Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
CAP. 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Le fonti energetiche rinnovabili (FER), oltre a quelle relative allo sfruttamento delle risorse idriche
e geotermiche, riguardano l’energia solare, l’energia eolica e l’energia ricavabile dalle biomasse e
dai rifiuti.
La direttiva 2001/77/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 27 settembre 2001 ha
riaffermato che “la promozione dell’elettricità prodotta da FER è un obiettivo altamente prioritario
per motivi di sicurezza e diversificazione dell’approvvigionamento energetico, protezione
dell’ambiente e coesione economica e sociale”.
La stessa direttiva ha indicato, come valore di riferimento al 2010, che il 22% dell’energia elettrica
nell’intera Comunità sia prodotto da FER.
In Italia i provvedimenti di incentivazione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia
elettrica sono stati i seguenti:
1. Legge n. 308 del 1982 intitolata: “Norme sul contenimento dei consumi energetici, lo sviluppo
delle fonti rinnovabili di energia e l’esercizio di centrali elettriche alimentate con combustibili
diversi dagli idrocarburi”.
Per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili questa legge ha introdotto due novità: ha
liberalizzato la produzione (ma non la vendita) di energia elettrica da fonti rinnovabili per gli
impianti fino a 3 MW e ha stanziato dei contributi in conto capitale da erogare a chi ne faceva
domanda secondo apposite graduatorie.
2. Provvedimenti CIP n. 15 del 1989, n. 34 del 1990 e n. 6 del 1992.
In base al provvedimento CIP n. 6 del 1992, il fornitore monopolista del servizio elettrico
(l’ENEL) è stato obbligato a ritirare l’elettricità prodotta da terzi al costo evitato, cioè al costo
che avrebbe dovuto sostenere per produrla. Inoltre, per i primi 8 anni di funzionamento, è stato
previsto un incentivo fissato in misura convenzionale a seconda del tipo di impianti: più basso
per gli impianti idroelettrici, intermedio per gli impianti eolici e geotermici, elevato per gli
impianti a biomassa, a rifiuti solidi urbani e solari.
3. Decreto legislativo n. 79 del 1999, che ha liberalizzato completamente la produzione di energia
elettrica e parzialmente la sua vendita (solo ai clienti idonei).
In tale decreto è stato imposto a tutti i produttori da fonti energetiche convenzionali (esclusa la
cogenerazione) e agli importatori di immettere in rete energia prodotta da fonti rinnovabili pari
al 2% della quantità prodotta o importata.
Il decreto prevede inoltre che si può soddisfare l’obbligo comperando i certificati equivalenti
(chiamati “certificati verdi”) da terzi (i produttori da fonti rinnovabili) o sul mercato.
Gli impianti a fonti rinnovabili hanno diritto ai certificati verdi solo per i primi 8 anni di
funzionamento.
Il GRTN, per compensare le fluttuazioni produttive o l’offerta insufficiente, può comperare o
vendere certificati verdi (corrispondenti a 100 MWh ciascuno). Il prezzo di vendita è
determinato dalla differenza tra il costo dell’energia elettrica da CIP n. 6 acquistata e il ricavo
per la sua vendita attraverso la borsa elettrica.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia
(GWh)
Idrica
Eolica
Fotovoltaica
Geotermica
Biomasse e rifiuti
totale
1996
42.035,6
32,7
4,7
3.762,4
604,2
46.439,6
1997
41.599,8
117,8
5,8
3.905,2
820,3
46.448,9
1998
41.213,6
231,7
5,6
4.213,7
1.228,8
46.893,4
1999
45.358,0
402,5
6,3
4.402,7
1.822,3
51.991,8
2000
44.204,9
563,1
6,3
4.705,2
1.906,2
51.385,7
2001
46.810,3
1.178,6
4,8
4.506,6
2.587,3
55.087,6
2002
39.519,4
1.404,2
4,1
4.662,3
3.422,6
49.012,5
2003
36.674,3
1.458,4
5,0
5.340,5
4.493,0
47.971,3
Potenza efficiente lorda degli impianti da fonti rinnovabili in Italia
al 31 dicembre 2003
Idrica
Eolica
Fotovoltaica
Geotermica
Biomasse e rifiuti
Solo produzione di energia elettrica
- Solidi
- rifiuti solidi urbani
- colture e rifiuti agro-industriali
- Biogas
- da discariche
- da fanghi
- da deiezioni animali
- da colture e altri rifiuti agro-industriali
Cogenerazione
- Solidi
- rifiuti solidi urbani
- colture e rifiuti agro-alimentari
- Biogas
- da discariche
- da fanghi
- da deiezioni animali
- da colture e altri rifiuti agro-alimentari
totale
numero
impianti
1.998
107
12
34
257
1896
46
25
22
143
137
4
71
41
25
16
31
13
5
8
5
2.408
Potenza efficiente lorda
(kW)
16.969.579
873.640
7.042
707.000
1.086.475
557.038
350.420
143.370
207.050
206.618
202.464
3.100
529.437
529.437
478.679
176.301
50.758
15.867
4.452
2.324
28.115
19.643.736
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1. Energia dal sole
La radiazione solare convoglia sulla terra un quantità di energia il cui ammontare è certamente
superiore ai prevedibili fabbisogni dell’umanità anche a lunga scadenza.
L’energia che il sole diffonde nello spazio è sotto forma di radiazione elettromagnetica, di
lunghezza d’onda compresa tra 0,2 e 3 µm.
Al di sopra dell’atmosfera terrestre il flusso di energia radiante solare equivale a circa 1,4 kW
termici per ogni metro quadrato, con una variazione stagionale del 6,8% dovuta alla ellitticità
dell’orbita terrestre: ne segue che la potenza solare intercettata dalla terra è dell’ordine di 1,7⋅1014
kW termici.
L’assorbimento da parte dell’atmosfera riduce sensibilmente la quantità di energia ricevuta dalla
superficie terrestre; inoltre la distribuzione di tale energia sulla superficie terrestre varia molto con
la latitudine, l’altitudine sul livello del mare, la stagione, l’ora del giorno, e può mutare
rapidamente e in modo discontinuo in seguito a variazioni repentine delle condizioni
meteorologiche locali.
Complessivamente l’energia solare incidente sul globo terrestre ammonta a circa 0,67⋅1018
kWh/anno, di cui 0,17⋅1018 kWh/anno relativi alle terre emerse.
Considerando solo la latitudine come elemento di valutazione, la zona terrestre di maggiore
intensità della radiazione solare si trova tra 40° di latitudine N e 40° di latitudine S. In questa fascia
l’intensità media della radiazione solare è superiore a 5.000 kcal per ogni metro quadrato e per ogni
giorno. A latitudini superiori a 40° l’intensità della radiazione solare è proporzionalmente minore e
presenta forti variazioni stagionali; il valore medio giornaliero alle latitudini della pianura padana
(45° N) è di circa 3.700 kcal/m2⋅giorno.
L’utilizzo dell’energia solare si presenta interessante per alcuni requisiti positivi, quali gratuità,
rinnovabilità e disponibilità illimitata nel tempo, quantità e diffusione della fonte energetica. Per
contro presenta il grande svantaggio di essere disponibile molto diluita (ridotta potenza per unità di
superficie) e ciò richiede grande estensione degli impianti di raccolta (collettori) in qualsiasi tipo di
utilizzazione.
L’utilizzazione dell’energia solare nella forma termica risulta essere un sussidio all’impiego di
energia termica da combustione e di energia elettrica in molte applicazioni civili e industriali.
Un semplice schema di impianto per riscaldamento domestico comprende un collettore solare
(posto sul tetto dell’abitazione, con orientamento tale da raccogliere la massima quantità di
radiazione), un serbatoio di accumulo termicamente isolato, un impianto di distribuzione
dell’energia captata e accumulata, un impianto ausiliario che sopperisce ai fabbisogni di energia
quando la fonte solare è insufficiente.
Il collettore solare costituisce il più importante componente del sistema: la radiazione solare,
trasmessa attraverso una copertura di vetro, viene assorbita da una superficie metallica annerita, a
contatto della quale sono posti tubi in cui circola acqua che così si riscalda. Le perdite di calore
sono minimizzate isolando termicamente il collettore nella parte posteriore.
La conversione diretta dell’energia solare in energia elettrica avviene invece mediante l’effetto
fotovoltaico.
La cella fotovoltaica utilizza il fenomeno fisico dell’interazione dell’energia luminosa con gli
elettroni di valenza nei materiali semiconduttori.
Fino ad oggi il materiale maggiormente utilizzato nella costruzione delle celle fotovoltaiche è stato
il silicio cristallino. I suoi atomi, costituiti da 14 elettroni, ne possiedono 4 di valenza, cioè
disponibili per legarsi in coppia con elettroni di valenza di altri atomi. Per esempio, in un cristallo
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di silicio puro ciascun atomo è legato in modo covalente con altri quattro atomi: ogni elettrone di
valenza si lega con un elettrone di valenza di un altro atomo.
Questo legame elettrostatico può essere spezzato con una opportuna quantità di energia trasmessa
all’elettrone di legame che, saltando così al livello energetico superiore, chiamato banda di valenza,
diviene libero di muoversi nel semiconduttore e in grado di contribuire, in presenza di un campo
elettrico, al flusso di elettricità.
Nel passare alla banda di conduzione l’elettrone si lascia dietro una buca, chiamata lacuna, che
facilmente può venire occupata da qualche altro elettrone vicino. A sua volta questo, spostandosi,
crea una nuova lacuna nel posto lasciato libero. Il movimento degli elettroni determina così, nella
struttura atomica, anche il movimento delle lacune.
Il flusso di elettroni è ordinato e orientato da un campo elettrico creato, all’interno della cella, con
la sovrapposizione di due strati di silicio, in ognuno dei quali si introduce un altro particolare
elemento chimico (operazione di drogaggio), per esempio fosforo e boro, in rapporto di un atomo
per ogni milione di atomi di silicio.
Nello strato drogato con fosforo (che ha valenza 5) si costituisce una carica negativa debolmente
legata, composta dal quinto elettrone di valenza di ogni atomo di fosforo.
Analogamente, nello strato drogato con boro (che ha valenza 3) si determina una carica positiva in
eccesso, composta dalle lacune presenti negli atomi di boro quando si legano al silicio.
Il primo strato, a carica negativa, si indica con N; l’altro, a carica positiva, si indica con P; la zona
di separazione è detta giunzione P-N.
Sovrapponendo i due strati, si attiva un flusso elettronico dalla zona N alla zona P che, raggiunto il
punto di equilibrio elettrostatico, determina un eccesso di carica positiva nella zona N, dovuto agli
atomi di fosforo con un elettrone in meno, e un eccesso di carica negativa nella zona P, dovuto agli
elettroni migrati dalla zona N.
Il risultato è un campo elettrico stabile, che facilita il passaggio degli elettroni verso la zona N
ostacolandone il flusso in senso inverso.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
I fotoni della luce solare, quando colpiscono la cella fotovoltaica, possono essere riflessi, assorbiti,
o attraversarla.
Un fotone assorbito produce calore oppure, se ha sufficiente energia, libera un elettrone dallo stato
legato spingendolo nella banda di conduzione.
Le coppie elettrone-lacuna così prodotte, che ricadono sotto l’influenza del campo elettrico,
vengono spinte in direzioni opposte (l’elettrone, nella banda di conduzione, verso la zona N; la
lacuna, nella banda di valenza, verso la zona P), dando origine a un flusso elettronico
unidirezionale che, in caso di connessione con conduttori all’interno di un circuito chiuso, si
traduce in corrente elettrica.
Una cella fotovoltaica è sostanzialmente un diodo di grande superficie.
Esponendola alla radiazione solare, la cella si comporta come un generatore di corrente il cui
funzionamento può essere descritto per mezzo della caratteristica (V,I).
In generale la caratteristica di una cella fotovoltaica è funzione di tre variabili fondamentali:
• l’area della cella,
• l’intensità della radiazione solare,
• la temperatura.
L’area della cella non ha alcun effetto sul valore della tensione; viceversa esiste una diretta
proporzionalità tra essa e la corrente disponibile.
L’intensità della radiazione solare non ha un effetto significativo sulla tensione a vuoto; invece
l’intensità della corrente di corto circuito varia in modo proporzionale al variare dell’intensità
dell’irraggiamento, crescendo al crescere di questa.
La temperatura non ha un effetto significativo sul valore della corrente di corto circuito; al
contrario, esiste una relazione di proporzionalità tra questa e la tensione a vuoto, diminuendo la
tensione al crescere della temperatura.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
In condizioni di corto circuito la corrente generata è massima (Isc), mentre in condizioni di circuito
aperto è massima la tensione (Voc).
La potenza massima, erogabile in condizioni di illuminazione e temperatura specifiche, viene
misurata in Wp (watt di picco). Le condizioni di riferimento convenzionali sono con una
temperatura della giunzione di 25°C e un irraggiamento di 1000 W/m2.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Di tutta l’energia che investe la cella solare sotto forma di radiazione luminosa, solo una parte
viene convertita in energia elettrica disponibile ai suoi morsetti. L’efficienza di conversione per
celle commerciali al silicio monocristallino è in genere compresa tra il 10% e il 14%, mentre
realizzazioni speciali in laboratorio hanno raggiunto valori del 23%.
Il silicio, materiale maggiormente utilizzato dalle industrie per la fabbricazione delle celle
fotovoltaiche, è l’elemento più diffuso in natura dopo l’ossigeno. Tuttavia, per essere
opportunamente sfruttato, deve presentare un’adeguata struttura molecolare e un elevato grado di
purezza. Il problema che si presenta, e che è tipico anche di tutta la tecnologia di produzione dei
semiconduttori, è quello della necessità di ridurre al minimo il tasso di impurezze presenti nel
materiale, al fine di ottenere la migliore efficienza della conversione fotovoltaica.
Le operazioni di drogaggio vengono poi effettuate in appositi forni, a temperature dell’ordine dei
900°C.
Le celle vengono collegate insieme a formare stringhe, utilizzando appositi tracciati di saldatura.
Viene quindi costituito un sandwich di cui il piano della cella costituisce la parte centrale e che
vede, andando dall’esterno verso l’interno, prima una lastra di vetro a basso tenore di ossido di
ferro, quindi un foglio sigillante e isolante, poi il piano della cella, un nuovo foglio isolante e infine
un’altra lastra di vetro.
L’attività di ricerca nel campo fotoelettrico è attiva ed orientata nella riduzione dei costi e nel
miglioramento dell’efficienza di conversione. Sono allo studio e già utilizzate celle all’arseniuro di
gallio, celle a film sottile, celle a giunzione multipla, celle a concentrazione.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
La struttura di un sistema fotovoltaico può essere molto varia.
Si hanno sistemi ad inclinazione fissa (in genere pari all’angolo corrispondente alla latitudine del
luogo) oppure ad inseguimento (in modo da realizzare l’inseguimento continuo del sole).
I sistemi possono essere isolati o connessi in rete: i sistemi isolati sono dotati di accumulo,
necessario perché il campo fotovoltaico può fornire energia solo nelle ore diurne.
I moduli sono opportunamente collegati in serie e in parallelo in modo da realizzare le condizioni
operative desiderate. Più moduli assemblati meccanicamente tra loro formano il pannello, mentre
moduli o pannelli collegati elettricamente in serie, per ottenere la tensione nominale di generazione,
formano la stringa. Infine il collegamento in parallelo di più stringhe costituisce il campo.
Il trasferimento di energia dal generatore fotovoltaico al carico è completato da un sistema di
controllo della potenza (tra campo e batterie) e da un inverter dc/ac (per passare da corrente
continua a corrente alternata, se l’utenza lo richiede).
In Italia sono stati realizzati impianti fotovoltaici con potenze unitarie variabili da 350 W a 3 kW
per l’alimentazione di utenti isolati (rifugi alpini, parchi nazionali, isole), impianti ibridi
fotovoltaico-diesel per l’alimentazione di piccole reti per comunità isolate (80 kW a Vulcano, 70
kW a Stromboli), impianti collegati alla rete di bassa tensione (70 kW ad Adrano, 35 kW a Taranto,
24 kW a Palermo, ecc.) e impianti collegati alla rete di media tensione (3,3 MW nella centrale di
Serre, in provincia di Salerno, suddivisa in 10 sottocampi da 330 kW per un totale di circa 45.000
moduli su un’area di 70.000 m2).
Tra le energie rinnovabili, la fotovoltaica è quella che merita la maggior attenzione in Italia, tenuto
conto della radiazione solare disponibile e del potenziale elettrico teoricamente ad essa associabile.
Il problema del fotovoltaico è però rappresentato dai costi, attualmente molto elevati anche se in
progressiva diminuzione. Il costo di un sistema fotovoltaico isolato dalla rete varia molto in
funzione di tipologia d’impianto, dimensione, luogo d’installazione, requisiti e specifiche tecniche.
Il range oscilla tra i 7.500 e i 15.000 €/kW e il costo del kWh varia da 0,5 a 1,5 €.
Viceversa, per un sistema integrato in un edificio e quindi collegato alla rete elettrica il costo del
kWh prodotto oscilla tra 0,2 e 0,6 €.
Con nuovi sviluppi scientifici e tecnologici e l’aumento dei volumi di produzione si potrebbe avere
una significativa riduzione del costo del kWh fotovoltaico, tale da assicurare un largo mercato,
soprattutto per generazione isolata nei paesi in via di sviluppo.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Generazione da fonte solare termica
In Italia la tecnologia degli impianti eliotermoelettrici ha avuto un’unica applicazione nel corso
degli anni ’80. Nell’ambito di un progetto parzialmente finanziato dall’Unione Europea, l’ENEL
realizzò ad Adrano, in provincia di Catania, una centrale sperimentale della potenza di 1 MWe per
la dimostrazione di impianti solari termici a torre, con ricevitore acqua/vapore. I problemi tecnici
evidenziati nel corso della sperimentazione (dal 1981 al 1985) portarono alla conclusione che tale
tecnologia non avesse caratteristiche da consentirne lo sviluppo verso applicazioni industriali di
rilievo.
Ora è in atto una ripresa dell’attività sugli impianti solari termici per la produzione di energia
elettrica. L’intenzione è quella di coniugare le performance ottenibili tramite la tecnologia delle
torri solari (solar tower), per effetto delle più alte temperature raggiungibili, con la maggiore
semplicità dei sistemi che utilizzano gli specchi parabolici lineari (parabolic through).
L’energia elettrica viene prodotta attraverso un ciclo termico di tipo convenzionale a vapore, che
utilizza una miscela di sali fusi (nitrati di sodio e potassio) come fluido termoconvettore tra il
campo specchi concentratore della radiazione solare e il ciclo a vapore.
Il rendimento di trasformazione dell’energia solare dovrebbe attestarsi su valori di poco inferiori al
30%, in virtù delle alte temperature dei sali fusi.
Nell’impianto sperimentale di figura si possono individuare i seguenti sistemi:
• ciclo termico a vapore,
• ciclo del fluido termovettore principale (sali fusi),
• ciclo del fluido termovettore secondario (dowtherm).
Il fluido termovettore principale, riscaldato dai raggi solari nel campo specchi, è costituito da una
opportuna miscela di sali fusi che opera tra le temperature di 290°C e 550 °C.
Questo fluido viene recapitato in due serbatoi, uno caldo e l’altro freddo, coibentati e posizionati a
monte e a valle del campo specchi. La presenza di questi due serbatoi è legata all’esigenza di
disporre di un adeguato volano termico in grado di smorzare i transitori termici di breve e lungo
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
periodo, causati da condizioni di insolazione bassa o nulla (passaggio di nubi, periodo notturno,
ecc.). Al fine di evitare che nei punti freddi delle superfici dello scambiatore sali/acqua di ciclo
possa aversi solidificazione dei sali fusi, è necessario ricorrere ad un ciclo secondario di scambio
termico, che impiega quale fluido termovettore un “dowtherm” commerciale, la cui caratteristica
principale è quella di presentarsi in forma liquida anche a temperatura ambiente.
Un altro impianto sperimentale prevede di incrementare la potenza della centrale ENEL di Priolo
Gargallo (Siracusa), costituita da due moduli a ciclo combinato da 380 MW cadauno, con un
impianto solare che produce vapore da inviare alle turbine a vapore esistenti. Sulla base dei valori
di insolazione e dell’ampiezza dell’area disponibile (circa 60 ettari), si può stimare una potenza
elettrica aggiuntiva di picco, da fonte solare, di circa 28 MW.
Nel mondo, al 31 dicembre 2000, risultavano installati circa 400 MWe di impianti solari termici,
suddivisi fra le diverse tecnologie di concentrazione dei raggi solari attualmente in uso (specchi
piani, specchi parabolici e specchi parabolici lineari).
Il più grande impianto eliotermoelettrico in esercizio si trova in California, nel deserto del Mojave,
ed ha una potenza complessiva installata di 354 MWe, suddivisa in 9 impianti aventi potenza
unitaria compresa tra 14 e 80 MWe.
Attualmente sono in progetto impianti solari termici per circa
• 900 MWe secondo la tecnologia ibrida solare+termica (Marocco, India, Messico, Egitto e Iran),
• 250 MWe secondo la tecnologia solare con specchi parabolici lineari (Spagna, Grecia, Sud
Africa),
• 20 MWe secondo la tecnologia della torre solare (Spagna).
Il costo medio del kWh prodotto si aggira attualmente intorno a 0,13 €. Tale costo è suscettibile di
riduzioni con lo sviluppo tecnologico e la produzione in serie di componenti e sistemi specifici di
questo settore.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
2. Energia dal vento
L’energia eolica, cioè l’energia ricavabile dal vento, è una delle fonti di energia primaria a cui
l’uomo ha fatto ricorso fin dall’antichità per la propulsione dei natanti (propulsione a vela) e,
successivamente, per l’azionamento dei mulini, i cosiddetti mulini a vento.
Applicazioni più recenti riguardano l’utilizzazione dell’energia eolica con motori a vento,
generalmente adibiti al sollevamento dell’acqua per uso agricolo, oppure la produzione di energia
elettrica
In quest’ultimo caso, il vento aziona delle turbine a vento, che esigono una potenza meccanica
pressoché proporzionale al cubo della velocità del vento; la turbina è accoppiata meccanicamente a
un generatore di energia elettrica.
Da una decina d’anni l’energia del vento contribuisce in misura sempre più significativa alla
produzione di elettricità in diversi Paesi.
Aerogeneratori di diversa taglia (da 500-750 kW fino a pochi anni fa, oggi da 1.500 kW ed oltre),
con diametri di rotore fino a 70 metri, sono installati nelle centrali eoliche collegate alla rete.
Di questa fonte viene apprezzata la caratteristica di essere rinnovabile e di consentire generazione
pulita di energia elettrica, utilizzando una risorsa primaria disponibile localmente e gratuita.
Il fascino di questa fonte è limitato solo dalla bassa concentrazione energetica, che fa sì che gli
aerogeneratori debbano avere dimensioni ragguardevoli in rapporto alla loro potenza, con una
visibilità non sempre gradevole in rapporto al paesaggio.
Sotto l’aspetto operativo, la fonte eolica si rende inoltre disponibile con una marcata aleatorietà ed
intermittenza. Il vento è sfruttabile per la produzione di energia elettrica quando la sua velocità è
compresa tra un minimo di 4-5 m/s ed un massimo di 20-25 m/s, al di sopra del quale la macchina
viene posta fuori servizio per tutelarne l’integrità. Anche all’interno del suddetto intervallo, la
produzione a potenza nominale avviene soltanto a velocità del vento superiori alla velocità del
vento nominale (attorno a 10-12 m/s).
Tutte queste caratteristiche portano ad attribuire alla fonte eolica un ruolo integrativo e non
alternativo alle fonti tradizionali; nell’ambito dei sistemi elettrici le centrali eoliche contribuiscono
a coprire il carico di base, nelle misura in cui il vento è disponibile.
I limiti non hanno comunque impedito alla fonte eolica di svilupparsi con innegabile successo e
ormai, a livello internazionale, i costi medi di produzione vengono riportati fra 0,05 e 0,08 €/kWh,
mentre nei siti migliori e con aerogeneratori di tecnologia più avanzata si valutano costi inferiori,
fino a 0,04 €/kWh, molto vicini quindi alla piena competitività.
Un numero considerevole di impianti è già stato installato nel mondo, non solo da parte di società
elettriche, ma anche e soprattutto di investitori privati, grazie allo stimolo di incentivi concessi dai
governi dei rispettivi paesi sotto forma di contributi in conto capitale, di prezzi di favore per
l’energia immessa nella rete pubblica e, recentemente, anche di meccanismi di mercato basati sui
cosiddetti certificati verdi. Lo scopo di questi incentivi è di colmare, sia pure per vie diverse, il
divario ancora esistente fra il costo di produzione del kWh eolico e il costo del kWh tradizionale e
di assicurare quindi un margine di convenienza economica agli investimenti.
A fine 2003 gli impianti eolici installati in Italia erano 107, con una potenza efficiente lorda di
873,6 MW e una produzione di 1.458,4 GWh, molto significativa per quanto modesta rispetto alla
produzione elettrica nazionale complessiva.
Campania e Puglia erano in testa con 264,9 e 220,1 MW rispettivamente, seguite da Abruzzo
(107,3 MW), Sardegna (97,8 MW), Basilicata (76,2 MW) e Sicilia (61,7 MW).
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
In Europa, alla stessa data, la potenza installata raggiungeva i 28.440 MW: di essi oltre 14.600 MW
in Germania, 6.200 in Spagna, 3.100 in Danimarca, 910 nei Paesi Bassi.
La qualificazione di un sito eolico per l’installazione degli impianti prevede l’individuazione delle
aree idonee, la caratterizzazione dei siti individuati, lo studio anemologico di dettaglio, la stesura
del progetto, le valutazioni economico-finanziarie.
Un’analisi sistematica del territorio mediante modelli matematici consente di evidenziare le macroaree potenzialmente più ventose, all’interno delle quali vengono individuati, mediante campagne
sul territorio, i siti idonei ad ospitare impianti eolici.
I dati raccolti nelle indagini anemologiche e in sito sono validati ed elaborati per ottenere
valutazioni di producibilità energetica.
Nel caso di aree ad orografia complessa è necessario effettuare analisi di dettaglio, mediante più
stazioni anemometriche sullo stesso sito e utilizzando opportuni modelli matematici, al fine di
trovare la disposizione ottimale delle macchine sul terreno e di massimizzare la resa energetica.
Per quanto concerne i prodotti commerciali, le macchine eoliche presenti sul mercato possono
essere in linea generale raggruppate, con riferimento alla loro potenza nominale, in tre categorie:
• aerogeneratori di media taglia connessi alla rete elettrica, con potenza nominale unitaria fino a 1
MW;
• aerogeneratori di grande taglia, anche per applicazioni off-shore, con potenza nominale
superiore a 1 MW;
• aerogeneratori di piccola taglia, con potenza nominale unitaria generalmente inferiore a 50 kW,
per connessione alla rete BT o sistemi ibridi “stand alone” o in isola.
Gli sviluppi qualitativamente maggiori riguardano sicuramente le macchine di media e grande
taglia per la realizzazione di centrali eoliche connesse alla rete.
Negli anni si è registrato un continuo e rapido incremento della taglia dei singoli aerogeneratori
commerciali in termini di potenza nominale, diametro rotore e altezza torre.
L’impressionante evoluzione delle dimensioni delle macchine è stata spinta dall’esigenza della
riduzione dei costi. A conferma di tale tendenza, i maggiori costruttori hanno già realizzato o
comunque stanno sviluppando progetti di macchine di potenza nominale di 3÷5 MW e diametro
rotore intorno ai 100 metri.
Bisogna tenere conto anche del fatto che probabilmente il mercato delle macchine di grande taglia
sarà soprattutto limitato a quei Paesi con caratteristiche del territorio ed infrastrutture adeguate per
13
Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
il loro trasporto e montaggio. Peraltro il loro ingresso sul mercato coincide con lo sviluppo di
impianti off-shore.
Per quanto riguarda il numero e la tipologia delle pale, le macchine tripala hanno riscosso il
maggiore successo commerciale (superano l’80% delle installazioni). Altri costruttori perseguono
tuttora la strada del rotore bipala, che ha il vantaggio di essere meno pesante, mentre sembra ormai
esaurita l’esperienza industriale del rotore monopala.
Aerogeneratore General Electric da 1,5 MW
•
•
•
•
•
numero pale
lunghezza pale
area circolareinteressata
velocità rotore
altezza torre
3
34 m
3.902 m2
11÷20 giri/min
65÷100 m
La velocità del vento accettata varia da 3 a 25 m/s.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Aerogeneratori Offshore General Electric da 3,6 MW
•
•
•
•
numero pale
diametro rotore
area circolareinteressata
velocità rotore
3
104 m
8.495 m2
8,5÷15,3 giri/min
La velocità del vento accettata varia da 3,5 a 27 m/s.
15
Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Relativamente alle modalità di controllo della potenza, gli aerogeneratori di media e grande taglia
utilizzano o la variazione del passo delle pale o lo stallo aerodinamico1 (a passo fisso), con
prevalenza di quest’ultimo per macchine di media taglia, mentre per le macchine di grande taglia la
soluzione a passo variabile, con attuazione indipendente del passo per le tre pale, è quella
maggiormente diffusa in quanto ritenuta più affidabile e sicura.
Per quanto concerne le modalità di generazione della potenza, è da rilevare come siano sempre più
numerose soluzioni che prevedono velocità variabili di rotore, anche se generalmente in un campo
non molto ampio, conseguendo una diminuzione dei carichi meccanici sulla linea d’assi e migliori
prestazioni in termini energetici e acustici. Una ulteriore variante di questa soluzione è
rappresentata dall’utilizzo di generatori sincroni multipolari (anche a magneti permanenti) che,
potendo generare potenza a basse velocità di rotazione, non richiedono la presenza del
moltiplicatore di giri fra rotore aerodinamico (normalmente “lento”) e generatore (normalmente
“veloce”), con conseguente eliminazione dal sistema di un componente che negli anni può risultare
critico in relazione alla sua affidabilità ed ai costi di manutenzione.
In ogni caso, prescindendo dalla specifica soluzione progettuale, un aerogeneratore competitivo
deve generare energia elettrica a bassi costi e con elevata affidabilità su un arco di vita tecnica
attesa di circa 20 anni.
Il costo medio delle installazioni eoliche oggi si aggira intorno a 1000÷1200 €/kW.
Per quanto riguarda i costi operativi, essi sono circa il 2% dell’investimento per i costi di esercizio
annui, mentre sono variabili i costi legati alle autorizzazioni locali.
Costi di investimento di un impianto eolico (€/kW installato)
Impianto
Aerogeneratore
Trasporti
Montaggio
Trasformatori BT/MT, quadri elettrici
Opere civili, cavidotti di centrale
Linea elettrica di trasmissione, trasformatori MT/AT
Ingegneria
totale
Confronto tra i costi di diverse tipologie di impianti
Fonte
Eolica
Fotovoltaica
Geotermica
Idroelettrica
Termoelettrica
1
€/kW
650-780
30-36
20-24
60-72
150-180
50-60
40-48
1.000-1.200
%
65
3
2
6
15
5
4
100
€/kW
1000-1200
7500
2500
2000-2500
500
Il profilo aerodinamico delle pale è tale che, per valori di velocità del vento superiori alla velocità nominale di
progetto dell’aerogeneratore, si ha una diminuzione intrinseca della potenza estratta dalla vena fluida.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
3. Energia dalle biomasse e dai rifiuti
Con il termine di biomassa viene indicata la materia organica, prevalentemente vegetale, sia
spontanea che coltivata dall’uomo, terrestre e marina, prodotta per effetto del processo di
fotosintesi clorofilliana con l’apporto dell’energia della radiazione solare, di acqua e di sostanze
nutritive.
Sono quindi biomasse:
• tutti i prodotti delle coltivazioni agricole e della forestazione,
• i residui delle lavorazioni agricole e gli scarti dell’industria alimentare,
• le alghe,
• tutti i prodotti organici derivanti dall’attività biologica animale,
• i rifiuti solidi urbani.
Le biomasse possono suddividersi in quattro categorie:
• residui forestali dell’industria del legno (che derivano dalle lavorazioni delle segherie, dalla
trasformazione del prodotto legno, dagli interventi di manutenzione del bosco),
• sottoprodotti agricoli (paglie, stocchi, sarmenti di vite, ramaglie di potatura, ecc.),
• residui agroalimentari (sanse, vinacce, noccioli, lolla di riso, ecc.),
• colture energetiche (che servono per la produzione di biomasse per lo sfruttamento
energetico o per la realizzazione di biocombustibili: girasole, colza, miscanto, canna da
zucchero, sorgo da fibra zuccherina, pioppo, acacia, eucalipto, ecc.).
Le biomasse, prodotte e utilizzate in maniera ciclica, costituiscono una risorsa energetica
rinnovabile e rispettosa dell’ambiente. Esse sono neutre per quanto attiene l’effetto serra, poiché
l’anidride carbonica prodotta durante la loro combustione viene riassorbita dalle piante con la
fotosintesi2.
Il basso contenuto di zolfo e di altri inquinanti fa sì che, quando utilizzate in sostituzione di carbone
e di olio combustibile, le biomasse contribuiscano ad alleviare il fenomeno delle piogge acide.
2
Ad esempio il metanolo, ottenuto da biomasse vegetali ed utilizzato in motori diesel, produce nella combustione
anidride carbonica che viene riutilizzata per la crescita delle stesse piante.
Il ciclo della CO2 è così perfettamente chiuso.
17
Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
In sintesi, i processi di conversione in energia delle biomasse possono essere ricondotti a due grandi
categorie:
• processi termochimici,
• processi biochimici.
I processi di conversione termochimica sono basati sulle reazioni chimiche esotermiche di
combustione delle biomasse (legna e suoi derivati, sottoprodotti colturali di tipo ligno-cellulosico e
taluni scarti di lavorazione quali lolla, pula, gusci, noccioli).
I processi di conversione biochimica permettono di ricavare energia per reazione chimica dovuta al
contributo di enzimi, funghi e micro-organismi. Risultano idonei alla conversione biochimica le
colture acquatiche, alcuni sottoprodotti colturali (foglie e steli di barbabietola, ortive, patata, ecc.), i
reflui zootecnici e alcune tipologie di reflui urbani e industriali.
L’impiego più tradizionale delle biomasse è quello che ha come obiettivo la produzione di calore.
Il mercato del calore per il riscaldamento degli edifici vede già ora le biomasse ligno-cellulosiche
in posizione di grande competitività nei confronti dei combustibili fossili, a causa dell’alta
incidenza delle imposte sui prodotti petroliferi e sul gas naturale per questo uso finale dell’energia.
Per il riscaldamento di singoli edifici con biomassa, la tecnologia offre almeno due distinte
soluzioni impiantistiche: le caldaie a legna in pezzi grossi e le caldaie a legno sminuzzato (cippato).
Le prime, a caricamento manuale e con potenza fino a un centinaio di kW termici, sono adatte per
uso familiare.
Le caldaie a cippato hanno sistemi di caricamento del combustibile e di controllo della combustione
completamente automatici. Le potenze vanno dal centinaio di kWt fino a qualche MWt. Questi
impianti sono particolarmente adatti al riscaldamento di edifici di una certa dimensione (alberghi,
scuole, ospedali, condomini).
Se gli utenti da riscaldare sono numerosi e situati a breve distanza tra loro può risultare conveniente
realizzare un impianto di teleriscaldamento a biomassa.
Dalle biomasse si può produrre energia elettrica con impianti che utilizzano varie tecnologie.
La più diffusa, per taglie di qualche MWe fino ad alcune decine di MWe, si basa sulla combustione
in caldaie a griglia o a letto fluido. Il vapore prodotto in caldaia alimenta una turbina che trascina
un alternatore.
Tali cicli a vapore sono caratterizzati da rendimenti piuttosto limitati: ad esempio, impianti con
ciclo a vapore e letto fluido da 10 MWe progettati con criteri moderni hanno rendimenti elettrici
dell’ordine del 25÷30%.
Il calore non convertito in energia elettrica viene disperso nell’ambiente oppure può essere
recuperato negli impianti di tipo cogenerativo che producono calore, impiegato per processi
industriali e per il riscaldamento residenziale, ed energia elettrica.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Impianto a biomasse di Cuijk (Olanda)
Generatore di vapore
letto fluido (bubbling fluidized bed)
Combustibile
cippato (virgin wood chips)
Portata combustibile
30 t/h
Potenza termica prodotta
78 MW
Portata vapore
98,7 t/h
Pressione vapore
100 bar
Temperatura vapore
525°C
Potenza elettrica nominale 27,4 MW
Pressione condensatore
0,1 bar
Avviamento commerciale
ottobre 1999
Tecnologie più innovative adottano cicli combinati, che utilizzano una turbina a gas e un ciclo a
vapore alimentato dai gas di scarico del turbogas. Per alimentare questo tipo d’impianto con
biomasse, le stesse vengono gassificate e depurate: i gas così prodotti alimentano la camera di
combustione della turbina a gas. Il rendimento elettrico può raggiungere il 40%.
La biomassa può essere convertita in energia elettrica anche in centrali tradizionali alimentate con
combustibile fossile, sostituendo una frazione di questo con biomassa (“co-combustione”).
Per piccoli impianti, di potenza inferiore al MWe, il rendimento del ciclo a vapore diminuisce
drasticamente fino a diventare antieconomico. In questi casi possono essere utilizzati
turbogeneratori a fluido organico, in cui la turbina è azionata da vapore organico ad alta massa
molecolare. Per potenze ancora minori, installabili presso utenze isolate, sono in fase di
sperimentazione prototipi da alcuni kWe basati su motori Stirling o su gassificatori associati a
motori a combustione interna.
19
Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Combustibili liquidi possono essere ottenuti da diverse biomasse vegetali.
Dai semi delle colture oleaginose (girasole, colza) si ricava olio che, sottoposto a esterificazione,
viene convertito in biodiesel, un carburante biodegradabile avente caratteristiche molto simili a
quelle del gasolio.
Dalla fermentazione di biomasse zuccherine (come barbabietola e sorgo, ma anche mais e
frumento) si ricava bioetanolo che, opportunamente trasformato, può essere miscelato alle benzine
migliorandone le caratteristiche ottaniche e ambientali.
Il bioetanolo può essere ottenuto anche dalle biomasse ligno-cellulosiche (legno, paglia) per idrolisi
enzimatica o acida.
Mediante un processo di conversione, detto pirolisi, dalle biomasse ligno-cellulosiche si può
ottenere un liquido denominato biolio. Il biolio di pirolisi potrà essere in prospettiva utilizzabile per
l’autotrazione o in turbine a gas per la produzione di energia elettrica.
I reflui animali prodotti dagli allevamenti zootecnici costituiscono una biomassa di notevole
interesse a fini energetici, poiché essa può essere trasformata dando luogo alla produzione di biogas
(metano). Il processo consiste in una fermentazione in ambiente privo d’aria, detto digestione
anaerobica. Con tale processo si ottengono due funzioni: il trattamento di reflui organici,
notevolmente inquinanti, e la loro conversione in energia.
Il biogas prodotto può essere infatti utilizzato in loco per produrre energia termica ed elettrica
mediante sistemi di cogenerazione o per alimentare un impianto a ciclo combinato.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Nell’ambito della promozione delle fonti energetiche rinnovabili la valorizzazione energetica dei
rifiuti solidi urbani (RSU)3 costituisce un’operazione realisticamente praticabile e
quantitativamente significativa, benché sia attualmente relegata in Italia a un valore marginale4,
inferiore alla maggior parte dei Paesi europei.
Ciò comporta innanzitutto una riduzione progressiva dell’utilizzo della discarica (oggi circa il 76%
dei rifiuti solidi urbani in Italia è smaltito in discarica).
Gli RSU indifferenziati, cioè i rifiuti a valle dei recuperi di frazioni merceologiche attuati con la
raccolta differenziata, presentano caratteristiche chimico-fisiche particolarmente idonee per essere
utilizzati come combustibili in moderni impianti di termovalorizzazione (WTE), ad elevata
efficienza energetica, sempre più simili a centrali termoelettriche alimentate a combustibili poveri.
3
I rifiuti sono da annoverare fra le fonti energetiche rinnovabili in Italia da un punto di vista strettamente normativo
(decreto legislativo n. 79 del 1999).
Da un punto di vista tecnico occorre tenere conto che alcuni componenti (plastiche, fibre) provengono da fonti di
origine fossile. Sono quindi certamente rinnovabili solo le componenti biodegradabili.
4
Complessivamente oggi in Italia si sottopongono a combustione circa 2 milioni di tonnellate annue, pari all’8% degli
RSU prodotti.
21
Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
I parametri qualitativi e quantitativi dei rifiuti sono fortemente cambiati nel tempo in funzione delle
mutate condizioni socio-economiche. Si è passati da una produzione annua di circa 250÷270
kg/abitante del 1975-80 agli attuali 480÷500 kg.
Di pari passo si è riscontrato un aumento del potere calorifico, soprattutto per la diffusione di
imballaggi in plastica e materiale cellulosico. Il p.c.i. nel 1980 era di circa 1550 kcal/kg; agli inizi
degli anni ’90 era già pari a 2000 kcal/kg; nel 2000 raggiungeva 2800 kcal/kg (11,7 MJ/kg).
Composizione tipica dei rifiuti solidi urbani nel 2000 e loro grado di rinnovabilità
Componente
carta e cartoni (cellulosici)
plastiche e gomme
organico
legno
tessili
vetro e inerti
metalli
sottovaglio
Totale
Carbonio totale
%in peso
p.c.i.
MJ/kg
Grado di rinnovabilità
%
100
0
100
100
50
0
0
60
RSU – frazioni secche
Contenuto
Frazione rinnovabile
%
%
41
41
17
0
18
18
3
3
3
1,5
8
0
4
0
6
3,6
100
67,1
31
11,7
Gli impianti WTE hanno combustore a griglie raffreddate ad acqua e caldaia a tubi d’acqua, sistemi
di depurazione dei fumi con denitrificatore, torre di condizionamento, sistema di iniezione a secco
di calce e carbone attivo, filtri per il trattenimento delle ceneri. Le percentuali di ossigeno nei fumi
sono prossime al 6%, con temperature all’uscita dell’economizzatore intorno a 170÷200°C.
Il vapore prodotto ha temperature fino a 450 °C e pressioni di 40÷50 bar.
I rendimenti elettrici netti raggiungono valori intorno al 25%.
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Capitolo 7 – L’energia da fonti rinnovabili
Impianti da biomasse e rifiuti
Produzione lorda di energia elettrica dal 1993 al 2003
23