Nelle cassette stagne il taglio dei passatubi in plastica morbida dovrà avvenire in modo che ne risulti un foro
circolare e non sia abbassato il grado di protezione.
Tali passatubi non dovranno essere asportati per introdurre tubazioni di diametro superiore a quello previsto
dal costruttore.
Le tubazioni dovranno sporgere all'interno della cassetta per circa 0.5 cm., le parti più sporgenti dovranno
essere tagliate prima dell'infilaggio dei cavi.
Le cassette di tipo da incasso dovranno essere opportunamente protette in modo da non essere riempite
durante la fase di intonacatura delle pareti. Tutte le parti di malta eventualmente entrate dovranno essere
asportate con cura prima dell'infilaggio dei conduttori.
Setti di separazione fissi dovranno essere previsti in quelle cassette cui fanno capo impianti con tensioni
nominali diverse.
In nessun caso le cassette destinate all'impianto telefonico potranno essere utilizzate per qualche altro tipo di
impianto.
Tutte le derivazioni e le giunzioni sui conduttori dovranno essere eseguite entro le cassette; non è ammesso
pertanto eseguirle nelle scatole di contenimento di prese, interruttori, ecc. oppure entro gli apparecchi
illuminanti o nelle tubazioni protettive.
Le derivazioni saranno effettuate mediante morsettiere fisse oppure di tipo componibile montate su guida di
tipo unificato. Il serraggio dei conduttori dovrà essere a vite con l'interposizione di una piastrina metallica.
Non sono ammessi collegamenti eseguiti con nastrature o con morsetti a cappuccio.
Tutte le cassette di derivazione dovranno essere contrassegnate in modo chiaro con le sigle riportate più
oltre. La siglatura dovrà essere fatta impiegando timbri di tipo componibile costituiti da caratteri di almeno 10
mm. di altezza ed impiegando inchiostro di tipo indelebile.
Le sigle dovranno essere poste sia sulla superficie interna che su quella esterna del coperchio di ciascuna
cassetta solamente nel caso di cassette istallate su pareti o superfici che sicuramente non saranno
tinteggiate, le sigle potranno essere poste solo sulla superficie esterna.
Cassette destinate ad impianti e/o servizi diversi dovranno riportare le sigle di tutti gli impianti.
Le sigle dovranno essere le seguenti:
IMPIANTO
- illuminazione (normale, privilegiata, di sicurezza
sicurezza notturna, ecc., 220 V c.a.)
- circuiti prese (a 220 V c.a.)
- circuiti di potenza a tensione nominale diversa da 220 V (es. 12 V c.a. 24 V c.c.)
- telefonico
- trasmissione dati
- telex
- orologi elettrici
- interfonico
- citofonico
- video citofonico
- chiamata (commessi, infermieri, bidelli, ecc.)
- richiesta udienza
- diffusione sonora
- amplificazione sonora
- ricerca persone voci radio
- antenna TV
- traduzione simultanea
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SIGLA
LU
PR
FM
TL
TD
TX
OR
INT
CIT
CTV
CH
RU
DS
AS
RP
TV
TS
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- rivelazione fumo ed incendio
CSA – Parte seconda
FU
Art.2.IE.3
- Comandi (interruttori, deviatori, pulsante e simili), prese a spina, apparecchiature ed
interruttori Sono da impiegarsi apparecchi da incasso modulari e componibili con altezza 45 mm. in modo da poterli
istallare anche nei quadri elettrici in combinazione con gli apparecchi a modulo normalizzato (europeo).
Gli interruttori devono avere portata 16 A, le prese devono essere di sicurezza con alveoli schermati e far
parte di una serie completa di apparecchi atti a realizzare un sistema di sicurezza e di servizi fra cui impianti
di segnalazione, impianti di distribuzione sonora negli ambienti, ecc.
La serie deve consentire l'installazione di almeno 3 apparecchi nella scatola rettangolare; fino a 3 apparecchi
di interruzione e 2 combinazioni in caso di presenza di presa a spina nella scatola rotonda.
I comandi e le prese devono poter essere istallati su scatole da parete con grado di protezione IP40 e/o IP55.
Nelle costruzioni a carattere collettivo-sociale aventi interesse amministrativo, culturale, giudiziario,
economico e comunque in edifici in cui si svolgono attività comunitarie, le apparecchiature di comando
devono essere istallate ad un'altezza massima di 0.90 m. dal pavimento.
Devono essere inoltre facilmente individuabili e visibili anche in caso di illuminazione nulla (apparecchi con
tasti fosforescenti) D.P.R. 384 del 27.04.1978.
Le prese di corrente che alimentano utilizzatori elettrici con forte assorbimento (lavatrice, lavastoviglie,
cucina, ecc.) devono avere un proprio dispositivo di protezione di sovracorrente, interruttore bipolare con
fusibile sulla fase od interruttore magnetotermico.
Detto dispositivo può essere istallato nel contenitore centrale di appartamento od in una normale scatola
nelle immediate vicinanze dell'apparecchio utilizzatore.
Le apparecchiature istallate nei quadri di comando e negli armadi devono essere del tipo modulare e
componibile con fissaggio a scatto sul profilato normalizzato DIN, ad eccezione degli interruttori automatici da
100 A in su che si fisseranno anche con mezzi diversi.
In particolare:
a) gli interruttori automatici magnetotermici da 1 a 63 A devono essere modulari e componibili con potere di
interruzione di almeno 10 KA. Dovrà riportare la marchiatura "CE".
b) tutte le apparecchiature necessarie per rendere efficiente e funzionale l'impianto (ed esempio
trasformatori, suonerie, portafusibili, lampade di segnalazione, interruttori programmatori, prese di
corrente CEE, ecc.) devono essere modulari ed accoppiabili nello stesso quadro con gli interruttori
automatici di cui al punto a);
c) gli interruttori con relè' differenziali fino ad 63 A devono essere modulari ed appartenere alla stessa serie
di cui ai punti a) e b). Devono essere del tipo ad azione diretta;
d) gli interruttori magnetotermici differenziali tetrapolari con 3 poli protetti fino a 63 A devono essere modulari
ed essere dotati di un dispositivo che consenta la visualizzazione dell'avvenuto intervento e permetta di
distinguere se detto intervento è provocato dalla protezione magnetotermica o dalla protezione
differenziale. È ammesso l'impiego di interruttori differenziali puri purché abbiano un potere di interruzione
con dispositivo associato di almeno 4500 A;
e) il potere di interruzione degli interruttori automatici deve essere garantito sia in caso di alimentazione dai
morsetti superiori (alimentazione dall'alto( sia in caso di alimentazione dai morsetti inferiori (alimentazione
dal basso).
Gli interruttori magnetotermici e gli interruttori differenziali con e senza protezione magnetotermica con
corrente nominale da 100 A in su devono appartenere alla stessa serie.
Onde agevolare le installazioni sui quadri e l'intercambiabilità, gli apparecchi da 100 a 250 A è preferibile
abbiano stesse dimensioni d'ingombro.
Gli interruttori con protezione magnetotermica di questo tipo devono essere selettivi rispetto agli automatici
fino ad 80 A almeno per correnti di c.c. fino a 3000 A.
Il potere di interruzione deve essere dato nella categoria di prestazione P2 onde garantire un buon
funzionamento anche dopo 3 corto circuiti con corrente pari al potere di interruzione.
Gli interruttori differenziali da 100 a 250 A da impiegare devono essere disponibili nella versione normale con
Id = 0.5 A e nella versione con intervento ritardato con Id = 1 A per consentire la selettività con altri interruttori
differenziali istallati a valle.
Negli impianti elettrici che presentano correnti di c.c. elevate (fino a 30 kA) gli interruttori automatici
magnetotermici fino a 63 A devono essere modulari e componibili con potere di interruzione di 30 kA a 380
V in classe P2.
Istallati a monte di interruttori con potere di interruzione inferiore, devono garantire un potere di interruzione
della combinazione di 30 kA a 380 V.
Istallati a valle di interruttori con corrente nominale superiore, devono garantire la selettività per i c.c. almeno
fino a 10 kA.
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CSA – Parte seconda
Art.2.IE.4
- Quadri NORME DI RIFERIMENTO
I quadri di comando saranno progettati, assiemati e collaudati in totale rispetto delle seguenti normative:
- IEC 439.1 (CEI 17.13.1)
- IEC 529 (CEI 70.1)
riguardanti l’assiemaggio di quadri prefabbricati AS e ANS e dovranno inoltre adempiere alle richieste
antinfortunistiche contenute nel DPR 547 del 1955 e della legge 1/03/1968 168.
Tutti i componenti in materiale plastico dovranno rispondere ai requisiti di autoestinguibilità a 960 c (30/30s)
in conformità alle norme IC 695.2.1 (C.E.I. 50.11).
I quadri di servizio derivati dai quadri principali con corrente nominale d'entrata fino a 125 A e di corto circuito
di 10 KA dovranno essere eseguiti nel rispetto di quanto prescritto dalla Norma CEI 23-51.
DATI GENERALI
Nella costruzione dei quadri si dovranno considerare le diverse condizioni di servizio.
I quadri elettrici saranno installati all’interno di locali chiusi.
La frequenza nominale sarà di 50 Hz (+ - 2,5%).
Le correnti nominali di corto circuito, previste per il quadro, saranno quelle riportate sugli schemi relativi, la
durata delle correnti di corto circuito sarà assunta per 1 secondo.
I quadri elettrici saranno dimensionati secondo le caratteristiche meccaniche ed elettriche contenute nel
foglio dati allegato.
DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE
Saranno oggetto di preferenza da parte del committente apparecchiature che incorporino dispositivi principali
del medesimo costruttore.
Dovrà essere garantita una facile individuazione delle manovre da compiere, che dovranno pertanto essere
concentrate sul fronte dello scomparto.
All’interno dovrà essere possibile un’agevole ispezionabilità ed una facile manutenzione.
Le distanze, i dispositivi e le eventuali separazioni metalliche dovranno impedire che interruzioni di elevate
correnti di corto circuito o avarie notevoli possano interessare l’equipaggiamento elettrico montato in vani
adiacenti.
Devono essere in ogni caso garantite le distanze che realizzano i perimetri di sicurezza imposti dal
costruttore delle apparecchiature.
Tutti i componenti elettrici ed elettronici devono essere contraddistinti da targhette di identificazione conformi
a quanto indicato dagli schemi.
Dovrà essere previsto uno spazio pari al 20% dell’ingombro totale che consenta eventuali ampliamenti senza
intervenire sulla struttura di base ed i relativi circuiti di potenza.
CARPENTERIA
La struttura dei quadri sarà realizzata con montanti in profilati di acciaio e pannelli di chiusura in lamiera
ribordata di spessore non inferiore a 15/10 o 10/10.
I quadri dovranno essere chiusi su ogni lato e posteriormente, i pannelli perimetrali dovranno essere
asportabili a mezzo di viti.
I pannelli posteriori dovranno essere di tipo incernierato con cerniere a scomparsa.
Le porte frontali daranno corredate di chiusura a chiave, il rivestimento frontale sarà costituito da cristallo di
tipo temperato.
I quadri o elementi di quadro costituenti unità a sé stanti dovranno essere completi di golfari di sollevamento
a comparsa.
Anche se prevista la possibilità di ispezione dal retro del quadro, tutti i componenti elettrici saranno facilmente
accessibili dal fronte mediante pannelli avvitati o incernierati.
Sul pannello anteriore saranno previste feritoie per consentire il passaggio degli organi di comando.
Tutte le apparecchiature saranno fissate su guide o su pannelli fissati su specifiche traverse di sostegno. Gli
strumenti e lampade di segnalazione saranno montate sui pannelli frontali.
Sul pannello frontale ogni apparecchiatura sarà contrassegnata da targhette indicatrici che ne identificano il
servizio.
Tutte le parti metalliche del quadro saranno collegate a terra (in conformità a quanto prescritto dalla citata
norma CEI 17.13/1).
Per quanto riguarda la struttura è ritenuto sufficiente utilizzare viteria antiossidante con rondelle auto graffianti
al momento dell’assemblaggio, per le piastre frontali sarà necessario assicurarsi che i sistemi di fissaggio
comportino un’adeguata asportazione del rivestimento isolante.
VERNICIATURA
Per garantire un’efficace resistenza alla corrosione, la struttura e i pannelli dovranno essere opportunamente
trattati e verniciati.
Il trattamento di fondo dovrà prevedere il lavaggio, il decapaggio, la fosfatizzazione e elettro zincatura delle
lamiere.
Le lamiere trattate saranno verniciate con polvere termoindurente a base di resine epossidiche mescolate
con resine poliesteri colore a finire RAL 7030/7032 o altro a richiesta della Direzione Lavori, liscio e
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semilucido con spessore minimo di 70 micron.
TENSIONI E FREQUENZA NOMINALI
Il quadro sarà previsto per:
- Tensione nominale di impiego
380 V + N
- Frequenza di rete
50 Hz
- Tensione nominale di isolamento dei circuiti principali 600 V
- Tensione di prova per 60 sec.
2500 V
COLLEGAMENTI DI POTENZA
Le sbarre e i conduttori dovranno essere dimensionati per sopportare le sollecitazioni termiche e dinamiche
corrispondenti ai valori della co3rrente nominale e per i valori delle correnti di corto circuito richiesti.
Le sbarre orizzontali dovranno essere in rame elettrolitico di sezione rettangolare a spigoli arrotondati e
saranno fissate alla struttura tramite supporti isolati a pettine in grado di ricevere un massimo di 4 sbarre per
fase e dovranno essere disposte in modo da permettere eventuali modifiche future.
Le sbarre verticali, anch’esse in rame elettrolitico, fino a 1600 A saranno di tipo a profilo continuo con un
numero massimo di 1 sbarra per fase non forate ma predisposte per l’utilizzo di appositi accessori per il
collegamento e saranno fissate alla struttura tramite supporti isolati.
Oltre 1600 A si dovranno seguire le stesse prescrizioni riguardanti le sbarre orizzontali.
L’interasse tra le fasi e la distanza tra i supporti sbarre saranno definiti da prove di laboratorio effettuate dalla
casa costruttrice che dovrà riportarle a catalogo.
I collegamenti tra sistemi sbarre orizzontali e verticali dovranno essere realizzati mediante connettori
standard forniti dal costruttore delle sbarre stesse.
Le sbarre principali dovranno essere predisposte per essere suddivise in sezioni pari agli elementi di
scomposizione del quadro e dovranno consentire ampliamenti su entrambi i lati.
Nel caso di installazione di sbarre di piatto, queste ultime dovranno essere declassate del 20% rispetto alla
loro portata nominale.
DERIVAZIONI
Per l'alimentazione a monte degli interruttori modulari saranno utilizzati distributori prefabbricati.
Le uscite dagli interruttori modulari saranno riportate in apposita morsettiera.
Da 160 a 630 A dovranno essere utilizzati collegamenti prefabbricati dimensionati in base all’energia
specifica limitata dall’interruttore alimentato.
Salvo diverse esigenze gli interruttori scatolati affiancati verticalmente su un’unica piastra dovranno essere
alimentati dalla parte superiore utilizzando, nelle modalità indicate dal costruttore, specifici ripartitori
prefabbricati che permettano, non solo il collegamento, ma anche la possibilità di aggiungere o sostituire
apparecchi di adatte caratteristiche senza effettuare modifiche sostanziali all’unità funzionale interessata.
Dovrà essere studiato altresì la possibilità di ammaraggio e collegamento elettrico di tutti i cavi entranti o
uscenti dal quadro senza interposizione di morsettiere.
A tale riguardo normalmente i cavi di alimentazione si attesteranno direttamente ai morsetti dell’interruttore
generale, provvisto di appositi coprimorsetti, mentre non transiteranno in morsettiera i cavi uscenti con
sezione superiore a 50 mmq.
Le sbarre dovranno essere identificate con opportuni contrassegni autoadesivi a seconda della fase di
appartenenza così come le corde saranno equipaggiate con anellini terminali colorati.
Tutti i conduttori sia ausiliari che di potenza (salvo la prescrizione s.d.) si attesteranno a delle morsettiere
componibili su guida, con diaframmi dove necessario, che saranno adatte, salvo diversa prescrizione, ad una
sezione di cavo non inferiore a 6 mmq.
CONDUTTORE DI PROTEZIONE
Dovrà essere in barra di rame dimensionata per sopportare le sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche
dovute alle correnti di guasto.
Per un calcolo preciso della sezione adatta è necessario fare riferimento al paragrafo 7.4.3.1.7 della già citata
norma CEI 17-13/1.
COLLEGAMENTI AUSILIARI
saranno in conduttore flessibile del tipo N07V-K 450/750V, con isolamento pari a 3KV con le seguenti sezioni
minime:
- 4 mmq per i T.A.
- 2,5 mmq per i circuiti di comando
- 1,5 mmq per i circuiti di segnalazione e T.V.
Ogni conduttore sarà completo di anellino numerato corrispondente al numero sulla morsettiera e sullo
schema funzionale.
Dovranno essere identificati i conduttori per i diversi servizi (ausiliari in alternata - corrente continua - circuiti
di allarme - circuiti di comando - circuiti di segnalazione)impiegando conduttori con guaine colorate
differenziate oppure ponendo alle estremità anellini colorati.
Potranno essere consentiti due conduttori sotto lo stesso morsetto solamente sul lato interno del quadro.
I morsetti dovranno essere del tipo per cui la pressione di serraggio sia ottenuta tramite una lamella e non
direttamente dalla vite.
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I conduttori saranno riuniti a fasci entro canaline o sistemi analoghi con coperchio a scatto.
Tali sistemi consentiranno un inserimento di conduttori aggiuntivi in volume pari al 25% di quelli installati.
Non è ammesso il fissaggio con adesivi.
ACCESSORI DI CABLAGGIO
Costituiranno titolo di preferenza accessori per l’alimentazione di apparecchiature modulari previsti dal
costruttore degli stessi.
La circolazione dei cavi di potenza e/o ausiliari dovrà avvenire all’interno di apposite canaline o sistemi
analoghi con coperchio a scatto.
L’accesso a queste condutture dovrà essere possibile anche dal fronte del quadro mediante l’asportazione
delle lamiere di copertura delle apparecchiature.
COLLEGAMENTI ALLE LINEE ESTERNE
Se la linea è in blindo conduttura o contenuta in canalina o in cunicoli dovranno essere previste delle piastre
metalliche in due pezzi asportabili per evitare l’ingresso di corpi estranei.
in caso di cassette da parete con linee passanti dalla parte superiore o inferiore dovranno essere previste
specifiche piastre passacavi in materiale isolante.
In ogni caso le linee dovranno attestarsi alla morsettiera in modo adeguato per rendere agevole qualsiasi
intervento di manutenzione.
Le morsettiere non dovranno sostenere il peso dei cavi ma gli stessi dovranno essere ancorati ove
necessario a dei specifici profilati di fissaggio.
L'uscita dei cavi dell'impianto dai codoli degli interruttori è ammessa solo per quelli scatolati.
Nel caso in cui le linee di uscita siano costituite da cavi di grossa sezione o da più cavi in parallelo, è
sconsigliabile il collegamento diretto sui contatti degli interruttori in modo da evitare eventuali sollecitazioni
meccaniche.
Art.2.IE.5
- Cavi e conduttori a) isolamento dei cavi I cavi utilizzati nei sistemi di prima categoria devono essere adatti a tensione nominale verso terra e tensione
nominale (Uo/U) non inferiori a 450/750 V, simbolo di designazione 07. Quelli utilizzati nei circuiti di
segnalazione e comando devono essere adatti a tensioni nominali non inferiori a 300/500 V, simbolo di
designazione 05. Quest'ultimi, se posati nello stesso tubo, condotto o canale con cavi previsti con tensioni
nominali superiori, devono essere adatti alla tensione nominale maggiore;
b) colori distintivi dei cavi I conduttori impiegati nella esecuzione degli impianti devono essere contraddistinti dalle colazioni previste
dalle vigenti tabelle di unificazione CEI-UNEL 00722-74 e 00712. In particolare i conduttori di neutro e
protezione devono essere contraddistinti rispettivamente ed esclusivamente con il colore blu chiaro e con il
bicolore giallo-verde. Per quanto riguarda i conduttori di fase, devono essere contraddistinti in modo univoco
per tutto l'impianto dai colori: nero, grigio (cenere) e marrone;
c) sezioni minime e cadute di tensione massime ammesse Le sezioni dei conduttori calcolate in funzione della potenza impegnata e dalla lunghezza di circuiti (affinché
la caduta di tensione non superi il valore del 4% della tensione a vuoto all'origine dell'impianto nel punto di
consegna Enel in bassa tensione) devono essere scelte tra quelle unificate. In ogni caso non devono essere
superati i valori delle portate di corrente ammesse, per i diversi tipi di conduttori, dalle tabelle di unificazione
CEI-UNEL.
Oltre che per contenere i valori di c.d.t. le sezioni dei cavi sono calcolate in base al tipo di posa, al numero di
cavi contenuti nel cavidotto ed al coordinamento con i dispositivi di protezione a monte, fermo restando il
rispetto delle sezioni minime ammesse dalle Norme CEI 64-8.
Indipendentemente dai valori ricavati con le precedenti indicazioni, le sezioni minime ammesse sono:
- 0.75 mmq. per circuiti di segnalazione e telecomando;
- 1.50 mmq. per illuminazione di base, derivazione per prese a spina per altri apparecchi di illuminazione e
per apparecchi con potenza unitaria inferiore od uguale a 2.2 KW;
- 2.50 mmq. per derivazione con o senza prese a spina per utilizzatori con potenza unitaria superiore a 2.2
KW ed inferiore od uguale a 3.6 KW;
- 4 mmq. per montanti singoli e linee alimentanti singoli apparecchi utilizzatori con potenza nominale
superiore a 3.6 KW;
d) sezione minima dei conduttori neutri La sezione dei conduttori neutri non deve essere inferiore a quella dei corrispondenti conduttori di fase. Per
conduttori in circuiti polifasi, con sezione superiore a 16 mmq., la sezione dei conduttori neutri può essere
ridotta alla meta' di quella dei conduttori di fase col minimo tuttavia di 16 mmq. (per conduttori in rame);
e) sezione dei conduttori di terra e protezione La sezione dei conduttori di terra e di protezione, cioè dei conduttori che collegano9 all'impianto di terra le
parti da proteggere contro i contatti indiretti, non deve essere inferiore a quella indicata nella tabella
seguente, tratta dalle norme CEI 64-8:
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SEZIONE MINIMA DEL CONDUTTORE DI PROTEZIONE
La sezione del conduttore di protezione deve essere calcolata con la seguente formula:
Sp=√I² t
K
dove:
Sp= Sezione del conduttore di protezione in mmq.;
I= Valore efficace della corrente di guasto che può percorrere il conduttore di protezione per un guasto di
impedenza trascurabile;
t= tempo di intervento del dispositivo di protezione in sec.;
K= Fattore il cui valore dipende dal materiale del conduttore di protezione, dell'isolamento e dalle temperature
iniziali e finali.
I valori di K sono riportati nella seguente tabella:
Tab. 54B - Valori di K per i conduttori di protezione costituiti da cavi unipolari, o per conduttori di protezione nudi in contatto
con il rivestimento esterno dei cavi
Materiale conduttore
Natura dell'isolante o dei
Natura dell'isolante o dei
Natura dell'isolante o dei
rivestimenti
rivestimenti
rivestimenti
PVC
PVC
PVC
θ0 = 30 θ1 = 160
θ0 = 30 θ1 = 250
θ0 = 30 θ1 = 220
Rame
Alluminio
Ferro
143
95
52
176
116
64
166
110
60
Tab. 54C - Valori di K per i conduttori di protezione costituiti da un'anima di cavo multipolare
Materiale conduttore
Natura dell'isolante o dei
Natura dell'isolante o dei
Natura dell'isolante o dei
rivestimenti
rivestimenti
rivestimenti
PVC
PVC
PVC
θ0 = 70 θ1 = 160
θ0 = 90 θ1 = 250
θ0 = 85 θ1 = 220
Rame
Alluminio
115
76
143
94
135
89
Tab. 54D - Valori di K per i conduttori di protezione costituiti dal rivestimento metallico o dall'armatura di un cavo
Materiale conduttore
Natura dell'isolante o dei
rivestimenti
PVC
θ0 = 30 θ1 = 160
Natura dell'isolante o dei
rivestimenti
PVC
θ0 = 30 θ1 = 250
Natura dell'isolante o dei
rivestimenti
PVC
θ0 = 30 θ1 = 220
Rame
Alluminio
Ferro
Piombo
122
79
42
22
149
96
51
19
140
90
48
19
Le sezioni dei conduttori di protezione non devono essere inferiori ai valori dati nella tabella seguente, in
questo caso non è necessario applicare la formula, di cui sopra, per la verifica. Se dalla applicazione della
tabella risultasse una sezione di cavo non unificata, deve essere adottata la sezione unificata più vicina al
valore calcolato.
Relazione tra le sezioni dei conduttori di protezione e dei conduttori di fase
Sezione dei conduttori di fase dell'impianto
Sezione minima del corrispondente conduttore di
S (mm²)
protezione
Sp (mm²)
Sp = S
16
Sp = S/2
S ≤ 16
16 < S ≤ 35
> 35
I valori sono validi soltanto se i conduttori di protezione sono costituiti dallo stesso materiale dei conduttori di
fase. In caso contrario, la sezione del conduttore di protezione deve venire determinata in modo tale che
esso abbia una conduttanza equivalente a quella risultante dall'applicazione della Tabella.
La sezione di ogni conduttore di protezione che non faccia parte della conduttura di alimentazione non deve
essere, in ogni caso, inferiore a:
2
2,5 mm se è prevista una protezione meccanica;
2
4 mm se non è prevista una protezione meccanica.
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Quando un conduttore di protezione sia comune a diversi circuiti, la sua sezione deve essere dimensionata in
funzione del conduttore di fase avente la sezione più grande.
f) Requisiti di prestazione alla reazione al fuoco
I cavi elettrici utilizzati per l’alimentazione elettrica il controllo e la comunicazione utilizzati nei lavori di
costruzione soggetti a prescrizioni di resistenza all’incendio devono rispondere alle specifiche della CEI-EN
50575.
2.IE.5.1
- Tipi di conduttori di protezione –
Possono essere usati come conduttori di protezione:
anime di cavi multipolari;
conduttori nudi o cavi unipolari (anche senza guaina) facenti parte, con i conduttori attivi, di una stessa
conduttura;
conduttori nudi o cavi unipolari (anche senza guaina) non facenti parte, con i conduttori attivi, della stessa
conduttura;
involucri metallici, per es. guaine, schermi e armature di alcuni cavi (ulteriori prescrizioni sono allo
studio);
tubi protettivi e canali metallici od altri involucri metallici per conduttori (quali rivestimenti metallici ed
armature di cavi) (ulteriori prescrizioni sono allo studio);
masse estranee di adeguate caratteristiche.
Se l’impianto contiene involucri o strutture metalliche di quadri, di condutture costruite in fabbrica o di altre
apparecchiature costruite in fabbrica, questi involucri o strutture possono essere usati come conduttori di
protezione se soddisfano le tre seguenti condizioni:
a) la loro continuità elettrica sia realizzata in modo da assicurare la protezione contro il danneggiamento
meccanico, chimico o elettrochimico;
b) la conduttanza sia almeno uguale a quella risultante dall’applicazione di quanto indicato in 543.1;
c) sia possibile la connessione di altri conduttori di protezione nei punti predisposti per la derivazione.
I rivestimenti metallici, comprese le guaine (nude od isolate) di alcune condutture, in particolare le guaine dei
cavi con isolamento minerale, ed alcuni tubi protettivi e canali metallici (tipi allo studio) possono essere
utilizzati come conduttori di protezione per i circuiti corrispondenti se soddisfano entrambe le prescrizioni a) e
b) di 543.2.2. Se non soddisfano tali condizioni non devono essere utilizzati come conduttori di protezione.
Le masse estranee possono essere usate come conduttori di protezione se soddisfano tutte e quattro le
seguenti condizioni:
a) la loro continuità elettrica sia realizzata, per costruzione o mediante adatte connessioni, in modo che sia
assicurata la protezione contro i danneggiamenti meccanici, chimici ed elettrochimici;
b) la loro conduttanza sia almeno uguale a quella risultante dall’applicazione di quanto indicato in 543.1;
c) non possono venire rimosse se non sono previsti, in caso di rimozione, provvedimenti sostitutivi;
d) siano state appositamente previste per uso come conduttori di protezione o, se necessario, siano state
rese idonee a tale uso.
Art.2.IE.6
- Tubi protettivi percorso tubazioni, cassette di derivazione, posa e punti presa 2.IE.6.1
- Generalità I conduttori, a meno che non si tratti di installazioni volanti, devono essere sempre protetti e salvaguardati
meccanicamente.
Dette protezioni possono essere: tubazioni, canalette porta cavi, passerelle, condotti o cunicoli ricavati nella
struttura edili, ecc. Negli impianti industriali, il tipo di installazione deve essere concordato di volta in volta con
l'Amministrazione appaltante. Negli impianti in edifici civili e similari si devono rispettare le seguenti
prescrizioni:
a) l'impianto, salvo contraria esplicita richiesta dell'Amministrazione appaltante, è previsto per la
realizzazione sotto traccia, i tubi protettivi devono essere in materiale termoplastico serie leggera per i
percorsi sotto intonaco, in acciaio smaltato a bordi saldati oppure in materiale termoplastico serie pesante
per gli attraversamenti a pavimento;
b) il diametro interno dei tubi deve essere pari ad almeno 1.3 volte il diametro del cerchio circoscritto al
fascio dei cavi in esso contenuti. Tale coefficiente di maggiorazione deve essere aumentato a 1.5 quando
i cavi siano del tipo sotto piombo o sotto guaina metallica; il diametro del tubo deve essere
sufficientemente grande da permettere di sfilare e reinfilare i cavi in esso contenuti con facilità e senza
che ne risultino danneggiati i cavi stessi od i tubi. Comunque il diametro interno non deve essere inferiore
a 10 mm.;
c) il tracciato dei tubi protettivi deve consentire un andamento rettilineo orizzontale (con minima pendenza
per favorire lo scarico di eventuale condensa) o verticale. Le curve devono essere effettuate con raccordi
o con piegature che non danneggino il tubo e non pregiudichino la sfilabilità dei cavi;
d) ad ogni brusca deviazione resa necessaria dalla struttura muraria dei locali, ad ogni derivazione da linea
principale e secondaria ed in ogni locale servito, la tubazione deve essere interrotta con cassette di
derivazione;
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e) le giunzioni dei conduttori devono essere eseguite nelle cassette di derivazione impiegando opportuni
morsetti o morsettiere. Dette cassette devono essere costruite in modo che nelle condizioni ordinarie di
installazione non sia possibile introdurvi corpi estranei, deve inoltre risultare agevole la dispersione di
calore in esse prodotta. Il coperchio delle cassette deve offrire buone garanzie di fissaggio ed essere
apribile solo con attrezzo;
f) i tubi protettivi dei montanti di impianti utilizzatori alimentati attraverso organi di misura centralizzati e le
relative cassette di derivazione devono essere distinti per ogni montante. È ammesso utilizzare lo stesso
tubo e le stesse cassette purché i montanti alimentino lo stesso complesso di locali e che ne siano
contrassegnati per la loro individuazione, almeno in corrispondenza delle due estremità;
g) qualora si preveda l'esistenza, nello stesso locale, di circuiti appartenenti a sistemi elettrici diversi, questi
devono essere protetti da tubi diversi e far capo a cassette separate. Tuttavia è ammesso collocare i cavi
nello stesso tubo e far capo alle stesse cassette, purché essi siano isolati per la tensione più elevata e le
singole cassette siano internamente munite di diaframmi, non amovibili se non a mezzo di attrezzo, tra i
morsetti, destinati a serrare conduttori appartenenti a sistemi diversi;
h) il numero dei cavi che si possono introdurre nei tubi è indicato nella tabella seguente:
NUMERO MASSIMO DEI CAVI UNIPOLARI DA INTRODURRE IN TUBI PROTETTIVI
(i numeri tra parentesi sono per i cavi di comando e segnalazione)
Coefficiente di stipamento dei cavi
i tubi protettivi dei conduttori elettrici collocati in cunicoli, che ospitano altre canalizzazioni devono essere
disposti in modo da non essere soggetti ad influenze dannose in relazione a sovrariscaldamenti,
sgocciolamenti, formazione di condensa, ecc. È inoltre vietato collocare nelle stesse incassature montanti e
colonne telefoniche o radiotelevisive. Nel vano degli ascensori o montacarichi non è consentita la messa in
opera di conduttori o tubazioni di qualsiasi genere che non appartengano all'impianto dell'ascensore o del
montacarichi stesso;
i) i circuiti degli impianti a tensione ridotta per "controllo ronda" ed "antifurto", nonché quelli per impianti di
traduzioni simultanee o di teletraduzioni simultanee, dovranno avere i conduttori in ogni caso sistemati in
tubazioni soltanto di acciaio smaltato o tipo Mannesmann.
2.IE.6.2
- Tubazioni per le costruzioni prefabbricate I tubi protettivi annegati nel calcestruzzo devono rispondere alle prescrizioni delle norme CEI-EN50086-1 e
CEI-EN50086-2,4 (tipo N).
Essi devono essere inseriti nelle scatole preferibilmente con l'uso di raccordi atti a garantire una perfetta
tenuta. La posa dei raccordi deve essere eseguita con la massima cura in modo che non si creino
strozzature.
Allo stesso modo i tubi devono essere uniti tra loro per mezzo di appositi manicotti di giunzione.
La predisposizione dei tubi deve essere eseguita con tutti gli accorgimenti della buona tecnica in
considerazione del fatto che alle pareti prefabbricate non è in genere possibile apportare sostanziali
modifiche nè in fabbrica nè in cantiere.
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CSA – Parte seconda
Le scatole da inserire nei getti di calcestruzzo devono avere caratteristiche tali da sopportare le sollecitazioni
termiche e meccaniche che si presentano in tali condizioni. In particolare le scatole rettangolari porta
apparecchi e le scatole per i quadretti elettrici devono essere costruite in modo che il loro fissaggio sui
casseri avvenga con l'uso di rivetti, viti o magneti da inserire in apposite sedi ricavate sulla membrana
anteriore della scatola stessa. Detta membrana dovrà garantire la non deformabilità delle scatole.
La serie di scatole proposta deve essere completa di tutti gli elementi necessari per la realizzazione degli
impianti comprese le scatole di riserva conduttori necessarie per le discese alle tramezze che si monteranno
in un secondo tempo a getti avvenuti.
2.IE.6.3
- Posa di cavi elettrici isolati, sotto guaina, interrati Per l'interramento dei cavi elettrici, si dovrà procedere nel modo seguente:
a) sul fondo dello scavo, sufficiente per la profondità di posa preventivamente concordata con la Direzione
Lavori e privo di qualsiasi sporgenza o spigolo di roccia o di sassi, si dovrà costituire, in primo luogo, un
letto di sabbia di fiume, vagliata e lavata, o di cava, vagliata, dello spessore di almeno 10 cm., sul quale si
dovrà distendere poi il cavo (od i cavi) senza premere e senza far affondare artificialmente nella sabbia;
b) si dovrà quindi stendere un altro strato di sabbia come sopra, dello spessore di almeno 5 cm., in
corrispondenza della generatrice superiore del cavo (o dei cavi); pertanto lo spessore finale complessivo
della sabbia dovrà risultare di almeno cm. 15 più il diametro del cavo (quello maggiore, avendo pi' cavi);
c) sulla sabbia cosi' posta in opera si dovrà infine disporre una fila continua di mattoni pieni, bene accostati
fra loro e con il lato maggiore secondo l'andamento del cavo (o dei cavi) se questo avrà il diametro (o
questi comporranno una striscia) non superiore a cm. 5 od al contrario in senso trasversale
(generalmente con più cavi);
d) sistemati i mattoni, si dovrà procedere al reinterro dello scavo pigiando sino al limite del possibile e
trasportando a rifiuto il materiale eccedente dall'iniziale scavo.
L'asse del cavo (o quello centrale di più cavi) dovrà ovviamente trovarsi in uno stesso piano verticale con
l'asse della fila di mattoni.
Per la profondità di posa sarà seguito il concetto di avere il cavo (od i cavi) posti sufficientemente al sicuro da
possibili scavi di superficie per riparazioni ai manti stradali o cunette eventualmente soprastanti, o movimenti
di terra nei tratti a prato o giardino.
Di massima sarà pero' osservata la profondità di almeno cm. 50 misurando sull'estradosso della protezione
di mattoni.
Tutta la sabbia ed i mattoni occorrenti saranno forniti dalla Ditta appaltatrice.
2.IE.6.4
- Posa di cavi elettrici, isolati, sotto guaina, in cunicoli praticabili A seconda di quanto stabilito nel Capitolato Speciale d'Appalto, i cavi saranno posati:
− entro scanalature esistenti sui piedritti dei cunicoli (appoggio continuo), all'uopo fatte predisporre
dall'Amministrazione appaltante;
− entro canalette di materiale idoneo, come cemento, cemento amianto, ecc. (appoggio egualmente
continuo) tenute in sito da mensoline in piatto o profilato d'acciaio zincato o da mensoline di calcestruzzo
armato;
− direttamente sui ganci, grappe, staffe o mensoline (appoggio discontinuo) in piatto o profilato d'acciaio
zincato, ovvero di materiali plastici resistenti all'umidità, ovvero ancora su mensoline di calcestruzzo
armato.
Dovendo disporre i cavi in più strati, dovrà essere assicurato un distanziamento fra strato e strato pari ad
almeno una volta e mezzo il diametro del cavo maggiore nello strato sottostante con un minimo di cm. 3,
onde assicurare la libera circolazione dell'aria.
A questo riguardo la Ditta appaltatrice dovrà tempestivamente indicare le caratteristiche secondo cui
dovranno essere dimensionate e conformate le eventuali canalette di cui sopra, mentre, se non diversamente
prescritto dall'Amministrazione appaltante, sarà di competenza della Ditta appaltatrice di soddisfare a tutto il
fabbisogno di mensole, staffe, grappe e ganci di ogni altro tipo, i quali potranno anche formare rastrelliere di
conveniente altezza.
Per il dimensionamento e mezzi di fissaggio in opera (grappe murate, chiodi sparati, ecc.) dovrà essere
tenuto conto del peso dei cavi da sostenere in rapporto al distanziamento dei supporti, che dovrà essere
stabilito di massima intorno a cm. 70.
In particolari casi, l'Amministrazione appaltante potrà preventivamente richiedere che le parti in acciaio
debbono essere zincate a caldo.
I cavi, ogni m. 150-200 di percorso dovranno essere provvisti di fascetta distintiva in materiale inossidabile.
2.IE.6.5
- Posa di cavi elettrici, isolati, sotto guaina, in tubazioni interrate o non interrate od in
cunicoli non praticabili Qualora in sede di appalto venga prescritto alla Ditta appaltatrice di provvedere anche per la fornitura e posa
in opera delle tubazioni, queste avranno forma e costituzione come preventivamente stabilito
dall'Amministrazione appaltante (cemento, cemento -amianto, ghisa, gres ceramico, cloruro di polivinile,
ecc.).
Per la posa in opera delle tubazioni a parete od a soffitto, ecc., in cunicoli, intercapedini, sotterranei, ecc.,
valgono le prescrizioni precedenti per la posa dei cavi in cunicoli praticabili, coi dovuti adattamenti.
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Al contrario, per la posa interrata delle tubazioni, valgono le prescrizioni precedenti per l'interramento dei cavi
elettrici, circa le modalità di scavo la preparazione del fondo di posa (naturalmente senza la sabbia e senza la
fila di mattoni), il reinterro, ecc.
Le tubazioni dovranno risultare coi singoli tratti uniti tra loro o stretti da collari o flange, onde evitare
discontinuità nella loro superficie interna.
Il diametro interno della tubazione dovrà essere in rapporto non inferiore ad 1.3 rispetto al diametro del cavo
o del cerchio circoscrivente i cavi, sistemati a fascia.
Per l'infilaggio dei cavi si dovranno avere adeguati pozzetti sulle tubazioni interrate ed apposite cassette sulle
tubazioni non interrate.
Il distanziamento fra tali pozzetti e cassette sarà da stabilirsi in rapporto alla natura ed alla grandezza dei cavi
da infilare. Tuttavia, per cavi in condizioni medie di scorrimento e grandezza, il distanziamento resta stabilito
di massima:
- ogni m. 30 circa se in rettilineo;
- ogni m. 15 circa se con interposta una curva.
I cavi non dovranno subire curvature di raggio inferiore a 15 volte il loro diametro.
In sede di appalto, verrà precisato se spetti all'Amministrazione appaltante la costituzione dei pozzetti o delle
cassette. In tal caso, per il loro dimensionamento, formazione, raccordi, ecc., la Dotta appaltatrice, dovrà
fornire tutte le indicazioni necessarie.
2.IE.6.6
- Posa aerea di cavi elettrici, isolati, non sotto guaina, o di conduttori elettrici nudi Per la posa aerea di cavi elettrici, isolati, non sotto guaina e di conduttori elettrici nudi, dovranno osservarsi le
relative norme CEI.
Come detto, la Ditta appaltatrice potrà richiedere una maggiorazione di compensi se deriveranno ad essa
maggiori oneri dall'applicazione di nuove norme rese note in data posteriore alla presentazione del progettoofferta.
Se non diversamente specificato in sede di appalto, la fornitura di tutti i materiali e la loro messa in opera per
la posa aerea in questione (pali di appoggio, mensole, isolatori, cavi, accessori, ecc.) sarà di competenza
della Ditta appaltatrice.
Tutti i rapporti con terzi (istituzioni di servitù di elettrodotto, di appoggio, di attraversamento, ecc.), saranno di
competenza esclusiva ed a carico dell'Amministrazione appaltante, in conformità di quanto disposto al
riguardo del Testo Unico di Legge sulle Acque e sugli Impianti Elettrici, di cui Regio Decreto 11.12.1933 n.
1775.
2.IE.6.7
- Posa aerea di cavi elettrici, isolati, sotto guaina, autoportanti o sospesi a corde portanti Saranno ammessi a tale sistema di posa, unicamente cavi destinati a sopportare tensioni di esercizio non
superiori a 1000 Volt, isolati in conformità, salvo ove trattasi di cavi per alimentazione di circuiti per
illuminazione in serie o per alimentazione di tubi fluorescenti, alimentazioni per le quali il limite massimo della
tensione sarà considerato di 6000 Volt.
Con tali limitazioni d'impiego potranno aversi:
- cavi con treccia in acciaio di supporto incorporata nella stessa guaina isolante;
- cavi sospesi a treccia indipendentemente in acciaio zincato (cosiddetta sospensione "americana") a mezzo
di fibbie o ganci di sospensione, opportunamente scelti fra i tipi commerciali, intervallati non più di cm. 40.
Per entrambi i casi si impiegheranno collari e mensole di ammarro, opportunamente scelti fra i tipi
commerciali, per la tenuta dei cavi sui sostegni, tramite le predette trecce di acciaio.
Anche per la posa aerea dei cavi elettrici, isolati, sotto guaina, vale integralmente quanto espresso al
precedente comma per la posa aerea di cavi elettrici, isolati, non sotto guaina, o di conduttori elettrici nudi.
2.IE.6.8
- Punti presa e punti luce Gli apparecchi di comando a bilanciere e le prese con alveoli arretrati, nel caso di montaggio normale
incassato, verranno fissati su supporti in resina con placca in alluminio o resina avvitata ai supporti stessi,
mentre nel caso di montaggio stagno, esterno o da incasso, verranno fissati in scatole con portapparecchi
protetti.
I punti luce negli impianti incassati dovranno essere provvisti, in corrispondenza dell'uscita tubo dall'intonaco,
di scatola in plastica o rosone in legno.
Art.2.IE.7
- Impianto di messa a terra e sistemi di protezione contro i contatti indiretti 2.IE.7.1
- Elementi dell’impianto di terra Per ogni edificio contenente impianti elettrici deve essere opportunamente previsto, in sede di costruzione, un
proprio impianto di messa a terra (impianto di terra locale) che deve soddisfare le prescrizioni delle vigenti
norme CEI 64-8 fasc. 668. Tale impianto deve essere realizzato in modo da poter effettuare le verifiche
periodiche di efficienza e comprende:
a) il dispersore (od i dispersori) di terra, costituito da uno o più elementi metallici posti in intimo contatto con il
terreno e che realizza il collegamento elettrico con la terra;
b) il conduttore di terra, non in intimo contatto con il terreno destinato a collegare i dispersori fra di loro ed al
collettore (o nodo) principale di terra. I conduttori parzialmente interrati e non isolati dal terreno, debbono
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essere considerati, a tutti gli effetti, dispersori per la parte interrata e conduttori di terra per la parte non
interrata (o comunque isolata dal terreno);
c) il conduttore di protezione parte dal collettore di terra, arriva in ogni impianto e deve essere collegato a
tutte le prese a spina (destinate ad alimentare utilizzatori per i quali è prevista la protezione contro i
contatti indiretti mediante messa a terra); o direttamente alle masse di tutti gli apparecchi da proteggere,
compresi gli apparecchi di illuminazione con parti metalliche comunque accessibili. È vietato l'impiego di
conduttori di protezione non protetti meccanicamente con sezione inferiore a 4 mmq.
Nei sistemi TT (cioè' nei sistemi in cui le masse sono collegate ad un impianto di terra elettricamente
indipendente da quello del collegamento a terra del sistema elettrico) il conduttore di neutro non può
essere utilizzato come conduttore di protezione;
d) il collettore (o nodo), principale di terra nel quale confluiscono i conduttori di terra, di protezione, di
equipotenzialità (ed eventualmente di neutro, in caso di sistemi TN, in cui il conduttore di neutro ha anche
la funzione di conduttore di protezione);
e) il conduttore equipotenziale, avente lo scopo di assicurare l'equipotenzialità fra le masse e/o le masse
estranee (parti conduttrici, non facenti parte dell'impianto elettrico, suscettibili di introdurre il potenziale di
terra).
2.IE.7.2
- Prescrizioni particolari per locali da bagno Divisione in zone ed apparecchi ammessi.
I locali da bagno vengono suddivisi in 4 zone per ognuna delle quali valgono regole particolari:
− zona 0 - è il volume della vasca o del piatto doccia: non sono ammessi apparecchi elettrici, come scaldaacqua ad immersione, illuminazione sommerse o simili;
− zona 1 - è il volume al di sopra della vasca da bagno o del piatto doccia fino all'altezza di 2.25 m. dal
pavimento: sono ammessi lo scaldabagno (del tipo fisso, con la massa collegata al conduttore di
protezione) od altri apparecchi utilizzatori fissi, purché alimentati a tensione non superiore a 25 V, cioè con
la tensione ulteriormente ridotta rispetto al limite normale della bassissima tensione di sicurezza, che
corrisponde a 50 V;
− zona 2 - è il volume che circonda la vasca da bagno od il piatto doccia, largo 60 cm. e fino all'altezza di
2.25 m. dal pavimento: sono ammessi, oltre allo scaldabagno ed altri apparecchi alimentati a non pi' di 25
V, anche gli apparecchi illuminanti dotati di doppio isolamento (Classe II). Gli apparecchi istallati nelle
zone 1 e 2 devono essere protetti contro gli spruzzi d'acqua (grado protezione IPX4). Sia nella zona 1 che
nella zona 2 non devono esserci materiali di installazione come interruttori, prese a spina, scatole di
derivazione; possono essere istallati pulsanti a tirante con cordone isolante e frutto incassato ad altezza
superiore a 2.25 m. dal pavimento. Le condutture devono essere limitate a quelle necessarie per
l'alimentazione degli apparecchi istallati in queste zone e devono essere incassate con tubo protettivo non
metallico; gli eventuali tratti in vista necessari per il collegamento con gli apparecchi utilizzatori (per
esempio con lo scaldabagno) devono essere protetti con tubo di plastica o realizzati con cavo munito di
guaina isolante;
− zona 3 - è il volume al di fuori della zona 2, della larghezza di 2.40 m. (e quindi 3 m. oltre la vasca o la
doccia): sono ammessi componenti dell'impianto elettrico protetti contro la caduta verticale di gocce di
acqua (grado di protezione IPX1), come nel caso dell'ordinario materiale elettrico incasso IPX5 quando è
previsto l'uso di getti d'acqua per la pulizia del locale; inoltre l'alimentazione delle prese a spina deve
soddisfare una delle seguenti condizioni:
a) bassissima tensione di sicurezza con limite 50 V (BTS). Le parti attive del circuito BTS devono comunque
essere protette contro i contatti diretti;
b) trasformatore di isolamento per ogni singola presa a spina;
c) interruttore differenziale ad alta sensibilità, con corrente differenziale non superiore a 30 mA
d) Le regole date per le varie zone in cui sono suddivisi i locali da bagno servono a limitare i pericoli
provenienti dall'impianto elettrico del bagno stesso, e sono da considerarsi integrative rispetto alle regole
e prescrizioni comuni a tutto l'impianto elettrico (isolamento delle parti attive, collegamento delle masse al
conduttore di protezione, ecc.).
2.IE.7.3
- Collegamento equipotenziale nei locali da bagno Per evitare tensioni pericolose provenienti dall'esterno del locale da bagno (ad esempio da una tubazione che
vada in contatto con un conduttore non protetto da interruttore differenziale), è richiesto un conduttore
equipotenziale che colleghi fra di loro tutte le masse estranee delle zone 1-2-3 con il conduttore di protezione;
in particolare per le tubazioni metalliche è sufficiente che le stesse siano collegate con il conduttore di
protezione all'ingresso dei locali da bagno.
Le giunzioni devono essere realizzate conformemente a quanto prescritto dalle norme CEI 64-8; in
particolare devono essere protette contro eventuali allentamenti o corrosioni. Devono essere impiegate
fascette che stringano il metallo vivo. Il collegamento non va eseguito su tubazioni di scarico in P.V.C. od in
gres. Il collegamento equipotenziale deve raggiungere il più vicino conduttore di protezione, ad esempio nella
scatola dove è istallata la presa a spina protetta dall'interruttore differenziale ad alta sensibilità.
È vietata l'inserzione di interruttori o di fusibili sui conduttori di protezione.
Per i conduttori si devono rispettare le seguenti sezioni minime:
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- 2.5 mmq. (rame) per collegamenti protetti meccanicamente, cioè posati entro tubi o sotto intonaco;
- 4 mmq. (rame) per collegamenti non protetti meccanicamente e fissati direttamente a parete.
2.IE.7.4
- Alimentazione nei locali da bagno Può essere effettuata come per il resto dell'appartamento (o dell'edificio, per i bagni in edifici non
residenziali).
Se esistono 2 circuiti distinti per i centri luce e le prese, entrambi questi circuiti si devono estendere ai locali
da bagno.
La protezione delle prese del bagno con interruttore differenziale ad alta sensibilità può essere affidata
all'interruttore differenziale generale (purché questo sia del tipo ad alta sensibilità) o ad un differenziale locale
che può servire anche per diversi bagni attigui.
2.IE.7.5
- Condutture elettriche nei locali da bagno Possono essere usati cavi isolati in P.V.C. tipo H07V(ex UR/3) in tubo di plastica incassato a parete o nel
pavimento.
Per il collegamento dello scaldabagno, il tubo, di tipo flessibile, deve essere prolungato per coprire il tratto
esterno, oppure deve essere usato un cavetto tripolare con guaina (fase + neutro + conduttore di protezione)
per tutto il tratto dall'interruttore allo scaldabagno, uscendo, senza morsetti, da una scatoletta passacordone.
2.IE.7.6
- Altri apparecchi consentiti nei locali da bagno Per l'uso di apparecchi elettromedicinali in locali da bagno ordinari, è necessario attenersi alle prescrizioni
fornite dai costruttori di questi apparecchi che possono essere destinati ad essere usati solo da personale
addestrato.
Negli alberghi un telefono può essere istallato anche nel bagno, ma in modo che non possa essere usato da
chi si trova nella vasca o sotto la doccia.
2.IE.7.7
- Protezioni contro i contatti diretti in ambienti pericolosi Negli ambienti in cui il pericolo di elettrocuzione è maggiore sia per condizioni ambientali (umidità) sia per
particolari utilizzatori elettrici usati (apparecchi portatili, tagliaerba, ecc.) come per esempio: cantine, garage,
portici, giardini, ecc., le prese a spina devono essere alimentate come prescritto per la zona 3 dei bagni.
Art.2.IE.8
- Coordinamento dell’impianto di terra con dispositivi di interruzione Una volta attuato l'impianto di messa a terra, la protezione contro i contatti indiretti può essere realizzata con
uno dei seguenti sistemi:
a) coordinamento fra impianto di messa a terra e protezione di massima corrente.
Questo tipo di protezione richiede l'installazione di un impianto di terra coordinato con un interruttore con relè
magnetotermico, in modo che risulti soddisfatta la seguente relazione: Rt < 50/Is dove Rt è il valore in ohm
della resistenza dell'impianto di terra nella condizione più sfavorevole e Is è il più elevato tra i valori in ampere
delle correnti di intervento in un tempo < 5 secondi dei dispositivi di massima corrente posti a protezione delle
singole derivazioni;
b) coordinamento fra impianto di messa a terra ed interruttori differenziali.
Questo tipo di protezione richiede l'installazione di un impianto di terra coordinato con un interruttore con relè
differenziale che assicuri l'apertura dei circuiti da proteggere non appena eventuali correnti di guasto creino
situazioni di pericolo. Affinché detto coordinamento sia efficiente deve essere osservata la seguente
relazione: Rt < 50/Id dove Rt è il valore in ohm della resistenza dell'impianto di terra nelle condizioni più
sfavorevoli ed Id il più elevato fra i valori in ampere delle correnti differenziali nominali di intervento delle
protezioni differenziali poste a protezione dei singoli impianti utilizzatori.
Negli impianti di tipo TT, alimentati direttamente in bassa tensione dalla Società Distributrice, la soluzione più
affidabile ed in certi casi l'unica che si possa attuare, è quella con gli interruttori differenziali che consentono
la presenza di un certo margine di sicurezza a copertura degli inevitabili aumenti del valore di Rt durante la
vita dell'impianto.
Art.2.IE.9
- Protezione mediante doppio isolamento In alternativa al coordinamento fra impianto di messa a terra e dispositivi di protezione attiva, la protezione
contro i contatti indiretti può essere realizzata adottando:
- macchine ed apparecchi con isolamento doppio o rinforzato per costruzione od installazione: apparecchi di
classe II.
In uno stesso impianto la protezione con apparecchi di Classe II può coesistere con la protezione mediante
messa a terra; tuttavia è vietato collegare intenzionalmente a terra le parti metalliche accessibili delle
macchine, degli apparecchi e delle altre parti dell'impianto di Classe II.
Art.2.IE.10
- Impianti elettrici utilizzatori in luoghi adibiti ad uso medico Norma CEI 64-8/7; V2
Gli impianti elettrici da realizzare nei luoghi adibiti ad uso medico devono essere eseguiti in conformità alle
Norme CEI 64-8/7; V2 e relative varianti. La norma va applicata per l’esecuzione dell’impianto elettrico nei
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locali destinati ad uso medico, ospedali, cliniche private, studi medici dentistici, locali ad uso estetico e locali
destinati ad uso medico nei luoghi di lavoro.
Nei locali suddetti si adotteranno particolari prescrizioni necessarie per aumentare il livello di sicurezza dei
pazienti che potrebbero essere soggette all’applicazione di apparecchi elettromedicali destinati alla diagnosi,
terapia o riabilitazione, ove si praticano cure e trattamenti sanitari quali camere di degenza, ambulatori
diagnostici o terapia, sale operatori, ecc. locali in cui l’elettricità possa costituire pericolo dati i suoi effetti
deleteri; pericolo per la mancanza di alimentazione, pericolo causa microsciock.
Si applicheranno misure particolari a seconda della natura dell’attività medica ed il tipo di apparecchi
elettromedicali utilizzati.
Norme CEI ed UNI di riferimento da applicare negli impianti realizzati nei locali ad uso medico:
CEI 11-48, (1998),Fasc.4805, EN 50110- l
CEI 17-5, (1998),Fasc. 4838, EN 60947-2
CEI 20-39/1 (1999),Fasc. 4989 R
CEI 20-45 (1997),Fasc. 3465 R
CEI 21-6/1 (1998),Fasc. 4514 R, EN 60896-1
CEI 2l-6/2 (1997),Fasc. 3976 EN 60896
CEI 21-6/3 (1998), Fasc. 4515 R
CEI 22-13 (1998),Fasc. 4452,EN 50091-1-1
CEI 23-42 (1999),Fasc. 5397, EN 61008-1
sovracorrente
CEI 23-44(1999),Fasc. 5398, EN 61009- I
sovracorrente
Esercizio degli impianti elettrici.
Apparecchiature a tassa tensione. Parte 2: Interruttori
automatici.
Cavi per energia con isolamento minerale con tensione
d'esercizio non superiore a 750 V. Parte 1: Cavi.
Cavi resistenti al fuoco isolati con mescola elastomerica con
tensione
nominale Uo/U non superiore a 0.6/1 kV.
Batterie di accumulatori stazionari al piombo. Prescrizioni
generali e metodi di prova. Parte 1: Batterie del tipo aperto.
Batterie di accumulatori stazionari al piombo. Prescrizioni
generali e metodi di prova. Parte 1: Batterie del tipo regolato
a valvole.
Batterie di accumulatori stazionari al piombo.
Parte 3: Raccomandazioni per l’installazione e l’esercizio.
Sistemi statici di continuità (UPS) Parte l - I: Prescrizioni
generali e di sicurezza per UPS utilizzati in aree accessibili
all'operatore.
Interruttori differenziali senza sganciatori di
incorporati per installazioni domestiche c similari.
Parte 1: Prescrizioni generali
Interruttori
differenziali
con
sganciatori
di
incorporati per installazioni domestiche e similari.
Parte 1: Prescrizioni generali.
CEI 34-21 (2001),Fasc. 5991, EN 60598-1
Apparecchi di illuminazione.
Parte 1: Prescrizioni generali e prove.
CEI 34-22 (1999),Fasc. 5118, EN 60598-2-22 Apparecchi di illuminazione.
Parte 1: Prescrizioni particolari. Apparecchi di emergenza.
CEI 62-5 (1998),Fasc. 4745 C, EN 60601-1
Apparecchi elettromedicali
Parte 1: Norme generali per la sicurezza.
CEI 62-39 (1998), Fasc. 3639 R
Apparecchi elettrici per uso estetico.
Guida generale per la sicurezza.
CEI 62-51 (1998), Fasc. 4172 C, EN 60601-1-1 Apparecchi elettromedicali. Parte 1: Norme generali per la
sicurezza. Norma collaterale: Prescrizioni di sicurezza per i
sistemi elettromedicali.
CEI 64-8
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
superiore
a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente
continua.
Fasc. 4131 (1998)
Parte 1: Oggetto, scopo e principi fondamentali.
Fasc. 4132 (1998)
Parte 2: Definizioni.
Fasc. 4133 (1998)
Parte 3: Caratteristiche generali.
Fasc. 4134 (1998)
Parte 4: Prescrizioni per la sicurezza.
Fasc. 4135 (1998)
Parte 5: Scelta ed installazione dei componenti elettrici.
Fasc. 4136 (1998)
Parte 6: Verifiche.
Fasc. 4137 (1998)
Parte 7: Ambienti e applicazioni particolari.
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CEI 64-8 VI (2001) Fasc. 5902
superiore
CEI 64-8/7 V2 (2001) Fasc. 5903
superiore
CSA – Parte seconda
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
a 1000 V in corrente alternata c a 1500V in corrente
continua.
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente
continua.
CEI 64-16 (1999), CEI R064-004, Fasc. 5236
superiore
Parte 7: Ambienti e applicazioni particolari.
Sezione 710: Locali ad uso melico.
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente
continua.
Protezione contro le interferenze elettromagnetiche (EMI)
negli impianti elettrici.
CEI 81-1 (1998),
Fasc. 3681C
Protezione delle strutture contro i fulmini.
CEI 81-4 (1996) Fasc. 2924
Protezione delle strutture contro i fulmini.
Valutazione del rischio dovuto al fulmine.
CEI 85-28 (1998), EN 61557-8, Fasc. 4709
Sicurezza elettrica nei sistemi di distribuzione a bassa
tensione fino a 1kV AC e 1,5kV DC - Apparecchi per prove,
misure o controllo dei sistemi di protezione.
Parte
8:
Apparecchi per il controllo dell'isolamento nei sistemi IT.
CEI 96-3 (1998), Fasc. 4710, EN 61558-1
Sicurezza dei trasformatori, delle unità di alimentazione e
similari. Parte 1: Prescrizioni generali e prove.
CEI 96-16 (2001), Fasc. 6205, EN 61558-2-15 Sicurezza dei trasformatori, delle unità di alimentazione e
similari. Parte 2-15: Prescrizioni particolari per trasformatori
di isolamento per alimentazione di locali ad uso medico.
UNI 10380 (1994)
Illuminazione di interni con luce artificiale.
UNI 10380 (1999) 1994/A1
Illuminazione di interni con luce artificiale. Aggiornamento.
UNI EN 1838 (2000)
Applicazioni dell'illuminotecnica. Illuminazione di emergenza.
UNI EN 54-1 (2000)
Sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio.
UNI EN 54-2 (2000)
Sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio - Centrali di controllo e
segnalazione.
UNI EN 737-3 (2000) Impianti di distribuzione di gas medicali – Impianti per gas medicali compressi e per
vuoto.
UNI EN 793 (1999)
Requisiti particolari per la sicurezza delle unità di alimentazione per uso medico.
UNI 9795 ( 1999)
Sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme
d’incendio - Sistemi dotati di rivelatori puntiformi di fumo e calore e puliti di
segnalazione manuali.
IEC 60755
General requirements for residuai current operated protective devices.
Disposizioni di legge e circolari ministeriali:
Circolare M.I. n. 31 del 31/8/1978
Norme di sicurezza per l'installazione di motori a combustione
interna accoppiati a macchine generatrici elettrica o a macchina
operatrice.
DM 16/2/1982 G.U. n. 98 del 9/4/82
Modificazione del Decreto Ministeriale 27/9/1965, concernente
la determinazione delle attività soggette alle visite di
prevenzione incendi.
DM 8/3/1985 S.C.G.U. n. 95 del 22/4/85
Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di
prevenzione
incendi ai fini del rilascio del nullaosta provvisorio di cui alla
legge 7 Dicembre 1984, n. 818.
Legge 4/1/1990 n.1
Disciplina dell'attività estetica.
Legge 9/1/1991 n. 9 S.O.G.U. n. 13 del 16/1/91 Norme per l'attuazione del nuovo piano energetico
nazionale:
aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti
idrocarburi e geotermia, auto produzione e disposizioni
finali.
DPR 6/12/1991 n. 447 G.U. n. 143 del 29/11/95 Regolamento di attuazione della legge 5 marzo 1990. n. 46
in
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CSA – Parte seconda
materia di sicurezza degli impianti.
DLgs 26/10/1995 n. 504 G.U. n.143 del 29/11/95 Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le
imposte di produzione e le relative sanzioni penali e
amministrative.
DLgs 14/8/1996 n. 493 G.U. 223 del 23/9/96
Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le
prescrizioni
minime per la segnaletica di sicurezza e o salute sul luogo
di lavoro.
DPR 11/2/1998 n. 53 G.U. n. 68 del 23/3/98
Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla
autorizzazione, alla costruzione e all'esercizio di impianti di
produzione elettrica che utilizzano fonti convenzionali, a
nonna dell'articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997,
n. 59.
Legge 23/12/2000 n. 388
S.O.G.U. n. 302 del 29/12/00
Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale
e pluriennale dello Stato.
Premessa:
Definizioni necessarie per la valutazione del campo di applicazione della norma in oggetto.
- Locale ad uso medico:
Locale destinato a scopi diagnostici terapeutici chirurgici, di sorveglianza riabilitazione dei pazienti compresi i
trattamenti estetici, per assicurare la protezione dei pazienti da rischi elettrici nei locali ad uso medico di
gruppo 1 e 2 devono essere applicate misure addizionali, le quali variano secondo i trattamenti da effettuare.
Non saranno locali ad uso medico i locali di servizio e i locali ordinari, come corridoi accesso alle camere di
degenza, magazzini uffici, spogliatoi, sale mensa, locali per i personale,ecc.
- Paziente:
Persona o animale sottoposta ad esame o trattamento medico, incluso quello dentistico incluso quello
estetico (CEI 62-5 V1).
- Apparecchi elettromedicali:
Apparecchio elettrico munito di non più di una connessione ad una particolare rete di alimentazione,
destinata alla diagnosi, trattamento, sorveglianza de paziente sotto la supervisione di un medico, che entra a
contatto fisico od elettrico col paziente e/o trasferisce energia verso o dal paziente e/o rivela un determinato
trasferimento di energia verso o dal paziente. L’apparecchio comprende quegli accessori, definiti dal
costruttore, che sono necessari per permettere l’uso normale dell’apparecchio. CEI 64-8/7 art. 710.2.3
Gli apparecchi elettromedicali si distinguono in apparecchi con parti applicate tipo B, tipo BF e tipo CF
secondo graduatoria di sicurezza definita dalla (CEI 62-5 –V3) art. 2.1.24/25/26
Tipo CF sono adatti per applicazione diretta al cuore (C), la lettera F indica che la parte applicata al paziente
è isolata da terra .
Tipo BF hanno parte applicata isolata da terra ma hanno un grado di protezione inferiore agli apparecchi tipo
CF.
Tipo B non hanno parti applicate isolate da terra.
I simboli che contraddistinguono i tre tipi di parti applicate devono essere riportati in modo ben visibile sulla
targa degli apparecchi elettromedicali con parti applicate. 62.5 app. D.
Si rispetteranno i valori limite per le correnti di dispersione prescritti dalla CEI 62-5 art. 19.3 Tabella IV
Nella tabella sotto riportata si riporteranno i limiti delle correnti di dispersione per i tre tipi di parti applicate, in
condizioni normali e di primo guasto in (mA) degli apparecchi elettromedicali.
I valori indicati sulla tabella si riferiscono a sistemi TT – TN, di frequenza fino 1000 Hz per frequenze
superiori si ammetteranno correnti di dispersione maggiori con riferimento la CEI 62-5 V3.
La combinazione funzionale di un apparecchio medicale con altri apparecchi anche non elettromedicali, da
luogo un sistema elettromedicale, le direttive adottate per gli apparecchi elettromedicali si applicheranno
anche per i sistemi elettromedicali.
2.IE.10.1
Unità di alimentazione per uso medico UNI EN 793
Le unità di alimentazione per uso medico che costituiscono una interfaccia tra l’impianto elettrico e le
apparecchiature elettromedicali, ad esse si applica la UNI EN 793.
Si considereranno come tali apparecchiature prefabbricate, permanentemente installate, destinate a fornire
energia elettrica, gas, liquidi medicali, illuminazione, telecomunicazioni e trasmissioni dati alle zone paziente
dei locali medici. (degenza, sale operatorie, sale per cure intensive, terapie fisiche) UNI EN 793 art. 3.4.
Il testa-letto delle camere di degenza e lo stativo delle sale operatorie sono elementi tipici di unità di
alimentazione per uso medico.
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Le unità di alimentazione non devono avere interruttori, o i fusibili accessibili direttamente dall’esterno. Le
singole prese possono essere singolarmente prottette con fusibili, o interruttori automatici, purche siano
posizionati entro un vano dell’apparecchiatura accessibile solo mediante attrezzo (cacciavite, chiave, ecc.).
UNI EN 793 art. 57.1.
La distanza fra le prese elettriche e le unità terminali dei gas o liquidi medicali deve essere di almeno 20 cm.
Il testaletto contenente solo apparecchi di illuminazione sono da considerare unità di alimentazione per uso
medico CEI 64-8/7 art.710.512.
La sicurezza degli impianti di distribuzione dei gas medicali di cui fanno parte anche le unità terminali
dovranno rispettare le direttive imposte dalla UNI EN 737-3, armonizzata ai sensi della direttiva Europea sui
dispositivi medici.
Classificazione dei locali medici:
I locali medici sono classificati in tre gruppi in base ai tipi dia pparecchi elettromedicali impegnati e l’attività
medica svolta dalla CEI 64-8/7
Locali medici di gruppo 0:
Locali medici nei quali non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate. art. 710.2.5
Locali medici di gruppo 1:
Locali medici in cui si fa uso di apparecchi elettromedicali con parti applicate. Le parti applicate sono
applicate sono destinate ad essere utilizzate esternamente, oppure invisivamente entro qualsiasi parte del
corpo, ad eccezione della zona cardiaca art. 710.2.6.
Locali medici di gruppo 2: Locali medici dove si fa uso di apparecchi elettromedicali co parti applicate
destinate ad essere utilizzate in interventi intra-cardiaci o in operazioni chirurgiche. art. 710.2.7.
Si considera intervento intracardiaco quandi un conduttore elettrico è posto dentro la zona cardiaca
2.IE.10.2
Locali estetici:
Si classifica come stesso locale dove l’estetista svolge la propria attività usando apparecchi ad uso estetico,
anche se il locale fa parte di un albergo, palestra, centro sportivo, profumeria, ecc. il maggior rischio sarà
valutato tenendo conto delle applicazioni di apparecchi ad uso estetico definito dalla CEI 62-39 art. 2.2.15.
Apparecchio estetico: un apparecchio ad uso estetico è un apparecchio elettrico, munito di non più di una
connessione ad una connessione ad una particolare rete di alimentazione, destinato al trattamento estetico
utilizzato dall’operatore estetico, e che entra in contatto fisico o elettrico con il soggetto trattato.
Non si riterranno ad uso estetico apparecchi che, pur essendo utilizzati per curare le bellezza delle persone
non rientrano nell’elenco della Legge 1/90 “Disciplina dell’attività di estetista” e non sono utilizzati da estetisti
(soggetti abilitati ai sensi della legge 1/90. (ad esempio il caso dei caschi da parrucchiere, asciga capelli
portatili. ecc).
Se si fa uso di apparecchi estetici con parti applicate il locale estetico è di gruppo 1, altrimenti è di gruppo 0.
2.IE.10.3
Valutazione della Zona Paziente
Nei locali medici di gruppo 1 e 2 si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate.
La zona paziente sarà l’insieme dei punti che il paziente, mentre è in contatto con le parti applicate, può
raggiungere direttamente o per interposizione del personale medico paramedico. CEI 64-8/7 art. 710.2.8
Se la posizione del paziente è fissa, ad esempio tavolo operatorio in posizione predeterminata, la norma
assume come valore convenzionale, mentre se il paziente con la parte applicata , è seduto su una sedia, la
zona paziente assume in pianta l’aspetto delle figure sotto riportate.
Se il tavolo operatorio, o l’apparecchio elettro medicale con parti applicate può assumere più posizioni, la
zona paziente è l’ inviluppo della zona paziente relative alle posizioni che ragionevolmente il paziente può
assumere mentre è in contatto con le parti applicate. Si valuteranno la possibilità di presenza di più
apparecchi elettromedicali spostabili, la zona paziente si ingrandisce fino ad occupare, a favore della
sicurezza, tutto il locale, si dovrà tener conto dei possibili spostamenti che gli apparecchi elettromedicali
possono subire nel tempo.
Non si considerano spostamenti del paziente, nel locale o fuori il locale, se non è in contatto con apparecchi
elettromedicali con parti applicate; inoltre a tale proposito, non si considerano apparecchi elettromedicali
alimentati da una sorgente elettrica interna (batterie Pile o accumulatori) anche se con parti applicate, purché
non vi sia pericolo di microshock (tipo una pompa di infusione), il paziente nel sopraccitato caso non è da
considerare paziente con parti applicate.
Protezione contro i contatti diretti e indiretti:
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Nei locali di gruppo 1 e 2 si applicano le prescrizioni di seguito riportate, ma limitatamente ai componenti che
si trovano, o si possono trovare, fino a 2.5 m di altezza dal piano di calpestio, nella ragionevole assunzione
che il paziente non acceda oltre questo limite.
Protezione mediante interruzione automatica della alimentazione:
Nei locali medici di gruppo 1 e 2 la tensione di contatto limite convenzionale U=25 V; CEI 64-8/7 art.
710.413.1.1.1 mentre nei locali medici di gruppo 0 la tensione di contatto limite convenzionale è di 50V come
per gli ambienti ordinari. Di conseguenza, nei sistemi TT si deve soddisfare la relazione Re x Idn ≤ 25, dove:
- Re è la resistenza di terra del dispersore in Ohm (secondo la CEI 64-8 la resistenza Ra è la somma della
resistenza di terra e del conduttore di protezione, ma quest’ultima in genere trascurabile rispetto alla
resistenza di terra Re).
- Idn è la corrente differenziale nominale d’intervento più elevata degli interruttori differenziali posti a
protezione dell’impianto , in ampere.
Sui circuiti di distribuzione è ammesso un tempo di intervento di 5s nei sistemi TN e di 1 s nei sistemi TT. Si
considerano validi questi tempi anche se non soddisfano la curva di sicurezza, per permettere la selettività
delle protezioni (compromesso fra sicurezza e continuità di servizio).
Si potrà conseguire la selettività con tempi inferiori ai limiti su indicati, in questi casi si dovrà ridurre il ritardo
della protezione a monte.
Il sistema TN-C sono proibiti nei locali di gruppo 1 e 2, anche al di sopra di 2,5 m , sono inoltre proibiti negli
edifici che contengono CEI 64-8/7 art. 710.312.2.
Nei locali gruppo 1, è prescritto l’utilizzo di interruttori differenziali con Idn ≤ 30 mA soltanto per circuiti che
alimentano prese di corrente nominale fino a 32 A CEI 64-8/7 art. 710.413.1.3.
Nei locali medici di gruppo 2 tutti i circuiti che non sono alimentati da un sistema IT-M devono essere protetti
mediante interruttori differenziali con Idn ≤ 30 mA a meno che non alimentino soltanto apparecchi posti ad
altezza superiore a 2,5 mt. CEI 64-8/7 art. 710.413.1.3.
Gli interruttori differenziali possono essere di tre tipi:
Tipo AC con sgancio assicurato per correnti verso terra alternate sinusoidali; CEI 23-44 art. 3.3.20
Tipo A lo sgancio è assicurato per correnti verso terra alternate sinusoidali e unidirezionali pulsanti;
CEI 23-44 art. 3.3.21
Tipo B lo sgancio è assicurato per correnti verso terra alternate sinusoidali, unidirezionali pulsnati e continue
IEC 775 Amendment 2.
Intutti i casi l’interruttore differenziale interviene con correnti applicate istantaneamente o gradualmente
crescenti.
Nei locali medici di gruppo 1 e 2, gli interruttori richiesti dalla norma CEI 64-8, Sez. 710 devono essere di tipo
A o tipo B, gli altri interruttori possono essere di tipo AC. CEI 64-8/7 art.710.413.1.3
Selettività degli interruttori differenziali:
Si realizzerà suddiviso su più circuiti (selettività orizzontale) per evitare gravi disservizi. CEI 64-8/7
art.710.413.1.3.
Se nell’impianto sono presenti interruttori differenziali in serie, è necessario che siano selettivi. L’interruttore
differenziale a monte deve essere ritardato. Si ammette un tempo si ritardo sui circuiti tipo TT fino a 1 sec.
CEI 64-8/4 art.413.1.4.2.
L e protezioni differenziali saranno tipo ad uso domestico similare Tipo S, avranno una corrente nominale Idn
maggiore di 30 mA e una corrente nominale maggiore di 25 A. CEI 23-44 art. 5.3.8. Tab. 2.
Si riterrà un interruttore di tipo S selettivo, rispetto l’interruttore a valle di tipo generale, se ha una corrente
differenziale nominale d’intervento almeno tre volte quella dell’interruttore differenziale a valle.
Con impianti alimentati da propria cabina di trasformazione MT/BT in caso di guasto a terra sulla media
tensione, tensione di contatto ammissibile (Utp) nei locali medici è la stessa ammessa per un locale ordinario
Protezione mediante SELV o PELV
Nei locali medici di gruppo 1 e 2 la tensione nominale di eventuali circuiti SELV e PELV non deve superarre
25V, in valore efficace i c.a. o 60 V, in c.c. non ondulata. CEI 64-8/7 art. 710.411.1.
Le parti attive dovranno essere isolate, o protette con un grado di protezione almeno IPXXB (IPXXD per le
superfici superiori orizzontali a portata di mano) CEI 64-8/7 art. 710.411.1 CEI 64-8/4 art. 412.
Nei locali medici di gruppo 2, le masse degli apparecchi alimentati da circuiti SELV o PELV (tipo lampade
scialitiche) devono essere collegate al nodo equipotenziale. CEI 64-8/7 art. 710.411.1
Sistemi IT-M
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Nei locali medici di gruppo 2 la protezione contro i contatti indiretti mediante l’interruzione automatica
dell’alimentazione non è ammessa. Si adotteranno accorgimenti per limitare la tensione alla quale può
essere sottoposto il paziente. tutte le masse e masse estranee situate all’interno della zona paziente devono
allacciassi ad una sbarra posta nel locale, o nelle immediate vicinanze.
Per limitare la corrente di guasto a terra si procederà all’alimentazione degli apparecchi accessibili alla zona
paziente mediante un trasformatore di isolamento, di modo che la corrente di guasto è di natura capacitiva. Il
trasformatore di isolamento sarà accessoriato con un dispositivo di controllo dell’isolamento, il quale segnali
un primo guasto a terra (decadimento dell’isolamento verso terra prima che si abbia un guasto franco a
terra). La segnalazione del dispositivo di controllo dell’isolamento deve essere facilmente recepibile dal
servizio di manutenzione.
Il trasformatore deve avere caratteristiche particolari (controllo di isolamento) e prende il nome di
“trasformatore di isolamento ad uso medicale” il sistema elettrico che alimenta, le cui masse e masse
estranee sono collegateal nodo equipotenziale, prende il nome di “sistema IT medicale”.
N.B. ai sistemi IT-M no si applicano le regole che la norma CEI 64-8 stabilisce per i sistemi IT.
I circuiti del sistema IT-M devono pertanto essere po0sati in tubi o canali separati da quelli degli altri circuiti,
oppure separati da setti. Se i circuiti sono a doppio isolamento, ad esempio cavi FG7OR 0,6/1 kV, possono
coesistere insieme ad altri circuiti nello stesso condotto. Per i circuiti del sistema IT-M si possono utilizzare
anche cavi non multipolari, ad esempio cavi N07V-K. La separazione di protezione deve in ogni caso
continuare anche nelle sacatole e cassette di derivazione.
Applicazione dei sistemi ITM
Il sistema IT-M è richiesto soltanto nei locali di gruppo 2, limitatamente ai circuiti che alimentano apparecchi
situati nella zona paziente, o che possono entrare nella zona paziente. ( tra questi ultimi si considereranno
tutti i circuiti prese del locale, perché un apparecchio alimentato da una presa può essere portato dentro la
zona paziente. Sono invece esclusi gli apparecchi di potenza superiore a 5 kVA e gli apparecchi rediologici
anche se installati nella zona paziente.
Relativi circuititi vanno protetti con interruttori differenziali con Idn ≤ 30 mA.
Caratteristica del trasformatore di isolamento:
Il trasformatore di isolamento ad uso medicale, deve essere conforme non solo alla norma generale per i
trasformatori di isolamento EN 61558-1 (CEI 96-3), ma anche alla norma dei trasformatori di isolamento da
installare nei locali medici EN 61558-2-15 (CEI 96-16).
Il trasformatore potrà essere monofase o trifase. I trasformatori trifasi che sono utilizzati generalmente per
alimentare apparecchiature elettromedicali fisse (in questo caso non è richiesto un dispositivo di controllo
dell’isolamento).
Caratteristiche dei trasformatori di isolamento:
- Deve essere raffreddato ad aria.
- La tensione secondaria (fase - fase nei sistemi trifase) non deve superare 250 V;
- Deve avere isolamento doppio o rinforzato tra gli avvolgimenti, e fra questi e le masse della
apparecchiatura, tra i due avvolgimenti può essere interposto uno schermo metallico collegato a terra.
- La potenza deve essere compresa tra 0,5 kVA e 10 kVA ;
- La tensione di cortocircuito non deve superare il 3%;
- La corrente a vuoto al primario no deve superare il 3%;
- La corrente di inserzione (valore di picco) non deve superare 12 volte le corrente nominale In (valore
efficace);
- La corrente di dispersione verso terra dell’avvolgimento secondario e la corrente di dispersione
sull’involucro, misurate a vuoto; non devono superare 0,5 mA;
- Il trasformatoredeve portare i targa il simbolo identificativo del trasformatore di isolamento ad uso
medicale.
Si installerà sul trasformatore di isolamento medicale sia dotato di un dispositivo di controllo della
temperatura , il quale dovrà attivare un segnale in caso di sovra - temparatura, senza provocare l’interruzione
dell’alimentazione. Il trasformatore sarà installato il più possibile in prossimità del locale stesso (il tutto per
limitare la corrente capacitiva di primo guasto a terra).
Caratteristiche del dispositivo di controllo dell’isolamento.
Si inserirà tra il secondario del trasformatore di isolamento ed il conduttore di protezione un dispositivo di
controllo dell’isolamento.
- Tale dispositivo deve essere conforme alla norma CEI EN 61557-8 (CEI 85-28);
- L’impedenza interna, intesa come impedenza totale tra i terminali del sistema da controllare e la terra,
deve essere almeno 100 kΩ;
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La tensione di prova intesa come la tensione tra i terminali di misura, non deve superare i 25 V c.c.;
La corrente di prova, che non può fluire tra il sistema di terra, non deve superare, anche in condizione di
guasto, 1 mA c.c.;
La segnalazione deve avvenire quando la resistenza di isolamento verso terra del sistema IT-M scende
al di sotto di 50 kΩ. Il dispositivo di controllo dell’isolamento deve avere un circuito di prova per verificare
se il dispositivo sia in grado di assolvere la propria funzione di attivare l’allarme.
Il dispositivo di controllo dell’isolamento non deve essere disinseribile;
Il sistema di allarme ottico acustico deve comprendere:
una lampada a spia a luce verde che indichi il regolare funzionamento;
Art.2.IE.11
- Sistemi di protezione particolare contro i contatti indiretti 2.IE.11.1 generalità: (Norme CEI 64/4 art.3.1.01)
Si considerano sistemi di protezione contro le tensioni di contatto a seconda dei locali in questione, i
seguenti:
a) protezione con interruzione automatica del circuito utilizzando oltre alle prescrizioni di cui all'art. C.3,
interruttori differenziali con correnti di intervento non superiori a 30 ma.b) bassissima tensione di sicurezza conformemente alle norme 5.2.01 - 5.2.05 della norma CEI 64/8
tenendo presente che la tensione nominale in corrente alternata e continua non superi i 25 e 60 V.
c) protezione utilizzando componenti di Classe II o isolamento equivalente come da norme CEI 64/8 art. 5.4.02.d) separazione elettrica con controllo della resistenza di isolamento. La protezione deve essere realizzata
impiegando per ciascun locale circuiti protetti da tubazioni separate alimentati da sorgenti autonome o da
trasformatore di isolamento. Il trasformatore deve avere una presa centrale per il controllo dello stato di
isolamento e schermatura metallica tra gli avvolgimenti per eliminare le correnti di dispersione. Le masse dei
generatori autonomi e dei trasformatori di isolamento devono essere a terra; la schermatura deve essere
collegata al collettore equipotenziale a mezzo di due conduttori di protezione di sezione adeguata.Ai fini della protezione contro i contatti indiretti si deve tenere permanentemente sotto controllo lo stato di
isolamento dell'impianto; a tale scopo si deve inserire tra la presa centrale del secondario del trasformatore di
isolamento ed un conduttore di protezione, un dispositivo d allarme; tale dispositivo non deve poter essere
disinserito e deve indicare, otticamente ed acusticamente, se la resistenza di isolamento dell'impianto è
scesa al di sotto del valore di sicurezza prefissato; questo valore deve essere non inferiore a 15 kOhm e
possibilmente più alto. Il dispositivo di allarme deve essere predisposto per la trasmissione a distanza dei
suoi segnali; non deve essere possibile spegnere il segnale luminoso; il segnale acustico può essere tacitato
ma non disinserito. Deve essere possibile accertare in ogni momento l'efficienza del dispositivo di allarme; a
tale scopo esso deve contenere un circuito di controllo inseribile a mezzo pulsante. La tensione del circuito di
allarme deve essere tale che la corrente che circola in caso di guasto diretto a terra del sistema sotto
controllo non sia superiore a 1 mA. Il dispositivo di allarme deve avere una separazione, tra circuito di
alimentazione e circuito di misura, avente caratteristiche non inferiori a quelle garantite da un trasformatore di
sicurezza dalla norma 14/6.
2.IE.11.2 - sistemi di protezione contro i contatti indiretti nei diversi locali adibiti ad uso medico:
Norme CEI 64/4 art. 3.2.01/02/03/04.2.IE.11.3 - Protezione contro i contatti indiretti in camere di degenza, sale di visita, ambulatori
medici in cui non si utilizzano apparecchi elettromedicali oppure si utilizzano solo apparecchi
elettromedicali: Possono essere utilizzati i sistemi di protezione previsti nell'art. B.11.01 "Sistemi
di protezione particolari contro i contatti indiretti".
2.IE.11.4 - Protezione contro i contatti indiretti nei locali per chirurgia, terapia fisica, idroterapia,
radiologia e nei locali per esami di fisiopatologia: Sono considerati adatti per la protezione
contro i contatti indiretti nei locali sopra citati solo i sistemi di protezione di cui alle Norme CEI
64/4 art. 3.1.01 lettere b, c, d ed e.
2.IE.11.5 - Protezione contro i contatti indiretti nei locali di sorveglianza, cura intensiva e nei locali
per anestesia : Nei locali sopra citati si applicano le seguenti prescrizioni:
a) Per tutti i circuiti destinati ad alimentare apparecchi elettromedicali, ad eccezione di quelli al punto b, è
ammessa unicamente l'adozione del sistema di protezione di cui alla lettera e) dell'art. 3.1.01 delle
Norme CEI. Questo sistema ha inoltre il vantaggio di ridurre le correnti di dispersione degli apparecchi
(vedi Appendice K Norma CEI 62/5)
b) I circuiti che alimentano lampade per l'illuminazione generale dei locali sopra citati o apparecchi
radiologici o in generale grosse apparecchiature con potenza assorbita superiore a 5 KVA (p.es.
sterilizzatori) possono essere alimentati direttamente dalla rete purché con tensione nominale non
superiore a 380 V. La protezione contro i contatti indiretti deve essere realizzata con sistema di
protezione di cui alla lettera b) dell'art. 3.1.01 delle Norme CEI. Ogni presa a spina deve avere un proprio
dispositivo di protezione di massima corrente: tale dispositivo può essere del tipo unipolare.
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2.IE.11.6 - prescrizioni supplementari per i locali di chirurgia: I segnali ottico ed acustico ed il
pulsante di controllo dell'impianto alimentato dal trasformatore di isolamento devono essere
riuniti in un'unica custodia collocata in posizione ben visibile in ogni locale per chirurgia. Le
prese a spina devono essere provviste di contatti permanentemente connessi al conduttore di
protezione come indicato dalle Norme CEI 64/4. Le spine degli apparecchi alimentati dai circuiti di
cui all'articolo relativo devono essere non intercambiabili con quelle alimentate dai circuiti di cui
all'articolo relatico delle Norme CEI 64/4.
2.IE.11.7 - Equalizzazione del potenziale: In tutti i locali adibiti ad uso medico si deve effettuare
l'equalizzazione del potenziale collegando fra loro ed al conduttore di protezione o al conduttore
di terra dell'impianto, tutte le masse metalliche accessibili in un locale o in un gruppo di locali
(Norme CEI 64/4, art. 3.3.01/02/03). I conduttori equipotenziali devono fare capo ad un nodo
collettore equipotenziale o ad un conduttore di rame della sezione di 16 mmq, disposto ad anello
senza giunzioni, quale collettore lungo il perimetro del locale.
− Il nodo collettore equipotenziale o l'anello collettore, devono essere collegati al conduttore di protezione.
Nei locali per chirurgia, sorveglianza o cura intensiva, fisiopatologia, idroterapia, terapia fisica, radiologia e
anestesia si applicano le seguenti disposizioni:
− sorveglianza, per esempio delle funzioni del corpo, devono essere in rame con sezione minima di 16
mmq.
Le prescrizioni sull'equalizzazione del potenziale non si applicano alle masse estranee, quando in qualsiasi
condizione d'uso si trovino a un'altezza superiore a 2.5 mm dal piano di calpestio. Qualora sia stata adottata
per uno stesso gruppo di camere di degenza o di ambulatori, la protezione con interruttori differenziali con Id
<= 30 mA, è ammesso non applicare le prescrizioni del presente articolo se non indicato nel progetto.
2.IE.11.8 - Eliminazione delle scariche elettrostatiche: Nelle camere operatorie ed in genere nei
locali di anestesia, qualora le anestesie o analgesie siano effettuate con sostanze atte a formare
miscele esplosive si deve provvedere alla eliminazione delle cariche elettrostatiche.
Il pavimento deve essere realizzato con materiale di adeguata resistenza all'isolamento. Al di sotto di esso
deve essere stesa una rete conduttrice od altra superficie equivalente, collegata a mezzo di un conduttore al
collettore equipotenziale (Norme CEI 64/4 art. 3.4.02).
2.IE.11.9 - Provvedimenti protettivi particolari contro l'esplosione e l'incendio nelle zone pericolose
dei locali di anestesia: La classificazione e l'estensione delle zone pericolose sono da definire
secondo le prescrizioni delle Norme CEI 64/4; entro tali zone gli impianti elettrici devono essere a
sicurezza secondo le stesse Norme (Norme CEI 64/4 art. 3.4.01/03/04).
2.IE.11.10 - Provvedimenti particolari contro l'esplosione e l'incendio nei locali in cui si effettuano
somministrazioni di ossigeno: In tali locali si deve aver cura di evitare elevate concentrazioni di
ossigeno e devono essere adottati tutti i provvedimenti necessari contro l'esplosione e
l'incendio.
Art.2.IE.12
- Protezione delle condutture elettriche -
I conduttori che costituiscono gli impianti devono essere protetti contro le sovracorrenti causate da
sovraccarichi o da corto circuiti.
La protezione contro i sovraccarichi deve essere effettuata in ottemperanza alle prescrizioni delle norme CEI
64-8 (fasc. 668) cap. VI.
In particolare i conduttori devono essere scelti in modo che la loro portata (Iz) sia superiore od almeno uguale
alla corrente di impiego (Ib) (valore di corrente calcolato in funzione della massima potenza da trasmettere in
regime permanente). Gli interruttori automatici magnetotermici da istallare a loro protezione devono avere
una corrente nominale (In) compresa fra la corrente di impiego del conduttore (Ib) e la sua portata nominale
(Iz) ed una corrente di funzionamento (If) minore od uguale ad 1.45 volte la portata (Iz).
In tutti i casi devono essere soddisfatte le seguenti relazioni:
Ib < In < Iz
If < 1.45 Iz
La seconda delle due disuguaglianze sopra indicate è automaticamente soddisfatta nel caso di impiego di
interruttori automatici conformi alle norme CEI 23-3 e CEI 17-5.
Gli interruttori automatici magnetotermici devono interrompere le correnti di corto circuito che possono
verificarsi nell'impianto in tempi sufficientemente brevi per garantire che nel conduttore protetto non si
raggiungano temperature pericolose.
Essi devono avere un potere di interruzione almeno uguale alla corrente di corto circuito presunta nel punto
di installazione.
È tuttavia ammesso l'impiego di un dispositivo di protezione con potere di interruzione inferiore a condizione
che a monte vi sia un altro dispositivo avente il necessario potere di interruzione (art. 6.3.02 delle norme CEI
64-8).
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CSA – Parte seconda
In questo caso le caratteristiche dei 2 dispositivi devono essere coordinate in modo che l'energia specifica
passante I²t lasciata passare dal dispositivo a monte non risulti superiore a quella che può essere sopportata
senza danno dal dispositivo a valle e dalle condutture protette.
In mancanza di specifiche indicazioni sul valore della corrente di corto circuito, si presume che il potere di
interruzione richiesto nel punto iniziale dell'impianto non sia inferiore a:
- 3000 A nel caso di impianti monofasi;
- 4500 A nel caso di impianti trifasi.
- Protezione di circuiti particolari a) devono essere protette singolarmente le derivazioni all'esterno;
b) devono essere protette singolarmente le derivazioni istallate in ambienti speciali, eccezione fatta per quelli
umidi;
c) devono essere protetti singolarmente in motori di potenza superiore a 0.5 KW;
d) devono essere protette singolarmente le prese a spina per l'alimentazione degli apparecchi in uso nei
locali per chirurgia e nei locali per sorveglianza o cura intensiva (norme CEI 64-4 art. 3.5.01).
Art.2.IE.13
- Materiale di rispetto La scorta di materiali di rispetto non è considerata per le utenze di appartamenti privati. Per altre utenze,
vengono date, a titolo esemplificativo, le seguenti indicazioni:
a) fusibili con cartuccia a fusione chiusa, per i quali dovrà essere prevista, come minimo, una scorta pari al
20% di quelli in opera;
b) bobine di automatismi, per le quali dovrà essere prevista una scorta pari al 10% di quelle in opera, con
minimo almeno di una unità;
c) una terna di chiavi per ogni serratura di eventuali armadi;
d) lampadine per segnalazioni; di esse dovrà essere prevista una scorta pari al 10% di ogni tipo di quelle in
opera.
Art.2.IE.14
- Protezione delle scariche atmosferiche 2.IE.14.1 – Generalità: L'Amministrazione appaltante preciserà se negli edifici ove debbano venir
istallati gli impianti elettrici oggetto dell'appalto, dovrà essere prevista anche la sistemazione di
parafulmini per la protezione delle scariche atmosferiche. In ogni caso l'impianto di protezione
contro i fulmini deve essere realizzato in conformità alle norme CEI 81-1. Esso è diviso nelle
seguenti parti:
− impianto di protezione contro le fulminazioni dirette (impianto base) costituito dagli elementi normali e
naturali atti alla captazione, all'adduzione ed alla dispersione nel suolo della corrente del fulmine (organo
di captazione, calate, dispersore);
− impianto di protezione contro le fulminazioni indirette (impianto integrativo) costituito da tutti i dispositivi
(quali connessioni metalliche, limitatori di tensione) atti a contrastare gli effetti (ad esempio: tensione
totale di terra, tensione di passo, tensione di contatto, tensione indotta, sovratensione sulle linee) associati
al passaggio della corrente di fulmine nell'impianto di protezione o nelle strutture e masse estranee ad
esso adiacenti.
2.IE.14.2 - Criteri di valutazione del rischio e di scelta dell'impianto: L'impianto deve essere
realizzato in modo da ridurre ad un valore accettabile prestabilito il rischio che il fulmine
raggiunga un punto qualsiasi posto all'interno del volume protetto. Il numero di fulmini all'anno
che si accetta possano arredare danno (Nel) si ricava dalla tabella D.1 in funzione della classe dei
volumi da proteggere cosi' come qui di seguito sono classificati (appendice A delle norme CEI 811).
2.IE.14.3 - Classificazione dei volumi da proteggere:
1) Volumi di classe A - Rientrano in questa classe i seguenti volumi al chiuso:
− zone AD di divisione 1 e di divisione 2 per i luoghi di classe 0;
− zone AD di divisione 0 per i luoghi di classe 1 di cui in 3.5.01 a) delle norme CEI 64-2 (1983); definite e
valutate per gli impianti elettrici dalle norme CEI 64-2 (1983).
Si definiscono al chiuso i volumi ubicati all'interno di strutture ad esempio edifici, recipienti, tubi. Nei volumi
all'aperto, il probabile innesco della miscela infiammabile od esplosiva non può essere evitato dagli impianti
di protezione base oggetto delle presenti norme. Impianti di ventilazione che assicurino ordinariamente la
diluizione di atmosfere esplosive al disotto dei limiti inferiori di infiammabilità possono rendere trascurabile, ai
fini delle presenti norme, l'esistenza di zone AD anche se non realizzati con le sicurezze ridondanti previste,
per alcuni casi, nelle norme CEI 64-2 (1983).
2) Volumi di classe B - Rientrano in questa classe i seguenti volumi al chiuso:
− zone AD di divisione 0 per i luoghi di classe 1 di cui in 3.5.01 b) delle norme CEI 64-2 (1983);
− zone AD di divisione 1 per i luoghi di classe 1;
− zone AD per i luoghi di classe 2;
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− zone AD per i luoghi di classe 3 limitatamente alle sostanze di cui in 5.01.01a) delle norme CEI 64-2
(1983): definite e valutate per gli impianti elettrici delle norme CEI 64-2 (1983).
3) Volume di classe C - Rientrano in questa classe gli edifici, pubblici o privati, pregevoli per arte e storia o
destinati a contenere raccolte di interesse artistico e culturale, quali biblioteche, archivi, musei gallerie,
collezioni e simili, o contenenti impianti il cui danneggiamento comporti rilevanti interruzioni di un pubblico
servizio essenziale.
4) Volumi di classe D - Luoghi di spettacolo, di ritrovo e di riunione definiti dalle norme CEI 64-8. Tali
ambienti, a carattere permanente, possono essere chiusi od all'aperto.
5) Volumi di classe E - Insieme di ambienti pubblici o privati, destinati a contenere un numero rilevante di
persone quali ad esempio scuole, asili, ospedali e case di cura, alberghi, carceri, caserme, edifici di culto,
strutture commerciali, stazioni ferroviarie, marittime ed aeree.
6) Volumi di classe F - Strutture civili ed industriali ordinarie che non rientrano nelle categorie di cui da 1 a 5.
7) Volumi di classe G - Strutture per le quali si può realizzare l'impianto di protezione con modalità diverse da
quelle previste nelle presenti norme. Tali strutture comprendono:
− impianti di trasporto a fune;
− tende;
− aree di campeggio;
− strutture provvisorie.
La valutazione dell'entità media del danno prodotto è lasciata al progettista. Si deve valutare il numero di
fulmini all'anno (Nf) che possono colpire la struttura da proteggere usando la formula Nf = Nt . Aeq in cui Nt =
fulmini/anno-kmq. che si possono verificare sul territorio nazionale ed Aeq = area equivalente del volume da
proteggere calcolata come indicato all'appendice B delle Norme CEI 81-1.
Quando l'entità media del danno prodotto è significativa, è necessario distinguere fra i seguenti casi:
a) Nf < Nel:
− non sono da temere le scariche laterali per fulminazione indiretta (3.1.04);
− non sono da temere le sovratensioni indotte sulle linee entranti (3.2.03);
b) Nf < Nel:
− non sono da temere le scariche laterali per fulminazione indiretta;
− non sono da temere le sovratensioni indotte sulle linee entranti;
c) Nf < Nel:
− sono da temere le scariche laterali per fulminazione indiretta;
− non sono da temere le sovratensioni indotte sulle linee entranti;
d) Nf < Nel:
− sono da temere le scariche laterali per fulminazione indiretta;
− sono da temere le sovratensioni indotte sulle linee entranti;
e) Nel > Nel.
Nel caso a) l'impianto di protezione può non essere realizzato in quanto le caratteristiche strutturali od
intrinseche del volume da proteggere possono essere considerate idonee a svolgete la funzione di protezione
contro i fulmini (struttura autoprotetta).
Nel caso b) deve essere realizzato solo l'impianto integrativo limitatamente alla protezione delle installazioni
elettriche, di telecomunicazione e simili.
Nel caso c) deve essere realizzato solo l'impianto integrativo limitatamente ai collegamenti fra corpi metallici
e masse estranee.
Nel caso d) deve essere realizzato solo l'impianto integrativo limitatamente alla protezione delle installazioni
elettriche, di telecomunicazione e simili nonché ai collegamenti fra corpi metallici e masse estranee.
Nel caso e) devono essere realizzati sia l'impianto base che l'impianto integrativo.
L'impianto di protezione e le sue parti devono:
− possedere un'adeguata robustezza per resistere senza danni agli sforzi elettrodinamici che si originano
negli istanti in cui si esplica la funzione protettiva;
− possedere una sicura continuità elettrica per evitare dannosi effetti termici durante il passaggio della
corrente;
− conservare la propria efficienza nel tempo.
In base al tipo di organo di captazione adottato gli impianti si classificano in:
− impianti di protezione ad aste verticali;
− impianti di protezioni a funi;
− impianti di protezione a maglia.
2.IE.14.4 - Criteri generali per la realizzazione dell'impianto di protezione base: L'impianto deve
essere di categoria tale che risulti:
P (%) > 100 (1-Nel/Nf) (livello di protezione).
Le categorie sono correlate con i rispettivi livelli minimi di protezione richiesti dalla seguente tabella:
Categoria
(%)
I
98
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II
93
III
90
Gli organi di captazione devono essere scelti in modo che il volume da proteggere sia situato tutto all'interno
del volume protetto con livello di protezione prestabilito, come illustrato dalla Sezione 2 del Cap. II delle CEI
81-1. Gli organi in discesa possono essere normali (calate) e naturali (corpi metallici esistenti nella struttura,
ferri di armatura); essi devono essere opportunamente posizionati ed interconnessi e devono avere il più
possibile percorso rettilineo. In particolare devono essere evitati percorsi non rettilinei dei conduttori di
discesa in corrispondenza di zone ove l'eventuale presenza di un corpo umano possa chiudere, per la
corrente del fulmine, un percorso del conduttore di discesa. Su ciascuna calata normale, in prossimità del
collegamento al dispersore, deve essere prevista una giunzione apribile al fine di consentire verifiche o prove
sull'impianto di protezione (Sez. 3 - Cap. II).Il dispersore di un impianto di protezione deve poter disperdere
nel suolo la corrente di fulmine. Quando esiste un dispersore facente parte di un impianto di terra per la
protezione contro i contatti indiretti il dispersore deve essere unico, tranne i casi indicati al paragrafo 2.04.06
(Sez. 4 - Cap. II).
I conduttori degli organi di captazione e delle calate normali devono essere sempre saldamente ancorati, in
modo da evitare rotture o disancoraggi per sollecitazioni termiche, elettrodinamiche o per sollecitazioni
meccaniche accidentali. Le giunzioni lungo i conduttori di captazione e di discesa devono essere ridotte al
minimo indispensabile. Le giunzioni devono essere effettuate mediante brasatura forte saldatura o morsetti a
compressione (Sez. 5 - Cap. II). I materiali impiegati devono possedere adeguata resistenza meccanica per
poter sostenere senza danno gli effetti elettrodinamici della corrente di fulmine ed eventuali sforzi accidentali.
I materiali base consigliati sono il rame e l'acciaio zincato a caldo e, limitatamente agli organi di captazione e
discesa, l'alluminio. Altri materiali o leghe di materiali base possono essere utilizzati purché abbiano
caratteristiche elettriche, meccaniche e di resistenza alla corrosione non inferiori a quelle dei materiali base
consigliati. Sono di seguito riportate due tabelle in cui sono indicate le dimensioni minime degli organi normali
di captazione e discesa dei dispersori normali.
DIMENSIONI MINIME PER ORGANI NORMALI DI CAPTAZIONE E DI DISCESA
2.IE.14.5 - Dimensioni minime per dispersori normali 2.IE.14.6 - Criteri generali per la realizzazione dell'impianto di protezione integrativo: Al fine di
evitare scariche laterali devono essere previste connessioni equipotenziali, dirette o tramite
limitatori di tensione, fra i corpi metallici esistenti all'interno del volume da proteggere, e fra
questi e l'impianto di protezione base. Tutte le masse estranee che entrano nel volume da
proteggere devono essere sempre metallicamente collegate al più vicino collettore di
equipotenzialità (Sez. I - Cap. III). Per le installazioni elettriche, di telecomunicazioni e simili
devono essere realizzate connessioni di equipotenzialità dirette o tramite limitatori di tensione fra
i cavi entranti e/o sviluppantisi all'interno del volume da proteggere e l'impianto di protezione
base (Sez. 2 - Cap. III).
Art.2.IE.15
- Protezione da sovratensioni per fulminazione indiretta e di manovra A) Protezione d'impianto: Al fine di proteggere l'impianto e le apparecchiature elettriche ed elettroniche ad
esso collegate, contro le sovratensioni di origine atmosferica (fulminazione indiretta) e le sovratensioni
transitorie di manovra e limitare scatti intempestivi degli interruttori differenziali, all'inizio dell'impianto deve
essere istallato un limitatore di sovratensioni. Detto limitatore deve essere modulare e componibile ed avere il
dispositivo di fissaggio a scatto incorporato per profilato unificato.
Deve essere composto da varistori e scaricatore verso terra per garantire la separazione galvanica tra i
conduttori attivi e la terra di protezione ed avere una lampada di segnalazione di inefficienza.
I morsetti di collegamento devono consentire un sicuro collegamento dei conduttori con sezione non inferiore
a 25 mmq. e garantire un sicuro serraggio (per esempio del tipo a piastrina).
B) Protezione d'utenza: Per la protezione di particolari utenze molto sensibili alle sovratensioni, quali ad
esempio computer, video terminali, registratori di cassa, centraline elettroniche in genere e dispositivi
elettronici a memoria programmabile, le prese di corrente dedicate alla loro inserzione nell'impianto devono
essere alimentate attraverso un dispositivo limitatore di sovratensione in aggiunta al dispositivo di cui al punto
A).
Detto dispositivo deve essere componibile con le prese ed essere montabile a scatto sulla stessa armatura e
per poter essere istallato nelle normali scatole da incasso.
Art.2.IE.16
- Protezione contro i radio disturbi A) Protezione bidirezionale di impianto: Per evitare che attraverso la rete di alimentazione, sorgenti di
disturbo quali ad esempio motori elettrici a spazzola, utensili a motore, variatori di luminosità, ecc.,
convoglino disturbi che superano i limiti previsti dal decreto ministeriale 10 Aprile 1984 in materia di
prevenzione ed eliminazione dei disturbi alle radiotrasmissioni e radioricezioni, l'impianto elettrico deve
essere disaccoppiato in modo bidirezionale a mezzo di opportuni filtri. Detti dispositivi devono essere
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modulari e componibili con dimensioni del modulo base 17.5X45X53 mm. ed avere il dispositivo di fissaggio
a scatto incorporato per profilato unificato. Le caratteristiche di attenuazione devono essere almeno
comprese tra 20 db a 100 kHz e 60 dB a 30 MHz.
B) Protezione unidirezionale di utenza: Per la protezione delle apparecchiature di radiotrasmissione,
radioricezione e dispositivi elettronici a memoria programmabile dai disturbi generati all'interno degli impianti
e da quelli captati via etere, è necessario istallare un filtro di opportune caratteristiche in aggiunta al filtro di
cui al punto A) il più vicino possibile alla presa di corrente da cui sono alimentati.
1) Utenze monofasi di bassa potenza: Questi filtri devono essere componibili con le prese di corrente ed
essere montabili a scatto sulla stessa armatura e poter essere istallati nelle normali scatole da
incasso. Le caratteristiche di attenuazione devono essere almeno comprese tra 35 dB a 100 kHz e 40
dB a 30 MHz
2) Utenze monofasi e trifasi di media potenza.
Per la protezione di queste utenze è necessario istallare i filtri descritti al punto A) il più vicino possibile
all'apparecchiatura da proteggere.
Art.2.IE.17
- Maggiorazioni dimensionali rispetto a valori minori consentiti dalle norme CEI e di
legge Ad ogni effetto, si precisa che maggiorazioni dimensionali, in qualche caso fissate dal presente Capitolato
Speciale Tipo, rispetto a valori minori consentiti dalle norme CEI o di Legge, sono adottate per consentire
possibili futuri limitati incrementi delle utilizzazioni, non implicanti tuttavia veri e propri ampliamenti degli
impianti.
Art.2.IE.18
- Potenza impegnata e dimensionamento degli impianti
Gli impianti elettrici devono essere calcolati per la potenza impegnata: si intende quindi che le prestazioni e le
garanzie per quanto riguarda le portate di corrente, le cadute di tensione, le protezioni e l'esercizio in genere
sono riferite alla potenza impegnata. Detta potenza viene indicata dall'Amministrazione e calcolata in base a
dati forniti dall'Amministrazione.
Per gli impianti elettrici negli edifici civili, in mancanza di indicazioni, si fa riferimento al carico convenzionale
dell'impianto. Detto carico verrà calcolato sommando tutti i valori ottenuti applicando alla potenza nominale
degli apparecchi utilizzatori fissi ed a quella corrispondente alla corrente nominale delle prese a spina, i
coefficienti che si deducono dalle tabelle CEI riportate nei paragrafi seguenti.
2.IE.18.1 - Valori di potenza impegnata negli appartamenti di abitazione:
1) Per l'illuminazione :
10 W per mq. di superficie dell'appartamento col minimo di 500 W.
2) Scalda-acqua :
1000 W per appartamenti fino a 4 locali (va considerato come locale ogni
vano abitabile con esclusione cioè di anticamere, corridoi, cucinino,
bagno);
2000 W per appartamenti oltre i 4 locali.
3) Cucina elettrica :
da considerare solo se ne è prevista esplicitamente l'installazione.
4) Servizi vari :
40 W per mq. di superficie dell'appartamento in zone urbane;
20 W per mq. di superficie dell'appartamento in zone rurali.
2.IE.18.2 - Punti di utilizzazione: Nelle abitazioni si devono prevedere almeno i seguenti punti di
utilizzazione:
a) Presa a spina con portata 10 A :
−
n. 3 in soggiorno distribuite sulle differenti pareti;
−
n. 2 in camera, n. 2 in cucina, n. 1 in bagno, n. 1 negli altri locali;
−
n. 1 presa ogni 5 m. di lunghezza nei corridoi ed entrate;
b) Prese a spina con portata 16 A :
−
- n. 1 in soggiorno, n. 1 in camera, n. 2 in cucina - in questo locale possono essere previste prese da
20 A,
−
n. 1 in bagno, n. 1 in altri locali.
2.IE.18.3 - Suddivisione dei circuiti e loro protezione in edifici residenziali: Nelle abitazioni e negli
edifici residenziali in genere, si devono alimentare attraverso circuiti protetti e singolarmente
sezionabili facenti capo direttamente al quadro elettrico almeno le seguenti utilizzazioni:
a) illuminazione di base : - sezione dei conduttori non inferiore a 1.5 mmq., protezione 10 A, potenza totale
erogabile 2.2 KW;
b) prese a spina da 10 A per l'illuminazione supplementare e per piccoli utilizzatori (televisori, apparecchi
radio, ecc.) : - sezione dei conduttori 1.5 mmq., protezione 10 A; potenza totale erogabile 2.2 KW;
c) presa a spina da 16 A ed apparecchi utilizzatori con alimentazione diretta (es. scalda-acqua) con potenza
unitaria minore od uguale a 3.6 KW : sezione dei conduttori 2.5 mmq., protezione 16 A, potenza totale
erogabile 3.6 KW;
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d) eventuale linea di alimentazione di utilizzazione per potenza maggiore di .6 KW : sezione conduttori 4
mmq., protezioni 25 A.
Ogni qualvolta si verificano le seguenti condizioni, sul quadro elettrico devono essere previsti un numero
superiore di circuiti protetti:
e) Elevata superficie abitabile, maggiore di 150 mq. : occorre prevedere più linee per l'illuminazione di base
al fine di limitare a 150 mq. la superficie dei locali interessati da una singola linea;
f) Elevato numero di prese da 10 A : occorre prevedere una linea da 10 A ogni 15 prese;
g) Elevato numero di apparecchi utilizzatori fissi o trasportabili (scalda-acqua, lavatrici, lavastoviglie) che
debbono funzionare contemporaneamente prelevando una potenza totale superiore a 3.6 KW: occorre
alimentare ciascun apparecchio utilizzatore con potenza unitaria maggiore di 2.2 KW direttamente dal
quadro con una linea protetta.
Nella valutazione della sezione dei conduttori relativi al singolo montante, oltre a tener conto della caduta di
tensione del 4%, considerare anche i tratti orizzontali (ad esempio 6 m. in orizzontale dal quadro contatori al
vano scale). Il potere di interruzione degli interruttori automatici deve essere di almeno 3000 A (norme CEI
11-11 Variante V2) a meno di diversa comunicazione del Distributore; gli interruttori automatici devono
essere bipolari con almeno un polo protetto in caso di distribuzione fase-neutro, bipolari con due poli protetti
in caso di distribuzione fase-fase.
2.IE.18.4 - Coefficienti per la valutazione del carico convenzionale delle unità di impianto 2.IE.18.5 - Coefficienti per la valutazione del carico convenzionale delle colonne montanti che
alimentano appartamenti di abitazione UNITA' DI IMPIANTO ALIMENTATE
VALORE DEL COEFFICIENTE
1
1
da 2 a 4
0.8
da 5 a 10
0.5
da 11 ed oltre
0.3
2.IE.18.6 - Impianti trifasi Negli impianti trifasi (per i quali non è prevista una limitazione della potenza contrattuale da parte del
Distributore) non è possibile applicare il dimensionamento dell'impianto di cui all'articolo "Potenza impegnata
e dimensionamento degli impianti"; tale dimensionamento dell'impianto sarà determinato di volta in volta
secondo i criteri della buona tecnica, tenendo conto delle norme CEI. In particolare le condutture devono
essere calcolate in funzione della potenza impegnata che si ricava nel seguente modo:
a) Potenza assorbita da ogni singolo utilizzatore (P1-P2-P3, ecc.) intesa come la potenza di ogni singolo
utilizzatore (PU) moltiplicata per un coefficiente di utilizzazione (cu, P1 = PUXCu;
b) Potenza totale per la quale devono essere proporzionati gli impianti (Pt) intesa come la somma delle
potenze assorbite da ogni singolo utilizzatore (P1-P2-P3, ecc.) moltiplicata per il coefficiente di
contemporaneità (Cc), Pt = (Pt+P2+P3+P4+ ..... +Pn)XCc.
Le condutture e le relative protezioni che alimentano i motori per ascensori e montacarichi devono essere
dimensionate per una corrente pari a 3 volte quella nominale del servizio continuativo; se i motori sono più di
uno (alimentati dalla stessa conduttura) si applica il coefficiente della tabella di cui al par. 05 del presente
articoloLa sezione dei conduttori sarà quindi scelta in relazione alla potenza da trasportare, tenuto conto del fattore
di potenza ed alla distanza da coprire.
Si definisce corrente di impiego di un circuito (Ib) il valore della corrente da prendere in considerazione per la
determinazione delle caratteristiche degli elementi di un circuito. Essa si calcola in base alla potenza totale
ricavata dalle precedenti tabelle, alla tensione nominale ed al fattore di potenza.
Si definisce portata a regime di un conduttore (Iz) il massimo valore della corrente che, in regime permanente
ed in condizioni specificate, il conduttore può trasmettere senza che la sua temperatura superi un valore
specificato. Essa dipende dal tipo di cavo e dalle condizioni di posa ed è indicata nella tabella UNEL 3502470.
Il potere di interruzione degli interruttori automatici deve essere di almeno 10 KA.
Gli interruttori automatici devono essere tripolari o quadripolari con 3 poli protetti.
Art.2.IE.19
- Illuminazione di emergenza
Per quanto concerne le definizioni dei vari tipi di illuminazione, distinguendone le varie funzioni. Si farà
riferimento alla norma specifica al riguardo, la UNI EN 1838 "Illuminazione di emergenza".
Ogni tipo di illuminazione che si utilizza in mancanza dell'alimentazione normale, verrà definita come
illuminazione di emergenza, la quale deve essere alimentata da una sorgente di energia indipendente
(batterie, UPS o gruppo elettrogeno). L'illuminazione di emergenza può essere di due tipi:
- Illuminazione di sicurezza: serve per fornire un livello di sicurezza adeguato alle persone che si vengono a
trovare in una situazione di mancanza dell'illuminazione ordinaria e ad evitare quindi che accadano incidenti o
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situazioni pericolose. Non è un illuminazione utilizzata per svolgere mansioni ordinarie, ma è unicamente
funzionale alla mobilità in sicurezza delle persone.
- Illuminazione di riserva: serve per poter continuare, senza sostanziali cambiamenti, le stesse attività, gli
stessi lavori che si stavano facendo durante il funzionamento dell'illuminazione normale. Il livello di
illuminamento che occorre raggiungere con l'illuminazione di riserva deve essere almeno pari a quello
dell'illuminazione ordinaria. E’ consentito avere un livello di illuminazione di riserva inferiore a quello
dell'illuminazione normale se viene utilizzata solo per terminare e chiudere l'attività in corso e non per
continuarla indefinitamente. Tipo l'illuminazione in un impianto sportivo per permettere la conclusione
dell'evento oppure l'illuminazione in un'attività lavorativa che non può essere interrotta. Poiché l'illuminazione
di riserva non riguarda la sicurezza, ma solo la continuità di servizio. Se l'illuminazione di riserva viene
utilizzata anche come illuminazione di sicurezza, ad essa si applicano, tutte le leggi e le norme applicabili
all'illuminazione di sicurezza.
Figura 1 – Tipi di illuminazione possibili in mancanza dell’alimentazione ordinaria
L’illuminazione di sicurezza, è preposta alla evacuazione di una zona o di un locale deve garantire una
buona visibilità nell’intero spazio di mobilità delle persone, deve, non solo rendere visibile il locale, ma anche
illuminare le indicazioni segnaletiche poste sulle uscite e lungo le vie di esodo, in modo da identificare in
maniera immediata il percorso da seguire per giungere in un luogo sicuro. Quindi l’illuminazione di sicurezza
non può scindersi da quello sulla segnaletica di sicurezza da impiegare per facilitare il raggiungimento delle
uscite di emergenza. Si devono usare segnali direzionali luminosi, nel caso in cui si sia in un luogo da cui non
è possibile vedere direttamente l’uscita di emergenza. Gli apparecchi di illuminazione da utilizzare devono
rispondere alla norma EN 60598-2-22 (CEI 34-22) e devono essere installati almeno nei seguenti punti.
1. In corrispondenza di ogni uscita di sicurezza indicata (figura 2);
2. In corrispondenza di ogni porta di uscita prevista per l’uso in emergenza (figura 3);
3. Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni rampa di scale in modo
che ognuna di esse riceva luce diretta (figura 4);
4. Analogamente vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni cambio di
livello o gradino (figura 5);
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Figura 2 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di una uscita di sicurezza
Figura 3 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di una porta destinata all’evacuazione in caso di
emergenza
Figura 4 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di una rampa di scale
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Figura 5 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un cambio di livello
Figura 6 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un segnale di sicurezza
Figura 7 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un cambio di direzione
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Figura 8 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un bivio in un corridoio
Figura 9 – Illuminazione di sicurezza per illuminare il luogo sicuro (vista dall’alto)
Figura 10 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un posto di pronto soccorso
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Figura 11 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un estintore
Figura 12 – Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un allarme antincendio
Nel caso in cui i punti di pronto soccorso e antincendio non siano lungo le vie di esodo o in aree estese (dove
vi è la presenza di illuminazione antipanico), l’illuminamento a cui devono essere sottoposti deve essere di
almeno 5 lx al suolo. I livelli di illuminazione (EN 1838) non devono tenere conto dei contributi dati dagli effetti
di riflessione della luce e che sono sempre valori intesi come requisiti minimi. I livelli di illuminazione minimi
devono essere garantiti lungo tutto l’arco di vita degli apparecchi di illuminazione di emergenza, la verifica
illuminotecnica dovrà tenere conto dell’inevitabile degrado luminoso a cui è sottoposto qualunque
apparecchio. L’illuminazione di sicurezza deve essere efficace per tutti, categorie di persone che hanno delle
percezioni visive molto differenti tra di loro e che quindi hanno diversi tempi di adattamento alla nuova
situazione di illuminazione ed hanno bisogno di diversi livelli di luce per percepire la segnaletica. E’ di
estrema importanza scegliere con cura la posizione e il livello di illuminamento dei segnali indicanti l’uscita di
sicurezza o le vie di esodo, adattandoli alla tipologia di persone presenti. La norma UNI EN 1838 molto
importante che siano visibili e chiaramente indicate le uscite, quando il locale è occupato da persone.
L’illuminazione di sicurezza dovrà garantire un livello di illuminamento superiore (anche al di sopra dei valori
normativi o legislativi) in presenza di un ambiente con un livello di illuminamento normale elevato, questo per
consentire all’occhio umano di accorciare il più possibile i tempi di adattamento alla nuova situazione.
Installazione degli apparecchi:
I requisiti minimi di visibilità impongono l’installazione degli apparecchi di illuminazione ad una altezza non
inferiore ai 2 metri. Nel caso in cui gli apparecchi siano sottoposti a sollecitazioni meccaniche particolari, quali
urti o colpi che potrebbero comprometterne il funzionamento (ad esempio perché installati ad altezza inferiore
ai 2,5 m o perché l’ambiente si presta particolarmente a questi rischi), è bene prevedere il montaggio di una
griglia metallica di protezione. Sarà possibile anche installare apparecchi ad altezze inferiori se si desidera
rimarcare la presenza di un ostacolo particolare sulla via di esodo, quale ad esempio un piccolo dislivello o
gradino.
Questi apparecchi ad altezze inferiori ai 2 metri sono comunque da considerare un “di più” che non va
considerato nel progetto dell’impianto, anche perché il flusso luminoso di apparecchi a basse altezze, in
presenza di molte persone che si dirigono verso l’uscita di sicurezza, viene quasi totalmente oscurato. Sia
per l’illuminazione delle vie di esodo che per quella antipanico, occorre che la luce proveniente dagli
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apparecchi sia diretta dall’alto verso il suolo, illuminando ogni ostacolo fino a 2 m di altezza al di sopra del
suolo.
Tipologie di illuminazione di sicurezza:
L’illuminazione delle vie di esodo dovrà consentire alle persone presenti di identificare chiaramente le vie di
fuga verso un’uscita di sicurezza ed un conseguente luogo sicuro. Le vie di esodo, devono anche essere
segnalate; la segnaletica di sicurezza se illuminazione e segnalazione si integrano per raggiungere un unico
risultato, i livelli di illuminamento previsti per l’esodo devono venire solo dagli apparecchi di illuminazione e
non devono tenere conto dell’illuminazione proveniente dai dispositivi di segnalazione retroilluminati.
Il livello di illuminamento richiesto varia da ambiente ad ambiente.
Nei casi in cui le disposizioni di legge impongono solo l’obbligo dell’illuminazione di sicurezza in un certo
locale senza precisare i valori di illuminamento o di altri parametri necessari (quali autonomia, tempo di
intervento, etc.); si usano i valori dettati dalla norma UNI EN 1838, la quale prevede che per le vie di esodo di
larghezza non superiore ai 2 metri, l’illuminamento al suolo sulla linea mediana sia uguale o superiore a 1 lx,
mentre la banda centrale di larghezza pari o superiore alla via di esodo abbia un illuminamento almeno pari
al 50% di quello presente sulla linea mediana (ad esempio potrebbe essere 1,5 lx sulla mediana e 0,8 nella
banda centrale: vedi figura 13). Per vie di esodo di larghezza superiore ai 2 metri, ci deve essere
l’illuminazione antipanico oppure si può scomporre la larghezza della via di esodo in tante strisce ciascuna
con larghezza inferiore ai due metri, e seguire per ognuna di esse i criteri visti precedentemente (1 lx al
centro - 50% ai lati); i valori dettati dalla norma devono essere ottenuti non tenendo conto degli effetti di
riflessione.
Mettendo a confronto le disposizioni di legge (spesso 5 lx ad un metro dal pavimento considerando gli effetti
riflettenti di pareti, soffitto e pavimento) e le disposizioni della UNI EN 1838 (1 lx al pavimento senza
considerare gli effetti riflettenti) i due valori all’incirca si equivalgono. In ogni caso per garantire una
sufficiente uniformità, il rapporto tra illuminamento massimo e minimo sulla linea mediana non deve essere
maggiore di 40. L’uniformità di illuminamento permette l’evitarsi di fenomeni quali aloni di luce che
complicano l’individuazione delle vie di esodo. Altre caratteristiche che deve possedere l’illuminazione di
sicurezza per l’esodo secondo la norma UNI EN 1838 sono i seguenti: autonomia minima 1 ora, indice di
resa cromatica almeno pari a 40, 50% dell’illuminamento entro 5 s e illuminamento completo entro 60 s.
Figura 13 – Valori di illuminamento lungo una via di esodo
La norma EN 1838 indica il livello di massima intensità luminosa all’interno del campo visivo delle persone, in
base all’altezza di installazione dell’apparecchio di illuminazione (tabella 1). Per campo visivo si intende
quello formato entro un angolo compreso tra 60 ° e 90 ° rispetto alla verticale per vie di esodo piane senza
ostacoli (figura 14), e quello formato da qualsiasi angolo per tutte le altre vie di esodo (figura 15).
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Figura 14 – Zone di abbagliamento sulle vie di esodo piane
Figura 15 – Zone di abbagliamento sulle vie di esodo con ostacoli
Illuminazione antipanico
L’illuminazione antipanico che ha lo scopo di evitare che le persone presenti siano prese da questo senso di
sgomento al venire a mancare dell’illuminazione ordinaria e che questo quindi ostacoli o disturbi il
raggiungimento di un luogo da cui possa essere individuata una via di esodo. La norma EN 50172 “Sistemi di
illuminazione di sicurezza” individua tre situazioni nelle quali è necessario prevedere un’illuminazione
antipanico, sull’intera area con illuminazione antipanico, l’illuminamento al suolo deve essere almeno pari a
0,5 lx, con l’unica eccezione di una fascia di 0,5 m posta sul perimetro dell’area considerata (EN 1838). Le
considerazioni e i valori relativi all’abbagliamento (tabella 1), al rapporto tra illuminamento massimo e
minimo, all’indice di resa cromatica, all’autonomia e ai tempi di fornitura dell’illuminamento, ricalcano invece
esattamente quanto già detto per l’illuminazione delle vie di esodo.
Illuminazione di aree con attività ad alto rischio
Scopo di questo tipo di illuminazione di sicurezza, come indicato dalla norma UNI EN 1838, “è quello di
contribuire alla sicurezza delle persone impegnate in situazioni o processi potenzialmente pericolosi, nonché
di consentire l’effettuazione di corrette procedure di terminazione dei processi, in funzione della sicurezza di
altri occupanti del luogo”. Sarà compito del datore di lavoro, in base al Dlgs 626/94 individuare quali possono
essere le situazioni e i processi pericolosi, tali da richiedere un’illuminazione particolare di questo tipo (lavori
in presenta di carroponte, lavorazioni in sotterraneo, lavori su macchine in movimento - figura 16, fonderie,
etc). Al riguardo anche l’articolo 2050 del Codice Civile sulle responsabilità per l’esercizio di attività
pericolose: “Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un'attività pericolosa, per sua natura o per
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la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee
a evitare il danno”.
Figura 16 – Esempio di illuminazione di attività ad alto rischio
Le caratteristiche che deve possedere un’illuminazione in aree ad alto rischio sono le seguenti:
- L’illuminamento mantenuto sul piano di riferimento deve essere almeno pari al 10% dell’illuminamento in
condizioni normali, e comunque mai inferiore ai 15 lx;
- Ai fini di uniformità, il rapporto tra illuminamento massimo e illuminamento minimo non può essere
superiore a 10;
- Devono essere evitati effetti stroboscopici, cioè l’effetto ottico che fa sembrare fermi organi di macchine in
rotazione se la sorgente luminosa ha una frequenza simile a quella della rotazione. Si utilizzeranno sorgenti
luminose con frequenza di alimentazione differente dai 50 Hz;
- Per l’abbagliamento valgono le stesse considerazioni fatte per l’illuminazione delle vie di esodo, ma i valori
limite da rispettare sono differenti (tabella 2);
- L’indice di resa cromatica deve essere almeno pari a 40;
- L’autonomia minima non viene indicata , se non nel tempo per il quale esiste il rischio;
- I tempi di intervento devono essere al massimo di 0,5 s, meglio ancora se si utilizzano apparecchi di tipo
permanente (sempre accesi).
Linee di alimentazione
Per l’alimentazione è centralizzata le condutture che alimentano gli apparecchi di sicurezza saranno posate
preferibilmente in tubazioni e cassette separate dall’alimentazione ordinaria o che, se ciò non fosse possibile,
che ci sia un setto separatore tra le due condutture all’interno dello stesso tubo/canale e all’interno della
stessa cassetta. Se l’alimentazione è autonoma non serve una linea dedicata agli apparecchi di sicurezza i
quali vengono così alimentati dalle linee ordinarie. Infatti gli apparecchi, durante i black-out, traggono
l’alimentazione dalle batterie e le batterie sono mantenute in carica dalle linee ordinarie.
Sarà necessario effettuare una selettività orizzontale fra i vari apparecchi di emergenza in modo che
l’intervento delle protezioni in una certa zona attivi l’illuminazione di emergenza solo di quella zona, mentre un
venir meno dell’alimentazione ordinaria attivi tutti gli apparecchi di illuminazione di emergenza.
Segnaletica di sicurezza
La segnaletica di sicurezza avrà ha lo scopo di indicare alle persone le vie di esodo e le uscite di sicurezza.
Se per motivi progettuali ci si affida a segnaletica provvista di illuminazione (retroilluminata), questa va
semmai ad integrare, ma mai a sostituire l’illuminazione di sicurezza vera e propria. Il riferimento legislativo
per quanto riguarda la segnaletica di sicurezza nei luoghi di lavoro è il Dlgs 493/96 “Attuazione della direttiva
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92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di
lavoro”.
I segnali di sicurezza, saranno composti da cartelli, ovvero segnali che, mediante combinazione di una forma
geometrica, di colori e di un simbolo o pittogramma, forniscono indicazioni determinate. I cartelli devono
essere “sistemati tenendo conto di eventuali ostacoli, ad un'altezza ed in una posizione appropriata rispetto
all'angolo di visuale, all'ingresso alla zona interessata in caso di rischio generico, ovvero nelle immediate
adiacenze di un rischio specifico o dell'oggetto che s'intende segnalare e in un posto bene illuminato e
facilmente accessibile e visibile”; inoltre “in caso di cattiva illuminazione naturale sarà opportuno utilizzare
colori fosforescenti, materiali riflettenti o illuminazione artificiale”. I pittogrammi utilizzati dovranno differire
leggermente dalle figure riportate (figura 17) o presentare rispetto ad esse un maggior numero di particolari,
purché il significato sia equivalente e non sia reso equivoco da alcuno degli adattamenti o delle modifiche
apportati.
Figura 17 – Cartelli di salvataggio normalizzati in base al Dlgs 493/96
Figura 17 – Nei luoghi di lavoro DPR 547/55, all’art. 13, comma 10 si legge Le vie e le uscite di emergenza
devono essere individuate da apposita segnalazione, conforme alle disposizioni vigenti, durevole e collocata
in luoghi appropriati. Per rispettare il Dlgs 493/96 i cartelli per la segnaletica di sicurezza devono avere forma
quadrata o rettangolare e con un pittogramma bianco su fondo verde (il verde deve coprire almeno il 50 %
della superficie del cartello). Come risulta dalla figura 17, i segnali normalizzati aventi la funzione di indicare
le uscite di sicurezza.
Un segnale di sicurezza deve essere illuminato e questo dovrà essere realizzato nei seguenti modi:
Un vero e proprio apparecchio di illuminazione di emergenza con all’interno un pittogramma trasparente che
viene così retroilluminato. Si utilizzeranno apparecchi di illuminazione di emergenza di tipo permanente che
rimangono sempre accesi (ad esempio necessari in locali bui come cinema o teatri), oppure utilizzare
apparecchi di illuminazione di emergenza di tipo non permanente che si accendono solo al venire a mancare
dell’illuminazione ordinaria (ad esempio in locali normalmente illuminati), o ancora utilizzare apparecchi di
illuminazione di tipo permanente a luminosità ridotta, i quali in presenza dell’illuminazione ordinaria
presentano bassa luminosità che diventa elevata in emergenza;
Segnali si utilizzano dei normali cartelli metallici che vengono illuminati da apparecchi di emergenza posti
nelle vicinanze (illuminazione esterna);
I pittogrammi sono adesivi trasparenti che vengono applicati su un generico apparecchio di illuminazione di
emergenza, difficilmente permette di rispettare i criteri di uniformità dei colori previsti dalla norma UNI EN
1838.
Visibilità dei segnali
Allo scopo di rendere più leggibile i segnali di sicurezza la norma UNI EN 1838 impone alcune condizioni
illuminotecniche per migliorare la sua uniformità di illuminamento:
• La parte verde del segnale deve possedere una luminanza almeno pari a 2 cd/mq
• Il rapporto tra la luminanza della parte bianca e quella della parte verde deve essere compresa tra un
minimo di 5 e un massimo di 15 (ad esempio con la parte verde a 3 cd/mq, la parte bianca può andare da 15
cd/mq a 45 cd/mq);
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• Sia nella parte bianca che in quella verde del segnale, il rapporto tra luminanza massima e minima non
deve essere superiore a 10, in modo da avere dei colori il più possibile uniformi;
• I colori utilizzati devono essere conformi alla norma ISO 3864;
• Il valore di luminanza richiesto da un segnale di sicurezza deve essere raggiunto entro 60 s (entro 5 s
occorre il 50 % del valore di luminanza richiesto).
Ma affinché un segnale sia visibile la sua caratteristica più importante è la sua dimensione. (Di questo si
occupa sia la norma UNI EN 1838 che il Dlgs 493/96) si dovranno rispettare le seguenti caratteristiche:
- Visibilità secondo norma UNI EN 1838: la norma distingue tra i segnali illuminati internamente
(retroilluminati) che sono distinguibili a distanze maggiori, e i segnali illuminati esternamente, fornendo la
seguente formula per determinare la massima distanza di visibilità “d”:
d=sxp
dove p è l’altezza del pittogramma e s è una costante che vale 100 nel caso di segnali illuminati
esternamente e 200 nel caso di segnali illuminati internamente (figura 18). Ad esempio per un segnale non
retroilluminato di altezza 15 cm la massima distanza di visibilità è di 15 m.
- Visibilità secondo Dlgs 493/96: il decreto non prende in considerazione segnali retroilluminati e fornisce una
formula valida solo fino a distanze di circa 50 m. La formula per determinare la massima distanza di
riconoscibilità del cartello “L” è la seguente:
L < √ A x 2000
dove A è la superficie del cartello espressa in metri quadri. Ad esempio per un cartello di altezza 15 cm
(come nell’esempio precedente) e lunghezza 60 cm (A = 0,09 mq) si ottiene una distanza di visibilità di 13,4
m. Da questo rapido calcolo si può concludere che, normalmente il Dlgs 493/96 è più restrittivo della norma
UNI EN 1838. Il confronto non si può effettuare sui cartelli retroilluminati perché il decreto non li prende in
considerazione.
Figura 18 – Massima distanza di visibilità dei segnali secondo la norma UNI EN 1838
I cartelli vanno posti in tutti quei punti utili a indicare e segnalare le vie di esodo e le uscite di sicurezza (figura
19). La segnaletica di sicurezza deve anche indicare la posizione delle attrezzature di pronto soccorso e
antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme, etc.) oltre che i punti di chiamata telefonica sia per
pronto soccorso che per interventi antincendio (vedi i cartelli in figura 20). Anche per la segnaletica c’è
l’obbligo dell’installazione ad una altezza superiore ai 2 metri.
Figura 19 – Esempio della dislocazione della segnaletica indicante le vie di esodo
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Figura 20 –Cartelli indicanti attrezzature antincendio e di pronto soccorso
Apparecchi per l’illuminazione di emergenza
Gli apparecchi di illuminazione per l’emergenza sono dispositivi di l’illuminazione e devono quindi rispondere
alla norma CEI 34-21 (CEI EN 60598-1) norma CEI 34-22 (CEI EN 60598-2-22). Nel caso il locale fosse
classificato come luogo con pericolo di esplosione gli apparecchi di illuminazione di emergenza non vanno
scelti in base alla norma CEI 34-22, ma vanno scelti di tipo antideflagrante e in base alla zona di
classificazione.
Figura 21 – Tipologia degli apparecchi per l’illuminazione di emergenza
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Le categorie di apparecchi per l’illuminazione di emergenza sono le seguenti:
- Apparecchio di emergenza autonomo: in questo caso la fonte di alimentazione per la lampada (batteria) è
interna all’apparecchio, come lo sono anche l’unità di controllo, la lampada stessa e gli eventuali dispositivi di
prova e segnalazione.
- Apparecchio di emergenza ad alimentazione centralizzata: in questo caso la fonte di alimentazione per la
lampada non risiede nell’apparecchio, ma proviene da una sorgente indipendente dall’alimentazione ordinaria
(in genere UPS o gruppo elettrogeno oppure una combinazione delle due soluzioni).
Apparecchio di emergenza, sia autonomo che centralizzato, può essere:
- A illuminazione permanente: le lampade sono sempre alimentate, e quindi il tubo fluorescente è sempre
acceso, sia in condizioni di presenza di rete che in condizioni di emergenza. In un apparecchio autonomo, se
è presente l’alimentazione ordinaria di rete, la lampada viene alimentata tramite il raddrizzatore (il quale nel
frattempo alimenta anche il carica batteria); nel momento in cui viene a mancare l’alimentazione di rete,
l’unità di controllo commuta la lampada sull’alimentazione proveniente dalla batteria (figura 22). Una variante
di questa soluzione consiste nell’illuminazione permanente a luminosità ridotta, nella quale gli apparecchi
mantengono una luminosità ridotta in presenza di rete ed una luminosità più elevata in emergenza.
- A illuminazione non permanente: in un apparecchio di questo tipo, la sorgente luminosa è spenta in
presenza della rete di alimentazione e si accende solo quando viene a mancare l’alimentazione ordinaria.
- A illuminazione combinata: qui siamo in presenza di un apparecchio che contiene al suo interno due o più
lampade, delle quali una dedicata all’emergenza e la/le altre dedicate all’illuminazione normale. All’interno
dell’apparecchio vanno tenuti separati i due circuiti, normale ed emergenza, attraverso l’uso di doppio
isolamento, isolamento rinforzato o uno schermo metallico collegato a terra. Gli apparecchi combinati
possono essere sia di tipo permanente che non permanente.
Figura 22 – Schema a blocchi di un apparecchio di emergenza autonomo a illuminazione permanente
Un normale apparecchio illuminante in un apparecchio di emergenza attraverso l’utilizzo di moduli (o kit) di
emergenza costituiti da batteria e circuito di controllo da collegare alla sorgente luminosa originaria.
Apparecchi di emergenza autonomi
Gli apparecchi autonomi che si possono utilizzare per l’emergenza, dovranno avere quattro differenti modalità
di funzionamento:
- Modo normale: stato in cui l’apparecchio di emergenza autonomo è pronto a funzionare nel modo di
emergenza mentre è presente l’alimentazione normale. In caso di guasto all’alimentazione normale,
l’apparecchio autonomo commuta automaticamente al modo di emergenza;
- Modo di emergenza: stato in cui, nel momento in cui avviene un guasto, l’apparecchio autonomo fornisce
illuminazione attraverso la sua sorgente interna di alimentazione;
- Modo di riposo: stato in cui un apparecchio di emergenza autonomo viene spento intenzionalmente quando
manca l’alimentazione normale e che in caso di ripristino dell’alimentazione ritorna automaticamente al modo
normale.
- Modo di inibizione:Consiste nell’inibire l’accensione dell’illuminazione di emergenza, al venire meno
dell’alimentazione ordinaria, alimentando le lampade di emergenza attraverso un circuito separato (circuito di
inibizione). (figura 23). Si installerà un interblocco fra l’alimentazione del locale e il circuito di inibizione, in
modo che diventi impossibile ripristinare l’energia elettrica nel locale, senza chiudere il circuito di inibizione
(cioè togliere l’inibizione al funzionamento).
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Figura 23 – La chiusura del contatto abilita il funzionamento dell’apparecchio di emergenza
Batterie
Le batterie utilizzate negli apparecchi di emergenza autonomi devono avere, in normali condizioni di impiego,
una durata minima di almeno 4 anni, e saranno di due tipi, al piombo e al nichel-cadmio.
- Anni di vita: lavorando ad una temperatura all’interno dell’apparecchio di circa 30 °C, le batterie al piombo
dovranno avere una durata di circa 3 anni e mezzo mentre sei anni per le batterie al nichel-cadmio.
- Cicli di carica: partendo da una profondità di scarica del 60%, le batterie al piombo dovranno consentire 600
cicli di carica contro i 1000 delle batterie al nichel-cadmio.
Apparecchi di emergenza centralizzati
Gli apparecchi di emergenza centralizzati trovano la loro fonte di energia in un gruppo statico di continuità o
in un gruppo elettrogeno. I riferimenti normativi ai quali occorre fare riferimento per la loro installazione
saranno: norma CEI 64-8/2 capitolo 21, norma CEI 64-8/3 capitoli 31 e 35, norma CEI 64-8/5 capitolo 56,
guida CEI 64-51 capitolo 3, guida CEI 64-55 capitolo 4.
Classificazione e marcatura degli apparecchi di emergenza
Devono essere classificati e marcati prima di tutto secondo le indicazioni rispettivamente delle sezioni 2 e 3
della norma EN 60-598-1 (CEI 34-21) che riguarda le prescrizioni generali degli apparecchi di illuminazione).
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Figura 24 – Marcatura degli apparecchi di illuminazione di emergenza
L’appendice B della norma CEI EN 60598-2-22 (CEI 34-22) classifica gli apparecchi di emergenza in base ad
una marcatura sarà un rettangolo suddiviso in tre (apparecchio centralizzato) o quattro (apparecchio
autonomo) caselle contenenti dei codici (vedi figura 24). Questi codici riguarderanno: 1° casella: una
posizione che riguarda il tipo di apparecchio; 2° casella: una posizione che riguarda il modo di
funzionamento; 3° casella: quattro posizioni che riguardano i dispositivi installati sull’apparecchio. Queste
posizioni vanno completate al momento dell’installazione; 4° casella: tre posizioni che riguardano la durata
minima del modo di emergenza (esistono ovviamente solo per gli apparecchi autonomi).
X
0
A
*
*
D
*
6
0
Gli apparecchi di emergenza devono essere classificati come idonei al montaggio diretto su superfici
normalmente infiammabili (marchio di figura 25).
Figura 25 – Marchio che deve essere posseduto da tutti gli apparecchi di illuminazione di emergenza
LOCALI
E
TIPOLOGIE
DI IMPIANTO
DELL’ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
NEI
QUALI
È
PREVISTA
L'INSTALLAZIONE
Normalmente quando esce una nuova disposizione legislativa, questa va ad abrogare (manifestamente cioè
scrivendolo o tacitamente cioè sottointendendolo) le disposizioni legislative precedenti che erano in vigore
precedentemente su quella materia tecnica. Spesso le terminologie delle disposizioni legislative non
coincidono con quelle delle normative più recenti, per cui occorre fare a volte un lavoro di adattamento e
interpretazione.
Il “luoghi di lavoro” sono una categoria trasversale a tutte le altre. Per cui se un certo locale è anche un luogo
di lavoro, ad esso vanno applicate sia le disposizioni particolari del locale in questione, sia quelle relative ai
luoghi di lavoro. Nei casi in cui le disposizioni legislative prevedono solo l’obbligo generico dell’illuminazione
di sicurezza, senza indicare valori di illuminamento, autonomia e tempi di intervento e ricarica, questi dati
vanno presi dalla normativa tecnica in vigore, cioè dalle norme UNI EN 1838 e CEI 64 - 8.
Abitazioni (condomini)
Nelle abitazioni ad uso civile, il DM 246/87 (da applicare agli edifici destinati a civile abitazione, con altezza
antincendi uguale o superiore a 12 m), all’art. 5 dice che “Negli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essere
installato un sistema di illuminazione di sicurezza, che deve garantire un'affidabile illuminazione e la
segnalazione delle vie di esodo. Esso deve avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata che,
per durata e livello di illuminamento, consenta un ordinato sfollamento”. Gli edifici di tipo «c», «d», «e», quelli
che hanno altezza antincendi superiore ai 32 m, per cui l’illuminazione di -sicurezza verrà fatta solo in questo
caso.
La disposizione del DM 246/87 viene ripresa dalla guida CEI 64-50, consigliando l’illuminazione di sicurezza
anche per gli edifici di altezza superiore a 24 m, e dando indicazioni sul livello di illuminamento necessario.
Art. 4.2.4 “Ai fini antincendio si raccomanda, per gli edifici di altezza compresa tra 24 m e 32 m, mentre è
obbligatoria per quelli di altezza superiore a 32 m, la presenza di un sistema di illuminazione di sicurezza
idoneo a segnalare le vie di esodo.
La durata ed il livello di illuminazione devono garantire un ordinato sfollamento (D.M. 16.5.87 N° 246).
- Un livello non inferiore a 5 lx, in corrispondenza delle scale e delle porte;
- Un livello non inferiore a 2 lx, in ogni altro ambiente.
- La misura viene effettuata su un piano orizzontale ad 1 m di altezza dal piano di calpestio.
L’altezza antincendio di un edificio sarà considerata in questo modo: dall’ultimo piano abitabile (non deve
essere un locale tecnico tipo il vano ascensore), si prende l’apertura posta a livello più alto, quindi in genere
una finestra; si misura dal punto più basso di questa finestra fino al livello più basso del piano terra: ciò che si
ottiene è l’altezza antincendio.
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Alberghi e simili: motel, villaggi-albergo, villaggi turistici, affittacamere, case per vacanze, agroturismo, ostelli,
residence, rifugi alpini
- L’illuminazione di sicurezza è prevista solo per le attività con capacità ricettiva superiore a 25 posti letto,
dall'art. 9 del DM 9/4/94 il quale afferma “Il sistema illuminazione deve disporre di impianto di sicurezza.
L'alimentazione di sicurezza deve essere automatica ad interruzione breve ( 0,5 sec) per gli impianti di …..
illuminazione. Il dispositivo di carica degli accumulatori deve essere di tipo automatico e tale da consentire la
ricarica completa entro 12 ore. L'autonomia dell'alimentazione di sicurezza deve consentire lo svolgimento in
sicurezza del soccorso e dello spegnimento per il tempo necessario; in ogni caso l'autonomia minima viene
stabilita per ogni impianto come segue: illuminazione di sicurezza: 1 ora. L'impianto di illuminazione di
sicurezza deve assicurare un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux, ad 1 m di altezza dal piano di
calpestio lungo le vie di uscita. Sono ammesse singole lampade con alimentazione autonoma, purché
assicurino il funzionamento per almeno 1 ora.". Il DM 9/4/94 si applica ad alberghi, motel, villaggi-albergo,
villaggi turistici, affittacamere, case per vacanze, alloggi agroturistici, ostelli, residence.
- Per tutti i rifugi alpini nuovi con capacità ricettiva superiore a 25 posti letto, sono previste le stesse
disposizioni appena viste dall’art. 9 del DM 9/4/94, mentre per i rifugi esistenti di categoria B è ammesso che
“i dispositivi di illuminazione di sicurezza, ….. siano alimentati, qualora non sia disponibile l'alimentazione
elettrica di rete, da altra fonte alternativa (gruppo elettrogeno, generatore eolico, fotovoltaico ecc)”. Inoltre,
per i rifugi esistenti di categoria C, D ed E, sarà ammesso che, qualora non vi sia alcun tipo di alimentazione
elettrica, l'illuminazione di sicurezza sia del tipo con lampade portatili ad alimentazione autonoma”.
- Negli alberghi, pensioni, motels, dormitori e simili con oltre 25 posti letto, l’illuminazione di sicurezza è
prevista dal DM 8/3/85 (attività n. 84 del DM 16/2/82): “Il sistema di illuminazione di sicurezza deve garantire
una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve avere alimentazione autonoma, centralizzata o
localizzata, che, per durata e livello di illuminamento, consenta un ordinato sfollamento. Sono consentiti
anche sistemi di alimentazione localizzati.”. Le attività comprese dal decreto sono: studentali, villaggi albergo,
affittacamere, villaggi turistici, alloggi agroturistici, case per ferie, ostelli per la gioventù, mentre sono le
attività escluse sono: comunità religiose, caserme, case di reclusione, istituti di prevenzione e pena, case
albergo e residence quando non è prevista apposita licenza di pubblica sicurezza, condomini composti da
piccoli appartamenti senza servizi e impianti comuni, case e appartamenti per vacanze, residenze turisticoalberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi agroturistici, case per ferie, ostelli per la gioventù quando nel
loro ambito non esistono unità immobiliari con oltre 25 posti letto ciascuna.
- La valutazione dei 25 posti letto deve essere fatta per ogni compartimento antincendio e nel numero di posti
letto sono conteggiati soltanto quelli a disposizione degli ospiti con esclusione del personale addetto.
- La guida CEI 64-55, all’art. 18, riprende i dettami del DM 9/4/94 affermando inoltre che “sono ammesse
singole lampade con alimentazione autonoma che assicurino il funzionamento per almeno 1 h.
L’impianto di illuminazione di sicurezza deve interessare tutti i locali ad uso comune ai quali ha accesso il
pubblico (comprese le autorimesse con capienza superiore a 300 posti auto come richiesto dal DM 1/2/86)
ed i locali tecnologici che presentano un alto rischio ( Norma UNI EN 1838) nei quali abitualmente opera il
personale nonché i percorsi per raggiungere le uscite di sicurezza e la relativa segnaletica”. Nella stessa
guida, all’art. 8.5, per i residence, le strutture alberghiere realizzate con bungalow e le costruzioni similari si
“suggerisce il posizionamento di un apparecchio di illuminazione di sicurezza autonomo ricaricabile in
prossimità della porta di ingresso all’appartamento che intervenga in caso di mancanza di energia elettrica.
Nel caso di appartamenti di maggiori dimensioni si suggerisce il posizionamento di almeno una seconda
lampada all’interno della cucina. Le caratteristiche delle lampade autoalimentate devono essere le seguenti:
- Tipo d’intervento: automatico; - Tempo d’intervento: non superiore a 0,5 s; - Autonomia: 1 h; - Tempo di
ricarica: 12 h.
Si posizioneranno delle lampade autoalimentate per illuminazione e segnalazione di sicurezza, anche lungo
le vie d’esodo.
Segnaletica di sicurezza:
La guida CEI 64-55 afferma che la segnaletica di sicurezza deve rispondere a quanto previsto dalla Norma
UNI EN 1838 (cioè dal Dlgs 493/96) sia come caratteristiche dimensionali sia come ubicazione della
segnaletica e inoltre si raccomanda che la segnaletica di sicurezza sia permanentemente accesa al fine di
renderla ben visibile. Il DM 9/4/94 fa ancora riferimento, all’art. 13, al DPR 524/82 che è ormai superato. Nel
DM si precisa che “la posizione e la funzione degli spazi calmi (luogo sicuro) dovrà essere adeguatamente
segnalata”.
Armerie
Il DM n.145 del 4/3/87, detta le “Norme concernenti l'armamento degli appartenenti alla polizia municipale ai
quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza”. Al comma 2 dell’art. 13, relativo alle caratteristiche
che devono possedere le armerie, afferma che “l'impianto di illuminazione artificiale deve essere
permanentemente in funzione ed essere corredato di interruttore esterno e dispositivi di illuminazione di
emergenza”.
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Attività il cui esercizio è soggetto a visita e controllo dei VVF ai fini del rilascio del Certificato di
Prevenzione Incendi
- In base al punto 8 dell'allegato A del DM 8/3/85, nelle attività soggette al DM 16/2/82 (rilascio CPI), tra le
misure più urgenti ed essenziali di prevenzione incendi vi è la seguente:
- Il sistema di illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve
avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento,
consenta un ordinato sfollamento. Per i locali di cui al punto 83 del D.M. 16 febbraio 1982 (G.U. n. 98 del 9
aprile 1982), l'illuminazione di sicurezza deve essere conforme alla circolare del Ministero dell'interno n. 16
del 15 febbraio 1951 e successivi aggiornamenti. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati.".
In base all’allegato B del decreto, però, l’illuminazione di sicurezza è da considerare come misura più urgente
ed essenziale solo per alcune attività elencate nel DM 16/2/82, e precisamente:
- Teatri di posa per le riprese cinematografiche e televisive
- Stabilimenti per lo sviluppo e la stampa delle pellicole cinematografiche
- Locali di spettacolo e di trattenimento in genere con capienza superiore a 100 posti
- Alberghi, pensioni, motels, dormitori e simili con oltre 25 posti letto
- Scuole di ogni ordine, grado e tipo, collegi, accademie e simili per oltre 100 persone presenti
- Ospedali, case di cura e simili con oltre 25 posti-letto
- Locali adibiti ad esposizione e/o vendita all'ingrosso o al dettaglio con superficie lorda superiore a 400 mq
comprensiva dei servizi e depositi
- Aziende ed uffici nei quali siano occupati oltre 500 addetti
- Edifici pregevoli per arte o storia e quelli destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni
o comunque oggetti di interesse culturale sottoposti alla vigilanza dello Stato di cui al regio decreto 7
novembre 1942, n. 1664
- Per le nove attività sopraelencate vi è quindi l’obbligo di installare un sistema di illuminazione di sicurezza.
Per tutte le altre 88 attività previste dal DM 16/2/82, pur non essendo ritenuta una misura urgente ed
essenziale di prevenzione incendi ai fini del rilascio del nullaosta provvisorio, la si può comunque considerare
come una misura altamente consigliata.
Ascensori e montacarichi
Per gli ascensori e montacarichi rispondenti al DM 587/87 (UNI 81-1) e al DPR 268/94 (UNI 81-2) deve
essere disponibile un'illuminazione di emergenza, che intervenga automaticamente in caso di mancanza
della sorgente d'illuminazione normale. L'impianto, a ricarica automatica, deve essere in grado di alimentare
almeno una lampada della potenza di 1 W per 1 h. (art. 8.17.3)
Per i nuovi ascensori e montacarichi, rispondenti al DPR 162/99 (Allegato I, art. 4.9), deve essere disponibile
un'illuminazione di emergenza che funzioni per un tempo sufficiente per consentire il normale svolgimento
delle operazioni di soccorso (normalmente potrebbe essere una lampada della potenza di 1 W per un tempo
di 2 h).
Il DM 236/89 (eliminazione barriere architettoniche), all’art. 4.1.12, prevede per gli ascensori montati in edifici
di nuova edificazione residenziale (privati e di edilizia pubblica sovvenzionata), l'installazione, all'interno della
cabina, di una luce di emergenza con un’autonomia di almeno 3 ore.
Autorimesse e autosilo
- Installare un impianto di illuminazione di sicurezza se l'autorimessa ha una capacità superiore ai 300
autoveicoli o se l’autorimessa è un autosilo (indipendentemente dal numero dei veicoli). L'illuminazione di
sicurezza, alimentata da una sorgente di energia indipendente, si deve inserire automaticamente ed
immediatamente al mancare dell'illuminazione normale, e deve garantire un livello di illuminamento almeno
pari a 5 lx ad 1 m di altezza dal pavimento per il tempo necessario alle operazioni di sfollamento (DM 1/2/86,
art. 5.2)
- Nel caso di autorimesse interrate senza rampa con accesso da montauto (con massimo 30 autoveicoli)
occorre installare un impianto di illuminazione di emergenza con autonomia di almeno 30 minuti e livello di
illuminamento 5 lx (Circolare MI P1563/4108 29/08/95).
Autosaloni e altri locali per esposizione
- Per gli autosaloni (e tutti i locali adibiti a esposizione) con superficie lorda, comprensiva di depositi e servizi,
superiore ai 400 mq, indipendentemente dal numero di autoveicoli in esposizione (attività 87 del DM 16/2/82)
“Il sistema di illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve
avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento,
consenta un ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”. (punto 8,
allegato A del DM 8/3/85).
Aziende e uffici di grandi dimensioni
- Per le aziende e gli uffici nei quali siano occupati oltre 500 addetti (attività 89 del DM 16/2/82) “Il sistema di
illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve avere
alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento, consenta un
ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”. (punto 8, allegato A del DM
8/3/85).
Cabine elettriche MT/BT
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- L’illuminazione di sicurezza è prevista dall’art. 341 del DPR 547/55: “Nei locali delle officine o cabine
elettriche deve essere predisposto un mezzo di illuminazione sussidiaria indipendente. Detto mezzo e i
dispositivi che lo azionano devono essere collocati in luoghi prontamente reperibili in caso di bisogno e noti al
personale”.
- La stessa disposizione viene ribadita anche dalla norma CEI 11-1, all’art. 6.1.5: “Se necessario, deve
essere predisposta un’illuminazione di emergenza; questa può essere realizzata con un impianto fisso o con
apparecchi elettrici portatili”, e dalla guida CEI 11-35 all’art. 5.2.10.2: “Deve essere prevista una illuminazione
d’emergenza (apparecchi fissi o portatili).Quando esiste una batteria si raccomanda di realizzare
l’illuminazione delle sale quadri per il 70% con lampade tubolari fluorescenti alimentate in c.a. e per il 30%
con lampade a incandescenza alimentate in corrente continua, in modo che al mancare della tensione
alternata rimangano accese queste ultime senza commutazione.
- Nota: storicamente, per adempiere all’art. 341 del DPR 547/55, si era provveduto a dotare le cabine di
candela e fiammiferi. Ultimamente si sta provvedendo con apparecchi di illuminazione di emergenza ad
alimentazione autonoma. Il problema che si viene a porre riguarda gli enti di distribuzione che devono gestire
centinaia o migliaia di cabine MT/BT, e per i quali diventa molto difficile se non pressoché impossibile
mantenere in efficienza e/o sostituire le batterie degli apparecchi di illuminazione. Una possibile soluzione
potrebbe essere quella di integrare l’illuminazione di sicurezza fissa sul posto con lampade portatili sui mezzi
che vengono utilizzati per gli interventi in cabina.
Cantieri
I cantieri soggetti al Dlgs 494/96, “devono disporre, nella misura del possibile, di sufficiente luce naturale ed
essere dotati di dispositivi che consentano un'adeguata illuminazione artificiale per tutelare la sicurezza e la
salute dei lavoratori”. (punto 3.1 allegato IV). I cantieri soggetti al Dlgs 494/96 sono quelli relativi a lavori edili
o di genio civile elencati all'allegato I del decreto stesso.
Cantieri edili (cantieri di costruzione e di demolizione): nel commento all’art. 704.3 della norma CEI 64-8/7
“Si raccomanda di prevedere illuminazione di sicurezza nelle zone particolarmente scure dei cantieri, come
per es. nelle parti interne di edifici molto alti o nelle zone destinate a parcheggio sotterraneo, allo scopo di
indicare le vie di uscita nel caso venga a mancare l’illuminazione ordinaria”. La guida CEI 64-17, all’art. 9
precisa ulteriormente la disposizione affermando che “…l’esigenza di illuminazione artificiale nasce solo per
cantieri con cicli di lavorazione continui, o comunque di durata abitualmente superiore a quella diurna, o per
attività in gallerie, locali interrati e altri ambienti generalmente bui. In questi casi parallelamente alla esigenza
di illuminazione artificiale si pone anche l’esigenza di illuminazione di sicurezza; non si pone invece alcuna
esigenza d’illuminazione di sicurezza quando l’illuminazione artificiale è utilizzata per brevi periodi e in
aggiunta a quella solare per rifiniture, oppure è di ausilio al presidio notturno del cantiere”.
Cantieri navali: nei cantieri navali con più di 5 addetti l’illuminazione di sicurezza è prevista dal DM 8/3/85
(attività n. 69 del DM 16/2/82).
Cantieri sotterranei: L’art. 39 del DPR 320/56 afferma: “Quando in prossimità della zona dello scavo, siano
stati accertati forti accumuli di acqua con possibilità di irruzioni violente nel sotterraneo, oppure detti accumuli
siano da presumere in base ai preventivi rilievi geologici o alla vicinanza e ubicazione di corsi o bacini
d'acqua o di vecchi lavori sotterranei abbandonati oppure in base ad indizi manifestatisi durante la
esecuzione dei lavori, devono adottarsi le seguenti misure: …..d) impiego di mezzi di illuminazione elettrica di
sicurezza”. Lo stesso DPR 320/56 all’art. 67 dice che “I lavoratori che accedono al sotterraneo devono essere
provvisti di idoneo mezzo di illuminazione portatile”. Ricordiamo che Il DPR 320/56 si applica ai lavori eseguiti
in sotterraneo per costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi e opere simili, a
qualsiasi scopo destinati (sono quindi escluse cave, miniere e torbiere). Inoltre, sempre sui cantieri per lavoro
in sotterraneo, il DM 12/03/59, all’art. 2, dice “Il locale di pronto soccorso, di cui agli articoli 96, secondo
comma e 97 del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1956, n. 320, concernente norme per la
prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro in sotterraneo deve contenere almeno i seguenti presidi
medico-chirurgici, apparecchiature e materiali sanitari: …. Una lampada ad accumulatore per illuminazione di
emergenza”.
Cave e miniere
- Il DPR 128/59 richiama in vari articoli la necessità dell’uso di apparecchi di illuminazione di sicurezza
portatili:
-art. 291 “Ogni lampada di sicurezza deve essere munita di un numero di contrassegno”;
- art. 292 “All'uscita dei sotterranei le lampade di sicurezza devono essere restituite al lampista il quale ne
rileva e segnala gli eventuali guasti”;
-art. 479 “Nelle miniere sottoposte a controllo e classifica per grisù devono essere fornite e adoperate per
l'illuminazione individuale lampade di sicurezza elettriche portatili di tipo riconosciuto idoneo”;
-art. 482 “I locali destinati alla carica delle batterie di accumulatori delle lampade elettriche portatili devono
essere permanentemente aerati”.
Centri commerciali, supermercati, grandi magazzini, empori, negozi ed altri locali di vendita
Nei locali adibiti a esposizione e/o vendita all'ingrosso o al dettaglio (come i centri commerciali) con superficie
lorda superiore a 400 mq comprensiva dei servizi e depositi (attività 87 del DM 16/2/82), “Il sistema di
illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve avere
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alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento, consenta un
ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”. (punto 8, allegato A del DM
8/3/85).
Se il locale di vendita rientra fra quelli oggetto della circolare M.I. 75/67 (cioè “depositi e grandi magazzini di
vendita di abiti, biancheria, maglieria ed altri simili indumenti; grandi empori per la vendita di oggetti di genere
vario; supermercati”) occorre l’illuminazione di sicurezza. Infatti nella suddetta circolare si enuncia che “Le
uscite di sicurezza … devono risultare chiaramente segnalate anche in caso di spegnimento occasionale
dell'impianto di illuminazione dell'emporio e devono essere mantenute sempre sgombre da materiali o da altri
impedimenti che possono ostacolarne l'utilizzazione”.
Per i centri commerciali, la guida CEI 64-51 fornisce le seguenti indicazioni: “L’impianto di illuminazione di
sicurezza deve interessare tutti i locali ai quali ha accesso il pubblico … e quelli nei quali abitualmente opera
il personale, nonché i percorsi necessari per raggiungere le uscite di sicurezza e gli indicatori per la loro
individuazione” (art. 4.5), e poi ancora “L’impianto di sicurezza deve avere alimentazione indipendente (non è
valida al riguardo una seconda alimentazione dalla rete pubblica) …. e si raccomanda che entri in funzione
entro 0,5 s al mancare dell’alimentazione ordinaria. Essa deve disporre di sorgenti permanentemente
disponibili e in grado di fornire alimentazione per almeno 1 h: se queste sorgenti sono costituite da
accumulatori, essi devono potersi ricaricare automaticamente entro il periodo di chiusura previsto per il
centro commerciale (per esempio 8 h) oppure essere sovradimensionati in modo da garantire l’autonomia
prescritta entro tale tempo” (art 3.2).
Edifici ad uso prevalentemente residenziale (condomini con locali destinati anche ad altri usi)
La guida CEI 64-53 dedicata agli impianti ausiliari degli edifici ad uso prevalentemente residenziale (cioè
quelli che contengono prevalentemente locali destinati ad abitazione e parti comuni e di servizio degli edifici,
nonché locali destinati ad altri usi, quali uffici, studi professionali, negozi, etc.), consiglia l’installazione
dell’illuminazione di sicurezza in alcuni ambienti che elenchiamo qui sotto:
Negozi: dall’art. 11.4, prevedere una luce di sicurezza nel locale vendita;
Magazzini: dall’art. 12.4, prevedere l’installazione di punti luce di sicurezza;
Bar: dall’art. 13.4, “Nella zona circostante il banco di mescita ed eventuali altri locali frequentati dal pubblico,
è opportuno sia installato un adeguato impianto di illuminazione di sicurezza tale da consentire un ordinato
deflusso dei presenti con autonomia non minore di 1 h. In genere sono utilizzate singole lampade con propria
sorgente autonoma”;
Ristoranti: dall’art. 14.6, “Per gli ambienti aperti al pubblico, ….è consigliato un impianto di illuminazione di
sicurezza come indicato per i bar”;
Banche: dall’art. 17, “per le agenzie bancarie è consigliabile l’installazione di un impianto di illuminazione di
sicurezza con le caratteristiche indicate per i bar”.
Edifici pregevoli per arte o storia ed edifici che contengono biblioteche, musei, archivi, gallerie,
collezioni, esposizioni, mostre e simili
L’illuminazione di sicurezza viene prevista dal DM 569 del 20/5/92 dove, all’art. 8 viene affermato che “gli
ambienti, ove è consentito l'accesso del pubblico, devono essere dotati di un sistema di illuminazione di
sicurezza, che deve indicare i percorsi di deflusso delle persone e le uscite di sicurezza”. Il decreto in oggetto
viene applicato agli edifici pubblici e privati, di interesse artistico e storico destinati a contenere, musei,
gallerie, collezioni, oggetti di interesse culturale o manifestazioni culturali, per i quali si applicano le
disposizioni contenute nella legge 1º giugno 1939, n. 1089.
- L’illuminazione di sicurezza viene prevista anche dal DPR 418 del 30/06/95 dove, all’art. 6 viene affermato
che “nelle sale di lettura e negli ambienti, nei quali è prevista la presenza del pubblico, deve essere installato
un sistema di illuminazione di sicurezza per garantire l'illuminazione delle vie di esodo e la segnalazione delle
uscite di sicurezza per il tempo necessario a consentire l'evacuazione di tutte le persone che si trovano nel
complesso”. Il decreto in oggetto viene applicato agli edifici pubblici e privati che, nella loro globalità, risultino
formalmente sottoposti a tutela ai sensi della legge 1º giugno 1939, n. 1089, destinati a contenere biblioteche
ed archivi.
- Inoltre la norma CEI 64-15, all’art. 4.3 dice: “L’illuminazione di sicurezza è prescritta per tutti gli ambienti ai
quali può accedere il pubblico e in quegli ambienti ove sono installati sistemi di video controllo a protezione
delle opere di valore storico e/o artistico. A questo proposito l’illuminamento deve essere tale da permettere il
rilevamento delle immagini. L’illuminazione di sicurezza è prescritta anche per gli ambienti non accessibili al
pubblico se, a causa della
conformazione o dell’utilizzo degli stessi, si possono determinare pericoli alle persone e/o alle opere oggetto
di tutela”. Ancora nella nota all’art. 4.5: “Le sorgenti di energia per l’illuminazione di sicurezza, sia di tipo
centralizzato che di tipo autonomo, devono essere dimensionate in modo da garantire almeno 1 h di
autonomia dopo una ricarica pari al tempo di intervallo di chiusura giornaliera del locale”. All’art. 4.2: “è
preferibile che l’alimentazione di sicurezza sia automatica: ad interruzione breve ( <= 0,5 s) per impianti di
….. illuminazione”. Poi ancora all’art. 4.6: “…l’illuminamento medio deve risultare, su un piano orizzontale ad
1 m di altezza dal piano calpestio, non inferiore a:
- 2 lx con un minimo di 1 lx in tutti gli ambienti nei quali abbia accesso il pubblico;
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- 5 lx con un minimo di 2,5 lx nelle zone di deflusso in generale, (pedane, guide o corsie di passaggio,
corridoi, scale);
- 5 lx in corrispondenza delle uscite e uscite di sicurezza.
La norma CEI 64-15 si applica agli edifici pubblici o privati, monumentali o meno, pregevoli per rilevanza
storica o artistica sia dal punto di vista della struttura che del contenuto o di entrambe, destinati ad abitazione
(es. castelli, ville, etc), al culto (es. cattedrali, chiese, cappelle private, etc), a bene demaniale (es. palazzi
adibiti ad uffici pubblici, etc), oppure adibiti a musei, gallerie, mostre o esposizioni di oggetti d’arte o
collezioni, biblioteche, archivi storici, teatri e simili.
Gallerie stradali e autostradali
Il progetto di norma UNI U29000240 del giugno 2003 prevede all’art. 6.5 che “in caso di guasto alla rete di
alimentazione delle gallerie di lunghezza maggiore di 400 m e con velocità massima consentita maggiore di
70 km/h, l'impianto deve garantire un livello minimo di luminanza di 1 cd/mq sull’intera galleria e per un
tempo minimo di 30 min”.
Impianti di distribuzione stradale di G.P.L. per autotrazione
All’articolo 9.4 del DPR 340 del 24/10/03, si legge che “nel locale gestore deve essere previsto un impianto di
illuminazione di sicurezza ad inserimento automatico ed immediato non appena venga a mancare
l'illuminazione normale, alimentato da sorgente di energia indipendente da quella della rete elettrica normale,
o realizzato con lampade autoalimentate, in grado di assicurare un illuminamento non minore di 5 lux ad un
metro di altezza dal pavimento per un tempo non minore di 60 minuti. Nello stesso locale devono essere
tenute disponibili e sottocarica almeno due lampade portatili autoalimentate con autonomia non minore di 60
minuti”. Le disposizioni di questo decreto, riguardo alla parte dell’illuminazione di sicurezza, si applicano agli
impianti di nuova realizzazione e agli impianti esistenti in caso di potenziamento della capacità complessiva
oltre 30 m3.
Impianti sportivi
Un’illuminazione di sicurezza è prevista per la salvaguardia dei partecipanti alle gare in base alla norma UNI
EN 12193. Deve accendersi istantaneamente in caso di mancato funzionamento dell'illuminazione generale e
rimanere in funzione come minimo per il periodo specificato che per i vari sport è il seguente:
a) Nuoto: illuminamento al 5% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo minimo di 30 s;
b) Nuoto: illuminamento al 5% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo minimo di 30 s;
c) Ginnastica al coperto: illuminamento al 5% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo
minimo di 30 s;
d) Sport equestri al coperto e all'aperto: illuminamento al 5% del livello previsto dalla classe dell'impianto per
un periodo minimo di 120 s;
e) Pattinaggio di velocità : illuminamento al 5% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo
minimo di 30 s;
f) Bob e toboga: illuminamento al 10% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo minimo di
120 s;
g) Sci: illuminamento al 10% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo minimo di 30 s;
h) Ciclismo su pista: illuminamento al 10% del livello previsto dalla classe dell'impianto per un periodo
minimo di 60 s;
Prescrizioni particolari, riguardo all’illuminazione di sicurezza, dettate dal DM 18/3/96 che riguardano gli
impianti sportivi nei quali si svolgono manifestazioni e/o attività sportive regolate dal CONI e dalle Federazioni
sportive nazionali riconosciute dal CONI.
Le prescrizioni valgono anche se l'impianto è inserito in un complesso non sportivo e si differenziano nei due
seguenti casi:
a) E' prevista la presenza di spettatori in numero superiore a 100:
L'alimentazione di sicurezza deve essere automatica ad interruzione breve (< 0,5 sec) per gli impianti di
segnalazione, allarme ed illuminazione. Il dispositivo di carica degli accumulatori deve essere di tipo
automatico e tale da consentire la ricarica completa entro 12 ore. L'autonomia dell'alimentazione di sicurezza
deve consentire lo svolgimento in sicurezza del soccorso e dello spegnimento per il tempo necessario; in
ogni caso l'autonomia minima per l’illuminazione di sicurezza viene stabilita in 60 minuti (30 minuti per gli
impianti di segnalazione). Gli impianti al chiuso, quelli all'aperto per i quali è previsto l'uso notturno e gli
ambienti interni degli impianti sportivi all'aperto, devono essere dotati di un impianto di illuminazione di
sicurezza. L'impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un livello di illuminazione non inferiore a 5
lux ad 1 m di altezza dal piano di calpestio lungo le vie di uscita; sono ammesse singole lampade con
alimentazione autonoma che assicurino il funzionamento per almeno 1 ora. Essendo gli impianti sportivi
considerati spesso luoghi di pubblico spettacolo (se si paga il biglietto, se è stata fatta pubblicità attraverso
giornali o manifesti e se la struttura ha una natura imprenditoriale in base alla circolare MI 1015506/13500 del
19/5/84), in questo caso, all’illuminazione di sicurezza si devono applicare anche le prescrizioni valide per i
“Locali di pubblico spettacolo”.
La segnaletica di sicurezza deve essere conforme alla vigente normativa e alle prescrizioni di cui alla direttiva
92/58/CEE del 24 giugno 1992 e consentire, in particolare, la individuazione delle vie di uscita, dei servizi di
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supporto, dei posti di pronto soccorso e dei mezzi e impianti antincendio. Appositi cartelli devono indicare le
prime misure di pronto soccorso.
b) E' prevista la presenza di spettatori in numero non superiore a 100, o non è prevista affatto:
Deve essere installato un impianto di illuminazione di sicurezza che assicuri un livello di illuminazione non
inferiore a 5 lux ad 1 m di altezza dal piano di calpestio lungo le vie di uscita.
Deve essere installata apposita segnaletica di sicurezza conforme alla vigente normativa e alle prescrizioni
di cui alla direttive 92/58/CEE del 24 giugno 1992 che consenta la individuazione delle vie di uscita, del posto
di pronto soccorso e dei mezzi antincendio; appositi cartelli devono indicare le prime misure di pronto
soccorso.
Illuminazione di sicurezza negli impianti sportivi nei quali sono previste riprese televisive a colori: in questo
caso entra in gioco la norma UNI 9316 la quale prevede, all’art. 5.2 indica un livello di illuminamento di
sicurezza non devono essere minori del 10% del livello di illuminamento medio sull'area di gioco. Nei tratti
successivi l'illuminamento può venire progressivamente ridotto fino ai livelli prescritti dalle normative di
sicurezza. Lo stesso livello di illuminamento, pari al 10% del livello di illuminamento medio sull'area di gioco,
deve essere assicurato senza interruzioni anche nell'area di attività sportiva per il tempo sufficiente a
permettere l'interruzione dell'attività in corso senza compromettere l'incolumità delle persone.
Locali di pubblico spettacolo (teatri, cinematografi, cinema-teatri, auditori e sale convegno, locali di
intrattenimento con capienza superiore a 100 persone, sale da ballo e discoteche, case da gioco, drive-in,
teatri tenda, teatri di posa per riprese cinema e TV, circhi, luoghi destinati a spettacoli viaggianti e parchi di
divertimento, luoghi all'aperto destinati a spettacoli e con strutture apposite per il pubblico, locali multiuso
utilizzati occasionalmente per pubblico spettacolo,).
Nei locali di spettacolo e di trattenimento con capienza superiore a 100 posti (attività n. 83 del DM 16/2/82),
“Il sistema di illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve
avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento,
consenta un ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”. (punto 8,
allegato A del DM 8/3/85). In questo tipo di locali sono compresi: impianti sportivi, sale convegni, case da
gioco (casinò), sale da bingo, sale giochi, drive in, palestre sportive, sale da fitness, circoli privati ove si
svolgono trattenimenti danzanti, mentre sono esclusi: ristoranti, bar, sale consiliari, chiese ed edifici destinati
al culto, musei.
Il DM 19/08/96, al titolo 13, afferma: “L'alimentazione di sicurezza deve essere automatica ad interruzione
breve (<=0,5 s) per gli impianti di rivelazione, allarme e illuminazione.
Il dispositivo di carica degli accumulatori deve essere di tipo automatico e tale da consentire la ricarica
completa entro 12 ore. L'autonomia dell'alimentazione di sicurezza deve consentire lo svolgimento in
sicurezza del soccorso e dello spegnimento per il tempo necessario; in ogni caso l'autonomia minima viene
stabilita per l’illuminazione di sicurezza in 1 ora. L'impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un
livello di illuminazione non inferiore a 5 lux ad un metro di altezza dal piano di calpestio lungo le vie di uscita,
e non inferiore a 2 lux negli altri ambienti accessibili al pubblico. Sono ammesse singole lampade con
alimentazione autonoma purché assicurino il funzionamento per almeno 1 ora. Ricordiamo che il presente
decreto si applica a "teatri; cinematografi; cinema-teatri; auditori e sale convegno; locali di trattenimento,
ovvero locali destinati a trattenimenti ed attrazioni varie, aree ubicate in esercizi pubblici ed attrezzature per
accogliere spettacoli, con capienza superiore a 100 persone; sale da ballo e discoteche; teatri tenda; circhi;
luoghi destinati a spettacoli viaggianti e parchi di divertimento; luoghi all'aperto, ovvero luoghi ubicati in
delimitati spazi all'aperto attrezzati con impianti appositamente destinati a spettacoli o intrattenimenti e con
strutture apposite per lo stazionamento del pubblico. Nel campo di applicazione del decreto anche i locali
multiuso utilizzati occasionalmente per attività di intrattenimento e pubblico spettacolo.
Sono invece esclusi
a) i luoghi all'aperto, quali piazze e aree urbane prive di strutture specificatamente destinate allo
stazionamento del pubblico per assistere a spettacoli e manifestazioni varie, anche con uso di palchi o
pedane per artisti, purchè di altezza non superiore a m 0,8 e di attrezzature elettriche, comprese quelle di
amplificazione sonora, purché installate in aree non accessibili al pubblico;
b) i locali, destinati esclusivamente a riunioni operative, di pertinenza di sedi di associazioni ed enti;
c) i pubblici esercizi dove sono impiegati strumenti musicali in assenza dell'aspetto danzante e di spettacolo;
d) i pubblici esercizi in cui è collocato l'apparecchio musicale “karaoke” o simile, a condizione che non sia
installato in sale appositamente allestite e rese idonee all'espletamento delle esibizioni canore ed
all'accoglimento prolungato degli avventori, e la sala abbia capienza non superiore a 100 persone;
e) i pubblici esercizi dove sono installati apparecchi di divertimento, automatici e non, in cui gli avventori
sostano senza assistere a manifestazioni di spettacolo (sale giochi)”. Occorre infine ricordare che il decreto in
questione abroga tutte le precedenti disposizioni di prevenzione incendi in materia.
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CSA – Parte seconda
La norma CEI 64-8, la 64-8/752 agli articoli 752.35 e 752.56 a come campo di applicazione i locali e gli
ambienti, al chiuso o all’aperto, compresi quelli di servizio, costituenti per es. un teatro, un cinematografo,
una sala per concerti, per balli, per conferenze, per esposizioni o per riunioni di pubblico spettacolo in genere.
Le prescrizioni normative più significative sono le seguenti:
- L’impianto di sicurezza deve essere indipendente da qualsiasi altro impianto elettrico del locale
- L’illuminazione di sicurezza è prescritta per tutti gli ambienti ai quali può accedere il pubblico, per le sale,
per il palcoscenico e per i locali annessi, per le cabine di proiezione e per i locali tecnici.
- L’illuminazione di sicurezza può funzionare contemporaneamente o alternativamente col servizio di
illuminazione principale. Nel caso di funzionamento in alternativa, l’entrata in funzione dell’illuminazione di
sicurezza deve avvenire automaticamente entro un tempo breve (≤ 0,5 s) e contemporaneamente al
mancare dell’alimentazione principale, indipendentemente dalla presenza del personale addetto al servizio; al
ritorno dell’alimentazione principale l’illuminazione di sicurezza si deve disinserire automaticamente.
L’impianto di sicurezza deve essere sempre inserito; deve tuttavia poter essere escluso, ad eccezione degli
apparecchi d’illuminazione autonoma, solo tramite comando a mano dal posto di guardia dei Vigili del Fuoco
o da altro luogo raggiungibile dal personale addetto.
- Batterie di accumulatori o altri tipi di generatori autonomi di energia possono essere usati come sorgente di
energia per l’impianto di sicurezza. La sorgente di energia deve essere disposta in un ambiente apposito di
costruzione antincendio e sottratto, per quanto possibile, all’azione immediata di un eventuale incendio, con
aerazione naturale verso l’esterno. Tale ambiente deve essere accessibile direttamente o, almeno, senza
attraversare gli ambienti accessibili al pubblico. La batteria di accumulatori deve avere capacità sufficiente
per alimentare per almeno 1 h l’intero impianto di sicurezza e deve essere provvista di gruppo di carica
capace della carica completa nell’intervallo giornaliero di chiusura del locale. Quando la sorgente di energia
non è costituita da batterie di accumulatori, il generatore deve avere potenza uguale almeno a 1,25 volte
quella dell’impianto di sicurezza e deve essere previsto per funzionare per tutto il tempo di permanenza del
pubblico nel locale.
- Il servizio di illuminazione di sicurezza può essere affidato anche a singole lampade, ad accumulatori o ad
altri apparecchi di illuminazione autonomi purché assicurino il funzionamento per almeno 1 h. Nei luoghi con
capienza prevista superiore a 1000 persone si consiglia di rendere ridondante il sistema di illuminazione di
sicurezza, ad es. mediante impianto centralizzato ed apparecchi di illuminazione autonomi. L’illuminamento
minimo non deve risultare, su un piano orizzontale ad 1 m di altezza dal piano di calpestio, inferiore a 5 lx in
corrispondenza delle scale e delle porte e a 2 lx in ogni altro ambiente al quale abbia accesso il pubblico.
Non è necessario alimentare i segna gradini con il circuito di alimentazione di sicurezza.
- Per altre specifiche si farà riferimento alla guida CEI 64-54.
- Segnaletica di sicurezza: il DM 19/08/96, al Titolo 17 precisa che alla segnaletica di sicurezza finalizzata alla
sicurezza antincendio, si applicano le disposizioni presenti nel DPR 8 giugno 1982, n. 524, nonché le
prescrizioni di cui alla direttiva 92/58/CEE del 24 giugno 1992 (Dlgs 493/96). In particolare sulle porte delle
uscite di sicurezza deve essere installata una segnaletica di tipo luminoso, mantenuta sempre accesa
durante l'esercizio dell'attività, ed inoltre alimentata in emergenza. In particolare la cartellonistica deve
indicare: le porte delle uscite di sicurezza; i percorsi per il raggiungimento delle uscite di sicurezza;
l'ubicazione dei mezzi fissi e portatili di estinzione incendi. Alle attività a rischio specifico annesse ai locali,
inoltre, si applicano le disposizioni sulla cartellonistica di sicurezza contenute nelle relative normative.
Luoghi di lavoro
- Il Dlgs 626/94 all’art. 33, comma 8, al punto 3 dice che “i luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono
particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di
un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità”, e sempre allo stesso articolo, ma al comma 1, punto 11
richiede che “le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di
un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto
elettrico”.
- Le disposizioni sulla necessità di una illuminazione “sussidiaria” in alcune tipologie di luoghi di lavoro risale
fin dall’art. 31 del DPR 547/55 che riportiamo integralmente: “Negli stabilimenti e negli altri luoghi di lavoro
devono esistere mezzi di illuminazione sussidiaria da impiegare in caso di necessità. Detti mezzi devono
essere tenuti in posti noti al personale, conservati in costante efficienza ed essere adeguati alle condizioni ed
alle necessità del loro impiego. Quando siano presenti più di 100 lavoratori e la loro uscita all’aperto in
condizioni di oscurità non sia sicura ed agevole; quando l’abbandono imprevedibile ed immediato del governo
delle macchine o degli apparecchi sia di pregiudizio per la sicurezza delle persone o degli impianti; quando si
lavorino o siano depositate materie esplodenti o infiammabili, la illuminazione sussidiaria deve essere fornita
con mezzi di sicurezza atti ad entrare immediatamente in funzione in caso di necessità e a garantire una
illuminazione sufficiente per intensità, durata, per numero e distribuzione delle sorgenti luminose, nei luoghi
nei quali la mancanza di illuminazione costituirebbe pericolo. Se detti mezzi non sono costruiti in modo da
entrare automaticamente in funzione, i dispositivi di accensione devono essere a facile portata di mano e le
istruzioni sull’uso dei mezzi stessi devono essere rese manifeste al personale mediante appositi avvisi.
L’abbandono dei posti di lavoro e l’uscita all’aperto del personale deve, qualora sia necessario ai fini della
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sicurezza, essere disposto prima dell’esaurimento delle fonti della illuminazione sussidiaria”. Sempre dallo
stesso decreto riportiamo quanto detto dall’art. 13 comma 11 “Le vie e le uscite di emergenza che richiedono
un’illuminazione devono essere dotate di un’illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in
funzione in caso di guasto dell’impianto elettrico”.
- Anche il DM 10/3/98, nell’allegato III, ai punti 3.12 “le vie di uscita e le uscite di piano devono essere
chiaramente indicate tramite segnaletica conforme alla normativa vigente”, e 3.13 “tutte le vie di uscita,
inclusi anche i percorsi esterni, devono essere adeguatamente illuminati per consentire la loro percorribilità in
sicurezza sino all'uscita su luogo sicuro. Nelle aree prive di illuminazione naturale od utilizzate in assenza di
illuminazione naturale, deve essere previsto un sistema di illuminazione di sicurezza con inserimento
automatico in caso di interruzione dell'alimentazione di rete”, ribadisce la richiesta dell’illuminazione di
sicurezza nei luoghi di lavoro.
- Come già abbiamo detto in una nota di premessa all’elenco di locali con obbligo di illuminazione di
sicurezza, i luoghi di lavoro sono una categoria trasversale a tutte le altre. Per cui se un certo locale è anche
un luogo di lavoro, ad esso vanno applicate sia le disposizioni particolari del locale in questione, sia quelle
relative ai luoghi di lavoro.
Metropolitane
- Il DM 11/01/88 (che si applica agli impianti fissi delle stazioni sotterranee e delle linee sotterranee, mentre
non si applica alle stazioni fuori terra, alle linee fuori terra, ai depositi e alle officine in superficie) prevede agli
articoli 6.2.4 e 6.2.5, un’illuminazione di sicurezza con le seguenti caratteristiche: “Gli impianti di illuminazione
di sicurezza devono essere installati in tutte le aree aperte al pubblico e nei luoghi in cui il personale opera
regolarmente. Il livello di illuminazione medio deve essere di 5 lux a quota + 1 m dal pavimento. Gli impianti
devono entrare automaticamente in funzione quando viene a mancare l'energia di rete entro 3 secondi.
Qualora questi impianti non abbiano una alimentazione locale, i cavi provenienti da fonti di energia di
emergenza devono essere racchiusi in tubazioni a sè stanti adeguatamente protetti dall'acqua e dal calore
oppure essere del tipo resistente all'incendio. Ogni impianto di emergenza, che richieda alimentazione
elettrica, deve essere connesso alla normale rete di distribuzione di energia e ad una fonte di energia di
emergenza che può essere costituita da:
a) batteria di accumulatori dotati di ricarica automatica e di inverter; la relativa autonomia non deve essere
inferiore a due ore, se il sistema non è accoppiato a gruppo elettrogeno;
b) gruppo elettrogeno con avviamento automatico.
Non è ammesso derivare l'alimentazione degli impianti di emergenza dalla media tensione della
metropolitana a meno che questa non provenga da due fonti distinte. Le batterie ed i gruppi elettrogeni
devono essere installati in locali ubicati in zone non soggette a rischi di incendio ed adeguatamente ventilati;
le eventuali pareti confinanti con le banchine o le gallerie devono essere realizzate con strutture resistenti al
fuoco almeno 120 REI”. Sempre lo stesso decreto ministeriale 11/01/88, all’art. 7.1.3 tratta degli impianti di
illuminazione di sicurezza nelle gallerie delle metropolitane: “Nelle gallerie, oltre all'impianto di illuminazione
ordinaria, deve essere installato un impianto di illuminazione di sicurezza che consenta un livello di
illuminazione medio di 5 lux a quota + 1 m dal piano di calpestio. Gli impianti devono avere circuiti elettrici
indipendenti dai restanti e devono entrare automaticamente in funzione quando viene a mancare l'energia di
rete entro 3 secondi. I cavi devono essere racchiusi in tubazioni a sé stanti adeguatamente protetti dall'acqua
e dal calore, oppure in manufatti resistenti all'incendio. Il collegamento degli apparecchi utilizzatori
limitatamente al percorso tra gli apparecchi stessi e i tratti protetti, come sopra precisato, possono essere
realizzati con cavi di sicurezza in guaine esenti da alogeni e resistenti al fuoco (CEI 20-36), qualora non siano
anch'essi protetti come il resto della rete. Le linee destinate agli impianti di emergenza devono essere
realizzate con cavi resistenti al fuoco (CEI 20-36) oppure protetti come sopra descritto”.
- Il progetto di norma UNI E10189150 (UNI 8097) del luglio 2003, accenna solamente in termini vaghi
all’illuminazione di sicurezza delle gallerie: “L'impianto di illuminazione di sicurezza di galleria deve essere
progettato per il funzionamento a luci normalmente accese e deve permettere, in caso di forzata evacuazione
dai treni, l'individuazione del percorso di emergenza da parte dei passeggeri” (art. 10.1).
Navi passeggeri
Il DPR 188 del 29/03/93, agli articoli 2.4 e 2.5 disciplina l’argomento dell’illuminazione supplementare sulle
navi passeggeri. “In tutti i corridoi dei locali equipaggio, locali per la ricreazione e in tutti i locali di lavoro che
sono normalmente occupati deve essere sistemata una lampada portatile funzionante con batteria
ricaricabile, a meno che non sia installato il sistema di illuminazione di emergenza supplementare, prescritto
dal comma 5”. Il comma 5 a sua volta afferma che “ In tutti i locali pubblici e corridoi passeggeri deve essere
realizzato un sistema di illuminazione elettrica supplementare che possa funzionare per almeno tre ore dopo
l'interruzione di tutte le altre fonti di energia elettrica e in qualsiasi condizione di sbandamento. L'illuminazione
deve essere tale da fare prontamente individuare la via per raggiungere i mezzi di sfuggita.
La fonte di energia per l'illuminazione supplementare deve consistere in batterie di accumulatori sistemate
entro i gruppi illuminanti che siano mantenuti continuativamente sotto carica, ove praticamente possibile, dal
quadro di emergenza. In alternativa, il Ministero può consentire un altro mezzo di illuminazione che sia di
efficacia almeno equivalente. L'illuminazione supplementare deve essere tale da rendere immediatamente
palese qualsiasi guasto delle lampade. Tutte le batterie di accumulatori sistemate devono essere sostituite ad
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intervalli stabiliti sulla base della vita di servizio prevista nelle condizioni ambientali cui esse sono soggette
durante l'esercizio”.
Ospedali, Case di cura, ambulatori medici, poliambulatori e locali ad uso medico in generale:
Il DM 18/9/02, regola tecnica di prevenzione incendi delle strutture sanitarie pubbliche e private, si applica a
tre tipologie di strutture sanitarie: gli ospedali, le case di cura e gli ambulatori medici. Il decreto distingue due
situazioni relativamente alle strutture nuove ed alle strutture esistenti (da adeguare entro il 26/12/07 a meno
che non si sia già in possesso del CPI o di un progetto approvato dai VVF);
Strutture sanitarie nuove:
- Per ospedali e case di cura si applicano le prescrizioni del decreto se è soddisfatta una delle seguenti
condizioni:
- Struttura con capacità ricettiva di oltre 25 posti letto;
- Struttura con capacità ricettiva inferiore o uguale ai 25 posti letto, ma che eroga prestazioni di ricovero a
ciclo continuativo (cioè non solo day hospital);
- struttura con capacità ricettiva inferiore o uguale ai 25 posti letto, che eroga prestazioni di ricovero solo a
ciclo diurno (cioè solo day hospital), ma con una superficie superiore ai 500 mq.
- Per gli ambulatori medici si applicano le prescrizioni del decreto se è soddisfatta la seguente condizione:
- La superficie è superiore ai 500 mq.
Strutture sanitarie esistenti:
- Per gli ospedali si applicano le prescrizioni del decreto se è soddisfatta una delle seguenti condizioni:
- Struttura con capacità ricettiva di oltre 25 posti letto;
- Struttura con capacità ricettiva inferiore o uguale ai 25 posti letto, ma che eroga prestazioni di ricovero a
ciclo -continuativo (cioè non solo day hospital);
- Struttura con capacità ricettiva inferiore o uguale ai 25 posti letto, che eroga prestazioni di ricovero solo a
ciclo diurno (cioè solo day hospital), ma con una superficie superiore ai 500 mq.
- Per le case di cura si applicano le prescrizioni del decreto se è soddisfatta una delle seguenti condizioni:
- Struttura con capacità ricettiva di oltre 25 posti letto;
- Struttura con capacità ricettiva inferiore o uguale ai 25 posti letto, ma con una superficie superiore ai 500
mq.
- Per gli ambulatori medici si applicano le prescrizioni del decreto se è soddisfatta la seguente condizione:
- La superficie è superiore ai 500 mq.
- Le prescrizioni sull’illuminazione di sicurezza previste dal decreto sono le seguenti “i seguenti sistemi utenza
devono disporre di impianti di sicurezza: illuminazione. L'alimentazione di sicurezza deve essere automatica
ad interruzione breve ( < 0,5 sec) per gli impianti di illuminazione. Il dispositivo di carica degli accumulatori
deve essere di tipo automatico e tale da consentire la ricarica completa entro 12 ore. L'autonomia
dell'alimentazione di sicurezza deve consentire lo svolgimento in sicurezza del soccorso e dello spegnimento
per il tempo necessario; in ogni caso l'autonomia minima e' stabilita per ogni impianto come segue:
illuminazione di sicurezza: 2 ore;
- L'impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un livello di illuminazione, non inferiore a 5 lux ad 1
m di altezza dal piano di calpestio, lungo le vie di uscita e nelle aree di tipo C (aree destinate a prestazioni
medico-sanitarie di tipo ambulatoriale - ambulatori, centri specialistici, centri di diagnostica, consultori, ecc. in cui non e' previsto il ricovero) e D (aree destinate a ricovero in regime ospedaliero e/o residenziale nonché
aree adibite ad unita' speciali - terapia intensiva, neonatologia, reparto di rianimazione, sale operatorie,
terapie particolari, ecc.). Sono ammesse singole lampade con alimentazione autonoma, purché assicurino il
funzionamento per almeno 2 ore. Segnaletica di sicurezza: il DM 18/09/02 prescrive che: “la segnaletica di
sicurezza, espressamente finalizzata alla sicurezza antincendi, deve essere conforme alle disposizioni di cui
al decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 493. Deve, inoltre, essere osservato quanto prescritto all'art. 17 del
decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, in materia di eliminazione delle barriere
architettoniche”.
- La norma CEI 64-8 sezione 710 sui locali ad uso medico adotta delle prescrizioni sull’illuminazione di
sicurezza. La norma si applica principalmente ad ospedali, a cliniche private, a studi medici e dentistici, a
locali ad uso estetico ed a locali dedicati ad uso medico nei luoghi di lavoro. Le disposizioni si trovano agli
articoli 710.564.1 e 710.562.2 e sono le seguenti:
- In caso di mancanza della alimentazione ordinaria si deve ottenere, mediante una sorgente dei servizi di
sicurezza, il necessario illuminamento minimo per i seguenti locali, tenendo presente che il periodo di
commutazione alla sorgente di sicurezza non deve superare 15 s
- vie di esodo e relativa segnalazione di sicurezza;
- locali destinati a servizio elettrico (es. cabina di trasformazione), a gruppi generatori di emergenza ed a
quadri di distribuzione principali dell’ alimentazione ordinaria e dell’alimentazione di sicurezza;
- locali nei quali sono previsti servizi essenziali (es. locale macchine per ascensori, centrale di
climatizzazione, centro elaborazione dati, cucine). In ciascun locale, almeno un apparecchio di illuminazione
deve essere alimentato dalla sorgente di sicurezza;
- locali ad uso medico di gruppo 1. In ciascun locale, almeno un apparecchio di illuminazione deve essere
alimentato dalla sorgente di sicurezza;
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- locali ad uso medico di gruppo 2. In ciascun locale almeno il 50% degli apparecchi di illuminazione deve
essere alimentato dalla sorgente di sicurezza.
Le caratteristiche dell’alimentazione di sicurezza sono le seguenti:
- Occorre una sorgente di alimentazione di sicurezza che ripristini l’alimentazione in un tempo inferiore agli
0,5 s per gli apparecchi di illuminazione dei tavoli operatori (lampade scialitiche) e per altri apparecchi
elettromedicali ritenuti non interrompibili dal responsabile sanitario. In questo caso il periodo minimo di
alimentazione deve essere di 3 ore, riducibile ad 1 ora, nel caso in cui durante questo tempo sia possibile
commutare l’alimentazione su un gruppo elettrogeno
Il tempo di commutazione per l’illuminazione di sicurezza in generale, invece, come già detto è sufficiente che
sia inferiore ai 15 s, con un periodo minimo di alimentazione però di 24 ore, riducibile ad 1 ora nel caso in cui
l’evacuazione dei locali possa essere effettuata in tale lasso di tempo.
- Nota: fra ciò che dice il DM 18/09/02 e ciò che dice la norma CEI 64-8, esistono alcuni contrasti (ad
esempio sul tempo di intervento, 0,5 s contro 15 s). Queste dispute si risolvono ovviamente a favore della
disposizione superiore, cioè quella legislativa a svantaggio di quella normativa.
- Negli ospedali, case di cura e simili con oltre 25 posti letto (attività 86 del DM 16/2/82), “Il sistema di
illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve avere
alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento,
consenta un ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”. (punto 8,
allegato A del DM 8/3/85).
- Un decreto ancora in piedi risale addirittura al 29/07/39 “Approvazione delle istruzioni per le costruzioni
ospedaliere”. All’art. 18 si parla della necessità dell’illuminazione di emergenza: “Per assicurare la
illuminazione dell’ospedale, anche in caso di interruzione delle sorgenti alimentatrici generali della
illuminazione cittadina, è necessario provvedere alla installazione di un impianto di soccorso per la
illuminazione a luce elettrica di determinati locali, come sale operatorie, corridoi, scale, ricoveri e simili;
l’impianto è da realizzare con un gruppo elettrogeno o a mezzo di batterie di accumulatori installate nei vari
edifici, caricate a tampone e pronte ad entrare in funzione nel momento del bisogno”.
- Esiste poi il DM 5/8/77 dedicato esplicitamente ai requisiti tecnici che devono possedere le case di cura
private con una capacità ricettiva minima di 50 posti letto. La definizione che viene fornita delle case di cura
private, è la seguente: “stabilimenti sanitari gestiti da privati, persone fisiche o giuridiche, che provvedono al
ricovero di cittadini italiani o stranieri ai fini diagnostici, curativi o riabilitativi”. All’art. 12, dove tratta degli
impianti elettrici, c’è il riferimento all’illuminazione di sicurezza: “La casa di cura deve essere dotata di
dispositivi ed impianti di sicurezza e di emergenza atti a garantire, in caso di interruzione dell'alimentazione
elettrica esterna, l'automatica ed immediata disponibilità di energia elettrica adeguata ad assicurare almeno il
funzionamento delle attrezzature e servizi che non possono rimanere inattivi neppure per brevissimo tempo
(tra cui complessi operatori, sale da parto, rianimazione, terapia intensiva, reparto immaturi, emoteca)
nonché un minimo di illuminazione negli altri ambienti.
- Piscine (vedi anche impianti sportivi)
- Per le piscine (solo quelle pubbliche) ad uso natatorio, oltre alle disposizioni previste eventualmente come
impianto sportivo, vige un comunicato del ministero della sanità dell’11 luglio 1991 che, all’art. 1.4
dell’allegato 4, tratta dei requisiti illuminotecnici delle piscine, affermando che “Nelle sezioni delle attività
natatorie e di balneazione l’illuminazione artificiale dovrà assicurare condizioni di visibilità tali da garantire la
sicurezza dei frequentatori ed il controllo da parte del personale. Comunque il livello di illuminamento sul
piano di calpestio e sullo specchio d’acqua non deve essere in nessun punto inferiore a 150 lx. Nelle altre
zone destinate ai frequentatori (spogliatoi, servizi igienici, etc.) l’illuminazione artificiale dovrà assicurare un
livello medio di almeno 100 lx negli spogliatoi e di 80 lx nei servizi igienici. In tutti gli ambienti illuminanti
naturalmente dovrà essere assicurato un fattore medio di luce diurna non inferiore al 2%. Deve essere
previsto, per possibili sospensioni di erogazione di energia elettrica, l’impianto di illuminazione di emergenza”.
Scuole, collegi, accademie, asili nido
- Nelle scuole di ogni ordine, grado e tipo, collegi, accademie e simili per oltre 100 persone presenti (attività
n. 85 del DM 16/2/82), “Il sistema di illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione
delle vie di esodo, deve avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di
illuminamento, consenta un ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”.
(punto 8, allegato A del DM 8/3/85).
- Il DM 26/08/92, che si applica, per quanto riguarda l’illuminazione di sicurezza, agli edifici e ai locali adibiti a
scuole di qualsiasi tipo, ordine e grado con un numero di presenze contemporanee superiore a 100, all’art.
7.1 detta le disposizioni riguardo l’illuminazione di sicurezza: “Le scuole devono essere dotate di un impianto
di sicurezza alimentato da apposita sorgente, distinta da quella ordinaria. L'impianto elettrico di sicurezza
deve alimentare le seguenti utilizzazioni, strettamente connesse con la sicurezza delle persone:
a) illuminazione di sicurezza, compresa quella indicante i passaggi, le uscite ed i percorsi delle vie di esodo
che garantisca un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux;
b) Nessun 'altra apparecchiatura può essere collegata all'impianto elettrico di sicurezza. L'alimentazione
dell'impianto di sicurezza deve potersi inserire anche con comando a mano posto in posizione conosciuta dal
personale. L'autonomia della sorgente di sicurezza non deve essere inferiore ai 30 minuti. Sono ammesse
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singole lampade o gruppi di lampade con alimentazione autonoma. Il dispositivo di carica degli accumulatori,
qualora impiegati, deve essere di tipo automatico e tale da consentire la ricarica completa entro 12 ore.
Anche la guida CEI 64-52, relativa agli impianti elettrici negli edifici scolastici, richiama varie volte la necessità
dell’illuminazione di sicurezza:
- Art. 2.1: Devono essere, anche, indicate le uscite di sicurezza e le vie di esodo per la corretta installazione
degli apparecchi dell’illuminazione di sicurezza”.
- Art. 3.2: “Le strutture scolastiche devono essere dotate di un’alimentazione di sicurezza da apposita
sorgente, distinta da quella ordinaria. (DM 26/08/92). Dalla sorgente di sicurezza devono essere derivate le
seguenti utilizzazioni strettamente connesse con la sicurezza delle persone:
- Illuminazione di sicurezza, compresa quella indicante i passaggi, le uscite ed i percorsi delle vie di esodo
che garantisca un livello di illuminazione non inferiore a 5 lx su un piano orizzontale ad 1m di altezza dal
piano di calpestio;
- Impianto di diffusione sonora e/o impianto di allarme.
Non è ammesso derivare dalla sorgente di sicurezza utilizzazioni diverse da quelle sopra elencate. I circuiti di
sicurezza devono potersi inserire anche con comando a mano posto in posizione conosciuta dal personale.
L’autonomia della sorgente di sicurezza non deve essere inferiore ai 30 min.
Sono ammesse le seguenti sorgenti per i circuiti di sicurezza:
- batterie di accumulatori;
- altri generatori indipendenti dall’alimentazione ordinaria;
- linea di alimentazione effettivamente indipendente da quella
Utilizzando degli accumulatori come sorgente di sicurezza, il dispositivo di carica deve essere di tipo
automatico e tale da consentire la ricarica, per l’autonomia richiesta, entro 12h. Per l’illuminazione di
sicurezza è ammesso l’impiego di singole lampade o gruppi di lampade con alimentazione autonoma”.
- Anche la norma UNI 10840, che tratta dell’illuminazione dei locali scolastici, conferma, all’art. 6.2.6 che “Nei
vari locali deve essere predisposta un’opportuna illuminazione di emergenza e antipanico in base alle
prescrizioni di legge vigenti in materia (DM 26/08/92) ed alla normativa tecnica di settore (UNI EN 1838)”.
- Nota: potrebbe nascere il dubbio che queste disposizioni non si applichino agli asili nido, che tecnicamente
non sono definite come scuole. In realtà, la Guida CEI 64-52, include esplicitamente nel suo campo di
applicazione gli asili nido, inoltre gli asili nido sono luoghi di lavoro ed infine occorre come sempre applicare
la regola del buon senso.
Stabilimenti per lo sviluppo e la stampa delle pellicole cinematografiche
- Negli stabilimenti per lo sviluppo e la stampa delle pellicole cinematografiche (attività n. 52 del DM 16/2/82),
“Il sistema di illuminazione di sicurezza deve garantire una affidabile segnalazione delle vie di esodo, deve
avere alimentazione autonoma, centralizzata o localizzata, che, per durata e livello di illuminamento,
consenta un ordinato sfollamento. Sono consentiti anche sistemi di alimentazione localizzati”. (punto 8,
allegato A del DM 8/3/85).
Strutture sotterranee polifunzionali
Dalla norma CEI 11-46 leggiamo: “Nell’ambito della definizione delle soluzioni per l’installazione nel
sottosuolo di aree urbane di servizi a rete, generalmente di pubblica utilità, volte ad evitare ripetute operazioni
di scavo che si verificano per esempio nella posa direttamente interrata con i conseguenti costi di ripristino e i
disagi al traffico ed alla viabilità in genere, può essere necessario ricorrere, anche solo parzialmente, a
Strutture Sotterranee Polifunzionali (SSP) nelle quali installare componenti appartenenti a servizi a rete
diversi (reti di acquedotti di distribuzione, reti elettriche di distribuzione, reti elettriche per impianti di
illuminazione pubblica e impianti per semafori, reti di telecomunicazione, reti di teleriscaldamento). La
struttura della SSP può essere configurata come galleria sotterranea praticabile, generalmente collocata nel
sottosuolo delle sedi stradali ivi comprese le fasce di pertinenza, o come cunicolo accessibile dall’alto previa
rimozione di piastre di copertura, generalmente collocato nel sottosuolo dei marciapiedi o, dove è possibile,
delle fasce di pertinenza delle sedi stradali”.
• Compreso di cosa stiamo parlando, possiamo quindi dire che per i lavori in queste strutture, l’articolo
4.2.7.2 della norma CEI 11-46 prevede che “la galleria deve essere provvista di un sistema di illuminazione
ordinaria e di un sistema di illuminazione di sicurezza. Il sistema di illuminazione di sicurezza, dovendo
operare anche in situazioni di emergenza, deve essere adatto per la zona 1 di pericolo di esplosione, di cui
alla CEI EN 60079-10 (CEI 31-30)”.
Art.2.IE.20
- Sistemi prevenzione e segnalazione di fughe gas ed incendi Per prevenire incidenti od infortuni dovuti a fughe di gas provocanti intossicazioni od esplosioni, o dovuti ad
incendi, si devono istallare segnalatori di gas, di fumo e di fiamma.
I segnalatori di gas di tipo selettivo devono essere istallati nei locali a maggior rischio ad altezze dipendenti
dal tipo di gas.
L'installazione degli interruttori differenziali prescritti nell'art. 9 costituiscono un valido sistema prevenzione
contro gli incendi per cause elettriche.
MB/mb -5000E-CSAEL-01-00.doc
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L'Amministrazione appaltante indicherà preventivamente gli ambienti nei quali dovrà essere previsto
l'impianto.
2.IE.20.1 - Rilevatori e loro dislocazione: A secondo dei casi, saranno impiegati: termostati,
rilevatori di fumo e di gas o rilevatori di fiamma. La loro dislocazione ed il loro numero debbono
essere determinati nella progettazione, in base al raggio d'azione di ogni singolo apparecchio. Gli
apparecchi dovranno essere di tipo adatto (stagno, antideflagrante, ecc.) all'ambiente in cui
vanno istallati.
2.IE.20.2 - Centrale di comando: Deve essere distinta da qualsiasi apparecchiatura di altri servizi.
Deve consentire una facile ispezione e manutenzione dell'apparecchiatura e dei circuiti. Oltre ai
dispositivi di allarme ottico ed acustico azionati dai rilevatori di cui al precedente capoverso, la
centrale di comando dovrà essere munita di dispositivi indipendenti per allarme acustico ed
ottico per il caso di rottura fili o per il determinarsi di difetti di isolamento dei circuiti verso terra e
fra di loro.
2.IE.20.3 - Allarme acustico generale supplementare: Oltre all'allarme alla centrale, si disporrà di
un allarme costituito da mezzo acustico, istallato all'esterno, verso strada o verso il cortile, in
modo da essere udito a largo raggio. Tale allarme supplementare deve essere comandato in
centrale, da dispositivo di inserzione e disinserzione.
2.IE.20.4 - Alimentazione dell'impianto: Deve essere costituita da batteria di accumulatori
generalmente a 24 V o 48 V, di opportuna capacità, per la quale dovranno essere osservate le
disposizioni espresse al riguardo nell’articolo “Stazioni di energia” - Batterie d’accumulatori.
2.IE.20.5 - Circuiti: Vale anche per gli impianti considerati in questo articolo quanto espresso
nell’articolo degli “Impianti di segnalazioni comuni per usi civili” - Circuiti.
Art.2.IE.21
- Impianto di rilevazioni incendio 2.IE.21.1 - Rivelatore di fumo ottico
Caratteristiche fisiche ed elettroniche
a) del rivelatore
Il rivelatore di fumo deve essere progettato in modo da garantire un comportamento di risposta uniforme a
tutti i prodotti di combustione tipici di incendi a fiamma viva con presenza di fumo e di fuochi covanti.
Il principio di rivelazione deve impiegare un circuito di coincidenza ad impulsi luminosi multipli e deve essere
compensato in temperatura.
Il rivelatore deve possedere tutta la capacità di analisi per poter determinare la plausibilità di una condizione
d'allarme in base alla valutazione dei segnali percepiti, senza la necessità di comunicare con la centrale.
Il rivelatore di fumo deve essere conforme alle norme EN 54-7/9 e, oltre a soddisfare i requisiti degli Standard
Europei per i rivelatori ottici di fumo, deve essere in grado di rivelare il fuoco campione TF1 (fuoco aperto di
legno).
Il rivelatore deve essere controllato da un microprocessore e deve possedere la capacità di ritenere in una
memoria non volatile sino a 255 bytes di informazioni tra le quali diverse caratteristiche di risposta per
applicazioni specifiche, predeterminate e guidate da parametri relativi alle diverse applicazioni.
La risposta dei rivelatori deve essere determinata da un insieme di algoritmi memorizzati nell'unità sensibile.
Gli algoritmi di rivelazione devono essere progettati in modo tale da sopprimere le interferenze transitorie ed
altri fenomeni spuri senza ridurre la capacità di rivelare incendi autentici.
Gli algoritmi devono essere impostabili a distanza secondo almeno 8 tipologie predefinite e secondo un
numero qualsiasi di caratteristiche che possano evidenziarsi anche in futuro in qualsiasi momento e per tutta
la vita operativa del rivelatore. La selezione degli algoritmi deve essere accessibile solo a personale
autorizzato, mediante password, sulla centrale corrispondente o da una postazione remota.
Il rivelatore deve essere in grado di trasmettere alla centrale sino a 4 differenti livelli di pericolo per
consentirne una valutazione in conformità alla programmazione specifica richiesta dal Cliente.
Il rivelatore deve poter eseguire una autodiagnosi e segnalare alla centrale sino a 4 differenti stati operativi.
Il rivelatore deve essere in grado d'inviare alla centrale informazioni addizionali sino a 3 bytes. Queste
informazioni devono contenere tutti i dati rilevanti circa lo stato del rivelatore e consentire alla centrale un
aggiornamento continuo delle informazioni relative alle condizioni ambientali in cui il rivelatore si trova.
Il rivelatore deve essere dotato di un indicatore di risposta e deve avere la possibilità di pilotare un indicatore
remoto per poter segnalare le condizioni d'allarme e fornire le informazioni di servizio.
Il rivelatore deve essere identificabile individualmente, con tutti i dati salienti e per tutta la vita operativa
mediante un numero seriale specifico ed altre informazioni corrispondenti, leggibili mediante dispositivi
appropriati o da centrale mediante un'autorizzazione di adeguato livello (password). I dati devono essere
conservati nella memoria non volatile interna al rivelatore.
Inversioni di polarità o cablaggi non corretti non devono danneggiare il rivelatore.
b) del sistema
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Il sistema deve essere in grado di segnalare alla centrale impostazioni improprie di applicazione evitando in
tal modo allarmi indesiderati.
Il rivelatore deve essere identificabile dalla centrale in modo individuale per tipo di rivelatore, per
impostazione dei parametri e per posizione geografica all'interno del sistema.
Il sistema non deve richiedere la predisposizione di alcun interruttore per l'inserimento dell'indirizzo del
rivelatore.
Il sistema deve essere in grado di riconfigurarsi automaticamente secondo i parametri richiesti nel caso in cui
uno o più rivelatori vengano rimossi definitivamente, reinseriti o sostituiti ed anche in assenza di
alimentazione.
In caso d'allarme di un qualsiasi rivelatore, il sistema, mediante una semplice programmazione di funzioni
software definite dall'utente, deve avere la possibilità di comandare qualsiasi indicatore remoto di risposta,
anche se tale indicatore di risposta non è collegato direttamente al rivelatore segnalante una condizione
d'allarme.
Tutti i circuiti elettronici devono risiedere nell'unità sensibile del rivelatore in modo tale da non richiedere
alcun circuito elettronico attivo nella base dello stesso.
Il rivelatore deve essere collegato alla centrale locale tramite un circuito a due conduttori sorvegliato
totalmente (collegamento in Classe B) o tramite un circuito ad anello (collegamento in Classe A). Il
collegamento può essere effettuato mediante coppie di conduttori twistati e non schermati.
Il sistema deve consentire derivazioni di rete a T senza degrado nello scambio d'informazioni tra la centrale
ed i rivelatori installati sul tratto di rete a T.
Il rivelatore deve avere un colloquio di tipo digitale con la centrale sulla base di un protocollo a rivelazione
d'errore mediante una trasmissione multipla d'informazioni.
Il sistema deve essere in grado di segnalare un messaggio prioritario d'allarme in meno di 4 secondi dalla
segnalazione di tale situazione da parte di un rivelatore.
Caratteristiche meccaniche
La camera ottica deve consentire la rivelazione di ogni tipo di fumo visibile (fumo scuro incluso) : l’angolo di
diffusione deve essere superiore a 70°.
Un'opportuna rete di protezione incorporata nel rivelatore deve impedire l'ingresso di insetti nel sensore.
Il rivelatore deve essere progettato in modo tale da poter essere smontato agevolmente per successive
revisioni in fabbrica.
Il rivelatore deve inserirsi nella base senza la necessità di attrezzi speciali ed una volta installato deve
nascondere completamente la base.
Le basi devono essere identificate individualmente con un numero che deve essere letto da ogni centrale
collegata. La base deve contenere tutti i morsetti necessari per i collegamenti di rete.
La base deve consentire la rimozione del rivelatore senza scollegare la rete.
Il rivelatore deve poter essere inserito ed estratto dalla base grazie ad un semplice sistema ad innesto
mediante un apposito strumento sino ad altezze di 7 metri da terra.
Deve essere possibile proteggere il rivelatore da rimozioni forzate dalla base.
Il costruttore deve produrre e rendere disponibili opportune apparecchiature di prova che permettano un test
funzionale completo dei rivelatori di fumo (compresa la verifica delle aperture d'ingresso del fumo) sino ad
altezze di 7 metri da terra, senza l'uso di dispositivi che producano fumo od aerosol.
Per soddisfare i requisiti derivanti da applicazioni speciali deve essere disponibile una gamma completa di
accessori (ad es. gabbie di protezione).
Tutte le parti, incluse quelle in plastica, devono essere chiaramente marchiate in conformità alle norme DIN
54840 / ISO / DIS 11469 o DIN 7728 / ISO 1043 per uno smaltimento al termine del loro ciclo di vita nel
rispetto delle norme ecologiche per la tutela dell'ambiente.
Specifiche tecniche
Caratteristiche
Classificazione/procedura di prova Valore
Tensione di lavoro
21,2VDC...31,2VDC (modulata)
Corrente di riposo
250µA tipici
Intervallo di autotest
15 minuti
Velocità di trasmissione
4800 Baud
Corrente per indicatore remoto
15 mA
Temperatura di esercizio
-25°C... +70°C
Temperature di stoccaggio
-30°C... +75°C
Umidità relativa
< 34°C: < 95% rH
> 34°C: <35 g/mc
Categoria di test
IEC 68-1
25/070/42
Grado di protezione
EN 60529 / IEC 529
IP 43
Protezione EMI
EN 54-7 ed inoltre:
50 V/m
IEC 801-3 (da 1MHz ad 1GHz)
Colore
» RAL 9010
Fattore di collegamento
(AK)
1
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Normative
CSA – Parte seconda
EN 54-7/9LPCB, VdS, VKF, AFNOR
2.IE.21.2 - Rivelatore Termovelocimetrico
Caratteristiche fisiche ed elettroniche
a) del rivelatore
Il rivelatore di fumo deve essere progettato in modo da garantire un comportamento di risposta uniforme a
tutti i prodotti di combustione tipici di incendi a fiamma viva con presenza di fumo e di fuochi covanti. Il
principio di rivelazione deve impiegare un circuito di coincidenza ad impulsi luminosi multipli e deve essere
compensato in temperatura.
Il rivelatore deve possedere tutta la capacità d'analisi per poter determinare la gravità di una condizione
d'allarme in base alla valutazione dei segnali percepiti, senza la necessità di comunicare con la centrale.
Il rivelatore di fumo deve essere conforme alle norme EN 54-7/9 e, oltre a soddisfare i requisiti degli Standard
Europei per i rivelatori ottici di fumo, deve essere in grado di rivelare il fuoco campione TF1 (fuoco aperto di
legno).
Il rivelatore deve essere controllato da un microprocessore e deve possedere la capacità di ritenere in una
memoria non volatile sino a 255 bytes di informazioni tra le quali diverse caratteristiche di risposta per
applicazione specifiche, predeterminate e guidate da parametri relativi alle diverse applicazioni.
La risposta dei rivelatori deve essere determinata da un insieme di algoritmi memorizzati nell'unità sensibile.
Gli algoritmi di rivelazione devono essere progettati in modo tale da sopprimere le interferenze transitorie ed
altri fenomeni spuri senza ridurre la capacità di rivelare incendi autentici.
Gli algoritmi devono essere impostabili a distanza secondo almeno 8 tipologie predefinite e secondo un
numero qualsiasi di caratteristiche che possano evidenziarsi anche in futuro, in qualsiasi momento e per tutta
la vita operativa del rivelatore. La selezione degli algoritmi deve essere accessibile solo a personale
autorizzato mediante password sulla centrale corrispondente o da una postazione remota.
Il rivelatore deve essere in grado di trasmettere alla centrale sino a 4 differenti livelli di pericolo per
consentirne una valutazione in conformità alla specifica programmazione voluta dal Cliente.
Il rivelatore deve poter eseguire una autodiagnosi e segnalare alla centrale sino a 4 differenti stati operativi.
Il rivelatore deve essere in grado d'inviare alla centrale informazioni addizionali sino a 3 bytes. Queste
informazioni devono contenere tutti i dati rilevanti circa lo stato del rivelatore e consentire alla centrale un
aggiornamento continuo delle informazioni relative alle condizioni ambientali in cui il rivelatore si trova.
Il rivelatore deve essere equipaggiato con un indicatore di risposta e deve avere la possibilità di pilotare un
indicatore remoto per poter segnalare le condizioni d'allarme e dare le informazioni di servizio.
Il rivelatore deve essere identificabile individualmente, con tutti i dati salienti e per tutta la vita operativa
mediante un numero seriale specifico ed altre informazioni corrispondenti, leggibili mediante dispositivi
appropriati o da centrale mediante un'autorizzazione di adeguato livello (password). I dati devono essere
conservati nella memoria non volatile interna al rivelatore.
Il rivelatore deve essere in grado di isolare cortocircuiti sulla linea bus di rivelazione in modo da non inficiare il
corretto funzionamento degli altri rivelatori collegati sulla stessa linea. Inversioni di polarità o cablaggi non
corretti non devono danneggiare il rivelatore.
b) del sistema
Il sistema deve essere in grado di segnalare alla centrale impostazioni improprie di applicazione evitando in
tal modo allarmi indesiderati.
Il rivelatore deve essere identificato dalla centrale in modo individuale per tipo di rivelatore, per impostazione
dei parametri e per posizione geografica all'interno del sistema.
Il sistema non deve richiedere la predisposizione di alcun interruttore per l'inserimento dell'indirizzo del
rivelatore.
Il sistema deve essere in grado di riconfigurarsi automaticamente secondo i parametri richiesti nel caso in cui
uno o più rivelatori vengano rimossi definitivamente, reinseriti o sostituiti ed anche in totale assenza di
alimentazione.
In caso d'allarme di un qualsiasi rivelatore, il sistema, mediante una semplice programmazione di funzioni
software definite dall'utente, deve avere la possibilità di comandare qualsiasi indicatore remoto di risposta,
anche se tale indicatore non è collegato direttamente al rivelatore segnalante una condizione d'allarme.
Tutti i circuiti elettronici devono risiedere nell'unità sensibile del rivelatore in modo tale da non richiedere
alcun elemento elettronico attivo nella base dello stesso.
Il rivelatore deve essere collegato alla centrale tramite un circuito a due conduttori sorvegliato totalmente
(collegamento in Classe B) o tramite un circuito ad anello (collegamento in Classe A). Il collegamento può
essere effettuato mediante coppie di conduttori twistati e non schermati.
Il sistema deve consentire derivazioni di rete a T senza degrado nello scambio d'informazioni tra la centrale
ed i rivelatori installati sul tratto di rete a T.
Il rivelatore deve avere un colloquio di tipo digitale con la centrale sulla base di un protocollo a rivelazione
d'errore mediante una trasmissione multipla d'informazioni.
Il sistema deve essere in grado di segnalare un messaggio prioritario d'allarme in meno di 4 secondi dalla
segnalazione di tale situazione da parte di un rivelatore.
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CSA – Parte seconda
Caratteristiche meccaniche
La camera ottica deve consentire la rivelazione di ogni tipo di fumo visibile (fumo scuro incluso) : l’angolo di
diffusione deve essere superiore a 70°.
Un'opportuna rete di protezione incorporata nel rivelatore deve impedire l'ingresso di insetti nel sensore.
Il rivelatore deve essere progettato in modo tale da poter essere smontato agevolmente per successive
revisioni in fabbrica.
Il rivelatore deve inserirsi nella base senza la necessità di attrezzi speciali ed una volta installato nascondere
completamente la base.
Le basi devono essere identificate individualmente con un numero che deve essere letto da ogni centrale
collegata.
La base deve contenere tutti i morsetti necessari per i collegamenti di rete. La base deve consentire la
rimozione del rivelatore senza scollegare la rete.
Il rivelatore deve poter essere inserito ed estratto dalla base grazie ad un semplice sistema ad innesto
mediante un apposito strumento sino ad altezze di 7 metri da terra.
Deve essere possibile proteggere il rivelatore da rimozioni forzate dalla base.
Il costruttore deve produrre e rendere disponibili opportune apparecchiature di prova che permettano un test
funzionale completo dei rivelatori di fumo (compresa la verifica delle aperture d'ingresso del fumo) sino ad
altezze di 7 metri da terra, senza l'uso di dispositivi che producano fumo o aerosol.
Per soddisfare i requisiti derivanti da applicazioni speciali deve essere disponibile una gamma completa di
accessori (ad es. gabbie di protezione).
Tutte le parti, incluse quelle in plastica, devono essere chiaramente marchiate in conformità alle norme DIN
54840 / ISO / DIS 11469 o DIN 7728 / ISO 1043 per uno smaltimento al termine del loro ciclo di vita nel
rispetto delle norme ecologiche per la tutela dell'ambiente.
Specifiche tecniche
Caratteristica
Classificazione/procedura di Prova Valore
Tensione di lavoro
21,2VDC...31,2VDC (modulata)
Corrente di riposo
250µAtipici
Intervallo di autotest
15 minuti
Velocità di trasmissione
4800Baud
Corrente per indicatore remoto
15 mA
Temperatura di esercizio
25°C... +70°C
Temperature di stoccaggio
-30°C... +75°C
Umidità relativa
< 34°C: < 95% rH
> 34°C: <35 g/mc
Categoria di test
IEC 68-1
25/070/42
Grado di protezione
EN 60529 / IEC 529
IP 43
Protezione EMI
EN 54-7 ed inoltre:
50 V/m
IEC 801-3 (da 1MHz ad 1GHz)
Colore
» RAL 9010
Fattore di collegamento
(AK)
1
Normative
EN 54-7/9
LPCB, VdS, VKF, AFNOR
2.IE.21.3 - Pulsante interattivo d'allarme
Caratteristiche fisiche ed elettroniche
L'allarme deve essere attivato mediante la rottura del vetro senza la necessità di strumenti speciali, come ad
esempio il martelletto.
La finestra in vetro deve essere progettata in modo tale da evitare di ferire chi procede all'azionamento.
Il pulsante interattivo di allarme deve essere collegabile insieme agli altri dispositivi interattivi come i rivelatori
interattivi di fumo su una linea di rivelazione comune.
Il pulsante d'allarme deve essere in grado d'isolare i cortocircuiti sulla linea di rivelazione per evitare di
inficiare il funzionamento degli altri rivelatori collegati sulla stessa linea di rivelazione. La funzione
d'isolamento deve essere ripristinata su richiesta dalla centrale, quando la condizione di cortocircuito viene
eliminata.
Il pulsante d'allarme deve essere a microprocessore e deve possedere un numero di identificazione unico
memorizzato nei propri circuiti elettronici, accessibile dalla centrale.
Il pulsante d'allarme deve avere un colloquio di tipo digitale con la centrale sulla base di un protocollo a
rivelazione d'errore mediante trasmissione multipla di informazioni.
Il pulsante d'allarme deve essere sorvegliato e deve segnalare ogni anomalia (ad es. aumento della
resistenza dei contatti di attuazione d'allarme) alla centrale nonché la condizione di guasto.
Il pulsante d'allarme deve incorporare un LED per segnalare otticamente la sua attivazione.
Deve essere possibile verificare il funzionamento del pulsante d'allarme senza rompere il vetro della
finestrella.
La rimozione forzata di un pulsante d'allarme deve generare un allarme.
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Il pulsante d'allarme deve risultare conforme agli standard pr EN 54-11 e BS 5839-2.
Caratteristiche meccaniche
Il pulsante d'allarme deve essere fissato ad una scatola per montaggio in vista contenente almeno tre
morsetti per l'attestazione della rete di collegamento.
Deve essere possibile montare la parte contenente l'elettronica separatamente e solo prima della messa in
servizio onde evitare ogni possibile danno dovuto ai lavori d'installazione.
Specifiche tecniche
Caratteristiche
Classificazione/Procedura di prova Valore
Tensione di lavoro
21,2VDC...31,2VDC (modulata)
Corrente di riposo
250µA max.
Velocità di trasmissione
4800 Baud
Temperatura di esercizio
-25°C...+70°C
Temperatura di stoccaggio
-30°C...+75°C
Umidità relativa
< 100% r.H.
< 35 g/mc ass.
Categoria di test
IEC 68-1
25/070/42
Grado di protezione
EN 60529 / IEC 529
IP 54
Protezione EMI
pr EN 54-7 ed inoltre:
50 V/m
IEC 801-3 (da 1MHz ad 1GHz)
Colore
» RAL 3000
Fattore di collegamento
(AK)
1
Terminali
da 0,2 a 1,5 mmq
Normative/Approvazioni
(pr EN 54-11)in accordo a prEN54-11
2.IE.21.4 - Modulo d'ingresso interattivo
Caratteristiche fisiche ed elettroniche
Il modulo d'ingresso deve essere progettato in modo da poter essere collegato su una linea di rivelazione
assieme agli altri elementi interattivi. I moduli devono interfacciare alla linea interattiva linee di rivelazione
convenzionali/collettive o semplici contatti puliti.
Il modulo d'ingresso deve essere compatibile con la maggior parte dei rivelatori d'incendio convenzionali a
24VDC ed essere accompagnato da un certificato di compatibilità se i dispositivi e i rivelatori collegati
provengono da differenti costruttori.
Il modulo d'ingresso deve essere in grado d'alimentare e di accettare in ingresso almeno 5 rivelatori,
ciascuno dei quali non ecceda come richiesta di corrente i 100µA.
Il modulo d'ingresso deve ricevere l'alimentazione esclusivamente dalla linea interattiva di rivelazione.
Il modulo d'ingresso deve essere in grado di operare tanto in ambienti asciutti quanto umidi secondo il grado
di protezione IP 56.
Il modulo d'ingresso deve essere a microprocessore.
Il modulo d'ingresso deve essere equipaggiato con una funzione di separazione/isolamento di linea, il cui
funzionamento non deve ostacolare le funzioni del dispositivo quando è collegato ad una linea ad anello. Il
modulo d'ingresso deve ritornare al suo stato normale non appena venga eliminato il cortocircuito.
Il modulo d'ingresso deve disporre di un pulsante per l'indirizzamento durante la fase di messa in servizio. Il
funzionamento del modulo d'ingresso deve essere segnalato da un addizionale LED incorporato. Sia il LED
che il pulsante devono essere accessibili solamente a contenitore aperto.
Deve essere possibile sostituire le parti elettroniche senza rimuovere la morsettiera per il cablaggio.
Caratteristiche meccaniche
Il contenitore con i morsetti per il cablaggio e le parti elettroniche devono essere disponibili separatamente
onde poter eseguire il cablaggio prima dell'inserimento dell'elettronica e/o prima di fissare l'elettronica in ogni
altro alloggiamento di dimensioni adatte.
Il contenitore deve offrire abbastanza spazio per 6 ferma-cavi PG16.
Il modulo d'ingresso deve essere equipaggiato con morsetti senza viti con dispositivo a prova di strappo.
Specifiche tecniche
Caratteristiche
Classificazione/Procedura di prova Valore
Tensione di lavoro
- interattivo
21,2VDC...31,2VDC (modulata)
- collettivo
17,7VDC...28VDC
Corrente di riposo
- interattivo
3,5mA
- collettivo
1,1µA ... 1,3µA
Velocità di trasmissione
4800 Baud
Temperatura di esercizio
-25°C ... +70°C
Temperatura di stoccaggio
-30°C...+75°C
Umidità relativa
IEC 721-3: 3k6
max 100% r.H.
MB/mb -5000E-CSAEL-01-00.doc
pag. 60 di 76
Comune di Martignacco – Lavori di adeguamento normativo del Centro scolastico di Via Udine
Grado di protezione
Colore
Fattore di collegamento
Morsetti
EN 60529 / IEC 529
(AK)
CSA – Parte seconda
IP 56
» RAL 9010
12 + 1
da 0,2 a 2,5 mmq
2.IE.21.5 - Modulo di comando interattivo
Caratteristiche fisiche ed elettroniche
Il modulo di comando deve essere progettato in modo da poter essere collegato in un qualsiasi punto di una
linea di rivelazione assieme agli altri dispositivi interattivi. Il modulo deve fornire un'interfaccia tra le uscite di
comando della centrale e i dispositivi come porte tagliafuoco, impianti di aspirazione del fumo, barriere
antifumo, ecc.
I contatti di comando del modulo devono essere compatibili per 240VAC/2A.
Il modulo di comando deve possedere un ingresso di comando separato, totalmente sorvegliato, per
consentire un segnale di conferma di ritorno alla centrale di rivelazione incendio. In tal modo viene garantito
che il comando inviato al modulo in questione è stato fisicamente eseguito.
Il modulo di comando deve poter essere comandato da ogni rivelatore collegato alla stessa centrale di
rivelazione incendio.
Deve essere possibile disconnettere il modulo di comando anche operando tramite tastiera dalla centrale o
da un suo terminale.
Per l'attivazione delle uscite dei relè di comando non deve essere richiesta alcuna alimentazione addizionale.
Il modulo di comando deve poter essere collegato alla centrale mediante la normale rete interattiva bipolare.
Il modulo di comando deve essere in grado di operare sia in ambienti asciutti che umidi conformemente al
grado di protezione IP 56.
Il modulo di comando deve essere a microprocessore ed avere un proprio numero di identificazione.
Il modulo di uscita deve essere equipaggiato con un separatore/isolatore di linea senza per questo perdere la
funzione di controllo e di conferma. Deve inoltre ritornare al suo stato normale non appena venga eliminato il
cortocircuito.
Il modulo di uscita deve disporre di un pulsante incorporato per l'attivazione e per l'indirizzamento durante la
fase di collaudo. La sua funzionalità deve essere indicata otticamente da un opportuno LED. Sia il LED che il
pulsante devono essere accessibili solamente a contenitore aperto.
Deve essere possibile sostituire le parti elettroniche senza rimuovere la morsettiera per il cablaggio.
Caratteristiche meccaniche
Il contenitore con i morsetti per il cablaggio e le parti elettroniche devono essere disponibili separatamente
onde poter eseguire il cablaggio prima dell'inserimento dell'elettronica e/o prima di fissare l'elettronica in ogni
altro alloggiamento di dimensioni adatte.
L'alloggiamento deve offrire abbastanza spazio per 6 ferma-cavi PG16.
Il modulo d'ingresso deve essere equipaggiato con morsetti senza viti con dispositivo a prova di strappo per
evitare la deformazione permanente dei morsetti ed un indebolimento della pressione di contatto.
Specifiche tecniche
Caratteristiche
Classificazione/Procedura di prova Valore
Tensione di lavoro
21,2VDC...31,2VDC (modulata)
Corrente di riposo
250µA max.
Velocità di trasmissione
4800 Baud
Relè, 1NC, 1NA
250VAC/4A max.
125VDC/4A max.
(max. 150W)
Temperatura di esercizio
-25°C...+70°C
Temperatura di stoccaggio
-30°C...+75°C
Umidità relativa
IEC 721-3: 3K6
max 100% r.H.
Grado di protezione
EN 60529 / IEC 529
IP 56
Colore
» RAL 9010
Fattore di collegamento
(AK)
2+1
terminali
da 0,2 a 2,5 mmq
2.IE.21.6 - Centrale d'allarme incendio
1. Terminologia
1.1 Centrale autonoma
Centrale completa in un unico alloggiamento con alimentazione di emergenza integrata.
1.2. Centrale satellite (per il collegamento in rete)
Centrale completa in un unico alloggiamento con alimentazione di emergenza integrata e possibilità
d'inserimento in una rete di centrali, capace di fornire un collegamento verso un livello di sistema
gerarchicamente più elevato all'interno di un sistema di comunicazione in rete.
2. Caratteristiche
MB/mb -5000E-CSAEL-01-00.doc
pag. 61 di 76
Comune di Martignacco – Lavori di adeguamento normativo del Centro scolastico di Via Udine
CSA – Parte seconda
2.1Caratteristiche di base
La disponibilità massima del sistema deve essere garantita mediante la decentralizzazione dell'intelligenza,
per cui le funzioni di rivelazione e di valutazione vengono eseguite dai rivelatori.
La centrale deve verificare ed elaborare i segnali di uscita dei rivelatori in accordo con i dati predefiniti
dall'utente. La centrale deve visualizzare le informazioni raccolte, eseguire operazioni predefinite di controllo
e di segnalazione e rispondere ai comandi manuali immessi dall'operatore di sistema.
La centrale deve soddisfare totalmente i requisiti della normativa EN 54 parte 2.
Deve essere possibile realizzare in modo economico il collegamento per i dispositivi di rivelazione e comando
mediante un concetto di modularità della centrale, che consenta di suddividerla in un massimo di 4 sotto
unità. Queste sotto unità devono essere installate nei punti più adatti e lo scambio dati tra queste sotto unità
ed il terminale/i di comando deve essere realizzato mediante un bus di centrale con configurazione ad anello.
La combinazione delle sotto unità deve operare come fosse un'unica centrale.
La centrale deve essere in grado di operare con linee di rivelazione convenzionali/collettive, analogico attive
ed interattive. La combinazione di questi circuiti nella stessa centrale deve consentire una flessibilità
massima.
La centrale deve consentire in maniera semplice l'espandibilità del sistema sino a 4000 punti di rivelazione
indirizzabili.
La centrale deve essere in grado di comunicare con 12 terminali di comando remoti. Ogni terminale deve
essere pre-programmabile per operare sull'intero sistema di rivelazione o solo su certe sezioni.
Indipendentemente dai segnali ricevuti dai rivelatori d'incendio e dai dispositivi di comando, la centrale deve
poter valutare e trattare segnali provenienti da:
- Valvole di alimentazione per sistemi sprinkler
- Sistemi automatici di spegnimento autonomi
- Sistemi di rivelazione gas autonomi
- Apparecchiature di impianti tecnologici
Deve essere possibile posizionare e raggruppare liberamente i rivelatori secondo le necessità topografiche
ed architettoniche dei siti da sorvegliare (min. una zona per elemento di rivelazione). Questo dovrà consentire
all’utente la massima capacità di orientamento in caso di allarme.
Al fine di ottimizzare le caratteristiche di risposta dei rivelatori automatici, deve essere possibile scaricare nei
rivelatori stessi differenti set di parametri ed effettuare un monitoraggio continuo.
Se la caratteristica di risposta di un rivelatore non è in accordo con le condizioni ambientali del luogo di
installazione, deve essere attivata automaticamente, per ogni singolo rivelatore, una segnalazione ottico
acustica di applicazione errata.
Per agevolare la manutenzione la centrale deve essere composta da una base di montaggio da installare
fissa e da un coperchio amovibile, la rimozione del quale consenta un libero accesso alle morsettiere per il
cablaggio della rete di collegamento.
La caratteristiche di ricarica dell’alimentatore di emergenza integrato, devono potersi adattare alle specifiche
del fabbricante delle batterie.
2.2 Comunicazione sulla linea di rivelazione convenzionale / collettiva
La centrale deve essere in grado di elaborare segnali convenzionali/collettivi da rivelatori automatici
compatibili (ad es. di fumo, di calore, ecc.), da pulsanti d'allarme manuale, da dispositivi d'ingresso mediante
una linea di rivelazione bipolare.
La capacità massima di linea deve consentire la gestione di 25 dispositivi di rivelazione e la loro
alimentazione deve essere fornita tramite la linea di rivelazione a due conduttori.
I moduli di linea, posti nella centrale, devono poter ospitare 8 linee di tipo collettivo e la centrale deve essere
in grado di gestire sino a 24 di tali moduli.
Ogni modulo di linea deve essere basato su un microprocessore ed in grado di operare in modo totalmente
autonomo. Inoltre un guasto al microprocessore non deve interferire con il funzionamento di nessun altro
modulo di linea.
Deve essere possibile trattare la condizione di corto circuito su una linea di rivelazione come un allarme o in
opzione come una condizione di guasto.
I moduli di linea di rivelazione di tipo convenzionale/collettivo, in caso di guasto del microprocessore centrale,
devono essere configurati in modo da offrire per la condizione di allarme di un rivelatore le seguenti funzioni:
- attivazione di un'uscita di comando per ogni circuito di rivelazione per l'identificazione del circuito
- attivazione sul terminale di comando di un allarme generale d'incendio in maniera ottica ed acustica
Mediante opportune interfacce a sicurezza intrinseca, deve essere possibile collegare rivelatori
convenzionali/collettivi che devono operare in aree soggette a pericolo di esplosione (classe 1 e 2).
2.3 Comunicazione sulla linea di rivelazione analogico attiva
La centrale deve essere in grado di elaborare segnali provenienti da apparecchiature analogico attive, come
ad esempio rivelatori automatici (di fumo, di calore, ecc.), pulsanti di allarme, apparecchiature per il controllo
di ingressi ecc., mediante una linea a due conduttori (non schermata e non twistata).
La capacità della linea deve consentire di collegare sino a 128 apparecchiature analogico attive.
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Ad ogni modulo di linea si devono poter collegare sino a 4 linee analogico attive, e la centrale deve essere in
grado di elaborare sino a 24 moduli di linea.
L’indicazione di deriva, ottenibile automaticamente o su richiesta, deve permettere di avere l’indicazione di
stato di un rivelatore automatico di fumo.
Al fine di ottimizzare la installazione della rete di collegamento, il bus dei rivelatori deve consentire
collegamenti su diramazioni a T (linea a stella), per la connessione di apparecchiature di rivelazione dello
stesso tipo di quelle inserite nella linea principale.
Deve essere possibile assegnare liberamente un indirizzo a tutte le apparecchiature che sono collegate in
una linea di rivelazione Analogico Attiva. Ogni successivo ampliamento, ad esempio l’aggiunta di ulteriori
apparecchiature tra quelle già installate o alla fine della linea di rivelazione non deve interferire con gli indirizzi
o dati utente inizialmente assegnati alle apparecchiature esistenti.
La linea di rivelazione Analogico Attiva deve elaborare le seguenti condizioni di segnale verificato tra
l’apparecchiatura di rivelazione e la centrale:
- aggiustamento del livello di sensibilità dei rivelatori
- modifica delle caratteristiche di risposta dei rivelatori
- valutazione multizona
L’assegnamento degli indirizzi deve essere visualizzato sul terminale operativo come descrizione geografica
della posizione fisica dell’apparecchiatura di rivelazione.
Il sistema deve essere in grado di identificare il tipo di rivelatore installato in ogni base e di conseguenza di
verificare questa informazione durante il normale funzionamento e la manutenzione.
2.4 Comunicazione sulla linea di rivelazione interattiva
Adottando il principio dello scambio interattivo dei dati, la centrale deve essere in grado di elaborare tramite
una linea twistata a due conduttori i segnali provenienti dai dispositivi interattivi e di inviare ad essi dei dati.
La linea interattiva di rivelazione deve essere in grado di interfacciare dispositivi per linee interattive come
rivelatori automatici (ad es. di fumo, di calore, ecc.), pulsanti d'allarme manuale, moduli d'ingresso e di
comando.
Per ottimizzare l'installazione della rete di collegamento, il bus di rivelazione deve consentire il collegamento
dei dispositivi su diramazioni a T, conservando le stesse funzionalità dell'anello principale.
La capacità di linea deve consentire la gestione di un massimo di 128 rivelatori automatici interattivi (ad es. di
fumo, di calore, ecc.) e l'alimentazione di tali dispositivi deve essere fornita mediante la stessa linea. La
centrale deve essere in grado di gestire dispositivi dei seguenti tipi:
- rivelatori automatici (ad es. di fumo, di calore, ecc.) e pulsanti d'allarme manuale
- moduli d'ingresso interfaccianti da 1 a 5 rivelatori di tipo convenzionale
- moduli d'ingresso interfaccianti sino a 3 circuiti sorvegliati
- moduli di comando per 1 uscita di comando con segnale di conferma se in stato di attivazione
- moduli di comando per 1 uscita di comando totalmente sorvegliata
Ogni linea interattiva di rivelazione deve interfacciarsi con un suo proprio modulo di linea dedicato. La
centrale deve essere in grado di gestire sino a 32 di tali moduli.
Deve essere possibile, da centrale, assegnare singolarmente ad ogni rivelatore automatico (ad es. di fumo,
di calore, ecc.) un insieme di algoritmi e di regolare manualmente/automaticamente i parametri di tali
algoritmi.
I segnali di pericolo, emessi dai singoli rivelatori, devono essere elaborati sulla base di differenti livelli di
pericolo, al fine di migliorare il processo di verifica qualitativa dei segnali stessi. In aggiunta deve essere
possibile trasmettere per ogni apparecchiatura di rivelazione:
- un segnale di avviso di applicazione errata
- il cambiamento nelle caratteristiche di rivelazione
Deve essere possibile richiedere, mediante una interrogazione sulla linea di rivelazione eseguita dal PC di
manutenzione, il tipo, il numero seriale e la data di produzione di ogni rivelatore di fumo.
La funzionalità di anello del modulo di linea per linee di rivelazione interattive durante una condizione di
cortocircuito sulla linea di rivelazione deve essere garantita dall'azionamento di un isolatore/separatore per
cortocircuiti, parte integrante di un modulo di linea.
La centrale deve potere assegnare un indirizzo a tutti i dispositivi di rivelazione collegati alla linea di
rivelazione interattiva. Ogni futura espansione, ovvero il collegamento di dispositivi di rivelazione aggiuntivi in
un qualsiasi punto della linea non deve interferire con gli indirizzi ed i dati utente assegnati ai dispositivi di
rivelazione esistenti.
Gli assegnamenti degli indirizzi devono essere visualizzati sul terminale di comando come descrizione
geografica della posizione fisica di tali indirizzi.
Il sistema deve essere in grado di identificare il tipo di rivelatore installato in ogni base e di conseguenza di
verificare questa informazione durante il normale funzionamento e la manutenzione.
2.5Configurazione hardware / Configurazione meccanica
La centrale deve essere interamente composta da circuiti stampati assemblati su schede modulari standard
per consentire una veloce rimozione, una semplice manutenzione ed un'espansione modulare del sistema.
La configurazione base di una centrale deve comprendere:
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- un terminale di comando basato su microprocessore
- un modulo CPU centrale per il controllo di un terminale operativo e di un bus interno sul quale sono
collegati i moduli di linea, vari moduli di ingressi/uscite, e circuiti per il comando di allarmi remoti.
- uno o più moduli di linea, anche in combinazione, per il controllo di rivelatori convenzionali/collettivi,
analogico attivi o interattivi
- un modulo convertitore AC/DC con unità di ricarica
- una batteria con capacità da 12 a 72 ore di funzionamento in emergenza
Deve essere possibile come opzione espandere la configurazione di base della centrale con moduli per:
- linee di rivelazione convenzionali/collettive, analogico attive o interattive
- uscite programmabili, open collector (24VDC / 40mA)
- uscite programmabili, contatti (30VDC / 1A)
- uscite, contatto relè (250VAC / 10A)
- uscite di comando sorvegliate e programmabili, ad esempio per pilotare ronzatori / avvisatori acustici (30V /
2A)
- moduli per ricarica di batterie di capacità più elevata
I moduli della centrale devono essere progettati in modo tale da poter essere contenuti in armadi standard a
19", o, con sistemi di dimensioni limitate (sino a 250 dispositivi di sorveglianza), per essere inseriti in armadi
compatti di estetica piacevole atti a contenere la centrale ed eventualmente anche il terminale di comando.
Il terminale di comando ed il pannello di comando per i Vigili del Fuoco (opzionale) installati a parte devono
presentare una estetica gradevole che ne consenta l'integrazione nell'ambiente. Questi armadi devono poter
essere montati a vista e se necessario anche incassati.
Opzionalmente, deve essere possibile impiegare per i terminali di comando i seguenti accessori:
- telaio frontale per montaggio in armadi a 19"
- interruttore con chiave per l'abilitazione dei comandi
- sportello apribile con finestra in vetro con serratura
- moduli paralleli di segnalazione per offrire degli indicatori di eventi a LED programmabili
- adattatore per montaggio ad incasso
2.6 Alimentatore
L'alimentatore deve risultare conforme a EN 54. parte 4.
L'alimentatore deve contenere adatte protezioni contro le sovratensioni per evitare malfunzionamenti o
danneggiamenti dovuti a sbalzi di tensione.
La centrale deve essere dotata di una batteria di emergenza, dimensionata per garantire l'alimentazione per
12-72 ore. Dopo questo lasso di tempo deve essere mantenuta una condizione d'allarme per almeno 15
minuti.
La modalità di ricarica della batteria deve essere programmabile in modo da adattarsi alle curve di ricarica
indicate dal produttore della batteria.
Le interruzioni della tensione di rete di durata inferiore ad un periodo predefinito non devono attivare alcuna
indicazione di allarme ottica od acustica sul terminale di comando.
In caso d'interruzione della tensione di rete, l'alimentatore deve commutare automaticamente
all'alimentazione da batteria, mantenendo il sistema totalmente operativo.
Al ripristino della tensione di rete, l'alimentatore deve commutare automaticamente in modalità di
funzionamento normale senza la necessità di alcun intervento esterno.
3. Funzioni software
3.1 Funzioni utente di base
Il terminale di comando deve essere in grado di elaborare e di visualizzare gli eventi sia in modo autonomo
che su richiesta dell'operatore.
Il display del terminale di comando deve differenziare chiaramente tra allarmi, guasti, informazioni e
condizioni di esclusione.
Il terminale di comando deve offrire, oltre alla tacitazione, al ripristino, almeno i seguenti comandi:
- capacità di impostare il sistema in modalità con e senza operatore
- tasti per far scorrere sul display informazioni, funzioni disabilitate, allarmi e guasti
- una tastiera per inserire i codici di accesso dell'utente
- mezzi per scavalcare i ritardi degli allarmi
- mezzi per segnalare o risegnalare in maniera acustica gli allarmi
3.2 Capacità di elaborazione
La centrale deve essere in grado di valutare e trattare le seguenti apparecchiature/funzioni:
- 4000 apparecchiature di rivelazione
- 200 linee convenzionali/collettive
- 40 linee di tipo Analogico Attivo
- 40 linee di tipo Interattivo
- 300 uscite di comando, in centrale, programmabili , oppure
- 500 uscite di comando, su linee di rivelazione, programmabili, oppure
- 100 uscite di comando sorvegliate, in centrale, programmabili, oppure
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- 500 uscite di comando sorvegliate, su linee di rivelazione mediante elementi di comando, programmabili,
oppure
- 16 settori di spegnimento integrati, oppure
- ogni combinazione delle funzioni sopra descritte, entro i limiti della centrale
- 12 terminali operatore
- 8 interfacce di tipo RS232 per stampanti e terminali di controllo centrale
3.3 Funzioni importanti
3.3.1Indicazione di applicazione errata
La centrale deve essere in grado di sorvegliare i frequenti segnali di avvertimento emessi da un rivelatore
automatico. Questo può accadere se i parametri dell'algoritmo del rivelatore non si adattano alle condizioni
dell'ambiente in cui è installato. Viene quindi visualizzato un avvertimento per l'applicazione mediante una
segnalazione ottica ed acustica sul terminale di comando.
3.3.2 Logica di rivelazione multipla
Deve essere possibile segnalare una condizione di allarme sul terminale operatore se due o più rivelatori
automatici, che sorvegliano una stessa zona, attivano una condizione di pericolo.
3.3.3 Modalità restauro
Deve essere possibile commutare da centrale un qualsiasi dispositivo di rivelazione di tipo interattivo in
modalità restauro, per i periodi di tempo in cui vengano eseguiti lavori di riparazione o di manutenzione. In
tale modalità, il dispositivo di rivelazione deve essere ancora in grado di valutare lo sviluppo di fenomeni
termici legati ad un incendio.
3.3.4 Apparecchiatura non pronta
Non deve essere possibile commutare una qualsiasi «apparecchiatura» (rivelatore automatico, pulsante,
dispositivo di comando o sorveglianza, ecc.) in condizioni di funzionamento normale, se l’apparecchiatura
stessa al momento della commutazione, non è ancora nello stato normale. In questo caso, la centrale deve
segnalare al terminale di comando un messaggio di «non pronto» per le corrispondenti apparecchiature.
3.3.5 Indicatore d'allarme remoto comune
Deve essere possibile per un gruppo di rivelatori automatici (di fumo, di calore, ecc.) comandare un
indicatore d'allarme remoto collegato ad un qualsiasi rivelatore automatico (di fumo, di calore, ecc.)
appartenente allo stesso gruppo.
3.3.6 Concetto di elaborazione dell’allarme
Il trattamento di un allarme, e le funzioni di tacitazione e ripristino devono rispondere al principio di
organizzazione d'allarme di seguito specificato:
- Nella modalità di centrale sorvegliata dall'operatore, una risposta da un rivelatore automatico (ad es. di
fumo, di calore, ecc.) deve rimanere allo stato di allarme locale per il periodo di tempo T1.
- Durante questo lasso di tempo (T1), deve essere dato un allarme interno per il solo personale di servizio al
fine di portare l'attenzione in ambito locale sulla condizione d'allarme. Se l'allarme non viene tacitato entro il
periodo di tempo T1, deve essere attivata una condizione di allarme, la quale può attivare dispositivi
d'allarme ed eventualmente inviare un allarme remoto ai Vigili del Fuoco.
- Se l'allarme viene tacitato entro il tempo T1, T1 deve essere ripristinato e deve partire un tempo T2
preprogrammato, onde consentire un'investigazione circa la causa dell'allarme.
- Se prima dello scadere del tempo T2 non viene eseguito il ripristino, deve essere attivata automaticamente
una condizione d'allarme, la quale può attivare dispositivi d'allarme ed eventualmente inviare un allarme
remoto ai Vigili del Fuoco.
- L'azionamento di un pulsante d'allarme manuale deve, in tutti i casi, attivare una condizione d'allarme
completa.
- I tempi residui degli intervalli T1 e T2 devono essere visualizzati in modo continuo sul terminale di
comando.
- Nella modalità di centrale non sorvegliata dall'operatore, una risposta da un rivelatore automatico (ad es. di
fumo, di calore, ecc.) deve, in tutti i casi, attivare una condizione d'allarme completa.
3.3.7 Funzioni di comando programmabili
Le funzioni di comando, in seguito alla ricezione di un evento (allarme, avvertimento, guasto), o a seguito di
un comando manuale, devono attivare l’apparecchiatura fisica di comando assegnata.
Il dispositivo di comando potrà essere sia un circuito con funzione di suoneria sia un dispositivo d'uscita a
relè collegato ad una linea di rivelazione o alla centrale.
Deve essere possibile programmare funzioni di AND e di OR per un gruppo di «elementi» per poter eseguire
funzioni di comando a livello di «zona» della struttura logica.
3.3.8 Livelli d'accesso e password
L'accesso degli operatori deve essere garantito tramite tre differenti livelli di abilitazione.
Il codice di accesso deve essere composto da un codice d'identificazione e da un codice mnemonico. Il
codice d'identificazione deve consistere almeno di due cifre ed il codice mnemonico deve consistere almeno
di sei cifre definite ed inserite nel sistema dall'operatore.
Deve essere possibile definire sulla centrale almeno 20 password.
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La centrale deve disconnettere automaticamente l'operatore se questi, entro un periodo di tempo predefinito,
non esegue alcuna operazione.
3.3.9 Archivio storico
La centrale deve essere in grado di salvare e visualizzare almeno gli ultimi 1000 eventi del sistema.
Deve essere possibile visualizzare ogni dato storico sul terminale di comando secondo i seguenti schemi:
- l'ultimo allarme, includendo tutte le variazioni operative e di stato durante il particolare evento d'allarme
- tutti i messaggi elencati in ordine cronologico
- tutti gli allarmi di test
- tutti gli allarmi di test verificatisi in una certa data
- tutti i guasti elencati in ordine cronologico
- tutte le esclusioni, disattivazioni e le condizioni normali presentati in ordine cronologico
- tutte le informazioni
- tutte le funzioni di comando attive
La centrale deve offrire un'interfaccia verso un PC, solitamente impiegato come strumento di manutenzione,
mediante il quale sia possibile effettuare le seguenti operazioni sui dati storici:
- trasferire sul PC l'elenco di tutti gli eventi
- immagazzinare nel PC di manutenzione i livelli di pericolo per tutti i dispositivi di rivelazione che hanno causato un allarme
- trasferire e salvare sul PC di manutenzione i codici di guasto dei rivelatori
- cancellare l'archivio storico mediante comando dal PC di manutenzione
Onde poter ricostruire la gestione di una qualsiasi sequenza di eventi, non deve essere consentita la
manipolazione dei dati memorizzati nell'archivio storico dal terminale di comando della centrale.
3.3.10 Orologio in tempo reale
Deve essere possibile la visualizzazione dell'ora corrente sul terminale di comando. Il passaggio dall'ora
legale a quella solare e viceversa deve avvenire in modo automatico.
3.3.11Inserimento ed esclusione delle apparecchiature
Deve essere possibile operare l'inserimento e l’esclusione dei seguenti dispositivi dal terminale operatore:
- tutti i rivelatori automatici (ad es. di fumo, di calore, ecc.), singolarmente o per zone
- tutti i dispositivi di sorveglianza e di comando a livello di zona
- le segnalazioni remote d'allarme e di guasto trasmesse ai Vigili del Fuoco
- tutti i dispositivi d'allarme
- tutte le stampanti
- tutte le uscite fisiche di comando
3.3.12 Interfaccia stampante
La centrale deve essere in grado di collegarsi con una stampante direttamente o da un terminale di comando
tramite un collegamento RS232. La definizione delle caratteristiche della stampante deve essere possibile
direttamente dal terminale di comando. Il carattere deve essere quello definito come "ISO-Latino 1".
3.3.13 Contatore d'allarme
La centrale deve segnalare al terminale di comando tutti gli allarmi attivi nel sistema mediante un contatore
d'allarme.
4. Interfaccia uomo - macchina
La centrale deve essere progettata in modo tale che il terminale di comando, che costituisce l'interfaccia
uomo-macchina, sia parte integrale della centrale oppure che venga installato in posizione separata.
La centrale deve comunicare con il terminale di comando tramite un bus di comunicazione , operante in
configurazione ad anello e poter operare anche in funzionamento in emergenza in accordo alle Norme EN54.
Il bus di comunicazione deve garantire la piena funzionalità durante una condizione di corto-circuito o di
interruzione di circuito rivelata sul bus.
Opzionalmente deve essere possibile la comunicazione tra la centrale ed i seguenti dispositivi mediante un
collegamento via RS232:
- stampante fornita da terzi
- sistema centralizzato di sorveglianza (CMS)
Deve essere possibile comandare l'intero sistema da un solo terminale operatore. La centrale deve essere in
grado di comunicare con almeno 12 terminali di comando addizionali. Ciascuno di questi 12 terminali deve
poter essere programmato per visualizzare una singola area dell'intero complesso o essere utilizzato per
specifiche funzioni di comando su sezioni predefinite del sistema.
Al fine di guidare l'operatore nel corso delle varie procedure, le sequenze di comando del terminale devono
essere totalmente guidate tramite menu.
Lo schema del pannello frontale del terminale di comando deve assicurare che tutti i messaggi relativi agli
eventi siano chiaramente distinti, sia per quanto riguarda la visualizzazione che per quanto riguarda
l'azionamento, in quattro categorie di messaggi:
- condizioni d'allarme
- informazioni di stato
- condizioni di esclusioni/disattivazione
- condizioni di guasto
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Deve essere disponibile una libreria con sino ad un massimo di 16 differenti testi di intervento, per ogni
terminale di comando, per l'assegnamento alle singole zone.
Deve essere possibile collegare un pannello di segnalazione opzionale che sia espandibile a passi di 2x12
indicatori alla volta. Questi indicatori (LED) devono poter essere programmati per le zone e devono essere
attivati da una condizione di allarme.
5. Messa in servizio
Per consentire la massima facilità e flessibilità delle operazioni di messa in servizio, devono essere
consentite le seguenti predefinite modalità di attivazione:
- all'inserimento di un dispositivo di rivelazione nella sua base, la centrale deve assegnare automaticamente
un indirizzo fisico al dispositivo
- attivando localmente il dispositivo di rivelazione mediante un tester portatile per rivelatori, la centrale deve
assegnare simultaneamente un indirizzo fisico ed eseguire un test funzionale del dispositivo di rivelazione.
Deve essere possibile impostare tutti i parametri della centrale, come definiti dalle esigenze dell'utente,
mediante il PC di manutenzione. La preparazione dei dati deve essere possibile mediante il PC di
manutenzione collegato alla centrale. In alternativa, deve essere possibile preparare i dati fuori linea e
caricarli in seguito nella centrale.
Deve essere possibile regolare tutti i parametri degli algoritmi dei dispositivi di rivelazione mediante il PC di
manutenzione collegato alla centrale.
Deve essere possibile salvare tutti i dati di sistema su un disco riserva sul PC di manutenzione.
Deve essere possibile sorvegliare il comportamento del sistema ed impostare tutti i parametri del sistema di
rivelazione mediante il PC di manutenzione, sia che questo sia interfacciato con la centrale in modo locale,
sia che sia interfacciato remotamente.
6. Specifiche tecniche
Caratteristiche
Classificazione/Procedura di prova
Valore
Tensione di rete
115VAC o 230VAC
±15%, 50/60Hz
Assorbimento
40VA a 220VA
Temperatura di esercizio
0°C ... +50°C
Temperatura di stoccaggio
-20°C ... +60°C
Umidità relativa
< 95% relativa
IEC 721-3-3, classe 3K5
Alimentazione d'emergenza
- standard
- opzionale
Protezione EMI
Grado di protezione
- centrale
EN 60529 / IEC 529
- terminale di comando remoto,
secondo il contenitore
Colore
- centrale
- terminale di comando
- armadio
da 12h a 24h
sino a 72h
10V/m
IP40 con o senza
terminale di comando
IP52 contenitore plastico
IP40 contenitore metallico
» RAL 7035
» pantone 421,424,427
» pantone 4121 RAL 7035/39
Art.2.IE.22
- Impianti generali di diffusione sonora Vengono considerati gli impianti elettroacustici atti a diffondere, mediante altoparlanti od auricolari,
trasmissioni vocali o musicali, sia riprese direttamente, sia riprodotte.
2.IE.22.1 - Generalità: L'Amministrazione appaltante specificherà il tipo degli impianti, indicandone
la destinazione e le caratteristiche di funzionalità richieste, onde mettere in grado le Ditte
concorrenti di effettuare un progetto tecnicamente ed economicamente adeguato.
A titolo esemplificativo, si indicano i principali tipi di impianti di diffusione sonora che possono considerarsi:
− diffusione di trasmissioni radiofoniche;
− diffusioni di comunicazioni collettive;
− diffusione di programmi musicali, ricreativi, culturali e simili;
− rinforzo di voce in sale di riunioni e simili;
− trasmissione e scambi di ordini.
Impianti particolari, quali quelli di registrazione magnetica, per traduzioni simultanee in riunioni e congressi
internazionali e di ricerca persone, B38, B39, B40, B41. L'art.B42 tratta delle antenne collettive per radio e
televisione. Per altri eventuali impianti speciali quali ad esempio di stereo diffusione sonora, di televisione in
circuito chiuso, ecc., dovranno venir date dall'Amministrazione appaltante, disposizioni caso per caso.
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Le correzioni acustiche dei locali, che risultassero eventualmente necessarie od opportune, in relazione alle
caratteristiche dei locali stessi ed all'uso cui gli impianti sono destinati, saranno eseguite a cura ed a carico
dell'Amministrazione appaltante, consultandosi anche con la Ditta appaltatrice circa gli accorgimenti
necessari.
2.IE.22.2 - Indicazioni riguardanti gli apparecchi: Poiché gli impianti e le apparecchiature oggetto
di questo articolo, costituiscono materia la cui evoluzione tecnica, è, in modo particolare, in
continuo e progressivo sviluppo, le indicazioni riguardanti gli apparecchi, specie se riferite a
caratteristiche costruttive degli stessi, espresse in questo paragrafo, sono formulate a titolo di
suggerimenti orientativi od esemplificativi.
Di tutti gli apparecchi dovrà essere indicata la provenienza di costruzione e, prima della esecuzione degli
impianti, dovrà essere esibita, se richiesta, la certificazione di rispondenza alle norme da parte del
costruttore.
a) Microfoni :
Dovranno essere preferibilmente del tipo unidirezionale, a bobina mobile od a condensatore e sempre con
uscita di linea a bassa impedenza.
Le loro caratteristiche dovranno essere tali da permettere il funzionamento con i preamplificatori, coi quali
dovranno essere collegati.
Salvo contrarie preventive indicazioni dell'Amministrazione appaltante, dovranno avere una caratteristica di
sensibilità di tipo "cardioide".
Il campo di frequenza dovrà estendersi fra 40 e 12000 Hz.
Saranno corredati di base da tavolo o da terra, con asta regolabile dalla quale possano essere smontati con
facilità. In ogni caso, l'asta dovrà essere completa di cordone di tipo flessibile collegato, con spina
irreversibile e preferibilmente bloccabile, alle prese della rete microfonica, o direttamente a quella delle altre
apparecchiature.
Se preventivamente richiesto dall'Amministrazione appaltante, dovranno essere dotati di interruttore, di
lampada spia di inserzione e di regolatore di volume ad impedenza costante.
Qualora i microfoni facciano parte inscindibile di particolari apparecchi, potranno esservi collegati
meccanicamente ed elettricamente in modo permanente.
Si dovrà curare l'isolamento meccanico ed acustico tra microfoni ed elementi circostanti che possono
trasmettere ad essi vibrazioni e rumori, con particolare riguardo agli eventuali interruttori incorporati.
b) Preamplificatori ed amplificatori di potenza :
I preamplificatori e gli amplificatori dovranno essere di tipo elettronico.
I preamplificatori saranno dotati di almeno un ingresso, ad elevata sensibilità, adatto per microfoni cui
dovranno collegarsi ed ingressi adatti per radiosintonizzatori, rivelatori di filodiffusioni, giradischi e
magnetofoni, con possibilità di miscelazione di una o più trasmissioni microfoniche in uno di tali altri
programmi.
Se necessario dovranno essere dotati di ampia equalizzazione con comandi separati per basse ed alte
frequenze.
Nel caso che necessitino carichi equivalenti su ogni linea dovranno, per i relativi amplificatori, prevedersi
adeguate morsettiere per le linee in partenza con interruttori o deviatori.
L'uscita dei preamplificatori dovrà essere a livello sufficientemente elevato e ad impendenza bassa in
relazione alle caratteristiche di entrata degli amplificatori di potenza, onde poter all'occorrenza pilotare vari
amplificatori di potenza mediante un unico preamplificatore.
L'alimentazione dovrà essere indipendente tra preamplificatori ed amplificatori, onde permettere un facile
scambio con gli elementi di riserva.
Gli amplificatori finali dovranno, di massima, essere del tipo con uscita a tensione costante, onde permettere
un risparmio nelle linee ed evitare la necessità di sostituire gli altoparlanti che si escludono, con resistenze di
compensazione.
È consigliabile che i preamplificatori e lo stadio preamplificatore degli amplificatori di potenza, abbiano
ingresso commutabile su canali distinti per "micro", "fono", "radio" e regolazione separata delle frequenze
estreme. Gli amplificatori di potenza dovranno avere caratteristiche adatte ad alimentare i vari altoparlanti
istallati.
Tutti gli amplificatori dovranno essere dotati di attenuatore di ingresso.
Le loro potenze dovranno essere non troppo elevate per motivi di economia di gestione e di sicurezza di
funzionamento: di norma non si dovranno avere più di 60 W in uscita per amplificatore.
I preamplificatori e gli amplificatori dovranno essere di esecuzione idonea ad un eventuale montaggio in
appositi armadi metallici, onde ne sia permessa una facile ispezione dei circuiti senza doverli rimuovere dal
loro alloggiamento.
Ogni canale elettronico (comprensivo di preamplificatore ed amplificatore di potenza) dovrà, se richiesto
dall'Amministrazione appaltante, presentare a piena potenza, caratteristiche di distorsione lineare e non
lineare secondo i valori che saranno stati eventualmente precisati dall'Amministrazione appaltante, assieme
al valore del rumore di fondo di cui si dovrà tener conto. A titolo orientativo si indicano qui appresso valori
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consigliati per la limitazione della distorsione lineare e non lineare e quello di un rumore di fondo mediamente
normale:
− distorsione lineare fra 40 e 12000 Hz, minore di 3 dB;
− distorsione non lineare, misurata alla potenza nominale ed a 1000 Hz, minore del 3%;
− rumore di fondo, minore di 60 dB.
Per preamplificatori ed amplificatori di potenza di differenti caratteristiche, dovrà essere fatta
dall'Amministrazione appaltante preventiva richiesta.
c) Radiosintonizzatori :
Gli apparecchi radiosintonizzatori, ove non diversamente prescritto dall'Amministrazione appaltante,
dovranno essere del tipo supereterodina con caratteristiche di uscita adatta per l'amplificazione cui dovranno
essere collegati.
Ove non diversamente prescritto dall'Amministrazione appaltante, dovranno essere del tipo a 2 gamme
d'onda (medie e corte) per modulazione d'ampiezza a gamma a modulazione di frequenza.
d) Giradischi :
Ove non diversamente indicato dall'Amministrazione appaltante, i complessi giradischi dovranno essere a
quattro velocità (ad esempio: 78, 45, 33 e 16 giri/min.) e dotati di rilevatore piezoelettrico (testina) con doppia
punta, una per la velocità più elevata e l'altra per le velocità minori.
Se richiesto dall'Amministrazione appaltante, ne dovrà essere curata la sospensione elastica con idoneo
smorzamento.
e) Rilevatori di filodiffusione :
Dovranno essere dotati di comando e tastiera adatta a coprire l'intera gamma dei canali di filodiffusione in
servizio nella rete italiana. Essi dovranno avere caratteristiche idonee al collegamento diretto ai
preamplificatori.
f) Altoparlanti :
A seconda delle esigenze del locale, l'Amministrazione appaltante preciserà il tipo degli altoparlanti, che potrà
essere, ad esempio: singolo a cono, od a colonna sonora, od a pioggia, od a tromba, ovvero a linea di suono
(antiriverberanti); a campo magnetico permanente con densità di flusso nel traferro maggiore di 100000
Gauss, od elettrodinamici.
Ciascun altoparlante sarà dotato di apposita custodia, da incasso o per montaggio esterno, nel qual caso
dovrà essere provvisto delle relative staffe o supporti (fissi od orientabili a seconda del caso).
Gli altoparlanti dovranno essere completi dei relativi adatti traslatori di linea e di sistema di taratura locale del
volume (con prese multiple sul traslatore o con potenziometro ad impendenza costante, a seconda della
necessita').
La banda di risposta degli altoparlanti dovrà estendersi fra 100 e 10000 Hz per esigenze musicali medie e fra
300 ed 8000 Hz per riproduzioni di parola. Per diffusioni musicali di elevata fedeltà, la banda di risposta degli
altoparlanti dovrà estendersi fra 50 e 12000 Hz.
Se richiesto dall'Amministrazione appaltante, dovranno essere previsti altoparlanti-controllo, muniti di
comando per la loro esclusione.
Gli altoparlanti potranno avere alimentazione singola o per gruppi, con circuiti partenti dal centralino.
Per impianti centralizzati di diffusione in luoghi di cura potrà essere richiesto dall'Amministrazione appaltante
che l'appalto comprenda la fornitura di un determinato quantitativo di altoparlanti da cuscino, per dotarne i
vari posti letto. Tali altoparlanti da cuscino dovranno essere caratterizzati da sufficiente infrangibilità e dalla
possibilità di sterilizzazione.
g) Auricolari :
Gli auricolari, dei vari tipi, ad esempio: a ponte con padiglione, o stetoscopici, dovranno di norma offrire nella
norma del contatto con l'occhio sufficienti garanzie igieniche (di norma devono escludersi gli auricolari con
terminazione da introdursi nel canale auditivo).
Gli auricolari dovranno di norma essere del tipo biauricolare.
Il cordone di collegamento dovrà terminare in una spina di tipo diverso dalle normali a passo luce e dovrà
essere proporzionato al peso della cuffia ed essere comunque di sufficiente robustezza.
La dislocazione degli auricolari dovrà essere preventivamente indicata dall'Amministrazione appaltante,
potendosi avere distribuzione a pavimento in corrispondenza di sedie o su tavoli, oppure una distribuzione a
mezzo di prese fisse a muro, da cui derivarsi mediante cordoni lunghi, volanti.
I circuiti degli auricolari dovranno essere sempre separati ed indipendenti da quelli degli altoparlanti.
Le eventuali prese a pavimento per l'inserzione delle spine dovranno essere montate su torretta asportabile e
la parte fissa a pavimento dovrà essere chiudibile con coperchio stagno.
Le prese-spine per gli auricolari saranno differenziate da quelle degli altoparlanti.
Le prese a muro e quelle a pavimento per gli auricolari dovranno avere lo stesso passo.
h) Magnetofoni :
L'Amministrazione appaltante specificherà l'impiego cui saranno destinati i magnetofoni, in modo che, ove
non precisate dall'Amministrazione stessa, sia possibile dedurne le caratteristiche essenziali, costruttive e di
funzionamento, cui dovranno corrispondere, fra cui, ad esempio:
− tipo, se monofase o stereofonico;
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− potenza indistorta di uscita;
− numero e valore delle velocità;
− diametri delle bobine;
− dimensioni dei nastri e numero delle piste di registrazione.
Tali caratteristiche dovranno, di regola, corrispondere ad apparecchi di normale costruzione di serie, salvo
esplicite differenti richieste dell'Amministrazione appaltante.
2.IE.22.3 - Indicazioni riguardanti gli impianti Ciascun impianto, di norma, comprenderà essenzialmente:
− posti microfonici; complessi di comando fissi o portatili;
− centrali di comando e di amplificazione;
− posti di ascolto.
La loro quantità, qualità e dislocazione dovrà potersi di volta in volta determinare in base alle specificazioni
date dall'Amministrazione appaltante circa le esigenze particolari dell'impianto e dell'ambiente.
Per i posti microfonici, per i complessi di comando portatili ed eventualmente per i posti di ascolto, potranno
essere richieste dall'Amministrazione appaltante prese fisse per l'innesto degli apparecchi anche in numero
superiore a quello degli apparecchi stessi.
a) Posti microfonici :
Comprenderanno i microfoni dei tipi come descritti nel comma A) del paragrafo B.33.02 di questo articolo.
I relativi collegamenti saranno assicurati da un solo cordone flessibile, schermato, completo di robusta spina
multipla irreversibile, pure schermata e con schermo messo a terra.
b) Complessi di comando fissi o portatili :
L'Amministrazione appaltante ne preciserà il tipo, che potrà essere:
− a cofano da tavolo;
− a scrivania;
− a valigia, se devono essere portatili.
Comprenderanno essenzialmente:
− organi per il telecomando dell'inserzione delle singole linee degli altoparlanti;
− lampade spia per il controllo dell'accensione dell'impianto ed a seconda dei casi;
− preamplificatori ed eventuali amplificatori;
− radiosintonizzatori;
− giradischi;
− rilevatori di filodiffusione;
− magnetofoni;
− altoparlanti e prese per cuffia;
− organi per l'inserzione dei vari posti microfonici e dei vani programmi riprodotti;
− organi per la regolazione di volume;
− organi per l'equalizzazione dei toni;
− organi di controllo delle uscite con eventuali strumenti di misura;
− telecomandi di inserzione di tutto l'impianto;
− strumenti di controllo di rete.
Nel caso di impianti fissi il complesso di comando può essere incorporato nella centrale d'amplificazione.
Nel caso di complessi di comando portatili il loro collegamento alle linee dovrà essere assicurato a mezzo di
due cordoni flessibili, uno dei quali contenente i cavi fonici schermati e le coppie per i telecomandi (alimentati
in corrente continua) ed uno contenente i conduttori per l'eventuale telecomando di accensione generale.
I cordoni dovranno terminare con adatte spine multipolari.
c) Centrali di comando e di amplificazione :
Saranno di norma di tipo fisso ed, a seconda degli impianti, l'Amministrazione appaltante potrà prescrivere
che siano previste con sistemazione in armadi metallici. In tal caso, gli armadi stessi dovranno essere
affiancati od affiancabili ed essere capaci di offrire supporto e protezione agli apparecchi componenti,
consentendone nel contempo una comoda e facile ispezionabilità, e possibilità di prima riparazione senza
necessita' d'asportazione.
In tali armadi sarà assicurata una circolazione di aria naturale o forzata sufficiente al raffreddamento degli
apparecchi in essi contenuti.
A seconda degli impianti, potranno essere dotate di:
− preamplificatori;
− amplificatori finali;
− giradischi;
− radiosintonizzatori;
− rivelatori di filodiffusione;
− magnetofoni;
− raddrizzatori per fornire l'alimentazione in corrente continua dei telecomandi, qualora esistano;
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− eventuali teleruttori e relè per telecomandi di accensione;
− inserzioni di linee in uscita e di circuiti anodici negli amplificatori;
− comandi per l'inserzione dei posti microfonici delle linee d'uscita verso i posti di ascolto e per le
combinazioni dei vari programmi;
− interruttore generale di rete con organi di protezione e segnalazione.
Di Massima, ogni amplificatore dovrà essere proporzionato per una potenza di funzionamento maggiore
almeno del 20% della somma delle potenze di funzionamento degli altoparlanti collegati.
Qualora si abbiano più amplificatori in funzionamento per una potenza complessiva superiore a 250 W, si
dovrà prevedere un amplificatore di riserva di potenza pari a quella dell'amplificatore di maggior potenza.
In casi particolari e con potenze complessive notevolmente maggiori, od a seguito di esplicita richiesta da
parte dell'Amministrazione appaltante, la riserva potrà essere rappresentata da più unità di amplificatori ed
estesa anche ai preamplificatori.
Sempre per impianti di una certa importanza, si dovrà prevedere la possibilità di disinserzione, in entrata ed
in uscita, dei singoli amplificatori onde consentire un completo e facile controllo e l'intercambiabilità delle
unità di potenza.
CAPO II - VERIFICHE, CONSEGNA E NORME PER IL COLLAUDO DEGLI IMPIANTI
ELETTRICI
Art.2.IE.23
- Verifica provvisoria e consegna degli impianti Dopo l'ultimazione dei lavori ed il rilascio del relativo certificato da parte dell'Amministrazione appaltante,
questa ha la facoltà di prendere in consegna gli impianti, anche se il collaudo definitivo degli stessi non abbia
ancora avuto luogo.
In tal caso però, la presa in consegna degli impianti da parte dell'Amministrazione appaltante dovrà essere
preceduta da una verifica provvisoria degli stessi, che abbia avuto esito favorevole.
Anche qualora l'Amministrazione appaltante non intenda avvalersi della facoltà di prendere in consegna gli
impianti ultimati prima del collaudo definitivo, può disporre affinché dopo il rilascio del certificato di
ultimazione dei lavori si proceda alla verifica provvisoria degli impianti.
È pure facoltà della Ditta appaltatrice di chiedere che, nelle medesime circostanze, la verifica provvisoria
degli impianti abbia luogo.
La verifica provvisoria accerterà che gli impianti siano in condizione di poter funzionare normalmente, che
siano state rispettate le vigenti norme di Legge per la prevenzione degli infortuni ed in particolare dovrà
controllare:
− lo stato di isolamento dei circuiti;
− la continuità elettrica dei circuiti;
− il grado di isolamento e la sezioni dei conduttori;
− l'efficienza dei comandi e delle protezioni nelle condizioni del massimo carico previsto;
− l'efficienza delle protezioni contro i contatti indiretti.
La verifica provvisoria ha lo scopo di consentire, in caso di esito favorevole, l'inizio del funzionamento degli
impianti ad uso degli utenti a cui sono stati destinati.
Ad ultimazione della verifica provvisoria, l'Amministrazione appaltante prenderà in consegna gli impianti con
regolare verbale.
Art.2.IE.24
- Verifiche e manutenzione dell’illuminazione di Sicurezza.
Realizzato l’impianto, vengono richiesti determinati livelli di illuminamento al suolo o ad 1 metro dal suolo,
occorre verificare attraverso un luxmetro se si rispettano i dettami normativi o legislativi. Lo strumento
utilizzato deve avere una tolleranza, cioè un limite di errore non superiore al 10%, mentre le misure possono
essere effettuate fino a 2 cm dal suolo.
Per quanto riguarda la manutenzione si rispetterà la norma EN 50172 sui “Sistemi di illuminazione di
sicurezza”, in cui vengono indicate una serie di procedure da seguire per mantenere in efficienza l’impianto di
illuminazione di sicurezza:
- Qualunque operazione di controllo e verifica dell’impianto deve avvenire possibilmente in orari in cui un
eventuale black out non generi successive situazioni di rischio;
- Verificare giornalmente gli indicatori di corretta alimentazione delle sorgenti di energia;
- Effettuare settimanalmente un test funzionale dell’impianto, simulando una mancanza di alimentazione
ordinaria, per un tempo sufficiente a verificare la corretta accensione degli apparecchi, ma comunque non
superiore ad un quarto dell’autonomia nominale dell’impianto stesso;
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- Eseguire almeno annualmente un test di autonomia dell’impianto, simulando una mancanza di
alimentazione ordinaria per un tempo sufficiente;
- Mantenere aggiornato un registro di impianto in cui siano annotati i risultati dei test effettuati e gli eventuali
interventi di manutenzione.
In conformità Dlgs 626/94 impone per i luoghi di lavoro un mantenimento in efficienza dei sistemi di sicurezza
e quindi anche dell’illuminazione di sicurezza.
L’art. 3 punto r) “regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine e impianti, con particolare
riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti” e l’art. 32 punto d) “gli impianti
e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all’eliminazione dei pericoli, vengono sottoposti a
regolare manutenzione e al controllo del loro funzionamento”.
Art.2.IE.25
- Collaudo definitivo degli impianti Il collaudo definitivo deve iniziarsi entro il termine stabilito dal Capitolato Speciale d'Appalto ed, in difetto, non
oltre sei mesi dalla data del certificato di ultimazione dei lavori.
Il collaudo definitivo dovrà accertare che gli impianti ed i lavori, per quanto riguarda i materiali impiegati,
l'esecuzione e la funzionalità, siano in tutto corrispondenti a quanto precisato nel Capitolato Speciale
d'Appalto, tenuto conto di eventuali modifiche concordate in sede di aggiudicazione dell'appalto stesso.
Ad impianto ultimato si deve provvedere alle seguenti verifiche di collaudo:
− rispondenza alle disposizioni di Legge;
− rispondenza alle prescrizioni dei VV.F.;
− rispondenza a prescrizioni particolari concordate in sede di offerta;
− rispondenza alle norme CEI relative al tipo di impianto, come di seguito descritto.
In particolare, nel collaudo definitivo dovranno effettuarsi le seguenti verifiche:
a) che siano osservate le norme tecniche generali;
b) che gli impianti ed i lavori siano corrispondenti a tutte le richieste e preventive indicazioni, inerenti lo
specifico appalto, precisato dall'Amministrazione appaltante nella lettera d'invito alla gara o nel disciplinare
tecnico a base della gara, purché risultino confermate nel progetto-offerta della Ditta aggiudicataria e
purché non siano state concordate delle modifiche in sede di aggiudicazione dell'appalto;
c) che gli impianti ed i lavori siano in tutto corrispondenti alle indicazioni contenute nel progetto-offerta,
purché non siano state concordate delle modifiche in sede di aggiudicazione dell'appalto;
d) che gli impianti ed i lavori corrispondono inoltre a tutte quelle eventuali modifiche concordate in sede di
aggiudicazione dell'appalto, di cui è detto ai precedenti commi b) e c);
e) che i materiali impiegati nell'esecuzione degli impianti, dei quali, siano stati presentati i campioni, siano
corrispondenti ai campioni stessi;
f) inoltre, nel collaudo definitivo dovranno ripetersi i controlli prescritti per la verifica provvisoria.
Anche del collaudo definitivo verrà redatto regolare verbale.
1) Esame a vista :
Deve essere eseguita una ispezione visiva per accertarsi che gli impianti siano realizzati nel rispetto delle
prescrizioni delle Norme Generali, delle Norme degli impianti di terra e delle Norme particolari riferentesi
all'impianto istallato. Detto controllo deve accertare che il materiale elettrico, che costituisce l'impianto fisso,
sia conforme alle relative Norme, sia scelto correttamente ed istallato in modo conforme alle prescrizioni
normative e non presenti danni visibili che possano compromettere la sicurezza.
Tra i controlli a vista devono essere effettuati i controlli relativi a:
− protezioni, misura di distanze nel caso di protezione con barriere;
− presenza di adeguati dispositivi di sezionamenti ed interruzione, polarità, scelta del tipo di apparecchi e
misure di protezione adeguate alle influenze esterne, identificazione dei conduttori di neutro e di
protezione, fornitura di schemi cartelli ammonitori, identificazione di comandi e protezioni, collegamenti dei
conduttori.
Inoltre è opportuno che questi esami inizino durante il corso dei lavori;
2) Verifica del tipo e dimensionamento dei componenti dell'impianto e dell'apposizione dei contrassegni di
identificazione :
Si deve verificate che tutti i componenti dei circuiti messa in opera nell'impianto utilizzatore siano del tipo
adatto alle condizioni di posa ed alle caratteristiche dell'ambiente, nonché correttamente dimensionati in
relazione ai carichi reali di funzionamento contemporaneo od, in mancanza di questi, in relazione a quelli
convenzionali.
Per cavi e conduttori si deve controllare che il dimensionamento sia fatto in base alle portate indicate nelle
tabelle CEI-UNEL; inoltre si deve verificare che i componenti siano dotati dei debiti contrassegni di
identificazione, ove prescritti;
3) Verifica della sfilabilità dei cavi :
Si deve estrarre uno o più cavi dal tratto di tubo o condotto compreso tra due cassette o scatole successive e
controllare che questa operazione non abbia provocato danneggiamenti agli stessi. La verifica va eseguita su
tratti di tubo o condotto per una lunghezza pari complessivamente ad una percentuale tra l'1% ed il 5% della
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lunghezza totale. A questa verifica prescritta dalle norme CEI 11-11 (Impianti elettrici degli edifici civili) si
aggiungono, per gli impianti elettrici negli edifici prefabbricati e costruzioni modulari, anche quelle relative al
rapporto tra il diametro interno del tubo o condotto e quello del cerchio circoscritto al fascio di cavi in questi
contenuto, ed al dimensionamento dei tubi o condotto.
Quest'ultima si deve effettuare a mezzo apposita sfera come descritto nelle norme per gli impianti sopradetti;
4) Misura della resistenza di isolamento :
Si deve eseguire con l'impiego di un ohmmetro la cui tensione continua sia circa 125 V nel caso di misura su
parti di impianto di categoria O, oppure su parti di impianto alimentate a bassissima tensione di sicurezza;
circa 500 V in caso di misura su parti di impianto di I categoria.
La misura si deve effettuare tra l'impianto (collegando insieme tutti i conduttori attivi) ed il circuito di terra, e
fra ogni coppia di conduttori tra loro. Durante la misura gli apparecchi utilizzatori devono essere disinseriti; la
misura è relativa ad ogni circuito intendendosi per tale la parte di impianto elettrico protetto dallo stesso
dispositivo di protezione.
I valori minimi ammessi per costruzioni tradizionali sono:
− 500.000 ohm per sistemi a tensione nominale superiore a 50 V;
− 250.000 ohm per sistemi a tensione nominale inferiore od uguale a 50 V.
I valori minimi ammessi per costruzioni prefabbricate sono:
− 250.000 ohm per sistemi a tensione nominale superiore a 50 V;
− 150.000 ohm per sistemi a tensione nominale inferiore od uguale a 50 V;
5) Misura delle cadute di tensione :
La misura delle cadute di tensione deve essere eseguita tra il punto di inizio ed il punto scelto per la prova; si
inseriscono un Volt metro nel punto iniziale ed un altro nel secondo punto (i due strumenti devono avere la
stessa classe di precisione).
Devono essere alimentati tutti gli apparecchi utilizzatori che possono funzionare contemporaneamente: nel
caso di apparecchiature con assorbimento di corrente istantaneo si fa riferimento al carico convenzionale
scelto come base per la determinazione della sezione delle condutture.
Le lettere dei due voltmetri si devono eseguire contemporaneamente e si deve procedere poi alla
determinazione della caduta di tensione percentuale;
6) Verifica delle protezioni contro i corto circuiti ed i sovraccarichi :
Si deve controllare che:
− il potere di interruzione degli apparecchi di protezione contro i corto circuiti, sia adeguato alle condizioni
dell'impianto e della sua alimentazione;
− la taratura degli apparecchi di protezione contro i sovraccarichi sia correlata dalla portata dei conduttori
protetti dagli stessi;
7) Verifica delle protezioni contro i contatti indiretti :
Devono essere eseguite le verifiche dell'impianto di terra descritte nelle norme per gli impianti di messa a
terra (norme CEI 68-8).
Si ricorda che per gli impianti soggetti alla disciplina del D.P.R. 547/1955 va effettuata la denuncia degli
stessi alle Unita' Sanitarie Locali (U.S.L.) a mezzo dell'apposito modulo, fornendo gli elementi richiesti e cioè i
risultati delle misure della resistenza di terra.
Si devono effettuare le seguenti verifiche:
a) Esame a vista dei conduttori di terra e di protezione :
Si intende che andranno controllate sezioni, materiali e modalità di posa nonché lo stato di conservazione sia
dei conduttori stessi che delle giunzioni. Si deve inoltre controllare che i conduttori di protezione assicurino il
collegamento tra i conduttori di terra ed il morsetto di terra degli utilizzatori fissi ed il contatto di terra delle
prese a spina;
b) Si deve eseguire la misura del valore di resistenza di terra dell'impianto, utilizzando un dispersore ausiliario
ed una sonda di tensione con appositi strumenti di misura o con il metodo di voltamperometrico. La sonda di
tensione ed il dispersore ausiliario vanno posti ad una sufficiente distanza dell'impianto di terra e tra loro; si
possono ritenere ubicati in modo corretto quando sono sistemati ad una distanza dal suo contorno pari a 5
volte la dimensione massima dell'impianto stesso; quest'ultima nel caso di semplice dispersore a picchetto
può assumersi pari alla sua lunghezza. Una pari distanza va mantenuta tra la sonda di tensione ed il
dispersore ausiliario;
c) deve essere controllato in base ai valori misurati il coordinamento degli stessi con l'intervento nei tempi
previsti dei dispositivi di massima corrente o differenziale; per gli impianti con fornitura in media tensione,
detto valore va controllato in base a quello della corrente convenzionale di terra, da richiedersi al distributore
di energia elettrica;
d) quando occorre sono da effettuare le misure delle tensioni di contatto e di passo. Queste sono di regola
eseguite da Professionisti, Ditte od Enti specializzati. Le norme CEI 64-8 (1984) forniscono le istruzioni per le
suddette misure;
e) nei locali da bagno deve essere eseguita la verifica della continuità dei collegamenti equipotenziali tra le
tubazioni metalliche di adduzione e di scarico delle acque, tra le tubazioni e gli apparecchi sanitari, tra il
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collegamento equipotenziale ed il conduttore di protezione. Detto controllo è da eseguirsi prima della
muratura degli apparecchi sanitari.
Art.2.IE.26
- Norme generali comuni per le verifiche in corso d’opera, per la verifica provvisoria e
per il collaudo definitivo degli impianti a) Per le prove di funzionamento e rendimento delle apparecchiature e degli impianti, prima di iniziarle, il
Collaudatore dovrà verificare che le caratteristiche della corrente di alimentazione, disponibile al punto di
consegna (specialmente tensione, frequenza e potenza disponibile) siano conformi a quelle previste nel
Capitolato Speciale d'Appalto e cioè quelle in base alle quali furono progettati ed eseguiti gli impianti.
Qualora le anzidette caratteristiche della corrente di alimentazione (se non prodotta da centrale facente parte
dell'appalto), all'atto delle verifiche o del collaudo non fossero conformi a quelle contrattualmente previste, le
prove dovranno essere rinviate a quando sia possibile disporre di corrente di alimentazione delle
caratteristiche contrattualmente previste, purché ciò non implichi dilazione della verifica provvisoria o del
collaudo definitivo superiore ad un massimo di 15 giorni.
Nel caso vi sia al riguardo impossibilità da parte dell'Azienda elettrica distributrice o qualora l'Amministrazione
appaltante non intenda disporre per modifiche atte a garantire un normale funzionamento degli impianti con
la corrente di alimentazione disponibile, sia le verifiche in corso d'opera, sia la verifica provvisoria ad
ultimazione dei lavori, sia il collaudo definitivo potranno egualmente aver luogo, ma il Collaudatore dovrà
tener conto, nelle verifiche di funzionamento e nella determinazione dei rendimenti, delle variazioni delle
caratteristiche della corrente disponibile per l'alimentazione, rispetto a quelle contrattualmente previste e
secondo le quali gli impianti sono stati progettati ed eseguiti;
b) Per le verifiche in corso d'opera, per quella provvisoria ad ultimazione dei lavori e per il collaudo definitivo,
la Ditta appaltatrice è tenuta, a richiesta dell'Amministrazione appaltante, a mettere a disposizione normali
apparecchiature e strumenti adatti per le misure necessarie, senza potere per ciò accampare diritti a
maggiori compensi;
c) Se in tutto od in parte gli apparecchi utilizzatori e le sorgenti di energia non sono inclusi nelle forniture
comprese nell'appalto, spetterà all'Amministrazione appaltante di provvedere a quelli di propria spettanza,
qualora essa desideri che le verifiche in corso d'opera, quella provvisoria ad ultimazione dei lavori e quella di
collaudo definitivo, ne accertino la funzionalità.
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CSA – Parte seconda
CAPO III - NORME PER LA MISURAZIONE E VALUTAZIONE DEI LAVORI PER
IMPIANTI ELETTRICI
Art.2.IE.27
- Norme per la misurazione e valutazione dei lavori I lavori impiantistici possono essere appaltati “a corpo” o “a misura”.
Nel caso di appalto “a corpo” non si eseguono misurazioni delle opere eseguite e non si operano
compensazioni economiche per lavorazioni comprese in progetto in quantità difforme rispetto a quella
indicata nel computo metrico. Il computo metrico, infatti, non costituisce documento contrattuale e non può in
alcun modo essere invocato per supportare richieste economiche differenti dall’importo di contratto. Fatte
salve, ovviamente, le varianti richieste ad approvate dall’Amministrazione appaltante.
Nel caso di appalto “a misura” le quantità dei lavori vengono computate con metodi geometrici, a numero o a
peso a seconda dell'unità di misura indicata nell' Elenco Prezzi. La contabilizzazione dei lavori avviene
moltiplicando la quantità misurata per il prezzo unitario della singola voce.
A chiarimento ed integrazione di quanto disposto nelle descrizioni dell'elenco prezzi si riportano le seguenti
indicazioni:
a) I conduttori verranno valutati a metro lineare, suddivisi per numero e sezione.
Nel prezzo unitario in opera, per metro, la Ditta appaltatrice dovrà tenere conto delle maggiori lunghezze
messe in opera nella posa dei cavi, in quanto nel prezzo di cui all'unito elenco sono comprese le maggiori
lunghezze da dare al cavo per la tesatura e gli sprechi, oltre che i morsetti di giunzione e derivazione;
b) Le canalizzazioni verranno valutate a metro lineare, suddivise per tipo e dimensione.
Nel prezzo unitario in opera, per metro, la Ditta appaltatrice dovrà tenere conto delle scatole e cassette di
derivazione e rompitratta, delle curve, dei sostegni, di eventuali sfridi e di tutto quanto necessario a
soddisfare le prescrizioni tecniche sopradescritte;
c) I punti luce e punti presa saranno contabilizzati a numero, secondo quanto precisato nelle Descrizione
delle Voci di Lavoro. Per la formazione di ciascun punto luce o punto presa, verranno conteggiati con le
rispettive Voci di Elenco, la posa delle tubazioni e dei relativi conduttori solo quando entrambi superano i
valori sottoindicati e limitatamente alle quantità eccedenti.
Nulla spetta per valori inferiori a:
− punto luce semplice: 45 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto luce comandato da quadro: 30 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 10 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto luce su circuito di emergenza: 30 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 10 ml. tubo diam. 32 mm.;
− punto luce deviato: 90 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 30 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto luce commutato: 60 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto luce invertito con comando da 4 punti: 140 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 80 ml. tubo diam. 20
mm.;
− punto luce comando a relè, un pulsante: 45 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− per ogni pulsante in più: 45 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− per ogni punto luce in più: 15 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 5 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto presa luce: 45 ml. cavo N07-VK da 2.5 mmq. più 15 ml. tubo diam. 25 mm.;
− punto presa F.M.: 45 ml. cavo N07-VK da 2.5 mmq. più 15 ml. tubo diam. 25 mm.;
− punto presa telefono: 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto presa TV: 15 ml. cavo coassiale impendenza 75 ohm più 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto presa ronda: 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto presa fan-coil: 15 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 5 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto presa vuoto: 15 ml. tubo diam. 20 mm.;
− punto di alimentazione richiesta di udienza e videocitofoni: 45 ml. cavo N07-VK da 1.5 mmq. più 15 ml.
tubo diam. 20 mm
Le misure verranno rilevate in contraddittorio in base all'effettiva esecuzione. Qualora esse risultino maggiori
di quelle indicate nei grafici di progetto o di quelle ordinate dalla Direzione, le eccedenze non verranno
contabilizzate.
Le macchine ed attrezzi sono dati a noleggio per i tempi prescritti dalla Direzione Lavori e debbono essere in
perfetto stato di servibilità, provvisti di tutti gli accessori per il loro regolare funzionamento, comprese le
eventuali linee per il trasporto dell'energia elettrica e, ove occorra, anche il trasformatore.
Sono a carico esclusivo dell'Appaltatore, la manutenzione degli attrezzi e delle macchine, perché siano
sempre in buono stato di servizio.
Nel prezzo di noleggio dei meccanismi sono compresi gli oneri e tutte le spese per il trasporto a piè d'opera,
montaggio, smontaggio ed allontanamento di detti meccanismi. Si applica il prezzo di funzionamento per i
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Comune di Martignacco – Lavori di adeguamento normativo del Centro scolastico di Via Udine
CSA – Parte seconda
meccanismi soltanto per quelle ore in cui essi sono in attività di lavoro. Quando i macchinari siano a riposo
non verrà corrisposta alcuna indennità.
Per il noleggio degli automezzi verrà corrisposto soltanto il prezzo per le ore di effettivo lavoro, rimanendo
escluso ogni altro compenso per qualsiasi altra causa o perditempo.
I noli dei protetti saranno sempre valutati in proiezione verticale di facciata per le superfici ed i periodi
autorizzati dalla Direzione Lavori.
I relativi prezzi si riferiscono ad attrezzature date in opera, compreso trasporto, montaggio e smontaggio e
realizzate a norma delle vigenti Leggi in materia.
Nel trasporto s'intende compresa ogni spesa, la fornitura dei materiali di consumo e la mano d'opera del
conducente.
I mezzi di trasporto, per i lavori in economia, debbono essere forniti in pieno stato di efficienza e
corrispondere alle prescritte caratteristiche.
Tutte le provviste dei materiali per le quantità prescritte dalla Direzione Lavori saranno misurate con metodi
geometrici, salvo le eccezioni indicate nei vari articoli del presente Capitolato, o nelle rispettive voci di elenco
prezzi.
Resta comunque inteso che per le norme di misurazione non riportate nel presente articolo o non
specificate negli articoli dell'Elenco Prezzi relativo agli impianti del presente C.S.A., si farà riferimento
a quelle indicate nel Capitolato Speciale d'Appalto delle opere murarie ed assimilate.
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CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO
PARTE SECONDA
IMPIANTO IDRO-TERMO-SANITARIO
Comune di Martignacco - Adeguamento normativo del Centro scolastico di Via Udine
CSA – Parte prima
CAPO I - IMPIANTI TECNOLOGICI - PRESCRIZIONI ESECUTIVE E CARATTERISTICHE
TECNICHE
3
Art.2.TS.1
Art.2.TS.2
Art.2.TS.3
Art.2.TS.4
Art.2.TS.5
Art.2.TS.6
Art.2.TS.7
Art.2.TS.8
Art.2.TS.9
Art.2.TS.10
Art.2.TS.11
- Norme generali - Tubazioni in acciaio zincato senza saldatura uni 8863 - Tubazioni in rame - Impianti adduzione gas - Materiali ferrosi zincati - Serrande tagliafuoco
- Segnaletica di sicurezza - Estintori
- Impianti elettrici
- Quadri elettrici
- Identificazione apparecchiature
3
3
4
4
5
5
6
6
6
7
7
CAPO II –IMPIANTI TECNOLOGICI - QUALITA' E PROVENIENZA DEI MATERIALI. MODO
DI ESECUZIONE E DI VALUTAZIONE DEI LAVORI.
8
Art.2.TS.12
Art.2.TS.13
Art.2.TS.14
Art.2.TS.15
Art.2.TS.16
Art.2.TS.17
Art.2.TS.18
- Norme e criteri generali
- Qualità e provenienza dei materiali
- Parti di impianto dismesse o sostituite - materiali di risulta
- Rapporti con gli appaltatori
- Consegna degli impianti all'amministrazione appaltante
- Collaudo funzionale degli impianti
- Norme di misurazione e contabilizzazione
8
9
10
10
10
10
11
CAPO III –IMPIANTI TECNOLOGICI -VERIFICHE E PROVE PRELIMINARI
12
Art.2.TS.19
Art.2.TS.20
Art.2.TS.21
Art.2.TS.22
Art.2.TS.23
Art.2.TS.24
Art.2.TS.25
Art.2.TS.26
Art.2.TS.27
Art.2.TS.28
Art.2.TS.29
Art.2.TS.30
Art.2.TS.31
12
12
14
14
14
14
15
15
15
15
17
17
17
- Generalità
- Modalità di collaudo
- Provvedimenti contro la trasmissione di vibrazioni
- Livello di pressione sonora
- Strumentazione, modalità e criteri di misura
- Modalità generali di misura del rumore interno
- Rumore di fondo
- Limiti di accettabilità del livello sonoro
- Misure antiacustiche
- Prova di tenuta idraulica delle reti di distribuzione
- Prova di tenuta della rete gas
- Prova delle linee e delle apparecchiature elettriche
- Verifiche delle emissioni di rumore
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CSA – Parte prima
CAPO I - IMPIANTI TECNOLOGICI - PRESCRIZIONI ESECUTIVE E
CARATTERISTICHE TECNICHE
Art.2.TS.1
- Norme generali Per norma generale, nell'esecuzione dei lavori, l'Impresa dovrà attenersi alle migliori regole dell'arte, nonché alle
prescrizioni che qui di seguito vengono date per le principali categorie di lavori.
Per tutte quelle categorie di lavori per le quali non si trovino nel presente Capitolato Speciale prescritte speciali
norme, l'Impresa dovrà seguire i migliori procedimenti tecnici, attenendosi agli ordini che verranno impartiti dalla
DL. all'atto esecutivo.
Tutti i materiali, i componenti e gli impianti dovranno essere conformi a leggi, sistemi di unificazione, ordinanze e
regolamenti emanati dalle Autorità competenti, e dovranno essere posti in opera e/o dati funzionanti come
raccomandato dal produttore.
Art.2.TS.2
- Tubazioni in acciaio zincato senza saldatura uni 8863 Generalità. Prima di essere posti in opera tutti i tubi dovranno essere accuratamente puliti ed inoltre, in fase di
montaggio, le loro estremità libere dovranno essere protette per evitare l'intromissione accidentale di materiali
che potrebbero in seguito provocare la ostruzione. Tutte le tubazioni dovranno essere montate in maniera da
permettere la libera dilatazione senza il pericolo che possano lesionarsi o danneggiare le strutture di ancoraggio
prevedendo, nel caso, l'interposizione di idonei giunti di dilatazione atti ad assorbire le sollecitazioni termiche.
Ubicazione: Le tubazioni interrate dovranno essere alloggiate entro apposite canalette con coperchio di chiusura,
di tipo prefabbricato in cemento o laterizio e dovranno correre distanziate dalle loro pareti mediante appositi
supporti metallici. I cunicoli dovranno essere aerati alle loro estremità. Le tubazioni correnti all'interno dei
fabbricati dovranno essere montate in vista salvo che, per ragioni di ordine estetico, nel Capitolato Speciale non
sia richiesta la loro installazione sotto traccia. Qualora per il passaggio delle tubazioni fosse necessario eseguire
fori attraverso strutture portanti, detti lavori potranno essere eseguiti soltanto dopo averne ricevuto autorizzazione
scritta dal responsabile delle opere strutturali o della Direzione Lavori. Nei tratti orizzontali le tubazioni dovranno
avere una adeguata pendenza verso i punti di spurgo. Tutti i punti della rete di distribuzione dell'acqua che non
possano sfogare l'aria direttamente nell'atmosfera, dovranno essere dotati di barilotti a fondi bombati, realizzati
con tronchi di tubo delle medesime caratteristiche di quelli impiegati per la costruzione della corrispondente rete,
muniti in alto di valvola di sfogo dell'aria, intercettabile mediante valvola a sfera. Se il tubo è in traccia, va fissato
al muro per evitare eventuali movimenti che danneggerebbero l'intonaco. I tubi saranno giuntati mediante
raccordi in ghisa molle zincata a cuore bianco a vite e manicotto oppure mediante flange. Per le giunzioni fra i
tubi di differente diametro varranno le prescrizioni riportate precedentemente.
Intercettabilità: Le colonne verticali, sia in partenza che in arrivo nei circuiti di distribuzione dell'acqua dovranno
essere singolarmente intercettabili e munite di rubinetto di scarico, salvo diverse disposizioni del Capitolato
Speciale. Le flange dovranno essere dimensionate per una pressione di esercizio non inferiore ad una volta e
mezza la pressione di esercizio dell'impianto. Non sarà in ogni caso ammesso l'impiego di flange con pressione
inferiore a 5.9 bar (PN6). Le giunzioni fra tubi di differente diametro dovranno essere effettuate mediante idonei
raccordi conici non essendo permesso l'innesto diretto di un tubo di diametro inferiore entro quello di diametro
maggiore. Le tubazioni verticali potranno avere raccordi assiali o, nel caso si voglia evitare un troppo accentuato
distacco dei tubi delle strutture di sostegno, raccordi eccentrici con allineamento su una generatrice. I raccordi
per le giunzioni orizzontali saranno sempre del tipo eccentrico con allineamento sulla generatrice superiore per
evitare la formazione di sacche di aria. I giunti dovranno essere dimensionati per una pressione di esercizio non
inferiore ad una volta e mezzo la pressione di esercizio dell'impianto. Non sarà in ogni caso ammesso l'impiego
di giunti con pressione di esercizio inferiore a 5.9 bar (PN6). Le tubazioni che debbono essere collegate ad
apparecchiature che possono trasmettere vibrazioni all'impianto dovranno essere montate con l'interposizione di
idonei giunti elastici antivibranti. Per le tubazioni che convogliano acqua, i giunti saranno del tipo sferico in
gomma naturale o sintetica, adatta per resistere alla massima temperatura di funzionamento dell'impianto,
muniti di attacchi a flangia. Per le tubazioni che convoglieranno aria compressa, olii combustibili e fluidi
frigoriferi alogeni, i giunti saranno eseguiti in tubo flessibile metallico ondulato con calza esterna di protezione a
treccia, muniti di raccordi a flangia. Giunzioni fra tubi di ferro e tubi di rame dovranno essere realizzate mediante
raccordi in ottone e bronzo, evitando il contatto diretto rame-ferro.
Cambiamenti di direzione : Per i cambiamenti di direzione verranno utilizzati curve prefabbricate, montate
mediante saldatura o raccordi a vite e manicotto o mediante flange. Per piccoli diametri, inferiori ad 1"1/2 e fino
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CSA – Parte prima
ad 1", saranno ammesse curve ottenute mediante piegatura a freddo.
Derivazioni: Verranno eseguite utilizzando raccordi filettati. I raccordi saranno posizionati in maniera che il loro
verso sia concordante con la direzione di convogliamento dei fluidi.
Supporti: I punti di sostegno intermedi fra i punti fissi dovranno permettere il libero scorrimento del tubo e nel
caso di giunti assiali le guide non dovranno permettere alla tubazione degli spostamenti disassati che potrebbero
danneggiare i giunti stessi. I supporti per le tubazioni verticali se in vista saranno del tipo a collarino in due pezzi.
Per le tubazioni orizzontali i supporti saranno eseguiti con mensola di acciaio e rulli di scorrimento. La distanza
fra i supporti dovrà essere calcolata in funzione sia del diametro della tubazione sostenuta che della sua
pendenza al fine di evitare la formazione di sacche dovute all'inflessione della tubazione stessa (vedi tabella 1).
Per le tubazioni di convogliamento del gas i supporti dovranno essere posti ad una distanza non superiore a 2.5
m per i diametri fino a 1" e non superiore a 3.0 m per i diametri maggiori. Le tubazioni nelle vicinanze dei punti di
attacco dovranno essere sostenute da supporti rigidi.
- Distanza massima dei supporti per tubazioni di ferro zincato.** TABELLA 1 **
Diametro esterno
Interasse appoggi
mm
cm
da 17,2 a 21,3
180
da 26,9 a 33,7
230
da 42,4 a 48,3
270
da 54,0 a 57,0
300
da 60,3 a 70,0
330
da 76,1 a 88,9
370
da 101,6 a 108,8
400
da 114,3 a 133,3
450
da 139,7 a 159,0
480
da 168,3 a 193,7
530
da 219,1 a 244,5
600
oltre 273,0
650
Tutte le tubazioni in ferro zincato, compresi gli staffaggi, dovranno essere pulite dopo il montaggio e prima
dell'eventuale rivestimento isolante. Le tubazioni interrate correnti in canalette e quelle correnti all'esterno degli
edifici saranno inoltre protette con una mano di vernice bituminosa. Tutte le tubazioni dovranno essere
contraddistinte da apposite targhette che indichino il circuito di appartenenza, la natura del fluido convogliato e la
sua direzione di flusso. La natura dei fluidi convogliati sarà convenzionalmente indicata mediante apposizione sul
perimetro delle tubazioni di una striscia colorata dell'altezza di cinque centimetri.
I colori distintivi saranno quelli indicati nella seguente tabella:
- Acqua fredda
verde
- Acqua calda
rosso
- Acqua surriscaldata
grigio-argento
- Vapore acqueo
grigio-argento
- Aria compressa
arancione
- Olii combustibili
marrone
- Gas giallo
Il senso di flusso del fluido trasportato sarà indicato mediante una freccia situata in prossimità del colore
distintivo di base. Le tubazioni non in vista ma correnti internamente alle murature saranno sempre coibentate.
Art.2.TS.3
- Tubazioni in rame Le tubazioni in rame dovranno essere del tipo UNI EN 1057 serie pesante, nude o rivestite con guaina in PVC
estruso a configurazione stellare nella parte interna. Lo spessore non dovrà essere inferiore a mm 1. I giunti
saranno realizzati con raccordi meccanici o con saldatura con lega di argento, previa pulitura delle estremità da
saldare. Sono vietate saldature nei tratti sotto pavimento. Le tubazioni devono inoltre essere rivestite con
manicotti isolanti con spessori conformi alle prescrizioni del DPR 412/93.
Art.2.TS.4
- Impianti adduzione gas Si intende per impianti di adduzione del gas l'insieme di dispositivi, tubazioni, ecc. che servono a fornire il gas agli
apparecchi utilizzatori (cucine, scaldacqua, bruciatori di caldaie, ecc.).
In conformità alla legge n. 46 del 5 marzo 1990, gli impianti di adduzione del gas devono rispondere alle regole di
buona tecnica; le norme UNI sono considerate norme di buona tecnica.
Il Direttore dei lavori ai fini della loro accettazione procederà come segue:
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CSA – Parte prima
verificherà l'insieme dell'impianto a livello di progetto per accertarsi che vi sia la dichiarazione di conformità alla
legislazione antincendi (legge 818 e circolari esplicative) ed alla legislazione di sicurezza (legge n. 1083 del 6
dicembre 1971 e legge n. 46 del 5 marzo 1990);
Per il rispetto della legge 1083 si devono adottare e rispettare tutte le norme UNI che i decreti ministeriali hanno
reso vincolanti ai fini del rispetto della legge stessa.
verificherà che la componentistica approvvigionata in cantiere risponda alle norme UNI-CIG rese vincolanti dai
decreti ministeriali emanati in applicazione della legge 1083 e della legge 46 e per la componentistica non
soggetta a decreto la sua rispondenza alle norme UNI; questa verifica sarà effettuata su campioni prelevati in
sito ed eseguendo prove (anche parziali) oppure richiedendo un attestato di conformità dei componenti e/o
materiali alle norme UNI.
Per alcuni componenti la presentazione della dichiarazione di conformità è resa obbligatoria dai precitati decreti e
può essere sostituita dai marchi IMQ e/o UNI-CIG.
verificherà in corso d'opera ed a fine opera che vengano eseguiti i controlli ed i collaudi di tenuta, pressione, ecc.
previsti dalla legislazione antincendio e dalle norme tecniche rese vincolanti con i decreti precitati.
Art.2.TS.5
- Materiali ferrosi zincati Tutti i manufatti ferrosi zincati (zanche, staffe, supporti, ecc.) da impiegare per la esecuzione delle opere,
dovranno essere sottoposti a zincatura per immersione a caldo con procedimento sendzimir. Le tolleranze di
spessore e di massa dello zinco, per gli accessori metallici ricavati da lamiere zincate, sono indicate nella Norma
di Unificazione UNI 5753 - "Prodotti finiti piatti di acciaio non legato, rivestiti. Lamiere sottili e nastri larghi di
spessore inferiore a 3 mm zincati i continuo per immersione a caldo". Le tolleranze di spessori e di massa dello
zinco per accessori di acciaio aventi spessore superiore a mm 5, devono essere conformi alla Norma di
Unificazione UNI 5744 - "Rivestimenti metallici protettivi applicati a caldo. Rivestimenti di zinco ottenuti per
immersione su oggetti diversi fabbricati in materiale ferroso". Saranno realizzati come previsto in progetto e/o
indicato dalla D.L. Verrà verificato il completo ricoprimento della zincatura, la rispondenza ai disegni di progetto,
ove esistenti, od a quelli di officina realizzati dall'Appaltatore.
Art.2.TS.6
- Serrande tagliafuoco
Sono previste ovunque sia necessario attraversare con i canali solette o pareti tagliafuoco, dove indicato degli
elaborati progettuali o comunque ove richiesto dai VV.F.
Sono del tipo per installazione a parete o a canale, costituite da un involucro e accessori di funzionamento in
lamiera zincata, complete di serrande automatiche di chiusura, battute angolari inferiore e superiore, movimento
di sgancio termico tramite comando a distanza o fusibile a 72 °C, microinterruttori di segnalazione e motori
servocomandati per il riarmo in caso di intervento.
Tutte le apparecchiature saranno collegate all’impianto di rivelazione incendi ed al sistema di supervisione.
Il posizionamento delle serrande deve essere evidenziato sui pannelli del controsoffitto per la loro immediata
individuazione.
Sarà rilasciato un certificato di omologazione valido ai fini del rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi da
parte del locale Comando dei Vigili del Fuoco.
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CSA – Parte prima
Art.2.TS.7
- Segnaletica di sicurezza I cartelli segnaletici dovranno essere realizzati rispettando rigorosamente quanto previsto nel D.Lgs. 493/96 e
nelle norme UNI da 7543 a 7547 nonché ogni altra segnaletica richiesta dalla normativa in vigore o da
disposizioni di Enti o Organi di controllo; tale segnaletica dovrà essere di tipo metallico, con indicazione chiara e
permanente del messaggio e fissata in posizione tale da essere facilmente visibile.
Al fine dei sistemi antincendio dovrà esser installata la seguente segnaletica, a muro o a bandiera in funzione
della sua visibilità:
indicazione di estintore;
indicazione di idrante;
indicazione dell’ubicazione degli interruttori generali elettrici e gas metano;
valvole di intercettazione gas medicali.
Targhette indicatrici
Ogni apparecchio, circuito, valvola o saracinesca, ecc. dovrà essere corredato da targhetta indicatrice metallica
stampata (con colore e riferimento precisati alla D.L.) e fissata sulla stessa con supporto metallico. Per tutte le
apparecchiature citate nei disegni del "come eseguito" si utilizzerà, quindi, il riferimento e la denominazione
riportate sulle targhette installate.
Fasce di riconoscimento servizi
Tutte le tubazioni saranno contraddistinte ogni 3 m o dove necessario, da fascette colorate atte ad individuare il
servizio ed il senso del fluido trasportato. La colorazione e la simbologia saranno adottate in accordo con la D.L.
In generale si rispetterà quanto prescritto dalla Norma UNI 5364. Occorrerà prevedere in tutte le centrali
apposite tabelle che consentano di individuare il codice di colori per gli opportuni riferimenti.
Schemi funzionali
Nella centrale termica, nel locale pompe, e nei vani tecnici dovrà essere montato uno schema funzionale degli
impianti installati, racchiuso in una cornice in vetro e ubicato in una posizione tale da consentirne la facile e
completa lettura da parte del personale preposto alla gestione e al controllo delle apparecchiature.
Art.2.TS.8
- Estintori
I mezzi antincendio mobili sono costituiti da estintori portatili di la capacità di carica di 9 kg con capacità
estinguente non inferiore a 21A 89 B. La loro ubicazione consente di coprire per ogni estintore un'area di 200
mq. Devono esser segnalati da apposita targhetta.
Art.2.TS.9
- Impianti elettrici
L'impianto elettrico comprende la fornitura e l'installazione dei quadri elettrici di comando e manovra nonchè delle
linee dai quadri ai motori, sonde, ecc. con esecuzione secondo le norme CEI.
Tutti i materiali e gli apparecchi impiegati negli impianti elettrici dovranno essere costruiti in modo da essere
adatti all'ambiente in cui sono installati e da resistere a tutte quelle azioni meccaniche, chimiche o termiche alle
quali potranno essere sottoposti durante l'esercizio.
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CSA – Parte prima
Tutti i materiali dovranno essere rispondenti alle norme CEI UNEL; in particolare i materiali e gli apparecchi per i
quali è prevista la concessione del marchio dovranno essere muniti del marchio stesso.
I cavi avranno grado di isolamento non inferiore a 3, saranno adatti all'ambiente umido, avranno sezione tale da
rispettare le sollecitazioni termiche e comunque non inferiori a 1,5 mmq. Tubi o canaline saranno in PVC rigido
montato a vista, secondo le tabelle UNEL. Il quadro elettrico generale sarà del tipo ad armadio con portella
apribile montata su cerniera con lamiera verniciata a fuoco. L'interruttore generale di quadro sarà del tipo
magnetotermico differenziale a bassa sensibilità.
Fusibili, relè termici, teleruttori, contattori, trasformatori, interruttori di manovra dovranno essere di prima marca,
conformi alle normative vigenti, con caratteristiche tali da garantire la massima funzionalità dell'impianto.
Art.2.TS.10
- Quadri elettrici
I quadri elettrici contenenti gli organi di protezione, manovra, comando, segnalazioni, dovranno essere eseguiti in
lamiera verniciata a fuoco completamente chiusi su ogni lato, accessibili anteriormente, con interruttore generale
di sezionamento e valvole di protezione con portelle sul fronte per ogni sezione, chiusura a chiave. La linea di
arrivo dovrà fare capo direttamente ai morsetti isolati dall'interruttore generale.
Targhette di indicazione incise dovranno essere applicate sia all'interno che all'esterno dei quadri.
Dovranno essere realizzati in conformità alle norme CEI. 17-13
Art.2.TS.11
- Identificazione apparecchiature
Tutte le apparecchiature, le valvole, le serrande, le pompe, ecc. dovranno essere numerate e denominate per
una facile comprensione ed esercenza dell'impianto.
La Ditta Installatrice dovrà quindi fornire apposite targhette da applicare in corrispondenza di ogni componente
dell'impianto. Su apposito elenco la Ditta Installatrice dovrà riportare la posizione e la funzione di ogni elemento
di comando, controllo e sicurezza.
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CSA – Parte prima
CAPO II –IMPIANTI TECNOLOGICI - QUALITA' E PROVENIENZA DEI MATERIALI.
MODO DI ESECUZIONE E DI VALUTAZIONE DEI LAVORI.
Art.2.TS.12
- Norme e criteri generali
Oltre ad essere conformi alle prescrizioni riportate nel presente Capitolato e negli altri documenti contrattuali, tutti
i materiali e gli impianti dovranno essere forniti ed eseguiti con il più rigoroso rispetto delle Leggi e delle Norme
Ufficiali emanate o emanande, vigenti all'atto dell'esecuzione dei lavori e riguardanti l'oggetto dell'Appalto; si
citano in particolare le seguenti, da intendersi integrate dai rispettivi regolamenti, supplementi, varianti, appendici
ed aggiornamenti:
D.M. del 01.12.1975:
Norme di sicurezza per apparecchi contenenti liquidi caldi sotto pressione
e relativa raccolta R dell’ISPESL.
Legge n. 10 del 09.01.1991:
Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso
dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rigenerabili di energia e successivi decreti
attuativi.
D.P.R. n.412 del 26.08.1993:
Regolamento di attuazione della Legge n.10/1991.
D.P.R. n.1391 del 22.12.1970:
Regolamento per l'esecuzione della Legge 13 luglio 1966, recante
provvedimenti contro l'inquinamento atmosferico, limitatamente al settore degli impianti termico
Circ.Min.n.73 del 29/07/1971:
Norme di sicurezza per gli impianti termici funzionanti a combustibile
liquido.
R.D.L. n. 1331 del 09.07.1926 - R.D. n. 824 del 12.05.1927 e successive modifiche ed integrazioni.
D.P.R. n.547 del 25.04.1955:
Norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
D.L. n. 626 del 19.09.1994
Attuazione delle direttive comunitarie riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
D.L. n.242 - 19 /3/1996
Modifiche ed integrazioni al D.L. n.626/94.
Legge n. 1083 - 06/12/1971:
Norme per la sicurezza dell'impiego del gas combustibile – osservanza
alle Norme UNI CIG.
DM 12/04/96:
Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi.
Norme UNI
Norme UNI-CIG
Legge n.186 del 01.03.1968: Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari,
installazioni ed impianti elettrici ed elettronici.
Legge n. 46 del 05.03.1990: Norme per la sicurezza degli impianti.
D.P.R. n.447 del 06.12.1991:
Regolamento di attuazione della Legge 46/90
D.M. 20.02.1992
Approvazione modello di dichiarazione di conformità
Norme CEI
Impianti elettrici negli edifici civili;
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione ed incendio.
Impianti elettrici utilizzatori a tensione non superiore a 1000V in corrente alternata o a 1500V in corrente
continua;
Normative I.S.P.E.S.L. (ex A.N.C.C.)
Disposizioni del Ministero dell'Interno e dei Vigili del Fuoco.
Prescrizioni U.S.L.
In relazione all'attuale frequente emanazione di nuove Leggi e Norme o di varianti a Leggi e Norme preesistenti,
riguardanti l'oggetto dell'Appalto, l'Appaltatore dovrà farsi parte diligente nel verificare, all'atto dell'esecuzione dei
lavori, se da eventuali nuove disposizioni emanate successivamente alla data del progetto derivino varianti a
quanto previsto nel progetto medesimo, evidenziando tali varianti alla Direzione Lavori.
Sono a carico dell'Appaltatore l'espletamento di tutte le pratiche per l'ottenimento del nullaosta dell'I.S.P.E.S.L.
(denuncia dell'impianto, relazione tecnica, richiesta di collaudo) e per l'ottenimento del Certificato di Prevenzione
Incendi da parte dei Vigili del Fuoco (limitatamente a quanto riguarda gli impianti oggetto dell'Appalto), nonché'
l'assistenza ai relativi collaudi.
Tutte le pratiche dovranno essere inoltrate ed avviate bene in tempo, prima dell'ultimazione dei lavori.
Tutte le eventuali modifiche o aggiunte che dovessero essere fatte agli impianti per ottenere i predetti nullaosta, o
per ottemperare alle prescrizioni degli Enti preposti, o comunque per rendere gli impianti assolutamente conformi
a tutte le normative su' menzionate, saranno completamente a carico dell'Appaltatore che, al riguardo, non potrà
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avanzare alcuna pretesa d'indennizzo o di maggiore compenso, ma anzi dovrà provvedere ad eseguirle con la
massima sollecitudine, anche se nel frattempo fosse già stato emesso il certificato di ultimazione dei lavori.
E' a carico dell'Appaltatore altresì la fornitura alla Stazione Appaltante di tutti gli elementi necessari per la
compilazione del libretto di centrale, richiesto dal D.P.R. n.412/93.
L'esecuzione di tutti i lavori, sia a misura che a corpo dovrà avvenire con la massima diligenza e precisione,
seguendo scrupolosamente quanto indicato nei disegni di progetto ed osservando le prescrizioni che verranno
impartite di volta in volta dalla Direzione Lavori.
L'Appaltatore è contrattualmente responsabile della perfetta rispondenza di quanto eseguito ai dati tecnici stabiliti
in sede di progetto ed alle indicazioni impartite in fase esecutiva dalla Direzione Lavori, e dovrà provvedere a sue
spese alla demolizione o sostituzione di quanto risultasse non conforme.
In particolare sarà cura dell'Appaltatore, procurarsi presso la Direzione Lavori tutti i dati costruttivi, le misure e gli
ordini particolari, in base ai quali eseguire i tracciamenti delle opere sottoponendoli, non appena eseguiti, alla
Direzione Lavori per il necessario controllo.
Pur essendo i tracciamenti stati verificati dalla Direzione Lavori, l'Appaltatore resterà responsabile della esattezza
dei medesimi e sarà quindi obbligato a demolire e rifare a sue spese quelle opere che non dovessero risultare
eseguite conformemente ai disegni del progetto ed alle prescrizioni impartite in fase esecutiva.
Gli impianti dovranno essere realizzati, oltre che secondo le prescrizioni esplicitamente richiamate dal presente
Capitolato, anche secondo le buone regole dell'arte, intendendosi con tale denominazione tutte le norme più o
meno codificate di corretta esecuzione dei lavori; ad esempio tutte le rampe di tubazioni dovranno avere gli assi
allineati, i collettori dovranno avere gli attacchi raccordati e gli assi dei volantini delle valvole d'esclusione delle
linee in partenza e/o arrivo dovranno essere allineati, tutti i rubinetti di sfiato di tubazioni o serbatoi dovranno
essere in posizione facilmente accessibile, senza necessità d'uso di scale o altro, tutti i serbatoi, le pompe, le
apparecchiature di regolazione, i collettori e le varie tubazioni in arrivo/partenza dovranno essere provvisti di
targa d'identificazione in plexiglas, con tutte le indicazioni necessarie (circuito, portata, prevalenza, capacità), e
così via.
Art.2.TS.13
- Qualità e provenienza dei materiali
Nel seguito sono esposte alcune caratteristiche generali richieste per i materiali occorrenti per la costruzione
delle opere; altre e più specifiche caratteristiche richieste per i suddetti componenti sono riportate nelle rispettive
voci dell'allegato Elenco Prezzi.
Tutti i materiali in questione, oltre a soddisfare alle caratteristiche richieste dal presente Capitolato e dai relativi
allegati, dovranno essere riconosciuti idonei dalla Direzione Lavori.
Su richiesta della D.L., l'Appaltatore, entro 30 giorni dalla data di stipulazione del contratto o comunque almeno
10 giorni prima del loro impiego, presenterà il campionario dei materiali che intende utilizzare, affinché siano
sottoposti alle prove e verifiche ritenute necessarie: prove e verifiche che saranno sempre a totale carico
dell'Appaltatore e potranno essere ripetute anche per materiali della stessa specie e provenienza ogni qualvolta
la Direzione Lavori lo riterrà opportuno.
I materiali non ritenuti idonei saranno rifiutati e dovranno essere allontanati immediatamente dal cantiere senza
diritto ed alcun compenso.
L'accettazione da parte della Direzione Lavori non solleva in alcun modo l'Appaltatore dalle sue responsabilità ai
fini della perfetta esecuzione del lavoro.
Tutti i materiali impiegati dovranno essere nuovi, della migliore qualità, lavorati a perfetta regola d'arte, e
corrispondenti al servizio a cui sono destinati.
Tutti i dispositivi di sicurezza, protezione e controllo richiesti dal D.M. 1.12.1975 e successive specificazioni
tecniche ISPESL dovranno essere di tipo omologato e/o dotati dei prescritti certificati di collaudo.
Tutti i componenti di produzione, distribuzione ed utilizzazione del calore dovranno essere omologati (o provvisti
della conformità dei componenti ai prototipi omologati) secondo le prescrizioni della Legge n. 10/91 e del relativo
regolamento di applicazione; tali certificati dovranno essere forniti dall'Appaltatore alla D.L.
Tutti i materiali isolati impiegati per tubazioni convoglianti fluidi caldi dovranno essere conformi come
caratteristiche e come spessori alle prescrizioni della Legge n.10/91 e del relativo regolamento di esecuzione.
Tale rispondenza dovrà essere documentata dai certificati di accertamento di laboratorio (conduttività termica,
stabilità dimensionale e funzionale e comportamento al fuoco) che l'Appaltatore dovrà fornire alla D.L.Tutti i serbatoi, i recipienti in pressione e le apparecchiature soggetti a collaudo o ad omologazione I.S.P.E.S.L.
(certificati, libretti, ecc.).
Tutti i componenti elettrici per i quali è previsto il regime del marchio di qualità (I.M.Q.) dovranno essere provvisti
di detto marchio.
Tutti i componenti e gli apparecchi per i quali, al momento della stipula del contratto d’appalto, siano state
recepite le direttive comunitarie relative alla marchiatura CE dovranno essere provviste di tale marchio.
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Si precisa che, ove nella descrizione delle voci dell'allegato Elenco Prezzi sono indicati marca e tipo delle
apparecchiature e dei materiali, ciò è fatto a titolo esemplificativo e non limitativo, intendendo cioè individuare un
possibile prodotto di mercato corrispondente alle caratteristiche richieste ed allo standard di qualità minimo al di
sotto del quale l'Amministrazione non intende scendere.
L'Appaltatore potrà pertanto proporre anche apparecchiature e materiali di marca e tipo diverso, purché' aventi
requisiti in tutto conformi a quanto richiesto, che in ogni caso la D.L. si riserva di accettare o meno a suo
insindacabile giudizio, tenuto conto in special modo della necessità dell'Amministrazione di unificare e
standardizzare il più possibile la tipologia dei componenti per evidenti ragioni di manutenzione e di gestione
ricambi, e considerata l'ovvia esigenza di ben determinati materiali ed apparecchiature nei casi dove occorra, per
sostituzioni od aggiunte, impiegare componenti uguali a quelli esistenti.
Art.2.TS.14
- Parti di impianto dismesse o sostituite - materiali di risulta
Tutte le parti di impianto esistente dismesse, sostituite o comunque non riutilizzate dovranno essere rimosse,
salvo quelle tubazioni sottotraccia che la DL. ritenesse di poter lasciare in sito.
Per quanto riguarda i materiali di risulta, la DL. preciserà di volta in volta quali componenti l'Amministrazione
intenda recuperare; l'Appaltatore e' tenuto ad effettuarne lo smontaggio e l'accantonamento con la necessaria
cura e a provvedere al trasporto degli stessi nei luoghi di deposito che gli saranno indicati.
L'Appaltatore provvederà inoltre a trasportare a pubblica discarica o comunque ad allontanare dal Cantiere i
materiali per i quali non e' previsto il recupero.
Art.2.TS.15
- Rapporti con gli appaltatori
Durante l'esecuzione dei lavori dovrà fornire alle altre imprese interessate, per le parti di sua competenza che
abbiano attinenza con l'esecuzione dei lavori a cura di dette imprese, tutte le indicazioni necessarie ed i
chiarimenti che gli verranno richiesti, controllando mediante suoi incaricati che l'esecuzione sia fatta secondo le
sue esigenze, ed intervenendo tempestivamente in caso negativo.
In particolare l'Appaltatore dovrà prendere accordi tempestivi e continuati, per il perfetto inserimento ed
adattamento dell'impianto nel fabbricato, non soltanto con la Direzione Lavori, ma anche con le Imprese
incaricate dell'esecuzione delle opere murarie e degli altri impianti, fornendo a quelle la necessaria assistenza
tecnica ove si manifestasse indispensabile, così da evitare rotture, rifacimenti, ecc., con conseguenti perdite di
tempo e ritardi; se si dovessero riscontrare inconvenienti di tal genere, che la Direzione Lavori giudicasse dovuti
a colpa o incuria dell'Impresa aggiudicataria del presente Appalto, essi saranno posti a suo completo carico.
Art.2.TS.16
- Consegna degli impianti all'amministrazione appaltante
Per ogni partita di lavori, la consegna degli impianti alla Stazione Appaltante avverrà dopo il completamento della
partita interessata, subordinatamente alla fornitura da parte dell'Appaltatore di tutta la documentazione
necessaria (disegni finali, norme di conduzione degli impianti stessi, ecc.) richiesta dalla vigente normativa.
Della consegna degli impianti verrà redatto apposito verbale; qualora, per cause imputabili all'Appaltatore, la
consegna dovesse subire ritardi, trascorsi due mesi dal completamento della partita interessata
l'Amministrazione Appaltante si riserva la facoltà di imporre all'Appaltatore di mettere in funzione gli impianti
(qualora non già in funzione), rimanendone però esso unico responsabile, e con la conduzione e manutenzione
totale (ordinaria e straordinaria), esclusi i soli consumi di energia, a completo carico dell'Appaltatore stesso fino a
quando sarà possibile la consegna ufficiale.
Nulla e a nessun titolo potrà essere richiesto dall'Appaltatore per tali prestazioni, anche se fossero necessarie in
ore notturne e/o festive.
La presa in consegna degli impianti da parte dell'Amministratore Appaltante non costituisce comunque
accettazione degli impianti medesimi, restando quest'ultima subordinata all'esito favorevole degli ulteriori
accertamenti eseguiti nel corso del rilascio del Certificato di collaudo o di regolare esecuzione.
Art.2.TS.17
- Collaudo funzionale degli impianti
Il collaudo definitivo degli impianti meccanici deve iniziare entro il termine stabilito dal Capitolato Speciale
d'Appalto ed, in difetto, non oltre sei mesi dalla data del certificato di ultimazione dei lavori.
In particolare il collaudo funzionale degli impianti termici sarà eseguito durante la prima stagione invernale
successiva all'ultimazione dei lavori ed avrà lo scopo di accertare il perfetto funzionamento degli impianti
medesimi.
L'inizio delle operazioni di collaudo funzionale dovrà avvenire non prima che sia trascorso un periodo di due mesi
di regolare funzionamento degli impianti.
Il collaudo sarà eseguito conformemente alla Norma UNI 8852 punto 5 e specificatamente:
punto 5.1
modalità generali
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punto 5.2
collaudo e grandezze oggetto di misurazione
punto 5.3
collaudo e modalità di esecuzione
punto5.4
omogeneità delle temperature negli ambienti.
Il collaudo definitivo dovrà accertare che gli impianti ed i lavori, per quanto riguarda i materiali impiegati,
l'esecuzione e la funzionalità, siano in tutto corrispondenti a quanto precisato nel Capitolato Speciale d'Appalto,
tenuto conto di eventuali modifiche concordate in sede di aggiudicazione dell'appalto stesso.
Ad impianto ultimato si deve provvedere alle seguenti verifiche di collaudo:
rispondenza alle disposizioni di Legge;
rispondenza alle prescrizioni dei VV.F.;
rispondenza a prescrizioni particolari concordate in sede di offerta;
rispondenza alle norme UNI-CTI relative al tipo di impianto, come di seguito descritto.
In particolare, nel collaudo definitivo dovranno effettuarsi le seguenti verifiche:
che siano osservate le norme tecniche generali;
che gli impianti ed i lavori siano corrispondenti a tutte le richieste e preventive indicazioni, inerenti lo specifico
appalto, precisato dall'Amministrazione appaltante nella lettera d'invito alla gara o nel disciplinare tecnico a
base della gara, purché risultino confermate nel progetto offerta della Ditta aggiudicataria e purché non siano
state concordate delle modifiche in sede di aggiudicazione dell'appalto;
che gli impianti ed i lavori siano in tutto corrispondenti alle indicazioni contenute nel progetto - offerta, purché non
siano state concordate delle modifiche in sede di aggiudicazione dell'appalto;
che gli impianti ed i lavori corrispondono inoltre a tutte quelle eventuali modifiche concordate in sede di
aggiudicazione dell'appalto, di cui è detto ai precedenti commi b) e c);
che i materiali impiegati nell'esecuzione degli impianti, dei quali, siano stati presentati i campioni, siano
corrispondenti ai campioni stessi;
inoltre, nel collaudo definitivo dovranno ripetersi i controlli prescritti per la verifica provvisoria.
Anche del collaudo definitivo verrà redatto regolare verbale.
Deve essere eseguita una ispezione visiva per accertarsi che gli impianti siano realizzati nel rispetto delle
prescrizioni delle Norme tecniche specifiche e delle Norme particolari riferentesi all'impianto istallato.
Detto controllo deve accertare che il materiale che costituisce l'impianto sia conforme alle relative Norme, sia
stato scelto correttamente ed istallato in modo conforme alle prescrizioni impartite dalle normative e dal
costruttore e non presenti danni visibili che possano comprometterne la sicurezza.
Tra i controlli a vista devono essere effettuati i controlli relativi a presenza di adeguati dispositivi di sezionamento
ed intercettazione, identificazione dei circuiti, fornitura di schemi, cartelli ammonitori, identificazione di comandi e
sicurezze.
Inoltre è opportuno che questi esami inizino durante il corso dei lavori.
Art.2.TS.18
- Norme di misurazione e contabilizzazione
I lavori impiantistici possono essere appaltati “a corpo” o “a misura”.
Nel caso di appalto “a corpo” non si eseguono misurazioni delle opere eseguite e non si operano compensazioni
economiche per lavorazioni comprese in progetto in quantità difforme rispetto a quella indicata nel computo
metrico. Il computo metrico, infatti, non costituisce documento contrattuale e non può in alcun modo essere
invocato per supportare richieste economiche differenti dall’importo di contratto. Fatte salve, ovviamente, le
varianti richieste ad approvate dall’Amministrazione appaltante.
Nel caso di appalto “a misura” le quantità dei lavori vengono computate con metodi geometrici, a numero o a
peso a seconda dell'unità di misura indicata nell' Elenco Prezzi. La contabilizzazione dei lavori avviene
moltiplicando la quantità misurata per il prezzo unitario della singola voce.
A chiarimento ed integrazione di quanto disposto nelle descrizioni dell'elenco prezzi si riportano le seguenti
indicazioni:
a) sono comprese nei prezzi di elenco anche se non è stato descritto specificatamente tutte le assistenze
murarie relative alla posa dell'impianto comprendenti: l'apertura di tracce su muri e solai di qualunque natura; la
realizzazione di fori nelle murature; gli occorrenti materiali murari (malta, mattoni, zanche, tasselli, ecc.); lo
sgombero dei detriti, il ripristino e la chiusura delle tracce, i ponteggi esterni e interni per la durata dei lavori; per il
ponteggio interno è compreso anche l'eventuale innalzamento anche per la sola esecuzione della posa in opera;
la fornitura della forza motrice e la pulitura finale.
b) per i lavori computati con metodi geometrici (ml, mq, mc) verranno rilevate le dimensioni reali in opera, senza
tenere conto degli sfridi, compenetrazioni, sovrapposizioni od altro; nel caso di tubazioni, queste verranno
misurate in asse al netto degli organi interposti (diversamente da quanto previsto dalla normativa UNI di
riferimento); nel caso di scavi, questi verranno computati con riferimento alla larghezza della base a fondo scavo
e come eseguiti a pareti verticali;
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c) per i lavori computati a peso verrà rilevato il peso reale delle tubazioni in opera, senza tenere conto di sfridi,
staffaggi o altro; in caso di tubazioni, il peso verrà determinato moltiplicando lo sviluppo in lunghezza (misurato in
asse) moltiplicato il peso per metro di tubo desunto dalle rispettive tabelle di unificazione; analogamente dicasi
per profilati o lamiere per i quali non sia stata eseguita la pesatura e per i quali si intende sempre escluso il peso
degli staffaggi o altri componenti;
d) per quanto riguarda in particolare gli isolamenti termici, qualora il computo debba essere eseguito a superficie
saranno seguite le Norme UNI 6665:1988 "Metodi di misurazione per superfici coibentate".
Resta comunque inteso che per le norme di misurazione non riportate nel presente articolo o non specificate
negli articoli dell'Elenco Prezzi relativo agli impianti del presente C.S.A. si farà riferimento a quelle indicate nel
Capitolato Speciale d'Appalto delle opere murarie ed assimilate
CAPO III –IMPIANTI TECNOLOGICI -VERIFICHE E PROVE PRELIMINARI
Art.2.TS.19
- Generalità
Per le verifiche in corso d'opera e per quelle ad ultimazione dei lavori, la Ditta Appaltatrice è tenuta a mettere a
disposizione apparecchiature e strumenti di misura ed a fornire l'adatta manodopera senza poter perciò
pretendere compensi non esplicitamente specificati nella Descrizione delle Voci di Lavoro.
Le verifiche e le prove preliminari saranno eseguite dalla Direzione Lavori, in contraddittorio con la Ditta, e di
esse e dei risultati ottenuti si redigerà regolare verbale.
A giudizio insindacabile della Direzione Lavori, potranno venire prescritte alcune o tutte le prove richiamate nei
successivi articoli, al fine di garantire la funzionalità degli impianti ed il rispetto delle vigenti norme di legge, con
particolare riguardo alle disposizioni per la prevenzione degli infortuni.
Art.2.TS.20
- Modalità di collaudo
Per le operazioni di collaudo ci si avvarrà delle norme UNI vigenti e secondo la prEN 12599.
Le operazioni di collaudo e verifica saranno effettuate secondo le modalità previste per ogni singola componente
installata e riportate nella sezione tecnica corrispondente.
In ogni caso al collaudo dovranno essere eseguite almeno le operazioni generiche di seguito indicate.
Controlli preventivi da effettuare
a)
Impianto inattivo
vasi di espansione funzionanti e senza valvole di intercettazione
pressione dell'acqua sufficiente
elettropompe funzionanti e valvole dei circuiti aperte
siano correttamente configurati e programmati i regolatori di temperatura ambiente
le linee di scarico condensa siano correttamente collegate alla rete di scarico
b)
Impianto attivo
non vi siano perdite di acqua ad impianto funzionante sia dalle valvole che dagli altri organi
la rumorosità delle apparecchiature meccaniche rientri nelle prescrizioni.
Controlli funzionali
a)
Prima dell’avviamento
Regolazione temperatura
Verifica dei comandi e del loro effetto agendo lentamente sull’organo od organi di impostazione del valore
prescritto.
Regolazione progressiva con valvole servocomandate a movimento rotativo
Prima di alimentare il sistema, occorre una verifica manuale che le valvole ruotino senza resistenza o attriti
anormali; la verifica può considerarsi positiva dopo almeno 5 esecuzioni consecutive soddisfacenti nei due sensi.
Dopo aver alimentato il sistema, occorre una verifica della corretta risposta della valvola servocomandata (senso
ed ampiezza di rotazione, azione del fine corsa) alle opportune manipolazioni dell’organo di impostazione del
valore prescritto.
Verifica dell’assenza di trafilamenti attraverso gli organi di tenuta sullo stelo delle valvole.
Tutti i sistemi
Qualora sia previsto, predisposizione secondo la stagione, rispettivamente all’impiego estivo o a quello invernale.
Nel caso esista un orologio programmatore, verifica della messa ad orario, della marcia regolare e del corretto
intervento.
Regolazione progressiva con valvola servocomandata
Verifica della taratura in condizioni sostanzialmente di regime, come segue :
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CSA – Parte prima
termoregolazione d’ambiente : temperatura del locale pilota, da misurare a stabilità raggiunta; tolleranza 1°
C;
termoregolazione climatica : temperatura di mandata (o media mandata - ritorno nei sistemi con sonda di
mandata e ritorno), da misurare a stabilità raggiunta, e da confrontare con la temperatura esterna (da
misurare, pure in condizioni stabili, in prossimità della sonda corrispondente) secondo la curva
caratteristica impostata; tolleranza di 1° C di T ambiente di calcolo (vedere norme di omologazione).
Qualora la sonda esterna sia sensibile anche a sole e vento, la temperatura esterna deve essere
misurata in loro assenza.
Qualora siano previsti due o più regimi, la verifica si effettua per ciascuno di essi, commutandoli con il dispositivo
a ciò destinato nel funzionamento reale.
Ventilatori
All’inizio di ogni periodo di attività si deve controllare :
che la girante ruoti liberamente e non urti o strisci contro la cassa a spirale od altri eventuali oggetti in essa
penetrati;
che il senso di rotazione sia corretto.
Dopo ogni revisione e nel caso si presentino anomalie nella distribuzione dell’aria, occorre misurare le pressioni
all’aspirazione ed alla mandata, verificando l’eventuale difformità dai valori di progetto.
Filtri dell'aria
La verifica dei sistemi filtranti va effettuata all’avviamento dell’impianto mediante misure sulla qualità dell’aria; i
filtri di prova andranno sostituiti con filtri nuovi prima della consegna dell’impianto.
Collaudo in corso d’opera
Al termine dell'installazione si verificherà che siano eseguite dall'installatore e sottoscritte in una dichiarazione di
conformità, le operazioni di prelavaggio e di lavaggio prolungato. Detta dichiarazione riporterà inoltre i risultati del
collaudo (prove idrauliche, di erogazione, livello di rumore).Tutte le operazioni predette saranno condotte
secondo le norme sopra descritte. Al termine il Direttore dei lavori raccoglierà in un fascicolo i documenti
progettuali più significativi ai fini della successiva gestione e manutenzione (schemi dell'impianto, dettagli
costruttivi, schede di componenti con dati di targa, ecc.) nonché le istruzioni per la manutenzione rilasciate dai
produttori dei singoli componenti e dall'installatore (modalità operative e frequenza delle operazioni).
Collaudo finale
Le prove ed i collaudi dovranno essere eseguiti da parte del collaudatore (o in caso di collaudo ai fini della
consegna delle opere al Committente da parte di personale tecnico incaricato dallo stesso) in presenza del
Direttore Tecnico dell’Impresa e del Direttore dei Lavori. Da parte dell’Impresa, dovranno essere messi a
disposizione i mezzi e le apparecchiature per l’effettuazione delle prove stesse. L’emissione del certificato di
collaudo, sarà condizionata da parte della stazione Appaltante all’esito positivo del collaudo effettuato da parte
del professionista incaricato, dopo la comunicazione di fine lavori da parte dell’Appaltatore.
Ogni inadempienza o incongruenza segnalata dal collaudatore all’Amministrazione costituirà titolo di riserva a
carico dell’Appaltatore che dovrà provvedere immediatamente con mezzi propri alla risoluzione
dell’inadempienza a proprie spese.
L'emissione del certificato di collaudo tecnico - amministrativo, comunque non esime l’appaltatore dalle garanzie
in caso di inadeguato funzionamento dell’impianto che si dovesse riscontrare all’atto della messa in funzione
dello stesso nella prima stagione invernale successiva all’emissione del certificato di collaudo tecnico amministrativo.
Agli effetti del collaudo funzionale dell’impianto di climatizzazione, valgono le seguenti prescrizioni delle quali si
deve tener conto nell’esecuzione degli impianti stessi:
quale valore della temperatura esterna (-5 °C con vento a raffiche della velocità di 80 km/h in inverno e +31.5 + 1
°C con il 50% UR in estate) si deve assumere quello relativo alle ore sette del mattino nel periodo invernale e
quello alle ore 16 solari nel periodo estivo del giorno o dei singoli giorni del collaudo, a mezzo di termometro
posto a Nord dell’edificio e schermato in modo da non ricevere riflessi dall’edificio stesso, e dagli oggetti
circostanti. Qualora le visite di collaudo nel periodo invernale si dovessero effettuare in assenza di vento, agli
effetti del collaudo, si farà equivalere il fattore vento, ad un ulteriore abbassamento di 7° della temperatura
esterna. Qualora nel giorno del collaudo si verifichi una temperatura esterna superiore a + 5 °C nel periodo
invernale e inferiore a + 30 °C nel periodo estivo, il collaudo deve essere rinviato;
Le condizioni normali di regime dell’impianto di climatizzazione si intendono raggiunte, quando la temperatura dei
locali risulta indicata con una tolleranza di 1°C in più o in meno, controllato dalla Direzione Lavori in
contraddittorio con l’appaltatore
Quale temperatura nei locali si deve assumere quella relativa al centro degli stessi a metri 1.50 dal pavimento.
Misura delle portate d’aria indicate per ogni singolo locale o locali campione scelti dal Direttore dei Lavori o dal
collaudatore e verifica della rumorosità nelle stanze.
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CSA – Parte prima
Collaudo dell’impianto idrico antincendio con misura di portata e pressione per gli idranti più sfavoriti.
Collaudo dell’impianto idrico sanitario con verifica delle portate per il servizio più sfavorito e di altri servizi scelti a
campione in presenza della contemporaneità di utilizzo indicata.
Collaudo dell’impianto gas medicali secondo l’elenco delle prove previsto dalla normativa EN737.
I risultati delle verifiche, e di quelle ritenute necessarie dal Direttore dei Lavori, dal Committente e dal
collaudatore, anche se non specificamente indicate nel presente documento, verranno riportate in appositi
verbali.
L’appaltatore ha comunque l’obbligo di garantire tutti gli impianti, sia per qualità dei materiali, sia per il montaggio,
sia infine per il regolare funzionamento, fino al termine della prima stagione invernale, successiva al collaudo.
Pertanto, fino al termine di tale periodo, l’appaltatore deve riparare tempestivamente, ed a sue spese, tutti i
guasti e le imperfezioni che si verifichino nell’impianto, per effetto della non buona qualità dei materiali o per
difetto di montaggio o di funzionamento, escluso soltanto le riparazioni dei danni che non possono attribuirsi
all’ordinario esercizio degli impianti, ma ad evidente imperizia o negligenza del personale preposto della Stazione
Appaltante o a normale usura.
Art.2.TS.21
- Provvedimenti contro la trasmissione di vibrazioni
È necessario sopprimere o drasticamente ridurre, le vibrazioni generate dalle macchine rotanti (ventilatori,
pompe, compressori, ecc.) presenti nell'impianto.
Le parti in movimento dovranno essere equilibrate staticamente e dinamicamente, dove necessario.
Le apparecchiature dovranno essere montate su basamenti, telai o solai in c.a. isolate dal pavimento a mezzo di
dispositivi antivibranti.
La scelta degli antivibranti dovrà essere fatta in modo che la frequenza di ognuno sia inferiore a 1/3 della velocità
di rotazione più bassa (in giri ed oscillazioni al minuto) del materiale supportato.
Gli ammortizzatori a molla avranno un cuscinetto inferiore in neoprene o in gomma.
Le apparecchiature meccaniche dovranno inoltre essere fissate su un basamento in calcestruzzo pesante in
modo che la sua inerzia possa limitare la ampiezza delle vibrazioni.
Fra basamento e struttura portante dovrà essere interposto un materassino resiliente, una lamina di piombo di
spessore opportuno o dei supporti elastici.
Le apparecchiature quali pompe, centrali di trattamento aria e ventilatori dovranno essere corredate di giunti
elastici al fine di evitare la trasmissione di vibrazioni ai canali ed alle tubazioni.
I canali e le tubazioni dovranno essere sospesi alle pareti a mezzo di dispositivi tali che evitino la trasmissione
alla struttura ed alle pareti dell'edificio di vibrazioni residue provenienti dalle macchine o dovute alla circolazione
dei fluidi.
Per evitare la trasmissione di vibrazioni dovute alle tubazioni è consigliabile interromperle opportunamente con
giunti elastici in gomma o in metallo.
Art.2.TS.22
- Livello di pressione sonora
La presente specifica è destinata servire da guida per la misura e l'accettazione del livello di pressione sonora
negli ambienti occupati ed esterni all'edificio.
Art.2.TS.23
- Strumentazione, modalità e criteri di misura
I fonometri da impiegarsi per il rilievo del rumore devono avere caratteristiche conformi a quelle indicate per i
"fonometri di precisione" dall'International Electrotechnical Commission" (IEC), standard 651 tipo 1, oppure
dall’Americana National Standards Institute" (ANSI), S1.4-1971 tipo 1.
Il fonometro deve essere dotato di batteria di filtri a bande di ottava di frequenze centrali:
31.5; 63; 125; 250; 500; 1000; 2000; 4000; 8000; Hz.
Il fonometro deve essere tarato mediante rilevazione all'inizio ed al termine di ogni serie di rilievi.
Art.2.TS.24
- Modalità generali di misura del rumore interno
Viene qui preso in esame il rumore proveniente da sorgenti interne all'edificio, sede del locale disturbato.
Il rumore va misurato secondo le prescrizioni della norma UNI 8199 ed in particolare collocando il microfono nelle
posizioni in cui la zona viene maggiormente utilizzata, con specifico riferimento alle funzioni del locale stesso, ad
almeno 1 m dalle pareti, ad altezza di 1,20 m dal pavimento, in modo da consentire una valutazione del livello
sonoro all'interno dell'ambiente, significativo ai fini dell'individuazione del suo valore massimo.
Per ridurre od evitare i disturbi alle onde stazionarie è opportuno eseguire almeno 3 rilievi ruotando il microfono
su archi di circonferenza di sviluppo di ± 0,5 m nei due sensi.
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CSA – Parte prima
Art.2.TS.25
- Rumore di fondo
Si definisce rumore di fondo il livello sonoro (prodotto anche dai rumori esterni) che, misurato nei tempi di
normale utilizzo del locale, con l'impianto non in funzione, è superato per il 90% del tempo di osservazione, nelle
posizioni di misura.
Art.2.TS.26
- Limiti di accettabilità del livello sonoro
In ottemperanza a quanto previsto dalla legge n. 447/95 e dai dispositivi attuativi di cui al DPCM 14.11.97 e
5.12.97, il livello sonoro nei locali occupati dalle persone, misurato con gli impianti in funzione, non dovrà
superare i limiti imposti.
Nel caso in cui tali valori vengano superati, l'Appaltatore dovrà provvedere ad eseguire, senza alcun maggior
onere per la Committente, tutte quelle opere di riduzione del rumore generato dagli impianti (antivibranti,
silenziatori ecc..) necessari a ridurre il livello sonoro entro i limiti prefissati.
Art.2.TS.27
- Misure antiacustiche
Gli impianti dovranno essere realizzati in modo da non generare negli ambienti occupati e nell'ambiente esterno
livelli sonori inaccettabili e, comunque superiori a quelli prescritti.
In linea generale, pertanto, si potrà operare come segue:
Le apparecchiature dovranno essere di ottima qualità, con adeguato isolamento acustico per bassa frequenza e
le case fornitrici dovranno fornire dettagliate caratteristiche acustiche, da cui sia possibile eseguire un
accurato studio.
Le pompe di circolazione dovranno essere scelte correttamente e lavorare nelle condizioni ottimali. Non
dovranno essere utilizzati motori con velocità di rotazione superiore a 1500 g/l' salvo esplicita autorizzazione.
Quando necessario dovranno essere previsti adeguati silenziatori o altri dispositivi sui canali.
Per evitare i rumori derivanti dalle dilatazioni delle tubazioni dovranno prevedersi dispositivi di dilatazione con
supporti che consentano tutti i possibili spostamenti.
Gli attraversamenti di solette e pareti saranno realizzati in modo tale da impedire la trasmissione di rumori e
vibrazioni alla struttura, prevedendo ad esempio guaine adeguate.
Le tubazioni dovranno essere fissate in modo da evitare la trasmissione di vibrazioni alla struttura. Potranno
essere interposti degli anelli in gomma; per evitare di comprimere eccessivamente la gomma i collari
saranno previsti di due grandezze superiori al diametro delle tubazioni. Nel serraggio del collare si dovrà
tener conto anche delle dilatazioni. Si dovranno predisporre anche i dispositivi ammortizzatori di colpo
d’ariete, qualora la Direzione Lavori ne ravvisi la necessità.
Tutti i punti di contatto degli apparecchi sanitari con la struttura dovranno essere muniti di antivibranti.
Per le docce, dovrà essere interposto, tra struttura e apparecchio, del materiale isolante che impedisca la
trasmissione di rumore.
Nel caso in cui il rumore trasmesso dagli impianti ai locali occupati od all'esterno superi i valori prescritti,
dovranno essere presi adeguati provvedimenti per rientrare nei limiti.
I provvedimenti potranno interessare:
Le fonti di rumore: ad esempio scegliendo apparecchiature più silenziose.
L'isolazione delle fonti di rumore con cuffie afoniche e protezioni in genere.
Il trattamento dell'ambiente indicando per pareti, soffitti, pavimenti, i sistemi ed i mezzi idonei per ottenere il
risultato voluto.
Art.2.TS.28
- Prova di tenuta idraulica delle reti di distribuzione
Prima di procedere a coibentazioni, rivestimenti, chiusure, di tracce, cunicoli o cavedi, le tubazioni di distribuzione
dell'acqua calda, fredda e degli impianti di riscaldamento e condizionamento dovranno essere provate
idraulicamente ed in particolare:
Reti di distribuzione in tubo di polietilene ad alta densità per acqua:
PROVA A TENUTA A PRESSIONE: in relazione all’estensione della rete ed ai diametri costituenti la stessa,
la prova può essere eseguita per tronchi o per l’intera estensione. I tronchi possono essere interrati, ad
eccezione delle testate, che devono essere lasciate scoperte per il controllo dell’andamento della prova. La
prova deve essere eseguita di preferenza idraulicamente e consiste nel sottoporre la condotta ad una
pressione pari ad almeno 1,5 volte la pressione massima di esercizio. La pressione massima di prova non
deve superare la pressione di prova idraulica in officina per i tubi ed i raccordi e le pressioni di collaudo
ammesse per gli accessori inseriti nel circuito. La prova si intende riferita alla condotta con i relativi giunti,
curve, T, derivazioni e riduzioni escluso quindi qualsiasi altro accessorio idraulico e cioè: saracinesche,
sfiati, scarichi di fondo, idranti, ecc. Come prima operazione si dovrà procedere ad ancorare la condotta
nello scavo mediante parziale riempimento con terra vagliata, con l’avvertenza però di lasciare i giunti
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scoperti ed ispezionabili: ciò per consentire il controllo della loro tenuta idraulica e per evitare comunque il
movimento orizzontale e verticale dei tubi sottoposti a pressione. Si procederà quindi al riempimento con
acqua dal punto più depresso della tratta, ove verrà installato pure il manometro. Si avrà la massima cura
nel lasciare aperti rubinetti, sfiati, ecc. onde consentire la completa fuoriuscita dell’aria. Riempita la tratta nel
modo sopra descritto, la si metterà in pressione a mezzo di una pompa salendo gradualmente di un Bar al
minuto primo fino a raggiungere la pressione di prova. Questa verrà mantenuta per il tempo necessario a
consentire l’assestamento dei giunti e l’eliminazione di eventuali perdite che non richiedono lo svuotamento
della condotta.
PROVA A 1 ORA: Si porterà la tratta interessata alla pressione di prova idraulica (1,5 volte la pressione
nominale a 20°C) e si isolerà il sistema dalla pompa di prova per un periodo di1 ora; non dovranno
verificarsi cali di pressione in rete.
PROVA A 12 ORE: Effettuata la prova a 1 ora ed avendo ottenuto il risultato positivo, si procederà al
collaudo a 12 ore lasciando la tratta interessata alla pressione di prova idraulica (1,5 volte la pressione
nominale) per tale periodo. Non dovranno verificarsi cali di pressione in rete.
Reti di distribuzione in tubo di acciaio preisolato con schiuma poliuretanica e protezione in polietilene:
PROVA IDRAULICA DI TENUTA A FREDDO: eseguita ad una pressione non inferiore ad 1,5 volte quella
massima di esercizio. Eventuali apparecchiature, montate sulle tubazioni, che potessero danneggiarsi sotto
tale pressione di prova, andranno smontate ed i rispettivi attacchi andranno chiusi con tappi filettati o flange.
L’esito della prova si riterrà positivo se nell’arco di dodici ore non si saranno verificate perdite di pressione
né saranno state rilevate fughe o deformazioni permanenti.
PROVA IDRAULICA DI TENUTA A CALDO E DI CIRCOLAZIONE NEI CIRCUITI DI RISCALDAMENTO:
L’esito della prova si considererà positivo quando si sarà constatato che in tutti gli apparecchi utilizzatori
l’acqua arriverà a temperatura uniforme, quando non si saranno verificate, per effetto delle dilatazioni
termiche, fughe o deformazioni permanenti o comunque di entità tale che ripetendosi possono portare ad un
danneggiamento dell’impianto e quando i vasi di espansione si saranno dimostrati capaci di contenere tutta
la variazione di volume dell’acqua contenuta nel circuito di prova.
In corso d’opera e fino ad ultimazione dei lavori si procederà alla verifica qualitativa e quantitativa dei materiali
installati. La verifica qualitativa consisterà nel controllare che le tubazioni installate siano nuove, raccordate a
regola d’arte e rispondenti sia alle caratteristiche prescritte nel Capitolato Speciale d’Appalto che alle descrizioni
riportate in offerta e nel progetto esecutivo. La verifica quantitativa consisterà nel controllare i diametri, le
lunghezze, lo spessore del rivestimento coibente, lo spessore del controtubo di polietilene, il funzionamento delle
eventuali apparecchiature elettriche ed elettroniche di controllo perdite, affinché siano corrispondenti a quanto
richiesto ed offerto dall’Impresa e riportato nel progetto esecutivo. Tutte le prove e verifiche di cui sopra saranno
eseguite, in contraddittorio con l’Impresa, Dal Direttore dei Lavori o da altra persona all’uopo delegata
dall’Amministrazione Appaltante.
Reti di distribuzione in tubo di acciaio nero e/o zincato, saldati e senza saldatura UNI 8863:
PROVA IDRAULICA DI TENUTA A FREDDO: eseguita ad una pressione non inferiore ad 1,5 volte quella
massima di esercizio. Eventuali apparecchiature, montate sulle tubazioni, che potessero danneggiarsi sotto
tale pressione di prova, andranno smontate ed i rispettivi attacchi andranno chiusi con tappi filettati o flange.
L’esito della prova si riterrà positivo se nell’arco di dodici ore non si saranno verificate perdite di pressione
né saranno state rilevate fughe o deformazioni permanenti.
PROVA IDRAULICA DI TENUTA A CALDO E DI CIRCOLAZIONE NEI CIRCUITI DI RISCALDAMENTO:
L’esito della prova si considererà positivo quando si sarà constatato che in tutti gli apparecchi utilizzatori
l’acqua arriverà a temperatura uniforme, quando non si saranno verificate, per effetto delle dilatazioni
termiche, fughe o deformazioni permanenti o comunque di entità tale che ripetendosi possono portare ad un
danneggiamento dell’impianto e quando i vasi di espansione si saranno dimostrati capaci di contenere tutta
la variazione di volume dell’acqua contenuta nel circuito di prova.
In corso d’opera e fino ad ultimazione dei lavori si procederà alla verifica qualitativa e quantitativa dei materiali
installati. La verifica qualitativa consisterà nel controllare che le tubazioni installate siano nuove, raccordate a
regola d’arte e rispondenti sia alle caratteristiche prescritte nel Capitolato Speciale d’Appalto che alle descrizioni
riportate in offerta e nel progetto esecutivo. La verifica quantitativa consisterà nel controllare i diametri, le
lunghezze, lo spessore del rivestimento coibente, lo spessore del controtubo di polietilene, il funzionamento delle
eventuali apparecchiature elettriche ed elettroniche di controllo perdite, affinché siano corrispondenti a quanto
richiesto ed offerto dall’Impresa e riportato nel progetto esecutivo. Tutte le prove e verifiche di cui sopra saranno
eseguite, in contraddittorio con l’Impresa, Dal Direttore dei Lavori o da altra persona all’uopo delegata
dall’Amministrazione Appaltante.
Alla fine della prova le tubazioni dovranno venire lavate e soffiate per non dar innesco a corrosioni ed eliminare
tracce di grasso e corpi estranei.
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Art.2.TS.29
CSA – Parte prima
- Prova di tenuta della rete gas
La prova di tenuta della rete gas verrà effettuata con aria od azoto alla pressione di 10 ate.
La durata della prova dovrà essere di almeno 60 minuti e l'esito sarà considerato positivo quando un manometro
di sensibilità adeguata non riveli caduta di pressione tra due letture eseguite al 30' ed al 60' minuto.
Se saranno riscontrate perdite, esse verranno eliminate ed una volta eliminate le perdite la prova dovrà essere
ripetuta.
Art.2.TS.30
- Prova delle linee e delle apparecchiature elettriche
La prova dovrà accertare che impianti ed apparecchiature elettriche siano in condizione di poter funzionare
normalmente, che siano rispettate le vigenti norme di legge per la prevenzione degli infortuni e verificare, in
particolare:
lo stato di isolamento e la continuità elettrica dei circuiti;
il grado di isolamento e le sezioni dei conduttori;
l'efficienza delle prese di terra;
l'efficienza dei comandi e delle protezioni nelle condizioni di massimo carico previsto.
Art.2.TS.31
- Verifiche delle emissioni di rumore
Negli ambienti destinati a soggiorno di persone, il livello di rumore durante il funzionamento degli impianti non
dovrà superare, salvo specifiche più restrittive per locali od edifici particolari imposte per Capitolato e per Legge,
il valore di 40 db <A>.
Saranno ammessi valori più elevati, sino a 50 db <A>, soltanto per rumori di durata molto breve, quali quelli
generati da scarichi, rubinetti di cacciata ecc.
I livelli di rumore saranno rilevati adoperando la curva ponderazione A ed il valore più elevato <"slow"> per la
costante di tempo del fonometro.
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