Dal Cristianesimo al New Age (Icassetta) Relazione del 1° convegno diocesano Padre François Marie Dermine O.P. I PARTE Nel mio primo intervento presenterò il movimento New Age in se stesso, sperando che riusciate a capire ciò che sta alla base del New Age e i pericoli che può comportare non solo per la nostra fede ma da un punto di vista strettamente umano. Parlare di New Age non è parlare delle sette religiose. Se parlo dei testimoni di Geova, da cattolico, so che cosa mi differenzia da loro. Il testimone di Geova è l’altro, io sono cristiano cattolico; mentre quando parlo di New Age non parlo dell’altro, parlo di me stesso e di ciò che mi trovo a respirare, magari alla mia insaputa, tutti i giorni. Parlare di New Age è parlare della nostra vita quotidiana, quella che ci troviamo a vivere quando parliamo con le persone, quando sentiamo la radio, quando andiamo al cinema, quando leggiamo anche certi libri, quindi è parlare di qualcosa che ci riguarda personalmente. Spero di essere in grado questo pomeriggio di offrirvi un po’ delle antenne che vi aiuteranno a captare gli elementi New Age che sono presenti appunto attorno a noi e che rischiamo di assumere in modo impercettibile. Io paragono il New Age ad una specie di gas che respiriamo alla nostra insaputa e che in modo impercettibile ci allontana dalla vita. Cominciamo con il situare il New Age. New Age vuol dire Nuova Era; non è una setta, è un movimento culturale-religioso che i fautori dicono privo di qualsiasi organizzazione. Sarebbe un movimento spontaneo che nasce senza una organizzazione che piloti le cose dall’alto (su questo avrei certe riserve però un fondo di verità probabilmente c’è). Il New Age nasce negli Stati Uniti (la stragrande maggioranza delle sette e tutte queste nuove religiosità, vengono dagli Stati uniti o nascono negli Stati Uniti. Questo è un dato incontrovertibile); e tra le sue prime profetesse c’è una certa Marilyn Ferguson che ha scritto un libro interessantissimo all’inizio degli anni Ottanta intitolato “La Cospirazione dell’Acquario”. Il termine “cospirazione” non allude al senso che noi intendiamo abitualmente di un gruppo di persone che nell’oscurità tramano per fare qualche cosa. Per cospirazione, si intende, rifacendosi ad un teologo cattolico Teilhard de Chardin, come respirare insieme. Respirare insieme cosa? Respirare insieme delle idee nuove che stanno sorgendo in modo, dice la Ferguson, spontaneo e che stanno provocando un cambiamento di paradigma. Un paradigma, secondo lei, è un insieme di idee o un quadro ideologico che caratterizza una determinata epoca storica per cui, attualmente, noi stiamo passando in un New Age, ossia dal paradigma dell’Era dei Pesci a quello dell’Era dell’Acquario. Un passaggio, questo, che verrebbe a confermare un calcolo astrologico. L’Era dei Pesci allude, in un modo più o meno velato all’Era Cristiana, il pesce essendo un simbolo cristiano. Questa Era dell’Acquario dovrebbe farci passare da una storia caratterizzata da guerre, divisioni, malattie, ideologie repressive, individualistiche ad un’ era di pace, di benessere, di armonia universale. Dunque la pretesa del New Age non sta nell’inventare nuove idee o i nuovi paradigmi che stanno per sorgere, ma semplicemente nel cavalcare un cavallo che è già in corsa; queste idee ci sono, le respiriamo, sono nell’aria però questo cavallo va imbrigliato e orientato in modo da affrettare al massimo l’avvento del New Age. Il nuovo paradigma si diffonde attraverso i rapporti interpersonali, a loro volta favoriti ai nostri giorni da internet che è, dice la Ferguson, uno dei segni, una delle manifestazioni più chiare del New Age, della Nuova Era dove tutti sono uniti attraverso una rete unica e dove le idee nuove circolano e si scambiano e formano una nuova unità: world wide web (w.w.w.), quindi una rete su scala mondiale. Si tratta anche di sfruttare queste nuove comunicazioni per poter raggiungere e difendere le nuove idee, delle quali si parlerà più avanti. 1 Dall’altra parte la Ferguson precisa esplicitamente che il New Age non è un movimento nato per caso e che è un’espressione del millenarismo americano. Il millenarismo è un’eresia. L’eresia che si rifà al Regno dei Mille Anni, durante il quale il demonio dovrebbe essere legato, per cui ci dovremmo ritrovare sulla terra con un pace e un benessere universale. Millenarismo, quindi vuol dire sperare in un paradiso (almeno per un determinato tempo); sempre gli Americani hanno ricercato la realizzazione di un mondo di benessere, di un mondo ottimisticamente migliore, e tendono a voler esportare il loro modo di vivere e di vedere. Del resto la Ferguson cita un padre fondatore negli Stati Uniti, un certo Thomas Payne, che proclama nel suo manifesto intitolato “Il senso comune” e che la causa dell’America è in gran parte la causa di tutta l’umanità, per cui ciò che succede negli Stati Uniti è il bene di tutta l’umanità che deve esportare le sue idee nuove. Il New Age si inscrive in questo messianismo americano. Gli Stati Uniti hanno messo in piedi un osservatorio mondiale che è incaricato di verificare sulla cosiddetta “libertà religiosa” intesa all’americana, cioè una libertà religiosa che non pone nessun freno al sorgere, ad esempio, delle nuove religiosità, delle sette addirittura. Gli Stati Uniti stanno facendo un lavoro molto forte in tal senso a livello mondiale; lo vediamo in particolare nelle vicende di Scientology, che ha sempre ricevuto dal Governo americano un notevole appoggio. . Come nasce il New Age? Quali sono le tappe che ci fanno giungere al New Age? La prima tappa nella formazione del New Age risale al 1878 con la nascita della Società Teosofica. Una società che aveva molte finalità ma essenzialmente lo studio comparativo delle religioni per giungere alla conclusione che le grandi religioni con le loro fedi rispettive devono essere superate perché in realtà tutte queste grandi religioni condividono un fondo comune. Bisogna cioè creare una religione mondiale che va al di là delle fedi, delle singole religioni (cristiana, mussulmana, indù, buddista, ebraica ecc.)… In particolare il Cristianesimo tradizionale viene ritenuto settario e intollerante Questa è la prima finalità che si prefigge la Società Teosofica. La seconda consiste nel cercare di formare una fraternità universale, senza distinzione di razza, di credo, di colore. La terza finalità è l’investigazione delle leggi inspiegate della natura e dei poteri latenti, nascosti nell’uomo. Stando al New Age noi avremmo dei grandi poteri, da individuare e da sfruttare per cambiare noi stessi e il mondo. I fondatori della Società Teosofica sono due persone; una che è una medium che si chiama Helena Blavatsky una medium russa, e l’altro è un americano, il maggiore Olcott, che fu una grande figura del buddismo ottocentesco, sepolto nello Sri Lanka attuale dove viene tutt’ora venerato come una grande figura del Buddismo. La Blavatsky veicola l’idea che noi possiamo entrare in contatto con gli spiriti e veicola anche quello che si chiama l’esoterismo e che ha la pretesa di avere una visione della realtà non dall’esterno ma dall’interno; “esoterein” in greco vuol dire “leggere dentro, vedere dentro”, oltre la lettera, oltre le apparenze, oltre i fenomeni e cogliere la natura intima della realtà, che poi, vedremo, è energia.. Noi siamo grossolani perché crediamo, per esempio, che la verità del Cristianesimo si trovi nella Bibbia e, per noi cattolici, nella Chiesa che tramanda la parola di Dio attraverso i secoli. Stando all’esoterismo questa è una lettura superficiale del Cristianesimo, mentre il vero Cristianesimo non si trova nella Chiesa, si trova nascosto presso coloro che sono depositari del vero messaggio di Gesù Cristo. Qual è il vero messaggio di Gesù Cristo? È il messaggio che, prima di sparire (si pensa che sia sparito nel Tibet e che tutt’ora è in qualche luogo nascosto dell’Himalaya), egli avrebbe affidato e trasmesso da bocca ad orecchio ai suoi tre più fidati apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali, a loro volta, lo avrebbero trasmesso ad altri e questo fino ai nostri giorni. Invece l’apporto del maggiore Olcott è quello dell’Oriente (mi riferisco qui all’India, in particolare all’induismo e al buddismo) che la Società Teosofica ha introdotto in Occidente. Il buddismo non esiste praticamente più in India, è stato un prodotto di esportazione. 2 Il messaggio essenziale dell’India, dell’Oriente è che il mondo nel quale viviamo è un mondo illusorio, non esiste, è maya; maya in sanskrito vuol dire “illusione”. Buddha, che è una persona molto profonda vissuto nella bambagia e cresciuto nel palazzo principesco dei genitori, uscendo un giorno dal suo palazzo si imbatte nel mondo della sofferenza, della povertà, della morte, della malattia. Entra in crisi, non fa più ritorno nel suo palazzo, inizia una vita di erranza e poi conclude che siccome tutto è dolore e male in questo mondo, questo mondo non può esistere, è maya, è illusione Noi, ad esempio, crediamo in questo momento di essere un centinaio di persone distinte le une dalle altre, in una sala situata a San Benedetto del Tronto, in Italia, Europa, Pianeta Terra etc… Ma è tutta una illusione. Io stesso vivo nell’illusione pensando di essere Padre François, residente in tale città etc…; ma non è vero. Chi sono io per l’Induismo? Io sono Dio, solo che non me ne accorgo perché vivo nell’illusione, pensando di avere una mia identità e consistenza personale ma sono Dio. Allora devo rendermi conto di essere Dio rientrando in me stesso e risalendo alla fonte del mio essere, del mio sé, del mio sé profondo (che non corrisponde con il mio sé psicologico). Nell’Induismo il mio sé profondo si chiama Atman e coincide con il Brahman, ossia con Dio stesso. Il giorno in cui io mi rendo conto veramente della mia vera identità divina, attraverso un processo lungo che richiede perciò molte vite (ecco il discorso delle reincarnazioni) affinché esca fuori dall’illusione. Lo yoga è la tecnica principale (faccio notare che per noi occidentali yoga è una specie di esercizio psicofisico), lo strumento che l’induismo ha escogitato, fabbricato per consentire all’uomo di tagliarsi fuori dalla realtà, neutralizzare il proprio corpo in modo che lo spirito sia libero di risalire verso il sé profondo. Per la vostra informazione, yoga è l’equivalente sanskrito della nostra parola “religione” e significa “unificare”. Soprattutto nell’induismo, il cammino religioso è teso a ricollegarmi al mio sé profondo e a prendere coscienza di essere Dio fino a scomparire nel divino: come dice un testo indu, siamo altrettanti pupazzi di sale che una volta immersi nell’oceano diventano Oceano, per cui termina il nostro peregrinare attraverso le reincarnazioni e il nostro cammino religioso. Questo è grosso modo l’apporto dell’India al New Age per il quale è centrale l’idea che noi siamo Dio. Vi cito alcuni testi: Maharishi Mahesh Yogi, il fondatore della Meditazione Trascendentale: siate in pace e soprattutto sappiate che voi siete Dio. Un altro testo è di una bravissima attrice americana, brillante profetessa del New Age che si chiama Shirley McLaine: ricordatevi che voi siete Dio e agite di conseguenza. La seconda tappa nella formazione del New Age l’abbiamo con Jung, un grande psicoanalista discepolo di Freud. Sapete che Freud dice che abbiamo un inconscio personale, fatto di residui psichici, di contenuti psichici rimossi dentro di noi, delle nostre paure, delle nostre angosce che possono risalire addirittura al tempo in cui stavamo dentro il grembo materno; tutti noi, ed è vero, abbiamo delle paure che in buona parte derivano dal fatto che non abbiamo affrontato dei problemi e anziché affrontarli ci siamo messi la testa sotto la sabbia, nascondendoci di fronte al motivo della nostra paura, che ovviamente rimane e che generalmente finisce nell’esploderci in faccia in un momento o l’altro della nostra vita. Buona parte della nostra angoscia è dovuta alla paura di avere paura. In certe circostanze è necessario affrontare la paura, gestirla non fuggirla facendo finta che il problema non esista. Jung, facendo propria questa idea di Freud dell’inconscio personale, allude però anche all’esistenza di un inconscio non più personale ma collettivo in cui vivono immagini (che lui chiama “archetipi”) comuni a tutta l’umanità e nei quali ci riconosciamo tutti, dei simbolismi nei quali ogni essere umano si riconosce. Oltre a questo, Jung studia, assieme al suo paziente e amico Hermann Hesse, una eresia cristiana che si chiama lo “gnosticismo”. È un’eresia dei primi secoli che afferma che noi siamo Dio, siamo 3 delle scintille divine scaraventate in questo mondo materiale da un dio cattivo, il Dio dell’Antico Testamento che ha creato la materia, il cosmo, il mondo; noi che siamo delle scintille divine dobbiamo prendere coscienza della nostra divinità. “Gnosi” vuol dire “conoscenza” ed è un cammino di salvezza mediante la conoscenza: conoscere è potere. Se io prendo coscienza della mia vera natura divina posso salvarmi e magari anche salvare gli altri, ritornando al mio essere divino e sfuggendo da questo mondo che è un mondo fabbricato da un dio cattivo. Un ulteriore passo viene compiuto da un altro discepolo di Jung, un certo Assagioli, il quale unifica il cammino religioso e il cammino psicoanalitico attraverso quello che egli chiama la Psicosintesi. Non a caso Assagioli è figlio di una donna di origine italiana e vivente in America che faceva parte della Società Teosofica. Assagioli dice il nostro inconscio collettivo coincide con il sé divino dell’Oriente, per cui, risalendo nel nostro profondo, raggiungiamo la verità del nostro essere e raggiungiamo la liberazione. Le altre tappe sono più semplici. Infatti la terza tappa è quella dei maestri ascesi di una certa Alice Bailey, legata a doppio filo al satanismo. I maestri ascesi sarebbero gli spiriti con i quali lei si metteva in contatto ma non qualsiasi spirito. Voi sapete che nello spiritismo classico noi ci mettiamo in contatto con i nostri cari estinti cioè pensiamo di metterci in contatto con i nostri cari estinti, per sapere se stanno bene, dove sono, se ci sono vicini etc. Questo è lo spiritismo classico. Il neospiritismo del New Age, che si chiama channeling (“incanalamento”), ha la pretesa di metterci in contatto con degli spiriti di origine controllata: Gesù Cristo, Buddha, Galileo, Archimede, extra terrestri, etc, tutti depositari di una scienza superiore alla nostra, tecnologicamente più progrediti e quindi in grado, se ci mettiamo in contatto con loro, di aiutarci a fare quel salto di qualità che ci consentirà di entrare nella nuova era. Alice Bailey comunicava con uno spirito che si faceva chiamare “il Tibetano”. L’ultima tappa è quella del potenziale umano. Il New Age, coerente con le sue premesse, ritiene che se io sono Dio, vuol dire che ho un potenziale umano illimitato e posso fare delle cose grandiose, per cui basta che io prenda coscienza del mio io divino e delle mie potenzialità umane e che le sfrutti per cambiare me stesso e cambiare il mondo. Si tratta di un discorso molto diffuso, che si ritrova nei cosiddetti Corsi di Personalità tesi a farci tirare fuori le nostre potenzialità latenti: ad esempio, come dicono gli scientologi, il nostro cervello sarebbe sviluppato soltanto al 5% e se noi riuscissimo a svilupparlo al 50, 70, 90% faremmo le stessissime cose che Gesù Cristo ha fatto nella sua vita, che noi attribuiamo a dei miracoli ma che in realtà erano il frutto delle sue potenzialità divine nascoste da lui sfruttate al massimo. In questo il New Age si discosta molto dalle grandi religioni orientali perché mentre le religioni orientali mirano ad uscire fuori dal mondo, il New Age mira a prendere, sì, coscienza della natura divina nell’uomo ma per sfruttare il potenziale divino presente in ognuno per cambiare la realtà e restare nel mondo, non per andare via. Nella concezione classica della reincarnazione, soprattutto nella concezione orientale, il ritornare in questo mondo in un’altra situazione corporea-esistenziale è una punizione e non è un vantaggio. Gandhi diceva che la reincarnazione è un peso insopportabile. Per noi occidentali superficiali, con il mito del progresso, (proveniente dagli Stati Uniti in buona parte) intendiamo la reincarnazione come una ulteriore possibilità di arricchimento e di nuove esperienze: la reincarnazione, nella concezione occidentale, non è mai regressiva ma è sempre progressiva cioè io mi reincarno sempre in qualcosa di meglio; per l’Oriente invece, mi posso reincarnare anche in una formica, e questo migliaia di volte fino alla mia liberazione. Questi sono gli elementi tipici del New Age. A modo di riassunto, leggo un testo che è molto significativo a riguardo, un testo che è stato scritto da una certa Helen Schucman, una psicologa americana morta nel 1981, di origine ebraica ma atea. Un giorno sente dentro di se una voce che le dice: «scrivi, io sono Gesù, scrivi ciò che sto per dettarti»; lei inizialmente si rifiuta perché da buon atea non vuole aderire a questo, ma dopo averci riflettuto, dopo molte resistenze e dopo essersi consigliata con il suo marito e il suo collaboratore 4 universitario della Columbia, dove insegnava, comincia a scrivere ciò che diventerà un librone di 2000 pagine, che ho avuto la pazienza di leggere perché è molto istruttivo ed è uno dei testi essenziali del New Age. Si intitola “Un corso nei miracoli”. Faccio notare che la Schucman, dopo aver scritto questo libro, disse alla fine della sua vita di non averci mai creduto, di non avere mai aderito a quello che lei ha scritto Questo “Corso dei miracoli” consiste in 365 lezioni, una per ogni giorno dell’anno, fatta di titolo e spiegazione; lo scopo del corso è quello di leggere ogni giorno il titolo, la spiegazione e poi di ripetere in un maggior numero di volte durante la giornata, il titolo della lezione. Ecco alcuni di questi titoli: nulla di ciò che vedo in questo posto ha un significato, sono io che do alle cose che vedo in questo posto tutto il significato che hanno. I miei pensieri non hanno nessun significato perché sono legati al mondo dell’apparenza. I miei pensieri sono immagini da me fabbricate, Dio è tutto ciò che vedo. La mia santità avvolge tutto ciò che vedo e benedice il mondo. Non esiste nulla che la mia santità non possa fare, la mia santità è la mia salvezza. Dio è la mente con cui penso, sono la luce del mondo posso, fare dei miracoli. La salvezza viene dal mio io, sono spirito. La malattia è solo una difesa contro la verità (cioè me la sono procurata io con le mie illusioni, con i miei errori, con la mia ignoranza), non sono un corpo, sono libero etc… Questo è un concentrato di New Age. Una breve valutazione: New Age alla luce del cristianesimo,è una visione molto affascinante seppure terrificante. È molto affascinante pensare di essere Dio e soprattutto di avere un potenziale illimitato, e quindi pensare veramente di poter uscire fuori da tutti i nostri problemi prendendo coscienza di certe cose! Il New Age era partito da un punto molto bello e purtroppo smarrito in Occidente, dal concetto di olismo (“holos” in greco vuol dire “tutto”). Concetto (vero) secondo il quale noi facciamo parte di un tutto, non siamo altrettante isole che camminano parallelamente le une alle altre ma facciamo parte di un tutto. Ma con le sue premesse sulla divinizzazione dell’uomo e sulla capacità dell’uomo di autorealizzarsi, il New Age ha rinchiuso l’uomo in se stesso,lo ha ripiegato l’uomo su se stesso. In che senso? Qui la religione diventa semplicemente non l’adesione ad una verità che vale per tutti ma un sentimento, qualcosa di soggettivo che mi sento dentro e che mi dà benessere; diventa una cosa del tutto intimistica. Infatti, se io sono Dio, non devo cercare fuori di me il mio equilibrio, la mia salvezza e tutto il resto, lo trovo dentro di me per cui anziché guardare all’esterno mi guardo dentro. Invece per noi cristiani il riferimento alla realtà oggettiva e comunitaria è fondamentale. L’individualismo del New Age è diventato proverbiale e si traduce generalmente in una ricerca più o meno meschina del proprio e piccolo benessere, della propria autorealizzazione (questo è un concetto molto diffuso nel New Age), che si pensa di poter raggiungere attraverso vari mezzi: tecniche di rilassamento, ricarica energetica sotto una piramide, la bioarchitettura per costruire delle case che hanno una certa conformazione architettonica e un certo orientamento per captare le energie provenienti da una determinata direzione, etc… Il tutto mirante a immedesimarci con la realtà cosmica che è divina e di cui faccio parte e che si chiama appunto la “coscienza cosmica” o “energia cosmica”. Il termine energia (positiva, negativa) è un concetto portato avanti dal New Age; noi siamo energia, ognuno di noi è energia, dobbiamo prenderne atto, coscienza e la dobbiamo sfruttare. Ovviamente è un cammino che ci distoglie da un impegno socio-politico e questo lo riconoscono alcuni esponenti del New Age, ad esempio David Spangler che scrive: una delle ombre del New Age è un subdolo arrendersi alle mancanze di potere e alla irresponsabilità in nome dell’attesa della nuova era; piuttosto che essere attivi creatori d’integrità nella propria vita quindi il New Age dice che è inutile provare a cambiare il mondo esterno, cambiamo noi stessi prima di tutto, raggiungiamo noi individualmente il nostro equilibrio e se ogni individuo raggiungerà il proprio equilibrio, il mondo stesso cambierà radicalmente. Per cui il New Age provoca questo ripiegarsi su se stessi e questo è un dato incontrovertibile, molto significativo. 5 Questa è la prima conseguenza. La seconda conseguenza è la scomparsa della persona, cioè la perdita della consistenza e dell’identità personale, nel senso che se io sono semplicemente una scintilla del divino e se tutti noi siamo divini, io non ho più una identità personale, non sono più una persona vera e propria. Ecco un testo di Jon Klimo ,che fu uno dei grandi esponenti del New Age negli anni ’90: l’essere umano è una parte di un’anima multidimensionale o sé divino. Siamo molto più di quanto pensiamo di essere benché la nostra espressione individuale dimostra molta diversità in ultima analisi e per essenza siamo tutt’uno, siamo tutti sotto-personalità secondaria di uno spirito universale; siamo le sotto-personalità interne ad un soggetto a personalità multiple. Chi siamo noi dunque? Siamo come delle pulsazioni temporanee dell’unica realtà divina esistente, cioè dell’energia cosmica che fabbrica e pulsa degli esseri umani attraverso cui fare delle esperienze nuove. Cioè questo dio fa attraverso di noi delle esperienze nuove, dopo le quali veniamo riassorbiti dall’essere divino per scomparire. Siamo delle sotto-personalità energetiche del divino. Dio, sia nell’Oriente che nel New Age, è una realtà impersonale , non ha un volto. Il New Age non conosce la realtà dei rapporti interpersonali e questo è normale, non può essere diversamente: se io ricerco il mio benessere e lo trovo dentro di me, io devo rivolgermi a me stesso. Un testo di Bruno Romano che fu un esponente della meditazione trascendentale negli anni ’80, dice: ognuno di voi ha conosciuto grazie alla meditazione trascendentale se stesso e ha visto il luogo della vita, per cui grazie alla meditazione trascendentale si rivela un mondo che è quasi completamente nuovo. Quale? Quello del rapporto di noi stessi con noi stessi, svolto senza bisogno di linguaggio, un dialogo che è una riscoperta di tutte le nostre zone latenti, delle nostre potenzialità non usate, quindi il dialogo di me con me stesso. Nel cristianesimo i rapporti interpersonali sono tutto. I dieci comandamenti a cosa si riducono? L’Amore di Dio al di sopra di tutto e l’Amore del prossimo come noi stessi. Cosa vuol dire? Rapporti interpersonali. Cioè i dieci comandamenti servono ad aiutarci a mantenere, a far crescere dei rapporti interpersonali trasparenti, sani, belli, disinteressati, gratuiti etc… Per cui il nostro sguardo è estatico “ex-stasis” è stare fuori da noi stessi. “io cerco il Tuo Volto, il Tuo Volto io cerco”; incontrare qualcuno, l’importanza di incontrare qualcuno è un’esperienza di cui tutti quanti sentiamo la nostalgia e quando qualcuno ci guarda con benevolenza ci sentiamo rinascere letteralmente. Quindi per noi i rapporti con la realtà sono estatici, il nostro equilibrio lo tiriamo fuori non con l’introspezione ma attraverso i rapporti interpersonali, con Dio e con il prossimo. Nell’Oriente e nel New Age l’orientamento è enstatico: si tratta di riportarci dentro noi stessi, per cui i rapporti interpersonali non possono avere una densità reale. Di che cosa attualmente soffriamo di più nella nostra società? Soffriamo soprattutto per la solitudine, che è la principale causa della nostra sofferenza: pur convivendo nell’era dei mass media, della comunicazione, siamo profondamente e sempre più soli. Per i New Age questo tutto sommato non è poi così importante perché i rapporti interpersonali non hanno una loro consistenza e una loro valenza morale ed esistenziale; per capire questo cito il testo di un indù, un certo Coomaraswami che ha scritto un libro molto interessante negli anni ’80 intitolato Induismo e Buddhismo: «l’essere disinteressati dal punto di vista indù è uno stato amorale (n.d.r. non immorale, amorale) nel quale non è una questione di altruismo, il fine è quello di una liberazione personale». Perché non è questione di altruismo? Perché l’altro non esiste per cui se io faccio qualcosa all’altro non lo faccio per l’altro in quanto altro. Questo è tragico! Il New Age porta veramente noi occidentali verso una solitudine sempre più dilagante. Noi cristiani, grazie a Dio, dovremmo incentrare la nostra attenzione sul Mistero dei misteri, quello della Santissima Trinità che realizza tutte le nostre aspirazioni.Per quanto mi riguarda, la mia aspirazione non è di diventare Dio e poi di scomparire una volta per sempre nel divino come un magma impersonale, energetico: non ne ho la minima aspirazione in tal senso. Ciò a cui aspiro di più è il mondo dei rapporti interpersonali sereni, della comunione, dell’unione profonda con gli altri; comunione profonda che non abolisce la distinzione, l’identità delle persone ma anzi la rispetta e la salva. Questo è in fondo quello che noi ricerchiamo: la comunione nella diversità, nella distinzione, 6 nel rispetto vicendevole. Questo è il Misero Trinitario, un Dio in tre persone, un Dio solo in cui le tre Persone, infinitamente diverse le une dalle altre, sono anche sostanzialmente unite (una sola sostanza). Questa è la vita alla quale siamo chiamati. Ci accorgiamo che il confronto con il cristianesimo rispetto al New Age è assolutamente incompatibile con la nostra fede perché c’immette su una china che ci porta da tutt’altra parte e ne dobbiamo essere consapevoli e lo dobbiamo capire. La cosiddetta doppia appartenenza, cristiano e New Age, non è sostenibile, non è possibile. Cerchiamo di non essere superficiali a riguardo, se vogliamo fare delle scelte facciamole sul serio; ma non cerchiamo di salvare la capra e il cavolo: diversamente, perdiamo tutti e due! II PARTE La presentazione che viene fatta della Società Teosofica in un libro della Blavatsky intitolato La chiave della Teosofia è una descrizione esatta di ciò che il New Age si prefigge di fare: «La Società è una fraternità di umanità stabilita per fare a meno di qualsiasi religione dogmatica fondata su una interpretazione della lettera morta e per insegnare al mondo e ad ogni membro della società a credere in un solo Dio impersonale, a dipendere dalle proprie potenzialità, facoltà, imparare a considerare se stessi come il proprio e solo salvatore, imparare il carattere infinito delle potenzialità psicologiche, occulte, nascoste in ogni uomo fisico; sviluppare queste facoltà per dare all’uomo la sicurezza dell’immortalità del proprio spirito divino e della sopravvivenza della propria anima. Fare in modo che all’uomo venga dimostrato che non esistono i miracoli e che non esiste nulla di soprannaturale nell’universo e che sulla terra l’unico Dio è l’uomo stesso». Ora vediamo alcune semplificazioni del New Age. Cominciamo dall’aspetto che è più vicino a noi cristiani perché, senza accorgercene, le troviamo addirittura nei testi di cui ci serviamo per fare catechismo e venduti nelle nostre librerie cattoliche. Ad esempio, voi avrete sen’altro letto o sentito parlare del Gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, sul quale sono state fatte delle videocassette per catechisti. Questo testo è tipicamente New Age e gnostico (conoscere è potere). Premetto che l’autore Richard Bach dice di aver scritto il suo libro sotto dettatura di uno spirito (channeling). È la storia di un gabbiano che è come tutti gli altri gabbiani, che si deve alzare al mattino, mettersi in volo per procurarsi del cibo, poi deve riprodursi, nutrirsi e nutrire i piccoli… Insomma una vitaccia, una vita monotona, una vita terra terra, per cui, ad un certo punto, il gabbiano si stufa e vuole che la sua vita sia qualcosa di diverso. Probabilmente è questo aspetto che ha colpito i nostri ambienti cristiani in quanto noi siamo effettivamente chiamati a non lasciarci risucchiare dalle cose della terra, noi dobbiamo decollare, vedere oltre la nostra dimensione e questo è giusto. Ma ciò non toglie nulla allo sfondo gnostico e New Age del libro perché mettendo da parte questa premessa (che è buona in quanto non si può vivere solo di pane e bisogna pensare anche ad altro), il di più è … de demonio. Cos’è questo di più? I gabbiano stufato dice: io voglio uscire fuori da questa dimensione, per cui comincia ad imparare delle tecniche di volo, grazie alle quali si allontana sempre di più dalla nostra dimensione e con tali tecniche riesce effettivamente a realizzare delle prodezze incredibili, a raggiungere delle altezze insperate finché un giorno, credendosi il padrone del mondo perché ha raggiunto un’altezza stratosferica, incontra un altro gabbiano che svolazzava sopra di lui in un modo ancora più disinvolto. Cosa ci fai qui? E l’altro gabbiano spiega: io ho fatto esattamente quello che hai fatto tu e ora appartengo alla corte del grande gabbiano; adesso ti introduco dal grande gabbiano. Così Jonathan viene introdotto al gran gabbiano che lo risveglia dall’illusione, dicendogli che lui e Jonathan sono la stessa cosa, che non esiste una distinzione tra loro, che sono un tutt’uno. Poi aggiunge, lascia perdere la fede (faccio notare che la fede deriva da un rapporto interpersonale; “fede” vuol dire aderire alla parola di un altro, di uno che mi parla, che si rivela. Presuppone la distinzione di persone che si parlano. Nel nostro caso è Dio attraverso Gesù Cristo che è la Parola, che mi dice certe cose, che si rivela. Invece qui, non c’è posto per la fede e il motivo 7 lo avrete ormai capito: se dentro di me io ho la divinità e la luce, basta rientrare in me stesso per ritrovare l’illuminazione). Lascia perdere la fede, non ti è mica servita la fede per volare! Ti è bastato l’intelletto; capire la faccenda. Cioè basta capire e basta applicare ciò che hai capito (la tecnica) e ti salvi da solo, non c’è bisogno di Dio, del Salvatore ma ti salvi da solo, con la tecnica. Prosegue il libro: «Poi un giorno sulla spiaggia a occhi chiusi, concentrato in se stesso, Jonathan afferrò in un baleno quello che il Chang voleva dire: ma è vero, io sono un gabbiano perfetto senza limiti, senza limitazioni! E provò un grande brivido di gioia». Come vedete, si tratta di un cammino New Age: prendere coscienza di quello che sei, delle tue potenzialità, sfruttarle, liberarti, autorealizzarti. Questo è un esempio vicino a noi. Prima qualcuno di voi mi ha chiesto di Anthony de Mello, un gesuita indiano (morto nel 1988) che ha tentato una sintesi tra cristianesimo e induismo, però fallita perché non possono essere messe insieme, almeno nei loro aspetti essenziali. Nei loro aspetti secondari molte cose possono collimare ma nei loro aspetti essenziali no, non è possibile. Anthony Demello è un gesuita indiano noto nel 1988 che ha pubblicato molti libri, alcuni dei quali sono appunti presi dai suoi discepoli e pubblicati dopo, con un grandissimo e vastissimo successo che costretto la Chiesa ad esprimere un giudizio negativo su nel 1999. Vi cito uno-due dei suoi testi (già il titolo dovrebbe essere sufficiente per farvi ormai capire di ché si tratta)): Lettera ad un’aquila che credeva di essere un pollo. Cioè noi siamo delle aquile ma non lo sappiamo; chi te lo fa fare? dice lui, ad essere un pollo costretto a camminare raso terra tutti i giorni: ma sei un’aquila! Ora, questo non è vero: se voi leggete il Deuteronomio, esiste effettivamente l’aquila ma è Dio che, sulle sue ali, ti porta su, in cima alla montagna;l’aquila è Lui, non io. Allora il P.de Mello insegna varie tecniche per giungere a quello che lui chiama la “consapevolezza”. Ne La preghiera della rana (edizione Paoline), troviamo un raccontino simbolico che lui cita: «una grande persecuzione religiosa scoppiò nella regione e i tre pilastri della religione, la Scrittura, il Culto e la Carità, si presentarono davanti a Dio per esprimere il proprio timore che una volta eliminata la religione, anch’esse avrebbero cessato di esistere. Non preoccupatevi! disse il signore, ho l’intenzione di inviare sulla terra uno che è più grande di tutti voi». Come si chiama questo grande? Noi cristiani pensiamo a Gesù Cristo, è ovvio, ma non è così. «Questo grande si chiama conoscenza di se, rispose Dio, egli farà molto di più di quanto abbia fatto nessuno di voi». Poi altrove il gesuita dice che «il ripetere costantemente uno-due-tre-quattro volte in modo ritmico, ci procura gli stessi effetti mistici che altri confratelli più religiosi asseriscono di raggiungere tramite la recita devota e ritmica di qualche giaculatoria, e lo credo. Esiste certamente un valore sacramentale nell’uso di un mezzo religioso, la preghiera, le giaculatorie ma per quanto riguarda il nostro scopo principale, che è quello di raggiungere la consapevolezza, un mezzo vale l’altro per cui giungiamo all’apparentemente sconcertante conclusione che la concentrazione sul proprio respiro o sulle proprie sensazioni corporee costituiscono un’ottima contemplazione, nel senso stretto della parola». Per cui lui allude alle tecniche di meditazione che mirano all’espansione della coscienza o a provocare uno stato modificato di coscienza dove abbandoniamo il sé, la realtà, la distinzione tra gli esseri, la distinzione tra me e gli altri dove tutto si confonde, si fonde, una sensazione che anche le droghe possono provocare. Sempre il P.De Mello dice, «noi non siamo dei polli ma siamo delle aquile» nel senso che possiamo diventare o ridiventare aquile grazie all’uso di certe tecniche che consentono di giungere alla consapevolezza e all’espansione della propria coscienza, magari tramite uno stato di trance più o meno profonda. La musica New Age, dicono, è effettivamente rilassante e, stando al New Age, avrebbe lo scopo di favorire in noi, nel nostro cervello, lo sviluppo delle onde alfa (mi sembra!) che procurano un senso di rilassamento, di abbandono, quasi di alterazione della coscienza. Io non sono pronto a demonizzare questa musica se qualcuno l’ascolta per rilassarsi un pochino, ma è ovvio che se qualcuno l’ascolta per ore ed ore c’è qualche problemino! 8 In giro ci sono tanti corsi di personalità che sono quasi tutti inquinati da teorie New Age (abbiamo delle potenzialità latenti infinite, basta conoscerle ed usarle); generalemente sono pagati dalle aziende che mandano i loro dipendenti per incrementare in loro la fiducia in modo che poi facciano di più all’interno dell’azienda.. Ad esempio, mi è stato riferito di un seminario mandata dalla sua azienda; un seminario tenutosi circa tre anni fa a Milano per un fine settimana che costava ad ogni partecipante (erano 2000) £500.000. Lo scopo di questo corso era niente meno che insegnare alle persone a camminare sulla brace ardente. Faccio notare che al termine del corso di due giorni, solo 300 delle 2000 persone non sono riuscite a camminare sulla brace: cosa che non ha nulla di miracoloso e neanche complicato, essendo piuttosto una questione di condizionamento mentale (superare la paura, respirare bene, mettere i piedi in un modo particolare). Ovviamente una persona che riesce a superare la sfida esulta dicendo in una specie di delirio di onnipotenza: so fare delle cose che non avrei mai pensato di fare! ed è quello che poi l’indomani, i lunedì mattino riferisce al suo datore di lavoro il quale conclude, va bene, ora dimostramelo! Un altro esempio di respiro inconsapevole di New Age è, come si accennava sopra, Hermann Hesse, conosciutissimo qui in Italia grazie al suo Siddhartha e al suo Narciso e Boccadoro. Egli condivide l’impostazione gnostica e, quindi, questa ricerca attraverso molteplici esperienze dell’energia cosmica. Quello che colpisce nei romanzi di Hesse è il fatto che l’altro in quanto altro non interessa. Voi sapete che nei due romanzi appena menzionati, il protagonista ha diverse esperienze con molte donne, non per una specie di in dissolutezza ma per la ricerca della donna in sé che nella gnosi antica si chiama la “gran madre”. La madre rappresenta quella realtà nella quale eravamo immersi quando si era nel grembo materno, dove eravamo al sicuro e tranquilli etc…una realtà più o meno indifferenziata e di notevole benessere. Se voi notate bene, le donne di Hesse sono sempre evanescenti e scommetto che non vi ricordate di nessuna di esse. Queste donne rimangono senza volto, indeterminate, e l’uomo si trova come assorbito in esse, come in una esperienza mistica. In Hermann Hesse, l’altro in quanto altro non esiste; nel suo libro Storia universale dice: «il non uccidere non è la rigida imposizione di un altruismo didattico, l’altruismo è qualcosa che in natura è irreperibile, non esiste. Il non uccidere non significa il non far del male all’altro bensì non devi privare te stesso dell’altro, non devi arrecare danno a te stesso. L’altro infatti non è un estraneo non è alcunché di lontano, isolato o dotato di un’esistenza a se stante. Tutto sulla faccia della terra, tutte le migliaia di altri ci sono per me soltanto nel momento in cui ho bisogno di vederli, di sentirli o rapportarmi con loro. La mia vita consiste unicamente di rapporti tra me e il mondo, tra me e gli “altri”, l’altro in se stesso non esiste». Un altro suo testo tratto dalle Lettere scelte dice, «secondo il pensiero indiano dell’Upanishad, il mio prossimo non è solamente un uomo come me ma è me». Siccome esiste una realtà sola che è Dio, l’atro non esiste, io non esisto, noi siamo Dio, lui è Dio, io sono Dio anzi noi siamo Dio. Per cui l’altro è me, è una cosa sola con me poiché la separazione tra lui e me, tra Dio e tu, è solo illusione (maya). Questa interpretazione, secondo l’autore, risolve definitivamente il problema del senso etico dell’amore per il prossimo. Chi ha capito che il mondo è un’unità ha ben chiaro che rimane senza senso che le singole parti, le singole membra di questo tutto si facciano reciprocamente del male perché l’altro è me, io sono l’altro etc… Si può dire che il concetto di amore che esiste in Hesse è senza un oggetto. Per noi l’amore è importante ma l’amore non è un semplice sentimento; l’amore è il voler il bene di un altro in quanto altro. Se tanti fidanzati rimangono disillusi, è perché scambiano il sentimento dello stare bene insieme con l’amore. Per quanto riguarda le espressioni New Age nel mondo della musica, si può riferire qui una citazione di Franco Battiato: tratta da “Sacre sinfonie del tempo” nell’album “Come un cammello in una grondaia”: «le sento più vicine le sacre sinfonie del tempo, con un’idea che siamo essere immortali caduti nelle tenebre destinati a errare nei secoli dei secoli fino a completa guarigione, che siamo angeli caduti in terra dall’eterno senza più memoria per secoli per secoli fino a completa guarigione». Se noi portiamo queste parole fino alle loro ultime conseguenze, risulta chiara la loro 9 incompatibilità con la fede cristiana: siamo degli angeli, esseri immortali caduti qui sulla terra e poi chiamati ad errare per secoli e secoli (reincarnazione) fino a completa guarigione… Il New Age, oltre a tutto il resto, è presentissimo nel mondo del cinema, che colpisce di più perché l’immagine colpisce molto di più dello scritto, che richiede più riflessione. Riguardo ai contributi gnostici, abbiamo l’imbarazzo della scelta. Per es. la trilogia delle “Guerre stellari”, fatta bene, gradevole da guardare, con tutti gli effetti speciali, è una serie di film che veicolano un’idea tipicamente gnostica: l’eroe deve sconfiggere l’impero del male e si mette alla scuola di Joda il maestro, che non gli insegna delle tecniche di combattimento ma cerca di fargli capire una sola cosa, cioè che «La forza è in te. Se tu lo capisci allora farai delle cose straordinarie». Effettivamente ad un certo momento l’eroe diventa più lucidità e riesce perciò, concentrandosi e sfruttando la sua forza-energia, a sollevare da terra l’astronave. Ecco alcune citazioni tratte da “Guerre stellari” «la forza è campo energetico creato da tutte le cose viventi, ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia. Devi sentire la forza intorno a te dovunque; concentrati, senti la forza scorrere. Senti la forza, ma non la sai ancora coantrollare». Ne Il ritorno dello Jedi, della stessa trilogia, si dice: «molte delle verità che affermiamo dipendono dal nostro punto di vista». Questo è il relativismo tipico del New Age, il relativismo dove tutte le cose si equivalgono: dottrine, religioni, bene-male, vero-falso. A proposito, la morale gnostica (e relativista) trova una sua interessante formulazione nel Vangelo apocrifo di Filippo: «la perla, che sia nel fango o che sia nel profumo, rimane sempre una perla»; in altre parole, che tu ti comporti da asceta o da porco non cambia nulla a quello che sei, ossia una perla (dio). Faccio notare che il filone della fantascienza viene molto sfruttato oggi e si presta molto bene a far passare tante idee, non tutte New Age, certo, ma capaci in ogni modo di deformare la realtà. Penso in particolare in ET-l’extraterrestre, un film simpatico e apparentemente innocuo, capace, appunto, senza che ce ne accorgiamo di presentare una figura centrale del cristianesimo in modo distorto. Infatti, di chi è la storia di ET? È la storia di uno che viene dal cielo, che si incontra con dei bambini, va molto d’accordo con loro, fa dei miracoli, viene perseguitato dai grandi, muore, risorge e, prima di tornare con l’astronave sul suo pianeta, dichiara: «non abbiate paura, sarò sempre con voi». Nessuno si accorge di aver visionato la storia di Gesù Cristo; Spielberg ha fatto leva sul nostro inconscio cristiano per lanciare un film di successo. Il filone Matrix è nettamente più New Age e, quindi, gnostico, come lo è del resto il filone (più ingenuo) di Karate Kid. Quest’ultimo è la storia di un ragazzo buono che deve subire le angherie dei bulli del quartiere; il ragazzo incontra un maestro di karate che gli insegna a prendere fiducia nelle sue potenzialità latenti e a usare le tecniche che serviranno a sconfiggere i cattivi nonché a vincere i campionati di karate. È ovvia l’impostazione gnostica: conoscere è potere. Una impostazione che non ha nulla a che fare con il mistero della salvezza, il quale implica che non potremo mai cavarci dal buco nel quale siamo caduti (che siamo o meno un’atleta) e dal quale usciremo soltanto se qualcuno (ecco il salvatore) ci butterà una corda dal di fuori. Matrix si riferisce, appunto, alla matrice (un programma costruito da cattivoni nel quale ci troviamo a vivere, scambiando il programma con la realtà). La matrice è l’illusione dalla quale gli illuminati cercano di sottrarre l’umanità e, in particolare, il protagonista Neo che, pur rendendosi conto dell’illusione della matrice, fatica a uscirne. Morpheus, l’illuminato che cerca di insegnare la verità a Neo, gli dice: «Curiosamente non sei lontano dalla verità; sei qui perché tu intuisce qualche cosa che non riesci a spiegarti, senti solo che c’è qualcosa che non quadra nel mondo», dove tutto è illusione e contribuisce a mantenere nell’illusione (inclusa la Chiesa, esplicitamente nominata)): «quando sei in casa, quando paghi le tasse, quando vai in chiesa, è il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità». 10