CAPITOLO 5 PROTEZIONE DEI CIRCUITI CONTRO LE SOVRACORRENTI 5.1 - Introduzione l circuiti elettrici possono essere sede di sovracorrenti, cioè correnti che assumono un valore superiore a quello previsto in progetto e che possono danneggiare i cavi elettrici provocandone un surriscalda mento con conseguenti rischi di incen- dio per l'ambiente in cui sono installati. Con riferimento ad una conduttura elettrica viene considerata savracorrente un corrente che per qualsiasi motivo risulti superiore alla portata nominale /z del cavo. In questo contesto rientrano sostanzialmente due diverse categorie di fenomeni: - sovraccarico; - cortocircuito. Ogni circuito elettrico deve quindi essere correttamente proietto nei confronti di questi fenomeni, secondo \e prescrizioni contenute nel Capitolo 43 della Norma CEI64-8. 5_2 - Protezione contro il sovraccarico Il sovraccarico è una sovracorrente che si manifesta in un circuito sano, quindi non è un guasto ma una condizione di funzionamento anomala, non prevista e generalmente posta in essere dall'utente stesso. Esempi di sovraccarico sono: -la connessione di più utilizzatori ad una presa, mediante l'uso di adattatori multipli, determinando un assorbimento maggiore della corrente nominale della presa; _ l'utilizzo contemporaneo di un numero eccessivo di elettrodomestici in una abitazione; _ la corrente assorbita da un motore a rotore bloccato. 68 69 Il sovraccarico determina un surriscaldamento dei componenti elettrici, siano essi i cavi o dispositivi quali prese o interruttori che, se non interrotto tempestivamente, può causare una danneggiamento irreversibile del dispositivo o degenerare in un incendio. ,- Corrente di Ò11piego 1.451[ " " LCARATT~~';TICHE DEL CIRCUITO .......•.. Per proteggere un circuito elettrico contro il sovraccarico possono essere utilizzati interruttori automatici, fusibili o relè termici. _-- I ~:t6Ti~6~iW:5 01 PROTEZIONE .... _ - - 5.2.1 - Requisiti per la protezione delle condutture Il capitolo 433 della Norma CEI 64-8 definisce le modalità di protezione contro il sovraccarico e prescrive il rispetto delle due condizioni seguenti: la S IN ~ Iz [1] COffente ""m,naie '" Corrente coh\ll!nzionale di funzionamento \ Fig. 5.1 . Coordinamento tra dispositivo e conduttura. I{ ~ 1,45/z [2] dove: la è la corrente di impiego del circuito; Iz è la portata in regime permanente della conduttura; IN è la corrente nominale del dispositivo di protezione; Ir è la corrente convenzionale di funzionamento del dispositivo. Nella pratica questo significa che il dimensionamento di un circuito elettrico deve essere effettuato: al determinando la sua corrente di impiego 'a; b) adottando un dispositivo di protezione con corrente nominale superiore alla corrente di impiego la; c) dimensionando la conduttura in modo tale che la sua portata Iz sia superiore alla corrente nominale del dispositivo di protezione. 'n La corrente convenzionale di funzionamento Itè definita nelle rispettive norme di prodotto ed indica un valore di corrente alla quale il dispositivo deve sicuramente intervenire entro un tempo stabilito. La corrente It vale: It = 1,45 interruttori automatici per uso domestico (EN 60898); Ir = 1,30 In interruttori per uso industriale (EN 60947); " = 1,20 In relè termici per contattori (EN60947-4-1 - CEI 17-50); I, = 1,60 In fusibili (EN 60269-1 - CEI 32-1). 'n Particolare importanza assume quindi la corretta determinazione della portata /z della conduttura, considerando tutti i parametri ed i coefficienti applicabili. Non è possibile definire una associazione univoca tra taglie di interruttori automatici e cavi, al fine di assicurare la protezione contro il sovraccarico, in quanto la portata del cavo /z deve sempre essere determinata (Cap. 4) in funzione del tipo di isolamento, della temperatura ambiente e delle condizioni di posa. La figura 5.1 rappresenta graficamente le condizioni [1] e [2]. 'n, Per tutti i dispositivi, ad eccezione dei fusibili, essendo It S 1,45 la condizione [2] è sempre verificata se è verificata la [1J. Nel caso dei fusibili invece, avendo una lr maggiore di 1,45 In di fatto la condizione [1] diventa: 'B~ IN!, 0,9·lz [3] La particolare curva di intervento dei fusibili rende quindi necessario sovradimensionare del 10% la sezione dei cavi rispetto agli interruttori magnetotermici. 70 Fig 5.2 _ Fusibile a cartuccia e relativa base per montaggio su guida DIN. 71 Nelle tabelle seguenti sono riportati alcuni esempi, relativamente a condizioni di posa tipiche, senza considerare la presenza di cavi adiacenti (k2 = 1). Tabella 5.1 - Interruttori e fusibili idonei alla protezione contro il sovraccarico di condutture unipolari in PVC in opera entro tubi protettivi sotto traccia (Posa 5) Sezione (mm 2) 1.5 2.5 4 6 10 16 25 35 50 N. conduttori 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 Portata /2 (A) Interruttori I" (A) Fusibili gG I" (A) 17,5 15,5 16 10 20 20 32 25 40 32 50 50 63 63 100 80 125 100 125 125 12 12 20 16 25 25 32 32 50 40 63 50 80 80 100 80 125 100 24 21 32 28 41 36 57 50 76 68 101 89 125 110 151 134 Tabella 5.2 - Interruttori e fusibili idonei alla protezione contro il sovraccarico di condutture multipolari in PVC in opera entro canali a parete (Posa 31) Sezione (mm 2) 1.5 2.5 4 6 10 16 25 35 50 Non trattandosi di un guasto, il dispositivo di protezione contro il sovraccarico può do, in corrispondenza dell'utilizzatore, salvo alcuni casi particolari 1 , ave è richiesto che il dispositivo sia posto all'origine del circuito. Quando nel circuito sono presenti derivazioni, e la protezione contro il sovraccarico non è posta all'origine della conduttura, bisogna verificare la corretta distribu- Sezione (mm 2 ) 2.5 4 6 10 zione delle correnti in ciascun ramo del circuito. 16 25 35 1 Ad esempio negli ambienti a maggior rischio in caso di incendio (CE I 64-8 _ Sez. 751) Il dispositivo di protezione contro i sovraccarichi deve sempre essere posto all'iniZIO della conduttura. 72 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 Portata (A) 'z 16,5 15 23 20 30 27 38 34 52 46 69 62 90 80 111 99 133 118 Interruttori In (A) Fusibili gG lo (A) 16 10 20 20 25 25 32 32 50 40 63 50 80 80 100 80 125 100 12 12 20 16 25 20 32 25 40 40 50 50 80 63 80 80 100 100 Tabella 5.3 - Interruttori e fusibili idonei alla protezione contro il sovraccarico di condutture multipolari in EPR in opera entro canali a parete (Posa 12) 1.5 essere installato in un punto qualsiasi della conduttura, ad esempio anche al fon- N. conduttori 50 N. conduttori 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 Portata /2 (A) 26 23 . 36 32 49 42 63 54 86 75 115 100 149 127 185 158 225 192 Interruttori lo (A) Fusibili gG I" (A) 25 20 32 32 40 40 63 50 80 63 100 100 125 125 160 125 200 160 20 20 32 25 40 32 50 40 63 63 100 80 125 100 160 125 200 160 73 PVC 16 mmq 1,"'6SA ///J' _T r .1 7777 Interruttore l l Fus,b,le prpv~"::: p" pv:::: ~fe32A ~fe,,, l"' j [_c, [ Fig. 5.5 - Presa protetta contro il sovraccarico. Fig. 5.3 - Protezione contro il sovraccarico posta a valle della conduttura Nell'esempio di figura 5.3 la conduttura dorsale, anche nel caso in cui le due derivazioni siano state effettuate sulla stessa fase risulta correttamente protetta contro il sovraccarico, infatti: (25+35,2 = 60,2 < 68) ' nl + 1,11 n2< Iz Nel successivo esempio di figura 5.4 la fase L3 della dorsale non risulta protetta contro il sovraccarico in quanto la somma delle correnti nominali di P3 e P4 supera la sua portata. In questo caso si dovrà aumentare la sezione dalla conduttura dorsale o, in alternativa, posizionare un dispositivo a monte, con corrente nominale non superiore a 50 A (è anche possibile collegare l'utilizzatore U4 ad una fase diversa L 1 o L2). 1,"50 A ///'" flfl : LJInt t l1_L2_l3-N ~ 100~ ,,01w-, LJ l linI. Inl 1,_24 A 1,~24A 1,-32 A ll_N l2-N L3_N -"'J [,,! ___~ "J C Ooo il" P:::":mm,~"::::":mm~" p~~:':m, o : Int J":,:":::, In questo caso la presa può essere inserita in un circuito dorsale protetto a monte con dispositivi aventi corrente nominale superiore a 16 A. La Norma ammette la possibilità di non proteggere contro il sovraccarico i seguenti circuiti eleUrici, a condizione che non facciano parte di impianti installati in ambienti particolari 3 : - condutture terminali destinate ad alimentare utilizzatori che non possono determinare un sovraccarico (es. apparecchi termici, scalda acqua, apparecchi illuminanti) a condizione che la conduttura non sia dotata di derivazioni o prese a spina e che sia comunque protetta nei confronti dei cortocircuiti; - circuiti terminali destinati ad alimentare apparati di telecomunicazioni, comando o segnalazione; 1,~4IA t 3-N ' __ ["i L Fig. 5.4 - Dorsale non protetta contro il sovraccarico. 74 Nel considerare la protezione contro il sovraccarico si devono considerare anche i componenti "passivi" quali prese, interruttori di manovra ecc. che devono essere scelti in modo che la loro corrente nominale sia sempre superiore, ovviamente alla corrente di impiego la, ma anche e sopraUutto alla corrente nominale del dispositivo di proiezione presente nel circuito. In alcuni casi può essere opportuno dotare questi dispositivi di una propria protezione (es. prese) in modo da limitare il valore della corrente 2. 5.2_2 - Omissione della protezione contro il sovraccarico pvc IO mmq o Nel caso di condutture costituite da più cavi in parallelo, al fine di evitare di sovraccaricare un singolo conduttore, la norma richiede che i cavi siano tra loro uguali, in modo da ripartire la corrente di impiego in modo uniforme, e non siano presenti prese a spina o derivazioni effettuate su un solo cavo. 2 La protezione contro le sovracorrenti sulle prese è richiesta dalla Norma CEI 64-8 in alcuni ambienti particolari. es. nei locali accessibili al pubblico all'Interno di ambienti di pubblico spettacolo (Art. 752.55.1). 3 Gli ambienti particolari sono quelli contenuti nella Parte 7 della Norma CE164-8 e comprendono ambienti a maggior rischio in caso di incendio, ambienti adibiti ad uso medico o a pubblico spettacolo ecc. 75 - circuiti la cui apertura intempestiva può determinare pericoli (es. alimentazione di elettromagneti di sollevamento, secondario di trasformatori di corrente ecc.); - circuiti di alimentazione di pompe antincendio; - circuiti di sicurezza (es, illuminazione di sicurezza centralizzata). Negli ultimi due punti l'omissione della protezione è obbligatoria. In questi casi la norma ritiene più importante salvaguardare la continuità del servizio piuttosto che l'integrità della conduttura. Tenuto conto che questi circuiti devono comunque essere correttamente protetti contro il cortocircuito, l'omissione della protezione contro il sovraccarico può consistere nell'impiego di dispositivi (interruttori automatici o fusibili) con correnti nominali superiori alla portata del cavo. 5.3 - Protezione contro il cortocircuito Il cortocircuito viene definito come un guasto elettrico in cui parti circuitali a diverso potenziale vengono tra loro a contatto, determinando lo stabilirsi di una corrente detta di cortocircuito. Va quindi innanzi tutto considerato che, a differenza del sovraccarico, si tratta di una anomalia circuitale, un guasto, causato da un evento estraneo al funzionamento normale del sistema. Esempi tipici di cause che possono determinare un cortocircuito: • danneggiamento meccanico di una conduttura elettrica (es. durante l'esecuzione di uno scavo con mezzi meccanici); • cedimento di elementi strutturali che sostengono componenti dell'impianto elettrico; • surriscaldamento di condutture elettriche tale da determinare un danneggiamento degli isolanti termoplastici; • azione dannosa dovuta alla fauna selvatica. adeguato il dispositivo di protezione affinché la conduttura non venga danneggiata significativamente. 5.3.1 - Calcolo delle correnti di cortocircuito Per poter scegliere il dispositivo di protezione è necessario determinare il valore della corrente di cortocircuito in ciascun ramo dell'impianto. Questa operazione può in alcuni casi risultare laboriosa, non tanto per la complicazione dei calcoli che, come si vedrà più avanti, risultano estremamente semplici, quanto piuttosto nella determinazione dei dati e dei parametri dell'impianto. In una rete elettrica infatti il valore delle correnti di cortocircuito dipende da una serie di fattori quali ad esempio: - caratteristiche della rete a monte (es. rete del distributore); - distanza del guasto dal generatore; - conformazione delle condutture elettriche e relativi valori di resistenza e reattanza; - presenza non trascurabile di motori 5 che possono contribuire alla corrente di guasto, Il valore della corrente di cortocircuito, o meglio delle correnti di cortocircuito in quanto vanno considerati sia il guasto Irifase ma anche i guasti bifasi o monofasi, può essere calcolato con il metodo indicato dalla Norma CEI EN 60909-0 (CE I 11-25). La figura 5,6 rappresenta l'andamento nel tempo di una corrente di cortocircuito. Si nota come questa derivi dalla somma di due componenti distinte, una componente simmetrica ed una componente continua o asimmetrica che raggiunge il valore massimo nei primi istanti e decresce fino ad annullarsi dopo alcuni periodi. ,, i Componente continua Componente simmetrica ", Il cortocircuito in un sistema elettrico può determinare la formazione di un arco elettrico con elevato sviluppo di calore che può facilmente innescare un incendio alle installazioni ed ai materiali circostanti. Questo non vale solo per gli impianti industriali ma anche in ambito residenziale, una corrente di cortocircuito di qualche migliaio di ampere è sufficiente per incendiare materiali come tendaggi, tappeti, e tappezzerie. " "'l , Tutti i circuiti elettrici devono quindi essere correttamente protetti contro il cortocircuito' con le modalità previste dalla Norma GEI 64-8, dimensionando in modo , " i Fig. 5.6 - Andamento della corrente di cortocircuito. 4 Per protezione contro il cortocircuito. in ambito impiantistico. si intende la protezione delle condutture. Per quanto riguarda gli apparecchi utilizzatori in genere le relative norme di prodotto possono contenere specifiche prescrizioni per limitare i rischi di cortocircuito. 76 5 1n caso di cortocircuito alcuni motori continuano per inerzia a girare trasformandosi di fatto in generatori di corrente. 77 Quando si parla di corrente di cortocircuito si intende il valore efficace della componente simmetrica. Se si scompone l'impedenza nelle componenti resistive e realtive, la formula può essere riscritta come segue: La componente unidirezionale determina il valore di picco della corrente di guasto, ,Uo ICC3F=-:~C=~C=~===Occ~=C~=CC===~ valore che varia tra: [5[ oJ(RMr+RTR+RFASd+ (XMr+XTR+XFASEf /p= {l/cc a coscp=1 e II cortocircuito bifase può essere determinato con la formula: Ip = 2f2lcc a coscp=O Il valore di picco Ip della corrente di cortocircuito è significativo per la determinazione del potere di chiusura dell'interruttore automatico e per il dimensionamento ad esempio dei supporti delle sbarre in un quadro elettrico nei confronti degli sforzi elettrodinamici (vedi Cap. 5.6.4). Per poter calcolare la corrente di cortocircuito in un impianto elettrico è utile far riferimento ad un modello equivalente, riportato in figura 5.7, comprendente: - la rete MT del distributore; - il trasformatore MT/BT; - la rete BT dell'utilizzatore. Ciascuna componente del circuito equivalente è caratterizzata da una impedenza equivalente Z, determinabile, con criteri adeguati, caso per caso. RETE 81 TRASFORMATORE. ReTE MT A MONTE ICC2F d'Juo ,,/3 ~~=cc::;;=c:;:~=;~~~~c=~~==;;= - - ICC3F .J(2RMr+2·RTR+2RFASE?+ (2XMr+2XTR+2XFASE)2 2 [6J ed infine il cortocircuito monofase: ICCFN = ,Uo ... oJ(RMr+RTR+RFAS~RN)2 + (XMr+ X TéXFASE+XN? [7J Per l'esecuzione dei calcoli è quindi necessario determinare il valore delle singole componenti che determinano l'impedenza equivalente nel punto di guasto. Questo aspetto è in genere agevole per la parte BT dove gli elementi costituenti il circuito sono conosciuti e determinati dall'utente, mentre per le parti a monte sovente non si hanno a disposizione dati precisi. MT/Bl Reti BT @ 1>1 CJ z, Z"T Negli impianti alimentati dall'ente distributore in bassa tensione, il valore della corrente di cortocircuito in corrispondenza del punto di consegna è stabilito convenzionalmente, considerando una corrente di guasto, ai capi della cabina secondaria del distributore, non superiore a 16 kA: - Utenze monofasi: 6 kA (cosc.p 0,7) - Utenze trifasi: 10 kA (cosc.p 0,5) per potenze fino a 30 kW t z" Fig. 5.7 - Circuito equivalente. La corrente di cortocircuito tritase in un punto del sistema BT vale: IcG3F ,Uo ,Uo ZmT ZMr+ZTR+ZBT = [4[ Conoscendo il valore della massima corrente di cortocircuito nel punto di consegna si può ricavare la sua impedenza equivalente con la formula: dove: , è una fattore introdotto dalla Norma utilizzato per valutare i valori massimo e minimo della corrente di cortocircuito e vale 0,95 per il valore minimo e 1,05 o 1,10 per quello massimo; Uo Z 78 Per potenze disponibili superiori a 30 kW il valore della corrente di cortocircuito deve essere richiesta al distributore. Questi valori vanno considerati come valori massimi della corrente di cortocircuito Irifase all'origine dell'impianto dell'utente. è la tensione di fase; ,Uo ZMONTE=-,- [8J CC3F è l'impedenza equivalente nel punto in cui awiene il guasto. 79 ed inserire il risultato nella fomula [4]" 100 Sr 100 IK=---_-=--I,(kA) Quando non sono noti i dati del sistema a monte è inoltre possibile utilizzare un metodo di calcolo semplificato, introdotto dalla Norma CEI 64-8, che consente di determinarne il valore minimo (a fondo linea) per un guasto fase-fase (neutro non distribuito): 15 2L [9[ 0,8 Uo L 1,5 p (1+m)s [10[ dove: 1,5 m L, S è la tensione concatenata; è la tensione di fase; è un coefficiente che tiene conto dell'impedenza del sistema a monte, rappresentato come una caduta di tensione del 20%; è un fattore che tiene conto di un aumento della resistività del rame a causa del riscaldamento del cavo; è il rapporto tra la resistenza del conduttore neutro e quella della conduttore di fase; sono rispettivamente la lunghezza, in metri, e la sezione del conduttore, in mm 2 . Le formule [9] e [10] trascurano la reattanza del cavo, aspetto che porta ad errori accettabili fino a sezion"1 d"1 95 mm2 . Per sezioni maggiori i valori di corrente calcolati devono essere moltiplicati per un fattore di correzione che vale: 0,90 per sezioni di 120 mm 2; 0,85 per sezioni di 150 mm 2; 0,80 per sezioni di 185 mm~; 0,75 per sezioni di 240 mm 2 . Reti con propria cabina MT/BT Nei sistemi TN, dotati di propria cabina di trasformazione, il valore delle correnti di cortocircuito nei vari punti dell'impianto dipende sostanzialmente da due fattori: • la potenza del trasformatore (o dei trasformatori se in parallelo); • l'impedenza delle condutture fino al punto di guasto considerato. In prima approssimazione, trascurando l'impedenza del sistema a monte, la corrente di cortocircuito trifase simmetria sul secondario di un trasformatore MT/BT può essere calcolata con la formula: BO la la la la u cc tensione di cortocircuito; potenza nominale in kW; tensione nominale sul secondario; corrente nominale secondaria. Di seguito si riportano i valori calcolati per le varie taglie commerciali di trasformatori MT/BT, sia in olio che a secco. Ice = O,B I, è è è è ...J3Ur , P S o fase neutro: V V, dove: u cc S, Ur 0,8 U Ice Ucc Tabella 5.4 - Dati caratteristici dei trasformatori MT/BT Potenza nominale S, [.VA) Corrente nominale 100 144 160 231 250 361 400 577 630 909 BOO 1000 1250 1600 2000 1155 1443 1804 2309 2887 (%) U" Corrente cto cto trifase Ik (kA) 4 6 4 6 4 6 4 6 4 6 6 6 6 6 6 3,6 2.4 5,B 3,B 9,0 6,0 14,4 9,6 22,7 15,2 19,2 24,1 30,1 38,S 48,1 ' r (A) La conoscenza del valore di corrente di cortocircuito sul secondario dei trasformatori consente di determinare l'impedenza equivalente da utilizzare nelle formule [5], [6] e [7] per determinare i valori di corrente nei vari rami BT. Come si vedrà nei prossimi capitoli, nella valutazione della protezione contro il cortocircuito è in genere necessario determinare due valori distinti, corrispondenti ai valori massimo e minimo della corrente . Il valore massimo, corr"lspondente al cortocircuito ad ·Inizio linea, determinalo assumendo il fattore c = 1,1, serve per valutare le sollecitazioni massime e quindi per decidere il potere di interruzione degli interruttori, la sollecitazione termica dei cavi o le caratteristiche di tenuta al cortocircuito dei quadri elellrici. B1 Il valore minimo, calcolato a fondo linea, con fallore c = 0,95, viene impiegato per verificare il corretto intervento del dispositivo di protezione. Tabeffa 5.6 - Valori di K 2 S2 per condutture in PVC ed EPR 5.3.2 - Sollecitazioni termiche dei cavi elettrici Un cavo elettrico, attraversato da una corrente di cortocircuito, subisce un innalzamento della sua temperatura per effetto Joule. In prima approssimazione, soprallutto per fenomeni molto rapidi (entro 5 s), si può considerare che l'intera energia sviluppata dal guasto si trasformi in un innalza6 mento della temperatura del conduttore e conseguentemente del suo isolamento. La norma stabilisce una temperatura limite per i cavi, in funzione del tipo di isolamento. Questa temperatura di corlocircuito massima corrisponde ad un danneggiamento accettabile dell'isolante e ne previene la distruzione (es. rammollimento negli isolanti termoplastici). Tabella 5.5 - Temperature limite dei cavi elettrici Materiale isolante PVClTermoplastici Gomma etilenpropilenica (EPR) elo polietilene reticolato (XlPE) Servizio ordinario 70 "C Cortocircuito 160 DC 90°C 250 "C Il fenomeno, trattandosi di una energia. è funzione del quadrato della corrente e del tempo per cui essa permane. La massima energia che un cavo può sopportare senza oltrepassare la sua temperatura di cortocircuito limite viene definita dalla relazione: Sezione pve 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 2,98'10 4 8,27'10 4 2,12'10 5 4,76,10 5 1,32'10 6 3,39'10 6 8,27'10 6 1,62,107 3,31-10 7 6,48'10 7 1,19'108 1,90,10" 2,98'108 4,53'108 7,62,10 8 EPR 4,60'10 4 1,28'104 3,27,10 5 7,36,10 5 2,04'106 5,23-10 6 1,28'107 2,51'10 7 5,11.10 7 1,00'108 1,85'108 2,94'10 8 4,60'10 8 7,00'10 8 1,18,109 5.3.3 - Protezione delle condutture contro il cortocircuito Per proteggere una conduttura nei confronti del cortocircuito è necessario introdurre nel circuito un dispositivo capace di interrompere la corrente in un tempo sufficientemente breve affinché l'energia lasciata passare risulti inferiore a quella limite, in modo che il cavo non raggiunga temperature superiori alla temperatura di cortocircuito. La regola generale di cui all'articolo 434 della Norma CEI 64-8 prescrive infatti che: K2 ·S ft < K2 ·S dove K è un fattore che vale: s - 115 per i cavi con isolamento in PVC - 143 per i cavi con isolamento in gomma etilenpropilenica è la sezione del cavo. Trattandosi di una energia, il fallore K2S viene espresso in A 2s, ad esempio un 2 conduttore da 6 mm isolato in PVC può sopportare una energia massima pari a: [111 dove ft è l'integrale di Joule per il tempo tinA 2 s, in pratica l'energia lasciata passare dall'interruttore nel tempo impiegato ad aprire il circuito. Se si utilizza un interruttore magnetotermico questo interverrà con tempi diversi in funzione della corrente di cortocircuito. Di fatto si può quindi considerare che esiste una curva (vedi Figura 5.8) che rappresenta il valore dell'energia specifica lasciata passare dall'interruttore in funzione della corrente di cortocircuito 7. 1152 . 62 = 476100A 2 s 7 °11 fenomeno viene considerato "adiabatico", cioè senza cessione di calore all'ambiente circostante. 82 Di fatto anche il fattore K"s" non è costante ma varia in funzione della corrente. Basta peraltro considerare che se la corrente è pari o inferiore alla portata l"~ il cavo è in grado di sopportare un'energia infinita in quanto la sua temperatura non può raggiungere, per definizione, valOri pericolosi. 83 Area nella quale ~~e essere rispettata la condizkme l l't <K'S' -- l' , ,, , '" [inlerrUttOf6 500 1000 '.000 100.000 b: (A) I / ",ic.."" I ~_ '« " " Fig. 5.8 - Curva dell'energia passante per interruttore modulare (Fonte Gewiss). Fig. 5.10 - Limiti della corrente di cortocircuito I due fattori della condizione [11] sono quindi variabili e conseguentemente il metodo più pratico per verificarne il rispetto è quello di sovrapporre le due curve su un grafico. Per tutti i punii del grafico in cui la curva ft dell'interruttore è posizionata sotto la corrispondente curva del K2~ della conduttura, il cavo risulta protetto contro il cortocircuito. , Nel valutare l'idoneità della protezione bisogna tener conto che in ciascun circuito può manifestarsi solo un determinato range di valori di corrente di cortocircuito, corrispondenti ai valori calcolati ad inizio (valore massimo) e fine linea (valore minimo), per cui la verifica dovrà essere effettuata all'interno di questa zona di valori. K'S.l del cavo Per la protezione contro il cortocircuito possono essere utilizzati interruttori automatici o fusibili, tenendo presente che il dispositivo deve però essere posizionato necessariamente all'inizio della conduttura (entro i primi tre metri). l't dell'interruttore 5,3-4 - Casi particolari aulomabco La protezione contro il cortocircuito deve essere garantita anche nei confronti del conduttore neutro o del conduttore di protezione quando questi hanno una sezione inferiore ai conduttori di fase. È inoltre possibile utilizzare un unico dispositivo per proteggere contro il cortocircuito condutture costituite da più cavi posti in parallelo. Il progettista deve però valutare le caratteristiche di funzionamento anche in funzione delle condizioni di posa e della possibilità che possa manifestarsi un guasto che coinvolge un solo cavo. La verifica della condizione [11] può anche essere effettuata per un singolo cavo. I" presunta Fig. 5.9 - Verifica della protezione contro il cortocircuito 84 I" 85 5.4 - Protezione combinata contro sovraccarico e cortocircuito Quando per la protezione contro le sovracorrenti di un circuito viene utilizzato un unico dispositivo si parla di protezione combinala contro sovraccarico e corlocircuito. In questo caso il dispositivo di protezione deve assicurare il rispetto delle prescrizioni riportate nel capitolo 5.2.1 (sovraccarico) e 5.3.3 (cortocircuito) del presente volume. L'utilizzo di un unico dispositivo comporta una serie di vantaggi e semplificazioni nella protezione del cavo. Con riferimento alla Figura 5.11 nel caso a) si vede come il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (CulVa D) non protegge il cavo nei confronti del sovraccarico, conseguentemente dovranno essere rispettate le seguenti condizioni: Icc min ~ lA e Ice max::i la Nella pratica questo significa che, salvo casi particolari, quando un interruttore protegge la conduttura contro il sovraccarico e presenta un potere di interruzione pari o superiore alla corrente di cortocircuito presente nel punto di installazione, la conduttura è anche protetta contro il cortocircuito. Questa semplificazione vale in genere in tutte le piccole e medie installazioni alimentate in BT dove il valore delle correnti di cortocircuito non raggiungono livelli elevati e quindi la condizione [13] è sempre verificata. Nelle installazioni industriali, specialmente per i circuiti vicini al trasformatore, dove possono determinarsi correnti di guasto molto elevate, la condizione [13] deve invece essere verificata caso per caso, anche in funzione del tipo di interruttore che viene utilizzato B• Analoghe considerazioni valgono per i circuiti protetti da fusibili dove la verifica della condizioni [13] non è mai necessaria se viene garantita la protezione contro il sovraccarico. [12[ ed il circuito dovrà essere protetto contro il sovraccarico con un altro dispositivo. 5.5 . Protezione dei montanti negli edifici residenziali Nel caso b) invece il dispositivo protegge la conduttura contro il sovraccarico e quindi, ai fini della protezione contro il cortocircuito è sufficiente che: Negli edifici civili le modalità di protezione del montante possono essere valutate secondo indicazioni normative particolari. La Norma CEI 64-8 ammette infatti di non proteggere contro il cortocircuito i montanti che collegano gli organi di misura centralizzati con le unità immobiliari 9 . L'omissione del dispositiVO è consentita esclusivamente se ricorrono le seguenti condizioni: - sia presente ed accessibile all'utente l'interruttore automatico del distributore, integrato nell'organo di misura; - i dispositivi di protezione posti nel quadro posto a valle del montante in corri~ spondenza dell'ingresso nell'unità immobiliare siano idonei a proteggerlo nei confronti del sovraccarico; - il montante sia realizzato in modo da rendere minimo il rischio di cortocircuito (es. non siano presenti giunzioni ma la conduttura sia diretta, il cavo sia posato entro tubazioni separate ecc.). [13] Ice max::i IB Se poi l'energia (lt sopportabile dalla conduttura è superiore a quella lasciata passare dall'interruttore in corrispondenza del suo potere di interruzione, quindi al valore massimo di corrte di cortocircuito che potrebbe essere chiamato ad interrompere (valore che in genere è significativamente maggiore dell'effettiva corrente di cortocircuito massima presente nell'impianto), la condizione [13] è sempre verificata. Cavo non protetto conlro Il sovraccanco C<roIO protetto contro sovraccarico ~- ~ l'tl( ,'t \1 , . \'.... / c C ""-' D. D " " '" 'I Fig. 5.11 - Protezione combinala contro le sovracorrenti. 86 " bi '" il Di fatto si va ad utilizzare l'interruttore limitatore posto nel contatore per proteggere il montante nei confronti del cortocircuito (contro il sovraccarico la conduttura deve essere protetta dal dispositivo presente nel centralino di appartamento). I nuovi contatori eleUronici sono dotati di dispositivi magnetotermici con corrente nominale da 63 A, cUlVa C, controllati da un relè elettronico regolato in base alla potenza contrattuale. 8 La maggior parte degli interruttori automatici presenta un comportamento per cui si determina una "limitazione" della corrente di cortocircuito (Vedi Capitolo 5.6). 9 Questa possibilità viene estesa anche in altri casi nella bozza di "Regola tecnica di riferimento per la connessione di utenti attivi e passivi alle reti BT delle imprese distributrici di energia elettrica" in fase di discussione. 87 Q- Q- •• • Fig. 5.12 - Nuovo contatore di energia. Verificando sulla curva dell'energia specifica passante ft di un dispositivo con corrente nominale pari a 63 A, e curva di intervento C, si può rilevare che risultano correttamente protette le seguenti tipologie di condutture: - cavi isolati in PVC: sezioni pari o superiore a 6 mm 2 ; 2 - cavi isolati in EPR: sezioni pari o superiore a 4 mm • 2 Nel caso quindi di montanti da 2,5 mm è sempre necessario posizionare un dispositivo di protezione all'origine dell'impianto. L'Allegato A alla Norma CEI 64-8 prescrive in ogni caso un montante di sezione non inferiore a 6 mm 2 . Nel valutare la protezione dei montanti bisogna inoltre tener conto se queste condutture transitano in ambienti a maggior rischio in caso di incendio. In questo caso è sempre necessaria la protezione contro sovraccarico e cortocircuito all'origine della conduttura e, se quest'ultima rientra nelle tipologie c1 o c2 dell'art. 751.04.2.6 della Norma 10 , deve essere predisposto anche un dispositivo differenziale con sensibilità non inferiore a 300 mA, anche di tipo selettivo. Negli edifici residenziali il vano scala costituisce ambiente a maggior rischio in caso di incendio quando l'altezza in gronda supera i 24 m (attività n. 94, soggetta al certificato di prevenzione incendi). 5.6 - Interruttore automatico Nella pratica installativa l'interruttore automatico ha ormai raggiunto una diffusione considerevole rispetto ad esempio all'uso dei fusibili. Questo vale in particolare per le installazioni di tipo residenziale o di medio e piccolo terziario. I vantaggi introdotti da questo dispositivo sono peraltro significativi: In pratica condutture costituite da cavi unipolari o multipolari, con o senza conduttore di protezione, entro tubazioni senza particolare grado di protezione (inferiore a IP4X). 10 88 • ~ , . ... a; ._-~~.. ~ .,. Fig. 5.13 - Interruttore magnetotermico modulare a 4 poli (fonte Gewiss) - consentono l'esecuzione di manovre in totale sicurezza; - garantiscono il sezionamento (quanto il dispositivo è onnipolare); - proteggono i circuiti contro le sovracorrenti; - non richiedono parti di ricambio (come invece capita nel caso dei fusibili); - sono ampiamente accessoriabili (contatti ausiliari, blocchi differenziali ecc.). L'interruttore automatico viene realizzato sostanzialmente con quattro diverse versioni costruttive: - versione da incasso per installazione su scatola portafrutti; - modulare per installazione su guida DIN; - scatolato, per correnti in genere superiori a 125 A; - aperto, per installazioni industriali ove sono richieste elevate correnti nominali. L'interruttore automatico è dotato di un dispositivo di protezione, denominato "sganciatore di sovracorrente" che in genere appartiene a due categorie: - sganciatore magnetotermico, impiegato in tutti i dispositivi modulari o scatolati di piccola e media taglia; - sganciatore elettronico, utilizzato nei dispositivi scatolati o aperti. Dal punto di vista normativo, gli interruttori automatici sono soggetti alle seguenti norme di prodotto: - CEI EN 60898 (CE I 23-3) - Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti per impianti domestici e similari; - CEI EN 60947-2 (CEI17-5) - Apparecchiature di bassa tensione - Parte 2: Interruttori automatici. La Norma CEI EN 60898 è relativa a dispositivi con corrente nominale non superiore a 125 A e potere di cortocircuito finO a 25 kA. Questi dispositivi, adatti al sezionamento dei circuiti, sono destinati anche a persone non addestrate e non richiedono alcun tipo di manutenzione. La Norma CEI EN 60947-2, relativa a dispositivi per impieghi in ambito industriale è relativa a dispositivi di protezione senza limiti in termini di corrente nominale ed indipendentemente dalla forma costruttiva. 89 5.6.1 - Caratteristiche degli sganciatori magnetotermici CARATTERISTICA DI iNTERVENTO TIPO B (CEI EN 60898) Lo sganciatore magnetotermico è un dispositivo elettromeccanico costituito da due elementi distinti. t (s) 10'.;('0 1) sganciatore termico. caratterizzato da una curva di funzionamento tempocorrente di tipo inverso; 2) sganciatore magnetico ad intervento istantaneo. 1000 La curva di intervento di un dispositivo rappresenta l'inviluppo delle due curve relative ai due sganciatori ed ha l'andamento tipico riportato nelle figure 5.14, 5.15 '"0 e 5.16. Entrambe le norme prevedono curve di funzionamento prestabilite, in genere relative a campi di impiego specifici, che si differenziano essenzialmente per la soglia di intervento istantaneo (magnetico). IO La soglia di intervento istantaneo viene definita come multiplo della corrente nominale, ad esempio un interruttore automatico da 32 A in curva C, conforme alla norma CEI EN 60898, avrà una soglia magnetica compresa tra 160 e 320 A. Lo stesso interruttore, ma con curva B, avrà la soglia di intervento compresa tra 96e160A. 0.1 Tabella 5.7- Soglie di intervento magnetico secondo EN60898 ed EN60947-2 Curva B C Soglia di intervento magnetico CEI EN 60898 CEI EN 60947-2 3+5 In 3,2:4,8 In (4 In ± 20%) 5+10 In 6,4+9,6 In (8 In ± 20%) D 10+14 In 9,6+14,4 In (12 In ± 20%) K N/A 9,6+14,4/0 (12/n ±20%) Z N/A 2,4+3,6/0 (12/n ± 20%) 90 0.01 Impiego Idoneo per la proiezione di cavi molto lunghi. carichi resistivi Idoneo per la protezione di circuiti ed ulilizzatori tradizionali (resistivi o debolmente induttivi) ~.U~l ~." l 100 IO lIl~ Fig. 5.14 - Curva di intervento B. Idoneo alla protezione di circuiti con carichi con elevata corrente di awiamento Inlervento termico Come curva D ma con corrente convez. di funzionamento IF1,2 In Idoneo alla proiezione di circujti elettronici Curva /01 B /, 1,13/n 1,451" Intervento magnetico Tempo Corrente Corrente Tempo di intervento > 1h di prova Im1 di prova 1m 2 di intervento < 1h 3/, > 0,1 S 5/, < 0,1 s 91 CARATTERISTICA DI INTERVENTO TIPO D (CEI EN 60898) CARATTERISTICA DI INTERVENTO TIPO C (CE I EN 60898) I (8) ',"00 I 11\ 1IIIIIIIIIIIIItt3 "'" I '00 w I\~ 1000 111111111111111111 '"' I Il,Ilf, '1$1111111'I III ~t" brftllllllllllllllili 0,1 (l,l Q,n1 (lm (o,O~l O,Uv! , '" '.0 100 C I, 1,131" 1,45 'n Intervento termico Intervento magnetico Intervento termico I" Tempo Corrente Corrente Tempo di intervento di prova I m1 di prova 1m2 di intervento > 1h 51, 10 In > 0,1 s < 0,1 s < 1h 10 100 ~!" Figura 5.16 - Curva di intervento D. Fig, 5.15 - Curva di intervento C, Curva , fJ,~ ~J" Curva D 'm I, 1,13/n 1,45 In Tempo Intervento magnetico Corrente di intervento di prova 'm1 > 1h 10 In < 1h Corrente Tempo di prova ' m2 di intervento 20 In < 0,15 5 >0,155 l' Il 92 93 5.6.2 • Sganciatori elettronici Gli sganciatori elettronici, normalmente montati su interruttori di tipo scatolato o aperto, per impieghi in ambito industriale, utilizzano trasformatori amperometrici connessi ad una unità a microprocessore che elabora il valore efficace della corrente ed aziona, in caso di sovracorrente, l'apertura dell'interruttore, t [s] !Q4 l. _ _ <-; ____,_i_ 'n 1(" 1Il' Data l'estrema versatilità di questi sganciatori la loro regolazione, nel contesto di un impianto, può in genere essere assistita da appositi programmi applicativi che elaborano graficamente la curva di funzionamento in funzione delle regolazioni, agevolando l'impostazione delle soglie e dei tempi di intervento. Da notare inoltre che quando un dispositivo di protezione presenta organi di regOlazione e taratura accessibili senza l'utilizzo di una chiave o di attrezzi, deve essere assicurata l'inaccessibilità del dispositivo alle persone comuni, ad esempio collocandolo in locali ad accesso riservato o in quadri elettrici dolati di portelle con chiusura a chiave. 10 Relè elettronici di nuova generazione Sono oggi disponibili sganciatori elettronici corredati da una serie di funzioni aggiuntive comprendenti: - misura e visualizzazione dei parametri del circuito; - registrazione degli eventi relativi ad interventi del relè a seguito di guasti, - comunicazioni in remoto delle informazioni. lO" 1O-~ 10 Fig. 5.17 - Curva di funzionamento di uno sgancialore elettroniCo (fonte Gewiss). 94 Gli sganciatori elettronici sono dotati di più funzioni singolarmente regolabili per soglia e tempo di intervento: - Funzione di protezione a lungo ritardo: adatta alla protezione contro il sovraccarico e costituita da un modo di funzionamento a tempo inverso con soglia e tempo regolabili; - Funzione di protezione a corto ritardo: soglia di intervento per la protezione contro il cortocircuito caratterizzata dalla possibilità di introdurre un ritardo intenzionale idoneo a conseguire una selettività di intervento rispetto a dispositivi posti a valle; - Funzione di protezione istantanea: soglia di intervento senza ritardo intenzionale, impiegata per la protezione contro il cortocircuito; - Funzione di protezione contro i guasti a terra: soglia di intervento simile al funzionamento di un dispositivo differenziale (quindi operante sulla somma vettoriale delle correnti di fase e di neutro) con valori generalmente compresi tra 0,1 e 1 e tempi regolabili. Questa funzione viene utilizzata in sistemi TN per garantire una protezione per guasti verso terra su circuiti di distribuzione dove è ammesso un intervento entro 5 secondi, al fine di garantire selettività verso i dispositivi differenziali posti a valle. 1()' ," L'impiego di questi dispositivi porta alcuni vantaggi: - semplificazione del cablaggio dei quadri elettrici che non necessitano più di strumenti di misura e relativi componenti accessori; - possibilità di attuare concretamente pOlitiche di gestione dell'energia potendo disporre in modo diffuso di dati relativi ai consumi, circuito per circuito, facilmente aggregabili mediante appositi programmi applicativi; - semplificazione delle attività di indagine e diagnostica in caso di guasti ed intervento di dispositivi di protezione grazie alla possibilità di rilevare la grandezza (ed il momento preciso in cui è avvenuto) che ha determinato l'intervento dell'interruttore. 95 I Il Il Il III III III IIII 5.6.3 - Parametri e caratteristiche degli interruttori Tabella 5.8 - Declassamento in temperatura per interruttori modulari (fonte: Gewiss) Il costruttore dell"interruttore automatico deve documentame le caratteristiche ed il comportamento relativamente ad alcuni parametri fondamentali: - curva di intervento tempo-corrente; - curva relativa all'energia specifica passante ft; - potere di interruzione (Ved. Capitolo 5.5.4); - caratteristiche di limitazione e relative curve; - declassamento in temperatura; - potenza dissipata; - attitudine alla selettività; - protezione di backup. Delle curve tempo-corrente e dell"energia specifica passante si è già accennato nel capitolo 5.3.3, relativamente alla protezione delle condutture contro il cortocircuito. La caratteristica di limitazione di un interruttore è la sua capacità di interrompere una corrente di cortocircuito prima che questa abbia raggiunto il suo valore massimo, limitandone di fatto l'intensità. Le curve di limitazione della corrente di cortocircuito rappresentano quindi il valore limitato in corrispondenza di ciascun valore di corrente di cortocircuito presunta. Le curve di funzionamento degli interruttori vengono determinate con parametri di riferimento slandard definiti dalla norma. In particolare gli interruttori vengono provati ad un temperatura ambiente di 30 "C. È comprensibile che quando il dispositivo si trovi ad operare a temperature sensibilmente diverse le soglie di intervento del relè termico cambiano in modo significativo 11 . Si definisce declassamento in temperatura di un interruttore automatico l'adattamento delle sue soglie di intervento a diversi valori della temperatura ambiente. I" Ice di cre,ta presunta , , ,, I ,, , , " Ice di . cre,Ia limitato '~\ Ice presunta , \~iI"o \ Ice I/ " IN (A) 6 10 16 20 25 32 Temperature 10 QC 20 QC 30°C 40 QC 50 QC 60°C 7,2 6,6 11,8 18,2 22,8 28,5 36,5 10,8 17,2 21,4 26,8 34,2 6 10 16 20 25 32 5,7 9,6 5,3 9,1 5 8,6 15,2 19,5 14,3 18,9 13,4 18,4 24 23 22 30,8 29,5 28,8 li Il declassamento in temperatura va considerato ad esempio: - nelle installazioni in ambienti molto caldi per evitare interventi intempestivi dell'interruttore; - quando l'interruttore è posto all'estemo a temperature molto basse può venir meno la protezione contro il sovraccarico. La potenza dissipata da un interruttore automatico indica il calore prodotto per effetto Joule da transito della corrente eleUrica nel dispositivo. Questo parametro è significativo per il dimensionamento dell'involucro del quadro elettrico, considerato che ad esempio gli interruttori automatici modulari possono dissipare energia comprese tra 1 e 5 W per polo. 5.6.4 - Potere di interruzione Un generico dispositivo di protezione, posizionato in un determinato punto di un impianto elettrico, deve essere in grado di interrompere elo stabilire la corrente di cortocircuito massima presente in quel punto specifico 12 Questa proprietà viene definita "potere di interruzione" e "potere di stabilimento" e costituisce un parametro costruttivo del dispositivo, conformemente alle prescrizioni della corrispondente norma di prodotto. Per gli interruttori automatici per uso industriale, costruiti in conformità alla Norma CEI EN 60947, vengono definitivi due valori: Ics potere di interruzione di servizio potere di interruzione estremo_ I cu Il potere di interruzione di servizio Ics rappresenta il valore di corrente di cortocircuito che il dispositivo è in grado di interrompere (o stabilire) senza danneggiarsi e quindi potendO dopo riprendere servizio correttamente. Il potere di interruzione estremo Icu invece è il valore di corrente che il dispositivo è in grado di interrompere (o stabilire) dopo di chè è ammesso che non sia più in grado di operare1J (mantenere la corrente nominale). Fig. 5.18 - Limitazione della corrente di cortocircuito. relè termico è in genere costituito da una lamina bimetallica che si deforma con il calo"reIl prodotto dal passaggio della corrente. Con una temperatura ambiente maggiore di 30 "C l'interruttore interviene con tempi più brevi e viceversa per temperature inferiori. 96 Stabilire una corrente di cortocircuito fa riferimento al caso in cui un dispositivo sia chiamato a chiudere un circuito in condizioni di cortocircuito. 12 La norma comunque prescrive che anche se il dispositivo è danneggiato, e quindi non più in grado di operare, non devono essere possibili rischi per le persone. 13 97 Il rapporto tra i due valori, di servizio ed estremo, è definito dalla norma e può valere: 1 - 0,75 - 0,5 - 0,25. Per quanto riguarda gli interruttori per uso domestico e similare, costruiti in conformità alla Norma CEI EN 60898, viene definito il potere di cortocircuito ICN, corrispondente al potere di interruzione estremo. Anche in questo caso il rapporto tra il potere di interruzione di servizio ed estremo vale: 1 ' CN finoa6kA 0,75 ICN compresa tra 6 e 10 kA 0,5 ICN maggiore di 10 kA Nella scelta del dispositivo di protezione di un determinato circuito deve quindi essere adottato quello con potere di interruzione estremo pari o superiore alla massima corrente di cortocircuito presunta, quindi determinata adottando il fattore "e" della formula [4] pari a 1,10. Per valutare l'idoneità dei potere di interruzione di un dispositivo bisogna considerare il valore massimo della corrente di cortocircuito nej punto in cui è installato. Come si è visto nel capitolo precedente, gli interruttori limitatori hanno la capacità di limitare l'intensità della corrente di cortocircuito. Conseguentemente a valle di tali dispositivi possono essere installati interruttori con potere di interruzione non più riferito alla corrente di cortocircuito presunta ma alla caralleristica di limitazione suddetta. Questa pratica viene definita filiazione ed è esplicitamente prevista dalla Norma CEI 64-8. Purtroppo però questa caratteristica può essere determinata solo da prove di laboratorio e quindi solo il costrullore può fornire delle tabelle di filiazione dove a fronte di un dispositivo di protezione a monte, vengono indicati i poteri di interruzione rinforzati dei dispositivi a valle. Va comunque tenuto conto che quanto si dimensiona un impianto impiegando la filiazione nella scelta dei dispositivi a valle si assume che in caso di cortocircuito intervenga il dispositivo a monte, a pregiudizio della selellività. 5.7 - Selettività di intervento Nel capitolo 2.3 si è accennato alla necessità che in ogni installazione elellrica i dispositivi di protezione siano tra loro coordinati In modo da assicurare da un lato la massima sicurezza e dall'altro efficienza e funzionalità dell'impianto. Immaginiamo quali conseguenze si potrebbero determinare se ad esempio in un centro commerciale un cortocircuito su un apparecchio illuminante determinasse l'intervento dell'interruttore generale, o in un ospedale un sovraccarico originato dalle pompe dell'impianto di condizionamento mettesse fuori tensione interi reparti. 98 l jA t Fig. 5.19 - Selettività tra interruttori automatici. La suddivisione circuitale e la selettività di intervento delle protezioni va quindi considerata, in alcune attività, come parametro di sicurezza, e negli altri casi come un fattore di corretto funzionamento dell'impianto elettrico. Non avrebbe senso d'altronde assicurare la protezione dei conduttori e trascurare quella delle persone. La corretta suddivisione circuitale è un aspetto tipicamente progettuale, legato esclusivamente alle scelte del progetti sta, mentre la selettività di intervento dei dispositivi deriva dal coordinamento delle proprietà tra i dispositivi a monte ed a valle del sistema. Innanzi tutto nel confronto tra due dispositivi di protezione Ae B si può avere una: - selettività tolale quando, per tutti i valori di sovracorrente possibili nel circuito a valle interviene l'interruttore B; - selettività parziale, quando l'interruttore B interviene solo per una range di valori, al di fuori del quale può intervenire l'interruttore A (o entrambi). La selellività tra due interruttori è quindi strellamente legata alla loro curva di intervento tempo-corrente. Relativamente al cortocircuito si possono avere quattro diverse tlpologie di selettività: 1) selettività amperometrica, quando è basata sulla differenziazione delle soglie di intervento istantaneo dei due interruttori. Ad esempio sia A un interruttore da 63A in curva C, con soglia magnetica a 10 In (630 A) e B un interruttore da 10 A sempre in curva C con soglia magnetica a 100 A. I due dispositivi saranno Ira loro selellivi per correnti di cortocircuito inferiori a 630 A. Tra le due soglie di intervento ci deve essere un rapporto non inferiore a 1,5 per tener conto delle tolleranze di funzionamento. 2) seleltività cronometrica, quando è basata sui tempi di intervento dei due dispositivi, in particolare il dispositivo a monte viene volutamente ritardato in modo da 99 .... consentire al dispositivo a valle di intervenire. Questo significa anche che il dispositivo a monte deve essere in grado di sopportare la corrente di cortocircuito per il tempo impiegato dal dispositivo a valle per intervenire. 3) selettività energetica, ottenuta sfruttando la caratteristiche di limitazione della corrente per il dispositivo a valle. Questo tipo di selettività deve essere dichiarato dal costruttore degli interruttori che lo determina mediante prove di la- boralorio. 4) selettività logica, quando tra i due dispositivi viene creata una comunicazione mediante apposite inlerfacc8. In questo caso il dispositivo a valle 8wisa il dispositivo a monle che sta per intervenire. Il dispositivo a monte, ricevuta questa informazione, attende alcuni millisecondi prima di intervenire. Determinare la selettività di intervento tra dispositivi di protezione può quindi risultare laborioso in quando vanno sempre determinati i valori di corrente di cortocircuito massimo e minimo che ciascun interruttore può essere chiamato ad interrompere e, sovrapponendo le curve di intervento di entrambi i dispositivi. verificare la condizione. In questo caso l'uso di sganciatori elettronici agevola considerevolmente il compito potendo contare su un ampio spettro di regolazioni sia delle soglie di corrente che dei tempi di intervento. Per gli interruttori modulari il costruttore fomisce in genere delle tabelle di selettività che facilitano la scelta ed Il coordinamento dei dispositivi. 100