Prigionieri della rete

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l’AmateurProfessionnel
Se esiste un argomento che “dilania”
(e ce n’è più di uno) le differenti fazioni
di appassionati di audio ,
il più rappresentativo di questi temi ,
perlomeno per il furore degli interenti
pro o contro ogni suo aspetto,
è rappresentato dalla questione relativa
alla tensione di rete.
Prigionieri
della rete
Prigionieri della rete
di Paolo Corciulo e Fabio Masia
L’
unica cosa certamente appurata è che la
rete elettrica che il gestore nazionale ci
fornisce, dopo aver effettuato una serie
di percorsi, dalla centrale fino alle nostre case, ci arriva non esattamente come ce l’aspettiamo (una sinusoide perfetta) o comunque
non nella forma in cui è stata generata, pur rispettando i termini del contratto di servizio
che, ovviamente, non sono stati pensati per un
audiofilo!
Variazioni di ampiezza (lungo e breve termine), spike di tutti i tipi, distorsione armonica,
disturbi a radio frequenza, tutta una serie di
ciò che un audiofilo chiamerebbe immondizia, in teoria ma anche in pratica in alcune
condizioni e alcune situazioni limite squisitamente audiophile finisce per insinuarsi fino
agli altoparlanti.
Appurato l’unico punto su cui tutti, inevitabilmente, si devono trovare d’accordo, il
mondo audiofilo si divide… già dalla presa
di corrente!
Se è vero che comunque ogni progettista si
preoccupa di filtrare (adeguatamente?) le sorgenti di energia per fornire ai propri apparecchi una tensione il più possibile stabilile e pulita, rimane una folta schiera di audiofili che
ritiene che ciò non sia sufficiente o che comunque sia utile per l’ascolto anteporre all’alimentazione dell’apparecchio una sorta di
barriera ai disturbi o un “rimodellatore” della
forma sinusoidale pura.
Anche se nel caso, allora, dove e come intervenire? Ogni anello della catena è da trattare
alla stessa stregua o uno può essere il più debole, sia in assoluto che in relazione agli altri? Gli effetti positivi riscontrabili con interventi sono da imputare effettivamente a una
sorta di filtratura della tensione di rete o rappresentano effetti secondari in seguito al mutamento delle condizioni di contorno?
E ancora: non tanto, o non solo, la messa a
terra, ma piuttosto l’adeguamento allo stesso
potenziale di ogni apparecchio della catena
può introdurre effetti più evidenti di
quelli che si verificano in
seguito a una
blanda filtratura dei fenomeni presenti
sulla rete?
Non è possibile dare risposte
assolute a tutte
queste domande: i disturbi di
carattere elettromagnetico,
isolamento dalla rete, di messa
a terra, di caso
in caso e da apparecchio ad apparecchio possono
generare fenomeni di
interazione non sempre predittibili.
SUONO • aprile 2005
Tutto nel cubo
Può un misterioso cubo blu posto tra la rete elettrica e il nostro amato impianto hi-fi modificare
in meglio il suo suono o semplicemente cambiarlo? Qual è lo scopo e l’utilità
di un filtro di rete? Vediamo di chiarire l’arcano.
Audio Magnetic Core
Prezzo: € 400,00
Per informazioni: Andrea Soverchia Tel.0737.78.71.98
di Carlo D’Ottavi
L’
oggetto a nostra disposizione è tanto un piccolo
quanto pesantissimo cubo metallico, elegantemente rifinito con vernice metallizzata stile carrozzeria automobilistica, in diversi colori come il rosso, il
blu o Silver, gli spigoli arrotondati e quattro piedini in
gomma al di sotto. Una vaschetta IEC per il cordone
di rete e una presa universale per il cavo di alimentazione della elettronica: infatti solo un apparecchio
può essere collegato a questo Audio Magnetic Core
come dichiara la targhetta rotonda posta sulla sommità del cubo. Al centro della targa, un minuscolo led
rosso si illumina nel momento che viene collegato alla rete. Considerando vari aspetti ho scelto di avvalermi di questo cubo con una sorgente digitale come il
mio CD player, un Sonic Frontiers SFCD-1, dotato di suo
di un’alimentazione particolarmente complessa e accurata. Normalmente il lettore, come il resto del sistema, è
collegato a una ciabatta o distributore di rete (fa tanto
più audiophile!) di qualità; nella prova ho alternato questa situazione a quella in cui ho frapposto il cubo AMC,
quindi con un aggiuntivo cavo di alimentazione. Comincio con la piccola orchestra impiegata da Boulez
nella Storia del soldato di Stravinsky in una registrazione
DG particolarmente trasparente. Una volta inserito
l’AMC la prima sensazione che colgo è quella di un velo
tolto tra me e i diffusori, le figure musicali appaiono
meglio definite, più scolpite e nette ma non asciugate o
rinsecchite. Passando a Dead bees on a cake di Sylvian
(Virgin) si conferma la sensazione di una migliore nitidezza del messaggio, una maggiore facilità nel cogliere i particolari anche più minuscoli. Lo sfondo
appare più scuro e distante tanto che i vari
piani risaltano meglio tra loro. Con i Pieces
de viole di Marais (Astree) il trio viola,
clavicembalo e liuto si definisce
spazialmente meglio, c’è più
aria tra gli strumenti. Il migliorato contrasto, con un’accresciuta sensazione di dinamica,
persino di velocità si evidenzia
anche nel trio elettrico Frisell
/Holland/Jones della Nonesuch;
in particolare è particolarmente
gratificante seguire con grande
facilità tutte le evoluzioni del
contrabbasso del mitico Dave
Holland. I piatti delicatamente
suonati da Elvin Jones nonché gli
effetti chitarristici di Bill Frisell,
sempre controllati, quasi trattenuti
in questo CD sono descritti in modo
Nell’involucro metallico utilizzato spesso come contenitore di induttanze di filtro o di trasformatori,trova posto un trasformatore e un piccolo filtro di rete. È presente sull’avvolgimento una termocoppia che in condizioni di sovraccarico termico scollega l’alimentazione per consentire il successivo ripristino. Gli avvolgimenti sono schermati con fasce di rame ed è presente
un filtro EMI a singola cella. La presa Vimar, di ottima
qualità, accetta qualsiasi standard di spina.
pulito e trasparente. In generale l’intervento di questo
misterioso cubo sembra concentrarsi su una pulizia,
chiarificazione (non alleggerimento dei bassi attenzione!) e maggiore rilievo definizione degli strumenti senza coinvolgere la timbrica o altri parametri tipici dell’apparecchio in esame. Credo che questi effetti si facciano
evidenti in apparecchi di elevato livello già dotati di loro di un elevato potere risolutivo come sorgenti particolarmente di qualità; immagino che i migliori lettori
SACD o DVD Audio potrebbero beneficiare di questo
intervento che non sembra, comunque, intervenire di
suo introducendo visioni personali, leggi distorsioni, e
questo mi sembra già molto.
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l’AmateurProfessionnel
Ultimamente negli States
sono molto considerati alcuni modelli
di condizionatori della ditta americana
Richard Gray’s Power, al punto da essere
stati premiati come componenti
dell’anno appena concluso.
L’angelo custode
Condizionatore di rete
Richard Gray’s Power Company
RGPC 1200
Prezzo: € 3.200,00
Dimensioni: 44,9 x 13,8 x 24,7 cm (l x a x p)
Peso: 19,8 Kg
Distributore: Adeo Group SpA
Via Filos 31 - 38014 Lavis (Tn)
Tel. 0461.24.82.11 - Fax 0461.25.50.38
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di Carlo D’Ottavi
S
econdo il progettista i tradizionali condizionatori di
rete progettati per filtrare il rumore e sopprimere i
picchi di tensione sono collegati in serie ai dispositivi
da alimentare ed essendo costituiti da piccoli trasformatori, non fanno altro che aggiungere altri metri di fili
di rame sul segnale, aumentando così la resistenza
complessiva sul percorso riducendo di fatto l’energia a
disposizione degli apparecchi. Così facendo questi
condizionatori risultano, sempre secondo Mr. Gray, più
un cerotto che una cura! Cablati in serie alla linea lasciano la loro firma sul suono, consumando inoltre
molta più energia di quanta ne producano (basso rendimento), dissipandola principalmente in calore e
quindi se possono risultare comunque idonei con sorgenti o preamplificatori notoriamente non troppo esigenti, con i finali, tipicamente affamati di energia, risultano assolutamente inadatti. Cosa fa Gray di diverso?
Per prima cosa l’RGPC è connesso in parallelo alla linea
d’alimentazione, tra le prese di rete e quelle degli apparecchi da alimentare, in questo modo non si aggiunge resistenza sulla linea. All’ingresso del condizionatore si trova un’enorme induttanza (nel caso del modello
in esame sono due) costituita da un nucleo ferroso dal
rispettabile peso di 9 kg, intorno al quale abbiamo un
Non esiste dunque una soluzione sempre e comunque del tutto valida e applicabile a priori,
esistono invece procedure di carattere generale e di buon senso, da seguire magari non per
ottimizzare ma per ridurre sensibilmente i fenomeni di disaccoppiamnento tra gli anelli
della catena.
Gli interventi variano tra il possibile e il solo
auspicabile, tra ciò che è alla portata di ciascuno e ciò che è al di là delle possibilità.
Ricordiamo comunque come più di un appassionato dell’ascolto via radio si sia fatto installare un traliccio Dalmine nel giardino di
casa sua dove applicare l’antenna AM: a volte
volere è potere!
Proviamo a classificare minimamente in categorie i disturbi e i possibili rimedi
Nel caso della lotta alle fluttuazioni a lungo
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avvolgimento di oltre 300 metri di rame! Questo componente è la prima difesa contro i sovraccarichi di tensione che a volte giungono dalla rete di alimentazione.
Questa induttanza è disegnata per porre un carico resistivo molto basso in parallelo, creando una barriera
contro i picchi di corrente, mentre normalmente risulta
equivalente a un corto circuito rispetto a pulsazioni di
breve durata. Va detto che i condizionatori convenzionali per bloccare i sovraccarichi fanno affidamento su
particolari dispositivi chiamati MOV che sta per varistori in ossido metallico; questi componenti possono essere di tipo valvolare con un gas inerte all’interno del
bulbo oppure di tipo a luminescenza. I MOV sono fondamentalmente fuori dal circuito fino a quando un pic-
co elevato di tensione non giunge; in quel momento
entra in azione questo elemento che assorbe l’energia
in eccesso convertendola in calore. Il problema è che
questo comporta uno stress del componente stesso
con conseguente sua sostituzione.
Altra caratteristica dell’impiego di questo induttore
(anzi due nell’RGPC 1200) è l’effetto volano. L’induttore
si comporta come un componente reattivo in condizioni di corrente alternata; al variare della corrente la
presenza del nucleo con il suo campo magnetico genera un accumulo di energia. Quando la corrente scorre attraverso l’induttore, un campo magnetico si genera nel nucleo e intorno alla bobina. Quando la corrente
cessa, il campo magnetico collassa, restituendo l’ener-
e breve termine, ad esempio, sarebbero necessari degli stabilizzatori di tensione, magari degli autotrasformatori con regolatore a
motore o di tipo elettronico, che sono costosi
e ingombranti, difficili da utilizzare in ambito domestico se si vogliono “trattare” utenze
ad alto assorbimento. In altre parole uno stabilizzatore che fissi la tensione a 230 Volt in
uscita è di dimensioni accettabili per modeste richieste di energia (CD, pre, integrati di
bassa potenza) ma le sue dimensioni aumentano esponenzialmente all’aumentare della
richiesta (finali).
Combattere la distorsione armonica risulta ancora più difficile: occorrerebbe convertire la
corrente in continua e poi nuovamente in alternata con alimentatori switching che a loro
volta inducono nuovi problemi!
Più semplice invece combattere le repentine
variazioni di tensione (spike) mediante dispositivi limitatori della tensione o i disturbi a radiofrequenza (EMI) tramite filtraggi efficaci.
Tra gli interventi più economici, e che prenderanno solo qualche secondo del vostro tempo, possiamo consigliare la ricerca della migliore posizione di ogni spina in relazione a
quella degli altri apparecchi. L’operazione
(rotazione di 180° della spina nella presa)
non serve a variare la fase (non tutti gli impianti elettrici residenziali sono realizzati con
fase e neutro) quanto a cercare una condizione di equilibrio tra i vari apparecchi; il pallino che identifica la fase di fatto serve unicamente come riferimento nelle operazioni di
ricerca: non è detto che la condizione migliore si verifichi con tutti pallini da un lato!
aprile 2005• SUONO
Prigionieri della rete
gia accumulata nella fase precedente del processo.
Conseguenza: quando un apparecchio ad esso collegato richiede un surplus di energia l’RGPC è in grado di
fornirla attingendo a quella accumulata come abbiamo
visto. L’RGPC 1200 dispone di 8 prese per altrettanti
apparecchi però il costruttore stesso avverte che, se si
possiedono componenti particolarmente affamati di
energia, vedi grandi finali di potenza o subwoofer attivi
di analogo impegno è meglio seguire alcune cautele
nei collegamenti. In particolare con un impianto hi-fi
che prevede sorgenti analogiche e digitali, uno più finali di potenza “robusti”, si consiglia di utilizzare una
presa di corrente a muro di tipo duplex, cioè doppia: a
una va collegato direttamente il finale di potenza mentre all’altra va collegato il condizionatore a cui a sua
volta vanno collegati le altre elettroniche cercando di
porre le sorgenti analogiche lontane da quelle digitali.
Meglio ancora se per quest’ultime si utilizzasse un altro condizionatore, magari più piccolo tipo l’RGPC 400
Pro. Il finale di potenza pur collegato direttamente alla
presa di corrente a muro riceverà comunque i benefici
INTERVENTI PIÙ RADICALI
Chi affronta l’argomento con un atteggiamento
il più possibile scientifico obietta sostanzialmente che li dove si poteva intervenire, il costruttore lo ha già fatto mentre il resto non è alla portata di interventi ragionevoli. Ribadiscono gli umanisti con esperimenti d’ascolto che
evidenziano variazioni avvertibili, a volte poco
evidenti ma comunque esistenti: grazie a dispositivi passivi come un cavo, o con elementi
comunque in grado di filtrare la rete elettrica
depurandola da parte della “sporcizia” si avvertono cambiamenti! Contro - ribattono i seguaci di S.Tommaso: in ogni momento della
giornata ci sono variazioni nell’erogazione della corrente tali da far impallidire questo o quel
dispositivo; sono eventualmente queste variazioni che sentiamo e non l’effetto di qualche
SUONO • aprile 2005
Lo chassis è realizzato in pesante,robusta e spessa lamiera
di ferro ripiegata e verniciata con un trattamento antiusura.Il pannello anteriore è in alluminio anodizzato,
ma il peso complessivo è determinato dalle due consistenti induttanze. Il cablaggio è realizzato con cavi terminati avvitati direttamente sulla morsettiera a vite.Oltre alle esclusive induttanze sono presenti due scaricatori
autorièristinanti a guardia delle sovratensioni impulsive di rete.Di elevata qualità le prese Vimar che sembrano più robuste di quelle tradizionali.
grazie alla presenza dell’RGPC collegato alla presa
parallela accanto alla sua. Se si possiede un impianto
particolarmente complesso e ricco di componenti si
può finire per avere la necessità di due o più condizionatori: in tal caso Richard Gray consiglia il loro impiego
in modo da essere collegati tra loro in una configurazione definita a stella, inoltre viene consigliato l’uso di
cavi di alimentazione più corti possibile e meglio ancora se del tipo specifico per l’audio. Esteticamente l’apparecchio, bello pesante, si presenta con un grande
magico elemento! E più in profondità sono le
condizioni di insieme che fanno la differenza:
il sistema hi-fi deve essere assolutamente visto
nella sua interezza. Bisogna considerare che attualmente sul mercato esistono svariate soluzioni per la realizzazione della messa a terra e
del controllo dei potenziali di riferimento in un
apparato hifi che, anche se permettono di ottenere eccellenti risultati per ogni singolo apparecchio visto a se stante, non è detto che offrano le migliori condizioni in una interconnessione mista di cui non si conoscono le condizioni
di ogni singolo componente. Non sono affatto
rari fenomeni macroscopici ove si riscontra
una leggera sensazione di tremolio al tatto nello sfiorare lo chassis di un apparecchio e assistere, al contempo, a fenomeni di comparsa,
scomparsa o trasferimento di questo effetto su
pannello ben rifinito e disponibile Silver o nero; alle
estremità del pannello anteriore delle linee orizzontali
scavate nel pieno ne ingentiliscono l’aspetto altrimenti
massiccio, mentre al centro in una finestra campeggia
il logo dell’azienda, retro illuminato in un tenue rosa. A
proposito del logo non si può fare a meno di notarlo
per l’inusuale soggetto: vi è infatti raffigurata un vecchio edificio, con tanto di pali elettrici, che rappresenta
una centrale elettrica!
Fin qui abbiamo visto i benefici da un punto di vista
della sicurezza che un condizionatore di rete, secondo
il costruttore, introduce ma questi non si esauriscono
in questo ambito ma dovrebbero riflettersi anche da
un punto di vista strettamente musicale. In effetti si
può immaginare, ragionando in modo più filosofico
che strettamente tecnico, che una volta messo l’impianto nelle condizioni ideali di funzionamento, anche
da un punto di vista dell’alimentazione dalla rete, questo non può che funzionare meglio. Il problema è riuscire a quantificare questo miglioramento e lo stesso
costruttore dice che questi possono essere da particolarmente evidenti a quasi nulli! Per poter giudicare meglio si consiglia in oltre un lungo rodaggio, praticamente si dovrebbe mettere l’impianto in funzione per
diverse ore al giorno per svariate settimane… Non
avendo in realtà questa disponibilità di tempo per
mettere veramente alla prova questo componente non
possiamo che ribadire la serietà dell’approccio, in fondo promette molti meno miracoli di altri puntando prima di tutto sulla messa in sicurezza dell’impianto da
“pericolose” variabili della rete elettrica pubblica. Tra i
risultati non trascurabili della sua presenza c’è anche
da considerare che delle elettroniche che lavorano con
minori stress dei tipi sopradescritti funzionano meglio
e durano di più; quanto ai miglioramenti sonici si parla
di un suono più dinamico, con un soundstage più ampio e sviluppato in profondità e con un maggior impatto specie in bassa frequenza.
Sarà un puro caso ma in un mio recente viaggio a New
York, in uno dei migliori negozi della metropoli, nella
centralissima Manhattan, con ben otto sale dedicate ad
altrettanti impianti audio e video non mancavano mai i
condizionatori di rete della Richard Gray’s Power Company. Certamente perché il marchio è da loro distribuito o forse perché la rete elettrica di NewYork è peggiore di quella di Roma? In ogni caso in USA è molto piaciuto al punto da essere stato “nominato” da una delle
più note riviste del settore.
altro chassis dopo la interconnessione. Certamente, tutto il sistema e le sue funzioni (leggi
CD pre ampli) dovrebbero avvenire in un ambiente elettormagneticamente asettico (gabbia
di Faraday) e l’ingresso della rete entro questo
sistema chiuso dovrebbe avvenire lasciando libero il passo alla sola sinusoide di alimentazione con particolare riguardo alla terra (modo
comune) che nella stragrande maggioranza dei
casi immette disturbi nel sistema. Con sublime
atteggiamento agnostico, ma desiderosi di fare
chiarezza, abbiamo deciso di cominciare un
percorso che in base alle sensazioni (qui, ora,
per me), ove possibile con il conforto della ripetibilità del fenomeno e di una indagine accurata che identifichi eventuali effetti secondari, ci porti se non a delle regole almeno a
delle indicazioni...
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