I RISCHI AZIENDALI MICROCLIMA VDT MMC ELETTRICO STRESS PERCORSO FORMATIVO AI SENSI DEL D. LGS. 81/08 E ACCORDO STATO-REGIONI DEL 21/12/2011 SECONDO MODULO SPECIFICO RISCHIO BASSO 4 ORE I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO RISCHIO FISICO RISCHIO INFORTUNI RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO RISCHIO INCENDIO I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Fattori psicologici Fattori ergonomici Condizioni di lavoro difficili I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHIO FISICO Rumore Vibrazioni Campi elettromagnetici Radiazioni Illuminazione Microclima I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHIO INFORTUNI Rischio Meccanico Rischio elettrico Rischio cadute dall’alto I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO Rischio chimico Rischio biologico CARATTERIZZAZIONE DEI RISCHI Darne una descrizione accurata in rapporto ai contesti operativi, ossia: determinarne le tipologie, determinarne le modalità di (misurazione) rappresentazione, stabilire i criteri di accettabilità. CARATTERIZZAZIONE DEI RISCHI Il rischio è una categoria “astratta” (per es. non si può “disegnare”). La sua definizione è però di carattere operativo ossia è basata sulla relazione matematica adottata per la sua determinazione R=P*D VALUTAZIONE DEL RISCHI: OBIETTIVI Analizzare con metodo e sistematicamente l’attività lavorativa ed i pericoli Individuare le misure necessarie alla salvaguardia della salute e sicurezza (misure tecniche, di manutenzione, procedurali, di formazione, sanitarie, ergonomiche) eliminare i rischi o, quando non è tecnicamente possibile, ridurli al minimo Pianificare l’attività in modo che si svolga nelle migliori condizioni di sicurezza e di salute CARATTERISTICHE DELLA VALUTAZIONE 1. relazione riportante i criteri adottati; 2. individuazione delle misure di tutela; 3. programma di attuazione delle misure; METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DEFINIZIONI DEI TERMINI «PERICOLO» E «RISCHIO» PERICOLO: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni. RISCHIO: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione. STIMA DELLA PROBABILITA’ DI ACCADIMENTO PROBABILITA’ GIUDIZIO DEFINZIONI E CRITERI (secondo BS 8800:2004) MI Molto improbabile Durante la vita lavorativa di una persona la probabilità di accadimento dell’evento è inferiore all’1% I Improbabile Tipicamente l’evento accade ad una persona una volta durante la sua vita lavorativa P Probabile Tipicamente l’evento accade ad una persona una volta ogni cinque anni MP Molto probabile Tipicamente l’evento accade ad una persona almeno una volta ogni sei mesi STIMA DELLA GRAVITA’ DEL DANNO DANNO ESEMPI DI CATEGORIA DI DANNO (secondo BS 8800:2004) GIUDIZIO SALUTE DL DM Danno Lieve SICUREZZA Ferite superficiali; piccoli tagli e abrasioni; irritazione agli occhi causata da polvere SALUTE Perdita parziale dell’udito; dermatiti; asma; disturbi agli arti superiori; malattie comportanti inabilità minori permanenti Danno Moderato SICUREZZA SALUTE DG Fastidio, irritazione (es. mal di testa); Malattia temporanea comportante disagio Lacerazioni; ustioni; traumi; distorsioni; piccole fratture Grave malattia mortale; grave inabilità permanente Danno grave SICUREZZA Lesioni mortali; amputazione; lesioni multiple; gravi fratture MATRICE DI VALUTAZIONE DANNO Danno Lieve Danno Moderato Danno grave PROBABILITA’ Molto improbabile Rischio Molto Basso Rischio Molto Basso Rischio Alto Improbabile Rischio Molto Basso Rischio Medio Rischio Molto Alto Probabile Rischio Basso Rischio Alto Rischio Molto Alto Molto probabile Rischio Basso Rischio Molto Alto Rischio Molto Alto MISURA E VALUTAZIONE CATEGORIA DI RISCHIO VALUTAZIONE DI TOLLERABILITA’ Rischio Molto Basso RISCHIO ACCETTABILE Rischio Basso Rischio Medio RISCHI CHE DEVONO ESSERE RIDOTTI FINO A RISULTARE TOLLERABILI O ACCETTABILI Rischio Alto Rischio Molto Alto RISCHIO INACCETTABILE CONTROLLO DEL RISCHIO VALUTAZIONE DEL RISCHIO RISCHIO INACCETTABILE: rischio inaccettabile a prescindere dai vantaggi ottenibili che, di fatto, vieta di effettuare il lavoro. L’azione di bonifica è indilazionabile. Occorre isolare la fonte di rischio dai lavoratori: se tecnicamente non fattibile, prima di esporre i lavoratori al rischio individuato bisogna intervenire con interventi sostitutivi, effettuare un'adeguata formazione ai lavoratori esposti e limitare in ogni caso il tempo di esposizione. RISCHIO TOLLERABILE: rischio che può essere accettato a condizione di applicare misure per la riduzione del rischio, al fine di ridurlo al livello minimo ragionevolmente ottenibile. L’intervento di bonifica è da eseguirsi al massimo entro tre mesi, ponendo in atto nel frattempo degli interventi sostitutivi per ridurre temporaneamente il rischio presente, e verificando periodicamente sia la formazione dei lavoratori esposti che l’attuazione e l’efficacia dei provvedimenti sostitutivi. RISCHIO ACCETTABILE: rischio insignificante, o per le caratteristiche proprie, o in seguito all’applicazione delle misure di sicurezza previste. L’intervento di bonifica può essere eseguito con adeguata programmazione. SINTESI DEL RISCHIO RISCHIO INACCETTABILE: Vietato effettuare il lavoro RISCHIO TOLLERABILE: Obbligatorio applicare misure per la riduzione del rischio al fine di ridurlo al livello minimo ottenibile RISCHIO ACCETTABILE: Rischio insignificante (per le caratteristiche proprie o grazie alle misure di sicurezza previste) LA DIVERSITÀ DELLA FORZA LAVORO Non tutti i lavoratori sono esposti agli stessi rischi. L’Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro individua 6 categorie di lavoratori esposti a maggiore rischio: 1. lavoratori immigrati, 2. lavoratori disabili, 3. lavoratori giovani, 4. lavoratori anziani, 5. donne, 6. lavoratori temporanei. I RISCHI AZIENDALI LUOGHI DI LAVORO Le normativa fissa requisiti minimi per: stabilità e solidità struttura altezza, cubatura e superficie locali sotterranei vie di circolazione zone di pericolo LUOGHI DI LAVORO pavimenti e passaggi luoghi di lavoro esterni scale fisse a gradini luoghi di passaggio sopraelevati accessi a tetti, coperture e lucernari solai vie e uscite di emergenza porte e portoni spogliatoi e armadi docce, lavabi e gabinetti LUOGHI DI LAVORO In tutti i luoghi di lavoro sono necessari preventivi interventi tecnici e organizzativi per eliminare o, se non è possibile, ridurre i rischi alla fonte. Se i rischi non sono eliminati completamente è necessaria una conoscenza dei rischi e quindi comportamenti adeguati per prevenirli. Segnalate tempestivamente ogni inconveniente od anomalia. LUOGHI DI LAVORO Tutti devono saper riconoscere le situazioni pericolose. Ad esempio, in un posto di lavoro disordinato, il rischio di incidente è maggiore! CADUTE Gran parte degli incidenti sul lavoro è costituita dalle cadute. Anche nello svolgimento di mansioni apparentemente banali il rischio di caduta è sempre presente. COS’È IL LAVORO AL VIDEOTERMINALE? Il lavoro al videoterminale è definito come svolgimento d’attività con interazione con il videoterminale, quali l’immissione dati, trasmissione dati, elaborazione di testi, ecc. COS’È UN VIDEOTERMINALISTA Il videoterminalista è ogni lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale (anche portatile), in modo sistematico o abituale, per almeno venti ore settimanali. (Decreto legislativo n° 81/2008) INTRODUZIONE Il decreto legislativo n° 81/2008 prevede delle specifiche indicazioni per utilizzare correttamente un videoterminale. Il rispetto è quindi un obbligo per tutti: datori di lavoro e dipendenti! FALSI ALLARMI E RISCHI ACCERTATI I DISTURBI OCULO-VISIVI I DISTURBI OCULO-VISIVI I DISTURBI OCULO-VISIVI I DISTURBI OCULO-VISIVI VIDEO E POSIZIONI Tra i disturbi connessi all’uso del videoterminale sono state riscontrate sensazioni dolorose alla muscolatura. Come evitare questo? Bisogna adeguare la postazione di lavoro alla corporatura e all’attività! I DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI I DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI I DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI VIDEO E STRESS Tensione nervosa, irritabilità, depressione, alterazioni della pressione sono alcuni dei disturbi usuali tra i videoterminalisti Sono spesso legati alla monotonia e alla ripetitività dei compiti. LO STRESS REGOLAZIONE DELLA SEDIA E DEL PIANO DI LAVORO Per fornire sostegno alla schiena è importante regolare anche ALTEZZA e INCLINAZIONE dello schienale. REGOLAZIONE DELLA SEDIA E DEL PIANO DI LAVORO Ricordate: non bisogna mai dimenticarsi del benessere dei nostri arti inferiori! I piedi devono appoggiare sul pavimento, avambracci e cosce devono essere il più possibile paralleli al piano di lavoro. DISPOSIZIONE DI SUPPORTI E ACCESSORI La tastiera deve essere disposta davanti allo schermo e con una leggera inclinazione. Il mouse deve essere sullo stesso piano della tastiera e facilmente raggiungibile. DISPOSIZIONE DI SUPPORTI E ACCESSORI Una buona precauzione è di tenere gli avambracci appoggiati sul piano di lavoro, per alleggerire la tensione dei muscoli del collo e delle spalle. REGOLAZIONE DELLO SCHERMO La soluzione corretta è far coincidere l’altezza degli occhi con la parte alta dello schermo. VISITE MEDICHE L’esame preventivo della vista è previsto per la verifica dell’idoneità del lavoratore alla mansione di videoterminalista. L’esame consente di scoprire tempestivamente eventuali anomalie visive. PREVENZIONE DELLO STRESS Conoscere il contesto in cui si colloca il proprio lavoro aiuterà a valorizzare attività monotone e apparentemente improduttive! SOFTWARE Davanti ad un programma nuovo è necessario: • seguire le indicazioni ricevute • disporre del tempo sufficiente per acquisire le necessarie competenze ed abilità. SOFTWARE Per utilizzare grafiche riposanti per gli occhi si possono modificare gli sfondi i colori e i caratteri. VIDEO E RISCHIO ELETTRICO L’utilizzo dei videoterminali e delle altre attrezzature connesse, implica l’esposizione ad alcuni rischi elettrici. La prima regola da seguire è utilizzare solo materiale elettrico di qualità marcato PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Per evitare contatti con parti in tensione non eseguite lavori di manutenzione su dispositivi elettrici è solo compito di personale specializzato, competente e qualificato. PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Quando la spina elettrica o il cavo presentano problemi non devono essere riparati ma sostituiti (da personale idoneo). Ricordate: che anche il più semplice intervento deve avvenire solo dopo aver tolto la spina dalla presa! PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Non collegate tra spine e prese incompatibili! SOVRACCARICO E CALORE Limitate l’uso di prese multiple e non concentrate sulla stessa presa troppe apparecchiature. Ricordate: ogni presa deve essere compatibile con la spina e idonea all’assorbimento di corrente degli apparecchi che state usando! COMPUTER PORTATILI Due principali tipologie di utilizzo: SALTUARIO PROLUNGATO quando il computer portatile è utilizzato principalmente in una postazione fissa L’utilizzo prolungato in modo sistematico o abituale, per almeno venti ore settimanali obbliga ad adottare le stesse misure di prevenzione dei videoterminalisti (Decreto legislativo n° 81/2008) USO SALTUARIO Anche nell’uso saltuario è necessario: • sistemare la posizione di lavoro; • prestare attenzione alla posizione di finestre o fonti di luce; • evitare posizioni angolate • non tenere la schiena incurvata; • cercare una posizione comoda. USO SALTUARIO Mantenete gli avambracci e le mani allineati evitando di piegare o angolare i polsi. Tenete il computer sollevato usando un piano rigido come una valigetta o un libro. USO SALTUARIO Per ogni situazione, anche provvisoria, è possibile trovare accorgimenti per migliorare la posizione di lavoro! USO PROLUNGATO, SISTEMATICO O ABITUALE • La prima precauzione è il controllo dell’illuminazione; Attenti: ai fastidiosi riflessi sullo schermo! • Inoltre se effettuate un lavoro prolungato limitate al minimo l’uso del “touch-pad” utilizzando un mouse separato! USO PROLUNGATO, SISTEMATICO O ABITUALE Utilizzate una tastiera separata e un sopralzo per aumentare l’altezza dello schermo. USO PROLUNGATO, SISTEMATICO O ABITUALE Trovate la giusta posizione della tastiera! Ogni 2 ore di applicazione continuativa al computer portatile, prevedete un’interruzione di 15 minuti. PRINCIPI DI ERGONOMIA COS’È L’ERGONOMIA Una scienza applicata che si occupa della progettazione ottimale dei luoghi di lavoro che prenda in considerazione la comprensione delle capacità del lavoratore, con l’obiettivo di ridurre il rischio di infortunio e di migliorare la performance delle operazioni compiute/operativa. studia le interazioni tra l’uomo e gli altri elementi di un sistema applica i principi (dati e metodi) per ottimizzare il benessere dell’uomo la performance di un sistema disegna valuta prodotti procedure attività COS’È L’ERGONOMIA L’ergonomia è una disciplina che si occupa di mettere a punto la progettazione di lavori e di luoghi di lavoro in modo da massimizzare l’efficacia del lavoratore minimizzando al contempo la possibilità di subire un danno fisico. Requisiti del lavoro Capacità umane I PROGRAMMI DI ERGONOMIA HANNO EFFETTO SU…. Interfaccia uomo-macchina Attrezzatura per il servizio sul campo RISULTATO DI UN’ERGONOMIA CARENTE ergonomia carente (parti poggiate a terra) Danno Fattori di rischio ergonomico (Postura) Stress sul corpo DEFINIZIONE DI LESIONE ERGONOMICA Si considera lesione ergonomica qualunque disturbo di tipo muscoloscheletrico causato da esposizione a fattori di rischio ergonomici. Tale definizione di base esclude eventi come lo stiramento dell’inguine o della schiena causato da scivolate o cadute (che è un disturbo muscoloscheletrico, ma con una causa non ergonomia), mentre include casi come lo stiramento della schiena o di una spalla causati da sollevamento, spinta, trazione, etc, anche se l’evento causale non è stato un’esposizione allo sforzo prolungatasi nel tempo. ANATOMIA E FISIOLOGIA Ossa: sono il supporto strutturale Legamenti: connettono le ossa fra loro Muscoli: si contraggono e si espandono per muovere il corpo Tendini: connettono i muscoli alle ossa Nervi: trasmettono segnali Muscoli Ossa Tendini Nervi DISORDINI MUSCOLO-SCHELETRICI PIÙ COMUNI Sindrome del tunnel carpale Tendinite Tenosinovite Sindrome di DeQuervain Cisti gangliare Borsite Epicondilite Ernia del disco ANATOMIA DELLA SCHIENA Colonna spinale Cervicale Toracica Lombare Sacrale Le vertebre proteggono il midollo spinale I dischi separano le vertebre I legamenti connettono le vertebre I muscoli danno forza LESIONI DELLA SCHIENA Dolori alla schiena Ernia del disco Rottura del disco SEGNI E SINTOMI DI DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI Fastidio Dolore Bruciore Formicolio Crampi Rigidità Insensibilità Diminuzione del raggio di movimento Diminuzione della forza prensile Perdita di funzionalità LA SINDROME TENSIVA DEL COLLO E DELLE SPALLE NEGLI STUDI DI POPOLAZIONE MAS FEM PREVALENZA 15% 18% Eventi traumatici 36% 50% MOVIMENTI RIPETITIVI Movimenti identici o molto simili eseguiti ad elevata frequenza i movimenti ripetitivi degli arti superiori possono essere causa di diversi disturbi e/o patologie osteoarticolari che interessano spalla, gomito/avambraccio, polso/mano/dita e neuropatie periferiche da compressione tra le quali, la più nota, è la sindrome del tunnel carpale. AREE ANATOMICHE spalla polso/mano/dita gomito/avambraccio I MECCANISMI LESIONALI rappresentati da: sovraccarico funzionale (microtraumi ripetuti o sollecitazioni) traumi (diretti o indiretti) sindrome da attrito (attrito tra la cuffia e l’arco coraco-acromiale). SINDROME DEL TUNNEL CARPALE SINDROME DEL TUNNEL CARPALE prevalente (ma non esclusiva) nel sesso femminile SINDROME DEL TUNNEL CARPALE è dovuta alla compressione del nervo mediano del polso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale Nervo mediano Tunnel carpale MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI DEFINIZIONE MOVIMENTAZIONEMANUALE DEI CARICHI “… le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari” OBBLIGHI DEI DATORI DI LAVORO, DEL DIRIGENTE E DEL PREPOSTO Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie e ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori. IL RISCHIO DURANTE LA M.M.C. DIPENDE DA: TIPOLOGIA DEL CARICO; ENTITA’ DELLO SFORZO FISICO; TIPOLOGIA AMBIENTI DI LAVORO; TIPOLOGIA DI ATTIVITA’ SVOLTA. TIPOLOGIA DEL CARICO il carico è troppo pesante è ingombrante o difficile da afferrare è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto. LO SFORZO FISICO PUÒ PRESENTARE UN RISCHIO SE: è eccessivo; può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco; può comportare un movimento brusco del carico; è compiuto con il corpo in posizione instabile. POSSIBILITÀ DI RISCHIO NELL’AMBIENTE DI LAVORO lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell'attività richiesta; il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore; POSSIBILITÀ DI RISCHIO NELL’AMBIENTE DI LAVORO il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione; il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi; il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; la temperatura, l'umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate. POSSIBILITÀ DI RISCHIO CONNESSE ALL'ATTIVITÀ sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente; distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; PATOLOGIE lombalgia acuta artrosi ernia alterazioni delle curve della colonna TRAUMI VERTEBRALI AVVENGONO PER: Secondo la postura, per un carico di 50 Kg. la forza che viene esercitata a livello delle vertebre lombari è di 750 Kg. o 150 Kg. CARICO SUL DISCO VERTEBRALE NELLE DIVERSE POSTURE VALORI LIMITE AMMISSIBILI Kg. 25 MASCHI ADULTI Kg. 15 FEMMINE ADULTE POSIZIONI CORRETTA E SCORRETTA REGOLE GENERALI PER EVITARE DANNI ALLA SCHIENA per oggetti di peso inferiore ai 3 kg. il rischio per la schiena è trascurabile NO OGGETTI SOPRA L’ALTEZZA DELLA TESTA SI SOLLEVAMENTI SALTUARI non tenere le gambe diritte SI NO oggetto vicino al corpo piegamento delle ginocchia e oggetto vicino al corpo, non ruotare solo il tronco SI NO evitare di inarcare la schiena usare uno sgabello o una scale NO non lanciare il carico SI ESERCIZI DI RILASSAMENTO, STIRAMENTO E RINFORZO MUSCOLARE Qui sono presentati alcuni semplici esercizi, che richiedono pochi minuti e che possono essere fatti, oltre che a casa, anche nelle pause di lavoro. Essi sono indicati per togliere il senso di peso quando la fatica comincia a farsi sentire. PER IL COLLO STIRAMENTO Mettersi in questa posizione, intrecciare le dita sulla testa e tirare lentamente il capo in basso. Restare così per 10 secondi. Ripetere 10 volte. PER IL COLLO RINFORZO Fare come “Totò”: ritrarre il mento, poi tornare in posizione normale. Spingere il mento, poi tornare in posizione normale. Ripetere 10 volte. PER GLI AVAMBRACCI STIRAMENTO Mettere le mani come in figura e mantenere la posizione per 20-30 secondi. Ripetere 5 volte. PER LE SPALLE STIRAMENTO In posizione seduta portare una mano tra le scapole tenendo il gomito bene in alto. Per aumentare lo stiramento aumentare progressivamente l’estensione del capo. Mantenere la posizione per 20 secondi. Ripetere alternando per 5 volte PER LA SCHIENA STIRAMENTO Seduti su di una sedia, la schiena ben diritta, i piedi appoggiati a terra, le gambe leggermente allargate. Abbandonare le braccia fra le gambe, lasciarsi cadere in avanti lentamente a partire dalla testa fino a toccare terra con il dorso delle mani. Restare in questa posizione qualche istante, poi tirarsi su lentamente: prima la schiena, poi il dorso, le spalle e infine la testa. Ripetere l’esercizio 5 volte. MICROCLIMA Temperatura Umidità Ventilazione Illuminazione (naturale ed artificiale) Condizioni lavorative particolari MICROCLIMA Con il termine di microclima si intendono quei parametri ambientali che influenzano gli scambi termici tra soggetto e ambiente negli spazi confinati e che determinano il "benessere termico". MICROCLIMA Una situazione di benessere termico (comfort termico) prevede quindi un equilibrio tra la quantità di calore prodotta dall'organismo e la quantità di calore assunta dall'ambiente o ceduta all'ambiente attraverso i diversi meccanismi di termoregolazione MICROCLIMA “temperatura dei locali”; “illuminazione naturale e artificiale dei luoghi di lavoro”; “pavimenti, muri, soffitti, finestre e lucernari dei locali…”. MICROCLIMA non sono mai indicati valori o termini perentori e precisi per indicare le condizioni di comfort ambientale negli ambienti confinati. Ciò è dovuto al carattere altamente soggettivo di benessere o malessere collegato con questo problema. MICROCLIMA In base alle caratteristiche ambientali, le norme tecniche distinguono gli ambienti in: Ambiente moderato; Ambiente severo freddo; Ambiente severo caldo. MICROCLIMA Normalmente gli ambienti di lavoro sono compresi nella norma UNI EN ISO 7730 (1997) e s.m.i. “ambienti termici moderati – determinazione degli indici PMV e PPD e specifica delle condizioni di benessere termico”. MICROCLIMA Per una valutazione dei parametri microclimatici, la sensazione soggettiva di benessere non dipende da uno solo dei relativi fattori ambientali (temperatura, umidità, velocità dell’aria etc.), bensì dalla loro combinazione. Per esprimere questo concetto, sono stati quindi studiati vari indici microclimatici. MICROCLIMA I parametri ambientali misurati negli ambienti confinati sono i seguenti: - Temperatura dell’aria - Temperatura umida a ventilazione forzata - Temperatura umida a ventilazione naturale - Umidità relativa - Temperatura del globotermometro - Velocità dell’aria o ventilazione MICROCLIMA Gli indici più importanti, noti come indici di Fanger, sono: • PMV (predicted mean vote): esprime un voto medio previsto per la sensazione di benessere termico • PPD (predicted percentage of disatisfied): è la percentuale prevista delle persone insoddisfatte MICROCLIMA Secondo la norma UNI EN ISO 7730 (1997) e s.m.i. “ambienti termici moderati – determinazione degli indici PMV e PPD e specifica delle condizioni di benessere termico”, sono accettabili valori di: • PMV compreso tra –0,5 e +0,5; • PPD ≥ 10%. ILLUMINAZIONE Unitamente ad altri fattori ambientali che condizionano lo stato di benessere, l’illuminazione assume nel campo del lavoro una estrema importanza, in quanto un suo razionale impiego non solo favorisce l’incremento della produttività e contribuisce attivamente alla prevenzione infortuni, ma agisce positivamente sullo stato di benessere individuale e sulla componente psichica. ILLUMINAZIONE La corretta illuminazione dei locali e dei posti di lavoro è necessaria per consentire, in modo agevole, lo svolgimento delle mansioni in tutte le stagioni e in tutte le ore del giorno. L'illuminazione deve essere sempre adeguata qualitativamente e quantitativamente al tipo di operazione eseguita. Una sufficiente illuminazione di un ambiente di lavoro confinato richiede una quota minima di luce diretta; negli ambienti di lavoro l’intensità di illuminazione varia in rapporto al tipo di lavoro che viene svolto e comunque mai inferiore ad almeno 40 lux sul piano orizzontale. ILLUMINAZIONE Di fondamentale importanza sono le modalità di distribuzione della luce nell’ambiente, distinte in diretta, indiretta e mista unitamente alla dislocazione delle sorgenti luminose. ILLUMINAZIONE E’ importante stabilire: 1. l’attività che si svolge nell’ambiente; 2. l’individuazione del livello di illuminamento artificiale da assicurare (detto “Illuminamento E”) espresso in “lux” (lumen/mq.); ELEMENTI DI SICUREZZA ELETTRICA INTRODUZIONE In Italia si verificano mediamente cinque infortuni elettrici mortali ogni settimana: un primato europeo! I luoghi più pericolosi, dal punto di vista elettrico, sono i cantieri edili e i locali da bagno o per doccia. La maggior parte degli infortuni sono causati dagli impianti di bassa tensione non conformi alla regola dell’arte, ed in misura minore dai componenti elettrici e dall’errore umano. Molti infortuni avvengono per contatto con le linee elettriche aeree esterne, di media tensione; i mezzi di contatto più frequenti sono le gru, le autogru, le autobetoniere, le aste metalliche, le canne da pesca. Almeno il 10% di tutti gli incendi hanno origine dall’impianto elettrico o dagli apparecchi elettrici utilizzatori. IL RISCHIO ELETTRICO Flusso di cariche elettriche che ha luogo all’interno di alcuni materiali; Tali materiali vengono definiti conduttori, mentre altri attraverso i quali la corrente non riesce a passare, vengono definiti isolanti. Il corpo umano è un conduttore, ovvero può essere attraversato da cariche elettriche: questo può determinare gravi disfunzioni agli apparati cardiaci e respiratori. IL RISCHIO ELETTRICO Cavi elettrici: evitare attorcigliamenti e grovigli Prese multiple: utilizzare solo quelle marcate CE o IMQ, nel limite di potenza indicato Interruttori/prese a spina: non utilizzare quelle danneggiate Spine: non strappare il cavo dalla presa ma rimuovere la spina EFFETTI DELLA CORRENTE ELETTRICA SUL CORPO UMANO Il passaggio di corrente elettrica attraverso il corpo umano può determinare numerose alterazioni e lesioni, temporanee o permanenti. La corrente elettrica produce un’azione diretta: Sui vasi sanguigni, sul sangue, sulle cellule nervose Nel sistema cardiaco (aritmie, lesioni al miocardio, alterazioni permanenti di conduzione) Nell’attività celebrale (modificazione dell’elettroencefalogramma) e nel sistema nervoso centrale. Gli effetti più frequenti e più importanti che la corrente produce sul corpo umano sono : 1. 2. 3. 4. TETANIZZAZIONE ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE USTIONI LIMITI DI PERICOLOSITÀ DELLA CORRENTE ALTERNATA Zona 1: nessuna reazione (al di sotto della soglia di percezione) Zona 2: limite di pericolosità convenzionale Zona 3: effetti fisiopatologici reversibili e tetanizzazione Zona 4: probabilità di fibrillazione ventricolare (c1:5%, c2:50%, c3:>50%) Nel caso della corrente continua si ha un diagramma simile anche se con livelli superiori PERICOLOSITÀ DEL PERCORSO Lo stesso valore di tensione applicato tra punti diversi del corpo corrisponde a correnti diverse, perchè ad ogni percorso corrisponde un valore diverso di resistenza del corpo umano. Lo stesso valore di corrente determina probabilità diverse di fibrillazione secondo il percorso. I tragitti più pericolosi sono nell’ordine: mani-torace mano sinistra-torace mano destra-torace mani-piedi mano-mano CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI Contatti diretti (a): Contatto con una parte dell’impianto normalmente in tensione, quale un conduttore, un morsetto, l’attacco di una lampada, divenuti casualmente accessibili. Contatti indiretti (b): Contatto di persone con una massa, ad esempio la carcassa di un motore, o con una parte conduttrice connessa con la massa, durante un guasto di isolamento. IL CONTATTO INDIRETTO Il contatto indiretto è più insidioso del contatto diretto. Si può evitare il contatto diretto con una condotta prudente verso l’impianto elettrico, ma è impossibile evitare il contatto con le parti ordinariamente non in tensione. La sicurezza nei confronti dei contatti indiretti risiede quindi solo nel sistema di protezione. Il contatto indiretto è pericoloso quanto il diretto; la percentuale di infortuni elettrici mortali è simile nei due casi LA MASSA E’ una parte conduttrice, facente parte dell’impianto elettrico, che può essere toccata e che non è in tensione in condizioni ordinarie di isolamento, ma che può andare in tensione in caso di un cedimento dell’isolamento principale. Una massa deve essere protetta contro il contatto indiretto (Esempio: carcassa di un apparecchi di illuminazione). PRINCIPALI PROTEZIONE CONTATTI DIRETTI ISOLAMENTO Materiale isolante che ricopre tutte le parti attive ed è rimovibile solo mediante distruzione: Cavi , componenti immersi INVOLUCRI Assicura la protezione contro i contatti diretti in ogni direzione. Asportabile solo con chiavi o attrezzi BARRIERE Assicura la protezione contro i contatti diretti nella normale direzione d’accesso Asportabile solo con chiavi o attrezzi LO STRESS LAVORO CORRELATO STRESS LAVORO CORRELATO I “fattori di rischio psicosociale” sono individuati come una delle principali cause di alterazione della salute fisica e psichica (e quindi di malessere) nei luoghi di lavoro accanto ai rischi più tradizionali (chimici, fisici e biologici) legati ai contesti strutturali. STRESS LAVORO CORRELATO Lo stress è la reazione avversa ad eccessive pressioni o ad altro tipo di richieste. Esiste una profonda differenza tra il concetto di pressione, un fattore talvolta positivo e motivante, e lo stress che insorge quando il peso di tale pressione diventa eccessivo. CHE COS’È LO STRESS Lo stress positivo o EUSTRESS si ha quando uno o più stimoli, anche di natura diversa, allenano la capacità di adattamento psicofisica individuale. L’eustress è quindi una forma di energia utilizzata per poter più agevolmente raggiungere un obiettivo. FORME “ESTREME” DI DISAGIO NEGLI AMBIENTI DI LAVORO BURNOUT MOBBING BURN OUT Forma particolare di stress lavorativo che fa sentire chi ne è colpito senza alcuna via di uscita, “bruciato”, “consumato dal proprio lavoro” MOBBING SOGGETTI ATTORI DEL MOBBING Mobber: parte attiva ; Mobbizzato: soccombente; Side mobbers: spettatori silenziosi e consapevoli; Co mobbers: individui psicologicamente conformisti pronti ad adeguarsi alle opinioni e azioni del più forte TIPOLOGIE DI MOBBING Tipologia di mobbing Verticale Orizzontale Ascendente Le differenze di genere NORMATIVA E DIFFERENZE DI GENERE Il Testo Unico 81/2008 , all'articolo 28, va oltre la concezione tradizionale di tutela del lavoro femminile circoscritta alla gravidanza e introduce, per la prima volta, anche i pericoli connessi al genere come materia da considerare per la valutazione del rischio. I RISCHI DI GENERE I rischi connessi alla differenza di genere identificano le caratteristiche comportamentali, fisiologiche, strutturali maschili e femminili nel loro impatto dinamico sull'organizzazione dell'attività lavorativa. Nel T.U. il legislatore sottolinea il genere sia per i rischi già noti e censiti (chimici, biologici, fisici, ergonomici) sia per i rischi emergenti di carattere fortemente organizzativo e psicosociale. TEORIA DELLA COMBUSTIONE La combustione è una rapida reazione chimica di ossidazione ad andamento esotermico e con la caratteristica presenza della fiamma, con emissione cioè di radiazioni termiche visibili ed invisibili. IL TRIANGOLO DELLA COMBUSTIONE COMBUSTIBILE COMBURENTE (OSSIGENO) COMBUSTIONE ENERGIA TERMICA IL TRIANGOLO DELLA COMBUSTIONE IL COMBUSTIBILE È la sostanza in grado di bruciare SOLIDO: carbone,legno, carta, etc. LIQUIDO: alcool, benzina, gasolio, etc. GASSOSO: metano, idrogeno, propano, etc. IL COMBURENTE È la sostanza che permette al combustibile di bruciare OSSIGENO Contenuto nell’aria allo stato di gas LA T° DI ACCENSIONE È la temperatura alla quale bisogna portare un materiale affinché questo prenda fuoco PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE La combustione è influenzata da diversi parametri chimico/fisici, i principali sono: TEMPERATURA DI ACCENSIONE (AUTOACCENSIONE) INNESCO TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA’ LIMITI DI INFIAMMABILITA’ POTERE CALORIFICO PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE GAS: FIAMMA: FUMO: Prodotto della combustione che rimane allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente Costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppati in un incendio. Sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol) o liquide (nebbie o vapori condensati). PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE CALORE: E’ la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l’aumento della temperatura di tutti i materiali e corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione BRACI: Residuo del combustibile che non ha partecipato direttamente alla combustione. PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO E se un incendio scoppia davvero? Cosa bisogna fare? 1. Mantenere la calma, ragionare senza farsi prendere dal panico e soprattutto non improvvisare! NO! PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO 2. Date immediatamente l’allarme solo secondo le procedure del piano di emergenza, (solitamente premendo un pulsante di allarme incendio). 3. Successivamente avvertite la squadra antincendio, a voce o telefonando al numero previsto, descrivendo dettagliatamente la situazione. LA GESTIONE DELL’ EMERGENZA ART. 18 D. LGS. 81/08 il datore di lavoro adotta le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e all’evacuazione dei lavoratori, tali misure devono essere adeguate alla natura dell’attività, alle dimensioni dell’azienda, al numero delle persone presenti SCOPO Il piano di emergenza regola le azioni da porre in essere e ne assegna la responsabilità di esecuzione quando in azienda è dichiarato uno stato di emergenza che impone l’evacuazione dello stabile o di alcune zone per preservare l’incolumità delle persone OBIETTIVI il principale obiettivo è quello di proteggere la vita umana e salvaguardare la proprieta’ e l’ambiente AZIONI Le azioni devono essere poche, semplici ed efficaci (con procedure complesse il rischio di saltare alcuni passaggi fondamentali è molto elevato) SEGNALETICA DI SICUREZZA DECRETO LEGISLATIVO 81/08 Titolo V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO LA SEGNALETICA La segnaletica svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni I cartelli in base a forma e colore ci danno informazioni differenti SEGNALI DI DIVIETO VIETATO FUMARE VIETATO FUMARE O USARE FIAMME LIBERE VIETATO AI PEDONI DIVIETO DI SPEGNERE CON ACQUA ACQUA NON POTABILE SEGNALI DI PERICOLO O AVVERTIMENTO MATERIALE INFIAMMABILE MATERIALE ESPLOSIVO SOSTANZE VELENOSE SOSTANZE CORROSIVE SOSTANZE INFETTE SEGNALI DI PERICOLO O AVVERTIMENTO PERICOLO GENERICO ATTENZIONE AI CARICHI SOSPESI PERICOLO CARRELLI IN MOVIMENTO TENSIONE ELETTRICA MATERIALI RADIOATTIVI O IONIZZANTI SEGNALI DI OBBLIGO O PRESCRIZIONE PROTEZIONE DEGLI OCCHI CASCO DI PROTEZIONE PROTEZIONE VIE RESPIRATORIE GUANTI DI PROTEZIONE CALZATURE DI PROTEZIONE PROTEZIONE DELL’UDITO SEGNALI DI SALVATAGGIO DIREZIONE USCITA D’EMERGENZA USCITA D’EMERGENZA FRECCIA DI DIREZIONE PRONTO SOCCORSO SCALA D’EMERGENZA SEGNALETICA ANTINCENDIO ALLARME ANTINCENDIO ESTINTORE ESTINTORE CARRELLATO NASPO IDRANTE SEGNALETICA ANTINCENDIO telefono per interventi antincendio direzione da seguire segnali aggiuntivi scala SEGNALI DI DIVIETO Divieto di accesso ai non autorizzati Sulla porta dei locali tecnici Sui quadri elettrici - Tensione elettrica - Divieto di spegnere con acqua - Non eseguire lavori senza aver prima tolto la corrente SEGNALI DI DIVIETO In tutti i locali di lavoro PLANIMETRIE PIANO DI EVACUAZIONE CARTELLO NUMERI UTILI numeri interni incaricati emergenza numeri esterni GRAZIE PER L’ATTENZIONE